LIBERO ADATTAMENTO CINEMATOGRAFICO DALL`OMONIMO

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LIBERO ADATTAMENTO CINEMATOGRAFICO DALL`OMONIMO
CUORE
LIBERO ADATTAMENTO CINEMATOGRAFICO DALL’OMONIMO
ROMANZO DI EDMONDO DE AMICIS - SCENEGGIATURA DI MASSIMO
DERITA, MARIO FALCONE, SARA POLIDORO, OTTAVIO JEMMA
CON LA COLLABORAZIONE DI MAURIZIO ZACCARO
© COPYRIGHT 2001 – RIPRODUZIONE RISERVATA
101. INT. TORINO. REGIA SCUOLA MONCENISIO - GIORNO PENOMBRA
Il vociare giunge rarefatto ma al tempo stesso insistente.
Confuso, a volte perfino sommerso dal rumore di zoccoli e dal
rimbombare cupo delle ruote delle carrozze, riesce comunque, con le
sue strilla di bambini, le risate cristalline, le urla sguaiate e, di tanto
in tanto, qualche severo richiamo materno, a dare vita al grande
androne di una scuola, ancora avvolto nella densa, polverosa
penombra che l'ha custodito per i tre lunghi mesi estivi.
Seduto ad un tavolo illuminato da una grigia lama di luce, un uomo
minuto, dalle guance incavate, lancia un'occhiata alla pendola
appesa sul muro che ha di fronte, le cui lancette sono prossime a
segnare le ore nove, quindi chiude la copia della "Gazzetta
Piemontese" che stava leggendo e, alzandosi, indossa il suo camice
di servizio color antracite, stirato di fresco.
Nel frattempo, dalla doppia scalinata che porta ai piani superiori
echeggiano passi pesanti e solenni.
L'omino, zoppicando leggermente, si porta al centro dell'androne e
alza lo sguardo al…
…direttore, un uomo di media statura dall'espressione autorevole,
un po' atticciato ma comunque elegante nel suo completo blu-scuro
di lana che, fermandosi sul ballatoio della prima rampa di scale,
controlla che tutto sia in ordine prima di dare il permesso di aprire il
portone della scuola. A vederlo così, dal basso, sembra perfino il
comandante sul cassero di una nave pronta a salpare per una lunga
traversata.
Intanto il vociare dall'esterno cresce, il via vai di carrozze e cavalli si
fa ancora più consistente; al tutto si aggiunge anche una musichetta
stridula, a volte a volte fin troppo acuta.
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Il direttore estrae dal suo panciotto un prezioso orologio, scruta
l'ora quindi la verifica con quella segnata dalla pendola le cui lancette
si stanno piazzando sulle ore 9 in punto.
Al suo invece mancano ancora una manciata di secondi.
Sotto, il bidello freme accanto al pesante chiavistello del portone:
che aspetta a farmi aprire?
I secondi scorrono lenti. L'attesa diventa quasi spasmodica.
Con calma davvero serafica il direttore si accarezza le lunghe
basette, lisciandole soprattutto dove si congiungono ai baffi (un
vezzo che gli vedremo fare più volte nel corso della nostra storia);
ascolta per l'ultimo istante il vociare ormai incontenibile che,
dall'esterno, inonda l'androne, le scale, i corridoi, le aule deserte con
i banchi ben allineati…
…ecco, adesso, anche al suo orologio, sono scoccate le 9.
Il direttore batte una, due volte le mani.
E' il segnale che il bidello attendeva. Un sorriso, poi il chiavistello
ruota e sfila lungo il legno con un assordante cigolio. Il direttore
rimette l'orologio nel taschino del panciotto, poi si gira sui tacchi e
scompare risalendo la scalinata.
Con un ansito quasi umano, la prima anta del portone si spalanca,
poi il bidello spinge anche la seconda.
La luce, anche se grigia dell'autunno piemontese, illumina l'androne,
le statue e i mezzibusti dei benefattori che, nel corso di decenni e
decenni, con le loro donazioni hanno consentito alla scuola di
crescere fino a diventare quello che é: la Regia Scuola
Elementare Moncenisio, orgoglio del direttore e, soprattutto, del
Provveditore.
Fuori, nel piazzale antistante, é un brulicare di ragazzini e ragazzine,
un accalcarsi di madri e di padri, di carrozze e cavalli. L'atmosfera é
gioiosa. I venditori ambulanti di caldarroste e dolcetti decantano,
urlando, la loro mercanzia.
Poco lontano, la bottega di un libraio é affollata di gente che ancora
compra cartelle e quaderni per i propri figli. Un bacio, un abbraccio,
un augurio commosso, qualche inevitabile lacrima poi, come
un'onda che all'improvviso s'abbatte su una spiaggia, tutti corrono
dentro la scuola. I maschi da una parte, nella sezione Baretti
(come indica una grossa lapide di marmo davanti alla scalinata), le
femmine dall'altra, nella sezione Rayneri.
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Fra le teste della gente, vediamo anche da dove proviene la musica
che ha caratterizzato parte della scena. Un uomo anziano (70
anni) con un buffo cilindro in testa passa davanti alla scuola
azionando la manovella di un organetto. La musica si spande sulla
piazzetta, accompagna il volo delle ultime foglie che, staccandosi dai
rami di un grande platano1, raggiungono le altre già a terra, echeggia
fra i portici e i vicoli oltre i quali si staglia, nel cielo grigio
dell'autunno, la sagoma inconfondibile della Mole Antonelliana. Una
didascalia intanto annuncia:
Torino, 17 ottobre 1890
primo giorno di scuola
I ragazzi, incuranti delle raccomandazioni del bidello, fra le maestre e
i maestri che vanno e che vengono, fanno a gara a chi arriva prima in
classe e salgono di corsa le scale
Due di loro, Umberto Franti, un ragazzino di 10 anni, faccia da
simpatica canaglia e sorriso perennemente disegnato sulle labbra e,
Giacomo Garoffi anche lui 10 anni un tipo segaligno, volto da
civetta, coperto da un lugubre mantello nero che gli lascia scoperte
le secche gambe, giunti al primo ballatoio si girano verso i compagni
che ancora devono salire e gridano a squarciagola i loro nomi:
FRANTI E GAROFFI
De Rossiiiiiiii! Corretti! Venite!
i ragazzini chiamati, fra spinte e sgomitate, salgono la scala e si
uniscono agli altri.
Identifichiamo un ragazzino elegante, dai capelli biondi, Ernesto
DeRossi (9 anni), vicino a lui c'é Corretti, (9 anni) piccolo di
statura ma con una faccia da furbetto.
FRANTI
E Votini dov'è?
DeRossi si stringe laconicamente nelle spalle: e che ne so io?
Il platano, con le sue visibili variazioni, scandirà il passaggio delle stagioni nel
corso di tutte le puntate.
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Franti torna a guardare giù, nella chiassosa confusione che domina
l'ingresso e l'androne.
CORRETTI
A te t'interessa sua sorella
Olga, dì la verità… ma mi sa
tanto che non é ancora
arrivata…
FRANTI
E anche se fosse a te che
t’interessa?
Niente…
CORRETTI
(SFOTTENDO)
(TAGLIENTE)
(IN SOGGEZIONE)
Nel frattempo, davanti al portone arriva una donna di 33 anni,
ma precocemente invecchiata, che spinge un carrettino carico di
verdura su cui ha sistemato il figlio, Luigino Nelli, 9 anni.
Il bambino ha il braccio sinistro offeso dalla poliomielite. La donna lo
solleva per farlo scendere. Gli aggiusta la striminzita giacchetta, gli
fa le ultime raccomandazioni:
MADRE NELLI
Mi raccomando... anche se ti
prendono in giro non litigare...
Il bambino annuisce. Bacia la mamma, si guarda intorno e si avvia
verso il gruppo dei poveri. Dietro di lui spunta un ragazzo dalla testa
grossa e dalle spalle larghe, Garrone che, con i suoi dodici anni, é il
più grande di tutta la scuola ma anche l'anima più candida e buona. Il
ragazzo, mangiando un pezzo di pane, si avvicina a Nelli e, in tono
simpaticamente ironico esclama:
GARRONE
Ehi Luigino, quest’anno vieni in
carrozza?
NELLI
E tu non la smetti mai di
mangiare?
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GARRONE
Perché, che c'é di meglio?
Vuoi?
In quel momento arriva, abbastanza velocemente, la carrozza del
solito, benestante ritardatario. Sta quasi per investirli.
Garrone, Nelli ed un altro paio di ragazzini sono costretti a scattare
dentro il portone per evitarla.
La carrozza si ferma qualche metro dopo... Scendono i due
ritardatari , un maschio e una femminuccia (10 e 9 anni). Votini e
sua sorella Olga, bionda e minuta, che, senza salutare il fratello,
corre subito verso un gruppo di amichette dello stesso rango
sociale.
NELLI
E chi poteva essere se non
quell’antipatico di Votini...
GARRONE
Si, però sua sorella Olga é
carina...
NELLI
Se ti sente Franti…
Intanto, sempre dal suo posto d'osservazione, sul ballatoio della
scala, Franti, col sorriso strafottente, esclama:
FRANTI
(A VOCE ALTA)
Ma non avevate detto che era
morto?
Ma chi?
CORRETTI
FRANTI
(INDICANDO IL BIDELLO)
Lui…
Tutti sghignazzano. Il bidello, che ha sentito, alza lo sguardo e fissa
severamente Franti
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BIDELLO
Vattene Franti, se non vuoi
essere espulso anche da
questa sezione…
FRANTI
Altrimenti che fa, chiama la
guardia civica?
BIDELLO
No, basta il direttore…
FRANTI
(IRONICO)
Che paura…
In quel momento, sul ballatoio, manco a dirlo, ricompare la severa
figura del direttore. L’uomo lancia una severa occhiata al monello e
ai suoi compagni:
DIRETTORE
In classe Franti…e voi con
lui…VIA!!
I ragazzi scappano mescolandosi nella massa degli altri scolari. Lui
scende le scale col suo passo altero. Giunto davanti al portone si
aggiusta il monocolo nell’occhio destro e poi si guarda attorno come
chi vuole avere tutto sotto controllo. Quindi si avvicina ad una
giovane e bella maestrina: Margherita Capuano (25/28 anni).
La ragazza, che indossa un eccentrico cappellino su cui campeggia
una lunga penna rossa, é impegnata a radunare una classe di
piccolissimi maschietti di prima (5/6 anni).
MARGHERITA
Non vi allontanate... state tutti
accanto a me che ora
entriamo.
I bambini, visibilmente intimiditi, si tengono stretti l’un l’altro.
Margherita comincia a contarli quando, all’improvviso, viene
raggiunta da Votini, Garrone, e Nelli e altri ancora. I ragazzi la
salutano affettuosamente. Un bambino dallo sguardo tenero ed
emaciato di nome Precossi (9 anni) si rivolge a Margherita:
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NELLI
Signorina Capuano
buongiorno...
MARGHERITA
(ACCAREZZANDOLO)
Ciao Nelli… Buongiorno
ragazzi... Che bello rivedervi...
Come siete cresciuti... Mi
raccomando quest’anno fate i
bravi... avrete gli esami e
dovrete studiare molto...
Un altro bambino si fa avanti: Rabucco (9 anni) detto “Il
Muratorino” per via della giacchetta perennemente macchiata di
calcina.
RABUCCO
Signorina ma é ancora lei la
nostra maestra?
MARGHERITA
Quest’anno no, Rabucco,
avrete un nuovo maestro.
(SPOLVERANDOLO)
NELLI
Perché?
MARGHERITA
Perché ora siete grandi e non
avete più bisogno di me...
Nella discussione interviene anche Votini che, levandosi con
noncuranza qualche pagliuzza dal bel vestito di panno che indossa,
con il cinismo che lo contraddistingue domanda:
VOTINI
E com'è questo maestro? Lei lo
conosce?
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MARGHERITA
L’ho visto solo un paio di
volte... ma mi sembra una
brava persona...
VOTINI
E’ vero che viene da fuori?
Margherita annuisce con un sorriso.
VOTINI
Mica sarà un africano, né?
MARGHERITA
Votini! Dicevi così, anche di
me?
A questa battuta di Margherita tutti ridono. La maestrina
prosegue....
MARGHERITA
Su adesso, visto che voi siete
grandi andate in classe e
aspettatelo lì così quando
viene siete già pronti...
GARRONE
Ma se non arriva che facciamo?
Nella discussione interviene nuovamente Votini.
VOTINI
Secondo me quello ci ha
ripensato...
MARGHERITA
State tranquilli che adesso
arriva...
Il direttore si avvicina al gruppetto.
Nel vederlo i ragazzini si zittiscono e corrono su per la scalinata
come topi davanti al gatto, chi a destra, chi a sinistra.
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L'uomo, visibilmente nervoso, guarda ancora il suo orologio da
tasca poi allunga lo sguardo verso l'esterno, infine si aggiusta
nervosamente il monocolo e si rivolge alla maestrina.
DIRETTORE
Cominciamo male, molto
male... come mai Perboni non
arriva?
MARGHERITA
Avrà avuto un contrattempo...
a volte capita…
DIRETTORE
Credo che ho fatto male a
prenderlo nella mia scuola...E’
uno strano tipo, sempre di
corsa... Anche nelle riunioni che
abbiamo fatto é stato sempre
l’ultimo ad arrivare ed il primo
ad andare via...
MARGHERITA
Forse ha dei problemi?
DIRETTORE
(CAUSTICO)
Allora doveva restarsene a
Novara... Nella mia scuola i
problemi personali devono
restare fuori dal portone...
Vada signorina Capuano vada,
porti dentro i suoi alunni, non
perda tempo, almeno lei….
Ma proprio in quell’istante, dal fondo della strada, vediamo un
uomo arrivare di corsa. E’ Giulio Perboni (35 anni). Giunto davanti
al direttore frena di colpo. Ha il fiatone. Il direttore lo squadra dal
basso verso l’alto. Perboni si piega quasi in due per effetto della
corsa. Guarda Margherita e poi il direttore.
PERBONI
Mi scusi signor direttore... Lo
so, sono in ritardo... non
accadrà più…
(ANSIMANDO)
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DIRETTORE
Lo voglio sperare... Qui
nessuno deve fare il suo
lavoro... I suoi allievi sono già in
classe…li raggiunga!
Perboni annuisce imbarazzato, sorride leggermente a Margherita e
corre su per le scale, due gradini per volta.
Il direttore scrolla il capo perplesso poi, dopo aver dato una piccola
sistemata (un'altra delle sue quotidiane manie) al quadretto sul
quale sono scritti gli orari delle lezioni (9-12 e 14-16 dal lunedì al
sabato, vacanza il giovedì) batte soddisfatto le mani.
Il bidello annuisce e, claudicando, si avvia a richiudere il pesante
portone: i ragazzi e maestri sono tutti dentro e "la nave" può
finalmente salpare.
102 INT. SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO
Ansimante e sudato, Perboni entra nella classe che gli é stata
assegnata dove, a causa del suo ritardo, regna la più sovrana
anarchia.
PERBONI
Buongiorno ragazzi…
Nessuno gli risponde. Tantomeno sembrano accorgersi della sua
presenza: nell'aula (incredibilmente piccola, rispetto al consistente
numero di scolari) é in corso l’accaparramento dei posti e il tutto
avviene fra urla, spintoni e colpi di cartella.
Perboni prende posto dietro la cattedra, li guarda e, per il momento,
li lascia fare.
Notiamo subito che il lato destro dell’aula é stato occupato dai
ragazzini ricchi, quelli vestiti bene, mentre in quello opposto trovano
posto i ragazzini poveri.
Franti si avvicina ad un suo compagno dallo sguardo dolce e dai folti
capelli neri che si é, a suo modo di vedere, proditoriamente seduto
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nel lato sbagliato e cioè dalla parte dei ricchi, e facendogli notare il
suo nome inciso sul banco intima:
FRANTI
Non hai letto cosa c'é scritto
lì?... Questo é il mio posto...
Dai, alzati e vattene...
Antonino Foti, (9 anni) detto “Tonino il Lucano”, prende la sua
roba e, a testa bassa, si sistema dall’altro lato.
Quando tutti hanno finalmente preso posto Perboni nota la netta,
incongrua divisione territoriale che i più benestanti, i "Torinesi",
impongono ai più poveri, soprattutto meridionali.
PERBONI
Bravi! E questa secondo voi
sarebbe una sistemazione?
I ragazzi, soprattutto i benestanti, si guardano attorno come se
nulla fosse, quindi fissano perplessi il nuovo maestro.
Perboni si alza. Va da uno dei ricchi.
PERBONI
Come ti chiami?
RAGAZZINO
Bottini Enrico.
PERBONI (INDICANDO UN ALTRO BANCO)
Prendi la tua roba e siediti lì..
Enrico Bottini (9 anni), che era seduto con DeRossi, prova
timidamente a protestare.
BOTTINI
Ma io voglio stare col mio
compagno dell’anno scorso...
PERBONI
L’anno scorso non c’é più,
forza, cambia posto...(poi,
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rivolgendosi ad un altro)
Tu come ti chiami?
VOTINI
Votini Aldo…
PERBONI
Votini, mettiti lì per favore…
VOTINI
Vicino a quello?... Non voglio
prendermi i pidocchi...
PERBONI
Quando ne troverai uno
portamelo che ti do un bel
voto... (poi, rivolto a tutti)
Forza, cosa aspettate,
mischiatevi!
I ragazzi si alzano e, a malincuore, si mischiano. Un brusio indistinto
invade la classe. Qualcuno fa resistenza, qualcuno si spintona.
Un ragazzino (9 anni) vestito elegantemente e dall’espressione
decisamente antipatica raggiunge il suo nuovo posto ma non si
siede. Si gira e si rivolge a Perboni.
RAGAZZINO
Io con questo qui non mi
siedo...puzza di capra...
PERBONI
E tu chi saresti?
RAGAZZINO
Nobis... Carlo Nobis…mi padre
é…
PERBONI
Non mi interessa chi é tuo
padre Nobis…per cui stai lì e,
se senti puzza, turati il naso.
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Alla battuta di Perboni tutti ridono. Carlo Nobis é costretto a
sedersi.
Anche Franti ha dovuto cambiare posto. Ora é seduto accanto a
Nelli e lo guarda in cagnesco. Prende il quaderno e comincia a
disegnare.
PERBONI
Lo so, non ci conosciamo… ma
abbiamo un anno da passare
insieme. Vediamo di passarlo
bene, magari anche
divertendoci… Siete
d'accordo?
Ai ragazzi non resta altro che annuire in silenzio. Proprio in
quell’attimo si apre la porta ed appare il bidello.
PERBONI
Cosa c’é?
BIDELLO
Mi scusi ma c'é un
ritardatario...
Si fa da parte. Sulla soglia appaiono un uomo (40 anni) e un
ragazzino (9 anni) dallo sguardo cupo, apparentemente ottuso.
Il bidello va via. Perboni si alza e va incontro all’uomo e a suo figlio.
UOMO
Buon giorno signor maestro, mi
chiamo Stardi... ecco, questo é
mio figlio, Alfredo… Io l’ho
portato per l’obbligo, ma
adesso che l’ha visto me lo
posso riprendere?
PERBONI
Riprendere? E perché?
SIGNOR STARDI
Beh... ecco vede... lui insiste
tanto a voler venire a scuola
(SORPRESO)
(IMBARAZZATO)
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ma mi creda: é testa dura. Le
cose glieli devi spiegare tre
volte prima che le capisca... Mi
sarebbe più utile nella bottega.
Ce lo dica anche lei signor
maestro che la scuola non fa
per lui...
PERBONI
C'é una legge che obbliga a
frequentare la scuola, e vale
per tutti…
SIGNOR STARDI
Ma a che serve? Tanto chi é
ignorante rimane
ignorante…Ce lo dica anche lei
signor maestro che la scuola
non fa per lui…eh, Alfredo?
(INSISTENTE)
Il piccolo Stardi serra le mascelle. Trema. Una lacrima gli scorre lungo
il viso. Tira Perboni per la manica. Perboni si abbassa per sentirlo
meglio.
STARDI
(SINGHIOZZANDO)
Io voglio studiare... davvero…
Non sono ignorante, io… Mi
prenda signor maestro... Mi
prenda...
Perboni gli fa una carezza rassicurante e poi si rivolge al padre del
ragazzo.
PERBONI
Può andare signor Stardi... E’
compito mio valutare se suo
figlio ha o no le capacità per
apprendere. Ora se mi vuole
scusare dovrei fare lezione...
SIGNOR STARDI
Ma come?...Le ho appena detto
che…
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PERBONI
Vada signor Stardi, vada...torni
tranquillamente alla sua
bottega… A suo figlio ci penso
io...
L’uomo, sconfitto, va via. Perboni si rivolge al suo nuovo alunno.
PERBONI
Vai, cercati un posto.
Stardi percorre il corridoio centrale. Passa davanti a Franti che lo
saluta con un sorriso ambiguo poi, appena quello é di schiena, a
tradimento, sibila:
FRANTI
Ignorante!…
Stardi non si gira ma i suoi occhi si riempiono nuovamente di lacrime.
Va a sedersi all’ultimo banco, da solo.
FRANTI
Ha ragione tuo padre…
All’improvviso, però, il possente braccio di Garrone afferra quello di
Franti e glielo storce brutalmente.
GARRONE
La vuoi finire di fare il buffone
si o no?
Accecato dalla rabbia e dall’umiliazione Franti si scaglia contro
Garrone.
FRANTI
Tu a me non mi dai del buffone
...capito?
Scoppia il caos. Si formano subito due schieramenti: i ricchi che
parteggiano per Franti e i poveri che appoggiano Garrone e Stardi.
VOCI ACCAVALLATE
... Forza Franti dagliele...
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... Ripetente!
... Ciccione!
... Taci Pidocchioso!
Solo quando lo scontro rischia di diventare violento, Perboni si
avvicina a Franti e Garrone e li divide.
PERBONI
Ohé! Ma dico, siete impazziti?
Adesso basta... fatela finita.
Ma, proprio in quell’attimo, si spalanca di colpo la porta ed appare il
direttore. Il gelo cala sulla classe.
DIRETTORE
Signor Perboni venga un
attimo... le devo parlare.
(SEVERO)
103 INT. SCUOLA - CORRIDOIO - GIORNO
I due attraversano il corridoio giungendo davanti ad una finestra che
dà sul cortile interno della scuola.
DIRETTORE
Cominciamo male signor
Perboni...molto male…
Perboni cerca di tranquillizzarlo.
PERBONI
Non si preoccupi...Li sto solo
studiando un po’ per capire
con chi avrò a che fare.
DIRETTORE
Gliel’ho già detto con chi avrà a
che fare, con la classe più
indisciplinata di tutta la
scuola…ma a quanto vedo e
sento, lei non mi crede…
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PERBONI
No, no…Le credo! Lo terrò
presente...
Mentre i due parlano gli schiamazzi e le urla provenienti dalla classe
di Perboni ricominciano.
DIRETTORE
Li sente? Li sente quei
delinquenti?
Perboni annuisce e cerca di minimizzare
PERBONI
Sono solo dei bambini…é il
primo giorno di scuola…
bisogna capirli…
DIRETTORE
Capirli? Sono insolenti, ecco
cosa sono…
E lei é responsabile della loro
condotta…voglio vedere
quanti, alla fine dell'anno,
otterranno la promozione! Ora
rientri dentro e li faccia rigare
dritti... Se non é in grado di
farlo me lo dica subito, non ho
tempo da perdere...
quindi, senza attendere la replica del maestro, si gira sui tacchi e si
allontana, le mani intrecciate dietro la schiena, lungo il corridoio.
104 INT. SCUOLA - CLASSE DI PERBONI - GIORNO
Sulla lavagna campeggia un disegno, raffigurante il direttore grasso
e tondo come una palla. Franti sta completando il faccione
disegnando anche il monocolo e i compagni ridono di gusto.
Anche stavolta interviene Garrone.
GARRONE
Cancella subito quel disegno!
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Franti si para davanti alla lavagna con le braccia larghe.
FRANTI
No!
Garrone gli si avvicina, lo spinge di lato e cancella il disegno. Franti lo
guarda con odio poi, davvero insaziabile, si mette a quattro zampe e
comincia a prendere in giro anche Nelli.
FRANTI
Nelli mangia l’erba che gli dà
sua madre... ecco perché non
gli é cresciuto il braccio...
Beee... Beee
Nelli, al colmo dell’esasperazione prende dal suo banco il calamaio e
lo scaglia contro Franti proprio mentre Perboni fa il suo ingresso in
classe.
Con un balzo Franti si scansa ed il calamaio colpisce in pieno petto
Perboni macchiandogli d’inchiostro la giacca e frantumandosi per
terra. Tutti si zittiscono facendo finta di fare qualcosa.
Franti si affretta a raggiungere il suo posto.
Perboni con un fazzoletto tenta di pulirsi la giacca, alza lo sguardo e
lo indirizza verso i suoi alunni:
PERBONI
Immagino che se chiedo chi é
stato nessuno risponde...
vero?
Infatti, nessuno si fa avanti. Perboni li guarda severamente uno ad
uno...
PERBONI
Bravi! In questo almeno siete
tutti uguali... quelli del nord e
quelli del sud. Quelli ricchi e
quelli poveri... Chi non ha il
coraggio delle proprie azioni é
solo un vigliacco... E voi lo
siete tutti...
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Garrone scatta in piedi.
GARRONE
Io non sono un vigliacco, sono
stato io, signor maestro….
PERBONI
E’ vero tu non sei vigliacco ma
sei un bugiardo, ora siediti.
Garrone si siede. Perboni guarda Franti:
PERBONI
Tu non c’entri niente vero?
FRANTI
Chi io? Nooo... Se glielo tiravo
io la prendevo in testa.
Perboni lo guarda e sorride:
PERBONI
Eh già, se bisogna essere
cattivi é meglio farlo bene
no?.... Ragazzi… qui due sono
le cose: o salta fuori il
colpevole o sarò costretto a
punirvi tutti, capito? E non mi
sembra giusto che per l’errore
di uno debba pagare anche chi
non ha colpa.
Finalmente Nelli si alza. Ha le lacrime agli occhi.
NELLI
Sono stato io, signor maestro...
Perché?
PERBONI
NELLI
Franti mi prendeva in giro...
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PERBONI
E così hai sbagliato due volte:
la prima a farti giustizia da
solo, la seconda ad aver
sbagliato chi colpire...
Non sentendosi capito, Nelli, piangendo, prende i libri, si alza e si
avvia ad uscire.
Ma che fai?
PERBONI
NELLI
Io non ci voglio più stare in
questa classe.
Perboni con tenerezza lo ferma... Nelli continua a piangere. Perboni
gli asciuga le lacrime.
PERBONI
Tutti troviamo chi ci ferisce...
l’importante é non fuggire... e
adesso comunque ci sono
io...Su, coraggio, vieni qui…
Nelli gli si stringe come se cercasse protezione. Perboni lo
riaccompagna a posto...
Franti osserva la scena con un sorriso strafottente. Perboni gli si
avvicina, si abbassa e gli sussurra:
PERBONI
Franti voglio darti un consiglio:
smettila!
quindi si gira e torna verso la cattedra.
FRANTI
Tanto duri poco…
(SIBILANDO )
Ma Perboni lo sente. Si volta di scatto, ormai fuori di sé.
20
PERBONI
Cosa hai detto?
Io? Niente!
(ALZANDO LA VOCE)
FRANTI
PERBONI
Non é vero, oltre ad essere
vigliacco sei anche un
bugiardo.
Nella classe c'é un attimo di sconcerto. Franti sta per replicare ma
poi ci ripensa.
Perboni raggiunge il suo posto e comincia a battere ritmicamente le
mani sul piano della scrivania attirando l’attenzione dei ragazzi che si
guardano come per dire: “Ma che sta facendo?”
Un leggero brusio invade l’aula.
Ma Perboni continua imperterrito nella sua azione che monta sempre
di più tanto che alla fine raggiunge il suo scopo: ora nella classe é
tornato il silenzio interrotto solo da quel ritmo continuo ed
incalzante.
PERBONI
Ora vi racconterò una storia di
vigliaccheria e di eroismo.
I ragazzi si fanno attenti. Dalle mani di Perboni che continuano a
battere in dissolvenza su:
105
EXT. - CAMPAGNA PADANA - GIORNO
Una campagna arsa dal sole. Immobile nella calura afosa di piena
estate.
In sovrimpressione appare una didascalia:
Custoza
24 Luglio 1848
Un plotone di soldati di un reggimento di fanteria del regio esercito é
silenziosa perlustrazione su una collinetta.
21
Li segue un tamburino, un ragazzino di piccola statura, di
carnagione olivastra che, tenendo strette le bacchette del tamburo
onde evitare qualsiasi rumore, cammina dietro il cavallo del suo
capitano, un uomo
alto e austero, con i capelli e i lunghi baffi bianchi, spioventi sul
mento.
I soldati, sudati, con le divise impolverate e i fucili spianati pronti a
far fuoco, arrivano in prossimità di una cascina abbandonata che
rappresenta un buon punto di osservazione.
Su questa immagine s'innesta la voce fuori campo di Perboni:
PERBONI
OFF
Era l'estate del '48 e il nostro
paese combatteva la prima
delle tre guerre che l'avrebbero
portato all'indipendenza. A
Custoza, gli Austriaci, erano
più numerosi e meglio armati
dei nostri soldati…
Il capitano si rivolge al suo sergente (20 anni).
CAPITANO
Sergente porti gli uomini
dentro la cascina... mezz’ora di
riposo e poi ripartiamo...
SERGENTE
Agli ordini... Andiamo ragazzi,
seguitemi....
Proprio in quell’istante, da una fila di alberi che delimita un bosco
affiora un incongruo brillio metallico, quasi il riflesso di un piccolo
specchio, o una lente.
Un istante dopo, le cicale smettono improvvisamente di frinire e
consegnano la campagna ad un silenzio inquietante.
Allertato, il capitano scruta le ombre al limitare del bosco. Ma é
troppo tardi. Una nutrita scarica di fucileria scuote l'aria. E'
imboscata in piena regola. Subito alcuni soldati si accasciano al suolo
feriti.
22
SOLDATI VOCI ACCAVALLATE
Gli Austriaci.!..Imboscata!...
Imboscata!... Al riparo...
CAPITANO
Presto... presto... dentro la
cascina! Dentro...
I soldati italiani corrono per guadagnare l’ingresso della cascina.
Anche i feriti vengono trascinati dentro. Quando l’ultimo dei soldati
é al riparo dentro la cascina anche il tamburino si ripara.
106 INT. CUSTOZA - CASCINA - GIORNO
I soldati italiani, appostati alle finestre della cascina, rispondono al
fuoco dei nemici. Le pallottole degli austriaci si infrangono contro i
muri alzando piccole nuvole di polvere. Il capitano, sciabola
sguainata passa fra i suoi uomini e urla concitato i suoi ordini.
CAPITANO
Mirate bene... Risparmiate le
munizioni… boia faus...
I lamenti dei feriti adagiati vicino al camino si mischiano col rumore
degli spari e con persistente rullare del tamburo.
SERGENTE
(RIVOLTO AL TAMBURINO)
E smettila con quel tamburo...
Non vedi in che guaio siamo
capitati?
TAMBURINO
Devo tenere alto il morale dei
soldati... io…
Ma, proprio in quell’attimo, un proiettile nemico buca da parte a
parte il suo strumento. Il tamburino lo guarda: é inutilizzabile. Con
sofferenza se ne separa gettandolo per terra...
Poi si dà da fare ad aiutare i feriti. C’é un soldato ferito gravemente
al petto. Il tamburino prende la sua borraccia e gli bagna la faccia,
poi con le dita gli passa l’acqua sulle labbra.
23
TAMBURINO
Non preoccuparti... resisti ti
prego... I nostri sono vicini...
Non morire...
Ma il giovane muore. Il Tamburino lo tiene ancora abbracciato e lo
scuote.
TAMBURINO
No...No... Perché?...
(PIANGENDO)
La battaglia, intanto, infuria senza sosta. Il sergente si avvicina al
capitano. Il sottufficiale é ferito di striscio alla testa ma non se ne
cura.
SERGENTE
Siamo circondati signor
Capitano...
Non resisteremo a lungo...
CAPITANO
Ci vorrebbe qualcuno che
andasse ad avvertire i nostri...
Il capitano si guarda intorno sconsolato. I morti ed i feriti
aumentano in continuazione.
CAPITANO
Ragazzi... Mi serve un
volontario.
(A VOCE ALTA)
Ma nessuno gli risponde. Solo il Tamburino si fa avanti.
TAMBURINO
Eccomi signor capitano...
(SULL’ATTENTI )
CAPITANO
Non tu, sei troppo giovane...
TAMBURINO
Mi lasci andare signor
Capitano... qui non ho più
niente da fare... (indicando il
24
tamburo bucato) Non serve
più...Io sono più piccolo di tutti
i soldati…gli austriaci non mi
vedranno…
CAPITANO
(CON ESITAZIONE )
Va bene, ma devi stare molto
attento... Vai, raggiungi i nostri
giù nella valle, vicino alle case
di Villafranca, e portali qui
prima possibile...Butta via il
cinturino e lo zaino, meglio se
sei leggero… Vai e buona
fortuna, ragazzo...
(poi, rivolgendosi al
sergente ) Ci pensi lei.
SERGENTE
Vieni con me...
(AL TAMBURINO )
106. EXT. CUSTOZA - CASCINA - CAMPAGNA - GIORNO
Il tamburino, con una corda legata alla vita, viene calato da un paio
di soldati da una finestra della cascina posta a cinque metri circa da
terra.
SERGENTE
Corri adesso! La nostra
salvezza é nelle tue
gambe…Dio ti aiuti…
Il giovane tamburino si libera della corda e comincia a correre a più
non posso giù per la collina, ma gli Austriaci si accorgono di lui e gli
sparano. Le pallottole rimbalzano sul terreno alzando ciuffi d’erba e
piccole nuvole di terriccio. Mentre il tamburino corre possiamo
sentire il suo fiato ansimante.
107. INT. CUSTOZA - CASCINA - GIORNO
Affacciato alla finestra da cui si é calato il Tamburino, il capitano lo
guarda trepidante. Lo vede correre ma poi, all’improvviso, lo vede
crollare a terra e sparire. Si rivolge al sergente.
25
CAPITANO
Ma che fa? L’hanno colpito?...
No... eccolo é ancora in piedi...
No... si nasconde dietro quella
roccia... Ha paura, il piccolo
codardo... Ho sbagliato a
mandare lui!
108. EXT. CUSTOZA - CAMPAGNA - GIORNO
Il piccolo Tamburino é a terra e guarda inorridito la sua gamba ferita.
E’ madido di sudore, le lacrime gli solcano il giovane viso.
Tenta di rimettersi in piedi ma crolla. Un torpore pesante gli offusca
la vista fino a fargli abbassare le palpebre. Sembra proprio finita.
109. INT. SCUOLA - CLASSE DI PERBONI - GIORNO
Perboni, accanto alla finestra, si rivolge ai suoi alunni che sono
attentissimi al suo racconto, anzi, i più sensibili hanno già le lacrime
agli occhi.
PERBONI
Se vi foste trovati al suo posto
che avreste fatto? Chi mi
risponde?...
Nessuno si muove. Perboni li sprona.
...Immaginate per un attimo di
essere quel Tamburino...come
vi sareste comportati?
Si alza Enrico Bottini.
BOTTINI
Io non mi sarei offerto
volontario, avrei avuto paura.
Interviene Franti.
FRANTI
E certo sei un fifone..
26
PERBONI
Franti!... (poi, ad Enrico)
Non devi vergognarti per quello
che hai detto. La paura é un
istinto umano... In guerra tutti
hanno paura.... Chi non ha
paura o é un pazzo o é un
incosciente... C’é qualcun altro
che vuole rispondere?
Io...
GARRONE
SCATTO)
PERBONI
Lo so Garrone che tu ci saresti
andato ma forse, vista la tua
agilità, saresti giunto a
battaglia finita...
(ALZANDOSI DI
(SORRIDENDO)
Alla battuta di Perboni tutti ridono.
PERBONI
Qualche altro?
Si alza Coretti.
CORETTI
Io ci sarei andato come ha
fatto mio papà che ha
combattuto con il re
Umberto...
(IMPETTITO)
Perboni sorride si rivolge a Franti.
PERBONI
E tu Franti.. tu che sei tanto
coraggioso… che avresti
fatto?
FRANTI
Mica mi avrebbero preso, avrei
corso a zigzag io…in guerra
27
bisogna essere furbi come le
volpi…
PERBONI
Bravo! E tu saresti una volpe?
Il ragazzo, preso in contropiede, non sa come replicare alla frecciata
del maestro. Perboni gli fa cenno di sedersi e riprende a battere le
mani sul piano della scrivania.
I ragazzi si guardano negli occhi e poi cominciano ad imitarlo,
battendo anche loro le palme delle mani sul banco.
110. EXT. CUSTOZA - CAMPAGNA - GIORNO
Sul volto tremante del tamburino s’innesta il rumore prodotto da
Perboni e dai suoi alunni. Il ragazzo riapre gli occhi, si mette sui
gomiti e si guarda la gamba ferita.
TAMBURINO
(STRAVOLTO DAL DOLORE)
Devo farcela... Devo farcela...
Per colpa mia moriranno tutti...
tutti... dai... alzati... alzati...
sono un soldato... devo
farcela...
Facendo appello a le poche forze che gli sono rimaste si rimette in
piedi e ricomincia a correre trascinando la gamba ferita.
111. INT. CUSTOZA - CASCINA - GIORNO
Il capitano, anch’egli leggermente ferito al braccio, lega uno straccio
bianco sulla baionetta di un fucile. Accanto a lui c’é il sergente.
CAPITANO
E’ finita sergente... Non ci
resta che la resa...
SERGENTE
(CON RABBIA)
No signor Capitano, non é
finita! Combattiamo ancora...
28
CAPITANO
Ormai é inutile... siamo rimasti
in pochi...
Si guarda attorno e vede solo un manipolo di soldati sporchi, feriti,
stanchi e demoralizzati. Fra morti e feriti il plotone é stato
praticamente decimato.
CAPITANO
Avete fatto il vostro dovere...
Sono orgoglioso di voi... Viva
l’Italia...
Viva....
SOLDATI IN CORO
Il grido dei soldati viene però coperto da una nutrita scarica di spari
e di urla che provengono dal lato opposto dove sono gli Austriaci. Le
squillanti note di una tromba che suona la carica riportano il sorriso
sul volto dei soldati Italiani.
Mentre gli spari e i rumori della battaglia continuano a provenire
dall’esterno i superstiti del plotone si abbracciano felici.
SERGENTE
Sono i nostri... Guardate!
Sulla cima della collina, nel gran polverone alzato dalla carica, si
intravedono alcuni soldati a cavallo con i tipici cappelli a due punte
dei Carabinieri Italiani. La tromba suona ancora. Le lame delle
sciabole mulinano fulminee nell'aria. La bandiera italiana si tende in
tutta la sua maestosità.
SOLDATI VOCI ACCAVALLATE
Capitano...gli austriaci
scappano... Siamo salvi...salvi...
Il tamburino ce l’ha fatta...
Vittoria! Vittoria!
112. INT. VILLAFRANCA - OSPEDALE DA CAMPO - SERA
29
Il capitano, col braccio ferito legato attorno al collo, entra in una
grande tenda che funge da improvvisato ospedale da campo. Con lui
c’é un tenente medico (30 anni).
CAPITANO
Dov’é?
MEDICO
Lì in fondo...
I due ufficiali raggiungono il letto dove giace il Tamburino. Il ragazzo
ha il viso sofferente e madido di sudore.
CAPITANO
Sei qui? Bravo tamburino...
TAMBURINO
Grazie signor capitano... ho
fatto solo il mio dovere...
(A FIL DI VOCE)
poi, si accorge che il capitano é ferito
TAMBURINO
Ma lei é ferito!?...
CAPITANO
Non preoccuparti... Dimmi di te
piuttosto, dove ti hanno
colpito?
In silenzio il Tamburino scosta la coperta del letto e gli fa vedere la
gamba appena amputata.
Il Capitano fa un passo indietro inorridito mentre una smorfia si
disegna sul suo duro viso. Una lacrima solca la guancia del
tamburino.
TAMBURINO
Ora non potrò più essere il suo
tamburino...
Interviene il tenente medico, si avvicina al ragazzo e gli fa una
carezza, poi si rivolge al capitano:
30
TENENTE MEDICO
Se non avesse compromesso
l’osso correndo, forse gli
avremmo potuto salvare la
gamba... quando é giunto qui
però non c’era altro da fare...
L’avesse visto: non un grido,
non una lacrima...
Il capitano si avvicina al suo Tamburino. Gli risistema le coperte
coprendogli la gamba amputata poi, si leva il cheppì.
TAMBURINO
Ma che fa signor Capitano?
L’ufficiale si china verso il ragazzo.
CAPITANO
Io non sono che un capitano,
ma tu sei un eroe.
Poi lo bacia tre volte sul cuore. Sul bacio del capitano si innesta il
suono di una campanella che suona...
113. INT. SCUOLA - CORRIDOIO - GIORNO
... La campanella é nelle mani del bidello che la agita attraversando il
corridoio della scuola. E’ il segnale della fine delle lezioni. Le porte
delle classi si aprono.
Perboni, e i ragazzi escono dalla classe.
PERBONI
Mettetevi in fila per due e
uscite ordinati... Ci vediamo
domani...
I ragazzi eseguono l’ordine e si predispongono per due ma, non
appena Perboni gira loro le spalle per recarsi nella segreteria della
scuola, rompono le righe e escono urlando nel disordine più assoluto.
31
Perboni li guarda e scuote la testa. Poi vede venire verso di lui
Margherita che é in testa alla sua classe. Perboni le si avvicina.
Margherita fa segno alla classe di fermarsi.
MARGHERITA
Beh, come é andata con i
ragazzi?
PERBONI
Tutto come previsto:
ingloriosamente...
MARGHERITA
(SORRIDENDO)
All’inizio sembrano discoli ma
conoscendoli vedrà che non
sono tremendi... Me li tratti
bene...
PERBONI
Trattarli bene? Cosa intende?
MARGHERITA
Dargli un po’ di dolcezza…non
so…
PERBONI
Non basta, noi dobbiamo anche
pensare a farli crescere,
diventare uomini…
Margherita annuisce ironica. Perboni continua serio:
PERBONI
Lei li ha avuti per tre anni e
non gli ha insegnato a superare
le divisioni, le diversità. Questo
é un paese che sta nascendo
ed é nostro dovere aiutarli a
sentirsi tutti uguali. Invece
basta un niente e si
comportano come se fossero
nemici…quelli del nord contro
quelli del sud…i ricchi contro i
32
poveri e viceversa…un bel
quadro, no?
Il bel volto di Margherita si contrae in un espressione sofferta. Lui se
ne accorge:
PERBONI
Guardi che non sto giudicando
il suo lavoro, anzi…é solo una
constatazione…
Margherita, contenendo un impeto di rabbia, alza lo sguardo e lo
scruta severamente
MARGHERITA
Ma lo sa che lei é proprio un
maleducato? Come si
permette?
PERBONI
Adesso non ho tempo per darle
delle spiegazioni…Mi scusi
signorina Capuano…devo
andare…
Ma?!…
MARGHERITA
PERBONI
Un'altra volta…un'altra
volta…arrivederci!…
115. EXT. SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO
Mentre Perboni attraversa di corsa il piazzale, la mdp isola Enrico
Bottini che é in compagnia di Olga Votini. Da come i due ragazzini
parlano appare subito chiaro che Olga ha su Enrico un grande
ascendente.
Ai due ragazzini si avvicina una carrozza. Dal finestrino si affaccia un
uomo (50 anni). E’ l’ingegner Bottini, padre di Enrico. L’uomo si
rivolge al figlio.
33
INGEGNER BOTTINI
Vieni Enrico, andiamo a casa.
ENRICO BOTTINI
Ancora un minuto papà…
INGEGNER BOTTINI
No, non posso... ho fretta, dai
muoviti!
Ma Enrico lo ignora e ricomincia a parlare con Olga.
Indispettito, l’ingegner Bottini scende dalla carrozza si avvicina al
figlio, lo prende per un braccio e lo strattona.
INGEGNER BOTTINI
Quando ti dico una cosa devi
obbedire...
Si, papà…
ENRICO
(MORTIFICATO)
Poi, con un gesto della mano, saluta Olga e va via col padre.
I due salgono sulla carrozza che parte.
Franti, che ha assistito a tutta la scena, si avvicina alla ragazzina:
FRANTI
Ma l’hai sentito? Si papà... si
papà...meno male che io il
padre non ce l’ho così faccio
quello che mi pare.
OLGA VOTINI
Sei uno stupido... Con te non ci
parlo.
FRANTI
Però vuoi più bene a me, non e
vero?
34
OLGA VOTINI
Oltre che stupido sei pure
presuntuoso.
116. EXT. STRADA - INGRESSO FARMACIA - GIORNO
Perboni esce da una farmacia. In mano ha delle medicine. Attraversa
di corsa la strada e scompare dentro un portone.
117. EXT. APP. PERBONI - AMBIENTI VARI - GIORNO
Tre secche mandate, poi la porta d’ingresso si apre e
nell’appartamento entra Perboni. Si guarda intorno e sente una
cantilena, una specie di ninna nanna, provenire dalla stanza da letto.
Perboni vi entra e trova sua moglie Emma (30 anni). La donna é
distesa sul letto di fianco e sta cullando un neonato.
Perboni le si avvicina ma Emma, sempre dandogli le spalle, alza una
mano per fermarlo.
EMMA
Shhhhhh, fai piano, sennò si
sveglia... (si rivolge
nuovamente al bambino)
Ora dormi piccino mio... su fai
la nanna...
Ricomincia con la sua cantilena. Giulio le si avvicina. Con dolcezza le
accarezza la testa. Emma si gira verso di lui e, solo ora, scopriamo
che quello che sta cullando non é un bambino ma un piccolo
cuscino.
EMMA
Non vuole dormire...
Con un gesto delicato Giulio, l’abbraccia, la bacia, e la stringe a sé.
PERBONI
Non ti preoccupare amore, tra
poco dormirà…
35
Poi si alza, dal comodino prende un bicchiere e la brocca dell’acqua.
Riempie il bicchiere e le prepara la medicina appena comprata.
Si avvicina ad Emma, la prende per le spalle e le avvicina il bicchiere
alla bocca.
PERBONI
Su, Emma, bevi...
EMMA
Ma al bambino non
piace...piange...
PERBONI
(LEVANDOLE IL CUSCINO)
Lo cullo io stai tranquilla...
Finalmente Emma si convince e beve la sua medicina poi si adagia
nuovamente sul letto. Perboni le ridà il cuscino. Emma lo stringe
ancora a sé poi, serena, chiude gli occhi e si assopisce. Giulio le
sistema la camicia da notte e l’accarezza sul viso. Dalla mano di
Giulio a...
118. INT. CONVITTO SUORE - SERA
... Una mano femminile che scrive in bella calligrafia sulla pagina di un
quaderno.
MARGHERITA
E’ quasi una settimana che é
cominciata la scuola e ancora
non siamo riusciti a chiarirci...
Non ha mai tempo…Ma dove
va sempre di corsa? Che
mistero c'é nella sua vita?
OFF
Ora scopriamo che a scrivere é Margherita. La stanzetta in cui vive é
minuscola ma estremamente ordinata. Sopra il letto campeggia un
piccolo crocifisso di legno.
Qualcuno bussa alla porta:
Avanti.
MARGHERITA
La porta si apre. E’ una giovane suorina (20 anni).
36
SUORINA
Stiamo per dire il rosario...
MARGHERITA
Va bene... arrivo subito...
La suorina esce. Margherita chiude il suo diario. Lo mette dentro un
cassetto ed anche lei esce dalla stanza.
119. EXT. SCUOLA - ANDRONE - GIORNO
E’ mattina. Margherita sta ordinando i suoi alunni in fila per due.
Vede entrare Perboni di corsa, ancora una volta in ritardo. Si ferma.
I due si salutano con un semplice gesto della mano.
Margherita fa salire per le scale la sua classe. Perboni rimane da solo
nell'androne che si sta svuotando, si guarda intorno e non vede
nessuno dei suoi alunni.
BIDELLO
Ci sono…ci sono… guardi lì…in
cortile…
Infatti, i suoi ragazzi sono tutti sparpagliati nel cortile interno della
scuola. Stanno divisi in gruppetti. Chi gioca, chi discute, e come
sempre i ricchi stanno da un lato ed i poveri dall’altro.
Perboni si avvicina ad un gruppetto che seduto a terra sta giocando
con le biglie. Batte le mani.
PERBONI
Così non può andare avanti,
ragazzi... La mattina quando
arrivo voglio vedervi già pronti
per entrare in classe! Forza!
I ragazzi scattano in piedi e si radunano velocemente. Perboni vede
Tonino “il Lucano” accanto al portone, indeciso se entrare o no.
PERBONI
(GRIDANDO)
Ehi Tonino, stiamo aspettando
te...
37
Il ragazzino gli fa cenno di avvicinarsi...
Perboni lo raggiunge e vede che é insieme a sua madre (35 anni),
una donna tutta vestita di nero.
TONINO
Signor maestro mia mamma ci
vuole parlare.
PERBONI
Che c’é signora?
MADRE DI TONINO
Volevo dirle grazie, ma il
bambino me lo riporto a casa...
(INTIMIDITA)
PERBONI
E perché?
MADRE DI TONINO
Mio marito vuole tornare o’
paese... ca’ nun se riesc’ a
trova’ e fatica’... e tra poco
viene l’inverno e i piccoli si
ammalano...
PERBONI
Aspetti... Dica a suo marito che
domani pomeriggio passerò a
trovarlo. Io spero di poterlo
aiutare... Intanto lasci che
Tonino venga a scuola...E’
importante!
Prende la mano del bambino e si avvia. Tonino si gira verso sua
madre e le fa un sorriso.
120. INT. SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO
Perboni é alla lavagna. Ha finito di fare uno schema su cui si
segneranno i voti per l’elezione del capoclasse.
38
PERBONI
Oggi eleggeremo il
capoclasse...Uno che ha la
vostra fiducia e che vi dovrà
rappresentare tutti…
Coretti tu avrai il compito di
segnare i voti...
PRECOSSI
Ma che so’ sti voti?...
(ALZANDOSI)
PERBONI
Una cosa che rende tutti
uguali... una persona, ognuno
di voi é libero di decidere a chi
dare la propria fiducia…una
persona , un voto…
IL MURATORINO
E come si fa?
PERBONI
E’ semplice: ognuno di voi deve
scrivere su un bigliettino il
nome del compagno che vuole
come capoclasse... poi piegate
il bigliettino e portatelo a me...
Avete due minuti di tempo poi
si comincia... ma mi
raccomando…
con ordine, va bene?
Tutti i ragazzi si alzano dai loro posti e si mischiano. Un brusio
indistinto invade la classe. Comincia la campagna elettorale. Garrone
é attorniato dai suoi fedelissimi e cioè: Coretti, Nelli, Precossi e “il
Muratorino”.
NELLI
Io voto per Garrone...
PRECOSSI
Anche io...
39
GARRONE
Non voglio fare il capoclasse,
votate per DeRossi...
IL MURATORINO
E perché?
GARRONE
Perché!... perché é il più bravo,
testùn...
Franti sale su un banco e si rivolge ai suoi compagni:
FRANTI
Ma che state a perdere tempo?
Votate per me e facciamola
finita...
Ma visto che nessuno se lo fila scende e passa fra i banchi, con
l’aria da canaglia. Si avvicina a Saverio Abatucci, un tipino con gli
occhiali e l’aria spaurita:
FRANTI
Per chi voti tu?
Per te...
ABATUCCI
(TREMANDO)
FRANTI
Ecco, bravo…Ti conviene!
Perboni lo vede e gli si avvicina.
PERBONI
Smettila Franti…Il voto é
segreto e non si compra né
con le lusinghe né con le
minacce…hai capito?
Anche Garoffi passa fra i banchi ma non per chiedere voti, bensì per
accettare scommesse:
40
GAROFFI
Chi scommette su Franti?
ENRICO
Io scommetto su DeRossi...
GAROFFI
E che ti giochi?
ENRICO
La trottola di legno e tu?
GAROFFI
Cinque biglie nuove...
Perboni, intanto, sempre al centro dell’aula, guarda soddisfatto
quelle rudimentali prove di democrazia.
All’improvviso si apre la porta e, sulla soglia appare il bidello in
compagnia di un ragazzino scuro di carnagione (9 anni) timido
e spaurito. Perboni va loro incontro.
BIDELLO
E’ arrivato oggi... Il signor
direttore dice di accettarlo
nella sua classe...
PERBONI
Ma se non c'é più posto…
BIDELLO
Così dice il direttore…
quindi si avvicina a Perboni, gli consegna la scheda del ragazzino ed
esce dall’aula. Perboni legge l’incartamento poi si rivolge al nuovo
arrivato.
PERBONI
Ciao Salvatore...
Ma il ragazzino intimidito non gli risponde e tiene lo sguardo rivolto
verso il basso.
Nobis guarda schifato Salvatore e si rivolge a Votini.
41
NOBIS
Mica sarà mica un altro
africano?...
VOTINI
Mica voterà pure lui?
Perboni si rivolge a tutta la classe richiamando l’attenzione dei suoi
alunni.
PERBONI
Un attimo di silenzio per
favore.
Tutti si zittiscono e si girano verso di lui.
PERBONI
Allora…Lui é Salvatore Coraci...
Viene da una terra bellissima la
Calabria... da oggi sarà vostro
compagno... é un italiano come
voi perciò vedete di trattarlo
bene...
quindi indica a Salvatore il banco dove sono seduti Stardi e Archini,
biondissimo, occhi azzurri.
PERBONI
Ecco, vai a sederti lì... e voi
due , coraggio, stringetevi un
po’…
Ah, dimenticavo: vota anche
lui!
Il piccolo Coraci si avvia verso il suo posto e si siede.
Garrone si avvicina al nuovo arrivato e gli dice qualcosa all’orecchio
che non sentiamo..
All’improvviso Perboni, guarda il suo orologio da tasca, batte le mani
e si rivolge ai ragazzi:
PERBONI
(AGITANDO IL SUO CAPPELLO)
Basta...Il tempo é scaduto...
42
richiudete il biglietto e
mettetelo in questo cappello.
I ragazzi eseguono poi, ad uno ad uno, si avviano verso la scrivania
e depositano dentro il cappello di Perboni i bigliettini dentro cui
hanno scritto il nome del loro candidato preferito.
121. INT. CLASSE PERBONI. GIORNO
Sulla lavagna spiccano i nomi di DeRossi, Franti e Bottini gli unici che
hanno preso voti.
DeRossi ha 3 tacche, Franti 4 e Enrico 2. Perboni continua lo
scrutinio.
Coretti, gesso in mano, e pronto ad aggiungere altre tacche sotto
ogni nome. Intanto Perboni apre i biglietti e legge il nome dei
candidati ad alta voce.
PERBONI
Franti....Archini…DeRossi....Fra
nti....Bottini…Bottini... Franti...
Franti... Franti...Bottini…
DeRossi...
Nel sentire il suo nome pronunciato più volte Franti sorride e stringe
i pugni, pregustando già la vittoria.
Ma lo scrutinio ancora non é finito. Perboni continua.
PERBONI
DeRossi... Garrone... DeRossi...
DeRossi...DeRossi ... Franti…
Bianca...
GAROFFI
E chi é?
PERBONI
(MOSTRANDO IL BIGLIETTINO)
E’ una scheda dove non c’é
scritto nulla... questa non
conta...
Allora vediamo un po’…Com’é
il risultato?
43
CORETTI
DeRossi quattordici, Franti
tredici, Bottini tre, Garrone e
Archini uno…(ride) bianca
uno...
PERBONI
(CONTENTO)
Per dieci voti a nove dichiaro
DeRossi capoclasse...
Al nome di DeRossi in classe c’é un esplosione di gioia. I suoi amici
lo circondano e lo abbracciano felici.
Nobis e Votini guardano in direzione di Franti che, impietrito, serra le
mascelle dalla rabbia. Poi lancia uno sguardo pieno d’odio all’indirizzo
del “Calabrese”. Gli si avvicina seguito da Nobis e da Votini...
FRANTI
Per colpa tua non sono
diventato capoclasse.
IL CALABRESE
Non é vero...io non ho votato
niente...
FRANTI
E’ lo stesso... dovevi scrivere
Franti.
VOTINI
Quelli come te non ce li
vogliamo... Torna al tuo
paese...
E lavati...
NOBIS
Visto che in aula c’é confusione Perboni batte le mani per richiamare
l’attenzione dei ragazzi. Quando la ottiene fa cenno a DeRossi di
avvicinarsi.
44
PERBONI
I compagni ti hanno dato la
loro fiducia ora sta a te
dimostrare che l’hai meritata...
Mente Perboni parla con DeRossi, Franti, senza chiedergli il
permesso, esce di corsa dalla classe seguito dallo sguardo dei suoi
compagni.
PERBONI
Non vi muovete... Torno
subito.
122. INT. SCUOLA - CORRIDOIO - GIORNO
Franti é accasciato per terra con la testa fra le braccia, sconfitto e
umiliato. Singhiozza di rabbia. Perboni si abbassa e con dolcezza
cerca di farlo ragionare.
PERBONI
Non prendertela, hai gareggiato
e hai perso per un solo voto.
FRANTI
A me di diventare capoclasse
non m’importa niente.
PERBONI
Allora perché sei arrabbiato?
FRANTI
Per colpa sua.
PERBONI
Io che c’entro?
FRANTI
Ce l’ha sempre con me...
PERBONI
Ce l’ho con te quando prendi in
giro i tuoi compagni o fai il
45
prepotente... me lo dici perché
lo fai?
Franti lo guarda torvo.
FRANTI
Ma chi ce l’ha portato qui?
PERBONI
Si dice “mandato”... “inviato”...
FRANTI
Si dice come si dice. Io non la
voglio qui! E’ chiaro?
PERBONI
Mi sa che mi dovrai sopportare
Ora però torniamo in classe che
se ci vede il direttore...
FRANTI
Me la pagate... Ve la faccio
pagare a tutti...
poi si alza con uno scatto e corre via, verso la classe.
123. EXT. TORINO - SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO
Da fuori si ode il suono della campanella che decreta la fine delle
lezioni. Subito dopo uno sciame di alunni di tutte le età si precipita
fuori dalla scuola di corsa.
Sulle scale, Franti, Nobis e Votini si piazzano dietro il Calabrese e gli
danno una spinta da dietro. Il ragazzino perde l'equilibrio e rotolo giù
per le scale, pesantemente.
Margherita, che ha visto tutto, si precipita su di lui. Gli guarda il
ginocchio sbucciato, poi prende dalla borsa un fazzoletto e gli
tampona come può il sangue.
MARGHERITA
Non ti muovere, ora ti porto in
infermeria…
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CALABRESE
Non mi fici nenti…
Intanto anche Perboni arriva di corsa.
MARGHERITA
Perché ti hanno spinto?
CALABRESE
Nun lu sacciu... Jeu minni vaiu
a casa...
PERBONI
(RIVOLTO A MERGHERITA)
Che dice?
Solo ora Margherita si accorge della presenza di Perboni.
MARGHERITA
Non vuole parlare... E' un
testone del sud come me...
comunque si é solo sbucciato
un ginocchio... ora lo porto
dentro...
PERBONI
Ma no...ha solo bisogno delle
sue braccia.
Margherita se lo abbraccia e poi riprende a pulirgli con il fazzoletto la
sbucciatura. Il Calabrese non piange, infatti, ora il suo volto é più
disteso.
PERBONI
Lei con i bambini é proprio
brava...
MARGHERITA
(SOTTOLINEA)
Ho tirato su sei fratelli... con la
dolcezza!
PERBONI
Non me l'ha ancora perdonata
vero?
47
MARGHERITA
Gliel'ho detto: sono del sud.
PERBONI
(IMBARAZZATO)
Già!…Comunque mi creda, non
era mia intenzione offenderla...
E adesso, prima che ne combini
un'altra é meglio che me ne
vada...
Si allontana rapidamente. Margherita lo guarda andare via.
124. EXT. STRADA - GIORNO
Perboni a passi rapidi cammina per strada e non si accorge di essere
seguito dai Franti, Garoffi, Nobis e Votini.
I quattro ragazzi si nascondono per un attimo dietro una carrozza
ferma sul ciglio della strada.
NOBIS
Torniamo indietro...
FRANTI
No, voglio scoprire dove va...
VOTINI
Ma se lui scopre noi?...
GAROFFI
Gli diciamo che passavamo per
caso...
FRANTI
Bravo Garoffi...E voi due siete
sempre i soliti fifoni!
poi fa cenno ai compagni di seguirlo. I quattro escono dal
nascondiglio e ripartono all’inseguimento.
125. INT. STRADA - PORTONE - GIORNO
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Perboni entra nel portone del suo appartamento e sale le scale.
Subito dopo anche Franti entra nel portone di soppiatto e si
nasconde dietro un pilastro di marmo.
Con il P.O.V. di Franti vediamo Perboni che apre la porta di un
appartamento del primo piano e scompare dentro.
Franti si gira e vede che anche i suoi compagni sono entrati dentro il
portone. Con un gesto della mano, da vero capo, li invita a seguirlo.
I quattro arrivano davanti alla porta di Perboni e cominciano ad
origliare. Da dentro arrivano delle voci soffuse.
VOTINI
C’é una donna...
(A BASSA VOCE)
GAROFFI
Sarà la moglie...
FRANTI
Macché... Una moglie mica la
tieni rinchiusa a chiave...
FRANTI
Secondo me quello la tiene
prigioniero... la tortura. Lo
sempre detto io che é un po’
strano…
All’improvviso da dentro l’appartamento di Perboni echeggiano dei
rumori forti. I quattro, spaventati, fuggono al piano superiore.
La porta dell’appartamento si apre ed esce Perboni che, stravolto,
scende le scale di corsa.
Franti e compagni riscendono le scale e si avvicinano nuovamente
alla porta di Perboni. Qui però si bloccano e non sanno che fare.
FRANTI
Dai, prova… bussa...
(A VOTINI)
Votini fa di no con la testa.
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NOBIS
Bussa tu, se hai tanto
coraggio...
(A FRANTI)
Franti scosta con un braccio Nobis e si appresta a bussare quando,
all’improvviso, la porta si apre e sulla soglia appare Emma in camicia
da notte e vestaglia, con i capelli arruffati ed un ebete sorriso
disegnato sulle labbra.
FRANTI
Scusi signora abita qui il
maestro Perboni?
Emma si avvicina a Franti e gli fa una carezza sulla testa.
EMMA
Si…che bravi… siete i ragazzi
di Giulio vero? Siete venuti a
prendermi? Aspettate mi
cambio e andiamo.
Emma comincia a togliersi la pesante vestaglia...
I ragazzi, spiazzati dall’atteggiamento della donna, si guardano in
faccia. Sono scioccati e non sanno che fare.
La vestaglia di Emma cade nel pavimento.
All’improvviso, da sotto, arriva il cigolio del portone che si apre e si
chiude; poi i passi di qualcuno che sale le scale. I ragazzi sono in
trappola. Con un gesto Franti fa nuovamente segno ai compagni di
risalire le scale.
Emma li guarda andare via delusa:
EMMA
Ma dove andate? Non
dovevamo uscire? Tornate
indietro...
Poi, sfinita, si accascia davanti all’uscio di casa.
I quattro ragazzi salgono di nuovo al secondo piano, si appiattiscono
a terra sul pianerottolo e guardano attraverso le grate della
ringhiera.
50
Dal loro punto di osservazione vediamo arrivare Giulio che vedendo
la moglie a terra le si avvicina. Si abbassa raccoglie la vestaglia.
L’abbraccia.
PERBONI
Quante volte ti ho detto che
non devi aprire la porta...
EMMA
Ma c’erano dei bambini, sono
venuti a prendermi per
portarmi via... E ora sono
scappati.
PERBONI
Va bene, adesso però
rientriamo.
(RASSEGNATO)
Giulio la prende e la riporta dentro chiudendo la porta. I ragazzi,
sollevati, scendono silenziosamente e vanno via.
126. INT. APPART. PERBONI - SALOTTO E CUCINA - GIORNO
Giulio fa adagiare la moglie su una poltrona.
PERBONI
Ora ti preparo la medicina...
EMMA
Perché sono andati via,
perché?
PERBONI
Perché non c’era nessuno
Emma, nessuno...
EMMA
Non é vero, io li ho visti...
Volevano me... la loro
mamma...
Giulio, non replica, si avvicina al comò e le prepara delle gocce di
laudano. Poi si avvicina ad Emma e gliele fa bere.
51
Emma lentamente si assopisce.
Giulio prende la vestaglia e la copre per non farle prendere freddo.
Poi si abbandona su una poltroncina di velluto, davanti al grosso
specchio della toilette ingombra di flaconi di profumi, creme,
spazzole d'argento e d'osso, ciprie…
Si sente improvvisamente senza forze, stanco, sconfitto. affonda la
testa fra le mani in segno di disperazione.
127. INT. SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO
E’ la mattina del giorno dopo.
Davanti alla cattedra, Franti imita Emma facendo finta di spogliarsi.
FRANTI
Oh, che bravi… Siete venuti a
prendermi?... Aspettate... mi
cambio e andiamo ....Ecco,
voilà!
Tutta la classe ride. Si apre la porta e sulla soglia appare Perboni, in
compagnia di Margherita. Vedendo quella scena, in un attimo Perboni
intuisce tutto. Scuote la testa sconsolato, le mani gli tremano, serra
i pugni.
Franti rimane fermo lì dov'é, come paralizzato.
In classe cala il silenzio. Margherita nota il turbamento del collega:
MARGHERITA
Che c’é Perboni...Che ha?
PERBONI
Niente,..Sono molte le cose che
dovrei spiegarle ma ci vorrebbe
molto tempo e questo non é il
luogo adatto...mi perdoni
signorina Capuano…
Margherita capisce che é inutile insistere ed esce dalla classe
fortemente turbata.
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Perboni guarda fisso negli occhi Franti, che, spaventato dalla
possibile reazione del maestro é ancora fermo in prossimità della
cattedra
PERBONI
Franti vai al tuo posto.
(GELIDO)
Franti obbedisce in silenzio. Perboni si siede e guarda tutta la
classe:
PERBONI
Prima di cominciare la lezione
di grammatica, voglio
raccontarvi una storia: C’erano
due paesi il cui confine incerto
divideva due territori, quello
della pazzia e quello della
saviezza. Il confine era così
incerto che i due territori
rischiavano di confondersi.
Questo faceva si che gli
abitanti di quei territori non
sapevano mai in quale parte del
confine si trovassero, in quello
della pazzia o in quello della
saviezza...
Si ferma. Guarda Franti.
...I pazzi fanno ridere, vero
Franti? Ma dovete sapere che
per ogni persona che ride ce
n’é una che soffre e ridere della
sofferenza altrui é l’azione più
spregevole che si possa
compiere.
Prende il registro di classe per fare l’appello ma si accorge che
Precossi ha ancora il berretto in testa calato sugli occhi e una
sciarpa che gli copre tutto il viso. In pratica di Precossi si vedono
solo gli occhietti neri.
Perboni si avvicina al bambino.
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PERBONI
Che c'é Precossi, stai male?
Precossi non risponde. Perboni gli scopre il viso e lo vede tutto
tumefatto. Inoltre il ragazzino ha le narici del naso piene di sangue
raggrumato.
PERBONI
Chi é stato a ridurti così?
(ALLARMATO)
Nemmeno stavolta Precossi risponde, limitandosi a guardarlo fisso
negli occhi. Perboni insiste.
PERBONI
Non me lo vuoi dire?
Interviene Franti, che si alza in piedi.
FRANTI
(SORRIDENDO)
E’ stato suo padre... é sempre
ubriaco.
PRECOSSI
Non é vero. Sei un bugiardo...
Un cretino!
PERBONI
(A FRANTI)
Come al solito non hai capito
niente... siediti e stai zitto.
FRANTI
Ma é la verità, lo sanno tutti...
PERBONI
Ho detto zitto!
(URLANDO)
Gli occhi di Perboni ora fanno veramente paura. Franti capisce che é
meglio ubbidire. Infatti torna al suo posto.
Ritrovata la calma, Perboni si rivolge con dolcezza a Precossi.
PERBONI
Su, adesso vieni con me...
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prima di uscire si rivolge alla classe
PERBONI
Se quando torno non vi trovo
tutti al vostro posto, niente
ricreazione...
128. INT. SCUOLA - MEDICHERIA - GIORNO
La mano delicata dell’infermiera (45 anni) della scuola
pulisce dal sangue il naso di Precossi e gli medica le escoriazioni che
ha sul viso.
PERBONI
E’ vero quello che dice Franti?
Precossi scuote la testa in segno di diniego e inizia a piangere.
PERBONI
Allora chi é stato?
Precossi non risponde chiudendosi in un ostinato mutismo.
Perboni si avvicina e l’accarezza con dolcezza.
PERBONI
Non piangere dai... voglio solo
sapere... E’ stato tuo padre?
PRECOSSI
(RIBELLANDOSI)
No, non é stato lui, mio padre
mi vuole bene...non é stato
lui…
PERBONI
E anche tu gliene vuoi... ma alle
volte non basta...
PRECOSSI
Ho detto che non é stato lui!
PERBONI
Mi dispiace ma stavolta credo
più a Franti che a te...
55
Sulla soglia della medicheria é apparso il direttore. I due uomini si
guardano. Il Direttore fa cenno a Perboni di avvicinarsi.
DIRETTORE
Basta Perboni...Non insista.
PERBONI
Ma il bambino ha bisogno di
aiuto... Non vede com'é
ridotto?
Il volto del Direttore si irrigidisce:
DIRETTORE
Se lei vuole risolvere i problemi
di tutti ha sbagliato scuola...
Qui ce ne sono troppi...E quello
che succede nelle famiglie non
ci riguarda…Sono cose loro…
Si occupi solo del profitto,
specie di quelli che
proseguiranno gli studi...
Perboni resta per un attimo sconcertato poi, però, reagisce con
asprezza.
PERBONI
E allora facciamo prima a
chiuderla questa scuola, tanto i
ricchi hanno gli istituti
privati...Si é fatto tanto per
avere l'obbligatorietà scolastica
ma se i risultati sono questi… E
adesso mi scusi, debbo tornare
dai miei ragazzi...
Si avvicina a Precossi, lo prende delicatamente per un braccio e lo
porta via ma il direttore vuole avere l’ultima parola ed esclama
gelido:
56
DIRETTORE
Ecco, torni dai suoi ragazzi e
cerchi d’essere all’altezza del
suo ruolo! Sono i bravi maestri
a fare grandi le scuole, non il
contrario…se lo ricordi
Perboni…se lo ricordi…
quindi si gira sui tacchi e, incrociando le mani dietro la schiena, come
sempre, torna verso il suo ufficio.
129. EXT.- LIBRAIO E VICOLO ADIACENTE CON BOTTEGA CORETTI Garrone, il Muratorino e Nelli guardano a bocca aperta la vetrina del
libraio davanti alla scuola, dove, fra le scatole di penne e pennini, le
boccette d’inchiostro e i quaderni spiccano anche alcune scatole
colorate.
Un paio di queste, aperte, svelano agli occhi dei ragazzi il loro
irresistibile contenuto: la prima con tanti piccoli, colorati pezzi di
legno per fare le costruzioni, l’altra piena di soldatini di piombo.
GARRONE
Io vorrei i soldatini…
Guardate che belli…
NELLI
Io le costruzioni…
IL MURATORINO
Io tutte e due…
Ridono poi proseguono il loro cammino e s’infilano in un vicolo a
metà del quale c’é un carro colmo di legna.Un ragazzo corre dentro
e fuori da una bottega portando pesanti ceppi di legno sulle braccia.
GARRONE
Coretti! Che fai?
Il ragazzo si gira verso i suoi compagni e, prendendo altri cinque o
sei pezzi di legno dal carro, risponde con un sorriso
CORETTI
Non vedi? Ripasso la lezione
per domani…
57
Gli amici ridono. Coretti invece si fa serio e, entrando nella bottega,
recita:
CORETTI
I verbi nella nostra lingua si
dividono in tre gruppi…
NELLI
Declinazioni…
Coretti butta la legna per terra, l’accatasta con il piede poi torna
verso il carro
CORETTI
Declinazioni, va bene: quelli che
finiscono in Are, quelli in Ere e
quelli, quelli…
…in Ire
NELLI
GARRONE
Ma tuo padre non c’é?
CORETTI
E’ andato via col garzone. E
così oggi per me oggi é giorno
di sgobbo…
GARRONE
Vuoi che t’aiutiamo un po’?
Coretti si stringe nelle spalle e sorride: é ovvio che vorrebbe dire di
si, ma non osa.
Garrone, seguito dal Muratorino e infine da Nelli che, anche se con
una mano sola, vuole comunque essere d’aiuto, si avvicina al carro
per prendere la legna.
GARRONE
Ma dove ce li hai i libri e i
quaderni per studiare?
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CORETTI
Dentro… Non ci credete? Vi
faccio vedere…
I ragazzi, con le braccia colme di ceppi, entrano in uno stanzone
pieno di cataste di legna da tagliare, fascine e carbone. Buttano
tutto a terra poi Coretti li guida in uno stanzino sul retro. Lì, su un
tavolo accanto ad un fornello sul quale é stato messo a bollire un
pentolino di latte, ci sono i libri e i quaderni e la penna del ragazzo.
Una tenda divide il piccolo ambiente da un altro, da dove giunge un
tossire acuto.
CORETTI
E’ mia madre… é malata…
sono sette giorni che é a
letto…
poi, con orgoglio, indica un quadretto appeso alla parete: la
fotografia seppiata di un militare con una grossa medaglia al valore
al petto.
CORETTI
E quello é mio padre…
GARRONE
Accidenti! Gli hanno dato una
medaglia?
CORETTI
(FIERO)
Si, nel ‘66, nel quadrato del
Principe Umberto…
All'improvviso delle ombre saettano alle loro spalle. Qualche legno
del carro cade rumorosamente a terra.
I ragazzi si voltano appena in tempo per vedere tre bambini
(cinque, sei anni), laceri e patiti per le sofferenze e le privazioni, che,
in un lampo, afferrano dal carretto alcuni pezzi di legna.
MURATORINO
Ehi, ti rubano la legna…
59
CORETTI
Ferma, ferma…
quindi corre al carro ma i ladruncoli, veloci come fulmini, schizzano
via con il loro bottino e scompaiono dietro l'angolo di un altro
vicolo…
Poco dopo Il Muratorino e Coretti sbucano rabbiosi dallo stesso
angolo ma i ladruncoli sono spariti nel nulla.
Solo Garrone e Nelli sono rimasti indietro:
GARRONE (ALLARGANDO LE BRACCIA)
Dai Coretti, torna qui… mica se
ne accorge tuo padre se gli
manca un po' di legna…
Almeno stasera potranno
scaldarsi un po'…
Coretti annuisce in silenzio. In cuor suo sa che l’amico ha ragione.
130. EST. STRADA - GIORNO
Perboni cammina per la strada di un quartiere operaio. Un bambino
(il più piccolo dei ladruncoli di legna), correndo, lo urta. Uno dei
ceppi che stringe fra le braccia cade a terra, ai piedi del maestro.
Perboni si china a raccoglierlo ma il bambino non attende e fugge
via, a rotta di collo.
PERBONI
Ehi, dove vai…e questo?
Il bambino si gira un istante poi prosegue la sua corsa e scompare
fra la gente, fra le massaie che discutono fra di loro nei diversi
dialetti del sud, fra i disoccupati che all’angolo delle strade e davanti
alle osterie fumano in silenzio; altri bambini rincorrono una vecchia
ruota di carretto e sfilano davanti a Perboni che non sa che fare con
quel ceppo di legna in mano.
Una povera vecchia gli si avvicina e tende la mano. Perboni la
scruta poi, intuendo la richiesta della donna, le cede il legno e
prosegue lungo il suo percorso.
Poco dopo si ferma davanti all’ingresso di un decrepito palazzo a cui
ignoti hanno rubato un anta del portone di legno. Controlla il numero
civico ed entra in un...
60
131. INT. CORTILE GIORNO
... fatiscente cortile dove due bambini (5/6 anni), sporchi e laceri,
si contendono spingendosi un pezzo di pane. Uno spelacchiato
bastardino abbaia contro di loro ma i bambini non se ne curano.
Poco più in là una lavandaia (40 anni) lava dei panni in una grossa
tinozza di legno. Attaccata alle sue gonne c’é una bellissima
bambina (4 anni) che gioca con una logora bambola di pezza.
Il cortile é attraversato da incomprensibili urla e imprecazioni in vari
dialetti meridionali. Perboni si guarda intorno. Nel vederlo, sia i
bambini che la lavandaia. Anche il cane non abbaia più, si porta verso
il nuovo arrivato e lo annusa. Perboni si avvicina alla lavandaia.
Guarda la bambina che gli sorride. Si rivolge alla donna.
Non sentiamo quello che i due si dicono poiché la scena commentata
solo dal tema musicale del film.
Vediamo solo la donna che con la mano indica a Perboni una scala.
132. INT. APPARTAMENTO TONINO “IL LUCANO” - GIORNO
La madre di Tonino, sta rivoltando con un pezzo di ferro della brace
ardente dentro un catino.
L’arredamento della stanza é estremamente povero ma dignitoso. In
un angolo, il padre di Tonino (40 anni), sta arrotando dei coltelli.
Poco più in là Tonino, inginocchiato per terra, fa i compiti usando
una sedia a mo’ di tavolino. Bussano alla porta.
La donna va ad aprire e si trova davanti Perboni. Gli fa un sorriso e
con un gesto della mano lo invita ad entrare.
Perboni entra e subito si accorge delle condizioni di assoluta miseria
in cui é costretto a vivere il suo alunno.
MADRE DI TONINO
(AL MARITO)
Oreste, ci sta o’ maestro di
Tonino...
L’uomo smette di lavorare e si avvicina a Perboni. Si toglie il cappello
e gli tende la mano. Perboni gliela stringe e sorride.
PERBONI
Lei sa perché sono qui vero?...
61
L’uomo annuisce e lo guarda.
PADRE DI TONINO
Lo so… mia moglie m’ha
detto…io c’aggiu pensatu, ma
guardi in che condizioni
viviamo… mancu ‘e bestie…
PERBONI
Mi ascolti signor Foti: vedrò di
aiutarla a trovare un lavoro...
PADRE DI TONINO
Lavoro? E che crede che nun
aggia tentate?... Io la voglia la
tengo... ma pe’ gente cumme a
nuje lavoro nun ce ne sta... E’
megliu c’a turnamu o paisi...
PERBONI
No...dovete restare per vostro
figlio... il suo futuro é qui!...
PADRE DI TONINO
Accà! E che futuro é?
PERBONI
Mi dia un po’ di tempo... e dia a
suo figlio una possibilità... E’ un
ragazzino intelligente, portato
per lo studio...la prego: mi
faccia almeno tentare...
L’uomo guarda la moglie che gli fa di sì con la testa.
PADRE DI TONINO
E vabbuò... facimmici st’altro
bicchiere d’illusioni...
I due si stringono la mano come a sancire un patto.
133. INT. SALONE VILLA VOTINI - GIORNO
62
Seduti attorno al tavolo Votini Franti, Bottini, Garoffi DeRossi e
Nobis parlano sottovoce come dei cospiratori e ogni tanto
attingono da un vassoio di biscotti che campeggia al centro del
tavolo.
NOBIS
Davvero...l’ho vista... ho visto
la moglie di mio padre che si
spogliava.
DEROSSI
Ma non sai che é peccato!?
NOBIS
Non é mia madre, é la mia
matrigna.
FRANTI
Com’é?...Dicci com’é?
NOBIS
E’ bella ma io la odio.
Davvero!…Non sapete quanto
la odio…
Tutti gli sguardi dei compagni si concentrano su Nobis. Poi Franti,
che s’é pentito d’aver fatto quella domanda all’amico, desideroso di
cambiare argomento, escogita un nuovo gioco, una sorta di prova di
coraggio:
FRANTI
Chi ha paura di venire con me a
vedere i morti?
BOTTINI
Quali morti?
FRANTI
Quelli che mettono sottoterra,
quali se no?
E dove?
VOTINI
63
FRANTI
Qui dietro, all’obitorio…
Silenzio. Nessuno sembra disposto ad accettare l’invito, tantomeno
Bottini, il più fifone di tutti.
Nella stanza irrompono Olga, e le altre due ragazzine.
OLGA
Affacciatevi al balcone, giù ci
sono i vostri compagni.
134. EXT. STRADA - COMPLESSO VILLA VOTINI - GIORNO
Garrone, Il Muratorino e Nelli stanno passando davanti alla villa di
Votini.
Nelli si accorge dei suoi compagni affacciati al balcone e dà una
leggera gomitata a Garrone che si ferma e alza lo sguardo verso la
villa.
Anche lui vede i suoi compagni ricchi che gesticolano per richiamare
la loro attenzione.
IL MURATORINO
Stanno sempre a giocare ,
quelli…
NELLI
Quando saremo ricchi
giocheremo anche noi...
FRANTI
(DAL BALCONE)
Ehi, dove andate? Venite qui...
Poi fa un segno a Nobis e Votini che scompaiono dentro.
Garrone e compagni, ignari e fiduciosi, accogliendo l’invito di Franti,
entrano nel giardino della villa e si portano sotto il balcone.
Che volete?
GARRONE
64
FRANTI
Avete sete?…Volete qualcosa
da bere?
Garrone, con lo sguardo sempre verso l’alto, annuisce e così
all’improvviso, da una finestra che sta accanto al balcone, sulla testa
di Garrone e dei suoi compagni arriva una vera e propria cascata
d’acqua. Franti, Garoffi, Nobis e Votini scoppiano a ridere a
crepapelle.
Garrone e il Muratorino sembrano due pulcini. Nelli invece, é riuscito
a cavarsela con poco danno. Garrone agita il pugno all’indirizzo dei
compagni.
GARRONE
Questa me la pagate...
NELLI
Vieni, sono solo degli stupidi.
135. INT. SALONE VILLA VOTINI - GIORNO
Dopo la bravata, Franti e gli altri rientrano dentro e si piegano in due
dalle risate.
VOTINI
Avete visto che bagno?
NOBIS
Almeno così si lavano.
Ma DeRossi, col viso infuocato dalla rabbia, non ci sta.
DEROSSI
E se l’avessero fatto a voi?
(DURO)
FRANTI
Ma che ti prende? Da quando
sei capoclasse fai il
santarellino?
DeRossi non risponde, con un gesto deciso prende il suo cappotto e
va via. Prima di uscire si rivolge ad Enrico:
65
Tu che fai?
DEROSSI
Enrico, guarda Olga, poi guarda DeRossi e gli risponde:
ENRICO BOTTINI
Io vado con Franti a vedere i
morti…
(IMBARAZZATO)
136. EXT. STRADA - GIORNO
Garrone, Il Muratorino e Nelli stanno camminando furiosi verso casa. I
primi due sono davvero fradici. Alle loro spalle arriva DeRossi di
corsa. Il Muratorino lo vede e dà di gomito a Garrone che si gira lo
vede anche lui e annuisce. I tre ragazzi si fermano.
DeRossi li raggiunge. Li guarda uno per uno e col suo sguardo cerca
di far capire loro che é sinceramente dispiaciuto per ciò che é
accaduto. Ma i tre non se lo filano e si girano dall’altro lato.
DeRossi però non si perde d’animo. Con un gesto imprevedibile, si
avvicina al Muratorino che sta già tremando dal freddo e lo copre
con la sua mantella.
137. EST/INT/ EDIFICIO PUBBLICO - TARDO POMERIGGIO
Intanto, Franti, Bottini e compagni, compreso Olga e le sue amiche
sono raccolti in gruppo davanti all’ingresso di un lugubre edificio.
BOTTINI
E come facciamo ad entrare?
Franti scruta l’ingresso da dove staziona un gruppo di persone
vestite di nero, in lacrime, quindi posa lo sguardo sul compagno e
mormora:
FRANTI
(CINICO)
Conosco un modo… però se
hai paura puoi anche stare
fuori, con le ragazze…
Bottini, punto nell’orgoglio, lancia un’occhiata a Olga ma la ragazzina
si stringe nelle spalle e, con uno sguardo gelido, dichiara:
66
OLGA
Io delle vostre bravate non so
che farmene…
FRANTI
(PROVOCATORIAMENTE)
Non sono bravate, é una prova
di coraggio… C'é chi ce l’ha e
chi no, vero Bottini?
Bottini non risponde. Olga, nonostante l’affermazione precedente,
scruta in profondità l’amico, quasi volesse esorcizzare la sua paura
ed invitarlo a reagire. Bottini avvampa in volto, poi sospira lungo:
BOTTINI
(RISOLUTO)
Andiamo…
FRANTI
Bene. Allora ascoltate: vedete
quelle persone?
Gli sguardi dei ragazzi si posano sul gruppo di persone nerovestite,
in attesa davanti l’ingresso dell’edificio.
Da una carrozza appena giunta scende un giovane uomo
dall’espressione triste. Il gruppo gli si fa attorno. Qualcuno gli stringe
silenziosamente la mano, qualche dama lo bacia affettuosamente,
poi tutti, mestamente si avviano verso l’ingresso.
FRANTI
Forza, accodiamoci e zitti!
I ragazzini (tranne Olga e le sue amiche che aspettano fuori)
raggiungono lestamente il corteo e, uno dopo l’altro entrano in un
grande, monumentale androne.
Da dietro i vetri della sua postazione, il guardiano alza
distrattamente lo sguardo alla gente in lacrime, poi torna a leggere
la Gazzetta.
Franti lancia uno sguardo di soddisfazione agli amici poi, entrati nel
grigio cortile, con un gesto rapido della mano li invita a staccarsi dal
corteo.
Gli amici ubbidiscono e lo seguono silenziosi.
67
FRANTI
Ecco, lì dentro… forza entrate,
fate presto… presto…
I ragazzi entrano in un cunicolo umido e tetro alla fine del quale si
staglia una grande porta a vetri.
BOTTINI
(SUSSURRANDO)
Ma tu ci sei già stato, qui?
FRANTI
Si…quando é morto mio
nonno…
BOTTINI
E dove sono i morti?
Shhhhhh…
(SUDANDO)
FRANTI
I ragazzi si fermano davanti alla grande porta a vetri e restano in
ascolto del silenzio che, in questo caso, si può giustamente definire
sepolcrale.
FRANTI
I morti sono lì dentro… (poi,
guardando Bottini) …Se non
hai coraggio resti fuori
altrimenti vai…
BOTTINI
Come vado? E voi?
( CON IL CUORE IN TUMULTO)
FRANTI
Sei tu che devi fare la prova di
coraggio…noi l'abbiamo già
fatta tutti…vero?
Gli altri annuiscono. Votini sorride perfino.
Bottini, già pallido come un cencio, non sa cosa fare. Deglutisce a
fatica e se solo potesse se la filerebbe a gambe levate da quel posto
orribile, ma una prova di coraggio é una prova di coraggio, che
68
diamine! E poi figurarsi cosa direbbe Franti ad Olga. I pensieri gli
affollano la mente un dopo l'altro e sembrano dargli forza.
FRANTI
Allora, entri o no?
Bottini non risponde. Nemmeno si muove.
FRANTI
(SPREZZANTE)
Che vi avevo detto? Siete tutti
testimoni! Ha paura!
Andiamocene via che é
meglio…
Bottini, grondando sudore dalla fronte, scruta gli amici che, ormai
convinti della sua codardia, stanno per lasciarlo solo.
BOTTINI
Aspettate, dove andate?
I ragazzi si rigirano. Bottini s'é finalmente mosso e sta per
appoggiare la mano al pomello della porta. Franti scambia una rapida
occhiata d'intesa con Votini che sorride.
Nel frattempo, non accorgendosi della silenziosa fuga dei suoi
compagni, Bottini scompare all'interno.
138. INT. AMBIENTE VAPOROSO. GIORNO
Un vapore caldo e denso satura l'ambiente e sgocciola dal soffitto a
volta provocando sinistri echi.
Bottini trattiene il fiato e avanza rigido, poi strizza gli occhi: come
aveva detto Franti i morti sono lì, sdraiati sui tavoli di marmo e
perfino per terra, chi coperto da un lenzuolo bianco, chi da un
asciugamano: tutte donne!
Il ragazzo, totalmente vinto dal terrore, non si muove più. La vista
gli si appanna e i morti che ha di fronte sembrano sdoppiarsi. Un
corpo, quello più vicino e nitido di una donna grassoccia ha perfino
un incongruo sussulto.
69
Bottini spalanca la bocca e vorrebbe gridare, chiamare in aiuto i suoi
compagni, ma la voce gli si spegne in gola.
La "salma" adesso si alza in piedi e si mette ad urlare scuotendo dal
loro torpore tutte le altre.
Nell'ambiente risuona un coro di voci femminili:
VOCI
E quello chi é? Inserviente!
Inserviente! Presto!
Vattene via! Sporcaccione!
Disgraziato, guarda cosa fai alla
tua età!
Via, via di qui…
Bottini , sempre più scosso, arretra velocemente ma proprio in quel
momento la grande porta a vetri si apre. Una donna vestita di
bianco, grande e grossa come un pugile, afferra Bottini per la
collottola e lo trascina fuori di corsa. Intanto le voci continuano
furiose
VOCI
Roba da non credere, che
tempi, che tempi…
Che schifoso…
Ma dove andremo a finire?
139. EST. EDIFICIO PUBBLICO GIORNO
Bottini viene scaraventato fuori a malo modo e ruzzola fin sotto ai
piedi di Franti che, sfoderando il suo solito sorriso da canaglia e,
fintamente impacciato, dichiara:
FRANTI
Mi sa che abbiamo sbagliato
porta, vero?
I compagni ridono di gusto.
Bottini, cianotico di rabbia, tremante per l’umiliazione, scruta Franti
con odio, poi allunga lo sguardo verso Olga che, forse ignara
dell'atroce scherzo subito dall'amico, si gira sui tacchi e si allontana
seguita dalle sue amiche.
70
140. INT. APPARTAMENTO. PERBONI - AMBIENTI VARI - SERA/NOTTE
Un piatto di porcellana vola e si infrange contro un muro,
rompendosi in mille pezzi, subito seguito da un paio di bicchieri.
Davanti ad una credenza aperta Emma, in camicia da notte e con gli
occhi fuori dalle orbite é in preda ad una violenta crisi.
EMMA
Non ci servono a niente...
Non abbiamo niente...Non
siamo niente...
(URLANDO)
Alle sue spalle Perboni cerca di calmarla.
PERBONI
Ora basta Emma, basta, ti
prego...calmati.
(CON DOLCEZZA)
EMMA
E’ colpa tua... E’tutta colpa
tua... Vattene, ti odio...
Perboni le si avvicina e la blocca. Emma cerca di divincolarsi. I due
lottano. La donna si libera dalla presa del marito ma cade malamente
per terra. Con un gesto improvviso prende un pezzo di porcellana e
si ferisce volutamente alle braccia. Si ferma e guarda sorridendo il
sangue che le cola lungo le braccia.
PERBONI
Cosa hai fatto? Oh, Dio mio,
come ti sei conciata...
(INORRIDITO)
La stringe a sé. La aiuta ad alzarsi, la fa sedere su una poltrona.
Apre il cassetto del comò e prende due asciugamani. Le fascia alla
meglio le braccia ferite. Poi le prepara le gocce di laudano.
PERBONI
Tieni amore... bevi... ti farà
bene...
71
Emma beve senza fare storie. Subito il laudano fa il suo effetto. La
donna lascia andare le braccia che ora penzolano dalla poltrona.
Perboni la guarda, disperato. Non sa che fare.
Bussano alla porta. Perboni va ad aprire. E’ un uomo calvo,
atticciato (45 anni).
UOMO
Ho sentito urlare... Ha bisogno
di aiuto?...
PERBONI
Si... mia moglie non sta bene...
La prego...Vada dal dottor
Tasca e lo porti subito qui!...
TAGLIO
INTERNO:
E’ trascorso del tempo. Ora é notte. Siamo nella stanza da letto.
Il dottor Tasca (60 anni) finisce di fasciare le braccia di Emma che,
distesa a letto, dorme sotto sedativi. Accanto al medico c’é Perboni
che guarda la moglie con gli occhi gonfi di pianto.
DOTTOR TASCA
Così non va... Oggi sono stati
bicchieri e piatti, domani
potrebbe ferirsi con un coltello.
Magari anche peggio…
Giulio annuisce. Il medico continua:
...Sua moglie non dovrebbe
stare qui ma in una casa di
cura... Ce ne sono di buone qui
a Torino, se vuole posso
occuparmene io...
PERBONI
No, dottore, io a mia moglie
non la rinchiudo in un
manicomio...
(SCUOTE LA TESTA)
72
DOTTOR TASCA
Come vuole lei, ma l’avverto,
andrà sempre peggio.
Poi prende la sua roba...
Perboni fa per alzarsi ma il medico lo blocca con un gesto della
mano:
DOTTOR TASCA
Non si preoccupi, conosco la
strada. Buonanotte signor
Perboni…
Esce dalla stanza. Rimasto solo Giulio si siede accanto alla moglie
che dorme, le prende la mano fasciata e la bacia mentre calde
lacrime sgorgano dai suoi occhi.
141. INT. SCUOLA GIORNO
Il bidello passa per il corridoio deserto agitandola campanella. Le
porte delle classi si aprono. I ragazzi escono chiassosamente.
Siamo nell’androne. Perboni scende le scale di corsa ma, sul portone,
viene fermato dal padre di Stardi che é in compagnia del figlio.
SIGNOR STARDI
Buon giorno signor maestro…
PERBONI
Signor Stardi cosa c’é?
SIGNOR STARDI
Le dovrei parlare…
Volevo chiederle… come va
questo testone?...
PERBONI
(VERSO IL SUO
ALUNNO)
Va bene, si applica ed ha molta
buona volontà.
73
SIGNOR STARDI (IRONICO)
Si? Lasci che glielo dica,
E’inutile, E’solo una perdita di
tempo per me e per lui.
PERBONI
(IRRIGIDENDOSI)
Non é vero, io vedo che il
bambino é attento ed ha voglia
di imparare...
SIGNOR STARDI
Ma che imparare e
imparare…tanto, se uno é
povero rimane povero …é il
destino!
PERBONI
Il destino é nella libertà di
scelta di ognuno di noi. Se suo
figlio vuole studiare ne ha tutto
il diritto…
SIGNOR STARDI
Come dice lei…ma almeno gli
insegni a fare bene di
conto…non mi serve un figlio
scienziato ma uno che mi aiuti
alla bottega e basta…
Gli occhi del piccolo Stardi si riempiono di lacrime.
Per Perboni é troppo. Prende per un braccio il signor Stardi e si
allontana di qualche metro insieme a lui:
PERBONI
(CON TONO DURO)
Senta, se non sa dargli fiducia
almeno stia zitto. Se gli resta
dentro qualcosa o no, devo
essere io a deciderlo, non lei.
Mi capisce?
74
SIGNOR STARDI
Ma che razza di maestro é lei,
come si permette, io vado a
protestare dal Direttore...
PERBONI
Vada da chi vuole... adesso la
saluto ho già perso troppo
tempo con lei.
Si allontana ma si accorge che, sul piazzale, Margherita che é in
compagnia di Precossi gli fa ampi gesti con la mano.
Con una corsa, Perboni raggiunge Margherita e Precossi. Nota subito
che il bambino é stato picchiato di nuovo dal padre. Guarda
Margherita che gli fa un cenno con gli occhi come a dire “Ci vada
piano.” Perboni si abbassa, prende Precossi, lo attira a sé e
l’abbraccia con dolcezza, accarezzandogli i capelli. Il piccolo piange.
Anche Margherita Ë commossa da quella scena.
PERBONI
E’ per questo che oggi non sei
venuto a scuola?
PRECOSSI
Si... mi vergognavo...
(SINGHIOZZANDO)
PERBONI
Ti ha picchiato un’altra volta
ma adesso basta! Stavolta lo
denuncio.
PRECOSSI
No, la prego, sennò lo mettono
in prigione... Ce lo dica anche
lei signorina...
Margherita allarga le braccia per abbracciare Precossi.
MARGHERITA
Stai tranquillo, nessuno farà del
male a tuo padre.
(RASSICURANTE)
75
Vedendo il ragazzino che continua a piangere anche Perboni lo
tranquillizza.
PERBONI
Va bene... ora però non
piangere più, non lo denuncio,
ma ci voglio parlare... (guarda
l’orologio) aspettami qui,
prima devo fare un salto in
farmacia…
MARGHERITA
Se vuole posso andarci io in
farmacia…
PERBONI
No, non si preoccupi, lasci
stare. Ci penserò dopo…
MARGHERITA
Ma la farmacia chiude…
Perboni si convince, estrae dalla tasca la ricetta e i soldi
PERBONI
Ecco, ci vediamo qui fra un’ora.
Grazie signorina Capuano
(prende per un braccio
Precossi)
...Vieni...
142. INT. FARMACIA - GIORNO
Margherita é in una farmacia.
Il farmacista (60 anni) le consegna un flacone di laudano,
Margherita gli dà i soldi. L’uomo apre la cassa per depositare il
denaro ma, ad un tratto, si ferma e si rivolge alla ragazza:
FARMACISTA
Scusi, ma per chi é questo
medicinale?
(SOSPETTOSO)
MARGHERITA
Per un mio collega...
76
FARMACISTA
E un suo collega prende questa
roba?
MARGHERITA
Perché, cos’é?
(CANDIDAMENTE)
FARMACISTA
E’ laudano, un potente
sedativo... Dica al suo collega
di andarci piano...
143. INT. OSTERIA - GIORNO
Siamo in un osteria piena di fumo e di avventori.
Un uomo corpulento (35 anni) é seduto da solo ad un tavolo.
Davanti a lui una bottiglia di vino e un bicchiere in quel momento
vuoto. L’uomo, visibilmente ubriaco, fa fatica persino ad accendersi
un mezzo toscano.
Nell’osteria entrano Perboni e Precossi. Il maestro si guarda intorno
e dice qualcosa al suo alunno che non sentiamo.
Precossi, con una mano, gli indica un tavolo dove siede suo padre.
Perboni fa cenno a Precossi di non muoversi da lì e si avvicina al
tavolo. L’uomo a fatica alza la testa e lo guarda di sottecchi.
E tu chi sei?
UOMO
(BIASCICANDO LE PAROLE)
PERBONI
Sono il maestro di suo figlio...
PRECOSSI PADRE (LEVANDO UN CALICE )
Ah! Un maestro…Il signor
maestro… Allora bevi con me...
PERBONI
Non sono venuto a bere...
77
PRECOSSI PADRE
No...non si rifiuta... é un’offesa,
una mancanza di rispett...
Non finisce nemmeno la frase. Si alza, barcollando vistosamente, si
mette una mano sulla testa come se volesse reggersela e si avvicina
a Perboni.
PRECOSSI PADRE
Se non sei venuto a bere allora
che cavolo vuoi?
PERBONI
Capire perché lo picchia...
L’uomo dà una spinta a Perboni.
PRECOSSI PADRE
Sono affari miei... Vattene
maestro e lasciami in pace...
Sta per tornare al suo posto. Ma Perboni lo provoca
deliberatamente.
PERBONI
Ma che razza di padre é lei?
Tocchi ancora il bambino e io la
denuncio...
In risposta alla minaccia di Perboni, Precossi padre si gira, torna sui
suoi passi e, senza dire nulla, afferra Perboni per la giacca e gli sferra
un pugno allo stomaco... Perboni si piega in due dal dolore...
PRECOSSI PADRE
Non l’hai ancora capito chi
sono, maestro? O te lo debbo
spiegare meglio, maestro?...
Sta per sferrargli un pugno sul viso ma viene bloccato dal figlio.
Infatti, vedendo il suo maestro in pericolo il piccolo Precossi si getta
sul padre tirandolo per la manica della giacca.
78
PRECOSSI
Lascialo stare... Lascialo
stare...
L’uomo però, con una violenta manata, si libera del figlio
scaraventandolo per terra.
PRECOSSI PADRE
Con te facciamo i conti a
casa...
Poi si riconcentra nuovamente su Perboni ammollandogli un pugno in
faccia e facendolo cadere per terra.
Perboni si guarda la mano che é piena di sangue. Ha il labbro
spaccato.
L’energumeno sta per tornare alla carica ma viene fermato dal
padrone dell’osteria(60 anni) e da altri due anziani avventori.
OSTE
Ora basta Precossi...
Mentre lo accompagna al suo tavolo l’oste si gira verso Perboni.
OSTE
...E lei vada via..Non vede che
disastro ha combinato?.
144. EXT. STRADA - GIORNO
L’acqua di una fontanella pubblica che sgorga. La mano di un uomo
entra in campo e bagna un fazzoletto.
E’ Perboni che si pulisce il sangue dal labbro spaccato.
PRECOSSI
Ci fa molto male?
(PREOCCUPATO)
PERBONI
Si dice: “le fa molto male... non
ci...” ricordalo...(sorride per
tranquillizzarlo)
79
Non ti preoccupare, non é
niente... Ora passa...
All’improvviso Perboni si mette una mano in testa, guarda il suo
orologio da tasca e si rivolge a Precossi.
PERBONI
Mi dispiace ma devo lasciarti...
vai a casa...su…
Precossi si avvia. Perboni lo richiama.
... Aspetta.
Precossi torna indietro. Perboni estrae dalla tasca dei soldi e li dà al
suo alunno.
... Tieni, questi portali a tua
madre e se ti chiede chi te li ha
dati dille che glieli mando io...
Ora vai.
145. EXT. SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO
Perboni arriva di corsa davanti alla scuola, luogo dell’appuntamento
con Margherita, ma non trova nessuno. Sono andati tutti via. Poi,
sempre di corsa, si dirige verso casa.
146. EXT. STRADA E PORTONE PERBONI - GIORNO
Perboni svolta di corsa un angolo e arriva davanti al suo portone
dove trova ad attenderlo Margherita che é insieme a Garrone, Franti,
DeRossi, Stardi, Enrico Bottini, Garoffi, Coretti, Nelli e Il Muratorino.
