LIBERO ADATTAMENTO CINEMATOGRAFICO DALL`OMONIMO
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LIBERO ADATTAMENTO CINEMATOGRAFICO DALL`OMONIMO
CUORE LIBERO ADATTAMENTO CINEMATOGRAFICO DALL’OMONIMO ROMANZO DI EDMONDO DE AMICIS - SCENEGGIATURA DI MASSIMO DERITA, MARIO FALCONE, SARA POLIDORO, OTTAVIO JEMMA CON LA COLLABORAZIONE DI MAURIZIO ZACCARO © COPYRIGHT 2001 – RIPRODUZIONE RISERVATA 101. INT. TORINO. REGIA SCUOLA MONCENISIO - GIORNO PENOMBRA Il vociare giunge rarefatto ma al tempo stesso insistente. Confuso, a volte perfino sommerso dal rumore di zoccoli e dal rimbombare cupo delle ruote delle carrozze, riesce comunque, con le sue strilla di bambini, le risate cristalline, le urla sguaiate e, di tanto in tanto, qualche severo richiamo materno, a dare vita al grande androne di una scuola, ancora avvolto nella densa, polverosa penombra che l'ha custodito per i tre lunghi mesi estivi. Seduto ad un tavolo illuminato da una grigia lama di luce, un uomo minuto, dalle guance incavate, lancia un'occhiata alla pendola appesa sul muro che ha di fronte, le cui lancette sono prossime a segnare le ore nove, quindi chiude la copia della "Gazzetta Piemontese" che stava leggendo e, alzandosi, indossa il suo camice di servizio color antracite, stirato di fresco. Nel frattempo, dalla doppia scalinata che porta ai piani superiori echeggiano passi pesanti e solenni. L'omino, zoppicando leggermente, si porta al centro dell'androne e alza lo sguardo al… …direttore, un uomo di media statura dall'espressione autorevole, un po' atticciato ma comunque elegante nel suo completo blu-scuro di lana che, fermandosi sul ballatoio della prima rampa di scale, controlla che tutto sia in ordine prima di dare il permesso di aprire il portone della scuola. A vederlo così, dal basso, sembra perfino il comandante sul cassero di una nave pronta a salpare per una lunga traversata. Intanto il vociare dall'esterno cresce, il via vai di carrozze e cavalli si fa ancora più consistente; al tutto si aggiunge anche una musichetta stridula, a volte a volte fin troppo acuta. 1 Il direttore estrae dal suo panciotto un prezioso orologio, scruta l'ora quindi la verifica con quella segnata dalla pendola le cui lancette si stanno piazzando sulle ore 9 in punto. Al suo invece mancano ancora una manciata di secondi. Sotto, il bidello freme accanto al pesante chiavistello del portone: che aspetta a farmi aprire? I secondi scorrono lenti. L'attesa diventa quasi spasmodica. Con calma davvero serafica il direttore si accarezza le lunghe basette, lisciandole soprattutto dove si congiungono ai baffi (un vezzo che gli vedremo fare più volte nel corso della nostra storia); ascolta per l'ultimo istante il vociare ormai incontenibile che, dall'esterno, inonda l'androne, le scale, i corridoi, le aule deserte con i banchi ben allineati… …ecco, adesso, anche al suo orologio, sono scoccate le 9. Il direttore batte una, due volte le mani. E' il segnale che il bidello attendeva. Un sorriso, poi il chiavistello ruota e sfila lungo il legno con un assordante cigolio. Il direttore rimette l'orologio nel taschino del panciotto, poi si gira sui tacchi e scompare risalendo la scalinata. Con un ansito quasi umano, la prima anta del portone si spalanca, poi il bidello spinge anche la seconda. La luce, anche se grigia dell'autunno piemontese, illumina l'androne, le statue e i mezzibusti dei benefattori che, nel corso di decenni e decenni, con le loro donazioni hanno consentito alla scuola di crescere fino a diventare quello che é: la Regia Scuola Elementare Moncenisio, orgoglio del direttore e, soprattutto, del Provveditore. Fuori, nel piazzale antistante, é un brulicare di ragazzini e ragazzine, un accalcarsi di madri e di padri, di carrozze e cavalli. L'atmosfera é gioiosa. I venditori ambulanti di caldarroste e dolcetti decantano, urlando, la loro mercanzia. Poco lontano, la bottega di un libraio é affollata di gente che ancora compra cartelle e quaderni per i propri figli. Un bacio, un abbraccio, un augurio commosso, qualche inevitabile lacrima poi, come un'onda che all'improvviso s'abbatte su una spiaggia, tutti corrono dentro la scuola. I maschi da una parte, nella sezione Baretti (come indica una grossa lapide di marmo davanti alla scalinata), le femmine dall'altra, nella sezione Rayneri. 2 Fra le teste della gente, vediamo anche da dove proviene la musica che ha caratterizzato parte della scena. Un uomo anziano (70 anni) con un buffo cilindro in testa passa davanti alla scuola azionando la manovella di un organetto. La musica si spande sulla piazzetta, accompagna il volo delle ultime foglie che, staccandosi dai rami di un grande platano1, raggiungono le altre già a terra, echeggia fra i portici e i vicoli oltre i quali si staglia, nel cielo grigio dell'autunno, la sagoma inconfondibile della Mole Antonelliana. Una didascalia intanto annuncia: Torino, 17 ottobre 1890 primo giorno di scuola I ragazzi, incuranti delle raccomandazioni del bidello, fra le maestre e i maestri che vanno e che vengono, fanno a gara a chi arriva prima in classe e salgono di corsa le scale Due di loro, Umberto Franti, un ragazzino di 10 anni, faccia da simpatica canaglia e sorriso perennemente disegnato sulle labbra e, Giacomo Garoffi anche lui 10 anni un tipo segaligno, volto da civetta, coperto da un lugubre mantello nero che gli lascia scoperte le secche gambe, giunti al primo ballatoio si girano verso i compagni che ancora devono salire e gridano a squarciagola i loro nomi: FRANTI E GAROFFI De Rossiiiiiiii! Corretti! Venite! i ragazzini chiamati, fra spinte e sgomitate, salgono la scala e si uniscono agli altri. Identifichiamo un ragazzino elegante, dai capelli biondi, Ernesto DeRossi (9 anni), vicino a lui c'é Corretti, (9 anni) piccolo di statura ma con una faccia da furbetto. FRANTI E Votini dov'è? DeRossi si stringe laconicamente nelle spalle: e che ne so io? Il platano, con le sue visibili variazioni, scandirà il passaggio delle stagioni nel corso di tutte le puntate. 1 3 Franti torna a guardare giù, nella chiassosa confusione che domina l'ingresso e l'androne. CORRETTI A te t'interessa sua sorella Olga, dì la verità… ma mi sa tanto che non é ancora arrivata… FRANTI E anche se fosse a te che t’interessa? Niente… CORRETTI (SFOTTENDO) (TAGLIENTE) (IN SOGGEZIONE) Nel frattempo, davanti al portone arriva una donna di 33 anni, ma precocemente invecchiata, che spinge un carrettino carico di verdura su cui ha sistemato il figlio, Luigino Nelli, 9 anni. Il bambino ha il braccio sinistro offeso dalla poliomielite. La donna lo solleva per farlo scendere. Gli aggiusta la striminzita giacchetta, gli fa le ultime raccomandazioni: MADRE NELLI Mi raccomando... anche se ti prendono in giro non litigare... Il bambino annuisce. Bacia la mamma, si guarda intorno e si avvia verso il gruppo dei poveri. Dietro di lui spunta un ragazzo dalla testa grossa e dalle spalle larghe, Garrone che, con i suoi dodici anni, é il più grande di tutta la scuola ma anche l'anima più candida e buona. Il ragazzo, mangiando un pezzo di pane, si avvicina a Nelli e, in tono simpaticamente ironico esclama: GARRONE Ehi Luigino, quest’anno vieni in carrozza? NELLI E tu non la smetti mai di mangiare? 4 GARRONE Perché, che c'é di meglio? Vuoi? In quel momento arriva, abbastanza velocemente, la carrozza del solito, benestante ritardatario. Sta quasi per investirli. Garrone, Nelli ed un altro paio di ragazzini sono costretti a scattare dentro il portone per evitarla. La carrozza si ferma qualche metro dopo... Scendono i due ritardatari , un maschio e una femminuccia (10 e 9 anni). Votini e sua sorella Olga, bionda e minuta, che, senza salutare il fratello, corre subito verso un gruppo di amichette dello stesso rango sociale. NELLI E chi poteva essere se non quell’antipatico di Votini... GARRONE Si, però sua sorella Olga é carina... NELLI Se ti sente Franti… Intanto, sempre dal suo posto d'osservazione, sul ballatoio della scala, Franti, col sorriso strafottente, esclama: FRANTI (A VOCE ALTA) Ma non avevate detto che era morto? Ma chi? CORRETTI FRANTI (INDICANDO IL BIDELLO) Lui… Tutti sghignazzano. Il bidello, che ha sentito, alza lo sguardo e fissa severamente Franti 5 BIDELLO Vattene Franti, se non vuoi essere espulso anche da questa sezione… FRANTI Altrimenti che fa, chiama la guardia civica? BIDELLO No, basta il direttore… FRANTI (IRONICO) Che paura… In quel momento, sul ballatoio, manco a dirlo, ricompare la severa figura del direttore. L’uomo lancia una severa occhiata al monello e ai suoi compagni: DIRETTORE In classe Franti…e voi con lui…VIA!! I ragazzi scappano mescolandosi nella massa degli altri scolari. Lui scende le scale col suo passo altero. Giunto davanti al portone si aggiusta il monocolo nell’occhio destro e poi si guarda attorno come chi vuole avere tutto sotto controllo. Quindi si avvicina ad una giovane e bella maestrina: Margherita Capuano (25/28 anni). La ragazza, che indossa un eccentrico cappellino su cui campeggia una lunga penna rossa, é impegnata a radunare una classe di piccolissimi maschietti di prima (5/6 anni). MARGHERITA Non vi allontanate... state tutti accanto a me che ora entriamo. I bambini, visibilmente intimiditi, si tengono stretti l’un l’altro. Margherita comincia a contarli quando, all’improvviso, viene raggiunta da Votini, Garrone, e Nelli e altri ancora. I ragazzi la salutano affettuosamente. Un bambino dallo sguardo tenero ed emaciato di nome Precossi (9 anni) si rivolge a Margherita: 6 NELLI Signorina Capuano buongiorno... MARGHERITA (ACCAREZZANDOLO) Ciao Nelli… Buongiorno ragazzi... Che bello rivedervi... Come siete cresciuti... Mi raccomando quest’anno fate i bravi... avrete gli esami e dovrete studiare molto... Un altro bambino si fa avanti: Rabucco (9 anni) detto “Il Muratorino” per via della giacchetta perennemente macchiata di calcina. RABUCCO Signorina ma é ancora lei la nostra maestra? MARGHERITA Quest’anno no, Rabucco, avrete un nuovo maestro. (SPOLVERANDOLO) NELLI Perché? MARGHERITA Perché ora siete grandi e non avete più bisogno di me... Nella discussione interviene anche Votini che, levandosi con noncuranza qualche pagliuzza dal bel vestito di panno che indossa, con il cinismo che lo contraddistingue domanda: VOTINI E com'è questo maestro? Lei lo conosce? 7 MARGHERITA L’ho visto solo un paio di volte... ma mi sembra una brava persona... VOTINI E’ vero che viene da fuori? Margherita annuisce con un sorriso. VOTINI Mica sarà un africano, né? MARGHERITA Votini! Dicevi così, anche di me? A questa battuta di Margherita tutti ridono. La maestrina prosegue.... MARGHERITA Su adesso, visto che voi siete grandi andate in classe e aspettatelo lì così quando viene siete già pronti... GARRONE Ma se non arriva che facciamo? Nella discussione interviene nuovamente Votini. VOTINI Secondo me quello ci ha ripensato... MARGHERITA State tranquilli che adesso arriva... Il direttore si avvicina al gruppetto. Nel vederlo i ragazzini si zittiscono e corrono su per la scalinata come topi davanti al gatto, chi a destra, chi a sinistra. 8 L'uomo, visibilmente nervoso, guarda ancora il suo orologio da tasca poi allunga lo sguardo verso l'esterno, infine si aggiusta nervosamente il monocolo e si rivolge alla maestrina. DIRETTORE Cominciamo male, molto male... come mai Perboni non arriva? MARGHERITA Avrà avuto un contrattempo... a volte capita… DIRETTORE Credo che ho fatto male a prenderlo nella mia scuola...E’ uno strano tipo, sempre di corsa... Anche nelle riunioni che abbiamo fatto é stato sempre l’ultimo ad arrivare ed il primo ad andare via... MARGHERITA Forse ha dei problemi? DIRETTORE (CAUSTICO) Allora doveva restarsene a Novara... Nella mia scuola i problemi personali devono restare fuori dal portone... Vada signorina Capuano vada, porti dentro i suoi alunni, non perda tempo, almeno lei…. Ma proprio in quell’istante, dal fondo della strada, vediamo un uomo arrivare di corsa. E’ Giulio Perboni (35 anni). Giunto davanti al direttore frena di colpo. Ha il fiatone. Il direttore lo squadra dal basso verso l’alto. Perboni si piega quasi in due per effetto della corsa. Guarda Margherita e poi il direttore. PERBONI Mi scusi signor direttore... Lo so, sono in ritardo... non accadrà più… (ANSIMANDO) 9 DIRETTORE Lo voglio sperare... Qui nessuno deve fare il suo lavoro... I suoi allievi sono già in classe…li raggiunga! Perboni annuisce imbarazzato, sorride leggermente a Margherita e corre su per le scale, due gradini per volta. Il direttore scrolla il capo perplesso poi, dopo aver dato una piccola sistemata (un'altra delle sue quotidiane manie) al quadretto sul quale sono scritti gli orari delle lezioni (9-12 e 14-16 dal lunedì al sabato, vacanza il giovedì) batte soddisfatto le mani. Il bidello annuisce e, claudicando, si avvia a richiudere il pesante portone: i ragazzi e maestri sono tutti dentro e "la nave" può finalmente salpare. 102 INT. SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO Ansimante e sudato, Perboni entra nella classe che gli é stata assegnata dove, a causa del suo ritardo, regna la più sovrana anarchia. PERBONI Buongiorno ragazzi… Nessuno gli risponde. Tantomeno sembrano accorgersi della sua presenza: nell'aula (incredibilmente piccola, rispetto al consistente numero di scolari) é in corso l’accaparramento dei posti e il tutto avviene fra urla, spintoni e colpi di cartella. Perboni prende posto dietro la cattedra, li guarda e, per il momento, li lascia fare. Notiamo subito che il lato destro dell’aula é stato occupato dai ragazzini ricchi, quelli vestiti bene, mentre in quello opposto trovano posto i ragazzini poveri. Franti si avvicina ad un suo compagno dallo sguardo dolce e dai folti capelli neri che si é, a suo modo di vedere, proditoriamente seduto 10 nel lato sbagliato e cioè dalla parte dei ricchi, e facendogli notare il suo nome inciso sul banco intima: FRANTI Non hai letto cosa c'é scritto lì?... Questo é il mio posto... Dai, alzati e vattene... Antonino Foti, (9 anni) detto “Tonino il Lucano”, prende la sua roba e, a testa bassa, si sistema dall’altro lato. Quando tutti hanno finalmente preso posto Perboni nota la netta, incongrua divisione territoriale che i più benestanti, i "Torinesi", impongono ai più poveri, soprattutto meridionali. PERBONI Bravi! E questa secondo voi sarebbe una sistemazione? I ragazzi, soprattutto i benestanti, si guardano attorno come se nulla fosse, quindi fissano perplessi il nuovo maestro. Perboni si alza. Va da uno dei ricchi. PERBONI Come ti chiami? RAGAZZINO Bottini Enrico. PERBONI (INDICANDO UN ALTRO BANCO) Prendi la tua roba e siediti lì.. Enrico Bottini (9 anni), che era seduto con DeRossi, prova timidamente a protestare. BOTTINI Ma io voglio stare col mio compagno dell’anno scorso... PERBONI L’anno scorso non c’é più, forza, cambia posto...(poi, 11 rivolgendosi ad un altro) Tu come ti chiami? VOTINI Votini Aldo… PERBONI Votini, mettiti lì per favore… VOTINI Vicino a quello?... Non voglio prendermi i pidocchi... PERBONI Quando ne troverai uno portamelo che ti do un bel voto... (poi, rivolto a tutti) Forza, cosa aspettate, mischiatevi! I ragazzi si alzano e, a malincuore, si mischiano. Un brusio indistinto invade la classe. Qualcuno fa resistenza, qualcuno si spintona. Un ragazzino (9 anni) vestito elegantemente e dall’espressione decisamente antipatica raggiunge il suo nuovo posto ma non si siede. Si gira e si rivolge a Perboni. RAGAZZINO Io con questo qui non mi siedo...puzza di capra... PERBONI E tu chi saresti? RAGAZZINO Nobis... Carlo Nobis…mi padre é… PERBONI Non mi interessa chi é tuo padre Nobis…per cui stai lì e, se senti puzza, turati il naso. 12 Alla battuta di Perboni tutti ridono. Carlo Nobis é costretto a sedersi. Anche Franti ha dovuto cambiare posto. Ora é seduto accanto a Nelli e lo guarda in cagnesco. Prende il quaderno e comincia a disegnare. PERBONI Lo so, non ci conosciamo… ma abbiamo un anno da passare insieme. Vediamo di passarlo bene, magari anche divertendoci… Siete d'accordo? Ai ragazzi non resta altro che annuire in silenzio. Proprio in quell’attimo si apre la porta ed appare il bidello. PERBONI Cosa c’é? BIDELLO Mi scusi ma c'é un ritardatario... Si fa da parte. Sulla soglia appaiono un uomo (40 anni) e un ragazzino (9 anni) dallo sguardo cupo, apparentemente ottuso. Il bidello va via. Perboni si alza e va incontro all’uomo e a suo figlio. UOMO Buon giorno signor maestro, mi chiamo Stardi... ecco, questo é mio figlio, Alfredo… Io l’ho portato per l’obbligo, ma adesso che l’ha visto me lo posso riprendere? PERBONI Riprendere? E perché? SIGNOR STARDI Beh... ecco vede... lui insiste tanto a voler venire a scuola (SORPRESO) (IMBARAZZATO) 13 ma mi creda: é testa dura. Le cose glieli devi spiegare tre volte prima che le capisca... Mi sarebbe più utile nella bottega. Ce lo dica anche lei signor maestro che la scuola non fa per lui... PERBONI C'é una legge che obbliga a frequentare la scuola, e vale per tutti… SIGNOR STARDI Ma a che serve? Tanto chi é ignorante rimane ignorante…Ce lo dica anche lei signor maestro che la scuola non fa per lui…eh, Alfredo? (INSISTENTE) Il piccolo Stardi serra le mascelle. Trema. Una lacrima gli scorre lungo il viso. Tira Perboni per la manica. Perboni si abbassa per sentirlo meglio. STARDI (SINGHIOZZANDO) Io voglio studiare... davvero… Non sono ignorante, io… Mi prenda signor maestro... Mi prenda... Perboni gli fa una carezza rassicurante e poi si rivolge al padre del ragazzo. PERBONI Può andare signor Stardi... E’ compito mio valutare se suo figlio ha o no le capacità per apprendere. Ora se mi vuole scusare dovrei fare lezione... SIGNOR STARDI Ma come?...Le ho appena detto che… 14 PERBONI Vada signor Stardi, vada...torni tranquillamente alla sua bottega… A suo figlio ci penso io... L’uomo, sconfitto, va via. Perboni si rivolge al suo nuovo alunno. PERBONI Vai, cercati un posto. Stardi percorre il corridoio centrale. Passa davanti a Franti che lo saluta con un sorriso ambiguo poi, appena quello é di schiena, a tradimento, sibila: FRANTI Ignorante!… Stardi non si gira ma i suoi occhi si riempiono nuovamente di lacrime. Va a sedersi all’ultimo banco, da solo. FRANTI Ha ragione tuo padre… All’improvviso, però, il possente braccio di Garrone afferra quello di Franti e glielo storce brutalmente. GARRONE La vuoi finire di fare il buffone si o no? Accecato dalla rabbia e dall’umiliazione Franti si scaglia contro Garrone. FRANTI Tu a me non mi dai del buffone ...capito? Scoppia il caos. Si formano subito due schieramenti: i ricchi che parteggiano per Franti e i poveri che appoggiano Garrone e Stardi. VOCI ACCAVALLATE ... Forza Franti dagliele... 15 ... Ripetente! ... Ciccione! ... Taci Pidocchioso! Solo quando lo scontro rischia di diventare violento, Perboni si avvicina a Franti e Garrone e li divide. PERBONI Ohé! Ma dico, siete impazziti? Adesso basta... fatela finita. Ma, proprio in quell’attimo, si spalanca di colpo la porta ed appare il direttore. Il gelo cala sulla classe. DIRETTORE Signor Perboni venga un attimo... le devo parlare. (SEVERO) 103 INT. SCUOLA - CORRIDOIO - GIORNO I due attraversano il corridoio giungendo davanti ad una finestra che dà sul cortile interno della scuola. DIRETTORE Cominciamo male signor Perboni...molto male… Perboni cerca di tranquillizzarlo. PERBONI Non si preoccupi...Li sto solo studiando un po’ per capire con chi avrò a che fare. DIRETTORE Gliel’ho già detto con chi avrà a che fare, con la classe più indisciplinata di tutta la scuola…ma a quanto vedo e sento, lei non mi crede… 16 PERBONI No, no…Le credo! Lo terrò presente... Mentre i due parlano gli schiamazzi e le urla provenienti dalla classe di Perboni ricominciano. DIRETTORE Li sente? Li sente quei delinquenti? Perboni annuisce e cerca di minimizzare PERBONI Sono solo dei bambini…é il primo giorno di scuola… bisogna capirli… DIRETTORE Capirli? Sono insolenti, ecco cosa sono… E lei é responsabile della loro condotta…voglio vedere quanti, alla fine dell'anno, otterranno la promozione! Ora rientri dentro e li faccia rigare dritti... Se non é in grado di farlo me lo dica subito, non ho tempo da perdere... quindi, senza attendere la replica del maestro, si gira sui tacchi e si allontana, le mani intrecciate dietro la schiena, lungo il corridoio. 104 INT. SCUOLA - CLASSE DI PERBONI - GIORNO Sulla lavagna campeggia un disegno, raffigurante il direttore grasso e tondo come una palla. Franti sta completando il faccione disegnando anche il monocolo e i compagni ridono di gusto. Anche stavolta interviene Garrone. GARRONE Cancella subito quel disegno! 17 Franti si para davanti alla lavagna con le braccia larghe. FRANTI No! Garrone gli si avvicina, lo spinge di lato e cancella il disegno. Franti lo guarda con odio poi, davvero insaziabile, si mette a quattro zampe e comincia a prendere in giro anche Nelli. FRANTI Nelli mangia l’erba che gli dà sua madre... ecco perché non gli é cresciuto il braccio... Beee... Beee Nelli, al colmo dell’esasperazione prende dal suo banco il calamaio e lo scaglia contro Franti proprio mentre Perboni fa il suo ingresso in classe. Con un balzo Franti si scansa ed il calamaio colpisce in pieno petto Perboni macchiandogli d’inchiostro la giacca e frantumandosi per terra. Tutti si zittiscono facendo finta di fare qualcosa. Franti si affretta a raggiungere il suo posto. Perboni con un fazzoletto tenta di pulirsi la giacca, alza lo sguardo e lo indirizza verso i suoi alunni: PERBONI Immagino che se chiedo chi é stato nessuno risponde... vero? Infatti, nessuno si fa avanti. Perboni li guarda severamente uno ad uno... PERBONI Bravi! In questo almeno siete tutti uguali... quelli del nord e quelli del sud. Quelli ricchi e quelli poveri... Chi non ha il coraggio delle proprie azioni é solo un vigliacco... E voi lo siete tutti... 18 Garrone scatta in piedi. GARRONE Io non sono un vigliacco, sono stato io, signor maestro…. PERBONI E’ vero tu non sei vigliacco ma sei un bugiardo, ora siediti. Garrone si siede. Perboni guarda Franti: PERBONI Tu non c’entri niente vero? FRANTI Chi io? Nooo... Se glielo tiravo io la prendevo in testa. Perboni lo guarda e sorride: PERBONI Eh già, se bisogna essere cattivi é meglio farlo bene no?.... Ragazzi… qui due sono le cose: o salta fuori il colpevole o sarò costretto a punirvi tutti, capito? E non mi sembra giusto che per l’errore di uno debba pagare anche chi non ha colpa. Finalmente Nelli si alza. Ha le lacrime agli occhi. NELLI Sono stato io, signor maestro... Perché? PERBONI NELLI Franti mi prendeva in giro... 19 PERBONI E così hai sbagliato due volte: la prima a farti giustizia da solo, la seconda ad aver sbagliato chi colpire... Non sentendosi capito, Nelli, piangendo, prende i libri, si alza e si avvia ad uscire. Ma che fai? PERBONI NELLI Io non ci voglio più stare in questa classe. Perboni con tenerezza lo ferma... Nelli continua a piangere. Perboni gli asciuga le lacrime. PERBONI Tutti troviamo chi ci ferisce... l’importante é non fuggire... e adesso comunque ci sono io...Su, coraggio, vieni qui… Nelli gli si stringe come se cercasse protezione. Perboni lo riaccompagna a posto... Franti osserva la scena con un sorriso strafottente. Perboni gli si avvicina, si abbassa e gli sussurra: PERBONI Franti voglio darti un consiglio: smettila! quindi si gira e torna verso la cattedra. FRANTI Tanto duri poco… (SIBILANDO ) Ma Perboni lo sente. Si volta di scatto, ormai fuori di sé. 20 PERBONI Cosa hai detto? Io? Niente! (ALZANDO LA VOCE) FRANTI PERBONI Non é vero, oltre ad essere vigliacco sei anche un bugiardo. Nella classe c'é un attimo di sconcerto. Franti sta per replicare ma poi ci ripensa. Perboni raggiunge il suo posto e comincia a battere ritmicamente le mani sul piano della scrivania attirando l’attenzione dei ragazzi che si guardano come per dire: “Ma che sta facendo?” Un leggero brusio invade l’aula. Ma Perboni continua imperterrito nella sua azione che monta sempre di più tanto che alla fine raggiunge il suo scopo: ora nella classe é tornato il silenzio interrotto solo da quel ritmo continuo ed incalzante. PERBONI Ora vi racconterò una storia di vigliaccheria e di eroismo. I ragazzi si fanno attenti. Dalle mani di Perboni che continuano a battere in dissolvenza su: 105 EXT. - CAMPAGNA PADANA - GIORNO Una campagna arsa dal sole. Immobile nella calura afosa di piena estate. In sovrimpressione appare una didascalia: Custoza 24 Luglio 1848 Un plotone di soldati di un reggimento di fanteria del regio esercito é silenziosa perlustrazione su una collinetta. 21 Li segue un tamburino, un ragazzino di piccola statura, di carnagione olivastra che, tenendo strette le bacchette del tamburo onde evitare qualsiasi rumore, cammina dietro il cavallo del suo capitano, un uomo alto e austero, con i capelli e i lunghi baffi bianchi, spioventi sul mento. I soldati, sudati, con le divise impolverate e i fucili spianati pronti a far fuoco, arrivano in prossimità di una cascina abbandonata che rappresenta un buon punto di osservazione. Su questa immagine s'innesta la voce fuori campo di Perboni: PERBONI OFF Era l'estate del '48 e il nostro paese combatteva la prima delle tre guerre che l'avrebbero portato all'indipendenza. A Custoza, gli Austriaci, erano più numerosi e meglio armati dei nostri soldati… Il capitano si rivolge al suo sergente (20 anni). CAPITANO Sergente porti gli uomini dentro la cascina... mezz’ora di riposo e poi ripartiamo... SERGENTE Agli ordini... Andiamo ragazzi, seguitemi.... Proprio in quell’istante, da una fila di alberi che delimita un bosco affiora un incongruo brillio metallico, quasi il riflesso di un piccolo specchio, o una lente. Un istante dopo, le cicale smettono improvvisamente di frinire e consegnano la campagna ad un silenzio inquietante. Allertato, il capitano scruta le ombre al limitare del bosco. Ma é troppo tardi. Una nutrita scarica di fucileria scuote l'aria. E' imboscata in piena regola. Subito alcuni soldati si accasciano al suolo feriti. 22 SOLDATI VOCI ACCAVALLATE Gli Austriaci.!..Imboscata!... Imboscata!... Al riparo... CAPITANO Presto... presto... dentro la cascina! Dentro... I soldati italiani corrono per guadagnare l’ingresso della cascina. Anche i feriti vengono trascinati dentro. Quando l’ultimo dei soldati é al riparo dentro la cascina anche il tamburino si ripara. 106 INT. CUSTOZA - CASCINA - GIORNO I soldati italiani, appostati alle finestre della cascina, rispondono al fuoco dei nemici. Le pallottole degli austriaci si infrangono contro i muri alzando piccole nuvole di polvere. Il capitano, sciabola sguainata passa fra i suoi uomini e urla concitato i suoi ordini. CAPITANO Mirate bene... Risparmiate le munizioni… boia faus... I lamenti dei feriti adagiati vicino al camino si mischiano col rumore degli spari e con persistente rullare del tamburo. SERGENTE (RIVOLTO AL TAMBURINO) E smettila con quel tamburo... Non vedi in che guaio siamo capitati? TAMBURINO Devo tenere alto il morale dei soldati... io… Ma, proprio in quell’attimo, un proiettile nemico buca da parte a parte il suo strumento. Il tamburino lo guarda: é inutilizzabile. Con sofferenza se ne separa gettandolo per terra... Poi si dà da fare ad aiutare i feriti. C’é un soldato ferito gravemente al petto. Il tamburino prende la sua borraccia e gli bagna la faccia, poi con le dita gli passa l’acqua sulle labbra. 23 TAMBURINO Non preoccuparti... resisti ti prego... I nostri sono vicini... Non morire... Ma il giovane muore. Il Tamburino lo tiene ancora abbracciato e lo scuote. TAMBURINO No...No... Perché?... (PIANGENDO) La battaglia, intanto, infuria senza sosta. Il sergente si avvicina al capitano. Il sottufficiale é ferito di striscio alla testa ma non se ne cura. SERGENTE Siamo circondati signor Capitano... Non resisteremo a lungo... CAPITANO Ci vorrebbe qualcuno che andasse ad avvertire i nostri... Il capitano si guarda intorno sconsolato. I morti ed i feriti aumentano in continuazione. CAPITANO Ragazzi... Mi serve un volontario. (A VOCE ALTA) Ma nessuno gli risponde. Solo il Tamburino si fa avanti. TAMBURINO Eccomi signor capitano... (SULL’ATTENTI ) CAPITANO Non tu, sei troppo giovane... TAMBURINO Mi lasci andare signor Capitano... qui non ho più niente da fare... (indicando il 24 tamburo bucato) Non serve più...Io sono più piccolo di tutti i soldati…gli austriaci non mi vedranno… CAPITANO (CON ESITAZIONE ) Va bene, ma devi stare molto attento... Vai, raggiungi i nostri giù nella valle, vicino alle case di Villafranca, e portali qui prima possibile...Butta via il cinturino e lo zaino, meglio se sei leggero… Vai e buona fortuna, ragazzo... (poi, rivolgendosi al sergente ) Ci pensi lei. SERGENTE Vieni con me... (AL TAMBURINO ) 106. EXT. CUSTOZA - CASCINA - CAMPAGNA - GIORNO Il tamburino, con una corda legata alla vita, viene calato da un paio di soldati da una finestra della cascina posta a cinque metri circa da terra. SERGENTE Corri adesso! La nostra salvezza é nelle tue gambe…Dio ti aiuti… Il giovane tamburino si libera della corda e comincia a correre a più non posso giù per la collina, ma gli Austriaci si accorgono di lui e gli sparano. Le pallottole rimbalzano sul terreno alzando ciuffi d’erba e piccole nuvole di terriccio. Mentre il tamburino corre possiamo sentire il suo fiato ansimante. 107. INT. CUSTOZA - CASCINA - GIORNO Affacciato alla finestra da cui si é calato il Tamburino, il capitano lo guarda trepidante. Lo vede correre ma poi, all’improvviso, lo vede crollare a terra e sparire. Si rivolge al sergente. 25 CAPITANO Ma che fa? L’hanno colpito?... No... eccolo é ancora in piedi... No... si nasconde dietro quella roccia... Ha paura, il piccolo codardo... Ho sbagliato a mandare lui! 108. EXT. CUSTOZA - CAMPAGNA - GIORNO Il piccolo Tamburino é a terra e guarda inorridito la sua gamba ferita. E’ madido di sudore, le lacrime gli solcano il giovane viso. Tenta di rimettersi in piedi ma crolla. Un torpore pesante gli offusca la vista fino a fargli abbassare le palpebre. Sembra proprio finita. 109. INT. SCUOLA - CLASSE DI PERBONI - GIORNO Perboni, accanto alla finestra, si rivolge ai suoi alunni che sono attentissimi al suo racconto, anzi, i più sensibili hanno già le lacrime agli occhi. PERBONI Se vi foste trovati al suo posto che avreste fatto? Chi mi risponde?... Nessuno si muove. Perboni li sprona. ...Immaginate per un attimo di essere quel Tamburino...come vi sareste comportati? Si alza Enrico Bottini. BOTTINI Io non mi sarei offerto volontario, avrei avuto paura. Interviene Franti. FRANTI E certo sei un fifone.. 26 PERBONI Franti!... (poi, ad Enrico) Non devi vergognarti per quello che hai detto. La paura é un istinto umano... In guerra tutti hanno paura.... Chi non ha paura o é un pazzo o é un incosciente... C’é qualcun altro che vuole rispondere? Io... GARRONE SCATTO) PERBONI Lo so Garrone che tu ci saresti andato ma forse, vista la tua agilità, saresti giunto a battaglia finita... (ALZANDOSI DI (SORRIDENDO) Alla battuta di Perboni tutti ridono. PERBONI Qualche altro? Si alza Coretti. CORETTI Io ci sarei andato come ha fatto mio papà che ha combattuto con il re Umberto... (IMPETTITO) Perboni sorride si rivolge a Franti. PERBONI E tu Franti.. tu che sei tanto coraggioso… che avresti fatto? FRANTI Mica mi avrebbero preso, avrei corso a zigzag io…in guerra 27 bisogna essere furbi come le volpi… PERBONI Bravo! E tu saresti una volpe? Il ragazzo, preso in contropiede, non sa come replicare alla frecciata del maestro. Perboni gli fa cenno di sedersi e riprende a battere le mani sul piano della scrivania. I ragazzi si guardano negli occhi e poi cominciano ad imitarlo, battendo anche loro le palme delle mani sul banco. 110. EXT. CUSTOZA - CAMPAGNA - GIORNO Sul volto tremante del tamburino s’innesta il rumore prodotto da Perboni e dai suoi alunni. Il ragazzo riapre gli occhi, si mette sui gomiti e si guarda la gamba ferita. TAMBURINO (STRAVOLTO DAL DOLORE) Devo farcela... Devo farcela... Per colpa mia moriranno tutti... tutti... dai... alzati... alzati... sono un soldato... devo farcela... Facendo appello a le poche forze che gli sono rimaste si rimette in piedi e ricomincia a correre trascinando la gamba ferita. 111. INT. CUSTOZA - CASCINA - GIORNO Il capitano, anch’egli leggermente ferito al braccio, lega uno straccio bianco sulla baionetta di un fucile. Accanto a lui c’é il sergente. CAPITANO E’ finita sergente... Non ci resta che la resa... SERGENTE (CON RABBIA) No signor Capitano, non é finita! Combattiamo ancora... 28 CAPITANO Ormai é inutile... siamo rimasti in pochi... Si guarda attorno e vede solo un manipolo di soldati sporchi, feriti, stanchi e demoralizzati. Fra morti e feriti il plotone é stato praticamente decimato. CAPITANO Avete fatto il vostro dovere... Sono orgoglioso di voi... Viva l’Italia... Viva.... SOLDATI IN CORO Il grido dei soldati viene però coperto da una nutrita scarica di spari e di urla che provengono dal lato opposto dove sono gli Austriaci. Le squillanti note di una tromba che suona la carica riportano il sorriso sul volto dei soldati Italiani. Mentre gli spari e i rumori della battaglia continuano a provenire dall’esterno i superstiti del plotone si abbracciano felici. SERGENTE Sono i nostri... Guardate! Sulla cima della collina, nel gran polverone alzato dalla carica, si intravedono alcuni soldati a cavallo con i tipici cappelli a due punte dei Carabinieri Italiani. La tromba suona ancora. Le lame delle sciabole mulinano fulminee nell'aria. La bandiera italiana si tende in tutta la sua maestosità. SOLDATI VOCI ACCAVALLATE Capitano...gli austriaci scappano... Siamo salvi...salvi... Il tamburino ce l’ha fatta... Vittoria! Vittoria! 112. INT. VILLAFRANCA - OSPEDALE DA CAMPO - SERA 29 Il capitano, col braccio ferito legato attorno al collo, entra in una grande tenda che funge da improvvisato ospedale da campo. Con lui c’é un tenente medico (30 anni). CAPITANO Dov’é? MEDICO Lì in fondo... I due ufficiali raggiungono il letto dove giace il Tamburino. Il ragazzo ha il viso sofferente e madido di sudore. CAPITANO Sei qui? Bravo tamburino... TAMBURINO Grazie signor capitano... ho fatto solo il mio dovere... (A FIL DI VOCE) poi, si accorge che il capitano é ferito TAMBURINO Ma lei é ferito!?... CAPITANO Non preoccuparti... Dimmi di te piuttosto, dove ti hanno colpito? In silenzio il Tamburino scosta la coperta del letto e gli fa vedere la gamba appena amputata. Il Capitano fa un passo indietro inorridito mentre una smorfia si disegna sul suo duro viso. Una lacrima solca la guancia del tamburino. TAMBURINO Ora non potrò più essere il suo tamburino... Interviene il tenente medico, si avvicina al ragazzo e gli fa una carezza, poi si rivolge al capitano: 30 TENENTE MEDICO Se non avesse compromesso l’osso correndo, forse gli avremmo potuto salvare la gamba... quando é giunto qui però non c’era altro da fare... L’avesse visto: non un grido, non una lacrima... Il capitano si avvicina al suo Tamburino. Gli risistema le coperte coprendogli la gamba amputata poi, si leva il cheppì. TAMBURINO Ma che fa signor Capitano? L’ufficiale si china verso il ragazzo. CAPITANO Io non sono che un capitano, ma tu sei un eroe. Poi lo bacia tre volte sul cuore. Sul bacio del capitano si innesta il suono di una campanella che suona... 113. INT. SCUOLA - CORRIDOIO - GIORNO ... La campanella é nelle mani del bidello che la agita attraversando il corridoio della scuola. E’ il segnale della fine delle lezioni. Le porte delle classi si aprono. Perboni, e i ragazzi escono dalla classe. PERBONI Mettetevi in fila per due e uscite ordinati... Ci vediamo domani... I ragazzi eseguono l’ordine e si predispongono per due ma, non appena Perboni gira loro le spalle per recarsi nella segreteria della scuola, rompono le righe e escono urlando nel disordine più assoluto. 31 Perboni li guarda e scuote la testa. Poi vede venire verso di lui Margherita che é in testa alla sua classe. Perboni le si avvicina. Margherita fa segno alla classe di fermarsi. MARGHERITA Beh, come é andata con i ragazzi? PERBONI Tutto come previsto: ingloriosamente... MARGHERITA (SORRIDENDO) All’inizio sembrano discoli ma conoscendoli vedrà che non sono tremendi... Me li tratti bene... PERBONI Trattarli bene? Cosa intende? MARGHERITA Dargli un po’ di dolcezza…non so… PERBONI Non basta, noi dobbiamo anche pensare a farli crescere, diventare uomini… Margherita annuisce ironica. Perboni continua serio: PERBONI Lei li ha avuti per tre anni e non gli ha insegnato a superare le divisioni, le diversità. Questo é un paese che sta nascendo ed é nostro dovere aiutarli a sentirsi tutti uguali. Invece basta un niente e si comportano come se fossero nemici…quelli del nord contro quelli del sud…i ricchi contro i 32 poveri e viceversa…un bel quadro, no? Il bel volto di Margherita si contrae in un espressione sofferta. Lui se ne accorge: PERBONI Guardi che non sto giudicando il suo lavoro, anzi…é solo una constatazione… Margherita, contenendo un impeto di rabbia, alza lo sguardo e lo scruta severamente MARGHERITA Ma lo sa che lei é proprio un maleducato? Come si permette? PERBONI Adesso non ho tempo per darle delle spiegazioni…Mi scusi signorina Capuano…devo andare… Ma?!… MARGHERITA PERBONI Un'altra volta…un'altra volta…arrivederci!… 115. EXT. SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO Mentre Perboni attraversa di corsa il piazzale, la mdp isola Enrico Bottini che é in compagnia di Olga Votini. Da come i due ragazzini parlano appare subito chiaro che Olga ha su Enrico un grande ascendente. Ai due ragazzini si avvicina una carrozza. Dal finestrino si affaccia un uomo (50 anni). E’ l’ingegner Bottini, padre di Enrico. L’uomo si rivolge al figlio. 33 INGEGNER BOTTINI Vieni Enrico, andiamo a casa. ENRICO BOTTINI Ancora un minuto papà… INGEGNER BOTTINI No, non posso... ho fretta, dai muoviti! Ma Enrico lo ignora e ricomincia a parlare con Olga. Indispettito, l’ingegner Bottini scende dalla carrozza si avvicina al figlio, lo prende per un braccio e lo strattona. INGEGNER BOTTINI Quando ti dico una cosa devi obbedire... Si, papà… ENRICO (MORTIFICATO) Poi, con un gesto della mano, saluta Olga e va via col padre. I due salgono sulla carrozza che parte. Franti, che ha assistito a tutta la scena, si avvicina alla ragazzina: FRANTI Ma l’hai sentito? Si papà... si papà...meno male che io il padre non ce l’ho così faccio quello che mi pare. OLGA VOTINI Sei uno stupido... Con te non ci parlo. FRANTI Però vuoi più bene a me, non e vero? 34 OLGA VOTINI Oltre che stupido sei pure presuntuoso. 116. EXT. STRADA - INGRESSO FARMACIA - GIORNO Perboni esce da una farmacia. In mano ha delle medicine. Attraversa di corsa la strada e scompare dentro un portone. 117. EXT. APP. PERBONI - AMBIENTI VARI - GIORNO Tre secche mandate, poi la porta d’ingresso si apre e nell’appartamento entra Perboni. Si guarda intorno e sente una cantilena, una specie di ninna nanna, provenire dalla stanza da letto. Perboni vi entra e trova sua moglie Emma (30 anni). La donna é distesa sul letto di fianco e sta cullando un neonato. Perboni le si avvicina ma Emma, sempre dandogli le spalle, alza una mano per fermarlo. EMMA Shhhhhh, fai piano, sennò si sveglia... (si rivolge nuovamente al bambino) Ora dormi piccino mio... su fai la nanna... Ricomincia con la sua cantilena. Giulio le si avvicina. Con dolcezza le accarezza la testa. Emma si gira verso di lui e, solo ora, scopriamo che quello che sta cullando non é un bambino ma un piccolo cuscino. EMMA Non vuole dormire... Con un gesto delicato Giulio, l’abbraccia, la bacia, e la stringe a sé. PERBONI Non ti preoccupare amore, tra poco dormirà… 35 Poi si alza, dal comodino prende un bicchiere e la brocca dell’acqua. Riempie il bicchiere e le prepara la medicina appena comprata. Si avvicina ad Emma, la prende per le spalle e le avvicina il bicchiere alla bocca. PERBONI Su, Emma, bevi... EMMA Ma al bambino non piace...piange... PERBONI (LEVANDOLE IL CUSCINO) Lo cullo io stai tranquilla... Finalmente Emma si convince e beve la sua medicina poi si adagia nuovamente sul letto. Perboni le ridà il cuscino. Emma lo stringe ancora a sé poi, serena, chiude gli occhi e si assopisce. Giulio le sistema la camicia da notte e l’accarezza sul viso. Dalla mano di Giulio a... 118. INT. CONVITTO SUORE - SERA ... Una mano femminile che scrive in bella calligrafia sulla pagina di un quaderno. MARGHERITA E’ quasi una settimana che é cominciata la scuola e ancora non siamo riusciti a chiarirci... Non ha mai tempo…Ma dove va sempre di corsa? Che mistero c'é nella sua vita? OFF Ora scopriamo che a scrivere é Margherita. La stanzetta in cui vive é minuscola ma estremamente ordinata. Sopra il letto campeggia un piccolo crocifisso di legno. Qualcuno bussa alla porta: Avanti. MARGHERITA La porta si apre. E’ una giovane suorina (20 anni). 36 SUORINA Stiamo per dire il rosario... MARGHERITA Va bene... arrivo subito... La suorina esce. Margherita chiude il suo diario. Lo mette dentro un cassetto ed anche lei esce dalla stanza. 119. EXT. SCUOLA - ANDRONE - GIORNO E’ mattina. Margherita sta ordinando i suoi alunni in fila per due. Vede entrare Perboni di corsa, ancora una volta in ritardo. Si ferma. I due si salutano con un semplice gesto della mano. Margherita fa salire per le scale la sua classe. Perboni rimane da solo nell'androne che si sta svuotando, si guarda intorno e non vede nessuno dei suoi alunni. BIDELLO Ci sono…ci sono… guardi lì…in cortile… Infatti, i suoi ragazzi sono tutti sparpagliati nel cortile interno della scuola. Stanno divisi in gruppetti. Chi gioca, chi discute, e come sempre i ricchi stanno da un lato ed i poveri dall’altro. Perboni si avvicina ad un gruppetto che seduto a terra sta giocando con le biglie. Batte le mani. PERBONI Così non può andare avanti, ragazzi... La mattina quando arrivo voglio vedervi già pronti per entrare in classe! Forza! I ragazzi scattano in piedi e si radunano velocemente. Perboni vede Tonino “il Lucano” accanto al portone, indeciso se entrare o no. PERBONI (GRIDANDO) Ehi Tonino, stiamo aspettando te... 37 Il ragazzino gli fa cenno di avvicinarsi... Perboni lo raggiunge e vede che é insieme a sua madre (35 anni), una donna tutta vestita di nero. TONINO Signor maestro mia mamma ci vuole parlare. PERBONI Che c’é signora? MADRE DI TONINO Volevo dirle grazie, ma il bambino me lo riporto a casa... (INTIMIDITA) PERBONI E perché? MADRE DI TONINO Mio marito vuole tornare o’ paese... ca’ nun se riesc’ a trova’ e fatica’... e tra poco viene l’inverno e i piccoli si ammalano... PERBONI Aspetti... Dica a suo marito che domani pomeriggio passerò a trovarlo. Io spero di poterlo aiutare... Intanto lasci che Tonino venga a scuola...E’ importante! Prende la mano del bambino e si avvia. Tonino si gira verso sua madre e le fa un sorriso. 120. INT. SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO Perboni é alla lavagna. Ha finito di fare uno schema su cui si segneranno i voti per l’elezione del capoclasse. 38 PERBONI Oggi eleggeremo il capoclasse...Uno che ha la vostra fiducia e che vi dovrà rappresentare tutti… Coretti tu avrai il compito di segnare i voti... PRECOSSI Ma che so’ sti voti?... (ALZANDOSI) PERBONI Una cosa che rende tutti uguali... una persona, ognuno di voi é libero di decidere a chi dare la propria fiducia…una persona , un voto… IL MURATORINO E come si fa? PERBONI E’ semplice: ognuno di voi deve scrivere su un bigliettino il nome del compagno che vuole come capoclasse... poi piegate il bigliettino e portatelo a me... Avete due minuti di tempo poi si comincia... ma mi raccomando… con ordine, va bene? Tutti i ragazzi si alzano dai loro posti e si mischiano. Un brusio indistinto invade la classe. Comincia la campagna elettorale. Garrone é attorniato dai suoi fedelissimi e cioè: Coretti, Nelli, Precossi e “il Muratorino”. NELLI Io voto per Garrone... PRECOSSI Anche io... 39 GARRONE Non voglio fare il capoclasse, votate per DeRossi... IL MURATORINO E perché? GARRONE Perché!... perché é il più bravo, testùn... Franti sale su un banco e si rivolge ai suoi compagni: FRANTI Ma che state a perdere tempo? Votate per me e facciamola finita... Ma visto che nessuno se lo fila scende e passa fra i banchi, con l’aria da canaglia. Si avvicina a Saverio Abatucci, un tipino con gli occhiali e l’aria spaurita: FRANTI Per chi voti tu? Per te... ABATUCCI (TREMANDO) FRANTI Ecco, bravo…Ti conviene! Perboni lo vede e gli si avvicina. PERBONI Smettila Franti…Il voto é segreto e non si compra né con le lusinghe né con le minacce…hai capito? Anche Garoffi passa fra i banchi ma non per chiedere voti, bensì per accettare scommesse: 40 GAROFFI Chi scommette su Franti? ENRICO Io scommetto su DeRossi... GAROFFI E che ti giochi? ENRICO La trottola di legno e tu? GAROFFI Cinque biglie nuove... Perboni, intanto, sempre al centro dell’aula, guarda soddisfatto quelle rudimentali prove di democrazia. All’improvviso si apre la porta e, sulla soglia appare il bidello in compagnia di un ragazzino scuro di carnagione (9 anni) timido e spaurito. Perboni va loro incontro. BIDELLO E’ arrivato oggi... Il signor direttore dice di accettarlo nella sua classe... PERBONI Ma se non c'é più posto… BIDELLO Così dice il direttore… quindi si avvicina a Perboni, gli consegna la scheda del ragazzino ed esce dall’aula. Perboni legge l’incartamento poi si rivolge al nuovo arrivato. PERBONI Ciao Salvatore... Ma il ragazzino intimidito non gli risponde e tiene lo sguardo rivolto verso il basso. Nobis guarda schifato Salvatore e si rivolge a Votini. 41 NOBIS Mica sarà mica un altro africano?... VOTINI Mica voterà pure lui? Perboni si rivolge a tutta la classe richiamando l’attenzione dei suoi alunni. PERBONI Un attimo di silenzio per favore. Tutti si zittiscono e si girano verso di lui. PERBONI Allora…Lui é Salvatore Coraci... Viene da una terra bellissima la Calabria... da oggi sarà vostro compagno... é un italiano come voi perciò vedete di trattarlo bene... quindi indica a Salvatore il banco dove sono seduti Stardi e Archini, biondissimo, occhi azzurri. PERBONI Ecco, vai a sederti lì... e voi due , coraggio, stringetevi un po’… Ah, dimenticavo: vota anche lui! Il piccolo Coraci si avvia verso il suo posto e si siede. Garrone si avvicina al nuovo arrivato e gli dice qualcosa all’orecchio che non sentiamo.. All’improvviso Perboni, guarda il suo orologio da tasca, batte le mani e si rivolge ai ragazzi: PERBONI (AGITANDO IL SUO CAPPELLO) Basta...Il tempo é scaduto... 42 richiudete il biglietto e mettetelo in questo cappello. I ragazzi eseguono poi, ad uno ad uno, si avviano verso la scrivania e depositano dentro il cappello di Perboni i bigliettini dentro cui hanno scritto il nome del loro candidato preferito. 121. INT. CLASSE PERBONI. GIORNO Sulla lavagna spiccano i nomi di DeRossi, Franti e Bottini gli unici che hanno preso voti. DeRossi ha 3 tacche, Franti 4 e Enrico 2. Perboni continua lo scrutinio. Coretti, gesso in mano, e pronto ad aggiungere altre tacche sotto ogni nome. Intanto Perboni apre i biglietti e legge il nome dei candidati ad alta voce. PERBONI Franti....Archini…DeRossi....Fra nti....Bottini…Bottini... Franti... Franti... Franti...Bottini… DeRossi... Nel sentire il suo nome pronunciato più volte Franti sorride e stringe i pugni, pregustando già la vittoria. Ma lo scrutinio ancora non é finito. Perboni continua. PERBONI DeRossi... Garrone... DeRossi... DeRossi...DeRossi ... Franti… Bianca... GAROFFI E chi é? PERBONI (MOSTRANDO IL BIGLIETTINO) E’ una scheda dove non c’é scritto nulla... questa non conta... Allora vediamo un po’…Com’é il risultato? 43 CORETTI DeRossi quattordici, Franti tredici, Bottini tre, Garrone e Archini uno…(ride) bianca uno... PERBONI (CONTENTO) Per dieci voti a nove dichiaro DeRossi capoclasse... Al nome di DeRossi in classe c’é un esplosione di gioia. I suoi amici lo circondano e lo abbracciano felici. Nobis e Votini guardano in direzione di Franti che, impietrito, serra le mascelle dalla rabbia. Poi lancia uno sguardo pieno d’odio all’indirizzo del “Calabrese”. Gli si avvicina seguito da Nobis e da Votini... FRANTI Per colpa tua non sono diventato capoclasse. IL CALABRESE Non é vero...io non ho votato niente... FRANTI E’ lo stesso... dovevi scrivere Franti. VOTINI Quelli come te non ce li vogliamo... Torna al tuo paese... E lavati... NOBIS Visto che in aula c’é confusione Perboni batte le mani per richiamare l’attenzione dei ragazzi. Quando la ottiene fa cenno a DeRossi di avvicinarsi. 44 PERBONI I compagni ti hanno dato la loro fiducia ora sta a te dimostrare che l’hai meritata... Mente Perboni parla con DeRossi, Franti, senza chiedergli il permesso, esce di corsa dalla classe seguito dallo sguardo dei suoi compagni. PERBONI Non vi muovete... Torno subito. 122. INT. SCUOLA - CORRIDOIO - GIORNO Franti é accasciato per terra con la testa fra le braccia, sconfitto e umiliato. Singhiozza di rabbia. Perboni si abbassa e con dolcezza cerca di farlo ragionare. PERBONI Non prendertela, hai gareggiato e hai perso per un solo voto. FRANTI A me di diventare capoclasse non m’importa niente. PERBONI Allora perché sei arrabbiato? FRANTI Per colpa sua. PERBONI Io che c’entro? FRANTI Ce l’ha sempre con me... PERBONI Ce l’ho con te quando prendi in giro i tuoi compagni o fai il 45 prepotente... me lo dici perché lo fai? Franti lo guarda torvo. FRANTI Ma chi ce l’ha portato qui? PERBONI Si dice “mandato”... “inviato”... FRANTI Si dice come si dice. Io non la voglio qui! E’ chiaro? PERBONI Mi sa che mi dovrai sopportare Ora però torniamo in classe che se ci vede il direttore... FRANTI Me la pagate... Ve la faccio pagare a tutti... poi si alza con uno scatto e corre via, verso la classe. 