Il maestro si ferma. E’ senza fiato. Margherita nota subito il labbro
spaccato e gli si avvicina.
MARGHERITA
Che le é successo?
(PREOCCUPATA)
80
(SORRIDENDO)
PERBONI
Niente... io e il padre di
Precossi abbiamo avuto uno
scambio di opinioni...
MARGHERITA
Insomma gliele ha date?
PERBONI
Che vuole? Sono solo un
maestro...non un pugile!
A proposito che ci fa qui con i
ragazzi?
MARGHERITA
Non vedendola arrivare mi sono
preoccupata... Ho chiesto dove
abitava e loro mi hanno
accompagnata... (estrae
dalla borsa il flacone di
laudano)
Ecco la sua medicina...
PERBONI
Grazie e mi scusi per il ritardo...
Ora devo andare, ci vediamo
domani...
(DELUSA)
MARGHERITA
A domani...
Con un gesto della mano, Perboni saluta i suoi alunni e di corsa
scompare dentro il portone.
FRANTI
Va su dalla matta?
GARRONE
Ma cosa dici?
(DANDOGLI UNA SPINTA)
FRANTI
Noi l’abbiamo vista... (guarda
Garoffi) Vero?
81
Garoffi annuisce.
MARGHERITA
E cosa avete visto?
GAROFFI
La moglie del signor maestro...
lei ci ha aperto e....
FRANTI
...E poi si é spogliata...
(A BRUTTO MUSO)
IL MURATORINO
Non ci credo sei un bugiardo...
MARGHERITA
Ora basta... Andiamo...
147. EXT. STRADA - FERMATA OMNIBUS - GIORNO
Margherita ed i ragazzi, svoltato un angolo, giungono alla fermata di
un omnibus ma, all’improvviso, alle loro spalle sentono la voce di
Perboni.
PERBONI
Margherita, Margherita...
OFF
Si girano e lo vedono arrivare di corsa. Ha la faccia stravolta.
Margherita e i ragazzi capiscono subito che é accaduto qualcosa di
grave.
MARGHERITA
Che é successo?
PERBONI
Mia moglie... é uscita di casa....
E’ malata e non conosce la
città...
(ALLARMATA )
(CONCITATO)
FRANTI
Ma noi conosciamo lei... Non si
preoccupi la troviamo...
82
PERBONI
No, voi andate a casa…e
subito…
I ragazzi si guardano in faccia. Poi scuotono il capo in un cenno di
tacito assenso e si sparpagliano a gruppetti in diverse direzioni.
148. EXT. STRADA ALBERATA - SERA
E’ sera. Lungo un viale alberato, due addetti all’illuminazione
pubblica accendono i lampioni a petrolio. Stanchi e rassegnati Giulio
e Margherita, vengono avanti.
MARGHERITA
Non é meglio avvisare la
questura?
PERBONI
(DEPRESSO)
No, no, é meglio prima fare un
giro per gli ospedali...
Perché non va a casa
Margherita?... E’ tardi...
MARGHERITA
Non ci penso proprio... Io
vengo con lei... Non la lascio...
Mentre i due parlano sentono le note di un organetto. Infatti vedono
venire verso di loro l’uomo con l’organetto a mano e il buffo cilindro
in testa che abbiamo visto alla fine della scena 1.
Lo strano individuo arriva a pochi passi dai due. Guarda fisso
Perboni, poi prosegue nella sua direzione, verso il grande fiume.
Perboni e Margherita si guardano negli occhi, confusi. Proseguono
per qualche passo poi si girano di scatto ma dell’uomo non c’é più
nemmeno l’ombra. Anche il suono dell’organetto é ormai lontano. Ma
ad un tratto Perboni é come se sentisse qualcosa, prende per mano
Margherita.
PERBONI
Presto, andiamo...
MARGHERITA
Dove?
83
Perboni non le risponde. I due cominciano a correre e...
149. EXT. LUNGOPO’ - NOTTE
... Sempre di corsa arrivano sul LungoPo. Perboni si affaccia sulla
spalletta del fiume. Il viso stravolto dalla paura. I suoi occhi lucidi di
pianto spaziano in lungo e in largo ma di Emma non c’é traccia. Ad
un tratto si ferma di scatto e la vede.
Emma, scalza, bagnata e in vestaglia sta per entrare in acqua.
PERBONI
Eccola, finalmente!
(A MARGHERITA)
Si precipita giù, entra nel fiume proprio nel momento in cui Emma,
che é vista di spalle, ha già l’acqua che le arriva alla vita.
Nel frattempo anche Margherita é arrivata sul greto del fiume.
PERBONI
(ENTRANDO IN ACQUA)
Emma! Emma! Fermati, dove
vai?... Fermati...
Emma si gira verso il marito. Lo guarda ma non lo riconosce poi,
aiutandosi con dei goffi movimenti delle braccia, inizia a cantare una
di quelle filastrocche che insegnano da bambini.
EMMA
Stella stellina la notte si
avvicina… La fiamma
traballa…La mucca è nella
stalla… La mucca e il vitello…
La pecora e l'agnello… la
chioccia ed il pulcino… Ognuno
ha il suo bambino ognuno ha la
sua mamma e tutti fan la
nanna!…Stella stellina…
Perboni finalmente la raggiunge e la stringe a sé.
PERBONI
Sono qui Emma, andiamo a
casa.
84
EMMA
Canta... Perché non canti con
me?
PERBONI
Lo farò, canterò con te...ma
adesso però andiamo via...fa
freddo …
Emma fa resistenza, urla, cerca di divincolarsi. La situazione é
divenuta all’improvviso molto pericolosa. Perboni a questo punto la
schiaffeggia con violenza. Emma sviene. Perboni se la carica sulle
spalle e con grande sforzo la porta a riva. La deposita per terra.
Emma trema tutta, sta male, ha i brividi di freddo, respira a fatica.
PERBONI
(A MARGHERITA)
Presto, vada su e fermi una
carrozza, bisogna portarla in
ospedale...
Margherita corre verso la strada.
I ragazzi, seminascosti dal parapetto, guardano la scena da lontano.
150. INT. OSPEDALE - PRONTO SOCCORSO - NOTTE
Siamo nell’affollato corridoio di un ospedale. Davanti ad una porta su
cui c’é un cartello scritto a mano che recita: “Primo soccorso”,
sostano in attesa del loro turno donne, vecchi e bambini.
All’improvviso, si apre la porta a vetri che dà all’esterno e, nel
corridoio, appare Perboni con in braccio Emma. Accanto a lui,
Margherita.
Proprio in quel momento la porta del primo soccorso si apre. Esce
un ragazzo (15 anni) con il braccio tutto fasciato. Dietro di lui un
infermiere (30 anni).
L’uomo vede Perboni. Capisce la gravità del caso e gli si avvicina per
aiutarlo. Perboni gli consegna la moglie poi, stravolto dallo sforzo, si
appoggia ad una parete. L’infermiere adagia Margherita su una
barella e la spinge dentro la stanza del primo soccorso seguito da
Perboni.
Anche Margherita vorrebbe entrare ma una suora apparsa sulla
soglia la blocca.
85
SUORA
E’ una parente?
No...
MARGHERITA
SUORA
Allora mi dispiace ma non può
entrare.
Le chiude la porta in faccia. Margherita va a sedersi su una panca. E’
distrutta, respira a fatica. Il suo sguardo si incrocia con quello della
donna incinta. Margherita le sorride. Proprio in quell’attimo un'altra
suora si avvicina alla donna e al marito invitandoli a seguirla. La
donna incinta passa davanti a Margherita e ricambia il sorriso.
Margherita appoggia la testa al muro chiude gli occhi.
TAGLIO
INTERNO:
Una mano si poggia delicatamente sulla sua spalla. Margherita apre
gli occhi e vede Perboni davanti a sé.
MARGHERITA
Come sta sua moglie?
(CONFUSA)
Perboni non le risponde e si siede accanto a lei. Il suo viso é cereo,
ha gli occhi gonfi di pianto. E’ distrutto. Margherita lo guarda con
dolcezza.
MARGHERITA
Vedrà che se la caverà.
PERBONI
Grazie di tutto Margherita…
Ora però vada a casa la prego.
Sarà stanca…
MARGHERITA
Stasera é la seconda volta che
tenta di sbarazzarsi di me...
Non capisco il perché... Stia
86
tranquillo, non ho nessuno che
mi aspetti...
.
PERBONI
Ha già fatto molto, ora la prego
mi lasci solo... Ho bisogno di
rimettere ordine nei miei
pensieri...
Margherita si alza, annuisce e va via. Giunta a metà del corridoio si
ferma e si gira per guardare un ultima volta Perboni. I suoi occhi
commossi sono pieni di tenerezza. Si gira nuovamente e comincia a
correre verso l’uscita.
151. INT. CONVITTO - CORRIDOIO - NOTTE
Margherita sta per aprire la porta della sua stanza quando una voce
femminile proveniente dalle sue spalle la blocca.
DONNA
Margherita aspetta.
OFF
Margherita si gira e vede Suor Maria (55 anni) la madre superiora.
MARGHERITA
Buona sera madre...
SUOR MARIA
Vorrai dire buona notte... Ti
sembra questa l’ora di
rientrare?... Qui non siamo in
un albergo, ci sono delle regole
da rispettare...
MARGHERITA
Lo so madre, mi scusi...
SUOR MARIA
Non voglio scuse...desidero
sapere dove sei stata fino ad
ora... Ci hai fatto stare in
pensiero...
87
MARGHERITA
Un mio collega aveva bisogno
di aiuto... ma io non ho saputo
darglielo... o forse non
potevo...
Fuori c’é tanta sofferenza... e
lei mi viene a parlare di orari e
di regole...
Vedendo che Margherita é troppo agitata per dare spiegazioni Suor
Maria la rassicura.
SUOR MARIA
Va bene...adesso vai a
dormire... domani, se vorrai, mi
racconterai...
152. INT. SCUOLA MONCENISIO - DIREZIONE - GIORNO
E’ mattina. Siamo nell’ufficio del Direttore. Tre uomini sono al
cospetto del direttore. Uno lo riconosciamo: é il padre di Stardi. Gli
altri due sono il signor DeRossi (40 anni) e il signor Garoffi (43
anni).
Accanto al direttore c’é Margherita.
SIGNOR STARDI
Lo sa a che ora é rientrato mio
figlio? Alle nove...Altro che
studiare, io me lo riprendo e lo
metto in bottega.
(AL DIRETTORE)
SIGNOR DEROSSI
Anche mio figlio é rientrato
tardi... Per poco mia moglie
non moriva di crepacuore...
SIGNOR GAROFFI
E’ inaudito che succedano
certe cose... Lei ci deve delle
spiegazioni...
88
DIRETTORE
Sono qui per questo
signori...Le vostre lamentele
sono più che giustificate... la
signorina Capuano mi ha
raccontato come sono andate
le cose...
SIGNOR STARDI
(POCO CONVINTO)
Ma che razza di maestro é
questo signor Perboni che usa i
nostri figli per i suoi problemi
personali?
SIGNOR GAROFFI
Forse dovrebbe prendere dei
provvedimenti...
(AL DIRETTORE)
A questo punto Margherita sbotta:
MARGHERITA
Ma che uomini siete se non
capite la gravità della
situazione in cui il maestro
Perboni si é trovato? E
comunque, con quello che é
successo non c'entra
nulla…Sono stati i ragazzi che
hanno deciso d'aiutarlo a
cercare la moglie, lui li aveva
rimandati a casa…
DIRETTORE
Ora basta signorina Capuano,
torni in classe!
(AUTORITARIO)
MARGHERITA
Si, certo… Meglio che me ne
vada!
Margherita esce dalla stanza e s’ incrocia con Perboni che si
appresta ad entrare. I due si guardano. Perboni scuote il capo, poi
entra nell'ufficio del direttore.
89
PERBONI
Signori, so perché siete qui... Al
posto vostro anche io sarei
venuto a protestare...
DIRETTORE
Quello che é successo ieri sera
con i ragazzi non trova
nessuna
giustificazione! E se uno di loro
fosse finito sotto una carrozza,
o peggio ancora sotto
l’omnibus?... Ci ha pensato? Se
l’immagina in che guaio ci
saremmo trovati?
I tre uomini si guardano e annuiscono soddisfatti.
PERBONI
(DISPIACIUTO)
So di non avere scusanti e
nemmeno ci provo a cercarle...
Voglio bene a quei ragazzi...
La sincerità di Perboni spiazza sia il direttore che i tre uomini che ora
non hanno il coraggio di ribattere. Il direttore coglie al volo
l’occasione per sbarazzarsene.
DIRETTORE
Vi assicuro che quello che é
successo non accadrà più...
(indica loro la porta) Ora se
volete scusarci...
I tre salutano con un cenno del capo ed escono dalla stanza. Rimasti
soli, il Direttore fissa enigmaticamente Perboni.
DIRETTORE
Notizie di sua moglie?
PERBONI
Cosa vuole, é molto grave.
90
DIRETTORE
Se vuole prendersi qualche
giorno di riposo per starle
vicino...
PERBONI
La ringrazio per avermelo
chiesto...
(ANNUISCE)
Il direttore prende per un braccio Perboni e lo conduce alla porta.
DIRETTORE
Vada Perboni, vada da sua
moglie, e lasci stare la
signorina Capuano... Insieme
siete un pericolo pubblico...
Perboni annuisce e sorride poi, esce dalla stanza.
153. INT. SCUOLA - CLASSE MARGHERITA - GIORNO PIOGGIA
La mano di un bambino (6 anni) disegna un pupazzetto sul vetro
appannato della finestra. P.O.V. del bambino: fuori piove a dirotto.
La Mdp, arretrando, scopre che siamo nella classe di Margherita.
Al bambino si avvicina Margherita. In mano ha un dolcetto.
MARGHERITA
Vieni, é l’ora della merenda...
BAMBINO
Ma non usciamo?
MARGHERITA
Non vedi come piove?
Il bambino, deluso, prende il suo dolcetto e torna al suo posto.
Margherita rimane alla finestra. Guarda il pupazzetto disegnato dal
bambino. Con una mano lo cancella. Si ferma e sulla strada vede
Perboni che si allontana dalla scuola camminando sotto la pioggia.
91
Margherita lo segue con lo sguardo fino a che Perboni non gira
l’angolo.
154. EXT. OSPEDALE - GIARDINO - GIORNO PIOGGIA
E’ pomeriggio e siamo sotto i colonnati dell’ospedale. Piove ancora
insistentemente. Perboni é seduto su una panca. E’ pensieroso.
All’improvviso alza lo sguardo e, all’ingresso, vede Margherita che
viene avanti. Perboni si alza e le va incontro.
PERBONI
Cosa ci fa lei qui?
MARGHERITA
Sono due giorni che non dà
notizie di sé e allora sono
venuta a trovarla e non cerchi
di mandarmi via, tanto non ci
riuscirebbe.
(fa una piccola pausa, poi)
Come sta?
Perboni allarga le braccia. Guarda Margherita, vinto dalla sua
caparbietà
TAGLIO
INTERNO:
I due ora vengono avanti, uno a fianco dell’altro. Parlano ma non
sentiamo quello che si dicono. Arrivano in un grande androne dove ci
sono tante statue di marmo. Perboni riprende a parlare...
PERBONI
Se qualcuno in quel momento
mi avesse detto che tutto
questo sarebbe finito così gli
avrei dato del pazzo... Quando
ho cominciato ad insegnare ero
pieno di entusiasmo... poi é
arrivata Emma e non riuscivo a
credere che tutta questa
fortuna fosse toccata proprio a
me. Poi, da quando si é
92
ammalata é cominciato
l’inferno... Credevo che
venendo a Torino avremmo
ricominciato daccapo ma mi
sbagliavo...
MARGHERITA
So cos’é la sofferenza... ci
sono passata anch’io…se la
cosa può consolarla e darle
forza sappia che non é solo...
PERBONI
Grazie... Ma non vorrei che a
causa mia lei avesse dei
problemi...
MARGHERITA
Guardi che io non devo rendere
conto a nessuno di quello che
faccio... Io non mi sento in
colpa di essere sua amica e lei?
Perboni sta per rispondere ma la sua risposta si ferma in gola poiché
vede venire di corsa un’infermiera (30 anni) che si ferma a pochi
metri dalla fontana e facendogli degli ampi gesti con la mano.
Cosa c’é?
PERBONI
INFERMIERA
Sua moglie ha chiesto di lei...
Perboni guarda Margherita confuso, poi s'allontana di corsa.
155. INT. OSPEDALE - STANZA DI EMMA - GIORNO
Il viso sofferente di Emma. La donna si sforza di sorridere.
EMMA
Giulio... Dov’eri? Ti ho cercato
tanto...
93
Perboni si avvicina al letto della moglie. Si siede accanto a lei.
PERBONI
Sono sempre stato qui... ma tu
dormivi...
EMMA
Prendimi la mano.
Perboni le prende la mano fra le sue e la bacia con dolcezza.
Perdonami...
EMMA
(PIANGENDO)
PERBONI
Shhhhh…Non dire niente...
EMMA
Volevo che tu soffrissi quello
che stavo soffrendo io..sarò
punita per questo, lo so.
PERBONI
Ma che dici? Ora e tutto
passato, non ci pensare...
EMMA
(A FATICA)
Però devi sapere che ho amato
solo te nella mia vita.
PERBONI
Anche io... e continuerò a
farlo... Ma ora basta parlare...
Cerca di riposare...
Perboni si rimette a sedere. Emma é spossata. Tenta di dire ancora
una cosa ma tossisce violentemente, suda freddo. Chiude gli occhi,
volge il capo dall’altro lato e si assopisce.
Giulio si alza, va alla finestra, scosta la tenda e guarda fuori, la
pioggia.
156. INT. SCUOLA - SALA PROFESSORI - GIORNO
94
Delle mani femminili passano in rassegna una lunga fila di libri
sistemata in un armadio libreria. Le mani sono quelle di Margherita.
Individuato il volume la maestrina lo sfila fuori. Ne leggiamo il titolo:
“Le avventure di Pinocchio.”
Nella sala entrano il Direttore e un giovane maestro, Angelo
Artuffo (26 anni). I due non si avvedono della presenza di
Margherita poiché la maestrina é nascosta dalle ante aperte
dell’armadio.
DIRETTORE
L’avverto Artuffo: é una classe
difficile, perciò mi raccomando:
disciplina.
(PATERNO)
Artuffo annuisce intimidito. Il Direttore prosegue:
Per ora sostituisce Perboni ma,
se si comporterà bene, quella
classe potrebbe diventare sua.
Il rumore delle ante dell’armadio che sbattono violentemente fa
sobbalzare i due uomini. Il direttore e Artuffo si girano di scatto e
vedono Margherita davanti all’armadio. Lo sguardo della ragazza é
duro.
DIRETTORE
Signorina Capuano, cosa ci fa
qui? Non dovrebbe essere in
classe?
MARGHERITA
E lei avrebbe il coraggio di fare
una cosa del genere al signor
Perboni? Proprio in questo
momento?
DIRETTORE
Ma cosa ha capito? Eppoi
questi non sono affari suoi,
vada in classe e non
(IMBARAZZATO)
95
s’intrometta in cose che non la
riguardano.
Con un gesto deciso Margherita chiude rumorosamente l’armadio e,
senza dire nulla, esce dalla sala.
ARTUFFO
(TIMIDAMENTE)
Chi é?
DIRETTORE
La signorina Capuano, una delle
nostre migliori insegnanti, una
giovane di carattere, anche se
ha volte non sa stare al suo
posto. Ma cambierà…col
tempo cambierà…
157. INT. SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO
La classe di Perboni é in subbuglio. Quasi nessuno é al proprio posto:
c’é chi discute, chi litiga strattonandosi, e chi, come Coretti, riesce a
dormire nonostante tutto quel baccano...
Un ragazzino rincorre Franti che ha la sua scarpa in mano. I due
fanno lo slalom fra i banchi. Quando sta per essere raggiunto Franti
si libera della scarpa lanciandola per aria. La scarpa sale in cielo, fa
una curva e poi plana su...
Un giornale illustrato aperto su un banco attorno a cui troviamo
Garrone, Precossi, Nelli e Il Muratorino.
Garrone prende la scarpa e la tira verso il lato opposto della classe
beccando in testa Garoffi che, seduto al suo posto, sta facendo dei
mucchietti con tutte le monete che ha in tasca.
Beccata la scarpata, Garoffi si massaggia la testa, prende la scarpa
e, a sua volta, la lancia verso la lavagna dove un gruppetto di suoi
compagni guarda DeRossi che sta disegnando. La scarpa colpisce la
spalla di DeRossi che si gira di scatto e vede solo i suoi compagni
che si sbellicano dalle risate.
96
DeRossi sta per protestare ma, proprio in quell’istante, si apre la
porta e in classe fanno il loro ingresso Il Direttore e Artuffo. Tutti gli
altri tornano di corsa ai loro posti.
DIRETTORE
(INDICANDO DEROSSI)
Ecco: lui sarebbe il capoclasse.
Si avvicina a DeRossi...
DeRossi che ci fai con quella
scarpa in mano?
DEROSSI
Non é mia...
DIRETTORE
Chi é stato venga subito qui!
Tutti guardano Garoffi. Il ragazzino si alza e a testa bassa si avvicina
al direttore che va alla cattedra di Perboni, prende la bacchetta e si
rivolge a Garoffi.
DIRETTORE
Apri le mani.
Garoffi esegue. Il Direttore gli dà un paio di bacchettate nelle mani.
Poi con un gesto deciso lo rimanda a posto e si rivolge ad Artuffo.
DIRETTORE
Visto come si fa? Impari
presto.
Esce dall’aula. Artuffo si siede al posto di Perboni.
ARTUFFO
Vai al tuo posto. (poi, con
forza, agli altri) Mi chiamo
Angelo Artuffo e, per ora, sono
il vostro maestro, sostituisco il
signor Perboni...
(A DEROSSI)
Ma, all’improvviso, come se tutti si fossero messi d’accordo, i
ragazzi con un azione repentina si alzano prendono i loro banchi e li
97
girano dando le spalle al supplente. E’ un gesto che esprime il loro
non gradimento verso il nuovo insegnante.
ARTUFFO
Rimettete subito i banchi al
loro posto o chiamo il
Direttore.
(ROSSO IN VISO)
Ma nessuno se lo fila. Artuffo stavolta é davvero disperato. Esce
dall’aula urlando:
ARTUFFO
Direttore! Direttore!
I ragazzi si alzano e, con altrettanta velocità, rimettono velocemente
i banchi com’erano prima.
Si riapre la porta e riappaiono il Direttore seguito dal maestrino.
DIRETTORE
Mi dica Artuffo, per caso ha
bevuto prima di venire a
scuola? Magari per farsi
coraggio?
(IRONICO)
ARTUFFO
Ma io... veramente... le giuro
che prima avevano girato tutti
i banchi...
DIRETTORE
Dopo la lezione passi da me
che le devo rifare il
discorsetto.
(CAUSTICO)
158. INT. OSPEDALE - CORRIDOIO - CORSIA - GIORNO
Garrone, Coretti, Nelli, Il Muratorino e Precossi e cioè il gruppo dei
ragazzi poveri, percorrono il corridoio dell’ospedale, deserto nella
tarda ora pomeridiana. Si guardano a destra e a sinistra ma non
sanno dove andare.
98
Giungono davanti ad una porta, la aprono ed entrano dentro una
corsia dove, disposti su due file, ci sono almeno una decina di letti
tutti occupati da malati anziani che si lamentano. I ragazzini si
bloccano. Si guardano attorno attratti e, nello stesso tempo,
spaventati da quelle manifestazioni di sofferenza. Ad un tratto
sentono una voce alle loro spalle.
UOMO
OFF
Che ci fate qui? Chi vi ha fatti
entrare?
I ragazzini si girano di scatto e vedono un uomo (50 anni) in
divisa da guardiano.
CORETTI
Noi cercavamo il signor
Perboni...
GUARDIANO
Fuori... Fuori... Questo non é
posto per bambini...
(BURBERO)
I ragazzi scappano via. Percorrono a ritroso il corridoio che conduce
all’esterno. Sono tutti delusi. Mentre camminano però vedono venire
verso di loro Margherita. Corrono per raggiungerla. Margherita li
abbraccia.
MARGHERITA
Non dovreste essere a casa a
studiare?
PRECOSSI
Volevamo fare visita alla moglie
del signor maestro ma quel
signore...ci ha cacciato...
MARGHERITA
Quel signore ha ragione, qui
non potete stare... Ci penserò
io a dire al signor Perboni che
siete passati... ne sarà felice...
Ora andate, ci vediamo domani
a scuola...
99
PRECOSSI
Ce lo saluti e gli dica che noi lo
aspettiamo... il supplente non
ci piace.
159. EXT. OSPEDALE - GIARDINO - GIORNO
Perboni, imbacuccato nel suo cappotto col bavero alzato, cammina
nel giardino dell’ospedale e guarda, col viso pieno di tristezza, le
foglie morte e bagnate che si staccano dagli alberi e planano per
terra, fra le pozzanghere d'acqua.
All’improvviso Margherita gli si para davanti. Perboni la vede e
sorride.
MARGHERITA
I ragazzi erano venuti a
trovarla...
PERBONI
Come stanno?
MARGHERITA
Bene...Mi hanno detto di dirle
che gli manca tanto... pare che
il nuovo maestro non riscuota
le loro simpatie.
Perboni guarda negli occhi Margherita e con una mano le indica una
panchina poco distante. I due si siedono.
PERBONI
In tutti questi giorni mi sono
spesso chiesto perché... si,
insomma, perché fa tutto
questo?
MARGHERITA
Ha mai sentito parlare di
amicizia?
100
PERBONI
Si, ma non ci credo molto...
specie a quella fra un uomo e
una donna.
MARGHERITA
Quand’é così é meglio che
vada.
(OFFESA SI ALZA)
Margherita sta per andarsene ma Giulio la trattiene per un braccio.
La guarda fisso negli occhi. Ha capito che ha esagerato:
PERBONI
Mi perdoni Margherita, ho detto
una stupidaggine...
Invece di ringraziarla la
offendo.
MARGHERITA
Lasci stare, quando sua moglie
starà meglio se vuole ne
riparleremo.
160. EXT. SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO
E’ mezzogiorno e gli alunni sciamano sul piazzale antistante la
scuola.
Enrico Bottini, Il Muratorino, Precossi e Garoffi stanno discutendo fra
di loro. Ai quattro ragazzi si avvicina Franti.
FRANTI
So che ieri siete stati
all’ospedale a trovare la
pazza...
(STRAFOTTENTE)
PRECOSSI
La moglie del signor maestro
non é pazza...
FRANTI
Si che lo é, lo sanno tutti... La
moglie di Perboni é pazza e tuo
padre é un ubriacone...
101
PRECOSSI
Almeno io un padre ce l’ho, tu
no!...
FRANTI
Ripeti cosa hai detto!?
PRECOSSI
Hai sentito...
Nella discussione interviene Enrico.
ENRICO BOTTINI
Lascialo stare.
FRANTI
Perché sennò che mi fai?
Questo!
ENRICO BOTTINI
E gli ammolla un pugno che lo colpisce in pieno viso. Beccato il
pugno, Franti gli si getta addosso. I due rotolano per terra e ben
presto vengono circondati dagli altri ragazzini presenti che li incitano
alla lotta.
La scena é vista anche da Olga che si trova poco più in là in
compagnia della governante. La ragazza vorrebbe andare a
dividerli ma la governante la trattiene a forza e la porta via. La zuffa
intanto continua.
Enrico é di sotto e sta per avere la peggio. Infatti Franti lo sta
tempestando di pugni che Enrico cerca di parare come può.
Fra i ragazzini che stanno in cerchio, a forza, si fa largo Garrone.
Si abbassa e abbranca Franti allontanandolo con uno spintone.
Enrico si rialza. Il ragazzino ha le ginocchia sbucciate, il viso graffiato
e i calzoni rotti.
GARRONE
Pulisciti che se ti vede tuo
padre ridotto così...
(A ENRICO)
102
Ai due si avvicinano anche il Muratorino e Precossi che danno delle
pacche sulle spalle ad Enrico.
161. INT. OSPEDALE - UFF. PRIMARIO GIORNO
Perboni é a colloquio con il primario (60 anni) del reparto.
PRIMARIO
Mi dispiace signor Perboni ma
qui non la possiamo più
tenere...Stanotte non ha fatto
altro che urlare svegliando
l’intero reparto... dev’essere
curata, sia per la polmonite, sia
per la testa, e qui non
possiamo farlo...
PERBONI
La capisco ma io non...
Il discorso di Perboni viene interrotto da una serie di urla
incomprensibili
PRIMARIO
Ma che succede?
(ALZANDOSI)
162. INT. OSPEDALE - CORRIDOIO - GIORNO
Emma, a piedi scalzi e in vestaglia corre inseguita da due infermieri.
Sulla soglia della porta a vetri che dà sul giardino, appaiono anche
Perboni, il primario e un’infermiera. Perboni sta per muoversi ma
viene bloccato dal primario.
PRIMARIO
Resti dov’é... ci pensano loro.
E infatti, i due infermieri raggiungono Emma, la bloccano. La donna
cerca di divincolarsi cercando di graffiare e di mordere i due
infermieri che la tengono stretta.
Perboni e il primario si avvicinano ad Emma.
103
PERBONI
Datela a me...
(AI DUE INFERMIERI)
I due infermieri gliela consegnano. Perboni l’abbraccia.
EMMA
Volevo andare a casa... Volev...
PERBONI
Ci andremo insieme a casa te lo
prometto... Ora calmati...
163. INT. OSPEDALE - CORRIDOIO - GIORNO
Perboni conduce Emma verso la sua stanza. Giunti davanti alla porta
la consegna all’infermiera che la conduce dentro seguita dal
primario.
TAGLIO
INTERNO:
Sono trascorse alcune ore. Giulio é ancora assopito accanto alla
moglie. All’improvviso però si spalanca la porta e, nella stanza
entrano due figure aristocratiche, il padre (60 anni) e la madre
(50 anni) di Emma.
Giulio si desta di soprassalto e scatta in piedi.
PADRE DI EMMA
SALUTARLO)
Prepari le sue cose, oggi stesso
ce la portiamo via...
(SENZA
PERBONI
Dove la portate e perché?...
PADRE DI EMMA
Visto che lei non é stato in
grado di curarla ci penseremo
noi a nostra figlia... Ho già
parlato col primario...
104
PERBONI
Emma non si muove da qui...
Non avete nessun diritto su di
lei...
PADRE DI EMMA
Se mia figlia é arrivata a questo
punto la colpa é sua... E’ lei che
l’ha fatta ammalare...
PERBONI
Lei non mi ha mai sopportato e
ora cerca di vendicarsi usando
la malattia di Emma...
Il padre di Emma scatta e afferra Perboni per la giacca.
PADRE DI EMMA
Non la schiaffeggio solo perché
siamo in un ospedale...
Con uno strattone Perboni si libera dalla presa. Proprio in
quell’attimo Emma si sveglia e, con voce flebile, interviene
nell’accesa discussione che c’è fra il padre e Giulio.
EMMA
Basta, smettetela! (guarda il
marito) Lasciami andare
Giulio, così anche tu avrai un
po’ di pace.
PERBONI
Ma non posso, lo capisci che
non posso... Ti amo... Come
farò senza di te?...
Emma gli accarezza i capelli. La madre della ragazza si alza e fa
cenno al marito di uscire dalla stanza.
I due escono. Rimasti soli Emma si rivolge a Giulio.
105
EMMA
Ormai sono solo un peso per
te... se mi ami veramente,
lasciami andare...
Giulio non risponde. Guarda la moglie e calde lacrime gli solcano il
viso. Stanco, distrutto e sconfitto abbandona il suo capo sul petto
di Emma che lo accarezza dolcemente.
166. EXT. STAZIONE FERROVIARIA - GIORNO
Perboni fa una carezza sul viso stanco e malato di Emma.
PERBONI
Abbi cura di te... presto ti
verrò a trovare...
Emma sta per replicare ma ai due si avvicina suo padre che la prende
per un braccio.
PADRE DI EMMA
Vieni Emma, dobbiamo
andare... il treno sta per
partire.
Aiutata dal padre Emma viene fatta salire su una carrozza. Anche
l’uomo sale e chiude lo sportello. Perboni si avvicina alla carrozza.
Emma sporge il viso fuori dal finestrino per salutare il marito un
ultima volta.
Perboni ha il viso inondato di lacrime. Anche Emma piange e si
rivolge al marito.
EMMA
Perdonami Giulio...
Ma le sue parole non le sentiamo poiché vengono sovrastate dal
rumore prodotto dalla locomotiva che mette in movimento il treno.
Grandi sbuffi di vapore coprono Perboni facendolo sparire dalla
nostra vista.
168. INT. CASA BOTTINI - SALONE - GIORNO
106
Un trenino a molla corre su dei binari adagiati su un fine tappeto
persiano.
Attorno al trenino troviamo Enrico, Garrone e Precossi, mentre il
Muratorino li guarda seduto su una poltrona.
Nella stanza, non visto, entra l’ingegner Bottini.
PRECOSSI
Che bello... Quando sono
grande voglio fare un lungo
viaggio in treno… deve essere
bello, vero?
GARRONE
Io a volte ci vado... qualche
volta ti ci porto...
Fatta la sua promessa a Precossi, Garrone si accorge che Il
Muratorino lo guarda di traverso...
...Non fare quella faccia, ci
porto anche te...
IL MURATORINO
(FELICE)
Promesso?
GARRONE
Parola d’onore!
Anche Enrico sorride a quelle tenere manifestazioni di amicizia ma si
accorge che Il Muratorino ha sporcato di calcina la poltrona. Si alza e
va per pulirla con la mano ma viene bloccato dal padre.
INGEGNER BOTTINI
Che fai? Vuoi offendere il tuo
compagno... Il lavoro non
sporca, ricordalo... vieni con
me.
I due si allontanano e l’ingegner Bottini dice qualcosa all’orecchio del
figlio che non sentiamo. Enrico annuisce sorridendo. L’ingegner
Bottini esce dalla stanza. Enrico torna dai suoi compagni. Blocca il
treno e guarda Precossi.
107
ENRICO BOTTINI
E’ tuo...te lo regalo.
Veramente?
PRECOSSI
ENRICO BOTTINI
Si, puoi prenderlo...
Garrone e Il Muratorino si guardano e sorridono felici. Precossi é
talmente emozionato che gli occhi gli si riempiono di lacrime. Si
getta su Enrico e lo abbraccia.
169. INT. CASA PRECOSSI - NOTTE
Precossi, seduto per terra sta montando davanti al fratellino (7
anni) il trenino.
FRATELLINO PRECOSSI
Di chi é?
Nostro.
PRECOSSI
Finisce di montarlo, gli da la carica e il trenino parte. Il fratellino
sorride felice. Precossi gli si avvicina e gli fa una carezza sulla testa.
Ti piace?
PRECOSSI
Il bambino annuisce. Ai due si avvicina la madre (30 anni) che ha in
braccio il figlio (4 anni) più piccolo.
PRECOSSI
Mamma, mamma... guarda cosa
mi ha regalato un mio
compagno...
MADRE DI PRECOSSI
Nascondilo e non farlo vedere a
tuo padre...
108
Proprio in quel momento si apre la porta di casa e nell’unica stanza
entra il padre di Precossi visibilmente ubriaco. I due ragazzini lo
guardano per un attimo e poi continuano a giocare.
Mentre il treno gira sotto l’occhio felice dei due fratelli, sentiamo la
voce dell’uomo:
PADRE PRECOSSI
Boia di quella ladra! Vacca
schifosa…lurida! Dove sono i
soldi che c’erano nel cassetto?
Eh, dove sono? Ostia!
OFF
Precossi alza la testa e solo ora si accorge che il padre sta
strattonando violentemente la moglie.
MADRE DI PRECOSSI
Li ho spesi per dar da mangiare
ai tuoi figli, ubriacone...
PADRE DI PRECOSSI
Sei una disgraziata, una strega
maledetta,... ma io
t’ammazzo..t'impicco io….
Detto ciò le molla un manrovescio che fa finire la donna contro il
tavolo.
Precossi si alza da terra e si getta sul padre.
PRECOSSI
Non la toccare, non la
picchiare... Vattene via...via!
VIA!
(PIANGENDO)
L’uomo solleva il figlio e lo getta per terra poi si avvicina al trenino.
Il suo scarpone rotto e infangato si abbatte sul giocattolo
schiacciandolo e rompendolo tutto.
Precossi, da terra, assiste impotente.
PRECOSSI
Perché... perché?
109
Ma l’uomo é troppo ubriaco per rispondere. Va verso il letto, vi si
getta a corpo morto e comincia a russare. Precossi si rifugia dalla
madre piangendo. La donna schiuma di rabbia e non ce la fa più a
fare quella vita di miseria e violenza.
Infatti, con un gesto improvviso, allontana il figlio, si avvicina al
tavolo e impugna un coltello decisa a colpire il marito ma Precossi la
blocca.
PRECOSSI
No, mamma, no, ti prego, non
farlo...
(IMPLORANDOLA)
La donna si ferma, guarda i tre figli che piangono terrorizzati, lascia
cadere il coltello e li abbraccia piangendo di disperazione.
170. INT. CAFFETTERIA - NOTTE
Siamo in una elegante caffetteria del centro di Torino.
Un cameriere (25 anni) dietro il suo bancone sta rimettendo a
posto dei bicchieri appena lavati.
Nel locale entra Perboni che si avvicina al banco.
PERBONI
Un cognac…
Mentre il barista gli versa il liquore l’attenzione di Perboni é attratta
dai clienti che discutono seduti attorno ai tavolini.
Un po’ appartati ci sono un ragazzo (30 anni) e una ragazza (25
anni). I due, che sono al centro di una tenera schermaglia amorosa,
parlano fitto fitto e ridono.
Perboni li guarda e sul suo volto fanno capolino prima la dolcezza e
subito dopo la tristezza. Infatti é come se in quella coppia rivedesse
se stesso ed Emma all’inizio della loro storia d’amore.
CAMERIERE
Ecco il suo cognac signore.
OFF
Ridestato dalla voce del cameriere, Perboni si gira di scatto.
110
Fa un gesto del capo per ringraziare il cameriere. Guarda il bicchiere
di cognac ma non lo prende. Con un gesto nervoso estrae dalla
tasca dei soldi, li getta sul bancone ed esce di corsa dalla caffetteria
sotto lo sguardo basito del barista.
171. INT. CASA PERBONI - AMBIENTI VARI - NOTTE
Perboni entra dentro casa. Accende un paio di lumi a petrolio. Si
guarda intorno spaesato.
Entra in camera da letto. Anche qui fa spaziare il suo sguardo
posandolo sugli oggetti appartenuti alla moglie. Apre l’armadio,
prende un vestito di Emma, l’accarezza, lo stringe a se come per
sentirne il profumo, poi lo rimette nell’armadio.
Si passa una mano fra i capelli e torna in soggiorno.
Si lascia cadere su una poltrona e nasconde la testa fra le braccia
annientato dal dolore. All’improvviso qualcuno bussa alla porta.
Perboni non si muove.
MARGHERITA
Giulio, sono Margherita.
OFF
Ma Perboni nemmeno stavolta si muove. Margherita BUSSA
nuovamente.
MARGHERITA
Mi apra, per favore, lo so che é
li, mi faccia entrare…
Perboni é come pietrificato. L’unico gesto che fa é quello di tapparsi
le orecchie per non sentire la voce della ragazza. Margherita bussa
una terza volta ma poi, vedendo che Giulio non le apre va via.
Dopo pochi istanti, Giulio si alza e va alla finestra. Guarda giù , ma la
ragazza é già lontana.
Perboni si avvicina al comò dove ci sono le medicine che prendeva la
moglie. Prende la boccetta di laudano, un bicchiere e si versa dentro
delle gocce bevendo tutto d’un fiato. Poi sprofonda nuovamente
nella poltrona.
Perboni socchiude gli occhi. Sul suo viso si disegna un espressione di
benessere e serenità: sono i benefici effetti del laudano.
111
172. INT. SCUOLA - CORRIDOIO E CLASSE PERBONI - GIORNO
Perboni cammina curvo lungo il corridoio che conduce alla sua
classe.
Ad un tratto alle sue spalle sente la voce di Margherita che lo
chiama.
MARGHERITA
Giulio, Giulio...
OFF
Perboni si ferma. Margherita lo raggiunge e nota il suo aspetto che
fa paura. Infatti, Perboni ha gli occhi gonfi e la barba lunga.
MARGHERITA
Sono contenta che sia
tornato... Si sente bene?
PERBONI
Si, grazie, sto bene... Ora devo
andare... I ragazzi sono soli...
Lei sta per dirgli qualcosa ma si blocca poiché a pochi metri da lei é
apparso il Direttore. L’uomo si avvicina e si rivolge a Margherita.
DIRETTORE
Signorina Capuano per favore
vada in classe, questo non é il
luogo per le vostre
chiarificazioni private.
Margherita, rossa di vergogna, fugge via.
Rimasti soli il Direttore si rivolge a Perboni.
DIRETTORE
I suoi alunni la stanno
aspettando.
Perboni annuisce, va via ed entra in classe. I ragazzi, che come al
solito erano impegnati nei loro traffici e nello loro piccole dispute,
tornano precipitosamente ai loro posti. Perboni raggiunge la
cattedra, si siede e fa spaziare lo sguardo sui volti dei suoi ragazzi.
112
PERBONI
Mi siete mancati... so che molti
di voi sono venuti in ospedale
per chiedere notizie di mia
moglie... vi ringrazio di cuore.
Prima di rimetterci a lavorare
però voglio che sappiate una
cosa: da questo momento la
mia famiglia siete voi...io vi
voglio bene e vorrei che anche
voi me ne vogliate…E non
voglio più punire
nessuno…Mostratemi quindi
che siete dei bravi ragazzi e…
e io…
Vorrebbe continuare ma non ce la fa. Nasconde il viso fra le mani.
A seguito di questa rivelazione tutti i ragazzi si guardano in faccia e
non sanno che fare. Molti hanno le lacrime agli occhi.
All’improvviso Precossi si alza dal banco, si avvicina al suo maestro,
estrae dalla tasca le sue biglie e le poggia sulla scrivania.
PRECOSSI
Anch'io ci voglio bene, signor
maestro…
PERBONI
Io “le” voglio bene...
(FORZANDO UN SORRISO)
Precossi allora si getta sul maestro e lo abbraccia. E’ un momento di
grande tensione emotiva. Anche Garrone crolla. Infatti affonda il viso
fra le braccia per non farsi vedere piangere.
Garoffi esce dal suo banco, si avvicina al maestro e, dalle sue tasche
estrae una merendina, una trottola, dei soldatini di piombo e una
striscia di liquirizia appoggiando tutto sul tavolo.
Seguendo l’esempio di Garoffi, ad uno ad uno, i ragazzi escono dai
banchi e raggiungono la cattedra stringendo Perboni in un grande
abbraccio.
PERBONI
Ora tornate ai vostri posti che
devo fare l’appello.
113
DEROSSI
Ci siamo tutti, manca solo
Tonino “Il Lucano.”
PERBONI
Come mai? Sta poco bene?
CORETTI
No... parte oggi, torna al
paese.
Perboni scuote la testa, nuovamente sconfitto.
173. EXT. STRADA - GIORNO
Perboni, con una borsa in mano, corre verso la stazione che si vede
in lontananza.
174. EXT. STAZIONE FERROVIARIA - GIORNO
La famiglia di Tonino “Il Lucano” sta partendo. A salutarli c’é
Margherita. La maestrina abbraccia il suo ex alunno e gli fa le ultime
raccomandazioni.
MARGHERITA
Il mio indirizzo te l’ho scritto
sul quaderno...
Tonino annuisce. Ai due si avvicina la madre di Tonino.
MADRE DI TONINO
Grazie signorina Margherita, me
l’ha cresciuto come fosse suo
figlio e questo non lo scorderò
mai.
MARGHERITA
Tonino é sempre stato uno dei
miei alunni migliori, non ho
fatto un grande sforzo a
volergli bene.
114
Ma, all’improvviso, Margherita sorride e si rivolge a Tonino.
MARGHERITA
Guarda chi c’é?
Dalla folla, correndo, sbuca Perboni. Tonino lascia Margherita e va
verso il suo maestro. I due si abbracciano.
Perboni e il padre di Tonino si guardano. Perboni nota negli occhi
dell’uomo la delusione e la sconfitta. Gli si avvicina e gli stringe la
mano. Prima che il padre di Tonino possa dire qualcosa Perboni lo
precede.
PERBONI
E’ tutta colpa mia... le avevo
fatto una promessa che non
sono stato in grado di
mantenere...
PADRE DI TONINO
Non si preoccupi, doveva anda’
accussi... E poi abbiamo saputo
di sua moglie...
Perboni apre la borsa ed estrae dei quaderni e dei libri.
PERBONI
Tieni Tonino, questi sono per
te...ogni giorno leggi un brano,
ogni giorno scrivi una frase,
promettimelo…promettimi che
continuerai a studiare...
Promesso!
TONINO IL LUCANO
PERBONI
Potrai anche essere povero ma
se sai leggere e scrivere puoi
decidere con la tua testa ed
essere un uomo libero perché
la miseria e l’ignoranza si
combattono con l’istruzione...
115
Il fischio della locomotiva annuncia che il treno sta partendo.
...Ora vai...
Un ultimo abbraccio con il suo alunno. Poi Tonino e i suoi genitori
salgono sul treno che si mette in movimento.
Perboni e Margherita visibilmente commossi li salutano per l’ultima
volta agitando le mani.
Poi si girano e si apprestano ad uscire dalla stazione.
Mentre camminano Perboni é visibilmente triste. Margherita se ne
accorge:
MARGHERITA
Non é colpa sua, non ha niente
da farsi perdonare.
PERBONI
E’ buffo, ma ogni volta che
vengo in questa stazione
incasso una sconfitta... prima
mia moglie adesso Tonino..
Perboni fa una piccola pausa, poi riprende.
PERBONI
Sono stanco, confuso, ho la
testa che mi scoppia. La notte
non riesco a chiudere occhio.
Mi passa davanti la mia vita.
Penso ad Emma, lì da sola…
MARGHERITA
Dove?
PERBONI
A Casale Monferrato, in un
manicomio... Mi sembra perfino
di sentire le grida... .
116
MARGHERITA
Provi a reagire e se non ce la fa
chieda aiuto... non si
vergogni...
PERBONI
(DURO)
Io non voglio la pietà di
nessuno, nemmeno la sua. Ho
solo una gran voglia di
spaccare tutto…
Detto ciò Perboni si blocca e guarda fisso negli occhi Margherita. I
suoi occhi sono lucidi di disperazione. Sta per dirle ancora qualcosa
ma non ce la fa. Le parole non escono. Allora scuote il capo e,
all’improvviso, va via.
Margherita fa per corrergli dietro ma capisce che é inutile e lo lascia
andare.
Su Perboni che si confonde fra la folla ed esce a passo svelto dalla
stazione c’é lo stop fotogramma.
201. EXT. SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO
Una pesante coltre di nebbia avvolge la sommità della Mole
Antonelliana e dona a Torino una luce plumbea, tipicamente
novembrina. I rami del grosso platano sono ormai completamente
spogli e grigi.
Nel piazzale antistante la Scuola Elementare Moncenisio, il libraio
solleva rumorosamente la "claire" della sua bottega.
Le lancette della grande pendola nell'androne della scuola segnano
un quarto d'ora alle ore nove e, davanti al portone, c’è ancora poca
gente.
Sotto gli occhi di Garoffi, Franti sta appoggiando una piccola scatola
a terra, accanto al portone.
GAROFFI
FREDDO)
Ma che vuoi fare?
(TREMANDO DAL
FRANTI
Adesso vedrai…
117
Il bidello intanto, avvolto in una bizzarra sciarpa arancione, sta
dando gli ultimi colpi di ramazza al pavimento poi, claudicando più
vistosamente del solito, si porta verso l'ingresso.
Attento…
GAROFFI
Franti si schiaccia contro il muro.
Intanto, il piazzale si comincia ad animare...
Da più parti cominciano ad arrivare i primi alunni accompagnati dai
genitori, poi è la volta dell’omnibus e delle prime carrozze dei ricchi.
Il bidello, dopo aver dato una malinconica occhiata al cielo, scrolla il
capo e torna dentro la scuola.
E’ il momento che Franti aspettava. Infatti apre il coperchio della
scatolina e libera un ratto dal pelo scuro e irto
GAROFFI
Baaahh, che schifo…
Il ratto, dopo aver annusato per un istante l’aria, si fionda all’interno
della scuola e sfreccia fin sotto i piedi del bidello che, nel vederlo,
lancia un urlo di ribrezzo degno di una massaia.
BIDELLO
Ahhh! Maledetta
bestiaccia…vattene via... Via,
sciò...
la ramazza mulina nell'aria e s'abbatte sul pavimento più volte,
forsennatamente. Il ratto, schizzando a destra e a manca, schiva
tutti i colpi e non ne vuol sapere di uscire dall'androne.
Franti e Garoffi, se la ridono di gusto:
FRANTI
Ah! Ah! Guardatelo, ha paura di
un topo…
GAROFFI
Prendilo... prendilo...
(INCITANDO IL BIDELLO)
118
La ramazza del bidello s'abbatte ovunque, rabbiosa ma al tempo
stesso impotente di fronte alla velocità dell'animale.
BIDELLO
Vattene fuori…bestia schifosa!
poi, come in una danza folle, il bidello fa alcuni passi indietro fino ad
urtare il direttore che sta venendo verso di lui.
DIRETTORE
Ma che fa, é impazzito?
Il bidello si volta di scatto poi, mortificato, appoggia la ramazza a
terra. Il ratto intanto scompare dietro un angolo, miracolosamente
indenne.
BIDELLO
Io… Io…mi scusi, signor
Direttore…é che c'é un
topo…un topo grosso così…
DIRETTORE
Che ci fa un topo qui dentro?
Il bidello allarga le braccia.
BIDELLO
Non saprei, l'ho visto entrare e
poi…
DIRETTORE
Lo mandi fuori … Subito!
I ragazzi che assistono alla scena sghignazzano sommessamente
FRANTI
Si…trovalo adesso, il topo…
Il direttore volge lo sguardo verso l’esterno e, nel vedere Franti che
ride, viene preso dal consueto attacco d’ira:
119
DIRETTORE
Franti! Sempre tu…Stavolta
non la passi liscia…
202. INT. CASA PERBONI - SOGGIORNO - GIORNO
Perboni con già indosso cappotto e cappello, recupera dal tavolo i
quaderni dei suoi alunni. Li mette dentro la borsa e si avvia verso la
porta.
La apre e si trova davanti suo suocero che stava per bussare. Non
appena vede il padre di Emma, Perboni resta di ghiaccio. I due uomini
si guardano in silenzio per un lunghissimo interminabile attimo.
PERBONI
E’ successo qualcosa ad
Emma?
(ALLARMATO)
PADRE DI EMMA
No... sono venuto a prendere la
sua roba...
PERBONI
Allora si sbrighi, devo andare a
scuola... (fa una piccola
pausa) Come sta?
PADRE DI EMMA
Emma? Ora bene...
(MENTENDO)
PERBONI
Che significa ora bene?
PADRE DI EMMA
Non ha detto che aveva
fretta?... Su, mi dia la roba di
mia figlia e facciamola finita...
Perboni si avvicina al comò, si abbassa e da terra prende una borsa
da viaggio che porge all’uomo.
120
PERBONI
Ecco, è tutto qua dentro:
gioielli, effetti personali,
vestiti...
Il padre di Emma apre la borsa, ne controlla il contenuto poi la
richiude, sta per andarsene ma la sua attenzione viene attratta da
una foto che c’è sul comò e che ritrae Emma e Giulio il giorno del
loro matrimonio. Si avvicina, prende la foto ma Giulio da dietro lo
blocca.
PERBONI
Lasci stare quella foto!
PADRE DI EMMA
A lei non deve restare più
niente di mia figlia, non ne è
degno...
PERBONI
Glielo ripeto un’altra volta: lasci
stare la foto!
Il tono deciso di Perboni convince l’uomo a rimettere la foto a posto.
Perboni continua.
...Io l’ho amata sua figlia...
PADRE DI EMMA
Ah! Storie! Lei l’ha uccisa
dentro, lentamente, giorno per
giorno...
PERBONI
Lei non sa niente di me e di
Emma, del calvario che
abbiamo vissuto...
PADRE DI EMMA
Questa è solo una scusa che le
serve solo per coprire le sue
colpe.... Prima di conoscerla,
Emma era sanissima, è lei che
121
l’ha fatta ammalare, lei e la sua
incapacità d’essere un uomo
avete rovinato la mia
bambina...
PERBONI
Un altro al posto mio "la sua
bambina" l’avrebbe uccisa ma
non io... io l’amavo, nonostante
le umiliazioni, nonostante tutti
gli uomini con cui mi ha
tradito...
PADRE EMMA
Cosa vuole insinuare? Non le
basta quello che ha fatto? Ora
ha pure il coraggio di infangare
l’onore di mia figlia...
PERBONI
Nella pazzia non c’è onore... A
Novara ero diventato la favola
della città, sono dovuto
scappare...
PADRE EMMA
Basta! Mi rifiuto di ascoltarla.
Lei è solo un bugiardo, un
fallito!! Emma voleva un figlio
ma lei non è stato in grado di
darglielo... lei è solo un mezzo
uomo...
Gli insulti dell’uomo arrivano come vere e proprie stilettate al cuore.
Al colmo dell’esasperazione e della rabbia, Perboni si scaglia urlando
contro il suocero.
L’uomo, preso alla sprovvista, barcolla, sbatte contro il muro.
Perboni gli è addosso e alza il pugno per colpirlo sul viso. Il padre di
Emma istintivamente si copre il volto con un braccio. In una frazione
di secondo Perboni realizza che sta sbagliando. Infatti, si blocca col
pugno a mezz’aria. Trema, ha la bocca aperta, il respiro ansimante.
122
Si scuote, si risistema i vestiti poi guarda l’uomo che è ancora
appoggiato al muro.
PERBONI
(SCONVOLTO)
Quando ha finito di rovistare
nella vita degli altri vada via da
questa casa, ma non tocchi
quella foto, sennò verrò a
cercarla fino in capo al
mondo...
Si gira, recupera la sua borsa ed esce di casa lasciando la porta
aperta.
203. INT. SCUOLA - CORRIDOIO - GIORNO
Le classi, precedute dai rispettivi maestri e maestre si apprestano a
raggiungere le aule in un vociare indistinto e confuso.
Lungo il corridoio fermi e in fila, guardati a vista dal bidello, troviamo
anche i ragazzi di Perboni, in attesa che arrivi il loro maestro.
Tutti tranne Franti che, messo in un angolo, in castigo, é controllato
personalmente dal Direttore.
Anche Margherita sta portando dentro la sua classe quando viene
affiancata dal direttore.
DIRETTORE
Ha per caso notizie di Perboni?
(BRUSCO)
MARGHERITA
No..perché?.
DIRETTORE
Anche stamattina è in ritardo...
MARGHERITA
Capisco… ma perché lo chiede
proprio a me?
DIRETTORE
Se non sbaglio siete amici no?
(SARCASTICO)
123
MARGHERITA
(GLACIALE)
E anche se fosse?... Mica sono
tenuta a sapere tutto quello
che fa...
Intanto Margherita è giunta davanti alla sua classe e si rivolge
nuovamente al Direttore...
...Ora se vuole scusarmi...
Entra dentro con i suoi alunni. Nell’androne deserto rimangono solo
la classe di Perboni, Franti e il Direttore, che, sempre più inquieto,
guarda verso l’ingresso.
Proprio in quell’attimo appare Perboni che viene avanti di corsa.
Il maestro raggiunge la sua classe e con un cenno indica ai ragazzi di
salire le scale, ma il suo sguardo si incrocia con quello del direttore.
L’uomo con un lieve cenno della mano gli indica di avvicinarsi.
PERBONI
Salite, arrivo subito.
(AI RAGAZZI)
Ma loro non si muovono. Perboni raggiunge il direttore.
PERBONI
Lo so, sono in ritardo...
(PREVENENDOLO)
DIRETTORE
Se lo vuole mettere bene in
testa che questa è una scuola
e che lei, come maestro, ha
degli obblighi ben precisi, il
primo fra tutti la puntualità.
PERBONI
Ha ragione, mi scusi...
DIRETTORE
Non mi servono le sue scuse,
voglio solo che la mattina arrivi
puntuale come i suoi
colleghi...Senta Perboni voglio
essere franco con lei: i suoi
124
metodi non mi piacciono, la sua
classe è la più indisciplinata
della scuola e questa sua
continua disattenzione per il
regolamento non è certo di
buon esempio per i ragazzi...
L’avverto: o rientra nei ranghi
o sarò costretto a prendere dei
provvedimenti.
PERBONI
I miei ragazzi saranno pure
indisciplinati, ma vedrà, col
tempo diventeranno i più bravi
di tutta la scuola!
DIRETTORE
Ah, si? Anche lui é
contemplato in questo bel
programma?
(INDICANDO FRANTI)
Perboni si sposta leggermente e, dietro il corpo del direttore, scopre
Franti.
Il ragazzo alza appena lo sguardo e sembra perfino mortificato. Il
maestro scrolla il capo rassegnato.
PERBONI
Perché, cosa ha fatto ?
DIRETTORE
Si diverte! Ecco cosa fa…porta
i topi a scuola e ride! Eccome
se ride!
PERBONI
I topi? Ma…
DIRETTORE
I topi, si…Ha presente come
sono fatti i topi? Come sono
igienici?
(poi severo, rivolto a
Franti)
125
Come devo fare con te?
Questa è una scuola lo vuoi
capire si o no? Quanto devi far
piangere ancora quella povera
donna di tua madre?
PERBONI
Per stavolta lo perdoni signor
Direttore. Franti ha capito
l’errore che ha commesso.
(guarda Franti)
E’ vero, Franti?
Ma visto che Franti tarda a rispondere Perboni, alzando una mano, gli
mima uno scappellotto. Ora Franti ha capito.
FRANTI
Si... non lo farò più lo giuro...
DIRETTORE
Che sia l’ultima che mi fai, alla
prossima facciamo un conto
unico...
PERBONI
Grazie signor direttore.
quindi si avvicina al ragazzo e gli dà un pizzicotto
FRANTI
)
Grazie signor direttore...
(FINTAMENTE DISPIACIUTO
DIRETTORE
Ora andate, ho molte cose da
fare.
Perboni e Franti si avviano verso la scalinata. Il direttore li blocca.
DIRETTORE
(ALZANDOSI IN PIEDI)
Toglimi una curiosità, ma dove
l’ hai preso quel topo, in
strada?
126
FRANTI
Nella cucina della pensione di
mia madre, era finito in
trappola e io l’ ho salvato.
PERBONI
In fin dei conti, pur trattandosi
di un topo, è stato un gesto
umanitario...
DIRETTORE
(ANDANDOSENE)
Perboni per cortesia non ci si
metta anche lei..pensi a fargli
rispettare le regole e la
disciplina, invece. E adesso
levatevi dai piedi prima che ci
ripensi...
Perboni torna verso i suoi ragazzi che, immobili, hanno ascoltato
tutta la dura reprimenda.
PERBONI
Ma vi volete muovere? Tutti
dentro!
(BRUSCO)
Perboni si ferma sulla soglia. Mentre aspetta che l’ultimo dei suoi
alunni entri, vede Margherita ferma davanti alla porta della sua
classe.
I due si guardano per un lungo attimo, poi Perboni entra nell’aula.
204. INT. SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO
Perboni raggiunge la cattedra. Si siede. Ha un attimo di cedimento,
socchiude gli occhi e con le dita si massaggia le tempie. La giornata
è cominciata proprio male!
Intanto, approfittando di quell’attimo di défaillance del maestro, i
ragazzi fanno un chiasso indiavolato.
Perboni, duro,
si rivolge ai suoi alunni.
127
PERBONI
Ora basta, dai andate ai vostri
posti che oggi non è aria...
Estrae dalla cartella i quaderni e li sbatte con violenza sulla cattedra.
PERBONI
Sono pieni di errori! Ed io vi
avverto: o prendete seriamente
la scuola o è inutile che
veniate!
I ragazzi, che non l’hanno mai visto a quel modo, capiscono che è
veramente incavolato.
Solo Franti ha il coraggio di fare una battuta a bassa voce:
FRANTI
Stanotte ha dormito sui
chiodi…
PERBONI
Prendete i quaderni e facciamo
un dettato...Avanti!
Tutti i ragazzi prendono i quaderni pronti a scrivere ma Perboni si
accorge che Coretti dorme beatamente.
PERBONI
Ma che fa Coretti dorme?
(RIVOLTO A TUTTI)
Molti alunni ridono. Garrone scatta in piedi.
GARRONE
Signor maestro, anche
stamattina si è alzato alle
quattro per aiutare il padre.
Perboni guarda Coretti e sorride.
La vista di quel bambino che dorme dopo aver aiutato il padre, ha il
potere di addolcire il suo sguardo e di fargli passare il nervosismo
che ha caratterizzato tutte le prime ore di quella giornata.
128
PERBONI
Quand’è così, va bene...
lasciamolo dormire...
(si rivolge ai suoi alunni)
Riponete i quaderni... niente più
dettato, vi racconto una storia
che è simile a quella di
Coretti...
I ragazzi memori della storia raccontata il mese prima da Perboni,
storia che li ha coinvolti e commossi, si preparano in silenzio...
PERBONI
La nostra storia si svolge a
Firenze...
205. EXT. FIRENZE - STRADA - GIORNO
Un uomo (sui quarant'anni, ma visibilmente invecchiato prima del
tempo) e un ragazzino (10 anni) di nome Vittorio camminano in
una via del centro di Firenze. I due sono padre e figlio.
Ad un tratto Vittorio si blocca, torna indietro e si ferma di fronte
alla vetrina di un negozio che vende giocattoli e materiale scolastico.
Il padre lo raggiunge. Vittorio gli indica con la mano una scatola
piena di matite. Il volto del padre si rabbuia. Spiega al figlio che non
gliela può comprare...
PERBONI
OFF
L’uomo era molto dispiaciuto di
non poter regalare quella bella
scatola di matite colorate al
figlio ma i soldi che
guadagnava come impiegato
non gli permettevano di
arrivare nemmeno alla fine del
mese...
Padre e figlio, mano nella mano riprendono a camminare.
Fatti pochi metri ora è l’uomo che si blocca di colpo poiché il suo
sguardo cade su un cartello appeso nella vetrina di una tipografia. Il
cartello recita:
129
CERCASI SCRIVANO
Il padre di Vittorio fa cenno al figlio di aspettarlo fuori ed entra nella
tipografia.
Mentre il ragazzino aspetta, vede uscire dalla cartoleria una donna
(35 anni) molto elegante in compagnia di suo figlio (8 anni).
Il bambino tiene sottobraccio una scatola di matite colorate come
quella esposta in vetrina. Gli occhi di Vittorio si velano di lacrime.
Segue con lo sguardo il bambino fortunato quando alle sue spalle
sopraggiunge il padre che lo abbraccia. L’uomo è raggiante.
PADRE VITTORIO
Ho trovato un altro lavoro...
quella scatola di matite sarà
tua...
VITTORIO
Non c’è più l’hanno venduta...
PADRE VITTORIO
E noi ne compreremo un’altra...
Ora vieni, andiamo a dirlo alla
mamma, sarà contenta…
VITTORIO
E che lavoro é?
PADRE VITTORIO
Un lavoro semplice, che posso
fare di notte, per una casa
editrice: si tratta di scrivere su
delle fascette il nome e
l'indirizzo degli abbonati. Tre
lire ogni cinquecento fascette!
206. INT. FIRENZE - CASA SCRIVANO - SOGGIORNO - NOTTE
Seduto al tavolo del soggiorno illuminato dalla flebile luce di una
lampada a petrolio, l’uomo scrive, in bella calligrafia, nomi e indirizzi
su delle fascette di carta che poi spunta da un elenco...
130
Intanto Vittorio, in un angolo della stessa stanza, è nel suo letto ma
non dorme. Con le mani appoggiate sotto la testa guarda il padre
che lavora; fascetta dopo fascetta, indirizzo dopo indirizzo.
Poco dopo gli occhi del ragazzo sembrano chiudersi dal sonno ma,
all'improvviso, il rumore della seggiola smossa, dei passi e della porta
che
si chiude svegliano ancora il ragazzo che si alza e, in punta di piedi,
si avvicina alla porta.
La apre: il piccolo corridoio è vuoto.
Vittorio torna nel soggiorno e raggiunge il tavolo...
Riaccende la lampada, si siede al tavolo e continua il lavoro di
scrittura cominciato dal padre.
207. INT. FIRENZE - CASA SCRIVANO - STUDIO - GIORNO
E’ mattina. L’uomo entra nel soggiorno e raccoglie le decine di
fascette già scritte. Le guarda, il dubbio si disegna sul suo viso. Si
gira e incrocia lo sguardo della moglie (35 anni) che sulla soglia
della stanza lo guarda con una tazza di orzo fumante in mano. La
donna capisce che c’è qualcosa che non va.
MADRE VITTORIO
Che ti succede?
PADRE VITTORIO (ESIBENDO LE FASCETTE)
Guarda quante sono... ero
convinto di averne scritte di
meno...vuol dire che sono
ancora un buon lavoratore, no?
MADRE VITTORIO
Certo…Bevi il tuo orzo che
farai tardi al lavoro...
208. INT. FIRENZE - CASA SCRIVANO - SOGGIORNO GIORNO
E’ pomeriggio. Un raggio di sole filtra nel soggiorno e illumina il viso
di Vittorio che dorme sui libri di scuola.
Nella stanza entra la madre. Si avvicina a Vittorio, lo accarezza
dolcemente.
131
MADRE VITTORIO
Vittorio, Vittorio... svegliati...
Vittorio apre a fatica gli occhi... La donna nota il visetto stanco e
smunto del figlio. Lo prende per il mento.
MADRE VITTORIO
Cos’hai, stai male?
VITTORIO
Non è niente mamma, sto bene
mamma, sono solo un po’
stanco...
209. INT. FIRENZE - CASA SCRIVANO - SOGGIORNO - NOTTE
Vittorio chino sul tavolo scrive in bella calligrafia i nomi sulle
fascette.
Sul suo silenzioso lavoro si innesta nuovamente la voce di Perboni.
PERBONI
OFF
... Povero Vittorio, anche se il
sonno lo divorava resisteva
eroicamente... andò avanti
così, per notti e notti...
210. INT. FIRENZE - CASA SCRIVANO - SOGGIORNO - GIORNO
E’ l’ora di pranzo. Lo scrivano è a tavola insieme alla figlia (6
anni). La moglie, in piedi, gli serve la minestra.
Nella stanza entra Vittorio reduce dalla scuola. Il volto del ragazzino
è molto triste. Bacia il padre.
Ciao papà...
VITTORIO
PADRE VITTORIO
Cos’è quella faccia?
132
VITTORIO
(TITUBANTE)
Niente… E' che oggi mi hanno
dato la… la pagella...
PADRE VITTORIO
E cosa aspetti a farmela
vedere?
Vittorio a malincuore apre la cartella, estrae la pagella e la dà al
padre.
Man mano che
dell’uomo.
legge i voti, il sorriso scompare dalla faccia
PADRE VITTORIO
E’ questa sarebbe una pagella?
Così ripaghi tutti i sacrifici che
faccio per mandarti a scuola?
Lavoro pure la notte per non
farti mancare nulla e tu ti
presenti con questi voti...
Vittorio non reagisce alla dura reprimenda del padre. I suoi occhi si
riempiono di lacrime.
(MORTIFICATO)
VITTORIO
Hai ragione papà, scusami...
PADRE VITTORIO
Che fai mi prendi in giro?...
(strattona il figlio alzando
il tono della voce) Il pane
che ti mangi te lo devi
guadagnare studiando! Hai
capito o no?
(DI SCATTO )
Alza la mano e lo colpisce violentemente sul viso. Sullo schiaffo
stacchiamo su...
211. INT. SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO
Perboni, che dal centro della classe, va verso una finestra e guarda
fuori. Poi si gira nuovamente verso i suoi alunni.
133
E’ finita!
PERBONI
Questa affermazione shock scatena le proteste dei suoi alunni.
ALUNNI VOCI ACCAVALLATE
Non è vero...
Lo dice per scherzo...
Così non mi piace...
Non ci credo...
Non può finire così...
Nonostante questo chiasso, Coretti continua a dormire. Perboni
sorride.
PERBONI
Ora basta... parlate piano
sennò Coretti si sveglia... E’
vero, non è finita ma volevo
vedere come avreste reagito...
(si siede e col dito indica
DeRossi) Tu, Derossi, al
posto di Vittorio dopo il
rimprovero del padre, che
avresti fatto...
DEROSSI
Gli avrei detto la verità...
(ALZANDOSI IN PIEDI)
FRANTI
Io gli bruciavo tutte le fascette
e poi sarei scappato di casa...
PERBONI
Tu le mezze misure non le
conosci vero Franti?...
FRANTI
Essere buoni procura solo guai.
I più grandi buoni sono tutti
morti ammazzati, Gesù, il
Battista...
134
PERBONI
Tu non corri questo rischio...
(poi indica Bottini)
E tu Bottini che avresti fatto?
ENRICO BOTTINI
Non l’avrei più aiutato, non se
lo meritava...
Poi con la mano indica Garoffi.
GAROFFI
Io mi sarei fatto pagare, un
soldo a fascetta...
PERBONI
Su quello che avresti fatto tu
non avevo il minimo dubbio...
comunque continuiamo...
Riprende il racconto....
212. INT. FIRENZE - CASA SCRIVANO - STUDIO - NOTTE
Nonostante il duro rimprovero ricevuto quel giorno dal padre,
Vittorio è ancora ostinatamente dietro il tavolo, chino sulle fascette.
E’ pallido, ha gli occhi cerchiati e febbricitanti, trema dal freddo e
tossisce piano per non farsi sentire.
Mentre scrive macchia d’inchiostro una fascetta già scritta.
E’ disperato. Cerca il tampone di carta assorbente. Mentre compie
questa operazione inavvertitamente lascia cadere un libro per terra.
Vittorio raccoglie il libro e subito il suo sguardo si indirizza verso la
porta del soggiorno .
La preoccupazione fa capolino sul suo viso ma la porta per fortuna
resta chiusa. Si rimette a lavorare ma all’improvviso, senza che lui se
ne accorga, la porta si apre e nella stanza si affaccia il padre.
L’uomo vede il figlio chino sulla scrivania che lavora al posto suo.
Vittorio avverte la sua presenza si gira di scatto e vede il padre. Lo
guarda implorante...
135
VITTORIO
Non picchiarmi papà, ti prego...
Lo scrivano, con le lacrime agli occhi, si avvicina a Vittorio e lo
abbraccia forte.
PADRE VITTORIO
Ma che dici, dovresti essere tu
a picchiare me per tutte le
cose ingiuste che ti ho detto...
perdonami figlio mio,
perdonami...
Vittorio si lascia andare esausto. Il padre gli tocca la fronte e si
accorge che ha la febbre...
...Lo prende in braccio e si avvia verso l’uscita dello studio.
Dal viso di Vittorio che dorme fra le braccia del padre a....
213. INT. SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO
...Quello di Coretti che continua a dormire imperterrito. Intanto nella
classe, la fine della storia scatena come sempre un vocio indistinto e
commenti a voce alta.
ALUNNI VOCI ACCAVALLATE
-E’ una bellissima storia...
-Vittorio è un eroe...
-Macché è un fesso...
-Non è vero, io avrei fatto
come
lui...
-Io nemmeno per sogno, mica
sono scemo…
-Bravo, io nemmeno…
-Io invece si…
Molti alunni escono dai banchi e si avvicinano alla cattedra per
commentare col maestro la storia appena sentita.
Perboni li calma. Poi indica Coretti che continua a dormire.
136
PERBONI
Come avete visto non é facile
lavorare e studiare…é stata
fatta una legge apposta perché
voi ragazzi possiate venire a
scuola, ma alle volte le leggi
non bastano…Ci sono bisogni e
sofferenze che noi non
conosciamo ma voi, finché
potrete, dovete studiare…
(poi, rivolto a Garrone)
Garrone per favore sveglia
Coretti, fra poco c’è la
ricreazione...
Garrone va al banco di Coretti. Il suo sguardo si incrocia con quello
altezzoso di Nobis che guarda schifato il compagno che dorme.
GARRONE
(SCUOTENDOLO)
Ehi, Coretti, sveglia... sveglia...
CORETTI
(NEL TORPORE)
La legna... ora la rimetto a
posto...
GARRONE
Ma quale legna testùn... siamo
a scuola.
Ho dormito?
CORETTI
(APRENDO GLI OCCHI)
Garrone annuisce. Coretti prosegue...
... Quanto?
GARRONE
Tutto il tempo del racconto del
mese...
Nella discussione fra i due si intromette Nobis.
137
NOBIS
Non si è mai visto uno che
viene per dormire...Ma tanto la
scuola a che ti serve?
CORETTI
(PRONTO)
A niente... ma i miei voti sono
migliori dei tuoi che sei sempre
sveglio...
NOBIS
Ma sta zitto! Sei solo un
pezzente…figlio di un
carbonaio…
A questo punto Coretti, scatta, lo prende per la collottola e lo
sbatte contro il banco. Nobis comincia ad urlare come se lo stessero
sgozzando.
NOBIS
Signor maestro, signor
maestro...
Perboni si sposta dalla cattedra ai due.
PERBONI
( A CORETTI )
Ti sei appena svegliato e già
litighi? Forse è meglio se ti
rimetti a dormire.
CORETTI
Ma ha cominciato lui, ha
insultato mio padre...
( INDICANDO NOBIS )
Perboni guarda Garrone che annuisce poi si rivolge a Coretti.
PERBONI
Lui ha sbagliato a offenderti e
tu a reagire... Domani verrete
accompagnati dai vostri
genitori...
(poi rivolto a tutti con
tono serio)
138
Ragazzi vi avverto: così non
può andare avanti. Sono stufo
di vedervi sempre litigare... Le
ho provate tutte, sono stato
comprensivo, tollerante,
amichevole, ma ora basta! O la
smettete o conoscerete un
Perboni che non vi consiglio di
conoscere... I nostri padri sono
morti per l' unità d'Italia e io
voglio una classe unita! Voi
invece l'unica cosa che sapete
fare é beccarvi come tanti
galletti…
I ragazzi lo ascoltano in religioso silenzio tutti col capo abbassato.
Perboni dopo una piccola pausa continua...
...A volte penso che ha ragione
il Direttore... con voi non ci
vogliono i sorrisi ma la frusta...
e per oggi niente ricreazione...
riprendete i quaderni
I ragazzi, visibilmente delusi, estraggono dalle cartelle i quaderni.
214. EXT. SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO
Il suono della campanella annuncia la fine delle lezioni. I ragazzi
sciamano fuori.
Olga Votini esce insieme alle due amichette già viste nel primo
episodio. Mentre camminano le tre ragazzine discutono fitto
scambiandosi chissà quali segreti. Al gruppetto si avvicina Enrico.
Olga si stacca dalle amiche e lo raggiunge. Il ragazzo si fruga nelle
stasche e le consegna una lettera sgualcita.
Tieni...
ENRICO
Olga Votini la apre subito, curiosa. Su un piccolo foglio c’é solo una
riga:
139
OLGA VOTINI
(LEGGE A VOCE ALTA)
“Chi ti é più simpatico, io o
Franti?” (resta un attimo in
silenzio, poi guarda Enrico
e sorride civetta)
Non lo so, ci devo ancora
pensare...
Chiude la lettera, si gira e raggiunge le amiche.
Enrico, per il momento soddisfatto, va via e raggiunge anche lui i
suoi compagni che, a gruppetti, sono sparsi per il piazzale.
Franti lo guarda in cagnesco...
Dal volto di Franti la MdP si sposta e va ad inquadrare l’uscita della
scuola proprio nell’attimo in cui stanno uscendo Perboni e
Margherita.
La maestrina affianca Perboni che è ancora scuro in volto.
MARGHERITA
Che l’è successo stamattina?
Aveva una faccia...
Perboni si ferma di scatto e la guarda.
PERBONI
La prego Margherita mi lasci
stare... Non ci si metta anche
lei...
MARGHERITA
Non riesco ancora a capire se
sono più stupida io o è più
maleducato lei...
(CAUSTICA)
Margherita va via. Perboni che solo ora si è reso conto di quanto è
stato scortese la insegue e la raggiunge
PERBONI
Margherita, Margherita, mi
aspetti...Ha ragione, mi sono
140
comportato da maleducato…mi
scusi…
MARGHERITA
Non deve scusarsi di nulla, la
colpa è mia che spesso entro
nelle vite della gente senza
essere invitata...
PERBONI
No…ascolti… E' la prima volta
che una persona mi dà
qualcosa senza volere niente in
cambio e questo mi ha
spaventato…tutto qui…
Margherita non risponde e ricomincia a camminare. Perboni è
spiazzato e rimane fermo. Margherita si volta:
MARGHERITA
Ma che fa lì impalato?
Andiamo...
Giulio sorride e la raggiunge. I due si allontanano.
215. EXT. - STRADA E INGRESSO CONVITTO - GIORNO
Margherita e Perboni sono per strada a pochi metri dall’ingresso del
convitto.
PERBONI
Insomma, é stata una lite
sgradevole: in vita mia non ho
mai messo le mani addosso a
nessuno ma stamattina con
mio suocero stavo per farlo,
avevo perso il controllo...vede,
faccio perfino fatica a dirgliele,
queste cose…
MARGHERITA
La capisco, ma provi a pensare
per un attimo anche ai genitori
141
di sua moglie, a quanto stanno
soffrendo...
PERBONI
Sono stanco di pensare sempre
agli altri…
MARGHERITA
Io la capisco ma non bisogna
arrendersi... Sua moglie
guarirà...
PERBONI
Io non lo credo più...
Giungono davanti all’ingresso del convitto.
MARGHERITA
Ecco siamo arrivati, io abito
qua.
PERBONI
Cos’è, un pensionato?
MARGHERITA
No, un convitto…un convitto di
suore.
Perboni la squadra dalla testa ai piedi. Sorride.
MARGHERITA
Cosa c'é?
PERBONI
Niente...cercavo di
immaginarmela vestita da
suora.
MARGHERITA
Già c’è la madre superiora che
non fa altro che immaginarmi
vestita da suora... Ho paura
che vi deluderò tutti e due...
142
Comunque grazie per avermi
accompagnata.
PERBONI
E io la ringrazio per avermi
ascoltato.
MARGHERITA
Guardi che l’amicizia è questa,
cosa pensava che fosse?
216. EXT. - STRADA E PORTONE CASA. PERBONI - GIORNO
Perboni svolta l’angolo che lo conduce al suo appartamento. Ad un
tratto si blocca poiché davanti al portone vede una donna (60
anni) dai capelli grigi e dallo sguardo dolcissimo in attesa. Ai suoi
piedi, posato per terra, c’è un borsone da viaggio. Perboni sorride e
le va incontro.
Mamma!
PERBONI
L’abbraccio fra madre e figlio è tenero ed emozionante.
...Che sorpresa... avresti
dovuto avvertirmi, sarei venuto
a prenderti alla stazione...
MADRE PERBONI
Se ti avessi avvertito che
sorpresa sarebbe stata?
PERBONI (PRENDENDO IL BORSONE)
Vieni, andiamo su... sarai
stanca...
MADRE DI PERBONI
Ora che ti ho visto non più...
217. INT. - CASA PERBONI - SALOTTO - POMERIGGIO
E’ tardo pomeriggio. Perboni è seduto al tavolo e sta correggendo
dei compiti insieme alla madre. Si vede che la donna é abituata a
143
quel lavoro. Fra madre e figlio c'é una sorta di tacita complicità. La
donna indica un tema che ha appena finito di leggere.
MADRE PERBONI
Ci sono ancora molti errori ma i
concetti sono bellissimi…
PERBONI
Ancora non mi hai detto
perché sei qui...
Si stacca dalla finestra e si gira verso il figlio.
MADRE PERBONI
Perché non potevo lasciarti
solo in un momento come
questo...
PERBONI
Non preoccuparti passerà...
anche se è dura... Da quando
Emma se n’è andata non
dormo più nemmeno nel nostro
letto... mi giro, mi guardo
attorno e vedo la casa vuota...
e anch’io mi sento come un
guscio vuoto...
MADRE PERBONI
Ricordati: non hai niente da
rimproverarti... l’hai curata
finché hai potuto, un altro al
posto tuo si sarebbe stancato
subito...
PERBONI
C’è solo una cosa che mi
spaventa: da quando è andata
via mi sembra di incominciare a
respirare...
Poi tace e fissa la madre che lo guarda attenta ma senza interferire.
Allora prosegue:
144
PERBONI
Non ci crederai ma ho trovato
anche la forza di parlare, di
confidarmi…
A questa affermazione di Giulio la madre risponde con un sorriso.
PERBONI
Lo conosco quel sorriso…
(dopo una piccola pausa) E
va bene ma non é come pensi
tu, é solo una collega,
un'amica, ma mi fa piacere
parlare con lei…
MADRE PERBONI
E se Emma tornasse?
PERBONI
Non lo so... non ci ho
pensato... a volte ho la
sensazione di vivere un
incubo... mi faccio mille
domande ma non trovo le
risposte... so solo che mi sento
in colpa...
MADRE PERBONI
Smettila! Non hai fatto nulla di
male... Non ferirti inutilmente...
Perboni si alza, indossa il soprabito, recupera i quaderni e li mette in
borsa.
MADRE PERBONI
E ora che fai?
PERBONI
Devo andare mamma, mi
aspettano...
218. INT. - SCUOLA - CORRIDOIO E CLASSE PERBONI - SERA
145
Una dozzina di uomini, (dai 25 ai 45 anni) bardati da lunghi
mantelli e con in mano dei lumi a petrolio, vengono avanti lungo il
corridoio diretti verso la classe di Perboni da dove fuoriesce un
fascio di luce. Gli uomini sono operai, artigiani, contadini.
Giunti a destinazione entrano in classe. Perboni è seduto dietro la
sua cattedra e corregge dei compiti alla luce di una lucerna.
Gli uomini lo salutano togliendosi rispettosamente i cappelli.
SALUTI IN VARI DIALETTI
All’improvviso la porta d’ingresso si apre e sulla soglia fa capolino il
visetto del Muratorino.
PERBONI
( SORPRESO NEL
VEDERLO)
E tu che ci fai qui a quest’ora?
Il Muratorino sorride e gli fa cenno di raggiungerlo.
Perboni esce in corridoio e, appoggiato al muro, vede un uomo (35
anni) grande e grosso, con il viso incorniciato da una folta barba
nera.
MURATORINO
Eccolo, lui è mio padre. Non ci
voleva venire ma io l’ho
convinto.
Perboni si avvicina, gli sorride e gli tende la mano che scompare fra
quella enorme dell’uomo.
Perboni guarda il suo alunno.
PERBONI
Ora vai a casa che c’è freddo.
A tuo padre ci penso io.
MURATORINO
Mi raccomando signor
maestro...
(poi guarda il padre)
E tu fai il bravo...
146
Perboni sorride.
PADRE MURATORINO
Vieni qua.
Il bambino si avvicina, l’uomo si abbassa e lo abbraccia teneramente.
Da questo abbraccio capiamo il rapporto privilegiato che c’è fra il
Muratorino e suo padre.
PADRE MURATORINO
Io faccio il bravo se tu mi fai il
muso di lepre.
Il Muratorino accontenta il padre e gli fa l’imitazione del musetto
della lepre.
Perboni sorride.
Dal “muso di lepre” del Muratorino al...
219. INT. - CASA PRECOSSI - SERA
... Musetto triste e serio di Precossi. Il ragazzino, seduto al tavolo,
sta scrivendo in bella copia un componimento. Accanto a lui la
madre rammenda dei vestiti.
In un giaciglio, per terra, dormono i due fratellini di Precossi.
La donna guarda il figlio.
MADRE PRECOSSI
Fai presto, nascondi tutto, che
fra poco arriva tuo padre...
PRECOSSI
Ho quasi finito mamma...
Precossi non finisce nemmeno di rassicurare la madre che la porta di
casa si apre. Madre e figlio si guardano terrorizzati.
Sulla soglia appare, anche stavolta ubriaco, Precossi padre.
147
Con un gesto veloce il piccolo Precossi chiude i quaderni e li
nasconde sulle gambe sotto il tavolo. L’uomo entra barcollando in
casa. Senza dire nulla si siede a tavola e guarda la moglie con la
testa penzoloni.
PRECOSSI PADRE
Ho fame, cosa c’è da
mangiare? Ho fame!...Allora,
cosa c'é di buono, eh?
MADRE PRECOSSI
Niente... nemmeno noi abbiamo
mangiato...
Precossi padre si alza, si allunga sul tavolo e molla un violento
schiaffo alla moglie che incassa il colpo senza fiatare a conferma di
un triste e consolidato rituale.
PRECOSSI PADRE
Non rispondermi così...taci!
Quando la sera torno voglio
trovare da mangiare in tavola...
MADRE PRECOSSI
Quando lavorerai e porterai a
casa i soldi troverai anche da
mangiare...
Intanto, i due fratellini di Precossi vengono svegliati dalle urla del
padre e assistono terrorizzati a quelle scene di violenza tenendosi
stretti.
Il piccolo Precossi si alza dal suo posto e, immaginando quello che
può accadere, si mette davanti alla madre per difenderla.
PRECOSSI PADRE
Bene.... Bene... tutti contro di
me...Bravi! Ma un giorno o
l’altro io vi ammazzo tutti..si,
tutti… vi squarto vivi, io…
Le bellicose intenzioni dell’uomo però devono fare i conti con tutto
l’alcol che ha in corpo. Infatti, all’improvviso, crolla ancora sulla
148
sedia. Rotea lo sguardo poi guarda per terra e nota i quaderni. Si
abbassa e li raccoglie.
PRECOSSI PADRE
E questi che sono?...
PRECOSSI
Non li toccare...
(ALLUNGANDO LE MANI)
PRECOSSI PADRE
Quante volte ti ho detto che in
questa casa non voglio vedere
questa roba... sei grande, è ora
che vai a lavorare... questi non
ti servono a niente...
Detto ciò strappa i quaderni del figlio in mille pezzi e li getta per
terra.
Precossi, con le lacrime agli occhi, si abbassa e recupera i pezzi dei
suoi quaderni. Si alza.
PRECOSSI
Perché? Io voglio studiare...
Precossi padre si alza, si avvicina al figlio e, senza dire nulla, gli
molla un manrovescio che lo fa cadere per terra. Gli si avvicina e lo
guarda dall’alto.
PRECOSSI PADRE
Tu da domani andrai a
lavorare...
(MINACCIANDOLO )
220. EXT. - SCUOLA - PIAZZALE - SERA
Ormai è notte fonda. Il portone si apre e Perboni esce. Arrivato nel
piazzale nota in un angolo il Muratorino che tenta di ripararsi dal
freddo saltellando e soffiandosi aria calda nella mani. Gli si avvicina.
PERBONI
Che ci fai ancora qui? Dovresti
essere a letto già da un
pezzo....
149
MURATORINO
Aspetto mio papà...
Hai freddo...
PERBONI
MURATORINO
Un poco... ma ora passa...
Proprio in quel mentre dalla scuola escono gli studenti lavoratori. Si
salutano e ognuno prende la direzione di casa. Il padre del
Muratorino raggiunge Perboni e il figlio.
PERBONI
Lo porti a casa di corsa... con
questo freddo rischia di
prendersi un malanno.
PADRE MURATORINO
Vieni, andiamo...
e lo copre con la propria mantella
MURATORINO
A domani signor maestro...
PADRE MURATORINO
Ma quale domani, tanto non ci
torno più.
MURATORINO
Lo vedremo...
Perboni, sorride, poi si gira e prende la strada di casa.
221. EXT. - SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO
L’omnibus arriva alla fermata davanti alla scuola. Gli scolari
scendono schiamazzando.
Perboni aiuta la madre a scendere. La donna si guarda in giro. Vede
la scuola.
150
MADRE PERBONI
Che bella scuola... e dove sono
i tuoi alunn...
La donna non finisce di dire la frase che viene urtata da Franti e
Garoffi, che le arrivano addosso di corsa, evidentemente inseguiti da
qualcuno...
PERBONI
Eccone due....
Franti e Garoffi guardano Perboni e la donna che per poco non
facevano cadere per terra.
FRANTI
(CON LA FACCIA
TOSTA)
Ci scusi signora... non
l’avevamo vista... (poi guarda
Perboni)
Buongiorno signor maestro...
MADRE PERBONI
Sono tutti così?....
Perboni sorride e le fa un gesto con la mano come per dire: “più o
meno”, poi congeda Franti e Garoffi che sono rimasti lì impalati.
La madre di Perboni, intanto, ha ricominciato la sua perlustrazione
visiva spaziando con lo sguardo, interessata a tutto ciò che vedono i
suoi occhi. La vista e l’atmosfera della scuola le donano
un’espressione serena e felice.
La sua attenzione viene attratta da Margherita che, a pochi metri da
lei, è alle prese con i suoi piccoli alunni.
La madre di Perboni nota con quanta grazia e con quanto amore la
maestrina sta annodando il fiocco ad un bambino.
MADRE PERBONI
E’ lei quella collega?
151
PERBONI
Si chiama Margherita... In
questi ultimi tempi mi è stata
molto vicino...
La madre lo guarda con un mezzo sorriso complice disegnato sulle
labbra. Perboni continua...
... E’ inutile che mi guardi a
quel modo, siamo solo amici...I
bambini le vogliono molto
bene…é la maestra più amata
della scuola…
Come se avvertisse che si sta parlando di lei, proprio in quel
momento Margherita si volta, vede Giulio e lo saluta con un cenno
della mano, poi fa anche un sorriso alla madre di Giulio che le
risponde con un cenno del capo.
Arrivano gli alunni. Perboni si rivolge a loro.
PERBONI
Ragazzi, questa signora è mia
madre... Via avverto che anche
lei è stata maestra quindi state
attenti a come rispondete.
I ragazzi circondano affettuosamente la donna.
La madre di Perboni, felice per l’accoglienza ricevuta, distribuisce
sorrisi e carezze.
Guardando i suoi alunni, Perboni si accorge che c’è qualcosa che non
va. Prende da parte Garrone.
PERBONI
Non vedo Precossi... Dov’è?
GARRONE
Suo padre ieri sera gliel’avrà
date di nuovo...
Precossi, con sul viso ancora i segni delle botte della sera
precedente, fa capolino dall’angolo del palazzo che sta di fronte alla
scuola.
152
Nel vederlo, Perboni gli va incontro
PERBONI
Mamma, guardameli un
attimo... torno subito...
222. EXT. - SCUOLA - PALAZZO DI FRONTE - GIORNO
PERBONI
Che fai lì, vieni…
PRECOSSI
Non vengo più a scuola... mio
padre non vuole....devo
lavorare...
PERBONI
Ma che lavorare... tu devi
studiare.
PRECOSSI
E come faccio? Mi ha strappato
tutto: libri e quaderni.
PERBONI
Non ti preoccupare te li
ricompro io, ora vieni ti voglio
far conoscere mia mamma...
PRECOSSI
No, mi vergogno...
Perboni si abbassa, gli accarezza l’occhio tumefatto e lo abbraccia.
Lo guarda e stavolta non ha il coraggio di insistere.
PERBONI
Va bene, per oggi vai a casa,
passo a trovarti nel
pomeriggio...
223. INT. - SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO
Due uomini, uno (45 anni) elegante e dall’atteggiamento severo,
l’altro (40 anni) dall’abbigliamento un po’ dimesso ma
153
dall’espressione fiera, si stringono la mano davanti ad un Perboni
soddisfatto.
Sono rispettivamente l’avvocato Nobis e il signor Coretti.
Il primo a parlare è l’avvocato Nobis.
NOBIS PADRE
Le chiedo scusa a nome di mio
figlio.
CORETTI PADRE
Ma che dice avvocato, sono
solo ragazzi.
NOBIS PADRE
E’ da ragazzi che si impara a
vivere e rispettare gli altri,
inoltre sono fiero di stringere la
mano a un glorioso soldato che
ha combattuto col nostro Re
nel quadrato del ‘66. (si
rivolge ai ragazzi) Ragazzi,
quest'uomo ha salvato la vita
al nostro Re facendogli da
scudo con il proprio corpo…mi
chiedo quanti di noi avrebbero
avuto il suo stesso coraggio…
(guarda il figlio)
Carlo, chiedi subito scusa al
tuo compagno…
Nobis si alza dal suo banco e si avvicina a Coretti.
NOBIS
Ti chiedo scusa per averti
offeso...
Coretti, che non prova rancore verso il compagno, con un gesto
improvviso lo abbraccia e a questo punto i ragazzi lasciano partire
un fragoroso applauso.
154
PERBONI
Ora basta... calmatevi...
(poi si rivolge ai due
uomini)
Vi ringrazio signori, il vostro
gesto è stato più importante di
cento lezioni...
Poi li accompagna alla porta, li ringrazia nuovamente, stringe loro la
mano e torna verso la cattedra. Si siede. Si rivolge ai suoi alunni.
PERBONI
Spero che quello che avete
visto qui oggi rimanga nelle
vostre menti... Ricordatevi che
le divisioni non servono a
nessuno. Il nostro è un paese
giovane e sta a voi renderlo
giusto, unito e rispettabile...
quindi si avvicina alla cattedra per prendere il registro di classe.
225. EXT. - SCUOLA - CORTILE INTERNO - GIORNO
E’ l’ora della ricreazione. Margherita sta facendo un girotondo con i
suoi alunni. Mentre girano cantano una filastrocca surreale e
divertente
MARGHERITA
C'era un cinese basso basso
seduto sopra un sasso…
Passano i gendarmi con un
gran fracasso…
Vedi come scappa quel cinese
basso basso…Tutti insieme,
dai|
C'era un cinese…
BAMBINI
…Basso basso seduto sopra un
sasso…
(DIVERTITA)
(IN CORO)
155
mentre i bambini continuano la filastrocca, Margherita si accorge che
Perboni è a pochi metri da lei e la guarda.
PERBONI
Lo sa che ha fatto colpo?...
MARGHERITA
Io? E su chi?
PERBONI
Su mia madre... L’ha trovata
molto brava e con i bambini...
(AVVICINANDOSI)
MARGHERITA
Da cosa l’ha capito che sono
brava?...
PERBONI
Da come li tratta ... Anche mia
madre è stata una maestra per
più di trent’anni, credo che si
sia rivista in lei.
MARGHERITA
Adesso basta bambini... andate
a giocare ma state attenti a
non farvi male...
I bambini sciamano per il cortile. Giulio e Margherita vanno a sedersi
su di un muretto.
MARGHERITA
Stamattina ho visto Precossi
che andava a casa, che è
successo?
PERBONI
La solita storia, il padre l’ha
picchiato e non vuole più
mandarlo a scuola... Gli ho
promesso che oggi passerò da
casa sua a trovarlo…?
156
MARGHERITA
Se vuole l'accompagno…
Perboni per un istante ha la tentazione d'accettare ma poi scuote la
testa.
PERBONI
La ringrazio ma é un problema
che devo risolvere da solo…
Tra i due scende un attimo di silenzio.
MARGHERITA
Notizie di sua moglie?
PERBONI
Non ne ho, ma domenica vado
a trovarla...
MARGHERITA
Le manca?
Si, certo...
PERBONI
(CAUTO)
MARGHERITA
Posso farle una domanda
personale?
PERBONI
Ci provi.
MARGHERITA
E’ difficile amare una persona
malata... lei come c’è riuscito?
PERBONI
Negli ultimi anni ho imparato ad
amare anche la sua fragilità e la
sua pazzia forse perché erano
le uniche cose che riusciva a
trasmettermi... ma non è stato
un merito. E’ accaduto e basta.
157
Perboni si ferma come se avesse detto troppo; si accorge che il
discorso sta diventando troppo intimo Margherita sente che quel
discorso sta diventando troppo intimo e quello non è il luogo adatto
per farlo. Allora prende da terra un bambino che è caduto. Lo
deposita fra le braccia di Margherita. Poi si allontana.
226. INT. - CASA PRECOSSI - POMERIGGIO
Una mano estrae da una borsa dei quaderni e dei libri nuovi di zecca
posandoli su un tavolo.
La mano è quella di Perboni.
PERBONI
Con questi puoi ricominciare a
studiare...
Precossi si avvicina al tavolo e tocca i quaderni come se volesse
ristabilire un contatto fisico con gli oggetti a lui più cari.
La madre lo guarda commossa.
MADRE PRECOSSI
Grazie signor maestro...
(guarda il figlio) Stavolta
devi nasconderli bene sennò è
la volta che tuo padre ci
ammazza veramente...
MARGHERITA
Signora Precossi, so che non
sono affari nostri ma lei
dovrebbe prendere una
decisione... così non potete
andare avanti... pensi ai suoi
figli...
MADRE PRECOSSI
Ma che posso fare?
PERBONI
Secondo me c’è un unica
soluzione: denunciarlo...
158
PRECOSSI
No, io a mio padre non lo
denuncio.
(RIBELLANDOSI)
PERBONI
Allora sarò costretto a farlo
io.... Per il vostro bene.
PRECOSSI
Se denuncia mio papà non sarà
più il mio maestro e
(prendendo i quaderni)
questi se li può tenere... non li
voglio.
Con gli occhi gonfi di pianto, li getta per terra.
PERBONI
Che ti prende? Vieni qui,
ragioniamo.
(GLI SI AVVICINA)
PRECOSSI
No, si riprenda i suoi quaderni,
tanto io a scuola non ci vengo
più.
Apre la porta di casa e scappa.
227. EXT. - PORTONE E STRADA CASA PRECOSSI - POMERIGGIO
Precossi esce di corsa dal portone di casa sua. Subito dopo appare
Perboni che lo insegue.
Ma Precossi ha un buon margine di vantaggio sul maestro. Corre più
forte e infatti riesce a fare perdere le sue tracce, confondendosi in
mezzo alla gente che cammina per strada. Perboni è costretto a
fermarsi. Si piega in due dallo sforzo. Si appoggia ad un muro.
Respira a fatica.
Sul fondo il bambino intanto s'é fermato. Fissa il maestro. Perboni
solleva lo sguardo e lo vede
159
Precossi gli si avvicina
PRECOSSI
Non ce l'ha proprio più il fiato,
vero signor maestro?
Perboni annuisce e gli fa una carezza.
PERBONI
Non ho tante cose…anche se
cerco di farle tutte…
228. INT. TRENO IN MOVIMENTO - SCOMPARTIMENTO - GIORNO
Perboni, seduto sui legni di uno scompartimento di terza classe,
osserva la donna che ha di fronte, (vestita di nero, dal volto
rurale pesantemente segnato da un reticolo di rughe nonostante sia
ancora nel fiore degli anni), quindi lascia scivolare lo sguardo su un
neonato, addormentato tranquillamente fra le sue braccia. E'
un'immagine di rara serenità, per cui perfino dolorosa per Giulio.
PERBONI (SFORDANDOSI DI SORRIDERE)
Come si chiama?
DONNA (IN DIALETTO LOMBARDO)
El me fieulet? Attilio…come il
suo nonno…le dre andà a truvà
el so papà…el lavura luntan el
so papà…
PERBONI
Ah si? E dove?
DONNA
Vicino a Casale… Per la
ferrovia…
Perboni annuisce poi lancia un occhiata al paesaggio che scorre lento
davanti ai suoi occhi. La donna intanto ha tolto dal suo fagotto un
cartoccio e lo apre.
DONNA
Se el ghà famm… prego…
160
Perboni sorride e scrolla il capo in segno di diniego. Ma lei insiste e
lui, più per cortesia che per fame, afferra un piccolo pezzo di pane e
una fettina di formaggio dal cartoccio.
Il neonato ha un sussulto e, chiudendo a pugno le manine, comincia
a strillare
DONNA
El ga famm anca lu…el me
ciccin!
e così dicendo, con estrema naturalezza, tira fuori un seno dal
vestito e lo porge alla labbra avide del piccolo.
Perboni osserva la scena, poi un ombra di incontenibile mestizia gli
attraversa lo sguardo. Appoggia la testa sul sedile e, chiudendo gli
occhi, si abbandona al proprio, muto dolore.
230. INT. - MANICOMIO - CORRIDOIO - STANZA EMMA - GIORNO
Con un mazzo di fiori in mano Perboni è a colloquio con un
infermiere (30 anni). Non sentiamo ciò che si dicono ma vediamo
l’uomo che gli indica con la mano una stanza. Perboni lo ringrazia e
si avvia verso la stanza di Emma.
STANZA DI EMMA.
Emma, molto più deperita dall’ultima volta che l’abbiamo vista, giace
a letto con gli occhi chiusi. Seduta accanto a lei c’è la madre.
All’impiedi, affacciato alla finestra che dà sul cortile interno
dell’ospedale, c’è il padre.
Si apre la porta e sulla soglia appare Giulio. Il padre di Emma si gira di
scatto.
PADRE DI EMMA
E lei che ci fa qui?
(CON RANCORE)
161
PERBONI
AVANTI)
Sono venuto a trovare mia
moglie...
Vada via…
(VENENDO
PADRE DI EMMA
E con un gesto brusco afferra il braccio di Giulio per sbatterlo fuori.
Perboni sta per reagire ma viene preceduto dalla madre di Emma.
MADRE DI EMMA
Ora basta, dovreste
vergognarvi...
tutti e due…
Si avvicina al marito e lo prende per un braccio stringendoglielo
forte. Lo guarda dura negli occhi. L’uomo capisce che la moglie non
scherza e non replica. La donna lo conduce fuori dalla stanza.
Ora Perboni è da solo con Emma. Si avvicina al letto. Deposita i fiori
sul comodino e si siede accanto alla moglie. Le accarezza con
dolcezza la testa.
Emma apre a fatica gli occhi, lo vede, si sforza di sorridere.
EMMA
(FATICA A PARLARE)
Giu...lio...
Sono io...
PERBONI
(MANO NELLA MANO)
EMMA
Ti ho aspettato tanto...
PERBONI
Ora sono qui, con te...
Giulio si alza dalla sedia, si siede sul bordo del letto con le spalle
appoggiate sulla testiera, solleva delicatamente Emma e se la
abbraccia tenendola stretta. Emma si abbandona a quel dolce
abbraccio e chiude lentamente gli occhi col sorriso disegnato sulle
labbra.
162
PERBONI
Quando partisti mi chiedesti di
perdonarti ti ricordi?... sappi
che sbagliavi, non sono io che
devo perdonare te ma tu me,
per tutte le cose che meritavi e
che non ti ho saputo dare... per
tutte le promesse che non ho
saputo mantenere... ora,
senza di te, sono un uomo che
ha perso la rotta... non
lasciarmi Emma...
(SUSSURRANDO)
Le gira delicatamente il viso per guardarla negli occhi, ma gli occhi di
Emma sono chiusi, spenti per sempre.
Sul volto di Giulio appare il terrore dettato dalla morte. La scuote.
PERBONI
Emma! Emma! Rispondimi.
Ma Emma è solo un corpo inanimato. Giulio la chiama ancora, la
implora.
Si spalanca di colpo la porta della stanza. Sulla soglia appaiono i
genitori di Emma. Varcano la soglia e si bloccano, sgomenti, nel
vedere quella penosa scena. La madre di Emma cerca rifugio nelle
braccia del marito e scoppia a piangere.
Nella stanza entra di corsa un medico (35 anni). Si avvicina al
letto. Tocca il polso di Emma e poi la giugulare.
Intanto Perboni continua a chiamare la moglie.
PERBONI
Emma! Emma!...
MEDICO
E’ inutile, non la può più
sentire...
163
Il medico toglie dalle braccia di Perboni il corpo della moglie e
appoggia la sua testa sul cuscino.
Perboni si alza. E’ come imbambolato. Gli gira la testa. Si appoggia al
muro per non cadere. La madre di Emma, si stacca dalle braccia del
marito e va verso di lui. I due si guardano e poi si abbracciano
piangendo di dolore.
Il padre di Emma guarda la moglie e il genero. Sul suo volto è ben
visibile la tempesta di sensazioni che l’ha colpito. Fa un passo verso
di loro. Si blocca. Poi però, rompe ogni indugio, si avvicina ai due e
con un gesto improvviso li cinge in un abbraccio tenero e disperato.
231. EXT. - CONVITTO - NOTTE
Perboni, col viso stravolto dal dolore, arriva davanti al portone del
convitto e tira la corda del campanello. Ma nessuno apre. Perboni ci
riprova.
Passa ancora qualche attimo e finalmente il portone si apre. Sulla
soglia appaiono Suor Maria con un lume in mano e una suorina che
abbiamo già visto in precedenza.
Desidera?
SUOR MARIA
PERBONI
Mi scusi madre, ma ho bisogno
di parlare con la signorina
Margherita...
SUOR MARIA
E proprio adesso la deve
vedere?
PERBONI
Si madre, la prego, è
importante...
Suor Maria guarda Giulio negli occhi e capisce la gravità e
l’importanza di quella richiesta. Infatti si volta verso la suorina e le fa
un cenno di assenso del capo. La suorina scompare.
164
SUOR MARIA
L’aspetti qui, ora arriva... ma
che sia la prima e l’ultima
volta...
Va via.
Rimasto solo Giulio si guarda attorno poi fa spaziare lo sguardo
verso il cielo pieno di stelle.
Giulio...?
MARGHERITA
OFF
Perboni si volta di scatto. Il suo sguardo si incrocia con quello di
Margherita che è apparsa sulla porta. C’è un attimo di silenzio che
dura un’eternità poi...
PERBONI
(CON PUDORE)
Mia moglie è morta!... Dovevo
dirlo a qualcuno sennò
impazzivo...
Margherita gli si avvicina e, non trovando le parole adeguate, si
limita ad accarezzarlo dolcemente sul viso.
PERBONI
Mi scusi, non so nemmeno
perché sono qui... spero di non
averla...
MARGHERITA
Non si preoccupi, Suor Maria è
molto comprensiva... capirà...
PERBONI
Grazie Margherita... e mi scusi
ancora... ora la lascio...
Dove va?
MARGHERITA
PERBONI
A casa... a casa...
165
La guarda con intensità. Margherita risponde allo sguardo con un
sorriso dove dentro c’è amicizia, solidarietà e tenerezza.
Perboni le gira le spalle e va via sotto lo sguardo di Margherita che
ora può lasciarsi andare ad un pianto silenzioso.
232. INT. - APPARTAMENTO PERBONI - NOTTE
Numerose lettere aperte sono sparse qua e là sul pavimento insieme
ad un nastrino di raso celeste. Il rumore dell’orologio a pendolo che
batte l’ora.
Giulio, sprofondato su una poltrona é intento a leggere l’ennesima
lettera.
Finita di leggerla la lascia cadere sul pavimento a raggiungere le
altre.
Si alza, si avvicina al comò, prende la foto che ritrae lui ed Emma il
giorno del matrimonio e si rimette a sedere. La guarda intensamente
come se volesse scoprire qualche dettaglio che gli è sfuggito tutte
le migliaia di altre volte che l’ha guardata.
E’ un uomo dilaniato dal dolore. Guarda la foto e scuote la testa
senza soluzione di continuità.
All’improvviso nella stanza entra la madre in camicia da notte.
Perboni la vede:
PERBONI
Cosa c’è mamma, perché non
dormi?
MADRE PERBONI
Come posso dormire sapendoti
in questo stato?...
PERBONI
E’ una cosa che riguarda solo
me mamma, non ti
preoccupare...
166
MADRE PERBONI
Il dolore da soli è difficile da
sopportare lo so... Quando
morì tuo padre, tu eri troppo
piccolo per ricordarlo, piansi
per giorni e giorni, l’unico mio
desiderio era morire, ma poi col
passare dei giorni mi resi conto
che dovevo andare avanti sia
per te che per lui... vivi il tuo
dolore fino in fondo, se vuoi,
ma non ti allontanare mai dalla
vita, non è giusto...
PERBONI
E cos’è la cosa giusta mamma?
MADRE PERBONI
Devi vivere! Perché tutte le
persone che ti amano vogliamo
questo...
Perboni rimane un attimo in silenzio. Annuisce, poi prende per le
spalle la madre.
PERBONI
Vieni, ti riaccompagno a letto...
La conduce fino alla porta della stanza da letto, poi torna nel salone.
Gira per la stanza. E’ visibilmente nervoso. Evidentemente le parole
della madre non sono riuscite a calmarlo.
Ad un tratto il suo sguardo cade sulla boccetta di laudano che sta
sul comò. La guarda e si gira dall’altro lato come se volesse
scacciare dalla mente quella tentazione ma poi, di scatto, si avvicina
al comò, afferra la boccetta, prende un bicchiere dal tavolo e si
versa alcune gocce di laudano che allunga con un po’ d’acqua.
233. INT. - CONVITTO - STANZA MARGHERITA - NOTTE
Margherita, seduta al suo scrittoio, riempie pagine del suo diario.
Mentre scrive fuori campo s’innesta la sua voce.
167
MARGHERITA
... Stasera avrei voluto
condividere con lui il suo
dolore... ma non sono stata
capace di dire nulla di
veramente confortante…
Stasera più che mai l’ho visto
così solo, indifeso... sono
confusa, non so come
interpretare i suoi gesti...
perché è venuto da me? Cosa
ha voluto dirmi?... Sento che
ha bisogno di me... e io vorrei
abbracciarlo, tenerlo stretto,
ma che significa tutto ciò?
OFF
Margherita rilegge la pagina appena scritta poi, posa la penna e
prende fra le mani una foto che campeggia sul tavolo. La foto ritrae
il corpo insegnanti riunito prima dell’inizio dell’anno scolastico.
Margherita si sofferma su un Giulio sorridente.
Con uno scatto rimette via la foto come se volesse rifuggire da quel
pensiero che però ha già affidato alle pagine del suo diario.
Si alza, va alla finestra, scosta la tendina e guarda fuori…
…la strada buia e deserta.
234. INT. - SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO
Stranamente, a differenza delle altre volte, i ragazzi sono tutti calmi
e tranquilli ai loro posti.
Perboni finisce di scrivere qualcosa sul registro di classe poi alza gli
occhi e guarda Garrone.
PERBONI
Garrone, per favore avvicinati.
Garrone esce dal suo banco e si avvicina alla cattedra.
Dov’è?
PERBONI
168
GARRONE
Non posso dirglielo...
PERBONI
Il tuo comportamento ti fa
onore, anch’io vorrei avere un
vero amico come te, ma non
dicendomi dov’è non gli fai un
favore lo sai vero?
Garrone non reagisce. Perboni continua...
... Vuoi che l’abbia vinta suo
padre?
No...no...
GARRONE
PERBONI
E allora dimmi dov’è...
Garrone si avvicina al maestro e gli dice qualcosa all’orecchio che
non sentiamo.
PERBONI
Grazie... ora vai a posto.
Mentre Garrone raggiunge il suo posto Perboni si rivolge a tutta la
classe.
... Su, prendete i quaderni e
fate un componimento che ha
per tema la perdita...
VOTINI
Che significa la perdita?
PERBONI
E’ semplice: dovete parlare di
quello che avete provato
quando, ad esempio, avete
perso un cane, un amico, una
169
persona cara che vi ha lasciato
e voi siete rimasti soli…
NOBIS
Posso parlare di quando è
morta mia madre?
PERBONI
COMPASSIONE)
Certo, vedo che hai capito ciò
che voglio da voi... (poi,
rivolgendosi a tutti) Io devo
assentarmiper pochi minuti, mi
raccomando scrivete e non
fate baccano...
(CON
235. EXT. - STRADA - INGRESSO FORNO - GIORNO
Giulio cammina per strada, svolta un angolo e si trova di fronte ad
un forno. Lo raggiunge e si apposta a pochi metri dall’entrata.
La sua attesa è di breve durata poiché vede uscire quasi subito dal
negozio il piccolo Precossi con un canestro pieno di pane sulla
schiena da consegnare ai clienti. Perboni lo raggiunge.
PRECOSSI
Gliel’ha detto Garrone che ero
qui, non è vero?
(SI BLOCCA)
Perboni lo aiuta a depositare per terra il pesante canestro col pane.
PERBONI
Si, ma non devi avercela con
lui... l’ha fatto solo perché ti
vuole bene, tutti a scuola ti
vogliamo bene, devi tornare...
PRECOSSI
Ma come faccio?
PERBONI
Quanto ti dà il fornaio?
170
PRECOSSI
Dieci soldi a settimana...
PERBONI
Te li dò io e tu dirai a tuo padre
che li hai guadagnati
lavorando... ci stai?
Precossi ci pensa un po’ su e poi sorride dolcemente. Perboni gli
arruffa i capelli con un gesto tenero.
Proprio in quell’attimo esce fuori il fornaio (50 anni) che vedendo
Precossi ancora lì lo rimprovera.
FORNAIO
Ancora qui stai?
PERBONI
(INDICANDOGLI IL PANE)
Si riprenda il suo pane e si trovi
un altro garzone, lui si è
appena licenziato.
FORNAIO
Ma lei chi è?
PERBONI
Sono il suo maestro e lo riporto
nell’unico posto dove deve
stare: a scuola. Se non le
dispiace…
Prende per mano Precossi e insieme vanno via sotto lo sguardo
confuso del fornaio.
236. EXT. - SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO
E’ mezzogiorno. A Torino è in corso una fitta nevicata.
Una palla di neve colpisce alle mani Garrone, proprio mentre sta per
portare alla bocca una mezza pagnotta di pane nero. Il pane vola via
e plana sulla neve fresca.
Garrone si abbassa per recuperare il pane ma viene preceduto da
Precossi che lo raccoglie anticipandolo.
171
Garrone lo guarda, gli sorride e gli mette una mano sulla spalla. I due
amici si allontanano poiché a pochi metri da loro è in corso una
feroce battaglia a colpi di palla di neve: tutti contro tutti.
Sul piazzale della scuola arriva l’omnibus tirato dai cavalli. Il mezzo
fatica non poco a fermarsi a causa del fondo scivoloso.
Dall’omnibus scendono i genitori degli alunni. Le palle di neve
colpiscono anche molti di loro che si riparano aprendo gli ombrelli.
Il caldarrostaio dalla sua postazione agita un grosso cucchiaio di
legno all’indirizzo dei ragazzi
.
La Mdp isola Enrico Bottini. Il ragazzino sta per lanciare una palla di
neve quando una delicata mano femminile si posa sulla sua spalla.
Si gira. E’ Olga Votini. Enrico lascia cadere per terra la palla di neve,
si spolvera la neve che ha sulle spalle e sorride.
ENRICO BOTTINI
Allora, ci hai pensato?
(ECCITATO)
OLGA VOTINI
Si... mi siete simpatici tutti e
due...
(CIVETTA)
E va via. La delusione appare sul volto di Enrico. Si abbassa, rifà una
palla di neve e la tira nel vuoto con un gesto di rabbia.
Dalla scuola, intanto, escono anche Perboni e Margherita.
PERBONI
Ci voleva proprio una bella
nevicat...
Non finisce di dire la frase che una palla di neve lo colpisce in pieno
petto. Margherita si mette una mano in bocca per reprimere una
risata.
A lanciare la palla di neve che ha colpito Perboni è stato Stardi.
Il ragazzino, rosso dalla vergogna, si avvicina al maestro.
172
PERBONI
Bravo, bella mira, ma se ce
l’avevi con me per qualcosa
potevi dirmelo, non cera
bisogno di prendermi a palle di
neve...
STARDI
Volevo colpire Garoffi, mi scusi
signor maestro…
Perboni si volta e vede Garoffi, con due palle di neve in mano,
nascosto dietro di lui.
PERBONI
MARGHERITA)
Venga, spostiamoci... Non
vorrei che si fossero messi
d’accordo per usarmi come
bersaglio...
(A
Mentre Perboni e Margherita si allontanano dal luogo della battaglia,
Garoffi, ora allo scoperto, lancia una palla di neve all’indirizzo di
Stardi ma sbaglia bersaglio e centra un uomo (60 anni).
UOMO
Vieni qui brutto delinquente,
ora te l’insegno io
l’educazione...
Lo prende per un braccio e sta per colpirlo ma viene bloccato da
dietro da Perboni.
PERBONI
Non si azzardi a toccarlo...
UOMO
Lei che vuole, di che
s’impiccia?
Intanto anche intorno ai due si forma un altro capannello di persone
che commentano in un brusio indistinto l’accaduto.
173
PERBONI
Ma che fa? Per una palla di
neve vuole picchiare un
bambino?
UOMO
Qualcuno dovrà pur insegnargli
l’educazione...
PERBONI
Ci scommetto che lei non ha
mai fatto a palle di neve?
UOMO
Questo che c’entra... eppoi
scusi ma chi è lei, il padre?
PERBONI
No, sono il suo maestro... ora
vada, ci penserò io a punirlo...
237. INT. - OSTERIA - SERA
La mano di un bambino deposita su un tavolo un pugno di monete.
La mano è quella di Precossi. Il tavolo è quello dove di solito siede il
padre che guarda le monete, le conta e poi sorride.
PRECOSSI PADRE
Hai visto che è meglio
lavorare...
Precossi annuisce per fare contento il padre...
L’uomo guarda nuovamente le monete che sono sul tavolo. Le divide
in due mucchietti. Ne dà uno figlio.
PRECOSSI PADRE
Questi portali a tua madre e
dille che stasera voglio trovare
da mangiare...
Precossi annuisce nuovamente prendendo i soldi. Si alza e va via...
174
Rimasto solo Precossi padre si riempie un altro bicchiere di vino.
238. INT. - APP. PERBONI - AMBIENTI VARI - NOTTE
Delle gocce di laudano cadono dentro un mezzo bicchiere d’acqua...
... A compiere questa operazione è Perboni che vediamo di spalle
davanti al comò del suo salotto.
MADRE PERBONI
OFF
Credi che con quello risolverai i
tuoi problemi?
Perboni si gira di scatto e vede la madre in camicia da notte sulla
soglia della camera da letto.
PERBONI
Che fai, adesso mi spii?...
MADRE PERBONI
No, guardo mio figlio che si
rovina la vita e non riesco a
fare niente per impedirglielo...
PERBONI
Non sono più un bambino
mamma e non permetto a
nessuno, nemmeno a te, di
intromettersi nella mia vita...
MADRE PERBONI
Dici di non essere più un
bambino ma ti comporti come
tale... ti senti derubato dalla
vita non è vero? Ma invece di
affrontarla a muso duro, l’unica
cosa che sai fare è piangerti
addosso e imbottirti di quella
schifezza... cosa credi che sia
stupida o cieca?.... Non è la
prima volta che ti vedo
prendere quella roba...
175
Perboni guarda la madre e sta per esplodere.
All’improvviso dà sfogo alla sua rabbia sbattendo violentemente il
pugno sul comò. Il calice col laudano cade spargendo il contenuto
sulla tovaglia che copre il ripiano del mobile.
Si gira ed esce di corsa dalla stanza.
MADRE PERBONI
Giulio fermati, ti prego...
Il rumore della porta dell’ingresso che sbatte la fa sobbalzare. La
donna, distrutta da quello scontro col figlio, si accascia sulla
poltrona.
239. EXT. - STRADA - LUNGOPO - NOTTE
Imbacuccato nel suo cappotto, Perboni cammina in una strada
deserta.
Nel silenzio della notte ad un tratto si ode il suono magico
dell’organetto. e’ una melodia dolce e triste nello stesso tempo.
Perboni si ferma per capire da dove proviene quel suono che ormai
gli è familiare. lo segue...
…sbuca sul tratto di lungo Po’ dove Emma tentò il suicidio.
In lontananza vede l’uomo con l’organetto che si allontana. Accelera
il passo per raggiungerlo ma ad un tratto si ferma. Il suo sguardo
cade sulla spalletta del LungoPò, dove trova una rosa. Guarda verso
l’uomo con l’organetto ma il suonatore magico si è come dissolto
nella notte.
Perboni prende la rosa, la guarda, se la porta al naso e ne assapora il
profumo, poi la getta nell’acqua e la guarda mentre galleggia,
trasportata dalla corrente verso valle.
Mentre la rosa scompare dalla sua vista alle sue spalle sente
provenire un rumore tenue ma continuo, si gira e vede una
fontanella pubblica che gocciola. Le gocce d’acqua cadendo sul
basamento di marmo producono uno strano rumore metallico.
Perboni resta a fissare le gocce d’acqua come incantato.
240. EXT./INT. - STRADE - CARROZZA IN MOVIMENTO - GIORNO
176
Franti, cartella alla mano, è per strada diretto a scuola. Mentre
cammina, ad un tratto alle sue spalle, sente il tipico rumore di una
carrozza in avvicinamento. Si gira proprio nell’attimo in cui la
carrozza lo sorpassa..
Dal finestrino della carrozza si sporge Olga che lo saluta con un
gesto della mano.
Franti sorride e si fionda all’inseguimento della carrozza. Corre con
quanto fiato ha in corpo e, dopo una breve rincorsa, finalmente la
raggiunge.
Con un balzo felino, riesce a raggiungere il predellino posteriore ed
a sedersi.
Dal lunotto della carrozza appare il viso di Olga e del fratello. Olga è
preoccupata.
OLGA
Scendi che è pericoloso...
Ma Franti scuote la testa in segno di diniego.
TAGLIO
INTERNO:
La carrozza percorre un altro pezzo di strada ma, ad un tratto, è
costretta a fermarsi a causa di un blocco stradale causato da un
carro carico di botti che si è rovesciato. Degli uomini stanno
lavorando per liberare la carreggiata spostando le botti sul bordo
della strada.
La carrozza si ferma proprio di fronte al panificio dove lavorava
Precossi.
Franti scende dal predellino e affacciandosi al finestrino va a salutare
i fratelli Votini.
OLGA
Non senti freddo?
Chi io?
FRANTI
177
OLGA
Quando ti dico una cosa la devi
fare...
FRANTI
Prima dimmi se vuoi più bene a
me o a Enrico?...
OLGA
Non c’è bisogno, la risposta la
sai già...
Franti sorride felice. Intanto gli uomini hanno liberato la strada. La
carrozza dei Votini, può ripartire. Franti torna al suo posto. Il
cocchiere frusta il cavallo che riparte. Subito dopo, dall’ingresso del
forno esce il padre di Precossi visibilmente incavolato.
241. EXT. - SCUOLA - CORTILE - GIORNO
Siamo in cortile durante l’ora della ricreazione.
I bambini di
Margherita giocano a moscacieca sotto lo sguardo protettivo della
ragazza.
PERBONI
Mi raccomando non litigate...
Li lascia e si avvicina a Margherita restandole però a qualche metro
di distanza.
PERBONI
Posso parlarle?
La maestrina annuisce in silenzio
PERBONI
Niente…volevo solo
ringraziarla...
Parlare con lei mi aiuta molto…
MARGHERITA
Gli amici servono a questo, no?
178
PERBONI
Si, ma poi io finisco sempre per
parlare di me, e non è giusto...
MARGHERITA
Se vuol sapere di me deve
invitarmi ad uscire...
PERBONI
Così semplice?
MARGHERITA
Certo, si ricorda come le dissi
quella volta alla stazione?
“Basta chiedere”.
PERBONI
Allora uno di questi giorni
troverò il coraggio di invitarla...
comunque grazie per la sua
amicizia...
MARGHERITA
Essere amici è bello ma a volte
è complicato... e anche
doloroso.
Perboni che non ha capito il significato recondito di questa
affermazione risponde sorridendo.
PERBONI
Allora devo ritenermi
fortunato, la nostra amicizia
non è né l’uno né l’altro...
Margherita si irrigidisce. Però poi capisce che la gaffe di Giulio non é
voluta e sorride.
MARGHERITA
Credo sia meglio tornare dai
nostri ragazzi.
179
la campanella che segnala la fine della ricreazione sta suonando.
242 INT. - SCUOLA - BAGNI - GIORNO
Un mezzo sigaro passa dalle mani di Garoffi a quelle di Franti.
I due monelli sono in chiusi in un gabinetto della scuola avvolto in
una densa nuvola di fumo.
FRANTI
Dai, basta adesso, andiamo...
GAROFFI
Ancora un tiro.
Aspira, tossisce....
... E’ forte... molto forte...
All’improvviso si sente il rumore della porta del bagno che si apre.
Nel bagno entra Perboni. Il maestro si guarda attorno e apre tutte le
porte.
Arriva all’ultimo gabinetto, quello che ha la finestra che sfocia sul
cortile, e la trova chiusa dall’interno.
(BUSSANDO)
PERBONI
C’è nessuno?
Franti fa segno col dito della mano a Garoffi di fare silenzio.
Perboni guarda verso l’alto e vede il fumo che ristagna nell’aria.
Senza far rumore ritorna alla porta del bagno e la chiude facendo
credere di essere uscito. Poi piano, piano si piazza davanti alla porta
del gabinetto.
Dall’interno del gabinetto sente provenire le voci di Franti e Garoffi.
FRANTI
Neanche qui si può stare in
pace...Quello è proprio uno
scocciatore... possiamo
uscire...
OFF
180
E questo?
GAROFFI
FRANTI
Ce lo fumiamo dopo...
OFF
OFF
I due ragazzi aprono la porta e si trovano davanti Perboni.
Franti e Garoffi si guardano negli occhi basiti e poi guardano Perboni
ammettendo implicitamente la loro colpa.
PERBONI
Lo scocciatore non se n’è
andato, e ora vi farà passare
un guaio che ve lo ricorderete
per un pezzo...
Allunga la mano e strappa a Garoffi il mezzo sigaro rimasto.
... Intanto questo è
sequestrato...
Se lo mette in tasca si avvicina ai due alunni e li prende per le
orecchie avviandosi verso l’uscita.
FRANTI
Che fa ci porta dal direttore?
PERBONI
Non ci penso proprio, ma per
oggi avrete una doppia razione
di compiti da fare a casa e
domani sarete interrogati.
FRANTI
Allora era meglio che ci
portava dal Direttore.
PERBONI
Non ti conviene... lo sai…
243. EXT. - STRADA - INGRESSO PASTICCERIA - GIORNO
181
Perboni, libri sottobraccio, cammina pensieroso. Da ora in poi tutta
la scena è vista dalla soggettiva di qualcuno che ancora non
sappiamo chi sia.
Giunge nei pressi di una pasticceria e vede Garrone, Precossi e il
Muratorino che con delle pale liberano dalla neve l’ingresso del
negozio.
Perboni si avvicina ai ragazzi.
PERBONI
Ma che fate?
(FERMANDOSI)
MURATORINO
Ha detto che se gli spaliamo la
neve ci dà due paste a testa.
Perboni gli si avvicina. Gli tocca la fronte sudata.
PERBONI
Stai attento, così ti prenderai
un malanno...
Stacchiamo sull’uomo che li stava osservando, nascosto all’angolo di
un palazzo. Ora lo riconosciamo: è il padre di Precossi.
L’uomo si stacca dalla sua postazione, si alza il bavero della giacca
per ripararsi dal freddo e va via.
244. INT. - PASTICCERIA - GIORNO
I visi dei tre piccoli amici sono schiacciati sul vetro del bancone della
pasticceria dove
sono esposti vassoi e vassoi pieni di ogni
prelibatezza.
Gli occhi dei ragazzini brillano dalla gioia.
Da dietro il bancone il pasticcere li guarda sorridendo.
PASTICCERE
Avanti, scegliete quello che
volete.
Garrone, Precossi e il Muratorino si guardano in faccia. L’indecisione
davanti a tutto quel ben di Dio la fa da padrona.
182
GARRONE
Quella, quella con la ciliegina
sopra la panna...
MURATORINO
Io voglio quella con la
cioccolata...
PRECOSSI
Io quella tutta gialla...
Il pasticcere dà loro le paste scelte. I tre ragazzini iniziano a
mangiare.
PASTICCERE
Queste ve l’incarto così le
portate a casa...
(PRENDENDO ALTRE PASTE)
PRECOSSI
Quando lo racconteremo agli
altri non ci crederanno.
GARRONE
Invece non dobbiamo dirlo a
nessuno. Questa è la nostra
pasticceria.
MURATORINO
Giusto...
245. INT. - CASA MURATORINO - SERA
Il pacchettino contenente la pasta viene depositato sul tavolo dal
Muratorino.
Attorno al tavolo si fiondano i due fratellini (5 e 6 anni) del
Muratorino. Guardano con occhi pieni di curiosità quel pacchetto.
La madre del Muratorino si stacca da una pentola fumante e gli si
avvicina.
183
MURATORINO
E’ una pasta mamma,
veramente erano due ma una
l’ho mangiata...
Nemmeno finisce di dire la frase che viene assalito all’improvviso da
un violento attacco di tosse.
MADRE MURATORINO
Cos’hai stai male?
MURATORINO
(TUTTO ROSSO IN VISO)
Ma no mamma, non è niente...
Il discorso fra madre e figlio viene interrotto dal rumore della porta
d’ingresso che si apre.
MADRE MURATORINO
Ecco tuo padre.
Infatti nella stanza entra il padre del Muratorino. L’uomo ha in mano
una pagnotta di pane nero. La getta sul tavolo.
PADRE MURATORINO
E’ l’ultima che mi danno a
credito, se domani non
paghiamo il conto niente più
pane...
Si avvicina alla moglie la bacia, poi bacia i due figli piccoli che gli
saltano addosso. Alla fine si avvicina al Muratorino e gli fa una
carezza sulla testa.
PADRE MURATORINO
Come sta il mio “muso di
lepre”?
Si accorge che scotta.
...Ma tu scotti, hai la febbre...
184
MURATORINO
No papà, sto bene... Adesso
devi studiare e poi ti
accompagno a scuola.
PADRE MURATORINO
Oh, no! Anche stasera?
MURATORINO
Anche stasera... sennò non ti
faccio più il muso di lepre...
PADRE MURATORINO
Quand’è così mi arrendo...
246. EXT. - SCUOLA - PIAZZALE - NOTTE
Gli studenti lavoratori di Perboni escono dalla scuola serale, fra loro
c’è anche il padre del Muratorino.
In un angolo, infreddolito, il ragazzino lo sta aspettando. Padre e
figlio si avviano insieme.
Dalla scuola esce anche Perboni.
Superato il cancello vede emergere dal buio un uomo. Quando questi
arriva sotto il lampione lo riconosce: è il padre di Precossi. Ha l’aria
dura. Si avvicina minaccioso a Perboni.
PRECOSSI PADRE
Voglio sapere perché mi sta
mettendo contro mio figlio?...
PERBONI
Anche se volessi farlo non ci
riuscirei, suo figlio la ama
troppo... nonostante tutto...
PRECOSSI PADRE
Ho capito tutto sa, la storia del
finto lavoro, dei soldi...
185
PERBONI
Che ha fatto l’ha picchiato
anche stavolta?... E adesso
vuole picchiare me?
PRECOSSI PADRE
E perché no? Lei deve lasciarmi
in pace Giovannino non è suo
figlio è figlio mio!...
PERBONI
In classe ho trenta alunni e in
qualche modo li considero tutti
miei figli ma suo figlio è un
bambino speciale: sveglio,
intelligente, con tanta voglia di
imparare ed io come suo
maestro ho il dovere di dargli
tutte le possibilità... il suo
futuro non è fare il garzone di
fornaio ma studiare e aspirare a
qualcosa di più importante...
PRECOSSI PADRE
Parole, solo belle parole...
(mette una mano in tasca
e tira fuori dei soldi) Ecco,
si riprenda i suoi soldi, non ci
servono...
PERBONI
Non era mia intenzione
offenderla... l’ho fatto per il
bene di suo figlio...
PRECOSSI PADRE
Al bene di mio figlio ci penso
io... non usi più il bambino per
i suoi scopi...
PERBONI
Ma quale scopi. Lo mandi a
scuola.
186
PRECOSSI PADRE
Solo se mi va, chiaro? E se non
le sta bene venga a trovarmi, il
posto ormai lo conosce...
buonanotte...
Si gira e va via sotto lo sguardo triste di Perboni.
247. INT. - SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO
PRECOSSI
Io fui, tu fosti, egli fu, noi
fummo, voi foste, essi furono...
La Mdp arretra velocemente scoprendo il bambino davanti alla
cattedra di Perboni. Il maestro lo guarda soddisfatto.
PERBONI
Bravo Precossi, puoi andare...
Mentre Precossi va al suo posto, Perboni gli mette il voto sul
registro di classe, poi alza lo sguardo verso i suoi alunni per decidere
chi interrogare
PERBONI
Rabucco vai alla lavagna...
Il Muratorino si alza a fatica dal posto, è pallido, gli occhi cerchiati,
tossisce. Ciononostante raccoglie le sue forze e va alla lavagna.
Prende il gessetto pronto a scrivere ma, guardandolo meglio,
Perboni si accorge che qualcosa non va.
PERBONI
Cos’è, stai poco bene?
Il Muratorino ha solo il tempo di scuotere la testa in segno di
diniego, poi cade a terra svenuto. Perboni si precipita su di lui. Lo
solleva, gli tocca al fronte.
Tutti i ragazzi scattano in piedi allarmati e si precipitano verso il loro
compagno...
187
PERBONI
Non gli state addosso, fatelo
respirare...(a Derossi)
Presto, chiama il bidello...
Derossi si fionda fuori dall’aula.
Il Muratorino, intanto, ha riaperto gli occhi e guarda Perboni.
MURATORINO
Mi scusi signor maestro...
(A FIL DI VOCE)
PERBONI
Non mi fare più di questi
scherzi capito?... Ora stai
calmo, ti riporto a casa...
248 INT. - CASA MURATORINO - GIORNO
Uno stetoscopio esplora il gracile petto del Muratorino.
Accanto al letto, oltre al medico (40 anni) che lo sta visitando, ci
sono Perboni, i genitori ed i fratelli del bambino.
Il padre del Muratorino, con gli occhi gonfi di lacrime, guarda Perboni
che gli risponde con un gesto che significa “coraggio”.
Dopo avergli sentito il petto, il medico fa mettere a sedere sul letto
il Muratorino per auscultargli le spalle.
MEDICO
Respira profondamente...
Il Muratorino esegue. Il medico ausculta in più punti con lo
stetoscopio le spalle del bambino.
Con la mano gli tocca sotto la scapola.
MEDICO
Ti fa male qua?
188
Il Muratorino annuisce. Il medico lo ricopre e lo adagia al letto.
Avvolge lo stetoscopio e guarda il padre del Muratorino.
MEDICO
Purtroppo suo figlio ha una
grave broncopolmonite... Ora
gli prescriverò delle medicine
che deve prendere subito...
PADRE MURATORINO
(DISPERATO)
Ma come faccio?... Io i soldi
non ce l’ho...
Il medico lo guarda ed ha un attimo di imbarazzo misto ad
indecisione. Le parole del padre del Muratorino l’hanno spiazzato.
Per fortuna interviene Perboni.
PERBONI
Segni tutto dottore e dia a me
la ricetta... poi mi dica quant’è
il suo onorario...
MEDICO
Capisco…ma non si
preoccupi...lasci stare…
Si avvicina al tavolo, si siede e scrive la ricetta che passa a Perboni.
Si alza, la madre del Muratorino l’aiuta a infilarsi il cappotto, poi con
un gesto improvviso gli prende la mano e gliela bacia.
MADRE MURATORINO
Grazie, dottore, grazie...
MEDICO
Ma no signora che fa? Vada,
vada da suo figlio.
(IMBARAZZATO)
249. EXT. - CASA PERBONI
189
La Mdp inquadra il muso di due possenti cavalli ai quali è attaccata
una carrozza. Perboni aiuta la madre a salire. I due si tengono la
mano.
PERBONI
Non appena arrivi a casa
scrivimi.
MADRE PERBONI
Lo farò ma tu promettimi che
avrai cura di te...
PERBONI
Stai tranquilla mamma, sento
che la fine del tunnel è vicina,
devo fare un ultimo sforzo...
Il cocchiere sale e si volta verso Perboni.
PERBONI
Quando vai a trovare papà
portagli un fiore da parte mia...
La donna annuisce poi chiude la porta della carrozza che subito dopo
si mette in movimento.
PERBONI
Ciao mamma, ti voglio bene...
MADRE PERBONI
Addio Giulio...
La carrozza acquista velocità. La madre di Perboni si affaccia dal
finestrino e, alzando il tono di voce, prosegue...
...Ah, mi raccomando quella
ragazza... non lasciartela
scappare...
PERBONI
Quale ragazza?
190
MADRE PERBONI
Margherita!
Perboni si ferma in mezzo alla strada. E' la prima volta che la madre
parla direttamente di Margherita. Scuote il capo e sorride. Poi alza il
braccio e saluta un ultima volta sua madre che diventa sempre più
piccola.
250. EXT. - STRADA DEL CENTRO - POMERIGGIO
L’orologio segna le 16:00.
Perboni, all’angolo di una via del centro, rimette nel taschino
l’orologio e si guarda attorno visibilmente nervoso. Ad un tratto,
però, sorride e fa un cenno col mano a....
... Margherita che, bellissima, gli sorride mentre attraversa la strada.
Raggiunge Perboni.
MARGHERITA
E’ da molto che aspetta?
PERBONI
No, ma ne sarebbe valsa
comunque la pena... lei è
bellissima, oggi...
Margherita incassa il complimento con un sorriso di ringraziamento
MARGHERITA
Sua madre è partita?
PERBONI
Si e mi ha raccomandato di non
lasciarmela scappare...
MARGHERITA
E lei?...
PERBONI
Io ho sempre ubbidito a mia
madre...
191
La risposta di Perboni, sebbene spiritosa, crea nei due un certo
imbarazzo. Perboni e Margherita si guardano attorno un po’
impacciati. Perboni che dovrebbe prendere l’iniziativa non sa che
fare. Margherita, finalmente, rompe gli indugi.
MARGHERITA
Allora, dove andiamo?
PERBONI
Decidiamo strada facerndo
MARGHERITA
Va bene, come vuole…
I due si avviano e, in breve, si confondono fra la gente che affolla la
via.
251. EST. PIAZZA. CAFFETTERIA
Una bella caffetteria del centro di Torino sulla cui insegna spicca
l'insegna
"Caffé Nero - Zabaione"
252.
INT. - CAFFETTERIA - POMERIGGIO
Perboni e Margherita sono seduti ad un tavolino posto accanto alla
vetrata attraverso cui si può vedere la gente che si gode la
passeggiata domenicale.
MARGHERITA
Finora ha sempre parlato di sua
madre, mai di suo padre...
PERBONI
Era un medico, è morto a
Calatafimi al seguito di
Garibaldi.
MARGHERITA
Ah…Mi dispiace...
PERBONI
E’ successo tanto tempo fa...
avevo solo cinque anni... Ma
192
adesso basta parlare di me...Mi
dica qualcosa di lei, della sua
famiglia invece…
MARGHERITA (SORSEGGIANDO IL THE)
...Parlare della mia famiglia mi
viene sempre molto difficile...
PERBONI
Coraggio…
Posa la tazza e continua...
Eravamo in otto... mio padre,
mia madre, cinque maschi e io,
la più grande... Mio padre era
un artigiano, costruiva botti,
mia madre invece faceva la
sarta... il lavoro c’era ma le
bocche da sfamare erano tante
e i soldi non bastavano mai...
così un giorno mio padre
decise di emigrare... prese mia
madre i miei fratelli e andò in
America...
PERBONI
Perché non partì con loro?
MARGHERITA
Avevo litigato con mio padre...
PERBONI
Una cosa grave?
MARGHERITA
Per lui si... voleva farmi sposare
un uomo più grande di me solo
per estinguere un debito, ma io
dissi no e lui mi cacciò di
casa...
193
PERBONI
E poi che fece?
(INCREDULO)
MARGHERITA
Mi rifugiai da mia zia, grazie a
lei potei finire gli studi... dopo
la partenza dei miei feci il
concorso da maestra, lo vinsi
ed eccomi qua: sbattuta a più
di mille chilometri di distanza...
PERBONI
Come mai non tornò in Sicilia?
MARGHERITA
La Sicilia sa essere molto bella
ma anche molto dura... per chi
non c’è nato certe cose sono
difficile da capire... Non tornai
perché per i miei compaesani
ero una poco di buono... avevo
rotto un codice di
comportamento che si perdeva
nella notte dei tempi... io,
donna, avevo disubbidito a mio
padre... comunque è acqua
passata...
PERBONI
Si trova bene a Torino?
MARGHERITA
Ora si... gli inizi però sono stati
duri, ma ho avuto la fortuna di
incontrare persone che mi
hanno voluta bene...
PERBONI
Parla di Suor Maria?...
MARGHERITA
Non solo... L’elenco sarebbe
lungo ma al primo posto ci
sono i miei alunni...
194
PERBONI
Ex, ora sono i miei...
MARGHERITA
Non ne sia troppo sicuro, nel
loro cuore c’è posto solo per la
maestrina dalla penna rossa, e
cioè io...
PERBONI
Vedremo...
MARGHERITA
Cosa ci scommette?...
PERBONI
Vedo che Garoffi ha contagiato
anche lei...
MARGHERITA
Che vuole? L’ho avuto per tre
anni...
PERBONI
Con me è bastato molto
meno...
Margherita sorride. Perboni anche.
253. EXT. - STRADA DEL CENTRO - SERA
Perboni e Margherita vengono avanti chiacchierando...
MARGHERITA
... Ora tocca a lei... In tutto
questo tempo non ho ancora
capito cosa vuole lei dalla vita?
E lei?
PERBONI
195
MARGHERITA
Lo sa già e mi ha presa anche
in giro ricorda?
PERBONI
Già i bambini... Io invece l’unica
cosa che so è che so é che ora
voglio solo vivere alla
giornata... I progetti mi
terrorizzano...
Si ferma, costringendo anche Margherita a fermarsi, la guarda e
sorride...
PERBONI
Mi sono sempre chiesto come
mai porta sempre quel
cappellino?...
MARGHERITA
E’ un regalo di mia madre, lo
fece di nascosto a mio padre...
PERBONI
E la penna rossa?
MARGHERITA
E' buffa vero? Me la regalo uno
dei miei fratelli al porto di
Palermo poco prima che si
imbarcassero... gli promisi che
l’avrei portata sempre. E’come
un filo che ci lega…
PERBONI
Le mancano?
Tanto!
MARGHERITA
Perboni sta per riprendere a camminare quando si blocca di colpo.
Dalla gente che passeggia davanti a sé vede sbucare il padre del
Muratorino. Fa un cenno col capo a Margherita che si gira.
196
L’uomo è talmente immerso nel suo dolore che passa davanti ai due
senza riconoscerli. Perboni lo chiama.
PERBONI
Signor Rabucco.
Il padre del Muratorino si ferma e si gira verso di loro.
PADRE MURATORINO
Oh, signor maestro... signorina
Margherita scusatemi, non so
dove ho la testa...
Perboni e Margherita si avvicinano all’uomo.
PERBONI
Come sta suo figlio?
PADRE MURATORINO
Come vuole che stia, sempre
peggio. Ormai non riconosce
più nessuno... abbiamo perso la
speranza.
Perboni gli stringe forte il braccio.
PERBONI
No! Non deve mollare, non
dobbiamo!
254 INT. - CASA MURATORINO - POMERIGGIO
Un mattone caldo e fumante viene avvolto in un paio di asciugamani
allargate su un tavolo. A compiere questa operazione è la madre del
Muratorino sotto lo sguardo spento del marito e quelli preoccupati di
Perboni e Margherita..
La donna prende il fagotto e si avvicina al letto del figlio dove
troviamo seduta una vecchia (70 anni) tutta vestita di nero.
La madre del Muratorino consegna il mattone alla signora. La mano
ossuta e rugosa della vecchia scopre il petto del Muratorino. Poi la
donna gli appoggia il mattone sul petto, si fa il segno della croce e
197
inizia sottovoce una strana e arcaica litania in stretto dialetto
siciliano.
VECCHIA
Signuruzzu beddu, tu chi si
ranni e potenti, San Michele
Arcangelo, San Lazzaro, San
Protaso e Gervaso livati u’ mali
da stu picciriddu, da st’angelu
binidittu... scacciati lu demoniu
da li so carni... liberatelu da la
bestia immonda... sette
nuvene... sette preghiere,
jonnu e notti, pi la gloria di
Dio...
La donna accompagna la sua litania con degli incomprensibili gesti
che fa con la mano sul corpo e sulla testa del Muratorino...
Uno dei figli più piccoli del Muratorino si avvicina alla madre.
FRATELLO DEL MURATORINO
Ma che dice quella signora?
La madre non gli risponde e gli appoggia una mano sulle labbra. Il
Muratorino intanto smania, tutto sudato. Di colpo Perboni si avvia
verso l’uscita.
MARGHERITA
Dove va?
PERBONI
A cercare un medico...
Non possiamo lasciarlo in mano
alle fattucchiere...
255. EXT. - STRADA CASA MURATORINO - SERA
Una carrozza si ferma davanti al portone del palazzo dove abita il
Muratorino.
Dalla carrozza scendono Perboni e il primario dell’ospedale che curò
Emma. (già visto nel primo episodio)
198
PERBONI
Venga professore è di qua...
I due scompaiono all’interno del portone.
256. INT. - CASA MURATORINO - SERA
Il Muratorino giace a letto ormai moribondo. Accanto a lui il padre la
madre ed i fratelli lo guardano inebetiti, senza più lacrime. Bussano
alla porta.
La madre del Muratorino fa cenno col capo al marito di andare ad
aprire.
L’uomo si alza e apre la porta. Vede Perboni e il primario. Senza dire
nulla si fa da parte per lasciarli passare.
Perboni con un gesto della mano conduce il primario dal Muratorino.
Il luminare posa la borsa sul comodino e per prima cosa sente il
polso del ragazzino. Guarda la madre del Muratorino.
PROFESSORE
Signora, porti via i bambini..
La madre del Muratorino si alza e si allontana con i figli più piccoli.
Mentre il medico tira fuori lo stetoscopio per visitare il Muratorino, il
padre del bambino si avvicina a Perboni. Non parla ma con lo
sguardo gli trasmette tutta la sua disperazione. Poi, distrutto si
accascia sulla sedia lasciata libera dalla moglie. Perboni gli va vicino e
gli appoggia una mano sulla spalla.
PERBONI
Non si preoccupi... andrà tutto
bene...
Il padre del Muratorino, per cercare conforto, appoggia la sua
manona su quella di Perboni.
257. EXT. - STRADA - POMERIGGIO
199
Perboni e un gruppetto di ragazzi (Garrone, Derossi, Enrico Bottini,
Coretti, Precossi e Nelli) sono sulla via che conduce alla casa del
Muratorino. Il piccolo corteo procede in silenzio. I volti dei ragazzi
sono visibilmente tristi. Ognuno di loro ha in mano un regalino per il
Muratorino. Chi della frutta, chi un dolce, chi un quaderno nuovo...
Mentre stanno per raggiungere il portone Enrico si avvicina a
Perboni.
ENRICO BOTTINI
Guardi chi c’è signor maestro.
Perboni guarda nel punto indicato e vede Franti che evidentemente li
segue da tempo.
Franti rimane fermo. Perboni gli fa cenno di raggiungerli.
Franti attraversa la strada e li raggiunge.
Il ragazzino guarda il maestro e gli chiede scusa con gli occhi per ciò
che è successo in classe in mattinata. Perboni sorride e gli dice:
PERBONI
Il Muratorino sarà contento di
vederti... (poi, rivolto a
tutti)
Mi raccomando... ricordatevi
che il vostro compagno sta
molto male...
Si gira e entra nel portone seguito dai ragazzi.
258. INT. - CASA MURATORINO - POMERIGGIO
Perboni e i ragazzi si avvicinano silenziosamente al letto del
Muratorino. Dietro di loro scorgiamo il padre e la madre del bambino.
Nel vedere il loro compagno che sta lottando contro la morte molti
dei ragazzi hanno le lacrime agli occhi. Anche Franti è commosso ma
tenta in tutti i modi di non darlo a vedere.
Garrone e Precossi si avvicinano al comodino e vi depositano la
frutta.
200
Il maestro si stacca dai suoi alunni e si avvicina al padre del bambino.
PERBONI
Come sta oggi?
PADRE MURATORINO
Come ieri, gli parlo, gli parlo ma
non mi risponde... il mio
bambino, il mio muso di lepre...
Perboni lo abbraccia.
PERBONI
Coraggio signor Rabucco.
Perboni lascia l’uomo e si avvicina al capezzale del Muratorino. Si
siede accanto a lui. Con dolcezza gli accarezza la testa e gli parla
all’orecchio.
PERBONI
Antonio, Antonio, sono io, il
tuo maestro... con me ci sono i
tuoi compagni...
Ma il Muratorino non dà segni di vita.
Con un cenno del capo Perboni invita Garrone ad avvicinarsi
all’amico.
PERBONI
Vieni, provaci tu...
Garrone si siede sul bordo del letto e gli prende la mano.
GARRONE
Antonio, sono Garrone, mi
senti?
Poi dalla tasca della giacca estrae una pasta al cioccolato e la mette
sul comodino.
201
...Guarda cosa ti ho portato?
Una pasta della nostra
pasticceria, ricordi?
All’improvviso come per miracolo il Muratorino apre gli occhi e
accenna a un sorriso.
Garr...o...ne.
MURATORINO
GARRONE
Mi ha riconosciuto.
(A PERBONI)
Perboni annuisce.
PERBONI
Dai, parlagli ancora...
Garrone sta per farlo ma viene interrotto dal Muratorino.
MURATORINO
Quante te ne sei mangiate di
paste?
GARRONE
Solo due, ma quando guarirai
per festeggiare ci mangeremo
tutta la pasticceria va bene?
Il Muratorino sorride.
La madre del bambino scoppia a piangere. Il marito le si
avvicina e l’abbraccia.
Perboni fa segno ai ragazzi che è ora di andare.
PERBONI
Dai, ora salutatelo e andiamo...
lasciamolo riposare...
I ragazzi si avvicinano al letto. Gli depositano accanto i loro teneri
regalini.
202
VOCI RAGAZZI ACCAVALLATE
...Ciao Antonio,...
...Torna presto....
...Noi ti aspettiamo...
...Guarisci...
I ragazzi si apprestano ad uscire dalla stanza. All’improvviso Franti
torna indietro.
FRANTI
(MOSTRANDOGLI IL PUGNO)
Ehi Muratorino, guarda che se
non guarisci dovrai fare i conti
con me...
Il Muratorino sorride debolmente.
GARRONE
Signor maestro voi andate io
resto ancora un poco con lui.
Perboni gli sorride e gli dà una affettuosa pacca sulla spalla.
PERBONI
Va bene, ma mi raccomando
non farlo stancare...
259. INT. - SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO
Nella classe di Perboni, in assenza del maestro, fra i ragazzi c’è
agitazione.
Infatti sono riuniti a gruppetti e discutono fitto fra di loro...
ENRICO BOTTINI
Chissà a chi le daranno questo
mese...
NOBIS
Uno è Derossi questo è
sicuro...
FRANTI
A me non me la daranno mai...
(A GAROFFI RIDENDO)
203
VOTINI
L’unico a cui non la daranno di
certo è il Muratorino con tutte
le assenze che ha fatto...
Improvvisamente si apre la porta e in classe rientra Perboni. Tutti i
ragazzi tornano velocemente ai loro posti. Perboni va dietro la sua
cattedra. In classe c’è ancora brusio.
PERBONI
Su fate silenzio e ascoltatemi...
Il consiglio dei maestri si è
riunito in presenza del direttore
ed ha deciso che per questo
mese le medaglie vanno a
Derossi....
Al nome di DeRossi c’è un brusio generale poiché era scontato.
Perboni prosegue:
.... E a Precossi.
Al nome di Precossi tutti gli alunni si guardano in faccia con un
espressione di stupore.
Garrone si avvicina a Precossi e gli dà un’affettuosa pacca sulla
spalla.
GARRONE
Bravo, te la sei proprio
meritata.
Il piccolo Precossi che non ha ancora realizzato di aver vinto la
medaglia, lo guarda basito come per dire “Io?”. Garrone prosegue...
...Hai capito bene? Proprio tu...
hai vinto la medaglia.
A questo punto Precossi scatta in piedi esplodendo in un grido
liberatorio e alza le braccia al cielo in segno di vittoria.
Poi si siede, stravolto dall’emozione. E’ talmente felice che ha le
lacrime agli occhi.
204
Perboni lo guarda e sorride condividendo la sua felicità.
Enrico Bottini, Nelli, Coretti, Derossi e altri si avvicinano al suo banco
e si complimentano con lui dandogli delle pacche sulle spalle.
Anche Franti va a complimentarsi, ma a modo suo...
FRANTI
Mi raccomando Precossi,
nascondi la medaglia che se la
vede tua padre se la va a
vendere subito...
Garrone si gira di scatto e lo guardo storto... Franti prosegue
allargando le braccia...
Calmati... stavo scherzando...
E va via bofonchiando...
... In questa classe nessuno
capisce mai quando uno
scherza... son troppo buoni,
poveretti...
260. EXT. - SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO
Siamo all’uscita della scuola e il piazzale, come ogni giorno, pullula
di varia umanità. Garrone, Enrico Bottini e Precossi sono davanti al
venditore di caldarroste.
Enrico, l’unico dei tre che ha qualche soldo, mette la mano in tasca
ed estrae una moneta allungandola all’uomo. Il caldarrostaio riempie
un cartoccio di castagne e lo dà al nostro amico.
I tre ragazzini si allontanano e, con le mani, cominciano ad attingere
all’interno del cartoccio.
Mentre mangiano vedono Perboni e Margherita attraversare il
piazzale e andare via insieme.
205
ENRICO BOTTINI
Secondo voi, prima o poi si
fidanzeranno?
(A GARRONE)
GARRONE
La maestra mica è come Olga
che non sa chi scegliere fra te
o Franti... quella secondo me
ha già scelto…
Mentre i due parlano Precossi continua imperterrito a pescare nel
cartoccio di caldarroste.
ENRICO BOTTINI
Tu ti sei mai innamorato?
GARRONE
No e non ho nessuna
intenzione di farlo...
ENRICO BOTTINI
Ma non c’è nessuna che ti
piace?
GARRONE
Si... la signorina Margherita...
PRECOSSI
Mi dispiace ma è già
impegnata...
ENRICO BOTTINI
Con chi col maestro Perboni?
PRECOSSI
No... con me...
(RIDENDO)
A questa affermazione anche Enrico e Garrone ridono di gusto.
Si mettono le mani sulle spalle e raggiungono gli altri.
261. EXT. - STRADA - INGRESSO OSTERIA - GIORNO
206
Perboni e Margherita giungono davanti all’osteria frequentata dal
padre di Precossi.
PERBONI
Mi aspetti qui. Faccio in un
attimo.
MARGHERITA
Mi raccomando, veda di non
farsi picchiare di nuovo...
Perboni le sorride.
(PREOCCUPATA)
PERBONI
Che fa, si preoccupa per me?
MARGHERITA
Vada e si ricordi quello che le
ho detto...
Perboni guadagna l’ingresso dell’osteria.
262. INT. - OSTERIA - GIORNO
Il padrone dell’osteria è dietro il bancone intento a pulire i bicchieri.
Vede entrare Perboni, esce dal bancone e gli va incontro.
Dove va?
OSTE
PASSO)
(SBARRANDOGLI IL
PERBONI
Dal signor Precossi...
OSTE
Non glielo consiglio...oggi è
veramente fuori di testa...
PERBONI
Non si preoccupi...
(SCANSANDOLO)
207
OSTE
Contento lei... ma l’avverto se
mi crea problemi stavolta gliele
suono pure io...
Perboni si avvicina al tavolo dove, come al solito, da solo, siede il
padre di Precossi.
L’uomo, nonostante i fumi dell’alcol, non appena lo vede lo
riconosce.
PRECOSSI PADRE
Stavolta cos’è venuto a fare?
Perboni non risponde. Il padre di Precossi continua scuotendo la
testa...
Certo che lei ne ha di
coraggio...
(gli offre una
sedia)
...dai, si sieda.
Perboni si siede. Il signor Precossi gli versa un bicchiere di vino.
Il maestro stavolta lo beve.
PRECOSSI PADRE
Allora, cosa mi deve dire?
PERBONI
Voglio parlarle di un bambino
dal viso sempre triste ma dal
cuore grande come pochi...
questo bambino ha dimostrato
a tutti che con la volontà ed il
sacrificio si possono ottenere
dei grandi risultati…
Studiando di nascosto dal
padre stamattina ha vinto la
medaglia come miglior alunno
della sua classe... Se ancora
non l’avesse capito sto
parlando di suo figlio... Ecco,
208
questo à tutto…Ora se mi
vuole picchiare la prego solo di
non andarci pesante... la volta
scorsa il labbro mi ha fatto
male per una settimana...
Precossi padre rimane in silenzio, si passa le mani sul viso e sui
capelli. Ha gli occhi lucidi....
PRECOSSI PADRE
E secondo lei cosa dovrei fare?
PERBONI
Per prima cosa riapra l’officina
e torni a lavorare, così ridarà la
speranza alla sua famiglia.
Perboni si alza e sta per andare via.
Ma si gira di scatto e si rivolge nuovamente all’uomo.
PERBONI
Per prima cosa riapra l'officina
e torni a lavorare…
263. EXT. - STRADA - INGRESSO OSTERIA - GIORNO
Perboni esce dall’osteria e raggiunge Margherita che ha in mano un
bastone trovato chissà dove.
PERBONI
E quello dove l’ha preso?
Margherita non risponde. Perboni prosegue...
... Può gettarlo, non serve più...
Margherita getta il bastone per terra si avvicina a Perboni e gli
controlla il viso.
MARGHERITA
Non l’ha picchiata stavolta?
209
PERBONI
Voleva che lo facesse?
Margherita sorride alla battuta di Perboni, poi...
MARGHERITA
Com’è andata?
PERBONI
E’ ancora presto per dire che
abbiamo vinto...
Poi la prende delicatamente per un braccio:
PERBONI
Venga?
MARGHERITA
Dove mi vuole portare?
PERBONI
A prendere una cioccolata
calda, dove credeva che la
portassi?
MARGHERITA
Non lo so, con lei c’è da
aspettarsi di tutto...
(PROVOCANDOLO)
PERBONI
La prossima volta allora oserò
di più...
MARGHERITA
Non ci provi o riprendo il
bastone...
264. INT. - SCUOLA - PALESTRA - POMERIGGIO
E’ il giorno della consegna delle medaglie agli alunni più meritevoli.
Nella palestra oltre alle classi allineate ci sono molti genitori venuti
ad assistere alla cerimonia.
210
La mano del Direttore appunta sul petto di un bambino (6 anni)
della classe di Margherita una medaglia.
DIRETTORE
Sei stato bravo, complimenti.
Il bambino è impacciato e non sa che fare... il direttore continua...
... Vai, torna dai tuoi compagni.
Il bambino va via e raggiunge la sua classe. Margherita gli si avvicina
e gli dà un bacio sulla guancia.
Perboni, intanto, è smanioso, distratto. Infatti continua a guardarsi
attorno come se aspettasse qualcuno. Margherita che è accanto a
lui se ne accorge e gli fa un gesto della testa come a dire: ”Che
c’è?”.
Perboni la rassicura con un lieve gesto della mano.
La premiazione intanto va avanti.
DIRETTORE
(CON VOCE SOLENNE)
DeRossi!
Perboni guarda Derossi e gli fa il gesto di andare. Il ragazzo si stacca
dai suoi compagni e raggiunge il direttore.
DIRETTORE
Ci rivediamo giovanotto...
DEROSSI
Si, signor direttore...
DIRETTORE
Da quando sono qui, questa è
la quinta medaglia che ti
consegno...lasciane qualcuna
anche ai tuoi compagni, intesi?
Derossi annuisce. Il direttore gli si avvicina e gli appunta la medaglia
nel petto. Il capoclasse ringrazia con un impercettibile inchino e
raggiunge la sua classe.
211
DIRETTORE
Precossi!
Precossi però non si muove. E’ come bloccato dall’emozione.
DIRETTORE
Dov’è Precossi?
Con la mano Perboni gli fa cenno di aspettare.
PERBONI (SI AVVICINA A PRECOSSI)
Vai, tocca a te...
PRECOSSI
Mi vergogno...
PERBONI
E di che? Di essere stato più
bravo degli altri... fai presto
sennò il direttore si arrabbia...
Precossi si stacca dal suo posto e si avvia verso il direttore.
In quel momento, nella palestra, entra anche il padre del ragazzo
L’uomo, sbarbato, indossa il vestito della festa. Perboni lo vede e
sorride.
Lui lo saluta con un gesto del capo.
Margherita che ha visto tutto è commossa. Guarda con grande
dolcezza Perboni come a dire: “Ce l’hai fatta!”.
Il direttore prende dalla scatola la medaglia e si gira verso Precossi
che è ritto davanti a lui come un soldatino che sta per essere
decorato al valore. Il direttore lo guarda burbero, poi però in un
attimo la sua espressione muta in un sorriso. Si avvicina a Precossi e
gli fa una carezza sulla testa.
DIRETTORE
Bravo il mio Precossi, sono
proprio fiero di avere un alunno
come te nella mia scuola...
212
Precossi non risponde ma è visibilmente emozionato. Il direttore gli
appunta la medaglia.
Il ragazzo torna al suo posto dove, con sorpresa, trova il padre.
L’uomo ha due lacrimoni che gli scendono dal duro viso. Allarga le
braccia. Precossi si lancia verso il padre. Il loro abbraccio è tenero ed
infinito.
TAGLIO INTERNO:
Gli alunni di tutte le classi, specie quelli più poveri, attingono a piene
mani alle leccornie del buffet preparato per festeggiare la
premiazione.
Perboni intanto discute con il sig. DeRossi, con l’ingegner Bottini e
l’avvocato Nobis.
Ai tre si avvicina il signor Precossi in compagnia del figlio. Perboni lo
vede...
PERBONI
DUE)
(RIVOLTO AGLI ALTRI
Scusatemi...
Si avvicina ai Precossi.
PRECOSSI PADRE
Volevo ringraziarla... per
tutto...
PERBONI
Non mi deve ringraziare di
nulla,
Ha fatto tutto lui...
PRECOSSI PADRE (GUARDANDO A TERRA)
Lo sa, ho riaperto l’officina...
PERBONI
Questa si che è una bella
notizia... la passerò a trovare...
(SODDISFATTO)
PRECOSSI PADRE
L’aspetto... (guarda il figlio)
213
Andiamo a casa?
Il piccolo Precossi annuisce felice. I due, mano nella mano, sorridono
a Perboni e si avviano verso l’uscita della palestra ma, fatti pochi
passi, il signor Precossi si blocca e si gira di scatto rivolgersi ancora
al maestro.
PRECOSSI PADRE
Mi scusi per quel pugno che le
ho dato quella volta. Se vuole
può restituirmelo, anche
subito…
PERBONI
Se non manterrà la sua
promessa, glielo darò, stia
certo.
Il signor Precossi annuisce e poi va via con suo figlio sotto lo
sguardo di Perboni che si gira dall’altro lato per nascondere la
commozione.
Margherita, che da lontano ha assistito a tutta la cena, si avvicina a
Perboni. La ragazza ha in mano due bicchierini pieni di liquore dolce.
MARGHERITA
Stavolta ha vinto! Dobbiamo
brindare...
PERBONI
Pare proprio di si... e non mi
sembra vero...(guarda il
liquore)
Cos’è?
MARGHERITA
Rosolio, è roba delle mie parti,
su lo assaggi...
I due portano i rispettivi bicchierini alle labbra e bevono. Ad un
tratto nella sala si ode un lungo brusio. Perboni e Margherita si
girano verso l’entrata della palestra.
214
PERBONI
Non è possibile...
Infatti sulla soglia della palestra sono apparsi il Muratorino e suo
padre. Il ragazzino è ancora pallido e debole ma è guarito.
Seguito da Margherita, Perboni raggiunge il suo alunno. Lo abbraccia.
E’ un abbraccio tenero, dolce, emozionante.
Poi mentre saluta il signor Rabucco è la volta di Margherita ad
abbracciare teneramente il Muratorino.
I compagni di classe del piccolo si radunano velocemente attorno al
loro compagno per festeggiarlo. Garrone lo trascina davanti al buffet
dei dolci:
GARRONE
Su, prendi quello che vuoi... E’
tutto gratis.
Perboni e Margherita guardano la scena soddisfatti. Perboni si
avvicina all’orecchio della ragazza:
PERBONI
Ora che è tutto a posto che ne
direbbe se ce la filassimo.
MARGHERITA
Ne ha spesso di queste idee?
PERBONI
E’ un “si?”
MARGHERITA
Se fosse stato un no le avrei
detto “no!”
265. EXT. - STRADA - PORTONE - SERA
Giulio e Margherita camminano per strada. I due sono sereni.
PERBONI
Oggi è stata proprio una
giornata piena di sorprese... me
la ricorderò per un pezzo...
215
MARGHERITA
Guardi che le sorprese non
sono ancora finite.
PERBONI
Che intende dire?
Margherita si blocca di scatto e lo guarda.
MARGHERITA
Venga con me e lo saprà...
266 INT. - APPARTAMENTO - AMBIENTI VARI - SERA
La porta di un appartamento vuoto, vista dall’interno, si apre e nella
casa entrano Perboni e Margherita.
MARGHERITA
Ha un fiammifero? Ci dovrebbe
essere un lume da qualche
parte...
Perboni accende il fiammifero. Un tenue fascio di luce illumina una
stanza vuota.
MARGHERITA
Eccolo, è sul camino.
(INDIVIDUA IL LUME)
I due si avvicinano al camino e Perboni accende il lume a petrolio.
Ora la stanza è illuminata.
Perboni si guarda attorno.
MARGHERITA
Beh, che ne dice, le piace?...
Perboni non risponde
MARGHERITA
L'ho preso per una mia zia,
quella che mi ha aiutato a
studiare. Verrà a vivere
216
sopra…(con una mano
indica una scala che
collega al piano superiore)
Io le farò compagnia, in
compenso potrò lasciare il
convitto e vivere qui…
PERBONI
E quando verrà sua zia?
MARGHERITA
Tra qualche mese…a
primavera…
PERBONI
Ed intanto lei abiterà qui da
sola?
MARGHERITA
Si…perché?
Va alla finestra, guarda fuori, poi si gira verso Margherita...
PERBONI
...Ma non le sembra di correre
troppo?
Margherita, che non s’aspettava di certo questa affermazione, si
irrigidisce.
MARGHERITA
Che intende dire, si spieghi?
PERBONI
Pensavo a quello che potrebbe
immaginare la gente...
dovrebbe saperlo che questa è
una città piena di pregiudizi... e
una ragazza che vive da sola
forse fanno un po’ fatica a
capirla...
Perboni è in evidente difficoltà e non prosegue oltre.
217
MARGHERITA
A me quello che pensa lei o la
gente non m’importa proprio
niente... in fin dei conti ci sono
abituata, non è la prima volta
che do scandalo nella mia
vita... in fondo la Sicilia e
questa città non sono mica
tanto lontane...
(DURA)
e si avvia verso l’uscita. Si ferma e si rivolge ancora a Perboni che è
rimasto paralizzato al centro della stanza...
... Quando esce spenga il lume,
non vorrei che andasse tutto a
fuoco ancor prima di entrarci...
267. EXT. - INGRESSO CONVITTO - SERA
Perboni e Margherita giungono davanti all’ingresso del convitto. I
due sono tristi e silenziosi. Margherita tira la cordicella del
campanello del convitto.
PERBONI
(MORTIFICATO)
Mi perdoni Margherita... so di
averla ferita ma quando ho
visto la casa sono stato invaso
dalla paura, così, senza un
valido motivo... ha ragione lei,
spesso faccio grandi discorsi,
ma poi mi comporto come una
persona meschina, preoccupata
solo a non creare scandalo...
purtroppo mi porto ancora
dietro il trauma di ciò che è
successo a Novara... Lì ero io la
pietra dello scandalo e le
assicuro che non è stato
facile...
(fa una piccola pausa,
riprende fiato e prosegue.)
Io non voglio perderla... la
nostra amicizia è troppo
218
importante e io non voglio
rovinarla per nessun motivo.
MARGHERITA
Nessuno rovinerà niente ma, la
prossima volta, prima di parlare
si fermi un attimo e rifletta su
quello che sta per dire...
PERBONI
Lo farò, glielo prometto...
Sta per andare via ma si blocca, si gira e si rivolge nuovamente a
Margherita
... Comunque non volevo
giudicarla, la rispetto troppo
per farlo... buonanotte...
Perboni va via sotto lo sguardo triste di Margherita.
Mentre la ragazza continua a guardarlo una mano si appoggia sulla
sua spalla. Margherita si gira. E’ suor Maria, la madre superiore del
convento.
La suora guarda Perboni e rivolta alla ragazza le chiede:
SUOR MARIA
Ti sei proprio innamorata vero?
MARGHERITA
Purtroppo si, madre!
(GLI OCCHI LUCIDI)
Le due donne entrano dentro il convitto.
Sul portone che si chiude alle loro spalle c’è lo stop fotogramma.
301. INT. CARCERE - GIORNO
Un uomo (40 anni circa) percorre un corridoio lungo e spoglio. Al
suo passaggio le inferriate vengono aperte e poi richiuse. Siamo in
un carcere. L’uomo è scortato da una guardia in divisa.
Un ultimo cancello viene aperto al passaggio dell’uomo. La guardia si
ferma qui. Una seconda prende in custodia l’uomo.
219
SECONDA GUARDIA
Contento di uscire?
L’uomo non risponde. Il cancello viene chiuso alle sue spalle. La
prima guardia infila la chiave nella serratura, per chiudere.
PRIMA GUARDIA
Forse era più contento dentro.
302. INT. CASA NELLI - GIORNO
Nelli si è appena svegliato.
In canottiera e tremante, si sta sciacquando con l’acqua gelida del
catino.
Guarda stupito sua madre. Poco più in là la donna, in sottoveste, si
sta spazzolando i capelli: due, tre volte, spiando l’effetto in un
frammento di specchio, insolitamente attenta al proprio aspetto.
Improvvisamente si accorge che il figlio la sta guardando.
MADRE NELLI
Prendi il vestito buono
dall’armadio. Mettiti quello,
oggi.
NELLI
Quello della festa? Perché?
La madre di Nelli lo guarda finalmente negli occhi, intensa.
MADRE NELLI
Perché per noi é festa! Tuo
padre torna oggi…
NELLI
(INCREDULO)
Oggi?
MADRE NELLI
Si…E dobbiamo essere belli e
puliti.
(FELICE)
Nelli corre ad abbracciare la madre, fuori di sé dalla gioia.
220
NELLI
Torna papà!? Davvero?
La madre gli sorride, annuendo. Anche lei lo stringe forte e la
maschera di severità che aveva mantenuto finora si scioglie,
rivelando una donna ancora giovane, che non riesce a trattenere la
commozione, nascondendo il volto nelle fragili spalle del figlioletto.
303. EST/INT.ANDRONE SCUOLA - GIORNO
La scuola è ancora chiusa, ma già alcuni ragazzi fanno capannello
intorno.
All’improvviso, il portone cigola e ondeggia sinistramente su sé
stesso, ma non si apre…
…é il bidello che, dall’interno, nella penombra densa dell’androne,
spinge forsennatamente i legni ma lo sforzo, questa mattina, é
totalmente vano.
BIDELLO
(BORBOTTANDO)
Ecco…L’avevo detto io che
prima o poi non si sarebbe più
aperto dargli ma lui no: va bene
così… boia faus!
Allora apre la porticina intagliata nella grande anta ed esce
all’esterno.
L’apparizione del bidello crea un divertito scompiglio tra i ragazzi,
che gli si avvicinano precipitosamente, tra risatine sommesse e
ammiccamenti.
FRANTI
Non si apre? Come mai?
(IRONICO)
Il bidello lo ignora e, sempre borbottando, continua la sua
perlustrazione attorno al pesante portone.
Capiamo che è una giornata particolarmente rigida, perché scivola su
una lastra di ghiaccio. Intirizzito, si rialza a fatica, borbottando tra
sé.
221
BIDELLO
Maledetta vecchiaia. Maledetti
piedi che non tengono più…
Maledetto portone…
I ragazzi sghignazzano ma subito dopo si zittiscono: é apparso il
direttore.
304. EST. STRADA E PIAZZALE SCUOLA - GIORNO
Perboni cammina circospetto sulla strada ghiacciata.
Quando arriva in vista della scuola vede un assembramento intorno
al portone. Il bidello e il direttore, da parti opposte della barricata,
tentano invano di aprire il portone, i cui cardini sono bloccati.
DIRETTORE
Su, spinga! E spinga! Un po' di
forza, che diamine…
BIDELLO
Ho paura di romperli del tutto,
signor direttore! Glielo avevo
detto che erano da mettere a
posto…
Perboni fende la folla di ragazzi e si avvicina per aiutarli,
PERBONI
Che succede?
BIDELLO
Il gelo ha bloccato i cardini….
FRANTI
Oggi non si entra. Si torna a
casa.
Giulio guarda Franti.
222
PERBONI
Tu, zitto, mai? Dài una mano,
su!
Insieme, scuotono il portone… ma é uno sforzo vano.
Ad un certo punto alle loro spalle una voce.
OFF
MARGHERITA
Lei fuma, signor Direttore?
Perboni si volta. E’ arrivata Margherita, che si rivolge al direttore.
Questi è piacevolmente sorpreso dall’attenzione di lei, balbetta un
interlocutorio:
DIRETTORE
Prego?
MARGHERITA
Mi chiedevo se non avesse a
portata di mano un fiammifero,
per caso.
DIRETTORE
Temo di no..
(CERCANDO NELLE TASCHE)
Franti, come sempre, si intromette.
FRANTI
Ce l’ho io, signorina.
(SPAVALDO)
Perboni e il direttore lo guardano male.
FRANTI
Lo tengo per i casi di
emergenza.
MARGHERITA
Grazie, Franti.
Margherita usa il fiammifero per fare una piccola torcia con alcuni
fogli di carta e poi va a scongelare i cardini.
223
MARGHERITA
Là! (al bidello) Provate ora.
Il bidello, il direttore e Perboni spingono e il portone, accompagnato
da un pesante cigolio, finalmente si spalanca. Il bidello scruta i
cardini incredulo e un po’ contrariato per non averci pensato lui.
Perboni e il direttore guardano ammirati Margherita.
Il direttore si riprende subito. Incita la scolaresca, che sciama dentro.
DIRETTORE
Forza, siete tutti in ritardo!
Avanti, su!
Perboni rimane fermo a guardare Margherita, che guida dentro i suoi
bambini. Lei non si volta.
305. INT. SCUOLA. ATRIO E CORRIDOIO – GIORNO
Giulio la raggiunge nel corridoio. Lei continua a camminare coi suoi
allievi. Lui la affianca.
PERBONI
Qualcosa non va? Mi sembra
strana, oggi..
MARGHERITA
Strana? Che intende?
PERBONI
Silenziosa.
MARGHERITA
Sono solo un po’ stanca.
(lo guarda negli occhi)
Per via della nuova casa.
PERBONI
Capisco…
Si guarda intorno titubante, incerto se proseguire il discorso o meno.
224
PERBONI
Volevo scusarmi ancora per
quello che è accaduto. Non
intendevo...
MARGHERITA
E’ stato un malinteso.
PERBONI
Spero che questo non abbia
incrinato la nostra amicizia...
Il tono di Giulio è sinceramente accorato, ma il sorriso di Margherita
non è dei più calorosi, né intimi.
MARGHERITA
Perché avrebbe dovuto?
Ed entra in classe. Giulio rimane nel corridoio, smarrito.
306. EST. CARCERE - GIORNO
L’uomo di scena 1 esce dal pesante portone del carcere. Si stringe
intirizzito nella sua giacchetta di cotone, logora e decisamente fuori
stagione. Stringe in mano un sacchetto di pezza coi suoi averi. Ne
tira fuori un orologio da tasca. Con calma, fermo in mezzo alla
strada, prende a dargli la carica...
307. INT. CLASSE PERBONI - GIORNO
In classe hanno messo in mezzo Nelli.
VOTINI
Nelli è vestito a festa!
NOBIS
Che elegantone!
GAROFFI
Guarda, le calze bianche!
Il gilè!
NOBIS
225
STARDI
Ma dove devi andare? Ad un
funerale?
NELLI
Se proprio lo volete sapere,
oggi ritorna mio padre.
Dall’America!
(SCOCCIATO)
La notizia accende la curiosità dei bambini. Precossi ascolta con
attenzione.
DEROSSI
E quando ci è andato, in
America? Mica lo sapevamo…
NELLI
Otto anni fa.
MURATORINO
E tu te lo ricordi?
NELLI
Beh, no. Quando è partito ero
piccolo. Però lui mi ha mandato
una ritratto.
DEROSSI
Si vede l’America?
NELLI
Si vede solo lui.
MURATORINO
Perché ci è andato, in America?
NELLI
Per lavorare: era povero.
FRANTI
E adesso è più povero di prima.
226
Nelli scatta.
NELLI
No, non è vero…!
Si scaglia contro il compagno. Sta per colpirlo quando sentiamo la
voce di Perboni (che è entrato in classe).
PERBONI
Che succede qua? Tutti a
posto!
I ragazzi corrono subito ai loro banchi, con gran fracasso e
confusione, mentre anche Giulio va a sedersi in cattedra.
PRECOSSI
Maestro, ma l’America dov’è?
PERBONI
E’… lontana, Precossi.
PRECOSSI
Di più o di meno di Palermo?
PERBONI
Molto di più.
Giulio si accorge che i ragazzi stanno tutti ascoltando con
attenzione. Poggia la cartella, indica la carta geografica appesa alla
parete e poi va verso il ragazzo seduto al primo banco.
PERBONI
Per capire quant’è lontana
diciamo che tu sei – apri le
braccia – così, tu sei 1000
chilometri. Come la distanza
tra qui e Palermo. Più o meno.
Lo fa alzare e lo schiera davanti ai compagni, con le braccia
allargate. Poi guarda il suo vicino di banco.
227
PERBONI
Vieni qua, allarga le braccia…
Con te arriviamo fino in
Spagna. Poi c’è l’oceano.
(chiamando) Forza, un altro,
che arriviamo all’oceano.
Ormai i ragazzi si divertono al gioco e fanno a gara per mettersi in
fila davanti a Giulio.
PERBONI
Un altro, un altro ancora…
Perboni continua a mettere ragazzi in fila, uno dopo l’altro, con le
braccia spalancate, a indicare la distanza da qui all’America. I ragazzi
sono muti, stupiti.
PRECOSSI
E quanto è grande questo
oceano?
PERBONI
Diciamo… così, fino a Bottini. E
soltanto dopo comincia
l’America.
Franti va a chiudere la fila.
FRANTI
Io sono l’America!
I ragazzi sono strabiliati dalla distanza.
CORETTI
Ma come si torna da laggiù,
maestro?
ENRICO BOTTINI
Ci vorranno tantissimi giorni…
MURATORINO
Macché, ci vogliono gli anni.
228
PERBONI
Non esageriamo.
IL CALABRESE
Ma come ci si va?
PERBONI
Per andare in America ci vuole
una nave, una di quelle navi
gigantesche che si vedono
nelle illustrazioni delle riviste…
Le avete viste mai?
Così dicendo, Perboni comincia a sfogliare libri alla ricerca di
un’immagine.
PRECOSSI
Io ho visto una nave vera una
volta. Al porto di Palermo.
VOTINI
Io l’ho vista al mare, in
vacanza.
CORETTI (TRISTE)
Io mai.
NOBIS
A casa mia le navi le abbiamo
nei quadri.
Intanto, sfogliando il libro, Giulio ha trovato un’illustrazione.
PERBONI
Aprite il sussidiario. Pagina
trentacinque…
Tutti obbediscono.
Uno alla volta, vediamo i libri aprirsi sull’immagine del transatlantico,
mentre arriva il fischio della sirena di una nave…
229
PERBONI
OFF
Quello è un piroscafo…
308. EST./INT. PIROSCAFO. PONTE PRINCIPALE - GIORNO
Una ragazzina di circa dieci anni, Giulietta, percorre il ponte
principale di un piroscafo. Siamo nel settore della prima classe.
La bambina indossa abiti lisi, che però raccontano ancora che in altri
tempi la sua famiglia deve essere stata agiata - come la schiena
dritta e il portamento altero, indici di un’educazione formale.
Osserva ad occhi sgranati il lusso di quei viaggiatori privilegiati, i
pasticcini abbandonati con noncuranza sulle loro tavole imbandite
per il tè, le toilettes eleganti delle signore, il ciuffo curatissimo di un
barboncino in braccio alla signora, il suono vario delle lingue
straniere che si parlano a bordo (inglese, italoamericano, olandese).
La bambina guarda tutti con espressione triste. E’ sola e pallida e
ogni tanto lo sguardo le sfugge sulle onde schiumose che si
infrangono contro la chiglia della nave, quasi per un’attrazione
fatale...
Una di quelle signore eleganti ha dimenticato un panino al latte sul
tavolinetto.
Un bambino di undici anni, Mario, dall'espressione di un
animale selvatico, sbuca da dietro una paratia e in un lampo lo
afferra e lo divora con appetito.
Lo sguardo di Giulietta si accende di curiosità.
Il bambino è vestito malamente e chiaramente sottopeso.
Giulietta vede che se ne sta rintanato in un angolo del ponte,
seminascosto alla vista dei passeggeri e soprattutto dell'equipaggio,
ed ha appesa al collo una piccola borsa da lustrascarpe. In quel
momento sopraggiunge un gruppo di uomini d’affari stranieri,
impegnati in un’aspra discussione in una lingua straniera.
MARIO
FURTIVO)
Lustrate le scarpe, signori! In
un minuto! Clean your shoes in
a minute! Please, sir...
(SOTTOVOCE,
Passandogli davanti, uno dei tre gentiluomini lo scambia per un
mendicante e lascia cadere alcune monete ai suoi piedi.
230
MARIO
Grazie, signore. Molto gentile.
Thank you. Ma l’elemosina no…
In cambio dei soldi Mario pretende di lustrargli le scarpe.
L’uomo cerca di sottrarsi.
MARIO
Solo un minuto, aspetti…
Mario sta già lucidando le scarpe.
MARIO
Ecco qua, mister: le scarpe più
lucide da Boston a Genova, le
più pulite di tutto il piroscafo...
Lo straniero lo lascia fare. Anche gli altri sorridono, benevoli. Ma,
appoggiato al parapetto in dolce compagnia, un ufficiale (30 anni
circa) dell’equipaggio della nave ha visto la scena da lontano. Il suo
sguardo si è fatto corrucciato, sdegnato quasi. Si congeda con un
inchino veloce dalla dama e va deciso verso Mario. Mario però lo
vede e si affretta a raccattare tutto e scappare.
UFFICIALE NAVE
Ehi, tu! Aspetta! Dove credi di
scappare? Vieni qua!
L’ufficiale vorrebbe gettarsi all’inseguimento del ragazzo, ma gli
stranieri lo trattengono.
PRIMO STRANIERO
Lascia andare lui. Non ha fatto
male.
SECONDO STRANIERO
Sì, è tutto bene. All right. Let
him go.
Giulietta, che ha visto tutto, sta correndo dietro a Mario. Questi si
ferma un istante per riprendere fiato e accertarsi che l’ufficiale non
lo stia seguendo. Giulietta si nasconde. Mario riprende a scappare.
231
Prima, però, apre una sacca che tiene legata alla vita e vi ripone
dentro i soldi, con cura.
309. EST./INT. PIROSCAFO. PONTE SECONDARIO/SCIALUPPA – GIORNO
Giulietta è arrivata in un luogo della nave che non conosce. Ed ha
perso di vista Mario. Lo cerca con lo sguardo. E’ allora che se lo
trova davanti. La sta fissando.
MARIO
Perché mi segui, tu?
Spaventata, la ragazzina cerca di scappare, ma Mario la blocca per le
braccia.
MARIO
Allora, che vuoi?
Poi si accorge che è spaventata.
MARIO
Stai tremando. Che hai? Sei
malata?
La bambina scuote la testa, ancora intimorita.
In quel momento una voce li gela. E’ l’ufficiale, anche lui
all’inseguimento di Mario.
UFFICIALE NAVE
Fermi là!
Mario non perde tempo. Afferra Giulietta e scappa via. La borsa coi
soldi cade a terra. Mario non se ne accorge.
MARIO
Vieni, dài!
La trascina sul ponte, tra i passeggeri che li guardano senza capire.
GIULIETTA
Che succede? Dove mi porti?
232
MARIO
Allora ce l’hai la voce.
Ansimante, Mario controlla attentamente che nessuno li veda poi
alza con un bastone il tendone di copertura di una scialuppa di
salvataggio. Afferra una corda assicurata al bordo e la porge a
Giulietta.
MARIO
Vai giù.
Sei pazzo.
GIULIETTA
MARIO
Forza.
Senza pensarci troppo, Giulietta obbedisce.
La corda porta dritti nella scialuppa. Giulietta si siede dentro, mentre
Mario si cala per la stessa via e richiude il tendone.
L’ufficiale passa correndo sul ponte nel momento in cui Mario
sparisce.
GIULIETTA
Non ci ha visto.
MARIO
Tieni giù la testa, però. E parla
piano altrimenti ci sentono…
Giulietta si abbassa. Si guarda intorno. Nella scialuppa, tutto lascia
intendere che qualcuno ci viva.
GIULIETTA
Sei un clandestino, vero?
MARIO
Mi chiamo Mario.
(SUSSURRANDO)
(ANNUENDO, FIERO)
Le porge pomposamente la mano, che la ragazzina stringe.
E tu?
MARIO
233
Giulietta…
GIULIETTA
MARIO
Giulietta. Bel nome. Sei
italiana?
GIULIETTA
Si…Sto tornando a Napoli.
MARIO
E viaggi da sola?
GIULIETTA
Mia zia è morta.
Mi dispiace.
MARIO
GIULIETTA
Io la odiavo.
MARIO
E’ morta qui, sulla nave?
GIULIETTA
Nooo, che hai capito?
Lui si siede più comodo.
GIULIETTA
Io vivevo con lei, a Boston,
negli Stati Uniti.
MARIO
Ci sono stato, a Boston.
GIULIETTA
Hai l’aria di essere stato in
tanti posti.
234
MARIO
Ho cominciato a sei anni. I miei
erano poveri e mi hanno
venduto al capo di una
compagnia di saltimbanchi…
Giulietta è colpita. Il bambino, per impressionarla, mostra lividi e
cicatrici sulle braccia e le gambe.
MARIO
Ero come uno schiavo. Il mio
padrone mi picchiava sempre e
mi obbligava a chiedere anche
l’elemosina…
GIULIETTA
E come hai fatto?
MARIO
Sono scappato. Semplice…
Mentre parla, Mario ha afferrato un pezzo di formaggio che teneva
nascosto nella scialuppa.
Vuoi?
MARIO
Giulietta rifiuta.
Con un coltellino, Mario ne stacca un pezzo per sé. Poi ne taglia
ugualmente uno anche per lei, che questa volta lo accetta.
Mangiano in silenzio. Intorno a loro (il mare è lontano, ma è un
effetto della prospettiva), il sole al tramonto luccica sulle onde
dell’oceano.
E’ strano.
GIULIETTA
MARIO
Che cosa?
235
GIULIETTA
Sei l’unica persona che
conosco che è stata più
sfortunata di me.
MARIO
Sei fortunata. La maggior parte
di quelle che conosco io stanno
molto peggio di me.
310. EST./INT. PIROSCAFO. SCIALUPPA – SERA
Una notte stellata. Giulietta si è addormentata sul fondo della
scialuppa. Mario la copre con un pezzo di telone. Poi resta a
guardarla. Lei apre gli occhi, tormentata da un sogno molesto. Lui le
sorride, rassicurante.
MARIO
E’ tutto a posto. Sei sulla nave
con me.
Giulietta si mette a sedere.
GIULIETTA
Dove stai andando?
MARIO
Non mi muovo.
GIULIETTA
Con la nave intendo…
MARIO
Non lo so. Tu dove scendi?
GIULIETTA
A Napoli, te l'ho detto…
MARIO
Allora anch’io scendo a Napoli.
236
GIULIETTA
E che facciamo insieme a
Napoli?
MARIO
Ci penso io…
Cerca con cura la sacca che ha nei pantaloni, quella coi soldi. La
cerca, ma non la trova. Si spoglia, guarda ovunque. Niente.
GIULIETTA
Che succede? Che cerchi?
MARIO
Ho perso i soldi.
GIULIETTA
Quali soldi?
MARIO
Tutto quello che avevo. Ho
lavorato per guadagnarmeli!
Non ho più niente!
(DISPERATO)
Fuori di sé, Mario si arrampica per risalire sulla nave.
MARIO
Devo averli persi quando sono
scappato! Li devo ritrovare.
311. EST./INT. PIROSCAFO. PONTE SECONDARIO – SERA
Mario è tornato sui suoi passi a cercare la borsa. La cerca avanti e
indietro, invano. Poi nota qualcosa in un angolo. E’ la borsa: l’ha
trovata, finalmente. Controlla il contenuto: tutto in ordine. Si avvia
sulla strada del ritorno. Improvvisamente, una voce nota richiama la
sua attenzione.
GIULIETTA FC
Lasciatevi lucidare le scarpe,
signori!
237
Giulietta cammina sul ponte, col set di Mario per lucidare le scarpe
appeso al collo. Mario la vede, a una certa distanza da lui. Lei si è
fermata davanti al solito gruppo di uomini d’affari. Gli stranieri sono
ora in smoking, elegantissimi. Fumano un sigaro, ascoltando la
musica che viene dalla sala da ballo.
GIULIETTA
Una lucidatina alle scarpe,
signore! Una lucidatina?
I tre si guardano. Se la indicano con un certo disprezzo, misto a
commiserazione.
PRIMO STRANIERO
Voi italiani siete tutti uguali!
Siete dei buoni a nulla…Sapete
solo chiedere elemosina!
Toh…piglia…e sparisci!
(CON DISPREZZO)
E le lascia cadere qualche moneta in grembo, scuotendo la testa.
Giulietta scappa via, umiliata ed offesa.
Alle sue spalle gli uomini ridono e uno di loro insiste:
SECONDO STRANIERO
Ah…l'Italia! Non c'é niente che
funzioni lì… ospedali, ferrovie,
le strade, gli alberghi…sta
andando tutto in malora…
PRIMO STRANIERO
Per non parlare dei ladri…
Mario assiste impotente alla scena.
Giulietta, rifugiatasi in un angolo, è scoppiata a piangere.
In quel momento il fischio della nave ci riporta su…
312. INT. CLASSE PERBONI - GIORNO
Come di consueto, Perboni ha interrotto il racconto per sentire i
commenti dei ragazzi, che sono tutti raccolti intorno alla cattedra
davanti al libro con la foto del piroscafo.
238
PERBONI
Voi che avreste fatto al posto
di Mario?
FRANTI
Io a quelli gli avrei spaccato
qualcosa in testa.
PRECOSSI
Maestro, ma di dove era Mario?
Perché?
PERBONI
PRECOSSI (FIERO)
Perché secondo me era
siciliano.
VOTINI
Infatti, ci fate fare sempre la
figura degli accattoni.
MURATORINO
Lui non era un accattone. Lui
puliva le scarpe, per
guadagnarsi i soldi.
Giulio guarda compiaciuto i suoi allievi.
ENRICO BOTTINI
Comunque il biglietto non lo
aveva pagato.
CORETTI
Lo dici tu perché i soldi li hai.
MURATORINO
Ma alla fine, i soldi Mario li
aveva ritrovati. Che ci ha
fatto?
Giulio sorride, mentre cominciamo a sentire un tintinnìo…
239
313. EST./INT. PIROSCAFO. PONTE PRINCIPALE - SERA
…E’ Mario che sta rovesciando il contenuto della sua borsa nel
palmo della mano aperta. Guarda le monete, le soppesa.
Poi va dalla ragazzina e l’aiuta ad alzarsi, abbracciandola. Le asciuga
le lacrime, il pugno sempre chiuso intorno alle monete.
MARIO
Vieni, andiamo.
Poi, tenendola per mano, si avvìa verso gli stranieri.
Quando vedono i due bambini che avanzano battaglieri questi si
guardano e sorridono sarcastici, parlando tra loro in una lingua
incomprensibile.
Arrivato proprio di fronte a loro, Mario si ferma, fiero.
MARIO
L’avete trattata come una
mendicante! Ma lei voleva solo
guadagnare onestamente
qualcosa. Noi italiani non siamo
accattoni. E non abbiamo
bisogno dei vostri soldi!
Mario getta le monete addosso agli stranieri.
Teneteveli!
MARIO
Poi guarda Giulietta.
MARIO
Andiamo.
Gli stranieri restano esterrefatti a guardarli. Dalla sala da ballo arriva
il coro dell’Aida. Si confonde col suono di un battito di mani,
dapprima solitario, poi…
314. INT. CLASSE PERBONI– GIORNO
Il volto dei ragazzi è commosso, qualcuno applaude, solo Franti
appare contrariato.
240
FRANTI
Ha fatto male. Mario ha
sbagliato. Non glieli doveva
ridare, i soldi… glieli doveva
fare ingoiare.
PERBONI
Non è questo il senso del
racconto… Forza, aprite i
quaderni e scrivete: che cos’è
per voi la dignità, l’amor
proprio, l’onore.
I ragazzi aprono i calamai per cominciare a scrivere.
315. EST. STRADA E NEGOZIO SCARPE - GIORNO
Un paio di lucidissime scarpe da bambino troneggia nella vetrina di
un negozio di calzature. L’uomo che abbiamo visto uscire di prigione
le sta guardando, come ipnotizzato. Dall’altro lato della vetrina, il
negoziante (55/60), un uomo dai grandi baffi rossicci, le guance
rubizze e l’aria furba, osserva compiaciuto la sua espressione
incantata. (MUTA)
316. INT. NEGOZIO SCARPE - GIORNO
Il negoziante sta incartando le scarpe.
NEGOZIANTE
Un ottimo affare, complimenti.
Suo figlio è fortunato.
Di fronte a lui, dall’altra parte del bancone, l’uomo uscito di prigione
sta frugando nelle tasche. Ne tira fuori qualche moneta e una
banconota.
UOMO
Bastano?
Il negoziante scuote la testa con aria desolata. L’altro cerca invano
altri soldi, poi mette sul banco, insieme alle monete, anche il proprio
orologio da taschino, probabilmente il suo unico bene. Il negoziante
lo guarda un istante e poi si china ad esaminare l’orologio.
241
Va bene.
NEGOZIANTE
317. EST. PIAZZALE SCUOLA - GIORNO
All’uscita della scuola, la solita confusione. Fermo sulla soglia, Giulio
sorveglia l’uscita dei ragazzi.
NELLI
A domani, signor maestro.
Si accorge che Nelli si è improvvisamente paralizzato, lo sguardo
fisso sull’altro lato della strada. Di là c’è sua madre, al braccio di un
uomo grande e coperto solo da una giacchetta leggera (è l’uomo
che abbiamo visto uscire di galera).
Anche Giulio li ha visti.
PERBONI
Che aspetti Nelli? Vai!
La voce del maestro scuote il bambino. Nelli si precipita dall’altro
lato della strada, rischiando quasi di finire sotto la carrozza dei
Votini. Si avvicina a sua madre, che sorride. Sembra cercare l’aiuto di
lei, timido.
Lei gli dice qualcosa, chinandosi su di lui. Nelli capisce, annuisce, poi
abbraccia timidamente l’uomo che ha di fronte. Questi, travolto dalla
commozione, solleva il figlio, stringendolo forte. Nelli ride, contento.
Anche la madre li accarezza entrambi, felice.
I compagni di Nelli, che stavano guardando, distolgono lo sguardo,
per una sorta di pudore. Così anche Giulio, che scopre Margherita
alle sue spalle (anche lei osservava la scena).
PERBONI
Salve. Non mi ero accorto che
lei era qui. (le sorride)
Giulio vorrebbe condividere la sua emozione con Margherita, ma lei è
insolitamente fredda. Lui cerca di far finta di niente.
PERBONI
C’è un concerto, dopo pranzo.
Le andrebbe di venire?
242
MARGHERITA
Purtroppo non posso: ho tante
cose da sbrigare.. Mi scusi.
Margherita ha visto arrivare l’omnibus. Si gira la mantella sul collo.
MARGHERITA
Devo andare. A domani.
PERBONI
A domani, Margherita.
Giulio mantiene un tono allegro mentre la saluta, ma appena lei volta
le spalle il sorriso di lui si spegne, lasciando il posto alla delusione.
Salendo sull’omnibus, Margherita non si volta a guardarlo, ma perde
un guanto, che cade sulla neve.
L’omnibus è già ripartito.
Giulio va a raccogliere il guanto. Resta a guardarlo, perplesso.
318. INT./EST. OMNIBUS - GIORNO
MARGHERITA FC
Credevo di essere diversa e di
saper controllare meglio i miei
sentimenti. Invece sono come
tutte le altre: mi sono
innamorata. Aveva ragione lui:
un uomo e una donna non
possono essere amici.
Margherita sta scrivendo sul suo diario, seduta sull’omnibus.
Un bambino guarda incuriosito la lacrima che le rotola dal ciglio lungo
la guancia.
MARGHERITA FC
Lui non mi ama. E io soffrirò se
continuo a stargli vicino. Ma
come posso negargli la mia
amicizia, adesso che ha
bisogno di me?
319.
INT. CASA NELLI - GIORNO
243
La zuppa fuma al centro del tavolo. Un pranzo da giorno di festa dai
Nelli, ma reso teso dall’entusiasmo del bambino, che fa mostra delle
informazioni ricevute al mattino sull’America. Il padre è stranamente
taciturno, poco desideroso di raccontare la sua esperienza.
NELLI
Lo sapevi che l’America è il
continente più nuovo di tutto il
mondo, papà?
NELLI PADRE
No, non lo sapevo.
(IMPACCIATO)
NELLI
Il maestro ci ha detto che lì ci
vivono anche gli indiani…
MADRE NELLI
Su, mangia. Non vuoi ancora un
po' di zuppa?
(PER DISTRARLO)
NELLI
( AFFERRANDO IL
MESTOLO)
Vanno in giro mezzi nudi, vero?
Non sono come noi. Hanno la
pelle rossa, loro. Tu li hai mai
visti, papà? Sono pericolosi?
Il padre di Nelli guarda sua moglie, visibilmente a disagio.
MADRE NELLI
Non annoiare tuo padre con
tutte queste chiacchiere!
Mangia che diventa fredda…!
(DOLCE)
NELLI
Volevo solo sapere se papà ne
ha mai incontrato uno...
Il padre scuote la testa in segno di diniego, senza guardare il figlio.
244
MADRE NELLI
Smettila... Non lo vedi che è
stanco? Lo sai che ha fatto un
viaggio lungo.
NELLI
Io lo so quanto è lungo. Il
maestro stamattina ci ha fatto
mettere uno vicino all’altro..
NELLI PADRE
OCCHI)
Hai visto il regalo che ti ho
portato?
(ALZANDO GLI
Nelli si illumina.
Un regalo?
NELLI
MADRE NELLI
Certo. Aprilo, è là!
Nelli va a scartare le scarpe. Lo sguardo gli risplende di felicità e
stupore.
NELLI
Un paio di scarpe! Sono
bellissime!
MADRE NELLI
Fa’ vedere.
NELLI
Grazie, grazie. Non sono
bellissime? Me le posso
mettere, mamma?
MADRE NELLI
Mi sembrano piccole..
245
NELLI PADRE
RAMMARICO)
Ho provato a immaginarmi mille
volte come poteva essere
diventato, ma non pensavo che
era già così grande.
(CON
NELLI
Non sono piccole queste
scarpe, mamma. Veramente.
Provale.
(TENERO)
MADRE NELLI
Nelli le prova. Sono chiaramente piccole, ma lui finge di no.
NELLI
Sono perfette!
NELLI PADRE
Non ti stanno strette?
NELLI
No.
MADRE NELLI
Sei sicuro che non ti fanno
male?
NELLI
Ho detto di no.
(CAPARBIO)
Così dicendo, Nelli si alza e cammina per la stanza, sopportando
stoicamente il dolore delle scarpe troppo strette, senza mostrare
altro che felicità. Una felicità vera.
320. INT. CASA BOTTINI. CAMERA ENRICO - GIORNO
Enrico ha in mano un nastro per capelli di sua sorella. Ora lo sta
lisciando per bene, sulla scrivania. Sul piano c’è anche una scatolina
di legno, aperta. Enrico si toglie la catenina d’oro dal collo. Quindi la
guarda un istante. Poi, senza più esitare, la ripone nell’astuccio, lo
chiude, ci mette il nastro intorno.
246
Faticosamente, con impegno, fa il fiocco. Il pacchetto regalo è
pronto.
321. INT. CASA BOTTINI. SALOTTO - GIORNO
L’atmosfera quieta del salotto Bottini al pomeriggio. La madre
ricama seduta in poltrona, Silvia si esercita al piano.
Enrico si affaccia nel salone, con la scatoletta nella tasca.
ENRICO BOTTINI
Posso uscire, mamma?
MADRE BOTTINI
Per andare dove?
ENRICO BOTTINI
Non te lo posso dire.
MADRE BOTTINI
E allora non esci.
ENRICO BOTTINI
Per favore, mamma. E’
importante!
MADRE BOTTINI
Te l’ho già detto, Enrico: è no.
Fuori fa freddo! E non
discutere!
Enrico scappa via di corsa, fuori di sé.
La signora Bottini guarda interrogativa sua figlia.
MADRE BOTTINI
Si può sapere che sta
succedendo?
SILVIA
E’ un pomeriggio speciale. Mi
ha chiesto uno dei miei nastri
per un regalo.
247
MADRE BOTTINI
Per chi?
SILVIA
Penso per Olga…Olga Votini.
MADRE BOTTINI
Ah! Che pensi a studiare,
invece.
322. INT. CASA BOTTINI. CAMERA ENRICO - GIORNO
Enrico torna in camera e si getta sul letto, furioso. Poi alza lo
sguardo velato di lacrime sulla finestra. Sembra avere un’idea. Va
alla finestra, la apre, comincia a scavalcarla...
323. INT./EST. SALA DANZA/TERRAZZO - POMERIGGIO
Siamo in una sala ampia con pesanti tendaggi di velluto rosso e
grandi lampadari colmi di candele (somiglia a un teatro). Olga è in un
gruppo di ragazzine in calzamaglia da danza che fa esercizio. Una
musicista (50 anni, segaligna, aria da zitella) le accompagna al
piano. Un anziano maestro, seduto su una sedia, con un bastone
in mano, le scruta attento.
Allargando l’inquadratura, scopriamo che la scena è vista da Franti.
Questi è su un terrazzo, all’ultimo piano di un palazzo, e sta spiando
da un lucernaio, incantato da quello che vede. Cominciano a
scendere i primi fiocchi di neve, ma Franti non se ne avvede. E’
troppo preso.
324. INT. SALA DANZA – POMERIGGIO
La lezione di danza sta terminando. La pianista si è fermata. Il
maestro di danza batte le mani per dire che la lezione è finita.
MAESTRO
Per oggi basta così, ragazze.
Andate a cambiarvi. Au revoir.
Le ragazze salutano con un inchino e si avvìano, stanche e
accaldate, verso gli spogliatoi per cambiarsi.
248
325. EST. TERRAZZO - POMERIGGIO
Sul terrazzo, Franti si muove dalla sua postazione. I primi fiocchi di
neve ghiacciata gli hanno imbiancato il cappotto.
326. INT. ATRIO SALA DANZA - POMERIGGIO
Enrico è apparso nell’atrio, col suo pacchetto ben in vista. Aspetta
Olga. La bambina esce in questo momento dalla sala interna,
chiacchierando con le sue amiche. Si sono rivestite, ma hanno un
asciugamano sul collo, per detergersi il sudore rimasto.
OLGA
Tu l’hai studiata la poesia?