123. EXT. TORINO - SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO Da fuori si ode il suono della campanella che decreta la fine delle lezioni. Subito dopo uno sciame di alunni di tutte le età si precipita fuori dalla scuola di corsa. Sulle scale, Franti, Nobis e Votini si piazzano dietro il Calabrese e gli danno una spinta da dietro. Il ragazzino perde l'equilibrio e rotolo giù per le scale, pesantemente. Margherita, che ha visto tutto, si precipita su di lui. Gli guarda il ginocchio sbucciato, poi prende dalla borsa un fazzoletto e gli tampona come può il sangue. MARGHERITA Non ti muovere, ora ti porto in infermeria… 46 CALABRESE Non mi fici nenti… Intanto anche Perboni arriva di corsa. MARGHERITA Perché ti hanno spinto? CALABRESE Nun lu sacciu... Jeu minni vaiu a casa... PERBONI (RIVOLTO A MERGHERITA) Che dice? Solo ora Margherita si accorge della presenza di Perboni. MARGHERITA Non vuole parlare... E' un testone del sud come me... comunque si é solo sbucciato un ginocchio... ora lo porto dentro... PERBONI Ma no...ha solo bisogno delle sue braccia. Margherita se lo abbraccia e poi riprende a pulirgli con il fazzoletto la sbucciatura. Il Calabrese non piange, infatti, ora il suo volto é più disteso. PERBONI Lei con i bambini é proprio brava... MARGHERITA (SOTTOLINEA) Ho tirato su sei fratelli... con la dolcezza! PERBONI Non me l'ha ancora perdonata vero? 47 MARGHERITA Gliel'ho detto: sono del sud. PERBONI (IMBARAZZATO) Già!…Comunque mi creda, non era mia intenzione offenderla... E adesso, prima che ne combini un'altra é meglio che me ne vada... Si allontana rapidamente. Margherita lo guarda andare via. 124. EXT. STRADA - GIORNO Perboni a passi rapidi cammina per strada e non si accorge di essere seguito dai Franti, Garoffi, Nobis e Votini. I quattro ragazzi si nascondono per un attimo dietro una carrozza ferma sul ciglio della strada. NOBIS Torniamo indietro... FRANTI No, voglio scoprire dove va... VOTINI Ma se lui scopre noi?... GAROFFI Gli diciamo che passavamo per caso... FRANTI Bravo Garoffi...E voi due siete sempre i soliti fifoni! poi fa cenno ai compagni di seguirlo. I quattro escono dal nascondiglio e ripartono all’inseguimento. 125. INT. STRADA - PORTONE - GIORNO 48 Perboni entra nel portone del suo appartamento e sale le scale. Subito dopo anche Franti entra nel portone di soppiatto e si nasconde dietro un pilastro di marmo. Con il P.O.V. di Franti vediamo Perboni che apre la porta di un appartamento del primo piano e scompare dentro. Franti si gira e vede che anche i suoi compagni sono entrati dentro il portone. Con un gesto della mano, da vero capo, li invita a seguirlo. I quattro arrivano davanti alla porta di Perboni e cominciano ad origliare. Da dentro arrivano delle voci soffuse. VOTINI C’é una donna... (A BASSA VOCE) GAROFFI Sarà la moglie... FRANTI Macché... Una moglie mica la tieni rinchiusa a chiave... FRANTI Secondo me quello la tiene prigioniero... la tortura. Lo sempre detto io che é un po’ strano… All’improvviso da dentro l’appartamento di Perboni echeggiano dei rumori forti. I quattro, spaventati, fuggono al piano superiore. La porta dell’appartamento si apre ed esce Perboni che, stravolto, scende le scale di corsa. Franti e compagni riscendono le scale e si avvicinano nuovamente alla porta di Perboni. Qui però si bloccano e non sanno che fare. FRANTI Dai, prova… bussa... (A VOTINI) Votini fa di no con la testa. 49 NOBIS Bussa tu, se hai tanto coraggio... (A FRANTI) Franti scosta con un braccio Nobis e si appresta a bussare quando, all’improvviso, la porta si apre e sulla soglia appare Emma in camicia da notte e vestaglia, con i capelli arruffati ed un ebete sorriso disegnato sulle labbra. FRANTI Scusi signora abita qui il maestro Perboni? Emma si avvicina a Franti e gli fa una carezza sulla testa. EMMA Si…che bravi… siete i ragazzi di Giulio vero? Siete venuti a prendermi? Aspettate mi cambio e andiamo. Emma comincia a togliersi la pesante vestaglia... I ragazzi, spiazzati dall’atteggiamento della donna, si guardano in faccia. Sono scioccati e non sanno che fare. La vestaglia di Emma cade nel pavimento. All’improvviso, da sotto, arriva il cigolio del portone che si apre e si chiude; poi i passi di qualcuno che sale le scale. I ragazzi sono in trappola. Con un gesto Franti fa nuovamente segno ai compagni di risalire le scale. Emma li guarda andare via delusa: EMMA Ma dove andate? Non dovevamo uscire? Tornate indietro... Poi, sfinita, si accascia davanti all’uscio di casa. I quattro ragazzi salgono di nuovo al secondo piano, si appiattiscono a terra sul pianerottolo e guardano attraverso le grate della ringhiera. 50 Dal loro punto di osservazione vediamo arrivare Giulio che vedendo la moglie a terra le si avvicina. Si abbassa raccoglie la vestaglia. L’abbraccia. PERBONI Quante volte ti ho detto che non devi aprire la porta... EMMA Ma c’erano dei bambini, sono venuti a prendermi per portarmi via... E ora sono scappati. PERBONI Va bene, adesso però rientriamo. (RASSEGNATO) Giulio la prende e la riporta dentro chiudendo la porta. I ragazzi, sollevati, scendono silenziosamente e vanno via. 126. INT. APPART. PERBONI - SALOTTO E CUCINA - GIORNO Giulio fa adagiare la moglie su una poltrona. PERBONI Ora ti preparo la medicina... EMMA Perché sono andati via, perché? PERBONI Perché non c’era nessuno Emma, nessuno... EMMA Non é vero, io li ho visti... Volevano me... la loro mamma... Giulio, non replica, si avvicina al comò e le prepara delle gocce di laudano. Poi si avvicina ad Emma e gliele fa bere. 51 Emma lentamente si assopisce. Giulio prende la vestaglia e la copre per non farle prendere freddo. Poi si abbandona su una poltroncina di velluto, davanti al grosso specchio della toilette ingombra di flaconi di profumi, creme, spazzole d'argento e d'osso, ciprie… Si sente improvvisamente senza forze, stanco, sconfitto. affonda la testa fra le mani in segno di disperazione. 127. INT. SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO E’ la mattina del giorno dopo. Davanti alla cattedra, Franti imita Emma facendo finta di spogliarsi. FRANTI Oh, che bravi… Siete venuti a prendermi?... Aspettate... mi cambio e andiamo ....Ecco, voilà! Tutta la classe ride. Si apre la porta e sulla soglia appare Perboni, in compagnia di Margherita. Vedendo quella scena, in un attimo Perboni intuisce tutto. Scuote la testa sconsolato, le mani gli tremano, serra i pugni. Franti rimane fermo lì dov'é, come paralizzato. In classe cala il silenzio. Margherita nota il turbamento del collega: MARGHERITA Che c’é Perboni...Che ha? PERBONI Niente,..Sono molte le cose che dovrei spiegarle ma ci vorrebbe molto tempo e questo non é il luogo adatto...mi perdoni signorina Capuano… Margherita capisce che é inutile insistere ed esce dalla classe fortemente turbata. 52 Perboni guarda fisso negli occhi Franti, che, spaventato dalla possibile reazione del maestro é ancora fermo in prossimità della cattedra PERBONI Franti vai al tuo posto. (GELIDO) Franti obbedisce in silenzio. Perboni si siede e guarda tutta la classe: PERBONI Prima di cominciare la lezione di grammatica, voglio raccontarvi una storia: C’erano due paesi il cui confine incerto divideva due territori, quello della pazzia e quello della saviezza. Il confine era così incerto che i due territori rischiavano di confondersi. Questo faceva si che gli abitanti di quei territori non sapevano mai in quale parte del confine si trovassero, in quello della pazzia o in quello della saviezza... Si ferma. Guarda Franti. ...I pazzi fanno ridere, vero Franti? Ma dovete sapere che per ogni persona che ride ce n’é una che soffre e ridere della sofferenza altrui é l’azione più spregevole che si possa compiere. Prende il registro di classe per fare l’appello ma si accorge che Precossi ha ancora il berretto in testa calato sugli occhi e una sciarpa che gli copre tutto il viso. In pratica di Precossi si vedono solo gli occhietti neri. Perboni si avvicina al bambino. 53 PERBONI Che c'é Precossi, stai male? Precossi non risponde. Perboni gli scopre il viso e lo vede tutto tumefatto. Inoltre il ragazzino ha le narici del naso piene di sangue raggrumato. PERBONI Chi é stato a ridurti così? (ALLARMATO) Nemmeno stavolta Precossi risponde, limitandosi a guardarlo fisso negli occhi. Perboni insiste. PERBONI Non me lo vuoi dire? Interviene Franti, che si alza in piedi. FRANTI (SORRIDENDO) E’ stato suo padre... é sempre ubriaco. PRECOSSI Non é vero. Sei un bugiardo... Un cretino! PERBONI (A FRANTI) Come al solito non hai capito niente... siediti e stai zitto. FRANTI Ma é la verità, lo sanno tutti... PERBONI Ho detto zitto! (URLANDO) Gli occhi di Perboni ora fanno veramente paura. Franti capisce che é meglio ubbidire. Infatti torna al suo posto. Ritrovata la calma, Perboni si rivolge con dolcezza a Precossi. PERBONI Su, adesso vieni con me... 54 prima di uscire si rivolge alla classe PERBONI Se quando torno non vi trovo tutti al vostro posto, niente ricreazione... 128. INT. SCUOLA - MEDICHERIA - GIORNO La mano delicata dell’infermiera (45 anni) della scuola pulisce dal sangue il naso di Precossi e gli medica le escoriazioni che ha sul viso. PERBONI E’ vero quello che dice Franti? Precossi scuote la testa in segno di diniego e inizia a piangere. PERBONI Allora chi é stato? Precossi non risponde chiudendosi in un ostinato mutismo. Perboni si avvicina e l’accarezza con dolcezza. PERBONI Non piangere dai... voglio solo sapere... E’ stato tuo padre? PRECOSSI (RIBELLANDOSI) No, non é stato lui, mio padre mi vuole bene...non é stato lui… PERBONI E anche tu gliene vuoi... ma alle volte non basta... PRECOSSI Ho detto che non é stato lui! PERBONI Mi dispiace ma stavolta credo più a Franti che a te... 55 Sulla soglia della medicheria é apparso il direttore. I due uomini si guardano. Il Direttore fa cenno a Perboni di avvicinarsi. DIRETTORE Basta Perboni...Non insista. PERBONI Ma il bambino ha bisogno di aiuto... Non vede com'é ridotto? Il volto del Direttore si irrigidisce: DIRETTORE Se lei vuole risolvere i problemi di tutti ha sbagliato scuola... Qui ce ne sono troppi...E quello che succede nelle famiglie non ci riguarda…Sono cose loro… Si occupi solo del profitto, specie di quelli che proseguiranno gli studi... Perboni resta per un attimo sconcertato poi, però, reagisce con asprezza. PERBONI E allora facciamo prima a chiuderla questa scuola, tanto i ricchi hanno gli istituti privati...Si é fatto tanto per avere l'obbligatorietà scolastica ma se i risultati sono questi… E adesso mi scusi, debbo tornare dai miei ragazzi... Si avvicina a Precossi, lo prende delicatamente per un braccio e lo porta via ma il direttore vuole avere l’ultima parola ed esclama gelido: 56 DIRETTORE Ecco, torni dai suoi ragazzi e cerchi d’essere all’altezza del suo ruolo! Sono i bravi maestri a fare grandi le scuole, non il contrario…se lo ricordi Perboni…se lo ricordi… quindi si gira sui tacchi e, incrociando le mani dietro la schiena, come sempre, torna verso il suo ufficio. 129. EXT.- LIBRAIO E VICOLO ADIACENTE CON BOTTEGA CORETTI Garrone, il Muratorino e Nelli guardano a bocca aperta la vetrina del libraio davanti alla scuola, dove, fra le scatole di penne e pennini, le boccette d’inchiostro e i quaderni spiccano anche alcune scatole colorate. Un paio di queste, aperte, svelano agli occhi dei ragazzi il loro irresistibile contenuto: la prima con tanti piccoli, colorati pezzi di legno per fare le costruzioni, l’altra piena di soldatini di piombo. GARRONE Io vorrei i soldatini… Guardate che belli… NELLI Io le costruzioni… IL MURATORINO Io tutte e due… Ridono poi proseguono il loro cammino e s’infilano in un vicolo a metà del quale c’é un carro colmo di legna.Un ragazzo corre dentro e fuori da una bottega portando pesanti ceppi di legno sulle braccia. GARRONE Coretti! Che fai? Il ragazzo si gira verso i suoi compagni e, prendendo altri cinque o sei pezzi di legno dal carro, risponde con un sorriso CORETTI Non vedi? Ripasso la lezione per domani… 57 Gli amici ridono. Coretti invece si fa serio e, entrando nella bottega, recita: CORETTI I verbi nella nostra lingua si dividono in tre gruppi… NELLI Declinazioni… Coretti butta la legna per terra, l’accatasta con il piede poi torna verso il carro CORETTI Declinazioni, va bene: quelli che finiscono in Are, quelli in Ere e quelli, quelli… …in Ire NELLI GARRONE Ma tuo padre non c’é? CORETTI E’ andato via col garzone. E così oggi per me oggi é giorno di sgobbo… GARRONE Vuoi che t’aiutiamo un po’? Coretti si stringe nelle spalle e sorride: é ovvio che vorrebbe dire di si, ma non osa. Garrone, seguito dal Muratorino e infine da Nelli che, anche se con una mano sola, vuole comunque essere d’aiuto, si avvicina al carro per prendere la legna. GARRONE Ma dove ce li hai i libri e i quaderni per studiare? 58 CORETTI Dentro… Non ci credete? Vi faccio vedere… I ragazzi, con le braccia colme di ceppi, entrano in uno stanzone pieno di cataste di legna da tagliare, fascine e carbone. Buttano tutto a terra poi Coretti li guida in uno stanzino sul retro. Lì, su un tavolo accanto ad un fornello sul quale é stato messo a bollire un pentolino di latte, ci sono i libri e i quaderni e la penna del ragazzo. Una tenda divide il piccolo ambiente da un altro, da dove giunge un tossire acuto. CORETTI E’ mia madre… é malata… sono sette giorni che é a letto… poi, con orgoglio, indica un quadretto appeso alla parete: la fotografia seppiata di un militare con una grossa medaglia al valore al petto. CORETTI E quello é mio padre… GARRONE Accidenti! Gli hanno dato una medaglia? CORETTI (FIERO) Si, nel ‘66, nel quadrato del Principe Umberto… All'improvviso delle ombre saettano alle loro spalle. Qualche legno del carro cade rumorosamente a terra. I ragazzi si voltano appena in tempo per vedere tre bambini (cinque, sei anni), laceri e patiti per le sofferenze e le privazioni, che, in un lampo, afferrano dal carretto alcuni pezzi di legna. MURATORINO Ehi, ti rubano la legna… 59 CORETTI Ferma, ferma… quindi corre al carro ma i ladruncoli, veloci come fulmini, schizzano via con il loro bottino e scompaiono dietro l'angolo di un altro vicolo… Poco dopo Il Muratorino e Coretti sbucano rabbiosi dallo stesso angolo ma i ladruncoli sono spariti nel nulla. Solo Garrone e Nelli sono rimasti indietro: GARRONE (ALLARGANDO LE BRACCIA) Dai Coretti, torna qui… mica se ne accorge tuo padre se gli manca un po' di legna… Almeno stasera potranno scaldarsi un po'… Coretti annuisce in silenzio. In cuor suo sa che l’amico ha ragione. 130. EST. STRADA - GIORNO Perboni cammina per la strada di un quartiere operaio. Un bambino (il più piccolo dei ladruncoli di legna), correndo, lo urta. Uno dei ceppi che stringe fra le braccia cade a terra, ai piedi del maestro. Perboni si china a raccoglierlo ma il bambino non attende e fugge via, a rotta di collo. PERBONI Ehi, dove vai…e questo? Il bambino si gira un istante poi prosegue la sua corsa e scompare fra la gente, fra le massaie che discutono fra di loro nei diversi dialetti del sud, fra i disoccupati che all’angolo delle strade e davanti alle osterie fumano in silenzio; altri bambini rincorrono una vecchia ruota di carretto e sfilano davanti a Perboni che non sa che fare con quel ceppo di legna in mano. Una povera vecchia gli si avvicina e tende la mano. Perboni la scruta poi, intuendo la richiesta della donna, le cede il legno e prosegue lungo il suo percorso. Poco dopo si ferma davanti all’ingresso di un decrepito palazzo a cui ignoti hanno rubato un anta del portone di legno. Controlla il numero civico ed entra in un... 60 131. INT. CORTILE GIORNO ... fatiscente cortile dove due bambini (5/6 anni), sporchi e laceri, si contendono spingendosi un pezzo di pane. Uno spelacchiato bastardino abbaia contro di loro ma i bambini non se ne curano. Poco più in là una lavandaia (40 anni) lava dei panni in una grossa tinozza di legno. Attaccata alle sue gonne c’é una bellissima bambina (4 anni) che gioca con una logora bambola di pezza. Il cortile é attraversato da incomprensibili urla e imprecazioni in vari dialetti meridionali. Perboni si guarda intorno. Nel vederlo, sia i bambini che la lavandaia. Anche il cane non abbaia più, si porta verso il nuovo arrivato e lo annusa. Perboni si avvicina alla lavandaia. Guarda la bambina che gli sorride. Si rivolge alla donna. Non sentiamo quello che i due si dicono poiché la scena commentata solo dal tema musicale del film. Vediamo solo la donna che con la mano indica a Perboni una scala. 132. INT. APPARTAMENTO TONINO “IL LUCANO” - GIORNO La madre di Tonino, sta rivoltando con un pezzo di ferro della brace ardente dentro un catino. L’arredamento della stanza é estremamente povero ma dignitoso. In un angolo, il padre di Tonino (40 anni), sta arrotando dei coltelli. Poco più in là Tonino, inginocchiato per terra, fa i compiti usando una sedia a mo’ di tavolino. Bussano alla porta. La donna va ad aprire e si trova davanti Perboni. Gli fa un sorriso e con un gesto della mano lo invita ad entrare. Perboni entra e subito si accorge delle condizioni di assoluta miseria in cui é costretto a vivere il suo alunno. MADRE DI TONINO (AL MARITO) Oreste, ci sta o’ maestro di Tonino... L’uomo smette di lavorare e si avvicina a Perboni. Si toglie il cappello e gli tende la mano. Perboni gliela stringe e sorride. PERBONI Lei sa perché sono qui vero?... 61 L’uomo annuisce e lo guarda. PADRE DI TONINO Lo so… mia moglie m’ha detto…io c’aggiu pensatu, ma guardi in che condizioni viviamo… mancu ‘e bestie… PERBONI Mi ascolti signor Foti: vedrò di aiutarla a trovare un lavoro... PADRE DI TONINO Lavoro? E che crede che nun aggia tentate?... Io la voglia la tengo... ma pe’ gente cumme a nuje lavoro nun ce ne sta... E’ megliu c’a turnamu o paisi... PERBONI No...dovete restare per vostro figlio... il suo futuro é qui!... PADRE DI TONINO Accà! E che futuro é? PERBONI Mi dia un po’ di tempo... e dia a suo figlio una possibilità... E’ un ragazzino intelligente, portato per lo studio...la prego: mi faccia almeno tentare... L’uomo guarda la moglie che gli fa di sì con la testa. PADRE DI TONINO E vabbuò... facimmici st’altro bicchiere d’illusioni... I due si stringono la mano come a sancire un patto. 133. INT. SALONE VILLA VOTINI - GIORNO 62 Seduti attorno al tavolo Votini Franti, Bottini, Garoffi DeRossi e Nobis parlano sottovoce come dei cospiratori e ogni tanto attingono da un vassoio di biscotti che campeggia al centro del tavolo. NOBIS Davvero...l’ho vista... ho visto la moglie di mio padre che si spogliava. DEROSSI Ma non sai che é peccato!? NOBIS Non é mia madre, é la mia matrigna. FRANTI Com’é?...Dicci com’é? NOBIS E’ bella ma io la odio. Davvero!…Non sapete quanto la odio… Tutti gli sguardi dei compagni si concentrano su Nobis. Poi Franti, che s’é pentito d’aver fatto quella domanda all’amico, desideroso di cambiare argomento, escogita un nuovo gioco, una sorta di prova di coraggio: FRANTI Chi ha paura di venire con me a vedere i morti? BOTTINI Quali morti? FRANTI Quelli che mettono sottoterra, quali se no? E dove? VOTINI 63 FRANTI Qui dietro, all’obitorio… Silenzio. Nessuno sembra disposto ad accettare l’invito, tantomeno Bottini, il più fifone di tutti. Nella stanza irrompono Olga, e le altre due ragazzine. OLGA Affacciatevi al balcone, giù ci sono i vostri compagni. 134. EXT. STRADA - COMPLESSO VILLA VOTINI - GIORNO Garrone, Il Muratorino e Nelli stanno passando davanti alla villa di Votini. Nelli si accorge dei suoi compagni affacciati al balcone e dà una leggera gomitata a Garrone che si ferma e alza lo sguardo verso la villa. Anche lui vede i suoi compagni ricchi che gesticolano per richiamare la loro attenzione. IL MURATORINO Stanno sempre a giocare , quelli… NELLI Quando saremo ricchi giocheremo anche noi... FRANTI (DAL BALCONE) Ehi, dove andate? Venite qui... Poi fa un segno a Nobis e Votini che scompaiono dentro. Garrone e compagni, ignari e fiduciosi, accogliendo l’invito di Franti, entrano nel giardino della villa e si portano sotto il balcone. Che volete? GARRONE 64 FRANTI Avete sete?…Volete qualcosa da bere? Garrone, con lo sguardo sempre verso l’alto, annuisce e così all’improvviso, da una finestra che sta accanto al balcone, sulla testa di Garrone e dei suoi compagni arriva una vera e propria cascata d’acqua. Franti, Garoffi, Nobis e Votini scoppiano a ridere a crepapelle. Garrone e il Muratorino sembrano due pulcini. Nelli invece, é riuscito a cavarsela con poco danno. Garrone agita il pugno all’indirizzo dei compagni. GARRONE Questa me la pagate... NELLI Vieni, sono solo degli stupidi. 135. INT. SALONE VILLA VOTINI - GIORNO Dopo la bravata, Franti e gli altri rientrano dentro e si piegano in due dalle risate. VOTINI Avete visto che bagno? NOBIS Almeno così si lavano. Ma DeRossi, col viso infuocato dalla rabbia, non ci sta. DEROSSI E se l’avessero fatto a voi? (DURO) FRANTI Ma che ti prende? Da quando sei capoclasse fai il santarellino? DeRossi non risponde, con un gesto deciso prende il suo cappotto e va via. Prima di uscire si rivolge ad Enrico: 65 Tu che fai? DEROSSI Enrico, guarda Olga, poi guarda DeRossi e gli risponde: ENRICO BOTTINI Io vado con Franti a vedere i morti… (IMBARAZZATO) 136. EXT. STRADA - GIORNO Garrone, Il Muratorino e Nelli stanno camminando furiosi verso casa. I primi due sono davvero fradici. Alle loro spalle arriva DeRossi di corsa. Il Muratorino lo vede e dà di gomito a Garrone che si gira lo vede anche lui e annuisce. I tre ragazzi si fermano. DeRossi li raggiunge. Li guarda uno per uno e col suo sguardo cerca di far capire loro che é sinceramente dispiaciuto per ciò che é accaduto. Ma i tre non se lo filano e si girano dall’altro lato. DeRossi però non si perde d’animo. Con un gesto imprevedibile, si avvicina al Muratorino che sta già tremando dal freddo e lo copre con la sua mantella. 137. EST/INT/ EDIFICIO PUBBLICO - TARDO POMERIGGIO Intanto, Franti, Bottini e compagni, compreso Olga e le sue amiche sono raccolti in gruppo davanti all’ingresso di un lugubre edificio. BOTTINI E come facciamo ad entrare? Franti scruta l’ingresso da dove staziona un gruppo di persone vestite di nero, in lacrime, quindi posa lo sguardo sul compagno e mormora: FRANTI (CINICO) Conosco un modo… però se hai paura puoi anche stare fuori, con le ragazze… Bottini, punto nell’orgoglio, lancia un’occhiata a Olga ma la ragazzina si stringe nelle spalle e, con uno sguardo gelido, dichiara: 66 OLGA Io delle vostre bravate non so che farmene… FRANTI (PROVOCATORIAMENTE) Non sono bravate, é una prova di coraggio… C'é chi ce l’ha e chi no, vero Bottini? Bottini non risponde. Olga, nonostante l’affermazione precedente, scruta in profondità l’amico, quasi volesse esorcizzare la sua paura ed invitarlo a reagire. Bottini avvampa in volto, poi sospira lungo: BOTTINI (RISOLUTO) Andiamo… FRANTI Bene. Allora ascoltate: vedete quelle persone? Gli sguardi dei ragazzi si posano sul gruppo di persone nerovestite, in attesa davanti l’ingresso dell’edificio. Da una carrozza appena giunta scende un giovane uomo dall’espressione triste. Il gruppo gli si fa attorno. Qualcuno gli stringe silenziosamente la mano, qualche dama lo bacia affettuosamente, poi tutti, mestamente si avviano verso l’ingresso. FRANTI Forza, accodiamoci e zitti! I ragazzini (tranne Olga e le sue amiche che aspettano fuori) raggiungono lestamente il corteo e, uno dopo l’altro entrano in un grande, monumentale androne. Da dietro i vetri della sua postazione, il guardiano alza distrattamente lo sguardo alla gente in lacrime, poi torna a leggere la Gazzetta. Franti lancia uno sguardo di soddisfazione agli amici poi, entrati nel grigio cortile, con un gesto rapido della mano li invita a staccarsi dal corteo. Gli amici ubbidiscono e lo seguono silenziosi. 67 FRANTI Ecco, lì dentro… forza entrate, fate presto… presto… I ragazzi entrano in un cunicolo umido e tetro alla fine del quale si staglia una grande porta a vetri. BOTTINI (SUSSURRANDO) Ma tu ci sei già stato, qui? FRANTI Si…quando é morto mio nonno… BOTTINI E dove sono i morti? Shhhhhh… (SUDANDO) FRANTI I ragazzi si fermano davanti alla grande porta a vetri e restano in ascolto del silenzio che, in questo caso, si può giustamente definire sepolcrale. FRANTI I morti sono lì dentro… (poi, guardando Bottini) …Se non hai coraggio resti fuori altrimenti vai… BOTTINI Come vado? E voi? ( CON IL CUORE IN TUMULTO) FRANTI Sei tu che devi fare la prova di coraggio…noi l'abbiamo già fatta tutti…vero? Gli altri annuiscono. Votini sorride perfino. Bottini, già pallido come un cencio, non sa cosa fare. Deglutisce a fatica e se solo potesse se la filerebbe a gambe levate da quel posto orribile, ma una prova di coraggio é una prova di coraggio, che 68 diamine! E poi figurarsi cosa direbbe Franti ad Olga. I pensieri gli affollano la mente un dopo l'altro e sembrano dargli forza. FRANTI Allora, entri o no? Bottini non risponde. Nemmeno si muove. FRANTI (SPREZZANTE) Che vi avevo detto? Siete tutti testimoni! Ha paura! Andiamocene via che é meglio… Bottini, grondando sudore dalla fronte, scruta gli amici che, ormai convinti della sua codardia, stanno per lasciarlo solo. BOTTINI Aspettate, dove andate? I ragazzi si rigirano. Bottini s'é finalmente mosso e sta per appoggiare la mano al pomello della porta. Franti scambia una rapida occhiata d'intesa con Votini che sorride. Nel frattempo, non accorgendosi della silenziosa fuga dei suoi compagni, Bottini scompare all'interno. 138. INT. AMBIENTE VAPOROSO. GIORNO Un vapore caldo e denso satura l'ambiente e sgocciola dal soffitto a volta provocando sinistri echi. Bottini trattiene il fiato e avanza rigido, poi strizza gli occhi: come aveva detto Franti i morti sono lì, sdraiati sui tavoli di marmo e perfino per terra, chi coperto da un lenzuolo bianco, chi da un asciugamano: tutte donne! Il ragazzo, totalmente vinto dal terrore, non si muove più. La vista gli si appanna e i morti che ha di fronte sembrano sdoppiarsi. Un corpo, quello più vicino e nitido di una donna grassoccia ha perfino un incongruo sussulto. 69 Bottini spalanca la bocca e vorrebbe gridare, chiamare in aiuto i suoi compagni, ma la voce gli si spegne in gola. La "salma" adesso si alza in piedi e si mette ad urlare scuotendo dal loro torpore tutte le altre. Nell'ambiente risuona un coro di voci femminili: VOCI E quello chi é? Inserviente! Inserviente! Presto! Vattene via! Sporcaccione! Disgraziato, guarda cosa fai alla tua età! Via, via di qui… Bottini , sempre più scosso, arretra velocemente ma proprio in quel momento la grande porta a vetri si apre. Una donna vestita di bianco, grande e grossa come un pugile, afferra Bottini per la collottola e lo trascina fuori di corsa. Intanto le voci continuano furiose VOCI Roba da non credere, che tempi, che tempi… Che schifoso… Ma dove andremo a finire? 139. EST. EDIFICIO PUBBLICO GIORNO Bottini viene scaraventato fuori a malo modo e ruzzola fin sotto ai piedi di Franti che, sfoderando il suo solito sorriso da canaglia e, fintamente impacciato, dichiara: FRANTI Mi sa che abbiamo sbagliato porta, vero? I compagni ridono di gusto. Bottini, cianotico di rabbia, tremante per l’umiliazione, scruta Franti con odio, poi allunga lo sguardo verso Olga che, forse ignara dell'atroce scherzo subito dall'amico, si gira sui tacchi e si allontana seguita dalle sue amiche. 70 140. INT. APPARTAMENTO. PERBONI - AMBIENTI VARI - SERA/NOTTE Un piatto di porcellana vola e si infrange contro un muro, rompendosi in mille pezzi, subito seguito da un paio di bicchieri. Davanti ad una credenza aperta Emma, in camicia da notte e con gli occhi fuori dalle orbite é in preda ad una violenta crisi. EMMA Non ci servono a niente... Non abbiamo niente...Non siamo niente... (URLANDO) Alle sue spalle Perboni cerca di calmarla. PERBONI Ora basta Emma, basta, ti prego...calmati. (CON DOLCEZZA) EMMA E’ colpa tua... E’tutta colpa tua... Vattene, ti odio... Perboni le si avvicina e la blocca. Emma cerca di divincolarsi. I due lottano. La donna si libera dalla presa del marito ma cade malamente per terra. Con un gesto improvviso prende un pezzo di porcellana e si ferisce volutamente alle braccia. Si ferma e guarda sorridendo il sangue che le cola lungo le braccia. PERBONI Cosa hai fatto? Oh, Dio mio, come ti sei conciata... (INORRIDITO) La stringe a sé. La aiuta ad alzarsi, la fa sedere su una poltrona. Apre il cassetto del comò e prende due asciugamani. Le fascia alla meglio le braccia ferite. Poi le prepara le gocce di laudano. PERBONI Tieni amore... bevi... ti farà bene... 71 Emma beve senza fare storie. Subito il laudano fa il suo effetto. La donna lascia andare le braccia che ora penzolano dalla poltrona. Perboni la guarda, disperato. Non sa che fare. Bussano alla porta. Perboni va ad aprire. E’ un uomo calvo, atticciato (45 anni). UOMO Ho sentito urlare... Ha bisogno di aiuto?... PERBONI Si... mia moglie non sta bene... La prego...Vada dal dottor Tasca e lo porti subito qui!... TAGLIO INTERNO: E’ trascorso del tempo. Ora é notte. Siamo nella stanza da letto. Il dottor Tasca (60 anni) finisce di fasciare le braccia di Emma che, distesa a letto, dorme sotto sedativi. Accanto al medico c’é Perboni che guarda la moglie con gli occhi gonfi di pianto. DOTTOR TASCA Così non va... Oggi sono stati bicchieri e piatti, domani potrebbe ferirsi con un coltello. Magari anche peggio… Giulio annuisce. Il medico continua: ...Sua moglie non dovrebbe stare qui ma in una casa di cura... Ce ne sono di buone qui a Torino, se vuole posso occuparmene io... PERBONI No, dottore, io a mia moglie non la rinchiudo in un manicomio... (SCUOTE LA TESTA) 72 DOTTOR TASCA Come vuole lei, ma l’avverto, andrà sempre peggio. Poi prende la sua roba... Perboni fa per alzarsi ma il medico lo blocca con un gesto della mano: DOTTOR TASCA Non si preoccupi, conosco la strada. Buonanotte signor Perboni… Esce dalla stanza. Rimasto solo Giulio si siede accanto alla moglie che dorme, le prende la mano fasciata e la bacia mentre calde lacrime sgorgano dai suoi occhi. 141. INT. SCUOLA GIORNO Il bidello passa per il corridoio deserto agitandola campanella. Le porte delle classi si aprono. I ragazzi escono chiassosamente. Siamo nell’androne. Perboni scende le scale di corsa ma, sul portone, viene fermato dal padre di Stardi che é in compagnia del figlio. SIGNOR STARDI Buon giorno signor maestro… PERBONI Signor Stardi cosa c’é? SIGNOR STARDI Le dovrei parlare… Volevo chiederle… come va questo testone?... PERBONI (VERSO IL SUO ALUNNO) Va bene, si applica ed ha molta buona volontà. 73 SIGNOR STARDI (IRONICO) Si? Lasci che glielo dica, E’inutile, E’solo una perdita di tempo per me e per lui. PERBONI (IRRIGIDENDOSI) Non é vero, io vedo che il bambino é attento ed ha voglia di imparare... SIGNOR STARDI Ma che imparare e imparare…tanto, se uno é povero rimane povero …é il destino! PERBONI Il destino é nella libertà di scelta di ognuno di noi. Se suo figlio vuole studiare ne ha tutto il diritto… SIGNOR STARDI Come dice lei…ma almeno gli insegni a fare bene di conto…non mi serve un figlio scienziato ma uno che mi aiuti alla bottega e basta… Gli occhi del piccolo Stardi si riempiono di lacrime. Per Perboni é troppo. Prende per un braccio il signor Stardi e si allontana di qualche metro insieme a lui: PERBONI (CON TONO DURO) Senta, se non sa dargli fiducia almeno stia zitto. Se gli resta dentro qualcosa o no, devo essere io a deciderlo, non lei. Mi capisce? 74 SIGNOR STARDI Ma che razza di maestro é lei, come si permette, io vado a protestare dal Direttore... PERBONI Vada da chi vuole... adesso la saluto ho già perso troppo tempo con lei. Si allontana ma si accorge che, sul piazzale, Margherita che é in compagnia di Precossi gli fa ampi gesti con la mano. Con una corsa, Perboni raggiunge Margherita e Precossi. Nota subito che il bambino é stato picchiato di nuovo dal padre. Guarda Margherita che gli fa un cenno con gli occhi come a dire “Ci vada piano.” Perboni si abbassa, prende Precossi, lo attira a sé e l’abbraccia con dolcezza, accarezzandogli i capelli. Il piccolo piange. Anche Margherita Ë commossa da quella scena. PERBONI E’ per questo che oggi non sei venuto a scuola? PRECOSSI Si... mi vergognavo... (SINGHIOZZANDO) PERBONI Ti ha picchiato un’altra volta ma adesso basta! Stavolta lo denuncio. PRECOSSI No, la prego, sennò lo mettono in prigione... Ce lo dica anche lei signorina... Margherita allarga le braccia per abbracciare Precossi. MARGHERITA Stai tranquillo, nessuno farà del male a tuo padre. (RASSICURANTE) 75 Vedendo il ragazzino che continua a piangere anche Perboni lo tranquillizza. PERBONI Va bene... ora però non piangere più, non lo denuncio, ma ci voglio parlare... (guarda l’orologio) aspettami qui, prima devo fare un salto in farmacia… MARGHERITA Se vuole posso andarci io in farmacia… PERBONI No, non si preoccupi, lasci stare. Ci penserò dopo… MARGHERITA Ma la farmacia chiude… Perboni si convince, estrae dalla tasca la ricetta e i soldi PERBONI Ecco, ci vediamo qui fra un’ora. Grazie signorina Capuano (prende per un braccio Precossi) ...Vieni... 142. INT. FARMACIA - GIORNO Margherita é in una farmacia. Il farmacista (60 anni) le consegna un flacone di laudano, Margherita gli dà i soldi. L’uomo apre la cassa per depositare il denaro ma, ad un tratto, si ferma e si rivolge alla ragazza: FARMACISTA Scusi, ma per chi é questo medicinale? (SOSPETTOSO) MARGHERITA Per un mio collega... 76 FARMACISTA E un suo collega prende questa roba? MARGHERITA Perché, cos’é? (CANDIDAMENTE) FARMACISTA E’ laudano, un potente sedativo... Dica al suo collega di andarci piano... 143. INT. OSTERIA - GIORNO Siamo in un osteria piena di fumo e di avventori. Un uomo corpulento (35 anni) é seduto da solo ad un tavolo. Davanti a lui una bottiglia di vino e un bicchiere in quel momento vuoto. L’uomo, visibilmente ubriaco, fa fatica persino ad accendersi un mezzo toscano. Nell’osteria entrano Perboni e Precossi. Il maestro si guarda intorno e dice qualcosa al suo alunno che non sentiamo. Precossi, con una mano, gli indica un tavolo dove siede suo padre. Perboni fa cenno a Precossi di non muoversi da lì e si avvicina al tavolo. L’uomo a fatica alza la testa e lo guarda di sottecchi. E tu chi sei? UOMO (BIASCICANDO LE PAROLE) PERBONI Sono il maestro di suo figlio... PRECOSSI PADRE (LEVANDO UN CALICE ) Ah! Un maestro…Il signor maestro… Allora bevi con me... PERBONI Non sono venuto a bere... 77 PRECOSSI PADRE No...non si rifiuta... é un’offesa, una mancanza di rispett... Non finisce nemmeno la frase. Si alza, barcollando vistosamente, si mette una mano sulla testa come se volesse reggersela e si avvicina a Perboni. PRECOSSI PADRE Se non sei venuto a bere allora che cavolo vuoi? PERBONI Capire perché lo picchia... L’uomo dà una spinta a Perboni. PRECOSSI PADRE Sono affari miei... Vattene maestro e lasciami in pace... Sta per tornare al suo posto. Ma Perboni lo provoca deliberatamente. PERBONI Ma che razza di padre é lei? Tocchi ancora il bambino e io la denuncio... In risposta alla minaccia di Perboni, Precossi padre si gira, torna sui suoi passi e, senza dire nulla, afferra Perboni per la giacca e gli sferra un pugno allo stomaco... Perboni si piega in due dal dolore... PRECOSSI PADRE Non l’hai ancora capito chi sono, maestro? O te lo debbo spiegare meglio, maestro?... Sta per sferrargli un pugno sul viso ma viene bloccato dal figlio. Infatti, vedendo il suo maestro in pericolo il piccolo Precossi si getta sul padre tirandolo per la manica della giacca. 78 PRECOSSI Lascialo stare... Lascialo stare... L’uomo però, con una violenta manata, si libera del figlio scaraventandolo per terra. PRECOSSI PADRE Con te facciamo i conti a casa... Poi si riconcentra nuovamente su Perboni ammollandogli un pugno in faccia e facendolo cadere per terra. Perboni si guarda la mano che é piena di sangue. Ha il labbro spaccato. L’energumeno sta per tornare alla carica ma viene fermato dal padrone dell’osteria(60 anni) e da altri due anziani avventori. OSTE Ora basta Precossi... Mentre lo accompagna al suo tavolo l’oste si gira verso Perboni. OSTE ...E lei vada via..Non vede che disastro ha combinato?. 144. EXT. STRADA - GIORNO L’acqua di una fontanella pubblica che sgorga. La mano di un uomo entra in campo e bagna un fazzoletto. E’ Perboni che si pulisce il sangue dal labbro spaccato. PRECOSSI Ci fa molto male? (PREOCCUPATO) PERBONI Si dice: “le fa molto male... non ci...” ricordalo...(sorride per tranquillizzarlo) 79 Non ti preoccupare, non é niente... Ora passa... All’improvviso Perboni si mette una mano in testa, guarda il suo orologio da tasca e si rivolge a Precossi. PERBONI Mi dispiace ma devo lasciarti... vai a casa...su… Precossi si avvia. Perboni lo richiama. ... Aspetta. Precossi torna indietro. Perboni estrae dalla tasca dei soldi e li dà al suo alunno. ... Tieni, questi portali a tua madre e se ti chiede chi te li ha dati dille che glieli mando io... Ora vai. 145. EXT. SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO Perboni arriva di corsa davanti alla scuola, luogo dell’appuntamento con Margherita, ma non trova nessuno. Sono andati tutti via. Poi, sempre di corsa, si dirige verso casa. 146. EXT. STRADA E PORTONE PERBONI - GIORNO Perboni svolta di corsa un angolo e arriva davanti al suo portone dove trova ad attenderlo Margherita che é insieme a Garrone, Franti, DeRossi, Stardi, Enrico Bottini, Garoffi, Coretti, Nelli e Il Muratorino. Il maestro si ferma. E’ senza fiato. Margherita nota subito il labbro spaccato e gli si avvicina. MARGHERITA Che le é successo? (PREOCCUPATA) 80 (SORRIDENDO) PERBONI Niente... io e il padre di Precossi abbiamo avuto uno scambio di opinioni... MARGHERITA Insomma gliele ha date? PERBONI Che vuole? Sono solo un maestro...non un pugile! A proposito che ci fa qui con i ragazzi? MARGHERITA Non vedendola arrivare mi sono preoccupata... Ho chiesto dove abitava e loro mi hanno accompagnata... (estrae dalla borsa il flacone di laudano) Ecco la sua medicina... PERBONI Grazie e mi scusi per il ritardo... Ora devo andare, ci vediamo domani... (DELUSA) MARGHERITA A domani... Con un gesto della mano, Perboni saluta i suoi alunni e di corsa scompare dentro il portone. FRANTI Va su dalla matta? GARRONE Ma cosa dici? (DANDOGLI UNA SPINTA) FRANTI Noi l’abbiamo vista... (guarda Garoffi) Vero? 81 Garoffi annuisce. MARGHERITA E cosa avete visto? GAROFFI La moglie del signor maestro... lei ci ha aperto e.... FRANTI ...E poi si é spogliata... (A BRUTTO MUSO) IL MURATORINO Non ci credo sei un bugiardo... MARGHERITA Ora basta... Andiamo... 147. EXT. STRADA - FERMATA OMNIBUS - GIORNO Margherita ed i ragazzi, svoltato un angolo, giungono alla fermata di un omnibus ma, all’improvviso, alle loro spalle sentono la voce di Perboni. PERBONI Margherita, Margherita... OFF Si girano e lo vedono arrivare di corsa. Ha la faccia stravolta. Margherita e i ragazzi capiscono subito che é accaduto qualcosa di grave. MARGHERITA Che é successo? PERBONI Mia moglie... é uscita di casa.... E’ malata e non conosce la città... (ALLARMATA ) (CONCITATO) FRANTI Ma noi conosciamo lei... Non si preoccupi la troviamo... 82 PERBONI No, voi andate a casa…e subito… I ragazzi si guardano in faccia. Poi scuotono il capo in un cenno di tacito assenso e si sparpagliano a gruppetti in diverse direzioni. 148. EXT. STRADA ALBERATA - SERA E’ sera. Lungo un viale alberato, due addetti all’illuminazione pubblica accendono i lampioni a petrolio. Stanchi e rassegnati Giulio e Margherita, vengono avanti. MARGHERITA Non é meglio avvisare la questura? PERBONI (DEPRESSO) No, no, é meglio prima fare un giro per gli ospedali... Perché non va a casa Margherita?... E’ tardi... MARGHERITA Non ci penso proprio... Io vengo con lei... Non la lascio... Mentre i due parlano sentono le note di un organetto. Infatti vedono venire verso di loro l’uomo con l’organetto a mano e il buffo cilindro in testa che abbiamo visto alla fine della scena 1. Lo strano individuo arriva a pochi passi dai due. Guarda fisso Perboni, poi prosegue nella sua direzione, verso il grande fiume. Perboni e Margherita si guardano negli occhi, confusi. Proseguono per qualche passo poi si girano di scatto ma dell’uomo non c’é più nemmeno l’ombra. Anche il suono dell’organetto é ormai lontano. Ma ad un tratto Perboni é come se sentisse qualcosa, prende per mano Margherita. PERBONI Presto, andiamo... MARGHERITA Dove? 83 Perboni non le risponde. I due cominciano a correre e... 149. EXT. LUNGOPO’ - NOTTE ... Sempre di corsa arrivano sul LungoPo. Perboni si affaccia sulla spalletta del fiume. Il viso stravolto dalla paura. I suoi occhi lucidi di pianto spaziano in lungo e in largo ma di Emma non c’é traccia. Ad un tratto si ferma di scatto e la vede. Emma, scalza, bagnata e in vestaglia sta per entrare in acqua. PERBONI Eccola, finalmente! (A MARGHERITA) Si precipita giù, entra nel fiume proprio nel momento in cui Emma, che é vista di spalle, ha già l’acqua che le arriva alla vita. Nel frattempo anche Margherita é arrivata sul greto del fiume. PERBONI (ENTRANDO IN ACQUA) Emma! Emma! Fermati, dove vai?... Fermati... Emma si gira verso il marito. Lo guarda ma non lo riconosce poi, aiutandosi con dei goffi movimenti delle braccia, inizia a cantare una di quelle filastrocche che insegnano da bambini. EMMA Stella stellina la notte si avvicina… La fiamma traballa…La mucca è nella stalla… La mucca e il vitello… La pecora e l'agnello… la chioccia ed il pulcino… Ognuno ha il suo bambino ognuno ha la sua mamma e tutti fan la nanna!…Stella stellina… Perboni finalmente la raggiunge e la stringe a sé. PERBONI Sono qui Emma, andiamo a casa. 84 EMMA Canta... Perché non canti con me? PERBONI Lo farò, canterò con te...ma adesso però andiamo via...fa freddo … Emma fa resistenza, urla, cerca di divincolarsi. La situazione é divenuta all’improvviso molto pericolosa. Perboni a questo punto la schiaffeggia con violenza. Emma sviene. Perboni se la carica sulle spalle e con grande sforzo la porta a riva. La deposita per terra. Emma trema tutta, sta male, ha i brividi di freddo, respira a fatica. PERBONI (A MARGHERITA) Presto, vada su e fermi una carrozza, bisogna portarla in ospedale... Margherita corre verso la strada. I ragazzi, seminascosti dal parapetto, guardano la scena da lontano. 150. INT. OSPEDALE - PRONTO SOCCORSO - NOTTE Siamo nell’affollato corridoio di un ospedale. Davanti ad una porta su cui c’é un cartello scritto a mano che recita: “Primo soccorso”, sostano in attesa del loro turno donne, vecchi e bambini. All’improvviso, si apre la porta a vetri che dà all’esterno e, nel corridoio, appare Perboni con in braccio Emma. Accanto a lui, Margherita. Proprio in quel momento la porta del primo soccorso si apre. Esce un ragazzo (15 anni) con il braccio tutto fasciato. Dietro di lui un infermiere (30 anni). L’uomo vede Perboni. Capisce la gravità del caso e gli si avvicina per aiutarlo. Perboni gli consegna la moglie poi, stravolto dallo sforzo, si appoggia ad una parete. L’infermiere adagia Margherita su una barella e la spinge dentro la stanza del primo soccorso seguito da Perboni. Anche Margherita vorrebbe entrare ma una suora apparsa sulla soglia la blocca. 85 SUORA E’ una parente? No... MARGHERITA SUORA Allora mi dispiace ma non può entrare. Le chiude la porta in faccia. Margherita va a sedersi su una panca. E’ distrutta, respira a fatica. Il suo sguardo si incrocia con quello della donna incinta. Margherita le sorride. Proprio in quell’attimo un'altra suora si avvicina alla donna e al marito invitandoli a seguirla. La donna incinta passa davanti a Margherita e ricambia il sorriso. Margherita appoggia la testa al muro chiude gli occhi. TAGLIO INTERNO: Una mano si poggia delicatamente sulla sua spalla. Margherita apre gli occhi e vede Perboni davanti a sé. MARGHERITA Come sta sua moglie? (CONFUSA) Perboni non le risponde e si siede accanto a lei. Il suo viso é cereo, ha gli occhi gonfi di pianto. E’ distrutto. Margherita lo guarda con dolcezza. MARGHERITA Vedrà che se la caverà. PERBONI Grazie di tutto Margherita… Ora però vada a casa la prego. Sarà stanca… MARGHERITA Stasera é la seconda volta che tenta di sbarazzarsi di me... Non capisco il perché... Stia 86 tranquillo, non ho nessuno che mi aspetti... . PERBONI Ha già fatto molto, ora la prego mi lasci solo... Ho bisogno di rimettere ordine nei miei pensieri... Margherita si alza, annuisce e va via. Giunta a metà del corridoio si ferma e si gira per guardare un ultima volta Perboni. I suoi occhi commossi sono pieni di tenerezza. Si gira nuovamente e comincia a correre verso l’uscita. 151. INT. CONVITTO - CORRIDOIO - NOTTE Margherita sta per aprire la porta della sua stanza quando una voce femminile proveniente dalle sue spalle la blocca. DONNA Margherita aspetta. OFF Margherita si gira e vede Suor Maria (55 anni) la madre superiora. MARGHERITA Buona sera madre... SUOR MARIA Vorrai dire buona notte... Ti sembra questa l’ora di rientrare?... Qui non siamo in un albergo, ci sono delle regole da rispettare... MARGHERITA Lo so madre, mi scusi... SUOR MARIA Non voglio scuse...desidero sapere dove sei stata fino ad ora... Ci hai fatto stare in pensiero... 87 MARGHERITA Un mio collega aveva bisogno di aiuto... ma io non ho saputo darglielo... o forse non potevo... Fuori c’é tanta sofferenza... e lei mi viene a parlare di orari e di regole... Vedendo che Margherita é troppo agitata per dare spiegazioni Suor Maria la rassicura. SUOR MARIA Va bene...adesso vai a dormire... domani, se vorrai, mi racconterai... 152. INT. SCUOLA MONCENISIO - DIREZIONE - GIORNO E’ mattina. Siamo nell’ufficio del Direttore. Tre uomini sono al cospetto del direttore. Uno lo riconosciamo: é il padre di Stardi. Gli altri due sono il signor DeRossi (40 anni) e il signor Garoffi (43 anni). Accanto al direttore c’é Margherita. SIGNOR STARDI Lo sa a che ora é rientrato mio figlio? Alle nove...Altro che studiare, io me lo riprendo e lo metto in bottega. (AL DIRETTORE) SIGNOR DEROSSI Anche mio figlio é rientrato tardi... Per poco mia moglie non moriva di crepacuore... SIGNOR GAROFFI E’ inaudito che succedano certe cose... Lei ci deve delle spiegazioni... 88 DIRETTORE Sono qui per questo signori...Le vostre lamentele sono più che giustificate... la signorina Capuano mi ha raccontato come sono andate le cose... SIGNOR STARDI (POCO CONVINTO) Ma che razza di maestro é questo signor Perboni che usa i nostri figli per i suoi problemi personali? SIGNOR GAROFFI Forse dovrebbe prendere dei provvedimenti... (AL DIRETTORE) A questo punto Margherita sbotta: MARGHERITA Ma che uomini siete se non capite la gravità della situazione in cui il maestro Perboni si é trovato? E comunque, con quello che é successo non c'entra nulla…Sono stati i ragazzi che hanno deciso d'aiutarlo a cercare la moglie, lui li aveva rimandati a casa… DIRETTORE Ora basta signorina Capuano, torni in classe! (AUTORITARIO) MARGHERITA Si, certo… Meglio che me ne vada! Margherita esce dalla stanza e s’ incrocia con Perboni che si appresta ad entrare. I due si guardano. Perboni scuote il capo, poi entra nell'ufficio del direttore. 89 PERBONI Signori, so perché siete qui... Al posto vostro anche io sarei venuto a protestare... DIRETTORE Quello che é successo ieri sera con i ragazzi non trova nessuna giustificazione! E se uno di loro fosse finito sotto una carrozza, o peggio ancora sotto l’omnibus?... Ci ha pensato? Se l’immagina in che guaio ci saremmo trovati? I tre uomini si guardano e annuiscono soddisfatti. PERBONI (DISPIACIUTO) So di non avere scusanti e nemmeno ci provo a cercarle... Voglio bene a quei ragazzi... La sincerità di Perboni spiazza sia il direttore che i tre uomini che ora non hanno il coraggio di ribattere. Il direttore coglie al volo l’occasione per sbarazzarsene. DIRETTORE Vi assicuro che quello che é successo non accadrà più... (indica loro la porta) Ora se volete scusarci... I tre salutano con un cenno del capo ed escono dalla stanza. Rimasti soli, il Direttore fissa enigmaticamente Perboni. DIRETTORE Notizie di sua moglie? PERBONI Cosa vuole, é molto grave. 90 DIRETTORE Se vuole prendersi qualche giorno di riposo per starle vicino... PERBONI La ringrazio per avermelo chiesto... (ANNUISCE) Il direttore prende per un braccio Perboni e lo conduce alla porta. DIRETTORE Vada Perboni, vada da sua moglie, e lasci stare la signorina Capuano... Insieme siete un pericolo pubblico... Perboni annuisce e sorride poi, esce dalla stanza. 153. INT. SCUOLA - CLASSE MARGHERITA - GIORNO PIOGGIA La mano di un bambino (6 anni) disegna un pupazzetto sul vetro appannato della finestra. P.O.V. del bambino: fuori piove a dirotto. La Mdp, arretrando, scopre che siamo nella classe di Margherita. Al bambino si avvicina Margherita. In mano ha un dolcetto. MARGHERITA Vieni, é l’ora della merenda... BAMBINO Ma non usciamo? MARGHERITA Non vedi come piove? Il bambino, deluso, prende il suo dolcetto e torna al suo posto. Margherita rimane alla finestra. Guarda il pupazzetto disegnato dal bambino. Con una mano lo cancella. Si ferma e sulla strada vede Perboni che si allontana dalla scuola camminando sotto la pioggia. 91 Margherita lo segue con lo sguardo fino a che Perboni non gira l’angolo. 154. EXT. OSPEDALE - GIARDINO - GIORNO PIOGGIA E’ pomeriggio e siamo sotto i colonnati dell’ospedale. Piove ancora insistentemente. Perboni é seduto su una panca. E’ pensieroso. All’improvviso alza lo sguardo e, all’ingresso, vede Margherita che viene avanti. Perboni si alza e le va incontro. PERBONI Cosa ci fa lei qui? MARGHERITA Sono due giorni che non dà notizie di sé e allora sono venuta a trovarla e non cerchi di mandarmi via, tanto non ci riuscirebbe. (fa una piccola pausa, poi) Come sta? Perboni allarga le braccia. Guarda Margherita, vinto dalla sua caparbietà TAGLIO INTERNO: I due ora vengono avanti, uno a fianco dell’altro. Parlano ma non sentiamo quello che si dicono. Arrivano in un grande androne dove ci sono tante statue di marmo. Perboni riprende a parlare... PERBONI Se qualcuno in quel momento mi avesse detto che tutto questo sarebbe finito così gli avrei dato del pazzo... Quando ho cominciato ad insegnare ero pieno di entusiasmo... poi é arrivata Emma e non riuscivo a credere che tutta questa fortuna fosse toccata proprio a me. Poi, da quando si é 92 ammalata é cominciato l’inferno... Credevo che venendo a Torino avremmo ricominciato daccapo ma mi sbagliavo... MARGHERITA So cos’é la sofferenza... ci sono passata anch’io…se la cosa può consolarla e darle forza sappia che non é solo... PERBONI Grazie... Ma non vorrei che a causa mia lei avesse dei problemi... MARGHERITA Guardi che io non devo rendere conto a nessuno di quello che faccio... Io non mi sento in colpa di essere sua amica e lei? Perboni sta per rispondere ma la sua risposta si ferma in gola poiché vede venire di corsa un’infermiera (30 anni) che si ferma a pochi metri dalla fontana e facendogli degli ampi gesti con la mano. Cosa c’é? PERBONI INFERMIERA Sua moglie ha chiesto di lei... Perboni guarda Margherita confuso, poi s'allontana di corsa. 155. INT. OSPEDALE - STANZA DI EMMA - GIORNO Il viso sofferente di Emma. La donna si sforza di sorridere. EMMA Giulio... Dov’eri? Ti ho cercato tanto... 93 Perboni si avvicina al letto della moglie. Si siede accanto a lei. PERBONI Sono sempre stato qui... ma tu dormivi... EMMA Prendimi la mano. Perboni le prende la mano fra le sue e la bacia con dolcezza. Perdonami... EMMA (PIANGENDO) PERBONI Shhhhh…Non dire niente... EMMA Volevo che tu soffrissi quello che stavo soffrendo io..sarò punita per questo, lo so. PERBONI Ma che dici? Ora e tutto passato, non ci pensare... EMMA (A FATICA) Però devi sapere che ho amato solo te nella mia vita. PERBONI Anche io... e continuerò a farlo... Ma ora basta parlare... Cerca di riposare... Perboni si rimette a sedere. Emma é spossata. Tenta di dire ancora una cosa ma tossisce violentemente, suda freddo. Chiude gli occhi, volge il capo dall’altro lato e si assopisce. Giulio si alza, va alla finestra, scosta la tenda e guarda fuori, la pioggia. 156. INT. SCUOLA - SALA PROFESSORI - GIORNO 94 Delle mani femminili passano in rassegna una lunga fila di libri sistemata in un armadio libreria. Le mani sono quelle di Margherita. Individuato il volume la maestrina lo sfila fuori. Ne leggiamo il titolo: “Le avventure di Pinocchio.” Nella sala entrano il Direttore e un giovane maestro, Angelo Artuffo (26 anni). I due non si avvedono della presenza di Margherita poiché la maestrina é nascosta dalle ante aperte dell’armadio. DIRETTORE L’avverto Artuffo: é una classe difficile, perciò mi raccomando: disciplina. (PATERNO) Artuffo annuisce intimidito. Il Direttore prosegue: Per ora sostituisce Perboni ma, se si comporterà bene, quella classe potrebbe diventare sua. Il rumore delle ante dell’armadio che sbattono violentemente fa sobbalzare i due uomini. Il direttore e Artuffo si girano di scatto e vedono Margherita davanti all’armadio. Lo sguardo della ragazza é duro. DIRETTORE Signorina Capuano, cosa ci fa qui? Non dovrebbe essere in classe? MARGHERITA E lei avrebbe il coraggio di fare una cosa del genere al signor Perboni? Proprio in questo momento? DIRETTORE Ma cosa ha capito? Eppoi questi non sono affari suoi, vada in classe e non (IMBARAZZATO) 95 s’intrometta in cose che non la riguardano. Con un gesto deciso Margherita chiude rumorosamente l’armadio e, senza dire nulla, esce dalla sala. ARTUFFO (TIMIDAMENTE) Chi é? DIRETTORE La signorina Capuano, una delle nostre migliori insegnanti, una giovane di carattere, anche se ha volte non sa stare al suo posto. Ma cambierà…col tempo cambierà… 157. INT. SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO La classe di Perboni é in subbuglio. Quasi nessuno é al proprio posto: c’é chi discute, chi litiga strattonandosi, e chi, come Coretti, riesce a dormire nonostante tutto quel baccano... Un ragazzino rincorre Franti che ha la sua scarpa in mano. I due fanno lo slalom fra i banchi. Quando sta per essere raggiunto Franti si libera della scarpa lanciandola per aria. La scarpa sale in cielo, fa una curva e poi plana su... Un giornale illustrato aperto su un banco attorno a cui troviamo Garrone, Precossi, Nelli e Il Muratorino. Garrone prende la scarpa e la tira verso il lato opposto della classe beccando in testa Garoffi che, seduto al suo posto, sta facendo dei mucchietti con tutte le monete che ha in tasca. Beccata la scarpata, Garoffi si massaggia la testa, prende la scarpa e, a sua volta, la lancia verso la lavagna dove un gruppetto di suoi compagni guarda DeRossi che sta disegnando. La scarpa colpisce la spalla di DeRossi che si gira di scatto e vede solo i suoi compagni che si sbellicano dalle risate. 96 DeRossi sta per protestare ma, proprio in quell’istante, si apre la porta e in classe fanno il loro ingresso Il Direttore e Artuffo. Tutti gli altri tornano di corsa ai loro posti. DIRETTORE (INDICANDO DEROSSI) Ecco: lui sarebbe il capoclasse. Si avvicina a DeRossi... DeRossi che ci fai con quella scarpa in mano? DEROSSI Non é mia... DIRETTORE Chi é stato venga subito qui! Tutti guardano Garoffi. Il ragazzino si alza e a testa bassa si avvicina al direttore che va alla cattedra di Perboni, prende la bacchetta e si rivolge a Garoffi. DIRETTORE Apri le mani. Garoffi esegue. Il Direttore gli dà un paio di bacchettate nelle mani. Poi con un gesto deciso lo rimanda a posto e si rivolge ad Artuffo. DIRETTORE Visto come si fa? Impari presto. Esce dall’aula. Artuffo si siede al posto di Perboni. ARTUFFO Vai al tuo posto. (poi, con forza, agli altri) Mi chiamo Angelo Artuffo e, per ora, sono il vostro maestro, sostituisco il signor Perboni... (A DEROSSI) Ma, all’improvviso, come se tutti si fossero messi d’accordo, i ragazzi con un azione repentina si alzano prendono i loro banchi e li 97 girano dando le spalle al supplente. E’ un gesto che esprime il loro non gradimento verso il nuovo insegnante. ARTUFFO Rimettete subito i banchi al loro posto o chiamo il Direttore. (ROSSO IN VISO) Ma nessuno se lo fila. Artuffo stavolta é davvero disperato. Esce dall’aula urlando: ARTUFFO Direttore! Direttore! I ragazzi si alzano e, con altrettanta velocità, rimettono velocemente i banchi com’erano prima. Si riapre la porta e riappaiono il Direttore seguito dal maestrino. DIRETTORE Mi dica Artuffo, per caso ha bevuto prima di venire a scuola? Magari per farsi coraggio? (IRONICO) ARTUFFO Ma io... veramente... le giuro che prima avevano girato tutti i banchi... DIRETTORE Dopo la lezione passi da me che le devo rifare il discorsetto. (CAUSTICO) 158. INT. OSPEDALE - CORRIDOIO - CORSIA - GIORNO Garrone, Coretti, Nelli, Il Muratorino e Precossi e cioè il gruppo dei ragazzi poveri, percorrono il corridoio dell’ospedale, deserto nella tarda ora pomeridiana. Si guardano a destra e a sinistra ma non sanno dove andare. 98 Giungono davanti ad una porta, la aprono ed entrano dentro una corsia dove, disposti su due file, ci sono almeno una decina di letti tutti occupati da malati anziani che si lamentano. I ragazzini si bloccano. Si guardano attorno attratti e, nello stesso tempo, spaventati da quelle manifestazioni di sofferenza. Ad un tratto sentono una voce alle loro spalle. UOMO OFF Che ci fate qui? Chi vi ha fatti entrare? I ragazzini si girano di scatto e vedono un uomo (50 anni) in divisa da guardiano. CORETTI Noi cercavamo il signor Perboni... GUARDIANO Fuori... Fuori... Questo non é posto per bambini... (BURBERO) I ragazzi scappano via. Percorrono a ritroso il corridoio che conduce all’esterno. Sono tutti delusi. Mentre camminano però vedono venire verso di loro Margherita. Corrono per raggiungerla. Margherita li abbraccia. MARGHERITA Non dovreste essere a casa a studiare? PRECOSSI Volevamo fare visita alla moglie del signor maestro ma quel signore...ci ha cacciato... MARGHERITA Quel signore ha ragione, qui non potete stare... Ci penserò io a dire al signor Perboni che siete passati... ne sarà felice... Ora andate, ci vediamo domani a scuola... 99 PRECOSSI Ce lo saluti e gli dica che noi lo aspettiamo... il supplente non ci piace. 159. EXT. OSPEDALE - GIARDINO - GIORNO Perboni, imbacuccato nel suo cappotto col bavero alzato, cammina nel giardino dell’ospedale e guarda, col viso pieno di tristezza, le foglie morte e bagnate che si staccano dagli alberi e planano per terra, fra le pozzanghere d'acqua. All’improvviso Margherita gli si para davanti. Perboni la vede e sorride. MARGHERITA I ragazzi erano venuti a trovarla... PERBONI Come stanno? MARGHERITA Bene...Mi hanno detto di dirle che gli manca tanto... pare che il nuovo maestro non riscuota le loro simpatie. Perboni guarda negli occhi Margherita e con una mano le indica una panchina poco distante. I due si siedono. PERBONI In tutti questi giorni mi sono spesso chiesto perché... si, insomma, perché fa tutto questo? MARGHERITA Ha mai sentito parlare di amicizia? 100 PERBONI Si, ma non ci credo molto... specie a quella fra un uomo e una donna. MARGHERITA Quand’é così é meglio che vada. (OFFESA SI ALZA) Margherita sta per andarsene ma Giulio la trattiene per un braccio. La guarda fisso negli occhi. Ha capito che ha esagerato: PERBONI Mi perdoni Margherita, ho detto una stupidaggine... Invece di ringraziarla la offendo. MARGHERITA Lasci stare, quando sua moglie starà meglio se vuole ne riparleremo. 160. EXT. SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO E’ mezzogiorno e gli alunni sciamano sul piazzale antistante la scuola. Enrico Bottini, Il Muratorino, Precossi e Garoffi stanno discutendo fra di loro. Ai quattro ragazzi si avvicina Franti. FRANTI So che ieri siete stati all’ospedale a trovare la pazza... (STRAFOTTENTE) PRECOSSI La moglie del signor maestro non é pazza... FRANTI Si che lo é, lo sanno tutti... La moglie di Perboni é pazza e tuo padre é un ubriacone... 101 PRECOSSI Almeno io un padre ce l’ho, tu no!... FRANTI Ripeti cosa hai detto!? PRECOSSI Hai sentito... Nella discussione interviene Enrico. ENRICO BOTTINI Lascialo stare. FRANTI Perché sennò che mi fai? Questo! ENRICO BOTTINI E gli ammolla un pugno che lo colpisce in pieno viso. Beccato il pugno, Franti gli si getta addosso. I due rotolano per terra e ben presto vengono circondati dagli altri ragazzini presenti che li incitano alla lotta. La scena é vista anche da Olga che si trova poco più in là in compagnia della governante. La ragazza vorrebbe andare a dividerli ma la governante la trattiene a forza e la porta via. La zuffa intanto continua. Enrico é di sotto e sta per avere la peggio. Infatti Franti lo sta tempestando di pugni che Enrico cerca di parare come può. Fra i ragazzini che stanno in cerchio, a forza, si fa largo Garrone. Si abbassa e abbranca Franti allontanandolo con uno spintone. Enrico si rialza. Il ragazzino ha le ginocchia sbucciate, il viso graffiato e i calzoni rotti. GARRONE Pulisciti che se ti vede tuo padre ridotto così... (A ENRICO) 102 Ai due si avvicinano anche il Muratorino e Precossi che danno delle pacche sulle spalle ad Enrico. 161. INT. OSPEDALE - UFF. PRIMARIO GIORNO Perboni é a colloquio con il primario (60 anni) del reparto. PRIMARIO Mi dispiace signor Perboni ma qui non la possiamo più tenere...Stanotte non ha fatto altro che urlare svegliando l’intero reparto... dev’essere curata, sia per la polmonite, sia per la testa, e qui non possiamo farlo... PERBONI La capisco ma io non... Il discorso di Perboni viene interrotto da una serie di urla incomprensibili PRIMARIO Ma che succede? (ALZANDOSI) 162. INT. OSPEDALE - CORRIDOIO - GIORNO Emma, a piedi scalzi e in vestaglia corre inseguita da due infermieri. Sulla soglia della porta a vetri che dà sul giardino, appaiono anche Perboni, il primario e un’infermiera. Perboni sta per muoversi ma viene bloccato dal primario. PRIMARIO Resti dov’é... ci pensano loro. E infatti, i due infermieri raggiungono Emma, la bloccano. La donna cerca di divincolarsi cercando di graffiare e di mordere i due infermieri che la tengono stretta. Perboni e il primario si avvicinano ad Emma. 103 PERBONI Datela a me... (AI DUE INFERMIERI) I due infermieri gliela consegnano. Perboni l’abbraccia. EMMA Volevo andare a casa... Volev... PERBONI Ci andremo insieme a casa te lo prometto... Ora calmati... 163. INT. OSPEDALE - CORRIDOIO - GIORNO Perboni conduce Emma verso la sua stanza. Giunti davanti alla porta la consegna all’infermiera che la conduce dentro seguita dal primario. TAGLIO INTERNO: Sono trascorse alcune ore. Giulio é ancora assopito accanto alla moglie. All’improvviso però si spalanca la porta e, nella stanza entrano due figure aristocratiche, il padre (60 anni) e la madre (50 anni) di Emma. Giulio si desta di soprassalto e scatta in piedi. PADRE DI EMMA SALUTARLO) Prepari le sue cose, oggi stesso ce la portiamo via... (SENZA PERBONI Dove la portate e perché?... PADRE DI EMMA Visto che lei non é stato in grado di curarla ci penseremo noi a nostra figlia... Ho già parlato col primario... 104 PERBONI Emma non si muove da qui... Non avete nessun diritto su di lei... PADRE DI EMMA Se mia figlia é arrivata a questo punto la colpa é sua... E’ lei che l’ha fatta ammalare... PERBONI Lei non mi ha mai sopportato e ora cerca di vendicarsi usando la malattia di Emma... Il padre di Emma scatta e afferra Perboni per la giacca. PADRE DI EMMA Non la schiaffeggio solo perché siamo in un ospedale... Con uno strattone Perboni si libera dalla presa. Proprio in quell’attimo Emma si sveglia e, con voce flebile, interviene nell’accesa discussione che c’è fra il padre e Giulio. EMMA Basta, smettetela! (guarda il marito) Lasciami andare Giulio, così anche tu avrai un po’ di pace. PERBONI Ma non posso, lo capisci che non posso... Ti amo... Come farò senza di te?... Emma gli accarezza i capelli. La madre della ragazza si alza e fa cenno al marito di uscire dalla stanza. I due escono. Rimasti soli Emma si rivolge a Giulio. 105 EMMA Ormai sono solo un peso per te... se mi ami veramente, lasciami andare... Giulio non risponde. Guarda la moglie e calde lacrime gli solcano il viso. Stanco, distrutto e sconfitto abbandona il suo capo sul petto di Emma che lo accarezza dolcemente. 166. EXT. STAZIONE FERROVIARIA - GIORNO Perboni fa una carezza sul viso stanco e malato di Emma. PERBONI Abbi cura di te... presto ti verrò a trovare... Emma sta per replicare ma ai due si avvicina suo padre che la prende per un braccio. PADRE DI EMMA Vieni Emma, dobbiamo andare... il treno sta per partire. Aiutata dal padre Emma viene fatta salire su una carrozza. Anche l’uomo sale e chiude lo sportello. Perboni si avvicina alla carrozza. Emma sporge il viso fuori dal finestrino per salutare il marito un ultima volta. Perboni ha il viso inondato di lacrime. Anche Emma piange e si rivolge al marito. EMMA Perdonami Giulio... Ma le sue parole non le sentiamo poiché vengono sovrastate dal rumore prodotto dalla locomotiva che mette in movimento il treno. Grandi sbuffi di vapore coprono Perboni facendolo sparire dalla nostra vista. 168. INT. CASA BOTTINI - SALONE - GIORNO 106 Un trenino a molla corre su dei binari adagiati su un fine tappeto persiano. Attorno al trenino troviamo Enrico, Garrone e Precossi, mentre il Muratorino li guarda seduto su una poltrona. Nella stanza, non visto, entra l’ingegner Bottini. PRECOSSI Che bello... Quando sono grande voglio fare un lungo viaggio in treno… deve essere bello, vero? GARRONE Io a volte ci vado... qualche volta ti ci porto... Fatta la sua promessa a Precossi, Garrone si accorge che Il Muratorino lo guarda di traverso... ...Non fare quella faccia, ci porto anche te... IL MURATORINO (FELICE) Promesso? GARRONE Parola d’onore! Anche Enrico sorride a quelle tenere manifestazioni di amicizia ma si accorge che Il Muratorino ha sporcato di calcina la poltrona. Si alza e va per pulirla con la mano ma viene bloccato dal padre. INGEGNER BOTTINI Che fai? Vuoi offendere il tuo compagno... Il lavoro non sporca, ricordalo... vieni con me. I due si allontanano e l’ingegner Bottini dice qualcosa all’orecchio del figlio che non sentiamo. Enrico annuisce sorridendo. L’ingegner Bottini esce dalla stanza. Enrico torna dai suoi compagni. Blocca il treno e guarda Precossi. 107 ENRICO BOTTINI E’ tuo...te lo regalo. Veramente? PRECOSSI ENRICO BOTTINI Si, puoi prenderlo... Garrone e Il Muratorino si guardano e sorridono felici. Precossi é talmente emozionato che gli occhi gli si riempiono di lacrime. Si getta su Enrico e lo abbraccia. 169. INT. CASA PRECOSSI - NOTTE Precossi, seduto per terra sta montando davanti al fratellino (7 anni) il trenino. FRATELLINO PRECOSSI Di chi é? Nostro. PRECOSSI Finisce di montarlo, gli da la carica e il trenino parte. Il fratellino sorride felice. Precossi gli si avvicina e gli fa una carezza sulla testa. Ti piace? PRECOSSI Il bambino annuisce. Ai due si avvicina la madre (30 anni) che ha in braccio il figlio (4 anni) più piccolo. PRECOSSI Mamma, mamma... guarda cosa mi ha regalato un mio compagno... MADRE DI PRECOSSI Nascondilo e non farlo vedere a tuo padre... 108 Proprio in quel momento si apre la porta di casa e nell’unica stanza entra il padre di Precossi visibilmente ubriaco. I due ragazzini lo guardano per un attimo e poi continuano a giocare. Mentre il treno gira sotto l’occhio felice dei due fratelli, sentiamo la voce dell’uomo: PADRE PRECOSSI Boia di quella ladra! Vacca schifosa…lurida! Dove sono i soldi che c’erano nel cassetto? Eh, dove sono? Ostia! OFF Precossi alza la testa e solo ora si accorge che il padre sta strattonando violentemente la moglie. MADRE DI PRECOSSI Li ho spesi per dar da mangiare ai tuoi figli, ubriacone... PADRE DI PRECOSSI Sei una disgraziata, una strega maledetta,... ma io t’ammazzo..t'impicco io…. Detto ciò le molla un manrovescio che fa finire la donna contro il tavolo. Precossi si alza da terra e si getta sul padre. PRECOSSI Non la toccare, non la picchiare... Vattene via...via! VIA! (PIANGENDO) L’uomo solleva il figlio e lo getta per terra poi si avvicina al trenino. Il suo scarpone rotto e infangato si abbatte sul giocattolo schiacciandolo e rompendolo tutto. Precossi, da terra, assiste impotente. PRECOSSI Perché... perché? 109 Ma l’uomo é troppo ubriaco per rispondere. Va verso il letto, vi si getta a corpo morto e comincia a russare. Precossi si rifugia dalla madre piangendo. La donna schiuma di rabbia e non ce la fa più a fare quella vita di miseria e violenza. Infatti, con un gesto improvviso, allontana il figlio, si avvicina al tavolo e impugna un coltello decisa a colpire il marito ma Precossi la blocca. PRECOSSI No, mamma, no, ti prego, non farlo... (IMPLORANDOLA) La donna si ferma, guarda i tre figli che piangono terrorizzati, lascia cadere il coltello e li abbraccia piangendo di disperazione. 170. INT. CAFFETTERIA - NOTTE Siamo in una elegante caffetteria del centro di Torino. Un cameriere (25 anni) dietro il suo bancone sta rimettendo a posto dei bicchieri appena lavati. Nel locale entra Perboni che si avvicina al banco. PERBONI Un cognac… Mentre il barista gli versa il liquore l’attenzione di Perboni é attratta dai clienti che discutono seduti attorno ai tavolini. Un po’ appartati ci sono un ragazzo (30 anni) e una ragazza (25 anni). I due, che sono al centro di una tenera schermaglia amorosa, parlano fitto fitto e ridono. Perboni li guarda e sul suo volto fanno capolino prima la dolcezza e subito dopo la tristezza. Infatti é come se in quella coppia rivedesse se stesso ed Emma all’inizio della loro storia d’amore. CAMERIERE Ecco il suo cognac signore. OFF Ridestato dalla voce del cameriere, Perboni si gira di scatto. 110 Fa un gesto del capo per ringraziare il cameriere. Guarda il bicchiere di cognac ma non lo prende. Con un gesto nervoso estrae dalla tasca dei soldi, li getta sul bancone ed esce di corsa dalla caffetteria sotto lo sguardo basito del barista. 171. INT. CASA PERBONI - AMBIENTI VARI - NOTTE Perboni entra dentro casa. Accende un paio di lumi a petrolio. Si guarda intorno spaesato. Entra in camera da letto. Anche qui fa spaziare il suo sguardo posandolo sugli oggetti appartenuti alla moglie. Apre l’armadio, prende un vestito di Emma, l’accarezza, lo stringe a se come per sentirne il profumo, poi lo rimette nell’armadio. Si passa una mano fra i capelli e torna in soggiorno. Si lascia cadere su una poltrona e nasconde la testa fra le braccia annientato dal dolore. All’improvviso qualcuno bussa alla porta. Perboni non si muove. MARGHERITA Giulio, sono Margherita. OFF Ma Perboni nemmeno stavolta si muove. Margherita BUSSA nuovamente. MARGHERITA Mi apra, per favore, lo so che é li, mi faccia entrare… Perboni é come pietrificato. L’unico gesto che fa é quello di tapparsi le orecchie per non sentire la voce della ragazza. Margherita bussa una terza volta ma poi, vedendo che Giulio non le apre va via. Dopo pochi istanti, Giulio si alza e va alla finestra. Guarda giù , ma la ragazza é già lontana. Perboni si avvicina al comò dove ci sono le medicine che prendeva la moglie. Prende la boccetta di laudano, un bicchiere e si versa dentro delle gocce bevendo tutto d’un fiato. Poi sprofonda nuovamente nella poltrona. Perboni socchiude gli occhi. Sul suo viso si disegna un espressione di benessere e serenità: sono i benefici effetti del laudano. 111 172. INT. SCUOLA - CORRIDOIO E CLASSE PERBONI - GIORNO Perboni cammina curvo lungo il corridoio che conduce alla sua classe. Ad un tratto alle sue spalle sente la voce di Margherita che lo chiama. MARGHERITA Giulio, Giulio... OFF Perboni si ferma. Margherita lo raggiunge e nota il suo aspetto che fa paura. Infatti, Perboni ha gli occhi gonfi e la barba lunga. MARGHERITA Sono contenta che sia tornato... Si sente bene? PERBONI Si, grazie, sto bene... Ora devo andare... I ragazzi sono soli... Lei sta per dirgli qualcosa ma si blocca poiché a pochi metri da lei é apparso il Direttore. L’uomo si avvicina e si rivolge a Margherita. DIRETTORE Signorina Capuano per favore vada in classe, questo non é il luogo per le vostre chiarificazioni private. Margherita, rossa di vergogna, fugge via. Rimasti soli il Direttore si rivolge a Perboni. DIRETTORE I suoi alunni la stanno aspettando. Perboni annuisce, va via ed entra in classe. I ragazzi, che come al solito erano impegnati nei loro traffici e nello loro piccole dispute, tornano precipitosamente ai loro posti. Perboni raggiunge la cattedra, si siede e fa spaziare lo sguardo sui volti dei suoi ragazzi. 112 PERBONI Mi siete mancati... so che molti di voi sono venuti in ospedale per chiedere notizie di mia moglie... vi ringrazio di cuore. Prima di rimetterci a lavorare però voglio che sappiate una cosa: da questo momento la mia famiglia siete voi...io vi voglio bene e vorrei che anche voi me ne vogliate…E non voglio più punire nessuno…Mostratemi quindi che siete dei bravi ragazzi e… e io… Vorrebbe continuare ma non ce la fa. Nasconde il viso fra le mani. A seguito di questa rivelazione tutti i ragazzi si guardano in faccia e non sanno che fare. Molti hanno le lacrime agli occhi. All’improvviso Precossi si alza dal banco, si avvicina al suo maestro, estrae dalla tasca le sue biglie e le poggia sulla scrivania. PRECOSSI Anch'io ci voglio bene, signor maestro… PERBONI Io “le” voglio bene... (FORZANDO UN SORRISO) Precossi allora si getta sul maestro e lo abbraccia. E’ un momento di grande tensione emotiva. Anche Garrone crolla. Infatti affonda il viso fra le braccia per non farsi vedere piangere. Garoffi esce dal suo banco, si avvicina al maestro e, dalle sue tasche estrae una merendina, una trottola, dei soldatini di piombo e una striscia di liquirizia appoggiando tutto sul tavolo. Seguendo l’esempio di Garoffi, ad uno ad uno, i ragazzi escono dai banchi e raggiungono la cattedra stringendo Perboni in un grande abbraccio. PERBONI Ora tornate ai vostri posti che devo fare l’appello. 113 DEROSSI Ci siamo tutti, manca solo Tonino “Il Lucano.” PERBONI Come mai? Sta poco bene? CORETTI No... parte oggi, torna al paese. Perboni scuote la testa, nuovamente sconfitto. 173. EXT. STRADA - GIORNO Perboni, con una borsa in mano, corre verso la stazione che si vede in lontananza. 174. EXT. STAZIONE FERROVIARIA - GIORNO La famiglia di Tonino “Il Lucano” sta partendo. A salutarli c’é Margherita. La maestrina abbraccia il suo ex alunno e gli fa le ultime raccomandazioni. MARGHERITA Il mio indirizzo te l’ho scritto sul quaderno... Tonino annuisce. Ai due si avvicina la madre di Tonino. MADRE DI TONINO Grazie signorina Margherita, me l’ha cresciuto come fosse suo figlio e questo non lo scorderò mai. MARGHERITA Tonino é sempre stato uno dei miei alunni migliori, non ho fatto un grande sforzo a volergli bene. 114 Ma, all’improvviso, Margherita sorride e si rivolge a Tonino. MARGHERITA Guarda chi c’é? Dalla folla, correndo, sbuca Perboni. Tonino lascia Margherita e va verso il suo maestro. I due si abbracciano. Perboni e il padre di Tonino si guardano. Perboni nota negli occhi dell’uomo la delusione e la sconfitta. Gli si avvicina e gli stringe la mano. Prima che il padre di Tonino possa dire qualcosa Perboni lo precede. PERBONI E’ tutta colpa mia... le avevo fatto una promessa che non sono stato in grado di mantenere... PADRE DI TONINO Non si preoccupi, doveva anda’ accussi... E poi abbiamo saputo di sua moglie... Perboni apre la borsa ed estrae dei quaderni e dei libri. PERBONI Tieni Tonino, questi sono per te...ogni giorno leggi un brano, ogni giorno scrivi una frase, promettimelo…promettimi che continuerai a studiare... Promesso! TONINO IL LUCANO PERBONI Potrai anche essere povero ma se sai leggere e scrivere puoi decidere con la tua testa ed essere un uomo libero perché la miseria e l’ignoranza si combattono con l’istruzione... 115 Il fischio della locomotiva annuncia che il treno sta partendo. ...Ora vai... Un ultimo abbraccio con il suo alunno. Poi Tonino e i suoi genitori salgono sul treno che si mette in movimento. Perboni e Margherita visibilmente commossi li salutano per l’ultima volta agitando le mani. Poi si girano e si apprestano ad uscire dalla stazione. Mentre camminano Perboni é visibilmente triste. Margherita se ne accorge: MARGHERITA Non é colpa sua, non ha niente da farsi perdonare. PERBONI E’ buffo, ma ogni volta che vengo in questa stazione incasso una sconfitta... prima mia moglie adesso Tonino.. Perboni fa una piccola pausa, poi riprende. PERBONI Sono stanco, confuso, ho la testa che mi scoppia. La notte non riesco a chiudere occhio. Mi passa davanti la mia vita. Penso ad Emma, lì da sola… MARGHERITA Dove? PERBONI A Casale Monferrato, in un manicomio... Mi sembra perfino di sentire le grida... . 116 MARGHERITA Provi a reagire e se non ce la fa chieda aiuto... non si vergogni... PERBONI (DURO) Io non voglio la pietà di nessuno, nemmeno la sua. Ho solo una gran voglia di spaccare tutto… Detto ciò Perboni si blocca e guarda fisso negli occhi Margherita. I suoi occhi sono lucidi di disperazione. Sta per dirle ancora qualcosa ma non ce la fa. Le parole non escono. Allora scuote il capo e, all’improvviso, va via. Margherita fa per corrergli dietro ma capisce che é inutile e lo lascia andare. Su Perboni che si confonde fra la folla ed esce a passo svelto dalla stazione c’é lo stop fotogramma. 201. EXT. SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO Una pesante coltre di nebbia avvolge la sommità della Mole Antonelliana e dona a Torino una luce plumbea, tipicamente novembrina. I rami del grosso platano sono ormai completamente spogli e grigi. Nel piazzale antistante la Scuola Elementare Moncenisio, il libraio solleva rumorosamente la "claire" della sua bottega. Le lancette della grande pendola nell'androne della scuola segnano un quarto d'ora alle ore nove e, davanti al portone, c’è ancora poca gente. Sotto gli occhi di Garoffi, Franti sta appoggiando una piccola scatola a terra, accanto al portone. GAROFFI FREDDO) Ma che vuoi fare? (TREMANDO DAL FRANTI Adesso vedrai… 117 Il bidello intanto, avvolto in una bizzarra sciarpa arancione, sta dando gli ultimi colpi di ramazza al pavimento poi, claudicando più vistosamente del solito, si porta verso l'ingresso. Attento… GAROFFI Franti si schiaccia contro il muro. Intanto, il piazzale si comincia ad animare... Da più parti cominciano ad arrivare i primi alunni accompagnati dai genitori, poi è la volta dell’omnibus e delle prime carrozze dei ricchi. Il bidello, dopo aver dato una malinconica occhiata al cielo, scrolla il capo e torna dentro la scuola. E’ il momento che Franti aspettava. Infatti apre il coperchio della scatolina e libera un ratto dal pelo scuro e irto GAROFFI Baaahh, che schifo… Il ratto, dopo aver annusato per un istante l’aria, si fionda all’interno della scuola e sfreccia fin sotto i piedi del bidello che, nel vederlo, lancia un urlo di ribrezzo degno di una massaia. BIDELLO Ahhh! Maledetta bestiaccia…vattene via... Via, sciò... la ramazza mulina nell'aria e s'abbatte sul pavimento più volte, forsennatamente. Il ratto, schizzando a destra e a manca, schiva tutti i colpi e non ne vuol sapere di uscire dall'androne. Franti e Garoffi, se la ridono di gusto: FRANTI Ah! Ah! Guardatelo, ha paura di un topo… GAROFFI Prendilo... prendilo... (INCITANDO IL BIDELLO) 118 La ramazza del bidello s'abbatte ovunque, rabbiosa ma al tempo stesso impotente di fronte alla velocità dell'animale. BIDELLO Vattene fuori…bestia schifosa! poi, come in una danza folle, il bidello fa alcuni passi indietro fino ad urtare il direttore che sta venendo verso di lui. DIRETTORE Ma che fa, é impazzito? Il bidello si volta di scatto poi, mortificato, appoggia la ramazza a terra. Il ratto intanto scompare dietro un angolo, miracolosamente indenne. BIDELLO Io… Io…mi scusi, signor Direttore…é che c'é un topo…un topo grosso così… DIRETTORE Che ci fa un topo qui dentro? Il bidello allarga le braccia. BIDELLO Non saprei, l'ho visto entrare e poi… DIRETTORE Lo mandi fuori … Subito! I ragazzi che assistono alla scena sghignazzano sommessamente FRANTI Si…trovalo adesso, il topo… Il direttore volge lo sguardo verso l’esterno e, nel vedere Franti che ride, viene preso dal consueto attacco d’ira: 119 DIRETTORE Franti! Sempre tu…Stavolta non la passi liscia… 202. INT. CASA PERBONI - SOGGIORNO - GIORNO Perboni con già indosso cappotto e cappello, recupera dal tavolo i quaderni dei suoi alunni. Li mette dentro la borsa e si avvia verso la porta. La apre e si trova davanti suo suocero che stava per bussare. Non appena vede il padre di Emma, Perboni resta di ghiaccio. I due uomini si guardano in silenzio per un lunghissimo interminabile attimo. PERBONI E’ successo qualcosa ad Emma? (ALLARMATO) PADRE DI EMMA No... sono venuto a prendere la sua roba... PERBONI Allora si sbrighi, devo andare a scuola... (fa una piccola pausa) Come sta? PADRE DI EMMA Emma? Ora bene... (MENTENDO) PERBONI Che significa ora bene? PADRE DI EMMA Non ha detto che aveva fretta?... Su, mi dia la roba di mia figlia e facciamola finita... Perboni si avvicina al comò, si abbassa e da terra prende una borsa da viaggio che porge all’uomo. 120 PERBONI Ecco, è tutto qua dentro: gioielli, effetti personali, vestiti... Il padre di Emma apre la borsa, ne controlla il contenuto poi la richiude, sta per andarsene ma la sua attenzione viene attratta da una foto che c’è sul comò e che ritrae Emma e Giulio il giorno del loro matrimonio. Si avvicina, prende la foto ma Giulio da dietro lo blocca. PERBONI Lasci stare quella foto! PADRE DI EMMA A lei non deve restare più niente di mia figlia, non ne è degno... PERBONI Glielo ripeto un’altra volta: lasci stare la foto! Il tono deciso di Perboni convince l’uomo a rimettere la foto a posto. Perboni continua. ...Io l’ho amata sua figlia... PADRE DI EMMA Ah! Storie! Lei l’ha uccisa dentro, lentamente, giorno per giorno... PERBONI Lei non sa niente di me e di Emma, del calvario che abbiamo vissuto... PADRE DI EMMA Questa è solo una scusa che le serve solo per coprire le sue colpe.... Prima di conoscerla, Emma era sanissima, è lei che 121 l’ha fatta ammalare, lei e la sua incapacità d’essere un uomo avete rovinato la mia bambina... PERBONI Un altro al posto mio "la sua bambina" l’avrebbe uccisa ma non io... io l’amavo, nonostante le umiliazioni, nonostante tutti gli uomini con cui mi ha tradito... PADRE EMMA Cosa vuole insinuare? Non le basta quello che ha fatto? Ora ha pure il coraggio di infangare l’onore di mia figlia... PERBONI Nella pazzia non c’è onore... A Novara ero diventato la favola della città, sono dovuto scappare... PADRE EMMA Basta! Mi rifiuto di ascoltarla. Lei è solo un bugiardo, un fallito!! Emma voleva un figlio ma lei non è stato in grado di darglielo... lei è solo un mezzo uomo... Gli insulti dell’uomo arrivano come vere e proprie stilettate al cuore. Al colmo dell’esasperazione e della rabbia, Perboni si scaglia urlando contro il suocero. L’uomo, preso alla sprovvista, barcolla, sbatte contro il muro. Perboni gli è addosso e alza il pugno per colpirlo sul viso. Il padre di Emma istintivamente si copre il volto con un braccio. In una frazione di secondo Perboni realizza che sta sbagliando. Infatti, si blocca col pugno a mezz’aria. Trema, ha la bocca aperta, il respiro ansimante. 122 Si scuote, si risistema i vestiti poi guarda l’uomo che è ancora appoggiato al muro. PERBONI (SCONVOLTO) Quando ha finito di rovistare nella vita degli altri vada via da questa casa, ma non tocchi quella foto, sennò verrò a cercarla fino in capo al mondo... Si gira, recupera la sua borsa ed esce di casa lasciando la porta aperta. 203. INT. SCUOLA - CORRIDOIO - GIORNO Le classi, precedute dai rispettivi maestri e maestre si apprestano a raggiungere le aule in un vociare indistinto e confuso. Lungo il corridoio fermi e in fila, guardati a vista dal bidello, troviamo anche i ragazzi di Perboni, in attesa che arrivi il loro maestro. Tutti tranne Franti che, messo in un angolo, in castigo, é controllato personalmente dal Direttore. Anche Margherita sta portando dentro la sua classe quando viene affiancata dal direttore. DIRETTORE Ha per caso notizie di Perboni? (BRUSCO) MARGHERITA No..perché?. DIRETTORE Anche stamattina è in ritardo... MARGHERITA Capisco… ma perché lo chiede proprio a me? DIRETTORE Se non sbaglio siete amici no? (SARCASTICO) 123 MARGHERITA (GLACIALE) E anche se fosse?... Mica sono tenuta a sapere tutto quello che fa... Intanto Margherita è giunta davanti alla sua classe e si rivolge nuovamente al Direttore... ...Ora se vuole scusarmi... Entra dentro con i suoi alunni. Nell’androne deserto rimangono solo la classe di Perboni, Franti e il Direttore, che, sempre più inquieto, guarda verso l’ingresso. Proprio in quell’attimo appare Perboni che viene avanti di corsa. Il maestro raggiunge la sua classe e con un cenno indica ai ragazzi di salire le scale, ma il suo sguardo si incrocia con quello del direttore. L’uomo con un lieve cenno della mano gli indica di avvicinarsi. PERBONI Salite, arrivo subito. (AI RAGAZZI) Ma loro non si muovono. Perboni raggiunge il direttore. PERBONI Lo so, sono in ritardo... (PREVENENDOLO) DIRETTORE Se lo vuole mettere bene in testa che questa è una scuola e che lei, come maestro, ha degli obblighi ben precisi, il primo fra tutti la puntualità. PERBONI Ha ragione, mi scusi... DIRETTORE Non mi servono le sue scuse, voglio solo che la mattina arrivi puntuale come i suoi colleghi...Senta Perboni voglio essere franco con lei: i suoi 124 metodi non mi piacciono, la sua classe è la più indisciplinata della scuola e questa sua continua disattenzione per il regolamento non è certo di buon esempio per i ragazzi... L’avverto: o rientra nei ranghi o sarò costretto a prendere dei provvedimenti. PERBONI I miei ragazzi saranno pure indisciplinati, ma vedrà, col tempo diventeranno i più bravi di tutta la scuola! DIRETTORE Ah, si? Anche lui é contemplato in questo bel programma? (INDICANDO FRANTI) Perboni si sposta leggermente e, dietro il corpo del direttore, scopre Franti. Il ragazzo alza appena lo sguardo e sembra perfino mortificato. Il maestro scrolla il capo rassegnato. PERBONI Perché, cosa ha fatto ? DIRETTORE Si diverte! Ecco cosa fa…porta i topi a scuola e ride! Eccome se ride! PERBONI I topi? Ma… DIRETTORE I topi, si…Ha presente come sono fatti i topi? Come sono igienici? (poi severo, rivolto a Franti) 125 Come devo fare con te? Questa è una scuola lo vuoi capire si o no? Quanto devi far piangere ancora quella povera donna di tua madre? PERBONI Per stavolta lo perdoni signor Direttore. Franti ha capito l’errore che ha commesso. (guarda Franti) E’ vero, Franti? Ma visto che Franti tarda a rispondere Perboni, alzando una mano, gli mima uno scappellotto. Ora Franti ha capito. FRANTI Si... non lo farò più lo giuro... DIRETTORE Che sia l’ultima che mi fai, alla prossima facciamo un conto unico... PERBONI Grazie signor direttore. quindi si avvicina al ragazzo e gli dà un pizzicotto FRANTI ) Grazie signor direttore... (FINTAMENTE DISPIACIUTO DIRETTORE Ora andate, ho molte cose da fare. Perboni e Franti si avviano verso la scalinata. Il direttore li blocca. DIRETTORE (ALZANDOSI IN PIEDI) Toglimi una curiosità, ma dove l’ hai preso quel topo, in strada? 126 FRANTI Nella cucina della pensione di mia madre, era finito in trappola e io l’ ho salvato. PERBONI In fin dei conti, pur trattandosi di un topo, è stato un gesto umanitario... DIRETTORE (ANDANDOSENE) Perboni per cortesia non ci si metta anche lei..pensi a fargli rispettare le regole e la disciplina, invece. E adesso levatevi dai piedi prima che ci ripensi... Perboni torna verso i suoi ragazzi che, immobili, hanno ascoltato tutta la dura reprimenda. PERBONI Ma vi volete muovere? Tutti dentro! (BRUSCO) Perboni si ferma sulla soglia. Mentre aspetta che l’ultimo dei suoi alunni entri, vede Margherita ferma davanti alla porta della sua classe. I due si guardano per un lungo attimo, poi Perboni entra nell’aula. 204. INT. SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO Perboni raggiunge la cattedra. Si siede. Ha un attimo di cedimento, socchiude gli occhi e con le dita si massaggia le tempie. La giornata è cominciata proprio male! Intanto, approfittando di quell’attimo di défaillance del maestro, i ragazzi fanno un chiasso indiavolato. Perboni, duro, si rivolge ai suoi alunni. 127 PERBONI Ora basta, dai andate ai vostri posti che oggi non è aria... Estrae dalla cartella i quaderni e li sbatte con violenza sulla cattedra. PERBONI Sono pieni di errori! Ed io vi avverto: o prendete seriamente la scuola o è inutile che veniate! I ragazzi, che non l’hanno mai visto a quel modo, capiscono che è veramente incavolato. Solo Franti ha il coraggio di fare una battuta a bassa voce: FRANTI Stanotte ha dormito sui chiodi… PERBONI Prendete i quaderni e facciamo un dettato...Avanti! Tutti i ragazzi prendono i quaderni pronti a scrivere ma Perboni si accorge che Coretti dorme beatamente. PERBONI Ma che fa Coretti dorme? (RIVOLTO A TUTTI) Molti alunni ridono. Garrone scatta in piedi. GARRONE Signor maestro, anche stamattina si è alzato alle quattro per aiutare il padre. Perboni guarda Coretti e sorride. La vista di quel bambino che dorme dopo aver aiutato il padre, ha il potere di addolcire il suo sguardo e di fargli passare il nervosismo che ha caratterizzato tutte le prime ore di quella giornata. 128 PERBONI Quand’è così, va bene... lasciamolo dormire... (si rivolge ai suoi alunni) Riponete i quaderni... niente più dettato, vi racconto una storia che è simile a quella di Coretti... I ragazzi memori della storia raccontata il mese prima da Perboni, storia che li ha coinvolti e commossi, si preparano in silenzio... PERBONI La nostra storia si svolge a Firenze... 205. EXT. FIRENZE - STRADA - GIORNO Un uomo (sui quarant'anni, ma visibilmente invecchiato prima del tempo) e un ragazzino (10 anni) di nome Vittorio camminano in una via del centro di Firenze. I due sono padre e figlio. Ad un tratto Vittorio si blocca, torna indietro e si ferma di fronte alla vetrina di un negozio che vende giocattoli e materiale scolastico. Il padre lo raggiunge. Vittorio gli indica con la mano una scatola piena di matite. Il volto del padre si rabbuia. Spiega al figlio che non gliela può comprare... PERBONI OFF L’uomo era molto dispiaciuto di non poter regalare quella bella scatola di matite colorate al figlio ma i soldi che guadagnava come impiegato non gli permettevano di arrivare nemmeno alla fine del mese... Padre e figlio, mano nella mano riprendono a camminare. Fatti pochi metri ora è l’uomo che si blocca di colpo poiché il suo sguardo cade su un cartello appeso nella vetrina di una tipografia. Il cartello recita: 129 CERCASI SCRIVANO Il padre di Vittorio fa cenno al figlio di aspettarlo fuori ed entra nella tipografia. Mentre il ragazzino aspetta, vede uscire dalla cartoleria una donna (35 anni) molto elegante in compagnia di suo figlio (8 anni). Il bambino tiene sottobraccio una scatola di matite colorate come quella esposta in vetrina. Gli occhi di Vittorio si velano di lacrime. Segue con lo sguardo il bambino fortunato quando alle sue spalle sopraggiunge il padre che lo abbraccia. L’uomo è raggiante. PADRE VITTORIO Ho trovato un altro lavoro... quella scatola di matite sarà tua... VITTORIO Non c’è più l’hanno venduta... PADRE VITTORIO E noi ne compreremo un’altra... Ora vieni, andiamo a dirlo alla mamma, sarà contenta… VITTORIO E che lavoro é? PADRE VITTORIO Un lavoro semplice, che posso fare di notte, per una casa editrice: si tratta di scrivere su delle fascette il nome e l'indirizzo degli abbonati. Tre lire ogni cinquecento fascette! 206. INT. FIRENZE - CASA SCRIVANO - SOGGIORNO - NOTTE Seduto al tavolo del soggiorno illuminato dalla flebile luce di una lampada a petrolio, l’uomo scrive, in bella calligrafia, nomi e indirizzi su delle fascette di carta che poi spunta da un elenco... 130 Intanto Vittorio, in un angolo della stessa stanza, è nel suo letto ma non dorme. Con le mani appoggiate sotto la testa guarda il padre che lavora; fascetta dopo fascetta, indirizzo dopo indirizzo. Poco dopo gli occhi del ragazzo sembrano chiudersi dal sonno ma, all'improvviso, il rumore della seggiola smossa, dei passi e della porta che si chiude svegliano ancora il ragazzo che si alza e, in punta di piedi, si avvicina alla porta. La apre: il piccolo corridoio è vuoto. Vittorio torna nel soggiorno e raggiunge il tavolo... Riaccende la lampada, si siede al tavolo e continua il lavoro di scrittura cominciato dal padre. 207. INT. FIRENZE - CASA SCRIVANO - STUDIO - GIORNO E’ mattina. L’uomo entra nel soggiorno e raccoglie le decine di fascette già scritte. Le guarda, il dubbio si disegna sul suo viso. Si gira e incrocia lo sguardo della moglie (35 anni) che sulla soglia della stanza lo guarda con una tazza di orzo fumante in mano. La donna capisce che c’è qualcosa che non va. MADRE VITTORIO Che ti succede? PADRE VITTORIO (ESIBENDO LE FASCETTE) Guarda quante sono... ero convinto di averne scritte di meno...vuol dire che sono ancora un buon lavoratore, no? MADRE VITTORIO Certo…Bevi il tuo orzo che farai tardi al lavoro... 208. INT. FIRENZE - CASA SCRIVANO - SOGGIORNO GIORNO E’ pomeriggio. Un raggio di sole filtra nel soggiorno e illumina il viso di Vittorio che dorme sui libri di scuola. Nella stanza entra la madre. Si avvicina a Vittorio, lo accarezza dolcemente. 131 MADRE VITTORIO Vittorio, Vittorio... svegliati... Vittorio apre a fatica gli occhi... La donna nota il visetto stanco e smunto del figlio. Lo prende per il mento. MADRE VITTORIO Cos’hai, stai male? VITTORIO Non è niente mamma, sto bene mamma, sono solo un po’ stanco... 209. INT. FIRENZE - CASA SCRIVANO - SOGGIORNO - NOTTE Vittorio chino sul tavolo scrive in bella calligrafia i nomi sulle fascette. Sul suo silenzioso lavoro si innesta nuovamente la voce di Perboni. PERBONI OFF ... Povero Vittorio, anche se il sonno lo divorava resisteva eroicamente... andò avanti così, per notti e notti... 210. INT. FIRENZE - CASA SCRIVANO - SOGGIORNO - GIORNO E’ l’ora di pranzo. Lo scrivano è a tavola insieme alla figlia (6 anni). La moglie, in piedi, gli serve la minestra. Nella stanza entra Vittorio reduce dalla scuola. Il volto del ragazzino è molto triste. Bacia il padre. Ciao papà... VITTORIO PADRE VITTORIO Cos’è quella faccia? 132 VITTORIO (TITUBANTE) Niente… E' che oggi mi hanno dato la… la pagella... PADRE VITTORIO E cosa aspetti a farmela vedere? Vittorio a malincuore apre la cartella, estrae la pagella e la dà al padre. Man mano che dell’uomo. legge i voti, il sorriso scompare dalla faccia PADRE VITTORIO E’ questa sarebbe una pagella? Così ripaghi tutti i sacrifici che faccio per mandarti a scuola? Lavoro pure la notte per non farti mancare nulla e tu ti presenti con questi voti... Vittorio non reagisce alla dura reprimenda del padre. I suoi occhi si riempiono di lacrime. (MORTIFICATO) VITTORIO Hai ragione papà, scusami... PADRE VITTORIO Che fai mi prendi in giro?... (strattona il figlio alzando il tono della voce) Il pane che ti mangi te lo devi guadagnare studiando! Hai capito o no? (DI SCATTO ) Alza la mano e lo colpisce violentemente sul viso. Sullo schiaffo stacchiamo su... 211. INT. SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO Perboni, che dal centro della classe, va verso una finestra e guarda fuori. Poi si gira nuovamente verso i suoi alunni. 133 E’ finita! PERBONI Questa affermazione shock scatena le proteste dei suoi alunni. ALUNNI VOCI ACCAVALLATE Non è vero... Lo dice per scherzo... Così non mi piace... Non ci credo... Non può finire così... Nonostante questo chiasso, Coretti continua a dormire. Perboni sorride. PERBONI Ora basta... parlate piano sennò Coretti si sveglia... E’ vero, non è finita ma volevo vedere come avreste reagito... (si siede e col dito indica DeRossi) Tu, Derossi, al posto di Vittorio dopo il rimprovero del padre, che avresti fatto... DEROSSI Gli avrei detto la verità... (ALZANDOSI IN PIEDI) FRANTI Io gli bruciavo tutte le fascette e poi sarei scappato di casa... PERBONI Tu le mezze misure non le conosci vero Franti?... FRANTI Essere buoni procura solo guai. I più grandi buoni sono tutti morti ammazzati, Gesù, il Battista... 134 PERBONI Tu non corri questo rischio... (poi indica Bottini) E tu Bottini che avresti fatto? ENRICO BOTTINI Non l’avrei più aiutato, non se lo meritava... Poi con la mano indica Garoffi. GAROFFI Io mi sarei fatto pagare, un soldo a fascetta... PERBONI Su quello che avresti fatto tu non avevo il minimo dubbio... comunque continuiamo... Riprende il racconto.... 212. INT. FIRENZE - CASA SCRIVANO - STUDIO - NOTTE Nonostante il duro rimprovero ricevuto quel giorno dal padre, Vittorio è ancora ostinatamente dietro il tavolo, chino sulle fascette. E’ pallido, ha gli occhi cerchiati e febbricitanti, trema dal freddo e tossisce piano per non farsi sentire. Mentre scrive macchia d’inchiostro una fascetta già scritta. E’ disperato. Cerca il tampone di carta assorbente. Mentre compie questa operazione inavvertitamente lascia cadere un libro per terra. Vittorio raccoglie il libro e subito il suo sguardo si indirizza verso la porta del soggiorno . La preoccupazione fa capolino sul suo viso ma la porta per fortuna resta chiusa. Si rimette a lavorare ma all’improvviso, senza che lui se ne accorga, la porta si apre e nella stanza si affaccia il padre. L’uomo vede il figlio chino sulla scrivania che lavora al posto suo. Vittorio avverte la sua presenza si gira di scatto e vede il padre. Lo guarda implorante... 135 VITTORIO Non picchiarmi papà, ti prego... Lo scrivano, con le lacrime agli occhi, si avvicina a Vittorio e lo abbraccia forte. PADRE VITTORIO Ma che dici, dovresti essere tu a picchiare me per tutte le cose ingiuste che ti ho detto... perdonami figlio mio, perdonami... Vittorio si lascia andare esausto. Il padre gli tocca la fronte e si accorge che ha la febbre... ...Lo prende in braccio e si avvia verso l’uscita dello studio. Dal viso di Vittorio che dorme fra le braccia del padre a.... 213. INT. SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO ...Quello di Coretti che continua a dormire imperterrito. Intanto nella classe, la fine della storia scatena come sempre un vocio indistinto e commenti a voce alta. ALUNNI VOCI ACCAVALLATE -E’ una bellissima storia... -Vittorio è un eroe... -Macché è un fesso... -Non è vero, io avrei fatto come lui... -Io nemmeno per sogno, mica sono scemo… -Bravo, io nemmeno… -Io invece si… Molti alunni escono dai banchi e si avvicinano alla cattedra per commentare col maestro la storia appena sentita. Perboni li calma. Poi indica Coretti che continua a dormire. 