AMICA
Sì, ma devo fare il compito di
matematica.
OLGA
E quando lo fai?
AMICA
Dopo cena. Se no mio padre
non mi fa andare a dormire.
Enrico sta per avvicinarsi, quando sulla soglia vede apparire Franti,
leggermente imbiancato dalla neve, fradicio, le gote arrossate dal
freddo e gli occhi lucidi d’eccitazione.
Olga, che non si è accorta di Enrico, nota invece subito Franti.
Vedendolo bagnato, Olga gli va subito incontro, abbandonando
l’amica.
OLGA
Franti! Che hai fatto? Da dove
vieni?
FRANTI
(SORRIDENTE)
Volevo vederti ballare…
Olga, toccata, sorride; poi gli asciuga i capelli col suo asciugamano,
premurosa.
249
FRANTI
Sta nevicando…fuori…
Olga abbassa lo sguardo sulla manica del cappotto di Franti dove
luccicano alcune gocce di neve che si sta sciogliendo.
OLGA
Vedo…Sono contenta che tu
sia venuto…davvero!
quindi gli sfiora una guancia con le labbra e corre verso lo
spogliatoio.
Enrico guarda la scena in silenzio, trattenendo la sofferenza. E un
attimo dopo fugge via in strada..
327. EST. STRADA - SERA
Enrico ha le lacrime agli occhi. Cammina senza meta, il pugno chiuso
intorno alla sua inutile scatola col nastro. Finisce davanti a una
mendicante (giovane ma precocemente sfiorita, 20 anni circa), che
chiede l’elemosina sotto un lampione, con un moccioso appeso allo
scialle.
MENDICANTE
Dateci qualcosa, signorino. Non
vedete il bambino che ha
freddo?
Il bambino lo guarda, cercando di scaldarsi come può dentro uno
scialle lacero. Enrico tira fuori il suo pacchetto, lo guarda per un
istante e poi glielo lascia in regalo, senza parlarle. La donna lo
guarda stupita. Lui si toglie anche i guanti. Glieli dà.
MENDICANTE
Per me? In regalo?
Ma lui è già scappato via.
328. EST. STRADA CONVITTO - SERA
250
Giulio cammina per strada pensieroso. Il guanto di Margherita gli
brucia tra le mani. Giulio lo guarda con attenzione, quasi sperasse di
trovarvi la spiegazione dei mutamenti di umore di lei. Invano.
Camminando, è arrivato sotto il convitto.
Allunga la mano per bussare. Si ferma.
Rinuncia. Torna sui suoi passi.
329. EST. STRADA FARMACIA - SERA
Rientrando a casa, Giulio sta passando davanti alla sua farmacia. Si
ferma, tentato. Esita per un attimo. Poi entra.
330. INT. FARMACIA - SERA
Il commesso lo sta guardando. Giulio esita.
FARMACISTA
Desidera?
PERBONI
(ESIBENDO LA PRESCRIZIONE)
Il solito.. laudano, per favore.
FARMACISTA
Ah, mi scusi. Non l’avevo
riconosciuta. Come sta sua
moglie?
Così…
PERBONI
(IMBARAZZATO)
FARMACISTA
Ci vuole pazienza. Ecco qua.
Giulio tira fuori la mano dalla tasca del cappotto per afferrare il
pacchetto, ma mentre sta per prenderlo una mano lo blocca,
posandosi sulla sua.
UOMO CON L’ORGANETTO
Perdoni, signore…
OFF
Giulio sussulta e si volta a guardare lo sconosciuto che ha parlato: è
l’uomo con l’organetto. Qualcosa nel suo aspetto lo colpisce (gli
pare perfino di averlo già visto). Guarda la mano che gli blocca
251
il braccio con cui tiene il laudano. Poi lo guarda di nuovo, quasi
scuotendosi, mentre l’altro gli libera il braccio e si china a raccogliere
qualcosa.
UOMO CON L’ORGANETTO
Le è caduto un guanto.
Giulio lo afferra: è il guanto di Margherita.
Grazie.
PERBONI
l’uomo con l’organetto si allontana. Giulio rimane un attimo a
guardarlo, pensieroso. Poi mette in tasca la boccetta di laudano e se
ne va.
331. EST. STRADA CASA PERBONI - SERA
Non nevica più, ma le guance di Enrico sono solcate di lacrime. E’
ormai sera, i lampioni sono accesi. Riconosciamo la strada sotto casa
di Giulio.
Giulio, che sta rientrando, lo vede. Gli si avvicina, preoccupato.
PERBONI
Bottini! Che ci fai in giro così
tardi? (si accorge del suo
stato) Andiamo a bere
qualcosa di caldo, dài.
332. INT. CAFFETTERIA - SERA
PERBONI
Allora, che succede?
Giulio ed Enrico sorseggiano qualcosa di caldo in un caffè. Il
pacchetto della farmacia giace sul tavolino, momentaneamente
dimenticato.
ENRICO BOTTINI
Sono goffo, stupido. E inutile.
252
PERBONI
Beh, almeno lo sai. Già è un bel
vantaggio.
ENRICO BOTTINI
Perché deludo sempre tutti?
Perché non sono come Franti?
PERBONI
(STUPITO)
Come Franti?
ENRICO BOTTINI
Lui non si lamenta mai, non
piange, non gliene importa
niente della gente.
PERBONI
E vorresti essere così? Sei
sicuro?
ENRICO BOTTINI
(SINCERO)
No.
Perboni gli mette davanti una tazza fumante.
PERBONI
E’ capitato a tutti, almeno una
volta nella vita, di sentirsi goffi
e stupidi.
ENRICO BOTTINI
A lei no, scommetto.
Come no?
PERBONI
Si siede anche lui in poltrona, sorseggiando un tè.
PERBONI
Avevo un cappotto nuovo.
Avere un cappotto era un lusso
253
per pochi. Mia madre me
l’aveva comprato per andare a
scuola. Lei faceva la maestra,
mio padre era morto da poco e
i soldi non erano tanti.
ENRICO BOTTINI
E che è successo?
PERBONI
Volevo fare il gradasso, farmi
vedere da una ragazzina che mi
piaceva...
ENRICO BOTTINI
Una ragazzina?
PERBONI
Si… Era bella, bionda… Abitava
vicino al mare, un po’ fuori dal
paese. La strada per arrivarci
era comoda, ma a me piaceva
di più arrampicarmi sulle rocce.
ENRICO BOTTINI
Col cappotto nuovo?
(INTUENDO)
PERBONI
E’ stato nuovo per un giorno
solo. Poi l’ho portato per anni
con un grosso rammendo qua,
proprio lungo la schiena. Ma la
vergogna più grande è stato
farmi vedere da Marianna col
cappotto strappato.
ENRICO BOTTINI
E sua madre non si è
arrabbiata?
PERBONI
Non sono mica rientrato a casa
quel giorno. Sapevo che mi ero
254
comportato come uno stupido.
Sono stato in giro tutto il
pomeriggio e quando sono
tornato, la sera, mia madre era
così contenta di vedermi che
non ha quasi notato il
cappotto.
ENRICO BOTTINI
Ah.
PERBONI
Ma il giorno dopo se ne è
accorta… E io mi sento in
colpa per quel cappotto ancora
adesso a pensarci.
ENRICO BOTTINI
Anche mia madre sarà
preoccupata per me.. E’ tardi,
vero?
Giulio si alza.
PERBONI
Andiamo, ti riaccompagno a
casa.
ENRICO BOTTINI
Che le dirà, maestro?
PERBONI
Scegli tu: preferisci una bugia o
una mezza verità?
Il bambino lo guarda.
PERBONI
...Beh, gli diremo che sei
venuto a chiedermi un
consiglio.
333. INT. CONVITTO. CAMERA MARGHERITA - SERA
255
Margherita sta facendo i bagagli: se ne va dal convitto. La suora
sopraggiunge silenziosa alle sue spalle.
SUOR MARIA
Sei sicura di volertene andare?
Perché non ci pensi ancora un
po’?
MARGHERITA
Ho deciso, madre.
SUOR MARIA
Vuoi davvero andare a vivere
da sola?
Margherita tace, continuando a mettere via indumenti e libri.
SUOR MARIA
Dimmi la verità. Lo fai per
quell’uomo?
MARGHERITA
No. Anzi lui non è d’accordo.
Lo faccio per me... Io non sono
fatta per il convento.
SUOR MARIA
Voglio dirti solo una cosa…Tu
sai che ti voglio bene come una
figlia. Sei una ragazza
esuberante e piena di vita…
Margherita la guarda, ascoltando.
SUOR MARIA
Nessuno può ridare speranza a
chi l’ha perduta, figliola.
Ricordatelo. La speranza è una
grazia di Dio. Come la fede. O
l’amore.
MARGHERITA
Che vuole dire, madre?
256
SUOR MARIA
Che nessuno può imporre ad un
altro il proprio amore.
334. INT. CASA PERBONI. SALOTTO - SERA
Giulio rientra in una casa deserta, immersa nella penombra. Si muove
nell’oscurità, guidato dal chiarore della finestra, dietro la quale c’è la
luce chiarissima del cielo da neve.
Va a mettere un altro ciocco dentro la stufa.
Il silenzio è assordante. Lui si prende la testa tra le mani, come per
scacciare i pensieri. Accende la lampada a petrolio. Poi va a prendere
l’involto della farmacia sulla credenza, dove l’aveva lasciato. Lo apre
con mani tremanti, in cerca di conforto.
Un lumino è sempre acceso in un angolo, davanti alla foto di Emma.
Giulio versa le gocce di laudano in una tazza. Beve. Una carrozza
che passa in strada rompe il silenzio.
335. EST. STRADA E PIAZZALE ANTISTANTE SCUOLA - GIORNO
FRANTI
Viaaa! Largoooo!!!!!!!!
Franti impazza tra i radi passanti, scivolando su una tavola di legno
usata a mo’ di slittino, sulle strade innevate. Ha sotto il braccio la
cartella coi libri.
Fuori dalla scuola c’è la solita piccola confusione di ambulanti.
Per scansare Franti, un uomo (50) con in mano un bastone a cui
sono attaccate maschere di carnevale di cartapesta finisce gambe
all’aria con tutta la sua merce.
UOMO MASCHERE
Maledetti ragazzacci! Andate a
lavorare, invece di perdere il
tempo a leggere e scrivere, che
il diavolo incenerisca voi e tutti
i libri e le gazzette di questa
città...!
257
Le sue imprecazioni contro Franti si perdono, attutite dall’effetto
ovattante della neve. La città si è svegliata sotto una fitta coltre
bianca.
336. EST. STRADA CASA PERBONI - GIORNO
Uscendo, Giulio è quasi abbagliato dal candore. Sul suo volto i segni
di una stanchezza fisica e morale.
337. EST. STRADA - GIORNO
Un paio di scarpe nuove e lucidissime. Il bambino che le indossa
cammina rasente i muri, dove i cornicioni dei palazzi hanno tenuto
lontana la neve. Capiamo che è per non sporcarle. E solo dopo un
po’ vediamo che il bambino è Nelli, il quale non vuole rovinare il
regalo che suo padre ha portato per lui dall’America… il suo incedere
è buffo e tenero insieme… lontano si ode il fischio di un treno.
338. EST. STAZIONE FERROVIARIA - GIORNO
Garrone, i libri di scuola sotto il braccio, è venuto a portare il pranzo
a suo padre prima di andare a scuola (ha uno strofinaccio
annodato). E’ agitato. Ha fretta, si guarda intorno…
Nonostante l’ora mattutina, nella stazione c’è grande agitazione. Il
bambino è stordito, si aggira tra i ferrovieri in subbuglio,
raccogliendo proteste e grida un po’ ovunque (con vari accenti e
cadenze).
AMICO PADRE GARRONE
Non si può mica continuare
così!
TERZO FERROVIERE
Sono mesi che non cambiano i
turni! Mia moglie non mi
riconosce più se torno a casa.
QUARTO FERROVIERE
Incrociamo le braccia e
vediamo cosa fanno i padroni…
258
QUINTO FERROVIERE
Io non ciavevo il carbone per la
caldaia!
Alla fine Garrone vede suo padre. Si fa largo, rapido, verso di lui.
L’uomo (45 anni circa) è alla guida di un locomotore che si è
appena fermato sui binari. E’ stanco e arrabbiato.
GARRONE PADRE
Io stacco. Sono diciotto ore
che sto sulla locomotiva. Con
questi turni non si può andare
avanti!
Il bambino si avvicina al padre col suo fagotto.
GARRONE
Papà, mamma ti manda il pane
per il pranzo...
GARRONE PADRE
Aspetta.
GARRONE
Ma io debbo andare a scuola…
Ma l’uomo sta guardando altrove. Dagli uffici della stazione arriva,
tra i fischi degli astanti un piccolo e grasso dirigente delle
ferrovie (55) scortato da quattro brutti ceffi in borghese.
Garrone non capisce.
GARRONE PADRE
Mmmm. Mandano fuori i
caporali...
(TRA SE', IRONICO)
Il dirigente viene verso il padre di Garrone.
DIRIGENTE
Che credi di fare tu? Sposta
questa locomotiva.
Garrone si tira indietro, mentre tra il padre e l’uomo infuria
un’accesa discussione, attentamente seguita dagli astanti (che
commentano con fischi, applausi ed esclamazioni varie).
259
GARRONE PADRE
Sono diciotto ore che sto
seduto qua sopra, orca boia!
DIRIGENTE
E allora? Non la puoi mica
lasciare qua. Il binario serve
libero.
GARRONE PADRE
Ah si? Io scendo e me ne vado
a casa. Ecco cosa faccio, vado
a casa!
DIRIGENTE
Provaci e a casa ci puoi anche
rimanere.
GARRONE PADRE
Ci rimaniamo tutti!
DIRIGENTE
E noi vi cacciamo tutti!
(duro) E ora sposta quella
maledetta locomotiva. Subito!
Rabbioso, il padre di Garrone si decide. La locomotrice sbuffa, quasi
a rappresentare il malumore del suo conduttore. Intanto, però,
Garrone si accorge che dietro il locomotore, c’è un bambino di tre
o quattro anni
(sfuggito alla sorveglianza della madre ) che, nel tentativo di
raccogliere la trottola che gli é finita in mezzo ai binari, rischia di
essere investito dal mezzo.
Il padre di Garrone si sta preparando a fare retromarcia col
locomotore. Il dirigente e gli sgherri se ne vanno tra i fischi e le
proteste. La macchina sbuffa e cigola. Garrone sbianca.
GARRONE
Papà! Aspetta! Papà!!! Fermati!
(GRIDA)
Il padre di Garrone, fra il frastuono, l’ira e gli sbuffi di vapore, non
riesce a vedere né a sentire nessuno, mentre la madre del bambino,
260
accorgendosi improvvisamente che il piccolo le è sfuggito, grida di
paura, paralizzata…
Il coraggioso Garrone, invece, non ci pensa due volte: si slancia sul
bambino, lo abbraccia e, rotolando, lo trascina dall'altra parte dei
binari. Il locomotore li copre alla vista della donna che lancia un
grido lancinante:
MADRE BAMBINO
Nino! Nooooo! Il treno! Nooooo!
Un altro ferroviere - l’amico del padre - che ha visto Garrone
gettarsi, lancia l’allarme.
AMICO PADRE GARRONE
Tuo figlio, Garrone! Fermati per
l'amor di Dio, fermati!
Finalmente il locomotore si arresta, con grande stridore di freni. Un
improvviso silenzio ha invaso la stazione. La donna corre sui binari.
MADRE BAMBINO
Nino!!!!
Garrone è sdraiato sulle rotaie, a fianco delle ruote della motrice,
col bambino sotto il proprio corpo. Tutti temono il peggio, ma lui,
davvero impavido, si rialza, col bimbo in braccio. Sono salvi. Scatta
un applauso spontaneo, di sollievo.
VOCI ACCAVALLATE
Bravo! L’ha salvato! E’ un eroe!
Garrone si guarda intorno confuso. Sente delle pacche sulle spalle
GARRONE
No, no… non ho fatto
niente…solo un salto…niente…
La madre del bambino corre ad abbracciare il piccolo eroe, mentre
tutti lo acclamano.
339. INT. CLASSE PERBONI - GIORNO
Un flash acceca Garrone, a scuola. Poi un altro, un altro ancora...
L’eroe del giorno viene fotografato coi suoi compagni, il suo
261
maestro, il direttore della scuola. La piccola troupe mandata dalla
Gazzetta è composta da un fotografo (40), il suo assistente
(20 anni circa) e un giornalista (30) che continua a prendere
appunti sul taccuino.
FOTOGRAFO FC
Di qua, piccolo, alza il mento,
sorridi! Dov’è il direttore?
Qua!
DIRETTORE
FOTOGRAFO
Ecco, bravo. Si vada a mettere
vicino al ragazzo, per favore...
(all’assistente) Un’altra
lastra!
DIRETTORE
Lo sfondo va bene o è meglio
metterci davanti alla cartina del
Regno? Viene meglio se salgo
sulla cattedra? Che dite?
E’il suo momento, ma il bambino non sembra rallegrarsene più di
tanto. Anzi, rivolge una preghiera a Perboni.
GARRONE
Li mandi via, maestro. Per
favore. Io non ce la faccio più a
fare l’eroe.
(SOTTOVOCE)
Giulio si avvicina discretamente al giornalista.
PERBONI
Il ragazzo è un po’ stanco...
GIORNALISTA
Abbiamo finito.
PERBONI
Grazie.
262
Derossi, che già osservava l’uomo da un po’, si avvicina
approfittando della presenza di Giulio.
DEROSSI
Lei fa il giornalista, signore?
GIORNALISTA
Così pare.
DEROSSI
Anch’io farò il giornalista.
GIORNALISTA
Bravo. Ci rivediamo tra qualche
anno, allora.
PERBONI
Non è possibile un po’ prima?
Mi piacerebbe mostrare ai
ragazzi come si stampa un
giornale…
GIORNALISTA
(SORRIDE)
Perché no?
340. EST. CASA MARGHERITA - GIORNO
In strada c’è un carretto con poche masserizie e i bauli che abbiamo
visto riempire da Margherita nella scena del convitto. Un facchino
obeso lavora sotto le indicazioni di Margherita. L’atmosfera è
allegra e eccitata. Il bagaglio è stato scaricato quasi tutto e portato
di sopra.
FACCHINO
Ma quando li ha letti tutti
questi libri, lei? E’ una
ragazzina!
MARGHERITA
Ero, una ragazzina.
263
FACCHINO
(SCHERZANDO)
Ma dopo che li ha letti, che ci
fa? Ci accende la stufa?
Scherza?
MARGHERITA
L’altro la sta guardando sorridendo. Sta sistemando il carretto per
ripartire, ma ha trovato una lampada.
FACCHINO
Questa è sua?
MARGHERITA
No, non possiedo lampade.
FACCHINO
La tenga, allora.
MARGHERITA
No, non posso accettare.
FACCHINO
L’avrà dimenticata qualcuno sul
carro! Che vuole che sia? La
tenga! Io non ci faccio mica
nulla.
Margherita accetta la lampada e va dentro.
Grazie.
MARGHERITA
341. INT. CASA MARGHERITA. ATRIO/SALOTTO - GIORNO
Margherita entra con la lampada stretta in mano. Chiude la porta e si
guarda intorno, con l’aria di “finalmente a casa mia”.
L’appartamento è semivuoto, ingombro dei pochi bagagli di
Margherita, coi mobili coperti da pesanti lenzuola bianche a
proteggerli. M a dallo sguardo felice di Margherita si direbbe una
reggia.
264
Un’anziana signora dai capelli bianchi (è la zia di margherita),
vestita con austerità, sta togliendo le lenzuola dalle poltrone. Sbatte
i teli con energia.
ZIA
Dovrei tornare più spesso. C’è
tanta di quella polvere!
MARGHERITA
A me sembra bellissima, zia!
(corre ad abbracciarla, in
un impeto di affetto) Sono
così contenta! Grazie!
La donna, un po’ infastidita dalle effusioni, la allontana. Poi,
afferrando un borsone…
ZIA
Vado su a darmi una
rinfrescata. Tu intanto
sistemati qui…
A Margherita l’appartamento pare il più accogliente del mondo.
342. INT. CASA MARGHERITA. ATRIO - GIORNO
Margherita sta ancora sorridendo alla sua nuova casa. Un campanello
risuona d’improvviso in casa. Margherita è stupita. Guarda fuori da
una finestrella alta dell’atrio. E’ Giulio.
Margherita è nel pallone.
343. INT. CASA MARGHERITA. PIANEROTTOLO - GIORNO
Di fuori, Giulio tira una seconda volta la cordicella.
344. INT. CASA MARGHERITA. ATRIO/SALOTTO - GIORNO
Margherita si ricompone come può e solo dopo aver riacquistato la
calma va ad aprire, mentre già Giulio stava per rinunciare.
PERBONI
Salve. Credevo che non ci
fosse. Stavo per andare via.
265
MARGHERITA
Ero incerta se aprire o no. C’è
un po’ di disordine...
Lo fa entrare. Lui si guarda intorno, con malcelata curiosità.
PERBONI
Sono passato dal convitto e mi
hanno detto che si era già
trasferita.
Margherita sposta una risma di carta da una poltrona.
MARGHERITA
Sì, è venuta mia zia. Adesso è
di sopra… Ma lei, la prego, si
accomodi.
Giulio ha notato i fogli, alcuni dei quali coperti da una grafia
minutissima.
PERBONI
Lei scrive?
MARGHERITA
Ogni tanto. Tengo un diario.
Una cosa banale.
Giulio le sorride. Margherita si tormenta le mani, nervosa. .
MARGHERITA
Posso offrirle qualcosa? Un
tè…? (poi, dopo una
pausa) Se trascura il fatto che
non ho ancora scartato le
tazze…
Giulio scuote la testa in segno di diniego.
PERBONI
No, grazie. Non importa. Sono
venuto solo a riportarle questo.
266
Si fruga nelle tasche e ne tira fuori il guanto di Margherita.
PERBONI
Le è caduto l’altro giorno
all’uscita da scuola. Mentre
saliva sull’omnibus.
Margherita lo prende e lo osserva con attenzione.
PERBONI
E’ suo, vero?
(SCHERZANDO)
Margherita sorride.
MARGHERITA
Sì. (poi, ironica) Ma ha
rischiato grosso: poteva averlo
perduto la signorina Guetti!
(mima un’espressione
antipatica)
PERBONI
Non l’avrebbe mai avuto
indietro!
MARGHERITA
Non è da gentiluomo!
PERBONI
Ma almeno la fa sorridere.
MARGHERITA
Ci tiene tanto a vedermi
sorridere?
PERBONI
Ci tengo ad esserle amico.
Giulio la guarda negli occhi, cercando il tono giusto.
267
PERBONI
Aveva ragione lei. Sull’amicizia.
La sua vicinanza mi è stata di
grande conforto in questi mesi.
Lei ha abbassato lo sguardo.
PERBONI
Forse la metto in imbarazzo.
Sembra che io non riesca mai a
fare la cosa giusta, con lei.
Temo di aver rovinato tutto.
Margherita sorride. Alza lo sguardo, sforzandosi di far finta di nulla.
MARGHERITA
Non è cambiato nulla, per me.
Sono contenta che lei sia
venuto.
Amici?
PERBONI
MANO)
(PORGENDOLE LA
MARGHERITA
Amici.
345. INT. COMPLESSO PENSIONE FRANTI - SERA
GAROFFI
Si può sapere che siamo venuti
a fare? E’ tardi...
Shhhh...
FRANTI
Franti e Garoffi salgono al primo piano della pensione, percorrono un
corridoio ed entrano in uno sgabuzzino dove sono accatastati dei
materassi e altre cianfrusaglie.
Franti fa segno con la mano a Garoffi di fare silenzio, poi scosta una
tenda che nasconde una porta murata. La porta corrisponde ad una
delle stanze della pensione ed ha un buco dal quale è possibile
vedere all’interno della stanza confinante.
268
Che è?
GAROFFI
FRANTI
Metti l’occhio qua.
Franti invita Garoffi a guardare dal buco. Il ragazzo appoggia l’occhio
e attraverso il buco vede l’altra stanza.
Una bella ragazza (25), seduta sul bordo del letto, si sta
spogliando
Che vedi?
FRANTI
GAROFFI
Un miraggio.
FRANTI
E’ un’attrice del teatro ….
Garoffi stacca l’occhio e si rivolge a Franti, illuminato.
GAROFFI
Tu non lo sai ma con questo
buco c’è da fare un sacco di
soldi.
FRANTI
Lo so, lo so. Ma stavolta dividi
con me.
346. INT. GAZZETTA. SALA MACCHINE TIPOGRAFICHE - GIORNO
GIORNALISTA
...Perciò prima di istruire virgola - prima di educare virgola - bisogna procurare
quell’assetto di vita
indipendente - virgola dignitosa - virgola - che rende
possibili istruzione ed
educazione
(DETTANDO)
269
Il giornalista è vicino aduna linotype. Il piombo fuso esce a mano a
mano che il giornalista detta al linotipista. I ragazzi della classe di
Giulio assistono strabiliati. Con loro, naturalmente, c’è anche il
maestro. Derossi è il più curioso. Si è avvicinato alla linotype e sta
per toccare le strisce di piombo che ne escono. Il giornalista lo
ferma.
GIORNALISTA
Attento! Scottano un po’.
Il giornalista mostra loro le parole scritte alla rovescia sul piombo. Gli
fa vedere come si montano nella pagina, che poi verrà inchiostrata
per la stampa.
GIORNALISTA
Ecco. Lo tengo io. Guardate.
ENRICO BOTTINI
Ma è scritto al rovescio!
GIORNALISTA
Certo. Perché poi vengono
messe insieme a queste altre...
Venite a vedere.
Si spostano sui tavoli dove si impaginano i caratteri.
GIORNALISTA
Questa è una delle pagine della
Gazzetta di domani. Vedete? E’
tutta scritta al rovescio.
Perché dopo ci si mette sopra
l’inchiostro – così - e alla fine ci
si poggiano i fogli, come se
fosse un timbro (fa una
prova a mo’ di esempio)
Così. Vedi che adesso si legge?
Bottini annuisce, guardando il foglio stampato come se fosse un
miracolo. Il Muratorino alza uno sguardo incantato su Perboni.
270
MURATORINO
Signor maestro, si legge!
347. INT. GAZZETTA. ARCHIVIO - GIORNO
Illustrazioni d’epoca. I ragazzi sono sparpagliati tra gli scaffali
dell’archivio, ciascuno, da solo o in gruppo, sta sfogliando i grossi
volumi, alla ricerca di notizie o curiosità.
GIORNALISTA
OFF
Qui ci sono tutti i numeri della
Gazzetta. Sono rilegati per
anno e archiviati in quei grossi
scaffali che vedete laggiù.
Qualunque notizia cerchiate, li
c’è. Qualsiasi fatto che sia
accaduto a Torino lo trovate...
Intanto, su un tavolo, Giulio ha notato un articolo sul football su una
rivista. Il giornalista se ne è accorto.
GIORNALISTA
E’ un articolo su un nuovo
sport: si chiama football... Se le
interessa lo porti pure via.
PERBONI
Grazie.
In un altro angolo, l’attenzione di DeRossi è stata attirata da un
articolo di giudiziaria. C’è un bel disegno colorato, alla maniera delle
vecchie riviste. Enrico si avvicina.
ENRICO BOTTINI
Che hai trovato?
Derossi non risponde. E’ stato davvero colpito da qualcosa. Enrico
guarda anche lui. Il disegno riproduce un’aula di tribunale: l’imputato
è un uomo grande e grosso (il padre di Nelli) che si agita contro i
giudici. C’è anche una didascalia. Anche Enrico ci ha gettato un
occhio.
271
ENRICO BOTTINI
(SCANDALIZZATO)
Hai letto la didascalia?
DEROSSI
Shhhhhh, abbassa la voce.
ENRICO BOTTINI
" Condannato a otto anni per
omicidio preterintenzionale,
l’erbivendolo ALFREDO NELLI
protesta contro i giudici!"
E’ il padre di Nelli!
DEROSSI
Che ne sai che é proprio lui?
(A BASSA VOCE)
(CAUTO)
ENRICO BOTTINI
Guarda se questa non è la
madre... con Nelli in braccio!
Nel disegno, tra la folla che assiste al processo, c’è una donna che si
dispera, stringendo a sé un bimbo di circa due anni.
ENRICO BOTTINI
Altro che America, il padre è
stato in galera!
Derossi richiude precipitosamente il grosso volume. Lo ripone in
fretta, guardandosi intorno. Poi guarda Enrico, intensamente.
DEROSSI
Non dobbiamo dirlo a nessuno.
Giura!
348. EST. VALENTINO - GIORNO
Un fantoccio viene montato su un palo: rappresenta, come dice un
cartello che gli pende dal collo, il capo del governo Crispi vestito da
pulcinella, con una sorta di manganello in mano e un sorriso ambiguo
stampato sotto i suoi enormi e spioventi baffi bianchi.
Il palo è sorretto da un gruppo di uomini in maschera, vocianti, che
si preparano a sfilare per la festa di Carnevale.
272
MARGHERITA
Povero Crispi, guardi come
l'hanno conciato…
OFF
Giulio e Margherita stavano guardando la scena. Sono tra i radi
passanti che hanno osato passeggiare nel parco in questa gelida
giornata invernale. Lei ha il manicotto di pelliccia. Gli alberi del
Valentino sono spogli e ghiacciati.
PERBONI
Le é simpatico Crispi?
MARGHERITA
Non lo so. Forse solo perché é
siciliano come me…a lei invece
no?
PERBONI
Diciamo non molto… non mi
piace la sua politica autoritaria,
la voglia di colonizzare
l'Africa…
MARGHERITA
Questo é vero, però senza il
suo aiuto Garibaldi non sarebbe
mai riuscito a fare quello che
ha fatto e forse non ci sarebbe
nemmeno stata l'Italia…
PERBONI
E forse noi due non saremmo
qui insieme, a parlare di lui…
Lei sorride, rilassata.
MARGHERITA
Sono felice che lei non sia uno
di quelli che pensano che la
politica sia riservata agli
uomini.
273
PERBONI
Al contrario: le donne
dovrebbero votare, insieme ai
poveri e a tutti i cittadini del
Regno.
Camminano un attimo in silenzio.
MARGHERITA
E’ per questo che ha fatto
eleggere il capoclasse? Per
insegnare la democrazia ai suoi
allievi?
Giulio si ferma per parlare, accalorato, felice di potersi confidare.
PERBONI
Loro non si rendono conto che
qualcuno ha versato il sangue
perché potessero avere
un’istruzione uguale per tutti.
Ricchi e poveri, torinesi e
immigrati. Perciò me la prendo
quando li vedo divisi.
MARGHERITA
Ci vorrà tempo perché le
divisioni vengano superate.
Lui l’ha ascoltata attentamente e adesso prende il coraggio per
superare un certo pudore nel confessarle il suo sogno.
PERBONI
Le confesso che ho un sogno.
Voglio fare dei miei ragazzi una
vera classe. Un gruppo unito.
(lei lo sta ascoltando con
interesse) Ho letto un
articolo su un nuovo sport: si
chiama football. Si gioca coi
piedi, con una palla rinforzata.
Mi è venuta un’idea un po’
folle.
274
MARGHERITA
Sono le mie preferite.
PERBONI
Ho pensato che per superare i
pregiudizi e le divisioni,
bisognerebbe che i ragazzi si
sentissero uniti verso un
obiettivo comune...
MARGHERITA
Una squadra!
PERBONI
Perché no?
MARGHERITA
(RIFLETTENDOCI)
Potrebbe funzionare.
PERBONI
Però non sono sicuro che
piacerebbe al direttore.
MARGHERITA
E perché dovrebbe saperlo?
Fuori dalla scuola, lei è libero di
fare quello che vuole.
PERBONI
Mi sta spingendo alla
disobbedienza?
MARGHERITA
Dico che lei avrà bisogno di
quella palla rinforzata...
Margherita si accorge che Giulio ha un brivido. Lo guarda: si accorge
all’improvviso che Giulio è pallido, sbattuto.
275
MARGHERITA
Che cos’ha? Non si sente
bene?
Lui si tira su il bavero del cappotto.
PERBONI
Ho solo freddo.
Lei gli afferra le mani in un gesto d’istinto. Senza malizia, allegra, le
prende nelle sue e le mette nel manicotto, al caldo.
Il gesto, nato casualmente, assume improvvisamente un connotato
diverso, creando una strana tensione erotica. Si guardano negli
occhi, paralizzati, timorosi di rompere un incanto.
PRIMA MASCHERA
Ehi voi, non lo sapete che è
Carnevale?
OFF
Li distrae il passaggio del gruppo di maschere col fantoccio di Crispi
sul palo. Dal gruppo, qualcuno li guarda.
SECONDA MASCHERA
Venite con noi, gente. E’
Carnevale! C’è la festa!
Giulio e Margherita si scuotono. Lui ha ancora le mani nel manicotto
di lei. Le tira fuori come se scottassero.
PRIMA MASCHERA
Lasciali perdere. Non vedi che
sono innamorati? Che vuoi che
gliene importi del carnevale…
Margherita guarda per terra, imbarazzata. Lui le sorride, goffo.
349. INT. CASA BOTTINI. CAMERA ENRICO - GIORNO
Enrico è nella sua stanza a studiare. In verità è piuttosto annoiato.
Una palla di neve colpisce il vetro. Enrico si affaccia.
350. EST. STRADA CASA BOTTINI - GIORNO
276
Di sotto, c’è la carrozza dei Votini. Nobis, Stardi, Votini, sua sorella
Olga e qualcun altro si sporgono a chiamarlo dal finestrino.
Bottini!
STARDI E NOBIS
OLGA
Enrico!
C’è anche Franti con loro (evidentemente è lui che ha tirato la
palla), che guarda Enrico con tono derisorio. E’ chiaro che sono
stati gli altri a voler passare a prendere Enrico, che Franti ne avrebbe
volentieri fatto a meno.
FRANTI
(CANTILENANTE)
Enricooo...!
ENRICO
FINESTRA)
Dove andate?
(DALLA
VOTINI
Andiamo a vedere il carnevale!
STARDI
Vieni, dài, scendi!
OLGA
Su, Enrico! Ti decidi o no?
(SPAZIENTITA)
Enrico rientra precipitosamente in casa.
351. EST. PIAZZA - GIORNO
Dal cesto di un coloratissimo pallone aerostatico sospeso a
mezz'aria al centro di una bella piazza, due maschere gettano sulla
folla sottostante generose manciate di coriandoli. Fra la gente, i
fratelli Votini, poi Nobis, Stardi, Bottini e Franti, accompagnati da
una domestica di casa Votini (LUCIA, 50 anni assai mal portati)
incaricata di sorvegliare tutti quanti.
Ci sono maschere dappertutto, qualcuno regge fantocci ed enormi
facce di cartapesta. Ci sono carri addobbati e altri carichi di botti di
vino. Alcuni hanno banchetti su cui vendono cibi caldi. Nella
confusione, in molti suonano strumenti musicali ortodossi o
277
improvvisati, in un gran frastuono improvvisato e di sapore popolare.
I ragazzi si guardano intorno, storditi.
LUCIA
Mi rimanga vicino, signorina
Olga. E anche lei, signorino.
VOTINI
Non ti posso mica stare
attaccato alle sottane, Lucia.
Lucia capisce subito che sarà una giornata difficile.
All’improvviso, Stardi indica agli altri qualcuno, in mezzo alla folla
festante della parata.
STARDI
Guardate! Non è Perboni,
quello?
Dove?
BOTTINI
STARDI
Là, con la maestra dalla penna
rossa.
NOBIS
Io non vedo nessuno.
FRANTI
Macché Perboni, vi fate
prendere in giro.
NOBIS
Ha ragione Franti: figuratevi se
Perboni va alla parata di
Carnevale.
Nella confusione perdiamo lentamente di vista i ragazzi, che si
disperdono. Incrociamo invece, tra la folla, proprio Perboni, che
cammina in mezzo alla parata, poco distante da Margherita.
Lei, che canta con gli altri, si volta di tanto in tanto a cercarlo con lo
sguardo, per timore di perderlo. Alla fine, sorridendo, gli porge la
mano. Lui la guarda, esita solo un istante, poi le sorride franco.
278
Afferra la mano. Lei se lo tira vicino, incurante della folla. Finalmente
lui è al suo fianco.
PERBONI
Non me l’aveva detto che
aveva anche una bella voce.
Urtato dai vicini in festa, Giulio finisce la frase praticamente
nell’orecchio di lei, in mezzo ai suoi capelli. Si tira indietro,
imbarazzato.
PERBONI
Scusa. Scusi.
(UN PO’ ROCO)
C’è confusione intorno a loro. Lei non riesce a trattenere un sorriso
smagliante. Si guardano negli occhi. Intorno, le maschere, la musica,
le danze creano uno stordimento estraniante.
MARGHERITA
Niente.
E’ lui a baciarla, d’istinto. Lei si abbandona subito, con passione.
Intorno le maschere li avvolgono, in quel bacio che sembra non finire
mai. La musica è fortissima.
352. EST. PIAZZA - GIORNO
Nella confusione Olga, seguita da vicino da Lucia e da Bottini, cerca
Franti con gli occhi. Trova solo Stardi e suo fratello, oltre a Lucia.
Votini vede Franti.
VOTINI
Guarda. Mi sa che Franti ne sta
facendo una delle sue.
Per fare il buffone come al solito, e per farsi notare, Franti sta
legando di nascosto una corda alle ruote di una carrozzina, dove
dorme placidamente un neonato. La madre sta acquistando
qualcosa da un banco e volta le spalle alla carrozzina.
Dopo l’azione, Franti raggiunge Nobis dietro un muro e ora tira la
carrozzina a sé. La mamma del bambino, che si volta col cartoccio in
mano, non vede più la carrozzina e comincia ad urlare.
279
MADRE NEONATO
Il bambino! Chi ha visto il mio
bambino? Dov’è la carrozzina?
Era qui un momento fa! Oh,
Signore! Oh, Madonna mia!
Nella confusione nessuno la ascolta. La donna si dispera.
Solo a questo punto Franti, venendo fuori dal suo nascondiglio, si
presenta alla donna spingendo la carrozzina.
FRANTI
E’ questa la carrozzina che
cerca, signora? Era qui
accanto.
MADRE NEONATO
Grazie. (prende in braccio il
figlioletto, lo abbraccia, lo
bacia. Poi guarda di nuovo
Franti)
Grazie. Grazie tante. Prendi.
Come ricompensa.
Franti torna trionfante verso i compagni. Mostra la moneta.
Olga è molto divertita. Enrico assai meno. Olga se ne accorge.
OLGA
Che cos’hai? Non ti diverti? Ce
l’hai con Franti?
Enrico finge di essere scandalizzato
ENRICO BOTTINI
E’ più facile fare i buffoni che
comportarsi da persone serie.
OLGA
Che cosa fa una persona seria,
si può sapere?
ENRICO BOTTINI
Parla solo quando è necessario.
Altrimenti sa tacere.
280
OLGA
Che c’è da tacere?
ENRICO BOTTINI
Ci sono molti segreti.
OLGA
E tu ne conosci qualcuno?
ENRICO BOTTINI
Se te li dico non sono più
segreti.
OLGA
Dimmene solo uno e io ti credo
Il tono di Olga è scherzoso, ma per Enrico l’occasione è serissima.
ENRICO BOTTINI
Te ne dirò uno, ma tu non devi
dirlo a nessuno.
Forza.
OLGA
ENRICO BOTTINI
Riguarda il padre di Nelli...
Enrico le sussurra all’orecchio il segreto, come un dono
preziosissimo.
Olga si porta una mano alla bocca, sbalordita.
353. EST. CASA MARGHERITA - SERA
Giulio ha riaccompagnato Margherita a casa. L’atmosfera è tesa.
Sono fermi davanti al portone. Lei sta tirando fuori le chiavi. Lui è in
imbarazzo.
Anche Margherita è confusa ma lo guarda fingendo allegria.
281
PERBONI
Sono spiacente, Margherita,
davvero. Non sapevo quello
che facevo...
Ti ho offesa?
Margherita pare offesa più dal suo pentimento che dal bacio.
MARGHERITA
Non per quello che pensi.
(EMIGMATICA)
Poi sorride, come scacciando un’ombra.
MARGHERITA
Ci vediamo domani a scuola.
E scompare nel portone. Giulio resta un lungo attimo immobile, quasi
volesse richiamarla.
354. INT. CASA MARGHERITA – NOTTE
Margherita è rientrata in casa. Si toglie il cappello.
Resta un attimo appoggiata alla porta. Socchiude gli occhi, come per
riassaporare l’ultimo minuto. Poi si scuote. Accende il lume. Prende il
diario. Comincia a scrivere…
MARGHERITA
E’ stata una sensazione mai
provata, intensa e bellissima.
Avrei voluto che quel brivido
non finisse mai… Ma lui poi si è
pentito… Perché?…
355. INT. CASA PERBONI - NOTTE
Anche Giulio sta rientrando a casa. Si allenta il colletto della camicia
come se avesse delle difficoltà respiratorie. Il suo sguardo cade sulla
foto di Emma. Si avvicina al comò, prende la foto...
PERBONI
Se mi hai amato, lasciami
libero! Smettila di
ossessionarmi. Basta!
(SUSSURRANDO)
282
Colpito dalle sue stesse parole, Giulio si scuote. Con un gesto
improvviso apre un cassetto e vi chiude dentro la foto. Poi si guarda
intorno, smarrito, sconvolto, cerca con lo sguardo la boccetta di
laudano, la trova...
356. INT. SCUOLA. CORRIDOIO/CLASSE PERBONI - GIORNO
Ora di ingresso a scuola. I bambini sono accanto agli appendiabiti.
Entrando alla spicciolata, ciascuno appende il cappottino.
Un piccolo capannello di ragazzi è fermo in un angolo. In mezzo c’è
Garoffi, che sta raccogliendo scommesse dai compagni. Arriviamo
con Bottini che, appena appeso il cappotto, si avvìa incuriosito verso
il capannello.
ENRICO BOTTINI
Che state facendo?
GAROFFI
Vuoi scommettere?
ENRICO BOTTINI
Su che cosa?
GAROFFI
Sull’amore.
ENRICO BOTTINI
Che amore? Sei scemo?
GAROFFI
Non sono scemo… Parlo di
Perboni e la maestrina dalla
penna rossa… O vuoi
scommettere su chi ama Olga
Votini…?
Enrico ci resta male. Con uno scatto si allontana, mentre il
Calabrese, frugandosi nelle tasche, ha trovato qualcosa per
scommettere.
CALABRESE
Posso puntare queste?
283
Che cos’è?
GAROFFI
(SCHIFILTOSO, PRENDENDOLE)
CALABRESE
Frutta candita.
GAROFFI
Queste non valgono.
(NE FA UN SOLO BOCCONE)
Il Calabrese non ha avuto il tempo di reagire, ma ora si arrabbia,
sentendo i compagni (Stardi e Votini) ridere della bravata di Garoffi.
Erano mie!
CALABRESE
GAROFFI
Che cosa?
CALABRESE
Ladro! Erano mie…! Ladro!
STARDI
Senti chi parla di ladri!
Africano! Impara a parlare
italiano!
Schifoso!
CALABRESE
Il Calabrese cerca di colpirlo, ma in quel momento Giulio appare in
fondo al corridoio, accompagnato da Franti. Qualcuno lo vede.
MURATORINO
Arriva il maestro!
In un istante, il capannello si è sciolto.
IN CLASSE
Giulio entra che in classe sono già tutti al loro posto, silenziosi
perché temono che il maestro abbia sentito la lite. Giulio non dice
nulla. Si limita a chiudere la porta ed andare alla lavagna.
284
I ragazzi non parlano. Guardano la sfera che Giulio sta disegnando.
PERBONI
Che cos’è?
DEROSSI
Un cerchio. Raggio al quadrato
per 3,14.
PERBONI
Bravo. Che altro può essere?
I ragazzi si guardano senza capire. Giulio sta disegnando un piede
stilizzato vicino al cerchio. Al Muratorino scappa da ridere.
Una palla?
MURATORINO
PERBONI
Bravo. E’ una palla. E questo è
un piede.
ENRICO BOTTINI
Che cos’è, signor maestro, un
racconto?
PERBONI
No, è un gioco. Per la verità, i
fiorentini lo avevano già
inventato nel Cinquecento, ma
oggi lo giocano gli inglesi. Si
chiama foot-ball. In inglese foot
significa piede e ball vuol dire
palla. Palla e piede.
FRANTI
Ho capito. E’ il gioco dei
galeotti.
GAROFFI
Manca la catena.
285
PERBONI
Si gioca senza. Liberi. Su un
campo.
PRECOSSI
Un campo? Che c’è seminato?
PERBONI
Soltanto sudore.
VOTINI
Che schifo.
PRECOSSI
E che ci cresce col sudore?
PERBONI
Io spero un po’ di cervello per
voi.
FRANTI
Ho capito, non è un gioco. E’
una fregatura.
Perboni fa passare tra i banchi l’articolo sul calcio.
PERBONI
E’ una rivista di sport.
Guardatela tutti.
Anche quelli dei primi banchi si sono avvicinati a sbirciare.
Si vedono delle foto d’epoca, un po’ buffe, ed alcuni disegni.
PRECOSSI
(LEGGENDO)
" Cronache delle partite del I°
campionato inglese di
football…"
FC
DEROSSI
Ma come si gioca?
286
PERBONI
Si gioca con due squadre, una
contro l’altra. Vince chi riesce a
mettere la palla nella porta
avversaria per più volte
dell’altro.
MURATORINO
Quale porta, signore?
PERBONI
Se giri pagina si vede.
(andando verso la lavagna)
La disegno alla lavagna. Così la
vediamo tutti…
Giulio fa uno schizzo approssimativo di un campo da gioco e delle
prime porte da calcio, senza rete né traversa.
PERBONI
…Ecco. Una da una parte e una
dall’altra… E davanti ci si
mette il portiere che la difende
con le mani, con i piedi, con
tutto il corpo…
PRECOSSI
Anche con la testa?
Perboni annuisce. Franti pronto interviene:
FRANTI
Allora Precossi non può giocare
a futbol. Lui la testa non ce
l’ha.
Perboni è soddisfatto dell’interesse che l’argomento ha suscitato nei
ragazzi. Solo in questo momento nota i piedi scalzi di Nelli sotto il
banco (si è tolto le scarpe strette).
PERBONI
Hai caldo, Nelli?
287
PRECOSSI
No, le scarpe che suo padre gli
ha riportato dall’America sono
troppo strette!
MURATORINO
Forse in America hanno i piedi
più corti.
NELLI
Me le sono tolte per non
sciuparle! Perché mio padre ha
detto che in America si usa
così.
I ragazzi cominciano a prenderlo in giro.
GAROFFI
E che altro si usa? La danza di
guerra coi selvaggi?
MURATORINO
E’ vero che levano i capelli?
PRECOSSI
Tuo padre li ha visti?
NELLI
Sì, tante volte. Mi ha
raccontato che un giorno è
salito sull’omnibus che era
pieno di pellirosse che
andavano a lavorare. Lui era
l’unico con la pelle bianca.
L’unico. Ma mio padre non si è
spaventato…
(VANTANDOSI)
Per Franti è troppo. Scoppia a ridere nel bel mezzo del discorso di
Nelli, lasciando sconcertati i compagni e raggelando Enrico e Derossi.
Poi non può trattenere la sua indole.
288
FRANTI
Ma quale America! Forse ti ha
raccontato come si sta in
galera! E’ là che ha passato gli
ultimi otto anni, mentre tua
madre si spezzava la schiena al
mercato per mandarti a scuola!
La classe rimane in silenzio, attonita.
PERBONI
Franti!
Perboni corre ad afferrare il discolo per il bavero e lo trascina fuori,
mentre Nelli guarda i compagni, borbottando un poco convinto:
NELLI
Non è vero niente... Mio padre
è stato in America...
E poi scappa via in lacrime, inseguito invano fin sull’uscita da Enrico.
ENRICO BOTTINI
Nelli! Aspetta!
357. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO
PERBONI
Stavolta ti ci porto io dal
direttore...
Perboni, che stava strapazzando Franti in corridoio, è distratto dalle
grida di Enrico e vede il bambino che rincorre Nelli verso l’atrio.
ENRICO BOTTINI
Nelli! Ti posso spiegare tutto...
Giulio molla Franti...
PERBONI
Tu aspetta qua.
e corre anche lui sulla porta.
289
358. INT. SCUOLA. CORRIDOIO/ATRIO - GIORNO
Enrico, sulla soglia della scuola, è pure lui in lacrime.
Dov’è Nelli?
E’ scappato.
PERBONI
ENRICO BOTTINI
Giulio non ha il tempo di reagire. Franti, aggredito da Garrone in
corridoio, sta lanciando esagerate grida d’aiuto.
FRANTI
Maestro, maestro! Aiuto!
OFF
359. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO
Mentre Franti grida, Garrone lo tiene per il bavero. In realtà non gli
sta facendo nulla e mentre grida al soccorso Franti lo guarda con
l’aria di prenderlo apertamente in giro. Il che lo fa davvero infuriare.
GARRONE
Ti diverti, eh? Ti faccio vedere
io...
Adesso sta davvero per stringergli il collo con una sola mano,
quando una voce potente lo ferma.
DIRETTORE
Che sta succedendo qui?
Smettetela subito! Dov’è il
vostro maestro?
Il direttore è accorso dal suo ufficio, mentre tutta la scuola si
affaccia a guardare. Giulio arriva di corsa a dividere i due
contendenti, mentre la voce del direttore tuona.
DIRETTORE
Perboni! Che sta succedendo?
Sappia che la riterrò
responsabile delle
conseguenze!
290
(poi, rivolto agli astanti,
curiosi)
E voi, tutti in classe! Lo
spettacolo è finito!
360. INT. SCUOLA. ATRIO - GIORNO
Enrico piange da solo, appoggiato allo stipite del portone. Viene
raggiunto da Derossi. Lo guarda, speranzoso di ricevere una parola
comprensiva. Ma il compagno è freddissimo.
DEROSSI
DISPREZZO)
Sei stato tu. Sei una spia!
361. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO
(CON
Il suono liberatorio della campanella rimbomba nella scuola.
Margherita si è affacciata dalla sua aula e adesso si sta avvicinando a
Garoffi, Franti, Perboni e il direttore, così come li abbiamo lasciati
poco prima.
DIRETTORE
Posso sapere che cosa è
successo?
Giulio guarda Franti. Lui ha l’aria di sempre, ma anche fragile. Giulio
decide di coprirlo.
PERBONI
Una banale lite. Una ragazzata,
signore.
DIRETTORE
Mi aspetto che nel futuro
l’inconveniente non si ripeta.
(SECCO)
PERBONI
Vigilerò, signore.
Franti si sta massaggiando la gola, dove è stato afferrato da
Garrone. I compagni sono quasi tutti intorno a Garrone. Guardano
Franti con astio. Solo Stardi, Votini e Nobis sono con lui.
291
GARRONE
E’ colpa mia, maestro. Non ci
ho visto più.
GIULIO
Devi imparare a controllare i
tuoi impulsi, se vuoi diventare
un uomo.
(UN PO’ DURO)
Giulio si guarda intorno, sconvolto. Incontra il volto amico di
Margherita.
MARGHERITA
Che è successo?
PERBONI
Un mezzo disastro. Nelli è
distrutto. E’ scappato. Era fuori
di sé.
MARGHERITA
Il direttore lo sa?
PERBONI
No. Ho bisogno di lei.
(ci ripensa) Di te.
Stardi e Garoffi si scambiano uno sguardo.
Dimmi.
MARGHERITA
PERBONI
Sorvegliali mentre escono.
Margherita ha appena il tempo di annuire, Giulio si sta già infilando il
cappotto.
MARGHERITA
Tu dove vai?
PERBONI
A cercare Nelli.
292
362. EST. MERCATO - GIORNO
Una piazza ingombra di carri, carretti e calessini. Contadini, fabbriferrai e verdurai. E’ un mercato.
MADRE NELLI
OFF
Aglio, cipolle! Chi vuole le belle
mele? Mele gialle, mele rosse,
mele per tutti i gusti...
MACELLAIO
Gallinelle da brodo! Polli vivi!
Conigli disossati!
FABBRO
Pentole, coperchi, scaldini...
Anche la madre di Nelli è al suo banco al mercato: vende frutta e
verdura.
MADRE NELLI
Assaggiate i mandarini! Dolci,
speciali…di Sicilia!!
Il marito arriva proprio in questo momento, inaspettatamente
allegro. La sorprende da dietro, mettendole le mani alla vita e
baciandola d’impeto sul collo. La donna sobbalza, spaventata.
MADRE NELLI
Che succede?
E’ imbarazzata per i colleghi che la guardano e si ravvìa i capelli per
darsi un contegno.
NELLI PADRE
Ho trovato un lavoro.
Un lavoro?
MADRE NELLI
NELLI PADRE
Alla conceria.
293
Lei lo abbraccia, felice, ormai incurante del resto del mercato.
Luigino arriva proprio in questo momento, affannato, il viso
stravolto dal pianto. Il padre lo vede.
NELLI PADRE
Luigino!
La madre si stacca dall’abbraccio e guarda il figlio.
MADRE NELLI
Dove hai messo il cappotto?
Ma Luigino sta guardando il padre.
NELLI PADRE
Che c’è? E’ successo qualcosa
a scuola?
NELLI
Tu ci sei stato mai in America?
Il padre non ha la forza di mentirgli. Scuote la testa in segno di
diniego.
NELLI
Ci sei stato mai?
No.
(INCALZANTE)
NELLI PADRE
MADRE NELLI
Vieni. Ti spieghiamo tutto a
casa.
La madre cerca di abbracciarlo, ma Luigino si divincola. Ce l’ha anche
con lei, forse pure di più.
NELLI
Non mi toccare.
MADRE NELLI
(SEVERA)
Vieni qua.
294
NELLI
Lasciami, bugiarda.
Lei sta per dargli uno schiaffo, ma il marito le blocca il braccio.
NELLI PADRE
Mi dispiace, figliolo. Non
volevamo.
NELLI
Mi avete preso in giro. Tutti e
due.
NELLI PADRE
Andiamo a casa. Ti racconto
tutto.
NELLI
Bugiardi! Bugiardi! Bugiardi!
I Nelli non hanno il tempo di rendersi conto di quello che succede.
Luigino si divincola e scappa via di nuovo. La donna, sconvolta,
guarda il marito con le lacrime agli occhi.
MADRE NELLI
Ti prego, fermalo!
Il padre di Nelli si è già messo a correre dietro al figlio, ma il mercato
è un labirinto e il bambino sfugge facilmente allo sguardo degli
adulti. L’uomo è tornato un uomo sconfitto. Poco distante, sua
moglie singhiozza guardando lontano.
363. EST. STRADA - GIORNO
In un vicolo, appoggiato al muro, Nelli fatica (ha un solo braccio
abile) per togliersi le scarpe. Alla fine se ne libera, lanciandole
lontano. E ricomincia il suo cammino, le calze subito infradiciate dalla
neve ormai sporca.
364. EST. STRADE – TARDO POMERIGGIO
In rapido montaggio, una sequenza racconta Giulio ansioso e la sua
vana ricerca di Nelli per Torino, finché le prime luci della sera
295
scendono sulla città. Si incontra con il padre di Nelli, anche lui
stravolto, che sta cercando il figlio. L’uomo lo guarda con aria
interrogativa.
PERBONI
TESTA)
Niente. Mi dispiace.
(SCUOTENDO LA
NELLI PADRE
E’ colpa mia.
PERBONI
Non è questo che conta,
adesso.
NELLI PADRE
Volevamo solo proteggerlo.
Che dovevamo fare? Me lo dica
lei, signor maestro.
PERBONI
Io non lo so. So solo quello che
dobbiamo fare adesso.
Continuare a cercarlo…
365. INT. CASA NELLI – SERA
Nella povera casa di Nelli la madre non smette di piangere, seduta su
una sedia di fronte al camino con un rosario tra le dita. Il padre di
Nelli rientra in questo momento, portando dentro una folata di
inverno. Lei alza su di lui due occhi speranzosi. Poi vede che è solo.
MADRE DI NELLI
Non l’hai trovato?
L’uomo scuote la testa sconsolato.
PADRE DI NELLI
(INCERTO)
Tornerà.
Lei si alza, asciugandosi le lacrime. Va ad aiutare il marito a togliersi
gli stivali fradici. Nel gesto, i due finiscono con l’abbracciarsi. Lei
ricomincia a singhiozzare, questa volta consolata dalle carezze di lui.
296
MADRE DI NELLI
Dove sarà? Dove può essere
andato? Con questo freddo!
PADRE DI NELLI
E’ colpa mia.
MADRE DI NELLI
Che abbiamo fatto per
meritarci anche questo?
Adesso basta, abbiamo
sofferto abbastanza.
Lui le accarezza i capelli.
Shhhhhh.
PADRE DI NELLI
Lei lo guarda con gli occhi colmi di lacrime.
MADRE DI NELLI
Non abbiamo diritto anche noi
a un po’ di pace?
366. INT. PENSIONE FRANTI. ST. COL BUCO/STANZA BALLERINE - SERA
Il solito nascondiglio alla pensione. Garoffi regola gli ingressi. Votini,
Stardi e Nobis stanno entrando. I ragazzi sono tutti taciturni.
Dentro, Franti sta intagliando qualcosa col suo coltellino, assorto. Gli
altri lo guardano, timorosi ma insieme accusatorii. Lui alza lo sguardo
su di loro.
FRANTI
Beh? Siete venuti per guardare
me, stasera?
VOTINI
E’ vero che il padre di Nelli è
stato in prigione?
FRANTI
Otto anni. Ha preso a pugni
uno e l’ha ammazzato.
297
GAROFFI
Allora ti conviene stare
attento.
Franti lo fulmina con lo sguardo. Si alza e fa per cacciarli via.
FRANTI
Se siete venuti a fare la
predica, ve ne potete pure
andare. Su, tutti a casa ché è
tardi!
STARDI
Io voglio guardare.
FRANTI
Allora chiudi la bocca e guarda.
Stardi va al buco. Garoffi gli porge la mano per riscuotere il
pagamento. Stardi paga.
STARDI
Tieni, sanguisuga.
GAROFFI
Voi che fate?
Nobis si toglie il cappottino e si accomoda. Votini si avvicina a
Stardi.
Che vedi?
NOBIS
(STANZA BALLERINE)
STARDI
Si stanno vestendo. Sono
ballerine... Che gambe!
OFF
(STANZA DEL BUCO)
298
NOBIS
Sono?
Sono due!
STARDI
Garoffi interviene subito a tappare il buco con la mano.
GAROFFI
Fermo là. Due si pagano
doppio.
STARDI
Doppio? Non ce li ho.
Garoffi fa spallucce. Gli si avvicina Nobis coi soldi già pronti.
NOBIS
Te li do io.
Scansa Stardi e si mette a guardare. Ma è troppo tardi.
(STANZA BALLERINE)
Le ballerine di prima si sono già vestite, adesso è il turno di una
cicciona assai poco sexy.
(STANZA DEL BUCO)
NOBIS
Non ci sono più. Ridammi i
soldi.
GAROFFI
I soldi erano per guardare. Tu
hai guardato, no?
NOBIS
Ma c’era solo una cicciona.
STARDI
Sarà la donna cannone.
299
NOBIS
Rivoglio i soldi!
(A GAROFFI)
Nobis vorrebbe la restituzione del pedaggio, ma interviene anche
Franti.
FRANTI
Quando vai al circo, paghi per
entrare, non lo sai mica se
dentro trovi gli elefanti o le
tigri!
Nobis cerca ancora di protestare, ma invano.
NOBIS
Non è giusto. Io ho pagato
doppio!
FRANTI
Questo è giusto. Allora guarda
due volte.
Nobis, nervoso, si infila il cappottino.
NOBIS
Ma andate al diavolo! Di donne
così a casa mia ne vedo quante
mi pare…!
GAROFFI
Dove vai? Dài, Nobis…
Nobis è già sulla porta, arrabbiato.
NOBIS
Vado a casa. Stasera la moglie
di mio padre dà un ballo… Lì sì
che ci sono donne belle!…
Ed esce, sbattendo la porta alle proprie spalle.
367. EST. CASA NOBIS -NOTTE
300
E’ ormai notte e casa Nobis riceve. Carrozze lussuose arrivano
davanti al portone illuminato a festa dalle torce. Uomini in livrea
accolgono dame e signori in toilettes da gran sera. Entriamo con
loro...
368. INT. CASA NOBIS -NOTTE
Alla festa dai Nobis è presente la Torino che conta. Un quartetto
d’archi suona, domestici in livrea vanno e vengono con cibi e
bevande.
Tutta la scena è stata vista dal punto di vista del piccolo Nobis che,
acquattato in cima al sontuoso scalone di casa sua, spia la festa
dall’alto. Adesso sta guardando la sua matrigna. E’ una donna
bella, sui 35 anni, francese, affascinante e mondana… E’ vicina al
padre di Nobis, ma i suoi occhi cercano qualcuno…: un giovane e
aitante ufficiale di cavalleria (30 anni circa) che ora, percepito
lo sguardo di lei, si avvicina. La invita a ballare. La donna, lasciato il
marito, accetta sorridente l’invito. Lo sguardo di Nobis corre dal
padre alla donna, ansioso, vagamente in allarme…
La bellissima seconda moglie dell’avvocato Nobis balla col suo
cavaliere in alta uniforme. Fra i due c’è molta complicità. La donna
ride alle battute del militare. Il piccolo Nobis la vede lasciarsi
condurre dall’uomo verso una stanza appartata e buia: la biblioteca
di casa. Il bambino di nascosto li segue.
369. INT. BIBLIOTECA DI CASA NOBIS - NOTTE
Nobis, confuso fra gli invitati si apposta dietro la porta.
La sua matrigna e il bell’ufficiale sono poco distanti, accanto agli
scaffali colmi di libri antichi e preziosi. L’uomo le sussurra qualcosa.
Nobis si sporge per vedere.
Intanto gli invitati ballano e chiacchierano. Il tenente avvicina le
labbra alle braccia nude della donna, alle spalle di lei...
Nobis è stordito.
Guarda, dietro di sé: poco lontano il padre di Nobis, col sigaro in
bocca, intento a magnificare le lodi del fumo coi suoi amici, ignaro.
Nella biblioteca intanto, i due amanti si baciano, con passione
crescente.
Nobis, sconvolto, scappa via. Per non vedere di più.
370. EST. PIAZZALE SCUOLA - NOTTE
301
Nel cuore della gelida notte torinese , Nelli è tornato davanti alla sua
scuola, unico posto in cui non si senta estraneo. Si lascia andare
sfinito per terra, contro il portone sbarrato.
Poco dopo Giulio appare dal fondo della strada. Anche lui è stravolto
dalla stanchezza, sfinito. Quando vede il bambino quasi non crede ai
suoi occhi. Corre verso di lui. Appena gli arriva vicino lo abbraccia, lo
solleva, cerca di dargli un po’ di calore massaggiandolo con energia.
PERBONI
Nelli, sono io. Stai bene?
Nelli è semiassiderato, stanchissimo, ha esaurito tutte le sue forze.
NELLI
Signor maestro...
Giulio comincia a parlargli piano, suggerendogli parole di conforto, un
tono dolcissimo nella voce. Il bambino trema. Lui lo accarezza, per
riscaldarlo.
PERBONI
Sono io, Nelli. Guardami. Come
stai?
NELLI
Mi fanno male i piedi, signor
maestro.
PERBONI
E’ un buon segno, non ti
preoccupare. Meglio così.
Giulio glieli massaggia, sorridendo.
PERBONI
E’ tutto a posto, piccolo. E’
tutto finito, stai tranquillo.
Sistemeremo tutto...
Il bambino usa le sue ultime energie per sussurrare:
302
NELLI
Maestro... Non mi porti a casa.
La prego.
Perboni lo solleva tra le braccia
371. INT. CASA MARGHERITA -
NOTTE
Margherita sta dormendo nel suo letto quando nella casa risuona il
campanello. Lei si desta. Con il cuore in tumulto, si alza, in camicia
da notte. Afferra uno scialle per coprirsi e va alla porta. E’ perplessa,
un po’ spaventata.
Chi è?
MARGHERITA
PERBONI
Io…Giulio…ascolta per favore,
io…
Margherita apre senza esitazioni, stringendosi nello scialle.
MARGHERITA
Che è successo?
Giulio ha Nelli, scalzo, in braccio. Il bambino si è addormentato.
PERBONI
L’ho trovato.
MARGHERITA
Entra. (poi, più piano)
Piano… La zia dorme.
PERBONI
Mi dispiace arrivare a
quest’ora...
Lei sta chiudendo la porta alle sue spalle, mentre lui depone il
bambino sul divano.
303
PERBONI
Era semiassiderato. E non vuole
tornare a casa.
Nelli si lamenta nel sonno. E’ scosso dai brividi. Margherita si toglie lo
scialle e va a metterglielo mette sopra. Giulio la guarda chinarsi sul
bambino, dolce. Lo sguardo gli cade sulla stoffa leggera della sua
camicia da notte... La voce di lei lo scuote.
MARGHERITA
Che hai intenzione di fare?
PERBONI
Vado ad avvertire i genitori.
Saranno in pena.
Intanto Margherita ha abbracciato Nelli, che si è subito stretto al suo
collo, scambiandolo nel sonno per sua madre.
Mamma...
NELLI
Giulio guarda la scena con una certa emozione. Margherita solleva il
bambino.
MARGHERITA
Lo porto in camera mia. Nel
letto è più caldo.
Il bambino si accovaccia sulla spalla di Margherita, tenerissima e
materna. Giulio ha uno strano sguardo.
372. EST. STRADE - ALBA GRIGIA
Gli zoccoli dei cavalli cominciano a risuonare in giro. E’ ormai giorno. I
segni dei festeggiamenti del carnevale sono ancora visibili qua e là,
sotto la neve che si è sciolta.
Dall’acqua del Po’, che scorre limacciosa davanti al Castello del
Valentino, si alza una leggera nebbia.
373. INT. COMPLESSO CASA MARGHERITA - MATTINA
304
Margherita è indaffarata in cucina quando il campanello suona di
nuovo. Va ad aprire: è Giulio.
MARGHERITA
Entra. Sto preparando la
colazione per Nelli…
Giulio la segue in cucina. Resta affascinato a guardarla alla stufa, alle
prese col latte e il caffè. La tavola è apparecchiata per la colazione.
L’atmosfera è quella calda e intima di una colazione familiare.
Margherita nota il silenzio di lui.
MARGHERITA
Che c’è?
PERBONI
Scusami. Sono solo…
(sorride) stanco.
Margherita lo guarda attentamente. Giulio è vestito come il giorno
prima, un velo di barba, il volto stanchissimo. Lei gli si avvicina. Gli
accarezza una guancia, preoccupata.
MARGHERITA
Dovresti riposare un po’.
PERBONI
Non c’è tempo. (le allontana
la mano, con rammarico,
dolce)
Nelli dorme ancora?
Margherita annuisce, ma il bambino viene fuori dalla sua stanza
proprio in questo momento. E’ scalzo, i capelli arruffati, il colorito
però è di nuovo roseo.
NELLI
Buongiorno.
PERBONI
Vengo adesso da casa tua,
Nelli. Ho parlato con tuo padre
305
e tua madre. Erano molto
preoccupati per te.
Il bambino è colpito.
NELLI
Che gli ha detto?
PERBONI
Che ti avrei riportato a casa.
Nelli china la testa. Si guarda i piedi scalzi.
NELLI
Non posso venire. Ho buttato
le scarpe.
MARGHERITA
Erano un regalo di tuo padre?
Il bambino annuisce. Si rabbuia di nuovo.
NELLI
Non le voglio più.
Perché?
MARGHERITA
NELLI
Mio padre non c’è mai andato,
in America.
PERBONI
E allora? Neanche io.
NELLI
Franti ha detto la verità. Lo
sapevano tutti. Solo io non
sapevo niente. Perché mi
hanno mentito?
306
PERBONI
Forse perché avevano paura
che ti saresti vergognato di lui.
MARGHERITA
L’hanno fatto per te, per
proteggerti, non lo capisci?
Il bambino fa di no con la testa, ostinato. Ma ha i lucciconi.
Margherita li lascia soli, ritirandosi in camera da letto.
Giulio si avvicina a Nelli. Si accovaccia di fronte al bambino.
PERBONI
Tuo padre aveva un debito con
la società ed è stato chiamato
a scontarlo. Per la sua colpa ha
passato otto anni lontano dalla
sua famiglia. Non pensi come
ha sofferto?
NELLI
Qualche volta ho pensato che
forse aveva un altro bambino,
in America...
PERBONI
Invece chissà quante volte ha
pensato a te, da solo nella sua
cella.
NELLI
Nelle lettere diceva sempre che
l’America era bellissima...
invece era in prigione.
Giulio sta riordinando gli abiti di Nelli, lo pettina con le mani,
inginocchiato di fronte a lui.
Da dietro la porta della camera da letto, Margherita lo guarda,
innamorata.
PERBONI
Tuo padre ha sbagliato, è vero,
ma ha pagato. Ti sembra
307
giusto che ora debba subire
un’altra condanna da suo
figlio?
Il bambino è serissimo, le guance asciutte. Sta riflettendo.
PERBONI
Io penso che dovresti dargli
una possibilità.
Nelli annuisce timidamente. Giulio gli fa una carezza, alzandosi.
PERBONI
Ricordati sempre che lo devi
amare e rispettare. Anche per
quello che ha sofferto.
NELLI
Maestro... devo proprio venire
a scuola, oggi?
PERBONI
Perché no? Ti vergogni dei tuoi
compagni?
(ALLARMATO)
NELLI
No. E’ solo che... voglio andare
a casa.
Giulio lo prende in braccio, sollevandolo da terra.
PERBONI
Ti faccio vedere una cosa.
Col bambino in braccio, Giulio è andato alla finestra. (Tutto sotto lo
sguardo commosso di Margherita, nascosta dietro lo stipite)
374. EST. STRADA CASA MARGHERITA - GIORNO
Di sotto, il padre di Nelli aspetta, ritto in mezzo alla neve ormai
sporca.
375. INT. CASA MARGHERITA - GIORNO
308
Nelli scappa praticamente dalle braccia di Perboni.
Margherita sorride e lo guarda uscire di casa correndo.
Si avvicina lentamente a Giulio, che è rimasto fermo a guardare dalla
finestra. Gli mette una mano sul braccio. Insieme, guardano fuori.
376. EST. STRADA CASA MARGHERITA – GIORNO
Il padre di Nelli vede suo figlio uscire dal portone di slancio, fermarsi
a guardarlo, le lacrime agli occhi. L’uomo gli sorride, tende le
braccia, incerto. Il bambino corre in braccio a suo padre, che lo
stringe forte...
377. INT. CASA MARGHERITA - GIORNO
Margherita scuote Giulio.
MARGHERITA
Dobbiamo andare, Perboni.
Oggi viene l’Ispettore. Siamo in
ritardo.
In un gesto d’impulso, lui la trattiene. Le afferra la mano e se la
porta alle labbra.
PERBONI
Grazie.
A Margherita non viene la voce per rispondere. Poi è troppo tardi:
Giulio è già diretto alla porta.
PERBONI
Ti aspetto giù.
378. INT. SCUOLA. PALESTRA - GIORNO
Allievi e docenti sono riuniti nella palestra. In posizione di privilegio,
un uomo massiccio ed elegante, dall’aria autoritaria, siede su
una poltrona.
309
Accanto a lui c’è, in piedi, il direttore, che sta parlando
all’assemblea.
DIRETTORE
Abbiamo il piacere di ospitare
la squisitissima persona del
nostro Ispettore Scolastico.
Anche se qualche docente è
disgraziatamente assente, direi
che possiamo cominciare.
I ragazzi, tutti in piedi e inquadrati come soldatini, sono immobili. Il
direttore si rivolge all’ispettore.
DIRETTORE
Gradirebbe interrogare
qualcuno dei nostri ragazzi?
L’Ispettore si alza.
ISPETTORE
Volentieri.
I compagni danno di gomito a Derossi, che è costretto ad alzarsi.
ISPETTORE
Noi ci conosciamo già,
giovanotto.
Sissignore.
DEROSSI
ISPETTORE
So che sei preparato. Siediti
pure…
Mentre Derossi si siede, entrano Perboni e Margherita, in ritardo e
trafelati. Lo sguardo di rimprovero con cui li accoglie il Direttore non
lascia dubbi sulla profondità del suo risentimento.
ISPETTORE
Sentiamo qualcun altro.
310
I ragazzi impallidiscono. Guardano Perboni in cerca di aiuto.
Mentre l’Ispettore pensa, percorre i loro volti con lo sguardo:
Nobis è altero come sempre.
Garoffi mastica di nascosto una brioche.
Precossi prega a mezza voce.
PRECOSSI
Non io, ti prego. Fa che non
chiami me…
Stardi ha l’espressione vacua e poco intelligente che assume spesso
in classe. L’Ispettore sta guardando proprio lui.
ISPETTORE
Come ti chiami giovanotto?
STARDI
Io?
Perboni è preoccupato, come gli altri.
Tu.
ISPETTORE
STARDI
Stardi, signore.
ISPETTORE
Conosci la formulazione del
teorema di Pitagora, Stardi?
Sissignore.
STARDI
ISPETTORE
Puoi venire alla lavagna a
scriverla, per favore?
Stardi va, mentre tutti gli altri trattengono il fiato.
PERBONI
Speriamo che se la ricordi.
(A MARGHERITA)
311
Ma Stardi sta già scrivendo, sicuro di sé. Anche il Direttore pare
stupito che indovini la risposta.
ISPETTORE
Bravo. Puoi ripetere a memoria
la tabellina del sette?
No, signore.
STARDI
ISPETTORE
Hai detto no?
STARDI
Non posso, signore.
ISPETTORE
Vuoi ripetere quella dell’otto?
A memoria?
STARDI
ISPETTORE
Sì, grazie.
STARDI
Non posso.
ISPETTORE
Ricordi qualche tabellina?
STARDI
Tutte, signore.
ISPETTORE
E perché non vuoi ripeterle
davanti ai tuoi compagni?
STARDI
Il maestro non vuole che
studiamo le cose a memoria.
312
ISPETTORE
Il maestro... (capisce,
sorride) vuoi scriverle alla
lavagna, allora?
Certamente.
STARDI
Comincia a scrivere spedito. Un sospiro di sollievo si diffonde nella
sala.
ISPETTORE
Tuo padre deve essere
orgoglioso di te, Stardi.
STARDI
Mio padre dice che sono una
testa dura. Non vuole neanche
mandarmi a scuola.
ISPETTORE
Dì a tuo padre che si sbaglia.
Stardi guarda Perboni, felice. Il maestro gli fa un occhiolino di
nascosto. Ma il gesto non sfugge a Margherita, che sorride.
Il Direttore guarda entrambi, sospettoso e inspiegabilmente irritato.
379. INT. ANDRONE SCUOLA - GIORNO
Le classi sono tutte schierate nell’androne per salutare l’Ispettore,
che è in procinto di andare via a bordo di una carrozza.
Enrico è capitato vicino a DeRossi, che non lo guarda. Lui gli mette
una mano sulla spalla...
DEROSSI
Che vuoi?
ENRICO BOTTINI
Mi dispiace. Io non volevo far
soffrire Nelli.
DEROSSI
E allora perché hai parlato?
313
ENRICO BOTTINI
Sono uno stupido. Perché
volevo farmi bello...
Enrico cerca Olga con gli occhi. La trova. Derossi si volta finalmente
verso di lui. Gli porge la mano. Enrico la stringe, incredulo e felice.
In strada, il direttore sta aiutando l’ispettore a salire in carrozza.
Tra i ragazzi, Votini si accorge che Franti sta tirando fuori qualcosa
da sotto il cappotto.
Che fai?
VOTINI
Franti non risponde. Si abbassa per non farsi vedere e va vicino al
portone. Votini richiama l’attenzione di Stardi con una gomitata.
Guardano il compagno che, non visto, accende un piccolo petardo…
L’ispettore ha appena messo piede sul predellino del mezzo quando
il petardo arriva sotto gli zoccoli del cavallo e scoppia. Questo,
spaventato, fugge via trascinandosi la carrozza. La scena è
decisamente buffa. L’Ispettore corre per raggiungere la carrozza
agitando il suo cappello mentre i ragazzi scoppiano in una sonora
risata.
Il Direttore si volta verso i ragazzi, schierati nell’androne.
DIRETTORE
Chi è stato?!
Franti è già tornato al suo posto. Naturalmente, tace.
DIRETTORE
Ve lo chiedo ancora una volta:
chi è stato? Fuori il colpevole o
la pagherà tutta la classe.
Tanto lo so che è stato uno di
voi.
I ragazzi tacciono. Il direttore è fuori di sé dalla rabbia.
Franti se la ride sotto i baffi. Olga lo guarda da lontano.
314
Enrico, preso da furia eroica, fa un passo avanti.
ENRICO BOTTINI
Sono stato io, direttore.
Il direttore lo guarda, perplesso.
Anche Derossi fa un passo avanti.
DEROSSI
Non è vero, sono stato io.
Il direttore capisce che non otterrà nulla.
DIRETTORE
Non è la giornata giusta per
fare gli eroi, ragazzi! Lasciamo
perdere, prima che mi salga il
sangue al cervello!
Perboni sorride.
Franti è sconcertato. Guarda Olga, ma questa lo ignora palesemente,
mentre l’atmosfera si distende e i ragazzi cominciano a sparpagliarsi
liberi nel cortile, commentando l’accaduto. Olga si avvicina ad Enrico.
OLGA
E’ colpa mia. L’ho detto io a
Franti che il padre di Nelli era
stato in prigione. Perdonami,
Enrico. Ho sbagliato, sono
stata una sciocca.
Enrico non fa in tempo a rendersi conto di quello che sta
succedendo. Come in un sogno, Olga lo sta baciando sulla guancia.
OLGA
Mi dispiace.
Enrico è al settimo cielo. Franti è furioso.
380. INT. CASA PERBONI. SALOTTO/INGRESSO - GIORNO
Giulio è in casa. E’ appena rientrato. Si toglie la giacca, sbottona il
gilè. Si stacca il colletto rigido, si rimbocca i polsini, versa un po’
315
d’acqua nel catino e si sciacqua il viso. Il volto nello specchio rivela
tutta la sua stanchezza. Ma stavolta trova la forza di sorridersi,
mentre qualcuno bussa alla porta.
Giulio va ad aprire e con sorpresa si trova davanti Margherita.
Salve.
MARGHERITA
PERBONI
Prego. Entra.
MARGHERITA
No, grazie. Sono troppo
stanca.
PERBONI
E’ stata una mattinata dura.
MARGHERITA
Ma anche piena di
soddisfazioni.
PERBONI
Già.
Lei sorride. Si vede che ha bisogno di riposare.
PERBONI
Proprio non vuoi entrare?
MARGHERITA
No. Sono venuta solo per
portarti questa.
Gli porge una palla di stracci ricoperta all’esterno da uno strato di
juta molto resistente, la palla per il football di cui avevano parlato.
MARGHERITA
L’ho finita ieri sera.
Perboni è colpito.
316
PERBONI
Sei una ragazza straordinaria.
MARGHERITA
Per una palla di pezza?
(poi, guardandolo) Se
l’avessi saputo, te ne avrei
fatte una decina…
Il messaggio di lei, dietro il tono ironico, è inequivocabile, ma Giulio
non raccoglie. Si rigira la palla tra le mani, imbarazzato. Poi le
sorride.
PERBONI
Ti posso invitare…?
Dove?
MARGHERITA
PERBONI
Ad assistere alla nostra prima
partita…
381. EST. CAMPETTO CALCIO - GIORNO
Giulio ha in mano la palla fatta da Margherita. La guarda pensoso, ma
gli schiamazzi dei ragazzi lo richiamano alla realtà. Margherita non è
venuta. Un sole tiepido ha quasi sciolto la neve. Giulio e i ragazzi
sono al centro di un campetto poco lontano dalla scuola.
MURATORINO
Possiamo cominciare, maestro?
CORETTI
Maestro, noi siamo pronti.
Giulio si scuote.
PERBONI
Allora cominciamo… Io lancio la
palla in aria con le mani ma voi,
quando cade a terra, la dovete
toccare solo con i piedi, avete
capito bene? Solo con i piedi…
317
FRANTI
E le mani dove le mettiamo?
PERBONI
Dove ti pare, basta che non
tocchino la palla.
FRANTI
Allora le posso dare in faccia a
quelli che mi vengono contro?
PERBONI
Tu fallo e io ti sbatto fuori dal
campo. E non giochi più. Capito
bene, Franti?
FRANTI
Troppo complicato, troppe
regole, questo è un gioco che
non avrà futuro.
Il Muratorino tira per la manica Perboni.
MURATORINO
Signor maestro, posso fare
anche io il portiere?
PERBONI
Perché?
MURATORINO
Mi voglio tuffare anche io.
PERBONI
Non si può fare. Ci sono solo
due porte e quindi solo due
portieri: Garrone e Bottini.
Va bene.
MURATORINO
318
PERBONI
Quanti siamo?
Si contano.
Dodici.
DEROSSI
PERBONI
Bene. Dividetevi in due gruppi.
Cinque vanno con Bottini e altri
cinque si mettono dall’altra
parte del campo, con Garrone.
C’è un attimo di confusione. Poi, istintivamente, i ragazzi si dividono
nei due gruppi che corrispondono all’estrazione sociale.
La squadra dei ricchi è formata da Nobis, Votini, Franti, Stardi,
Garoffi e Bottini. La squadra dei poveri e degli emigrati è formata da
Precossi, Il Calabrese, Coretti, Il Muratorino, Garrone e il solito
idealista Derossi.
Perboni li guarda, rattristato.
PERBONI
Nobis, tu passa dall’altro lato e
Coretti va al posto tuo.
CORETTI
Perché?
NOBIS
Io non ci gioco con loro.
PERBONI
Vi spiego come funziona nel
Regno Unito. In ogni squadra
c’è il figlio del ricco, ma c’è
anche quello dell’operaio, del
negoziante, del minatore. Tutti
insieme. Questo è il bello del
football!
319
PRECOSSI
Ma Nobis corre come un cavallo
cieco, maestro.
NOBIS
E tu non sai nemmeno parlare.
PERBONI
Quello che conta in questo
gioco non è il singolo
giocatore. Per vincere la cosa
più importante è lo spirito di
squadra. Avete capito? Dovete
essere uniti.
GARRONE
Noi ci sentiamo più uniti se lei
ci fa tenere Coretti.
NOBIS
Tanto con quei pulciosi non ci
gioco.
MURATORINO
Io voglio giocare con Garrone,
sennò me ne vado a casa.
PERBONI
Vabbè, adesso basta. facciamo
una prova. Si comincia.
(guarda Enrico e Garrone)
Voi andate al vostro posto.
Enrico Bottini e Garrone vanno nelle rispettive porte (segnalate con
dei grossi sassi).
PERBONI
Quando fischio voi dovete
prendere la palla. Poi, con
l’aiuto dei compagni di
squadra, cercate di andare a
tirare nella porta degli
avversari. Ci siamo?
320
Pronti.
VOTINI
PERBONI
Vado.
Non avendo il fischietto Perboni si aiuta con due dita infilate nella
bocca. Fischia l’inizio, lancia la palla.
Ed è subito caos. I ragazzi, non sapendo le regole, si azzuffano per la
palla.
FRANTI
E’ mia!
MURATORINO
Non è vero, l’ho presa prima io!
CORETTI
Mollala!
NOBIS
Stai lontano!
PERBONI
Ragazzi, che fate? Solo coi
piedi, ho detto!
Si prendono a calci. La palla resta improvvisamente sola e ignorata,
mentre sul campo dilaga il delirio. Margherita sceglie proprio quel
momento per arrivare al campetto. Perboni, vedendola, cerca di
richiamare all’ordine i ragazzi.
PERBONI
Smettetela Subito. Franti,
Nobis!
Nobis, chiamato, si volta. Precossi ne approfitta per mordergli un
orecchio.
PERBONI
Precossi! Smettila
immediatamente.
321
Ma tutto è inutile. Margherita pare divertita, Giulio comincia a
perdere la pazienza. Fischia invano la fine dell’incontro, inascoltato,
mentre i ragazzi se la godono un mondo. Nelli si rotola nel fango coi
suoi compagni (i poveri, abituati alla strada) Ma piano piano il gusto
di sporcarsi liberamente contagia anche i ricchi, che si lasciano
andare.
Giulio afferra la palla. Negli scontri, si è già lacerata. Giulio cerca di
risistemarla come può mentre Margherita scende in campo.
MARGHERITA
Adesso basta. Ragazzi!
Con un energico fischio riesce infine a riportare la calma tra i ragazzi,
stupiti e affannati.
Giulio la guarda ammirato e riconoscente.
382. INT. CASA NELLI - GIORNO
La madre di Nelli sta faticosamente insaponando gli abiti infangati
sul campo da calcio. Nelli e suo padre si lavano e si vestono. Il
bambino spia il padre che si rade, evidentemente una figura insolita
per lui in casa. Gli sorride.
NELLI
Vai a lavorare?
Il padre di Nelli annuisce.
NELLI PADRE
Se sei già pronto aspettami,
usciamo insieme. (poi
guarda il figlio negli occhi)
Vuoi che ti accompagno a
scuola o… ti vergogni?
NELLI
Io?… No…neanche un po’… mi
fa piacere. Davvero, mi fa
piacere…
(CONFUSO)
322
Nelli sorride, infilandosi al volo il cappottino. Suo padre strizza
l’occhio a sua madre. Alla madre di Nelli, china sul bacile, sfugge una
lacrima di gioia. Si asciuga subito con la manica della camicia.
383. EST./INT. STRADA/BOTTEGA CORETTI - GIORNO
Nelli e suo padre sono in strada. Il bambino si ferma.
NELLI
Aspetta. Devo chiamare un mio
amico.
Il padre annuisce.
NELLI
Coretti! Esci! Corettiii!
BOTTEGA
NELLI OFF
Sono Nelli! Sbrigati, Coretti!
La sua voce raggiunge la bottega, dove Coretti dorme sui quaderni,
la testa abbandonata sul tavolino. Svegliandosi di soprassalto, il
bambino fa cadere il lume. Il fuoco divampa all’improvviso sui
quaderni. Coretti si sveglia. Cerca di salvare il frutto del suo lavoro,
ma non si accorge che intanto il lume sta appiccando il fuoco alla
legna e al carbone tutt’intorno. Quando vede le fiamme levarsi alte,
il terrore si disegna sul suo viso, ormai completamente desto.
STRADA
NELLI
Alberto, esci! E’ tardi!
All’improvviso Nelli e suo padre notano delle persone che gridano e
indicano qualcosa: le fiamme che escono dal camino e dalle finestre
della bottega di Coretti.
NELLI
E’ la bottega del padre di
Coretti!
323
Intanto, dalla casa esce la madre di Coretti (45), che comincia
subito a gridare.
MADRE CORETTI
La bottega va a fuoco!
PRIMA VICINA
Acqua! Ci vuole acqua!
SECONDO VICINO
Forza con quei secchi!
TERZO VICINO
Mio figlio è andato a chiamare i
vigili.
Davanti alla bottega, in attesa che arrivino i pompieri, i vicini di
Coretti cercano di darsi da fare con i secchi d’acqua. Ma l’incendio
continua spedito nella sua opera di distruzione, mentre dall’interno
della bottega giungono distinte le grida di aiuto del piccolo Coretti.
CORETTI
OFF
Aiuto! Sono qui! Aiutatemi!
Nelli!
PRIMA VICINA
Oddio! C’è il ragazzino, dentro!
MADRE CORETTI
Alberto!
PRIMO VICINO
Che possiamo fare?
SECONDO VICINO
Non si può entrare, c’è fuoco
dappertutto.
TERZO VICINO
Con tutta quella legna!
CORETTI
Aiuto! Mamma!
OFF
(TOSSENDO)
324
MADRE CORETTI
Alberto! Diomio, aiutatelo…!
CORETTI FC
Mamma! Aiuto!
La madre è presa dal panico. I vicini devono trattenerla per impedirle
di gettarsi dentro.
PRIMA VICINA
Aspetti, stia calma! Adesso
arrivano i vigili!
Qualcuno si sta togliendo la camicia.
La bagna in un secchio e sta per avvolgersela in testa ed entrare,
ma il padre di Nelli è più veloce. Ha già deciso: lascia la mano del
figlio e di corsa si getta fra le fiamme.
Papà! No!
NELLI
Nelli comincia ad urlare ed a chiamare il padre. Qualcuno lo trattiene.
PRIMO VICINO
Chi è?
SECONDO VICINO
Si è buttato nel fuoco.
PRIMA VICINA
Arrivano!
Nello stesso momento, con grande strombazzare e sferragliare,
finalmente arrivano i vigili. Si mettono subito all’opera ma prima che
possano convogliare l’acqua per aprirsi un varco tra le fiamme
passano momenti tremendi…
La madre di Coretti si è rifugiata tra le braccia di una vicina.
Guardano ansiose la porta della bottega.
325
MADRE CORETTI
Non si sente più. Non grida
più…
TERZO VICINO
E’ morto anche quell’uomo!
SECONDO VICINO
No, eccolo. Esce, è lui!
All’improvviso, sulla soglia è apparso il padre di Nelli. Ha in braccio il
piccolo Coretti. Entrambi hanno il volto e gli abiti anneriti, e
tossiscono vistosamente.
PRIMO VICINO
OFF
Presto! Bisogna portare tutti e
due in ospedale! Portate un
carro. Presto!
Il padre di Coretti (60), col suo carro carico di carbone, arriva in
quel momento.
SECONDO VICINO
E’ il padre! Presto, caricatelo
sul carro!
CORETTI PADRE
Che succede? …Che succede?
384.
(STORDITO)
INT. OSPEDALE - GIORNO
PERBONI
Come stai, Coretti?
CORETTI
Signor Maestro…
Coretti è in un letto d’ospedale, sotto le lenzuola. Parte del suo viso
è bendato. Seduta accanto a lui c’è sua madre. E tutt’intorno i
compagni di classe e Perboni.
326
PERBONI
Siamo tutti qua. Siamo venuti
appena abbiamo saputo.
Coretti li guarda, sforzandosi per sollevare la testa.
MURATORINO
Non ti stancare.
Come stai?
PRECOSSI
CORETTI
Bene.
FRANTI
Non senti dolore?
CORETTI
Non tanto.
NOBIS
Allora torni presto.
CORETTI
Certo. Che ti credi, che ti
faccio giocare coi miei? (nel
sorridere, sente dolore e
fa una smorfia)
PERBONI
Non ti preoccupare. Senza di te
non giochiamo.
Un vocio nel corridoio li fa voltare verso l’ingresso. Sulla soglia sono
apparsi il padre di Coretti, Nelli e suo padre. L’uomo ha le mani
bendate e il viso cosparso di crema. La madre di Coretti gli sorride. Il
padre di Coretti introduce l’uomo a tutta la camerata.
CORETTI PADRE
Questo è l’uomo che ha salvato
mio figlio. E’ un eroe!
327
D’impulso, i ragazzi lo applaudono. Subito imitati dagli altri pazienti
della camerata. Il padre di Nelli è commosso. Il figlio gli si stringe
accanto orgoglioso. Anche Perboni si avvicina a Nelli.
PERBONI
La voglio ringraziare per aver
salvato al vita al nostro
Coretti. A nome mio e di tutta
la scuola. Siamo orgogliosi di
lei.
Nelli non riesce più a trattenere le lacrime.
GARRONE
Perché piangi, Nelli?
(INGENUO)
NELLI
Perché ho perduto le scarpe.
Suo padre lo stringe più forte.
385. EST. STRADA - GIORNO
Giulio e Margherita camminano in strada. Stanno tornando a casa da
scuola (hanno libri, registri e cartelle).
MARGHERITA
Sono contenta per Nelli.
PERBONI
Dovevi vedere com’era fiero di
suo padre.
MARGHERITA
Ma Coretti sta bene?
PERBONI
Le ustioni sono superficiali. Il
rischio era che il fumo
lesionasse i polmoni. Ma per
fortuna il padre di Nelli è
arrivato in tempo.
328
Sono arrivati sotto casa di Margherita. Giulio l’ha accompagnata e
ora sembra sinceramente dispiaciuto di separarsi da lei.
PERBONI
In ospedale, Coretti ha
scherzato con Nobis sul
football.
MARGHERITA
Li farai giocare ancora?
PERBONI
Dopo quel disastro, non lo so.
(la guarda) Hai visto come
hanno ridotto la tua palla?
MARGHERITA
L’hanno distrutta.
PERBONI
Mi dispiace. Tu ti sei data tanto
da fare…
MARGHERITA
Per tanto poco? Domani te ne
faccio un’altra.
PERBONI
I ragazzi te ne saranno grati...
Margherita coglie letteralmente la palla al balzo.
MARGHERITA
E tu? Tu me ne sarai grato?
PERBONI
Io? Sì, certo...
L’attimo d’incertezza di Giulio é sufficiente a Margherita per
prendere il proprio destino con entrambe le mani.
MARGHERITA
Mi sono innamorata di te, lo
sai?
329
Lui la sta guardando intensamente. Nei suoi occhi, oltre la
stanchezza, c’è un fondo di disperazione. Margherita ha un brivido.
MARGHERITA
Quando hai quello sguardo mi
fai sentire freddo.
Lui sta scuotendo la testa, afflitto. Tutta l’allegria è scomparsa.
Quando parla, Giulio sembra provare una sofferenza fisica.
PERBONI
Non sono l’uomo per te,
Margherita. Non sono l’uomo
per nessuna. Mi dispiace, non
posso.
E scappa via.
Margherita, sola in mezzo alla strada, ha lo sguardo afflitto di chi ha
visto avverarsi i propri peggiori presentimenti.
401. INT. CASA NOBIS. CAMERA NOBIS E SCALINATA/ATRIO - GIORNO
Nobis è davanti a uno specchio.
La sua cameriera personale, Cecilia, una giovane di 30 anni
circa, bella e forte, legata al bambino da un affetto genuino giacché è stata la sua balia e dopo la morte della madre l’ha
sostituita a tutti gli effetti, è inginocchiata davanti a lui.
Gli sta allacciando il collo di pelliccia sul cappotto.
CECILIA
Fatto. E’ ora di andare.
La matrigna si affaccia nella stanza del bambino.
MATRIGNA NOBIS
Sei pronto? E’ tardi!
Il bambino guarda la cameriera con aria interrogativa, poi si decide a
seguire la matrigna fuori, sospinto dalla cameriera.
MATRIGNA NOBIS
Andiamo. Ti accompagno…
330
Scendono insieme giù per la lunga scalinata fino all’atrio, dove un
domestico sta aprendo il portone per lasciarli uscire. Nobis si blocca
sulla soglia.
NOBIS
Non ho salutato mio padre.
La donna ha fretta.
MATRIGNA NOBIS
Lo vedrai a pranzo.
Ma Nobis padre esce in quel momento dalla biblioteca. La donna
diventa subito amabile.
MATRIGNA NOBIS
Cheri! Stavamo venendo a
salutarti!
L’uomo è contrariato, ma lo nasconde…
NOBIS PADRE
Esci anche tu?
MATRIGNA NOBIS
Accompagno Carlo a scuola.
Il vecchio avvocato sembra colto in contropiede.
Resta un istante senza parole, mentre la donna lo abbraccia,
sussurandogli qualcosa nell’orecchio, a bassa voce…
MATRIGNA NOBIS
Lasciami provare ad essere una
vera madre per lui.
(SUSSURRA, DOLCE)
402. EST./INT. STRADA/CARROZZA - GIORNO
La carrozza procede spedita sull’acciottolato.
All’interno, Nobis e la matrigna, muti. La donna è nervosa. Continua
a guardare fuori dal finestrino. Ad un certo punto batte per
richiamare l’attenzione del conducente.
Ferma!
MATRIGNA NOBIS
331
Nobis la guarda senza capire.
MATRIGNA NOBIS
BAMBINO)
Io scendo qua. Tu vai a scuola
e fai il bravo.
(AL
Nobis tace, incerto. Non si baciano.
MATRIGNA NOBIS
(SECCATA)
Non mi saluti?
Arrivederci.
NOBIS
(EDUCATO)
La donna scende.
Quando i cavalli ripartono Nobis si volta a guardare indietro dal
finestrino. Poco lontano, un’altra carrozza attende. La donna sale.
Dentro, si intravede un uomo in divisa da ufficiale (è lo stesso che
abbiamo visto alla festa nel 3° ep.). L’uomo la accoglie con un
sorriso, la bacia…
Il bambino continua a guardare, mentre la carrozza lo porta via.
403. EST. STRADA E PIAZZALE SCUOLA - GIORNO
Nel piazzale c’è già un certo assembramento. Tra le carrozze e i
calessini, arriva anche l’omnibus. Una frotta di ragazzini si riversa in
strada, vociante. Giulio, che sopraggiungeva, guarda d’istinto verso
l’omnibus, cercando Margherita tra i passeggeri. La ragazza sta
scendendo in questo momento. Scendendo, Margherita solleva
appena un po’ le gonne. Lo sguardo di Giulio scorge una caviglia, ma
viene subito distratto dalla voce del bidello.
BIDELLO
Ragazzacci! Disgraziati,
manigoldi!
OFF
Avvicinatosi al portone per aprirlo, infatti, il bidello si è sporcato le
mani e la giacca con una melma appiccicosa, scura (Franti e Stardi
hanno sparso della pece tutt’intorno alla serratura del cancello).
332
BIDELLO
Se scopro chi è stato, io… Che
roba!
Franti e Stardi, intanto, fanno finta di niente, ma ridono sotto i baffi
e si godono gli sguardi ammiccanti dei compagni, che hanno già
capito chi è il responsabile del contrattempo. Franti mostra un
barattolo di pece che tiene nascosto sotto il cappotto. I ragazzi si
accalcano per vedere in che consiste l’ultimo scherzo di Franti ai
danni del bidello.
VOTINI
Fammi vedere!
MURATORINO
Che schifo! Sembra olio nero…
PRECOSSI
Si appiccica dappertutto!
DIRETTORE
LARGO)
Se qualcuno pensa di aver
fatto uno scherzo divertente si
sbaglia di grosso! E se ne
accorgerà!
(FACENDOSI
Ma subito il bidello s’impietosisce e minimizza.
BIDELLO
Ma no, signor direttore. Non è
niente: solo un po’ di pece…
DIRETTORE
E le pare poco! Hanno rovinato
la serratura.
BIDELLO
Ma no, signore. Si apre, si
apre…
333
Seppure finendo di sporcarsi con quella pece appiccicosa, il bidello
riesce a spalancare il portone.
Il Direttore fissa sospettoso le facce dei ragazzi, specie quelli della
classe di Perboni. Hanno tutti espressioni ingenue e incolpevoli.
DIRETTORE
E’ inutile che fate i santarellini,
tanto io lo so chi è stato. E
prima o poi lo prendo sul fatto.
Ed ora basta, tutti in classe.
I ragazzi si avviano ad entrare. Franti ha capito che se l’è cavata
anche stavolta, si avvicina spavaldo ad Olga, ma la ragazzina gli
volta le spalle, entra nel cortile, volutamente accanto ad Enrico.
Anche Margherita entra, passando davanti a Giulio. Per un attimo i
loro sguardi si incrociano. Giulio ha un’espressione confusa, vorrebbe
dire qualcosa, poi abbassa lo sguardo.
Margherita prosegue. Giulio resta solo.
Mentre tutti entrano, finalmente Perboni guarda Franti e Stardi. I due
sorridono al maestro, cercando la sua complicità, ma questi li guarda
serissimo e indica loro il portone…
PERBONI
Non mi interessa come, ma
adesso voi due ripulite tutto,
chiaro?
(ASPRO)
404. INT. SCUOLA. ATRIO E CORRIDOIO – GIORNO
I ragazzi stanno appendendo i cappotti agli attaccapanni, in
corridoio. Sono allegri. Solo Nobis è scuro in volto, nervoso. Ha
appena appeso il suo cappotto col collo di pelliccia ad un gancio,
quando il Muratorino lo copre distrattamente col suo.
NOBIS
Ehi!
Nobis, innervosito, prende il cappotto del Muratorino e lo getta per
terra.
NOBIS
Trovati un altro gancio!
334
Il Muratorino rimane per un istante senza parole. Guarda incredulo il
suo cappottino, mentre Garrone prende le sue difese.
GARRONE
Che t’è preso, Nobis? Sei
nervoso?
NOBIS
Non sono nervoso. E’ lui che
non si deve permettere di
mettere il suo cappotto sul
mio!
E perché?
MURATORINO
NOBIS
Perché non voglio i tuoi
pidocchi, va bene?
Il Muratorino non ha il tempo di reagire. Garrone ha già afferrato
Nobis per il bavero della giacca.
GARRONE
Adesso tu lo raccogli da terra e
lo appendi per bene.
Scordatelo.
NOBIS
Senza preavviso, Nobis colpisce Garrone con una gomitata sul viso,
con rabbia, per liberarsi. Garrone molla la presa, stupito. Gli altri
fanno capannello intorno. Giulio, che sopraggiungeva (ma non ha
visto), percepisce la tensione nell’aria. Si avvicina.
PERBONI
Che sta succedendo? Che c’è?
Garrone si sta toccando il naso. E’ anche lui sorpreso di vedere il
sangue sulle dita. Giulio prende subito il controllo.
PERBONI
Tira su la testa. Non è niente.
335
(poi, al Muratorino)
Rabucco, vai a bagnare un
fazzoletto, su!
Il Muratorino corre verso il bagno, inciampando quasi nel Direttore
che sta arrivando. Lo guarda spaventato. Il Direttore capisce che
qualcosa non va. Si avvicina al capannello davanti alla classe di
Perboni.
DIRETTORE
Perboni! Che altro capita, oggi?
Vede subito Garrone che perde sangue dal naso.
DIRETTORE
Che è stato? E’ caduto, per
caso?
PERBONI
No, no…
PRECOSSI
Gli ha dato un pugno!