136 PERBONI Come avete visto non é facile lavorare e studiare…é stata fatta una legge apposta perché voi ragazzi possiate venire a scuola, ma alle volte le leggi non bastano…Ci sono bisogni e sofferenze che noi non conosciamo ma voi, finché potrete, dovete studiare… (poi, rivolto a Garrone) Garrone per favore sveglia Coretti, fra poco c’è la ricreazione... Garrone va al banco di Coretti. Il suo sguardo si incrocia con quello altezzoso di Nobis che guarda schifato il compagno che dorme. GARRONE (SCUOTENDOLO) Ehi, Coretti, sveglia... sveglia... CORETTI (NEL TORPORE) La legna... ora la rimetto a posto... GARRONE Ma quale legna testùn... siamo a scuola. Ho dormito? CORETTI (APRENDO GLI OCCHI) Garrone annuisce. Coretti prosegue... ... Quanto? GARRONE Tutto il tempo del racconto del mese... Nella discussione fra i due si intromette Nobis. 137 NOBIS Non si è mai visto uno che viene per dormire...Ma tanto la scuola a che ti serve? CORETTI (PRONTO) A niente... ma i miei voti sono migliori dei tuoi che sei sempre sveglio... NOBIS Ma sta zitto! Sei solo un pezzente…figlio di un carbonaio… A questo punto Coretti, scatta, lo prende per la collottola e lo sbatte contro il banco. Nobis comincia ad urlare come se lo stessero sgozzando. NOBIS Signor maestro, signor maestro... Perboni si sposta dalla cattedra ai due. PERBONI ( A CORETTI ) Ti sei appena svegliato e già litighi? Forse è meglio se ti rimetti a dormire. CORETTI Ma ha cominciato lui, ha insultato mio padre... ( INDICANDO NOBIS ) Perboni guarda Garrone che annuisce poi si rivolge a Coretti. PERBONI Lui ha sbagliato a offenderti e tu a reagire... Domani verrete accompagnati dai vostri genitori... (poi rivolto a tutti con tono serio) 138 Ragazzi vi avverto: così non può andare avanti. Sono stufo di vedervi sempre litigare... Le ho provate tutte, sono stato comprensivo, tollerante, amichevole, ma ora basta! O la smettete o conoscerete un Perboni che non vi consiglio di conoscere... I nostri padri sono morti per l' unità d'Italia e io voglio una classe unita! Voi invece l'unica cosa che sapete fare é beccarvi come tanti galletti… I ragazzi lo ascoltano in religioso silenzio tutti col capo abbassato. Perboni dopo una piccola pausa continua... ...A volte penso che ha ragione il Direttore... con voi non ci vogliono i sorrisi ma la frusta... e per oggi niente ricreazione... riprendete i quaderni I ragazzi, visibilmente delusi, estraggono dalle cartelle i quaderni. 214. EXT. SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO Il suono della campanella annuncia la fine delle lezioni. I ragazzi sciamano fuori. Olga Votini esce insieme alle due amichette già viste nel primo episodio. Mentre camminano le tre ragazzine discutono fitto scambiandosi chissà quali segreti. Al gruppetto si avvicina Enrico. Olga si stacca dalle amiche e lo raggiunge. Il ragazzo si fruga nelle stasche e le consegna una lettera sgualcita. Tieni... ENRICO Olga Votini la apre subito, curiosa. Su un piccolo foglio c’é solo una riga: 139 OLGA VOTINI (LEGGE A VOCE ALTA) “Chi ti é più simpatico, io o Franti?” (resta un attimo in silenzio, poi guarda Enrico e sorride civetta) Non lo so, ci devo ancora pensare... Chiude la lettera, si gira e raggiunge le amiche. Enrico, per il momento soddisfatto, va via e raggiunge anche lui i suoi compagni che, a gruppetti, sono sparsi per il piazzale. Franti lo guarda in cagnesco... Dal volto di Franti la MdP si sposta e va ad inquadrare l’uscita della scuola proprio nell’attimo in cui stanno uscendo Perboni e Margherita. La maestrina affianca Perboni che è ancora scuro in volto. MARGHERITA Che l’è successo stamattina? Aveva una faccia... Perboni si ferma di scatto e la guarda. PERBONI La prego Margherita mi lasci stare... Non ci si metta anche lei... MARGHERITA Non riesco ancora a capire se sono più stupida io o è più maleducato lei... (CAUSTICA) Margherita va via. Perboni che solo ora si è reso conto di quanto è stato scortese la insegue e la raggiunge PERBONI Margherita, Margherita, mi aspetti...Ha ragione, mi sono 140 comportato da maleducato…mi scusi… MARGHERITA Non deve scusarsi di nulla, la colpa è mia che spesso entro nelle vite della gente senza essere invitata... PERBONI No…ascolti… E' la prima volta che una persona mi dà qualcosa senza volere niente in cambio e questo mi ha spaventato…tutto qui… Margherita non risponde e ricomincia a camminare. Perboni è spiazzato e rimane fermo. Margherita si volta: MARGHERITA Ma che fa lì impalato? Andiamo... Giulio sorride e la raggiunge. I due si allontanano. 215. EXT. - STRADA E INGRESSO CONVITTO - GIORNO Margherita e Perboni sono per strada a pochi metri dall’ingresso del convitto. PERBONI Insomma, é stata una lite sgradevole: in vita mia non ho mai messo le mani addosso a nessuno ma stamattina con mio suocero stavo per farlo, avevo perso il controllo...vede, faccio perfino fatica a dirgliele, queste cose… MARGHERITA La capisco, ma provi a pensare per un attimo anche ai genitori 141 di sua moglie, a quanto stanno soffrendo... PERBONI Sono stanco di pensare sempre agli altri… MARGHERITA Io la capisco ma non bisogna arrendersi... Sua moglie guarirà... PERBONI Io non lo credo più... Giungono davanti all’ingresso del convitto. MARGHERITA Ecco siamo arrivati, io abito qua. PERBONI Cos’è, un pensionato? MARGHERITA No, un convitto…un convitto di suore. Perboni la squadra dalla testa ai piedi. Sorride. MARGHERITA Cosa c'é? PERBONI Niente...cercavo di immaginarmela vestita da suora. MARGHERITA Già c’è la madre superiora che non fa altro che immaginarmi vestita da suora... Ho paura che vi deluderò tutti e due... 142 Comunque grazie per avermi accompagnata. PERBONI E io la ringrazio per avermi ascoltato. MARGHERITA Guardi che l’amicizia è questa, cosa pensava che fosse? 216. EXT. - STRADA E PORTONE CASA. PERBONI - GIORNO Perboni svolta l’angolo che lo conduce al suo appartamento. Ad un tratto si blocca poiché davanti al portone vede una donna (60 anni) dai capelli grigi e dallo sguardo dolcissimo in attesa. Ai suoi piedi, posato per terra, c’è un borsone da viaggio. Perboni sorride e le va incontro. Mamma! PERBONI L’abbraccio fra madre e figlio è tenero ed emozionante. ...Che sorpresa... avresti dovuto avvertirmi, sarei venuto a prenderti alla stazione... MADRE PERBONI Se ti avessi avvertito che sorpresa sarebbe stata? PERBONI (PRENDENDO IL BORSONE) Vieni, andiamo su... sarai stanca... MADRE DI PERBONI Ora che ti ho visto non più... 217. INT. - CASA PERBONI - SALOTTO - POMERIGGIO E’ tardo pomeriggio. Perboni è seduto al tavolo e sta correggendo dei compiti insieme alla madre. Si vede che la donna é abituata a 143 quel lavoro. Fra madre e figlio c'é una sorta di tacita complicità. La donna indica un tema che ha appena finito di leggere. MADRE PERBONI Ci sono ancora molti errori ma i concetti sono bellissimi… PERBONI Ancora non mi hai detto perché sei qui... Si stacca dalla finestra e si gira verso il figlio. MADRE PERBONI Perché non potevo lasciarti solo in un momento come questo... PERBONI Non preoccuparti passerà... anche se è dura... Da quando Emma se n’è andata non dormo più nemmeno nel nostro letto... mi giro, mi guardo attorno e vedo la casa vuota... e anch’io mi sento come un guscio vuoto... MADRE PERBONI Ricordati: non hai niente da rimproverarti... l’hai curata finché hai potuto, un altro al posto tuo si sarebbe stancato subito... PERBONI C’è solo una cosa che mi spaventa: da quando è andata via mi sembra di incominciare a respirare... Poi tace e fissa la madre che lo guarda attenta ma senza interferire. Allora prosegue: 144 PERBONI Non ci crederai ma ho trovato anche la forza di parlare, di confidarmi… A questa affermazione di Giulio la madre risponde con un sorriso. PERBONI Lo conosco quel sorriso… (dopo una piccola pausa) E va bene ma non é come pensi tu, é solo una collega, un'amica, ma mi fa piacere parlare con lei… MADRE PERBONI E se Emma tornasse? PERBONI Non lo so... non ci ho pensato... a volte ho la sensazione di vivere un incubo... mi faccio mille domande ma non trovo le risposte... so solo che mi sento in colpa... MADRE PERBONI Smettila! Non hai fatto nulla di male... Non ferirti inutilmente... Perboni si alza, indossa il soprabito, recupera i quaderni e li mette in borsa. MADRE PERBONI E ora che fai? PERBONI Devo andare mamma, mi aspettano... 218. INT. - SCUOLA - CORRIDOIO E CLASSE PERBONI - SERA 145 Una dozzina di uomini, (dai 25 ai 45 anni) bardati da lunghi mantelli e con in mano dei lumi a petrolio, vengono avanti lungo il corridoio diretti verso la classe di Perboni da dove fuoriesce un fascio di luce. Gli uomini sono operai, artigiani, contadini. Giunti a destinazione entrano in classe. Perboni è seduto dietro la sua cattedra e corregge dei compiti alla luce di una lucerna. Gli uomini lo salutano togliendosi rispettosamente i cappelli. SALUTI IN VARI DIALETTI All’improvviso la porta d’ingresso si apre e sulla soglia fa capolino il visetto del Muratorino. PERBONI ( SORPRESO NEL VEDERLO) E tu che ci fai qui a quest’ora? Il Muratorino sorride e gli fa cenno di raggiungerlo. Perboni esce in corridoio e, appoggiato al muro, vede un uomo (35 anni) grande e grosso, con il viso incorniciato da una folta barba nera. MURATORINO Eccolo, lui è mio padre. Non ci voleva venire ma io l’ho convinto. Perboni si avvicina, gli sorride e gli tende la mano che scompare fra quella enorme dell’uomo. Perboni guarda il suo alunno. PERBONI Ora vai a casa che c’è freddo. A tuo padre ci penso io. MURATORINO Mi raccomando signor maestro... (poi guarda il padre) E tu fai il bravo... 146 Perboni sorride. PADRE MURATORINO Vieni qua. Il bambino si avvicina, l’uomo si abbassa e lo abbraccia teneramente. Da questo abbraccio capiamo il rapporto privilegiato che c’è fra il Muratorino e suo padre. PADRE MURATORINO Io faccio il bravo se tu mi fai il muso di lepre. Il Muratorino accontenta il padre e gli fa l’imitazione del musetto della lepre. Perboni sorride. Dal “muso di lepre” del Muratorino al... 219. INT. - CASA PRECOSSI - SERA ... Musetto triste e serio di Precossi. Il ragazzino, seduto al tavolo, sta scrivendo in bella copia un componimento. Accanto a lui la madre rammenda dei vestiti. In un giaciglio, per terra, dormono i due fratellini di Precossi. La donna guarda il figlio. MADRE PRECOSSI Fai presto, nascondi tutto, che fra poco arriva tuo padre... PRECOSSI Ho quasi finito mamma... Precossi non finisce nemmeno di rassicurare la madre che la porta di casa si apre. Madre e figlio si guardano terrorizzati. Sulla soglia appare, anche stavolta ubriaco, Precossi padre. 147 Con un gesto veloce il piccolo Precossi chiude i quaderni e li nasconde sulle gambe sotto il tavolo. L’uomo entra barcollando in casa. Senza dire nulla si siede a tavola e guarda la moglie con la testa penzoloni. PRECOSSI PADRE Ho fame, cosa c’è da mangiare? Ho fame!...Allora, cosa c'é di buono, eh? MADRE PRECOSSI Niente... nemmeno noi abbiamo mangiato... Precossi padre si alza, si allunga sul tavolo e molla un violento schiaffo alla moglie che incassa il colpo senza fiatare a conferma di un triste e consolidato rituale. PRECOSSI PADRE Non rispondermi così...taci! Quando la sera torno voglio trovare da mangiare in tavola... MADRE PRECOSSI Quando lavorerai e porterai a casa i soldi troverai anche da mangiare... Intanto, i due fratellini di Precossi vengono svegliati dalle urla del padre e assistono terrorizzati a quelle scene di violenza tenendosi stretti. Il piccolo Precossi si alza dal suo posto e, immaginando quello che può accadere, si mette davanti alla madre per difenderla. PRECOSSI PADRE Bene.... Bene... tutti contro di me...Bravi! Ma un giorno o l’altro io vi ammazzo tutti..si, tutti… vi squarto vivi, io… Le bellicose intenzioni dell’uomo però devono fare i conti con tutto l’alcol che ha in corpo. Infatti, all’improvviso, crolla ancora sulla 148 sedia. Rotea lo sguardo poi guarda per terra e nota i quaderni. Si abbassa e li raccoglie. PRECOSSI PADRE E questi che sono?... PRECOSSI Non li toccare... (ALLUNGANDO LE MANI) PRECOSSI PADRE Quante volte ti ho detto che in questa casa non voglio vedere questa roba... sei grande, è ora che vai a lavorare... questi non ti servono a niente... Detto ciò strappa i quaderni del figlio in mille pezzi e li getta per terra. Precossi, con le lacrime agli occhi, si abbassa e recupera i pezzi dei suoi quaderni. Si alza. PRECOSSI Perché? Io voglio studiare... Precossi padre si alza, si avvicina al figlio e, senza dire nulla, gli molla un manrovescio che lo fa cadere per terra. Gli si avvicina e lo guarda dall’alto. PRECOSSI PADRE Tu da domani andrai a lavorare... (MINACCIANDOLO ) 220. EXT. - SCUOLA - PIAZZALE - SERA Ormai è notte fonda. Il portone si apre e Perboni esce. Arrivato nel piazzale nota in un angolo il Muratorino che tenta di ripararsi dal freddo saltellando e soffiandosi aria calda nella mani. Gli si avvicina. PERBONI Che ci fai ancora qui? Dovresti essere a letto già da un pezzo.... 149 MURATORINO Aspetto mio papà... Hai freddo... PERBONI MURATORINO Un poco... ma ora passa... Proprio in quel mentre dalla scuola escono gli studenti lavoratori. Si salutano e ognuno prende la direzione di casa. Il padre del Muratorino raggiunge Perboni e il figlio. PERBONI Lo porti a casa di corsa... con questo freddo rischia di prendersi un malanno. PADRE MURATORINO Vieni, andiamo... e lo copre con la propria mantella MURATORINO A domani signor maestro... PADRE MURATORINO Ma quale domani, tanto non ci torno più. MURATORINO Lo vedremo... Perboni, sorride, poi si gira e prende la strada di casa. 221. EXT. - SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO L’omnibus arriva alla fermata davanti alla scuola. Gli scolari scendono schiamazzando. Perboni aiuta la madre a scendere. La donna si guarda in giro. Vede la scuola. 150 MADRE PERBONI Che bella scuola... e dove sono i tuoi alunn... La donna non finisce di dire la frase che viene urtata da Franti e Garoffi, che le arrivano addosso di corsa, evidentemente inseguiti da qualcuno... PERBONI Eccone due.... Franti e Garoffi guardano Perboni e la donna che per poco non facevano cadere per terra. FRANTI (CON LA FACCIA TOSTA) Ci scusi signora... non l’avevamo vista... (poi guarda Perboni) Buongiorno signor maestro... MADRE PERBONI Sono tutti così?.... Perboni sorride e le fa un gesto con la mano come per dire: “più o meno”, poi congeda Franti e Garoffi che sono rimasti lì impalati. La madre di Perboni, intanto, ha ricominciato la sua perlustrazione visiva spaziando con lo sguardo, interessata a tutto ciò che vedono i suoi occhi. La vista e l’atmosfera della scuola le donano un’espressione serena e felice. La sua attenzione viene attratta da Margherita che, a pochi metri da lei, è alle prese con i suoi piccoli alunni. La madre di Perboni nota con quanta grazia e con quanto amore la maestrina sta annodando il fiocco ad un bambino. MADRE PERBONI E’ lei quella collega? 151 PERBONI Si chiama Margherita... In questi ultimi tempi mi è stata molto vicino... La madre lo guarda con un mezzo sorriso complice disegnato sulle labbra. Perboni continua... ... E’ inutile che mi guardi a quel modo, siamo solo amici...I bambini le vogliono molto bene…é la maestra più amata della scuola… Come se avvertisse che si sta parlando di lei, proprio in quel momento Margherita si volta, vede Giulio e lo saluta con un cenno della mano, poi fa anche un sorriso alla madre di Giulio che le risponde con un cenno del capo. Arrivano gli alunni. Perboni si rivolge a loro. PERBONI Ragazzi, questa signora è mia madre... Via avverto che anche lei è stata maestra quindi state attenti a come rispondete. I ragazzi circondano affettuosamente la donna. La madre di Perboni, felice per l’accoglienza ricevuta, distribuisce sorrisi e carezze. Guardando i suoi alunni, Perboni si accorge che c’è qualcosa che non va. Prende da parte Garrone. PERBONI Non vedo Precossi... Dov’è? GARRONE Suo padre ieri sera gliel’avrà date di nuovo... Precossi, con sul viso ancora i segni delle botte della sera precedente, fa capolino dall’angolo del palazzo che sta di fronte alla scuola. 152 Nel vederlo, Perboni gli va incontro PERBONI Mamma, guardameli un attimo... torno subito... 222. EXT. - SCUOLA - PALAZZO DI FRONTE - GIORNO PERBONI Che fai lì, vieni… PRECOSSI Non vengo più a scuola... mio padre non vuole....devo lavorare... PERBONI Ma che lavorare... tu devi studiare. PRECOSSI E come faccio? Mi ha strappato tutto: libri e quaderni. PERBONI Non ti preoccupare te li ricompro io, ora vieni ti voglio far conoscere mia mamma... PRECOSSI No, mi vergogno... Perboni si abbassa, gli accarezza l’occhio tumefatto e lo abbraccia. Lo guarda e stavolta non ha il coraggio di insistere. PERBONI Va bene, per oggi vai a casa, passo a trovarti nel pomeriggio... 223. INT. - SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO Due uomini, uno (45 anni) elegante e dall’atteggiamento severo, l’altro (40 anni) dall’abbigliamento un po’ dimesso ma 153 dall’espressione fiera, si stringono la mano davanti ad un Perboni soddisfatto. Sono rispettivamente l’avvocato Nobis e il signor Coretti. Il primo a parlare è l’avvocato Nobis. NOBIS PADRE Le chiedo scusa a nome di mio figlio. CORETTI PADRE Ma che dice avvocato, sono solo ragazzi. NOBIS PADRE E’ da ragazzi che si impara a vivere e rispettare gli altri, inoltre sono fiero di stringere la mano a un glorioso soldato che ha combattuto col nostro Re nel quadrato del ‘66. (si rivolge ai ragazzi) Ragazzi, quest'uomo ha salvato la vita al nostro Re facendogli da scudo con il proprio corpo…mi chiedo quanti di noi avrebbero avuto il suo stesso coraggio… (guarda il figlio) Carlo, chiedi subito scusa al tuo compagno… Nobis si alza dal suo banco e si avvicina a Coretti. NOBIS Ti chiedo scusa per averti offeso... Coretti, che non prova rancore verso il compagno, con un gesto improvviso lo abbraccia e a questo punto i ragazzi lasciano partire un fragoroso applauso. 154 PERBONI Ora basta... calmatevi... (poi si rivolge ai due uomini) Vi ringrazio signori, il vostro gesto è stato più importante di cento lezioni... Poi li accompagna alla porta, li ringrazia nuovamente, stringe loro la mano e torna verso la cattedra. Si siede. Si rivolge ai suoi alunni. PERBONI Spero che quello che avete visto qui oggi rimanga nelle vostre menti... Ricordatevi che le divisioni non servono a nessuno. Il nostro è un paese giovane e sta a voi renderlo giusto, unito e rispettabile... quindi si avvicina alla cattedra per prendere il registro di classe. 225. EXT. - SCUOLA - CORTILE INTERNO - GIORNO E’ l’ora della ricreazione. Margherita sta facendo un girotondo con i suoi alunni. Mentre girano cantano una filastrocca surreale e divertente MARGHERITA C'era un cinese basso basso seduto sopra un sasso… Passano i gendarmi con un gran fracasso… Vedi come scappa quel cinese basso basso…Tutti insieme, dai| C'era un cinese… BAMBINI …Basso basso seduto sopra un sasso… (DIVERTITA) (IN CORO) 155 mentre i bambini continuano la filastrocca, Margherita si accorge che Perboni è a pochi metri da lei e la guarda. PERBONI Lo sa che ha fatto colpo?... MARGHERITA Io? E su chi? PERBONI Su mia madre... L’ha trovata molto brava e con i bambini... (AVVICINANDOSI) MARGHERITA Da cosa l’ha capito che sono brava?... PERBONI Da come li tratta ... Anche mia madre è stata una maestra per più di trent’anni, credo che si sia rivista in lei. MARGHERITA Adesso basta bambini... andate a giocare ma state attenti a non farvi male... I bambini sciamano per il cortile. Giulio e Margherita vanno a sedersi su di un muretto. MARGHERITA Stamattina ho visto Precossi che andava a casa, che è successo? PERBONI La solita storia, il padre l’ha picchiato e non vuole più mandarlo a scuola... Gli ho promesso che oggi passerò da casa sua a trovarlo…? 156 MARGHERITA Se vuole l'accompagno… Perboni per un istante ha la tentazione d'accettare ma poi scuote la testa. PERBONI La ringrazio ma é un problema che devo risolvere da solo… Tra i due scende un attimo di silenzio. MARGHERITA Notizie di sua moglie? PERBONI Non ne ho, ma domenica vado a trovarla... MARGHERITA Le manca? Si, certo... PERBONI (CAUTO) MARGHERITA Posso farle una domanda personale? PERBONI Ci provi. MARGHERITA E’ difficile amare una persona malata... lei come c’è riuscito? PERBONI Negli ultimi anni ho imparato ad amare anche la sua fragilità e la sua pazzia forse perché erano le uniche cose che riusciva a trasmettermi... ma non è stato un merito. E’ accaduto e basta. 157 Perboni si ferma come se avesse detto troppo; si accorge che il discorso sta diventando troppo intimo Margherita sente che quel discorso sta diventando troppo intimo e quello non è il luogo adatto per farlo. Allora prende da terra un bambino che è caduto. Lo deposita fra le braccia di Margherita. Poi si allontana. 226. INT. - CASA PRECOSSI - POMERIGGIO Una mano estrae da una borsa dei quaderni e dei libri nuovi di zecca posandoli su un tavolo. La mano è quella di Perboni. PERBONI Con questi puoi ricominciare a studiare... Precossi si avvicina al tavolo e tocca i quaderni come se volesse ristabilire un contatto fisico con gli oggetti a lui più cari. La madre lo guarda commossa. MADRE PRECOSSI Grazie signor maestro... (guarda il figlio) Stavolta devi nasconderli bene sennò è la volta che tuo padre ci ammazza veramente... MARGHERITA Signora Precossi, so che non sono affari nostri ma lei dovrebbe prendere una decisione... così non potete andare avanti... pensi ai suoi figli... MADRE PRECOSSI Ma che posso fare? PERBONI Secondo me c’è un unica soluzione: denunciarlo... 158 PRECOSSI No, io a mio padre non lo denuncio. (RIBELLANDOSI) PERBONI Allora sarò costretto a farlo io.... Per il vostro bene. PRECOSSI Se denuncia mio papà non sarà più il mio maestro e (prendendo i quaderni) questi se li può tenere... non li voglio. Con gli occhi gonfi di pianto, li getta per terra. PERBONI Che ti prende? Vieni qui, ragioniamo. (GLI SI AVVICINA) PRECOSSI No, si riprenda i suoi quaderni, tanto io a scuola non ci vengo più. Apre la porta di casa e scappa. 227. EXT. - PORTONE E STRADA CASA PRECOSSI - POMERIGGIO Precossi esce di corsa dal portone di casa sua. Subito dopo appare Perboni che lo insegue. Ma Precossi ha un buon margine di vantaggio sul maestro. Corre più forte e infatti riesce a fare perdere le sue tracce, confondendosi in mezzo alla gente che cammina per strada. Perboni è costretto a fermarsi. Si piega in due dallo sforzo. Si appoggia ad un muro. Respira a fatica. Sul fondo il bambino intanto s'é fermato. Fissa il maestro. Perboni solleva lo sguardo e lo vede 159 Precossi gli si avvicina PRECOSSI Non ce l'ha proprio più il fiato, vero signor maestro? Perboni annuisce e gli fa una carezza. PERBONI Non ho tante cose…anche se cerco di farle tutte… 228. INT. TRENO IN MOVIMENTO - SCOMPARTIMENTO - GIORNO Perboni, seduto sui legni di uno scompartimento di terza classe, osserva la donna che ha di fronte, (vestita di nero, dal volto rurale pesantemente segnato da un reticolo di rughe nonostante sia ancora nel fiore degli anni), quindi lascia scivolare lo sguardo su un neonato, addormentato tranquillamente fra le sue braccia. E' un'immagine di rara serenità, per cui perfino dolorosa per Giulio. PERBONI (SFORDANDOSI DI SORRIDERE) Come si chiama? DONNA (IN DIALETTO LOMBARDO) El me fieulet? Attilio…come il suo nonno…le dre andà a truvà el so papà…el lavura luntan el so papà… PERBONI Ah si? E dove? DONNA Vicino a Casale… Per la ferrovia… Perboni annuisce poi lancia un occhiata al paesaggio che scorre lento davanti ai suoi occhi. La donna intanto ha tolto dal suo fagotto un cartoccio e lo apre. DONNA Se el ghà famm… prego… 160 Perboni sorride e scrolla il capo in segno di diniego. Ma lei insiste e lui, più per cortesia che per fame, afferra un piccolo pezzo di pane e una fettina di formaggio dal cartoccio. Il neonato ha un sussulto e, chiudendo a pugno le manine, comincia a strillare DONNA El ga famm anca lu…el me ciccin! e così dicendo, con estrema naturalezza, tira fuori un seno dal vestito e lo porge alla labbra avide del piccolo. Perboni osserva la scena, poi un ombra di incontenibile mestizia gli attraversa lo sguardo. Appoggia la testa sul sedile e, chiudendo gli occhi, si abbandona al proprio, muto dolore. 230. INT. - MANICOMIO - CORRIDOIO - STANZA EMMA - GIORNO Con un mazzo di fiori in mano Perboni è a colloquio con un infermiere (30 anni). Non sentiamo ciò che si dicono ma vediamo l’uomo che gli indica con la mano una stanza. Perboni lo ringrazia e si avvia verso la stanza di Emma. STANZA DI EMMA. Emma, molto più deperita dall’ultima volta che l’abbiamo vista, giace a letto con gli occhi chiusi. Seduta accanto a lei c’è la madre. All’impiedi, affacciato alla finestra che dà sul cortile interno dell’ospedale, c’è il padre. Si apre la porta e sulla soglia appare Giulio. Il padre di Emma si gira di scatto. PADRE DI EMMA E lei che ci fa qui? (CON RANCORE) 161 PERBONI AVANTI) Sono venuto a trovare mia moglie... Vada via… (VENENDO PADRE DI EMMA E con un gesto brusco afferra il braccio di Giulio per sbatterlo fuori. Perboni sta per reagire ma viene preceduto dalla madre di Emma. MADRE DI EMMA Ora basta, dovreste vergognarvi... tutti e due… Si avvicina al marito e lo prende per un braccio stringendoglielo forte. Lo guarda dura negli occhi. L’uomo capisce che la moglie non scherza e non replica. La donna lo conduce fuori dalla stanza. Ora Perboni è da solo con Emma. Si avvicina al letto. Deposita i fiori sul comodino e si siede accanto alla moglie. Le accarezza con dolcezza la testa. Emma apre a fatica gli occhi, lo vede, si sforza di sorridere. EMMA (FATICA A PARLARE) Giu...lio... Sono io... PERBONI (MANO NELLA MANO) EMMA Ti ho aspettato tanto... PERBONI Ora sono qui, con te... Giulio si alza dalla sedia, si siede sul bordo del letto con le spalle appoggiate sulla testiera, solleva delicatamente Emma e se la abbraccia tenendola stretta. Emma si abbandona a quel dolce abbraccio e chiude lentamente gli occhi col sorriso disegnato sulle labbra. 162 PERBONI Quando partisti mi chiedesti di perdonarti ti ricordi?... sappi che sbagliavi, non sono io che devo perdonare te ma tu me, per tutte le cose che meritavi e che non ti ho saputo dare... per tutte le promesse che non ho saputo mantenere... ora, senza di te, sono un uomo che ha perso la rotta... non lasciarmi Emma... (SUSSURRANDO) Le gira delicatamente il viso per guardarla negli occhi, ma gli occhi di Emma sono chiusi, spenti per sempre. Sul volto di Giulio appare il terrore dettato dalla morte. La scuote. PERBONI Emma! Emma! Rispondimi. Ma Emma è solo un corpo inanimato. Giulio la chiama ancora, la implora. Si spalanca di colpo la porta della stanza. Sulla soglia appaiono i genitori di Emma. Varcano la soglia e si bloccano, sgomenti, nel vedere quella penosa scena. La madre di Emma cerca rifugio nelle braccia del marito e scoppia a piangere. Nella stanza entra di corsa un medico (35 anni). Si avvicina al letto. Tocca il polso di Emma e poi la giugulare. Intanto Perboni continua a chiamare la moglie. PERBONI Emma! Emma!... MEDICO E’ inutile, non la può più sentire... 163 Il medico toglie dalle braccia di Perboni il corpo della moglie e appoggia la sua testa sul cuscino. Perboni si alza. E’ come imbambolato. Gli gira la testa. Si appoggia al muro per non cadere. La madre di Emma, si stacca dalle braccia del marito e va verso di lui. I due si guardano e poi si abbracciano piangendo di dolore. Il padre di Emma guarda la moglie e il genero. Sul suo volto è ben visibile la tempesta di sensazioni che l’ha colpito. Fa un passo verso di loro. Si blocca. Poi però, rompe ogni indugio, si avvicina ai due e con un gesto improvviso li cinge in un abbraccio tenero e disperato. 231. EXT. - CONVITTO - NOTTE Perboni, col viso stravolto dal dolore, arriva davanti al portone del convitto e tira la corda del campanello. Ma nessuno apre. Perboni ci riprova. Passa ancora qualche attimo e finalmente il portone si apre. Sulla soglia appaiono Suor Maria con un lume in mano e una suorina che abbiamo già visto in precedenza. Desidera? SUOR MARIA PERBONI Mi scusi madre, ma ho bisogno di parlare con la signorina Margherita... SUOR MARIA E proprio adesso la deve vedere? PERBONI Si madre, la prego, è importante... Suor Maria guarda Giulio negli occhi e capisce la gravità e l’importanza di quella richiesta. Infatti si volta verso la suorina e le fa un cenno di assenso del capo. La suorina scompare. 164 SUOR MARIA L’aspetti qui, ora arriva... ma che sia la prima e l’ultima volta... Va via. Rimasto solo Giulio si guarda attorno poi fa spaziare lo sguardo verso il cielo pieno di stelle. Giulio...? MARGHERITA OFF Perboni si volta di scatto. Il suo sguardo si incrocia con quello di Margherita che è apparsa sulla porta. C’è un attimo di silenzio che dura un’eternità poi... PERBONI (CON PUDORE) Mia moglie è morta!... Dovevo dirlo a qualcuno sennò impazzivo... Margherita gli si avvicina e, non trovando le parole adeguate, si limita ad accarezzarlo dolcemente sul viso. PERBONI Mi scusi, non so nemmeno perché sono qui... spero di non averla... MARGHERITA Non si preoccupi, Suor Maria è molto comprensiva... capirà... PERBONI Grazie Margherita... e mi scusi ancora... ora la lascio... Dove va? MARGHERITA PERBONI A casa... a casa... 165 La guarda con intensità. Margherita risponde allo sguardo con un sorriso dove dentro c’è amicizia, solidarietà e tenerezza. Perboni le gira le spalle e va via sotto lo sguardo di Margherita che ora può lasciarsi andare ad un pianto silenzioso. 232. INT. - APPARTAMENTO PERBONI - NOTTE Numerose lettere aperte sono sparse qua e là sul pavimento insieme ad un nastrino di raso celeste. Il rumore dell’orologio a pendolo che batte l’ora. Giulio, sprofondato su una poltrona é intento a leggere l’ennesima lettera. Finita di leggerla la lascia cadere sul pavimento a raggiungere le altre. Si alza, si avvicina al comò, prende la foto che ritrae lui ed Emma il giorno del matrimonio e si rimette a sedere. La guarda intensamente come se volesse scoprire qualche dettaglio che gli è sfuggito tutte le migliaia di altre volte che l’ha guardata. E’ un uomo dilaniato dal dolore. Guarda la foto e scuote la testa senza soluzione di continuità. All’improvviso nella stanza entra la madre in camicia da notte. Perboni la vede: PERBONI Cosa c’è mamma, perché non dormi? MADRE PERBONI Come posso dormire sapendoti in questo stato?... PERBONI E’ una cosa che riguarda solo me mamma, non ti preoccupare... 166 MADRE PERBONI Il dolore da soli è difficile da sopportare lo so... Quando morì tuo padre, tu eri troppo piccolo per ricordarlo, piansi per giorni e giorni, l’unico mio desiderio era morire, ma poi col passare dei giorni mi resi conto che dovevo andare avanti sia per te che per lui... vivi il tuo dolore fino in fondo, se vuoi, ma non ti allontanare mai dalla vita, non è giusto... PERBONI E cos’è la cosa giusta mamma? MADRE PERBONI Devi vivere! Perché tutte le persone che ti amano vogliamo questo... Perboni rimane un attimo in silenzio. Annuisce, poi prende per le spalle la madre. PERBONI Vieni, ti riaccompagno a letto... La conduce fino alla porta della stanza da letto, poi torna nel salone. Gira per la stanza. E’ visibilmente nervoso. Evidentemente le parole della madre non sono riuscite a calmarlo. Ad un tratto il suo sguardo cade sulla boccetta di laudano che sta sul comò. La guarda e si gira dall’altro lato come se volesse scacciare dalla mente quella tentazione ma poi, di scatto, si avvicina al comò, afferra la boccetta, prende un bicchiere dal tavolo e si versa alcune gocce di laudano che allunga con un po’ d’acqua. 233. INT. - CONVITTO - STANZA MARGHERITA - NOTTE Margherita, seduta al suo scrittoio, riempie pagine del suo diario. Mentre scrive fuori campo s’innesta la sua voce. 167 MARGHERITA ... Stasera avrei voluto condividere con lui il suo dolore... ma non sono stata capace di dire nulla di veramente confortante… Stasera più che mai l’ho visto così solo, indifeso... sono confusa, non so come interpretare i suoi gesti... perché è venuto da me? Cosa ha voluto dirmi?... Sento che ha bisogno di me... e io vorrei abbracciarlo, tenerlo stretto, ma che significa tutto ciò? OFF Margherita rilegge la pagina appena scritta poi, posa la penna e prende fra le mani una foto che campeggia sul tavolo. La foto ritrae il corpo insegnanti riunito prima dell’inizio dell’anno scolastico. Margherita si sofferma su un Giulio sorridente. Con uno scatto rimette via la foto come se volesse rifuggire da quel pensiero che però ha già affidato alle pagine del suo diario. Si alza, va alla finestra, scosta la tendina e guarda fuori… …la strada buia e deserta. 234. INT. - SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO Stranamente, a differenza delle altre volte, i ragazzi sono tutti calmi e tranquilli ai loro posti. Perboni finisce di scrivere qualcosa sul registro di classe poi alza gli occhi e guarda Garrone. PERBONI Garrone, per favore avvicinati. Garrone esce dal suo banco e si avvicina alla cattedra. Dov’è? PERBONI 168 GARRONE Non posso dirglielo... PERBONI Il tuo comportamento ti fa onore, anch’io vorrei avere un vero amico come te, ma non dicendomi dov’è non gli fai un favore lo sai vero? Garrone non reagisce. Perboni continua... ... Vuoi che l’abbia vinta suo padre? No...no... GARRONE PERBONI E allora dimmi dov’è... Garrone si avvicina al maestro e gli dice qualcosa all’orecchio che non sentiamo. PERBONI Grazie... ora vai a posto. Mentre Garrone raggiunge il suo posto Perboni si rivolge a tutta la classe. ... Su, prendete i quaderni e fate un componimento che ha per tema la perdita... VOTINI Che significa la perdita? PERBONI E’ semplice: dovete parlare di quello che avete provato quando, ad esempio, avete perso un cane, un amico, una 169 persona cara che vi ha lasciato e voi siete rimasti soli… NOBIS Posso parlare di quando è morta mia madre? PERBONI COMPASSIONE) Certo, vedo che hai capito ciò che voglio da voi... (poi, rivolgendosi a tutti) Io devo assentarmiper pochi minuti, mi raccomando scrivete e non fate baccano... (CON 235. EXT. - STRADA - INGRESSO FORNO - GIORNO Giulio cammina per strada, svolta un angolo e si trova di fronte ad un forno. Lo raggiunge e si apposta a pochi metri dall’entrata. La sua attesa è di breve durata poiché vede uscire quasi subito dal negozio il piccolo Precossi con un canestro pieno di pane sulla schiena da consegnare ai clienti. Perboni lo raggiunge. PRECOSSI Gliel’ha detto Garrone che ero qui, non è vero? (SI BLOCCA) Perboni lo aiuta a depositare per terra il pesante canestro col pane. PERBONI Si, ma non devi avercela con lui... l’ha fatto solo perché ti vuole bene, tutti a scuola ti vogliamo bene, devi tornare... PRECOSSI Ma come faccio? PERBONI Quanto ti dà il fornaio? 170 PRECOSSI Dieci soldi a settimana... PERBONI Te li dò io e tu dirai a tuo padre che li hai guadagnati lavorando... ci stai? Precossi ci pensa un po’ su e poi sorride dolcemente. Perboni gli arruffa i capelli con un gesto tenero. Proprio in quell’attimo esce fuori il fornaio (50 anni) che vedendo Precossi ancora lì lo rimprovera. FORNAIO Ancora qui stai? PERBONI (INDICANDOGLI IL PANE) Si riprenda il suo pane e si trovi un altro garzone, lui si è appena licenziato. FORNAIO Ma lei chi è? PERBONI Sono il suo maestro e lo riporto nell’unico posto dove deve stare: a scuola. Se non le dispiace… Prende per mano Precossi e insieme vanno via sotto lo sguardo confuso del fornaio. 236. EXT. - SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO E’ mezzogiorno. A Torino è in corso una fitta nevicata. Una palla di neve colpisce alle mani Garrone, proprio mentre sta per portare alla bocca una mezza pagnotta di pane nero. Il pane vola via e plana sulla neve fresca. Garrone si abbassa per recuperare il pane ma viene preceduto da Precossi che lo raccoglie anticipandolo. 171 Garrone lo guarda, gli sorride e gli mette una mano sulla spalla. I due amici si allontanano poiché a pochi metri da loro è in corso una feroce battaglia a colpi di palla di neve: tutti contro tutti. Sul piazzale della scuola arriva l’omnibus tirato dai cavalli. Il mezzo fatica non poco a fermarsi a causa del fondo scivoloso. Dall’omnibus scendono i genitori degli alunni. Le palle di neve colpiscono anche molti di loro che si riparano aprendo gli ombrelli. Il caldarrostaio dalla sua postazione agita un grosso cucchiaio di legno all’indirizzo dei ragazzi . La Mdp isola Enrico Bottini. Il ragazzino sta per lanciare una palla di neve quando una delicata mano femminile si posa sulla sua spalla. Si gira. E’ Olga Votini. Enrico lascia cadere per terra la palla di neve, si spolvera la neve che ha sulle spalle e sorride. ENRICO BOTTINI Allora, ci hai pensato? (ECCITATO) OLGA VOTINI Si... mi siete simpatici tutti e due... (CIVETTA) E va via. La delusione appare sul volto di Enrico. Si abbassa, rifà una palla di neve e la tira nel vuoto con un gesto di rabbia. Dalla scuola, intanto, escono anche Perboni e Margherita. PERBONI Ci voleva proprio una bella nevicat... Non finisce di dire la frase che una palla di neve lo colpisce in pieno petto. Margherita si mette una mano in bocca per reprimere una risata. A lanciare la palla di neve che ha colpito Perboni è stato Stardi. Il ragazzino, rosso dalla vergogna, si avvicina al maestro. 172 PERBONI Bravo, bella mira, ma se ce l’avevi con me per qualcosa potevi dirmelo, non cera bisogno di prendermi a palle di neve... STARDI Volevo colpire Garoffi, mi scusi signor maestro… Perboni si volta e vede Garoffi, con due palle di neve in mano, nascosto dietro di lui. PERBONI MARGHERITA) Venga, spostiamoci... Non vorrei che si fossero messi d’accordo per usarmi come bersaglio... (A Mentre Perboni e Margherita si allontanano dal luogo della battaglia, Garoffi, ora allo scoperto, lancia una palla di neve all’indirizzo di Stardi ma sbaglia bersaglio e centra un uomo (60 anni). UOMO Vieni qui brutto delinquente, ora te l’insegno io l’educazione... Lo prende per un braccio e sta per colpirlo ma viene bloccato da dietro da Perboni. PERBONI Non si azzardi a toccarlo... UOMO Lei che vuole, di che s’impiccia? Intanto anche intorno ai due si forma un altro capannello di persone che commentano in un brusio indistinto l’accaduto. 173 PERBONI Ma che fa? Per una palla di neve vuole picchiare un bambino? UOMO Qualcuno dovrà pur insegnargli l’educazione... PERBONI Ci scommetto che lei non ha mai fatto a palle di neve? UOMO Questo che c’entra... eppoi scusi ma chi è lei, il padre? PERBONI No, sono il suo maestro... ora vada, ci penserò io a punirlo... 237. INT. - OSTERIA - SERA La mano di un bambino deposita su un tavolo un pugno di monete. La mano è quella di Precossi. Il tavolo è quello dove di solito siede il padre che guarda le monete, le conta e poi sorride. PRECOSSI PADRE Hai visto che è meglio lavorare... Precossi annuisce per fare contento il padre... L’uomo guarda nuovamente le monete che sono sul tavolo. Le divide in due mucchietti. Ne dà uno figlio. PRECOSSI PADRE Questi portali a tua madre e dille che stasera voglio trovare da mangiare... Precossi annuisce nuovamente prendendo i soldi. Si alza e va via... 174 Rimasto solo Precossi padre si riempie un altro bicchiere di vino. 238. INT. - APP. PERBONI - AMBIENTI VARI - NOTTE Delle gocce di laudano cadono dentro un mezzo bicchiere d’acqua... ... A compiere questa operazione è Perboni che vediamo di spalle davanti al comò del suo salotto. MADRE PERBONI OFF Credi che con quello risolverai i tuoi problemi? Perboni si gira di scatto e vede la madre in camicia da notte sulla soglia della camera da letto. PERBONI Che fai, adesso mi spii?... MADRE PERBONI No, guardo mio figlio che si rovina la vita e non riesco a fare niente per impedirglielo... PERBONI Non sono più un bambino mamma e non permetto a nessuno, nemmeno a te, di intromettersi nella mia vita... MADRE PERBONI Dici di non essere più un bambino ma ti comporti come tale... ti senti derubato dalla vita non è vero? Ma invece di affrontarla a muso duro, l’unica cosa che sai fare è piangerti addosso e imbottirti di quella schifezza... cosa credi che sia stupida o cieca?.... Non è la prima volta che ti vedo prendere quella roba... 175 Perboni guarda la madre e sta per esplodere. All’improvviso dà sfogo alla sua rabbia sbattendo violentemente il pugno sul comò. Il calice col laudano cade spargendo il contenuto sulla tovaglia che copre il ripiano del mobile. Si gira ed esce di corsa dalla stanza. MADRE PERBONI Giulio fermati, ti prego... Il rumore della porta dell’ingresso che sbatte la fa sobbalzare. La donna, distrutta da quello scontro col figlio, si accascia sulla poltrona. 239. EXT. - STRADA - LUNGOPO - NOTTE Imbacuccato nel suo cappotto, Perboni cammina in una strada deserta. Nel silenzio della notte ad un tratto si ode il suono magico dell’organetto. e’ una melodia dolce e triste nello stesso tempo. Perboni si ferma per capire da dove proviene quel suono che ormai gli è familiare. lo segue... …sbuca sul tratto di lungo Po’ dove Emma tentò il suicidio. In lontananza vede l’uomo con l’organetto che si allontana. Accelera il passo per raggiungerlo ma ad un tratto si ferma. Il suo sguardo cade sulla spalletta del LungoPò, dove trova una rosa. Guarda verso l’uomo con l’organetto ma il suonatore magico si è come dissolto nella notte. Perboni prende la rosa, la guarda, se la porta al naso e ne assapora il profumo, poi la getta nell’acqua e la guarda mentre galleggia, trasportata dalla corrente verso valle. Mentre la rosa scompare dalla sua vista alle sue spalle sente provenire un rumore tenue ma continuo, si gira e vede una fontanella pubblica che gocciola. Le gocce d’acqua cadendo sul basamento di marmo producono uno strano rumore metallico. Perboni resta a fissare le gocce d’acqua come incantato. 240. EXT./INT. - STRADE - CARROZZA IN MOVIMENTO - GIORNO 176 Franti, cartella alla mano, è per strada diretto a scuola. Mentre cammina, ad un tratto alle sue spalle, sente il tipico rumore di una carrozza in avvicinamento. Si gira proprio nell’attimo in cui la carrozza lo sorpassa.. Dal finestrino della carrozza si sporge Olga che lo saluta con un gesto della mano. Franti sorride e si fionda all’inseguimento della carrozza. Corre con quanto fiato ha in corpo e, dopo una breve rincorsa, finalmente la raggiunge. Con un balzo felino, riesce a raggiungere il predellino posteriore ed a sedersi. Dal lunotto della carrozza appare il viso di Olga e del fratello. Olga è preoccupata. OLGA Scendi che è pericoloso... Ma Franti scuote la testa in segno di diniego. TAGLIO INTERNO: La carrozza percorre un altro pezzo di strada ma, ad un tratto, è costretta a fermarsi a causa di un blocco stradale causato da un carro carico di botti che si è rovesciato. Degli uomini stanno lavorando per liberare la carreggiata spostando le botti sul bordo della strada. La carrozza si ferma proprio di fronte al panificio dove lavorava Precossi. Franti scende dal predellino e affacciandosi al finestrino va a salutare i fratelli Votini. OLGA Non senti freddo? Chi io? FRANTI 177 OLGA Quando ti dico una cosa la devi fare... FRANTI Prima dimmi se vuoi più bene a me o a Enrico?... OLGA Non c’è bisogno, la risposta la sai già... Franti sorride felice. Intanto gli uomini hanno liberato la strada. La carrozza dei Votini, può ripartire. Franti torna al suo posto. Il cocchiere frusta il cavallo che riparte. Subito dopo, dall’ingresso del forno esce il padre di Precossi visibilmente incavolato. 241. EXT. - SCUOLA - CORTILE - GIORNO Siamo in cortile durante l’ora della ricreazione. I bambini di Margherita giocano a moscacieca sotto lo sguardo protettivo della ragazza. PERBONI Mi raccomando non litigate... Li lascia e si avvicina a Margherita restandole però a qualche metro di distanza. PERBONI Posso parlarle? La maestrina annuisce in silenzio PERBONI Niente…volevo solo ringraziarla... Parlare con lei mi aiuta molto… MARGHERITA Gli amici servono a questo, no? 178 PERBONI Si, ma poi io finisco sempre per parlare di me, e non è giusto... MARGHERITA Se vuol sapere di me deve invitarmi ad uscire... PERBONI Così semplice? MARGHERITA Certo, si ricorda come le dissi quella volta alla stazione? “Basta chiedere”. PERBONI Allora uno di questi giorni troverò il coraggio di invitarla... comunque grazie per la sua amicizia... MARGHERITA Essere amici è bello ma a volte è complicato... e anche doloroso. Perboni che non ha capito il significato recondito di questa affermazione risponde sorridendo. PERBONI Allora devo ritenermi fortunato, la nostra amicizia non è né l’uno né l’altro... Margherita si irrigidisce. Però poi capisce che la gaffe di Giulio non é voluta e sorride. MARGHERITA Credo sia meglio tornare dai nostri ragazzi. 179 la campanella che segnala la fine della ricreazione sta suonando. 242 INT. - SCUOLA - BAGNI - GIORNO Un mezzo sigaro passa dalle mani di Garoffi a quelle di Franti. I due monelli sono in chiusi in un gabinetto della scuola avvolto in una densa nuvola di fumo. FRANTI Dai, basta adesso, andiamo... GAROFFI Ancora un tiro. Aspira, tossisce.... ... E’ forte... molto forte... All’improvviso si sente il rumore della porta del bagno che si apre. Nel bagno entra Perboni. Il maestro si guarda attorno e apre tutte le porte. Arriva all’ultimo gabinetto, quello che ha la finestra che sfocia sul cortile, e la trova chiusa dall’interno. (BUSSANDO) PERBONI C’è nessuno? Franti fa segno col dito della mano a Garoffi di fare silenzio. Perboni guarda verso l’alto e vede il fumo che ristagna nell’aria. Senza far rumore ritorna alla porta del bagno e la chiude facendo credere di essere uscito. Poi piano, piano si piazza davanti alla porta del gabinetto. Dall’interno del gabinetto sente provenire le voci di Franti e Garoffi. FRANTI Neanche qui si può stare in pace...Quello è proprio uno scocciatore... possiamo uscire... OFF 180 E questo? GAROFFI FRANTI Ce lo fumiamo dopo... OFF OFF I due ragazzi aprono la porta e si trovano davanti Perboni. Franti e Garoffi si guardano negli occhi basiti e poi guardano Perboni ammettendo implicitamente la loro colpa. PERBONI Lo scocciatore non se n’è andato, e ora vi farà passare un guaio che ve lo ricorderete per un pezzo... Allunga la mano e strappa a Garoffi il mezzo sigaro rimasto. ... Intanto questo è sequestrato... Se lo mette in tasca si avvicina ai due alunni e li prende per le orecchie avviandosi verso l’uscita. FRANTI Che fa ci porta dal direttore? PERBONI Non ci penso proprio, ma per oggi avrete una doppia razione di compiti da fare a casa e domani sarete interrogati. FRANTI Allora era meglio che ci portava dal Direttore. PERBONI Non ti conviene... lo sai… 243. EXT. - STRADA - INGRESSO PASTICCERIA - GIORNO 181 Perboni, libri sottobraccio, cammina pensieroso. Da ora in poi tutta la scena è vista dalla soggettiva di qualcuno che ancora non sappiamo chi sia. Giunge nei pressi di una pasticceria e vede Garrone, Precossi e il Muratorino che con delle pale liberano dalla neve l’ingresso del negozio. Perboni si avvicina ai ragazzi. PERBONI Ma che fate? (FERMANDOSI) MURATORINO Ha detto che se gli spaliamo la neve ci dà due paste a testa. Perboni gli si avvicina. Gli tocca la fronte sudata. PERBONI Stai attento, così ti prenderai un malanno... Stacchiamo sull’uomo che li stava osservando, nascosto all’angolo di un palazzo. Ora lo riconosciamo: è il padre di Precossi. L’uomo si stacca dalla sua postazione, si alza il bavero della giacca per ripararsi dal freddo e va via. 244. INT. - PASTICCERIA - GIORNO I visi dei tre piccoli amici sono schiacciati sul vetro del bancone della pasticceria dove sono esposti vassoi e vassoi pieni di ogni prelibatezza. Gli occhi dei ragazzini brillano dalla gioia. Da dietro il bancone il pasticcere li guarda sorridendo. PASTICCERE Avanti, scegliete quello che volete. Garrone, Precossi e il Muratorino si guardano in faccia. L’indecisione davanti a tutto quel ben di Dio la fa da padrona. 182 GARRONE Quella, quella con la ciliegina sopra la panna... MURATORINO Io voglio quella con la cioccolata... PRECOSSI Io quella tutta gialla... Il pasticcere dà loro le paste scelte. I tre ragazzini iniziano a mangiare. PASTICCERE Queste ve l’incarto così le portate a casa... (PRENDENDO ALTRE PASTE) PRECOSSI Quando lo racconteremo agli altri non ci crederanno. GARRONE Invece non dobbiamo dirlo a nessuno. Questa è la nostra pasticceria. MURATORINO Giusto... 245. INT. - CASA MURATORINO - SERA Il pacchettino contenente la pasta viene depositato sul tavolo dal Muratorino. Attorno al tavolo si fiondano i due fratellini (5 e 6 anni) del Muratorino. Guardano con occhi pieni di curiosità quel pacchetto. La madre del Muratorino si stacca da una pentola fumante e gli si avvicina. 183 MURATORINO E’ una pasta mamma, veramente erano due ma una l’ho mangiata... Nemmeno finisce di dire la frase che viene assalito all’improvviso da un violento attacco di tosse. MADRE MURATORINO Cos’hai stai male? MURATORINO (TUTTO ROSSO IN VISO) Ma no mamma, non è niente... Il discorso fra madre e figlio viene interrotto dal rumore della porta d’ingresso che si apre. MADRE MURATORINO Ecco tuo padre. Infatti nella stanza entra il padre del Muratorino. L’uomo ha in mano una pagnotta di pane nero. La getta sul tavolo. PADRE MURATORINO E’ l’ultima che mi danno a credito, se domani non paghiamo il conto niente più pane... Si avvicina alla moglie la bacia, poi bacia i due figli piccoli che gli saltano addosso. Alla fine si avvicina al Muratorino e gli fa una carezza sulla testa. PADRE MURATORINO Come sta il mio “muso di lepre”? Si accorge che scotta. ...Ma tu scotti, hai la febbre... 184 MURATORINO No papà, sto bene... Adesso devi studiare e poi ti accompagno a scuola. PADRE MURATORINO Oh, no! Anche stasera? MURATORINO Anche stasera... sennò non ti faccio più il muso di lepre... PADRE MURATORINO Quand’è così mi arrendo... 246. EXT. - SCUOLA - PIAZZALE - NOTTE Gli studenti lavoratori di Perboni escono dalla scuola serale, fra loro c’è anche il padre del Muratorino. In un angolo, infreddolito, il ragazzino lo sta aspettando. Padre e figlio si avviano insieme. Dalla scuola esce anche Perboni. Superato il cancello vede emergere dal buio un uomo. Quando questi arriva sotto il lampione lo riconosce: è il padre di Precossi. Ha l’aria dura. Si avvicina minaccioso a Perboni. PRECOSSI PADRE Voglio sapere perché mi sta mettendo contro mio figlio?... PERBONI Anche se volessi farlo non ci riuscirei, suo figlio la ama troppo... nonostante tutto... PRECOSSI PADRE Ho capito tutto sa, la storia del finto lavoro, dei soldi... 185 PERBONI Che ha fatto l’ha picchiato anche stavolta?... E adesso vuole picchiare me? PRECOSSI PADRE E perché no? Lei deve lasciarmi in pace Giovannino non è suo figlio è figlio mio!... PERBONI In classe ho trenta alunni e in qualche modo li considero tutti miei figli ma suo figlio è un bambino speciale: sveglio, intelligente, con tanta voglia di imparare ed io come suo maestro ho il dovere di dargli tutte le possibilità... il suo futuro non è fare il garzone di fornaio ma studiare e aspirare a qualcosa di più importante... PRECOSSI PADRE Parole, solo belle parole... (mette una mano in tasca e tira fuori dei soldi) Ecco, si riprenda i suoi soldi, non ci servono... PERBONI Non era mia intenzione offenderla... l’ho fatto per il bene di suo figlio... PRECOSSI PADRE Al bene di mio figlio ci penso io... non usi più il bambino per i suoi scopi... PERBONI Ma quale scopi. Lo mandi a scuola. 186 PRECOSSI PADRE Solo se mi va, chiaro? E se non le sta bene venga a trovarmi, il posto ormai lo conosce... buonanotte... Si gira e va via sotto lo sguardo triste di Perboni. 247. INT. - SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO PRECOSSI Io fui, tu fosti, egli fu, noi fummo, voi foste, essi furono... La Mdp arretra velocemente scoprendo il bambino davanti alla cattedra di Perboni. Il maestro lo guarda soddisfatto. PERBONI Bravo Precossi, puoi andare... Mentre Precossi va al suo posto, Perboni gli mette il voto sul registro di classe, poi alza lo sguardo verso i suoi alunni per decidere chi interrogare PERBONI Rabucco vai alla lavagna... Il Muratorino si alza a fatica dal posto, è pallido, gli occhi cerchiati, tossisce. Ciononostante raccoglie le sue forze e va alla lavagna. Prende il gessetto pronto a scrivere ma, guardandolo meglio, Perboni si accorge che qualcosa non va. PERBONI Cos’è, stai poco bene? Il Muratorino ha solo il tempo di scuotere la testa in segno di diniego, poi cade a terra svenuto. Perboni si precipita su di lui. Lo solleva, gli tocca al fronte. Tutti i ragazzi scattano in piedi allarmati e si precipitano verso il loro compagno... 187 PERBONI Non gli state addosso, fatelo respirare...(a Derossi) Presto, chiama il bidello... Derossi si fionda fuori dall’aula. Il Muratorino, intanto, ha riaperto gli occhi e guarda Perboni. MURATORINO Mi scusi signor maestro... (A FIL DI VOCE) PERBONI Non mi fare più di questi scherzi capito?... Ora stai calmo, ti riporto a casa... 248 INT. - CASA MURATORINO - GIORNO Uno stetoscopio esplora il gracile petto del Muratorino. Accanto al letto, oltre al medico (40 anni) che lo sta visitando, ci sono Perboni, i genitori ed i fratelli del bambino. Il padre del Muratorino, con gli occhi gonfi di lacrime, guarda Perboni che gli risponde con un gesto che significa “coraggio”. Dopo avergli sentito il petto, il medico fa mettere a sedere sul letto il Muratorino per auscultargli le spalle. MEDICO Respira profondamente... Il Muratorino esegue. Il medico ausculta in più punti con lo stetoscopio le spalle del bambino. Con la mano gli tocca sotto la scapola. MEDICO Ti fa male qua? 188 Il Muratorino annuisce. Il medico lo ricopre e lo adagia al letto. Avvolge lo stetoscopio e guarda il padre del Muratorino. MEDICO Purtroppo suo figlio ha una grave broncopolmonite... Ora gli prescriverò delle medicine che deve prendere subito... PADRE MURATORINO (DISPERATO) Ma come faccio?... Io i soldi non ce l’ho... Il medico lo guarda ed ha un attimo di imbarazzo misto ad indecisione. Le parole del padre del Muratorino l’hanno spiazzato. Per fortuna interviene Perboni. PERBONI Segni tutto dottore e dia a me la ricetta... poi mi dica quant’è il suo onorario... MEDICO Capisco…ma non si preoccupi...lasci stare… Si avvicina al tavolo, si siede e scrive la ricetta che passa a Perboni. Si alza, la madre del Muratorino l’aiuta a infilarsi il cappotto, poi con un gesto improvviso gli prende la mano e gliela bacia. MADRE MURATORINO Grazie, dottore, grazie... MEDICO Ma no signora che fa? Vada, vada da suo figlio. (IMBARAZZATO) 249. EXT. - CASA PERBONI 189 La Mdp inquadra il muso di due possenti cavalli ai quali è attaccata una carrozza. Perboni aiuta la madre a salire. I due si tengono la mano. PERBONI Non appena arrivi a casa scrivimi. MADRE PERBONI Lo farò ma tu promettimi che avrai cura di te... PERBONI Stai tranquilla mamma, sento che la fine del tunnel è vicina, devo fare un ultimo sforzo... Il cocchiere sale e si volta verso Perboni. PERBONI Quando vai a trovare papà portagli un fiore da parte mia... La donna annuisce poi chiude la porta della carrozza che subito dopo si mette in movimento. PERBONI Ciao mamma, ti voglio bene... MADRE PERBONI Addio Giulio... La carrozza acquista velocità. La madre di Perboni si affaccia dal finestrino e, alzando il tono di voce, prosegue... ...Ah, mi raccomando quella ragazza... non lasciartela scappare... PERBONI Quale ragazza? 190 MADRE PERBONI Margherita! Perboni si ferma in mezzo alla strada. E' la prima volta che la madre parla direttamente di Margherita. Scuote il capo e sorride. Poi alza il braccio e saluta un ultima volta sua madre che diventa sempre più piccola. 250. EXT. - STRADA DEL CENTRO - POMERIGGIO L’orologio segna le 16:00. Perboni, all’angolo di una via del centro, rimette nel taschino l’orologio e si guarda attorno visibilmente nervoso. Ad un tratto, però, sorride e fa un cenno col mano a.... ... Margherita che, bellissima, gli sorride mentre attraversa la strada. Raggiunge Perboni. MARGHERITA E’ da molto che aspetta? PERBONI No, ma ne sarebbe valsa comunque la pena... lei è bellissima, oggi... Margherita incassa il complimento con un sorriso di ringraziamento MARGHERITA Sua madre è partita? PERBONI Si e mi ha raccomandato di non lasciarmela scappare... MARGHERITA E lei?... PERBONI Io ho sempre ubbidito a mia madre... 191 La risposta di Perboni, sebbene spiritosa, crea nei due un certo imbarazzo. Perboni e Margherita si guardano attorno un po’ impacciati. Perboni che dovrebbe prendere l’iniziativa non sa che fare. Margherita, finalmente, rompe gli indugi. MARGHERITA Allora, dove andiamo? PERBONI Decidiamo strada facerndo MARGHERITA Va bene, come vuole… I due si avviano e, in breve, si confondono fra la gente che affolla la via. 251. EST. PIAZZA. CAFFETTERIA Una bella caffetteria del centro di Torino sulla cui insegna spicca l'insegna "Caffé Nero - Zabaione" 252. INT. - CAFFETTERIA - POMERIGGIO Perboni e Margherita sono seduti ad un tavolino posto accanto alla vetrata attraverso cui si può vedere la gente che si gode la passeggiata domenicale. MARGHERITA Finora ha sempre parlato di sua madre, mai di suo padre... PERBONI Era un medico, è morto a Calatafimi al seguito di Garibaldi. MARGHERITA Ah…Mi dispiace... PERBONI E’ successo tanto tempo fa... avevo solo cinque anni... Ma 192 adesso basta parlare di me...Mi dica qualcosa di lei, della sua famiglia invece… MARGHERITA (SORSEGGIANDO IL THE) ...Parlare della mia famiglia mi viene sempre molto difficile... PERBONI Coraggio… Posa la tazza e continua... Eravamo in otto... mio padre, mia madre, cinque maschi e io, la più grande... Mio padre era un artigiano, costruiva botti, mia madre invece faceva la sarta... il lavoro c’era ma le bocche da sfamare erano tante e i soldi non bastavano mai... così un giorno mio padre decise di emigrare... prese mia madre i miei fratelli e andò in America... PERBONI Perché non partì con loro? MARGHERITA Avevo litigato con mio padre... PERBONI Una cosa grave? MARGHERITA Per lui si... voleva farmi sposare un uomo più grande di me solo per estinguere un debito, ma io dissi no e lui mi cacciò di casa... 193 PERBONI E poi che fece? (INCREDULO) MARGHERITA Mi rifugiai da mia zia, grazie a lei potei finire gli studi... dopo la partenza dei miei feci il concorso da maestra, lo vinsi ed eccomi qua: sbattuta a più di mille chilometri di distanza... PERBONI Come mai non tornò in Sicilia? MARGHERITA La Sicilia sa essere molto bella ma anche molto dura... per chi non c’è nato certe cose sono difficile da capire... Non tornai perché per i miei compaesani ero una poco di buono... avevo rotto un codice di comportamento che si perdeva nella notte dei tempi... io, donna, avevo disubbidito a mio padre... comunque è acqua passata... PERBONI Si trova bene a Torino? MARGHERITA Ora si... gli inizi però sono stati duri, ma ho avuto la fortuna di incontrare persone che mi hanno voluta bene... PERBONI Parla di Suor Maria?... MARGHERITA Non solo... L’elenco sarebbe lungo ma al primo posto ci sono i miei alunni... 194 PERBONI Ex, ora sono i miei... MARGHERITA Non ne sia troppo sicuro, nel loro cuore c’è posto solo per la maestrina dalla penna rossa, e cioè io... PERBONI Vedremo... MARGHERITA Cosa ci scommette?... PERBONI Vedo che Garoffi ha contagiato anche lei... MARGHERITA Che vuole? L’ho avuto per tre anni... PERBONI Con me è bastato molto meno... Margherita sorride. Perboni anche. 253. EXT. - STRADA DEL CENTRO - SERA Perboni e Margherita vengono avanti chiacchierando... MARGHERITA ... Ora tocca a lei... In tutto questo tempo non ho ancora capito cosa vuole lei dalla vita? E lei? PERBONI 195 MARGHERITA Lo sa già e mi ha presa anche in giro ricorda? PERBONI Già i bambini... Io invece l’unica cosa che so è che so é che ora voglio solo vivere alla giornata... I progetti mi terrorizzano... Si ferma, costringendo anche Margherita a fermarsi, la guarda e sorride... PERBONI Mi sono sempre chiesto come mai porta sempre quel cappellino?... MARGHERITA E’ un regalo di mia madre, lo fece di nascosto a mio padre... PERBONI E la penna rossa? MARGHERITA E' buffa vero? Me la regalo uno dei miei fratelli al porto di Palermo poco prima che si imbarcassero... gli promisi che l’avrei portata sempre. E’come un filo che ci lega… PERBONI Le mancano? Tanto! MARGHERITA Perboni sta per riprendere a camminare quando si blocca di colpo. Dalla gente che passeggia davanti a sé vede sbucare il padre del Muratorino. Fa un cenno col capo a Margherita che si gira. 196 L’uomo è talmente immerso nel suo dolore che passa davanti ai due senza riconoscerli. Perboni lo chiama. PERBONI Signor Rabucco. Il padre del Muratorino si ferma e si gira verso di loro. PADRE MURATORINO Oh, signor maestro... signorina Margherita scusatemi, non so dove ho la testa... Perboni e Margherita si avvicinano all’uomo. PERBONI Come sta suo figlio? PADRE MURATORINO Come vuole che stia, sempre peggio. Ormai non riconosce più nessuno... abbiamo perso la speranza. Perboni gli stringe forte il braccio. PERBONI No! Non deve mollare, non dobbiamo! 254 INT. - CASA MURATORINO - POMERIGGIO Un mattone caldo e fumante viene avvolto in un paio di asciugamani allargate su un tavolo. A compiere questa operazione è la madre del Muratorino sotto lo sguardo spento del marito e quelli preoccupati di Perboni e Margherita.. La donna prende il fagotto e si avvicina al letto del figlio dove troviamo seduta una vecchia (70 anni) tutta vestita di nero. La madre del Muratorino consegna il mattone alla signora. La mano ossuta e rugosa della vecchia scopre il petto del Muratorino. Poi la donna gli appoggia il mattone sul petto, si fa il segno della croce e 197 inizia sottovoce una strana e arcaica litania in stretto dialetto siciliano. VECCHIA Signuruzzu beddu, tu chi si ranni e potenti, San Michele Arcangelo, San Lazzaro, San Protaso e Gervaso livati u’ mali da stu picciriddu, da st’angelu binidittu... scacciati lu demoniu da li so carni... liberatelu da la bestia immonda... sette nuvene... sette preghiere, jonnu e notti, pi la gloria di Dio... La donna accompagna la sua litania con degli incomprensibili gesti che fa con la mano sul corpo e sulla testa del Muratorino... Uno dei figli più piccoli del Muratorino si avvicina alla madre. FRATELLO DEL MURATORINO Ma che dice quella signora? La madre non gli risponde e gli appoggia una mano sulle labbra. Il Muratorino intanto smania, tutto sudato. Di colpo Perboni si avvia verso l’uscita. MARGHERITA Dove va? PERBONI A cercare un medico... Non possiamo lasciarlo in mano alle fattucchiere... 255. EXT. - STRADA CASA MURATORINO - SERA Una carrozza si ferma davanti al portone del palazzo dove abita il Muratorino. Dalla carrozza scendono Perboni e il primario dell’ospedale che curò Emma. (già visto nel primo episodio) 198 PERBONI Venga professore è di qua... I due scompaiono all’interno del portone. 256. INT. - CASA MURATORINO - SERA Il Muratorino giace a letto ormai moribondo. Accanto a lui il padre la madre ed i fratelli lo guardano inebetiti, senza più lacrime. Bussano alla porta. La madre del Muratorino fa cenno col capo al marito di andare ad aprire. L’uomo si alza e apre la porta. Vede Perboni e il primario. Senza dire nulla si fa da parte per lasciarli passare. Perboni con un gesto della mano conduce il primario dal Muratorino. Il luminare posa la borsa sul comodino e per prima cosa sente il polso del ragazzino. Guarda la madre del Muratorino. PROFESSORE Signora, porti via i bambini.. La madre del Muratorino si alza e si allontana con i figli più piccoli. Mentre il medico tira fuori lo stetoscopio per visitare il Muratorino, il padre del bambino si avvicina a Perboni. Non parla ma con lo sguardo gli trasmette tutta la sua disperazione. Poi, distrutto si accascia sulla sedia lasciata libera dalla moglie. Perboni gli va vicino e gli appoggia una mano sulla spalla. PERBONI Non si preoccupi... andrà tutto bene... Il padre del Muratorino, per cercare conforto, appoggia la sua manona su quella di Perboni. 257. EXT. - STRADA - POMERIGGIO 199 Perboni e un gruppetto di ragazzi (Garrone, Derossi, Enrico Bottini, Coretti, Precossi e Nelli) sono sulla via che conduce alla casa del Muratorino. Il piccolo corteo procede in silenzio. I volti dei ragazzi sono visibilmente tristi. Ognuno di loro ha in mano un regalino per il Muratorino. Chi della frutta, chi un dolce, chi un quaderno nuovo... Mentre stanno per raggiungere il portone Enrico si avvicina a Perboni. ENRICO BOTTINI Guardi chi c’è signor maestro. Perboni guarda nel punto indicato e vede Franti che evidentemente li segue da tempo. Franti rimane fermo. Perboni gli fa cenno di raggiungerli. Franti attraversa la strada e li raggiunge. Il ragazzino guarda il maestro e gli chiede scusa con gli occhi per ciò che è successo in classe in mattinata. Perboni sorride e gli dice: PERBONI Il Muratorino sarà contento di vederti... (poi, rivolto a tutti) Mi raccomando... ricordatevi che il vostro compagno sta molto male... Si gira e entra nel portone seguito dai ragazzi. 258. INT. - CASA MURATORINO - POMERIGGIO Perboni e i ragazzi si avvicinano silenziosamente al letto del Muratorino. Dietro di loro scorgiamo il padre e la madre del bambino. Nel vedere il loro compagno che sta lottando contro la morte molti dei ragazzi hanno le lacrime agli occhi. Anche Franti è commosso ma tenta in tutti i modi di non darlo a vedere. Garrone e Precossi si avvicinano al comodino e vi depositano la frutta. 200 Il maestro si stacca dai suoi alunni e si avvicina al padre del bambino. PERBONI Come sta oggi? PADRE MURATORINO Come ieri, gli parlo, gli parlo ma non mi risponde... il mio bambino, il mio muso di lepre... Perboni lo abbraccia. PERBONI Coraggio signor Rabucco. Perboni lascia l’uomo e si avvicina al capezzale del Muratorino. Si siede accanto a lui. Con dolcezza gli accarezza la testa e gli parla all’orecchio. PERBONI Antonio, Antonio, sono io, il tuo maestro... con me ci sono i tuoi compagni... Ma il Muratorino non dà segni di vita. Con un cenno del capo Perboni invita Garrone ad avvicinarsi all’amico. PERBONI Vieni, provaci tu... Garrone si siede sul bordo del letto e gli prende la mano. GARRONE Antonio, sono Garrone, mi senti? Poi dalla tasca della giacca estrae una pasta al cioccolato e la mette sul comodino. 201 ...Guarda cosa ti ho portato? Una pasta della nostra pasticceria, ricordi? All’improvviso come per miracolo il Muratorino apre gli occhi e accenna a un sorriso. Garr...o...ne. MURATORINO GARRONE Mi ha riconosciuto. (A PERBONI) Perboni annuisce. PERBONI Dai, parlagli ancora... Garrone sta per farlo ma viene interrotto dal Muratorino. MURATORINO Quante te ne sei mangiate di paste? GARRONE Solo due, ma quando guarirai per festeggiare ci mangeremo tutta la pasticceria va bene? Il Muratorino sorride. La madre del bambino scoppia a piangere. Il marito le si avvicina e l’abbraccia. Perboni fa segno ai ragazzi che è ora di andare. PERBONI Dai, ora salutatelo e andiamo... lasciamolo riposare... I ragazzi si avvicinano al letto. Gli depositano accanto i loro teneri regalini. 202 VOCI RAGAZZI ACCAVALLATE ...Ciao Antonio,... ...Torna presto.... ...Noi ti aspettiamo... ...Guarisci... I ragazzi si apprestano ad uscire dalla stanza. All’improvviso Franti torna indietro. FRANTI (MOSTRANDOGLI IL PUGNO) Ehi Muratorino, guarda che se non guarisci dovrai fare i conti con me... Il Muratorino sorride debolmente. GARRONE Signor maestro voi andate io resto ancora un poco con lui. Perboni gli sorride e gli dà una affettuosa pacca sulla spalla. PERBONI Va bene, ma mi raccomando non farlo stancare... 259. INT. - SCUOLA - CLASSE PERBONI - GIORNO Nella classe di Perboni, in assenza del maestro, fra i ragazzi c’è agitazione. Infatti sono riuniti a gruppetti e discutono fitto fra di loro... ENRICO BOTTINI Chissà a chi le daranno questo mese... NOBIS Uno è Derossi questo è sicuro... FRANTI A me non me la daranno mai... (A GAROFFI RIDENDO) 203 VOTINI L’unico a cui non la daranno di certo è il Muratorino con tutte le assenze che ha fatto... Improvvisamente si apre la porta e in classe rientra Perboni. Tutti i ragazzi tornano velocemente ai loro posti. Perboni va dietro la sua cattedra. In classe c’è ancora brusio. PERBONI Su fate silenzio e ascoltatemi... Il consiglio dei maestri si è riunito in presenza del direttore ed ha deciso che per questo mese le medaglie vanno a Derossi.... Al nome di DeRossi c’è un brusio generale poiché era scontato. Perboni prosegue: .... E a Precossi. Al nome di Precossi tutti gli alunni si guardano in faccia con un espressione di stupore. Garrone si avvicina a Precossi e gli dà un’affettuosa pacca sulla spalla. GARRONE Bravo, te la sei proprio meritata. Il piccolo Precossi che non ha ancora realizzato di aver vinto la medaglia, lo guarda basito come per dire “Io?”. Garrone prosegue... ...Hai capito bene? Proprio tu... hai vinto la medaglia. A questo punto Precossi scatta in piedi esplodendo in un grido liberatorio e alza le braccia al cielo in segno di vittoria. Poi si siede, stravolto dall’emozione. E’ talmente felice che ha le lacrime agli occhi. 204 Perboni lo guarda e sorride condividendo la sua felicità. Enrico Bottini, Nelli, Coretti, Derossi e altri si avvicinano al suo banco e si complimentano con lui dandogli delle pacche sulle spalle. Anche Franti va a complimentarsi, ma a modo suo... FRANTI Mi raccomando Precossi, nascondi la medaglia che se la vede tua padre se la va a vendere subito... Garrone si gira di scatto e lo guardo storto... Franti prosegue allargando le braccia... Calmati... stavo scherzando... E va via bofonchiando... ... In questa classe nessuno capisce mai quando uno scherza... son troppo buoni, poveretti... 260. EXT. - SCUOLA - PIAZZALE - GIORNO Siamo all’uscita della scuola e il piazzale, come ogni giorno, pullula di varia umanità. Garrone, Enrico Bottini e Precossi sono davanti al venditore di caldarroste. Enrico, l’unico dei tre che ha qualche soldo, mette la mano in tasca ed estrae una moneta allungandola all’uomo. Il caldarrostaio riempie un cartoccio di castagne e lo dà al nostro amico. I tre ragazzini si allontanano e, con le mani, cominciano ad attingere all’interno del cartoccio. Mentre mangiano vedono Perboni e Margherita attraversare il piazzale e andare via insieme. 205 ENRICO BOTTINI Secondo voi, prima o poi si fidanzeranno? (A GARRONE) GARRONE La maestra mica è come Olga che non sa chi scegliere fra te o Franti... quella secondo me ha già scelto… Mentre i due parlano Precossi continua imperterrito a pescare nel cartoccio di caldarroste. ENRICO BOTTINI Tu ti sei mai innamorato? GARRONE No e non ho nessuna intenzione di farlo... ENRICO BOTTINI Ma non c’è nessuna che ti piace? GARRONE Si... la signorina Margherita... PRECOSSI Mi dispiace ma è già impegnata... ENRICO BOTTINI Con chi col maestro Perboni? PRECOSSI No... con me... (RIDENDO) A questa affermazione anche Enrico e Garrone ridono di gusto. Si mettono le mani sulle spalle e raggiungono gli altri. 261. EXT. - STRADA - INGRESSO OSTERIA - GIORNO 206 Perboni e Margherita giungono davanti all’osteria frequentata dal padre di Precossi. PERBONI Mi aspetti qui. Faccio in un attimo. MARGHERITA Mi raccomando, veda di non farsi picchiare di nuovo... Perboni le sorride. (PREOCCUPATA) PERBONI Che fa, si preoccupa per me? MARGHERITA Vada e si ricordi quello che le ho detto... Perboni guadagna l’ingresso dell’osteria. 262. INT. - OSTERIA - GIORNO Il padrone dell’osteria è dietro il bancone intento a pulire i bicchieri. Vede entrare Perboni, esce dal bancone e gli va incontro. Dove va? OSTE PASSO) (SBARRANDOGLI IL PERBONI Dal signor Precossi... OSTE Non glielo consiglio...oggi è veramente fuori di testa... PERBONI Non si preoccupi... (SCANSANDOLO) 207 OSTE Contento lei... ma l’avverto se mi crea problemi stavolta gliele suono pure io... Perboni si avvicina al tavolo dove, come al solito, da solo, siede il padre di Precossi. L’uomo, nonostante i fumi dell’alcol, non appena lo vede lo riconosce. PRECOSSI PADRE Stavolta cos’è venuto a fare? Perboni non risponde. Il padre di Precossi continua scuotendo la testa... Certo che lei ne ha di coraggio... (gli offre una sedia) ...dai, si sieda. Perboni si siede. Il signor Precossi gli versa un bicchiere di vino. Il maestro stavolta lo beve. PRECOSSI PADRE Allora, cosa mi deve dire? PERBONI Voglio parlarle di un bambino dal viso sempre triste ma dal cuore grande come pochi... questo bambino ha dimostrato a tutti che con la volontà ed il sacrificio si possono ottenere dei grandi risultati… Studiando di nascosto dal padre stamattina ha vinto la medaglia come miglior alunno della sua classe... Se ancora non l’avesse capito sto parlando di suo figlio... Ecco, 208 questo à tutto…Ora se mi vuole picchiare la prego solo di non andarci pesante... la volta scorsa il labbro mi ha fatto male per una settimana... Precossi padre rimane in silenzio, si passa le mani sul viso e sui capelli. Ha gli occhi lucidi.... PRECOSSI PADRE E secondo lei cosa dovrei fare? PERBONI Per prima cosa riapra l’officina e torni a lavorare, così ridarà la speranza alla sua famiglia. Perboni si alza e sta per andare via. Ma si gira di scatto e si rivolge nuovamente all’uomo. PERBONI Per prima cosa riapra l'officina e torni a lavorare… 263. EXT. - STRADA - INGRESSO OSTERIA - GIORNO Perboni esce dall’osteria e raggiunge Margherita che ha in mano un bastone trovato chissà dove. PERBONI E quello dove l’ha preso? Margherita non risponde. Perboni prosegue... ... Può gettarlo, non serve più... Margherita getta il bastone per terra si avvicina a Perboni e gli controlla il viso. MARGHERITA Non l’ha picchiata stavolta? 209 PERBONI Voleva che lo facesse? Margherita sorride alla battuta di Perboni, poi... MARGHERITA Com’è andata? PERBONI E’ ancora presto per dire che abbiamo vinto... Poi la prende delicatamente per un braccio: PERBONI Venga? MARGHERITA Dove mi vuole portare? PERBONI A prendere una cioccolata calda, dove credeva che la portassi? MARGHERITA Non lo so, con lei c’è da aspettarsi di tutto... (PROVOCANDOLO) PERBONI La prossima volta allora oserò di più... MARGHERITA Non ci provi o riprendo il bastone... 264. INT. - SCUOLA - PALESTRA - POMERIGGIO E’ il giorno della consegna delle medaglie agli alunni più meritevoli. Nella palestra oltre alle classi allineate ci sono molti genitori venuti ad assistere alla cerimonia. 210 La mano del Direttore appunta sul petto di un bambino (6 anni) della classe di Margherita una medaglia. DIRETTORE Sei stato bravo, complimenti. Il bambino è impacciato e non sa che fare... il direttore continua... ... Vai, torna dai tuoi compagni. Il bambino va via e raggiunge la sua classe. Margherita gli si avvicina e gli dà un bacio sulla guancia. Perboni, intanto, è smanioso, distratto. Infatti continua a guardarsi attorno come se aspettasse qualcuno. Margherita che è accanto a lui se ne accorge e gli fa un gesto della testa come a dire: ”Che c’è?”. Perboni la rassicura con un lieve gesto della mano. La premiazione intanto va avanti. DIRETTORE (CON VOCE SOLENNE) DeRossi! Perboni guarda Derossi e gli fa il gesto di andare. Il ragazzo si stacca dai suoi compagni e raggiunge il direttore. DIRETTORE Ci rivediamo giovanotto... DEROSSI Si, signor direttore... DIRETTORE Da quando sono qui, questa è la quinta medaglia che ti consegno...lasciane qualcuna anche ai tuoi compagni, intesi? Derossi annuisce. Il direttore gli si avvicina e gli appunta la medaglia nel petto. Il capoclasse ringrazia con un impercettibile inchino e raggiunge la sua classe. 211 DIRETTORE Precossi! Precossi però non si muove. E’ come bloccato dall’emozione. DIRETTORE Dov’è Precossi? Con la mano Perboni gli fa cenno di aspettare. PERBONI (SI AVVICINA A PRECOSSI) Vai, tocca a te... PRECOSSI Mi vergogno... PERBONI E di che? Di essere stato più bravo degli altri... fai presto sennò il direttore si arrabbia... Precossi si stacca dal suo posto e si avvia verso il direttore. In quel momento, nella palestra, entra anche il padre del ragazzo L’uomo, sbarbato, indossa il vestito della festa. Perboni lo vede e sorride. Lui lo saluta con un gesto del capo. Margherita che ha visto tutto è commossa. Guarda con grande dolcezza Perboni come a dire: “Ce l’hai fatta!”. Il direttore prende dalla scatola la medaglia e si gira verso Precossi che è ritto davanti a lui come un soldatino che sta per essere decorato al valore. Il direttore lo guarda burbero, poi però in un attimo la sua espressione muta in un sorriso. Si avvicina a Precossi e gli fa una carezza sulla testa. DIRETTORE Bravo il mio Precossi, sono proprio fiero di avere un alunno come te nella mia scuola... 212 Precossi non risponde ma è visibilmente emozionato. Il direttore gli appunta la medaglia. Il ragazzo torna al suo posto dove, con sorpresa, trova il padre. L’uomo ha due lacrimoni che gli scendono dal duro viso. Allarga le braccia. Precossi si lancia verso il padre. Il loro abbraccio è tenero ed infinito. TAGLIO INTERNO: Gli alunni di tutte le classi, specie quelli più poveri, attingono a piene mani alle leccornie del buffet preparato per festeggiare la premiazione. Perboni intanto discute con il sig. DeRossi, con l’ingegner Bottini e l’avvocato Nobis. Ai tre si avvicina il signor Precossi in compagnia del figlio. Perboni lo vede... PERBONI DUE) (RIVOLTO AGLI ALTRI Scusatemi... Si avvicina ai Precossi. PRECOSSI PADRE Volevo ringraziarla... per tutto... PERBONI Non mi deve ringraziare di nulla, Ha fatto tutto lui... PRECOSSI PADRE (GUARDANDO A TERRA) Lo sa, ho riaperto l’officina... PERBONI Questa si che è una bella notizia... la passerò a trovare... (SODDISFATTO) PRECOSSI PADRE L’aspetto... (guarda il figlio) 213 Andiamo a casa? Il piccolo Precossi annuisce felice. I due, mano nella mano, sorridono a Perboni e si avviano verso l’uscita della palestra ma, fatti pochi passi, il signor Precossi si blocca e si gira di scatto rivolgersi ancora al maestro. PRECOSSI PADRE Mi scusi per quel pugno che le ho dato quella volta. Se vuole può restituirmelo, anche subito… PERBONI Se non manterrà la sua promessa, glielo darò, stia certo. Il signor Precossi annuisce e poi va via con suo figlio sotto lo sguardo di Perboni che si gira dall’altro lato per nascondere la commozione. Margherita, che da lontano ha assistito a tutta la cena, si avvicina a Perboni. La ragazza ha in mano due bicchierini pieni di liquore dolce. MARGHERITA Stavolta ha vinto! Dobbiamo brindare... PERBONI Pare proprio di si... e non mi sembra vero...(guarda il liquore) Cos’è? MARGHERITA Rosolio, è roba delle mie parti, su lo assaggi... I due portano i rispettivi bicchierini alle labbra e bevono. Ad un tratto nella sala si ode un lungo brusio. Perboni e Margherita si girano verso l’entrata della palestra. 214 PERBONI Non è possibile... Infatti sulla soglia della palestra sono apparsi il Muratorino e suo padre. Il ragazzino è ancora pallido e debole ma è guarito. Seguito da Margherita, Perboni raggiunge il suo alunno. Lo abbraccia. E’ un abbraccio tenero, dolce, emozionante. Poi mentre saluta il signor Rabucco è la volta di Margherita ad abbracciare teneramente il Muratorino. I compagni di classe del piccolo si radunano velocemente attorno al loro compagno per festeggiarlo. Garrone lo trascina davanti al buffet dei dolci: GARRONE Su, prendi quello che vuoi... E’ tutto gratis. Perboni e Margherita guardano la scena soddisfatti. Perboni si avvicina all’orecchio della ragazza: PERBONI Ora che è tutto a posto che ne direbbe se ce la filassimo. MARGHERITA Ne ha spesso di queste idee? PERBONI E’ un “si?” MARGHERITA Se fosse stato un no le avrei detto “no!” 265. EXT. - STRADA - PORTONE - SERA Giulio e Margherita camminano per strada. I due sono sereni. PERBONI Oggi è stata proprio una giornata piena di sorprese... me la ricorderò per un pezzo... 215 MARGHERITA Guardi che le sorprese non sono ancora finite. PERBONI Che intende dire? Margherita si blocca di scatto e lo guarda. MARGHERITA Venga con me e lo saprà... 266 INT. - APPARTAMENTO - AMBIENTI VARI - SERA La porta di un appartamento vuoto, vista dall’interno, si apre e nella casa entrano Perboni e Margherita. MARGHERITA Ha un fiammifero? Ci dovrebbe essere un lume da qualche parte... Perboni accende il fiammifero. Un tenue fascio di luce illumina una stanza vuota. MARGHERITA Eccolo, è sul camino. (INDIVIDUA IL LUME) I due si avvicinano al camino e Perboni accende il lume a petrolio. Ora la stanza è illuminata. Perboni si guarda attorno. MARGHERITA Beh, che ne dice, le piace?... Perboni non risponde MARGHERITA L'ho preso per una mia zia, quella che mi ha aiutato a studiare. Verrà a vivere 216 sopra…(con una mano indica una scala che collega al piano superiore) Io le farò compagnia, in compenso potrò lasciare il convitto e vivere qui… PERBONI E quando verrà sua zia? MARGHERITA Tra qualche mese…a primavera… PERBONI Ed intanto lei abiterà qui da sola? MARGHERITA Si…perché? Va alla finestra, guarda fuori, poi si gira verso Margherita... PERBONI ...Ma non le sembra di correre troppo? Margherita, che non s’aspettava di certo questa affermazione, si irrigidisce. MARGHERITA Che intende dire, si spieghi? PERBONI Pensavo a quello che potrebbe immaginare la gente... dovrebbe saperlo che questa è una città piena di pregiudizi... e una ragazza che vive da sola forse fanno un po’ fatica a capirla... Perboni è in evidente difficoltà e non prosegue oltre. 217 MARGHERITA A me quello che pensa lei o la gente non m’importa proprio niente... in fin dei conti ci sono abituata, non è la prima volta che do scandalo nella mia vita... in fondo la Sicilia e questa città non sono mica tanto lontane... (DURA) e si avvia verso l’uscita. Si ferma e si rivolge ancora a Perboni che è rimasto paralizzato al centro della stanza... ... Quando esce spenga il lume, non vorrei che andasse tutto a fuoco ancor prima di entrarci... 267. EXT. - INGRESSO CONVITTO - SERA Perboni e Margherita giungono davanti all’ingresso del convitto. I due sono tristi e silenziosi. Margherita tira la cordicella del campanello del convitto. PERBONI (MORTIFICATO) Mi perdoni Margherita... so di averla ferita ma quando ho visto la casa sono stato invaso dalla paura, così, senza un valido motivo... ha ragione lei, spesso faccio grandi discorsi, ma poi mi comporto come una persona meschina, preoccupata solo a non creare scandalo... purtroppo mi porto ancora dietro il trauma di ciò che è successo a Novara... Lì ero io la pietra dello scandalo e le assicuro che non è stato facile... (fa una piccola pausa, riprende fiato e prosegue.) Io non voglio perderla... la nostra amicizia è troppo 218 importante e io non voglio rovinarla per nessun motivo. MARGHERITA Nessuno rovinerà niente ma, la prossima volta, prima di parlare si fermi un attimo e rifletta su quello che sta per dire... PERBONI Lo farò, glielo prometto... Sta per andare via ma si blocca, si gira e si rivolge nuovamente a Margherita ... Comunque non volevo giudicarla, la rispetto troppo per farlo... buonanotte... Perboni va via sotto lo sguardo triste di Margherita. Mentre la ragazza continua a guardarlo una mano si appoggia sulla sua spalla. Margherita si gira. E’ suor Maria, la madre superiore del convento. La suora guarda Perboni e rivolta alla ragazza le chiede: SUOR MARIA Ti sei proprio innamorata vero? MARGHERITA Purtroppo si, madre! (GLI OCCHI LUCIDI) Le due donne entrano dentro il convitto. Sul portone che si chiude alle loro spalle c’è lo stop fotogramma. 301. INT. CARCERE - GIORNO Un uomo (40 anni circa) percorre un corridoio lungo e spoglio. Al suo passaggio le inferriate vengono aperte e poi richiuse. Siamo in un carcere. L’uomo è scortato da una guardia in divisa. Un ultimo cancello viene aperto al passaggio dell’uomo. La guardia si ferma qui. Una seconda prende in custodia l’uomo. 219 SECONDA GUARDIA Contento di uscire? L’uomo non risponde. Il cancello viene chiuso alle sue spalle. La prima guardia infila la chiave nella serratura, per chiudere. PRIMA GUARDIA Forse era più contento dentro. 302. INT. CASA NELLI - GIORNO Nelli si è appena svegliato. In canottiera e tremante, si sta sciacquando con l’acqua gelida del catino. Guarda stupito sua madre. Poco più in là la donna, in sottoveste, si sta spazzolando i capelli: due, tre volte, spiando l’effetto in un frammento di specchio, insolitamente attenta al proprio aspetto. Improvvisamente si accorge che il figlio la sta guardando. MADRE NELLI Prendi il vestito buono dall’armadio. Mettiti quello, oggi. NELLI Quello della festa? Perché? La madre di Nelli lo guarda finalmente negli occhi, intensa. MADRE NELLI Perché per noi é festa! Tuo padre torna oggi… NELLI (INCREDULO) Oggi? MADRE NELLI Si…E dobbiamo essere belli e puliti. (FELICE) Nelli corre ad abbracciare la madre, fuori di sé dalla gioia. 220 NELLI Torna papà!? Davvero? La madre gli sorride, annuendo. Anche lei lo stringe forte e la maschera di severità che aveva mantenuto finora si scioglie, rivelando una donna ancora giovane, che non riesce a trattenere la commozione, nascondendo il volto nelle fragili spalle del figlioletto. 303. EST/INT.ANDRONE SCUOLA - GIORNO La scuola è ancora chiusa, ma già alcuni ragazzi fanno capannello intorno. All’improvviso, il portone cigola e ondeggia sinistramente su sé stesso, ma non si apre… …é il bidello che, dall’interno, nella penombra densa dell’androne, spinge forsennatamente i legni ma lo sforzo, questa mattina, é totalmente vano. BIDELLO (BORBOTTANDO) Ecco…L’avevo detto io che prima o poi non si sarebbe più aperto dargli ma lui no: va bene così… boia faus! Allora apre la porticina intagliata nella grande anta ed esce all’esterno. L’apparizione del bidello crea un divertito scompiglio tra i ragazzi, che gli si avvicinano precipitosamente, tra risatine sommesse e ammiccamenti. FRANTI Non si apre? Come mai? (IRONICO) Il bidello lo ignora e, sempre borbottando, continua la sua perlustrazione attorno al pesante portone. Capiamo che è una giornata particolarmente rigida, perché scivola su una lastra di ghiaccio. Intirizzito, si rialza a fatica, borbottando tra sé. 221 BIDELLO Maledetta vecchiaia. Maledetti piedi che non tengono più… Maledetto portone… I ragazzi sghignazzano ma subito dopo si zittiscono: é apparso il direttore. 304. EST. STRADA E PIAZZALE SCUOLA - GIORNO Perboni cammina circospetto sulla strada ghiacciata. Quando arriva in vista della scuola vede un assembramento intorno al portone. Il bidello e il direttore, da parti opposte della barricata, tentano invano di aprire il portone, i cui cardini sono bloccati. DIRETTORE Su, spinga! E spinga! Un po' di forza, che diamine… BIDELLO Ho paura di romperli del tutto, signor direttore! Glielo avevo detto che erano da mettere a posto… Perboni fende la folla di ragazzi e si avvicina per aiutarli, PERBONI Che succede? BIDELLO Il gelo ha bloccato i cardini…. FRANTI Oggi non si entra. Si torna a casa. Giulio guarda Franti. 222 PERBONI Tu, zitto, mai? Dài una mano, su! Insieme, scuotono il portone… ma é uno sforzo vano. Ad un certo punto alle loro spalle una voce. OFF MARGHERITA Lei fuma, signor Direttore? Perboni si volta. E’ arrivata Margherita, che si rivolge al direttore. Questi è piacevolmente sorpreso dall’attenzione di lei, balbetta un interlocutorio: DIRETTORE Prego? MARGHERITA Mi chiedevo se non avesse a portata di mano un fiammifero, per caso. DIRETTORE Temo di no.. (CERCANDO NELLE TASCHE) Franti, come sempre, si intromette. FRANTI Ce l’ho io, signorina. (SPAVALDO) Perboni e il direttore lo guardano male. FRANTI Lo tengo per i casi di emergenza. MARGHERITA Grazie, Franti. Margherita usa il fiammifero per fare una piccola torcia con alcuni fogli di carta e poi va a scongelare i cardini. 223 MARGHERITA Là! (al bidello) Provate ora. Il bidello, il direttore e Perboni spingono e il portone, accompagnato da un pesante cigolio, finalmente si spalanca. Il bidello scruta i cardini incredulo e un po’ contrariato per non averci pensato lui. Perboni e il direttore guardano ammirati Margherita. Il direttore si riprende subito. Incita la scolaresca, che sciama dentro. DIRETTORE Forza, siete tutti in ritardo! Avanti, su! Perboni rimane fermo a guardare Margherita, che guida dentro i suoi bambini. Lei non si volta. 305. INT. SCUOLA. ATRIO E CORRIDOIO – GIORNO Giulio la raggiunge nel corridoio. Lei continua a camminare coi suoi allievi. Lui la affianca. PERBONI Qualcosa non va? Mi sembra strana, oggi.. MARGHERITA Strana? Che intende? PERBONI Silenziosa. MARGHERITA Sono solo un po’ stanca. (lo guarda negli occhi) Per via della nuova casa. PERBONI Capisco… Si guarda intorno titubante, incerto se proseguire il discorso o meno. 224 PERBONI Volevo scusarmi ancora per quello che è accaduto. Non intendevo... MARGHERITA E’ stato un malinteso. PERBONI Spero che questo non abbia incrinato la nostra amicizia... Il tono di Giulio è sinceramente accorato, ma il sorriso di Margherita non è dei più calorosi, né intimi. MARGHERITA Perché avrebbe dovuto? Ed entra in classe. Giulio rimane nel corridoio, smarrito. 306. EST. CARCERE - GIORNO L’uomo di scena 1 esce dal pesante portone del carcere. Si stringe intirizzito nella sua giacchetta di cotone, logora e decisamente fuori stagione. Stringe in mano un sacchetto di pezza coi suoi averi. Ne tira fuori un orologio da tasca. Con calma, fermo in mezzo alla strada, prende a dargli la carica... 307. INT. CLASSE PERBONI - GIORNO In classe hanno messo in mezzo Nelli. VOTINI Nelli è vestito a festa! NOBIS Che elegantone! GAROFFI Guarda, le calze bianche! Il gilè! NOBIS 225 STARDI Ma dove devi andare? Ad un funerale? NELLI Se proprio lo volete sapere, oggi ritorna mio padre. Dall’America! (SCOCCIATO) La notizia accende la curiosità dei bambini. Precossi ascolta con attenzione. DEROSSI E quando ci è andato, in America? Mica lo sapevamo… NELLI Otto anni fa. MURATORINO E tu te lo ricordi? NELLI Beh, no. Quando è partito ero piccolo. Però lui mi ha mandato una ritratto. DEROSSI Si vede l’America? NELLI Si vede solo lui. MURATORINO Perché ci è andato, in America? NELLI Per lavorare: era povero. FRANTI E adesso è più povero di prima. 226 Nelli scatta. NELLI No, non è vero…! Si scaglia contro il compagno. Sta per colpirlo quando sentiamo la voce di Perboni (che è entrato in classe). PERBONI Che succede qua? Tutti a posto! I ragazzi corrono subito ai loro banchi, con gran fracasso e confusione, mentre anche Giulio va a sedersi in cattedra. PRECOSSI Maestro, ma l’America dov’è? PERBONI E’… lontana, Precossi. PRECOSSI Di più o di meno di Palermo? PERBONI Molto di più. Giulio si accorge che i ragazzi stanno tutti ascoltando con attenzione. Poggia la cartella, indica la carta geografica appesa alla parete e poi va verso il ragazzo seduto al primo banco. PERBONI Per capire quant’è lontana diciamo che tu sei – apri le braccia – così, tu sei 1000 chilometri. Come la distanza tra qui e Palermo. Più o meno. Lo fa alzare e lo schiera davanti ai compagni, con le braccia allargate. Poi guarda il suo vicino di banco. 227 PERBONI Vieni qua, allarga le braccia… Con te arriviamo fino in Spagna. Poi c’è l’oceano. (chiamando) Forza, un altro, che arriviamo all’oceano. Ormai i ragazzi si divertono al gioco e fanno a gara per mettersi in fila davanti a Giulio. PERBONI Un altro, un altro ancora… Perboni continua a mettere ragazzi in fila, uno dopo l’altro, con le braccia spalancate, a indicare la distanza da qui all’America. I ragazzi sono muti, stupiti. PRECOSSI E quanto è grande questo oceano? PERBONI Diciamo… così, fino a Bottini. E soltanto dopo comincia l’America. Franti va a chiudere la fila. FRANTI Io sono l’America! I ragazzi sono strabiliati dalla distanza. CORETTI Ma come si torna da laggiù, maestro? ENRICO BOTTINI Ci vorranno tantissimi giorni… MURATORINO Macché, ci vogliono gli anni. 228 PERBONI Non esageriamo. IL CALABRESE Ma come ci si va? PERBONI Per andare in America ci vuole una nave, una di quelle navi gigantesche che si vedono nelle illustrazioni delle riviste… Le avete viste mai? Così dicendo, Perboni comincia a sfogliare libri alla ricerca di un’immagine. PRECOSSI Io ho visto una nave vera una volta. Al porto di Palermo. VOTINI Io l’ho vista al mare, in vacanza. CORETTI (TRISTE) Io mai. NOBIS A casa mia le navi le abbiamo nei quadri. Intanto, sfogliando il libro, Giulio ha trovato un’illustrazione. PERBONI Aprite il sussidiario. Pagina trentacinque… Tutti obbediscono. Uno alla volta, vediamo i libri aprirsi sull’immagine del transatlantico, mentre arriva il fischio della sirena di una nave… 229 PERBONI OFF Quello è un piroscafo… 308. EST./INT. PIROSCAFO. PONTE PRINCIPALE - GIORNO Una ragazzina di circa dieci anni, Giulietta, percorre il ponte principale di un piroscafo. Siamo nel settore della prima classe. La bambina indossa abiti lisi, che però raccontano ancora che in altri tempi la sua famiglia deve essere stata agiata - come la schiena dritta e il portamento altero, indici di un’educazione formale. Osserva ad occhi sgranati il lusso di quei viaggiatori privilegiati, i pasticcini abbandonati con noncuranza sulle loro tavole imbandite per il tè, le toilettes eleganti delle signore, il ciuffo curatissimo di un barboncino in braccio alla signora, il suono vario delle lingue straniere che si parlano a bordo (inglese, italoamericano, olandese). La bambina guarda tutti con espressione triste. E’ sola e pallida e ogni tanto lo sguardo le sfugge sulle onde schiumose che si infrangono contro la chiglia della nave, quasi per un’attrazione fatale... Una di quelle signore eleganti ha dimenticato un panino al latte sul tavolinetto. Un bambino di undici anni, Mario, dall'espressione di un animale selvatico, sbuca da dietro una paratia e in un lampo lo afferra e lo divora con appetito. Lo sguardo di Giulietta si accende di curiosità. Il bambino è vestito malamente e chiaramente sottopeso. Giulietta vede che se ne sta rintanato in un angolo del ponte, seminascosto alla vista dei passeggeri e soprattutto dell'equipaggio, ed ha appesa al collo una piccola borsa da lustrascarpe. In quel momento sopraggiunge un gruppo di uomini d’affari stranieri, impegnati in un’aspra discussione in una lingua straniera. MARIO FURTIVO) Lustrate le scarpe, signori! In un minuto! Clean your shoes in a minute! Please, sir... (SOTTOVOCE, Passandogli davanti, uno dei tre gentiluomini lo scambia per un mendicante e lascia cadere alcune monete ai suoi piedi. 230 MARIO Grazie, signore. Molto gentile. Thank you. Ma l’elemosina no… In cambio dei soldi Mario pretende di lustrargli le scarpe. L’uomo cerca di sottrarsi. MARIO Solo un minuto, aspetti… Mario sta già lucidando le scarpe. MARIO Ecco qua, mister: le scarpe più lucide da Boston a Genova, le più pulite di tutto il piroscafo... Lo straniero lo lascia fare. Anche gli altri sorridono, benevoli. Ma, appoggiato al parapetto in dolce compagnia, un ufficiale (30 anni circa) dell’equipaggio della nave ha visto la scena da lontano. Il suo sguardo si è fatto corrucciato, sdegnato quasi. Si congeda con un inchino veloce dalla dama e va deciso verso Mario. Mario però lo vede e si affretta a raccattare tutto e scappare. UFFICIALE NAVE Ehi, tu! Aspetta! Dove credi di scappare? Vieni qua! L’ufficiale vorrebbe gettarsi all’inseguimento del ragazzo, ma gli stranieri lo trattengono. PRIMO STRANIERO Lascia andare lui. Non ha fatto male. SECONDO STRANIERO Sì, è tutto bene. All right. Let him go. Giulietta, che ha visto tutto, sta correndo dietro a Mario. Questi si ferma un istante per riprendere fiato e accertarsi che l’ufficiale non lo stia seguendo. Giulietta si nasconde. Mario riprende a scappare. 231 Prima, però, apre una sacca che tiene legata alla vita e vi ripone dentro i soldi, con cura. 309. EST./INT. PIROSCAFO. PONTE SECONDARIO/SCIALUPPA – GIORNO Giulietta è arrivata in un luogo della nave che non conosce. Ed ha perso di vista Mario. Lo cerca con lo sguardo. E’ allora che se lo trova davanti. La sta fissando. MARIO Perché mi segui, tu? Spaventata, la ragazzina cerca di scappare, ma Mario la blocca per le braccia. MARIO Allora, che vuoi? Poi si accorge che è spaventata. MARIO Stai tremando. Che hai? Sei malata? La bambina scuote la testa, ancora intimorita. In quel momento una voce li gela. E’ l’ufficiale, anche lui all’inseguimento di Mario. UFFICIALE NAVE Fermi là! Mario non perde tempo. Afferra Giulietta e scappa via. La borsa coi soldi cade a terra. Mario non se ne accorge. MARIO Vieni, dài! La trascina sul ponte, tra i passeggeri che li guardano senza capire. GIULIETTA Che succede? Dove mi porti? 232 MARIO Allora ce l’hai la voce. Ansimante, Mario controlla attentamente che nessuno li veda poi alza con un bastone il tendone di copertura di una scialuppa di salvataggio. Afferra una corda assicurata al bordo e la porge a Giulietta. MARIO Vai giù. Sei pazzo. GIULIETTA MARIO Forza. Senza pensarci troppo, Giulietta obbedisce. La corda porta dritti nella scialuppa. Giulietta si siede dentro, mentre Mario si cala per la stessa via e richiude il tendone. L’ufficiale passa correndo sul ponte nel momento in cui Mario sparisce. GIULIETTA Non ci ha visto. MARIO Tieni giù la testa, però. E parla piano altrimenti ci sentono… Giulietta si abbassa. Si guarda intorno. Nella scialuppa, tutto lascia intendere che qualcuno ci viva. GIULIETTA Sei un clandestino, vero? MARIO Mi chiamo Mario. (SUSSURRANDO) (ANNUENDO, FIERO) Le porge pomposamente la mano, che la ragazzina stringe. E tu? MARIO 233 Giulietta… GIULIETTA MARIO Giulietta. Bel nome. Sei italiana? GIULIETTA Si…Sto tornando a Napoli. MARIO E viaggi da sola? GIULIETTA Mia zia è morta. Mi dispiace. MARIO GIULIETTA Io la odiavo. MARIO E’ morta qui, sulla nave? GIULIETTA Nooo, che hai capito? Lui si siede più comodo. GIULIETTA Io vivevo con lei, a Boston, negli Stati Uniti. MARIO Ci sono stato, a Boston. GIULIETTA Hai l’aria di essere stato in tanti posti. 234 MARIO Ho cominciato a sei anni. I miei erano poveri e mi hanno venduto al capo di una compagnia di saltimbanchi… Giulietta è colpita. Il bambino, per impressionarla, mostra lividi e cicatrici sulle braccia e le gambe. MARIO Ero come uno schiavo. Il mio padrone mi picchiava sempre e mi obbligava a chiedere anche l’elemosina… GIULIETTA E come hai fatto? MARIO Sono scappato. Semplice… Mentre parla, Mario ha afferrato un pezzo di formaggio che teneva nascosto nella scialuppa. Vuoi? MARIO Giulietta rifiuta. Con un coltellino, Mario ne stacca un pezzo per sé. Poi ne taglia ugualmente uno anche per lei, che questa volta lo accetta. Mangiano in silenzio. Intorno a loro (il mare è lontano, ma è un effetto della prospettiva), il sole al tramonto luccica sulle onde dell’oceano. E’ strano. GIULIETTA MARIO Che cosa? 235 GIULIETTA Sei l’unica persona che conosco che è stata più sfortunata di me. MARIO Sei fortunata. La maggior parte di quelle che conosco io stanno molto peggio di me. 310. EST./INT. PIROSCAFO. SCIALUPPA – SERA Una notte stellata. Giulietta si è addormentata sul fondo della scialuppa. Mario la copre con un pezzo di telone. Poi resta a guardarla. Lei apre gli occhi, tormentata da un sogno molesto. Lui le sorride, rassicurante. MARIO E’ tutto a posto. Sei sulla nave con me. Giulietta si mette a sedere. GIULIETTA Dove stai andando? MARIO Non mi muovo. GIULIETTA Con la nave intendo… MARIO Non lo so. Tu dove scendi? GIULIETTA A Napoli, te l'ho detto… MARIO Allora anch’io scendo a Napoli. 