VOTINI
Spia!
Garrone non parla. Il Direttore si intromette.
DIRETTORE
Parla, Garrone! O veramente
passate tutti un bel guaio!
Garrone tace, asciugandosi il sangue, come un soldatino.
DIRETTORE
Bene. Allora starai in punizione
per tutta la mattina. Assisterai
alle lezioni in ginocchio davanti
alla lavagna! Così i tuoi
compagni vedranno e
impareranno.
336
PERBONI
Un momento.
Tocca a Giulio intervenire, ma Derossi, corretto come sempre, lo
anticipa.
DEROSSI
E’ stato Nobis, maestro. Gli ha
dato un pugno perché Garrone
stava difendendo il
Muratorino…
PERBONI
Devi dire quello che è
successo, Garrone. E’ stato
Nobis a colpirti?
Garrone guarda il suo maestro, quasi chiedendo aiuto. Vorrebbe
tacere, ma non ci riesce. Il suo senso dell’obbedienza ha la meglio.
GARRONE
Sissignore.
Il Direttore guarda Nobis.
E’ la verità?
DIRETTORE
Nobis tace, un’espressione antipatica stampata sul viso.
NOBIS
Mi sono stancato di questa
farsa. Sono stato io, e allora?
DIRETTORE
Garrone, sei esonerato dalla
punizione. (guarda Nobis)
Mi dispiace per quel gentiluomo
di tuo padre, Nobis.
(con cipiglio severissimo)
Assisterai alle lezioni in
ginocchio, finché il maestro
(CONTRARIATO)
337
Perboni non ti darà il permesso
di alzarti.
405.
INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO
Nobis inginocchiato davanti alla lavagna. Perboni sta facendo
l’appello.
PERBONI
OFF
Puddu!
PUDDU
(ALZANDOSI)
Presente, signor maestro.
Mentre il maestro procede, tutti guardano imbarazzati Nobis che se
ne sta in ginocchio accanto alla lavagna, muto, lacrime di rabbia a
solcargli le guance arrossate per l’agitazione. Anche Perboni fa fatica
a far finta di niente.
PERBONI
Rabucco.
MURATORINO
Presente, signor maestro.
(ALZANDOSI)
PERBONI
Varzi c’è e Votini è presente.
Manca solo Coretti. Qualcuno di
voi sa come mai Coretti fa
tante assenze?
GARRONE
Oggi non viene. Sta aiutando il
padre alla bottega. L’incendio li
ha ridotti sul lastrico.
Perboni è pensoso.
PERBONI
Ho capito. (chiude il
registro)
Oggi parliamo proprio di padri.
Anzi, di padri e di figli.
338
(guarda Nobis, ancora in
ginocchio) Nobis?
Giulio gli sta facendo cenno di tornare al banco, ma Nobis non
capisce.
NOBIS
Devo parlare di mio padre?
Giulio coglie l’occasione al balzo. Annuisce.
PERBONI
Alzati in piedi, però.
NOBIS
RITTO)
Mio padre non capisce quando
qualcuno lo sta prendendo in
giro.
GAROFFI
ALLEGRO)
E tu te ne lamenti?
(METTENDOSI
(INTERVENENDO
Perboni è colpito dalle parole di Nobis, ma intanto l’intervento di
Garoffi ha scatenato l’ilarità generale.
GAROFFI
Mio padre lo capisce subito,
purtroppo.
PERBONI
Torna al tuo posto, Nobis.
(poi, guardando la classe)
Oggi vi racconto la storia
dell’infermiere di Tata. Chi sa
che significa “tata”?
Il Muratorino alza precipitosamente la mano per rispondere ma poi,
vedendo che nessun altro l’ha fatto, la riabbassa. Perboni sorride.
339
PERBONI
E’ una parola napoletana. Che
significa “papà”.
Il Muratorino commenta a mezza voce, ostinato.
MURATORINO
Io lo sapevo.
(SOTTOVOCE)
406. EST. NAPOLI – GIORNO
Una suggestiva immagine d’epoca di Napoli.
PERBONI
Era un ragazzo come voi… Suo
padre era partito otto anni
prima. Era andato in un’altra
nazione, a lavorare. Proprio
come oggi fanno quelli del sud,
che vengono a lavorare nelle
nuove fabbriche…
OFF
407. INT. NAPOLI. OSPEDALE. CORRIDOIO - GIORNO PIOGGIA
INFERMIERE
E chi sarebbe questo tata?
Piove a dirotto. La scena si svolge nel corridoio di un grande
ospedale. C’è un ragazzino bagnato fradicio con tutte le
caratteristiche del campagnolo: alto, robusto e non troppo sveglio :
Giustino.
Tiene una gallina in un paniere. Il suo interlocutore è un anziano
infermiere , dall'aria bonaria e un forte accento napoletano.
GIUSTINO
Mio padre. Sono venuto per
assisterlo.
INFERMIERE
Da dove vieni, ragazzino?
340
GIUSTINO
Dalla campagna. Ho portato
una gallina per fargli il brodo.
INFERMIERE
Qua di ammalati ce ne sono
tanti. Lasciala alle suore quella
gallina. Se non servirà a tuo
padre, potrà sfamare qualcun
altro.
GIUSTINO
No! E’ per mio padre!
Seguito dallo sguardo di rimprovero dell'infermiere, il ragazzo si
allontana da lui, sempre guardandolo, come se temesse di essere
rapinato.
GIUSTINO
Mia madre me l’ha data per lui!
INFERMIERE
Allora tientela e prega che non
ti debba mai servire un po’ di
brodo di gallina da un altro,
figliolo.
Il vecchio infermiere gli volta le spalle e va per la sua strada.
Il ragazzo lo guarda male.
GIUSTINO
Vai a curare i tuoi moribondi,
jettatore menagramo…!
Poi si ricompone, si guarda intorno e riprende a cercare suo padre
con lo sguardo, percorrendo il corridoio e affacciandosi nelle varie
camerate avvolte nella luce plumbea di una sera di pioggia.
Il ragazzo continua la sua silenziosa perlustrazione. Qualche ombra si
muove nel lungo corridoio fra lucore e oscurità come se emergesse
e scomparisse da profondità irreali, paurose.
Il ragazzo rallenta il passo, poi si blocca.
341
Laggiù in fondo, una lama di luce. Una porta si é aperta e appare la
figura di un uomo massiccio, in maniche di camicia, con indosso un
grembiule bianco legato al collo e attorno alla vita.
Contemporaneamente si alzano da una panca altre due persone, un
uomo e una donna che vanno incontro all'uomo col grembiule…
Giustino osserva tutta la scena con il fiato sospeso. Capisce che sui
due, dopo un breve dialogo con l'uomo del grembiule, cala un
doloroso sconforto.
Ora l'uomo con il grembiule avanza lungo il corridoio, verso Giustino.
Dietro, la donna e l'uomo sono irrigiditi. Poi, sempre nel fascio di
luce, appare qualcuno che spinge un lettino con le rotelle. Sopra c'é
il corpicino seminudo e drammaticamente immobile di un bambino
appena avvolto da un lenzuolo.
La donna porta le mani ai capelli e nel corridoio echeggia tutta la sua
incontenibile disperazione.
L'uomo del grembiule scompare dentro una stanza.
Il ragazzo capisce che è una persona importante, un chirurgo, e
dopo pochi passi si affaccia nella stanzetta del dottore.
408. INT STANZA DEL CHIRURGO. SERA
GIUSTINO
Mi scusi, signore…mi scusi se
la disturbo Signore… Ha mica
visto mio padre? E’ venuto
dalla Francia. Si è ammalato
appena sbarcato a Napoli.
L'uomo si volge appena, si toglie il grembiule sporco di sangue, poi
comincia a lavarsi le mani in una bacinella
GIUSTINO
Ha scritto di venire qua, per
assisterlo. Mi hanno mandato
apposta. Sono il suo figlio
maggiore. Non lo vedo da otto
anni…
L'uomo sembra scuotersi di dosso la mestizia; alza lo sguardo al
ragazzo
342
CHIRURGO
Un vecchio operaio venuto da
fuori, hai detto?
GIUSTINO
Sì, un operaio. Non tanto
vecchio, però venuto da fuori
si…
Il medico afferra un asciugamano e, scrutando la gallina nel paniere,
abbozza un debole sorriso
CHIRURGO
Vieni con me, ragazzo. Forse
so chi é tuo padre…coraggio,
andiamo…
Andiamo.
(ANSIOSO)
GIUSTINO
409. INT. NAPOLI. OSPEDALE. CAMERATA - SERA
Nell'affollata camera d’ospedale in penombra c’è un uomo che si
lamenta su una branda d’angolo, sotto la finestra.
Il chirurgo e il ragazzo sono sulla soglia della camerata.
Il ragazzo è intimorito da quello che vede. Si decide ad avanzare
lentamente nella stanza, accompagnato dai lamenti dei presenti,
quasi guidato dai gemiti del moribondo indicatogli dal chirurgo.
Questo, intanto, dopo averlo seguito per un istante con lo sguardo,
torna verso la sua stanza.
Il ragazzo è arrivato al letto.
GIUSTINO
Tata…
L’uomo biascica qualcosa d'incomprensibile.
Il ragazzo avvicina l’orecchio, ma non capisce. Un altro ammalato
interviene.
AMMALATO
Delira. Ha sempre la febbre
alta. Non si capisce niente di
quello che dice.
( IN NAPOLETANO)
343
Il ragazzo si china sull’ammalato, vicinissimo, come per escludere gli
altri.
GIUSTINO
Non parlare, tata.
L’uomo mugugna ancora qualcosa, guardandolo dritto negli occhi.
GIUSTINO
Non importa, riposa…
L’uomo chiude gli occhi, rinuncia. Solo allora vediamo lo sconforto
sul volto del figlio.
GIUSTINO
Dormi, dormi…
(COME UNA NINNA NANNA)
Mentre la luce cambia e diventa sera, il ragazzo sistema le sue cose
in un angolo poi si siede accanto al letto del malato e gli afferra la
mano, la accarezza…
GIUSTINO
Povero tata mio, come sei
cambiato! Tutto gonfio, i
capelli imbiancati…
(SOTTOVOCE, TRA SE')
410. INT. NAPOLI. OSPEDALE. CAMERATA – GIORNO E SERA
Montaggio di scene del ragazzo che continua ad assistere il vecchio
ammalato, per giorni, mentre solo la luce cambia intorno a loro. A
volte gli é affianco il chirurgo, altre una piccola suora…
A tratti l’uomo cerca di parlare, ma la sua voce è troppo flebile per
essere comprensibile.
Il ragazzo lo accudisce, gli cambia la biancheria, gli deterge il viso, gli
pettina i capelli, gli asciuga il sudore dalla fronte, raccoglie i suoi
deliri…
E soprattutto racconta aneddoti della vita familiare.
GIUSTINO
La mamma l’ha sempre detto,
che saresti tornato. Abbiamo
344
sempre tenuto le tue lettere
sul cassettone, perché mamma
dice che il primo di noi che
impara a scrivere le deve
leggere a tutti, a tutto il
paese…
La gallina razzola per la stanza, legata al letto con uno spago.
411. INT. NAPOLI. OSPEDALE. CORRIDOIO - GIORNO
Con una cartellina in mano, il chirurgo sta uscendo dalla sua
stanzetta accompagnato dalla piccolo suora quando sopraggiunge
un uomo corpulento, estroverso, sui 50 anni).
UOMO
Sono venuto a salutarla,
dottore. Me ne torno al paese,
finalmente. La ringrazio per
tutto quello che ha fatto e
bacio le mani…
CHIRURGO
Sono contento per lei …ma mi
raccomando…i suoi polmoni
sono ancora deboli…
UOMO
Ci penserà l'aria di casa mia a
farli guarire, dottore! Non
vedo l’ora di riabbracciare la
famiglia. Sono otto anni che
non li vedo!
CHIRURGO
Non doveva venire il suo
figliolo?
UOMO
Già…M’hanno scritto che è
partito. Ma qua non s'é mai
visto. Dice che portava pure
una gallina. Una gallina per fare
il brodo…
345
Adesso il chirurgo capisce e lancia un'occhiata alla piccola suora.
CHIRUGO
Aspetti, venga un attimo…
412. INT. NAPOLI. OSPEDALE. CAMERATA - SERA
Il ragazzino campagnolo è al capezzale del vecchio moribondo.
Questi respira con affanno, mentre lui racconta con voce che si
sforza di sembrare spensierata.
GIUSTINO
…E zia Pina e zia Linda hanno
trovato due pescatori: si sono
fidanzate. E sono fratelli pure
loro, strano eh?
Il vecchio sorride, nel delirio. Il ragazzo gli asciuga il sudore.
La suora, il chirurgo e suo padre guardano dalla soglia.
PADRE DI GIUSTINO
Ma é lui…E’ mio figlio Giustino!
(COMMOSSO)
SUORA
(SOTTOVOCE)
E’ una settimana che quel
ragazzo assiste il vecchio
pensando che sia suo padre.
L’uomo entra cauto nella stanza, chiamando il figlio per nome.
PADRE DI GIUSTINO
Giustino! Giusti’!
Questi si volta e, riconoscendolo, vola tra le sue braccia.
Tata! TATA!
GIUSTINO
La suora e il chirurgo assistono commossi all’abbraccio.
346
PADRE DI GIUSTINO
Giustino!
L’omone ha le lacrime agli occhi.
PADRE DI GIUSTINO
Adesso ce torniamo a casa. Tu
e io.
Il ragazzo si fa scuro in volto. Si volta a guardare il moribondo, che
ormai rantola quasi.
PADRE DI GIUSTINO OFF
Forza, il treno parte tra
mezz’ora!
413. INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO
Il Muratorino ha lo sguardo perso. Giulio deve agitargli una mano
davanti per distoglierlo dai suoi pensieri.
PERBONI
A che stai pensando, Rabucco?
MURATORINO
Al treno. Ce l’hanno fatta a
prenderlo?
PERBONI
Tu l’avresti lasciato solo quel
vecchio che stava morendo?
MURATORINO
Io no.
PERBONI
Era questo che il ragazzo
doveva imparare.
ENRICO BOTTINI
Doveva imparare ad essere
generoso con gli altri.
347
PERBONI
Bravo. Si chiama solidarietà.
L’amore va donato con
generosità. Perché se tu vuoi
bene a una persona, non è che
il bene finisce. Anzi, aumenta.
ENRICO BOTTINI
Perché quella persona te ne
vuole anche lei.
STARDI
E poi se vuoi bene a qualcuno,
sei più buono. E tutti ti
vogliono più bene.
MURATORINO
Come a Garrone.
Garrone diventa rosso.
FRANTI
Vabbè, ma la storia come va a
finire?
PERBONI
Il ragazzo non partì. Rimase
accanto al vecchio moribondo
e…
414. INT. NAPOLI. OSPEDALE. CAMERATA - GIORNO
La gallina isterica cerca invano di sfuggire al suo inseguitore (il
malato napoletano visto precedentemente), ma alla fine questi la
afferra. Prima di tirarle il collo guarda il campagnolo:
AMMALATO
Sei sicuro, ragazzo?
GIUSTINO
Il vecchio ha bisogno di
rimettersi in forze.
(ANNUISCE)
348
L’uomo procede. L’ultimo grido della gallina si sovrappone al rantolo
del moribondo…
Figlio…
MORIBONDO
Il ragazzo accorre.
MORIBONDO
(in mezzo a parole
incomprensibili e lamenti
vari, in un sussurro) A
casa… a casa…
Il ragazzo chiude gli scuri, in modo che la luce del sole non ferisca gli
occhi stanchi del moribondo.
MORIBONDO
Vieni figlio… vieni vicino…
grazie…
GIUSTINO
Non mi ringraziare. Quando
guarirai andiamo insieme a
trovare la tua famiglia. Io li
voglio conoscere, ormai…
(IN LACRIME)
MORIBONDO
Grazie… grazie…
Il vecchio non lo ascolta più, sorride mentre esala l’ultimo respiro,
stringendogli forte la mano.
Intanto, il padre del ragazzo è apparso sulla soglia.
Il ragazzo si accorge che il vecchio non respira, lo chiama piano,
come per svegliarlo.
GIUSTINO
No, non te ne andare. Svegliati!
Poi guarda suo padre. L’uomo si avvicina, gli mette una mano sulla
spalla.
349
PADRE DI GIUSTINO
E’ finita, figliolo.
Il ragazzo annuisce, sistema i capelli all’ammalato per l’ultima volta.
Si china a baciarlo sulla fronte, poi si solleva:
GIUSTINO
Adesso possiamo tornare a
casa.
Il padre lo stringe a sé. Il ragazzo si lascia abbracciare, poi afferra le
sue cose e, sempre accompagnato dal padre, si avvìa verso l’uscita.
415. EST. PIAZZALE SCUOLA – SERA
Un corteo di luci nella notte. Escono dal portone della scuola,
attraverso il cortile, fino al cancello sul piazzale. L’immagine non è
chiara da subito, è un po’ misteriosa, surreale. Sembrano tanti fuochi
fatui nella bruma di una silenziosa sera d’inverno. Invece sono
semplicemente le lampade a olio degli allievi dei corsi serali di
Perboni (tra di loro riconosciamo anche il padre del Muratorino). I
loro saluti si rincorrono bassi nella notte, con gli accenti più
disparati, subito inghiottiti dalle strade deserte.
416. INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI – SERA
Giulio sta scrivendo alla luce di un lume. La classe è deserta, la
cattedra è ingombra di fogli e registri.
BIDELLO
E’ ancora qui, signor maestro?
Giulio sobbalza. Sulla porta dell’aula è apparso il bidello, armato di
ramazza.
BIDELLO
Mi scusi, non la volevo
spaventare. Si è scordato del
tempo che passa, eh?
GIULIO
Già. Ma me ne vado subito. Non
si preoccupi.
(SCUOTENDOSI)
350
Raccatta tutto e si alza.
417. INT. SCUOLA. SALA PROFESSORI/CORRIDOIO - SERA
Giulio va in sala docenti, per riporre i registri.
Nella stanza non c’è nessuno, ma accanto al suo armadietto Giulio
trova un pacco: è la palla per il calcio, rifatta nuova (migliore) da
Margherita. Un fruscìo proveniente dal corridoio lo fa voltare.
Sulla soglia non c’è nessuno.
Giulio si affaccia e si guarda intorno come se si aspettasse di vederla
apparire, ma di Margherita non c’è traccia.
418. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO
Lo stesso corridoio il giorno dopo, illuminato dal sole, brulicante di
vita all’ora di entrata a scuola. Franti sta appendendo il cappotto
all’appendiabiti, con Stardi che sopraggiunge.
STARDI
Lo sai che Bottini è venuto con
la carrozza dei Votini?
E allora?
FRANTI
(SBRUFFONE)
Proprio in quel momento dal fondo del corridoio appare Enrico, che
sta entrando a scuola insieme a Olga. Stardi si gode gli occhi
furibondi di Franti. Anche Olga incrocia il suo sguardo, ma lo ignora.
Continua a chiacchierare con Enrico, sorridendogli. Indispettito,
Franti si lancia in una corsa a perdifiato nel corridoio, fingendo di
essere un cavallo, scalciando e nitrendo, tra le risate di tutti, mentre
il bidello arriva a richiamarlo.
BIDELLO
Allora, che è questo
spettacolo? Forza, tutti
dentro!
Intanto, passa anche Margherita, che entra nella sala professori…
419. INT. SCUOLA. SALA PROFESSORI/CORRIDOIO – GIORNO
351
Margherita sta appendendo la mantella nell’armadietto quando entra
Giulio, che le va vicino.
PERBONI
Ti devo ringraziare per la palla.
MARGHERITA
Di niente.
Giulio è colpito.
PERBONI
Non puoi proprio perdonarmi,
Margherita?
MARGHERITA
Non c’è niente da perdonare.
Non amare non è una colpa.
Si guardano per un istante negli occhi.
PERBONI
Tu pensi di amarmi, Margherita.
Ma non è così, credimi. Tu sei
giovane…
MARGHERITA
Non ci vuole tanta esperienza
per riconoscere un uomo che
ha paura di vivere.
(INTERROMPENDOLO)
Perboni è ferito, ma reagisce.
PERBONI
E se anche fosse? Non è con
un momento di abbandono, un
bacio, che si cancellano le
ferite…
(lei afferra i suoi libri per
uscire)
Ti prego, Margherita: non
possiamo far tornare tutto
come prima?
352
Stavolta lei lo guarda fisso negli occhi.
MARGHERITA
No, non possiamo. Perché non
è come prima, Giulio. Non per
me.
Giulio non ha il tempo di rispondere. Margherita si è già allontanata.
Lui la segue fuori, nel corridoio.
Nel corridoio Margherita viene avvicinata da Olga Votini. La
ragazzina sa che può confidarsi con lei.
OLGA
Posso chiederle una cosa,
maestra?
MARGHERITA
Dimmi.
OLGA
Come si fa a capire quando si è
innamorati?
Margherita guarda verso Giulio. Risponde a Olga, ma è come se
rispondesse a se stessa.
MARGHERITA
Quando si è molto felici. O
molto infelici. E’ allora che si è
innamorati.
Sotto i loro sguardi, Giulio si avvìa verso la sua classe.
420. INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO
Appena Giulio entra, i ragazzi si sistemano rumorosamente ai loro
posti. Solo Derossi si alza e fa un passo avanti verso la cattedra.
Giulio lo guarda interrogativo.
353
DEROSSI
Posso farle una richiesta
ufficiale, maestro?
PERBONI
Che richiesta?
DEROSSI
I ragazzi vorrebbero giocare di
nuovo al football.
Perboni se la tira un po’, perplesso.
PERBONI
Non lo so, l’ultima volta è stato
un disastro…
Si avvicina alla cattedra anche Precossi, seguito da tutti gli altri.
PRECOSSI
Stavolta faremo come dice lei.
Appena lo dice lei, noi ci
fermiamo.
MURATORINO
Ci fermiamo subito, maestro.
Promesso.
421. EST. CAMPETTO DI CALCIO – GIORNO (MUTA)
La prova dei fatti è molto diversa. Garrone è uscito tranquillamente
dalla porta per andare praticamente a placcare Votini che avanzava
con la palla al piede.
Giulio fischia invano.
Alla fine è costretto a intervenire fisicamente: dietro Garrone e
Votini ci sono già i rispettivi compagni, pronti a menare le mani.
Perboni li separa e ne approfitta per prendere fiato. Non ce la fa
mica tanto a correre dietro ai ragazzi per il campo.
422. EST. CAMPETTO DI CALCIO – GIORNO
Intanto, Franti si è appartato con Garoffi. Lo sta quasi minacciando.
354
FRANTI
L’hai trovata?
GAROFFI
Io sì. Ma tu ce li hai i soldi?
FRANTI
Quello non è un problema tuo.
Tu fai quello che devi fare. Al
resto ci penso io.
La scena viene interrotta dalla voce di Giulio.
PERBONI
Tutti a centrocampo!
OFF
Anche Franti accorre.
PERBONI
Ve lo spiego di nuovo: potete
rubare la palla a un avversario.
Ma solo con i piedi. In questo
gioco è proibito usare le mani.
E’ chiaro?
Chiarissimo.
MURATORINO
PERBONI
Allora ricominciamo.
Giulio fischia l’inizio e raggiunge Nelli a bordo campo. La palla ce l’ha
il Muratorino.
NELLI
Corre il Muratorino, eh
maestro?
In quel momento, Franti gli strappa la palla e scappa via in
contropiede.
PERBONI
Anche Franti non scherza.
355
In quel trambusto, infatti, si capisce già chi è portato e chi no per
quello sport. Franti, per esempio, si muove con agilità ed ha un
innato senso tattico. Infatti è lui che in questo momento segna il
primo gol della partita.
PERBONI
Goal!
I ragazzi ricchi si abbracciano felici per festeggiare la segnatura e
deridono la squadra avversaria.
PERBONI
Ricordamelo, Nelli. Questa è
un’altra regola che devo dire ai
ragazzi. Dopo un goal, la
rimessa va fatta da
centrocampo.
NELLI
Ma Garrone ha già tirato.
PERBONI
Per stavolta non importa.
Stiamo imparando.
La palla è di nuovo al Muratorino.
Questi, che è piccolo, ma veloce e sgusciante, dopo una fase di
gioco molto confusa mantiene il possesso e si avvia in fuga solitaria
verso la porta avversaria, incitato dai compagni. Nobis cerca di
intercettarlo, ma cade a terra malamente, tradito da una finta
dell’avversario, mentre il Muratorino, arrivato al limite dell’area,
lascia partire un perfetto rasoterra che si insacca proprio
all’angoletto: 1 a 1.
Goal!
PERBONI E NELLI
Perboni è soddisfatto. I ragazzi ricchi un po’ meno.
Nobis intanto è rimasto a terra con una caviglia dolorante. Insulta il
Muratorino, che va a vedere come sta.
356
MURATORINO
Ti ho fatto male?
NOBIS
Torna a pascolare le pecore,
cafone.
Perboni è costretto a correre in campo. Nell’aria c’è molta elettricità.
VOTINI
Rabucco ha fatto male a Nobis.
PERBONI
E’ stato un contrasto regolare.
Fa parte del gioco.
Mentre Nobis si alza, dolorante e pieno di rabbia, Franti si avvicina al
Muratorino e lo colpisce da dietro, a gioco fermo.
PRECOSSI
Maestro! Guardi!
I compagni di squadra del meridionale, Garrone in testa, vorrebbero
vendicarsi di Franti all’istante, ma Perboni riesce, aiutato da Garoffi,
a sedare la rissa sul nascere.
PERBONI
Fermi tutti. Calma. Non fate un
gesto di più! Fermo, Garrone!
Controllati!
Ma Precossi non resiste. Colpisce Franti con un colpo basso.
Franti restituisce. Garoffi li divide.
Perboni interrompe definitivamente l’incontro.
PERBONI
Adesso basta. Non si gioca più.
MURATORINO
Ancora dieci minuti, maestro…
FRANTI
Sì, abbiamo fatto pace.
Guardi…
357
Franti va a stringere la mano al Muratorino che lo strattona
duramente, mentre l’altro finge di niente.
PERBONI
Dovete imparare a rispettare le
regole. Niente rispetto, niente
gioco!
Giulio guarda preoccupato la caviglia di Nobis, che si lamenta
dolorante a terra.
PERBONI
Ti fa male, Nobis?
423. EST./INT. CARROZZA – POMERIGGIO
La caviglia di Nobis è fasciata alla meno peggio con un fazzoletto
bagnato.
NOBIS
Si sta gonfiando.
Nobis sta tornando a casa, accompagnato in carrozza da Perboni.
Giulio lo interroga:
PERBONI
Che ti succede, Nobis? E’ un
po’ che sei strano, nervoso…
C’è qualcosa che non va…?
Il bambino si tiene sulle sue, non vuole rivelare il suo segreto.
PERBONI
Vabbe’. Però se ti viene voglia
di parlarne, in qualsiasi
momento… Sai dove trovarmi.
Nobis alza sul maestro due occhioni interrogativi.
NOBIS
Maestro, se uno sa un segreto
deve mentire o dire la verità?
358
PERBONI
Bisogna sempre dire la verità.
NOBIS
Anche se la verità farà soffrire
una persona a cui vuoi bene?
Giulio ci pensa solo un istante.
PERBONI
Io penso di sì.
Arrivano alla villa.
PERBONI
Perché me lo chiedi?
Il bambino non risponde. Un servitore è arrivato ad accogliere la
carrozza.
NOBIS
Siamo arrivati.
424. INT. CASA NOBIS. ATRIO – POMERIGGIO
La cameriera, vedendo che il bambino zoppica, si è subito presa cura
di lui, premurosa. Giulio fa anticamera davanti alla biblioteca, dalla
quale – seppure attutite dalla porta chiusa – si sentono
distintamente le voci del padre di Nobis e della matrigna, impegnate
in un’accesa discussione. Nobis guarda il maestro, quasi chiedendo
scusa per la situazione.
NOBIS
Vada pure, maestro.
Perboni, a disagio, decide di accontentarlo.
PERBONI
Dì a tuo padre che se vuole
parlarmi mi trova domani a
scuola…
359
Nobis annuisce, grato.
NOBIS
Arrivederci.
Cecilia, la cameriera, sinceramente preoccupata, appena uscito
Perboni lo redarguisce.
CECILIA
Non ti muovere.
Si guarda intorno. Ci sono un paio di servitori e altro personale che
guarda preoccupato la scena.
CECILIA
Manda a chiamare il medico.
(ad un altro, più
corpulento)
Vieni qua, tu. Aiutami a portare
il bambino di sopra. Prendilo in
braccio. Bisogna metterlo sul
letto.
(A UN DOMESTICO)
In quell’istante, le urla un po’ isteriche della matrigna risuonano nella
casa.
MATRIGNA NOBIS
Dunque è tutta colpa mia!
(pausa) E grido quanto mi
pare. Non ho paura della gente,
io!
OFF
La vecchia cameriera si lascia sfuggire un commento a bassa voce.
CECILIA
Non c’è più pace in questa
casa.
NOBIS
Io la odio.
360
La porta si apre e nel salone appaiono il padre di Nobis e la sua
seconda moglie. Vedendo il figlio in braccio al maggiordomo
l’avvocato Nobis si allarma subito.
NOBIS PADRE
Che è successo? Ti sei fatto
male?
NOBIS
Un contrasto di gioco, papà.
Nobis padre è già arrabbiato.
NOBIS PADRE
Che gioco? Dove?
NOBIS
E’ un gioco straniero. Ce lo
insegna il maestro Perboni…
425. INT. CASA PERBONI. SOGGIORNO - NOTTE
E’ notte fonda. Giulio, seduto al suo scrittoio sta tentando di
scrivere una lettera a Margherita.
PERBONI
OFF
Cara Margherita, vorrei
spiegarti ma non è facile per
me. E’ molto, troppo tempo
forse, che ho perso l’abitudine
a dialogare con gli altri. Credo
sia perché, come sai, la mia
vita negli ultimi anni è stata
quella di un solitario,
nonostante fossi un uomo
sposato e vivessi con una
donna…
Giulio non riesce ad andare avanti e appallottola l’ennesimo foglio.
426. INT. CASA MARGHERITA. CAMERA LETTO - MATTINA
Margherita si sveglia che è già chiaro, destata da un incubo.
361
E’ pallida, chiaramente ha passato una notte agitata. Guarda
l’orologio e subito si allarma. Si alza in fretta, sistemandosi i lunghi
capelli scomposti…
427. EST./INT. PIAZZALE SCUOLA/ATRIO/CLASSE PERBONI - GIORNO
Quando arriva a scuola il direttore la sta aspettando sul portone, con
l’orologio da taschino in una mano, un’aria di rimprovero stampata
sul volto.
DIRETTORE
Buongiorno, signorina
Capuano…
MARGHERITA
Lo so, lo so. Mi scusi, sono in
ritardo.
DIRETTORE
Già… Ho sentito che è andata a
vivere da sola.
MARGHERITA
Non proprio, sono andata a
vivere nella casa di una mia zia.
DIRETTORE
Che spesso vive altrove, a
quanto mi risulta. E io mi
chiedo se non sia
sconveniente, per una
signorina per bene…
MARGHERITA
Non so se è sconveniente per
una signorina per bene. Ma non
lo è per me. (fa una specie
di inchino di saluto e se ne
va) Mi scusi.
428. INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO
Perboni è al suo posto in cattedra. Anche lui non sembra molto in
forma. Apre il registro.
362
DEROSSI
Manca Nobis, maestro.
PERBONI
Spero che non sia per la
caviglia. Qualcuno può chiedere
notizie?
Franti alza la mano.
PERBONI
Sai come sta Nobis?
FRANTI
No. Però posso uscire lo
stesso, signor maestro?
PERBONI
Non sei ancora arrivato e già
devi uscire?
E’ urgente.
FRANTI
PERBONI
Vai. E cerca di tornare in
fretta.
Seguiamo Franti di fuori.
429. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO
Uscito dalla classe, Franti si guarda intorno, l’aria di chi non ha
nessuna urgenza. Controlla con calma che non ci sia nessuno.
Poi si avvicina all’appendiabiti e comincia a frugare nelle tasche dei
cappotti dei compagni. In uno, nella tasca interna, trova un piccolo
portafogli con mezza lira dentro. Franti intasca la banconota con aria
soddisfatta. E rientra in classe, allegro.
430. INT/EST. SCUOLA. ATRIO/CORRIDOIO/SCALE - GIORNO
Il bidello suona con energia la fine delle lezioni. E subito viene
investito dalla frotta dei ragazzini.
363
Anche Giulio è uscito dalla classe. Sta riponendo le ultime cose nella
cartella, in corridoio, mentre cammina verso l’uscita.
Margherita esce dalla sua classe in questo momento. Non può fare a
meno di notare Giulio, fermo davanti a lei nel corridoio.
I due si guardano per un lungo istante, senza parlare. Poi Margherita
distoglie lo sguardo e si avvìa verso la sala professori.
Giulio sta forse per chiamarla, ma improvvisamente la sua attenzione
è richiamata dalle urla e dagli schiamazzi che provengono dallo
scalone. Giulio corre e vede Precossi che si sta azzuffando con
Franti.
Garrone tenta invano di separarli. Anche Giulio si precipita fra i
litiganti…
431. EST. ANDRONE SCUOLA - GIORNO
Con l’aiuto di Garrone, Giulio sta dividendo i litiganti.
PRECOSSI
Mi ha rubato i soldi! E’ un ladro.
FRANTI
Bada come parli!
PERBONI
Fermi. Che soldi?
PRECOSSI
Avevo mezza lira. Franti me
l’ha rubata!
FRANTI
Ripetilo un’altra volta, se hai
coraggio.
PRECOSSI
Ladro. Sei un ladro.
FRANTI
E tu sei un vigliacco. Rimangiati
quello che hai detto!
364
PRECOSSI
Fammi vedere le tasche, ladro!
PERBONI
Calma, Precossi. Non si può
accusare una persona senza
prove.
PRECOSSI
Avevo mezza lira, stamattina.
In una tasca del cappotto. E
adesso non c’è più.
PERBONI
Puoi averla persa.
PRECOSSI
Non è possibile. C’era, quando
ho appeso il cappotto a scuola.
E poi ho visto Franti comprare
qualcosa da Garoffi e pagarlo
proprio con mezza lira.
IL CALABRESE
E’ vero, l’ho visto anch’io.
FRANTI
E allora? Anche se fosse?
PERBONI
Non è detto che fosse la tua
mezza lira, Precossi. Può
essere stato chiunque.
PRECOSSI
Però Franti è stato l’unico che
è uscito dalla classe da solo,
per andare in bagno.
Questo particolare mette sul chi vive Perboni. Nel frattempo il
direttore è apparso alle loro spalle.
365
DIRETTORE
Basta! Tutti nel mio ufficio, per
favore!
Franti, Garoffi, Precossi e Perboni lo seguono, passando davanti a
Margherita.
432. INT. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE - GIORNO
GAROFFI
Io non c’entro nulla.
DIRETTORE
Questo lo decido io.
Franti, Garoffi e Precossi sono dal direttore. C’è anche Perboni,
naturalmente.
GAROFFI
Franti mi aveva chiesto di
procurargli una rosa del
deserto…
Che cosa?
DIRETTORE
PERBONI
E’ un piccolo minerale
sabbioso.
Che l’erosione del vento
scolpisce nelle forme più
strane, simili a bocciòli di rose.
GAROFFI
Franti voleva regalarla a Olga
Votini, credo.
FRANTI
E questo che c’entra? Fatti i
fatti tuoi, tu.
366
GAROFFI
Io gliel’ho trovata. A una
mostra di cianfrusaglie. Lui mi
dava i soldi e io gliela portavo.
DIRETTORE
E te li ha dati questi soldi?
GAROFFI
Mi ha pagato con mezza lira e
io gli ho dato il resto.
PRECOSSI
Ladro! Quei soldi erano i miei!
PERBONI
Come facciamo a sapere che
era proprio la tua mezza lira,
Precossi? Ragiona.
PRECOSSI
Io la posso riconoscere.
Come?
DIRETTORE
PRECOSSI
Quella mezza lira me l’ha
regalata mio padre quando ho
vinto la medaglia a scuola. Io ci
ho disegnato una piccola stella,
giusto in un angolo. E ci ho
scritto anche la data.
Franti è impallidito.
DIRETTORE
Facci vedere quella banconota,
Garoffi.
Garoffi la tira fuori. Perboni e il direttore la guardano e poi la
restituiscono a Precossi.
367
DIRETTORE
Questa ti appartiene, Precossi.
Tutti stanno guardando Franti.
FRANTI
Io l’ho trovata per terra! Non lo
sapevo che era sua! Gli sarà
uscita dalla tasca…
DIRETTORE
Ne hai combinate troppe,
Franti. E stavolta le sconti
tutte: sei sospeso da scuola
per una settimana! E ringrazia
che non ti denuncio alla guardia
civica. Ora fuori di qui!
433. EST./INT. PIAZZALE SCUOLA/ATRIO - GIORNO
Nonostante l’ora di uscita sia passata, i ragazzi della classe di
Perboni sono ancora di fuori, ad aspettare l’esito dell’incontro di
Franti e Precossi col direttore. Nel piazzale semideserto c’è anche
Margherita, che sembra invece aspettare qualcuno (ma non può fare
a meno di gettare sguardi ansiosi verso la scuola).
Franti esce in questo momento dal portone, sbruffone come
sempre.
Dietro di lui, anche Perboni e Precossi, che ostenta felice la sua
mezza lira. I ragazzi capiscono.
Franti passa davanti ai compagni a testa alta, spavaldo. I ragazzi non
osano parlare. Ma subito si dividono nei due soliti sottogruppi. Il
gruppetto dei ricchi si stacca dagli altri, diretto verso Franti. Gli altri
si fanno istintivamente intorno a Precossi.
Giulio li guarda andar via, con tristezza.
Margherita guarda lui.
Finalmente lui si accorge di lei. Sono rimasti da soli, davanti alla
scuola ormai deserta.
Giulio la raggiunge.
368
PERBONI
Sono preoccupato. Devo fare
qualcosa per aiutare quel
mascalzone di Franti.
MARGHERITA
Non è facile aiutare qualcuno
che non vuole essere aiutato.
(RIGIDA)
PERBONI
Devo riuscire a fargli capire che
è più importante rispettare se
stessi che essere rispettati
dagli altri.
MARGHERITA
Dubito che lo convincerai con
un discorso.
PERBONI
Perché non mi aiuti? Tu
conosci questi ragazzi da prima
di me…
MARGHERITA
Perché rendi tutto così
complicato, Giulio?
Giulio la guarda con un’espressione interrogativa sul volto.
MARGHERITA
Già è difficile per me vederti
tutti i giorni, a scuola. Non lo
capisci?
PERBONI
Credevo… che volessi
aiutarmi… perché sei qui,
allora? Perché mi hai
aspettato?
MARGHERITA
Io non sto aspettando te.
369
Giulio ci rimane male. In quel momento Margherita vede
sopraggiungere la persona che stava aspettando.
MARGHERITA
Scusa, devo andare… Ci
vediamo domani.
Giulio, stupito, la segue con lo sguardo mentre raggiunge un giovane
che appare accaldato come per una corsa e un po’ in ansia per il
ritardo ( è Demetrio, un bel ragazzo dai profondi occhi scuri, sui 30
anni circa, vestito senza troppa cura formale, che trasuda energia e
vitalità). I due salgono insieme sull’omnibus a cavalli che sta
partendo…
434. INT. CASA VOTINI. CAMERA OLGA - NOTTE
La domestica ha appena finito di pettinare la piccola Olga. La
bambina è bellissima nella sua camicia da notte piena di pizzi. La
cameriera se ne va.
CAMERIERA
Buonanotte, signorina.
OLGA
Buonanotte.
Olga va a mettersi a letto, quando di soppiatto entra suo fratello.
Dormi?
VOTINI
Entra.
OLGA
Che vuoi?
Votini sorride ambiguo.
VOTINI
Pensi a Riccioli Biondi?
370
OLGA
Scemo.
VOTINI
Lo sai che il direttore ha
sospeso per una settimana
Franti?
OLGA
Gli sta bene.
VOTINI
Eppure è tutta colpa tua. Lui
voleva solo farti un regalo .
Solo che non aveva i soldi per
pagarlo. E allora li ha rubati a
Precossi…
Olga è colpita. Tace. Il pendolo batte le nove di sera.
435. EST. STRADA E PIAZZA – GIORNO
Le campane del dì di festa.
E’ una giornata limpidissima, di quelle col cielo azzurro e le
temperature siberiane. Giulio passeggia solitario nella città piena di
coppie e famiglie. Si avvicina al chiosco dei giornali. Mentre sta
acquistando la Gazzetta, intravede Margherita passeggiare sulla
piazza. Giulio sta per andarle incontro, ma un suonatore (è l’uomo
con l’organetto) gli si para davanti all’improvviso, impedendogli la
visuale per un istante.
L’istante successivo, Giulio si accorge che Margherita non è sola. E’
con un giovane, lo stesso uomo che Giulio ha visto all’uscita da
scuola (Demetrio). Il ragazzo sorride apertamente alle parole di lei. I
due sono allegri e in intimità.
Fermo col giornale in mano, Giulio è paralizzato e palesemente
contrariato, mentre Margherita si allontana con lo sconosciuto.
436. INT. CASA NOBIS. CAMERA PRANZO - GIORNO
La famiglia Nobis è a cena.
Il bambino ha ancora la caviglia fasciata. Una cameriera serve in
tavola e la governante, Maria, sta in piedi ad un lato della tavola,
pronta a intervenire.
371
MATRIGNA NOBIS
Delizioso questo bollito in salsa
verde, Maria. Davvero.
(guarda Nobis, che sta
fissando il suo piatto
colmo di carne)
Non mangi il bollito, caro? Non
ti piace?
NOBIS
Mi fa schifo.
La donna gli lancia un’occhiata che lo incenerisce. Il vecchio Nobis si
sente in dovere di intervenire in difesa della moglie.
NOBIS PADRE
Carlo! Chiedi subito scusa a
Florence.
NOBIS
Chiedere scusa?
NOBIS PADRE
Chiedile scusa.
Per tutta risposta, il bambino abbassa lo sguardo (sa che ha perso la
partita) e sistema le posate e il tovagliolo, con aria di congedo.
NOBIS PADRE
Che significa?
(ARRABBIATO)
NOBIS
Che ho finito di mangiare.
NOBIS PADRE
Bene. Vai subito nel mio studio
e aspettami là. Ti raggiungerò
quando io e Florence avremo
cenato. Ti puoi alzare.
Il bambino obbedisce, felice di lasciare la tavola. La donna lo sta
guardando con un sorriso di trionfo.
372
437. INT. CASA NOBIS. STUDIO - SERA
Nobis è seduto nella poltrona di fronte a quella dove siede di solito
suo padre, dietro l’imponente scrivania. Cerca di tenersi sveglio con
la forza della volontà, leggendo sottovoce le intestazioni e gli autori
dei grandi codici nella libreria accanto a lui, ma di tanto in tanto le
palpebre gli cadono, a tempo con la luce della lampada che vacilla
quando non trova più petrolio per alimentarla.
Suo padre, entrando, lo sorprende in un momento di cedimento. Lo
guarda per un istante, pensoso, quasi tenero. Ma, appena Nobis apre
gli occhi, l’uomo riacquista subito la sua aria severa, da vecchio
gentiluomo imperscrutabile.
NOBIS PADRE
Perché fai di tutto per portare
tensione in questa casa?
Il bambino lo guarda con aria infelice.
NOBIS PADRE
Florence non è tua madre, ma
è mia moglie adesso. E voglio
che tu la rispetti.
NOBIS
Non posso.
NOBIS PADRE
Devi rispettarla come se fosse
tua madre.
NOBIS
Non lo farò mai.
NOBIS PADRE
Perché? Perché mi vuoi rendere
impossibile la vita…? E perché
la odi tanto? Che ti ha fatto?
Nobis non regge più. Ripensa a quello che gli ha detto Perboni.
Guarda il padre negli occhi.
373
NOBIS
Il maestro dice sempre che
dobbiamo dire la verità. Tu la
vuoi sentire?
Certo.
NOBIS PADRE
NOBIS
Quando usciamo la mattina, lei
non viene a scuola come ti
dice. Fa fermare la carrozza per
strada e scende. L’ho vista
salire su un’altra carrozza…
(ESITANTE)
NOBIS PADRE
E questo che vuol dire?
NOBIS
PADRE)
Ad aspettarla c’era il capitano
Ambrosi.
(SCRUTANDO IL
Il padre di Nobis sembra accusare il colpo. Per un attimo china la
testa, come colpito da un dolore improvviso.
NOBIS
FIATO)
L’ho vista con lui in giardino
anche il giorno della festa,
papà. Si baciavano!
(TUTTO D’UN
L’anziano avvocato ha sollevato improvvisamente la testa e adesso,
guardando il figlio con occhi di brace, lo colpisce con un violento
schiaffone.
NOBIS PADRE
Bugiardo! Vergogna! Bugiardo!
Nobis è sconvolto, indeciso tra lo stupore e il dolore per
l’umiliazione.
438. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO
374
Mentre i ragazzi entrano in classe, il bidello affianca Perboni.
BIDELLO
Il direttore vuole vederla,
signore.
439. INT. UFFICIO DEL DIRETTORE
GIORNO
Il Direttore è nel suo ufficio, mentre Perboni è davanti a lui, in piedi.
DIRETTORE
Questa mattina ho incontrato
l’avvocato Nobis. Era
particolarmente nervoso. Mi ha
chiesto informazioni su di lei,
sui suoi metodi educativi. E su
quel gioco violento che insegna
ai ragazzi.
PERBONI
Non è uno sport violento,
signore. E se mi sono permesso
di insegnarlo è perché voglio
che ragazzi diversi, meridionali
e settentrionali, benestanti e
indigenti, possano sentirsi uniti
da un obiettivo comune.
Il Direttore lo guarda, scettico.
DIRETTORE
E lei vuol fare meglio di
Garibaldi prendendo a calci una
palla?
La smetta con le sue idee
strampalate, Perboni. Questa
scuola è affidata alla mia
responsabilità ed io non posso
ammettere che un mio
ragazzo, il giovane Nobis,
rimanga ferito sul campo.
375
PERBONI
E’ stata solo una piccola
distorsione…una cosa da
poco…
DIRETTORE
Allora non vuol capire. Io le
proibisco –categoricamente –
le proibisco di praticare ancora
quello sport violento con i
ragazzi della mia scuola.
Perboni tace. L’altro non lo guarda già più, congedandolo.
DIRETTORE
Ed ora vada. Raggiunga la sua
classe.
440. INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO
Perboni sta passando fra i banchi per controllare l’andamento di un
componimento che ha dato ai ragazzi. C’è un silenzio totale, ma la
quiete viene interrotta da un fragore improvviso. Un sasso lanciato
da fuori ha rotto il vetro di una finestra. I ragazzi gridano.
PERBONI
Tutto a posto? Qualcuno si è
fatto male?
Nessuno risponde.
GARRONE
Era un sasso, signor maestro….
(INCREDULO)
STARDI
L’hanno lanciato dentro.
PRECOSSI
Ma chi è stato?
Perboni si affaccia ma non vede nessuno. Scuote la testa poiché
dentro di sé sa chi è stato. Ma anche i ragazzi lo sanno.
376
PERBONI
L’importante è che nessuno si
sia ferito.
441.
EST. PIAZZALE SCUOLA - GIORNO
Fuori, intanto, Franti, dopo aver rotto il primo vetro, è fuggito e si è
nascosto. Lentamente ritorna sui suoi passi e si apposta
nuovamente all’angolo del palazzo di fronte, da dove può controllare
la situazione senza essere scoperto. Visto che tutto appare
tranquillo estrae dalla tasca della giacca la fionda, la arma con un
altro sasso e tira. Un’altra finestra dell’edificio scolastico va in
frantumi. Soddisfatto della sua vendetta fugge a gambe levate.
442.
INT. PENSIONE FRANTI. ATRIO - SERA
E’ sera. Siamo alla pensione Franti. Il ragazzino entra e non si
accorge che nel piccolo salottino c’è un uomo seduto intento a
leggere un giornale. Va dritto dalla madre.
FRANTI
Ciao, mamma.
La madre lo guarda con aria di rimprovero.
Franti capisce che sa qualcosa, che sta per rimproverarlo, ma non fa
in tempo a reagire. Qualcuno, da dietro, lo prende per un orecchio.
E’ l’uomo che sedeva nel salottino. Il ragazzino si gira: è Perboni.
PERBONI
Lo so che sei stato tu a
rompere le finestre della
scuola.
FRANTI
NUVOLE)
Quali finestre?
(CADENDO DALLE
MADRE FRANTI
Non dire bugie, Umberto. Il
maestro è venuto per aiutarti.
FRANTI
Io non ho fatto niente!
377
PERBONI
Fammi vedere che cos’hai nelle
tasche!
Perboni gli trova la fionda.
PERBONI
Questa che cos’è?
FRANTI
Ci vado a caccia.
Sì, di vetri!
PERBONI
MADRE FRANTI
Smettila di mentire!
La donna è mortificata e sinceramente disperata. E’ sull’orlo delle
lacrime.
MADRE FRANTI
Perché ti comporti così?
Perché hai deciso di farmi
morire di crepacuore?
Perboni è a disagio. Franti si avvicina alla madre, totalmente
indifferente alla sofferenza di lei. Sorride perfino.
FRANTI
Sono loro che ce l’hanno con
me! Mi hanno sospeso! Hanno
detto che sono un ladro!
La donna si porta le mani sul volto.
MADRE FRANTI
Che vergogna, che vergogna…
un ladro…
378
Giulio guarda Franti con rimprovero. Il bambino non sa come
consolare sua madre. Pare sinceramente contrito. Giulio gli fa cenno
di andarsene.
PERBONI
Lasciaci soli, Franti.
FRANTI
Voglio restare.
PERBONI
Non hai già fatto abbastanza
danni? Dammi retta, per una
volta.
Franti esce, titubante, mentre Giulio porge un fazzoletto a sua
madre.
PERBONI
Non è successo niente di
irreparabile, signora.
MADRE FRANTI
Lei deve aiutarlo.
PERBONI
Vorrei insegnargli ad aiutarsi da
sé. Suo figlio deve capire che
andando avanti così riuscirà
solo a rovinarsi la vita.
Mentre Giulio parla, vediamo che Franti, non visto, è tornato
indietro. E ora ascolta tutto, nascosto dietro uno stipite.
MADRE FRANTI
Io e sua nonna facciamo il
possibile, ma da quando se n’è
andato suo padre… sapesse
quante me ne fa combina!
PERBONI
E’ in un’età difficile, signora,
non è facile crescere. E io
379
penso che soffra molto
dell’abbandono del padre,
anche se non lo lascia
trasparire.
MADRE FRANTI
Non dice niente, non ne parla
mai… Si tiene tutto dentro.
PERBONI
E’ questo che fa più paura. Suo
figlio deve imparare a scaricare
la sua sofferenza. Come tutti…
Mentre parla, Giulio si accorge che quello che sta dicendo vale anche
per lui. Alzando lo sguardo, si accorge che Franti lo sta guardando di
nascosto. Quando parla, lo fa guardandolo negli occhi.
PERBONI
L’errore più grande è credersi
così forti da non aver bisogno
di nessuno. Tutti abbiamo
bisogno degli altri.
La madre di Franti non si è accorta dell’asse privilegiato che si è
stabilito tra Franti e il suo maestro. Alza su Perboni gli occhi
supplicanti.
MADRE FRANTI
Non può convincere il direttore
ad annullare questa
sospensione?
La prego, signor maestro, non
me lo lasci per strada. Mi aiuti a
proteggerlo da se stesso.
Perboni cede.
PERBONI
Ci proverò.
380
MADRE FRANTI
Ringrazia il maestro, Umberto.
Digli grazie.
Franti tace. Continua a guardare Perboni, incerto sul da farsi. Il
maestro si sta rimettendo il cappello (o i guanti) per andarsene. Lo
ammonisce un’ultima volta.
PERBONI
Non fare il furbo con me,
Franti, non ci provare che ti
faccio pentire…per tutta la
vita!
443. INT. CASA NOBIS. STUDIO – NOTTE
E’ notte. L’avvocato Nobis siede nel suo studio. Ha accanto a sé un
bicchiere e una bottiglia quasi vuota. Dopo un lieve bussare entra la
moglie, in vestaglia. E’ preoccupata per lui.
MATRIGNA NOBIS
Sei qui, cheri? Mi sono
svegliata e sono venuta a
cercarti. Non eri in camera
tua…
NOBIS PADRE
Non ho sonno. (la guarda
con una strana
espressione, preoccupata
e accusatoria insieme)
Anche tu non dormi. Che
succede? Sei preoccupata?
Così dicendo le afferra le mani e le stringe forte i polsi, trattenendoli.
La donna si divincola, un po’ allarmata, e si allontana dal marito.
MATRIGNA NOBIS
Perché dovrei essere
preoccupata?
(SULLA DIFENSIVA)
381
Lui si alza e la bacia, un po’ bruscamente. Lei si tira indietro
d’istinto, spaventata. Lui pare deluso. La guarda con malinconia, si
versa ancora da bere.
NOBIS PADRE
Forse è il pensiero del tuo
amante, che non ti fa dormire.
La donna mantiene la calma. Riesce anche a fingersi scandalizzata.
MATRIGNA NOBIS
Che amante? Hai bevuto un
bicchiere di troppo per caso?
NOBIS PADRE
Mio figlio Carlo dice di averti
visto baciare il capitano
Ambrosi. Qui, in questa casa.
MATRIGNA NOBIS
E tu gli credi?
(CON ARIA DI SFIDA)
Lui la guarda: è bellissima, seducente e offesa.
NOBIS PADRE
No, ma non capisco perché ha
inventato questa storia.
Così dicendo, Nobis si lascia cadere di nuovo a sedere sulla poltrona.
La donna si rilassa. Quando parla la sua voce è dolcissima, suadente.
MATRIGNA NOBIS
Tuo figlio sta attraversando un
brutto periodo. E’ pericoloso
alla sua età: è vulnerabile,
suggestionabile… Non bisogna
essere troppo deboli con lui.
NOBIS PADRE
Sono debole?
382
MATRIGNA NOBIS
Non devi assecondare la sua
gelosia.
Si avvicina di nuovo al marito. Siede sul bracciolo della poltrona.
MATRIGNA NOBIS
Perché non lo mandi in
Svizzera? Sono sicura che il
collegio gli rafforzerà il
carattere.
L’uomo ascolta senza ribattere, lasciandosi accarezzare.
444. INT. SCUOLA. SALA PROFESSORI - GIORNO
PERBONI
In collegio in Svizzera? Perché?
Nobis si sta confidando con Giulio, nella sala docenti.
NOBIS
Non lo so. Mio padre mi ha
fatto chiamare dopo colazione.
Ha detto che devo partire per
Ginevra. Dopo Pasqua.
Perboni non sa cosa dire.
NOBIS
Ha già deciso. Senza chiedermi
niente. Senza neanche
avvertirmi.
PERBONI
Sarà probabilmente un ottimo
collegio, come tutti i collegi
svizzeri.
Il bambino lo guarda, stupito e arrabbiato.
NOBIS
E’ contento anche lei di non
avermi più tra i piedi! Vero?
383
PERBONI
Non dire sciocchezze.
NOBIS
Non ve ne importa niente di
me! A nessuno!
PERBONI
(LO TRATTIENE,)
Vieni qua.
Lo abbraccia. Il bambino si scioglie in singhiozzi.
NOBIS
Non voglio andare a Ginevra,
signor maestro! Voglio finire
l’anno scolastico coi miei
compagni! Voglio stare con mio
padre!
Poi si scioglie dall’abbraccio del maestro, si asciuga il naso con la
manica, cercando di recuperare dignità.
NOBIS
Anche se lui non mi vuole.
PERBONI
Sono sicuro che questo non è
vero. Parlerò con tuo padre, ti
aiuterò io…
Nobis si ribella, in uno dei suoi consueti scatti rabbiosi e antipatici.
NOBIS
Mi aiuterà? Come pensa di
aiutarmi? Come ha già fatto?
Ecco a che cosa sono serviti i
suoi consigli! Mi spediscono in
collegio! Bell’aiuto! Non ci parli
con mio padre! Mi ha già messo
nei guai! Tante grazie!
E scappa via, incrociando il Direttore che arriva.
384
Torniamo dentro con lui. Perboni è ancora fermo in mezzo alla
stanza, pensieroso.
DIRETTORE
Allora, Perboni?
(SORPRESO)
PERBONI
Buongiorno, signor direttore.
DIRETTORE
Mi hanno detto che voleva
vedermi.
Infatti.
PERBONI
(RIORDINANDO LE IDEE)
DIRETTORE
Sono forse capitato in un
momento sbagliato?
PERBONI
No, no. Vogliamo sederci qui?
DIRETTORE
Con una classe come la sua
non ci saranno molti momenti
buoni, d’altro canto.
(SI SIEDE)
PERBONI
Le ho chiesto quest’incontro
per parlare di Umberto Franti.
DIRETTORE
Lo sapevo: lei è uno di quelli
che si innamorano delle cause
perse.
Prego?
PERBONI
DIRETTORE
Ci sono insegnanti che cercano
di prendere il meglio da quelli
385
che hanno capacità e volontà
di imparare e insegnanti che
perdono tempo con quelli che
non hanno né capacità né
volontà di apprendere. Come
Franti, un ragazzino sgraziato e
maleducato, un ribelle di
natura.
PERBONI
Franti si sta giocando il suo
futuro. E’ stato abbandonato
dal padre e questo lo ha reso
ribelle contro ogni forma di
autorità. Ha una madre che
lavora per mantenerlo, una
nonna malata, una vita difficile.
Se noi lo rifiutiamo, finirà sulla
strada. Che futuro crede che
avrà allora?
(SI INFERVORA)
Il direttore pare colpito. Giulio insiste, più suadente.
PERBONI
Franti va recuperato, non
allontanato ancora di più dalla
scuola.
DIRETTORE
Ma se é già stato espulso una
volta da un'altra
sezione…Abbiamo su di lui una
scheda degna del riformatorio
altro che di una scuola.
Ragazzo che si perde in
sciocchezze e litigi c'é
scritto…violento, prepotente
con i compagni e con il corpo
docente…vuole che vada
avanti?
Perboni scrolla il capo incredulo.
386
PERBONI
Quel ragazzo ha bisogno di
aiuto: e io penso che noi siamo
qui per insegnare soprattutto a
chi non vuole imparare, più
ancora che a quelli che già lo
vogliono.
DIRETTORE
Lei è un idealista. Peccato che
le sue idee riguardo l'istruzione
siano totalmente sbagliate. Ad
ogni modo Franti é un suo
allievo e, sotto la sua
responsabilità, faccia quello
che ritiene
opportuno…altrimenti lasci
stare…
445. EST. PIAZZALE SCUOLA - GIORNO
Margherita trova Olga Votini che aspetta in cortile, da sola e
pensierosa.
MARGHERITA
Che ci fai qui da sola, Olga?
OLGA
Aspetto il maestro Perboni. So
che sta parlando col direttore.
MARGHERITA
Chi te lo ha detto?
OLGA
Lo so. Gli sta chiedendo di
riammettere Franti.
Giulio esce in quel momento. La bambina gli va subito incontro.
OLGA
Allora?
387
Giulio è soddisfatto.
PERBONI
Punizione dimezzata. Domani
può tornare a scuola.
Olga è raggiante.
OLGA
Posso dirglielo io?
Perché no?
PERBONI
La bambina fugge via, mentre Margherita e Giulio rimangono fermi a
guardarsi.
MARGHERITA
Sei sicuro di aver fatto la cosa
migliore, per Franti?
PERBONI
Non è con le punizioni che si
educano i ragazzi.
MARGHERITA
E come si fa a fargli capire
quando sbagliano?
PERBONI
Dimostrandogli che
comportarsi bene è più
gratificante. Che è più
piacevole avere degli amici che
essere rispettati da molti
nemici…
Vediamo Garoffi, che stava uscendo da scuola, fermarsi a sentire il
maestro.
PERBONI
…che la rabbia non aiuta a
vivere meglio. Anzi. Tutte cose
che non capisci con le
388
punizioni, ma solo quando
qualcuno si comporta bene con
te.
MARGHERITA
Belle idee. Peccato che tu non
le metta in pratica.
Giulio è colpito, ma questa volta non ribatte.
MARGHERITA
E' tardi. Devo andare adesso…
(sembra sul punto di dire
qualcosa, ma rinuncia)
Scusami. Ci vediamo domani.
PERBONI
Aspetta. Domenica ti ho
vista…
MARGHERITA
Sì?
PERBONI
Eri con un uomo…
Lei capisce, lo guarda seccata. Anche Garoffi fa una smorfia di
disappunto per la mancanza di tatto di Perboni.
E allora?
MARGHERITA
PERBONI
Vi… frequentate?
MARGHERITA
Ci frequentiamo? Ma con quale
diritto mi chiedi queste cose?
PERBONI
Io non volevo…
389
MARGHERITA
Non devo dare conto a te di
quello che faccio, Giulio
Perboni. Vedo chi voglio e
quando voglio…
Lui non fa in tempo a dire nulla. Lei si è già allontanata. Sul fondo
della strada, ad aspettarla c’è un uomo, lo stesso che ha incontrato
fuori dal caffè.
Garoffi, che ha visto tutta la scena, guarda prima il maestro Perboni
e poi la maestrina dalla penna rossa.
Poi, senza pensarci su troppo, si mette a seguire lei, mentre Perboni
si sta già allontanando dalla parte opposta, da solo.
446. EST. STRADA DIETRO LA SCUOLA - GIORNO
Olga sta cercando Franti nel nascondiglio che si trova proprio dietro
la scuola.
Lo trova seduto per terra, intento ad intagliare un ramoscello con un
coltellino. Quando lei si avvicina, il ragazzino si stropiccia gli occhi,
quasi non credesse a quello che vede.
FRANTI
Come hai fatto a trovarmi?
OLGA
Non è stato difficile... Sei
triste?
FRANTI
Mi annoio... ce l’hai ancora con
me?
OLGA
Sono venuta a dirti una cosa…
Mi manda il maestro Perboni.
FRANTI
E che vuole ancora, il maestro
Perboni? (il tono è leggero,
390
però capiamo che Franti è
curioso di sapere)
OLGA
Ha convinto il direttore a
riammetterti. Puoi tornare a
scuola da domani.
FRANTI
Come ha fatto?
OLGA
Non lo so. Ma tu sei contento
di tornare?
FRANTI
E tu? Sei contenta che torno?
Olga annuisce, poi accosta le labbra alla guancia di Franti.
Solo adesso, scopriamo Enrico Bottini poco distante. Sta guardando
la scena, ferito e umiliato. Scappa via…
447. INT. CASA NOBIS. CAMERA LETTO NOBIS/CORRIDOIO - SERA
Nobis è nella sua stanza. Sdraiato sul letto, legge svogliatamente
alla luce di una lampada, scacciando col dorso della mano i lacrimoni
che gli colano copiosi lungo le ciglia, giù per le guance. Si sente
bussare insistentemente alla porta.
Nel corridoio ci sono la cameriera personale del bambino e Maria,
l’anziana governante. Stanno bussando.
CECILIA
E’ ora di scendere a cena!
NOBIS
Lasciatemi in pace.
OFF
Le due donne si guardano impotenti, mentre sopraggiunge anche la
matrigna.
MATRIGNA NOBIS
Che succede? Ancora capricci?
391
MARIA
E’ stato tutto il giorno chiuso
nella sua stanza, signora.
CECILIA
E’ sempre nervoso. Si
ammalerà.
MATRIGNA NOBIS
Non dica sciocchezze. E’ solo
un bambino viziato, abituato ad
averla sempre vinta lui.
Le due donne si guardano ancora una volta. Capiamo che non
condividono affatto il giudizio della matrigna di Nobis, ma non
possono contraddirla.
CECILIA
L’avvocato ci ha ordinato di
farlo scendere, signora. Deve
mangiare.
Ci penso io.
MATRIGNA NOBIS
(SOSPIRANDO)
La donna scansa le cameriere ed entra nella camera di Nobis.
Nel sentire l’irruzione il bambino salta giù dal letto, pronto alla lotta.
Poi vede la matrigna, che si sta chiudendo la porta alle spalle
(lasciando fuori le cameriere).
Nobis ne approfitta per darsi un contegno, asciugandosi le lacrime,
orgoglioso.
La donna gli si avvicina, melliflua.
MATRIGNA NOBIS
Sono tutti molto preoccupati
per te.
(poi, sforzandosi di essere
dolce)
Non vuoi scendere a cena?
392
NOBIS
No.
Nobis lo dice con rabbia, con aria di sfida. La donna gli allenta uno
schiaffo senza pensarci su troppo.
MATRIGNA NOBIS
Non rispondermi mai!
Poi lo guarda negli occhi, fredda.
MATRIGNA NOBIS
Questo capita a chi fa la spia.
Cerca di ricordartelo. E digiuna
pure quanto ti pare. Vedrai a
Ginevra, come ti tornerà la
fame.
448. INT. CASA PERBONI. CAMERA LETTO/SOGGIORNO – POMERIGGIO
Quel pomeriggio, Giulio sta sistemando gli abiti nell’armadio quando
bussano alla porta. Va ad aprire: non è Margherita, sono i suoi
ragazzi. Il portavoce è sempre Derossi.
DEROSSI
Possiamo entrare, signor
maestro?
PERBONI
Accomodatevi. (divertito
dal tono formale del
ragazzino)
A che cosa debbo il piacere di
questa visita?
I ragazzi si sistemano sulle poltrone, continuando a guardarsi intorno
incuriositi (sono nella casa del loro maestro!).
ENRICO BOTTINI
Siamo venuti a chiedere scusa.
393
MURATORINO
Vogliamo che ci insegni a
giocare bene con la palla…
DEROSSI
TUTTI)
Abbiamo capito che le divisioni
non servono a nessuno,
signore. Vogliamo tornare a
giocare. Quel gioco ci piace.
Siamo disposti a fare tutto
quello che lei deciderà.
(ZITTENDO
Perboni scuote la testa perplesso.
PERBONI
Il direttore ha proibito il
football nella sua scuola, lo
sapete.
FRANTI
E noi mica giochiamo a
scuola…
PERBONI
Mi dispiace, ragazzi. Non
posso. Davvero…
VOTINI
Vuole tirarsi indietro dopo che
abbiamo sfidato ufficialmente
la squadra del convitto?
(ALTERO)
PERBONI
Chi abbiamo sfidato?
DEROSSI
Loro giocano da prima di noi.
FRANTI
E forse anche meglio.
394
GIULIO
(DIVERTITO)
Ma loro chi?
Il Muratorino lo afferra per una manica, trascinandolo per invitarlo a
seguirli.
MURATORINO
Venga…
449. EST. CAMPO DI CALCIO DEL CONVITTO – POMERIGGIO
Un gruppo di ragazzi in un campetto che già somiglia abbastanza
ad un vero campo di calcio. Sono ben equipaggiati e si muovono in
campo come una cosa sola. Un blocco unico. Una vera squadra,
guidata da un atletico insegnante di ginnastica (Bonetti, 30
anni ca, fisicamente prestante). I ragazzi – a dire la verità un po’
intimoriti da quello che vedono – la stanno mostrando a Giulio.
PERBONI
Ma questi sono una vera
squadra, ragazzi!
DEROSSI
Hanno già battuto tutte le
squadre di football dei collegi
di Torino.
In quel momento un ragazzetto rossiccio (Michael), scattante e
dotato, segna un gol spettacolare. I ragazzi di Perboni si guardano
tra loro, preoccupati.
MURATORINO
Quello è il loro campione.
Uno straniero!
DEROSSI
E’ il figlio del console inglese a
Torino.
FRANTI
E’ solo un moccioso con le
lentiggini.
395
Perboni, ormai catturato, si dirige verso i futuri avversari (che
adesso sono in pausa, raccolti intorno al mister, che dà loro
indicazioni).
PERBONI
Andiamo a conoscere questi
campioni.
Vedendo il gruppetto avvicinarsi, il maestro di ginnastica si fa
incontro a Perboni, la mano tesa.
BONETTI
Bonetti. Lei dev’essere il
maestro Perboni. Piacere. I suoi
scolari mi hanno molto parlato
di lei. Li ha conquistati col
football.
PERBONI
MANO)
Spero non solo con quello.
(STRINGENDOGLI LA
BONETTI
Così lei ci ha lanciato una
sfida...
Giulio, preoccupato, guarda i ragazzi, che ammiccano.
BONETTI
…Ma è sicuro di avere una
squadra, vero?
Nello sguardo di Giulio un barlume di panico, ben dominato.
450. EST. CAMPETTO CALCIO - POMERIGGIO
PERBONI
No, no, no! Questo è un gregge
di pecore, non una squadra di
football!
396
No, Perboni non è sicuro affatto di avere una squadra. In piedi a
bordo campo insieme a Nelli, il suo vice, inveisce contro i ragazzi in
campo. Nelli cerca di difendere i compagni.
NELLI
E’ solo il primo allenamento,
maestro…
PERBONI
Hai ragione, Nelli. Hai ragione.
Ma in quel momento un pallone “lisciato” da Votini e un tiro
“svirgolato” lontano da Precossi lo fa rabbuiare del tutto.
PERBONI
Che combinate? Precossi!
Sul campo i ragazzi, rimasti senza palla, guardano sconsolati il loro
maestro, aspettando istruzioni. Perboni riacquista la calma.
PERBONI
Forza, qualcuno vada a
recuperare la palla!
Il Muratorino corre a recuperarla, mentre Perboni si rivolge agli altri.
PERBONI
Tutti qua.
I ragazzi si dispongono a semicerchio intorno a Perboni.
PERBONI
Dobbiamo fare un discorso
serio, ragazzi. Siete sicuri di
non voler rinunciare?
TUTTI
NO!
PERBONI
Bene. Faremo vedere quello
che valiamo.
397
FRANTI
Non sarebbe meglio:
“nasconderemo quello che
valiamo?”Già mi pare un
obiettivo.
Perboni ci riflette su un istante.
PERBONI
Ti sbagli, Franti. Noi valiamo
quanto loro. Il fatto è che loro
giocano da più tempo. Quello
che ci manca è la pratica. E…
tenere a mente la regola
fondamentale del football. E’
un segreto che non tutti
conoscono.
VARI RAGAZZI
Che segreto? Ce lo dica,
maestro.
Lo vogliamo sapere.
PERBONI
Il segreto è… essere uniti! Fare
un corpo unico! Solo così si
vince! Ve lo ricorderete?
I ragazzi si guardano, un po’ confusi.
PERBONI
Ripetete, su! Qual è il nostro
segreto?
IN CORO
Essere uniti. Fare un corpo
unico!
(poi, più convinti) Essere
uniti! Fare un corpo unico!
Votini guarda Precossi. Fa una smorfia di disgusto, ma stavolta sta
davvero scherzando.
398
STARDI
Possiamo ricominciare,
maestro?
PERBONI
Un momento. C’è un’ultima
regola.
Ancora?
FRANTI
PERBONI
Si allena soltanto chi si
comporta bene a scuola: niente
studio, niente football. E guai a
litigare tra di voi… Tutti
d’accordo?
I ragazzi suggellano una sorta di patto di sangue.
451. INT. CASA NOBIS. CAMERA NOBIS - SERA
Nobis è appena rientrato dall’allenamento di calcio, stanco e sporco.
Cecilia sta versando acqua bollente in una tinozza da bagno.
CECILIA
Come hai fatto a sporcarti
così?
NOBIS
Il maestro ci fa giocare. Ci
possiamo anche rotolare per
terra.
CECILIA
Ah, deve essere proprio un bel
gioco…Bella educazione!
Il bambino si spoglia e si immerge nella vasca.
NOBIS
Mio padre cena con me,
stasera?
(CAUTO, TIMOROSO)
399
La donna comincia a insaponarlo.
CECILIA
Non credo. Ha detto di servirti
in camera. Per punirti di aver
risposto a tua madre, ieri sera!
NOBIS
Non è mia madre!
CECILIA
Lo so, caro, lo so.
Di nuovo furibondo, il bambino esce di scatto dalla vasca, bagnando
tutto il pavimento.
CECILIA
Che fai? Dove vai?
NOBIS
Lasciami stare.
Ed esce, tirandosi dietro la porta. Cecilia, triste, si mette ad
asciugare l’acqua come può.
452. EST. GIARDINO CASA NOBIS - SERA
Nobis esce nel giardino da una porta laterale. Si è rimesso i suoi abiti
lerci, ma sotto è ancora bagnato. Ha i capelli zuppi.
Nel buio una carrozza rientra silenziosa. Si ferma nel cortile della
villa. Ne scende una donna, Florence. Ma appena scesa sembra
colta da un ripensamento. Torna sul predellino, dove qualcuno si
affaccia. Qui si attarda per un ultimo, furtivo bacio appassionato,
dato di nascosto dietro la tenda…
Il volto di Nobis è imperscrutabile, illuminato dalla luna, immobile
come una statua, mentre osserva la scena.
Dopo il bacio, la donna si decide, non senza riluttanza, a scendere. Si
avvolge nella mantella ed entra decisa nella villa, senza più voltarsi
indietro. Nel giardino il bambino, furioso con se stesso e col mondo,
guarda con rancore verso le finestre illuminate della sua casa.
400
La silhouette di Florence si intravede dietro la finestra di una delle
camere da letto, al primo piano... Il lume si spegne subito.
Nobis, nervoso, finisce col prendersela con un bastardino che viene a
uggiolargli intorno, il primo essere più debole di lui che gli capita a
tiro.
NOBIS
CANE)
(DANDO UN CALCIO AL
Sparisci!
453. INT. CASA MARGHERITA. SOGGIORNO - NOTTE
Nel suo piccolo appartamento, Margherita è sola. La tavola è
apparecchiata, ma lei non ha toccato cibo. Si alza e va a ravvivare il
fuoco nella stufa. Resta un po’ a guardare le fiamme, che
lampeggiano sul suo viso triste.
Accanto a lei, aperto, c’è il suo diario, con la sua grafia ben ordinata.
Margherita va a prendere un pennino e un calamaio, poi si siede in
poltrona, il diario sulle ginocchia. E comincia a scrivere, stringendosi
nello scialle.
MARGHERITA
Giulio è sempre coi suoi
ragazzi, ma sento che non è
felice. E’ pallido, sofferente,
sempre più distante… Io forse
ho sbagliato, avrei dovuto
dimostrarmi più cauta a
dichiarare il mio amore…
(si ferma, la voce fuori
campo diventa un
sussurro)
Disse così anche Ofelia ad
Amleto. Speriamo di non fare la
stessa fine.
OFF
454. INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO
Un quaderno poggiato sulla cattedra. Poi un secondo, un terzo…
Giulio guarda incredulo i suoi ragazzi sfilare davanti a lui, lasciando
ciascuno il proprio quaderno.
401
PERBONI
Anche tu, Coretti?
Certo.
CORETTI
PERBONI
Hai fatto tutti i compiti?
CORETTI
Anche quelli di domani.
Giulio guarda Franti, che è appollaiato sul suo banco,
apparentemente distaccato.
E tu?
PERBONI
FRANTI
Sto arrivando.
Prende il suo quaderno e lo porta sulla cattedra. Giulio lo ispeziona
subito.
PERBONI
Non ci posso credere.
FRANTI
Noi siamo stati ai patti. Adesso
tocca a lei.
PERBONI
Hai ragione. Devo fare la mia
parte. Vi faccio vedere alcuni
esempi di gioco.
Si alza. Comincia a disegnare alla lavagna.
PERBONI
Se tu ti trovi qui, fuori area…
ed hai due compagni liberi qui e
qua… a chi passi la palla,
Stardi?
402
A lui!
STARDI
(INDICANDO FRANTI)
PERBONI
E perché?
STARDI
Perché è amico mio…
PERBONI
Sbagliato.
I ragazzi ascoltano attentamente il loro maestro.
PERBONI
Ve l’ho già detto: non potete
vincere se non costruite un
vero spirito di squadra.
Nessuno vince da solo.
I ragazzi annuiscono.
PERBONI
Faremo delle prove di gioco. Le
disegneremo alla lavagna. E
dopo voi dovrete rispettarle.
D’accordo?
D’accordo.
TUTTI
PERBONI
Stavolta sarà una partita vera e
si giocherà undici contro undici,
con un vero pallone di cuoio e
in un vero campo, con tanto di
porte. Ognuno deve sacrificarsi
per l’altro. Ognuno deve
accorrere dove l’altro è in
difficoltà. Undici giocatori, una
squadra sola! Un corpo unico!
403
I ragazzi sono colpiti. La voce di Votini rompe l’incanto con una
domanda inattesa.
VOTINI
Come faremo con le divise?
MURATORINO
Che divise?
VOTINI
Quelli del convitto giocano con
una camicia rossa.
STARDI
Come i garibaldini, maestro!
PERBONI
Bravo, Stardi. Chi ha qualche
idea per le divise?
ENRICO BOTTINI
Facciamo una colletta per
comprare la stoffa…
PERBONI
(incerto, cercando con lo
sguardo le reazioni dei più
poveri)
Giusto. Chi ha i soldi li mette
anche per chi non li ha.
DEROSSI
Mio padre ha un negozio di
stoffe. Ci sarà pure qualche
avanzo, in magazzino…. E
posso chiedere a mia madre di
cucirci delle bluse.
PRECOSSI
Allora è deciso.
PERBONI
Va bene per tutti?
404
I ragazzi annuiscono. Anzi, cominciano ad alzarsi e a rovesciare sul
banco di Derossi il contenuto delle loro tasche.
455. INT. SCUOLA. ATRIO - GIORNO
I ragazzi stanno entrando a scuola, sotto gli occhi del direttore, che
controlla i ritardi e del bidello, il quale continua a scampanellare con
vigore.
BIDELLO
Forza, entrare! E’ tardi. Sveglia,
pigroni! Cominciano le lezioni!
Arriva anche Derossi, scortato da alcuni compagni. Ha uno strano
rigonfiamento sotto il cappotto (è il pacco con le divise, che sua
madre ha completato a tempo di record). Il direttore lo vede passare
protetto dai suoi compagni, subodora qualcosa, ma non riesce a
intuire.
456. INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO
Appena entrato in classe, Derossi tira fuori il suo fagotto.
GARRONE
Le ha già finite? Tua madre è
un portento!
Le divise vengono sciorinate con orgoglio e passate di mano in
mano. In pratica sono delle casacchine (progenitori degli odierni
fratini indossati dai calciatori durante gli allenamenti). Se le mettono.
MURATORINO
Ma sono tutte nere…
(PERPLESSO)
FRANTI
Mica andiamo ad un funerale…
DEROSSI
E' quello che c'era…Ma almeno
non costano niente…
405
PERBONI
Che succede oggi? E’ giorno di
mercato?
(SECCATO )
MURATORINO
Le divise, maestro!
PERBONI
Le vedremo a suo tempo.
Adesso tutti ai vostri posti.
Questa è una scuola, cercate di
non dimenticarlo.
457. EST./INT. PIAZZALE SCUOLA/SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO
Quel giorno, all’uscita da scuola, il solito giovane (Demetrio) attende
Margherita
Perboni lo sta osservando da dietro la finestra della sua classe: il
giovane viene raggiunto da Margherita e, dopo una breve
conversazione, si allontana insieme a lei sorridente.
GAROFFI
Io lo so dove vanno, maestro.
OFF
Solo adesso vediamo che in classe, alle spalle di Giulio, è rimasto
Garoffi – sempre l’ultimo a uscire da scuola - che ha seguito la
scena. Perboni non lo guarda, però. Garoffi continua.
GAROFFI
Se glielo dico quanto mi dà?
Stavolta Giulio si volta, minaccioso.
PERBONI
Due ceffoni, ti bastano o sono
troppo pochi?
GAROFFI
Va bene, glielo dico lo stesso.
Ma si ricordi che mi deve un
favore.
406
458. EST. EDIFICIO PERIFERIA - GIORNO
Un fatiscente edificio della periferia di Torino. Fuori dalla porta
sostano alcune prostitute e dei barboni che mangiano seduti per
terra.
Perboni si guarda attorno spaesato. Gli si avvicina una donnina
truccata pesantemente.
PROSTITUTA
Ehi, bel giovane, cerchi
compagnia?
Perboni sorride gentile.
PERBONI
No, grazie, signora.
La donna si rivolge alle compagne.
PROSTITUTA
Avete sentito? Mi ha chiamato
signora.
Le altre prostitute ridono. Perboni si fa coraggio ed entra
nell’edificio.
459. INT. EDIFICIO PERIFERIA – GIORNO
Il posto, un’ex caserma, sembra un girone dantesco, pieno di
barboni, prostitute, bambini. Ai lati di un lungo corridoio Perboni
vede dei ragazzi che distribuiscono coperte e cibo ad una lunga fila
di mendicanti. In fondo al corridoio, alcune ragazze lavano dentro
enormi tinozze dei bambini. Fra queste, Giulio vede finalmente
Margherita.
La ragazza è di spalle e non lo può vedere. Perboni si avvicina e
nota con quanto amore tratti quei bambini. La guarda per un po’,
trasognato, poi sta per andarsene quando qualcuno gli rivolge la
parola.
DEMETRIO
Cercava qualcuno, signore?
OFF
407
E’ il ragazzo con cui esce Margherita. Adesso Giulio lo vede bene. Si
presenta.
PERBONI
Sono Giulio Perboni.
L’altro gli porge la mano, cordiale.
DEMETRIO
Lo so. Demetrio Morello,
piacere.
PERBONI
Mi conosce?
DEMETRIO
Lei è il collega di Margherita,
no?
Già.
PERBONI
DEMETRIO
Una ragazza speciale.
PERBONI
La conosce da molto?
(INGELOSITO)
DEMETRIO
Abbastanza. Ho una grande
ammirazione per Margherita.
Vorrei avere la metà della sua
forza d’animo e della sua
energia…
PERBONI
SGUARDO)
(CHINANDO LO
Anch’io.
In quel momento un ragazzino arriva a chiamare l’uomo, tirandolo
per i pantaloni.
408
BIMBO
Don Demetrio! Don Demetrio!
Giulio non capisce. L’altro si spiega.
DEMETRIO
Prendo i voti tra un mese. Sono
quasi sacerdote. (poi,
sorridente) Devo scappare.
Ma lei cercava Margherita?
Il suo sorriso è così franco e aperto che Giulio si vergogna di se
stesso, della sua gelosia.
PERBONI
No, grazie. Credo… di aver
sbagliato tutto. La ringrazio lo
stesso, comunque.
L’altro lo guarda stranamente, senza smettere di sorridere.
Mentre, proprio mentre Giulio scappa via, Margherita, voltandosi,
vede la scena.
460. EST. EDIFICIO PERIFERIA - GIORNO
Uscendo di nuovo all’aperto, Giulio sembra respirare con vigore,
come per riprendere ossigeno. Margherita lo ha seguito fuori
dell’edificio. Giulio non può più fingere di non averla vista.
MARGHERITA
Che ci fai qua? Mi hai seguita!
PERBONI
Ti ho vista andare via dalla
scuola, oggi, e…
Lei è felice.
MARGHERITA
Sei geloso, Perboni.
Lui scuote la testa, prova a negare. Ma poi è costretto ad
ammettere.
409
PERBONI
E’ vero, sono geloso.
MARGHERITA
Si è gelosi quando si ha paura
di perdere qualcuno.
PERBONI
Infatti ho paura di perderti.
MARGHERITA
Ma hai anche paura di amarmi.
PERBONI
Non è per me che ho paura. Ho
paura di farti del male.
MARGHERITA
Me lo stai già facendo.
PERBONI
E non è questo che voglio.
(si guarda intorno, mentre
l’altra tace) Sei una donna
meravigliosa, Margherita, sei
generosa, hai coraggio… Ti
meriti un uomo migliore di me.
MARGHERITA
Questo lascialo decidere a me.
Sono abbastanza grande da
capire chi ho vicino.
PERBONI
Non è vero, tu non mi conosci,
non sai niente di me…
MARGHERITA
So che sei un egoista, ma non
credo che tu sia un mostro. E
anche se lo fossi…, dammi il
tempo di scoprirlo.
410
Giulio la sta guardando intensamente. Margherita sembra
all’improvviso molto stanca. Porta una mano sul viso di lui, in una
carezza leggera, per toglierli i capelli dal volto.
MARGHERITA
Facciamo così. Oggi non
sappiamo cosa siamo: se siamo
amici, innamorati, nemici…
Lasciamo che sia il tempo a
decidere.
461. EST. CAMPETTO DI CALCIO - GIORNO
E’ il giorno dell’incontro. Il giorno tanto atteso dai nostri piccoli
amici.
A tifare per la squadra avversaria (nel loro lato del campo) ci sono i
genitori dei calciatori e la scolaresca al completo.
Dal lato della squadra di Perboni, invece, c’è un solo supporter:
Margherita, che sta aiutando Precossi a indossare la divisa.
MARGHERITA
Aspetta, ti aiuto.
Precossi è intimorito dalla divisa.
PRECOSSI
Ma il nero porta sfortuna…
MARGHERITA
Macché…é un colore come
un'altro…anzi é meglio, almeno
non si sporca subito…
Lo stesso vale per tutti i poveri del gruppo, a cominciare dal
Muratorino, che guarda preoccupatissimo la sua casacca nera.
MURATORINO
Come sto? Sembro un
becchino?
MARGHERITA
Ma se é splendida.
411
Votini e gli altri ricchi guardano le loro casacche con orgoglio invece.
Votini, il dandy, è perfino esaltato dal colore.
VOTINI
Non sembro un ballerino?
(A STARDI)
STARDI
No, sembri la lavandaia di mia
madre.
ENRICO BOTTINI
Guardatèla dal lato positivo.
STARDI
E quale sarebbe?
ENRICO BOTTINI
Secondo me il nero é un colore
che intimorisce gli avversari…
Il richiamo di Giulio distoglie tutti dalle loro conversazioni.
PERBONI
Si comincia. Su! Siamo pronti?
I ragazzi guardano Perboni, confusi.
PERBONI
Non vi ricordate più? Dovete
andare al centro del campo!
Forza!
Gli altri, nelle loro squillanti casacche rosse, sono già schierati a
centro campo, in perfetto ordine. C’è anche l’arbitro. Il pubblico
commenta sgradevolmente l’ingresso in campo della squadra di
Perboni, lugubre nella sua inconsueta divisa nero pece, scomposta e
malmessa, decisamente incerta sul da farsi.
I rossi ridono. Accanto alla squadra di Bonetti, un ragazzino è pronto
con una lavagnetta, per segnare il punteggio.
Fischio d’inizio.
E già la squadra del convitto attacca a tutto campo. Perboni è
ammirato e preoccupato.
412
MARGHERITA
Quanto hai detto che dura
questo supplizio?
PERBONI
Si giocano due tempi. Da venti
minuti l’uno.
MARGHERITA
Venti minuti passano in fretta,
dài.
Già la prima azione mostra tutta la forza della squadra avversaria,
mettendo in difficoltà i nostri. Michael, il ragazzino figlio del
console inglese, mette a segno un primo goal.
PERBONI
Non abbastanza.
Il ragazzino che segna i punti non fa in tempo a scrivere, che già
Michael è andato a segno una seconda volta, nella confusione
sconfortata della retroguardia dei nostri (acuita dal nervosismo di
Nobis). Perboni grida invano le sue istruzioni (guardato con stupore
da Margherita), scambiando sguardi di fuoco con Bonetti, l’allenatore
rivale.
PERBONI
Fermatelo! Bisogna marcarlo!
Ricordatevi l’esempio alla
lavagna!
Incitati dagli spalti, però, i nostri si ricompattano e riescono a
conquistare un pallone che Franti conduce abilmente in rete su
passaggio del Muratorino, un altro che dà del tu alla palla.
PERBONI
Bravo! Così! Bravi! Non vi
scoprite dietro! Forza!
E’ l’inizio di un generoso forcing, interrotto bruscamente
dall’ingresso in campo del direttore, torvo, che getta lo scompiglio
tra i giocatori.
413
DIRETTORE
Stop! Fermate subito questo
stupido gioco! Fermatevi
immediatamente. (tuona)
Perboni!
L’arbitro fischia, interrompendo la partita. Mentre i fischi e le battute
contro i nostri si fanno pesanti.
L’arbitro raggiunge Perboni, seguito dal direttore.
DIRETTORE
Perboni! Richiami subito i suoi
ragazzi.
ARBITRO
Allora, che sta succedendo?
DIRETTORE
Niente, sta succedendo. Lo
spettacolo è finito. Può
mandare tutti a casa.
PERBONI
(ALL’ARBITRO)
Può darmi qualche minuto per
parlare col signore, per
cortesia?
ARBITRO
Le do un minuto. Poi la partita
deve ricominciare. Oppure la
darò vinta ai suoi avversari.
DIRETTORE
Avevo sentito delle voci, su
questa ridicola sfida, ma non
potevo credere che lei avrebbe
trascinato la nostra scuola nel
ridicolo…
PERBONI
E’ solo una sfida sportiva…
414
DIRETTORE
E chi spera di formare,
comportandosi come un
compagno di marachelle,
anziché come un insegnante?
Per i suoi ragazzi lei dovrebbe
essere un modello da seguire,
un esempio!
PERBONI
Possiamo dirimere le nostre
questioni personali in un altro
momento, signore? Per i
ragazzi questa è una giornata
importante…
DIRETTORE
Lei ha disubbidito a un mio
preciso ordine, Perboni. E
adesso interrompa questa
farsa. Lo studio è la nostra
missione. L’attività fisica va
praticata nei luoghi e nei tempi
stabiliti. Lei è pagato per far
lavorare i loro cervelli, non i
loro muscoli.
PERBONI
Non interromperò la partita,
signore.
DIRETTORE
Vuole ripetere, prego?
PERBONI
I ragazzi hanno lavorato duro
per quest’incontro. E l’incontro
si farà, che lei voglia o meno.
Il direttore si guarda intorno, per la prima volta incerto sul da farsi.
Perboni fa cenno ai suoi di disporsi nuovamente in campo. Anche
l’arbitro ritorna in campo. E fischia. La partita riprende con una palla
415
contesa e vinta da Franti in un contrasto correttissimo. Il direttore
capisce di aver perso la battaglia. Se ne va, fuori di sé dalla rabbia.
DIRETTORE
L’aspetto domani nel mio
ufficio, Perboni. Prima delle
lezioni. Buonasera.
462. EST. CAMPETTO DI CALCIO - GIORNO
La lavagnetta col punteggio segna una sonora sconfitta dei nostri: 7
a 1. La partita è appena finita. I ragazzi, stanchi, sporchi e sudati, se
ne vanno dal campo mogi e sconsolati, tra lo sconcerto degli stessi
avversari.
Giulio è dispiaciuto, non riesce a trovare le parole per giustificare il
proprio fallimento coi suoi ragazzi. Anche Margherita non sa che
dire, cercando di consolare i ragazzi con carezze e pacche sulle
spalle.
Bonetti viene a stringere la mano a Perboni.
BONETTI
Non se la prenda. Gli inizi sono
duri per tutti. Sarà per la
prossima volta.
PERBONI
Dubito che ci sarà una
prossima volta.
Bonetti sta per ribattere, ma l’arrivo sul campo di un uomo (45
anni, scuro, dimesso negli abiti e nell’espressione del volto) attira
l’attenzione di tutti.
Zì Mimì!
CALABRESE
Il bambino gli corre incontro. Lo zio lo guarda. Capiamo che vorrebbe
dirgli qualcosa, ma non ci riesce. Il bambino è così contento di
vederlo che non si accorge del disagio dell’altro.
IL CALABRESE
Vieni. Ti presento il mio
maestro.
416
Perboni gli porge la mano.
Piacere.
PERBONI
ZIO DEL CALABRESE
Domenico Coraci, signore.
(poi, guardando il nipote)
Sono venuto a prenderti, Salvo,
Perboni intuisce che è accaduto qualcosa di grave.
IL CALABRESE
Che è successo?
(ALLARMATO)
ZIO DEL CALABRESE
Tuo padre è caduto da
un’impalcatura.
Giulio mette istintivamente una mano sulle spalle del ragazzo.
ZIO DEL CALABRESE
E’ in ospedale.
Il ragazzino stringe i pugni per non piangere, mentre anche
Margherita si avvicina.
ZIO DEL CALABRESE
E’ molto grave.
463. INT. OSPEDALE. CORRIDOIO - GIORNO
Giulio e Margherita percorrono il lungo corridoio dell’ospedale
insieme al Calabrese e suo zio. Nel corridoio c’è la madre coi due
bambini più piccoli. Appena vede il figlio maggiore, la donna lo
chiama disperata.
MADRE CALABRESE
Salvo!
Il bambino corre da lei. La donna lo abbraccia. Non riesce più a
trattenere le lacrime.
417
MADRE CALABRESE
Papà è caduto. Non sente più
le gambe, non le muove più.
Come facciamo noi adesso?
La donna non riesce a nascondere la sua disperazione. Il bambino,
tenerissimo, si sforza di consolare la madre.
CALABRESE
Ci sto io, ma’. Sono grande,
ormai. Ci vado io a lavorare. Ci
penso io a te…
Margherita si avvicina cauta alla donna, le mette una mano sulla
spalla. Lei si rifugia tra le sue braccia, in lacrime, mentre Perboni si
avvicina al suo allievo. Il Calabrese, ritto in piedi e senza una lacrima,
lo guarda serio.
CALABRESE
Signor maestro, io la voglio
ringraziare. E’ stato bello
venire a scuola da lei. Ma ora
non posso più… Quando farà
l’appello, non lo chiami più, il
mio nome…
Poi, di colpo, sembra crollare tra le braccia di Perboni. Giulio lo
abbraccia stretto e lo culla in silenzio, guardando Margherita che,
accanto a lui, consola con immensa dolcezza la madre del bambino.
464. INT. SCUOLA. ATRIO E CORRIDOIO - GIORNO
E’ mattina. I bambini stanno entrando. Sono tutti tristi e abbattuti.
Margherita scruta l’ingresso con aria preoccupata. Garoffi le si
avvicina con l’aria di chi la sa lunga.
Arriva anche il direttore, col solito orologio in mano.
DIRETTORE
Stavolta sta sorpassando ogni
limite! Doveva essere nel mio
ufficio prima dell’inizio delle
lezioni!
418
Margherita cerca di giustificarlo.
MARGHERITA
Voleva passare prima in
ospedale per sapere come sta il
padre di Coraci.
Il direttore non vuole sentire ragioni, soprattutto da Margherita.
DIRETTORE
Lei vada in classe e la smetta
di difenderlo sempre.
Margherita non ha il tempo di ribattere. Si sente un tonfo e il grido di
un bambino.
DIRETTORE
Viene dalla sua classe!
Ma Margherita è già scappata a vedere.
465. INT. SCUOLA. CLASSE MARGHERITA - GIORNO
Un bambino della classe di Margherita si lamenta, tenendosi la testa.
I compagni gli sono intorno. Un altro bambino un po’ saccente
racconta quello che è accaduto.
BAMBINO
Federico è salito sul banco! Io
gliel’ho detto che non lo
doveva fare. Ma lui…
Margherita ascolta distrattamente. Purtroppo il bambino perde
sangue dalla testa. Lei lo abbraccia.
MARGHERITA
Dobbiamo andare in infermeria.
Voi state buoni, capito?
466. INT. SCUOLA. INFERMERIA - GIORNO
419
INFERMIERA
Un banale taglietto. Niente di
grave. E’ più lo spavento che
altro.
All’infermeria stanno rassicurando Margherita e il bambino quando
arriva il Direttore, fuori di sé.
DIRETTORE
Insomma, che succede in
questa scuola? Sono tutti
impazziti?
Margherita lo guarda in cerca di comprensione. Si sente in colpa.
467. INT. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE - GIORNO
DIRETTORE
…Spero che si renda conto che
a causa di una sua
disattenzione un bambino si è
fatto male. E la cosa poteva
avere conseguenze molto più
gravi, lei lo sa.
Margherita è al cospetto del suo superiore. Annuisce, sinceramente
contrita.
DIRETTORE
Non posso credere che tutto
questo stia accadendo. Lei non
era così fino all’anno scorso.
Non la riconosco più. Tutto è
cambiato da quando è arrivato
questo maestro Perboni! Un
anarchico puro, ecco cos'é!
MARGHERITA
Non credo che l’arrivo del
maestro Perboni in questa
scuola abbia qualcosa a che
vedere con le mie mancanze.
420
DIRETTORE
Questo lo lasci decidere a me.
Perché ho l’impressione che da
qualche tempo lei dedichi più
tempo a Perboni di quanto ne
riservi agli allievi, che una volta
erano il suo unico pensiero?
MARGHERITA
(SECCATA)
Prego?
DIRETTORE
Non mi fraintenda. Io parlo solo
per il suo bene, signorina. E per
quello della scuola,
naturalmente. Mi permetta
perciò di darle un consiglio da
padre: lasci perdere
quell’uomo.
(PATERNALISTICO)
MARGHERITA
E’ tutto qui?
(ALZANDOSI)
DIRETTORE
Voglio solo metterla in guardia:
lei è così giovane. Si rende
conto dei rischi che può
incontrare legandosi ad un
uomo che…?
MARGHERITA
Mi rifiuto di parlare oltre dei
fatti personali del maestro
Perboni. (pausa) E miei (lo
aggiunge con aria di
sfida).
DIRETTORE
…Un uomo che ha avuto una
moglie malata, dico: malata
mentale…
421
MARGHERITA
Posso andare, signore?
DIRETTORE
Mi stia a sentire, invece. Lei
avrebbe bisogno di una
persona più positiva… Non ha
visto che aria ha quell’uomo…
Farà sempre soffrire tutti quelli
che gli stanno vicino.
MARGHERITA
Con tutto il rispetto, signore,
lei parla così solo perché non
conosce il maestro Perboni. E’
la persona più buona e
generosa che io abbia mai
incontrato. E vive per
l’insegnamento e per i suoi
ragazzi!
DIRETTORE
Visto che lei è così testarda e
non vuole dare ascolto ai miei
consigli, posso chiederle una
cortesia personale, almeno?
MARGHERITA
Se posso, volentieri.
DIRETTORE
Per quanto le è possibile, cerchi
di non farsi vedere troppo in
pubblico insieme al maestro
Perboni. Ne va del decoro e
della serietà della scuola.
MARGHERITA
Mi chieda tutto, mi cacci se
vuole, ma questo non glielo
posso promettere.
468. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO
422
Uscendo, Margherita incrocia Giulio che è arrivato e attende fuori,
anche lui convocato dal direttore. Gli sorride un istante. Lui ha
profonde occhiaie e un sorriso stanco sul volto. Entra.
469. INT. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE - GIORNO
Il Direttore aspetta Giulio sedutto alla sua scrivania. Non lo invita a
sedersi. E mentre parla continua a scrivere, guardandolo negli occhi
solo a tratti. Giulio è in piedi per tutta la scena.
DIRETTORE
Ce l’ha fatta ad arrivare.
PERBONI
Mi scusi, vengo dall’ospedale.
DIRETTORE
Mi risparmi i particolari. Lei sa
certamente perché l’ho
convocata.
PERBONI
Immagino che voglia discutere
della partita di football di ieri.
DIRETTORE
Non c’è niente da discutere.
Lei ha introdotto i ragazzi ad
un gioco pericoloso e
diseducativo, nonostante il mio
espresso parere contrario e
anzi la mia proibizione assoluta
di continuare su questa
dissennata via pedagogica.
Giulio tace, non sapendo che dire.
DIRETTORE
Come se non bastasse, lei ha
disatteso un mio ordine di
fronte ad estranei e, quel che è
più grave, di fronte alla sua
423
scolaresca. Come potranno più
accettare la mia autorità, i suoi
allievi?
PERBONI
Mi dispiace, io…
DIRETTORE
Da quando lei è qui nella scuola
va tutto male: disordine,
inquietudine… perfino un furto!
E il suo cattivo esempio sta
trascinando con sé gli altri
docenti…
Giulio lo interrompe.
PERBONI
Che docenti?
DIRETTORE
Altri suoi colleghi…
(VAGO)
PERBONI
Si riferisce a qualcuno in
particolare?
DIRETTORE
Lei lo sa meglio di me.
PERBONI
Si sbaglia. Io non so nulla.
DIRETTORE
Allora ci rifletta con calma nei
prossimi giorni. Nella quiete di
casa sua.
PERBONI
(INCREDULO)
Prego?
DIRETTORE
Lei è sospeso dal suo incarico.
424
I due si guardano dritti negli occhi per un istante. Quelli di Giulio
increduli, quelli del direttore carichi di sfida. E’ il direttore il primo ad
abbassare lo sguardo, ma il tono della sua voce rimane carico d’ira.
DIRETTORE
Adesso vada Perboni, vada...e
la prossima volta scelga
almeno un colore più consono
alle divise dei suoi ragazzi, non
il nero di Bakunin!
470. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO
I ragazzi di Giulio, che attendevano l’esito dell’incontro dietro la
porta dell’ufficio del direttore, sciamano via come api impazzite
appena la maniglia si muove. Il ritorno in classe di Perboni (a testa
bassa, come un automa) è preceduto da un calpestìo di piedi in fuga
e voci che si rincorrono.
VOCI RAGAZZI
Perboni è sospeso…
VOCI RAGAZZI
Ha sospeso il maestro
Perboni…
VOCI RAGAZZI
Sospeso, sospeso…
VOCI RAGAZZI
Lo mandano via…
471. INT. CASA PERBONI. SALOTTO - SERA
La mano di Giulio corre alla boccetta di laudano. Ma il flacone è
vuoto. La lampada a petrolio si infrange contro il muro, scaraventata
da Giulio. Ma non succede niente: l’incendio non divampa. In
compenso Giulio si è ferito una mano. Alla luce incerta delle fiamme
che si spengono, il suo volto appare stravolto, i lineamenti di un
uomo disperato…
472. INT. FARMACIA – SERA
425
Con la mano sinistra tremante (la destra è ferita e bendata alla meno
peggio), Giulio mette sul bancone una ricetta medica, vecchia e
sgualcita. Il farmacista (che già conosciamo dal III ep.) lo guarda con
sospetto. Poi esamina il foglio.