236 GIULIETTA E che facciamo insieme a Napoli? MARIO Ci penso io… Cerca con cura la sacca che ha nei pantaloni, quella coi soldi. La cerca, ma non la trova. Si spoglia, guarda ovunque. Niente. GIULIETTA Che succede? Che cerchi? MARIO Ho perso i soldi. GIULIETTA Quali soldi? MARIO Tutto quello che avevo. Ho lavorato per guadagnarmeli! Non ho più niente! (DISPERATO) Fuori di sé, Mario si arrampica per risalire sulla nave. MARIO Devo averli persi quando sono scappato! Li devo ritrovare. 311. EST./INT. PIROSCAFO. PONTE SECONDARIO – SERA Mario è tornato sui suoi passi a cercare la borsa. La cerca avanti e indietro, invano. Poi nota qualcosa in un angolo. E’ la borsa: l’ha trovata, finalmente. Controlla il contenuto: tutto in ordine. Si avvia sulla strada del ritorno. Improvvisamente, una voce nota richiama la sua attenzione. GIULIETTA FC Lasciatevi lucidare le scarpe, signori! 237 Giulietta cammina sul ponte, col set di Mario per lucidare le scarpe appeso al collo. Mario la vede, a una certa distanza da lui. Lei si è fermata davanti al solito gruppo di uomini d’affari. Gli stranieri sono ora in smoking, elegantissimi. Fumano un sigaro, ascoltando la musica che viene dalla sala da ballo. GIULIETTA Una lucidatina alle scarpe, signore! Una lucidatina? I tre si guardano. Se la indicano con un certo disprezzo, misto a commiserazione. PRIMO STRANIERO Voi italiani siete tutti uguali! Siete dei buoni a nulla…Sapete solo chiedere elemosina! Toh…piglia…e sparisci! (CON DISPREZZO) E le lascia cadere qualche moneta in grembo, scuotendo la testa. Giulietta scappa via, umiliata ed offesa. Alle sue spalle gli uomini ridono e uno di loro insiste: SECONDO STRANIERO Ah…l'Italia! Non c'é niente che funzioni lì… ospedali, ferrovie, le strade, gli alberghi…sta andando tutto in malora… PRIMO STRANIERO Per non parlare dei ladri… Mario assiste impotente alla scena. Giulietta, rifugiatasi in un angolo, è scoppiata a piangere. In quel momento il fischio della nave ci riporta su… 312. INT. CLASSE PERBONI - GIORNO Come di consueto, Perboni ha interrotto il racconto per sentire i commenti dei ragazzi, che sono tutti raccolti intorno alla cattedra davanti al libro con la foto del piroscafo. 238 PERBONI Voi che avreste fatto al posto di Mario? FRANTI Io a quelli gli avrei spaccato qualcosa in testa. PRECOSSI Maestro, ma di dove era Mario? Perché? PERBONI PRECOSSI (FIERO) Perché secondo me era siciliano. VOTINI Infatti, ci fate fare sempre la figura degli accattoni. MURATORINO Lui non era un accattone. Lui puliva le scarpe, per guadagnarsi i soldi. Giulio guarda compiaciuto i suoi allievi. ENRICO BOTTINI Comunque il biglietto non lo aveva pagato. CORETTI Lo dici tu perché i soldi li hai. MURATORINO Ma alla fine, i soldi Mario li aveva ritrovati. Che ci ha fatto? Giulio sorride, mentre cominciamo a sentire un tintinnìo… 239 313. EST./INT. PIROSCAFO. PONTE PRINCIPALE - SERA …E’ Mario che sta rovesciando il contenuto della sua borsa nel palmo della mano aperta. Guarda le monete, le soppesa. Poi va dalla ragazzina e l’aiuta ad alzarsi, abbracciandola. Le asciuga le lacrime, il pugno sempre chiuso intorno alle monete. MARIO Vieni, andiamo. Poi, tenendola per mano, si avvìa verso gli stranieri. Quando vedono i due bambini che avanzano battaglieri questi si guardano e sorridono sarcastici, parlando tra loro in una lingua incomprensibile. Arrivato proprio di fronte a loro, Mario si ferma, fiero. MARIO L’avete trattata come una mendicante! Ma lei voleva solo guadagnare onestamente qualcosa. Noi italiani non siamo accattoni. E non abbiamo bisogno dei vostri soldi! Mario getta le monete addosso agli stranieri. Teneteveli! MARIO Poi guarda Giulietta. MARIO Andiamo. Gli stranieri restano esterrefatti a guardarli. Dalla sala da ballo arriva il coro dell’Aida. Si confonde col suono di un battito di mani, dapprima solitario, poi… 314. INT. CLASSE PERBONI– GIORNO Il volto dei ragazzi è commosso, qualcuno applaude, solo Franti appare contrariato. 240 FRANTI Ha fatto male. Mario ha sbagliato. Non glieli doveva ridare, i soldi… glieli doveva fare ingoiare. PERBONI Non è questo il senso del racconto… Forza, aprite i quaderni e scrivete: che cos’è per voi la dignità, l’amor proprio, l’onore. I ragazzi aprono i calamai per cominciare a scrivere. 315. EST. STRADA E NEGOZIO SCARPE - GIORNO Un paio di lucidissime scarpe da bambino troneggia nella vetrina di un negozio di calzature. L’uomo che abbiamo visto uscire di prigione le sta guardando, come ipnotizzato. Dall’altro lato della vetrina, il negoziante (55/60), un uomo dai grandi baffi rossicci, le guance rubizze e l’aria furba, osserva compiaciuto la sua espressione incantata. (MUTA) 316. INT. NEGOZIO SCARPE - GIORNO Il negoziante sta incartando le scarpe. NEGOZIANTE Un ottimo affare, complimenti. Suo figlio è fortunato. Di fronte a lui, dall’altra parte del bancone, l’uomo uscito di prigione sta frugando nelle tasche. Ne tira fuori qualche moneta e una banconota. UOMO Bastano? Il negoziante scuote la testa con aria desolata. L’altro cerca invano altri soldi, poi mette sul banco, insieme alle monete, anche il proprio orologio da taschino, probabilmente il suo unico bene. Il negoziante lo guarda un istante e poi si china ad esaminare l’orologio. 241 Va bene. NEGOZIANTE 317. EST. PIAZZALE SCUOLA - GIORNO All’uscita della scuola, la solita confusione. Fermo sulla soglia, Giulio sorveglia l’uscita dei ragazzi. NELLI A domani, signor maestro. Si accorge che Nelli si è improvvisamente paralizzato, lo sguardo fisso sull’altro lato della strada. Di là c’è sua madre, al braccio di un uomo grande e coperto solo da una giacchetta leggera (è l’uomo che abbiamo visto uscire di galera). Anche Giulio li ha visti. PERBONI Che aspetti Nelli? Vai! La voce del maestro scuote il bambino. Nelli si precipita dall’altro lato della strada, rischiando quasi di finire sotto la carrozza dei Votini. Si avvicina a sua madre, che sorride. Sembra cercare l’aiuto di lei, timido. Lei gli dice qualcosa, chinandosi su di lui. Nelli capisce, annuisce, poi abbraccia timidamente l’uomo che ha di fronte. Questi, travolto dalla commozione, solleva il figlio, stringendolo forte. Nelli ride, contento. Anche la madre li accarezza entrambi, felice. I compagni di Nelli, che stavano guardando, distolgono lo sguardo, per una sorta di pudore. Così anche Giulio, che scopre Margherita alle sue spalle (anche lei osservava la scena). PERBONI Salve. Non mi ero accorto che lei era qui. (le sorride) Giulio vorrebbe condividere la sua emozione con Margherita, ma lei è insolitamente fredda. Lui cerca di far finta di niente. PERBONI C’è un concerto, dopo pranzo. Le andrebbe di venire? 242 MARGHERITA Purtroppo non posso: ho tante cose da sbrigare.. Mi scusi. Margherita ha visto arrivare l’omnibus. Si gira la mantella sul collo. MARGHERITA Devo andare. A domani. PERBONI A domani, Margherita. Giulio mantiene un tono allegro mentre la saluta, ma appena lei volta le spalle il sorriso di lui si spegne, lasciando il posto alla delusione. Salendo sull’omnibus, Margherita non si volta a guardarlo, ma perde un guanto, che cade sulla neve. L’omnibus è già ripartito. Giulio va a raccogliere il guanto. Resta a guardarlo, perplesso. 318. INT./EST. OMNIBUS - GIORNO MARGHERITA FC Credevo di essere diversa e di saper controllare meglio i miei sentimenti. Invece sono come tutte le altre: mi sono innamorata. Aveva ragione lui: un uomo e una donna non possono essere amici. Margherita sta scrivendo sul suo diario, seduta sull’omnibus. Un bambino guarda incuriosito la lacrima che le rotola dal ciglio lungo la guancia. MARGHERITA FC Lui non mi ama. E io soffrirò se continuo a stargli vicino. Ma come posso negargli la mia amicizia, adesso che ha bisogno di me? 319. INT. CASA NELLI - GIORNO 243 La zuppa fuma al centro del tavolo. Un pranzo da giorno di festa dai Nelli, ma reso teso dall’entusiasmo del bambino, che fa mostra delle informazioni ricevute al mattino sull’America. Il padre è stranamente taciturno, poco desideroso di raccontare la sua esperienza. NELLI Lo sapevi che l’America è il continente più nuovo di tutto il mondo, papà? NELLI PADRE No, non lo sapevo. (IMPACCIATO) NELLI Il maestro ci ha detto che lì ci vivono anche gli indiani… MADRE NELLI Su, mangia. Non vuoi ancora un po' di zuppa? (PER DISTRARLO) NELLI ( AFFERRANDO IL MESTOLO) Vanno in giro mezzi nudi, vero? Non sono come noi. Hanno la pelle rossa, loro. Tu li hai mai visti, papà? Sono pericolosi? Il padre di Nelli guarda sua moglie, visibilmente a disagio. MADRE NELLI Non annoiare tuo padre con tutte queste chiacchiere! Mangia che diventa fredda…! (DOLCE) NELLI Volevo solo sapere se papà ne ha mai incontrato uno... Il padre scuote la testa in segno di diniego, senza guardare il figlio. 244 MADRE NELLI Smettila... Non lo vedi che è stanco? Lo sai che ha fatto un viaggio lungo. NELLI Io lo so quanto è lungo. Il maestro stamattina ci ha fatto mettere uno vicino all’altro.. NELLI PADRE OCCHI) Hai visto il regalo che ti ho portato? (ALZANDO GLI Nelli si illumina. Un regalo? NELLI MADRE NELLI Certo. Aprilo, è là! Nelli va a scartare le scarpe. Lo sguardo gli risplende di felicità e stupore. NELLI Un paio di scarpe! Sono bellissime! MADRE NELLI Fa’ vedere. NELLI Grazie, grazie. Non sono bellissime? Me le posso mettere, mamma? MADRE NELLI Mi sembrano piccole.. 245 NELLI PADRE RAMMARICO) Ho provato a immaginarmi mille volte come poteva essere diventato, ma non pensavo che era già così grande. (CON NELLI Non sono piccole queste scarpe, mamma. Veramente. Provale. (TENERO) MADRE NELLI Nelli le prova. Sono chiaramente piccole, ma lui finge di no. NELLI Sono perfette! NELLI PADRE Non ti stanno strette? NELLI No. MADRE NELLI Sei sicuro che non ti fanno male? NELLI Ho detto di no. (CAPARBIO) Così dicendo, Nelli si alza e cammina per la stanza, sopportando stoicamente il dolore delle scarpe troppo strette, senza mostrare altro che felicità. Una felicità vera. 320. INT. CASA BOTTINI. CAMERA ENRICO - GIORNO Enrico ha in mano un nastro per capelli di sua sorella. Ora lo sta lisciando per bene, sulla scrivania. Sul piano c’è anche una scatolina di legno, aperta. Enrico si toglie la catenina d’oro dal collo. Quindi la guarda un istante. Poi, senza più esitare, la ripone nell’astuccio, lo chiude, ci mette il nastro intorno. 246 Faticosamente, con impegno, fa il fiocco. Il pacchetto regalo è pronto. 321. INT. CASA BOTTINI. SALOTTO - GIORNO L’atmosfera quieta del salotto Bottini al pomeriggio. La madre ricama seduta in poltrona, Silvia si esercita al piano. Enrico si affaccia nel salone, con la scatoletta nella tasca. ENRICO BOTTINI Posso uscire, mamma? MADRE BOTTINI Per andare dove? ENRICO BOTTINI Non te lo posso dire. MADRE BOTTINI E allora non esci. ENRICO BOTTINI Per favore, mamma. E’ importante! MADRE BOTTINI Te l’ho già detto, Enrico: è no. Fuori fa freddo! E non discutere! Enrico scappa via di corsa, fuori di sé. La signora Bottini guarda interrogativa sua figlia. MADRE BOTTINI Si può sapere che sta succedendo? SILVIA E’ un pomeriggio speciale. Mi ha chiesto uno dei miei nastri per un regalo. 247 MADRE BOTTINI Per chi? SILVIA Penso per Olga…Olga Votini. MADRE BOTTINI Ah! Che pensi a studiare, invece. 322. INT. CASA BOTTINI. CAMERA ENRICO - GIORNO Enrico torna in camera e si getta sul letto, furioso. Poi alza lo sguardo velato di lacrime sulla finestra. Sembra avere un’idea. Va alla finestra, la apre, comincia a scavalcarla... 323. INT./EST. SALA DANZA/TERRAZZO - POMERIGGIO Siamo in una sala ampia con pesanti tendaggi di velluto rosso e grandi lampadari colmi di candele (somiglia a un teatro). Olga è in un gruppo di ragazzine in calzamaglia da danza che fa esercizio. Una musicista (50 anni, segaligna, aria da zitella) le accompagna al piano. Un anziano maestro, seduto su una sedia, con un bastone in mano, le scruta attento. Allargando l’inquadratura, scopriamo che la scena è vista da Franti. Questi è su un terrazzo, all’ultimo piano di un palazzo, e sta spiando da un lucernaio, incantato da quello che vede. Cominciano a scendere i primi fiocchi di neve, ma Franti non se ne avvede. E’ troppo preso. 324. INT. SALA DANZA – POMERIGGIO La lezione di danza sta terminando. La pianista si è fermata. Il maestro di danza batte le mani per dire che la lezione è finita. MAESTRO Per oggi basta così, ragazze. Andate a cambiarvi. Au revoir. Le ragazze salutano con un inchino e si avvìano, stanche e accaldate, verso gli spogliatoi per cambiarsi. 248 325. EST. TERRAZZO - POMERIGGIO Sul terrazzo, Franti si muove dalla sua postazione. I primi fiocchi di neve ghiacciata gli hanno imbiancato il cappotto. 326. INT. ATRIO SALA DANZA - POMERIGGIO Enrico è apparso nell’atrio, col suo pacchetto ben in vista. Aspetta Olga. La bambina esce in questo momento dalla sala interna, chiacchierando con le sue amiche. Si sono rivestite, ma hanno un asciugamano sul collo, per detergersi il sudore rimasto. OLGA Tu l’hai studiata la poesia? AMICA Sì, ma devo fare il compito di matematica. OLGA E quando lo fai? AMICA Dopo cena. Se no mio padre non mi fa andare a dormire. Enrico sta per avvicinarsi, quando sulla soglia vede apparire Franti, leggermente imbiancato dalla neve, fradicio, le gote arrossate dal freddo e gli occhi lucidi d’eccitazione. Olga, che non si è accorta di Enrico, nota invece subito Franti. Vedendolo bagnato, Olga gli va subito incontro, abbandonando l’amica. OLGA Franti! Che hai fatto? Da dove vieni? FRANTI (SORRIDENTE) Volevo vederti ballare… Olga, toccata, sorride; poi gli asciuga i capelli col suo asciugamano, premurosa. 249 FRANTI Sta nevicando…fuori… Olga abbassa lo sguardo sulla manica del cappotto di Franti dove luccicano alcune gocce di neve che si sta sciogliendo. OLGA Vedo…Sono contenta che tu sia venuto…davvero! quindi gli sfiora una guancia con le labbra e corre verso lo spogliatoio. Enrico guarda la scena in silenzio, trattenendo la sofferenza. E un attimo dopo fugge via in strada.. 327. EST. STRADA - SERA Enrico ha le lacrime agli occhi. Cammina senza meta, il pugno chiuso intorno alla sua inutile scatola col nastro. Finisce davanti a una mendicante (giovane ma precocemente sfiorita, 20 anni circa), che chiede l’elemosina sotto un lampione, con un moccioso appeso allo scialle. MENDICANTE Dateci qualcosa, signorino. Non vedete il bambino che ha freddo? Il bambino lo guarda, cercando di scaldarsi come può dentro uno scialle lacero. Enrico tira fuori il suo pacchetto, lo guarda per un istante e poi glielo lascia in regalo, senza parlarle. La donna lo guarda stupita. Lui si toglie anche i guanti. Glieli dà. MENDICANTE Per me? In regalo? Ma lui è già scappato via. 328. EST. STRADA CONVITTO - SERA 250 Giulio cammina per strada pensieroso. Il guanto di Margherita gli brucia tra le mani. Giulio lo guarda con attenzione, quasi sperasse di trovarvi la spiegazione dei mutamenti di umore di lei. Invano. Camminando, è arrivato sotto il convitto. Allunga la mano per bussare. Si ferma. Rinuncia. Torna sui suoi passi. 329. EST. STRADA FARMACIA - SERA Rientrando a casa, Giulio sta passando davanti alla sua farmacia. Si ferma, tentato. Esita per un attimo. Poi entra. 330. INT. FARMACIA - SERA Il commesso lo sta guardando. Giulio esita. FARMACISTA Desidera? PERBONI (ESIBENDO LA PRESCRIZIONE) Il solito.. laudano, per favore. FARMACISTA Ah, mi scusi. Non l’avevo riconosciuta. Come sta sua moglie? Così… PERBONI (IMBARAZZATO) FARMACISTA Ci vuole pazienza. Ecco qua. Giulio tira fuori la mano dalla tasca del cappotto per afferrare il pacchetto, ma mentre sta per prenderlo una mano lo blocca, posandosi sulla sua. UOMO CON L’ORGANETTO Perdoni, signore… OFF Giulio sussulta e si volta a guardare lo sconosciuto che ha parlato: è l’uomo con l’organetto. Qualcosa nel suo aspetto lo colpisce (gli pare perfino di averlo già visto). Guarda la mano che gli blocca 251 il braccio con cui tiene il laudano. Poi lo guarda di nuovo, quasi scuotendosi, mentre l’altro gli libera il braccio e si china a raccogliere qualcosa. UOMO CON L’ORGANETTO Le è caduto un guanto. Giulio lo afferra: è il guanto di Margherita. Grazie. PERBONI l’uomo con l’organetto si allontana. Giulio rimane un attimo a guardarlo, pensieroso. Poi mette in tasca la boccetta di laudano e se ne va. 331. EST. STRADA CASA PERBONI - SERA Non nevica più, ma le guance di Enrico sono solcate di lacrime. E’ ormai sera, i lampioni sono accesi. Riconosciamo la strada sotto casa di Giulio. Giulio, che sta rientrando, lo vede. Gli si avvicina, preoccupato. PERBONI Bottini! Che ci fai in giro così tardi? (si accorge del suo stato) Andiamo a bere qualcosa di caldo, dài. 332. INT. CAFFETTERIA - SERA PERBONI Allora, che succede? Giulio ed Enrico sorseggiano qualcosa di caldo in un caffè. Il pacchetto della farmacia giace sul tavolino, momentaneamente dimenticato. ENRICO BOTTINI Sono goffo, stupido. E inutile. 252 PERBONI Beh, almeno lo sai. Già è un bel vantaggio. ENRICO BOTTINI Perché deludo sempre tutti? Perché non sono come Franti? PERBONI (STUPITO) Come Franti? ENRICO BOTTINI Lui non si lamenta mai, non piange, non gliene importa niente della gente. PERBONI E vorresti essere così? Sei sicuro? ENRICO BOTTINI (SINCERO) No. Perboni gli mette davanti una tazza fumante. PERBONI E’ capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di sentirsi goffi e stupidi. ENRICO BOTTINI A lei no, scommetto. Come no? PERBONI Si siede anche lui in poltrona, sorseggiando un tè. PERBONI Avevo un cappotto nuovo. Avere un cappotto era un lusso 253 per pochi. Mia madre me l’aveva comprato per andare a scuola. Lei faceva la maestra, mio padre era morto da poco e i soldi non erano tanti. ENRICO BOTTINI E che è successo? PERBONI Volevo fare il gradasso, farmi vedere da una ragazzina che mi piaceva... ENRICO BOTTINI Una ragazzina? PERBONI Si… Era bella, bionda… Abitava vicino al mare, un po’ fuori dal paese. La strada per arrivarci era comoda, ma a me piaceva di più arrampicarmi sulle rocce. ENRICO BOTTINI Col cappotto nuovo? (INTUENDO) PERBONI E’ stato nuovo per un giorno solo. Poi l’ho portato per anni con un grosso rammendo qua, proprio lungo la schiena. Ma la vergogna più grande è stato farmi vedere da Marianna col cappotto strappato. ENRICO BOTTINI E sua madre non si è arrabbiata? PERBONI Non sono mica rientrato a casa quel giorno. Sapevo che mi ero 254 comportato come uno stupido. Sono stato in giro tutto il pomeriggio e quando sono tornato, la sera, mia madre era così contenta di vedermi che non ha quasi notato il cappotto. ENRICO BOTTINI Ah. PERBONI Ma il giorno dopo se ne è accorta… E io mi sento in colpa per quel cappotto ancora adesso a pensarci. ENRICO BOTTINI Anche mia madre sarà preoccupata per me.. E’ tardi, vero? Giulio si alza. PERBONI Andiamo, ti riaccompagno a casa. ENRICO BOTTINI Che le dirà, maestro? PERBONI Scegli tu: preferisci una bugia o una mezza verità? Il bambino lo guarda. PERBONI ...Beh, gli diremo che sei venuto a chiedermi un consiglio. 333. INT. CONVITTO. CAMERA MARGHERITA - SERA 255 Margherita sta facendo i bagagli: se ne va dal convitto. La suora sopraggiunge silenziosa alle sue spalle. SUOR MARIA Sei sicura di volertene andare? Perché non ci pensi ancora un po’? MARGHERITA Ho deciso, madre. SUOR MARIA Vuoi davvero andare a vivere da sola? Margherita tace, continuando a mettere via indumenti e libri. SUOR MARIA Dimmi la verità. Lo fai per quell’uomo? MARGHERITA No. Anzi lui non è d’accordo. Lo faccio per me... Io non sono fatta per il convento. SUOR MARIA Voglio dirti solo una cosa…Tu sai che ti voglio bene come una figlia. Sei una ragazza esuberante e piena di vita… Margherita la guarda, ascoltando. SUOR MARIA Nessuno può ridare speranza a chi l’ha perduta, figliola. Ricordatelo. La speranza è una grazia di Dio. Come la fede. O l’amore. MARGHERITA Che vuole dire, madre? 256 SUOR MARIA Che nessuno può imporre ad un altro il proprio amore. 334. INT. CASA PERBONI. SALOTTO - SERA Giulio rientra in una casa deserta, immersa nella penombra. Si muove nell’oscurità, guidato dal chiarore della finestra, dietro la quale c’è la luce chiarissima del cielo da neve. Va a mettere un altro ciocco dentro la stufa. Il silenzio è assordante. Lui si prende la testa tra le mani, come per scacciare i pensieri. Accende la lampada a petrolio. Poi va a prendere l’involto della farmacia sulla credenza, dove l’aveva lasciato. Lo apre con mani tremanti, in cerca di conforto. Un lumino è sempre acceso in un angolo, davanti alla foto di Emma. Giulio versa le gocce di laudano in una tazza. Beve. Una carrozza che passa in strada rompe il silenzio. 335. EST. STRADA E PIAZZALE ANTISTANTE SCUOLA - GIORNO FRANTI Viaaa! Largoooo!!!!!!!! Franti impazza tra i radi passanti, scivolando su una tavola di legno usata a mo’ di slittino, sulle strade innevate. Ha sotto il braccio la cartella coi libri. Fuori dalla scuola c’è la solita piccola confusione di ambulanti. Per scansare Franti, un uomo (50) con in mano un bastone a cui sono attaccate maschere di carnevale di cartapesta finisce gambe all’aria con tutta la sua merce. UOMO MASCHERE Maledetti ragazzacci! Andate a lavorare, invece di perdere il tempo a leggere e scrivere, che il diavolo incenerisca voi e tutti i libri e le gazzette di questa città...! 257 Le sue imprecazioni contro Franti si perdono, attutite dall’effetto ovattante della neve. La città si è svegliata sotto una fitta coltre bianca. 336. EST. STRADA CASA PERBONI - GIORNO Uscendo, Giulio è quasi abbagliato dal candore. Sul suo volto i segni di una stanchezza fisica e morale. 337. EST. STRADA - GIORNO Un paio di scarpe nuove e lucidissime. Il bambino che le indossa cammina rasente i muri, dove i cornicioni dei palazzi hanno tenuto lontana la neve. Capiamo che è per non sporcarle. E solo dopo un po’ vediamo che il bambino è Nelli, il quale non vuole rovinare il regalo che suo padre ha portato per lui dall’America… il suo incedere è buffo e tenero insieme… lontano si ode il fischio di un treno. 338. EST. STAZIONE FERROVIARIA - GIORNO Garrone, i libri di scuola sotto il braccio, è venuto a portare il pranzo a suo padre prima di andare a scuola (ha uno strofinaccio annodato). E’ agitato. Ha fretta, si guarda intorno… Nonostante l’ora mattutina, nella stazione c’è grande agitazione. Il bambino è stordito, si aggira tra i ferrovieri in subbuglio, raccogliendo proteste e grida un po’ ovunque (con vari accenti e cadenze). AMICO PADRE GARRONE Non si può mica continuare così! TERZO FERROVIERE Sono mesi che non cambiano i turni! Mia moglie non mi riconosce più se torno a casa. QUARTO FERROVIERE Incrociamo le braccia e vediamo cosa fanno i padroni… 258 QUINTO FERROVIERE Io non ciavevo il carbone per la caldaia! Alla fine Garrone vede suo padre. Si fa largo, rapido, verso di lui. L’uomo (45 anni circa) è alla guida di un locomotore che si è appena fermato sui binari. E’ stanco e arrabbiato. GARRONE PADRE Io stacco. Sono diciotto ore che sto sulla locomotiva. Con questi turni non si può andare avanti! Il bambino si avvicina al padre col suo fagotto. GARRONE Papà, mamma ti manda il pane per il pranzo... GARRONE PADRE Aspetta. GARRONE Ma io debbo andare a scuola… Ma l’uomo sta guardando altrove. Dagli uffici della stazione arriva, tra i fischi degli astanti un piccolo e grasso dirigente delle ferrovie (55) scortato da quattro brutti ceffi in borghese. Garrone non capisce. GARRONE PADRE Mmmm. Mandano fuori i caporali... (TRA SE', IRONICO) Il dirigente viene verso il padre di Garrone. DIRIGENTE Che credi di fare tu? Sposta questa locomotiva. Garrone si tira indietro, mentre tra il padre e l’uomo infuria un’accesa discussione, attentamente seguita dagli astanti (che commentano con fischi, applausi ed esclamazioni varie). 259 GARRONE PADRE Sono diciotto ore che sto seduto qua sopra, orca boia! DIRIGENTE E allora? Non la puoi mica lasciare qua. Il binario serve libero. GARRONE PADRE Ah si? Io scendo e me ne vado a casa. Ecco cosa faccio, vado a casa! DIRIGENTE Provaci e a casa ci puoi anche rimanere. GARRONE PADRE Ci rimaniamo tutti! DIRIGENTE E noi vi cacciamo tutti! (duro) E ora sposta quella maledetta locomotiva. Subito! Rabbioso, il padre di Garrone si decide. La locomotrice sbuffa, quasi a rappresentare il malumore del suo conduttore. Intanto, però, Garrone si accorge che dietro il locomotore, c’è un bambino di tre o quattro anni (sfuggito alla sorveglianza della madre ) che, nel tentativo di raccogliere la trottola che gli é finita in mezzo ai binari, rischia di essere investito dal mezzo. Il padre di Garrone si sta preparando a fare retromarcia col locomotore. Il dirigente e gli sgherri se ne vanno tra i fischi e le proteste. La macchina sbuffa e cigola. Garrone sbianca. GARRONE Papà! Aspetta! Papà!!! Fermati! (GRIDA) Il padre di Garrone, fra il frastuono, l’ira e gli sbuffi di vapore, non riesce a vedere né a sentire nessuno, mentre la madre del bambino, 260 accorgendosi improvvisamente che il piccolo le è sfuggito, grida di paura, paralizzata… Il coraggioso Garrone, invece, non ci pensa due volte: si slancia sul bambino, lo abbraccia e, rotolando, lo trascina dall'altra parte dei binari. Il locomotore li copre alla vista della donna che lancia un grido lancinante: MADRE BAMBINO Nino! Nooooo! Il treno! Nooooo! Un altro ferroviere - l’amico del padre - che ha visto Garrone gettarsi, lancia l’allarme. AMICO PADRE GARRONE Tuo figlio, Garrone! Fermati per l'amor di Dio, fermati! Finalmente il locomotore si arresta, con grande stridore di freni. Un improvviso silenzio ha invaso la stazione. La donna corre sui binari. MADRE BAMBINO Nino!!!! Garrone è sdraiato sulle rotaie, a fianco delle ruote della motrice, col bambino sotto il proprio corpo. Tutti temono il peggio, ma lui, davvero impavido, si rialza, col bimbo in braccio. Sono salvi. Scatta un applauso spontaneo, di sollievo. VOCI ACCAVALLATE Bravo! L’ha salvato! E’ un eroe! Garrone si guarda intorno confuso. Sente delle pacche sulle spalle GARRONE No, no… non ho fatto niente…solo un salto…niente… La madre del bambino corre ad abbracciare il piccolo eroe, mentre tutti lo acclamano. 339. INT. CLASSE PERBONI - GIORNO Un flash acceca Garrone, a scuola. Poi un altro, un altro ancora... L’eroe del giorno viene fotografato coi suoi compagni, il suo 261 maestro, il direttore della scuola. La piccola troupe mandata dalla Gazzetta è composta da un fotografo (40), il suo assistente (20 anni circa) e un giornalista (30) che continua a prendere appunti sul taccuino. FOTOGRAFO FC Di qua, piccolo, alza il mento, sorridi! Dov’è il direttore? Qua! DIRETTORE FOTOGRAFO Ecco, bravo. Si vada a mettere vicino al ragazzo, per favore... (all’assistente) Un’altra lastra! DIRETTORE Lo sfondo va bene o è meglio metterci davanti alla cartina del Regno? Viene meglio se salgo sulla cattedra? Che dite? E’il suo momento, ma il bambino non sembra rallegrarsene più di tanto. Anzi, rivolge una preghiera a Perboni. GARRONE Li mandi via, maestro. Per favore. Io non ce la faccio più a fare l’eroe. (SOTTOVOCE) Giulio si avvicina discretamente al giornalista. PERBONI Il ragazzo è un po’ stanco... GIORNALISTA Abbiamo finito. PERBONI Grazie. 262 Derossi, che già osservava l’uomo da un po’, si avvicina approfittando della presenza di Giulio. DEROSSI Lei fa il giornalista, signore? GIORNALISTA Così pare. DEROSSI Anch’io farò il giornalista. GIORNALISTA Bravo. Ci rivediamo tra qualche anno, allora. PERBONI Non è possibile un po’ prima? Mi piacerebbe mostrare ai ragazzi come si stampa un giornale… GIORNALISTA (SORRIDE) Perché no? 340. EST. CASA MARGHERITA - GIORNO In strada c’è un carretto con poche masserizie e i bauli che abbiamo visto riempire da Margherita nella scena del convitto. Un facchino obeso lavora sotto le indicazioni di Margherita. L’atmosfera è allegra e eccitata. Il bagaglio è stato scaricato quasi tutto e portato di sopra. FACCHINO Ma quando li ha letti tutti questi libri, lei? E’ una ragazzina! MARGHERITA Ero, una ragazzina. 263 FACCHINO (SCHERZANDO) Ma dopo che li ha letti, che ci fa? Ci accende la stufa? Scherza? MARGHERITA L’altro la sta guardando sorridendo. Sta sistemando il carretto per ripartire, ma ha trovato una lampada. FACCHINO Questa è sua? MARGHERITA No, non possiedo lampade. FACCHINO La tenga, allora. MARGHERITA No, non posso accettare. FACCHINO L’avrà dimenticata qualcuno sul carro! Che vuole che sia? La tenga! Io non ci faccio mica nulla. Margherita accetta la lampada e va dentro. Grazie. MARGHERITA 341. INT. CASA MARGHERITA. ATRIO/SALOTTO - GIORNO Margherita entra con la lampada stretta in mano. Chiude la porta e si guarda intorno, con l’aria di “finalmente a casa mia”. L’appartamento è semivuoto, ingombro dei pochi bagagli di Margherita, coi mobili coperti da pesanti lenzuola bianche a proteggerli. M a dallo sguardo felice di Margherita si direbbe una reggia. 264 Un’anziana signora dai capelli bianchi (è la zia di margherita), vestita con austerità, sta togliendo le lenzuola dalle poltrone. Sbatte i teli con energia. ZIA Dovrei tornare più spesso. C’è tanta di quella polvere! MARGHERITA A me sembra bellissima, zia! (corre ad abbracciarla, in un impeto di affetto) Sono così contenta! Grazie! La donna, un po’ infastidita dalle effusioni, la allontana. Poi, afferrando un borsone… ZIA Vado su a darmi una rinfrescata. Tu intanto sistemati qui… A Margherita l’appartamento pare il più accogliente del mondo. 342. INT. CASA MARGHERITA. ATRIO - GIORNO Margherita sta ancora sorridendo alla sua nuova casa. Un campanello risuona d’improvviso in casa. Margherita è stupita. Guarda fuori da una finestrella alta dell’atrio. E’ Giulio. Margherita è nel pallone. 343. INT. CASA MARGHERITA. PIANEROTTOLO - GIORNO Di fuori, Giulio tira una seconda volta la cordicella. 344. INT. CASA MARGHERITA. ATRIO/SALOTTO - GIORNO Margherita si ricompone come può e solo dopo aver riacquistato la calma va ad aprire, mentre già Giulio stava per rinunciare. PERBONI Salve. Credevo che non ci fosse. Stavo per andare via. 265 MARGHERITA Ero incerta se aprire o no. C’è un po’ di disordine... Lo fa entrare. Lui si guarda intorno, con malcelata curiosità. PERBONI Sono passato dal convitto e mi hanno detto che si era già trasferita. Margherita sposta una risma di carta da una poltrona. MARGHERITA Sì, è venuta mia zia. Adesso è di sopra… Ma lei, la prego, si accomodi. Giulio ha notato i fogli, alcuni dei quali coperti da una grafia minutissima. PERBONI Lei scrive? MARGHERITA Ogni tanto. Tengo un diario. Una cosa banale. Giulio le sorride. Margherita si tormenta le mani, nervosa. . MARGHERITA Posso offrirle qualcosa? Un tè…? (poi, dopo una pausa) Se trascura il fatto che non ho ancora scartato le tazze… Giulio scuote la testa in segno di diniego. PERBONI No, grazie. Non importa. Sono venuto solo a riportarle questo. 266 Si fruga nelle tasche e ne tira fuori il guanto di Margherita. PERBONI Le è caduto l’altro giorno all’uscita da scuola. Mentre saliva sull’omnibus. Margherita lo prende e lo osserva con attenzione. PERBONI E’ suo, vero? (SCHERZANDO) Margherita sorride. MARGHERITA Sì. (poi, ironica) Ma ha rischiato grosso: poteva averlo perduto la signorina Guetti! (mima un’espressione antipatica) PERBONI Non l’avrebbe mai avuto indietro! MARGHERITA Non è da gentiluomo! PERBONI Ma almeno la fa sorridere. MARGHERITA Ci tiene tanto a vedermi sorridere? PERBONI Ci tengo ad esserle amico. Giulio la guarda negli occhi, cercando il tono giusto. 267 PERBONI Aveva ragione lei. Sull’amicizia. La sua vicinanza mi è stata di grande conforto in questi mesi. Lei ha abbassato lo sguardo. PERBONI Forse la metto in imbarazzo. Sembra che io non riesca mai a fare la cosa giusta, con lei. Temo di aver rovinato tutto. Margherita sorride. Alza lo sguardo, sforzandosi di far finta di nulla. MARGHERITA Non è cambiato nulla, per me. Sono contenta che lei sia venuto. Amici? PERBONI MANO) (PORGENDOLE LA MARGHERITA Amici. 345. INT. COMPLESSO PENSIONE FRANTI - SERA GAROFFI Si può sapere che siamo venuti a fare? E’ tardi... Shhhh... FRANTI Franti e Garoffi salgono al primo piano della pensione, percorrono un corridoio ed entrano in uno sgabuzzino dove sono accatastati dei materassi e altre cianfrusaglie. Franti fa segno con la mano a Garoffi di fare silenzio, poi scosta una tenda che nasconde una porta murata. La porta corrisponde ad una delle stanze della pensione ed ha un buco dal quale è possibile vedere all’interno della stanza confinante. 268 Che è? GAROFFI FRANTI Metti l’occhio qua. Franti invita Garoffi a guardare dal buco. Il ragazzo appoggia l’occhio e attraverso il buco vede l’altra stanza. Una bella ragazza (25), seduta sul bordo del letto, si sta spogliando Che vedi? FRANTI GAROFFI Un miraggio. FRANTI E’ un’attrice del teatro …. Garoffi stacca l’occhio e si rivolge a Franti, illuminato. GAROFFI Tu non lo sai ma con questo buco c’è da fare un sacco di soldi. FRANTI Lo so, lo so. Ma stavolta dividi con me. 346. INT. GAZZETTA. SALA MACCHINE TIPOGRAFICHE - GIORNO GIORNALISTA ...Perciò prima di istruire virgola - prima di educare virgola - bisogna procurare quell’assetto di vita indipendente - virgola dignitosa - virgola - che rende possibili istruzione ed educazione (DETTANDO) 269 Il giornalista è vicino aduna linotype. Il piombo fuso esce a mano a mano che il giornalista detta al linotipista. I ragazzi della classe di Giulio assistono strabiliati. Con loro, naturalmente, c’è anche il maestro. Derossi è il più curioso. Si è avvicinato alla linotype e sta per toccare le strisce di piombo che ne escono. Il giornalista lo ferma. GIORNALISTA Attento! Scottano un po’. Il giornalista mostra loro le parole scritte alla rovescia sul piombo. Gli fa vedere come si montano nella pagina, che poi verrà inchiostrata per la stampa. GIORNALISTA Ecco. Lo tengo io. Guardate. ENRICO BOTTINI Ma è scritto al rovescio! GIORNALISTA Certo. Perché poi vengono messe insieme a queste altre... Venite a vedere. Si spostano sui tavoli dove si impaginano i caratteri. GIORNALISTA Questa è una delle pagine della Gazzetta di domani. Vedete? E’ tutta scritta al rovescio. Perché dopo ci si mette sopra l’inchiostro – così - e alla fine ci si poggiano i fogli, come se fosse un timbro (fa una prova a mo’ di esempio) Così. Vedi che adesso si legge? Bottini annuisce, guardando il foglio stampato come se fosse un miracolo. Il Muratorino alza uno sguardo incantato su Perboni. 270 MURATORINO Signor maestro, si legge! 347. INT. GAZZETTA. ARCHIVIO - GIORNO Illustrazioni d’epoca. I ragazzi sono sparpagliati tra gli scaffali dell’archivio, ciascuno, da solo o in gruppo, sta sfogliando i grossi volumi, alla ricerca di notizie o curiosità. GIORNALISTA OFF Qui ci sono tutti i numeri della Gazzetta. Sono rilegati per anno e archiviati in quei grossi scaffali che vedete laggiù. Qualunque notizia cerchiate, li c’è. Qualsiasi fatto che sia accaduto a Torino lo trovate... Intanto, su un tavolo, Giulio ha notato un articolo sul football su una rivista. Il giornalista se ne è accorto. GIORNALISTA E’ un articolo su un nuovo sport: si chiama football... Se le interessa lo porti pure via. PERBONI Grazie. In un altro angolo, l’attenzione di DeRossi è stata attirata da un articolo di giudiziaria. C’è un bel disegno colorato, alla maniera delle vecchie riviste. Enrico si avvicina. ENRICO BOTTINI Che hai trovato? Derossi non risponde. E’ stato davvero colpito da qualcosa. Enrico guarda anche lui. Il disegno riproduce un’aula di tribunale: l’imputato è un uomo grande e grosso (il padre di Nelli) che si agita contro i giudici. C’è anche una didascalia. Anche Enrico ci ha gettato un occhio. 271 ENRICO BOTTINI (SCANDALIZZATO) Hai letto la didascalia? DEROSSI Shhhhhh, abbassa la voce. ENRICO BOTTINI " Condannato a otto anni per omicidio preterintenzionale, l’erbivendolo ALFREDO NELLI protesta contro i giudici!" E’ il padre di Nelli! DEROSSI Che ne sai che é proprio lui? (A BASSA VOCE) (CAUTO) ENRICO BOTTINI Guarda se questa non è la madre... con Nelli in braccio! Nel disegno, tra la folla che assiste al processo, c’è una donna che si dispera, stringendo a sé un bimbo di circa due anni. ENRICO BOTTINI Altro che America, il padre è stato in galera! Derossi richiude precipitosamente il grosso volume. Lo ripone in fretta, guardandosi intorno. Poi guarda Enrico, intensamente. DEROSSI Non dobbiamo dirlo a nessuno. Giura! 348. EST. VALENTINO - GIORNO Un fantoccio viene montato su un palo: rappresenta, come dice un cartello che gli pende dal collo, il capo del governo Crispi vestito da pulcinella, con una sorta di manganello in mano e un sorriso ambiguo stampato sotto i suoi enormi e spioventi baffi bianchi. Il palo è sorretto da un gruppo di uomini in maschera, vocianti, che si preparano a sfilare per la festa di Carnevale. 272 MARGHERITA Povero Crispi, guardi come l'hanno conciato… OFF Giulio e Margherita stavano guardando la scena. Sono tra i radi passanti che hanno osato passeggiare nel parco in questa gelida giornata invernale. Lei ha il manicotto di pelliccia. Gli alberi del Valentino sono spogli e ghiacciati. PERBONI Le é simpatico Crispi? MARGHERITA Non lo so. Forse solo perché é siciliano come me…a lei invece no? PERBONI Diciamo non molto… non mi piace la sua politica autoritaria, la voglia di colonizzare l'Africa… MARGHERITA Questo é vero, però senza il suo aiuto Garibaldi non sarebbe mai riuscito a fare quello che ha fatto e forse non ci sarebbe nemmeno stata l'Italia… PERBONI E forse noi due non saremmo qui insieme, a parlare di lui… Lei sorride, rilassata. MARGHERITA Sono felice che lei non sia uno di quelli che pensano che la politica sia riservata agli uomini. 273 PERBONI Al contrario: le donne dovrebbero votare, insieme ai poveri e a tutti i cittadini del Regno. Camminano un attimo in silenzio. MARGHERITA E’ per questo che ha fatto eleggere il capoclasse? Per insegnare la democrazia ai suoi allievi? Giulio si ferma per parlare, accalorato, felice di potersi confidare. PERBONI Loro non si rendono conto che qualcuno ha versato il sangue perché potessero avere un’istruzione uguale per tutti. Ricchi e poveri, torinesi e immigrati. Perciò me la prendo quando li vedo divisi. MARGHERITA Ci vorrà tempo perché le divisioni vengano superate. Lui l’ha ascoltata attentamente e adesso prende il coraggio per superare un certo pudore nel confessarle il suo sogno. PERBONI Le confesso che ho un sogno. Voglio fare dei miei ragazzi una vera classe. Un gruppo unito. (lei lo sta ascoltando con interesse) Ho letto un articolo su un nuovo sport: si chiama football. Si gioca coi piedi, con una palla rinforzata. Mi è venuta un’idea un po’ folle. 274 MARGHERITA Sono le mie preferite. PERBONI Ho pensato che per superare i pregiudizi e le divisioni, bisognerebbe che i ragazzi si sentissero uniti verso un obiettivo comune... MARGHERITA Una squadra! PERBONI Perché no? MARGHERITA (RIFLETTENDOCI) Potrebbe funzionare. PERBONI Però non sono sicuro che piacerebbe al direttore. MARGHERITA E perché dovrebbe saperlo? Fuori dalla scuola, lei è libero di fare quello che vuole. PERBONI Mi sta spingendo alla disobbedienza? MARGHERITA Dico che lei avrà bisogno di quella palla rinforzata... Margherita si accorge che Giulio ha un brivido. Lo guarda: si accorge all’improvviso che Giulio è pallido, sbattuto. 275 MARGHERITA Che cos’ha? Non si sente bene? Lui si tira su il bavero del cappotto. PERBONI Ho solo freddo. Lei gli afferra le mani in un gesto d’istinto. Senza malizia, allegra, le prende nelle sue e le mette nel manicotto, al caldo. Il gesto, nato casualmente, assume improvvisamente un connotato diverso, creando una strana tensione erotica. Si guardano negli occhi, paralizzati, timorosi di rompere un incanto. PRIMA MASCHERA Ehi voi, non lo sapete che è Carnevale? OFF Li distrae il passaggio del gruppo di maschere col fantoccio di Crispi sul palo. Dal gruppo, qualcuno li guarda. SECONDA MASCHERA Venite con noi, gente. E’ Carnevale! C’è la festa! Giulio e Margherita si scuotono. Lui ha ancora le mani nel manicotto di lei. Le tira fuori come se scottassero. PRIMA MASCHERA Lasciali perdere. Non vedi che sono innamorati? Che vuoi che gliene importi del carnevale… Margherita guarda per terra, imbarazzata. Lui le sorride, goffo. 349. INT. CASA BOTTINI. CAMERA ENRICO - GIORNO Enrico è nella sua stanza a studiare. In verità è piuttosto annoiato. Una palla di neve colpisce il vetro. Enrico si affaccia. 350. EST. STRADA CASA BOTTINI - GIORNO 276 Di sotto, c’è la carrozza dei Votini. Nobis, Stardi, Votini, sua sorella Olga e qualcun altro si sporgono a chiamarlo dal finestrino. Bottini! STARDI E NOBIS OLGA Enrico! C’è anche Franti con loro (evidentemente è lui che ha tirato la palla), che guarda Enrico con tono derisorio. E’ chiaro che sono stati gli altri a voler passare a prendere Enrico, che Franti ne avrebbe volentieri fatto a meno. FRANTI (CANTILENANTE) Enricooo...! ENRICO FINESTRA) Dove andate? (DALLA VOTINI Andiamo a vedere il carnevale! STARDI Vieni, dài, scendi! OLGA Su, Enrico! Ti decidi o no? (SPAZIENTITA) Enrico rientra precipitosamente in casa. 351. EST. PIAZZA - GIORNO Dal cesto di un coloratissimo pallone aerostatico sospeso a mezz'aria al centro di una bella piazza, due maschere gettano sulla folla sottostante generose manciate di coriandoli. Fra la gente, i fratelli Votini, poi Nobis, Stardi, Bottini e Franti, accompagnati da una domestica di casa Votini (LUCIA, 50 anni assai mal portati) incaricata di sorvegliare tutti quanti. Ci sono maschere dappertutto, qualcuno regge fantocci ed enormi facce di cartapesta. Ci sono carri addobbati e altri carichi di botti di vino. Alcuni hanno banchetti su cui vendono cibi caldi. Nella confusione, in molti suonano strumenti musicali ortodossi o 277 improvvisati, in un gran frastuono improvvisato e di sapore popolare. I ragazzi si guardano intorno, storditi. LUCIA Mi rimanga vicino, signorina Olga. E anche lei, signorino. VOTINI Non ti posso mica stare attaccato alle sottane, Lucia. Lucia capisce subito che sarà una giornata difficile. All’improvviso, Stardi indica agli altri qualcuno, in mezzo alla folla festante della parata. STARDI Guardate! Non è Perboni, quello? Dove? BOTTINI STARDI Là, con la maestra dalla penna rossa. NOBIS Io non vedo nessuno. FRANTI Macché Perboni, vi fate prendere in giro. NOBIS Ha ragione Franti: figuratevi se Perboni va alla parata di Carnevale. Nella confusione perdiamo lentamente di vista i ragazzi, che si disperdono. Incrociamo invece, tra la folla, proprio Perboni, che cammina in mezzo alla parata, poco distante da Margherita. Lei, che canta con gli altri, si volta di tanto in tanto a cercarlo con lo sguardo, per timore di perderlo. Alla fine, sorridendo, gli porge la mano. Lui la guarda, esita solo un istante, poi le sorride franco. 278 Afferra la mano. Lei se lo tira vicino, incurante della folla. Finalmente lui è al suo fianco. PERBONI Non me l’aveva detto che aveva anche una bella voce. Urtato dai vicini in festa, Giulio finisce la frase praticamente nell’orecchio di lei, in mezzo ai suoi capelli. Si tira indietro, imbarazzato. PERBONI Scusa. Scusi. (UN PO’ ROCO) C’è confusione intorno a loro. Lei non riesce a trattenere un sorriso smagliante. Si guardano negli occhi. Intorno, le maschere, la musica, le danze creano uno stordimento estraniante. MARGHERITA Niente. E’ lui a baciarla, d’istinto. Lei si abbandona subito, con passione. Intorno le maschere li avvolgono, in quel bacio che sembra non finire mai. La musica è fortissima. 352. EST. PIAZZA - GIORNO Nella confusione Olga, seguita da vicino da Lucia e da Bottini, cerca Franti con gli occhi. Trova solo Stardi e suo fratello, oltre a Lucia. Votini vede Franti. VOTINI Guarda. Mi sa che Franti ne sta facendo una delle sue. Per fare il buffone come al solito, e per farsi notare, Franti sta legando di nascosto una corda alle ruote di una carrozzina, dove dorme placidamente un neonato. La madre sta acquistando qualcosa da un banco e volta le spalle alla carrozzina. Dopo l’azione, Franti raggiunge Nobis dietro un muro e ora tira la carrozzina a sé. La mamma del bambino, che si volta col cartoccio in mano, non vede più la carrozzina e comincia ad urlare. 279 MADRE NEONATO Il bambino! Chi ha visto il mio bambino? Dov’è la carrozzina? Era qui un momento fa! Oh, Signore! Oh, Madonna mia! Nella confusione nessuno la ascolta. La donna si dispera. Solo a questo punto Franti, venendo fuori dal suo nascondiglio, si presenta alla donna spingendo la carrozzina. FRANTI E’ questa la carrozzina che cerca, signora? Era qui accanto. MADRE NEONATO Grazie. (prende in braccio il figlioletto, lo abbraccia, lo bacia. Poi guarda di nuovo Franti) Grazie. Grazie tante. Prendi. Come ricompensa. Franti torna trionfante verso i compagni. Mostra la moneta. Olga è molto divertita. Enrico assai meno. Olga se ne accorge. OLGA Che cos’hai? Non ti diverti? Ce l’hai con Franti? Enrico finge di essere scandalizzato ENRICO BOTTINI E’ più facile fare i buffoni che comportarsi da persone serie. OLGA Che cosa fa una persona seria, si può sapere? ENRICO BOTTINI Parla solo quando è necessario. Altrimenti sa tacere. 280 OLGA Che c’è da tacere? ENRICO BOTTINI Ci sono molti segreti. OLGA E tu ne conosci qualcuno? ENRICO BOTTINI Se te li dico non sono più segreti. OLGA Dimmene solo uno e io ti credo Il tono di Olga è scherzoso, ma per Enrico l’occasione è serissima. ENRICO BOTTINI Te ne dirò uno, ma tu non devi dirlo a nessuno. Forza. OLGA ENRICO BOTTINI Riguarda il padre di Nelli... Enrico le sussurra all’orecchio il segreto, come un dono preziosissimo. Olga si porta una mano alla bocca, sbalordita. 353. EST. CASA MARGHERITA - SERA Giulio ha riaccompagnato Margherita a casa. L’atmosfera è tesa. Sono fermi davanti al portone. Lei sta tirando fuori le chiavi. Lui è in imbarazzo. Anche Margherita è confusa ma lo guarda fingendo allegria. 281 PERBONI Sono spiacente, Margherita, davvero. Non sapevo quello che facevo... Ti ho offesa? Margherita pare offesa più dal suo pentimento che dal bacio. MARGHERITA Non per quello che pensi. (EMIGMATICA) Poi sorride, come scacciando un’ombra. MARGHERITA Ci vediamo domani a scuola. E scompare nel portone. Giulio resta un lungo attimo immobile, quasi volesse richiamarla. 354. INT. CASA MARGHERITA – NOTTE Margherita è rientrata in casa. Si toglie il cappello. Resta un attimo appoggiata alla porta. Socchiude gli occhi, come per riassaporare l’ultimo minuto. Poi si scuote. Accende il lume. Prende il diario. Comincia a scrivere… MARGHERITA E’ stata una sensazione mai provata, intensa e bellissima. Avrei voluto che quel brivido non finisse mai… Ma lui poi si è pentito… Perché?… 355. INT. CASA PERBONI - NOTTE Anche Giulio sta rientrando a casa. Si allenta il colletto della camicia come se avesse delle difficoltà respiratorie. Il suo sguardo cade sulla foto di Emma. Si avvicina al comò, prende la foto... PERBONI Se mi hai amato, lasciami libero! Smettila di ossessionarmi. Basta! (SUSSURRANDO) 282 Colpito dalle sue stesse parole, Giulio si scuote. Con un gesto improvviso apre un cassetto e vi chiude dentro la foto. Poi si guarda intorno, smarrito, sconvolto, cerca con lo sguardo la boccetta di laudano, la trova... 356. INT. SCUOLA. CORRIDOIO/CLASSE PERBONI - GIORNO Ora di ingresso a scuola. I bambini sono accanto agli appendiabiti. Entrando alla spicciolata, ciascuno appende il cappottino. Un piccolo capannello di ragazzi è fermo in un angolo. In mezzo c’è Garoffi, che sta raccogliendo scommesse dai compagni. Arriviamo con Bottini che, appena appeso il cappotto, si avvìa incuriosito verso il capannello. ENRICO BOTTINI Che state facendo? GAROFFI Vuoi scommettere? ENRICO BOTTINI Su che cosa? GAROFFI Sull’amore. ENRICO BOTTINI Che amore? Sei scemo? GAROFFI Non sono scemo… Parlo di Perboni e la maestrina dalla penna rossa… O vuoi scommettere su chi ama Olga Votini…? Enrico ci resta male. Con uno scatto si allontana, mentre il Calabrese, frugandosi nelle tasche, ha trovato qualcosa per scommettere. CALABRESE Posso puntare queste? 283 Che cos’è? GAROFFI (SCHIFILTOSO, PRENDENDOLE) CALABRESE Frutta candita. GAROFFI Queste non valgono. (NE FA UN SOLO BOCCONE) Il Calabrese non ha avuto il tempo di reagire, ma ora si arrabbia, sentendo i compagni (Stardi e Votini) ridere della bravata di Garoffi. Erano mie! CALABRESE GAROFFI Che cosa? CALABRESE Ladro! Erano mie…! Ladro! STARDI Senti chi parla di ladri! Africano! Impara a parlare italiano! Schifoso! CALABRESE Il Calabrese cerca di colpirlo, ma in quel momento Giulio appare in fondo al corridoio, accompagnato da Franti. Qualcuno lo vede. MURATORINO Arriva il maestro! In un istante, il capannello si è sciolto. IN CLASSE Giulio entra che in classe sono già tutti al loro posto, silenziosi perché temono che il maestro abbia sentito la lite. Giulio non dice nulla. Si limita a chiudere la porta ed andare alla lavagna. 284 I ragazzi non parlano. Guardano la sfera che Giulio sta disegnando. PERBONI Che cos’è? DEROSSI Un cerchio. Raggio al quadrato per 3,14. PERBONI Bravo. Che altro può essere? I ragazzi si guardano senza capire. Giulio sta disegnando un piede stilizzato vicino al cerchio. Al Muratorino scappa da ridere. Una palla? MURATORINO PERBONI Bravo. E’ una palla. E questo è un piede. ENRICO BOTTINI Che cos’è, signor maestro, un racconto? PERBONI No, è un gioco. Per la verità, i fiorentini lo avevano già inventato nel Cinquecento, ma oggi lo giocano gli inglesi. Si chiama foot-ball. In inglese foot significa piede e ball vuol dire palla. Palla e piede. FRANTI Ho capito. E’ il gioco dei galeotti. GAROFFI Manca la catena. 