COMMESSO FARMACIA
Questa prescrizione è
scaduta…
PERBONI
Non potrebbe darmene lo
stesso una boccetta? Le porto
una ricetta nuova domani…
COMMESSO FARMACIA
Per chi serve il laudano?
PERBONI
Per… (si guarda intorno,
quasi in cerca di aiuto)
COMMESSO FARMACIA
Sua moglie è morta, vero?
PERBONI
Me lo vuole dare o no?
COMMESSO FARMACIA
Temo di no, signore…
Giulio è come fulminato, si mette in tasca la ricetta, guardando
l’altro con astio, poi esce.
473. EST./INT. STRADA FARMACIA/FARMACIA - SERA
Giulio è appostato a poca distanza dalla farmacia. Confuso e
chiaramente fuori di sé, continua a guardare verso l’interno della
farmacia.
Un ragazzo giovane entra in questo momento dalla porta a vetri.
Vedendolo, il commesso della scena precedente si infila il cappotto.
426
Giulio capisce che si tratta di un cambio di turni.
Dritto contro il muro, agitatissimo, Giulio falsifica la prescrizione
medica, cambiando la data con la mano bendata, tremante…
Dentro la farmacia, i due si stanno scambiando poche parole di
commiato. Poi il primo commesso esce. L' altro si sta sistemando al
bancone...
Giulio si prepara ad entrare, il pugno chiuso intorno alla ricetta
stropicciata.
474. INT. CASA PERBONI. CAMERA GIULIO - SERA
Le gocce scendono veloci nel bicchiere. Giulio trangugia il liquido
tutto d’un fiato. Poi appoggia il bicchiere sul comodino. Abbassa la
luce. Lentamente, comincia a spogliarsi. Si lascia cadere sul letto, in
cerca di pace…
475. INT./EST. COMPLESSO CASA NOBIS/CORTILE – SERA
L’orologio a pendolo batte le sette di sera.
Entrando nella sala da pranzo, il piccolo Nobis trova i domestici già
pronti a servirlo. La tavola è apparecchiata solo per lui. Il bambino si
guarda intorno un po’ spaesato.
MARIA
Suo padre cena al circolo,
stasera.
(ACCOGLIENDOLO)
Nobis si siede a tavola, appena un po’ titubante.
NOBIS
E… la moglie di mio padre…
non mangia?
La governante pare improvvisamente in imbarazzo.
MARIA
No. E’… impegnata. E’ tutto il
giorno che prepara i bagagli.
Un improvviso rumore di zoccoli sul selciato spinge Nobis a correre
alla finestra…
427
…davanti alla villa si è fermata una carrozza. Ne scende un ufficiale.
Il ragazzino lo riconosce: è l’amante della matrigna. Nobis lascia di
corsa la tavola, esce nell’atrio. La gradinata è ingombra di bauli e
cappelliere. La donna si sta rivolgendo ai domestici.
MATRIGNA NOBIS
Fate trasferire i bagagli sulla
carrozza, s’il vous plait. E’
appena arrivata. (Si accorge
del bambino, ma finge di
non vederlo, mentre i
domestici cominciano a
caricare i bagagli) Mi
raccomando il baule con gli
specchi. Fate piano!
Il piccolo Nobis capisce tutto in un lampo. La donna lo guarda negli
occhi, finalmente. C’è una strana luce nei suoi occhi, misto di
rancore e rammarico.
MATRIGNA NOBIS
Sarai contento! Te lo lascio. Da
domani tuo padre è tutto tuo.
Inaspettatamente, invece, Nobis è stravolto, disperato. Capisce che
il padre soffrirà dell’abbandono della donna, sa che lui la ama e cerca
in ogni modo di fermare la matrigna. Le va incontro.
NOBIS
No! Non andartene, non gli dirò
niente, ma tu non farlo
soffrire…
Ma la donna ha già preso la sua decisione.
MATRIGNA NOBIS
E’ un po’ tardi per queste
manifestazioni d’affetto, cheri!
Afferra un paio di cappelliere e va verso l’atrio. Nobis arriva a
pregarla, aggrappandosi alle sue gonne.
428
NOBIS
Ti prego, ti prego: non lo
lasciare! Non te ne andare!
Rimani!
Florence, infastidita, cerca come può di allontanarlo, mentre il
bambino comincia a piangere.
Tocca alla cameriera andare a toglierle di dosso il piccolo Nobis, di
peso, abbracciando il suo pianto.
476. INT./EST. CASA NOBIS. CAMERA NOBIS/CORTILE - NOTTE
La fiamma del lume a petrolio lampeggia.
NOBIS
Non spegnere.
OFF
Anche il piccolo Nobis è a letto. Ha gli occhi chiusi.
La cameriera che siede vicino al suo letto, la solita Cecilia, si era
sporta per spegnere la lampada. Adesso guarda il bambino. Lui apre
gli occhi, completamente sveglio.
NOBIS
Non spegnere, per favore.
La cameriera rinuncia a spegnere il lume. Si alza per andarsene.
CECILIA
Tu dormi, però. Buonanotte.
Il bambino la guarda uscire, senza rispondere. Ha gli occhi gonfi di
pianto, ma asciutti. Rimane così, perso nei suoi pensieri.
In quel momento, nel silenzio della notte, si ode il rumore di un
calessino che torna alla villa. Nobis si alza dal letto. Si affaccia alla
finestra.
E’ il calessino guidato dal padre. L’avvocato Nobis, ignaro, sta
rientrando a casa. E’ un po’alterato (forse dall’alcool) e incita i
cavalli con voce che rimbomba nel cortile.
Il ragazzino si stacca dalla finestra e va ad appoggiarsi alla porta
della camera, l’orecchio teso ad ascoltare i rumori dentro la villa.
429
477. INT. CASA NOBIS. /CAMERA MATRIGNA/CAMERA NOBIS - NOTTE
L’uomo percorre il corridoio con passi pesanti, incerti. Si ferma
davanti alla porta della camera della moglie.
Florence…
NOBIS PADRE
Bussa con insistenza, due, tre volte…
NOBIS PADRE
Florence! Aprimi! Apri!
(ALTERATO)
Poi, non ricevendo risposta, spalanca la porta ed entra.
Ciò che vede lo sconcerta. Gli armadi sono spalancati, vuoti.
Tutt’intorno i segni inequivocabili di una fuga affrettata.
Florence!
NOBIS PADRE
(GRIDA)
L’uomo esce di nuovo nel corridoio e prende a chiamare ad alta voce
i domestici.
NOBIS PADRE
(FUORI DI SE')
Maria! Giovanni! Dov’è?
Svegliatevi tutti! Tutti fuori!
Dov’è Florence?!!! Dov’è
andata?!!!
Grida, urla, strepita…Il piccolo Nobis ascolta spaventato da dietro la
porta della sua camera (come lo abbiamo lasciato nella scena
precedente).
NOBIS PADRE ( CON VOCE RABBIOSA)
Florence…! Florence!
Il ragazzino esce dalla sua stanza in camicia da notte, scalzo. Ha
capito quanto il padre stia soffrendo. Gli si avvicina, cerca di
abbracciarlo, ma il padre lo respinge bruscamente.
430
NOBIS PADRE
Se ne è andata. (poi lo
guarda)
Lo sapevi già, vero?
Sì, papà.
NOBIS
NOBIS PADRE
Ci sei riuscito, alla fine!
Nobis è sconcertato, ma suo padre non se ne accorge nemmeno. E’
piegato dalla sofferenza e dallo stato di alterazione alcolica.
NOBIS PADRE
Adesso è finita. E’ finita…
Beve ancora un lungo sorso di brandy (tirato fuori da una fiaschetta
d’argento che nascondeva nella giacca), mentre si avvìa verso lo
studio.
Negli occhi del piccolo un baratro di dolore, mentre il padre continua
a bere, senza più guardarlo.
NOBIS PADRE
Via…! Via tutti!
Nobis è colto da un’angoscia improvvisa. Corre per precedere il
padre nello studio.
478. INT. CASA NOBIS. STUDIO - NOTTE
Senza fiato per l’ansia, Nobis si precipita alla scrivania di suo padre,
inseguito dalla rabbia incontrollata di suo padre.
NOBIS PADRE
Sei contento! Me l’hai portata
via! Bravo! Vattene! Non ti
voglio più vedere! Vattene in
camera tua! Viaaa!!!
Nobis non si cura dei deliri dell’uomo. Col viso inondato di lacrime,
singhiozzando, col respiro spezzato, cerca furiosamente qualcosa
nei cassetti. Finché la trova: una pistola!
431
NOBIS PADRE
Lasciala là! Lasciala stare, ti
dico!
Nobis cerca di scappare con la pistola, ma il padre gli taglia la strada,
gli strappa l’arma dalle mani…
NOBIS PADRE
Vattene! Vai via, lasciami solo.
Fila!
Lo spinge via. Nobis si ferma sulla soglia a guardare suo padre, gli
occhi gonfi di lacrime. Si appoggia allo stipite, come se non avesse
più forze. Suo padre gli dedica uno sguardo, come un istante di
lucidità, mentre soppesa la pistola.
NOBIS PADRE
Sei ancora lì?
NOBIS
Lo so che soffri, ma pensa
anche a me, papà. Se tu muori
io che faccio?
L’anziano gentiluomo guarda suo figlio come se lo vedesse per la
prima volta. Per un istante, nei suoi occhi iniettati di sangue la rabbia
disperata lascia il posto alla pietà. L’uomo si volta, come per
sottrarsi allo sguardo del bambino. Si passa una mano tra i capelli,
quasi cercasse una risposta difficile. Si porta la pistola al volto. La
soppesa. Poi, dopo un attimo che pare interminabile, lascia cadere
l’arma. Si volta di nuovo verso suo figlio, gli occhi improvvisamente
colmi di lacrime.
Vieni qua.
NOBIS PADRE
Il figlio corre tra le sue braccia. Lo tiene stretto.
NOBIS
Ha ragione il maestro, papà: la
verità non può fare più male
della menzogna.
432
Suo padre lo bacia.
NOBIS PADRE
SUSSURRO)
Perdonami, figliolo. Perdonami.
(IN UN
479. INT. SCUOLA/ CORRIDOI - GIORNO
Il Direttore sta camminando lungo il corridoio insieme al supplente
per la classe di Perboni (è Angelo Artuffo, lo stesso che abbiamo
visto nel I ep.). L’uomo è preoccupato e il direttore cerca di
rassicurarlo.
DIRETTORE
…E’ solo una normale
supplenza.
ARTUFFO
Non so se accettare, direttore.
Quei ragazzi sono così…
DIRETTORE
Non si preoccupi. Questa volta
sarà diverso. Glielo garantisco
io.
ARTUFFO
Ma se dovessero…
DIRETTORE
Lei non si faccia prendere per il
naso come l’ultima volta. E
vedrà che tutto filerà liscio.
Autorità, ci vuole! Capito
Artuffo? Autorità!
Intanto, Artuffo ha visto qualcosa davanti all'aula.
ARTUFFO
C’è un certo assembramento…
433
DIRETTORE
E’ davanti alla classe di
Perboni.
Affrettando il passo, i due arrivano davanti alla classe. Lo spettacolo
che si presenta ai loro occhi è molto pittoresco: i ragazzi della classe
di Perboni, seduti per terra davanti all’ingresso, ostacolano
l’ingresso. E si rifiutano di entrare. Il bidello , claudicando, corre
incontro al direttore e al supplente.
DIRETTORE
Che succede?
BIDELLO
Si rifiutano di entrare in classe,
signor direttore. Protestano
per la sospensione del maestro
Perboni.
DIRETTORE
(SCANDALIZZATO)
E’ inaudito! Non si è mai vista
una cosa del genere in nessuna
scuola del regno, mai!.
ARTUFFO
Sembrerebbe… come lo
chiamano oggi? Uno
“sciopero”?
DIRETTORE
Artuffo, non diciamo
scempiaggini!
Il direttore stesso va a prendere Precossi per un braccio.
DIRETTORE
Forza! Alzati!
Ma il bambino rimane saldamente a terra, sostenuto dai compagni, in
un’inedita catena umana di resistenza passiva, in silenzio.
434
DIRETTORE
Che credete di fare? Volete
finire radiati da tutte le scuole?
Volete giocare a fare gli
anarchici? E' questo che vi ha
insegnato il vostro maestro?
Derossi si alza in piedi.
DEROSSI
Sono il capoclasse e sono
l’unico autorizzato a parlare,
signor direttore.
Il Direttore tace, annuendo, in ascolto.
DEROSSI
Riteniamo che il maestro
Perboni sia stato punito
ingiustamente. Le colpe che gli
sono state imputate non sono
sue, ma nostre. Siamo stati noi
ad insistere perché il maestro
ci insegnasse il gioco inglese
del football. E sempre noi
abbiamo organizzato la partita
con gli allievi del convitto…
Derossi recita la sua lezioncina a memoria (lo capiamo perché un
paio di volte esita e poi riprende tutto d’un fiato, come quando si
recita a memoria, appunto). Il Direttore lo ascolta, combattuto tra il
dispetto e l’ammirazione involontaria.
DIRETTORE
Vieni al punto, Derossi. Che
cosa vuoi dimostrare?
DEROSSI
Voglio dimostrare… che il
maestro Perboni è stato
sospeso per colpe non sue. E’
per questo che ci rifiutiamo di
entrare in classe fintanto che
435
lui non sarà stato riammesso.
Signore.
DIRETTORE
State cercando di forzarmi la
mano?
DEROSSI
Nossignore. Noi sappiamo che
lei ha giudicato in buona fede,
senza conoscere tutti gli
elementi a discarico del
maestro. E’ per questo che
contiamo sulle sue indubbie
qualità di saggezza…
DIRETTORE
Basta, basta. Mi fai venire il mal
di testa.
Si volta verso Margherita, che sta ascoltando.
DIRETTORE
Signorina, vada a chiamare
Perboni. Solo lui può reggere
questi diavoli scatenati.
(tra sé, borbottando,
torna verso l'ufficio
scortato dal pavido
Artuffo) Questa classe è
rovinata.
480. INT. CASA PERBONI. PIANEROTTOLO/ SOGGIORNO - GIORNO
Margherita si è precipitata a casa di Giulio. Bussa più volte ma
nessuno gli apre. Lei sa che Giulio è in casa. Ribussa e lo chiama ad
alta voce.
MARGHERITA
Giulio! Apri! Sono io! Stai bene?
Finalmente la porta si spalanca. Lo spettacolo che si presenta agli
occhi della ragazza la lascia senza parole.
436
Giulio è distrutto, i capelli arruffati, la barba non fatta, trema. E’ in
preda a una crisi da eccesso di farmaci. Le parole escono spezzate,
quasi deliranti.
GIULIO
VOLTO)
Margherita! Non voglio che mi
vedi così! Vattene! Vai via…
(COPRENDOSI IL
Margherita vede la boccetta vuota del laudano. Capisce. Trova la
forza di andare in bagno. Torna con un asciugamano bagnato. Glielo
passa sul volto.
MARGHERITA
Il direttore ha cambiato idea,
Giulio. Devi tornare subito a
scuola.
Non c’è vergogna negli occhi di Giulio. Solo un grande dolore. Si
lascia cadere su una poltrona.
PERBONI
Non ce la faccio. Non posso.
Margherita si avvicina, lo abbraccia e lo bacia con dolcezza.
MARGHERITA
Certo che puoi. Devi.
E sorreggendolo lo aiuta ad alzarsi.
437
501. FERROVIA. BARACCA SPOGLIATOIO. ESTERNO GIORNO
Una mattina d'inizio primavera. Le prime ore del giorno.
Una locomotiva a vapore alla cui guida c’è il padre di Garrone sbuffa
stancamente dirigendosi verso il deposito. Arrivata in prossimità di
una baracca adibita a spogliatoio e ripostiglio il padre di Garrone
aziona la sirena.
Dalla baracca escono degli operai. Il padre di Garrone estrae dalla
tasca interna della giacca dei volantini, li getta in direzione degli
operai, i volantini si sparpagliano nell’aria, scendendo lentamente
verso le mani che li prendono...
La locomotiva prosegue...
502. FERROVIA. DEPOSITO STAZIONE. ESTERNO GIORNO
Garrone padre ha fermato la locomotiva e la sta agganciando ad un
convoglio. Vicino a lui c’è il figlio. Ha in mano un tovagliolo piegato
agli angoli, lo consegna al padre:
GARRONE
Mamma oggi ti ha fatto la frittata
con le cipolle...
GARRONE PADRE
Va bene, mettila lì.
GARRONE
... e c’è pure la verdura... Quando
torni?
GARRONE PADRE
Stanotte.
438
D’improvviso alle loro spalle s’ode una voce:
FUNZIONARIO
OFF
Se torna!...
E’ il funzionario delle ferrovie, piccolo e grasso, con accanto un paio
dei suoi soliti sgherri: il funzionario ha in mano un manifestino e lo
mostra al ferroviere chiedendo con minaccioso sarcasmo:
SORVEGLIANTE
... Che c’è scritto?
GARRONE PADRE
Voi sapete leggere meglio di me.
SORVEGLIANTE
Prova a far interrompere il lavoro
e vedrai in che guai ti caccerai,
Garrone!
Strappa il volantino, lo getta contro Garrone. I tre uomini si
allontanano. Il figlio, spaventato, guarda il padre:
GARRONE
Chi sono?
GARRONE PADRE
Sono cose da grandi, Non ti
preoccupare. Tu vai a scuola che è
tardi.
Gli allunga una brusca carezza sul capo mentre si sforza di sorridere
per dissipare la paura che legge negli occhi del ragazzo. Il piccolo
ricambia il sorriso e si allontana, ma tutt’altro che rassicurato.
503. PIAZZALE SCUOLA. ESTERNO GIORNO
Il piazzale antistante la scuola è ancora semi deserto.
Franti, Stardi, Derossi e il Muratorino stanno giocando con una
rudimentale palla di stracci. Hanno improvvisato mettendo due
cartelle per terra a mo’ di pali. Arriva Enrico:
ENRICO
439
Ma siete pazzi, se vi vede il
Direttore sono guai.
Franti gli si avvicina:
FRANTI
O giochi con noi o ti stai zitto.
ENRICO
Allora gioco.
Il gioco riprende. Il Muratorino palleggia magistralmente poi serve a
Franti una palla a mezza altezza da colpire al volo. Franti non si fa
pregare. Dopo essersi coordinato la colpisce al volo col collo del
piede ma, avendo il corpo sbilanciato all’indietro, non riesce a
mantenere bassa la traiettoria del tiro e manda la palla verso l'alto…
I ragazzi guardano esterrefatti...
... la palla che viaggia sparata verso la finestra della Direzione, per
fortuna aperta.
Poi, per non vedere, chiudono gli occhi, mentre...
504. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE. INTERNO GIORNO
... la palla entra nello studio del Direttore, che è già immerso nel
lavoro, rimbalza sulla scrivania, colpisce una statuetta di preziosa
porcellana di Limonges raffigurante un dragone a cavallo e poi cade
per terra. Per fortuna la statuetta dopo aver barcollato un po’, cade
verso l'interno della scrivania, su alcune cartelline che ne attutiscono
il colpo, salvandola.
Il Direttore è immobile, come paralizzato, a bocca aperta, con la
penna tra le dita. Ma dopo un istante si scuote, furioso, balza in
piedi e corre alla finestra, guarda fuori, ma vede solo…
505. PIAZZALE SCUOLA. ESTERNO GIORNO
… frotte di alunni che si dirigono verso l’ingresso della scuola. Alcuni
genitori accompagnano i figli in carrozza, altri studenti scendono
dall’omnibus tirato dai cavalli...
440
Franti, Derossi, Stardi, Enrico e il Muratorino, nascosti dietro
l'omnibus, sbirciano verso la finestra dove è affacciato…
... il direttore che, dopo un’ultima occhiata furibonda, rientra.
Derossi sussurra preoccupato:
DEROSSI
Stavolta il calcio ce lo dà nel
sedere!
FRANTI
Mica ci ha visto... Noi neghiamo,
neghiamo sempre.
STARDI
Dai, mischiamoci agli altri.
Intanto il maestro Perboni osserva i passeggeri che scendono
dall’omnibus per vedere se tra essi c’è Margherita. Ma la maestra
non c’è... Giulio è perplesso. Si rivolge a Garoffi:
PERBONI
Raduna i tuoi compagni che è ora
di entrare.
506. SCUOLA. CORRIDOIO. INTERNO GIORNO
Nel corridoio la classe di Giulio è stranamente ordinata, marcia
compatta e silenziosa; perfino Franti appare serio, composto. Giulio
si insospettisce:
PERBONI
Che avete combinato?
FRANTI
Chi, noi?! Niente!
Giulio li invita ad entrare in classe:
441
PERBONI
Entrate. E continuate a non
combinare niente,
io arrivo
subito.
Si avvia verso la classe di Margherita. Ma anche qui la ragazza non
c’è. Ci sono il portiere e una bidella che sorvegliano i bambini.
Giulio torna verso la sua classe e finalmente la vede.
Margherita è apparsa sul fondo del corridoio; è agitata a causa del
ritardo, ma sul suo volto c’è una strana tristezza. Giulio le va
incontro:
PERBONI
…Che è successo?
MARGHERITA
Sono passata al convitto, c’era
una lettera per me, dall’America.
Mia madre sta molto male!…
Giulio le pone una mano sul braccio.
PERBONI
Mi spiace. E tu che farai?
MARGHERITA
Non lo so. Ma se non ricevo altre
notizie, dovrò andare da lei.
PERBONI
L’America è lontana...
Si capisce che vorrebbe aggiungere altro, ma la maestrina è
preoccupata per i suoi bambini. Sussurra:
MARGHERITA
Dopo ne parliamo.
Ed entra in classe. Anche Giulio entra nella propria aula.
507. SCUOLA. AULA. INTERNO GIORNO
442
I ragazzi sono sempre stranamente silenziosi e composti. Si
sentirebbe volare una mosca mentre il maestro va a sedersi, ancora
assorto e chiaramente addolorato per quanto gli ha detto Margherita. Si è appena seduto e sta aprendo il registro...
... quando si apre la porta ed entra il Direttore. Con una singolare e
inusuale prontezza i ragazzi scattano in piedi come un plotone di
soldati.
Il direttore getta loro un’occhiata stupita; ha in mano la palla e va a
depositarla sulla cattedra:
DIRETTORE
(A GIULIO)
Mi vuole spiegare cos’è questa?
In un attimo Giulio intuisce il perché del misterioso comportamento
dei ragazzi; getta loro un’occhiataccia, poi risponde al direttore con
un’ombra di divertita ironia:
PERBONI
Una sfera, direi... un po’ rudimentale certo, ma è una sfera.
DIRETTORE
Non
facciamo
gli
spiritosi,
Perboni... (Riprende in mano la
palla)… Questa…questa sfera,
come la chiama lei, è entrata nel
mio ufficio dalla finestra... ed i
responsabili sono qui dentro.
PERBONI
Può darsi...
Abbassa la voce perché i ragazzi non possano udire quel che dice al
direttore.
PERBONI
(SOTTOVOCE).
Ma perché, anche senza prove,
accusa sempre i miei ragazzi?
Abbassa la voce anche il direttore replicando con aria dura:
443
DIRETTORE (SOTTOVOCE)
Perché è la classe più indisciplinata dell’Istituto...
Franti, Derossi, Stardi, Il Muratorino ed Enrico osservano quel
confabulare a voce bassa, notano l’asprezza del direttore e scambiano tra loro un’occhiata preoccupata, mentre il direttore continua:
DIRETTORE
... E il merito è tutto suo. (mette
la palla sulla cattedra) E’ una
sua trovata, vero? E per me è una
prova!
Di colpo i cinque ragazzi, all’unisono, si alzano.
DEROSSI
Siamo stati noi signor Direttore, il
signor maestro non c’entra nulla.
Il Direttore è spiazzato, ci pensa un po’ su, poi esclama, burbero:
DIRETTORE
Devo
riconoscere
la
vostra
onestà; questa volta ve la caverete tornando qui oggi pomeriggio
per aiutare il bidello a fare le
pulizie.
Poi, con appena un cenno del capo in direzione del maestro, afferra
la palla di pezza ed esce dalla classe.
Giulio fa segno di sedersi, mentre scuote la testa fissandoli con
chiara disapprovazione. Franti dice con l’aria di voler giustificare
l’accaduto:
FRANTI
Noi vogliamo giocare!
PERBONI
Fatelo lontano dalla scuola.
VOTINI
444
Ma lei ci deve insegnare...
PERBONI
Per un po’ di tempo dovrete
arrangiarvi da soli. Altrimenti non
avrete più né allenatore, né
maestro... (Sorride, e
prosegue)... Vi ho già detto
qual’è la regola fondamentale:
abituarvi all’idea che siete un
gruppo, un unico corpo, senza
divisioni, tutti uniti, come una
vera famiglia. E se qualcuno in
famiglia è in difficoltà, gli altri che
fanno?
Guarda i ragazzi con aria interrogativa. Nelli risponde:
NELLI
Lo aiutano!
Il maestro annuisce.
PERBONI
Così è nella vita, così è nel calcio.
Si avvicina alla lavagna. Vi disegna sopra due grandi cerchi che si
toccano.
E’ un
palloni?
FRANTI
nuovo gioco con
(INCURIOSITO)
due
PERBONI
No, è un nuovo racconto. (indica
la lavagna) Questi sono i due
emisferi del globo terrestre...
(indica
un
punto
sull’emisfero di destra) e se
noi siamo qui dov’è il Sud America?
DEROSSI
In basso, sull’altro emisfero.
445
Giulio annuisce, poi chiede ancora:
PERBONI
E chi sa come si chiamano i monti
che attraversano tutto il Sud
America... giù, fino alla Terra del
Fuoco?
Segna con un tratto verticale sull’emisfero di sinistra la linea delle
Ande...
STARDI
Le Ande?
PERBONI
E quelli che attraversano l’Italia?
... poi, sull’emisfero di destra, una linea più breve per indicare...
VOTINI
(CON SUFFICIENZA)
Gli Appennini.
PERBONI
Oggi vi racconterò la storia di un
ragazzino di tredici anni che per
ritrovare la madre partì da qui,
dagli Appennini...
Traccia lentamente col gesso un lungo segno che parte dalla linea
degli Appennini e, passando dal primo al secondo emisfero, si dirige
verso la linea delle Ande.
PERBONI
... per arrivare fino alle Ande...
si ode f.c.
il fischio lungo e stridulo di un vapore che parte.
508. STIVA DI UNA NAVE A VAPORE. INTERNO NOTTE
La stiva di una nave a vapore.
Vi è raccolta una folla di emigranti su vecchi materassi stesi a terra,
o sulle nude assi del pavimento, uomini soli o famiglie con ragazzi
446
piccoli e grandi, alcuni addirittura poco più che neonati. Stanno
ammassati nello spazio insufficiente, con i loro miseri bagagli, lenzuola annodate, vecchie valigie legate con cordicelle, sacchetti,
involti di carta, oscillando continuamente per il beccheggio della
nave, mentre l’atmosfera risuona di frasi sommesse, nenie cantate a
mezza voce, pianto di bambini, e una voce che accenna, per la
nostalgia che già incalza, una canzone della terra natia...
In un angolo, un ragazzo di dodici anni, rannicchiato con le spalle
appoggiate alla parete, una piccola sacca tra le ginocchia, gli occhi
bassi.
Accanto a lui c’è un uomo, l’aspetto da contadino, il volto
simpatico e rugoso cotto dal sole, che osserva con curiosità il
ragazzo e a un certo punto, con un forte accento bergamasco gli
domanda:
CONTADINO
Ue bagai, viaggi da solo, te?
Il ragazzo leva lo sguardo su di lui; sembra felice che qualcuno gli
abbia rivolto la parola e risponde, pronto:
MARCO
Sì. Vado in Argentina, da mia
madre.
CONTADINO
Brau schet…Ti sta aspettando?
Marco fa segno di no.
MARCO
Devo cercarla. E’ andata a servire
presso una famiglia di laggiù, a
Benosaries...
CONTADINO
(CORREGGENDOLO)
Buenos Aires.
MARCO
Buenos... Aires. Ma da un anno
non abbiamo più sue notizie.
447
CONTADINO
E vai da solo? Non hai un padre?
MARCO
Lui deve lavorare; e deve badare
agli altri fratelli... Ne ho due, tutti
più piccoli di me.
Il contadino lo guarda pietosamente, poi, con voce allegra, come per
esorcizzare la tristezza della situazione, si rivolge a tre o quattro
uomini che gli stanno vicino, contadini come lui...
CONTADINO
Ehi... c’è qualcuno che sta peggio
di noi! Vogliamo fare un piccolo
sforzo per dargli una mano?
Lui stesso mette mano in tasca per cavarne un modesto gruzzoletto
di monetine; ma Marco scuote la testa:
MARCO
No, no! Non ne ho bisogno,
davvero! Arrivato là, troverò la
famiglia... Ho l’indirizzo!...
Guarda…
e, dopo essersi frugato nella tasca dei pantaloni, consegna all'uomo
un piccolo biglietto. L'uomo legge lentamente, a fatica…
CONTADINO
Fam-iglia Me-qui-nez…Cal-le Los
Ar-tes, 171 Buenos Aires,
Argentina…
quindi alza lo sguardo sul ragazzo che, nel riprendere il biglietto,
sembra travolto da un'infinita tristezza, tanto che una grossa
lacrima gli cola lungo la guancia.
CONTADINO
Se ghé? Perché piangi adesso?
Il ragazzo si asciuga la lacrima con il dorso della mano, tira su col
naso
448
Ho paura
morta…
MARCO
che mia
madre
sia
Il contadino scrolla il capo e gli sorride rassicurante
CONTADINO
Ma va là bagai…ma cosa c'hai
nella crapa, segatura? Coraggio,
vedrai che troverai tua madre
sana e contenta… Su, mucchela
de frignà…
Quindi lo scuote un po'.
Il ragazzo annuisce in silenzio e abbandona lo sguardo verso l'acqua
scura dell'oceano. All'orizzonte sta tramontando il sole del primo
giorno di navigazione.
PERBONI
OFF
Ventisette giorni durò il viaggio.
Poi la nave gettò l’àncora
nell’immenso estuario della Plata,
nel porto della grande città di
Buenos Aires...
510. PORTO BUENOS AIRES. ESTERNO GIORNO
Marco, abbandonato il porto, si guarda attorno spaesato, poi mostra
ad un passante il bigliettino con l'indirizzo. L'uomo ci pensa un
attimo, poi allunga il braccio indicando la direzione.
511. STRADA VECCHIA BUENOS AIRES. ESTERNO GIORNO
Marco, correndo con il suo sacco da viaggio in spalla, raggiunge l’andito d’entrata d’una piccola casa bianca...
512. CASA DEI ZEBALLOS. ESTERNO GIORNO
Il ragazzo si ferma davanti a un bel cancello di ferro da cui si vede
un piccolo cortile pieno di vasi di fiori e piante tropicali.
449
PERBONI
OFF
Marco era un ragazzo sveglio; non
ebbe difficoltà a trovare la strada.
E finalmente lesse il nome che
cercava.
Marco dà una strappata al campanello. La porta viene aperta da una
graziosa signorina.
MARCO
(ANSIOSO)
Qui sta la famiglia Mequinez, non è
vero?
SIGNORINA
Ci stava. Ma ora ci stiamo noi,
Zeballos.
MARCO
(DELUSO)
E dove sono i Mequinez?
SIGNORINA
Si sono trasferiti a Cordova.
Marco esclama, angosciato:
MARCO
Cordova!
Ma subito, stringendo i denti, con espressione decisa:
MARCO
... Allora andrò a Cordova! Dov’è
Cordova?
SIGNORINA
Ah pobre niño!..(Lo guarda con
aria pietosa)... E’ a centinaia di
miglia da qui...
Marco diventa pallido come un morto, e s’appoggia alla cancellata.
450
513. FIUME PARANA'. ESTERNO GIORNO
L’immensa distesa del fiume Paranà, talmente immensa che da una
sponda non si riesce a vedere quella opposta...
PERBONI
(OFF)
Ma Marco non si perse d’animo.
Tornò al porto e trovò un imbarco
su un battello che per fortuna era
pilotato da tre italiani, anch’essi
genovesi...
Il barcone risale lentamente la corrente di quella massa d’acqua
smisurata. Passa in mezzo a lunghe isole, simili a boschi galleggianti;
infila stretti canali, da cui pare non possa più uscire; o sbocca in
vaste distese d’acque che sembrano grandi laghi tranquilli.
Regna un silenzio profondo, rotto soltanto dalla voce di...
PERBONI
(OFF)
... Marco era pieno di tristezza,
febbricitante, stanco, avvilito. Ma
il viaggio fu per lui uno stupore
continuo, su per quell’immenso
fiume Paranà, rispetto al quale il
nostro Po non è che un
rigagnolo...
514. VECCHIO BATTELLO. PONTE COPERTA. EST. GIORNO / NOTTE
Notte di luna piena. Marco dorme rannicchiato in un angolo del
ponte della piccola barca mercantile, fra sàrtie, casse, barili,
canestri...
PERBONI
OFF
... A volte quel mostruoso fiume
lo sgomentava. La notte si
svegliava bruscamente...
Il ragazzo si risveglia bruscamente... Si guarda attorno...
PERBONI
OFF
... e in mezzo a quel silenzio della
natura pensava alla madre. Era poi
451
sicuro di trovarla, a Cordova? E se
non ci fosse stata? E se fosse
morta davvero?...
Marco comincia a singhiozzare, ma lo scuote la...
VOCE BARCAIUOLO
Animo, animo, italianito! Che
diavolo! Un genovese che piange
perché è lontano da casa?! I
genovesi girano il mondo da
sempre, gloriosi e trionfanti!
A quelle parole il ragazzo alza la fronte battendo il pugno sul ponte
e mormora deciso a se stesso:
MARCO
Sì! Dovessi anch’io girare il mondo, viaggiare per anni, e fare centinaia di miglia, andrò avanti,
troverò mia madre.
Dovessi
cascare morto ai suoi piedi!...
515. CASA MEQUINEZ A CORDOVA. ESTERNO GIORNO
Marco è dinanzi all’ingresso di una casa di Cordova. Tira il campanello
con una mano tremante, e si preme l’altra sul petto per comprimere
i battiti del cuore, che gli salta in gola. Una vecchia viene ad aprire.
Per l’emozione il ragazzo non riesce a trovar subito la voce.
VECCHIA
Chi cerchi, muchacho?
MARCO
L’ingegner Mequinez.
La vecchia ride dondolando il capo.
VECCHIA
Anche tu!? Son tre mesi che ci
seccano. Bisognerà farlo stampare
sulle cantonate che il signor Me-
452
quinez è andato
Tucuman!?
a
stare
a
Il ragazzo ha un gesto di disperazione ed esce in uno scoppio di
rabbia.
MARCO
Ma è una maledizione! Morirò
senza trovare mia madre! Io
divento matto, m’ammazzo! Come
si chiama quel paese? Dov’è?! A
che distanza è?
VECCHIA
Eh... una bagattella! Saranno
quattrocento o cinquecento
miglia, a dir poco.
Il ragazzo si copre il viso con le mani; poi domanda con un
singhiozzo:
MARCO
E ora... come faccio?
516. SCUOLA. AULA. INTERNO GIORNO
Giulio passa con lo sguardo in rassegna la sua scolaresca (una parata
di volti attenti, partecipi, corrucciati), mentre dice:
PERBONI
Marco non aveva più che poche
lire. Dove trovare i denari per
pagarsi il viaggio? Voi, al suo
posto, cosa avreste fatto?
CORETTI
Poteva lavorare!
FRANTI
Ma come, e a chi
domandare lavoro?
poteva
GAROFFI
453
Poteva chieder l’elemosina!
Enrico ha un gesto di sdegno.
ENRICO
Ah,
no!
Rischiare
d’essere
umiliato! Piuttosto morire!
La voce di Nelli propone timida:
NELLI
Poteva chiedere un passaggio...
PRECOSSI
Campa cavallo!
Non hanno più proposte. Guardano l’insegnante. E Derossi chiede:
DEROSSI
Marco, cosa fece?
Il maestro sorride.
PERBONI
Fece proprio come ha suggerito
Nelli. Seppe di una carovana che
stava partendo per Tucuman e si
presentò al capataz...
Garrone leva in alto la mano...
GARRONE
Che cos’è un capataz?
PERBONI
E’ un capo, quello che comanda la
carovana.
Con spiritosa arroganza Franti commenta guardando i compagni dall’alto in basso:
454
FRANTI
Più o meno come io con voi!
NELLI
Se Garrone ti dà il permesso…
La battuta viene accolta da un piccolo coro di risate. Sorride anche
Giulio e, mentre Franti sogguarda minaccioso Nelli, il maestro
ristabilisce con un gesto l’ordine e riprende il racconto...
PERBONI
Dunque, Marco, si presentò al
capataz e gli chiese se avrebbe
potuto farlo salire su un carro...
517. CAMPO CAROVANA. ESTERNO SERA
Un cortile rischiarato da lanterne, dove vari uomini caricano sacchi
su un paio di carri dalle ruote altissime.
Marco, attende la “sentenza”, al cospetto di un uomo baffuto,
avvolto in un mantello a quadri, con due grandi stivali. Il capataz, lo
scruta da capo a piedi, e dice:
CAPATAZ
Non ho posto.
MARCO
Ho solo quindici lire! Do le mie
quindici lire. Porterò l’acqua e la
biada per le bestie, farò tutti i servizi. Un po’ di pane mi basta!
Il capataz torna a guardarlo, e ripete con miglior garbo:
CAPATAZ
Non c’è posto... e poi... noi non
andiamo a Tucuman, andiamo a
Santiago dell’Estero. A un certo
punto ti dovremo lasciare, e avrai
ancora un gran tratto da fare a
piedi.
455
MARCO
Ah, io ne farei il doppio! Io
camminerò; ce la farò; mi faccia
un po’ di posto, signore, per carità
non mi lasci qui solo!
CAPATAZ
Bada che è un viaggio duro!
MARCO
Non ho paura: sopporterò tutto.
Purché ritrovi mia madre!
Il capataz gli accosta al viso una lanterna e lo guarda. Poi si limita a
“grugnire” il suo assenso. Sorridendo di gioia il ragazzo gli bacia la
mano.
518.
CAROVANA. SITUAZIONI VARIE. GIORNO & NOTTE
In successione, varie immagini del viaggio...
... commentate dalla sola musica e dal racconto di Perboni.
La mattina all’alba, i carri in movimento, ciascuno tirato da buoi, seguiti dagli animali di ricambio. I peones vanno invece a cavallo e
stimolano i buoi con lunghe canne appuntite.
PERBONI
OFF
Il viaggio fu un incubo: in cambio
di scarso cibo e di un giaciglio fu
costretto a lavorare come uno
schiavo...
Marco accende un fuoco...
Il convoglio fermo sotto il sole e tutti i peones mangiano, seduti in
cerchio intorno a un quarto di vitello che arrostisce, infilato in una
specie di spadone piantato in terra, accanto al fuoco acceso da
Marco; il ragazzo porta da bere a tutti; poi aspetta, con la fame negli
occhi, che il capataz gli allunghi un boccone da mettere sotto i
denti…
Marco, al tramonto, dà da mangiare alle bestie...
456
... poi, a sera, ripulisce le lanterne e le accende. Uno dei peones
assesta sberle violente al ragazzo dandogli degli ordini.
PERBONI
OFF
I
peones
lo
trattavano
brutalmente, gli facevan portare
carichi enormi di foraggi...
Marco che barcolla sotto il peso di una grossa “balla” di fieno...
.. o stringe i denti trascinando secchi d’acqua più grossi di lui...
PERBONI
OFF
…e non riusciva nemmeno a
dormire la notte, scosso dai
sobbalzi del carro...
Di notte, su un giaciglio di paglia, sballottato dai sobbalzi e
assordato
dallo scricchiolio implacabile delle ruote e delle pale di legno.
... il povero ragazzo piange col viso contro la sua sacca. E piangendo
sussurra un’invocazione disperata:
MARCO
Aiutami mamma! Non ti vedrò mai
più! Mi troverai morto per la
strada!
519. INT. CASA MEQUINEZ. STANZA MADRE DI MARCO. GIORNO
PERBONI
OFF
Certo non poteva immaginare che
la madre stava peggio di lui.
Gravemente malata, nella casa dei
Mequinez, da quindici giorni non
s’alzava dal letto. Era necessaria
un’operazione
chirurgica
per
salvarle la vita ma la povera donna
rifiutava di sottoporvisi...
La madre di Marco a letto. Le sono accanto, pietosamente, i signori
Mequinez. Ma lei fa segno di no...
457
GIUSEPPINA
No, non vale la pena; non ho più
forza e morirei sotto i ferri.
MEQUINEZ
Non devi parlare così, Josefa. Tu
devi vivere, per tuo marito, per i
tuoi figli.
GIUSEPPINA
Oh, i miei figli! Mio marito! Da un
anno non mi scrivono. Meglio che
muoia prima di sapere cos’è
accaduto della mia famiglia!
SIGNORA MEQUINEZ
Fatti coraggio, Josefa. Le lettere
si saranno smarrite. Vedrai che
avremo loro notizie! Ma tu devi
vivere, devi farti operare…
La povera donna continua ostinatamente a far segno di no e il
pensiero del marito e del figlio la fa scoppiare in un pianto
disperato... Poi chiude gli occhi, sfinita, e cade in un assopimento,
che pare morta. I padroni restano a guardarla con grande pietà...
520. CAROVANA IN VIAGGIO. ESTERNO GIORNO
PERBONI
OFF
Quando arrivarono al punto dove la strada di Tucuman si stacca da
quella di Santiago, il capataz disse
a Marco che dovevano separarsi...
L’uomo lega la sacca sulle spalle del ragazzo con gesti burberi e
frettolosi e, come per nascondere un principio di commozione, lo
saluta in fretta, con un buffetto. Il ragazzo fa appena in tempo a
baciargli una mano. Poi resta a guardare...
... il convoglio che si allontana. All’orizzonte si delinea il profilo
imponente di una catena di montagne innevate.
PERBONI
OFF
458
... Una cosa lo confortò. Dopo
l’interminabile viaggio attraverso
la pianura sterminata e sempre
uguale, vedeva ora una catena di
montagne altissime, con le cime
bianche, che gli rammentavano
quelle del suo Paese, gli Appennini, restituendogli un po’ dell’aria
di casa. Erano le Ande...
Marco procede, ormai, come un automa, barcollante, lo sguardo
vuoto, il passo sempre più lento e incerto...
Si vede che le forze rapidamente gli scemano. Marco scalcia via le
scarpe divenute inservibili e prosegue scalzo.
I piedi lasciano sulle pietre tracce di sangue... La stanchezza estrema
lo rende insensibile al dolore...
Finalmente, al calar della sera, dopo una curva della strada polverosa
gli viene incontro un cartello con la scritta: Tucuman, 5 miglia
Marco lancia un grido di gioia, e affretta il passo, come se avesse
riacquistato di colpo tutto il vigore perduto.
Ma è una breve illusione.
D’un tratto le forze lo abbandonano e cade in un fosso, sfinito.
PERBONI
OFF
... Il pensiero di essere ormai
vicino alla meta gli dette la forza
di rialzarsi e di riprendere il cammino... Entrò a Tucuman il mattino
successivo. Gli era stato detto
che chiunque, in quella piccola
cittadina, avrebbe saputo dargli
l’indirizzo dei Mequinez.
521. INT. BOTTEGA DI TUCUMAN. GIORNO
Marco affaccia all’ingresso di una botteguccia. C’è dentro un uomo
con gli occhiali. Marco domanda con ansia ...
459
MARCO
Mi saprebbe dire, signore, dove
sta la famiglia Mequinez?
Il bottegaio lo guarda.
BOTTEGAIO
La famiglia Mequinez non è a
Tucuman.
Come se una pugnalata lo avesse ferito, Marco getta un grido
disperato
Il bottegaio, preoccupato, gli va accanto.
BOTTEGAIO
Che c’è? che hai, ragazzo?... (Lo
fa
sedere).
Non
c’è
da
disperarsi, che diavolo! I Mequinez
non son qui, ma poco lontano, a
poche ore da Tucuman!
Marco salta su come un resuscitato.
MARCO
Dove? Dove!!?
BOTTEGAIO
A quindici miglia da qui, vicino alla
fabbrica
dello
zucchero,
ci
arriverai in poche ore. Io stesso ci
son stato un mese fa.
Marco lo guarda con gli occhi grandi e le domanda precipitosamente
MARCO
Avete visto la donna di servizio
dei signori Mequinez, una donna
italiana?
BOTTEGAIO
La jenovesa? L’ho vista.
460
Marco rompe in un singhiozzo convulso, tra il riso e il pianto.
522. CASA MEQUINEZ. STANZA MADRE MARCO. INTERNO NOTTE
La povera Josefa si contorce nel letto e lancia urla soffocate di
dolore..
La padrona le è accanto, sgomenta.
La donna ricade in un abbattimento mortale, geme senza sosta.
523. STRADA PER IL SALADILLO. ESTERNO GIORNO
Il povero Marco è sfinito, coi piedi che fanno sangue, ma rivede con
la mente il viso della mamma come da lungo tempo non l’aveva visto
più... Mormora a mezza voce:
MARCO
Mamma!… Mamma!…
... e sospinto da quei ricordi incalzanti, affretta il passo; una
tenerezza indicibile gli cresce nel cuore, facendogli correre giù pel
viso lacrime dolci e quiete; e andando avanti, le parla, le dice le parole che vorrebbe mormorarle all’orecchio appena la rivedrà:
MARCO
Son qui, mamma, eccomi qui, non
ti lascerò mai più; torneremo a
casa insieme, e io ti starò
accanto, sempre!
524. INT. CASA MEQUINEZ. STANZA MADRE DI MARCO. GIORNO
Dalla mattina presto il medico di Tucuman è accanto alla malata, in
compagnia d’un assistente, per persuaderla a lasciarsi operare...
MEDICO
L’operazione vi può salvare. Vi
prego, lasciatevi operare.
Tutto inutile. Parole buttate via. Josefa ha di nuovo cambiato idea,
decisa a lasciarsi morire, e risponde con voce fioca:
GIUSEPPINA
461
No... ho ancora coraggio per
morire; ma non ne ho più per soffrire inutilmente. Grazie, signor
dottore, è destinato così. Mi lasci
morire tranquilla...
Il medico, scoraggiato, desiste. Scambia con i signori Mequinez
un’occhiata rassegnata. Allora Josefa volta il viso verso la padrona, e
le dice singhiozzando:
GIUSEPPINA
... Cara, buona signora, lei
manderà quei pochi denari e le mie
povere robe alla mia famiglia... Mi
farà la grazia di scrivergli che...
che ho sempre pensato a loro... e
che il mio solo dolore è stato di
non rivederli più... che son morta
benedicendoli...
Ma girando gli occhi pieni di pianto, vede che la padrona non c’è più.
Cerca il padrone: è sparito. Non restano che la infermiera e
l’assistente. E intanto giungono dalla stanza vicina...
…un rumore affrettato di passi, un mormorio di voci limpide e
sommesse, ed esclamazioni rattenute
.
La malata fissa sull’uscio gli occhi velati; vede comparire il medico,
poi la padrona e il padrone, tutti col viso alterato. La guardano con
un’espressione strana e scambiano parole a bassa voce. Le pare che
il medico dica alla signora:
MEDICO
Meglio subito.
La malata non capisce. La signora le si accosta.
SIGNORA MEQUINEZ
Josefa.
Devo
dirti
cosa…Prepara il cuore a
buona notizia.
una
una
La donna la guarda attentamente.
462
SIGNORA MEQUINEZ
... Una notizia che ti darà una
grande gioia...
La malata dilata gli occhi.
SIGNORA MEQUINEZ
Preparati a vedere una persona a
cui vuoi molto bene...
La donna alza il capo con uno scatto vigoroso, e comincia a
guardare ora la signora ora l’uscio, con occhi sfolgoranti.
SIGNORA MEQUINEZ
Una persona arrivata proprio ora,
inaspettatamente.
La donna grida con una voce strozzata, come di persona
spaventata.
Chi è?
GIUSEPPINA
Un istante dopo balza a sedere sul letto, e rimane immobile, con gli
occhi spalancati e con le mani alle tempie, come davanti a
un’apparizione sovrumana.
Marco, lacero e polveroso, è là, ritto sulla soglia, trattenuto per un
braccio dal dottore.
Josefa urla:
GIUSEPPINA
... Dio! Dio! Dio mio!...
Marco si slancia avanti, essa protende le braccia scarne, e serrandolo
al seno con la forza d’una tigre, scoppia in un riso violento, rotto da
profondi singhiozzi senza lagrime. Grida pazza di gioia,
tempestandogli il capo di baci:
GIUSEPPINA
463
... Sei tu? Come sei cresciuto! Sei
solo? E come sei arrivato qui?! Sei
tu, Marco! Non è un sogno! Dio
mio! Parlami!... (Poi, improvvisamente)... No! Aspetta!... (E
voltandosi verso il medico, a
precipizio). Presto, subito, dottore. Voglio operarmi, voglio guarire. Son pronta. Non perda un
momento. Conducete via Marco,
che non senta...
Il signor Mequinez strappa il ragazzo dalle braccia della madre e lo
trascina verso la porta. Marco fa resistenza ma la madre lo
rassicura...
GIUSEPPINA
... Marco mio, non è nulla. Mi racconterai dopo. Ancora un bacio.
Va’.
Eccomi
qui,
dottore.
Presto!!...
Marco viene portato via.
I padroni e le donne escono in fretta; rimangono il chirurgo e
l’assistente, che chiudono la porta.
525. CASA MEQUINEZ. ALTRA STANZA. INTERNO GIORNO
Il signor Mequinez vorrebbe portar Marco in una stanza lontana; ma
è impossibile; egli pare inchiodato al pavimento.
MARCO
Cosa c’è? Cos’ha mia madre? Cosa
le fanno?
MEQUINEZ
Tua madre è malata, bisogna fare
una piccola operazione, ma ora
vieni di là con me.
Ma il ragazzo risponde impuntandosi:
MARCO
464
No, voglio star qui.
Mequinez non insiste. Cade su tutti un silenzio pesante scandito dal
battito regolare di...
.. un pendolo, appeso a una parete della stanza. Le sfere segnano le
otto e trenta... Il signor Mequinez tiene una mano sulla spalla di
Marco, come per dargli coraggio.
La signora Mequinez, seduta accanto a loro, fa scorrere fra le mani
un rosario e prega sommessamente.
Anche Marco, i pugni stretti, chiude gli occhi volgendo verso il cielo
il suo visetto martirizzato, segnato dalle privazioni, scavato dalla
sofferenza, e invoca a bassa voce, ma con passione straziante:
MARCO
Dio!… Dio mio!!… Aiutami…
TAGLIO INTERNO
Il pendolo segna ora le dieci e un quarto, quando, a un tratto un
grido acutissimo, come il grido d’un ferito a morte, risuona in tutta
la casa. Il ragazzo balza in piedi e risponde con un altro grido
disperato:
MARCO
Mia madre è morta!
Il medico compare sull’uscio. E’ sudato, affannato, ma con un sorriso
di gioia annuncia:
MEDICO
Tua madre è salva.
Il ragazzo lo guarda un momento e poi si getta ai suoi piedi
singhiozzando:
MARCO
Grazie, dottore!
Ma il dottore lo rialza, dicendo:
MEDICO
465
Alzati! Sei tu, ragazzo mio, col tuo
eroismo, che hai salvato tua
madre.
526. SCUOLA. AULA. INTERNO GIORNO
I volti dei ragazzi: tutti, qualcuno anche suo malgrado, rivelano
l’intima commozione che il racconto ha lasciato in loro; Nelli, addirittura, si asciuga una lacrimuccia...
Poi il suono lontano della campanella annuncia la fine delle lezioni,
viene accolto soprattutto dai più “duri”, Franti, Votini, Garoffi, come
un pretesto che li libera dall’imbarazzo di quel sentimento.
Il maestro chiude il registro.
PERBONI
Andate pure.
I ragazzi scattano in piedi...
526. PIAZZALE SCUOLA & STRADA. ESTERNO GIORNO
La scolaresca sciama fuori e occupa il piazzale.
Esce anche Giulio e, per prima cosa, cerca Margherita: la vede che
parla con Garrone e Precossi. Le si avvicina. Garrone e Precossi
vanno via. Giulio chiede alla ragazza:
PERBONI
Che volevano?
Lei ha un sorriso malinconico.
MARGHERITA
Voglio ringraziarti.
Per cosa?
PERBONI
MARGHERITA
Per il racconto che hai fatto ai
ragazzi.
466
Giulio è un po’ impacciato:
PERBONI
E’ vero, ho pensato alla tua
sofferenza,
alla
lontananza,
all’impotenza che devi provare...
(subito
aggiunge
con
evidente ansia)... Hai deciso
che farai?
Lei si rattrista.
MARGHERITA
Dovrò partire, credo.
Si avviano camminando in silenzio per un tratto, poi lui non regge
più; esplode come ribellandosi all’idea:
PERBONI
Ma non puoi lasciare tutto!
MARGHERITA
Stai parlando dei bambini... o di
noi?
PERBONI
Di tutti e due.
Dopo un breve silenzio, lei si stringe con un gesto rassegnato nelle
spalle e mormora più a se stessa che a Giulio:
MARGHERITA
Sarà il destino a decidere...
527. PIAZZALE SCUOLA. ESTERNO GIORNO
Olga si sta incamminando verso la sua carrozza. E' insieme alle sue
amiche e una di loro le sta parlando all’orecchio e sembra provocare
nella ragazzina uno sdegno profondo: scuote la testa, incredula. In
quel momento si avvicinano suo fratello e Franti.
467
FRANTI
Ciao Olga…
Lei lo fissa, sprezzante:
OLGA
Non ci parlo con te.
FRANTI
Ma che ti ho fatto?
OLGA
Sei uno sporcaccione, ecco che
hai fatto! Mi hanno appena detto
che alla pensione di tua madre
guardate le donne nude dal buco
della serratura….
Franti in preda alla rabbia afferra per le trecce l'amica di Olga
scuotendola e facendola scoppiare in lacrime:
Sei stata
pettegola.
FRANTI
tu, vero?
Sei
una
Bottini che è poco distante, vede quel che sta accadendo e si
precipita in soccorso della ragazza. Afferra per le spalle Franti
gridandogli:
BOTTINI
Lasciala stare!
FRANTI
Tu
che
t'immischi?
E
stupida… una sporca spia!
una
E si libera con uno spintone. Bottini non ci vede più e si precipita a
testa bassa contro il compagno. I due rotolano avvinghiati per terra,
insultandosi e dandosele di brutto; benché più piccolo del suo
avversario, Bottini mette anche nella zuffa tutto il suo rancore; ma
contro Franti non basta e sta per avere la peggio quando intervengono Garrone, Nobis, Votini, il bidello e perfino il cocchiere a
dividere i litiganti. I ragazzi trascinano via Bottini, affannato,
468
scarmigliato, l’abito scomposto e il naso che sanguina leggermente,
mentre Franti quasi incolume, fissa Olga con occhi da cane battuto.
Lei sibila
OLGA
Non ti voglio più vedere.
Franti, con uno sguardo colmo di sofferenza struggente, la vede
salire sulla carrozza. Votini si stringe nelle spalle e la segue.
528. STRADA FONTANELLA. ESTERNO GIORNO
Più in là, vicino ad una fontanella, Stardi e Garrone sono con Bottini
e lo aiutano a tamponarsi il sangue che ancora gli cola dal naso,
macchiandogli la camicia.
I tre siedono su una panchina. Garrone offre all'amico il suo
fazzoletto.
GARRONE
Si può sapere chi gliel'ha detto a
quella che…?
STARDI
Io! Mi provoca sempre! Dice che
sono brutto e che a me le donne
nemmeno mi vedono! E allora...
GARRONE
E allora bravo scemo… ti sei
vantato: le hai detto che se le
donne non vedono te, tu, invece,
vedi loro...
STARDI
M’è scappato, non pensavo che lo
raccontasse in giro, a tutte…
GARRONE
Le femmine sono tutte pettegole.
(CONVINTO)
BOTTINI
Se mio padre mi vede conciato
così non mi manda più a
469
scuola…per giunta é anche in
momento brutto…
E perché?
GARRONE
BOTTINI
(A DISAGIO)
L'altra sera stavo ricopiando i
compiti in bella e ho sentito mio
padre che discuteva con mia
madre riguardo un certo affare
che gli é andato male…era in pena
poveretto e mia madre gli faceva
coraggio…
Garrone guarda l'amico con evidente partecipazione
GARRONE
Anche il mio é preoccupato per il
lavoro… dice che così non può più
andare avanti…
529. EST. STRADA GIARDINO CASA VOTINI. SERA
E’ sera. Nel piccolo parco che circonda la villa dei Votini un’ombra
furtiva.
Ne intravediamo i movimento alla luce che proviene dalle finestre
della casa. L’ombra sta arrampicandosi di ramo in ramo su uno degli
alberi che la circondano da vicino. L’ombra raggiunge l’altezza del
piano superiore e si spinge pericolosamente lungo un ramo che si
protende fino a sfiorare la finestra di una delle stanze.
Adesso la luce investe in pieno l’ombra svelando che si tratta di
Franti. Più il ragazzo avanza lungo il ramo, più il ramo oscilla
vistosamente minacciando di farlo cadere, o addirittura di rompersi
Ma il ragazzo è ormai giunto a portata di mano della finestra;
allunga il braccio, incurante del pericolo, e bussa sul vetro.
Olga accorre alla finestra e l’apre; la ragazza non crede ai propri
occhi. Tra lo stupore, l’involontaria ammirazione e la rabbia
sussurra...
OLGA
(FURIOSA)
470
Ma sei proprio pazzo?!…
Franti sfodera quel suo solito sorriso canagliesco:
FRANTI
Se non mi perdoni, mi butto giù.
Guarda che lo faccio davvero…
Olga però è decisa a non fargliela passare liscia.
OLGA
E buttati! Anzi fallo subito, o
chiamo mio padre.
E gli sbatte la finestra in faccia. La violenza del gesto provoca
un’istintiva reazione del ragazzo che fa un brusco movimento; una
delle diramazioni del ramo (alla quale si era appoggiato per raggiungere con la mano la finestra) si spezza; Franti perde l’equilibrio e
precipita con un urlo sommesso.
Olga lo ha udito e, spaventata, si affretta a spalancare di nuovo la
finestra per guardare giù.
Fortunatamente Franti è caduto in uno stupendo, rigoglioso e
fioritissimo cespuglio di rose; non si è fatto nulla, ma ha
praticamente distrutto il cespuglio dal quale, brontolando
imprecazioni per i graffi e le punture, sta frettolosamente
districandosi...
Dall’alto, Olga lo vede finalmente scappare verso il muro di cinta;
capisce che è illeso e non sa frenare una risatina divertita.
Franti scavalca il muro di recinzione proprio mentre...
La porta d’ingresso della villa si apre ed esce Votini padre,
accompagnato da un cameriere. I due si guardano attorno, poi
vedono Olga alla finestra.
VOTINI PADRE
FIGLIA)
Hai visto qualcosa, Olga?
(ALLA
OLGA
Dev’essere stato un gatto, papà.
471
Richiude la finestra...
530. INT. STAZIONE FERROVIARIA. CAPANNONE. GIORNO
In un capannone della stazione i ferrovieri discutono animatamente;
vediamo anche mogli e figli di alcuni di loro; ai margini dell’assemblea
della quale fa parte anche il padre di Garrone, ci sono sua moglie e
suo figlio che ascoltano, i volti gravi e attenti, le frasi confuse della
discussione. Soprattutto il ragazzo sembra bere con avidità ogni
parola che esce dalla bocca dei “grandi”:
PRIMO FERROVIERE
... cosa c’importa a noi se il nostro
padrone è lo Stato o una
compagnia privata!...
SECONDO FERROVIERE
Quello che conta sono gli orari!…
TERZO FERROVIERE
E questi salari da schiavi!
SECONDO FERROVIERE
La settimana scorsa il Baretti s’è
durmentà sulla macchina! E solo
per un miracolo s’è evitata la
tragedia!…
Garrone padre sembra tra i più caldi e grida agitando il pugno:
GARRONE PADRE
Questi turni di lavoro sono massacranti! Lo devono capire tutti che
così non possiamo più andare
avanti… Lo devono capire i
padroni, lo deve capire Crispi e il
suo governo…E se non lo
capiscono con le buone glielo
faremo capire con le cattive…!
Incrociamo le braccia!!…
un largo mormorio di approvazione sostiene le parole di Garrone. I
ferrovieri si spellano le mani in un lungo applauso, poi uno di loro,
472
giovane e prestante, si arrampica su un tubo sospeso a
mezz'aria e urla a squarciagola
FERROVIERE GIOVANE
Viva Garrone! Viva Turati, viva il
partito operaio italiano…sciopero,
facciamo sciopero!
CORO FERROVIERI
Sciopero, sciopero,sciopero!!!
Abbasso Crispi!
Garrone figlio ascolta con gli occhi sbarrati, attentissimi, passando
dall’uno all’altro di quelli che prendono la parola. Quando è suo padre
a parlare ancora il volto del ragazzo sembra accendersi d’intimo
orgoglio. Poi guarda sua madre e l’espressione della donna dice
chiaro che non vede di buon occhio quel che sta accadendo. Le
chiede:
GARRONE
Ma se non si lavora, chi paga?
Nessuno.
MADRE GARRONE
(ASPRA)
GARRONE
E allora come vivremo?
MADRE GARRONE
Domandalo a tuo padre! O a quel
Turati lì!
Garrone padre ha intanto lasciato i suoi compagni e si sta avvicinando; ha sentito l’ultima frase della moglie e dice con una certa
durezza:
GARRONE PADRE
Ma cosa gli dici? Donne e ragazzi
dovrebbero star a casa.
MADRE GARRONE
E brau lü! Non vuoi far lo schiavo
sul lavoro, ma ti piace far el
padrun a cà! Io non mi muovo di
473
qui. Neanche se me lo chiede el
Turati, toh!
Garrone padre si rivolge al ragazzo:
GARRONE PADRE
Tu devi fare i compiti. Vai a casa!
Garrone, anche se un po’ di malavoglia, ubbidisce e si allontana
verso l’uscita del capannone, mentre i suoi genitori riprendono a
discutere a voce bassa.
531. STAZIONE FERROVIARIA. ESTERNO POMERIGGIO
Appena uscito dal capannone il ragazzo viene avvicinato dal
funzionario e dai suoi guardaspalle.
SORVEGLIANTE
Allora che hanno deciso?
GARRONE
Vada dentro e lo chieda.
FUNZIONARIO
Ehi, ragazzino tuo padre non t’ha
insegnato come si risponde?...
Garrone resta silenzioso. Di colpo i due guardaspalle l’afferrano per
le braccia mentre il sorvegliante gli dice a brutto muso:
FUNZIONARIO
... Dì a tuo padre che se non la
pianta con la politica passerà dei
guai... e con lui anche la sua
famiglia! Cioé te…
I due stringono forte il collo del ragazzo:
FUNZIONARIO
Hai capito cosa devi dirgli? Solo a
lui... e lui capirà!
474
Lo mollano. Il ragazzo resta stordito, impaurito. Poi di colpo si mette
a correre inseguito dalle sghignazzate dei tre...
532. CASA PERBONI. INTERNO POMERIGGIO
Il maestro Perboni è occupato a correggere i compiti quando
bussano con forza alla porta...
Il maestro si alza e va ad aprire. Sulla soglia appare, sudato,
ansimante, Garrone.
Garrone!
Entra!...
PERBONI
Che ti è
successo!
Garrone entra.
Il maestro va a versargli un bicchiere d’acqua mentre il ragazzo dice,
spaventato:
GARRONE
Mentre uscivo dal capannone della
stazione il sorvegliante delle
ferrovie e due brutti ceffi m’hanno
preso... minacciato!
Beve con avidità.
PERBONI
Minacciato?
GARRONE
Hanno detto che ci faranno del
male, a me e a mia madre, se mio
padre non la smette di fare quella
cosa lì! La politica! Ma che posso
fare, io?...
Il maestro gli parla con dolcezza:
PERBONI
Devi dirgli quello che ti è
successo. Ma devi anche fargli
capire che, qualunque cosa lui
475
decida, tu sei sempre al suo
fianco, hai capito?...
Garrone annuisce con gravità.
GARRONE
Io lo conosco, mio padre.
ribellerà, si metterà nei guai.
Si
PERBONI
Non bisogna aver paura. E non bisogna tollerare le prepotenze e le
ingiustizie. E’ questo, credo, che
tuo
padre
ha
cercato
d’insegnarti...
Garrone sembra rassicurato. Il maestro lo accompagna alla porta...
PERBONI
... Ora va a casa. E se quelli ti
minacciano
ancora
fammelo
sapere. Intesi?
Sulla soglia Garrone si volta; più calmo.
GARRONE
Lei lo conosce il signor Turati,
signor maestro?
PERBONI
Turati? Ne ho sentito parlare…
E' bravo?
GARRONE
PERBONI
Bé si, credo di si…ma perché me
lo chiedi?
GARRONE
Niente…così…
E gli tende improvvisamente la mano con un gesto “da uomo” che
per un attimo lascia Giulio sorpreso immobile. Poi sorride e gliela
476
stringe virilmente, con forza. Garrone arrossisce, come se si stupisse
lui stesso di aver osato tanto. Volta le spalle e si affretta giù per le
scale.
Lo sguardo preoccupato del maestro lo segue...
533. PIAZZALE SCUOLA. ESTERNO MATTINA
Davanti alla scuola c’è la solita confusione di ragazzi che arrivano. Un
po’ defilato, vicino al cancello, Giulio aspetta con ansia l’arrivo di
Margherita. Appena la maestrina scende dall’omnibus le va incontro:
PERBONI
Ero passato a prenderti a casa,
non c’eri.
MARGHERITA
Sono stata al convitto, a vedere
se c’era posta.
PERBONI
Saputo niente?
MARGHERITA
Purtroppo no.
PERBONI
(CON CONVINZIONE)
Andrà tutto bene... devi avere
fiducia…Io ti sono vicino, lo sai…
Margherita gli sorride impacciata:
MARGHERITA
Se vuoi farmi piangere qui davanti
ai ragazzi, ci sei quasi riuscito.
E si avvia a raggruppare i suoi piccoli alunni.
534. SCUOLA. CORRIDOIO. INTERNO MATTINO
477
Anche la classe di Giulio si raggruppa e si avvia verso l’aula. Dalla
soglia dell’aula il maestro coglie con la coda dell’occhio Garoffi che
passa a Puddu un foglietto e riceve in cambio un paio di monetine.
Garoffi che, osservato a distanza da Giulio, si accosta a Franti e gli
offre nel palmo della mano un mucchietto di monetine che l’altro
rifiuta:
FRANTI
No, non ci sto più!
GAROFFI
Ma che te ne importa! Tanto ormai
con Olga ci hai litigato. Con i soldi
invece no…
FRANTI
Ti ho detto no! Lo spettacolo ha
chiuso i battenti!…
GAROFFI
Ma guarda: ho già
quattro
turni.
Che
restituisco?...
venduto
faccio,
Fa astutamente luccicare le monetine nel palmo e Franti resiste
pochi istanti; poi le afferra e le fa sparire in tasca.
FRANTI
Va bene! Ma è l’ultima volta!...
Si avvia ad entrare in aula, seguito da Garoffi che sorride, sornione.
Giulio li fa passare, ma afferra per un braccio Puddu costringendolo
ad attendere che tutti i suoi compagni siano entrati; poi gli chiede:
PERBONI
Cosa ti hanno venduto?
Puddu avvampa di rossore, balbetta:
PUDDU
478
E’... è la p-prima volta che ci
vado... io…
Dove?
PERBONI
PUDDU
Da Franti...
Mostra tremante il “biglietto”. Giulio vi getta un’occhiata; sopra c’è
scritto: “vale per un minuto” .
PERBONI
Da Franti... a far “che”?
Puddu abbassa gli occhi; è sul punto di scoppiare in lacrime. Mormora con voce rotta:
PUDDU
A... a guardare... C’è un buco nel
muro...
Ormai Giulio ha intuito tutto: mette la mano in tasca e ne estrae
delle monete.
PERBONI
Te lo ricompro al doppio di quel
che l’hai pagato. Fai un buon
affare e non passi guai.
Puddu accetta con un sorriso felice. Mentre “scambiano” Giulio
chiede:
PERBONI
... A che ora ci dovevi andare?
PUDDU
Oggi pomeriggio. Alle cinque.
Il maestro lo sospinge verso l’aula.
PERBONI
Bene, ora entriamo in aula.
479
Ciccione entra, seguito da Giulio.
535. SCUOLA. AULA SCOLASTICA. INTERNO GIORNO
Puddu entra a testa bassa e va a sedersi al suo posto senza
guardare in faccia nessuno dei compagni. Il maestro, entrato dopo di
lui, chiude la porta e va tranquillamente a sedersi dietro la cattedra.
C’è un silenzio gravido di tensione. Giulio passa in rassegna i ragazzi
con un’occhiata ironica, divertita, poi dice pacatamente:
PERBONI
Oggi faremo un esercizio
lavagna. Franti!...
alla
Fa cenno di avvicinarsi e Franti, visibilmente teso, esce dal banco e
si accosta alla cattedra. Il maestro gli indica la lavagna.
PERBONI
Disegna sulla lavagna un cerchio.
FRANTI
Un cerchio?
PERBONI
Un cerchio, un cerchio, Franti. Non
sai com’è fatto un cerchio?
Franti ha già capito che butta male; ma va alla lavagna, prende il
gessetto e si accinge a disegnare. Prima, però, chiede con tono
vagamente polemico:
FRANTI
Quanto dev’essere grande questo
cerchio?
PERBONI
(IRONICO)
Più o meno quanto un occhio.
Rendo l’idea?
Sissignore.
FRANTI
(IMMUSONITO)
480
Disegna un circoletto poco più grande di un occhio. Poi si volge
verso il maestro che annuisce, quasi compiaciuto.
PERBONI
Adesso mettici l’occhio e dimmi
cosa vedi.
Franti abbozza un sorriso un po’ sciocco, come a sottolineare
l’assurdità della richiesta; ma il maestro ora lo fissa severo e ripete:
PERBONI
Mettici l’occhio e dimmi cosa vedi.
Franti obbedisce: mette rapidamente l’occhio al “buco” e subito lo
scosta annunciando:
FRANTI
Niente. Non vedo niente.
Giulio scuote la testa, percorre l’aula con un’occhiata circolare,
mentre commenta...
PERBONI
Forse non sai guardare. Vediamo
come se la cava... per esempio...
Garoffi.
Fa segno a Garoffi di venire alla lavagna. Il ragazzo lascia il banco di
malavoglia e il maestro gli indica di “guardare”. Garoffi guarda e con
aria seccata dice:
GAROFFI
Niente. Non c’è niente da vedere.
PERBONI
E già... Peccato, no? Perché se ci
fosse qualcosa d’interessante... te
lo potresti affittare, quel buco,
per...
Sotto gli occhi di Franti, Garoffi e di tutto il resto della classe in
muta ed ansiosa attesa, estrae tranquillamente di tasca il biglietto
acquistato da Puddu, lo apre e legge:
481
PERBONI
... per un soldo al minuto. (si
guarda
intorno
con
aria
compiaciuta,
quasi
trionfante)
Niente male, no?...
(fissa Franti e Garoffi) Chissà
che si vedrà mai, attraverso
questo buco prezioso... Vi confesso che sono curioso... (a
Franti)
Che
faccio,
vengo
anch’io, oggi, alle cinque, alla pensione di tua madre?...
Franti abbassa gli occhi, mentre Giulio aggiunge:
PERBONI
... Ho pagato, ho diritto. Giusto?...
Nessuno fiata. Giulio aggiunge con un’ombra di durezza nella voce:
(rivolto a tutti, in tono
pacato, ma severo)... Non è
spiando da un buco come ladri che
si diventa uomini. Una donna non
è solo un corpo... Vi assegno un
tema per domani: descriverete la
ragazza che sognate. Non voglio
una descrizione fisica. Voglio che
scriviate
come
dev’essere
veramente per voi... come deve
parlare, ridere, scherzare, quali
sentimenti deve provare e farvi
provare... Per questa volta ve la
caverete così...
I ragazzi non osano guardarlo negli occhi e si sbirciano invece l’un
l’altro con aria cupa. Il maestro sorride ora con bonomia osservando
le loro facce sinceramente mortificate e, in tono allegro, leggero,
chiede:
PERBONI
482
... Volete continuare a giocare al
football? Volete la rivincita da
quelli che vi hanno stracciato?…
Basta il tono mutato della voce per far capire ai ragazzi che sono
stati per questa volta perdonati. Alzano gli occhi e gridano con
entusiasmo:
CORO RAGAZZI
Siii!
PERBONI
Allora intesi: niente più buco. Agli
atleti fa male! E ora mettiamoci al
lavoro. Coraggio, fuori i quaderni e
scrivete: dettato, Giuseppe
Mazzini.
I ragazzi aprono i quaderni, intingono le penne nei calamai. Perboni
comincia:
PERBONI
Giuseppe Mazzini, nato a Genova
nel 1805, morto a Pisa nel 1872,
é stato una delle grandi anime
dell'unità d'Italia. Grande ingegno
di scrittore, visse in assoluta
povertà per quarant'anni, esule e
perseguitato, ramingo ed
eroicamente immobile nei suoi
principi…
536. CORTILE CASA GARRONE. ESTERNO SERA
Il caratteristico cortile di una tipica casa di ringhiera, in un quartiere
popolare della periferia cittadina. Su un ballatoio una donna ha
appena finito di stendere il bucato. Getta un’occhiata diffidente ai...
... tre uomini che sono fermi dinanzi all’ingresso dell’appartamento di
Garrone...
... poi si ritira nella sua casa.
483
I tre uomini, che abbiamo riconosciuti (sono il funzionario delle
ferrovie con i due guardaspalle), bussano alla porta di Garrone, e la
porta viene aperta. Appare mamma Garrone ma subito, alle sue
spalle, il marito, che la scosta quasi bruscamente...
GARRONE PADRE
Bada alla cena, tu…
... ed esce sul ballatoio richiudendo la porta dietro di se per chiedere
con tono ostile:
GARRONE PADRE
... Che cosa volete?
SORVEGLIANTE
Tuo figlio non ti ha trasmesso il
messaggio?
Garrone padre reagisce duro, ma calmo:
GARRONE PADRE
Me l’ha trasmesso. E ora ne ho io
uno per voi: se vi azzardate a
toccare la mia famiglia, io vi
ammazzo!
Il funzionario sogghigna:
FUNZIONARIO
Guarda che siamo venuti in pace.
Ti vogliamo fare una proposta...
GARRONE PADRE
Non m’interessa.
1° GUARDASPALLE
E sta a sentire prima, no?
FUNZIONARIO
A te ti ascoltano, i tuoi
compagni... noi lo sappiamo...
E allora?
GARRONE PADRE
484
2° GUARDASPALLE
Convincili a piantarla con ‘sta
balordata di fermare il lavoro!
Il funzionario mette una mano sul braccio del guardaspalle che ha
parlato, come per suggerirgli “più calma”. E aggiunge, a Garrone, con
un sorrisetto conciliante, strizzandogli l’occhio:
FUNZIONARIO
Ti farebbe comodo una bella
gratifica extra, no?... Da riempir la
dispensa, e magari comprar uno
straccetto nuovo a tua moglie,
che é una bella donna…
Lo sguardo di Garrone padre si accende d’ira; mormora a denti
stretti:
GARRONE PADRE
Basta! Via di qui! Son mica un
Giuda, io!…
E lascia partire uno sputo che colpisce in pieno una scarpa del
funzionario. L’uomo fa un salto indietro lasciando andare una sorda
imprecazione...
FUNZIONARIO
‘risto d’un boja!!…
I due guardaspalle afferrano Garrone padre per le braccia e lo
inchiodano con le spalle al muro. Garrone è massiccio, e cerca di
divincolarsi, molla un paio di calci all’aria; ma quelli sono in due e belli
robusti. Lo tengono fermo, lo colpiscono. La madre di Garrone gli si
getta contro, disperata:
MADRE GARRONE
Ma siete impazziti?…lasciatelo
stare, lasciatelo…
I due energumeni la spingono lontano.
E intanto nella mano del funzionario compare un corto sfollagente; lo
punta sotto la mascella di Garrone padre inchiodandogli la testa al
muro, e gli ringhia sul volto:
485
FUNZIONARIO
... Attento. Mi ci vuol mica niente:
ti spacco tutt’e due le ginocchia
così
al
lavoro
ci
vai
in
carrozzella!...
La porta si spalanca e appare il ragazzo Garrone. Ha in mano un
attizzatoio di ferro e lo brandisce minacciosamente gridando:
Lasciate in
lasciatelo!
GARRONE
pace mio
padre...
Gli occhi del ragazzo sfavillano di cieco odio. E’ stravolto e i tre
capiscono che non scherza. E intanto altre porte si sono aperte sui
ballatoi e alcuni uomini e donne si sono affacciati, richiamati dal
rumore; sono compagni di lavoro di Garrone, con le loro donne, e
fissano freddamente i tre aggressori.
I quali, impauriti, lasciano la presa e si ritirano alla svelta verso la
scala, per guadagnare l’uscita del cortile.
Garrone padre alza una mano per ringraziare i suoi compagni con un
fugace sorriso. Quelli ricambiano con cenni del capo, sorridendo a
loro volta, e rientrano nelle case, mentre Garrone toglie di mano al
figlio l’attizzatoio; poi attira a sé il ragazzo dicendo a bassa voce,
ma con forza...
GARRONE PADRE
Non voglio più vederti con
un’arma in mano. Né voglio più
vedere nei tuoi occhi quell’odio,
quella rabbia... Non è con la
violenza che si risolvono i
problemi...
Il ragazzo ha le lacrime agli occhi.
GARRONE
Ma quelli ti volevano picchiare.
GARRONE PADRE
486
Ma tu ti stavi rovinando. E non è
questo che voglio!
Padre e figlio rientrano in casa in silenzio, abbracciati.
537. CASA PERBONI. INTERNO SERA
Giulio sente bussare alla porta. Va ad aprire e trova Margherita. La
ragazza è felice e gli mostra una lettera.
MARGHERITA
E’ appena arrivata!
E’ di mio
fratello! Dice che mamma si è
ripresa. E’ fuori pericolo. Presto
guarirà...
Giulio si sente contagiato da quella felicità:
PERBONI
E’
una
notizia
straordinaria!
Dev’essere
festeggiata.
(con
ironica solennità) Posso offrirle
un gelato, signorina?
Scoppiando in una risatina lei risponde con lo stesso tono:
MARGHERITA
Con piacere, gentile signore!
538. INT. PASTICCERIA. INTERNO SERA
Il locale è pieno di gente ben vestita e allegra. Tra gli altri anche
Giulio e Margherita che consumano il loro gelato guardandosi negli
occhi con silenziosa, ma eloquente intensità. Giulio vede ad un tratto
una anziana fioraia che passa tra i tavoli con un cesto di fiori e la
chiama con un cenno. Margherita cerca di fermarlo:
No, no,
troppo...
MARGHERITA
Giulio, ti prego!...
E’
La fioraia, già vicina, ha sentito.
487
FIORAIA
Nent’a l’è trop pur una cìta bela
parèi!...
E porge a Margherita una rosa dal gambo lunghissimo, mentre
aggiunge:
FIORAIA
(A GIULIO).
Ci faccio anche lo sconto! Ma ca
no’l dica a nessuno, nèh?!…
(sorride) Son cinque soldi...
Giulio le conta il denaro in una mano e la donna va via sorridendo.
Margherita mormora, quasi scandalizzata...
MARGHERITA
Dio mio, cinque soldi per una rosa!
E ti ha fatto anche lo sconto. Non
dovevi!...
PERBONI
L’hai sentita, no? Niente è troppo
per una ragazza così bella...
Le prende una mano e glie la bacia con tenera galanteria. Lei, invece,
lo osserva con espressione strana, di stupore, come se facesse
fatica a comprenderne il comportamento.
539. STRADA CASA MARGHERITA. ESTERNO SERA
L'uomo dall'organetto si avvicina dal fondo della strada deserta,
spingendo il suo strumento.
Giulio e Margherita sono fermi davanti al portone dell’edificio in cui
lei abita. D’improvviso lui le sorride e con un perfetto inchino la
invita a ballare. Lei lo fissa, titubante e lui la incoraggia:
E’ un
paura?
PERBONI
valzer…Su...
RISATINA)
di
cos’hai
MARGHERITA
(CON UNA
488
Qui?... In strada?
PERBONI
Che c’è di male?
E senza darle modo di replicare la trascina di forza in un paio di
giravolte a tempo di musica sul marciapiedi. Finiscono, con un po’ di
affanno, lei con le spalle al muro dell’edificio, lui addosso a lei,
vicinissimo. E gli è facile chinare il volto su quello della ragazza per
tentare di baciarla; ma le labbra riescono appena a sfiorarsi; lei gira
di colpo il viso sussurrando, allarmata:
MARGHERITA
No-no!... Ci sta guardando!
L’uomo dell'organetto, ormai vicinissimo, in effetti li sta guardando
con un curioso sorriso di complicità. Si ferma in mezzo alla strada a
pochi metri e continuando a sorridere “offre” con voce profonda,
trascinando un po’ la parola:
UOMO DELLA PIANOLA
Volete un oroscopo? Volete
conoscere il vostro futuro?
Subito Giulio fa segno di no, e lei debolmente protesta:
MARGHERITA
Perché
no?
Compriamolo...
stavolta offro io!
Lui torna a negare e ripete al venditore di oroscopi il cenno che “può
andar via”, mentre risponde a lei, a bassa voce:
PERBONI
Dai
lascia
perdere…mica
crederai…Vieni, andiamo su!...
ci
La trascina di nuovo verso il portone, e mentre i due giovani
spariscono nell’edificio...
... L’uomo dell'organetto ripone i suoi oroscopi di carta nella scatola
sopra lo strumento e si allontana come se nulla fosse, senza
abbandonare quel suo un po’ vago e misterioso sorriso. E con lui. si
allontana la musica..
489
540. APPARTAMENTO MARGHERITA. INTERNO SERA
La porta dell’appartamento di Margherita si apre. Margherita e Giulio
entrano dentro baciandosi appassionatamente. Giulio chiude con un
piede la porta. Continuando a baciarsi i due arrivano al centro della
stanza. I loro respiri sono affannosi, le loro mani si cercano. Scivolano su un divano. La passione sta per travolgerli ma questa volta è
Margherita a fermarsi:
MARGHERITA
Ti prego, non così... (gli
sorride) non posso fare l’amore
con te solo perché è una serata
felice... Domani ti sentiresti male,
costretto a vivere una storia di cui
non sei ancora convinto.
Giulio cerca di riabbracciarla:
PERBONI
Avevi detto “lasciamo che sia il
destino a decidere per noi”.
Questa serata mi sembra piena di
segni...
Ma lei lo respinge. Ora si è fatta seria:
MARGHERITA
Se lo erano, la nostra storia andrà
avanti comunque... Ma non sarà
solo per una notte. Sarà per
sempre.
PERBONI
(QUASI IRRITATO)
E’
questo
sempre che mi
spaventa. Io non sono in grado di
garantirtelo!
MARGHERITA
Io non ti ho chiesto nulla.
PERBONI
(IRRIGIDENDOSI)
(SCATTANDO)
490
Ecco! Non hai capito!… Non è che
non voglia! Non posso! Tu fai la
spregiudicata, la donna libera... ma
è una maschera. Dentro sei piena
di sogni, di illusioni romantiche
che io... che io...
Che tu?...
MARGHERITA
(CON DUREZZA)
PERBONI
Io non sogno più da un pezzo,
Margherita. E sono pieno di
paure...
MARGHERITA
E allora parlane!
PERBONI
Non capiresti!...
MARGHERITA
Mettimi alla prova!
PERBONI
Non capiresti! E comunque non
potresti farci nulla!!...
MARGHERITA
Mettimi alla prova.
Lui la prende per le spalle, la scuote, mentre quasi le grida in faccia:
PERBONI
Non dipende da te! Lo vuoi capire?! Io... Io non...
Esita come se volesse dire qualcosa, ma non ci riesce e serra le
mascelle, come per impedire a quel “qualcosa” di venir fuori. Poi
continua, più freddo e controllato:
PERBONI
... Io so che non posso renderti
felice! Non è vero che l’amore alla
491
fine vince su tutto. Non è vero!
L’ho sperimentato sulla mia
pelle!... (con un sorriso amaro)
E hai fatto bene a ricordarmelo
questa sera...
MARGHERITA
(Ma non è questo che intendevo!
Io ti amo, Giulio...
Lui la ferma con un gesto.
PERBONI
Per un momento felice pagheremmo un prezzo troppo alto...
Si china a baciarla su una guancia.
Poi volge le spalle e va alla porta, la apre, esce, richiude dietro di sé;
e lei non fa un gesto, non dice una parola per trattenerlo...
541. CASA PERBONI. INTERNO NOTTE
La chiave gira nella porta d’ingresso dell’appartamento di Giulio. Lui
entra e la richiude con un calcio. Strofina un fiammifero per
accendere la lampada a petrolio, ma la mano visibilmente trema e ne
consuma un paio prima di riuscirci. E’ sconvolto, furioso. Si guarda
attorno alla ricerca di qualcosa... la trova... Si avvicina a uno scaffale
su cui...
... spicca, lucente, la bottiglietta del laudano.
Lui la fissa affascinato, la fronte imperlata di sudore. Poi, con un
gesto improvviso, l’afferra e la scaraventa contro il muro, dove va
ad infrangersi in mille pezzi.
Giulio fissa come sgomento...
... la grande macchia liquida che bagna la parete, da cui mille rivoli
scorrono giù come una ragnatela tessuta da un invisibile ragno,
verso il pavimento.
542. CASA MARGHERITA. INTERNO NOTTE
492
Un’altra macchia, ma questa è provocata dall’inchiostro di una
scritta che, bagnato da una lacrima, diluisce e si deforma sulla
pagina di un quaderno. E’ il diario che Margherita stava scrivendo alla
luce di una lampada. E la scritta che si sta deformando in una
macchia confusa era il nome di Giulio...
China sul suo quaderno, Margherita è scossa da silenziosi singhiozzi.
543. PIAZZALE SCUOLA. ESTERNO GIORNO
E’ mattina di fine inverno. Davanti al piazzale della scuola già pieno
di alunni e genitori arriva la carrozza dei Votini. Olga scende per
prima ma, con sua grande sorpresa, trova Franti ad attenderla. Il
ragazzo ha in mano un mazzolino di fiori di campo.
OLGA
Ancora!? Ma che vuoi!?
FRANTI
Che mi perdoni.
OLGA
Non ci penso per niente.
Va via piantandolo lì con i fiori in mano. Gli si avvicina Votini che, nel
frattempo, è sceso anche lui dalla carrozza.
VOTINI
Devi avere pazienza.
FRANTI
Parlaci tu.
VOTINI
Sì, se tu fai la pace con Bottini.
Franti sbuffa in un lungo sospiro, poi, rassegnato, brontola:
FRANTI
Va bene, facciamo ‘sta pace.
Si avvicinano a Bottini che, insieme a Garoffi, sta arrivando proprio in
quel momento.
493
VOTINI
Aspetta, Enrico. Franti ha da dirti
qualcosa.
Bottini, sorpreso, fissa Franti con diffidenza. Franti tiene gli occhi
bassi, ma poi li solleva sul compagno e li vediamo traversati da un
rapido guizzo divertito mentre gli dice:
FRANTI
Beh…si, insomma, tutta colpa di
quella bruttona scema e spia
dell'amica di Olga…
Enrico, basito, guarda Votini come per dire “Hai sentito?!” E Votini si
acciglia, fissa con rabbia Franti...
VOTINI
E queste, secondo te, sarebbero
le scuse?
... che invece tira fuori un sorriso malandrino ed esclama:
FRANTI
E va bene, va bene! Non si può
neanche scherzare, adesso? (a
Bottini,
serio)
Scusami,
davvero.
Bottini lo guarda come per assicurarsi che dietro le sue parole non ci
siano altri “scherzi”, e Franti prosegue:
Amici?
FRANTI
BOTTINI
Amici!
I due ragazzini si abbracciano. Poi la loro attenzione è attratta da...
... Giulio e Margherita. Lui ha raggiunto la ragazza e le sta dicendo
qualcosa che sembra essere importante.
494
I ragazzi osservano con interesse a distanza i due maestri. Non
possono udire quel che dicono, ma possono notare che lui le sta
facendo vedere la prima pagina di un quotidiano.
... Margherita legge con atteggiamento un po’ freddo; poi guarda il
maestro e replica qualcosa, ma è una replica formale, distante; lui
scrolla il capo perplesso
GAROFFI
Secondo me quei due
litigato, chi scommette?
hanno
Nessuno accetta la sfida e i ragazzi convergono verso l'ingresso
della scuola ignari che la scena fra Margherita e Perboni ha avuto
anche un altro osservatore il direttore della scuola, che si staglia
immobile fra le ante socchiuse della finestra del suo ufficio.
544. INT. ANDRONE SCUOLA. GIORNO
Perboni sta per salire le scale con i suoi ragazzi quando il direttore
gli si para di fronte silenzioso. I ragazzi sfilano via correndo, Perboni
invece rallenta il passo.
DIRETTORE
(CUPO)
Buongiorno Perboni…che dice
d'interessante la Gazzetta oggi,
posso vedere?
Perboni, senza replicare, cede il suo quotidiano al direttore che lo
apre sulla prima pagina. Un titolo a nove colonne, in grassetto,
annuncia:
IL SECONDO GOVERNO CRISPI SI DIMETTE, AD UN ALTRO
SICILIANO L'INCARICO: ANTONIO STARABBA MARCHESE DI
RUDINI
Il volto del direttore si piega in una smorfia sorniona:
DIRETTORE
495
Sarà meglio o peggio di Crispi,
questo marchese? Lei che dice
Perboni?
PERBONI
(LACONICO)
Vedremo… Sarà il tempo a
giudicare, come sempre…
quindi allunga la mano come a riprendersi il quotidiano
PERBONI
(DECISO)
Se non le dispiace vorrei andare in
classe…
DIRETTORE
Ma certo, certo… almeno oggi che
é così puntuale…
e, così dicendo, gli restituisce il quotidiano.
Perboni lo afferra, lo saluta con un cenno e fa per avviarsi verso il
corridoio, ma il direttore, in un tono che lascia ben poche possibilità
d'interpretazione, aggiunge:
DIRETTORE
Però la politica lasciamola fuori
dalla scuola, mi sono spiegato
Perboni?
Il maestro si volta appena, annuisce vago e scompare dietro
l'angolo.
545. STRADE E STAZIONE FERROVIARIA. ESTERNO SERA
Giulio esce da una modesta trattoria e si avvia verso casa con passo
triste, ma passa in vista della stazione ferroviaria e in lontananza
vede il fuoco prodotto dai falò accesi dai picchetti dei ferrovieri che
hanno interrotto il lavoro. Si avvia verso quei fuochi, attorno ai quali
si affollano gli operai e le loro famiglie.
Mentre gli uomini, raccolti in capannelli, discutono animatamente, le
donne cucinano all’aperto e badano ai figli. Giulio riconosce in uno
dei capannelli il piccolo Garrone e si avvicina; Garrone lo vede e gli va
incontro con un largo sorriso...
496
PERBONI
Che fai tu qui?
GARRONE
Sto con mio padre. Me l’ha detto
lei, no? Che gli devo stare sempre
vicino... (Si gira a chiamare)...
Papà! Papà!!...
Garrone padre si volta, e il figlio gli indica Giulio.
GARRONE
... Guarda chi c’è: il maestro
Perboni!
Garrone padre si stacca dal gruppo di ferrovieri e si avvicina
sorridente.
Questo è
maestro.
GARRONE
mio padre,
(A GIULIO)
signor
Giulio tende la mano al ferroviere che gliela stringe tra le sue, dure e
callose, con energica cordialità.
GARRONE PADRE
E’ un onore. Avrei voluto venire a
scuola per conoscerla... Mio figlio
non fa che parlare di lei!
PERBONI
Anche a me suo figlio parla
sempre della lotta in cui lei è
impegnato...
Con un impeto di fierezza il piccolo Garrone interferisce:
GARRONE
La battaglia delle tre otto!
Le tre otto?
PERBONI
497
GARRONE
(ANNUENDO)
Tre per otto ventiquattro…Otto
ore di lavoro, otto di riposo e otto
di... come si deve chiamare:
ricreazione?
Giulio e Garrone padre sorridono.
GARRONE PADRE
Non siamo a scuola, balengu!
Avremo ben il diritto anche noi, la
sera, dopo il lavoro, di far due
chiacchiere con gli amici... (getta
un’occhiata preoccupata al
maestro e si affretta ad
aggiungere)... E magari legger
un buon libro... per imparare cose
nuove... migliorare, neh?
PERBONI
Giusto. (a Garrone figlio)
Ricordalo sempre: noi siamo quel
che sappiamo.
Il ferroviere conferma con un energico cenno del capo.
GARRONE PADRE
Ben detto! Io ce lo dico sempre
che lo mando a scuola per questo.
Non voglio che venga su un
ignorante zuccone come suo
padre!... (si rivolge
timidamente al maestro)...
Anzi... Se lei permette...
Lo invita col gesto ad avvicinarsi al gruppo dei suoi compagni e
invita con un gesto brusco uno dei ferrovieri...
GARRONE PADRE
... Corgnati! Dà qua…
... a passargli un foglietto che l’altro tiene in mano. Quello obbedisce
pronto, e Garrone padre lo porge a Giulio.
498
GARRONE PADRE
... L’è un comunicato che vogliam
dare ai giornali domani... sul
motivo per il quale incrociamo le
braccia, sa... Così non scrivono
solo le baggianate che vogliono i
padroni. Se ci dasse un’occhiata...
per correggere gli sbagli... ché non
ci ridono dietro...adesso che
c'abbiamo perfino un marchese al
governo, sa com'é…
Giulio annuisce e prende il foglietto. Comincia a leggere sotto lo
sguardo fiero del piccolo Garrone...
... ma anche sotto quello, tutt’altro che fiero, di un paio di individui
in borghese che, dall’angolo di una strada, osservano la scena
prendendo appunti su di un taccuino.
546. INT. CASA PERBONI. NOTTE
Giulio, accoccolato su una poltrona del soggiorno, si agita nel sonno.
E' coperto da un vecchio plaid. Tutto l'ambiente é avvolto da una
penombra densa, spezzata solo dall'ondeggiante luce di un lampione
che riesce a filtrare dalle finestre, attraverso i vetri che nessuno
ormai pulisce più. Un silenzio lieve, ovunque, domina la casa che una
volta divideva con Emma.
547. CORRIDOIO SCUOLA. INTERNO MATTINA
Il corridoio è affollato di studenti; tra gli altri, anche gli allievi di
Perboni e di Margherita. La ragazza nota che Giulio controlla i suoi
ragazzi con particolare preoccupazione. D’un tratto, mettendogli
una mano sulla spalla, il maestro ferma il Muratorino.
PERBONI
Hai visto Garrone?
Il ragazzo fa segno di no e Giulio, con un buffetto affettuoso, lo
manda in aula; poi, cerca con gli occhi in fondo al corridoio, forse
con la speranza di veder spuntare il figlio del ferroviere. Margherita,
gli si avvicina e gli chiede con dolcezza:
499
MARGHERITA
Perché ti preoccupi di Garrone?
Sta poco bene?
PERBONI
Oggi i ferrovieri vogliono sfilare
con le famiglie per le strade del
centro... Gli ho dato una mano a
preparare un comunicato per i
giornali... e ho una gran paura...
MARGHERITA
(ALLARMATA)
Di cosa?...
Lui serra le mascelle e tentenna il capo mentre mormora, come
riflettendo a voce alta...
PERBONI
L’aria che tira mi piace poco.
(con rabbia) A Roma si preoccupano solo di formare il nuovo
governo, che poi sarà uguale
all'altro.. E dei problemi della
gente che lavora veramente se ne
infischiano. Lo sai cos’è accaduto
in Sicilia e in Lunigiana, no?...
Non si accorge, assorto in quel che dice, delle timide occhiate con
cui Margherita tenta di metterlo in guardia...
PERBONI
Mandano i militari a sparargli addosso...
DIRETTORE
Maestro Perboni...
OFF
La voce, che risuona improvvisa alle sue spalle, ha un timbro secco e
tagliente. Giulio si volta, l’espressione dura, pronto al peggio. Ma il
direttore si limita a dire con trasparente ironia...
DIRETTORE
500
No-no, non voglio disturbarla ora.
I vostri ragazzi...
Abbraccia in quel “vostri” anche Margherita rivolgendole un piccolo
inchino.
DIRETTORE
... vi aspettano. (di nuovo a
Giulio) Ma domattina faccia la
gentilezza di passare nel mio
ufficio, ché dobbiamo parlare,
nèh?...
E con un altro rapidissimo inchino sorpassa i due e si allontana. Giulio
e Margherita lo seguono con gli occhi:
MARGHERITA
Credo che abbia sentito...
Giulio si stringe nelle spalle con indifferenza. Ma subito mormora:
PERBONI
(PREOCCUPATO)
Ma non vorrei che coinvolgesse te
nelle mie...
MARGHERITA
Non preoccuparti. Sa già come la
penso... Vuoi che dopo la scuola
andiamo insieme a vedere che
succede?...
Lui riflette. Poi scuote il capo.
PERBONI
Ho promesso ai ragazzi di andare
con loro al campetto, per
allenarli...
MARGHERITA
Non preoccuparti. Vado io a dare
un’occhiata, e se c’è qualcosa
vengo ad avvertirti...
501
PERBONI
Grazie.
548. STAZIONE FERROVIARIA. ESTERNO GIORNO
Uno slargo erboso della ferrovia attraversato da fasci di binari;
accanto a uno di essi sul quale staziona un lungo treno vuoto, è
radunata la folla dei dimostranti; con i ferrovieri ci sono anche le
mogli e i figli più grandi. Tra essi Garrone padre, con la moglie e il
figlio. Il volto del ragazzo é eccitato, incuriosito, ma anche un po’
intimorito da quel che sta vivendo.
VOCI VARIE
- Tutti insieme! Tutti insieme!
Compatti!!
- Di qua, di qua!!
- I cartelli, tutti avanti!
Molti dimostranti reggono cartelli con scritte come: "BASTA CON I
GOVERNI DI DESTRA! " “TRE PER OTTO”, “TURNI DI LAVORO PIU’
UMANI!”, “OTTO ORE BASTANO!” et... E c’è un uomo occhialuto che
non ha l’aspetto di un ferroviere, ma piuttosto quello di un “intellettuale” medio-borghese, che si agita passando da un gruppetto
all’altro per dare istruzioni...
CAPO-POPOLO
Marceremo ordinati per la città,
ma
mi
raccomando!...
Non
accettare provocazioni!
Anche Garrone padre raccomanda a gran voce ai suoi compagni:
Non
Mai!
GARRONE PADRE
rispondere alle violenze!...
Si sta formando il corteo che dovrebbe sfilare nelle strade del
centro.
Ed ecco che, ai confini dello slargo, appare un drappello di gendarmi
a cavallo, circa una dozzina, e alle sue spalle un reparto di fanteria
dell’esercito comandato da un baffuto capitano, anch’egli a cavallo. I
soldati, invece, sono a piedi, schierati sull’intero fronte del piazzale
502
ferroviario, come per impedire ai dimostranti di uscire dal recinto
ferroviario, e imbracciano tutti il recentissimo fucile a retrocarica,
un’arma micidiale che moltiplica la loro potenza di fuoco.
Il giovane Garrone li guarda, affascinato, ma anche spaventato...
Il capitano, con la sciabola sguainata, sopravanza i suoi uomini
avvicinandosi ai manifestanti e chiedendo a voce alta, con tono
secco, autoritario:
CAPITANO
Chi è che comanda, qui?!
L’agitatore e un ferroviere gli si fanno sotto.
FERROVIERE
Non ci sono capi, qui!
AGITATORE
Siamo
tutti
liberi
cittadini!
Vogliamo sfilare in pace... far
sapere alla gente i nostri diritti…i
diritti di chi lavora…
L’ufficiale non gli dà tempo di concludere: sprona il cavallo e gli va
addosso. Il ferroviere e l’agitatore, spaventati, arretrano per sottrarsi alla carica, ma l’ufficiale si china e, con il piatto della sciabola,
assesta una gran botta sulla schiena dell’agitatore mandandolo ruzzoloni sul selciato.
Poi, mentre il ferroviere e alcune donne (tra le quali la madre di
Garrone) si affrettano a soccorrere il malcapitato, a voce alta,
rivolgendosi intorno a sé senza guardare alcuno in particolare, dice...
CAPITANO
Non siete autorizzati! Tornate alle
vostre case!!… Presto! Tornate
alle vostre case!...
Gli si avvicina Garrone. E’ accigliato, ma si sforza di controllarsi.
GARRONE PADRE
Non stiamo facendo niente di
male! Non avete il dir...
503
CAPITANO
Taci!! Indietro!!Indietro!
Ce l’ha non solo con Garrone, ma con la massa dei dimostranti che,
esasperata dall’arroganza e prepotenza dell’ufficiale, avanza verso di
lui con un sordo mormorio di protesta.
I dimostranti non si fermano; e sono davvero troppi per affrontarli
da solo; con un colpo di briglia, l’ufficiale volge il cavallo e torna
verso il suo reparto con la sciabola levata dritta in alto. Uno squillo
di tromba avverte i soldati che subito manovrano le leve dei caricatori. Un altro squillo di tromba, questa volta più rapido gli ordina di
puntare le armi verso il cielo...
Il capitano grida, furioso...
CAPITANO
Scioglietevi!!
Sgombrate
piazza!! Immediatamente!!…
la
Rispondono le grida dei dimostranti, rivolte ai soldati...
VOCI DIMOSTRANTI
– Andatevene!!
– Vergogna!
– Siete poveracci come noi!!
–
Non sparerete sul vostro
sangue!!
I ferrovieri continuano ad avanzare incontro al reparto. La voce
aspra dell’ufficiale tuona:
CAPITANO
Fuoco!!
E subito rimbomba nell’aria una sinistra e fragorosa scarica dei fucili.
I militari hanno sparato verso l’alto, ma già stanno ricaricando le
armi, mentre
Garrone e alcuni ferrovieri si danno da fare per rincuorare i
dimostranti che, spaventati dalla baraonda, sembrano sbandare.
GARRONE PADRE
Che fate! Non fate i codardi!!...
SECONDO FERROVIERE
504
Uniti!!Uniti...
re!!…
Facciamogli
vede-
TERZO FERROVIERE
Non obbedite!! Non sparate!!
(AI SOLDATI)
QUARTO FERROVIERE
State sparando sui vostri fratelli,
sulle vostre famiglie!!..
C’è con loro anche l’agitatore il quale, sorretto da un paio di donne
(una delle quali è la madre di Garrone), zoppicante e malconcio,
grida tuttavia con tutto il fiato che ha in corpo:
AGITATORE
Avete visto?!… Non oseranno
sparare sul serio! Coraggio, Restate uniti!!...
Sotto gli occhi sgomenti del piccolo Garrone, che si guarda intorno
impaurito, alcuni dei dimostranti cominciano a raccogliere dai binari
dei sassi con l’intenzione evidente di scagliarli contro lo
schieramento dei soldati. E hanno ricominciato ad avanzare verso il
reparto militare gridando, rivolti ai soldati:
VOCI DIMOSTRANTI
– Andatevene!!
– Non è questo il vostro posto!!
I volti dei soldati: sono volti di ragazzi giovanissimi, probabilmente
soldati di leva; e sono volti tirati da una tensione spaventosa, bianchi
come lenzuoli, gli occhi sbarrati, le mani bagnate di sudore aggrappate ai fucili. E sui loro volti, ancora la voce aspra del...
CAPITANO
(URLANDO)
Indietro!! Indietro!! Ve l’ordino per
l’ultima volta!!...
Lo vediamo, adesso, di nuovo con la sciabola levata verso il cielo. Ma
di colpo l’abbassa puntandola dritta contro i dimostranti. Il
trombettiere suona ancora. Questa volta gli squilli sono due,
rabbiosi.
505
I soldati obbediscono anche a quel comando, ma senza la prontezza
e la simultaneità con cui hanno risposto a quello precedente.
Tuttavia, poco alla volta, tutti finiscono per abbassare le canne dei
fucili, mirando ad altezza d’uomo.
Per la seconda volta la voce dell’ufficiale ordina:
... Fuoco!!
CAPITANO
Il cavallo, come imbizzarrito, si solleva nitrendo sulle zampe
posteriori mentre i micidiali fucili sparano, uno dopo l'altro. Di fronte
a questa scena di guerra vera e propria, non certo il semplice
mantenimento dell'ordine pubblico, si levano grida d'indicibile
smarrimento, d'angoscia e terrore.
I manifestanti sbandano, fuggono cercando riparo dietro il treno
vuoto o nell’interno dei suoi vagoni. Vediamo nella calca Garrone
padre che tenta invano di frenare quella fuga, ma viene anche lui
trascinato con gli altri.
Il piccolo Garrone, invece, è rimasto immobile, come paralizzato e
fissa con gli occhi sbarrati dall’orrore...
... i due corpi umani che la fuga dei dimostranti ha lasciato alle
proprie spalle sul terreno: sono i corpi di un uomo e di una donna;
l’agitatore e la madre di Garrone...
I gendarmi a cavallo e i soldati si affrettano a occupare gli spazi
lasciati liberi dai dimostranti in fuga, formando una specie di cordone
protettivo intorno ai due feriti.
Garrone figlio si precipita verso i corpi immobili urlando angosciato
con la voce strozzata dal pianto...
GARRONE
Mamma! Mamma!!… NO!!!...
Ma deve impegnare una lotta per superare la barriera dei militari. Il
ragazzo grida con rabbia disperata:
GARRONE
... E’ mia madre!! E’ mia madre!!...
fatemi passare!!...
506
I soldati capiscono, lo lasciano passare. Il giovane Garrone s’inginocchia accanto alla madre, nella pozza di sangue che si va allargando
sotto i corpi della donna e dell’agitatore. Grida disperato...
GARRONE
... Aiuto!! No, mamma,
Aiuto!!
no!!…
Poi leva lo sguardo rendendosi conto dell’uomo a cavallo che lo
sovrasta. E’ il capitano che, stentando a tenere a freno il suo
cavallo, lo fissa a sua volta, dall’alto. Con le lacrime agli occhi e una
rabbia disperata il piccolo Garrone gli grida in faccia:
GARRONE
... Vigliacco!! Assassino!!…
Nello sguardo dell’ufficiale passa una rapida luce di spavento
osservando...
... l’espressione di odio feroce che divampa negli occhi del ragazzo.
L’ufficiale volge in fretta il cavallo ordinando a gran voce in tono
secco, imperioso e sprezzante:
CAPITANO
L’ambulanza! Presto!
L’ambulanza!!…
Pochi istanti, e sul fondo dello slargo compare, trainata da un cavallo
al galoppo, la carrozza chiusa col vistoso simbolo della Croce Rossa
sulla fiancata, diretta a precipizio verso i corpi delle due vittime.
549. CORRIDOIO OSPEDALE. INTERNO SERA
Nel corridoio dell’Ospedale Garrone è in attesa.
Ha gli occhi lucidi, dai quali scorrono lacrime silenziose, lacrime di
dolore e di rabbia. Aspetta notizie e quando vede...
… apparire in fondo al corridoio il maestro Perboni ed i suoi
compagni. Resta a fissarli in silenzio, con occhi vuoti, forse
addirittura ostili. Giulio gli si avvicina...
507
PERBONI
Garrone… abbiamo appena
saputo…noi…
Cerca di attirarlo a sé, di abbracciarlo, ma Garrone si libera con un
violento strattone e urla:
GARRONE
Andate via, andate via!!
La sua violenta reazione coglie di sorpresa i suoi compagni, e li
sconcerta; sono abituati a vederlo buono e disponibile sempre, con
tutti. Giulio li sospinge verso l’uscita del corridoio...
PERBONI
Ragazzi, adesso andate, su….
Garrone ha bisogno di stare un po’
da solo. Andate, resto io con lui.
I ragazzi annuiscono e si allontanano, ma giunti alla fine del corridoio
sentono il rumore di una porta che si apre.
Si girano e vedono un medico in camice bianco che tiene una mano
sulla spalla di Garrone mentre, serio, gli dice qualcosa.
Subito dopo, nel tetro corridoio, echeggia il grido straziante del ragazzino che si aggrappa disperatamente a Perboni.
Il maestro lo stringe a sé, lo accarezza, mentre guarda verso i suoi
allievi e fa con la testa un lento, significativo cenno di negazione.
Sta piangendo anche lui, dirottamente...
550. CIMITERO. ESTERNO MATTINA
La bara con il corpo della madre di Garrone, una misera bara di legno
grezzo, viene calata nella fossa, nella zona più povera del cimitero.
Il piccolo Garrone ne segue l’inumazione col volto chiuso in
un’espressione di dolore profondo, che non trova più nemmeno lo
sfogo delle lacrime. Al suo fianco c'é Giulio. Poco più distante,
vestita tutta di nero, anche Margherita. Il maestro tiene una mano
sulla spalla del ragazzo, come per trasmettergli coraggio, affetto e
solidarietà. Dietro di loro ci sono i compagni di classe, tutti, sia quelli
delle famiglie povere che quelli delle famiglie ricche. E ci sono parec-
508
chi ferrovieri, compagni di lavoro di Garrone, con le mogli piangenti.
Ma non c’è lui, Garrone padre.
PRETE
Libera me, Domine, de morte
aeterna in die ille tremenda.
Quando coeli moventi sunt, et
terra… Dies illa, dies irae,
calamitatis et miseriae, dies
magna et amara valde…Requiem
aeterna dona eis, Domine et lux
perpetua luceat eis…
La prima zappata di terra va ad infrangersi sul coperchio della bara.
Uno dopo l’altro, Nobis, Votini, Derossi, il Muratorino, Garoffi, e tutti
gli altri, in fila, abbracciano Garrone. La stretta di Franti è forse la più
forte di tutte, come per sancire che la terribile tragedia che ha
colpito il figlio del ferroviere ha definitivamente seppellito anche
tutte le antiche ragioni di incomprensione e ostilità che possono
aver diviso i due ragazzi. Molti dei compagni hanno le lacrime agli
occhi e, al momento dell’abbraccio, il piccolo Nelli scoppia addirittura
in un pianto dirotto e, per un momento, sembra che tocchi a
Garrone confortare l’amico.
Poi, mentre tristemente il corteo si avvia verso l’uscita del cimitero,
il maestro Perboni si china appena verso Garrone per chiedergli
sottovoce:
PERBONI
Tuo padre... dov’è?
E il ragazzo, gettando intorno occhiate sospettose, come temesse di
essere spiato, sottovoce risponde:
GARRONE
Lo stanno cercando... gli sbirri.
PERBONI
Ma tu, lo vedi?...
509
Il ragazzo si limita a fare un rapido cenno di assenso. E il maestro
aggiunge:
PERBONI
Se ha bisogno di aiuto, fammelo
sapere. (con forza) Hai capito?
Di nuovo Garrone annuisce e, per esprimere la sua riconoscenza,
prende una mano del maestro e la stringe nella sua. Sopra la sua
testa, Giulio e Margherita scambiano una lunga, intensa occhiata...
551. CASA PERBONI. STUDIO-INGRESSO. INTERNO SERA
Quella sera stessa, mentre il maestro è intento a scrivere, qualcuno
bussa alla porta. Giulio va ad aprire e si trova davanti Garrone in
compagnia del padre, il quale, come per scusarsi, comincia a dire...
GARRONE PADRE
Mio figlio mi ha detto...
(INTERROMPENDOLO)
Ma certo! Entrate, entrate!
PERBONI
I due entrano e Giulio richiude mentre guarda il padre di Garrone e
aggiunge:
PERBONI
... So che i poliziotti la cercano.
GARRONE PADRE
(ANNUENDO)
La notte scorsa ho dormito in un
vagone; ma non mi fido. (fa una
smorfia amara) C’è sempre chi,
per una manciata di soldi, è
pronto a...
Non finisce la frase.
PERBONI
Ha mangiato qualcosa?
510
Padre e figlio rispondono insieme:
GARRONE PADRE E FIGLIO
Non si preoccupi… Non si deve
disturbare…
Tutti e tre sorridono malinconicamente, poi il maestro, con
un’amichevole manata sul braccio al ferroviere, lo invita:
PERBONI
Macché disturbare!... Su, c’è della
pasta e fagioli. L’ho fatta io,
sapete? Non sono male in cucina.
Se il direttore mi caccia dalla
Moncenisio, posso sempre fare il
cuoco...
Fa strada verso la cucina…
552. CASA PERBONI. CUCINA. INTERNO SERA
Sul piccolo tavolino da cucina, apparecchiato per tre, c’è la pentola
della pasta e fagioli con dentro il mestolo, un mezzo filone di pane,
una fiasco di vino rosso piena a metà. I Garrone, padre mangia di
buon appetito e ha quasi vuotato le scodella, mentre parla con
Giulio...
GARRONE PADRE
... domani vado nelle Langhe, da
questo mio cugino, a San
Secondo. Ma stanotte devo
nascon...
PERBONI
Può restare qui. Ho una branda.
Il ferroviere lo guarda dritto negli occhi.
GARRONE PADRE
Lei corre dei rischi, lo sa?
PERBONI
511
Non ci pensi. E’ una vita che corro
dei rischi.
Versa del vino all’uomo che leva leggermente il bicchiere all’indirizzo
del maestro, come per brindare alla sua prova di amicizia e di
coraggio. Il piccolo Garrone osserva la scena mesto, poi rigira il
cucchiaio nella scodella ma, a differenza del padre, non mangia .
GARRONE
Su, mangia che diventa fredda…
GARRONE FIGLIO
Non ho fame, io… davvero,
papà…
PERBONI
E allora la finisco io…
Raccoglie col mestolo quel che rimane nella pentola e lo versa nella
sua scodella.
Il ferroviere ha un triste sorriso:
GARRONE PADRE
La faceva parej anche la mia
Agnese, poverina...
Il ricordo istintivo della moglie gli strozza dolorosamente la voce in
gola. Restano tutti e tre in silenzio, a testa china, per qualche
secondo; poi Giulio, per rompere l’atmosfera di tristezza calata di
colpo tra loro, dice a Garrone:
PERBONI
Se ti arrangi in branda con tuo
padre puoi restare anche tu.
Il ragazzo guarda incerto il padre
GARRONE
Meglio che vado a casa. Gli sbirri la
sorvegliano e, magari, se non mi
vedono mi vengono a cercare...
Giulio annuisce. Garrone riprende a mangiare in silenzio.
512
553. STRADA CASA GARRONE. ESTERNO MATTINO
E’ mattina presto. Precossi, Franti, Nelli, il Muratorino, Votini ed
Enrico Bottini sono davanti al portone della casa di ringhiera in cui
abita Garrone.
Mentre si guarda attorno, l’elegantissimo Votini ha l’aria un po’
“schifata” da tutta la miseria che lo circonda e chiede perplesso a
Nelli:
VOTINI
Ma sei sicuro che abita in questo
letamaio?
FRANTI
(SARCASTICO)
Ma che ti credi, che tutti hanno la
villa col giardino.
VOTINI
Non seccare!...
Varcano il portone e si affacciano al vasto cortile dominato da tre
piani di ballatoi; panni stesi; un paio di bambini sui tre o quattro anni
che giocano con dei sassetti colorati senza che nessuno li sorvegli;
un pozzo proprio al centro con un paio di secchi poggiati sul
terreno; e accanto, un carretto appoggiato alle stanghe.
Il selciato sconnesso della pavimentazione ha formato delle pozzanghere che Votini fissa con nausea, confrontandole con la impeccabile
nitidezza dei suoi scarponcini; poi dice, deciso:
VOTINI
... Io non faccio un passo di più.
Andateci voi; gli dit...
Non finisce la frase. Franti, con uno schiaffo del piede nella più vicina
delle pozzanghere, ha spruzzato una sventagliata d’acqua sporca in
direzione del “signorino”; scarpe, calzerotti e pantaloni di Votini
sono orribilmente inzaccherati; qualche goccia è finita persino sul
suo volto. Votini è annichilito, mentre Franti chiede, impunito:
FRANTI
Dicevi, scusa?
513
Votini tace ancora, poi inaspettatamente, sempre senza dire una
parola, il viso atteggiato in un’espressione di eroica rassegnazione,
chiede in tono ironicamente pacato:
VOTINI
Che piano?
Risponde il...
MURATORINO
Secondo. Terza porta a destra.
Salgono in fretta, tutti, e raggiungono la terza porta del ballatoio di
destra. E’ Nelli che bussa e quasi subito la porta viene aperta da
Garrone. Il suo aspetto fa paura. E’ trascurato, pallido; sembra
persino smagrito, debole, lui che era per tutti l’immagine della forza,
della sicurezza.
RAGAZZI
(TUTTI INSIEME)
Ciao!
... risponde con appena un cenno del capo. E domanda, brusco:
GARRONE
Che volete?
NELLI
Siam venuti a prenderti, per
andare a scuola insieme.
Pensavamo che ti facesse
piacere...
Garrone fa segno di no.
ENRICO
C’è il compito in classe
matematica. Se fai assen...
di
Garrone lo interrompe.
GARRONE
No. Non ci vengo più a scuola.
Salutatemi il signor maestro. E ora
andate sennò fate tardi.
514
Fa per chiudere, ma Franti blocca la porta con la mano.
FRANTI
Che significa che non vieni più?
Forse per la prima volta in vita sua Garrone è sgarbato:
GARRONE
Che c’è, non capisci l’italiano!?
(quasi urlando) Non ci vengo
più! Non serve a niente andare a
scuola! Non serve a niente
studiare!! Perché devo studiare,
io, per chi? Andate via!!
E sbatte loro la porta in faccia.
I suoi amici si guardano in silenzio.
Poi Franti fa per bussare di nuovo, ma Enrico gli trattiene la mano e
gli fa segno di no.
Con aria mogia si avviano giù per le scale...
554. SCUOLA. PALESTRA. ESTERNO GIORNO
I ragazzi di Perboni, sudati e affannati, non hanno l’aria allegra
mentre stanno lasciando gli attrezzi e si preparano ad uscire dalla
palestra; il loro posto sta per essere preso dai più piccoli della classe
di Margherita.
Anche Giulio appare triste, distratto.
Se ne accorge la maestrina che gli si avvicina e gli chiede:
MARGHERITA
Non è venuto neanche oggi?
Giulio fa segno di no.
PERBONI
Sono ormai tre giorni che manca.
Mi ha mandato a dire che non vuol
più venire a scuola. Come farà
quel ragazzino senza sua madre...
515
con suo padre
nascondersi?
costretto
a
MARGHERITA
Tocca a noi. Dobbiamo essergli
vicini, come e più di prima...
Giulio annuisce, come concludendo un interno corso di pensieri e
dice con fermezza:
PERBONI
Gli ho dato un po’ di tempo; ma
ora sento che quel ragazzo non
può, non deve rinunciare alla
scuola.
MARGHERITA
Vuoi che ci andiamo insieme?
Giulio la guarda con riconoscenza.
PERBONI
Magari. Lo sai che per te ha un
affetto speciale...
555. CASA GARRONE. INTERNO GIORNO
L’interno della casa di Garrone è un ambiente unico diviso da una
tenda che separa la zona dei letti, ma che adesso è tirata da una
parte.
C’è un’aria di disordine e di abbandono che rende il misero ambiente
anche più squallido. Margherita e Giulio si guardano attorno mentre
depositano sul tavolo una serie di pacchetti; hanno fatto spese:
pane, biscotti, alcuni involti di maccheroni, un sacchetto di patate e
uno di farina, legumi, frutta, un salame, una forma di cacio sospesa a
un cappio di paglia.
MARGHERITA
Scommetto che la dispensa è
vuota.
Garrone, il viso scuro, risponde con una smorfia:
516
GARRONE
Quale dispensa…
MARGHERITA
Dove tieni la roba da mangiare?...
Garrone addita svogliatamente un vecchio scaffale sui cui ripiani non
si vede che un paio di bottiglie di salsa di pomodoro e una scodellina
con due uova, una cipolla. Sul fornello spento della piccola cucina a
carbone c’è una padella con dentro mezza frittata. Inoltre panni e
biancheria buttati qua e là e, a terra, ammucchiati in una vasca di
legno, scodelle, pentole, tegami, posate sporchi...
Margherita tira un piccolo sospiro e comincia a sistemare le
provviste sullo scaffale. Giulio dice con una certa severità:
PERBONI
Non puoi lasciarti andare così. Tuo
padre e tua madre hanno fatto
sacrifici per permetterti di studiare...
GARRONE
S’è visto a che son serviti.
PERBONI
Appunto. Se non continui, è come
se li tradissi.
Garrone se ne sta rigido, a testa china, e Giulio, con tono più dolce,
aggiunge...
PERBONI
... Non lo dico solo per te, sai? Noi
tutti, i tuoi compagni, io, abbiamo
bisogno di te.
Anche Margherita si china verso di lui, gli prende le mani, come per
obbligarlo a guardarla e dice con grande dolcezza:
MARGHERITA
Le persone che amiamo, prima o
poi, ci lasciano... sempre! Ma resta
517
con noi il loro ricordo... restano i
doni che abbiamo ricevuto da
loro... Tua madre ti ha donato la
sua bontà, la sua onestà... E noi
ne abbiamo bisogno. Non ce la
negare... La tua bontà ci aiuta ad
essere migliori.
La forza di queste parole, la sincerità e la tenerezza con cui sono
pronunciate, finiscono per incrinare la corazza di rabbia e di risentimento in cui Garrone si è rinchiuso. Di colpo si stringe al maestro e
si lascia andare ad un pianto disperato, liberatorio. Giulio lo
accarezza sulla testa e dice con una sorta di brusca allegria, per
“alleggerire”:
PERBONI
Senza contare che... Lo sai cos’ha
detto, stamattina, Franti? Ha
detto: Se quel testone di Garrone
non si decide a rientrare in
squadra. non abbiamo nessuna
possibilità di rivincita!
Adesso Garrone tira fuori, fra le lacrime, il suo solito largo, caldo
sorriso e replica, tirando su col naso...
GARRONE
Senti chi parla!… Testone a me?…
Gli faccio vedere io!
Ride anche Margherita e con finta severità gli dice, con un tenero
buffetto sulla guancia:
MARGHERITA
Domattina, a scuola, gli fai vedere
tu! Ma adesso va giù a prendere
un paio di secchi d’acqua, che
facciamo un po’ di pulizia, eh?!
Annuendo con slancio, Garrone si precipita verso la porta. Giulio e
Margherita scambiano alle sue spalle un’occhiata soddisfatta.
556. CASA PERBONI. INTERNO NOTTE
518
E’ notte fonda.
Giulio dorme ancora sulla poltrona del soggiorno un sonno agitato
dal quale lo svegliano bruscamente energici colpi bussati alla porta.
Balza a sedere e deve fare fatica per rendersi conto di quel che sta
succedendo.
I colpi alla porta si ripetono con una insistenza e una “arroganza”
che lasciano pochi dubbi sulla identità dei notturni “visitatori”.
Infatti una voce incalza dal pianerottolo:
VOCE MASCHILE
Apra, maestro Perboni! Apra
subito! Sappiamo che è in casa!
OFF
Giulio ha già acceso un lume e si affretta
ad aprire. Un
commissario dai lunghi baffi spioventi e un paio di agenti
in borghese irrompono con malgarbo scostando bruscamente il
maestro dalla soglia e richiudendo la porta con un tonfo violento.
Giulio tenta di reagire.
PERBONI
Ma che cosa volete! Sveglierete il
palazzo! Che modo è questo!
I tre uomini sembrano non degnarlo della minima attenzione; si
guardano attorno scrutando ogni angolo sospettosamente. Il
funzionario strappa il lume di mano a Giulio e fa cenno a uno dei due
agenti verso la porta aperta della cucina. L’uomo ubbidisce e
scompare di là. Passano solo due secondi prima che la sua voce
annunci:
I° AGENTE
Qui non c’è nessuno!
PERBONI
Ma chi cercate?!...
Il secondo agente spalanca, forzandone brutalmente le serrature,
quella che sembra la porta di un’altra stanza, e che invece si rivela
per l’accesso a una minuscola dispensa nella quale c’è, ripiegata, una
branda col suo materasso e altri oggetti domestici. L’agente rientrato dalla cucina va a spiare sotto il letto di Giulio, ma non ci trova
niente.
519
PERBONI
(IRRITATO).
.. Ma insomma, posso sapere che
diavolo siete venuti a...
E finalmente il funzionario si volge verso di lui invitandolo con un
gesto a calmarsi:
COMMISSARIO
Se sa dov’è, ce lo dica senza fare
storie. Le conviene.
PERBONI
Ma “chi”!? Di chi state parlando!?
Il commissario si liscia i baffi, poi abbozza un labile sorriso.
COMMISSARIO
Sa benissimo di chi stiamo
parlando. Garrone Ferdinando. Un
pericoloso sovversivo.
Giulio sbruffa in una risata nervosa che vorrebbe servire a
nascondere il suo spavento.
PERBONI
Ma fatemi il piacere! Macché
sovversivo! (con durezza) Un
povero padre di famiglia al quale
avete ammazzato la moglie!
COMMISSARIO
Stia attento a quello che dice,
maestro Perboni...
(MINACCIOSO)
Accosta il lume al volto del maestro, come per scrutarne meglio
l’espressione.
COMMISSARIO
... Lei condivide le sue idee?
PERBONI
Idee?… La sola idea di quel pover’uomo è di ottenere un lavoro
520
più umano e soprattutto di far
fronte alla vita da solo, visto che
gli à stata uccisa la moglie. Se
questo è essere sovversivi, allora
stiamo proprio bene.
Il commissario non replica nulla. Va a deporre lentamente sul tavolo
il lume, poi, preceduto dai suoi uomini, si avvia alla porta d’ingresso,
ma prima di varcarla si volta e dice a Giulio con un sorrisetto denso
di sottintesi:
COMMISSARIO
Credo che ci rivedremo presto,
maestro Perboni.
Esce, richiudendosi dietro la porta, questa volta con esagerata
dolcezza.
Rimasto solo, Giulio sembra abbandonato di colpo dalla terribile
tensione che lo ha dominato durante l’irruzione dei poliziotti.
Emettendo un lungo sospiro si lascia cadere seduto sul bordo della
poltrona fissando con trepidazione la porta da cui gli sbirri sono
usciti.
557. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE. INTERNO MATTINO
Il direttore siede dietro il suo scrittoio in atteggiamento rigido e
formale, e parla senza guardare in faccia il suo interlocutore, quasi si
vergognasse di quel che sta dicendo...
DIRETTORE
La polizia mi ha informato. Lei è
stato visto più volte con i
dimostranti, ha scritto perfino i
loro comunicati...
Di fronte a lui Giulio è in piedi, ancor più rigido del suo superiore.
Ascolta, pallido, in silenzio...
DIRETTORE
... Ha dato asilo a un ricercato. E,
se la sua responsabilità sarà
provata,
lei
capisce...
Sarà
impossibile evitare che venga
521
espulso da tutte le scuole del
regno...
PERBONI
Uno dei miei ragazzi, Garrone, ha
perso la madre. Vuole che gli
facessi perdere anche il padre?
Anche il direttore ha uno scatto nervoso d’irritazione:
DIRETTORE
Io non voglio proprio niente!...
(subito più calmo) La sola cosa
che voglio e che la mia scuola non
venga coinvolta. Fino a quando
questa storia non sarà chiarita, lei
non metterà più piede nel mio
istituto. E non mi dica che non
l'avevo avvistata, Perboni…E’
tutto.
PERBONI
Capisco…Ho almeno il tempo di
salutare i ragazzi?
DIRETTORE
Assolutamente no. Deve lasciare
immediatamente l’istituto e...
Aggiunge in tono un po’ meno duro guardando finalmente in volto il
maestro.
DIRETTORE
... se vuole un consiglio, lasci
anche Torino. Almeno fin quando
le acque non si saranno calmate.
Le farò avere a casa, in giornata, il
provvedimento di sospensione per
motivi...
Esita, poi, con un gesto della mano come per minimizzare,
aggiunge...
522
DIRETTORE
... diremo così, “familiari”.
(tentenna il capo) Lei è una
testa matta, Perboni, ma è un
buon insegnante. Mi dispiacerebbe
perderla...Non so se mi spiego…
Giulio non dice niente; è molto colpito da quel che gli accade. Il
direttore si alza dalla sedia, si protende leggermente in avanti sullo
scrittoio e avanza la mano, come per offrire al maestro di stringere
la sua, ma Perboni nemmeno si accorge del gesto; il direttore, allora,
ritira la mano un po’ goffamente...
DIRETTORE
Insomma, cerchi di riflettere...
Non... non la trattengo oltre...
Giulio, come scuotendosi dai propri, truci pensieri, guarda il
direttore, annuisce, poi gira i tacchi ed esce in silenzio dalla stanza.
558. CASA PERBONI. INTERNO GIORNO
Giulio sta buttando dentro una valigia un po’ di abiti, qualche libro e
alcuni temi dei ragazzi. Ode bussare alla porta.
Va ad aprire e si trova davanti la sua classe, quasi al completo.
STUPITO)
Ragazzi! Che fate qua?
PERBONI
(LIETAMENTE
DEROSSI
Siamo venuti a salutarla!
ENRICO
Ci hanno detto che non verrà più a
farci lezione!
CORETTI
Ce l’ha detto il bidello!
VOTINI
523
Ha detto che la vogliono arrestare
perché ha aiutato il padre di
Garrone!
Parlano uno sull’altro, domande su domande, e Giulio è costretto ad
imporre autoritariamente il silenzio, come in classe:
PERBONI
Ehi! Ehi! Calmi!... Nessun arresto.
Mi è stato soltanto consigliato di
cambiare aria e proibito di tornare
in aula, ma sarei venuto a salutarvi
al campetto, più tardi, prima di
partire...
FRANTI
E chi ha voglia d’andare al campetto, oggi!
Intanto stanno entrando tutti e, da ultimo, Nobis che si presenta in
compagnia del padre, il noto avvocato. L’uomo si affretta a
“giustificarsi”:
AVV. NOBIS
Scusi,
maestro
Perboni,
ma
sembrava che ci fosse poco
tempo, e ci siamo permessi, senza
preavviso, di...
PERBONI
La prego, avvocato...
Scopre che c’è anche il padre di Enrico ed esclama, sempre più
sorpreso:
PERBONI
Ingegner
Bottini!
Anche
Accomodatevi!...
lei.
Stringe con calore la mano ai due “genitori”.
ING. BOTTINI
Siamo venuti per dirle, maestro
Perboni, che, se ve ne fosse
524
bisogno, noi genitori siamo pronti
a testimoniare circa la sua
correttezza e lealtà...
AVV. NOBIS
Sarà un onore per il mio studio
assumere la sua difesa! Inutile
dirlo, a titolo del tutto gratuito...
Giulio sorride, colpito e anche un po’ commosso. Scuote la testa.
PERBONI
Vi ringrazio, ma... almeno per il
momento, io non sono sotto
processo.
I ragazzi gli si sono affollati intorno e Franti “promette” con aria un
po’ spaccona:
FRANTI
Non gli permetteremo di mandarla
via! Nessuno potrà prendere il suo
posto, vedrà!
PERBONI
Calmatevi, ragazzi. Promettetemi
invece di non creare problemi al
direttore. Starò via per qualche
settimana. (sorridendo) Farò
delle vacanze pasquali un po’ più
lunghe e ne approfitto per andare
a trovare mia madre. Vi invito a
studiare, a continuare ad allenarvi
e ad essere bravi col maestro che
mi sostituirà...
I ragazzi ascoltano in silenzio, a muso lungo; alla fine Giulio si rivolge
ai due genitori.
PERBONI
... Più che a me, vi prego di
pensare al padre di Garrone.
525
Credetemi: non è affatto
sovversivo. E’ un brav’uomo...
un
Bottini e Nobis annuiscono con gravità. Giulio aggiunge, scuotendo il
capo:
PERBONI
... Temo che prima o poi lo prenderanno e, se non è ben difeso, lo
sbatteranno in galera per chissà
quanto tempo.
AVV. NOBIS
Stia
tranquillo.
l’impossibile.
Faremo
Giulio abbraccia i suoi alunni e, sottovoce, raccomanda a Franti:
PERBONI
In mia assenza, mi raccomando:
tieni unito il gruppo, non sfasciarlo
con le tue trovate…
Franti si mette la mano sul petto e annuisce in silenzio, commosso.
559. STRADA CASA MARGHERITA. ESTERNO GIORNO
Giulio è su una carrozza diretta verso la stazione ferroviaria. La
carrozza passa davanti la casa di Margherita.
PERBONI
Ecco, si fermi qui!
(AL COCCHIERE)
La carrozza si ferma. Giulio scende. Guarda da sotto le finestre
dell’appartamento di Margherita. Per un attimo ha l’impulso di risalire
sulla carrozza, poi ci ripensa, prende la sua valigia e tira fuori i soldi
per pagare la corsa. Il cocchiere saluta portando due dita alla visiera
del berretto.
La carrozza si allontana mentre Giulio entra nel portone.
560. CASA MARGHERITA. INTERNO GIORNO
526
Quando Margherita gli apre la porta, ha il volto teso dei momenti
cruciali; e sussurra, mentre lo fa entrare:
MARGHERITA
Speravo che passassi a salutarmi.
Quando parti?
Tra poco.
PERBONI
MARGHERITA
E quando torni?
PERBONI
Non so nemmeno se tornerò.
(con un sorriso amaro) Forse
non potrò più neanche fare il
maestro...
In silenzio si siedono, uno di fronte all’altro, senza dirsi nulla per
lunghi interminabili secondi. Poi Giulio dice:
PERBONI
…Temo che questo sia un addio,
Margherita!...
Lei resta immobile, e lui prosegue.
PERBONI
E forse è meglio così, credimi.
Davvero?
MARGHERITA
La voce della ragazza è tagliente. Giulio coglie il tono e dice con più
forza:
PERBONI
Davvero! Meglio soprattutto per
te.
MARGHERITA
527
Io non sono una bambina, Giulio. E
sono in grado di fare le mie scelte!
Quindi non dirmi cos’è meglio per
me! Posso deciderlo da sola.
PERBONI
Tu non vuoi proprio capirlo. La
mia storia con Emma mi ha fatto a
pezzi. E questi pezzi non sono
ancora
riuscito
a
rimetterli
assieme...
MARGHERITA
Potrei aiutarti io.
PERBONI
Può darsi. Ma certamente io non
sarei d’aiuto a te!
MARGHERITA
Io non ho bisogno d’aiuto!
(TESA)
PERBONI
Credi?... Ti ho osservata, sai... So
che cosa soprattutto desideri
dalla vita! Una famiglia, dei
bambini.
MARGHERITA
E se anche fosse?
PERBONI
Beh, io non ti posso dare tutto
questo!
MARGHERITA
E perché! Hai paura di rimetterti in
gioco!? (con calore) Io non
sono Emma, Giulio! Non essere
ipocrita. Fai il progressista e poi ti
comporti come un piccolo
borghese che vive nel terrore dei
propri fantasmi!
528
Lui scatta in piedi, alzando la voce:
PERBONI
(FURIOSO)
Non hai capito niente! Io non posso avere figli. Sono
impossibilitato…Questo è il
motivo che ha portato Emma alla
follia. I figli, la famiglia che
desideri, io non te li posso dare!!
Sono un mezzo uomo! Un
disperato che per farsi coraggio si
rifugia nel laudano!
Margherita è bianca come un cencio. La rivelazione la sconvolge. Ma
dopo un istante si riprende, si alza, cerca di abbracciarlo,
mormorando...
MARGHERITA
Perché... perché non mi hai mai
detto niente!... Io ti amo per
quello che sei. Non mi importa se
non potremo avere dei figli.
(tenta di sorridere) Ne abbiamo già tanti a scuola. Saranno
quelli i nostri figli!...
Ma Giulio respinge il suo abbraccio e fa segno di no.
PERBONI
Oggi dici così. E sei sincera, ne
sono convinto! Ma tra qualche
anno non ti basterà più!
MARGHERITA
Non è vero!
PERBONI
Il problema uscirà fuori e sarà
com’è stato con Emma: devastante!
Si avvia verso la porta e lei lo segue.
529
MARGHERITA
Aspetta, Giulio, ti prego!... Non
puoi andartene così!
PERBONI
Lasciami andare, è meglio! Dimenticami.
Raccoglie la sua valigia, apre la porta ed esce; praticamente fugge,
mentre Margherita con rabbia gli urla dietro:
MARGHERITA
Sì! Scappa, scappa, è l’unica cosa
che sai fare!
Richiude la porta e scoppia in un pianto sordo, disperato.
561. STAZIONE. BINARIO TRENO IN PARTENZA. INTERNO SERA
Giulio, con la valigia in mano, raggiunge la testa del binario su cui è
in partenza il suo treno. Ad un certo punto sente strapparsi la valigia
di mano e una voce familiare gli dice:
GARRONE
Gliela porto io signor maestro.
Si gira. E’ Garrone, che gli sorride.
PERBONI
Garrone! Sono contento di vederti.
Ma lascia, lascia che faccio da
me…
Tenta di resistere, ma il ragazzo non molla la presa...
GARRONE
Guardi che non è una fatica, è un
onore!...
... e glie la toglie di mano. Guarda il vagone più vicino, un vagone di
prima classe, e chiede:
GARRONE
530
... E’ qui che sale?
Giulio ha una breve risatina.
PERBONI
In prima classe? Ma ti pare, Garrone?!...
Prosegue, seguito dal ragazzo, fino al vicino vagone di terza.
PERBONI
... Vi ho mai raccontato qual è lo
stipendio di un insegnante?
Apre lo sportello di uno scompartimento di terza e sale in treno;
Garrone gli passa la valigia, poi lo segue.
562. TRENO. SCOMPARTIMENTO DI TERZA CLASSE. INTERNO SERA
Il ragazzo, salendo in piedi sui sedili in legno, aiuta il suo maestro a
sistemare la valigia sul portabagagli, in alto…
PERBONI
Ti ringrazio… e sono contento di
averti visto. I tuoi compagni sono
venuti a salutarmi a casa.
GARRONE
E’ che io… io volevo sa-salutarla
da solo... (la sua espressione
si fa triste)... Io lo so, lo so!...
che lei va via per colpa mia!
Giulio gli mette una mano sulla bocca:
PERBONI
Per
carità,
Garrone!
Che
sciocchezza! Non farti ingannare
dai sensi di colpa. Tu non ne hai
proprio nessuna...
Gli accarezza la testa, mentre aggiunge:
PERBONI
531
... Dì a tuo padre che se ha
bisogno si rivolga all’avvocato
Nobis e al papà di Bottini. Ci ho
parlato oggi, e sono tutti pronti a
dargli una mano. Come vedi non si
è mai soli. I tuoi amici ti vogliono
bene, Garrone.
Garrone tace, ma ha gli occhi lucidi; afferra la mano del maestro e la
bacia. Giulio tenta di impedirglielo...
PERBONI
Ma no, che fai!
Ma non fa in tempo. Il ragazzo tira fuori dalle tasche un "regalo" che
ha portato al suo maestro: una mela ed un dolce.
GARRONE
Per lei… per il viaggio…
Giulio l’abbraccia. Poi, un po’ brusco per reagire alla commozione, lo
allontana:
PERBONI
Adesso và, scendi... o finisce che
vieni con me in Liguria!
Garrone balza giù.
563. STAZIONE. BINARIO TRENO IN PARTENZA. INTERNO SERA
Giulio chiude lo sportello e vi si affaccia. Restano in silenzio
guardarsi, immersi nel frastuono della stazione: voci, richiami,
sbuffare possente della locomotiva a vapore ancora ferma, tonfi
sportelli che vengono chiusi e, infine, il lungo fischio che annuncia
partenza del treno.
a
lo
di
la
Il convoglio si muove. Giulio leva la mano per un ultimo silenzioso
saluto al...
… suo piccolo amico che, dal marciapiedi, ricambia il gesto. Garrone
commosso, continua a salutare.
532
564. SCUOLA. CORTILE RICREAZIONE. ESTERNO GIORNO
Nel cortile della ricreazione, Margherita, attorniata dai suoi bambini
di prima elementare, sta raccontando loro una favola.
MARGHERITA
E allora Pirolo scese di corsa dalla
collina e cominciò a gridare con
tutto il fiato che aveva in corpo:
corri, corri Don Carmelo, che gli
agnelli vanno in cielo, c'é soltanto
quello zoppo che é rimasto in
cima al pioppo… L'arciprete
accorse e…
All’improvviso si blocca, si passa una mano sulla fronte, chiude gli
occhi... I bambini, che pendono letteralmente dalle sue labbra, se ne
accorgono. Uno di loro le chiede:
BAMBINO
Signora maestra! Che cos’ha, sta
male?
Ma lei sembra riprendersi:
MARGHERITA
No,
non
è
niente,
non
preoccupatevi. (sorride e tenta
di riprendere) E allora Pirolo gli
disse…
S’interrompe di nuovo. Mormora debolmente:
MARGHERITA
... Bambini, andate a giocare da
soli, per favore...su…
I bambini però non si muovono. Margherita raggiunge a fatica il
muretto, si siede. Le manca il respiro, slaccia il primo bottone
dell’accollato vestito. Le si avvicina il bidello:
BIDELLO
533
Che ha signorina Capuano?
MARGHERITA
Non è niente... mi manca un po’
l’aria.
BIDELLO
Venga, si appoggi a me!
Si affretta a sorreggere Margherita e a portarla via verso l’interno
della scuola, mentre i piccoli si affollano intorno, allarmati…
565. INFERMERIA SCOLASTICA. INTERNO GIORNO
Margherita esce da un separè dove si è appena rivestita. Di fronte a
lei un anziano medico in camice bianco.
MARGHERITA
Allora dottore?
Il medico ha un tono severo:
DOTTORE
Lei è stanca e deperita. E’ una
forma di astenia. Piuttosto seria,
direi... Dovrebbe riposarsi... Ma si
nutre abbastanza?
Lei sorride debolmente.
MARGHERITA
Certo... si capisce che mangio...
Il medico la fissa con incredula preoccupazione mentre lei si avvia
alla porta dell’infermeria.
566. CASA MARGHERITA. INTERNO SERA
La piccola tavola da pranzo su cui Margherita consuma abitualmente
i pasti da sola è imbandita con cura.
La maestrina depone accanto all’unico coperto una pentola in cui
fuma la minestra; poco più in là c’è un piatto con delle polpette,
un’insalata.
534
Margherita si siede; con gesti rigidi prende il mestolo e versa la
minestra nella scodella che ha davanti. Prende il cucchiaio e
rimescola la minestra nel piatto restando a fissarla a lungo con
espressione assente. D’un tratto lascia il cucchiaio nel piatto con un
gesto di rabbia e si alza. Ha gli occhi lucidi.
567. MOLO RIVIERA LIGURE. ESTERNO GIORNO
E’ una bella giornata di sole.
Il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli sembra scandire il
ritmo dei passi di Giulio e sua madre che passeggiano lentamente sul
molo di una piccola cittadina ligure.
Mentre gli occhi del maestro si perdono sul paesaggio, la madre lo
scruta con espressione preoccupata che smentisce le sue parole
rassicuranti:
MADRE PERBONI
Non ti devi preoccupare. Tutto
passerà, vedrai...
Lui sorride malinconicamente...
PERBONI
E’ vero, mamma... Tutto passa. E
certe volte mi chiedo se c’è un
senso…
MADRE PERBONI
Non parlare così... alla tua età...
con tutta la vita davanti... Io lo so:
sei triste perché ti mancano la tua
scuola, i tuoi alunni…
Il giovane annuisce, confermando con enfasi:
Sì, molto!
PERBONI
MADRE PERBONI
E... la maestrina con quel buffo
cappellino? Ti manca anche lei?
535
Lui lascia passare qualche secondo, prima di rispondere con voce
sommessa:
PERBONI
Si, certo…
Ma non riesco a dimenticare le mie
paure. Ogni volta che mi avvicino
a lei è come se accanto a me
vedessi Emma che mi guarda...
MADRE PERBONI
La morte di Emma non è colpa
tua, devi mettertelo bene in
testa... Emma era una creatura
malata, senza difese.
PERBONI
Forse aveva ragione suo padre: se
le avessi dato un figlio sarebbe
ancora viva.
MADRE PERBONI
Non dire stupidaggini, nessun
medico è in grado di stabilire se
era lei o se sei tu a non poter
procreare.
PERBONI
Ti rendi conto della pesantezza di
questo dubbio?
MADRE PERBONI
Sì... ma tu hai il dovere di andare
avanti! Sei ancora troppo giovane
per rovinare la tua vita.
PERBONI
Hai ragione. E nemmeno quella
degli altri.
MADRE PERBONI
536
Ti ricordi cosa ti dissi quel giorno
alla stazione di Torino?...
Giulio annuisce. La madre continua:
MADRE PERBONI
... Lo penso ancora... Se la ami
non lasciartela scappare, hai
diritto alla felicità e lei te la può
dare.
PERBONI
Il problema non è lei mamma ma
io, lo vuoi capire si o no?
Continuano a camminare in silenzio...
568. INT. ANDRONE SCUOLA GIORNO
La classe di Perboni, ora comandata dal pavido supplente Angelo
Artuffo, é inquadrata in buon ordine, pronta ad uscire dalla scuola
con le altre classi.
C'é un clima di grande fermento.
Margherita, con la sua classe, scende le scale e, in attesa del
direttore,
si ferma accanto ai ragazzi di Perboni. Appena si
accorgono della sua presenza, loro, incuranti delle grida di Artuffo,
"rompono le righe" e la circondano festosi.
VARIE VOCI RAGAZZI
– Signorina Margherita!
– Quando torna Perboni?
– Ci manca moltissimo!
– Ha qualche notizia del maestro?
Margherita sorride al calore di quell’accoglienza.
MARGHERITA
No, mi dispiace, non ho nessuna
notizia.
Speravo
anzi,
che
qualcuno di voi ne sapesse qualcosa...
537
Ma i ragazzi negano tutti insieme, mestamente, con un cenno del
capo. Margherita cerca con gli occhi nel gruppo.
MARGHERITA
Non vedo Garrone. Come mai?
BOTTINI
Forse é andato dal
padre...chissà…
Lei appare un po’ delusa. Poi alza lo sguardo al supplente che la
saluta impacciato
MARGHERITA (SORRIDENDO)
Coraggio, tornate ai vostri
altrimenti il direttore s'arrabbia…
Ci vediamo in Municipio…
poi, un improvviso, profondo attacco di tosse le spegne il sorriso
sulle labbra.
569. INT. MUNICIPIO DI TORINO. GIORNO
La musica dirompente della Banda Municipale echeggia nel grande
cortile del Municipio dove, ai quattro angoli, sventolano altrettanti
drappi tricolori.
I ragazzi delle scuole sono già tutti schierati in prima fila.
Dietro di loro, gli insegnanti, i genitori, le guardie civiche in grande
uniforme e i curiosi venuti semplicemente ad assistere alla
cerimonia.
All'improvviso tutti si mettono a battere le mani.
Bottini e compagni si alzano in punta di piedi per vedere quello che
succede.
Un uomo e una donna, intimoriti dalla folla, vengono sospinti dagli
uscieri municipali verso un lungo tavolo coperto da un telo di velluto
rosso. In mezzo a loro un ragazzo biondastro e piccolo: il figlio.
Da un angolo, un altro gruppo di scolari urla a squarciagola:
RAGAZZI VOCI VARIE
538
-Bravo Pin!
-Viva Pin! Pinot!
-Evviva la scuola di Borgo Po'!
-Sei un eroe, Pin!
-Sei tutti noi!
-Pin! Pin! Pin!
Nemmeno la banda, giunta all'apice del suo pezzo, riesce a coprire il
frastuono delle urla.
Ad un tratto tutte le guardie si mettono sull'attenti.
Nel cortile é entrato il Sindaco.
Tutto vestito di bianco con una gran fascia tricolore sul petto,
accompagnato da un drappello di consiglieri e perfino da due alti
prelati, l'uomo prende posizione dietro il tavolo e con un solenne
gesto della mano ordina alla banda d'interrompere la musica.
Silenzio. Poi il sindaco comincia il suo discorso ma Bottini e
compagni, data la distanza colgono solo alcune frasi sconnesse
BOTTINI
Non si capisce niente, accidenti…
DEROSSI
Sta raccontando il fatto…come ha
fatto quel Pin lì, a salvare un suo
compagno dalle acque del Po'…
VOTINI
Ci sarei riuscito anch'io, con la
secca di quest'anno…ci sarei…
DEROSSI
Ma se ha appena detto che il
fiume era gonfio…
E tu ci credi?
VOTINI
Il continuo parlottio dei ragazzi fa girare alcune teste. Artuffo
minimizza con un sorriso, poi sibila:
ARTUFFO
Shhhhh…zitti e ascoltate!
539
STARDI
(POLEMICO)
Ma se non si sente niente, qui…
Qualcun altro deve aver mosso la stessa obiezione perché il sindaco
ha alzato la voce e la storia di Pin finalmente affiora un po’ più
nitida:
SINDACO
…ed é così che questo valoroso
ragazzo si slanciò contro la morte
con tutta la forza del suo piccolo
corpo e del suo grande
cuore…raggiunse e afferrò appena
in tempo l'amico che era già
sott'acqua e lo tirò a galla…
Il pubblico, i compagni dell'eroe e tutti i parenti esplodono in un
nuovo fragoroso applauso. Qualcuno piange perfino
SINDACO
OFF
…strappandolo, lui così piccolo, al
grande fiume!
Un altro evviva echeggia nel cortile. Artuffo guarda i suoi allievi e ,
con un gesto più che eloquente, li invita ad unirsi all'acclamazione
generale. Lo stesso fanno gli altri insegnanti e fra di loro anche
Margherita che però accusa un altro micidiale attacco di tosse.
SINDACO
Eccoti dunque, caro Pinot, la
Madaglia al Valor Civile della città
di Torino. Che il ricordo di questo
giorno così glorioso per te, così
felice per tuo padre e tua madre,
ti mantenga tutta la vita sulla via
della virtù e dell'onore…
In un apoteosi di grida e nuovi applausi, la banda ricomincia a
suonare con forza. Anche i bambini di Margherita , ormai coinvolti
dall'esempio di quelli più grandi, urlano il nome di Pin Pinot.
540
Nessuno di loro sembra accorgersi del pauroso sbandamento che sta
travolgendo la loro maestra.
Nemmeno i ragazzi di Perboni intenti a scrutare l'abbraccio
commosso fra il salvatore e il salvato.
Nemmeno i colleghi. Figurarsi poi Angelo Artuffo, tutto intento a
gridare il nome dell'eroe.
Solo il direttore, forse perché più vicino di tutti alla donna, sembra
capire quello che sta accadendo, ma troppo tardi.
Margherita si accascia a terra senza un lamento.
Il direttore si fa largo fra la folla e urla:
DIRETTORE
Signorina Capuano! Largo, largo…
e
fatemi
passare…Signorina
Capuano!
La gente si apre a ventaglio.
Margherita giace a terra immobile. Dall'angolo delle sue belle labbra
scivola fin giù, lungo il collo, una impercettibile striscia di sangue. Il
direttore guarda inorridito poi si volta di scatto verso la gente:
DIRETTORE
Un ambulanza, presto…qualcuno
chiami un'ambulanza.
Alle sue spalle sopraggiungono anche i ragazzi di Perboni, increduli.
Margherita sembra avere un sussulto, rantola, poi a fil di voce
mormora:
MARGHERITA
A casa…portatemi a casa,
prego…
vi
570. STRADA CASA MARGHERITA. ESTERNO SERA
Una carrozza si ferma davanti alla casa di Margherita. Dalla carrozza
scendono suor Maria ed un altra suora. Dice suor Maria al cocchiere:
SUOR MARIA
Aspettateci qui.
541
Poi insieme all’altra suora entra dentro il portone.
571. CASA MARGHERITA. INTERNO SERA
Una pezza bagnata si posa sulla fronte bollente della maestrina.
Margherita è a letto in preda a una sorta di delirio. Le sue parole
escono spezzate, confuse:
MARGHERITA
Io l’ho tradito... l’ho tradito...
La suora che è venuta con suor Maria non capisce:
SUORA
Ma di chi sta parlando?
MARGHERITA
Lui mi voleva... mi voleva come
sposa, ma io l’ho tradito per un
uomo.
SUORA
Sta delirando?
Suor Maria, mentre cambia la pezza fredda sulla fronte di Margherita,
risponde alla suora un po’ bruscamente:
SUOR MARIA
No. Non sta delirando...
Poi si china e sussurra con dolcezza all’orecchio della maestrina:
SUOR MARIA
Lui ci è abituato. E
perdonato perché hai
amato.
ti ha
molto
MARGHERITA
542
Ma il mio amore non serve... non
lo vuole nessuno.
Lacrime dolorose escono dai suoi occhi. La suora infila la mano nella
scollatura della camicia da notte di Margherita ed estrae il
termometro, lo osserva e scuotendo la testa dice seccamente:
SUOR MARIA
Qui,
da
sola,
non
può
assolutamente
restare.
(alla
consorella)... Aiutami a vestirla,
dobbiamo portarla al convitto.
572. COLLEGIO SUORE. STANZA MARGHERITA. INTERNO GIORNO
Margherita è nella sua stanza, al convitto.
Accanto a lei ci sono il medico, uno specialista di malattie
polmonari (lo stesso che visitò il Muratorino), suor Maria ed un altro
paio di sorelle.
Il luminare ha appena terminato la visita, ripone nella borsa lo stetoscopio e fa cenno alle suore che aiutino Margherita a ridistendersi a
letto. La ragazza ha il viso esangue e la febbre alta. Con l’aiuto delle
suore si riadagia nel lettino, mentre il medico si avvicina a suor Maria
e la prende da parte:
SPECIALISTA
Mi dispiace sorella ma la signorina
ha contratto la tubercolosi...
Suor Maria con un gesto istintivo e naturale si fa il segno della croce,
mentre il medico continua:
SPECIALISTA
... Ha un vasto focolaio infettivo
che va curato in tempo. E qui non
è possibile farlo, bisogna ricoverarla, subito!
Suor Maria si rivolge ad una delle sorelle:
SUOR MARIA
543
Presto fai preparare la carrozza.
Poi si avvicina alla ragazza e le accarezza la fronte.
SUOR MARIA
Non aver paura, non sei sola...
MARGHERITA
Non è vero... Non c’è... Non c’è
nessuno!
Sul volto sofferente di Margherita c’è lo stop fotogramma.
544
601. PIAZZALE SCUOLA. ESTERNO MATTINA
Nel piazzale la solita allegra confusione, ma stranamente, i ragazzi di
Perboni appaiono silenziosi, cupi.
Lo stesso Franti, invece di abbandonarsi ai soliti scherzi, se ne sta
imbronciato, lo sguardo fisso su Olga, la quale sembra tutta presa
dalla conversazione in cui è impegnata con le sue solite amiche.
Quando distrattamente volge il capo e i suoi occhi si scontrano per
un attimo con quelli di Franti, lui abbozza un timido sorriso, ma
subito lei, ignorandolo, torna a occuparsi dei suoi discorsi. Franti,
deluso, si accosta a Votini e tirandogli la giacca, domanda
sottovoce:
FRANTI
Ma che c'ha, tua sorella?
VOTINI
Niente, ormai appena ti vede
diventa una furia. Per piacere, da
ora in poi, sbrigatela con lei. Io
non ci voglio più stare in mezzo!
Franti serra le mascelle con aria tristissima; ma, per la verità,
nessuno dei ragazzi sembra allegro. Il maestro Artuffo, il sostituto di
Giulio, li raccoglie e li inquadra. E loro ubbidiscono senza fare storie,
silenziosi e ordinati come un plotone di soldati, ma con un muso che
più lungo non si può. Artuffo li squadra con un sospiro, poi cerca di
“alleggerire”:
ARTUFFO
Allora, ragazzi, un po’ di animo,
neh? Dopotutto non stiamo
andando
alla
ghigliottina.
E’
soltanto la vecchia, cara scuola...
Nessuna reazione. Il suo tentativo di umorismo sembra cadere nel
vuoto più assoluto. I ragazzi entrano ordinatamente nell’edificio,
salgono le scale...
602. CORRIDOIO SCUOLA. INTERNO MATTINA
545
... e percorrono il corridoio per entrare in aula sfilando davanti al
direttore, che li osserva con stupore e compiacimento.
Quando vede entrare l’ultimo dei ragazzi, si rivolge al maestro:
DIRETTORE
Non li ho mai visti così disciplinati.
Complimenti, maestro Artuffo: lei
ha fatto un autentico miracolo.
Il maestro scuote pacatamente la testa.
ARTUFFO
Il miracolo lo ha fatto lei, signor
direttore. E quella non è disciplina,
è avvilimento. Se non richiama al
più presto il loro maestro, prevedo
che non avranno più voglia di far
niente.
E, con un breve cenno d’inchino raggiunge in aula i ragazzi, seguito
dallo sguardo perplesso e pensieroso del direttore.
603. CASA MADRE GIULIO. GIARDINO. ESTERNO GIORNO
Un pallone “vero”, di cuoio, sbatte insistentemente contro un muretto.
Siamo nel piccolo giardino che fronteggia la casa della donna, in
Liguria.
Il maestro sta esercitandosi a ribattere di piede e di testa, ma è
chiaro che proprio non ci sa fare: il pallone gli scappa sempre via ed
è costretto a rincorrerlo di qua e di là, riprenderlo con le mani,
ritentare...
Si ode la voce un po’ pungente della madre di Perboni:
MADRE GIULIO
Non mi sembra che te la cavi
molto bene.
OFF
546
PERBONI
ALLARME)
Zitta, mamma! Se i ragazzi
sapessero che razza di brocco
sono!
MADRE GIULIO
E come fai a insegnargli una cosa
che non sai fare?
Che c’entra!
fortissimo!
PERBONI
In teoria
(FINGENDO
OFF
sono
Di colpo smette di inseguire il pallone che rotola via... La sua attenzione è distratta dalla comparsa del postino dinanzi al cancello.
POSTINO
Il signor Giulio Perboni?
Sono io, sì.
PERBONI
Gli si avvicina. L’altro, attraverso le sbarre del cancello gli porge una
busta gialla.
POSTINO
C’è un telegramma per lei.
Gli fa firmare il piccolo registro delle ricevute, saluta e se ne va.
Sotto gli occhi preoccupati della madre, Giulio apre il foglio giallo
ripiegato, sul cui interno sono incollate le striscette bianche col
testo :
MARGHERITA GRAVISSIMA.
PREGOLA TORNARE SUBITO A TORINO.
SUOR MARIA
Giulio sbianca. Sua madre si accorge subito che qualcosa non va:
547
MADRE GIULIO
Che c’è!...
La voce di Giulio è incrinata dalla notizia:
PERBONI
Margherita! Sta... sta...
Non riesce a pronunciare la terribile parola.
604. STRADA CASA VOTINI. ESTERNO SERA - VENTO E PIOGGIA
E’ quasi buio. Un vento teso scuote le fronde degli alberi che ornano
il giardino della villa dei Votini. Nascosto dietro il tronco di un albero,
Franti, incurante della pioggia che cade copiosa, spia con lo sguardo
colmo di struggente tristezza...
... le finestre della casa. E’ il momento in cui nell’interno vengono
accese le lampade a gas e a petrolio; alcune finestre si illuminano,
anche quella della stanza di Olga. Una persiana sbatte con violenza.
S’intravede un’ombra dietro i vetri. Le ante si spalancano e Votini
padre si appresta a chiudere le persiane.
Franti ha quasi le lacrime agli occhi, poi dà un pugno sul tronco così
violento da strappargli una smorfia di dolore. Infine, mogio mogio,
massaggiandosi la mano, si allontana dalla villa...
605. PENSIONE FRANTI. INGRESSO. INTERNO SERA PIOGGIA
Franti è nell’ingresso della pensione gestita dalla madre. Si stringe a
lei cercando conforto mentre da fuori incalza la burrasca.
MADRE FRANTI
Sei tutto fradicio…ma cosa hai
fatto?
Il ragazzo si stringe nelle spalle, singhiozza:
FRANTI
VOCE ROTTA)
Olga, la sorella di Votini, mi odia!
(CON
548
(CONSOLATORIA)
Ma no... te l’ha detto lei?
MADRE
FRANTI
FRANTI
L’ha detto a suo fratello!
Per la prima volta lo vediamo scoppiare in lacrime sul petto della
donna che cerca, con tenero impegno ma scarsa convinzione, di
consolarlo:
MADRE FRANTI
Ma su, son cose che si dicono...
C’è un vecchio detto, che vale in
affari come nell'amicizia: chi
disprezza vuol solo comprare...
Lui si stacca dalla madre e la guarda, colpito; ha il volto ancora
umido di lacrime, ma ha smesso di piangere.
FRANTI
Davvero?
Lei fa un segno di croce sul petto.
MADRE
FRANTI
Giuro. Ti pare che mentirei a mio
figlio? Lasciala perdere per un
po’... E vedrai che verrà lei a cercarti...
Dici?
FRANTI
Abbozza un sorriso. E la mamma annuisce con forza, ripetendo:
MADRE FRANTI
Giuro! Ma ora vai a casa a
cambiarti che è tardi e la nonna è
sola.
Il ragazzo, di nuovo sollevato, si affretta verso la porta...
549
606. CASA FRANTI. INGRESSO. INTERNO SERA
Una raffica violenta di pioggia si fa sentire sui vetri della finestra.
L’oscurità della stanza d’ingresso è rotta soltanto dal fascio di luce
che proviene dal salotto attraverso lo spiraglio della porta socchiusa.
Usando la chiave, Franti apre la porta ed entra chiamando:
FRANTI
Nonna, sono io!...
Nessuno risponde. A tratti, con i bagliori sempre più intensi e
ravvicinati delle saette, s'intravede una tenda che svolazza, segno
che una finestra é rimasta aperta. Franti si avvicina, la chiude, poi
ripete a voce più alta:
... Nonna!!
FRANTI
Nessuna risposta. Solo l'acqua che turbina sui vetri, accompagnata
dal sibilo del vento che s'insinua fra gli infissi, crea una sorta di
lamento irreale, quindi pauroso.
Preoccupato il ragazzo si affretta verso la porta del salotto la
spalanca ed...
607. CASA FRANTI. SALOTTO. INTERNO SERA
... entra. Fa appena in tempo a vedere la povera vecchia, seduta
nella sua poltrona, la bocca coperta da un fazzoletto annodato come
un bavaglio, che lo guarda con occhi nei quali si legge una muta
invocazione...
... e subito due braccia poderose afferrano Franti alle spalle e lo
immobilizzano. Qualcuno gli punta un coltello alla gola.
PRIMO LADRO
Zitto e fermo, se vuoi campare!
Dall’ombra sbuca un secondo malvivente; ha una coppola calcata
in testa fino alle orecchie e un fazzoletto annodato dietro la nuca
che gli nasconde la metà inferiore del volto. L’uomo si para davanti
alla nonna e le strappa il bavaglio ordinando:
SECONDO LADRO
550
Fuori i soldi, o vi scanniamo! Te e
lui!
L’anziana donna supplica ansimando:
NONNA FRANTI
Per l’amor di Dio non fate nulla al
ragazzo!
Si leva con mani tremanti dalle orecchie un paio di orecchini e li offre
al rapinatore. Il malvivente si abbassa verso di lei:
SECONDO LADRO
Te la vuoi cavare con la chincaglieria?! I soldi, brutta vecchiaccia!
I soldi o lo ammazzo davanti a
te!...
Inaspettatamente la vecchia protende le mani, gli si aggrappa al
collo e lo tira a sé; lui tenta di liberarsi con uno strappo ma lei non
cede, lo tiene stretto con forza disperata e, poiché non può
muovere le gambe paralizzate, finisce trascinata con lui a terra,
mentre...
... Franti, con un istintivo gesto di rabbia, gridando...
FRANTI
Lasciatela!
Vigliacchi!!...
Lasciatela!
... tenta con uno sforzo disperato di svincolarsi dalla morsa dell’altro
ladro.
E intanto, nello sforzo per liberarsi dalla stretta caparbia della
vecchia, il secondo ladro perde la coppola, e il fazzoletto gli si
abbassa sul petto scoprendo il volto. La nonna di Franti lo riconosce
e, lasciando la presa, esclama, stupefatta:
NONNA FRANTI
Ma tu... sei il figlio del Mozzoni....
Vistosi riconosciuto il malvivente alza il coltello per ucciderla...
551
... ma proprio in quell’istante, Franti, con un gesto istintivo di rabbia,
scalcia, s’inarca, riesce a divincolarsi e si scaglia in un tuffo
disperato.
E’ un attimo: il coltello che il rapinatore cala sul corpo della vecchia
trova invece il ragazzo e gli trafigge il fianco.
Franti si accascia al suolo con un sommesso grido di dolore. Uno dei
due rapinatori dice a bassa voce, spaventato:
PRIMO LADRO
L’hai ammazzato!?... (poi tende
l’orecchio) Viene gente! Filiamo!
I due fuggono. Vedendo il nipote a terra accanto a sé, ferito e
sanguinante la nonna urla:
NONNA FRANTI
Che ti hanno fatto? Aiuto! Aiuto!
Franti fa per risollevarsi...
FRANTI
Non è niente...nonna, niente…un
graffio…
Poi si tocca il fianco destro e si guarda la mano: è tutta
insanguinata. Franti stravolge gli occhi e crolla giù, svenuto.
608. FERROVIA. ESTERNO GIORNO
Un treno a vapore esce sbuffando da una galleria.
609.TRENO IN MOTO. SCOMPARTIMENTO. INTERNO GIORNO
Giulio è seduto in uno scompartimento vuoto.
Dai suoi occhi, fissi e come allucinati sul paesaggio che fugge oltre il
finestrino, scorrono lacrime silenziose.
610. COLLINA DI SAN SECONDO. ESTERNO GIORNO
Tra i filari di una vigna, Garrone padre sta lavorando. Una voce lo
chiama...
552
GARRONE
Papà! Papà!!...
OFF
L’uomo si volta e vede il figlio che, di corsa, lo raggiunge; Garrone
padre sorride; abbraccia il ragazzo ma subito gli chiede, preoccupato:
GARRONE PADRE
Sei sicuro che non ti
seguito?
No, papà.
hanno
GARRONE
GARRONE PADRE
Era meglio che venivi di domenica.
Non avevi scuola stamattina?
Il ragazzo fa un sorriso furbo.
GARRONE
L’ho fatto apposta. Se mi
sorvegliano, mi hanno visto
entrare a scuola. Ma io sono
uscito dalla porta di dietro... e loro
credono che sia ancora dentro...
Garrone padre accarezza la testa del figlio, ma il suo volto s’oscura.
GARRONE
PADRE
Non ti fidare. Quelli sono furbi. La
furbizia è il loro mestiere, non il
nostro. Comunque tieni: ho qualche lira da darti...
Estrae di tasca alcune monete e le fa cadere nel taschino della
giacchetta indossata dal ragazzo, aggiungendo con finta severità:
GARRONE
... Ma falle durare, nèh?
PADRE
Il ragazzo annuisce, serio. E il ferroviere gli domanda, accorato:
553
GARRONE PADRE
Notizie del maestro Perboni?... (il
figlio fa segno di no, e suo
padre
aggiunge
tristemente) … Quello che gli è
successo è… è colpa mia, non è
vero?
Le sue parole suonano come una constatazione piuttosto che come
una domanda. Non c’è bisogno che il figlio confermi. L’uomo volge lo
sguardo verso il lontano orizzonte dove, sullo sfondo del cielo
azzurrissimo, si staglia il profilo delle Alpi e mormora con voce rotta
dall’emozione:
GARRONE PADRE
Il tuo maestro è un grand’uomo.
Ricordalo!...
GARRONE
Lo so, papà, lo so.
GARRONE
PADRE
... Io, invece, non combino che
guai. Anche quel ch’è capitato a...
a tua madre... è colpa mia.
GARRONE
No, papà! Non è vero!
Si slancia tra le braccia del padre e restano così, strettamente
avvinti, in un abbraccio che rinsalda il loro affetto e la loro unione di
fronte alla tragedia che li ha colpiti. Ma d’un tratto il viso del
ferroviere muta espressione, diventa duro, cattivo, mentre sussurra
a fior di labbra spingendo il figlio a buttarsi giù, a sdraiarsi tra i
filari...
GARRONE PADRE
Giù! Mettiti giù!!
GARRONE
Perché, papà... Che...
GARRONE PADRE
554
Buttati giù, ti dico! E striscia via!
Subito!! Senza far rumore!...
Il ragazzo ubbidisce. La “ragione” del comportamento di Garrone
padre è la comparsa a distanza, ai confini della vigna, di un
gendarme; l’uomo imbraccia il fucile ed avanza in direzione del
ferroviere...
... il quale, mentre il figlio strisciando tra i filari si allontana, comincia
ad arretrare nella direzione opposta a quella da cui avanza il
gendarme.
Ma, anche da quella parte, un altro gendarme e un funzionario in
borghese (lo stesso – lo riconosciamo – che ha compiuto la visita
notturna a Perboni), con le armi in pugno puntate contro il
ferroviere, vengono verso di lui.
Garrone volge disperatamente lo sguardo nelle altre direzioni, ma
vede...
... altri gendarmi, due o tre, che convergono su di lui dagli altri lati
del campo, mentre la voce del commissario grida aspra:
COMMISSARIO
Garrone
Ferdinando!
Sei
in
arresto!... Fermati e alza le mani, o
spariamo!
Il ferroviere capisce che non ha scampo; è circondato; allora si
rassegna; alza le mani e attende, immobile, che vengano a
prenderlo...
Accovacciato a terra, nascosto dai filari, il figlio vede da lontano i
gendarmi che mettono i ferri a suo padre; con le lacrime agli occhi
batte ritmicamente i pugni sulla terra, in un gesto disperato di
rabbia impotente.
611. OSPEDALE. CORRIDOIO. INTERNO POMERIGGIO
Giulio, pallido e ansioso, percorre di corsa il corridoio dell’ospedale.
Davanti alla porta di una stanza quasi si scontra con suor Maria che
ne sta uscendo insieme ad un’altra suora. Giulio esclama:
555
PERBONI
Suor Maria! Come sta!?... Dov’è!?
E come se, dopo una troppo lunga tensione, i suoi nervi crollassero
di colpo, le sue mani tremano, sta quasi per piangere. La suora
l’abbraccia:
SUOR MARIA
Su, si calmi, non voglio che lei lo
veda così.
Giulio si sforza di calmarsi. Fa un cenno di assenso per dire che “è
pronto”. Suor Maria lo accompagna dentro la stanza.
612. OSPEDALE. STANZA MARGHERITA. INTERNO POMERIGGIO
Giulio si avvicina al letto dove giace Margherita e si siede su una
sedia, accanto a lei. La ragazza, pallidissima, è assopita. Giulio
guarda interrogativamente la suora.
SUOR MARIA
(ANNUENDO)
Le parli. Sapere che lei le sta
accanto le farà bene, ne sono
certa.
PERBONI
Margherita… sono io, Giulio...
La ragazza solleva le palpebre e non appena vede Giulio una ruga le
increspa la fronte, sembra sorpresa, quasi spaventata...
MARGHERITA
Sei qui… perché?... Non... non
dovevi…
Giulio le bacia la mano.
PERBONI
Sono qui... e non ti lascerò Margherita… da qui ce ne andremo
via insieme.
556
Margherita tentenna debolmente il capo mentre due lacrime le
scorrono sul volto esangue, e mormora faticosamente, con voce
rotta dall’emozione:
MARGHERITA
Non... non sentirti obbligato... non
voglio pietà...
Vorrebbe ancora parlare, ma Giulio le chiude le labbra con un dito.
PERBONI
Non è vero, non parlare così...
Spero solo che un giorno tu possa
perdonarmi per il male che ti ho
fatto...
Margherita lo invita ad avvicinarsi. Giulio accosta il suo viso a quello
della ragazza che sussurra flebilmente:
MARGHERITA
Vai da Franti... è qui...
PERBONI
(SORPRESO)
Franti?
E’ ferito.
MARGHERITA
SUOR MARIA
Le racconterò io che cosa è
accaduto. Ma adesso venga. Non
bisogna farla stancare.
Con risoluta dolcezza porta via il maestro dal lettino di Margherita...
613. OSPEDALE. CORRIDOIO. INTERNO POMERIGGIO
Uscendo dalla stanza, il maestro e la suora s’imbattono nel direttore
che sta arrivando proprio in quel momento. Nel vedere Giulio, l’uomo
esclama sorpreso:
DIRETTORE
Maestro Perboni! Lei è qui…
557
Giulio fissa il suo superiore con un’occhiata intensa, come per
trasmettergli un messaggio che va oltre il senso letterale delle
parole che sta per dire:
PERBONI
(SOTTOLINEANDO)
E resterò a Torino, direttore. Almeno finché Margherita non sarà
guarita, niente e nessuno
potranno allontanarmi da questa
città.
Il messaggio viene perfettamente recepito. Il direttore approva:
DIRETTORE
Ma si capisce. (alla suora) Come
sta la signorina Capuano? Pensa
che potrei...
SUOR MARIA (CORTESE MA
FERMA)
E’ molto debole, signor direttore.
Meglio non affaticarla.
DIRETTORE
Certamente. Vuol dire che saranno
così cortesi da salutarmela loro.
Magari,
ripasserò
per
avere
notizie...
SUOR MARIA
La ringrazio a nome di Margherita.
PERBONI
La ringrazio anch’io, direttore.
DIRETTORE
Per carità, non mi ringrazi!... Anzi,
appena le è possibile, passi un
momento nel mio in ufficio. Dovrei
parlarle...
558
E con questa frase alquanto ambigua, accompagnata da un mezzo
sorriso che lo è altrettanto, il direttore, con un rapido inchino alla
suora, si congeda e si avvia verso l’uscita in fondo.
Suor Maria prende Giulio per un braccio.
SUOR MARIA
Venga, andiamo dal ragazzo...
Si avviano nella direzione opposta.
614. OSPEDALE. STANZA FRANTI. INTERNO GIORNO
Suor Maria entra per prima nella stanza dov’è ricoverato Franti.
Accanto al capezzale del ragazzo c’è la madre. Franti, seduto nel
letto, ha il torace fasciato ed è fuori pericolo, ma appare pallido e
debole a causa del sangue perso. La suora sorride ai due,
annunciando:
SUOR MARIA
Guardate chi vi ho portato...
E si fa da parte per lasciar entrare Giulio. Al vederlo apparire la
signora Franti si alza, salutandolo con gioia...
MADRE FRANTI
Maestro Perboni! Come sono
contenta che sia tornato!
FRANTI
Signor maestro!
Il ragazzo rivolge a Giulio un largo sorriso. Giulio stringe in fretta la
mano alla signora Franti, poi si accosta al letto del suo alunno e lo
abbraccia teneramente:
PERBONI
Non ti posso lasciare un momento
da solo che subito combini dei
guai...
Ma io...
FRANTI
559
PERBONI
Lo so, lo so cosa hai fatto... non
dovrei dirtelo sennò ti monti la
testa, ma sono fiero di te...
FRANTI
E' tornato per riprendere il suo
posto, non è vero?
Giulio fa segno di no.
PERBONI
Sono venuto per stare accanto
alla signorina Margherita.
FRANTI
Perché, come sta adesso?
PERBONI
Male, purtroppo...
(OSCURANDOSI)
FRANTI
(CON CALORE)
Va tutto a rovescio!... Lei deve
fare qualcosa, signor maestro. Da
quando lei è via non ne va dritta
una. Anche la squadra si sta
sfasciando! Quelli del convitto ci
prendono in giro. Dicono che
siamo schiappe! E ce lo vengono a
gridare anche davanti alla scuola!
(si agita nel letto) Un giorno o
l’altro finisce male!…
Il maestro lo prende affettuosamente per le spalle sussurrandogli
con fermezza...
PERBONI
Oh là là…calmo, calmo…ci vuole
pazienza nelle cose, non l'hai
ancora capito eh, testone?
MADRE FRANTI
560
Ecco! Glielo dica anche lei, signor
maestro! Non fa che smaniare,
agitarsi!…
FRANTI
Lei ha detto che non bisogna mai
arrendersi!
PERBONI
Certo! Ma se vuoi veramente
aiutare i tuoi compagni devi stare
tranquillo; devi sbrigarti a guarire.
La squadra ha bisogno di te... e
quest’anno hai pure gli esami, non
te lo scordare.
Fa un affettuoso gesto di minaccia, cui aggiunge un leggero buffetto
sulla guancia.
615. CASA PERBONI. INTERNO SERA
Giulio è intento a disfare la valigia – cosa di cui, dal suo arrivo in
città, non ha avuto ancora il tempo di occuparsi –. Sente bussare
alla porta e va ad aprire un po’ preoccupato, forse temendo una
nuova visita della polizia. Invece è Garrone. Giulio lo accoglie con
sollievo. Lo abbraccia, lo fa entrare...
PERBONI
Garrone! Entra. Chi ti ha detto che
ero tornato?
GARRONE
Franti. Sono passato in ospedale
per sapere come stavano lui e la
signorina Margherita.
PERBONI
E tuo padre? Sta bene?
Il ragazzo non risponde subito, ma il maestro si accorge
immediatamente che ha le lacrime agli occhi e chiede con ansia:
561
Ma che
successo?
PERBONI
c’è?! Che
cosa
è
GARRONE
Lo hanno arrestato! Ieri mattina!
Sono andato a trovarlo, su a San
Secondo. I poliziotti m’hanno
seguito. Credevo di averli seminati. Che stupido!!... (scoppia in
un pianto dirotto) Li ho portati
da lui! Sono stato io, sono stato
io!!…
Si precipita fra le braccia del maestro che lo stringe a sé,
confortandolo.
PERBONI
No, no, non dire così!... Ci
sarebbero
riusciti
comunque,
prima o poi. Non si può sfuggire a
quella
gente...
Ora
calmati,
ascoltami...
Il ragazzo ritrova piano piano il controllo, mentre Giulio continua con
tono pacato, rassicurante:
PERBONI
Stanotte resti qui. Domattina
andremo insieme a scuola. Devo
parlare con il direttore. Dopo
cercherò l’avvocato Nobis e l’ingegner Bottini. Si erano offerti di
aiutarci, ti ricordi?
Garrone, tirando su rumorosamente col naso, fa segno di sì.
PERBONI
Tuo padre non resterà solo, te lo
prometto. Vedrai che lo tireremo
fuori...
Uni timida speranza si riaffaccia sul volto del ragazzo, accompagnata
dall’ombra, tra le lacrime, di un tenue sorriso.
562
616. PIAZZALE SCUOLA. ESTERNO MATTINA
Assieme a Garrone Giulio scende dall'omnibus. Non è l’ora consueta
dell’inizio delle lezioni e il piazzale è deserto. Mentre si avviano verso
l’ingresso della scuola, il maestro dà un’occhiata al proprio orologio
da taschino e dice a Garrone:
PERBONI
Tra qualche minuto ci sarà
l’intervallo. Ti unirai ai tuoi
compagni, mentre io andrò dal
direttore. A fine lezioni ti
aspetterò qui.
Li vediamo entrare nel portone dell’istituto...
617. SCUOLA. CORRIDOIO AULE. INTERNO MATTINA
Il bidello attraversa il lungo corridoio agitando la campanella e
ripetendo a voce alta:
BIDELLO
Finis!… Finis!……. Finis!...
Vede apparire in fondo al corridoio Garrone e gli chiede in tono
polemico:
BIDELLO
Ohè, a quest’ora ti presenti, tu?
GARRONE
Ho avuto un problema…
BIDELLO
Ma non mi dire! (si allontana
scuotendo la testa
ironicamente) Oh, bambin!
L’orario non è mica una roba
facoltativa!… (e riprende il suo
annuncio a voce alta) Finis!…
Finis!...
563
Frotte di scolari di tutte le classi invadono il corridoio; tra essi anche
i compagni di Garrone che subito lo vedono e gli si affollano intorno
tempestandolo di domande:
VOCI COMPAGNI
Garrone! Sono due giorni che non
ti fai vedere! Dove ti sei cacciato?
Garrone li invita alla calma.
GARRONE
Piano! Vi racconto tutto, ma voi la
sapete, la novità?
DEROSSI
Che novità?
GARRONE
Il maestro è tornato!
Un piccolo coro di voci esultanti saluta l’annuncio:
CORO VOCI COMPAGNI
Perboni??!!
GARRONE
Sono venuto con lui!
ENRICO
E dov’è adesso?
GARRONE
Dal direttore. Dovevano parlare...
Subito i ragazzi si rabbuiano, preoccupati, e Nobis domanda...
NOBIS
Di che cosa?
Garrone si stringe nelle spalle.
GARRONE
Non me l’ha detto.
564
Enrico, Derossi, Nobis, Votini scambiano una occhiata tesa,
preoccupata.
618. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE. INTERNO MATTINA
Il direttore è in piedi, dietro la propria scrivania e addita a Perboni la
sedia destinata ai visitatori.
DIRETTORE
Si accomodi, si accomodi, maestro
Perboni...
Si stringono la mano attraverso lo scrittoio, poi si siedono. Il
direttore, i gomiti poggiati sui braccioli della sua poltrona, le dita
delle mani incrociate davanti al petto, sembra riflettere; Giulio
rimane rigido, in attesa; dopo un discreto silenzio l’altro esordisce
con un sospiro:
DIRETTORE
C’era proprio bisogno di
scomodare ministri e
provveditori?
PERBONI
Non so di che sta parlando,
direttore...
DIRETTORE
Non vorrà negare, spero, di essere
un po’ una testa calda. Con tutta
la stima, certi... certi suoi
comportamenti mi hanno
obbligato... spero che lo abbia
capito, a prendere i provvedimenti
che ho preso nei suoi confronti.
PERBONI
Io non li ho mai messi in
discussione...
DIRETTORE
565
E allora perché, domando io...
Perché?
Giulio appare sconcertato.
PERBONI
“Perché” che cosa? Non capisco.
Il direttore lo sbircia, incerto se credergli o no.
DIRETTORE
Lei non sapeva che l’avvocato
Nobis è originario di Cuneo?... Per
l’esattezza, di Dronero?... (il
maestro fa segno di no e il
direttore continua) E che è
stato, sembra, amico d’infanzia
del ministro Giolitti?
PERBONI
Dove vuole arrivare, direttore?
619. SCUOLA. CORRIDOIO UFFICIO DIRETTORE. INTERNO MATTINA
Scopriamo che, nel corridoio su cui si affaccia l’ufficio, quattro degli
allievi di Giulio: Derossi, Votini, Nobis e Stardi sono acquattati in
ascolto; il primo tiene l’occhio al buco della serratura, il secondo e il
terzo hanno l’orecchio accostato alla porta e il quarto, di vedetta,
controlla le estremità del corridoio per vedere se arrivi qualcuno. A
sentir parlare di suo padre il giovane Nobis ammicca con un
sorrisetto di orgoglio, mentre dall’interno continuano a giungere,
anche se soffocate dalla porta, le voci del direttore e del maestro...
DIRETTORE OFF
Non è stato lei a chiedere all’avvocato di intervenire presso il
ministro perché il suo allontanamento fosse revocato con effetto
immediato?
Derossi fa una
compagno...
smorfietta
di
ammirazione
all’indirizzo
566
del
Non ne
niente.
PERBONI
sapevo assolutamente
620. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE. INTERNO MATTINA
DIRETTORE
Tanto più che... lei non ci crederà,
ma stavo io stesso per richiamarla
in servizio... (con un sorrisetto
tra il burbero e il divertito)...
Persino il suo sostituto ha
perorato la causa del suo ritorno!
Sorride debolmente anche Giulio, mentre...
621. SCUOLA. CORRIDOIO UFFICIO DIRETTORE. INTERNO MATTINA
... in anticamera i quattro ragazzi, eccitatissimi, levano in alto i pugni
serrati, in un silenzioso ma non per questo meno entusiastico
“hurrà!”
622. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE. INTERNO MATTINA
Intanto il direttore – subito imitato da Giulio – si è alzato; girando
intorno alla scrivania e avviandosi verso la porta, continua in tono
paternalistico anche se più cordiale:
DIRETTORE
Venga che l’accompagno a
riprendere possesso della sua
classe.
PERBONI
La ringrazio. Riprenderò contatto
con i ragazzi: ho alcune cose da
discutere con loro. Ma sono
costretto a pregarla di farmi sostituire per qualche giorno ancora.
Voglio restare accanto alla
signorina Capuano...
DIRETTORE
567
Senza dubbio, senza dubbio!... Ma,
la prego anch’io... in avvenire,
piano con i colpi di testa e le
novità! Soprattutto se
distraggono i ragazzi dallo
studio...
PERBONI
(CON UN SORRISO)
Se è al foot-ball che allude,
direttore, sarò costretto ad
insistere. Per i ragazzi è diventato
un punto d’onore. C’è una
sconfitta da riscattare...
Il direttore fa recisi segni di negazione con la testa, ma Giulio
continua con calore:
PERBONI
... Mi creda, direttore,
impareranno più da questa partita
che da un anno di scuola. Lei sa
cosa vuol dire “spirito di corpo”;
in passato lei ha servito il paese
sul campo, e so che si è fatto
onore...
Indica la preziosa statuetta di porcellana, raffigurante il dragone alla
carica, che il direttore ha sempre sulla sua scrivania . Il richiamo di
Perboni a quel passato fa vibrare nel cuore del direttore la corda
della commozione.
L’uomo si ferma, in evidente imbarazzo e, masticando i propri
ricordi, riflette intensamente a quanto Giulio gli ha detto. A un tratto
mormora con un certo turbamento, più a se stesso che al suo
interlocutore:
DIRETTORE
Ero poco più che un ragazzo,
allora...che c'entra…
Ma poi, di colpo, erige il petto e la testa, fissa Perboni dritto negli
occhi e dice con fermezza:
DIRETTORE
568
... E sia. Ma badi, Perboni. Allora
fummo costretti a mandar giù i
bocconi amari di Lissa e Custoza.
(con un’ombra di sorriso)
Tutto potrei sopportare, ma non
un’altra sconfitta!
Anche Giulio sorride, soddisfatto.
Non accadrà!
PERBONI
Gli tende la mano in un gesto franco di sincera amicizia destinato a
seppellire tutte le vecchie ruggini, e il Direttore, dopo appena un
attimo di esitazione, glie la stringe con calore; poi apre la porta
dell’ufficio invitando il maestro ad uscire per primo.
623. SCUOLA. CORRIDOIO UFFICIO DIRETTORE. INTERNO MATTINA
Ma appena mette il naso fuori della porta, Giulio coglie con la coda
dell’occhio ad una estremità del corridoio lo svolazzo di un grembiule
scolastico che sparisce veloce oltre l’angolo delle scale. Capisce al
volo, e un sorrisino gli piega le labbra. Il direttore, che esce dopo di
lui, sembra cogliere sul suo volto quello strano guizzo divertito e
chiede:
DIRETTORE
Cos’è, maestro Perboni, perché
ride?
PERBONI
(RICOMPONENDOSI)
Niente, direttore, niente... (finto
ingenuo) Pensi, quando i ragazzi
lo sapranno...
624. AULA SCOLASTICA. INTERNO GIORNO
La classe, intanto, sta rientrando in aula dopo la fine dell’intervallo. Il
maestro Artuffo, già seduto in cattedra, osserva i ragazzi con
sorpresa mista a curiosità. Ci sono anche Votini, DeRossi, Nobis e
Stardi, rientrati dalla loro “missione di spionaggio”; e sembrano
pervasi tutti da un’intima e generale eccitazione: faccette rosse,
occhi lucenti che sprizzano scintille di gioia, scambio di gomitatine e
569
di frasette sussurrate a mezza bocca mentre vanno a riprendere i
loro posti; soltanto Garrone (che si è unito ai suoi compagni) ha
troppi guai personali per partecipare esteriormente a quella corale
manifestazione di felicità.
Il maestro Artuffo sta per chiedere la ragione di quell’eccitazione,
ma la porta si riapre per far entrare il direttore accompagnato da
Perboni.
L’intera classe, come per un’intesa concordata, scatta in piedi e
resta sull’attenti, in silenzio. Il Direttore e il supplente appaiono
sorpresi, sconcertati; il solo Perboni fissa “i suoi polli” con l’aria
sorniona di aver già capito. Il direttore si schiarisce la voce...
DIRETTORE
Hemm-hmm... Maestro Artuffo...
(alla scolaresca) Ragazzi...
Fa una pausa, come se aspettasse reazioni che invece non vengono.
I ragazzi restano in piedi, rigidi, seri e silenziosi, come un plotone di
marines. Il direttore è decisamente perplesso. Si limita a mormorare
un...
DIRETTORE
Beh... siete contenti, spero, di
rivedere il...
Dall’intera classe si leva un corale, tonante:
INTERA CLASSE
Sissignore!!
... che fa quasi fare un saltino indietro al direttore. Si riprende e
rivolge un breve sorriso al maestro Artuffo.
DIRETTORE
Sarà contento anche lei,
immagino...
ARTUFFO
Certamente, signor direttore... (a
Perboni) Sono felice di restituirti
le briglie. Anche se... (sorride ai
ragazzi) Beh, sono dei veri
570
diavoli, ma oltre ad essere ben
preparati, quando vogliono hanno
un gran cuore...
Si capisce dal timbro della voce che è un tantino commosso.
Scende dalla cattedra e simbolicamente la “offre” a Perboni. Giulio
annuisce con un malinconico sorriso:
PERBONI
Grazie, Artuffo...
DIRETTORE
Bene. E ora, maestro Perboni,
(agli alunni) ragazzi... Non mi
resta che augurarvi buon lavoro.
E tutti gli alunni, in coro rispondono come un sol uomo:
INTERA CLASSE
Grazie, signor direttore!!
Nuovo sconcerto del direttore che si avvia alla porta dicendo
sottovoce a Artuffo:
DIRETTORE
Venga, vorrei parlare con lei del
suo futuro.
I due escono e il direttore richiude la porta dell’aula...
625. SCUOLA. CORRIDOIO AULE. INTERNO GIORNO
L’ha appena fatto che dall’aula risuona come un grido di guerra il
coro degli studenti:
INTERA CLASSE
OFF
Per il maestro Perboni! Hip-hiphip–Urràh!!
... così fragoroso che il direttore rinsacca la testa nelle spalle,
esclamando con una smorfietta sofferente:
DIRETTORE
571
Ecco: volevo ben dire!
Ma immediatamente giunge un secondo grido:
INTERA CLASSE
Per il signor direttore! Hip-hip-hip–
Urràh!!
Il volto del direttore si rischiara di colpo e scambia con Artuffo
un’occhiata di compiaciuta sorpresa. Poi si avvia con il sostituto
verso le scale.
626. AULA SCOLASTICA. INTERNO GIORNO
Giulio non è salito in cattedra; vi si è invece appoggiato con la
schiena rimanendo in piedi, rivolto alla classe, e tutti i ragazzi,
lasciando i propri posti gli si sono affollati affettuosamente intorno.
Lui gli fa cenno di calmarsi.
PERBONI
Adesso basta, ragazzi. Non
occorre che vi dica niente. Non ce
n’è bisogno, perché sapete già
tutto. O sbaglio?
I ragazzi scoppiano a ridere...
PERBONI
So anche... (li guarda con
severità) che vi state, come
posso dire?... (ironico) rilassando. Avete ricominciato a litigare
tra voi... Questo non va bene.
Riprenderemo gli allenamenti, ma il
foot-ball non dovrà interferire con
gli studi. Promesso?
INTERA CLASSE
Promesso!
PERBONI
Se appena mi accorgo che per il
gioco trascurate la preparazione
572
agli esami, sarò io che dirò basta.
D’accordo?
I ragazzi annuiscono
PERBONI
Ora smettetela di fare il coro e
state zitti. Impiegherò il tempo
che ci resta con una storia che
dovrebbe insegnarvi qualcosa,
perché è la storia di un ragazzino
che non si lasciò vincere dalle
avversità e dalle difficoltà, e non
si perse mai di coraggio... Aveva
dieci anni, come voi... Il giorno
dopo la battaglia di Solferino e
San Martino, in una mattina di
giugno dell’anno...(guarda in
giro) Quale anno? Chi di voi lo
sa?
Il 1859?
DEROSSI
Il maestro conferma:
PERBONI
Giusto, bravo DeRossi…In una
bella mattina di giugno dell’anno
1859…
627. EST. CAMPAGNA LOMBARDA E CASALE RUSTICO. GIORNO
... un tratto della campagna lombarda, illuminata dal sole del
mattino. Una strada di terra battuta è percorsa al passo da un
drappello di cavalleggeri. E su quest’immagine, mentre continua la
voce del maestro, appare sovrimpressa la scritta
PERBONI
OFF
...un drappello di cavalleggeri dell’esercito piemontese esplorava la
573
campagna, e tutti guardavano
attentamente davanti a sé, in
attesa di vedere da un momento
all’altro biancheggiare fra gli alberi
le divise degli avamposti
austriaci...
Guidano il drappello un ufficiale e un sergente. Giungono a una
casetta rustica circondata di frassini e ontani, davanti alla quale se
ne sta tutto solo un ragazzo che, con un coltello, scorteccia un
piccolo ramo per farsene un bastone; da una finestra della casa
pende una drappo tricolore. Appena vede i cavalleggieri, il ragazzo
butta via il bastone e si leva il berretto. E’ un bel ragazzo, con gli
occhi grandi e celesti e i capelli biondi: è in maniche di camicia e
mostra il petto nudo. L’ufficiale, ferma il cavallo.
UFFICIALE
Ragazzo, c’è nessuno in casa?
RAGAZZO
Nessuno. Sono fuggiti tutti, per
paura della guerra.
UFFICIALE
E tu? Non sei fuggito con la tua
famiglia?
RAGAZZO
(DURO)
Io? Io non ho più famiglia. Mio
padre e mia madre li hanno
ammazzati gli austriaci!
L’ufficiale salta giù da cavallo e gli si avvicina.
UFFICIALE
E dimmi, dove sono gli austriaci,
ora?
RAGAZZO
Non lo so. Non ne vedo nessuno
da tre giorni.
574
L’ufficiale sembra valutare con occhio critico l’altezza della casa. Poi
commenta, rivolgendosi al sergente che è sceso da cavallo anche
lui...
UFFICIALE
Dal tetto non si vedrebbe più di
quel che si vede da qui. Bisogna
salire su quell’albero...
Proprio davanti alla casa si drizza un frassino altissimo e sottile, che
dondola la vetta nell’azzurro. L’ufficiale guarda l’albero, poi il
sergente, che scuote la testa...
SERGENTE
Signor tenente, il peso di uno di
noi lo farebbe curvare... forse
spezzare...
Il ragazzo si fa avanti, deciso:
RAGAZZO
Ci salgo io, signore! Lo faccio
sempre. Si curva un poco, ma non
si è mai spezzato!
L’ufficiale lo guarda, come per pesare la proposta.
UFFICIALE
E hai una buona vista? Sapresti
dirmi se ci sono soldati austriaci
da quella parte, nuvoli di polvere,
fucili che luccicano, cavalli?
RAGAZZO
Sicuro! Io vedo un passero lontano
un miglio.
UFFICIALE
E che cosa vuoi per farmi questo
servizio?
RAGAZZO
(AMARO)
575
Che cosa voglio? Niente. E’ un
dovere.
L’ufficiale lo fissa per un istante in silenzio; poi non sa trattenere
un'altra rapida, carezza sul capo del ragazzo, e dice con tono
secco.
UFFICIALE
Bene. Va su dunque.
Il ragazzo si leva le scarpe, si stringe la cinghia dei calzoni, butta
nell’erba il berretto e abbraccia il tronco del frassino.
UFFICIALE
No…Aspetta...
Fa l’atto di trattenerlo, come preso da un timore improvviso. Il
ragazzo si volta a guardarlo, coi suoi begli occhi celesti,
interrogativi.
UFFICIALE
... Niente. Va su. Ma sta attento!...
Il ragazzo spicca un balzo e va su come un gatto. In pochi momenti
è sulla cima dell’albero, avviticchiato al fusto, ma col busto
scoperto, i suoi capelli luccicano come oro alla luce del sole. Ormai lo
si vede appena, tanto è piccolo lassù...
Il ragazzo stacca una mano dall’albero, la porta a riparare gli occhi
dal sole e comincia a scrutare la campagna.
UFFICIALE
Che cosa vedi?
Il ragazzo china il viso verso di lui, e facendosi portavoce della mano,
risponde:
RAGAZZO
Due uomini a cavallo, sulla strada
bianca.
UFFICIALE
A che distanza di qui?
576
RAGAZZO
Mezzo miglio.
UFFICIALE
Che altro vedi? Guarda a destra.
Il ragazzo guarda a destra. Poi dice:
RAGAZZO
Vicino al cimitero, tra gli alberi, c’è
qualche
cosa
che
luccica.
Sembrano baionette.
Vedi gente?
UFFICIALE
RAGAZZO
No. Ma possono stare nascosti nel
grano.
In quel momento un fischio di palla acutissimo passa alto per l’aria e
va a morire lontano dietro la casa.
UFFICIALE
Scendi, ragazzo! T’hanno visto.
Vieni giù.
RAGAZZO
Non ho paura.
UFFICIALE
Scendi, ti dico!...
Il ragazzo non si muove, continua a scrutare la campagna: e in quel
momento un altro fischio più acuto e più basso del primo taglia
l’aria. Il ragazzo esclama:
RAGAZZO
Accidenti! Ce l’hanno proprio con
me!
La palla gli è passata vicinissima.
577
UFFICIALE
Vieni giù, ti ho detto!!
RAGAZZO
Scendo subito. Ma l’albero mi
ripara, non abbia paura. Non vuole
sapere che cosa vedo a sinistra?
UFFICIALE
Ti ordino di scendere!
Il ragazzo sporge il busto dalla parte sinistra e dice:
RAGAZZO
A sinistra... dove c’è una cappella,
ci sono molti soldati appostati
dietro il muro di cin...
Un terzo fischio rabbioso. Il ragazzo smette di parlare. Lo si vede
trattenersi per un attimo al fusto ed ai rami, e poi venir giù,
precipitando a capo fitto colle braccia aperte. Batte la schiena per
terra e resta disteso con le braccia larghe, supino; un rigagnolo di
sangue gli sgorga dal petto, a sinistra.
Maledizione!
UFFICIALE
(URLANDO)
Accorre verso il corpicino. Altri due soldati saltano giù da cavallo e
insieme al sergente lo raggiungono. L’ufficiale si china sul ragazzo e
gli apre la camicia: gli preme la mano sul petto per ascoltare i battiti
del cuore, ed impallidisce; è commosso; lo adagia col capo sull’erba;
s’alza, s’avvicina alla casa, leva dalla finestra la bandiera tricolore e
la distende come un drappo funebre sul piccolo morto, lasciandogli il
viso scoperto. Il sergente raccoglie a fianco del morto le scarpe, il
berretto, il bastoncino e il coltello. Stanno ancora un momento
silenziosi; poi l’ufficiale si rivolge al sergente:
UFFICIALE
Lo manderemo a pigliare dall’ambulanza: è morto da soldato; lo
seppelliranno i soldati.
Detto questo, con un gesto della mano manda un bacio al morto e
grida:
578
UFFICIALE
Questo ragazzo ci ha salvato da
un agguato... A cavallo!
Tutti balzano in sella e il drappello riprende il cammino.
PERBONI
OFF
Poche ore dopo il piccolo morto
ebbe i suoi onori di guerra. Al
tramonto, tutta la linea degli avamposti italiani che avanzava
verso il nemico...
628. CASALE RUSTICO. ESTERNO TRAMONTO
E mentre la voce di Perboni riprende il racconto, riappare la stessa
scena, ma più tardi, nella luce del tramonto...
PERBONI
OFF
... passò accanto a quel casale
rustico. La notizia della morte del
ragazzo era già corsa fra quei
soldati...
Quando i primi ufficiali del battaglione vedono il piccolo cadavere
disteso ai piedi del frassino e coperto dalla bandiera tricolore, lo
salutano con la sciabola; uno di essi si china sopra la sponda di un
rigagnolo, ch’è tutta fiorita, strappa due fiori e glieli getta. Allora
tutti i bersaglieri, via via che passano, strappano dei fiori e li gettano
al morto. In pochi minuti il ragazzo è coperto di fiori, e ufficiali e
soldati, passando, gli mandano un saluto:
VARIE VOCI
Bravo, piccolo lombardo!
Addio, ragazzo!
A te, biondino!
Evviva! Gloria a te! Addio!...
Un ufficiale si strappa dal petto la medaglia al valore e glie la getta...
Un altro va a baciargli la fronte.
579
629. AULA SCOLASTICA. INTERNO GIORNO
Regna fra i ragazzi un silenzio di tomba, mentre Giulio termina il suo
racconto con voce grave e turbata, lo sguardo perso in quella
memoria lontana...
PERBONI
I fiori continuarono a piovergli sul
petto insanguinato, sul capo biondo. Lui se ne stava là nell’erba,
avvolto nella bandiera, col viso
quasi sorridente, povero ragazzo,
come se sentisse quei saluti, e
fosse contento d’aver dato la vita
per la sua Lombardia.
Fa una breve pausa, prima che, nel silenzio, giunga dal corridoio il
suono della campanella.
PERBONI
Bene, potete andare...
(SCUOTENDOSI)
Ma uno dei ragazzi, Precossi, alza la mano per fare una domanda:
PRECOSSI
Signor maestro, negli altri racconti
lei a un certo punto ci chiedeva
cosa avremmo fatto al posto del
protagonista. Questa volta, no.
Perché?
Giulio li guarda tutti con uno strano sorriso, poi dice in tono pacato,
metà scherzoso e metà serio:
PERBONI
Dopo quello che ha fatto Franti,
credi che io possa avere dubbi su
come si sarebbe comportato
ciascuno di voi al posto di quella
piccola vedetta lombarda?
580
Si avvia verso la porta; i ragazzi lo seguono scambiando sorrisetti di
orgoglio e, mentre escono dall’aula, Giulio ferma Nobis:
PERBONI
Nobis, aspetta un attimo...
630. CASA NOBIS. STUDIO DELL’AVVOCATO. INTERNO GIORNO
In casa Nobis, nell’elegante studio dell’avvocato, il maestro Perboni,
con il piccolo Garrone e Nobis figlio, sono davanti all’avvocato.
PERBONI
... So quello che ha fatto per me,
avvocato, e la ringrazio. Ma, come
le dissi, più di me aveva bisogno di
aiuto il povero Garrone...
Interviene di slancio il piccolo Nobis per perorare con commosso
calore la causa del padre del suo compagno.
NOBIS
Se puoi fare qualcosa, papà, ti
prego di farla. Il padre di Garrone
è una brava persona. Non capisco
perché lo hanno messo in prigione
dopo aver fatto morire sua
madre!…
L’avvocato ascolta anche suo figlio con attenzione curiosamente
rispettosa. Garrone se ne sta in timoroso silenzio, con il berretto in
mano, senza osare di guardare negli occhi l’uomo potente dal quale
può dipendere il destino di suo padre e suo. Giulio gli tiene una mano
sulla spalla, come per dargli coraggio e speranza, mentre a questo
punto l’avvocato dice al figlio:
AVV. NOBIS
Ti ringrazio. Ho capito. Ma ora tu e
il tuo compagno andate di là. Ho
bisogno di parlare da solo con il
vostro maestro. (sorride
a
Garrone) Stai tranquillo, ragazzo.