285 PERBONI Si gioca senza. Liberi. Su un campo. PRECOSSI Un campo? Che c’è seminato? PERBONI Soltanto sudore. VOTINI Che schifo. PRECOSSI E che ci cresce col sudore? PERBONI Io spero un po’ di cervello per voi. FRANTI Ho capito, non è un gioco. E’ una fregatura. Perboni fa passare tra i banchi l’articolo sul calcio. PERBONI E’ una rivista di sport. Guardatela tutti. Anche quelli dei primi banchi si sono avvicinati a sbirciare. Si vedono delle foto d’epoca, un po’ buffe, ed alcuni disegni. PRECOSSI (LEGGENDO) " Cronache delle partite del I° campionato inglese di football…" FC DEROSSI Ma come si gioca? 286 PERBONI Si gioca con due squadre, una contro l’altra. Vince chi riesce a mettere la palla nella porta avversaria per più volte dell’altro. MURATORINO Quale porta, signore? PERBONI Se giri pagina si vede. (andando verso la lavagna) La disegno alla lavagna. Così la vediamo tutti… Giulio fa uno schizzo approssimativo di un campo da gioco e delle prime porte da calcio, senza rete né traversa. PERBONI …Ecco. Una da una parte e una dall’altra… E davanti ci si mette il portiere che la difende con le mani, con i piedi, con tutto il corpo… PRECOSSI Anche con la testa? Perboni annuisce. Franti pronto interviene: FRANTI Allora Precossi non può giocare a futbol. Lui la testa non ce l’ha. Perboni è soddisfatto dell’interesse che l’argomento ha suscitato nei ragazzi. Solo in questo momento nota i piedi scalzi di Nelli sotto il banco (si è tolto le scarpe strette). PERBONI Hai caldo, Nelli? 287 PRECOSSI No, le scarpe che suo padre gli ha riportato dall’America sono troppo strette! MURATORINO Forse in America hanno i piedi più corti. NELLI Me le sono tolte per non sciuparle! Perché mio padre ha detto che in America si usa così. I ragazzi cominciano a prenderlo in giro. GAROFFI E che altro si usa? La danza di guerra coi selvaggi? MURATORINO E’ vero che levano i capelli? PRECOSSI Tuo padre li ha visti? NELLI Sì, tante volte. Mi ha raccontato che un giorno è salito sull’omnibus che era pieno di pellirosse che andavano a lavorare. Lui era l’unico con la pelle bianca. L’unico. Ma mio padre non si è spaventato… (VANTANDOSI) Per Franti è troppo. Scoppia a ridere nel bel mezzo del discorso di Nelli, lasciando sconcertati i compagni e raggelando Enrico e Derossi. Poi non può trattenere la sua indole. 288 FRANTI Ma quale America! Forse ti ha raccontato come si sta in galera! E’ là che ha passato gli ultimi otto anni, mentre tua madre si spezzava la schiena al mercato per mandarti a scuola! La classe rimane in silenzio, attonita. PERBONI Franti! Perboni corre ad afferrare il discolo per il bavero e lo trascina fuori, mentre Nelli guarda i compagni, borbottando un poco convinto: NELLI Non è vero niente... Mio padre è stato in America... E poi scappa via in lacrime, inseguito invano fin sull’uscita da Enrico. ENRICO BOTTINI Nelli! Aspetta! 357. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO PERBONI Stavolta ti ci porto io dal direttore... Perboni, che stava strapazzando Franti in corridoio, è distratto dalle grida di Enrico e vede il bambino che rincorre Nelli verso l’atrio. ENRICO BOTTINI Nelli! Ti posso spiegare tutto... Giulio molla Franti... PERBONI Tu aspetta qua. e corre anche lui sulla porta. 289 358. INT. SCUOLA. CORRIDOIO/ATRIO - GIORNO Enrico, sulla soglia della scuola, è pure lui in lacrime. Dov’è Nelli? E’ scappato. PERBONI ENRICO BOTTINI Giulio non ha il tempo di reagire. Franti, aggredito da Garrone in corridoio, sta lanciando esagerate grida d’aiuto. FRANTI Maestro, maestro! Aiuto! OFF 359. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO Mentre Franti grida, Garrone lo tiene per il bavero. In realtà non gli sta facendo nulla e mentre grida al soccorso Franti lo guarda con l’aria di prenderlo apertamente in giro. Il che lo fa davvero infuriare. GARRONE Ti diverti, eh? Ti faccio vedere io... Adesso sta davvero per stringergli il collo con una sola mano, quando una voce potente lo ferma. DIRETTORE Che sta succedendo qui? Smettetela subito! Dov’è il vostro maestro? Il direttore è accorso dal suo ufficio, mentre tutta la scuola si affaccia a guardare. Giulio arriva di corsa a dividere i due contendenti, mentre la voce del direttore tuona. DIRETTORE Perboni! Che sta succedendo? Sappia che la riterrò responsabile delle conseguenze! 290 (poi, rivolto agli astanti, curiosi) E voi, tutti in classe! Lo spettacolo è finito! 360. INT. SCUOLA. ATRIO - GIORNO Enrico piange da solo, appoggiato allo stipite del portone. Viene raggiunto da Derossi. Lo guarda, speranzoso di ricevere una parola comprensiva. Ma il compagno è freddissimo. DEROSSI DISPREZZO) Sei stato tu. Sei una spia! 361. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO (CON Il suono liberatorio della campanella rimbomba nella scuola. Margherita si è affacciata dalla sua aula e adesso si sta avvicinando a Garoffi, Franti, Perboni e il direttore, così come li abbiamo lasciati poco prima. DIRETTORE Posso sapere che cosa è successo? Giulio guarda Franti. Lui ha l’aria di sempre, ma anche fragile. Giulio decide di coprirlo. PERBONI Una banale lite. Una ragazzata, signore. DIRETTORE Mi aspetto che nel futuro l’inconveniente non si ripeta. (SECCO) PERBONI Vigilerò, signore. Franti si sta massaggiando la gola, dove è stato afferrato da Garrone. I compagni sono quasi tutti intorno a Garrone. Guardano Franti con astio. Solo Stardi, Votini e Nobis sono con lui. 291 GARRONE E’ colpa mia, maestro. Non ci ho visto più. GIULIO Devi imparare a controllare i tuoi impulsi, se vuoi diventare un uomo. (UN PO’ DURO) Giulio si guarda intorno, sconvolto. Incontra il volto amico di Margherita. MARGHERITA Che è successo? PERBONI Un mezzo disastro. Nelli è distrutto. E’ scappato. Era fuori di sé. MARGHERITA Il direttore lo sa? PERBONI No. Ho bisogno di lei. (ci ripensa) Di te. Stardi e Garoffi si scambiano uno sguardo. Dimmi. MARGHERITA PERBONI Sorvegliali mentre escono. Margherita ha appena il tempo di annuire, Giulio si sta già infilando il cappotto. MARGHERITA Tu dove vai? PERBONI A cercare Nelli. 292 362. EST. MERCATO - GIORNO Una piazza ingombra di carri, carretti e calessini. Contadini, fabbriferrai e verdurai. E’ un mercato. MADRE NELLI OFF Aglio, cipolle! Chi vuole le belle mele? Mele gialle, mele rosse, mele per tutti i gusti... MACELLAIO Gallinelle da brodo! Polli vivi! Conigli disossati! FABBRO Pentole, coperchi, scaldini... Anche la madre di Nelli è al suo banco al mercato: vende frutta e verdura. MADRE NELLI Assaggiate i mandarini! Dolci, speciali…di Sicilia!! Il marito arriva proprio in questo momento, inaspettatamente allegro. La sorprende da dietro, mettendole le mani alla vita e baciandola d’impeto sul collo. La donna sobbalza, spaventata. MADRE NELLI Che succede? E’ imbarazzata per i colleghi che la guardano e si ravvìa i capelli per darsi un contegno. NELLI PADRE Ho trovato un lavoro. Un lavoro? MADRE NELLI NELLI PADRE Alla conceria. 293 Lei lo abbraccia, felice, ormai incurante del resto del mercato. Luigino arriva proprio in questo momento, affannato, il viso stravolto dal pianto. Il padre lo vede. NELLI PADRE Luigino! La madre si stacca dall’abbraccio e guarda il figlio. MADRE NELLI Dove hai messo il cappotto? Ma Luigino sta guardando il padre. NELLI PADRE Che c’è? E’ successo qualcosa a scuola? NELLI Tu ci sei stato mai in America? Il padre non ha la forza di mentirgli. Scuote la testa in segno di diniego. NELLI Ci sei stato mai? No. (INCALZANTE) NELLI PADRE MADRE NELLI Vieni. Ti spieghiamo tutto a casa. La madre cerca di abbracciarlo, ma Luigino si divincola. Ce l’ha anche con lei, forse pure di più. NELLI Non mi toccare. MADRE NELLI (SEVERA) Vieni qua. 294 NELLI Lasciami, bugiarda. Lei sta per dargli uno schiaffo, ma il marito le blocca il braccio. NELLI PADRE Mi dispiace, figliolo. Non volevamo. NELLI Mi avete preso in giro. Tutti e due. NELLI PADRE Andiamo a casa. Ti racconto tutto. NELLI Bugiardi! Bugiardi! Bugiardi! I Nelli non hanno il tempo di rendersi conto di quello che succede. Luigino si divincola e scappa via di nuovo. La donna, sconvolta, guarda il marito con le lacrime agli occhi. MADRE NELLI Ti prego, fermalo! Il padre di Nelli si è già messo a correre dietro al figlio, ma il mercato è un labirinto e il bambino sfugge facilmente allo sguardo degli adulti. L’uomo è tornato un uomo sconfitto. Poco distante, sua moglie singhiozza guardando lontano. 363. EST. STRADA - GIORNO In un vicolo, appoggiato al muro, Nelli fatica (ha un solo braccio abile) per togliersi le scarpe. Alla fine se ne libera, lanciandole lontano. E ricomincia il suo cammino, le calze subito infradiciate dalla neve ormai sporca. 364. EST. STRADE – TARDO POMERIGGIO In rapido montaggio, una sequenza racconta Giulio ansioso e la sua vana ricerca di Nelli per Torino, finché le prime luci della sera 295 scendono sulla città. Si incontra con il padre di Nelli, anche lui stravolto, che sta cercando il figlio. L’uomo lo guarda con aria interrogativa. PERBONI TESTA) Niente. Mi dispiace. (SCUOTENDO LA NELLI PADRE E’ colpa mia. PERBONI Non è questo che conta, adesso. NELLI PADRE Volevamo solo proteggerlo. Che dovevamo fare? Me lo dica lei, signor maestro. PERBONI Io non lo so. So solo quello che dobbiamo fare adesso. Continuare a cercarlo… 365. INT. CASA NELLI – SERA Nella povera casa di Nelli la madre non smette di piangere, seduta su una sedia di fronte al camino con un rosario tra le dita. Il padre di Nelli rientra in questo momento, portando dentro una folata di inverno. Lei alza su di lui due occhi speranzosi. Poi vede che è solo. MADRE DI NELLI Non l’hai trovato? L’uomo scuote la testa sconsolato. PADRE DI NELLI (INCERTO) Tornerà. Lei si alza, asciugandosi le lacrime. Va ad aiutare il marito a togliersi gli stivali fradici. Nel gesto, i due finiscono con l’abbracciarsi. Lei ricomincia a singhiozzare, questa volta consolata dalle carezze di lui. 296 MADRE DI NELLI Dove sarà? Dove può essere andato? Con questo freddo! PADRE DI NELLI E’ colpa mia. MADRE DI NELLI Che abbiamo fatto per meritarci anche questo? Adesso basta, abbiamo sofferto abbastanza. Lui le accarezza i capelli. Shhhhhh. PADRE DI NELLI Lei lo guarda con gli occhi colmi di lacrime. MADRE DI NELLI Non abbiamo diritto anche noi a un po’ di pace? 366. INT. PENSIONE FRANTI. ST. COL BUCO/STANZA BALLERINE - SERA Il solito nascondiglio alla pensione. Garoffi regola gli ingressi. Votini, Stardi e Nobis stanno entrando. I ragazzi sono tutti taciturni. Dentro, Franti sta intagliando qualcosa col suo coltellino, assorto. Gli altri lo guardano, timorosi ma insieme accusatorii. Lui alza lo sguardo su di loro. FRANTI Beh? Siete venuti per guardare me, stasera? VOTINI E’ vero che il padre di Nelli è stato in prigione? FRANTI Otto anni. Ha preso a pugni uno e l’ha ammazzato. 297 GAROFFI Allora ti conviene stare attento. Franti lo fulmina con lo sguardo. Si alza e fa per cacciarli via. FRANTI Se siete venuti a fare la predica, ve ne potete pure andare. Su, tutti a casa ché è tardi! STARDI Io voglio guardare. FRANTI Allora chiudi la bocca e guarda. Stardi va al buco. Garoffi gli porge la mano per riscuotere il pagamento. Stardi paga. STARDI Tieni, sanguisuga. GAROFFI Voi che fate? Nobis si toglie il cappottino e si accomoda. Votini si avvicina a Stardi. Che vedi? NOBIS (STANZA BALLERINE) STARDI Si stanno vestendo. Sono ballerine... Che gambe! OFF (STANZA DEL BUCO) 298 NOBIS Sono? Sono due! STARDI Garoffi interviene subito a tappare il buco con la mano. GAROFFI Fermo là. Due si pagano doppio. STARDI Doppio? Non ce li ho. Garoffi fa spallucce. Gli si avvicina Nobis coi soldi già pronti. NOBIS Te li do io. Scansa Stardi e si mette a guardare. Ma è troppo tardi. (STANZA BALLERINE) Le ballerine di prima si sono già vestite, adesso è il turno di una cicciona assai poco sexy. (STANZA DEL BUCO) NOBIS Non ci sono più. Ridammi i soldi. GAROFFI I soldi erano per guardare. Tu hai guardato, no? NOBIS Ma c’era solo una cicciona. STARDI Sarà la donna cannone. 299 NOBIS Rivoglio i soldi! (A GAROFFI) Nobis vorrebbe la restituzione del pedaggio, ma interviene anche Franti. FRANTI Quando vai al circo, paghi per entrare, non lo sai mica se dentro trovi gli elefanti o le tigri! Nobis cerca ancora di protestare, ma invano. NOBIS Non è giusto. Io ho pagato doppio! FRANTI Questo è giusto. Allora guarda due volte. Nobis, nervoso, si infila il cappottino. NOBIS Ma andate al diavolo! Di donne così a casa mia ne vedo quante mi pare…! GAROFFI Dove vai? Dài, Nobis… Nobis è già sulla porta, arrabbiato. NOBIS Vado a casa. Stasera la moglie di mio padre dà un ballo… Lì sì che ci sono donne belle!… Ed esce, sbattendo la porta alle proprie spalle. 367. EST. CASA NOBIS -NOTTE 300 E’ ormai notte e casa Nobis riceve. Carrozze lussuose arrivano davanti al portone illuminato a festa dalle torce. Uomini in livrea accolgono dame e signori in toilettes da gran sera. Entriamo con loro... 368. INT. CASA NOBIS -NOTTE Alla festa dai Nobis è presente la Torino che conta. Un quartetto d’archi suona, domestici in livrea vanno e vengono con cibi e bevande. Tutta la scena è stata vista dal punto di vista del piccolo Nobis che, acquattato in cima al sontuoso scalone di casa sua, spia la festa dall’alto. Adesso sta guardando la sua matrigna. E’ una donna bella, sui 35 anni, francese, affascinante e mondana… E’ vicina al padre di Nobis, ma i suoi occhi cercano qualcuno…: un giovane e aitante ufficiale di cavalleria (30 anni circa) che ora, percepito lo sguardo di lei, si avvicina. La invita a ballare. La donna, lasciato il marito, accetta sorridente l’invito. Lo sguardo di Nobis corre dal padre alla donna, ansioso, vagamente in allarme… La bellissima seconda moglie dell’avvocato Nobis balla col suo cavaliere in alta uniforme. Fra i due c’è molta complicità. La donna ride alle battute del militare. Il piccolo Nobis la vede lasciarsi condurre dall’uomo verso una stanza appartata e buia: la biblioteca di casa. Il bambino di nascosto li segue. 369. INT. BIBLIOTECA DI CASA NOBIS - NOTTE Nobis, confuso fra gli invitati si apposta dietro la porta. La sua matrigna e il bell’ufficiale sono poco distanti, accanto agli scaffali colmi di libri antichi e preziosi. L’uomo le sussurra qualcosa. Nobis si sporge per vedere. Intanto gli invitati ballano e chiacchierano. Il tenente avvicina le labbra alle braccia nude della donna, alle spalle di lei... Nobis è stordito. Guarda, dietro di sé: poco lontano il padre di Nobis, col sigaro in bocca, intento a magnificare le lodi del fumo coi suoi amici, ignaro. Nella biblioteca intanto, i due amanti si baciano, con passione crescente. Nobis, sconvolto, scappa via. Per non vedere di più. 370. EST. PIAZZALE SCUOLA - NOTTE 301 Nel cuore della gelida notte torinese , Nelli è tornato davanti alla sua scuola, unico posto in cui non si senta estraneo. Si lascia andare sfinito per terra, contro il portone sbarrato. Poco dopo Giulio appare dal fondo della strada. Anche lui è stravolto dalla stanchezza, sfinito. Quando vede il bambino quasi non crede ai suoi occhi. Corre verso di lui. Appena gli arriva vicino lo abbraccia, lo solleva, cerca di dargli un po’ di calore massaggiandolo con energia. PERBONI Nelli, sono io. Stai bene? Nelli è semiassiderato, stanchissimo, ha esaurito tutte le sue forze. NELLI Signor maestro... Giulio comincia a parlargli piano, suggerendogli parole di conforto, un tono dolcissimo nella voce. Il bambino trema. Lui lo accarezza, per riscaldarlo. PERBONI Sono io, Nelli. Guardami. Come stai? NELLI Mi fanno male i piedi, signor maestro. PERBONI E’ un buon segno, non ti preoccupare. Meglio così. Giulio glieli massaggia, sorridendo. PERBONI E’ tutto a posto, piccolo. E’ tutto finito, stai tranquillo. Sistemeremo tutto... Il bambino usa le sue ultime energie per sussurrare: 302 NELLI Maestro... Non mi porti a casa. La prego. Perboni lo solleva tra le braccia 371. INT. CASA MARGHERITA - NOTTE Margherita sta dormendo nel suo letto quando nella casa risuona il campanello. Lei si desta. Con il cuore in tumulto, si alza, in camicia da notte. Afferra uno scialle per coprirsi e va alla porta. E’ perplessa, un po’ spaventata. Chi è? MARGHERITA PERBONI Io…Giulio…ascolta per favore, io… Margherita apre senza esitazioni, stringendosi nello scialle. MARGHERITA Che è successo? Giulio ha Nelli, scalzo, in braccio. Il bambino si è addormentato. PERBONI L’ho trovato. MARGHERITA Entra. (poi, più piano) Piano… La zia dorme. PERBONI Mi dispiace arrivare a quest’ora... Lei sta chiudendo la porta alle sue spalle, mentre lui depone il bambino sul divano. 303 PERBONI Era semiassiderato. E non vuole tornare a casa. Nelli si lamenta nel sonno. E’ scosso dai brividi. Margherita si toglie lo scialle e va a metterglielo mette sopra. Giulio la guarda chinarsi sul bambino, dolce. Lo sguardo gli cade sulla stoffa leggera della sua camicia da notte... La voce di lei lo scuote. MARGHERITA Che hai intenzione di fare? PERBONI Vado ad avvertire i genitori. Saranno in pena. Intanto Margherita ha abbracciato Nelli, che si è subito stretto al suo collo, scambiandolo nel sonno per sua madre. Mamma... NELLI Giulio guarda la scena con una certa emozione. Margherita solleva il bambino. MARGHERITA Lo porto in camera mia. Nel letto è più caldo. Il bambino si accovaccia sulla spalla di Margherita, tenerissima e materna. Giulio ha uno strano sguardo. 372. EST. STRADE - ALBA GRIGIA Gli zoccoli dei cavalli cominciano a risuonare in giro. E’ ormai giorno. I segni dei festeggiamenti del carnevale sono ancora visibili qua e là, sotto la neve che si è sciolta. Dall’acqua del Po’, che scorre limacciosa davanti al Castello del Valentino, si alza una leggera nebbia. 373. INT. COMPLESSO CASA MARGHERITA - MATTINA 304 Margherita è indaffarata in cucina quando il campanello suona di nuovo. Va ad aprire: è Giulio. MARGHERITA Entra. Sto preparando la colazione per Nelli… Giulio la segue in cucina. Resta affascinato a guardarla alla stufa, alle prese col latte e il caffè. La tavola è apparecchiata per la colazione. L’atmosfera è quella calda e intima di una colazione familiare. Margherita nota il silenzio di lui. MARGHERITA Che c’è? PERBONI Scusami. Sono solo… (sorride) stanco. Margherita lo guarda attentamente. Giulio è vestito come il giorno prima, un velo di barba, il volto stanchissimo. Lei gli si avvicina. Gli accarezza una guancia, preoccupata. MARGHERITA Dovresti riposare un po’. PERBONI Non c’è tempo. (le allontana la mano, con rammarico, dolce) Nelli dorme ancora? Margherita annuisce, ma il bambino viene fuori dalla sua stanza proprio in questo momento. E’ scalzo, i capelli arruffati, il colorito però è di nuovo roseo. NELLI Buongiorno. PERBONI Vengo adesso da casa tua, Nelli. Ho parlato con tuo padre 305 e tua madre. Erano molto preoccupati per te. Il bambino è colpito. NELLI Che gli ha detto? PERBONI Che ti avrei riportato a casa. Nelli china la testa. Si guarda i piedi scalzi. NELLI Non posso venire. Ho buttato le scarpe. MARGHERITA Erano un regalo di tuo padre? Il bambino annuisce. Si rabbuia di nuovo. NELLI Non le voglio più. Perché? MARGHERITA NELLI Mio padre non c’è mai andato, in America. PERBONI E allora? Neanche io. NELLI Franti ha detto la verità. Lo sapevano tutti. Solo io non sapevo niente. Perché mi hanno mentito? 306 PERBONI Forse perché avevano paura che ti saresti vergognato di lui. MARGHERITA L’hanno fatto per te, per proteggerti, non lo capisci? Il bambino fa di no con la testa, ostinato. Ma ha i lucciconi. Margherita li lascia soli, ritirandosi in camera da letto. Giulio si avvicina a Nelli. Si accovaccia di fronte al bambino. PERBONI Tuo padre aveva un debito con la società ed è stato chiamato a scontarlo. Per la sua colpa ha passato otto anni lontano dalla sua famiglia. Non pensi come ha sofferto? NELLI Qualche volta ho pensato che forse aveva un altro bambino, in America... PERBONI Invece chissà quante volte ha pensato a te, da solo nella sua cella. NELLI Nelle lettere diceva sempre che l’America era bellissima... invece era in prigione. Giulio sta riordinando gli abiti di Nelli, lo pettina con le mani, inginocchiato di fronte a lui. Da dietro la porta della camera da letto, Margherita lo guarda, innamorata. PERBONI Tuo padre ha sbagliato, è vero, ma ha pagato. Ti sembra 307 giusto che ora debba subire un’altra condanna da suo figlio? Il bambino è serissimo, le guance asciutte. Sta riflettendo. PERBONI Io penso che dovresti dargli una possibilità. Nelli annuisce timidamente. Giulio gli fa una carezza, alzandosi. PERBONI Ricordati sempre che lo devi amare e rispettare. Anche per quello che ha sofferto. NELLI Maestro... devo proprio venire a scuola, oggi? PERBONI Perché no? Ti vergogni dei tuoi compagni? (ALLARMATO) NELLI No. E’ solo che... voglio andare a casa. Giulio lo prende in braccio, sollevandolo da terra. PERBONI Ti faccio vedere una cosa. Col bambino in braccio, Giulio è andato alla finestra. (Tutto sotto lo sguardo commosso di Margherita, nascosta dietro lo stipite) 374. EST. STRADA CASA MARGHERITA - GIORNO Di sotto, il padre di Nelli aspetta, ritto in mezzo alla neve ormai sporca. 375. INT. CASA MARGHERITA - GIORNO 308 Nelli scappa praticamente dalle braccia di Perboni. Margherita sorride e lo guarda uscire di casa correndo. Si avvicina lentamente a Giulio, che è rimasto fermo a guardare dalla finestra. Gli mette una mano sul braccio. Insieme, guardano fuori. 376. EST. STRADA CASA MARGHERITA – GIORNO Il padre di Nelli vede suo figlio uscire dal portone di slancio, fermarsi a guardarlo, le lacrime agli occhi. L’uomo gli sorride, tende le braccia, incerto. Il bambino corre in braccio a suo padre, che lo stringe forte... 377. INT. CASA MARGHERITA - GIORNO Margherita scuote Giulio. MARGHERITA Dobbiamo andare, Perboni. Oggi viene l’Ispettore. Siamo in ritardo. In un gesto d’impulso, lui la trattiene. Le afferra la mano e se la porta alle labbra. PERBONI Grazie. A Margherita non viene la voce per rispondere. Poi è troppo tardi: Giulio è già diretto alla porta. PERBONI Ti aspetto giù. 378. INT. SCUOLA. PALESTRA - GIORNO Allievi e docenti sono riuniti nella palestra. In posizione di privilegio, un uomo massiccio ed elegante, dall’aria autoritaria, siede su una poltrona. 309 Accanto a lui c’è, in piedi, il direttore, che sta parlando all’assemblea. DIRETTORE Abbiamo il piacere di ospitare la squisitissima persona del nostro Ispettore Scolastico. Anche se qualche docente è disgraziatamente assente, direi che possiamo cominciare. I ragazzi, tutti in piedi e inquadrati come soldatini, sono immobili. Il direttore si rivolge all’ispettore. DIRETTORE Gradirebbe interrogare qualcuno dei nostri ragazzi? L’Ispettore si alza. ISPETTORE Volentieri. I compagni danno di gomito a Derossi, che è costretto ad alzarsi. ISPETTORE Noi ci conosciamo già, giovanotto. Sissignore. DEROSSI ISPETTORE So che sei preparato. Siediti pure… Mentre Derossi si siede, entrano Perboni e Margherita, in ritardo e trafelati. Lo sguardo di rimprovero con cui li accoglie il Direttore non lascia dubbi sulla profondità del suo risentimento. ISPETTORE Sentiamo qualcun altro. 310 I ragazzi impallidiscono. Guardano Perboni in cerca di aiuto. Mentre l’Ispettore pensa, percorre i loro volti con lo sguardo: Nobis è altero come sempre. Garoffi mastica di nascosto una brioche. Precossi prega a mezza voce. PRECOSSI Non io, ti prego. Fa che non chiami me… Stardi ha l’espressione vacua e poco intelligente che assume spesso in classe. L’Ispettore sta guardando proprio lui. ISPETTORE Come ti chiami giovanotto? STARDI Io? Perboni è preoccupato, come gli altri. Tu. ISPETTORE STARDI Stardi, signore. ISPETTORE Conosci la formulazione del teorema di Pitagora, Stardi? Sissignore. STARDI ISPETTORE Puoi venire alla lavagna a scriverla, per favore? Stardi va, mentre tutti gli altri trattengono il fiato. PERBONI Speriamo che se la ricordi. (A MARGHERITA) 311 Ma Stardi sta già scrivendo, sicuro di sé. Anche il Direttore pare stupito che indovini la risposta. ISPETTORE Bravo. Puoi ripetere a memoria la tabellina del sette? No, signore. STARDI ISPETTORE Hai detto no? STARDI Non posso, signore. ISPETTORE Vuoi ripetere quella dell’otto? A memoria? STARDI ISPETTORE Sì, grazie. STARDI Non posso. ISPETTORE Ricordi qualche tabellina? STARDI Tutte, signore. ISPETTORE E perché non vuoi ripeterle davanti ai tuoi compagni? STARDI Il maestro non vuole che studiamo le cose a memoria. 312 ISPETTORE Il maestro... (capisce, sorride) vuoi scriverle alla lavagna, allora? Certamente. STARDI Comincia a scrivere spedito. Un sospiro di sollievo si diffonde nella sala. ISPETTORE Tuo padre deve essere orgoglioso di te, Stardi. STARDI Mio padre dice che sono una testa dura. Non vuole neanche mandarmi a scuola. ISPETTORE Dì a tuo padre che si sbaglia. Stardi guarda Perboni, felice. Il maestro gli fa un occhiolino di nascosto. Ma il gesto non sfugge a Margherita, che sorride. Il Direttore guarda entrambi, sospettoso e inspiegabilmente irritato. 379. INT. ANDRONE SCUOLA - GIORNO Le classi sono tutte schierate nell’androne per salutare l’Ispettore, che è in procinto di andare via a bordo di una carrozza. Enrico è capitato vicino a DeRossi, che non lo guarda. Lui gli mette una mano sulla spalla... DEROSSI Che vuoi? ENRICO BOTTINI Mi dispiace. Io non volevo far soffrire Nelli. DEROSSI E allora perché hai parlato? 313 ENRICO BOTTINI Sono uno stupido. Perché volevo farmi bello... Enrico cerca Olga con gli occhi. La trova. Derossi si volta finalmente verso di lui. Gli porge la mano. Enrico la stringe, incredulo e felice. In strada, il direttore sta aiutando l’ispettore a salire in carrozza. Tra i ragazzi, Votini si accorge che Franti sta tirando fuori qualcosa da sotto il cappotto. Che fai? VOTINI Franti non risponde. Si abbassa per non farsi vedere e va vicino al portone. Votini richiama l’attenzione di Stardi con una gomitata. Guardano il compagno che, non visto, accende un piccolo petardo… L’ispettore ha appena messo piede sul predellino del mezzo quando il petardo arriva sotto gli zoccoli del cavallo e scoppia. Questo, spaventato, fugge via trascinandosi la carrozza. La scena è decisamente buffa. L’Ispettore corre per raggiungere la carrozza agitando il suo cappello mentre i ragazzi scoppiano in una sonora risata. Il Direttore si volta verso i ragazzi, schierati nell’androne. DIRETTORE Chi è stato?! Franti è già tornato al suo posto. Naturalmente, tace. DIRETTORE Ve lo chiedo ancora una volta: chi è stato? Fuori il colpevole o la pagherà tutta la classe. Tanto lo so che è stato uno di voi. I ragazzi tacciono. Il direttore è fuori di sé dalla rabbia. Franti se la ride sotto i baffi. Olga lo guarda da lontano. 314 Enrico, preso da furia eroica, fa un passo avanti. ENRICO BOTTINI Sono stato io, direttore. Il direttore lo guarda, perplesso. Anche Derossi fa un passo avanti. DEROSSI Non è vero, sono stato io. Il direttore capisce che non otterrà nulla. DIRETTORE Non è la giornata giusta per fare gli eroi, ragazzi! Lasciamo perdere, prima che mi salga il sangue al cervello! Perboni sorride. Franti è sconcertato. Guarda Olga, ma questa lo ignora palesemente, mentre l’atmosfera si distende e i ragazzi cominciano a sparpagliarsi liberi nel cortile, commentando l’accaduto. Olga si avvicina ad Enrico. OLGA E’ colpa mia. L’ho detto io a Franti che il padre di Nelli era stato in prigione. Perdonami, Enrico. Ho sbagliato, sono stata una sciocca. Enrico non fa in tempo a rendersi conto di quello che sta succedendo. Come in un sogno, Olga lo sta baciando sulla guancia. OLGA Mi dispiace. Enrico è al settimo cielo. Franti è furioso. 380. INT. CASA PERBONI. SALOTTO/INGRESSO - GIORNO Giulio è in casa. E’ appena rientrato. Si toglie la giacca, sbottona il gilè. Si stacca il colletto rigido, si rimbocca i polsini, versa un po’ 315 d’acqua nel catino e si sciacqua il viso. Il volto nello specchio rivela tutta la sua stanchezza. Ma stavolta trova la forza di sorridersi, mentre qualcuno bussa alla porta. Giulio va ad aprire e con sorpresa si trova davanti Margherita. Salve. MARGHERITA PERBONI Prego. Entra. MARGHERITA No, grazie. Sono troppo stanca. PERBONI E’ stata una mattinata dura. MARGHERITA Ma anche piena di soddisfazioni. PERBONI Già. Lei sorride. Si vede che ha bisogno di riposare. PERBONI Proprio non vuoi entrare? MARGHERITA No. Sono venuta solo per portarti questa. Gli porge una palla di stracci ricoperta all’esterno da uno strato di juta molto resistente, la palla per il football di cui avevano parlato. MARGHERITA L’ho finita ieri sera. Perboni è colpito. 316 PERBONI Sei una ragazza straordinaria. MARGHERITA Per una palla di pezza? (poi, guardandolo) Se l’avessi saputo, te ne avrei fatte una decina… Il messaggio di lei, dietro il tono ironico, è inequivocabile, ma Giulio non raccoglie. Si rigira la palla tra le mani, imbarazzato. Poi le sorride. PERBONI Ti posso invitare…? Dove? MARGHERITA PERBONI Ad assistere alla nostra prima partita… 381. EST. CAMPETTO CALCIO - GIORNO Giulio ha in mano la palla fatta da Margherita. La guarda pensoso, ma gli schiamazzi dei ragazzi lo richiamano alla realtà. Margherita non è venuta. Un sole tiepido ha quasi sciolto la neve. Giulio e i ragazzi sono al centro di un campetto poco lontano dalla scuola. MURATORINO Possiamo cominciare, maestro? CORETTI Maestro, noi siamo pronti. Giulio si scuote. PERBONI Allora cominciamo… Io lancio la palla in aria con le mani ma voi, quando cade a terra, la dovete toccare solo con i piedi, avete capito bene? Solo con i piedi… 317 FRANTI E le mani dove le mettiamo? PERBONI Dove ti pare, basta che non tocchino la palla. FRANTI Allora le posso dare in faccia a quelli che mi vengono contro? PERBONI Tu fallo e io ti sbatto fuori dal campo. E non giochi più. Capito bene, Franti? FRANTI Troppo complicato, troppe regole, questo è un gioco che non avrà futuro. Il Muratorino tira per la manica Perboni. MURATORINO Signor maestro, posso fare anche io il portiere? PERBONI Perché? MURATORINO Mi voglio tuffare anche io. PERBONI Non si può fare. Ci sono solo due porte e quindi solo due portieri: Garrone e Bottini. Va bene. MURATORINO 318 PERBONI Quanti siamo? Si contano. Dodici. DEROSSI PERBONI Bene. Dividetevi in due gruppi. Cinque vanno con Bottini e altri cinque si mettono dall’altra parte del campo, con Garrone. C’è un attimo di confusione. Poi, istintivamente, i ragazzi si dividono nei due gruppi che corrispondono all’estrazione sociale. La squadra dei ricchi è formata da Nobis, Votini, Franti, Stardi, Garoffi e Bottini. La squadra dei poveri e degli emigrati è formata da Precossi, Il Calabrese, Coretti, Il Muratorino, Garrone e il solito idealista Derossi. Perboni li guarda, rattristato. PERBONI Nobis, tu passa dall’altro lato e Coretti va al posto tuo. CORETTI Perché? NOBIS Io non ci gioco con loro. PERBONI Vi spiego come funziona nel Regno Unito. In ogni squadra c’è il figlio del ricco, ma c’è anche quello dell’operaio, del negoziante, del minatore. Tutti insieme. Questo è il bello del football! 319 PRECOSSI Ma Nobis corre come un cavallo cieco, maestro. NOBIS E tu non sai nemmeno parlare. PERBONI Quello che conta in questo gioco non è il singolo giocatore. Per vincere la cosa più importante è lo spirito di squadra. Avete capito? Dovete essere uniti. GARRONE Noi ci sentiamo più uniti se lei ci fa tenere Coretti. NOBIS Tanto con quei pulciosi non ci gioco. MURATORINO Io voglio giocare con Garrone, sennò me ne vado a casa. PERBONI Vabbè, adesso basta. facciamo una prova. Si comincia. (guarda Enrico e Garrone) Voi andate al vostro posto. Enrico Bottini e Garrone vanno nelle rispettive porte (segnalate con dei grossi sassi). PERBONI Quando fischio voi dovete prendere la palla. Poi, con l’aiuto dei compagni di squadra, cercate di andare a tirare nella porta degli avversari. Ci siamo? 320 Pronti. VOTINI PERBONI Vado. Non avendo il fischietto Perboni si aiuta con due dita infilate nella bocca. Fischia l’inizio, lancia la palla. Ed è subito caos. I ragazzi, non sapendo le regole, si azzuffano per la palla. FRANTI E’ mia! MURATORINO Non è vero, l’ho presa prima io! CORETTI Mollala! NOBIS Stai lontano! PERBONI Ragazzi, che fate? Solo coi piedi, ho detto! Si prendono a calci. La palla resta improvvisamente sola e ignorata, mentre sul campo dilaga il delirio. Margherita sceglie proprio quel momento per arrivare al campetto. Perboni, vedendola, cerca di richiamare all’ordine i ragazzi. PERBONI Smettetela Subito. Franti, Nobis! Nobis, chiamato, si volta. Precossi ne approfitta per mordergli un orecchio. PERBONI Precossi! Smettila immediatamente. 321 Ma tutto è inutile. Margherita pare divertita, Giulio comincia a perdere la pazienza. Fischia invano la fine dell’incontro, inascoltato, mentre i ragazzi se la godono un mondo. Nelli si rotola nel fango coi suoi compagni (i poveri, abituati alla strada) Ma piano piano il gusto di sporcarsi liberamente contagia anche i ricchi, che si lasciano andare. Giulio afferra la palla. Negli scontri, si è già lacerata. Giulio cerca di risistemarla come può mentre Margherita scende in campo. MARGHERITA Adesso basta. Ragazzi! Con un energico fischio riesce infine a riportare la calma tra i ragazzi, stupiti e affannati. Giulio la guarda ammirato e riconoscente. 382. INT. CASA NELLI - GIORNO La madre di Nelli sta faticosamente insaponando gli abiti infangati sul campo da calcio. Nelli e suo padre si lavano e si vestono. Il bambino spia il padre che si rade, evidentemente una figura insolita per lui in casa. Gli sorride. NELLI Vai a lavorare? Il padre di Nelli annuisce. NELLI PADRE Se sei già pronto aspettami, usciamo insieme. (poi guarda il figlio negli occhi) Vuoi che ti accompagno a scuola o… ti vergogni? NELLI Io?… No…neanche un po’… mi fa piacere. Davvero, mi fa piacere… (CONFUSO) 322 Nelli sorride, infilandosi al volo il cappottino. Suo padre strizza l’occhio a sua madre. Alla madre di Nelli, china sul bacile, sfugge una lacrima di gioia. Si asciuga subito con la manica della camicia. 383. EST./INT. STRADA/BOTTEGA CORETTI - GIORNO Nelli e suo padre sono in strada. Il bambino si ferma. NELLI Aspetta. Devo chiamare un mio amico. Il padre annuisce. NELLI Coretti! Esci! Corettiii! BOTTEGA NELLI OFF Sono Nelli! Sbrigati, Coretti! La sua voce raggiunge la bottega, dove Coretti dorme sui quaderni, la testa abbandonata sul tavolino. Svegliandosi di soprassalto, il bambino fa cadere il lume. Il fuoco divampa all’improvviso sui quaderni. Coretti si sveglia. Cerca di salvare il frutto del suo lavoro, ma non si accorge che intanto il lume sta appiccando il fuoco alla legna e al carbone tutt’intorno. Quando vede le fiamme levarsi alte, il terrore si disegna sul suo viso, ormai completamente desto. STRADA NELLI Alberto, esci! E’ tardi! All’improvviso Nelli e suo padre notano delle persone che gridano e indicano qualcosa: le fiamme che escono dal camino e dalle finestre della bottega di Coretti. NELLI E’ la bottega del padre di Coretti! 323 Intanto, dalla casa esce la madre di Coretti (45), che comincia subito a gridare. MADRE CORETTI La bottega va a fuoco! PRIMA VICINA Acqua! Ci vuole acqua! SECONDO VICINO Forza con quei secchi! TERZO VICINO Mio figlio è andato a chiamare i vigili. Davanti alla bottega, in attesa che arrivino i pompieri, i vicini di Coretti cercano di darsi da fare con i secchi d’acqua. Ma l’incendio continua spedito nella sua opera di distruzione, mentre dall’interno della bottega giungono distinte le grida di aiuto del piccolo Coretti. CORETTI OFF Aiuto! Sono qui! Aiutatemi! Nelli! PRIMA VICINA Oddio! C’è il ragazzino, dentro! MADRE CORETTI Alberto! PRIMO VICINO Che possiamo fare? SECONDO VICINO Non si può entrare, c’è fuoco dappertutto. TERZO VICINO Con tutta quella legna! CORETTI Aiuto! Mamma! OFF (TOSSENDO) 324 MADRE CORETTI Alberto! Diomio, aiutatelo…! CORETTI FC Mamma! Aiuto! La madre è presa dal panico. I vicini devono trattenerla per impedirle di gettarsi dentro. PRIMA VICINA Aspetti, stia calma! Adesso arrivano i vigili! Qualcuno si sta togliendo la camicia. La bagna in un secchio e sta per avvolgersela in testa ed entrare, ma il padre di Nelli è più veloce. Ha già deciso: lascia la mano del figlio e di corsa si getta fra le fiamme. Papà! No! NELLI Nelli comincia ad urlare ed a chiamare il padre. Qualcuno lo trattiene. PRIMO VICINO Chi è? SECONDO VICINO Si è buttato nel fuoco. PRIMA VICINA Arrivano! Nello stesso momento, con grande strombazzare e sferragliare, finalmente arrivano i vigili. Si mettono subito all’opera ma prima che possano convogliare l’acqua per aprirsi un varco tra le fiamme passano momenti tremendi… La madre di Coretti si è rifugiata tra le braccia di una vicina. Guardano ansiose la porta della bottega. 325 MADRE CORETTI Non si sente più. Non grida più… TERZO VICINO E’ morto anche quell’uomo! SECONDO VICINO No, eccolo. Esce, è lui! All’improvviso, sulla soglia è apparso il padre di Nelli. Ha in braccio il piccolo Coretti. Entrambi hanno il volto e gli abiti anneriti, e tossiscono vistosamente. PRIMO VICINO OFF Presto! Bisogna portare tutti e due in ospedale! Portate un carro. Presto! Il padre di Coretti (60), col suo carro carico di carbone, arriva in quel momento. SECONDO VICINO E’ il padre! Presto, caricatelo sul carro! CORETTI PADRE Che succede? …Che succede? 384. (STORDITO) INT. OSPEDALE - GIORNO PERBONI Come stai, Coretti? CORETTI Signor Maestro… Coretti è in un letto d’ospedale, sotto le lenzuola. Parte del suo viso è bendato. Seduta accanto a lui c’è sua madre. E tutt’intorno i compagni di classe e Perboni. 326 PERBONI Siamo tutti qua. Siamo venuti appena abbiamo saputo. Coretti li guarda, sforzandosi per sollevare la testa. MURATORINO Non ti stancare. Come stai? PRECOSSI CORETTI Bene. FRANTI Non senti dolore? CORETTI Non tanto. NOBIS Allora torni presto. CORETTI Certo. Che ti credi, che ti faccio giocare coi miei? (nel sorridere, sente dolore e fa una smorfia) PERBONI Non ti preoccupare. Senza di te non giochiamo. Un vocio nel corridoio li fa voltare verso l’ingresso. Sulla soglia sono apparsi il padre di Coretti, Nelli e suo padre. L’uomo ha le mani bendate e il viso cosparso di crema. La madre di Coretti gli sorride. Il padre di Coretti introduce l’uomo a tutta la camerata. CORETTI PADRE Questo è l’uomo che ha salvato mio figlio. E’ un eroe! 327 D’impulso, i ragazzi lo applaudono. Subito imitati dagli altri pazienti della camerata. Il padre di Nelli è commosso. Il figlio gli si stringe accanto orgoglioso. Anche Perboni si avvicina a Nelli. PERBONI La voglio ringraziare per aver salvato al vita al nostro Coretti. A nome mio e di tutta la scuola. Siamo orgogliosi di lei. Nelli non riesce più a trattenere le lacrime. GARRONE Perché piangi, Nelli? (INGENUO) NELLI Perché ho perduto le scarpe. Suo padre lo stringe più forte. 385. EST. STRADA - GIORNO Giulio e Margherita camminano in strada. Stanno tornando a casa da scuola (hanno libri, registri e cartelle). MARGHERITA Sono contenta per Nelli. PERBONI Dovevi vedere com’era fiero di suo padre. MARGHERITA Ma Coretti sta bene? PERBONI Le ustioni sono superficiali. Il rischio era che il fumo lesionasse i polmoni. Ma per fortuna il padre di Nelli è arrivato in tempo. 328 Sono arrivati sotto casa di Margherita. Giulio l’ha accompagnata e ora sembra sinceramente dispiaciuto di separarsi da lei. PERBONI In ospedale, Coretti ha scherzato con Nobis sul football. MARGHERITA Li farai giocare ancora? PERBONI Dopo quel disastro, non lo so. (la guarda) Hai visto come hanno ridotto la tua palla? MARGHERITA L’hanno distrutta. PERBONI Mi dispiace. Tu ti sei data tanto da fare… MARGHERITA Per tanto poco? Domani te ne faccio un’altra. PERBONI I ragazzi te ne saranno grati... Margherita coglie letteralmente la palla al balzo. MARGHERITA E tu? Tu me ne sarai grato? PERBONI Io? Sì, certo... L’attimo d’incertezza di Giulio é sufficiente a Margherita per prendere il proprio destino con entrambe le mani. MARGHERITA Mi sono innamorata di te, lo sai? 329 Lui la sta guardando intensamente. Nei suoi occhi, oltre la stanchezza, c’è un fondo di disperazione. Margherita ha un brivido. MARGHERITA Quando hai quello sguardo mi fai sentire freddo. Lui sta scuotendo la testa, afflitto. Tutta l’allegria è scomparsa. Quando parla, Giulio sembra provare una sofferenza fisica. PERBONI Non sono l’uomo per te, Margherita. Non sono l’uomo per nessuna. Mi dispiace, non posso. E scappa via. Margherita, sola in mezzo alla strada, ha lo sguardo afflitto di chi ha visto avverarsi i propri peggiori presentimenti. 401. INT. CASA NOBIS. CAMERA NOBIS E SCALINATA/ATRIO - GIORNO Nobis è davanti a uno specchio. La sua cameriera personale, Cecilia, una giovane di 30 anni circa, bella e forte, legata al bambino da un affetto genuino giacché è stata la sua balia e dopo la morte della madre l’ha sostituita a tutti gli effetti, è inginocchiata davanti a lui. Gli sta allacciando il collo di pelliccia sul cappotto. CECILIA Fatto. E’ ora di andare. La matrigna si affaccia nella stanza del bambino. MATRIGNA NOBIS Sei pronto? E’ tardi! Il bambino guarda la cameriera con aria interrogativa, poi si decide a seguire la matrigna fuori, sospinto dalla cameriera. MATRIGNA NOBIS Andiamo. Ti accompagno… 330 Scendono insieme giù per la lunga scalinata fino all’atrio, dove un domestico sta aprendo il portone per lasciarli uscire. Nobis si blocca sulla soglia. NOBIS Non ho salutato mio padre. La donna ha fretta. MATRIGNA NOBIS Lo vedrai a pranzo. Ma Nobis padre esce in quel momento dalla biblioteca. La donna diventa subito amabile. MATRIGNA NOBIS Cheri! Stavamo venendo a salutarti! L’uomo è contrariato, ma lo nasconde… NOBIS PADRE Esci anche tu? MATRIGNA NOBIS Accompagno Carlo a scuola. Il vecchio avvocato sembra colto in contropiede. Resta un istante senza parole, mentre la donna lo abbraccia, sussurandogli qualcosa nell’orecchio, a bassa voce… MATRIGNA NOBIS Lasciami provare ad essere una vera madre per lui. (SUSSURRA, DOLCE) 402. EST./INT. STRADA/CARROZZA - GIORNO La carrozza procede spedita sull’acciottolato. All’interno, Nobis e la matrigna, muti. La donna è nervosa. Continua a guardare fuori dal finestrino. Ad un certo punto batte per richiamare l’attenzione del conducente. Ferma! MATRIGNA NOBIS 331 Nobis la guarda senza capire. MATRIGNA NOBIS BAMBINO) Io scendo qua. Tu vai a scuola e fai il bravo. (AL Nobis tace, incerto. Non si baciano. MATRIGNA NOBIS (SECCATA) Non mi saluti? Arrivederci. NOBIS (EDUCATO) La donna scende. Quando i cavalli ripartono Nobis si volta a guardare indietro dal finestrino. Poco lontano, un’altra carrozza attende. La donna sale. Dentro, si intravede un uomo in divisa da ufficiale (è lo stesso che abbiamo visto alla festa nel 3° ep.). L’uomo la accoglie con un sorriso, la bacia… Il bambino continua a guardare, mentre la carrozza lo porta via. 403. EST. STRADA E PIAZZALE SCUOLA - GIORNO Nel piazzale c’è già un certo assembramento. Tra le carrozze e i calessini, arriva anche l’omnibus. Una frotta di ragazzini si riversa in strada, vociante. Giulio, che sopraggiungeva, guarda d’istinto verso l’omnibus, cercando Margherita tra i passeggeri. La ragazza sta scendendo in questo momento. Scendendo, Margherita solleva appena un po’ le gonne. Lo sguardo di Giulio scorge una caviglia, ma viene subito distratto dalla voce del bidello. BIDELLO Ragazzacci! Disgraziati, manigoldi! OFF Avvicinatosi al portone per aprirlo, infatti, il bidello si è sporcato le mani e la giacca con una melma appiccicosa, scura (Franti e Stardi hanno sparso della pece tutt’intorno alla serratura del cancello). 332 BIDELLO Se scopro chi è stato, io… Che roba! Franti e Stardi, intanto, fanno finta di niente, ma ridono sotto i baffi e si godono gli sguardi ammiccanti dei compagni, che hanno già capito chi è il responsabile del contrattempo. Franti mostra un barattolo di pece che tiene nascosto sotto il cappotto. I ragazzi si accalcano per vedere in che consiste l’ultimo scherzo di Franti ai danni del bidello. VOTINI Fammi vedere! MURATORINO Che schifo! Sembra olio nero… PRECOSSI Si appiccica dappertutto! DIRETTORE LARGO) Se qualcuno pensa di aver fatto uno scherzo divertente si sbaglia di grosso! E se ne accorgerà! (FACENDOSI Ma subito il bidello s’impietosisce e minimizza. BIDELLO Ma no, signor direttore. Non è niente: solo un po’ di pece… DIRETTORE E le pare poco! Hanno rovinato la serratura. BIDELLO Ma no, signore. Si apre, si apre… 333 Seppure finendo di sporcarsi con quella pece appiccicosa, il bidello riesce a spalancare il portone. Il Direttore fissa sospettoso le facce dei ragazzi, specie quelli della classe di Perboni. Hanno tutti espressioni ingenue e incolpevoli. DIRETTORE E’ inutile che fate i santarellini, tanto io lo so chi è stato. E prima o poi lo prendo sul fatto. Ed ora basta, tutti in classe. I ragazzi si avviano ad entrare. Franti ha capito che se l’è cavata anche stavolta, si avvicina spavaldo ad Olga, ma la ragazzina gli volta le spalle, entra nel cortile, volutamente accanto ad Enrico. Anche Margherita entra, passando davanti a Giulio. Per un attimo i loro sguardi si incrociano. Giulio ha un’espressione confusa, vorrebbe dire qualcosa, poi abbassa lo sguardo. Margherita prosegue. Giulio resta solo. Mentre tutti entrano, finalmente Perboni guarda Franti e Stardi. I due sorridono al maestro, cercando la sua complicità, ma questi li guarda serissimo e indica loro il portone… PERBONI Non mi interessa come, ma adesso voi due ripulite tutto, chiaro? (ASPRO) 404. INT. SCUOLA. ATRIO E CORRIDOIO – GIORNO I ragazzi stanno appendendo i cappotti agli attaccapanni, in corridoio. Sono allegri. Solo Nobis è scuro in volto, nervoso. Ha appena appeso il suo cappotto col collo di pelliccia ad un gancio, quando il Muratorino lo copre distrattamente col suo. NOBIS Ehi! Nobis, innervosito, prende il cappotto del Muratorino e lo getta per terra. NOBIS Trovati un altro gancio! 334 Il Muratorino rimane per un istante senza parole. Guarda incredulo il suo cappottino, mentre Garrone prende le sue difese. GARRONE Che t’è preso, Nobis? Sei nervoso? NOBIS Non sono nervoso. E’ lui che non si deve permettere di mettere il suo cappotto sul mio! E perché? MURATORINO NOBIS Perché non voglio i tuoi pidocchi, va bene? Il Muratorino non ha il tempo di reagire. Garrone ha già afferrato Nobis per il bavero della giacca. GARRONE Adesso tu lo raccogli da terra e lo appendi per bene. Scordatelo. NOBIS Senza preavviso, Nobis colpisce Garrone con una gomitata sul viso, con rabbia, per liberarsi. Garrone molla la presa, stupito. Gli altri fanno capannello intorno. Giulio, che sopraggiungeva (ma non ha visto), percepisce la tensione nell’aria. Si avvicina. PERBONI Che sta succedendo? Che c’è? Garrone si sta toccando il naso. E’ anche lui sorpreso di vedere il sangue sulle dita. Giulio prende subito il controllo. PERBONI Tira su la testa. Non è niente. 335 (poi, al Muratorino) Rabucco, vai a bagnare un fazzoletto, su! Il Muratorino corre verso il bagno, inciampando quasi nel Direttore che sta arrivando. Lo guarda spaventato. Il Direttore capisce che qualcosa non va. Si avvicina al capannello davanti alla classe di Perboni. DIRETTORE Perboni! Che altro capita, oggi? Vede subito Garrone che perde sangue dal naso. DIRETTORE Che è stato? E’ caduto, per caso? PERBONI No, no… PRECOSSI Gli ha dato un pugno! VOTINI Spia! Garrone non parla. Il Direttore si intromette. DIRETTORE Parla, Garrone! O veramente passate tutti un bel guaio! Garrone tace, asciugandosi il sangue, come un soldatino. DIRETTORE Bene. Allora starai in punizione per tutta la mattina. Assisterai alle lezioni in ginocchio davanti alla lavagna! Così i tuoi compagni vedranno e impareranno. 336 PERBONI Un momento. Tocca a Giulio intervenire, ma Derossi, corretto come sempre, lo anticipa. DEROSSI E’ stato Nobis, maestro. Gli ha dato un pugno perché Garrone stava difendendo il Muratorino… PERBONI Devi dire quello che è successo, Garrone. E’ stato Nobis a colpirti? Garrone guarda il suo maestro, quasi chiedendo aiuto. Vorrebbe tacere, ma non ci riesce. Il suo senso dell’obbedienza ha la meglio. GARRONE Sissignore. Il Direttore guarda Nobis. E’ la verità? DIRETTORE Nobis tace, un’espressione antipatica stampata sul viso. NOBIS Mi sono stancato di questa farsa. Sono stato io, e allora? DIRETTORE Garrone, sei esonerato dalla punizione. (guarda Nobis) Mi dispiace per quel gentiluomo di tuo padre, Nobis. (con cipiglio severissimo) Assisterai alle lezioni in ginocchio, finché il maestro (CONTRARIATO) 337 Perboni non ti darà il permesso di alzarti. 405. INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO Nobis inginocchiato davanti alla lavagna. Perboni sta facendo l’appello. PERBONI OFF Puddu! PUDDU (ALZANDOSI) Presente, signor maestro. Mentre il maestro procede, tutti guardano imbarazzati Nobis che se ne sta in ginocchio accanto alla lavagna, muto, lacrime di rabbia a solcargli le guance arrossate per l’agitazione. Anche Perboni fa fatica a far finta di niente. PERBONI Rabucco. MURATORINO Presente, signor maestro. (ALZANDOSI) PERBONI Varzi c’è e Votini è presente. Manca solo Coretti. Qualcuno di voi sa come mai Coretti fa tante assenze? GARRONE Oggi non viene. Sta aiutando il padre alla bottega. L’incendio li ha ridotti sul lastrico. Perboni è pensoso. PERBONI Ho capito. (chiude il registro) Oggi parliamo proprio di padri. Anzi, di padri e di figli. 