Faremo tutto quanto è in nostro
potere per ottenere giustizia.
581
GARRONE
(TIMIDAMENTE)
Grazie, signor avvocato…
Garrone ha gli occhi lucidi di speranza e riconoscenza, mentre il
piccolo Nobis lo prende per il braccio lo trascina fuori della stanza.
Rimasti soli, l’avvocato, dopo qualche istante di silenziosa
riflessione, dice a Giulio con fermezza:
AVV. NOBIS
Forse lei e io, maestro Perboni,
non abbiamo le stesse idee
politiche. Ma ho la più assoluta
fiducia nella sua lealtà. Se lei mi
assicura che il signor Garrone non
è legato a nessuna organizzazione
di tipo...
PERBONI
(INTERROMPENDOLO )
Potrei mettere la mano sul fuoco,
avvocato. E’ solo un uomo che si
batte per ottenere condizioni di
lavoro più umane.
L’avvocato fa un cenno affermativo, come per testimoniare la
propria adesione a quel principio.
Ma aggiunge con un sospiro:
AVV. NOBIS
Non sarà cosa di un giorno...
Bene. Come mio figlio le avrà
detto, sono in partenza per Roma.
Mi occuperò subito del problema.
PERBONI
La ringrazio.
L’avvocato ha un gesto come per sgombrare l’aria dall’argomento
“ringraziamenti”. Poi apre la porta dello studio...
631.STRADA E CAFFE'. ESTERNO POMERIGGIO
582
Diretto verso l’ospedale Perboni attraversa la strada in cui si trova il
caffè dove era stato con Margherita. Si ferma a guardare il tavolo al
quale era seduto con lei. Sul suo viso è disegnata la tristezza.
Gli si avvicina la vecchia fioraia che l’ha riconosciuto e ha notato la
sua espressione. Con tono quasi materno, glie ne chiede conto:
FIORAIA
Perché è così triste?... E perché la
bella signorina dell’altra volta non
è con lei? Avete litigato?
Giulio le sorride malinconicamente.
PERBONI
Non abbiamo litigato. E’ in
ospedale. Sta male... molto male.
La donna appare sinceramente costernata. Scuote la testa, poi gli
porge un mazzetto di fiori di campo:
FIORAIA
Glieli porti da parte mia e le dica di
guarire in fretta, voglio vedervi
ancora qui, insieme.
Giulio fa il gesto di estrarre delle monete dal taschino, ma lei si
affretta a far segno di no. E’ un regalo.
PERBONI
(COMMOSSO)
Grazie!
632. INT. OSPEDALE. STANZA MARGHERITA. POMERIGGIO-SERA
Quando Giulio entra nella stanza di Margherita, la trova sola, con gli
occhi chiusi e osserva con raccapriccio, in silenzio, il suo viso affilato
ed esangue, i cerchi scuri delle occhiaie, il risalto impressionante
degli zigomi, la spaventosa assenza di respiro; per un pauroso
attimo gli sembra morta. Si precipita accanto a lei sussurrando,
spaventato:
PERBONI
583
Margherita!...
Lei apre gli occhi, lucidi di febbre e gli sorride. Ha capito e mormora
con stanca ironia:
MARGHERITA
Non sono andata via, vedi? Sono
ancora qui, con te...
Lui le si avvicina e le mostra il mazzetto di fiori di campo.
PERBONI
Ti ricordi la fioraia del caffè?... Me
li ha dati per te...
MARGHERITA
E’ stata gentile...
Tenta di prendere il mazzetto, ma un improvviso attacco di tosse le
squassa il petto. Giulio le si siede accanto, la sorregge, le fa bere un
po’ d’acqua, poi le tiene la mano e con dolcezza... Lei appare ancora
più debole, ma si sforza nuovamente di parlare...
MARGHERITA
(DEBOLE)
I miei bambini... come stanno?
Lui si sforza di rispondere in tono leggero.
PERBONI
Bene. Ti mandano tanti baci, e io
sono il fortunato messaggero che
te li dovrà dare per conto loro...
Le prende la mano e, continuando a baciarla sul dorso, sul palmo, le
parla con dolcezza, ma con forza e calore crescenti...
PERBONI
... Non puoi lasciarmi, hai capito?
Senza di te non saprei cosa fare...
la mia vita non... (con impeto)
non avrebbe più senso... Io ti
amo... ti amo!... Ti ho amata fin
584
dal primo istante in cui i miei occhi
si sono posati su di te... ma ero
troppo preso dai miei problemi per
accorgermene.
Lei fa uno sforzo per stringere con la sua mano quella di Giulio.
MARGHERITA
Ti ricordi... l’uomo della pianola?...
(lui annuisce) E ti ricordi quello
che mi dicesti?... Il destino non si
può comprare...
Lui nega disperatamente.
PERBONI
Il destino non esiste, Margherita!...
Le nostre scelte, la nostra
volontà, questo è il destino!... E io
ora voglio che tu guarisca. Lo
voglio con tutte le mie forze.
La porta della stanza viene aperta e appare il primario,
accompagnato da un paio di assistenti da due infermiere e da suor
Maria. La suora si avvicina a Giulio e con garbo lo aiuta a sollevarsi e
ad allontanarsi dal letto.
SUOR MARIA
(DOLCEMENTE)
Deve uscire, maestro Perboni. I
medici devono visitarla, fare altri
controlli. Vada, magari, in giardino.
Appena avremo finito la raggiungo
lì...
La mano di Giulio si stacca da quella di Margherita con difficoltà.
Scambiano ancora un sorriso, prima che lui obbedisca e lasci la
stanza. Un assistente chiude la porta alle sue spalle, mentre il
primario aiuta Margherita a mettersi seduta nel letto, chiedendole
con formale bonarietà.
PRIMARIO
Come va?...
585
MARGHERITA
Spero che me lo dica lei, professore…
Sorride fiaccamente anche il medico, nel sollevarle la camicia da
notte sulla schiena.
PRIMARIO
Respiri profondamente...
MARGHERITA
Se ce la faccio...
PRIMARIO
Si sforzi, per favore...
Infila nelle orecchie gli auricolari e comincia ad applicare lo
stetoscopio su varie zone delle spalle nude dell’ammalata. Nel
silenzio assoluto che regna ora nella stanzetta si ode appena il
debole respiro di Margherita che sembra scandire le medesime
cadenze...
633. OSPEDALE. GIARDINO. ESTERNO TRAMONTO-SERA
... dei passi di Giulio sulla ghiaia.
Il maestro è nel giardino dell’ospedale e percorre a testa bassa,
lentamente, avanti e indietro, lo stesso tratto di un vialetto deserto,
appartato. Le ultime luci del giorno stanno ormai attenuandosi
quando viene raggiunto da Suor Maria.
Lui si ferma, la fissa con una domanda nello sguardo colmo di ansia.
Lei si morde il labbro...
SUOR MARIA
La febbre è molto alta. Il focolaio
si è ancora più esteso...
PERBONI
ANGOSCIA)
(CON GELIDA
E allora?
SUOR MARIA
586
Allora forse è meglio pregare il
Signore perché faccia lui qualcosa.
I medici sembrano impotenti.
PERBONI
(AMARO)
Pregare?... Ma io non so come si
fa, non l’ho mai fatto.
SUOR MARIA
Non importa che lei non sappia
pregare. Gli parli come farebbe
con un amico. Se é Dio a mandare
la malattia, sarà Dio ad
allontanarla, vedrà…
Si accomiata con un mesto sorriso e rientra nell’edificio.
Giulio, il volto terreo, negli occhi una luce disperata, resta a guardare
come pietrificato la porta in cui la suora è scomparsa...
634. CAMPETTO ALLENAMENTO. ESTERNO GIORNO
Al campetto i ragazzi si preparano ad esercitarsi con la palla di
stracci. Derossi chiede ai compagni:
DEROSSI
E Votini? Enrico?... Com’è che non
si vedono?
STARDI
So che andavano in ospedale a
sentire notizie di Franti e della
signorina Margherita.
Cominciano a palleggiare pigramente senza molta voglia, quando
arriva Garoffi.
GAROFFI
Ehi!... Sembrate un branco di
pappamoscie! Se volete tirarvi un
po’ su...
587
Estrae di tasca un sacchetto delle solite palline di zucchero che
prende alla drogheria del padre e che spaccia come prodotti
energetici. Agita il sacchetto nell’aria...
GAROFFI
... Queste vi danno la carica, e
siccome oggi mi sento buono, ve
le do con lo sconto: tre al prezzo
di due.
Quasi tutti i ragazzi gli s’avvicinano tirando fuori dalle tasche le
monetine di cui dispongono.
PRECOSSI
Due al prezzo di una, se no niente.
GAROFFI
(SOSPIRANDO)
E va bene. Ma così io non ci
guadagno niente.
La compravendita procede svelta e Garoffi mette assieme un
discreto gruzzoletto. E intanto sfotte i compagni:
GAROFFI
Non spendetevi tutto! Ricordatevi
la scommessa sul matrimonio di
Perboni
con
la
signorina
Margherita!
E allora?
STARDI
GAROFFI
Come “allora”! Con quella che sta
più di là che di qua, mi sa che ‘sto
matrimonio...
Fa una smorfia di compiaciuto scetticismo e conclude con una
irritante sghignazzata:
GAROFFI
... E allora dovrete pagare!...
588
Garrone, sdegnato da quel cinismo, lo afferra per il bavero e lo
sbatte contro il muro che circonda il campetto.
GARRONE
Brutta vipera! Pur di incassare la
tua maledetta scommessa sei
capace di desiderare che quella
poveretta muoia!
Gli molla una sberla da far volar via il berretto dalla testa di Garoffi.
Derossi interviene:
DEROSSI
Lascialo perdere...
(A GARRONE)
Trascina via Garrone e tutti, succhiando le caramelle, tornano verso
il campo.
DEROSSI
Proviamo qualche manovra.
Dobbiamo decidere chi prende il
posto di Franti in attacco.
Garoffi, rosso di rabbia, raccoglie da terra il suo berretto. Fissa i
compagni con un odio che non gli avevamo mai visto prima. Gli altri
lo ignorano, scambiano qualche passaggio, ma, ancor più di prima,
senza molta voglia...
635. OSPEDALE. STANZA FRANTI. INTERNO GIORNO
Sulla soglia della stanza fanno la loro comparsa Enrico, Olga, e suo
fratello. Franti li accoglie con un sorriso. E subito fa lo “spiritoso”:
FRANTI
Ehi... speravate che non ce la
facessi? Invece, mi dispiace, ma
sono ancora qua!…
I tre sorridono. Enrico si avvicina al letto del suo rivale in amore:
ENRICO
Vogliamo tutti che tu guarisca al
più presto.
589
Si china, lo bacia sulla guancia. Franti è commosso, anche se fa ogni
sforzo per non darlo a vedere. Anche Votini gli va vicino e lo
abbraccia.
VOTINI
Ma non ti ci abituare, eh!
Per ultima gli si avvicina Olga. Franti la guarda e con un tono
sofferente le dice:
FRANTI
Combino solo guai. Il destino ce
l’ha con me.
OLGA
Non fare la vittima, che non ti si
addice. (poi, con dolcezza)
Sono fiera di te.
Votini spalanca gli occhi con esagerata meraviglia e indica il ferito,
esclamando:
VOTINI
Gesù! E’ diventato rosso come un
peperone!
FRANTI
(A OLGA)
Dì a quello scemo di tuo fratello di
levarsi dai piedi!
Olga annuisce ma non dice niente. Invece, di colpo, si china su di lui
e lo bacia su una guancia. Franti è confuso, felice e stordito… fissa
Olga… poi Enrico, poi di nuovo Olga.
FRANTI
Se mi dai un altro bacio, mi sa che
Enrico mi dà un’altra coltellata.
ENRICO
(SORRIDE)
Ormai ho capito che hai vinto,
Franti…
FRANTI
590
Beh, non si può essere sempre i
peggiori. (poi torna serio, fissa
Enrico) Ma per te, chi sono?
ENRICO
Un amico. E anch’io ti sono amico,
comunque.
Franti allunga la mano che Enrico stringe con forza. Olga si sente un
po’ estraniata. Interviene.
OLGA
Avete finito? Beh, parliamo di
cose serie. Come sta la signorina
Margherita?
FRANTI
Male. Sta molto male. E sono
preoccupato anche per il maestro
Perboni. E’ uno straccio.
OLGA
L’abbiamo incontrato all’ingresso.
Lui usciva mentre noi arrivavamo.
Aveva una faccia, poveretto!...
ENRICO
Credo che non si sia accorto di
noi. Lo abbiamo salutato, e
nemmeno ci’à risposto.
Restano in silenzio, i volti assorti in espressione grave, nel pensiero
del maestro.
636. STRADA CHIESA. ESTERNO TRAMONTO
Giulio è davvero lo
smagrito, le occhiaie
una luce febbrile. E’
tasche della giacca,
strada, su...
spettro di se stesso. La barba non fatta,
spaventose attorno agli occhi che brillano di
fermo all’angolo di un palazzo, le mani nelle
lo sguardo fisso verso il lato opposto della
591
... l’ingresso di una piccola chiesa di quartiere. Una chiesa “povera”,
dalla facciata modesta. Proprio in questo momento ne esce un
vecchio che tiene per mano una bambina. Si allontanano verso
l’estremità della strada, mentre...
... Giulio, come se prendesse una decisione improvvisa ma faticosa,
scende dal marciapiedi e attraversa la strada... Anche il suo passo è
incerto, quasi barcollante e, quando raggiunge il portale della chiesa
esita ancora per qualche secondo prima di entrare.
637. INT. CHIESA. SERA
La chiesa è immersa nella semioscurità. Poche candele accese
sull’altare maggiore. Poche altre sui due altari laterali. Non ci sono
fedeli, solo un'anziana perpetua che ramazza metodicamente i
lastroni di pietra del pavimento.
Lo sguardo di Giulio indugia per un istante sulla donna che, dalla sua
posizione, sembra studiarlo con altrettanta curiosità, quindi sale
scettico al volto del Cristo del crocefisso centrale. Gli si avvicina
lentamente. Alla base c’è una cassetta per le elemosine. Giulio
estrae di tasca una grossa moneta da dieci lire e la infila nella
fessura della cassetta. Poi accende un fiammifero e con esso, una
candela.
PERBONI (SUSSURRANDO)
Ecco... ora ti vedo meglio...
E sempre sussurrando, gli parla ancora...
PERBONI
...Non ci siamo frequentati molto
in questi anni, ma dicono che tu
puoi tutto... se è veramente così
allora non portarmi via anche lei,
falla vivere!... Non si merita di
morire, è la creatura più buona e
più dolce che esista su questa
terra!... Prendi me, se vuoi, ma
non togliere la vita a lei...
592
La perpetua ora gli é quasi vicino. Lo scruta. Giulio controlla più che
può l'emozione che lo sta travolgendo e, dopo averle sorriso, si
allontana frettolosamente dall'altare.
638. OSPEDALE. STANZA MARGHERITA. INTERNO NOTTE
E’ notte alta. Margherita è nel pieno di una crisi. Tiene gli occhi
chiusi e tossisce violentemente, delira. A lato del suo letto suor
Maria prega con tenacia, sgranando un rosario. Il rumore della porta
che si apre richiama la sua attenzione. E’ Giulio. Alla suora dice
soltanto, in un sussurro:
PERBONI
Voglio starle vicino…
La suora annuisce e riprende a pregare; lui va sedersi accanto al
letto, sul lato opposto a quello della suora. Prende la mano di
Margherita tra le sue e se la porta accanto al volto...
PERBONI (SUSSURRANDO)
Margherita…
Ma lei, esausta, intorpidita dal sedativo, non lo può sentire.
639. OSPEDALE. STANZA MARGHERITA. INTERNO ALBA
Oltre la finestra si vede ora il cielo rischiarato dalla luce dell’alba.
Suor Maria si è appisolata con il rosario tra le dita. Anche Giulio
dorme, con la testa appoggiata accanto a quella di Margherita. Il
volto della ragazza è composto, sereno, il suo respiro regolare.
Entrano nella stanza un medico e un’infermiera. Il lieve rumore della
porta sveglia di soprassalto Giulio e suor Maria. Il medico si avvicina
al letto e tocca il polso e la fronte di Margherita. Il suo volto si
rabbuia e Giulio e la suora lo fissano allarmati.
Che c’è, dottore?
PERBONI
(CON ANGOSCIA)
MEDICO
(SBALORDITO)
Non riesco a crederci: è sfebbrata!
593
Giulio è come tramortito. Balbetta:
PERBONI
Questo vuol dire... vuol dire che…
MEDICO
Vuol dire... beh, naturalmente
occorre fare tutti i controlli del
caso, ma… (sorride) ma credo
proprio che la crisi sia superata.
Il mento di suor Maria trema visibilmente; due lacrime silenziose le
rigano il volto e, con un gesto istintivo, bacia il rosario. Proprio in
quell’istante Margherita si sveglia, guarda Giulio ed accenna ad un
sorriso. Lui sembra come tornato in vita, ha il volto acceso da una
gioia inesprimibile, la voce rotta dall’emozione...
PERBONI
Come ti senti?
MARGHERITA
Ho fame...
Il medico, l’infermiera la guardano e sorridono. Sorride anche la suora
tra le lacrime.
Giulio accarezza teneramente il viso della ragazza poi guarda verso
suor Maria. I due scambiano uno strano sorriso, come d’intesa. La
suora esce, insieme al medico e alla infermiera. Giulio e Margherita
sono soli. Lei gli sorride. Giulio si siede sul letto, china verso di lei e
la bacia.
PERBONI
Voglio chiederti una cosa e... ecco
questo forse non è il momento più
adatto per chiedertela, ma mi è
venuta improvvisamente una gran
fretta... e non so più aspettare...
(fa una piccola pausa) Io...
ecco, io... insomma, mi vuoi
sposare?
594
Margherita lo guarda e non risponde. I suoi occhi sono lucidi di
commozione. Ha solo la forza di annuire col capo. Giulio la prende fra
le braccia e se la stringe teneramente.
640. CAMPETTO ALLENAMENTO. ESTERNO GIORNO
I ragazzi stanno esercitandosi, come sempre divisi in due squadre:
Garrone in porta, e cinque difensori contro cinque attaccanti. Ai
margini del campetto ci sono come di solito Nelli e Garoffi. A un
certo punto Garrone fa grandi segni di smettere e grida:
GARRONE
C’è il maestro!!… C’è il maestro!!
Perboni è comparso all’ingresso del campetto reggendo in una mano
una vecchia cappelliera. Appare sbarbato e riposato e saluta i suoi
allievi con un allegro...
PERBONI
Ciao, ragazzi!
E il tono del suo saluto, la sua aria lieta, uniti al suo aspetto,
vengono giustamente interpretati dai ragazzi come segni che ci
sono buone notizie. Subito lo tempestano di domande:
VOCI RAGAZZI
Viene dall’ospedale?
Come sta la signorina Margherita?
Sta meglio, vero?
Lo si vede dalla sua faccia!
Quando
possiamo
andare
a
trovarla?
Giulio alza le braccia sorridendo, come per dichiarare la sua resa.
PERBONI
Per favore!... Zitti! Lasciatemi
parlare... (i ragazzi
ubbidiscono pronti) Punto
primo: è vero, la signorina
Margherita sta molto meglio!...
La notizia viene accolta da un fragoroso:
595
Evviva!!
RAGAZZI IN CORO
PERBONI
Potrete farle visita presto, ma
non tutti insieme: un paio alla
volta, intesi? Ha superato la crisi e
ora ha bisogno di tranquillità, di
cure intense e di tempo per riprendersi. Punto secondo... (sorride
strizzando
l’occhio)
Voglio che siate i primi a saperlo:
ho
chiesto
alla
signorina
Margherita di sposarmi e non so
perché, ma mi ha detto di sì...
Un secondo ancor più fragoroso:
RAGAZZI IN CORO
EVVIVA!!...
... risuona nell’aria. Garrone fa le corna con le mani all’indirizzo di
Garoffi, che risponde con una smorfia seccata, mentre i ragazzi
applaudono e Giulio deve di nuovo invitarli a star buoni per poter
continuare.
PERBONI
Basta!
Basta
così!...
(scherzando) Ho capito che non
siete del tutto contrari! (i
ragazzi ridono) Per questa
ragione, quando Margherita ed io
ci sposeremo, vogliamo che tutti
voi siate presenti!... (nuovo
battimano, nuovo invito alla
calma) Non ho finito!... Punto
terzo!
(si
rivolge
al
Muratorino) ... Rabucco passami
la palla...
596
Il Muratorino esegue e gli passa la palla di stracci che Perboni calcia
al volo spedendola molto lontano:
PERBONI
... Non ci serve più perché da oggi
giocherete con questa.
Scoperchia la cappelliera ed estrae dal suo interno il pallone di cuoio.
PERBONI
E’ vostro. Vi ci dovrete abituare,
ma vedrete che sarà tutta un’altra
musica.
I ragazzi sembrano impazziti: ridono, saltano, applaudono, toccano,
annusano e guardano con ammirazione il pallone passandoselo di
mano in mano sotto lo sguardo compiaciuto del maestro, finché
Precossi non getta una secchiata di acqua fredda sul generale
entusiasmo:
PRECOSSI
Sì, ma senza Franti le becchiamo
lo stesso!
MURATORINO (MALINCONICO)
E’ vero! Lui è l’unico in grado di
inquadrare la porta.
PERBONI
Io spero come voi tutti che Franti
si riprenda in tempo. Ma se ognuno di voi darà il massimo sento
che ce la potete fare anche senza
Franti. (stringe il pugno nell’aria) Ma ce la dovete mettere
tutta! Non dovete attaccarvi ad
ogni pretesto per arrendervi prima
ancora
di
combattere!
E’
chiaro?!...
Parla con grande calore e decisione cercando di trasmettere la sua
carica di entusiasmo e di volontà a tutta la squadra. Ripete con più
forza:
597
PERBONI
E’ chiaro!!?
Sì!
RAGAZZI IN CORO
Ma per Giulio è un “sì” fiacco. Il maestro fa una smorfia di disgusto.
PERBONI
Non vi ho sentito! Voglio un “sì”
nel quale ci sia tutta la vostra
determinazione, tutta la vostra
convinzione! E’ chiaro??!
Questa volta la risposta è un...
RAGAZZI IN CORO
SIIIIIII’!!
... da far tremare i vetri delle case vicine. Giulio li guarda soddisfatto.
Riprende il possesso del pallone e con tono pacato aggiunge:
PERBONI
Bene...
Cominciate
a
dimostrarmelo: prima di dare un
calcio a questo pallone, dovrete
fare venti giri di corsa del campo.
Avanti march!
Pur con qualche borbottamento i ragazzi ubbidiscono e cominciano
girare a passo di corsa intorno al campo. Perboni resta al centro con
Nelli, ormai entrato nel ruolo di vice allenatore, e con Garoffi che ha
ancora lo sguardo carico di rancore. Perboni se ne accorge:
PERBONI
... Che ti succede Garoffi? Hai
litigato con qualcuno?
GAROFFI
No. Non ho niente...
Si stringe nelle spalle e si allontana.
598
641. OSPEDALE. STANZA FRANTI. INTERNO TRAMONTO
Olga entra nella stanza di Franti reggendo due pacchi; un di forma
rotonda. E un'altro più piccolo.
OLGA
Ciao... come stai?
FRANTI
Benissimo!... quando tu vieni a
trovarmi.
La ragazza gli lancia il pacchettino sul letto. Franti lo afferra e
comincia incuriosito ad aprirlo...
FRANTI
Che cos’è?
Dentro c’è una maglietta a mezze maniche, di un bel colore azzurro
con cucito sul petto e sulla schiena il numero 9, il numero che
spetta in squadra al centrattacco. Lui guarda la maglietta come
estasiato. Fa il gesto di indossarla subito, sopra la camicia da notte,
ma il movimento un po’ brusco gli strappa una smorfia di dolore.
Deve rinunciare, e subito lei gli toglie di mano la maglia.
OLGA
Non fare il pazzo, come al solito!
Te la metterai quando sarai
guarito.
FRANTI
Hmm... mi sa che non guarirò in
tempo per indossarla. (la fissa
con intenzione) Dalla a Enrico.
Sarà lui il nuovo centrattacco:
(melodrammatico) prenderà il
mio posto nella squadra... e
magari non solo in quella.
Olga gli sorride.
Stupido...
OLGA
599
Lui accenna all’altro pacco.
FRANTI
E lì dentro invece che c’è?
OLGA
Una torta. (con aria
dispettosa) Peccato che non sia
per te! Anzi... E' per la signorina
Margherita.
Si fissano in silenzio per un istante. Poi lei, un’espressione
stranamente accesa sul volto, si china lentamente e con le sue
labbra sfiora appena, leggermente, quelle del “degente”. Si risolleva
di colpo, rigida, come spaventata lei stessa del gesto che ha
compiuto. Lui, invece, la guarda come imbambolato, incredulo, il
labbro pendulo.
Dopo non più di cinque secondi, lei, senza dire una parola, quasi di
corsa, raggiunge la porta, la spalanca, esce, la richiude alle proprie
spalle.
Franti porta la mano alla bocca e si tocca delicatamente le labbra,
poi fissa stralunato i polpastrelli, come se si aspettasse di trovarvi
chissà quale segno del miracolo appena avvenuto...
642. OSPEDALE. GIARDINO. ESTERNO TRAMONTO
Margherita è seduta su una panchina, nel giardino dell’ospedale, a
godersi l’ultimo sole della calda giornata primaverile. Sorride nel
vedere Olga che si avvicina. La ragazzina porta in mano un vassoio
sul quale c’è la torta, spacchettata e disposta su un piatto di
portata con accanto due piattini e le posate. La ragazzina bacia
affettuosamente Margherita, che domanda con aria allegra:
MARGHERITA
E’ per me?
Olga annuisce mentre depone il vassoio della torta sulla panchina.
L’ho fatta io.
OLGA
600
Taglia due fette che mette nei piattini: Margherita prende con la
forchetta un boccone, lo mette in bocca, assapora sotto lo sguardo
ansioso di Olga, ed emette un
“hmmm” di apprezzamento,
esclamando...
MARGHERITA
Ma é squisita!
OLGA
Mio fratello mi ha detto che lei e il
maestro Perboni vi sposerete.
Margherita annuisce e Olga fa un lungo sospiro.
Ah, come
grande...
OLGA
vorrei
essere
già
MARGHERITA
C’è tempo tesoro, c’è tempo.
643. CASA PERBONI. INTERNO SERA
Giulio sembra occupato a fare le grandi pulizie nel suo minuscolo
appartamentino: elimina cartacce, riordina i documenti che
ingombrano il suo tavolo da lavoro, riallinea i libri dello scaffale,
spolvera con uno straccio tutte le superfici di casa. Rifà perfino il
letto abbandonato da tempo. Suona il campanello della porta
Dalla sua aria sorpresa si intuisce che il maestro non aspetta
nessuno, e va ad aprire con qualche apprensione. Ma subito il suo
volto si rischiara ed esclama con lieta sorpresa:
PERBONI
Signor Garrone!...
Il ferroviere è lì col berretto in mano, sul volto un mezzo sorriso
commosso, e accanto il figlio che guarda il suo maestro con gli occhi
che sprizzano gioia e riconoscenza. Il piccolo Garrone dice con voce
rotta dalla commozione:
GARRONE
Lo hanno scarcerato oggi!
601
E scoppiando in lacrime si aggrappa a Giulio in un abbraccio dal quale
il maestro è quasi travolto. Sono lacrime di gioia, e Giulio ride,
commosso anche lui, invitandoli...
PERBONI
Ma entrate, entrate...
Li fa entrare e chiude la porta. Il ferroviere estrae di tasca una
lettera e glie la porge.
GARRONE PADRE
E guardi cos’ho trovato a casa...
Giulio prende la lettera; è una lettera della Società Ferroviaria e gli
basta una rapida occhiata per capire di cosa si tratta; la restituisce
all’uomo esclamando a mezza voce con grande soddisfazione:
PERBONI
Le hanno ridato il posto!
GARRONE PADRE
Tutto merito suo!
PERBONI
Ma no, ma no!... Ha visto, piuttosto? Non siamo soli. Anche tra
le persone che sembrerebbero
lontane dai problemi della gente
come noi, c’è invece chi pensa
che le cose devono cambiare...
Questa è una nazione giovane,
non dobbiamo dimenticarlo... E
non dobbiamo disperare!...
Con gesto improvviso il ferroviere gli afferra una mano tra le sue e
accenna a baciargliela. Giulio la ritira in fretta...
PERBONI
Per carità, signor Garrone!... La
mano si bacia alle statue dei santi,
602
e io sono un povero diavolo come
lei!...
Ridono allegri, commossi, abbracciandosi tutti e tre, mentre
l’immagine
644. STAZIONE. ESTERNO GIORNO
Tra altra gente in attesa, Giulio è sul marciapiedi, accanto al binario
su cui si ferma, sbuffante, soffiando dagli scarichi nuvole di vapore, il
treno proveniente da Genova. Gli sportelli degli scompartimenti si
aprono, i viaggiatori cominciano a scendere...
Giulio scruta, cercando tra i viaggiatori sua madre, e finalmente la
vede, la saluta con la mano, chiamandola:
PERBONI
Mamma!... Mamma!!...
Corre verso di lei. La donna è affacciata a uno degli scompartimenti
e subito porge al figlio la valigia, poi scende.
MADRE PERBONI
Uuuh, che viaggio! Una fermata
ogni tre minuti! La puzza di
carbone! Era meglio la diligenza!
Abbraccia e bacia il figlio, poi si avviano verso la testa del binario.
MADRE PERBONI
Passiamo un momento per casa?
PERBONI
Non c’è tempo, mamma. Ti lascio
da Margherita perché devo raggiungere i ragazzi. Oggi viene il
direttore a vederli giocare e
bisogna che ci sia anch’io. Poi ti
vengo a riprendere...
Spariscono tra la folla verso l’uscita della stazione...
645. CAMPETTO DI ALLENAMENTO. ESTERNO GIORNO
603
I ragazzi, come sempre divisi in due squadre, sono impegnati in una
partitella. Ce la mettono tutta perché, dai margini del campetto...
...il Direttore e il maestro Perboni li stanno osservando, e Giulio, a
mezza voce, fornisce al suo superiore alcune spiegazioni sul gioco.
PERBONI
... e l’abilità consiste
smarcarsi da...
nello
DIRETTORE
Smarcarsi?
PERBONI
Vuol dire rendersi liberi, piazzarsi
in un’area del campo in cui non ci
sono avversari, di modo che chi è
in possesso della palla possa
passargliela, chiaro?
DIRETTORE
Chiarissimo. (accennando
compiaciuto verso il campo)
Mi sembrano bravi, no?
PERBONI
Devono ancora lavorare parecchio,
ma vedrà che non ci deluderanno.
All’improvviso il pallone arriva tra i piedi del Direttore che, eccitato,
urla:
DIRETTORE
E’ mio!
E si predispone per calciarlo. Perboni si mette le mani sugli occhi per
non vedere. Il Direttore palleggia con la mano il pallone tentando di
calciarlo al volo, ma lo manca e, travolto dallo slancio, finisce per
terra. I ragazzi accorrono, ma non sanno se ridere o preoccuparsi.
DEROSSI
Signor direttore, si è fatto male?
604
Ma il direttore sembra indenne; purtroppo la sua “pesantezza” gli
rende difficoltoso rialzarsi da solo e allora tende con un gesto
irritato e imbarazzato la mano al maestro...
DIRETTORE
Beh, cosa aspetta, mi dia una
mano, no?!
Perboni gli dà la mano e l’aiuta a rialzarsi. Il direttore si ridà un
contegno e prende a spazzolarsi i pantaloni impolverati:
DIRETTORE
Bello sport ma non fa per me.
Preferisco la cavalleria...
A questa battuta tutti ridono.
646. OSPEDALE. GIARDINO. ESTERNO POMERIGGIO-SERA
Margherita è sulla solita panchina, in compagnia della madre di
Perboni e parlano tra loro con grande, affettuosa familiarità...
MADRE PERBONI
... ed è sempre stato tanto serio...
tutto suo padre. Ho tentato di
fargli prendere la vita un po’ più
alla leggera, ma... niente!
MARGHERITA
A me piace così com’è.
MADRE PERBONI
Si capisce! Anche a me... Ma alle
volte si complica talmente la vita
che...
S’interrompe. E’ apparso Giulio che si avvicina, chiaramente
compiaciuto nel vedere le due donne così serene e in confidenza tra
loro. Sorride anche lui, scherzando...
PERBONI
Avete malignato abbastanza? (a
Margherita) E’ riuscita a farti
cambiare idea?
605
MADRE PERBONI
Macché...
è
una
ragazza
ostinata!...
PERBONI
Fortunatamente...
Ma ora sarà
meglio che tu rientri.
MARGHERITA
Sì, è meglio. Comincia a fare un
po’ fresco...
La signora Perboni e Margherita si alzano. Giulio aiuta la maestrina
che però, improvvisamente, è assalita da un breve, piccolo conato di
pianto. Nasconde il viso tra le mani, come se si vergognasse, mentre
Giulio, stupito e preoccupato, la stringe a sé...
PERBONI
Ma che c’è!... Margherita! Perché
piangi
MADRE PERBONI
Non ti senti bene? (rammaricandosi) Colpa mia! L’ho stancata
troppo con le mie chiacchiere!...
Ma Margherita fa segno di no, si asciuga frettolosamente le lacrime
col dorso della mano e torna a sorridere; con curioso pudore
mormora:
MARGHERITA
Mi state dando così tanto…
Abbraccia di slancio la madre di Giulio e le due donne rimangono
così, strette una all’altra, sotto lo sguardo commosso di Giulio...
647. EST. CAMPETTO DI ALLENAMENTO. POMERIGGIO
Mentre i ragazzi si stanno preparando per l’allenamento, Votini e il
Muratorino si esercitano a scambiare palla di testa e di piede; sono
abbastanza bravi, ma dopo due o tre scambi, per colpire di testa una
palla troppo bassa, il Muratorino sbaglia e manda il pallone a rotolare
606
nei piedi di Garoffi che assiste a una diecina di metri di distanza.
Votini lo invita a restituire il pallone calciandolo.
VOTINI
Dai Garoffi! Fa vedere che sai
fare!... Magari ti prendiamo in
squadra.
Con un gesto goffo Garoffi calcia il pallone, ma lo spedisce fuori dal
campo in una piccola scarpata.
VOTINI
Idiota!
Si precipita, seguito dal Muratorino per recuperare il pallone; ma
quando si affaccia alla scarpata, fa appena in tempo a vedere il
capitano della squadra avversaria e due dei suoi compagni che,
impadronitisi del pallone, stanno scomparendo, ormai lontani, oltre
l’angolo di una stradina. Il vantaggio che hanno è troppo grande.
Raggiungerli è impossibile. Votini e Rabucco tornano indietro accolti
da Derossi con un...
Beh?
DEROSSI
MURATORINO
C’erano
tre
della
squadra
avversaria. Se lo sono preso e
sono scappati...
Derossi se la prende con Garoffi:
DEROSSI
Sei uno stupido, hai visto cosa hai
combinato?
Garoffi allarga le braccia:
GAROFFI
Non l’ho mica fatto apposta.
GARRONE
Adesso ce lo ricompri!
607
GAROFFI
E con cosa? Io vi ho pagato per la
scommessa che ho persa del matrimonio. Non ho più una lira...
Ricompratevelo voi!
ENRICO
Il problema non è ricomprare il
pallone. I soldi si possono trovare.
(furibondo) E’ una questione di
principio! Quello è il pallone che ci
ha regalato il maestro!
I ragazzi si guardano in faccia, costernati.
CORETTI
E chi ha il coraggio di dirglielo!
NELLI
Senza pallone, addio allenamenti...
E
senza
rivincita.
NOBIS
allenamenti,
addio
Derossi ha uno scatto di rabbia.
DEROSSI
Ci vogliamo arrendere così!?
Hai un’idea?
ENRICO
STARDI
Io ce l’ho: andiamo da loro, gli
spacchiamo
la
faccia
e
ci
ripigliamo il pallone!
NELLI
Così ci mettiamo dalla parte del
torto.
608
VOTINI
Nelli ha ragione. Diranno che non
siamo sportivi, e che abbiamo
paura dello scontro leale, sul
campo...
Nessuno coglie il leggerissimo sorriso, un sorriso di sfida, che sta
piegando le labbra di Nobis; il quale, però, in un tono rassegnato che
contrasta stranamente con quel sorriso, dice:
NOBIS
Beh... adesso andiamocene a casa.
Ne parliamo domani, un’idea
verrà...
Si avvia per andare a raccogliere la cartella e le altre cose nell’angolo
del campo che funge da “spogliatoio”. Gli altri lo seguono, mogi,
mentre...
... Garoffi li osserva con uno sguardo soddisfatto. Poi si avvia a sua
volta, ma nella direzione opposta...
648. EST. CAMPO SQUADRA CONVITTO. POMERIGGIO-SERA
Il cielo è rischiarato dalle ultime luci del giorno, quando Garoffi
raggiunge il campo dove si allena la squadra avversaria. Sul campo
ci sono il capitano della squadra e i due ragazzi che hanno rubato il
pallone con lui, più un altro paio di giocatori, e tutti e cinque stanno
sghignazzando, commentando evidentemente l’impresa appena
compiuta. Quando vedono arrivare Garoffi, la smettono e gli vanno
incontro, come se lo stessero aspettando. Garoffi e il capitano
avversario parlano tra loro e dai gesti appare chiaro che si stanno
accordando su qualcosa. Alla fine vediamo del denaro passare dalle
mani del capitano avversario a quelle di Garoffi; poi i due si stringono
la mano e Garoffi va via.
649. EST. STRADA CASA BOTTINI. NOTTE
Notte. Il portoncino di casa Bottini si socchiude.
Enrico sgattaiola fuori, richiude con estrema dolcezza per non far
rumore.
609
Poi raggiunge la strada e si guarda intorno. Una voce sommessa gli
mormora alle spalle:
Sono qui!
DEROSSI
Derossi sbuca dal vano buio di un portale. Si allontanano mentre
Enrico chiede:
ENRICO
Che ha detto Nobis?
DEROSSI
Ha detto che ci provava. Alla
peggio vuol dire che ce la daremo
a gambe!
650. EST. PIAZZALE SCUOLA. NOTTE
L’edificio della scuola è tutto buio. Il cancello d’ingresso è chiuso, e
davanti ad esso ci sono già Votini e Garrone in attesa. Quando
arrivano Enrico e Derossi, Garrone tira il primo un po’ da parte e gli
sussurra, con tono accorato:
GARRONE
Questa è una cosa che non si fa.
Una cosa sbagliata!
Enrico scuote la testa:
ENRICO
Cerca per una volta di non essere
troppo buono!
Sopraggiunge trafelato Stardi che chiede, ansioso:
STARDI
Ci siamo tutti?
DEROSSI
Manca
la
cavalleria...
(illuminandosi) Anzi no, eccola!
610
Ed infatti, dal buio della strada, arriva un rumore cadenzato di
zoccoli che battono sul selciato a tempo di piccolo trotto.
E subito sbuca dall’ombra la sagoma di una carrozza chiusa, tirata da
una coppia di cavalli, che viene a fermarsi davanti al cancello. Alla
luce della lanterna di servizio il volto del cocchiere appare
sinistramente bieco, ma sorride. Lo sportello si apre e discende
Nobis, il quale si fa da una parte e con un gesto “grandioso”, accompagnato da un inchino, indica ai compagni lo sportello aperto. Tutti e
sei i ragazzi salgono sulla carrozza che subito si rimette in moto e
scompare nell’ombra della strada...
652. EST. STRADA CONVITTO. NOTTE
Ora la carrozza è ferma a una cinquantina di metri dall’edificio in cui
si trova il Convitto della squadra avversaria. I sei ragazzi
silenziosamente scendono dalla carrozza.
Nobis si rivolge al
cocchiere.
NOBIS
Oliviero, non ti muovere di qui
finché
non
siamo
tornati.
Qualunque cosa accada!
COCCHIERE
Agli ordini, signorino.
Mentre i ragazzi si allontanano in direzione del collegio, Derossi
commenta, ammirato:
DEROSSI
Ti fai rispettare, eh?... signorino!...
NOBIS
Questo rispetto mi è costato tutti
i miei risparmi!...
Hanno raggiunto l’edificio del convitto. Una costruzione un po’ cupa.
Portone d’ingresso chiuso; finestre sbarrate dalle imposte, l’edificio
sembra una fortezza imprendibile; cinque dei ragazzi, Derossi, Votini,
Stardi, Garrone e Bottini, lo “valutano” con un’occhiata piuttosto
avvilita, poi volgono gli occhi su Nobis e sembrano pendere dalle sue
611
labbra. Nobis tace guardando anche lui l’edificio con un broncio
riflessivo. Votini si spazientisce.
Allora?
VOTINI
NOBIS
Voi non lo sapete ma io, qui
dentro, ci ho vissuto un anno. Mi
ci rinchiuse la mia matrigna.
(amaro) Non le piaceva avermi
per casa. (indica l’edificio con
un sorriso) Lo conosco come le
mie tasche. Venite!
Si fa seguire, e tutti girano l’angolo dell’edificio e raggiungono il suo
retro. Nobis addita trionfante una fila di finestre a pianterreno; non
hanno gli scuri e le due ante che le chiudono sono costituite da
griglie metalliche con riquadri di vetro. Nobis si avvicina alla seconda
finestra mentre estrae di tasca una specie di temperino.
NOBIS
Questo l’ho grattato al vetraio che
ha aggiustato un vetro a casa mia.
Garrone, fammi da sgabello per
favore.
Garrone va a mettersi sotto la finestra, mani e ginocchia puntate per
terra. Nobis gli sale sulla schiena ed estrae di tasca un altro strano
oggettino, la punta di una freccia-giocattolo da tiro a segno: è di
gomma e ha la forma di una ventosa.
Sotto gli sguardi dei compagni, attacca la ventosa a uno dei riquadri
di vetro, poi, con lo strano temperino, in realtà un tagliavetro con la
punta di diamante, segna i margini del riquadro di vetro, intorno alla
ventosa. Per qualche secondo il silenzio della notte è solcato dal
lieve stridio del diamante che sega il vetro.
Infine Nobis, tenendo ben stretta con una mano la ventosa, assesta
sul vetro tutt’intorno piccoli colpi col dorso dell’altra mano finché
non si sente un leggero colpo secco.
612
Nobis si gira e mostra trionfante ai compagni il riquadro di vetro
attaccato alla ventosa. Derossi sta per battere le mani in un istintivo
applauso e fortunatamente Stardi fa in tempo a mollargli un leggero
scappellotto. Ma Nobis gradirebbe un segno di ammirazione e chiede
in un sussurro:
NOBIS
Sono o non sono grande?
VOTINI
Te lo diciamo dopo. E ora?
Nobis si rigira, sempre sulla schiena del povero Garrone, infila la
mano nel riquadro vuoto, raggiunge la maniglia che chiude le ante, la
gira e con una lieve spinta spalanca la finestra. Lui stesso è il primo
a scavalcare il davanzale e scivolare nell’interno, ma gli altri cinque lo
seguono a ruota, e si trovano...
653. INT. CONVITTO AVVERSARI. CORRIDOI E PALESTRA. NOTTE
... nell’interno, appena rischiarato dalla luce del cielo notturno: poca,
perché la luna è solo al primo quarto. Davanti a loro si para un lungo
corridoio interrotto sui due lati da alcune porte chiuse e dai vani di
un paio di altri corridoi che lo intersecano. Nobis fa segno di andare
avanti e tutti e sei procedono cautamente, senza fare alcun rumore.
Giunti all’imboccatura di un secondo corridoio trasversale Nobis
svolta facendo sempre segno di seguirlo. Arrivano dinanzi a una
porta; Nobis la apre silenziosamente e, uno dopo l’altro, entrano...
... nella palestra del collegio. Stardi emette un sibilo di ammirazione.
In effetti la palestra è quanto di più moderno e completo si possa
immaginare: sbarre, parallele, anelli, pedane da scherma, pertiche e
corde, e su una parete un lungo scaffale colmo di attrezzi, appoggi,
manubri, pesi, fioretti e sciabole, etc.
Al centro domina una grande coppa. Proprio dentro la coppa c’è il
pallone rubato...
STARDI
Accidenti! Che lusso!
(SOTTOVOCE)
NOBIS
613
Sfido io: mio padre pagava una
retta di quasi mille lire.
E Garrone non può fare a meno di commentare:
GARRONE
Il salario di cinque anni di mio
padre.
Votini va allo scaffale, afferra la coppa, ne tira fuori il pallone e lo
lancia verso Derossi che lo prende al volo. Poi, tra lo stupore dei
compagni, si apre i calzoni e fa pipì nella coppa. Gli altri, ridendo
sommessamente, lo imitano a turno finché, quando la coppa è quasi
colma, Votini la ripone delicatamente sullo scaffale, in alto, di modo
che non se ne possa vedere il contenuto; dopodiché ammiccando fa
una domanda retorica:
VOTINI
Che succederà quando uno di loro
prenderà la coppa dallo scaffale?
Altra sommessa risata. Poi Nobis li richiama all’ordine:
NOBIS
Svelti, ragazzi! Filiamo.
Escono nel secondo corridoio, richiudono con cura la porta della
palestra e marciano silenziosamente in punta di piedi verso
l’imboccatura del primo corridoio, quello su cui si apre la finestra che
hanno forzata.
Ma quando Nobis, che guida la squadra, la raggiunge e svolta,
seguito da tutti gli altri, dai corridoi adiacenti giunge un improvviso,
crescente...... clamore di porte aperte e sbattute, di grida di allarme,
richiami, suoni di passi...
I sei hanno raggiunto la finestra, ma già la luce di qualche lanterna
precipitosamente accesa si intravede dai corridoi e ombre confuse
appaiono ai loro sbocchi.
654. EST. CONVITTO SQUADRA AVVERSARIA. NOTTE
614
I ragazzi, uno dopo l’altro, scavalcano il davanzale; ma l’ultimo a
farlo, Garrone, viene afferrato per la giacca da qualcuno che lo ha
raggiunto; riconosciamo alla mezza luce della luna il capitano della
squadra avversaria che sghignazza trionfante; ma non sa che è
capitato su un osso duro: Garrone, invece di tirare per sottrarsi alla
presa, s’inarca e dà un gran colpo di nuca sul naso del capitano
avversario che urla di dolore.
Garrone, come un fulmine, raggiunge gli altri e tutti insieme corrono
verso la carrozza. Nobis grida:
NOBIS
Oliviero!! Muoviti!!...
Il cocchiere, con un colpo di frusta, fa scattare la coppia di cavalli e
la carrozza si muove, andando incontro ai fuggitivi, mentre...
... le luci del collegio si accendono, qualche studente scavalca la
finestra forzata per inseguire i nostri ragazzi, e la stessa porta
principale d’ingresso del convitto viene spalancata e alcune
“autorità”, in goffa tenuta notturna appaiono sulla soglia...
Troppo tardi. La carrozza di Nobis, giunta all’altezza dei fuggitivi,
rallenta e consente ai sei ragazzi di montare, uno dopo l’altro.
Dopodiché Nobis ordina:
NOBIS
Al galoppo, Oliviero!Al galoppo…
E la carrozza parte sparata al galoppo, comparendo rapidamente in
fondo alla strada...
655. INT. CASA BOTTINI. INGRESSO. NOTTE
La porta d’ingresso di casa Bottini si apre. Enrico entra, ma si
blocca: l’ingresso è illuminato e sulla soglia dello studio c’è suo
padre, il volto severo e un po’ stanco.
ENRICO
Papà!... Io... Io ti...
ING. BOTTINI
Dove sei stato?
615
ENRICO
(AFFANNANDO)
Que-quelli della squadra con cui
do-dobbiamo fare la partita... ci
hanno rubato il pallone. E siasiamo andati a riprendercelo...
L’ingegner Bottini
chiedendo:
sembra
distante,
distratto.
Lo
interrompe
ING. BOTTINI
Stai
bene?...
(il
ragazzo
annuisce) Va a dormire, adesso.
Parleremo domani.
Ma non, c’è nella sua voce neppure l’ombra della minaccia. Rientra
nello studio e richiude la porta, mentre Enrico mormora, un po’
sconcertato da quel comportamento:
ENRICO
Buona notte, papà...
Si accinge ad andare nella sua stanza, sulla soglia del corridoio
appare anche sua madre , accigliatissima.
MADRE
Enrico…ci hai fatto stare in
pensiero... non lo fare più e cerca
di crescere in fretta, non sei più
un bambino.
ENRICO
Lo so, mamma…
MADRE
In questo momento papà ha altri
pensieri per la testa che pensare
alle tue marachelle.
ENRICO
Che è successo?
MADRE
616
C’è una banca, la banca romana,
che è fallita e lui ha perso molti
soldi.
ENRICO
Vuol dire che diventeremo poveri?
MADRE
Siamo già poveri!
quindi si gira e va via lasciando Enrico nello scoramento più totale.
656. INT. SCUOLA. SCALE/CORRIDOI/ MATTINO
I ragazzi non fanno altro che parlare dell’avventura notturna. Quelli
che ci sono stati la raccontano agli altri, mentre salgono le scale
della scuola
NOBIS
... e poi dovevi vedere quel matto
di Votini quando ha fatto la pipì
nella coppa...
MURATORINO
(RIDENDO)
Ma no!
Garrone racconta a Nelli..
GARRONE
... mi ha afferrato per la giacca,
ma io gli ho dato una testata!
E chi era?
NELLI
GARRONE
E che ne so: mica l’ho guardato in
faccia! Ma ho sentito che il naso
faceva “crack”!
Nelli ride, mentre Votini conclude con aria noncurante a Garoffi:
VOTINI
617
... Avresti dovuto esserci, Garoffi.
Non sai che ti sei perso...
GAROFFI
Se m’invitavate, magari venivo.
VOTINI (CON FINTO
RAMMARICO)
E’ vero, non t’abbiamo invitato!
Chissà perché!... Sarà mica che ci
stai un po’ antipatico?
E Garoffi finge di stare al gioco, ma in realtà mastica amaro. Mentre
Votini si rende conto che manca Enrico e chiede in giro:
VOTINI
Ehi! Ma Enrico non è venuto?
Qualcuno di voi l’ha visto?
Macché...
GARRONE
DEROSSI
Forse il padre l’ha punito per
stanotte.
STARDI
Il mio non s’è accorto di niente.
Quando sono rientrato russava
come un trombone.
Alla battuta di Stardi tutti ridono dimenticandosi di Enrico.
657. EST/INT. NEGOZIO USURAIO. GIORNO
La scena è vista a una certa distanza, oltre la vetrina piena di merce
varia a buon mercato, e non udiamo quel che Enrico e l’uomo del
banco si dicono, ma non ce n’è bisogno.
Quel che accade all'interno del negozio è assolutamente chiaro.
Enrico dice qualcosa additando una scatola che ha appena
appoggiato sul bancone. L’uomo fa col capo un cenno di relativo
interesse. Enrico apre e leva dall’interno, per appoggiarli in ordine
618
sotto gli occhi del vecchio usuraio, perfettamente ordinati, una
straordinaria collezione di soldatini di piombo; ce ne sono decine e
decine, nelle sfolgoranti divise di tutti gli eserciti conosciuti, a piedi
e a cavallo; e sono esemplari di grande qualità artigianale.
Vediamo accendersi improvvisamente nello sguardo dell’uomo del
banco un grande interesse; ma subito lo “spegne” dietro una smorfia
dubbiosa, sprezzante. Dice qualcosa che provoca in Enrico una
dolorosa espressione di delusione. Il ragazzo protesta con calore;
l’uomo è impassibile; nega col capo; fa segno al ragazzo di
riprendersi i suoi soldatini e andarsene. Enrico si piega, avvilito; fa
segno di sì.
L’uomo estrae un mazzo di banconote, ne conta un paio e le dà al
ragazzino che se le mette in tasca e, con un’ultima occhiata di
struggente tristezza, dà l’addio alla sua preziosa collezione e si
allontana. Vediamo che ha il volto rigato da lacrime silenziose.
658. INT. CASA BOTTINI. STUDIO. POMERIGGIO
L’ingegner Bottini è nel suo studio intento a leggere alcuni
documenti. Si apre la porta e si affaccia Enrico. Suo padre lo invita,
serio:
ING. BOTTINI
Entra, Enrico. Vieni.
Mette da parte le sue carte mentre il ragazzo si avvicina, estrae di
tasca le banconote ricevute dall’usuraio, e le depone sullo scrittoio,
davanti al padre.
ING. BOTTINI
Che cos’è questo denaro?
Enrico parla con tono che si sforza di mantenere calmo, tenendo lo
sguardo basso, come un penitente davanti al confessore...
ENRICO
Papà, io mi devo scusare con te
per tutte le volte che ti ho fatto
arrabbiare, perché non ho stu-
619
diato... Ma voglio anche che tu
sappia...
La voce gli si incrina un po’, ma si riprende subito e continua con
tono fermo:
ENRICO
... che tu sappia che a me non
importa niente di essere povero.
Ti voglio bene lo stesso. Anzi, te
ne voglio di più.
L’uomo è colpito dalle parole del figlio e lo attira a sé, lo stringe al
petto tentando di apparire scherzoso:
ING. BOTTINI
Se avessi saputo che serviva a
farmi volere più bene da te, sarei
diventato povero prima... Ma...
questo denaro... (prende dal tavolo le banconote che Enrico
vi ha deposto). .. Sono i tuoi
risparmi?
Il ragazzo fa segno di no.
Ho venduto
soldatini.
ENRICO
la collezione
dei
L’espressione del padre diventa grave; è profondamente toccato dal
gesto ed esclama a mezza voce, con grande rammarico:
ING. BOTTINI
Avevi impiegato anni a metterla
assieme!...
Enrico si stringe nelle spalle.
ENRICO
Sono cresciuto. Coi soldatini non
ci gioco più. Non é stato un gran
sacrificio…
620
L’ingegnere riflette per qualche secondo, fissando le banconote che
tiene in mano, poi dice, con aria grave e con voce ferma, decisa:
ING. BOTTINI
Sai cosa farò, Enrico? Darò questo
denaro ai miei soci. Dirò loro che è
il contributo personale di Enrico
Bottini alla salvezza della società
di suo padre...
Lo prende per le spalle e lo tiene di fronte a sé, fissandolo dritto
negli occhi.
ING. BOTTINI
... Ti ringrazio. Ma anch’io devo
scusarmi con te... Per tutte le
volte che mi sono comportato
come un padre oppressivo... o
peggio ancora, distratto... (lo
bacia con dolcezza sulla
fronte) Ce la caveremo, vedrai.
Ce la faremo a superare questo
momento di difficoltà. Quel che
conta, ricordalo... è che non
diventino poveri... mai!... il tuo
cuore... (tocca con un dito
prima il petto del figlio) e la
tua mente... (poi la sua fronte)
E ora vai a dormire, e non pensare
a nulla...
D’impulso, Enrico gi si aggrappa al collo e lo abbraccia forte, a
lungo...
659. CONVITTO AVVERSARI. ESTERNO SERA
Garoffi sta parlando con il capitano della squadra del Convitto, il
quale ha un vistoso cerotto sul naso.
GAROFFI
(SOGGHIGNANDO)
Domani quegli idioti correranno,
ma non appresso al pallone.
621
Sogghigna anche il capitano della squadra avversaria, ma smette
quando Garoffi gli strofina sotto il naso il pollice e l’indice: un gesto
mimico dal significato universale.
CAPITANO AVVERSARIO
Dopo. Se tutto funziona a dovere.
(Garoffi fa segno di no)...
Allora metà subito e metà dopo.
Garoffi torna a far segno di no. Il capitano della squadra del Convitto
sospira, ma estrae dalla tasca un bel gruzzolo di monete e le dà a
Garoffi che le intasca.
CAPITANO AVVERSARIO
Attento. Se ci freghi te
facciamo pagare.
la
Ai due si avvicina un altro ragazzo, guarda Garoffi e chiede al suo
capitano:
2° AVVERSARIO
E’ lui il Giuda? (a Garoffi) Ma
non ti fai schifo?
GAROFFI
Perché non t’impicci dei fatti tuoi,
tu!
660. INT. SCUOLA NOTTE
Garoffi varca la porticina d'ingresso della scuola, aperta per i corsi
serali ai lavoratori. Sale guardingo le scale e, non visto, vaga per i
corridoi.
Dall'aula illuminata di Perboni giunge la voce del maestro che spiega:
PERBONI OFF
Se vostra moglie dice "C'é qui il
tuo amico…" voi certamente
sapete di chi si tratta, cioè di un
amico ben determinato, che già
sapevate che doveva venire. Ma
se vostra moglie avesse detto
"C'é qui un tuo amico" voi vi
622
sarete chiesti: quale amico?
Giusto? Infatti, avendo vostra
moglie detto UN , invece di IL,
l'amico sarebbe rimasto
indeterminato…
Ecco, é una piccola regola
dell'articolo…quindi…
Garoffi adesso é davanti alla porta della medicheria.
Appoggia lentamente la mano sulla maniglia e la ruota. La porta si
apre con un impercettibile cigolio. Il ragazzo s'infila dentro e, al buio,
prende una generosa manciata di "caramelle" da un contenitore di
vetro e se le mette in tasca, poi torna sui suoi passi ed esce. La MDP
va ad inquadrare la boccia da cui il ragazzo ha preso le "caramelle".
Sull’etichetta c’è la scritta: CONFETTI LASSATIVI.
661. EST. CAMPO PARTITA. ZONA PUBBLICO. GIORNO
E’ il giorno della partita. Ai bordi del campo, sulle panche di legno
disposte come una gradinata, si sono sistemati alla meglio i parenti
dei ragazzi delle due squadre. Ne riconosciamo alcuni che abbiamo
già visti come, ad es. il padre di Garrone e quello del “Calabrese”,
l’ing. Bottini con la moglie, l’avv. Nobis; la madre di Votini insieme
alla figlia Olga, venuta, malgrado l’assenza di Franti, a “tifare” per
Enrico e per suo fratello; i genitori di Precossi; la madre di Nelli
venuta, nonostante suo figlio non giochi, per solidarietà di gruppo; la
madre di Franti, venuta a compensare in qualche modo l’assenza
forzata del figlio ancora convalescente, etc...
Sul campo c’è anche un fotografo che sta preparando la macchina
sul treppiedi per fare alle due squadre le foto di rito.
Sul lato del campo all'ingresso ci sono due androni che fungono da
spogliatoi per le due squadre.
662. EST. CAMPO PARTITA. SPOGLIATOIO "NERO". GIORNO
Davanti all'androne dei "neri" Giulio e il direttore parlano; nervosi
entrambi...
DIRETTORE
Non avrei mai creduto che
sarebbe riuscito a contagiarmi,
623
maestro Perboni. Sono eccitato
come un ragazzino, accidenti a
lei...
Beh, si
giovane...
PERBONI
vede che il
cuore
è
Ma il direttore nota che è un po’ assente e getta frequenti occhiate
alla stradina di accesso al campo, come se aspettasse qualcuno...
663. INT. SPOGLIATOIO "NERO" . GIORNO
I ragazzi stanno indossando le tenute da gioco; ci sono Votini,
DeRossi, Bottini, Garrone, Stardi, Precossi, Coretti, Rabucco (il
Muratorino), Nobis, Puddu e il Calabrese (che da quando lavora non
ha più partecipato agli allenamenti, ma data l’assenza di Franti, ha
chiesto un permesso per ricostituire il numero legale della squadra
almeno per la durata della partita ).
Ci sono con loro anche il “viceallenatore” Nelli e Garoffi.
Quest’ultimo se ne sta da una parte in atteggiamento strano, una
smorfia scontenta dipinta in volto.
CALABRESE
... ce la metterò tutta, ragazzi, ma
senza allenamenti...
DEROSSI
Fa quello che puoi...
STARDI
Tu marca qualunque avversario
che ha la palla: gli vai addosso e lo
butti giù. Questo lo sai fare anche
senza allenamento, no?
CALABRESE
Ma non è regolamentare.
VOTINI
624
Se l’arbitro guarda da un’altra
parte diventa regolamentare, hai
capito?
I ragazzi sono eccitati e ridono, tutti salvo Garoffi che continua a
tenere il muso. Coretti lo nota.
CORETTI
Ohè, Garoffi, com’è che non hai
ancora aperto un banco di
scommesse?
NOBIS
Noi a quanto ci daresti: cento a
uno?
GAROFFI
E piantatela!
Gira le spalle e accenna ad andarsene, ma Garrone lo richiama:
GARRONE
Ehi! Non ce l’hai, oggi, quelle caramelle?
GAROFFI
Forse è meglio se oggi non ve le
do.
GARRONE
E perché?… Oggi è il giorno in cui
la carica ci serve di più.
Garoffi lo fissa con uno sguardo curioso, tra il sarcastico e il
minaccioso:
GAROFFI
La vuoi proprio, la carica?
Si ficca la mano in tasca, la estrae colma dei confetti lassativi che ha
rubato nella medicheria della scuola e, con un gesto sprezzante li
scaglia via, sparpagliandoli sul pavimento . Torna a volgere le spalle
ed esce dalla tenda. I ragazzi gli gridano dietro, sbalorditi:
625
Ma che fai?!
GARRONE
VOTINI
Ma che modo è, Garoffi!
Garrone si è chinato a raccogliere i confetti, imitato da Stardi e dal
Muratorino. Precossi domanda, guardandosi intorno:
PRECOSSI
Ma che gli ha preso?
Nelli, che da quando Garoffi è uscito, tiene gli occhi sull'ingresso
dello spogliatoio, con aria pensosa, preoccupata, mormora:
NELLI
Vado a capire...
664. CAMPO PARTITA. TENDA A. ESTERNO GIORNO
Il direttore e Perboni sono ancora insieme ad osservare la
preparazione del campo, l’arrivo dell’arbitro, il fotografo che scatta
un paio di lastre; ma Giulio continua a sbirciare verso la strada di
accesso al campo, e il direttore, alla fine, si decide a domandargli:
DIRETTORE
Ma lei, aspetta qualcuno?
PERBONI
Non… non lo so…
DIRETTORE
Non sa se aspetta qualcuno?!
PERBONI (UNA RISATINA
NERVOSA)
Voglio dire... beh, sì, aspetto, ma
non so se è giusto che aspetti...
DIRETTORE
Aaah, ecco…
626
Ma è chiaro che non ha capito. Perboni fa per avviarsi verso lo
spogliatoio, ma prima che possa entrare, la voce del direttore lo
richiama:
DIRETTORE
Perboni, Perboni! Guardi chi sta
arrivando!
Giulio si gira e il suo volto si apre in un largo sorriso.
Sulla strada, una carrozza è ferma davanti all’ingresso del campo e
ne stanno discendendo Margherita e la madre di Giulio. Perboni corre
loro incontro. Scambia con la maestrina un rapido bacio,
mormorandole all’orecchio:
PERBONI
Non speravo proprio
vederti!
più
di
MADRE PERBONI
L’infermiera non voleva lasciarci
uscire.
MARGHERITA
Non ce l’avrei fatta a stare
lontana dal campo, oggi!
PERBONI
Non sarà un’imprudenza?
(PREOCCUPATO)
MARGHERITA
Le persone prudenti sono noiose,
e io non voglio esserlo.
Sorride anche Giulio, felice.
PERBONI
Non sai cosa vuol dire per i
ragazzi! Gli darà forza, saranno
felici!...
665. EST. SPOGLIATOIO "NERO". GIORNO
627
Nelli raggiunge Garoffi.
GAROFFI (SGARBATO)
Che vuoi?
NELLI
Ma perché ce l’hai tanto con noi?
GAROFFI
Ah! Io ce l’ho con voi!?
NELLI
Vuoi dire perché ti sfottiamo sulla
storia
dei
soldi
e
delle
scommesse? Ma che c’entra. Poi
scommettiamo con te, no? Ci
divertiamo.
GAROFFI
Mi disprezzate... tutti! Anche tu.
NELLI
Ma che dici!... (gli si accosta,
gli stringe un braccio) Io ti
sono amico. E anche gli altri...
Senza
contare
i
confetti
energetici. Te li facevi pagare, è
vero, ma era giusto. Costano cari,
no?
Garoffi lo ascolta con un’espressione come spaventata, sofferente.
Nelli lo guarda in silenzio per qualche istante, poi esclama, pieno di
stupore:
NELLI
Ma che fai, adesso... piangi?!
Fissa sbalordito i due lacrimoni che scivolano sulle gote di Garoffi. Il
quale stringe i pugni e scuotendo la testa mormora con la voce
piena di rabbia:
GAROFFI
628
Mi faccio schifo!...
schifo, hai capito?!!...
Mi
faccio
Di slancio pianta in asso Nelli e si precipita di nuovo nello
spogliatoio...
666. INT. SPOGLIATOIO "NERO" GIORNO
... dove i ragazzi sono ormai pronti, in maglietta e calzoncini, ognuno
col suo bravo numero cucito sul petto e sulla schiena. Il numero 9,
come Franti aveva predetto, è toccato a Enrico.
Guardano tutti Garoffi, un po’ stupiti dalla sua irruzione, ma
soprattutto dalle lacrime che gli vedono scorrere sul viso. Votini
esclama:
VOTINI
Garoffi!... Che ti succede?
Fra le lacrime, Garoffi biascica frasi confuse, imbarazzate:
GAROFFI
Ragazzi!… Io mi… mi so… i co- i
con...
DEROSSI
Ma che dici? Si può sapere che ti
piglia?
GAROFFI
I confetti! L’avete già presi?
Sì, perché?
STARDI
CORETTI
Anch’io l’ho preso.
Enrico, Precossi e il Muratorino confermano in coro: li hanno presi
anche loro.
NOBIS
Io ne ho presi due.
629
GARRONE
Io tre... Erano gratis!
Garoffi li fissa a bocca aperta, il ritratto della più nera costernazione.
Poi, col pianto in gola, “confessa”:
GAROFFI
Io… io mi sono sbagliato, ragazzi!
Mi dispiace! Invece dei confetti
energetici… ho preso per sbaglio,
quelli… quelli…
Deglutisce, incapace di pronunciare la parola fatale. I compagni lo
fissano, ora tutti serissimi, ansiosi...
DEROSSI
Quelli?!...
VOCE)
GAROFFI
(CON UN FILO DI
Lassativi!
Cala nella tenda un gelido silenzio nel quale, dopo qualche secondo,
si leva il laconico commento del Muratorino...
MURATORINO
Altro che carica... La “scarica”,
ci’ài dato!
E Garrone si proietta come un razzo su Garoffi e lo afferra per la
collottola minacciando a denti stretti...
GARRONE
Ce ne sono rimasti setto o otto!
Sai che faccio io, adesso?! Te li
caccio in gola e te li faccio ing…!
Molla di colpo la presa. Sull’ingresso è comparso Perboni che, con un
sorriso dice:
PERBONI
630
Ragazzi, sapete chi è qui con
noi?...
Si scosta facendo entrare Margherita, anche lei sorridente.
MARGHERITA
Sono venuta a fare il tifo per voi!
PERBONI
E’ venuta per vedervi vincere. Lei
ha combattuto una partita molto
più difficile della vostra, e l’ha
vinta. Fatele vedere che siete
capaci di fare altrettanto!...
I ragazzi si stringono attorno ai due salutando affettuosamente la
maestrina.
VOCI VARIE RAGAZZI
Vedrà che non resterà delusa!
Gli daremo una lezione!
Il primo goal lo dedicheremo a lei!
Grazie di essere venuta!
PERBONI
Ragazzi, ci siamo! Siete pronti?
Beh... beh...
ENRICO
PERBONI
Che fai, la pecora?
Prontissimi!
ENRICO
PERBONI
Allora fuori! Si va in campo!
Coraggio! Fategli vedere chi siete!
E ricordatevi che siete una
squadra! Un gruppo! Uniti! Undici
teste, ma un solo cuore!
631
E i ragazzi ripetono in coro:
CORO RAGAZZI
Undici teste, un corpo unico!!
E subito, uno dopo l’altro, i volti pallidissimi, i ragazzi escono dallo
spogliatoio sotto lo sguardo teso di Giulio, che attribuisce
naturalmente quel pallore alla tensione del momento...
667. EST. CAMPO PARTITA. GIORNO
Alcuni brevissimi flashes:
La squadra di Perboni in posa per la fotografia di gruppo (sorrisi
tirati e incerti).
Poi la squadra avversaria in posa per la fotografia (sorrisi arroganti e
sicuri).
L’arbitro, un insegnante del convitto, chiama i due capitani e tira la
monetina per il sorteggio del campo e del tiro d’inizio. Vince Enrico e
sceglie da quale parte iniziare.
Le squadre corrono a disporsi sulle due metà campo. L’arbitro alza il
braccio e dà il fischio d’inizio.
Comincia la partita. Dopo i primi momenti di studio e un confuso
batti e ribatti si sviluppano le prime manovre d’attacco. Enrico,
Derossi e Stardi vanno vicinissimi al goal, ma il portiere avversario
para con un tuffo elegante e rilancia. Ora sono gli altri che
attaccano...
Ai margini del campo, Nelli angosciato, domanda sottovoce a Garoffi
che segue anche lui l’incontro con l’espressione di un san Sebastiano
trafitto da mille frecce:
NELLI
Quanto tempo ci mettono a fare
effetto?
GAROFFI
Che ne so! Che ne so, io!
632
E proprio mentre la MDP è sui due, risuona dal campo e dalle
gradinate una fragorosa ovazione!
Dall’espressione dei due ragazzi, e da quella di Perboni e del
direttore che sono poco lontano, si arguisce facilmente che il goal è
stato segnato dagli avversari.
Perboni fa segno ai suoi, mentre vanno a riprendere posto per il
nuovo calcio d’inizio, di stare calmi. E il direttore ripete con enfasi
raddoppiata lo stesso gesto. Margherita, a sua volta, indirizza loro
un gesto coi pugni chiusi agitati nell’aria, come a dire: “Forza! Forza
!!” Ma le facce dei ragazzi sembrano quelle di undici condannati a
morte.
La partita riprende... Si succedono fasi alterne durante le quali
entrambe le porte corrono pericoli, ma il portiere della squadra del
Convitto sembra in grado di parare tutto. Garrone, dal canto suo, è
costretto a “uscire” per chiudere lo specchio del tiro al capitano
avversario e l’altro, con cattiveria, forse per vendicarsi della testata
di cui porta ancora il cerotto sul naso, gli spara il pallone dritto
mirato in faccia. Garrone barcolla sotto la pallonata e un filo di
sangue gli esce dall’angolo della bocca, ma il pallone è ben stretto
tra le sue mani e lo rimanda con un calcio potente oltre metà
campo...
La partita continua, sempre inchiodata sull’uno a zero, sempre
caratterizzata da una pressione continua di quelli del Convitto. Si
gioca quasi sempre nella metà campo dei nostri ragazzi che fanno
quel che possono per arginare, finché, finalmente, l’arbitro fischia la
fine del primo tempo.
668. INT. SPOGLIATOIO "NERO" GIORNO
Le due squadre raggiungono i rispettivi spogliatoi, e il direttore
accoglie i ragazzi, mentre rientrano funerei uno dopo l’altro nella
tenda, con una inopportuna crisi di iettatorie lamentele:
DIRETTORE
Che disastro, ragazzi! Vi state
facendo mettere sotto! Dovete
reagire! Di questo passo ci copriremo di vergogna, altro che
gloria!... Vi supplico...Fatelo
633
almeno per la nostra scuola, per la
Moncenisio, se non volete che il
vostro direttore muoia di
crepacuore! Qui, oggi!… Vi pre…
Sta per seguirli nell’interno, ma si trova sbarrata la strada da Giulio
che, sforzandosi di non mandarlo a quel paese come sarebbe
tentato di fare, gli impone tuttavia energicamente di stare fuori dai
piedi...
PERBONI
No, direttore. Non dica altro.
(sarcastico) L’ultima cosa di cui
i ragazzi hanno bisogno sono le
sue iniezioni di ottimismo.
669. INT. SPOGLIATOIO "NERO" GIORNO
Giulio si volge ai ragazzi, che sono schierati di fronte a lui con l’aria
di attendersi la lavata di capo. Invece il maestro sorride, calmo.
PERBONI
Nervi saldi, ragazzi. Quel goal a
freddo è il frutto della loro maggiore esperienza. Ma voi avete più
cuore, e glie lo dimostreremo. C’è
ancora mezza partita da giocare.
Ma ci sono alcune cose da correggere. Tu, Derossi, hai la tendenza
a restare troppo indietro, a metà
campo; questo è compito di
Stardi; tu, con Nobis e Bottini
dovete
spingervi
avanti
e
attendere la palla...
670. INT. SPOGLIATOIO "ROSSO" GIORNO
Garoffi – assicurandosi che nessuno lo veda – si avvicina cautamente
allo spogliatoio della squadra avversaria. Il capitano della squadra gli
va incontro a muso duro:
CAPITANO AVVERSARIO
634
Beh? Quelli corrono come dannati.
Che succede?
Invece di rispondere Garoffi estrae di tasca un mucchio di monete e
le porge all’altro, che le guarda e non le prende, ma chiede:
CAPITANO AVVERSARIO
Che significa...
GAROFFI
Ti restituisco i soldi.
CAPITANO AVVERSARIO
Crisi di coscienza? Guarda che un
impegno è un impegno. Se non gli
fai prendere la purga, noi te la
facciamo pagare carissima...
GAROFFI
L’hanno presa, la purga.
L’altro non capisce.
CAPITANO AVVERSARIO
E allora? Quand’è che fa effetto?
GAROFFI
Non lo so. Ma riprenditi i soldi.
Non li voglio.
L’altro lo scruta, incredulo.
CAPITANO AVVERSARIO
Stai mentendo.
(prende le
monete) Bada che se la partita
non va come deve andare...
queste te le faccio mandar giù a
forza.
Gli volta le spalle
malinconicamente:
e
rientra
in
tenda.
Garoffi
commenta
GAROFFI
635
Bene. Aggiunte ai confetti che
vuol farmi inghiottire Garrone, mi
sa
che
passo
la
prossima
settimana chiuso in gabinetto.
Si allontana, mogio, con le spalle curve e le mani in tasca...
671. CAMPO PARTITA. ESTERNO GIORNO
L’intervallo è finito. Le due squadre stanno uscendo dai rispettivi
spogliatoi per rientrare in campo. Perboni dà l’ultimo incitamento ai
suoi ragazzi:
PERBONI
Ricordatevi quel che vi ho detto. E
ricordatevi che un goal non basta!
Ce ne vuole un secondo!
E vedendo il povero direttore che – forse per la sgridata ricevuta
poco prima – se ne sta dimessamente da parte, lo chiama con un
gesto aggiungendo ai ragazzi:
PERBONI
Lo dedicheremo al nostro direttore! Senza di lui non sareste qui,
oggi! Siete d’accordo??!
RAGAZZI IN CORO
Sìiiiiiiiii!!!
PERBONI
Un unico corpo!
RAGAZZI IN CORO
Un unico corpo!!
Dal centro del campo l’arbitro fa cenno alle due squadre di prendere
posizione.
DIRETTORE
Andate, figlioli! E fatevi onore!!
636
Il pover’uomo ha le lacrime agli occhi. I ragazzi si avviano al piccolo
trotto per riprendere posto e, mentre vanno, cogliamo tra alcuni di
loro un rapido scambio di battute a mezza voce...
PRECOSSI
Oh, sentite niente voi?
VOTINI
Macché! E tu, Garrone?
GARRONE
Niiente...
solo
un
piccolo
gorgoglìo, ogni tanto, fra stomaco
e pancia...
NOBIS
Mah!… Fidiamo in Dio...
Fischio d’inizio e comincia il secondo tempo.
Dopo una serie di pericolose azioni da entrambe le parti e il solito e
confuso batti e ribatti, il Muratorino, sempre lui, si invola sulla fascia
e fa partire quasi dalla linea del corner un cross teso. La palla viene
intercettata di testa da Derossi, il capitano, che si era spinto in
avanti come suggerito da Perboni, e insaccata. Uno a uno.
I nostri esplodono di felicità. Margherita salta e urla, pazza di gioia,
abbracciando ora Giulio, ora la madre di Giulio, ora Olga.
Il Direttore si liscia i baffi.
Persino Garoffi, che osserva da un angolo nascosto, accanto allo
spogliatoio, sembra accendersi di intima soddisfazione; stringe i
pugni e serra le mascelle come per trasmettere ai suoi compagni la
“carica” falsamente promessa dai suoi confetti.
E Nelli, non visto da lui, lo coglie in quell’atteggiamento e sorride.
Perboni, non osa esternare la sua gioia, forse per scaramanzia, e
mormora, burbero, a mezza voce:
PERBONI
637
Speriamo che adesso non si
mettano a sedere sul pareggio!
La partita si avvia verso la fine, ma è ferma sul risultato di uno a
uno.
Perboni ogni tanto, incrocia il suo sguardo con quello altrettanto
deluso e teso del Direttore il quale, all'improvviso lo afferra per un
braccio e indica l'ingresso del campo.
Il maestro si gira e, con suo grande stupore, vede proprio Franti ed
esclama:
PERBONI
Franti! Che fai qua!? Ti hanno
lasciato uscire?
FRANTI
Non ce la facevo a star lì, senza
sapere
quel
che
stava
succedendo! Sono scappato...
(sorride con la sua aria
spaccona) E ho fatto bene, mi
pare. Senza di me il secondo goal
non viene fuori. Su, mi faccia
entrare.
Te lo scordi.
PERBONI
FRANTI
Per favore. Sto bene, ora. La
ferita è chiusa, fra due giorni mi
avrebbero
dimesso!
Ce
l’ho
proprio lì!...
Si indica la punta del piede destro. Ma Perboni non capisce subito:
Che cosa?
PERBONI
FRANTI
638
Il goal. Proprio sul ditone del piede
destro. Se non me ne libero,
diventa un callo e mi farà male!
Per favore!
PERBONI
Mi dispiace. Ti terrai il callo.
Ma proprio in quel momento, a seguito di uno scontro, Votini si fa
male ed è costretto ad uscire zoppicante.
Franti torna alla carica:
FRANTI
Ecco! Ora siamo in dieci... Mi
faccia entrare!
Ma Perboni scuote la testa e dice con malinconica fermezza:
PERBONI
Non c’è partita al mondo per cui
valga rischiare la salute di un
giocatore, anche se quel giocatore
è un rompiscatole come te.
Ma il ragazzo, come al solito, disobbedisce; si allontana e, dopo
qualche istante, Perboni lo vede ricomparire in campo, con indosso
la maglietta di Votini. I suoi compagni, appena lo riconoscono, lo
acclamano in coro a gran voce.
CORO RAGAZZI
Fran-ti! Fran-ti!! Fran-ti!!...
Perboni non può far altro che accettare la situazione. A gesti
segnala all’arbitro che la sostituzione è autorizzata, ma a mezza
voce raccomanda a Franti in tono minaccioso:
PERBONI
Se ti fai male, testaccia dura, io ti
do il resto, hai capito?! Attento ai
falli!
FRANTI
639
Stia tranquillo.
Si lancia nel gioco.
Ma poco dopo c’è un altro momento di panico: la squadra avversaria
con una veloce azione libera un uomo al centro dell’area.
Il
Calabrese, forse per seguire i consigli di Stardi e Votini, convinto che
l’arbitro sia distratto, falcia l’avversario che stava per tirare in porta.
Fischio dell’arbitro, che invece ha visto tutto. Calcio di rigore.
Un silenzio di tomba cala sul campo, mentre il capitano del Convitto
dispone con sadica lentezza la palla sul dischetto fissando con
ghigno perverso Garrone.
Mancano pochi minuti alla fine e se gli avversari segneranno i nostri
incasseranno un’altra sconfitta. La loro sorte è nelle mani di Garrone.
I compagni lo accerchiano e gli infondono coraggio.
DEROSSI
Forza Garrone!
STARDI
Forza!
CALABRESE
Guarda che per stare qua ci
rimetto la paga di mezza giornata!
FRANTI
Sono appena entrato, Garrone.
Non mi deludere!
E perfino Garoffi, dal suo seminascosto osservatorio, lo incita a
mezza voce:
GAROFFI
Dai, Garrone, dai!!
Il direttore invece volta le spalle al campo mormorando:
DIRETTORE
Non voglio guardare!
640
Anche Margherita sta ad occhi chiusi, con le mani strettamente
congiunte in una muta invocazione al Cielo...
Giulio tiene le dita incrociate dietro la schiena finché una nuova
esplosiva ovazione segnala che il tiro è stato effettuato, ma Garrone
con un prodigioso tuffo ha parato e si cava la soddisfazione di
indirizzare una piccola, privata pernacchia al capitano avversario, che
l’accoglie con un sorrisetto acido.
La partita riprende, e sembra una partita diversa. Con tre precisi
passaggi i ragazzi di Perboni sono oltre il centrocampo avversario.
Con un
passaggio filtrante, partito dal suo piede fatato, il
Muratorino libera Franti fuori dell’area.
Il ragazzo, spalle alla porta, aggancia il pallone col sinistro e tenta di
portarselo sul destro per calciare, ma il suo controllore gli sta
addosso e lo tempesta di gomitate al fianco che gli riaprono la ferita.
La maglietta di Franti si macchia di sangue.
Ma il ragazzo stringe i denti, si libera con un dribbling del suo
marcatore, si gira, entra in area e lascia partire un siluro che si
insacca nella porta avversaria.
Il grido di trionfo dei ragazzi si spegne di colpo quando Franti,
appena segnata la rete, crolla a terra svenuto.
Tutti accorrono per accertarsi delle sue condizioni. Giulio, primo fra
tutti, si accosta al corpo del ragazzo, ma si stupisce di trovarsi
improvvisamente accanto Garoffi che si offre, preoccupato:
GAROFFI
L’aiuto a portarlo fuori del campo,
signor maestro?
PERBONI
Sì, bravo.
Il corpo di Franti viene sollevato da Giulio e da Garoffi e portato fuori
dal campo, mentre il gioco riprende immediatamente.
641
Olga è già lì, ai margini del campo, pallidissima, gli occhi pieni di
lacrime. Le sta accanto la signora Perboni. La ragazzina dice
soltanto:
OLGA
C’è la carrozza di mio padre.
Dal canto suo Margherita ha preso dalla tenda-spogliatoio la cassetta
del pronto soccorso e sale insieme con la madre di Perboni sulla
comoda carrozza dei Votini, mentre il direttore dice a Giulio.
DIRETTORE
Vada anche lei Perboni. Ai ragazzi
ci penso io. Ormai mancano solo
pochi minuti alla fine.
PERBONI
Grazie, direttore.
Con l’aiuto di Margherita e di Olga, Giulio adagia Franti nella carrozza.
Poi vi sale anche lui, insieme con Olga. Margherita ha già cominciato
a tamponare la ferita...
MARGHERITA
S’è
riaperta.
Perde
sangue…
molto
Olga ordina al cocchiere con la voce che le trema:
OLGA
All’ospedale, in fretta!
La carrozza parte. Garoffi è rimasto a terra e se ne torna con aria
poco allegra al suo posto d’osservazione dietro la tenda, ma lo
intercetta Nelli.
NELLI
E’ stato bello da parte tua
preoccuparti per Franti.
GAROFFI
642
Franti è un pazzo. Siete tutti
pazzi! A impazzire dietro un
pallone. Che sarà mai!…
NELLI
Ma ho visto che anche tu, poco fa,
ti agitavi parecchio... dietro quel
pallone…
GAROFFI
Hai visto male.
Lo pianta in asso, mentre la partita riprende. Ci sono gli ultimi minuti
da giocare e gli avversari stringono d’assedio la porta dei nostri con
l’intento di almeno pareggiare.
Il forcing è davvero asfissiante e si ha l’impressione che da un
momento all’altro i nostri possano capitolare. Ma i ragazzi resistono.
Dopo una confusa azione un tiro proveniente dal limite dell’area si
stampa sul palo e va a finire nelle possenti braccia di Garrone che
rinvia e, proprio in quell’istante, l’arbitro con il triplice fischio decreta
la fine della gara.
E’ un tripudio. Il direttore entra in campo ed abbraccia i ragazzi.
Anche i padri e le madri dei nostri piccoli eroi entrano in campo. E’
una festa, ma curiosamente è una festa nella quale i meno festanti
sono proprio i festeggiati. I ragazzi infatti, stanchi, sudati, ma
soprattutto preoccupati, sorridono, accettano congratulazioni e
complimenti, ricambiano abbracci, ma lo fanno un po’
distrattamente, con la mente altrove, e il direttore, che ha capito,
invita i familiari a lasciare liberi i ragazzi…
DIRETTORE
Prego, per favore, lasciamoli
andare a rivestirsi, ora...
Festeggeremo dopo!... (e ai
ragazzi) Presto cambiatevi.
Andiamo in ospedale a sentire
come sta Franti...
672. INT. SPOGLIATOIO "NERO" GIORNO
643
I ragazzi si rivestono in fretta, e non parlano della loro vittoria; solo
Derossi rompe il silenzio per dire, dando voce al pensiero che occupa
la mente di tutti:
DEROSSI
Chissà come sta quel matto!...
Sono quasi pronti, quando entra Nelli, un po’ agitato...
NELLI
Ragazzi, presto, venite a vedere!
Riscompare e subito i più pronti, Garrone, Stardi, il Muratorino, Nobis
ed Enrico Bottini si precipitano fuori...
673. INT. SPOGLIATOI "ROSSO" E "NERO" GIORNO
A una ventina di metri, davanti allo spogliatoio "rosso", Garoffi è alle
prese con il capitano avversario il quale, spalleggiato da due suoi
compagni, lo sta aggredendo. I tre non si sono accorti di essere
osservati e, coprendo Garoffi di quelli che devono essere
chiaramente insulti, lo spintonano, gli mollano qualche sberla, un
cazzotto. Garoffi non fiata; cerca di reagire, ma è uno contro tre...
Ma ecco che, come delle furie, Garrone, Stardi, il Muratorino, Enrico e
Nobis, seguiti da altri che intanto si sono anche loro affacciati allo
spogliatoio "nero", piombano sul terzetto. Garrone afferra il
capitano:
GARRONE
Che fate, vigliacchi! Vi mettete in
tre contro uno?! Perché non te la
sbrighi con me?! Io sono quello
che ti ha già spaccato il naso, ti
ricordi?
Gli altri due si sono dati precipitosamente alla fuga. Ma il capitano
avversario, bloccato dalla presa ferrea di Garrone non può. E allora
addita Garoffi e dice in tono velenoso:
CAPITANO AVVERSARIO
Ma come, lo difendete?!
644
GARRONE
E’ uno dei nostri! Perché
meravigli che lo difendiamo?
ti
CAPITANO AVVERSARIO
Perché vi ha venduti! Mi ha
proposto di farvi prendere dei
confetti lassativi e si è fatto dare
dei soldi!
Garrone lascia la presa del capitano e si volge verso Garoffi. Gli occhi
di tutti sono su di lui che se ne sta ritto, immobile, come un martire
pronto a farsi lapidare. Derossi gli domanda con voce gelida:
DEROSSI
E’ vero?
GAROFFI
Sì, ma i soldi glie li ho ridati.
ENRICO
E’ vero?
Il capitano abbassa gli occhi.
CAPITANO AVVERSARIO
Beh, sì... Per la verità, neanche
quello che abbiamo fatto noi è
stato bello. Ma voi avete meritato
di vincere. Vi devo chiedere
scusa... (porge la mano a
Derossi) Amici?
Dopo una breve esitazione Derossi glie la stringe, ricambiando il
sorriso.
DEROSSI
Amici.
Con un cenno di saluto che tutti ricambiano il capitano avversario se
ne va.
645
C’è un momento di silenzio; tutti, con aria seria, guardano Garoffi, il
quale, in tono dimesso, colmo di un rincrescimento che suona
assolutamente sincero, dice :
GAROFFI
Mi dispiace... mi dispiace
veramente... anche se so che
nessuno di voi mi crederà mai...
Abbassa la testa, come sotto il peso di una condanna muta ma non
per questo meno dolorosa. Poi emette un sospiro e si gira per
andarsene, quando sente la voce di Nobis, ironica e allegra, che dice:
NOBIS
Quanto ci scommetti, Garoffi, che
non è vero? Dieci a uno, ci stai?
Una risata generale accoglie la battuta di Nobis. E Garoffi alza gli
occhi di colpo, occhi che brillano di speranza e di felicità, mentre
Garrone gli si avvicina e lo abbraccia, salutato dall’applauso dei
compagni. Enrico li richiama tutti alla realtà:
ENRICO
Ragazzi! Svelti! Andiamo da Franti!
674. INT. OSPEDALE. STANZA FRANTI. GIORNO
Intorno al lettino di Franti ci sono Perboni, Margherita e Olga. Il
ragazzo è sveglio è appare in buona condizione; ma ha di nuovo il
torace fasciato.
OLGA
Ti fa ancora molto male?
Lui fa segno di no e sorride. Margherita, Giulio e Olga tirano un
sospiro di sollievo. Il maestro fissa Franti tentennando la testa.
PERBONI
Non avrei dovuto farmi prendere
la mano da te. Mi sento in colpa
anch’io.
646
FRANTI
In colpa perché: perché abbiamo
vinto?
PERBONI
Non è mica ancora detto:
mancavano sei minuti alla fine.
Franti annuisce, esagerando una preoccupazione assolutamente
falsa:
FRANTI
E’ vero! E non c’ero più io!
La porta della stanza si apre ed entra la madre di Perboni con un
sorrisetto malizioso.
MADRE PERBONI
Beh... stringetevi un po’,
favore: serve posto.
per
Apre anche l’altra metà della porta e sulla soglia appaiono il direttore
e, dietro di lui, la squadra al completo, incluso Garoffi; tutti
sorridenti, ma rispettosamente silenziosi, entrano affollandosi
intorno al letto. Franti è al settimo cielo; fissa il direttore e i suoi
compagni negli occhi, uno ad uno, come per leggervi la risposta a
una domanda che ancora non ha fatto; ma non resiste al tormento
dell’incertezza e sbotta:
FRANTI
Insomma, abbiamo vinto?!
DIRETTORE
Giovanotto, qua la mano, sei stato
grande.
Franti, stringendo la mano al direttore, esclama semplicemente:
FRANTI
E ci voleva tanto?
DIRETTORE
647
Il medico dice che tra sette giorni
ti dimettono.
PERBONI
Neanche loro ti sopportano più.
(una
risata
generale)
Comunque, questi sette giorni non
li passerai in ozio. Domani ti
assegnerò il piano di studi. Tra
due settimane ci sono gli esami.
OLGA
Lo faccio filare io!
Franti guarda malinconicamente i compagni.
FRANTI
La festa è finita, ragazzi...
I ragazzi ridono. Un po’ più tirata è la risata di Enrico che getta di
sottecchi una struggente occhiata in direzione di Olga della quale lei
nemmeno si accorge. Stringe la mano di Franti, mentre Perboni
avverte rivolto in giro un po’ a tutti:
PERBONI
Guardate, ragazzi, che Margherita
ed io non vogliamo bocciati al
nostro matrimonio!
Un piccolo coro di domande si leva dal gruppo dei ragazzi:
VOCI VARIE RAGAZZI
E quando sarà?
Quando vi sposerete?!
Dove vi sposerete?
Perboni alza le mani per invitare al silenzio e Margherita annuncia:
MARGHERITA
Ci sposeremo nella cappella del
convitto in cui abitavo...
E Perboni completa:
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PERBONI
... una settimana dopo la fine degli
esami!
Il direttore, con gli occhi che gli ridono, si rivolge un tantino
pomposamente alla maestrina:
DIRETTORE
Signorina Capuano, posso
permettermi di chiederle l’onore
di...
Ma lei lo previene:
MARGHERITA
Ci avevo già pensato, direttore.
Mi farebbe l’onore di farmi da
testimone?
Il direttore non ha il tempo di dare l’ovvia risposta, perché dal
gruppo degli studenti si sente un grido strozzato di Garrone:
GARRONE
Gesù!! La pancia!!
Ed eccolo schizzare, sgomitando, fuori della stanza tra lo stupore dei
“grandi”, ma anche di Olga e Franti. E subito si verifica una curiosa
manifestazione di contagio, o forse la causa scatenante è il calo
improvviso della tensione, fatto sta che altre grida strozzate si
levano:
VOCI VARIE RAGAZZI
Mamma mia!!
Il gabinetto! Dov’è il gabinetto??!!
Ahi-ahi-ahi!!
Oddìo, non ce la faccio!!
E c’è un esodo precipitoso dei ragazzi, tutti con le eccezioni di Nelli
e di Garoffi. I due sono i soli rimasti nella stanzetta insieme al
maestro, a Margherita, al direttore, alla madre di Perboni, a Olga e,
naturalmente a Franti; e sono anche i soli a non mostrarsi sbalorditi
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per quel che è accaduto. Nelli, anzi, rivolto a Garoffi, si limita a
constatare pacatamente:
NELLI
Beh: con un paio d’ore e mezza di
ritardo, ma hanno funzionato. E
meno male che siamo già in
ospedale.
E sull’espressione perplessa degli altri che non capiscono, l’immagine
675. EST. SCUOLA. PIAZZALE. GIORNO
Nella bella mattinata di giugno il piazzale davanti alla scuola è
singolarmente affollato di ragazzi e ragazze di tutte le classi e dei
loro accompagnatori, madri, talvolta padri, spesso cameriere; diverse
carrozze private parcheggiano in attesa di riportar via i rispettivi
proprietari. Ed è altrettanto rumoroso che affollato. L’aria è piena,
infatti, di suoni, richiami, chiacchierio di voci, risate, lo scampanellio
dell'omnibus che si ferma a scaricare altre persone...
676. INT. ANDRONE SCUOLA. GIORNO
Abbastanza affollato, anche se assai meno della piazza, è l'androne
della scuola, dove, sotto il porticato che lo circonda, sono esposti in
apposite bacheche i “quadri” dei risultati degli esami.
Dinanzi ad ogni bacheca si raccoglie un capannello di ragazzi o
ragazze che appartengono alla classe cui si riferiscono i risultati
esposti in quella bacheca.
E naturalmente ce n’è una dinanzi alla quale riconosciamo parte dei
nostri personaggi: Franti, perfettamente guarito, in compagnia della
madre, Olga Votini col fratello, Garrone, Precossi, Garoffi, Stardi e
Nobis, e Coretti, tutti a commentare i voti...
PRECOSSI
Come al solito, Derossi e Bottini
conducono a pieni voti...
NOBIS
Ma quest’anno devono dividere il
primato con Precossi e Rabucco...
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FRANTI (GUARDANDO OLGA)
Non si può vincere sempre!
OLGA
Non darti tante arie... (getta
un’occhiata
critica
ai
risultati) Soltanto tre “buono” e
il resto “sufficiente”...
GARRONE
Che dovrei dire io che ho tutti
“sufficiente”?
Arriva la voce del maestro Perboni, che ha sentito...
PERBONI
Devi essere orgoglioso di quei
voti. Con quel che hai passato...
(saluta tutti) E anch’io sono
orgoglioso di voi. E non solo
perché siete stati tutti promossi,
ma perché tutti avete fatto un
pezzo di strada per imparare a
vivere insieme. Ed ora non vi
disperdete. Restate amici. Aiutatevi nella vita come avete fatto
su un campo di calcio. E se
qualcuno avrà bisogno, siate
pronti a dargli una mano.
I ragazzi annuiscono, si stringono intorno a Perrboni, qualcuno si
abbraccia. Margherita, che è arrivata con Perboni, sorride commossa.
Bacia sulla guancia Giulio e dice:
MARGHERITA
Vado dalle mie bambine.
vediamo dopo!
Ci
Saluta i ragazzi con la mano ricevendo un piccolo coro di...
CORO RAGAZZI
A presto signorina Margherita!
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Ci vediamo al matrimonio!
Lei si allontana ed ecco che arriva Rabucco, il Muratorino,
accompagnato dal padre. Ovvio scambio di saluti, poi, mentre il
ragazzo va a guardare i “quadri”, il maestro anticipa all’uomo:
PERBONI
Suo figlio è stato promosso col
massimo dei voti, signor Rabucco.
Appena controllato il quadro, il ragazzino si gira con gli occhi lucenti
di gioia e salta addosso al padre coprendolo di baci.
RABUCCO
Sono fiero di te!
(SOTTOVOCE AL FIGLIO)
MURATORINO
Anch’io di te, papà!...
Poi si volta verso i compagni per annunciare con orgoglio:
MURATORINO
Mio padre ha ottenuto il diploma
alla scuola serale!
I compagni gli si affollano attorno per congratularsi, mentre Giulio
stringe calorosamente la mano al padre, mentre l’altro si schermisce,
modesto:
RABUCCO
Non sono stato bravo come mio
figlio! Me la sono solo cavata, vero
signor maestro?...
PERBONI
Io l’ammiro, signor Rabucco...
Si volta verso i suoi allievi e con voce quasi sommessa, nella quale
non si avverte nessuna enfasi, come se parlasse più per se stesso
che per loro, dice:
PERBONI
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Ci sono qualità che non si
imparano a scuola, ragazzi... il
carattere... il coraggio di non darsi
mai per vinti... di non rinunciare,
mai...
Gli allievi lo ascoltano, attenti...
PERBONI
Quando vi sentirete avviliti, o
troppo stanchi, o delusi, e avrete
voglia di fuggire... vi capiterà
certamente, nella vita... bene, in
quei momenti pensate...
(correggendosi) pensiamo a
quest’uomo... che ogni sera, dopo
quattordici ore di lavoro ha avuto
ancora la forza di mettersi a
studiare... per migliorare...
Sui visi dei ragazzi, pensierosi e seri...
677. INT. CHIESETTA DEL CONVITTO. GIORNO
La chiesetta del convitto è minuscola, adatta alla semplicità della
cerimonia con cui Giulio e Margherita si sposano. Ma ad assistere al
matrimonio ci sono tutti, alunni e genitori, e naturalmente suor
Maria. Il direttore e l’ingegner Bottini sono i testimoni della sposa,
mentre l’avvocato Nobis e Fernando Garrone, sono i testimoni di
Giulio. Il ferroviere indossa con un certo disagio quello che fu
probabilmente l’abito delle sue nozze e che gli va, naturalmente, un
po’ stretto.
Ma Suor Maria ha fatto le cose per bene. L’addobbo floreale è caldo,
anche se non lussuoso; e in un angolo della cappella una delle
sorelle, seduta ad un piccolo organo, suona l’Ave Maria di Schubert
che un coretto di altre cinque suore canta con bravura e calore.
Al momento dello scambio degli anelli il ferroviere, forse anche un
po’ intimidito dall’eccellenza degli altri testimoni rischia
d’impappinarsi e l’avvocato Nobis, sorridente e gentile, lo aiuta a
cavarsela.
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La madre di Giulio naturalmente piange. E’ il compito di tutte le
madri ai matrimoni dei figli. Ma piangono anche la madre di Franti e
quella di Votini mentre, invece di seguire la cerimonia, osservano i
loro ragazzi, Olga e Umberto che, al contrario, fissano sugli sposi il
loro sguardo incantato e si tengono per mano.
678. EST. CHIESETTA DEL CONVITTO. GIORNO
All’uscita dalla chiesa i due sposi, accompagnati dagli applausi,
salgono sulla carrozza ma la trovano a sorpresa occupata da Franti
che chiede con aria sfacciata:
FRANTI
Mi portate con voi? Occupo poco
spazio.
Giulio ride.
PERBONI
Scendi giù delinquente, ora non
hai più bisogno di noi.
FRANTI
E’ vero che agli sposalizi c’è
l’usanza di baciare la sposa?
Ora è Margherita che scoppia in una risatina, poi accosta il viso a
quello del ragazzo che la bacia sulla guancia.
Felice, il ragazzo, con il suo consueto sorriso da canaglia, scende
dalla carrozza che parte e resta da solo, un po’ in disparte, mentre
tutti gli altri la rincorrono.
Mentre la carrozza si allontana, inseguita dai ragazzi vocianti, la MDP
panoramica fino ad inquadrare sulla strada, a non molta distanza
dall’ingresso della chiesa, l’uomo degli oroscopi; è fermo accanto alla
sua pianola e segue l’allontanamento della carrozza con un
misterioso sorriso dipinto sul volto.
Poi comincia ad azionare la manovella del suo strumento e nell’aria si
diffondono le note dello stesso valzer suonato davanti alla casa di
Margherita (scena 540) quando Giulio la indusse a ballare in strada.
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679. CASA SUL MARE. VERANDA. ESTERNO GIORNO
Un giorno di settembre. Seduta su una veranda che dà direttamente
sul mare Margherita sta finendo di redigere il suo diario e ogni tanto
guarda suo marito che passeggia sulla spiaggia in compagnia di un
cane.
La ragazza finisce l’ultima pagina del suo diario con la frase:
MARGHERITA VOCE PENSIERO
…educare l'infanzia e la
gioventù…che cosa é il nostro
lavoro, che pure ci pesa tanto,
cosa sono i nostri dolori, la nostra
sofferenza, la vita stessa a
confronto delle fatiche, degli
smarrimenti e degli affanni
formidabili dei ragazzi che
quotidianamente cerchiamo
d'educare? A loro deve andare il
nostro rispetto perché hanno
appena accettato la sfida della
vita…
Poi chiude il diario che è ancora senza titolo.
Con dolcezza si passa una mano sulla pancia, piuttosto rotonda e
sorride. Margherita aspetta un figlio. Poi la sua attenzione si
concentra sulla copertina bianca.
Ci pensa un po’ su e poi decide che il titolo per il suo diario non può
essere che uno, e si china a scrivere. La sua penna traccia sulla
copertina la parola:
“Cuore”
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CUORE
liberamente ispirato all'omonimo romanzo di
Edmondo DeAmicis
sceneggiatura
primo e secondo episodio
Massimo DeRita
Mario Falcone
terzo e quarto episodio
Massimo DeRita
Sara Polidoro
quinto e sesto episodio
Massimo DeRita
Ottavio Jemma
con la collaborazione di
Maurizio Zaccaro
SHOOTING DRAFT
28 agosto 2000
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Via Lovanio 24, Roma
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