338 (guarda Nobis, ancora in ginocchio) Nobis? Giulio gli sta facendo cenno di tornare al banco, ma Nobis non capisce. NOBIS Devo parlare di mio padre? Giulio coglie l’occasione al balzo. Annuisce. PERBONI Alzati in piedi, però. NOBIS RITTO) Mio padre non capisce quando qualcuno lo sta prendendo in giro. GAROFFI ALLEGRO) E tu te ne lamenti? (METTENDOSI (INTERVENENDO Perboni è colpito dalle parole di Nobis, ma intanto l’intervento di Garoffi ha scatenato l’ilarità generale. GAROFFI Mio padre lo capisce subito, purtroppo. PERBONI Torna al tuo posto, Nobis. (poi, guardando la classe) Oggi vi racconto la storia dell’infermiere di Tata. Chi sa che significa “tata”? Il Muratorino alza precipitosamente la mano per rispondere ma poi, vedendo che nessun altro l’ha fatto, la riabbassa. Perboni sorride. 339 PERBONI E’ una parola napoletana. Che significa “papà”. Il Muratorino commenta a mezza voce, ostinato. MURATORINO Io lo sapevo. (SOTTOVOCE) 406. EST. NAPOLI – GIORNO Una suggestiva immagine d’epoca di Napoli. PERBONI Era un ragazzo come voi… Suo padre era partito otto anni prima. Era andato in un’altra nazione, a lavorare. Proprio come oggi fanno quelli del sud, che vengono a lavorare nelle nuove fabbriche… OFF 407. INT. NAPOLI. OSPEDALE. CORRIDOIO - GIORNO PIOGGIA INFERMIERE E chi sarebbe questo tata? Piove a dirotto. La scena si svolge nel corridoio di un grande ospedale. C’è un ragazzino bagnato fradicio con tutte le caratteristiche del campagnolo: alto, robusto e non troppo sveglio : Giustino. Tiene una gallina in un paniere. Il suo interlocutore è un anziano infermiere , dall'aria bonaria e un forte accento napoletano. GIUSTINO Mio padre. Sono venuto per assisterlo. INFERMIERE Da dove vieni, ragazzino? 340 GIUSTINO Dalla campagna. Ho portato una gallina per fargli il brodo. INFERMIERE Qua di ammalati ce ne sono tanti. Lasciala alle suore quella gallina. Se non servirà a tuo padre, potrà sfamare qualcun altro. GIUSTINO No! E’ per mio padre! Seguito dallo sguardo di rimprovero dell'infermiere, il ragazzo si allontana da lui, sempre guardandolo, come se temesse di essere rapinato. GIUSTINO Mia madre me l’ha data per lui! INFERMIERE Allora tientela e prega che non ti debba mai servire un po’ di brodo di gallina da un altro, figliolo. Il vecchio infermiere gli volta le spalle e va per la sua strada. Il ragazzo lo guarda male. GIUSTINO Vai a curare i tuoi moribondi, jettatore menagramo…! Poi si ricompone, si guarda intorno e riprende a cercare suo padre con lo sguardo, percorrendo il corridoio e affacciandosi nelle varie camerate avvolte nella luce plumbea di una sera di pioggia. Il ragazzo continua la sua silenziosa perlustrazione. Qualche ombra si muove nel lungo corridoio fra lucore e oscurità come se emergesse e scomparisse da profondità irreali, paurose. Il ragazzo rallenta il passo, poi si blocca. 341 Laggiù in fondo, una lama di luce. Una porta si é aperta e appare la figura di un uomo massiccio, in maniche di camicia, con indosso un grembiule bianco legato al collo e attorno alla vita. Contemporaneamente si alzano da una panca altre due persone, un uomo e una donna che vanno incontro all'uomo col grembiule… Giustino osserva tutta la scena con il fiato sospeso. Capisce che sui due, dopo un breve dialogo con l'uomo del grembiule, cala un doloroso sconforto. Ora l'uomo con il grembiule avanza lungo il corridoio, verso Giustino. Dietro, la donna e l'uomo sono irrigiditi. Poi, sempre nel fascio di luce, appare qualcuno che spinge un lettino con le rotelle. Sopra c'é il corpicino seminudo e drammaticamente immobile di un bambino appena avvolto da un lenzuolo. La donna porta le mani ai capelli e nel corridoio echeggia tutta la sua incontenibile disperazione. L'uomo del grembiule scompare dentro una stanza. Il ragazzo capisce che è una persona importante, un chirurgo, e dopo pochi passi si affaccia nella stanzetta del dottore. 408. INT STANZA DEL CHIRURGO. SERA GIUSTINO Mi scusi, signore…mi scusi se la disturbo Signore… Ha mica visto mio padre? E’ venuto dalla Francia. Si è ammalato appena sbarcato a Napoli. L'uomo si volge appena, si toglie il grembiule sporco di sangue, poi comincia a lavarsi le mani in una bacinella GIUSTINO Ha scritto di venire qua, per assisterlo. Mi hanno mandato apposta. Sono il suo figlio maggiore. Non lo vedo da otto anni… L'uomo sembra scuotersi di dosso la mestizia; alza lo sguardo al ragazzo 342 CHIRURGO Un vecchio operaio venuto da fuori, hai detto? GIUSTINO Sì, un operaio. Non tanto vecchio, però venuto da fuori si… Il medico afferra un asciugamano e, scrutando la gallina nel paniere, abbozza un debole sorriso CHIRURGO Vieni con me, ragazzo. Forse so chi é tuo padre…coraggio, andiamo… Andiamo. (ANSIOSO) GIUSTINO 409. INT. NAPOLI. OSPEDALE. CAMERATA - SERA Nell'affollata camera d’ospedale in penombra c’è un uomo che si lamenta su una branda d’angolo, sotto la finestra. Il chirurgo e il ragazzo sono sulla soglia della camerata. Il ragazzo è intimorito da quello che vede. Si decide ad avanzare lentamente nella stanza, accompagnato dai lamenti dei presenti, quasi guidato dai gemiti del moribondo indicatogli dal chirurgo. Questo, intanto, dopo averlo seguito per un istante con lo sguardo, torna verso la sua stanza. Il ragazzo è arrivato al letto. GIUSTINO Tata… L’uomo biascica qualcosa d'incomprensibile. Il ragazzo avvicina l’orecchio, ma non capisce. Un altro ammalato interviene. AMMALATO Delira. Ha sempre la febbre alta. Non si capisce niente di quello che dice. ( IN NAPOLETANO) 343 Il ragazzo si china sull’ammalato, vicinissimo, come per escludere gli altri. GIUSTINO Non parlare, tata. L’uomo mugugna ancora qualcosa, guardandolo dritto negli occhi. GIUSTINO Non importa, riposa… L’uomo chiude gli occhi, rinuncia. Solo allora vediamo lo sconforto sul volto del figlio. GIUSTINO Dormi, dormi… (COME UNA NINNA NANNA) Mentre la luce cambia e diventa sera, il ragazzo sistema le sue cose in un angolo poi si siede accanto al letto del malato e gli afferra la mano, la accarezza… GIUSTINO Povero tata mio, come sei cambiato! Tutto gonfio, i capelli imbiancati… (SOTTOVOCE, TRA SE') 410. INT. NAPOLI. OSPEDALE. CAMERATA – GIORNO E SERA Montaggio di scene del ragazzo che continua ad assistere il vecchio ammalato, per giorni, mentre solo la luce cambia intorno a loro. A volte gli é affianco il chirurgo, altre una piccola suora… A tratti l’uomo cerca di parlare, ma la sua voce è troppo flebile per essere comprensibile. Il ragazzo lo accudisce, gli cambia la biancheria, gli deterge il viso, gli pettina i capelli, gli asciuga il sudore dalla fronte, raccoglie i suoi deliri… E soprattutto racconta aneddoti della vita familiare. GIUSTINO La mamma l’ha sempre detto, che saresti tornato. Abbiamo 344 sempre tenuto le tue lettere sul cassettone, perché mamma dice che il primo di noi che impara a scrivere le deve leggere a tutti, a tutto il paese… La gallina razzola per la stanza, legata al letto con uno spago. 411. INT. NAPOLI. OSPEDALE. CORRIDOIO - GIORNO Con una cartellina in mano, il chirurgo sta uscendo dalla sua stanzetta accompagnato dalla piccolo suora quando sopraggiunge un uomo corpulento, estroverso, sui 50 anni). UOMO Sono venuto a salutarla, dottore. Me ne torno al paese, finalmente. La ringrazio per tutto quello che ha fatto e bacio le mani… CHIRURGO Sono contento per lei …ma mi raccomando…i suoi polmoni sono ancora deboli… UOMO Ci penserà l'aria di casa mia a farli guarire, dottore! Non vedo l’ora di riabbracciare la famiglia. Sono otto anni che non li vedo! CHIRURGO Non doveva venire il suo figliolo? UOMO Già…M’hanno scritto che è partito. Ma qua non s'é mai visto. Dice che portava pure una gallina. Una gallina per fare il brodo… 345 Adesso il chirurgo capisce e lancia un'occhiata alla piccola suora. CHIRUGO Aspetti, venga un attimo… 412. INT. NAPOLI. OSPEDALE. CAMERATA - SERA Il ragazzino campagnolo è al capezzale del vecchio moribondo. Questi respira con affanno, mentre lui racconta con voce che si sforza di sembrare spensierata. GIUSTINO …E zia Pina e zia Linda hanno trovato due pescatori: si sono fidanzate. E sono fratelli pure loro, strano eh? Il vecchio sorride, nel delirio. Il ragazzo gli asciuga il sudore. La suora, il chirurgo e suo padre guardano dalla soglia. PADRE DI GIUSTINO Ma é lui…E’ mio figlio Giustino! (COMMOSSO) SUORA (SOTTOVOCE) E’ una settimana che quel ragazzo assiste il vecchio pensando che sia suo padre. L’uomo entra cauto nella stanza, chiamando il figlio per nome. PADRE DI GIUSTINO Giustino! Giusti’! Questi si volta e, riconoscendolo, vola tra le sue braccia. Tata! TATA! GIUSTINO La suora e il chirurgo assistono commossi all’abbraccio. 346 PADRE DI GIUSTINO Giustino! L’omone ha le lacrime agli occhi. PADRE DI GIUSTINO Adesso ce torniamo a casa. Tu e io. Il ragazzo si fa scuro in volto. Si volta a guardare il moribondo, che ormai rantola quasi. PADRE DI GIUSTINO OFF Forza, il treno parte tra mezz’ora! 413. INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO Il Muratorino ha lo sguardo perso. Giulio deve agitargli una mano davanti per distoglierlo dai suoi pensieri. PERBONI A che stai pensando, Rabucco? MURATORINO Al treno. Ce l’hanno fatta a prenderlo? PERBONI Tu l’avresti lasciato solo quel vecchio che stava morendo? MURATORINO Io no. PERBONI Era questo che il ragazzo doveva imparare. ENRICO BOTTINI Doveva imparare ad essere generoso con gli altri. 347 PERBONI Bravo. Si chiama solidarietà. L’amore va donato con generosità. Perché se tu vuoi bene a una persona, non è che il bene finisce. Anzi, aumenta. ENRICO BOTTINI Perché quella persona te ne vuole anche lei. STARDI E poi se vuoi bene a qualcuno, sei più buono. E tutti ti vogliono più bene. MURATORINO Come a Garrone. Garrone diventa rosso. FRANTI Vabbè, ma la storia come va a finire? PERBONI Il ragazzo non partì. Rimase accanto al vecchio moribondo e… 414. INT. NAPOLI. OSPEDALE. CAMERATA - GIORNO La gallina isterica cerca invano di sfuggire al suo inseguitore (il malato napoletano visto precedentemente), ma alla fine questi la afferra. Prima di tirarle il collo guarda il campagnolo: AMMALATO Sei sicuro, ragazzo? GIUSTINO Il vecchio ha bisogno di rimettersi in forze. (ANNUISCE) 348 L’uomo procede. L’ultimo grido della gallina si sovrappone al rantolo del moribondo… Figlio… MORIBONDO Il ragazzo accorre. MORIBONDO (in mezzo a parole incomprensibili e lamenti vari, in un sussurro) A casa… a casa… Il ragazzo chiude gli scuri, in modo che la luce del sole non ferisca gli occhi stanchi del moribondo. MORIBONDO Vieni figlio… vieni vicino… grazie… GIUSTINO Non mi ringraziare. Quando guarirai andiamo insieme a trovare la tua famiglia. Io li voglio conoscere, ormai… (IN LACRIME) MORIBONDO Grazie… grazie… Il vecchio non lo ascolta più, sorride mentre esala l’ultimo respiro, stringendogli forte la mano. Intanto, il padre del ragazzo è apparso sulla soglia. Il ragazzo si accorge che il vecchio non respira, lo chiama piano, come per svegliarlo. GIUSTINO No, non te ne andare. Svegliati! Poi guarda suo padre. L’uomo si avvicina, gli mette una mano sulla spalla. 349 PADRE DI GIUSTINO E’ finita, figliolo. Il ragazzo annuisce, sistema i capelli all’ammalato per l’ultima volta. Si china a baciarlo sulla fronte, poi si solleva: GIUSTINO Adesso possiamo tornare a casa. Il padre lo stringe a sé. Il ragazzo si lascia abbracciare, poi afferra le sue cose e, sempre accompagnato dal padre, si avvìa verso l’uscita. 415. EST. PIAZZALE SCUOLA – SERA Un corteo di luci nella notte. Escono dal portone della scuola, attraverso il cortile, fino al cancello sul piazzale. L’immagine non è chiara da subito, è un po’ misteriosa, surreale. Sembrano tanti fuochi fatui nella bruma di una silenziosa sera d’inverno. Invece sono semplicemente le lampade a olio degli allievi dei corsi serali di Perboni (tra di loro riconosciamo anche il padre del Muratorino). I loro saluti si rincorrono bassi nella notte, con gli accenti più disparati, subito inghiottiti dalle strade deserte. 416. INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI – SERA Giulio sta scrivendo alla luce di un lume. La classe è deserta, la cattedra è ingombra di fogli e registri. BIDELLO E’ ancora qui, signor maestro? Giulio sobbalza. Sulla porta dell’aula è apparso il bidello, armato di ramazza. BIDELLO Mi scusi, non la volevo spaventare. Si è scordato del tempo che passa, eh? GIULIO Già. Ma me ne vado subito. Non si preoccupi. (SCUOTENDOSI) 350 Raccatta tutto e si alza. 417. INT. SCUOLA. SALA PROFESSORI/CORRIDOIO - SERA Giulio va in sala docenti, per riporre i registri. Nella stanza non c’è nessuno, ma accanto al suo armadietto Giulio trova un pacco: è la palla per il calcio, rifatta nuova (migliore) da Margherita. Un fruscìo proveniente dal corridoio lo fa voltare. Sulla soglia non c’è nessuno. Giulio si affaccia e si guarda intorno come se si aspettasse di vederla apparire, ma di Margherita non c’è traccia. 418. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO Lo stesso corridoio il giorno dopo, illuminato dal sole, brulicante di vita all’ora di entrata a scuola. Franti sta appendendo il cappotto all’appendiabiti, con Stardi che sopraggiunge. STARDI Lo sai che Bottini è venuto con la carrozza dei Votini? E allora? FRANTI (SBRUFFONE) Proprio in quel momento dal fondo del corridoio appare Enrico, che sta entrando a scuola insieme a Olga. Stardi si gode gli occhi furibondi di Franti. Anche Olga incrocia il suo sguardo, ma lo ignora. Continua a chiacchierare con Enrico, sorridendogli. Indispettito, Franti si lancia in una corsa a perdifiato nel corridoio, fingendo di essere un cavallo, scalciando e nitrendo, tra le risate di tutti, mentre il bidello arriva a richiamarlo. BIDELLO Allora, che è questo spettacolo? Forza, tutti dentro! Intanto, passa anche Margherita, che entra nella sala professori… 419. INT. SCUOLA. SALA PROFESSORI/CORRIDOIO – GIORNO 351 Margherita sta appendendo la mantella nell’armadietto quando entra Giulio, che le va vicino. PERBONI Ti devo ringraziare per la palla. MARGHERITA Di niente. Giulio è colpito. PERBONI Non puoi proprio perdonarmi, Margherita? MARGHERITA Non c’è niente da perdonare. Non amare non è una colpa. Si guardano per un istante negli occhi. PERBONI Tu pensi di amarmi, Margherita. Ma non è così, credimi. Tu sei giovane… MARGHERITA Non ci vuole tanta esperienza per riconoscere un uomo che ha paura di vivere. (INTERROMPENDOLO) Perboni è ferito, ma reagisce. PERBONI E se anche fosse? Non è con un momento di abbandono, un bacio, che si cancellano le ferite… (lei afferra i suoi libri per uscire) Ti prego, Margherita: non possiamo far tornare tutto come prima? 352 Stavolta lei lo guarda fisso negli occhi. MARGHERITA No, non possiamo. Perché non è come prima, Giulio. Non per me. Giulio non ha il tempo di rispondere. Margherita si è già allontanata. Lui la segue fuori, nel corridoio. Nel corridoio Margherita viene avvicinata da Olga Votini. La ragazzina sa che può confidarsi con lei. OLGA Posso chiederle una cosa, maestra? MARGHERITA Dimmi. OLGA Come si fa a capire quando si è innamorati? Margherita guarda verso Giulio. Risponde a Olga, ma è come se rispondesse a se stessa. MARGHERITA Quando si è molto felici. O molto infelici. E’ allora che si è innamorati. Sotto i loro sguardi, Giulio si avvìa verso la sua classe. 420. INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO Appena Giulio entra, i ragazzi si sistemano rumorosamente ai loro posti. Solo Derossi si alza e fa un passo avanti verso la cattedra. Giulio lo guarda interrogativo. 353 DEROSSI Posso farle una richiesta ufficiale, maestro? PERBONI Che richiesta? DEROSSI I ragazzi vorrebbero giocare di nuovo al football. Perboni se la tira un po’, perplesso. PERBONI Non lo so, l’ultima volta è stato un disastro… Si avvicina alla cattedra anche Precossi, seguito da tutti gli altri. PRECOSSI Stavolta faremo come dice lei. Appena lo dice lei, noi ci fermiamo. MURATORINO Ci fermiamo subito, maestro. Promesso. 421. EST. CAMPETTO DI CALCIO – GIORNO (MUTA) La prova dei fatti è molto diversa. Garrone è uscito tranquillamente dalla porta per andare praticamente a placcare Votini che avanzava con la palla al piede. Giulio fischia invano. Alla fine è costretto a intervenire fisicamente: dietro Garrone e Votini ci sono già i rispettivi compagni, pronti a menare le mani. Perboni li separa e ne approfitta per prendere fiato. Non ce la fa mica tanto a correre dietro ai ragazzi per il campo. 422. EST. CAMPETTO DI CALCIO – GIORNO Intanto, Franti si è appartato con Garoffi. Lo sta quasi minacciando. 354 FRANTI L’hai trovata? GAROFFI Io sì. Ma tu ce li hai i soldi? FRANTI Quello non è un problema tuo. Tu fai quello che devi fare. Al resto ci penso io. La scena viene interrotta dalla voce di Giulio. PERBONI Tutti a centrocampo! OFF Anche Franti accorre. PERBONI Ve lo spiego di nuovo: potete rubare la palla a un avversario. Ma solo con i piedi. In questo gioco è proibito usare le mani. E’ chiaro? Chiarissimo. MURATORINO PERBONI Allora ricominciamo. Giulio fischia l’inizio e raggiunge Nelli a bordo campo. La palla ce l’ha il Muratorino. NELLI Corre il Muratorino, eh maestro? In quel momento, Franti gli strappa la palla e scappa via in contropiede. PERBONI Anche Franti non scherza. 355 In quel trambusto, infatti, si capisce già chi è portato e chi no per quello sport. Franti, per esempio, si muove con agilità ed ha un innato senso tattico. Infatti è lui che in questo momento segna il primo gol della partita. PERBONI Goal! I ragazzi ricchi si abbracciano felici per festeggiare la segnatura e deridono la squadra avversaria. PERBONI Ricordamelo, Nelli. Questa è un’altra regola che devo dire ai ragazzi. Dopo un goal, la rimessa va fatta da centrocampo. NELLI Ma Garrone ha già tirato. PERBONI Per stavolta non importa. Stiamo imparando. La palla è di nuovo al Muratorino. Questi, che è piccolo, ma veloce e sgusciante, dopo una fase di gioco molto confusa mantiene il possesso e si avvia in fuga solitaria verso la porta avversaria, incitato dai compagni. Nobis cerca di intercettarlo, ma cade a terra malamente, tradito da una finta dell’avversario, mentre il Muratorino, arrivato al limite dell’area, lascia partire un perfetto rasoterra che si insacca proprio all’angoletto: 1 a 1. Goal! PERBONI E NELLI Perboni è soddisfatto. I ragazzi ricchi un po’ meno. Nobis intanto è rimasto a terra con una caviglia dolorante. Insulta il Muratorino, che va a vedere come sta. 356 MURATORINO Ti ho fatto male? NOBIS Torna a pascolare le pecore, cafone. Perboni è costretto a correre in campo. Nell’aria c’è molta elettricità. VOTINI Rabucco ha fatto male a Nobis. PERBONI E’ stato un contrasto regolare. Fa parte del gioco. Mentre Nobis si alza, dolorante e pieno di rabbia, Franti si avvicina al Muratorino e lo colpisce da dietro, a gioco fermo. PRECOSSI Maestro! Guardi! I compagni di squadra del meridionale, Garrone in testa, vorrebbero vendicarsi di Franti all’istante, ma Perboni riesce, aiutato da Garoffi, a sedare la rissa sul nascere. PERBONI Fermi tutti. Calma. Non fate un gesto di più! Fermo, Garrone! Controllati! Ma Precossi non resiste. Colpisce Franti con un colpo basso. Franti restituisce. Garoffi li divide. Perboni interrompe definitivamente l’incontro. PERBONI Adesso basta. Non si gioca più. MURATORINO Ancora dieci minuti, maestro… FRANTI Sì, abbiamo fatto pace. Guardi… 357 Franti va a stringere la mano al Muratorino che lo strattona duramente, mentre l’altro finge di niente. PERBONI Dovete imparare a rispettare le regole. Niente rispetto, niente gioco! Giulio guarda preoccupato la caviglia di Nobis, che si lamenta dolorante a terra. PERBONI Ti fa male, Nobis? 423. EST./INT. CARROZZA – POMERIGGIO La caviglia di Nobis è fasciata alla meno peggio con un fazzoletto bagnato. NOBIS Si sta gonfiando. Nobis sta tornando a casa, accompagnato in carrozza da Perboni. Giulio lo interroga: PERBONI Che ti succede, Nobis? E’ un po’ che sei strano, nervoso… C’è qualcosa che non va…? Il bambino si tiene sulle sue, non vuole rivelare il suo segreto. PERBONI Vabbe’. Però se ti viene voglia di parlarne, in qualsiasi momento… Sai dove trovarmi. Nobis alza sul maestro due occhioni interrogativi. NOBIS Maestro, se uno sa un segreto deve mentire o dire la verità? 358 PERBONI Bisogna sempre dire la verità. NOBIS Anche se la verità farà soffrire una persona a cui vuoi bene? Giulio ci pensa solo un istante. PERBONI Io penso di sì. Arrivano alla villa. PERBONI Perché me lo chiedi? Il bambino non risponde. Un servitore è arrivato ad accogliere la carrozza. NOBIS Siamo arrivati. 424. INT. CASA NOBIS. ATRIO – POMERIGGIO La cameriera, vedendo che il bambino zoppica, si è subito presa cura di lui, premurosa. Giulio fa anticamera davanti alla biblioteca, dalla quale – seppure attutite dalla porta chiusa – si sentono distintamente le voci del padre di Nobis e della matrigna, impegnate in un’accesa discussione. Nobis guarda il maestro, quasi chiedendo scusa per la situazione. NOBIS Vada pure, maestro. Perboni, a disagio, decide di accontentarlo. PERBONI Dì a tuo padre che se vuole parlarmi mi trova domani a scuola… 359 Nobis annuisce, grato. NOBIS Arrivederci. Cecilia, la cameriera, sinceramente preoccupata, appena uscito Perboni lo redarguisce. CECILIA Non ti muovere. Si guarda intorno. Ci sono un paio di servitori e altro personale che guarda preoccupato la scena. CECILIA Manda a chiamare il medico. (ad un altro, più corpulento) Vieni qua, tu. Aiutami a portare il bambino di sopra. Prendilo in braccio. Bisogna metterlo sul letto. (A UN DOMESTICO) In quell’istante, le urla un po’ isteriche della matrigna risuonano nella casa. MATRIGNA NOBIS Dunque è tutta colpa mia! (pausa) E grido quanto mi pare. Non ho paura della gente, io! OFF La vecchia cameriera si lascia sfuggire un commento a bassa voce. CECILIA Non c’è più pace in questa casa. NOBIS Io la odio. 360 La porta si apre e nel salone appaiono il padre di Nobis e la sua seconda moglie. Vedendo il figlio in braccio al maggiordomo l’avvocato Nobis si allarma subito. NOBIS PADRE Che è successo? Ti sei fatto male? NOBIS Un contrasto di gioco, papà. Nobis padre è già arrabbiato. NOBIS PADRE Che gioco? Dove? NOBIS E’ un gioco straniero. Ce lo insegna il maestro Perboni… 425. INT. CASA PERBONI. SOGGIORNO - NOTTE E’ notte fonda. Giulio, seduto al suo scrittoio sta tentando di scrivere una lettera a Margherita. PERBONI OFF Cara Margherita, vorrei spiegarti ma non è facile per me. E’ molto, troppo tempo forse, che ho perso l’abitudine a dialogare con gli altri. Credo sia perché, come sai, la mia vita negli ultimi anni è stata quella di un solitario, nonostante fossi un uomo sposato e vivessi con una donna… Giulio non riesce ad andare avanti e appallottola l’ennesimo foglio. 426. INT. CASA MARGHERITA. CAMERA LETTO - MATTINA Margherita si sveglia che è già chiaro, destata da un incubo. 361 E’ pallida, chiaramente ha passato una notte agitata. Guarda l’orologio e subito si allarma. Si alza in fretta, sistemandosi i lunghi capelli scomposti… 427. EST./INT. PIAZZALE SCUOLA/ATRIO/CLASSE PERBONI - GIORNO Quando arriva a scuola il direttore la sta aspettando sul portone, con l’orologio da taschino in una mano, un’aria di rimprovero stampata sul volto. DIRETTORE Buongiorno, signorina Capuano… MARGHERITA Lo so, lo so. Mi scusi, sono in ritardo. DIRETTORE Già… Ho sentito che è andata a vivere da sola. MARGHERITA Non proprio, sono andata a vivere nella casa di una mia zia. DIRETTORE Che spesso vive altrove, a quanto mi risulta. E io mi chiedo se non sia sconveniente, per una signorina per bene… MARGHERITA Non so se è sconveniente per una signorina per bene. Ma non lo è per me. (fa una specie di inchino di saluto e se ne va) Mi scusi. 428. INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO Perboni è al suo posto in cattedra. Anche lui non sembra molto in forma. Apre il registro. 362 DEROSSI Manca Nobis, maestro. PERBONI Spero che non sia per la caviglia. Qualcuno può chiedere notizie? Franti alza la mano. PERBONI Sai come sta Nobis? FRANTI No. Però posso uscire lo stesso, signor maestro? PERBONI Non sei ancora arrivato e già devi uscire? E’ urgente. FRANTI PERBONI Vai. E cerca di tornare in fretta. Seguiamo Franti di fuori. 429. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO Uscito dalla classe, Franti si guarda intorno, l’aria di chi non ha nessuna urgenza. Controlla con calma che non ci sia nessuno. Poi si avvicina all’appendiabiti e comincia a frugare nelle tasche dei cappotti dei compagni. In uno, nella tasca interna, trova un piccolo portafogli con mezza lira dentro. Franti intasca la banconota con aria soddisfatta. E rientra in classe, allegro. 430. INT/EST. SCUOLA. ATRIO/CORRIDOIO/SCALE - GIORNO Il bidello suona con energia la fine delle lezioni. E subito viene investito dalla frotta dei ragazzini. 363 Anche Giulio è uscito dalla classe. Sta riponendo le ultime cose nella cartella, in corridoio, mentre cammina verso l’uscita. Margherita esce dalla sua classe in questo momento. Non può fare a meno di notare Giulio, fermo davanti a lei nel corridoio. I due si guardano per un lungo istante, senza parlare. Poi Margherita distoglie lo sguardo e si avvìa verso la sala professori. Giulio sta forse per chiamarla, ma improvvisamente la sua attenzione è richiamata dalle urla e dagli schiamazzi che provengono dallo scalone. Giulio corre e vede Precossi che si sta azzuffando con Franti. Garrone tenta invano di separarli. Anche Giulio si precipita fra i litiganti… 431. EST. ANDRONE SCUOLA - GIORNO Con l’aiuto di Garrone, Giulio sta dividendo i litiganti. PRECOSSI Mi ha rubato i soldi! E’ un ladro. FRANTI Bada come parli! PERBONI Fermi. Che soldi? PRECOSSI Avevo mezza lira. Franti me l’ha rubata! FRANTI Ripetilo un’altra volta, se hai coraggio. PRECOSSI Ladro. Sei un ladro. FRANTI E tu sei un vigliacco. Rimangiati quello che hai detto! 364 PRECOSSI Fammi vedere le tasche, ladro! PERBONI Calma, Precossi. Non si può accusare una persona senza prove. PRECOSSI Avevo mezza lira, stamattina. In una tasca del cappotto. E adesso non c’è più. PERBONI Puoi averla persa. PRECOSSI Non è possibile. C’era, quando ho appeso il cappotto a scuola. E poi ho visto Franti comprare qualcosa da Garoffi e pagarlo proprio con mezza lira. IL CALABRESE E’ vero, l’ho visto anch’io. FRANTI E allora? Anche se fosse? PERBONI Non è detto che fosse la tua mezza lira, Precossi. Può essere stato chiunque. PRECOSSI Però Franti è stato l’unico che è uscito dalla classe da solo, per andare in bagno. Questo particolare mette sul chi vive Perboni. Nel frattempo il direttore è apparso alle loro spalle. 365 DIRETTORE Basta! Tutti nel mio ufficio, per favore! Franti, Garoffi, Precossi e Perboni lo seguono, passando davanti a Margherita. 432. INT. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE - GIORNO GAROFFI Io non c’entro nulla. DIRETTORE Questo lo decido io. Franti, Garoffi e Precossi sono dal direttore. C’è anche Perboni, naturalmente. GAROFFI Franti mi aveva chiesto di procurargli una rosa del deserto… Che cosa? DIRETTORE PERBONI E’ un piccolo minerale sabbioso. Che l’erosione del vento scolpisce nelle forme più strane, simili a bocciòli di rose. GAROFFI Franti voleva regalarla a Olga Votini, credo. FRANTI E questo che c’entra? Fatti i fatti tuoi, tu. 366 GAROFFI Io gliel’ho trovata. A una mostra di cianfrusaglie. Lui mi dava i soldi e io gliela portavo. DIRETTORE E te li ha dati questi soldi? GAROFFI Mi ha pagato con mezza lira e io gli ho dato il resto. PRECOSSI Ladro! Quei soldi erano i miei! PERBONI Come facciamo a sapere che era proprio la tua mezza lira, Precossi? Ragiona. PRECOSSI Io la posso riconoscere. Come? DIRETTORE PRECOSSI Quella mezza lira me l’ha regalata mio padre quando ho vinto la medaglia a scuola. Io ci ho disegnato una piccola stella, giusto in un angolo. E ci ho scritto anche la data. Franti è impallidito. DIRETTORE Facci vedere quella banconota, Garoffi. Garoffi la tira fuori. Perboni e il direttore la guardano e poi la restituiscono a Precossi. 367 DIRETTORE Questa ti appartiene, Precossi. Tutti stanno guardando Franti. FRANTI Io l’ho trovata per terra! Non lo sapevo che era sua! Gli sarà uscita dalla tasca… DIRETTORE Ne hai combinate troppe, Franti. E stavolta le sconti tutte: sei sospeso da scuola per una settimana! E ringrazia che non ti denuncio alla guardia civica. Ora fuori di qui! 433. EST./INT. PIAZZALE SCUOLA/ATRIO - GIORNO Nonostante l’ora di uscita sia passata, i ragazzi della classe di Perboni sono ancora di fuori, ad aspettare l’esito dell’incontro di Franti e Precossi col direttore. Nel piazzale semideserto c’è anche Margherita, che sembra invece aspettare qualcuno (ma non può fare a meno di gettare sguardi ansiosi verso la scuola). Franti esce in questo momento dal portone, sbruffone come sempre. Dietro di lui, anche Perboni e Precossi, che ostenta felice la sua mezza lira. I ragazzi capiscono. Franti passa davanti ai compagni a testa alta, spavaldo. I ragazzi non osano parlare. Ma subito si dividono nei due soliti sottogruppi. Il gruppetto dei ricchi si stacca dagli altri, diretto verso Franti. Gli altri si fanno istintivamente intorno a Precossi. Giulio li guarda andar via, con tristezza. Margherita guarda lui. Finalmente lui si accorge di lei. Sono rimasti da soli, davanti alla scuola ormai deserta. Giulio la raggiunge. 368 PERBONI Sono preoccupato. Devo fare qualcosa per aiutare quel mascalzone di Franti. MARGHERITA Non è facile aiutare qualcuno che non vuole essere aiutato. (RIGIDA) PERBONI Devo riuscire a fargli capire che è più importante rispettare se stessi che essere rispettati dagli altri. MARGHERITA Dubito che lo convincerai con un discorso. PERBONI Perché non mi aiuti? Tu conosci questi ragazzi da prima di me… MARGHERITA Perché rendi tutto così complicato, Giulio? Giulio la guarda con un’espressione interrogativa sul volto. MARGHERITA Già è difficile per me vederti tutti i giorni, a scuola. Non lo capisci? PERBONI Credevo… che volessi aiutarmi… perché sei qui, allora? Perché mi hai aspettato? MARGHERITA Io non sto aspettando te. 369 Giulio ci rimane male. In quel momento Margherita vede sopraggiungere la persona che stava aspettando. MARGHERITA Scusa, devo andare… Ci vediamo domani. Giulio, stupito, la segue con lo sguardo mentre raggiunge un giovane che appare accaldato come per una corsa e un po’ in ansia per il ritardo ( è Demetrio, un bel ragazzo dai profondi occhi scuri, sui 30 anni circa, vestito senza troppa cura formale, che trasuda energia e vitalità). I due salgono insieme sull’omnibus a cavalli che sta partendo… 434. INT. CASA VOTINI. CAMERA OLGA - NOTTE La domestica ha appena finito di pettinare la piccola Olga. La bambina è bellissima nella sua camicia da notte piena di pizzi. La cameriera se ne va. CAMERIERA Buonanotte, signorina. OLGA Buonanotte. Olga va a mettersi a letto, quando di soppiatto entra suo fratello. Dormi? VOTINI Entra. OLGA Che vuoi? Votini sorride ambiguo. VOTINI Pensi a Riccioli Biondi? 370 OLGA Scemo. VOTINI Lo sai che il direttore ha sospeso per una settimana Franti? OLGA Gli sta bene. VOTINI Eppure è tutta colpa tua. Lui voleva solo farti un regalo . Solo che non aveva i soldi per pagarlo. E allora li ha rubati a Precossi… Olga è colpita. Tace. Il pendolo batte le nove di sera. 435. EST. STRADA E PIAZZA – GIORNO Le campane del dì di festa. E’ una giornata limpidissima, di quelle col cielo azzurro e le temperature siberiane. Giulio passeggia solitario nella città piena di coppie e famiglie. Si avvicina al chiosco dei giornali. Mentre sta acquistando la Gazzetta, intravede Margherita passeggiare sulla piazza. Giulio sta per andarle incontro, ma un suonatore (è l’uomo con l’organetto) gli si para davanti all’improvviso, impedendogli la visuale per un istante. L’istante successivo, Giulio si accorge che Margherita non è sola. E’ con un giovane, lo stesso uomo che Giulio ha visto all’uscita da scuola (Demetrio). Il ragazzo sorride apertamente alle parole di lei. I due sono allegri e in intimità. Fermo col giornale in mano, Giulio è paralizzato e palesemente contrariato, mentre Margherita si allontana con lo sconosciuto. 436. INT. CASA NOBIS. CAMERA PRANZO - GIORNO La famiglia Nobis è a cena. Il bambino ha ancora la caviglia fasciata. Una cameriera serve in tavola e la governante, Maria, sta in piedi ad un lato della tavola, pronta a intervenire. 371 MATRIGNA NOBIS Delizioso questo bollito in salsa verde, Maria. Davvero. (guarda Nobis, che sta fissando il suo piatto colmo di carne) Non mangi il bollito, caro? Non ti piace? NOBIS Mi fa schifo. La donna gli lancia un’occhiata che lo incenerisce. Il vecchio Nobis si sente in dovere di intervenire in difesa della moglie. NOBIS PADRE Carlo! Chiedi subito scusa a Florence. NOBIS Chiedere scusa? NOBIS PADRE Chiedile scusa. Per tutta risposta, il bambino abbassa lo sguardo (sa che ha perso la partita) e sistema le posate e il tovagliolo, con aria di congedo. NOBIS PADRE Che significa? (ARRABBIATO) NOBIS Che ho finito di mangiare. NOBIS PADRE Bene. Vai subito nel mio studio e aspettami là. Ti raggiungerò quando io e Florence avremo cenato. Ti puoi alzare. Il bambino obbedisce, felice di lasciare la tavola. La donna lo sta guardando con un sorriso di trionfo. 372 437. INT. CASA NOBIS. STUDIO - SERA Nobis è seduto nella poltrona di fronte a quella dove siede di solito suo padre, dietro l’imponente scrivania. Cerca di tenersi sveglio con la forza della volontà, leggendo sottovoce le intestazioni e gli autori dei grandi codici nella libreria accanto a lui, ma di tanto in tanto le palpebre gli cadono, a tempo con la luce della lampada che vacilla quando non trova più petrolio per alimentarla. Suo padre, entrando, lo sorprende in un momento di cedimento. Lo guarda per un istante, pensoso, quasi tenero. Ma, appena Nobis apre gli occhi, l’uomo riacquista subito la sua aria severa, da vecchio gentiluomo imperscrutabile. NOBIS PADRE Perché fai di tutto per portare tensione in questa casa? Il bambino lo guarda con aria infelice. NOBIS PADRE Florence non è tua madre, ma è mia moglie adesso. E voglio che tu la rispetti. NOBIS Non posso. NOBIS PADRE Devi rispettarla come se fosse tua madre. NOBIS Non lo farò mai. NOBIS PADRE Perché? Perché mi vuoi rendere impossibile la vita…? E perché la odi tanto? Che ti ha fatto? Nobis non regge più. Ripensa a quello che gli ha detto Perboni. Guarda il padre negli occhi. 373 NOBIS Il maestro dice sempre che dobbiamo dire la verità. Tu la vuoi sentire? Certo. NOBIS PADRE NOBIS Quando usciamo la mattina, lei non viene a scuola come ti dice. Fa fermare la carrozza per strada e scende. L’ho vista salire su un’altra carrozza… (ESITANTE) NOBIS PADRE E questo che vuol dire? NOBIS PADRE) Ad aspettarla c’era il capitano Ambrosi. (SCRUTANDO IL Il padre di Nobis sembra accusare il colpo. Per un attimo china la testa, come colpito da un dolore improvviso. NOBIS FIATO) L’ho vista con lui in giardino anche il giorno della festa, papà. Si baciavano! (TUTTO D’UN L’anziano avvocato ha sollevato improvvisamente la testa e adesso, guardando il figlio con occhi di brace, lo colpisce con un violento schiaffone. NOBIS PADRE Bugiardo! Vergogna! Bugiardo! Nobis è sconvolto, indeciso tra lo stupore e il dolore per l’umiliazione. 438. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO 374 Mentre i ragazzi entrano in classe, il bidello affianca Perboni. BIDELLO Il direttore vuole vederla, signore. 439. INT. UFFICIO DEL DIRETTORE GIORNO Il Direttore è nel suo ufficio, mentre Perboni è davanti a lui, in piedi. DIRETTORE Questa mattina ho incontrato l’avvocato Nobis. Era particolarmente nervoso. Mi ha chiesto informazioni su di lei, sui suoi metodi educativi. E su quel gioco violento che insegna ai ragazzi. PERBONI Non è uno sport violento, signore. E se mi sono permesso di insegnarlo è perché voglio che ragazzi diversi, meridionali e settentrionali, benestanti e indigenti, possano sentirsi uniti da un obiettivo comune. Il Direttore lo guarda, scettico. DIRETTORE E lei vuol fare meglio di Garibaldi prendendo a calci una palla? La smetta con le sue idee strampalate, Perboni. Questa scuola è affidata alla mia responsabilità ed io non posso ammettere che un mio ragazzo, il giovane Nobis, rimanga ferito sul campo. 375 PERBONI E’ stata solo una piccola distorsione…una cosa da poco… DIRETTORE Allora non vuol capire. Io le proibisco –categoricamente – le proibisco di praticare ancora quello sport violento con i ragazzi della mia scuola. Perboni tace. L’altro non lo guarda già più, congedandolo. DIRETTORE Ed ora vada. Raggiunga la sua classe. 440. INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO Perboni sta passando fra i banchi per controllare l’andamento di un componimento che ha dato ai ragazzi. C’è un silenzio totale, ma la quiete viene interrotta da un fragore improvviso. Un sasso lanciato da fuori ha rotto il vetro di una finestra. I ragazzi gridano. PERBONI Tutto a posto? Qualcuno si è fatto male? Nessuno risponde. GARRONE Era un sasso, signor maestro…. (INCREDULO) STARDI L’hanno lanciato dentro. PRECOSSI Ma chi è stato? Perboni si affaccia ma non vede nessuno. Scuote la testa poiché dentro di sé sa chi è stato. Ma anche i ragazzi lo sanno. 376 PERBONI L’importante è che nessuno si sia ferito. 441. EST. PIAZZALE SCUOLA - GIORNO Fuori, intanto, Franti, dopo aver rotto il primo vetro, è fuggito e si è nascosto. Lentamente ritorna sui suoi passi e si apposta nuovamente all’angolo del palazzo di fronte, da dove può controllare la situazione senza essere scoperto. Visto che tutto appare tranquillo estrae dalla tasca della giacca la fionda, la arma con un altro sasso e tira. Un’altra finestra dell’edificio scolastico va in frantumi. Soddisfatto della sua vendetta fugge a gambe levate. 442. INT. PENSIONE FRANTI. ATRIO - SERA E’ sera. Siamo alla pensione Franti. Il ragazzino entra e non si accorge che nel piccolo salottino c’è un uomo seduto intento a leggere un giornale. Va dritto dalla madre. FRANTI Ciao, mamma. La madre lo guarda con aria di rimprovero. Franti capisce che sa qualcosa, che sta per rimproverarlo, ma non fa in tempo a reagire. Qualcuno, da dietro, lo prende per un orecchio. E’ l’uomo che sedeva nel salottino. Il ragazzino si gira: è Perboni. PERBONI Lo so che sei stato tu a rompere le finestre della scuola. FRANTI NUVOLE) Quali finestre? (CADENDO DALLE MADRE FRANTI Non dire bugie, Umberto. Il maestro è venuto per aiutarti. FRANTI Io non ho fatto niente! 377 PERBONI Fammi vedere che cos’hai nelle tasche! Perboni gli trova la fionda. PERBONI Questa che cos’è? FRANTI Ci vado a caccia. Sì, di vetri! PERBONI MADRE FRANTI Smettila di mentire! La donna è mortificata e sinceramente disperata. E’ sull’orlo delle lacrime. MADRE FRANTI Perché ti comporti così? Perché hai deciso di farmi morire di crepacuore? Perboni è a disagio. Franti si avvicina alla madre, totalmente indifferente alla sofferenza di lei. Sorride perfino. FRANTI Sono loro che ce l’hanno con me! Mi hanno sospeso! Hanno detto che sono un ladro! La donna si porta le mani sul volto. MADRE FRANTI Che vergogna, che vergogna… un ladro… 378 Giulio guarda Franti con rimprovero. Il bambino non sa come consolare sua madre. Pare sinceramente contrito. Giulio gli fa cenno di andarsene. PERBONI Lasciaci soli, Franti. FRANTI Voglio restare. PERBONI Non hai già fatto abbastanza danni? Dammi retta, per una volta. Franti esce, titubante, mentre Giulio porge un fazzoletto a sua madre. PERBONI Non è successo niente di irreparabile, signora. MADRE FRANTI Lei deve aiutarlo. PERBONI Vorrei insegnargli ad aiutarsi da sé. Suo figlio deve capire che andando avanti così riuscirà solo a rovinarsi la vita. Mentre Giulio parla, vediamo che Franti, non visto, è tornato indietro. E ora ascolta tutto, nascosto dietro uno stipite. MADRE FRANTI Io e sua nonna facciamo il possibile, ma da quando se n’è andato suo padre… sapesse quante me ne fa combina! PERBONI E’ in un’età difficile, signora, non è facile crescere. E io 379 penso che soffra molto dell’abbandono del padre, anche se non lo lascia trasparire. MADRE FRANTI Non dice niente, non ne parla mai… Si tiene tutto dentro. PERBONI E’ questo che fa più paura. Suo figlio deve imparare a scaricare la sua sofferenza. Come tutti… Mentre parla, Giulio si accorge che quello che sta dicendo vale anche per lui. Alzando lo sguardo, si accorge che Franti lo sta guardando di nascosto. Quando parla, lo fa guardandolo negli occhi. PERBONI L’errore più grande è credersi così forti da non aver bisogno di nessuno. Tutti abbiamo bisogno degli altri. La madre di Franti non si è accorta dell’asse privilegiato che si è stabilito tra Franti e il suo maestro. Alza su Perboni gli occhi supplicanti. MADRE FRANTI Non può convincere il direttore ad annullare questa sospensione? La prego, signor maestro, non me lo lasci per strada. Mi aiuti a proteggerlo da se stesso. Perboni cede. PERBONI Ci proverò. 380 MADRE FRANTI Ringrazia il maestro, Umberto. Digli grazie. Franti tace. Continua a guardare Perboni, incerto sul da farsi. Il maestro si sta rimettendo il cappello (o i guanti) per andarsene. Lo ammonisce un’ultima volta. PERBONI Non fare il furbo con me, Franti, non ci provare che ti faccio pentire…per tutta la vita! 443. INT. CASA NOBIS. STUDIO – NOTTE E’ notte. L’avvocato Nobis siede nel suo studio. Ha accanto a sé un bicchiere e una bottiglia quasi vuota. Dopo un lieve bussare entra la moglie, in vestaglia. E’ preoccupata per lui. MATRIGNA NOBIS Sei qui, cheri? Mi sono svegliata e sono venuta a cercarti. Non eri in camera tua… NOBIS PADRE Non ho sonno. (la guarda con una strana espressione, preoccupata e accusatoria insieme) Anche tu non dormi. Che succede? Sei preoccupata? Così dicendo le afferra le mani e le stringe forte i polsi, trattenendoli. La donna si divincola, un po’ allarmata, e si allontana dal marito. MATRIGNA NOBIS Perché dovrei essere preoccupata? (SULLA DIFENSIVA) 381 Lui si alza e la bacia, un po’ bruscamente. Lei si tira indietro d’istinto, spaventata. Lui pare deluso. La guarda con malinconia, si versa ancora da bere. NOBIS PADRE Forse è il pensiero del tuo amante, che non ti fa dormire. La donna mantiene la calma. Riesce anche a fingersi scandalizzata. MATRIGNA NOBIS Che amante? Hai bevuto un bicchiere di troppo per caso? NOBIS PADRE Mio figlio Carlo dice di averti visto baciare il capitano Ambrosi. Qui, in questa casa. MATRIGNA NOBIS E tu gli credi? (CON ARIA DI SFIDA) Lui la guarda: è bellissima, seducente e offesa. NOBIS PADRE No, ma non capisco perché ha inventato questa storia. Così dicendo, Nobis si lascia cadere di nuovo a sedere sulla poltrona. La donna si rilassa. Quando parla la sua voce è dolcissima, suadente. MATRIGNA NOBIS Tuo figlio sta attraversando un brutto periodo. E’ pericoloso alla sua età: è vulnerabile, suggestionabile… Non bisogna essere troppo deboli con lui. NOBIS PADRE Sono debole? 382 MATRIGNA NOBIS Non devi assecondare la sua gelosia. Si avvicina di nuovo al marito. Siede sul bracciolo della poltrona. MATRIGNA NOBIS Perché non lo mandi in Svizzera? Sono sicura che il collegio gli rafforzerà il carattere. L’uomo ascolta senza ribattere, lasciandosi accarezzare. 444. INT. SCUOLA. SALA PROFESSORI - GIORNO PERBONI In collegio in Svizzera? Perché? Nobis si sta confidando con Giulio, nella sala docenti. NOBIS Non lo so. Mio padre mi ha fatto chiamare dopo colazione. Ha detto che devo partire per Ginevra. Dopo Pasqua. Perboni non sa cosa dire. NOBIS Ha già deciso. Senza chiedermi niente. Senza neanche avvertirmi. PERBONI Sarà probabilmente un ottimo collegio, come tutti i collegi svizzeri. Il bambino lo guarda, stupito e arrabbiato. NOBIS E’ contento anche lei di non avermi più tra i piedi! Vero? 383 PERBONI Non dire sciocchezze. NOBIS Non ve ne importa niente di me! A nessuno! PERBONI (LO TRATTIENE,) Vieni qua. Lo abbraccia. Il bambino si scioglie in singhiozzi. NOBIS Non voglio andare a Ginevra, signor maestro! Voglio finire l’anno scolastico coi miei compagni! Voglio stare con mio padre! Poi si scioglie dall’abbraccio del maestro, si asciuga il naso con la manica, cercando di recuperare dignità. NOBIS Anche se lui non mi vuole. PERBONI Sono sicuro che questo non è vero. Parlerò con tuo padre, ti aiuterò io… Nobis si ribella, in uno dei suoi consueti scatti rabbiosi e antipatici. NOBIS Mi aiuterà? Come pensa di aiutarmi? Come ha già fatto? Ecco a che cosa sono serviti i suoi consigli! Mi spediscono in collegio! Bell’aiuto! Non ci parli con mio padre! Mi ha già messo nei guai! Tante grazie! E scappa via, incrociando il Direttore che arriva. 384 Torniamo dentro con lui. Perboni è ancora fermo in mezzo alla stanza, pensieroso. DIRETTORE Allora, Perboni? (SORPRESO) PERBONI Buongiorno, signor direttore. DIRETTORE Mi hanno detto che voleva vedermi. Infatti. PERBONI (RIORDINANDO LE IDEE) DIRETTORE Sono forse capitato in un momento sbagliato? PERBONI No, no. Vogliamo sederci qui? DIRETTORE Con una classe come la sua non ci saranno molti momenti buoni, d’altro canto. (SI SIEDE) PERBONI Le ho chiesto quest’incontro per parlare di Umberto Franti. DIRETTORE Lo sapevo: lei è uno di quelli che si innamorano delle cause perse. Prego? PERBONI DIRETTORE Ci sono insegnanti che cercano di prendere il meglio da quelli 385 che hanno capacità e volontà di imparare e insegnanti che perdono tempo con quelli che non hanno né capacità né volontà di apprendere. Come Franti, un ragazzino sgraziato e maleducato, un ribelle di natura. PERBONI Franti si sta giocando il suo futuro. E’ stato abbandonato dal padre e questo lo ha reso ribelle contro ogni forma di autorità. Ha una madre che lavora per mantenerlo, una nonna malata, una vita difficile. Se noi lo rifiutiamo, finirà sulla strada. Che futuro crede che avrà allora? (SI INFERVORA) Il direttore pare colpito. Giulio insiste, più suadente. PERBONI Franti va recuperato, non allontanato ancora di più dalla scuola. DIRETTORE Ma se é già stato espulso una volta da un'altra sezione…Abbiamo su di lui una scheda degna del riformatorio altro che di una scuola. Ragazzo che si perde in sciocchezze e litigi c'é scritto…violento, prepotente con i compagni e con il corpo docente…vuole che vada avanti? Perboni scrolla il capo incredulo. 386 PERBONI Quel ragazzo ha bisogno di aiuto: e io penso che noi siamo qui per insegnare soprattutto a chi non vuole imparare, più ancora che a quelli che già lo vogliono. DIRETTORE Lei è un idealista. Peccato che le sue idee riguardo l'istruzione siano totalmente sbagliate. Ad ogni modo Franti é un suo allievo e, sotto la sua responsabilità, faccia quello che ritiene opportuno…altrimenti lasci stare… 445. EST. PIAZZALE SCUOLA - GIORNO Margherita trova Olga Votini che aspetta in cortile, da sola e pensierosa. MARGHERITA Che ci fai qui da sola, Olga? OLGA Aspetto il maestro Perboni. So che sta parlando col direttore. MARGHERITA Chi te lo ha detto? OLGA Lo so. Gli sta chiedendo di riammettere Franti. Giulio esce in quel momento. La bambina gli va subito incontro. OLGA Allora? 387 Giulio è soddisfatto. PERBONI Punizione dimezzata. Domani può tornare a scuola. Olga è raggiante. OLGA Posso dirglielo io? Perché no? PERBONI La bambina fugge via, mentre Margherita e Giulio rimangono fermi a guardarsi. MARGHERITA Sei sicuro di aver fatto la cosa migliore, per Franti? PERBONI Non è con le punizioni che si educano i ragazzi. MARGHERITA E come si fa a fargli capire quando sbagliano? PERBONI Dimostrandogli che comportarsi bene è più gratificante. Che è più piacevole avere degli amici che essere rispettati da molti nemici… Vediamo Garoffi, che stava uscendo da scuola, fermarsi a sentire il maestro. PERBONI …che la rabbia non aiuta a vivere meglio. Anzi. Tutte cose che non capisci con le 388 punizioni, ma solo quando qualcuno si comporta bene con te. MARGHERITA Belle idee. Peccato che tu non le metta in pratica. Giulio è colpito, ma questa volta non ribatte. MARGHERITA E' tardi. Devo andare adesso… (sembra sul punto di dire qualcosa, ma rinuncia) Scusami. Ci vediamo domani. PERBONI Aspetta. Domenica ti ho vista… MARGHERITA Sì? PERBONI Eri con un uomo… Lei capisce, lo guarda seccata. Anche Garoffi fa una smorfia di disappunto per la mancanza di tatto di Perboni. E allora? MARGHERITA PERBONI Vi… frequentate? MARGHERITA Ci frequentiamo? Ma con quale diritto mi chiedi queste cose? PERBONI Io non volevo… 389 MARGHERITA Non devo dare conto a te di quello che faccio, Giulio Perboni. Vedo chi voglio e quando voglio… Lui non fa in tempo a dire nulla. Lei si è già allontanata. Sul fondo della strada, ad aspettarla c’è un uomo, lo stesso che ha incontrato fuori dal caffè. Garoffi, che ha visto tutta la scena, guarda prima il maestro Perboni e poi la maestrina dalla penna rossa. Poi, senza pensarci su troppo, si mette a seguire lei, mentre Perboni si sta già allontanando dalla parte opposta, da solo. 446. EST. STRADA DIETRO LA SCUOLA - GIORNO Olga sta cercando Franti nel nascondiglio che si trova proprio dietro la scuola. Lo trova seduto per terra, intento ad intagliare un ramoscello con un coltellino. Quando lei si avvicina, il ragazzino si stropiccia gli occhi, quasi non credesse a quello che vede. FRANTI Come hai fatto a trovarmi? OLGA Non è stato difficile... Sei triste? FRANTI Mi annoio... ce l’hai ancora con me? OLGA Sono venuta a dirti una cosa… Mi manda il maestro Perboni. FRANTI E che vuole ancora, il maestro Perboni? (il tono è leggero, 390 però capiamo che Franti è curioso di sapere) OLGA Ha convinto il direttore a riammetterti. Puoi tornare a scuola da domani. FRANTI Come ha fatto? OLGA Non lo so. Ma tu sei contento di tornare? FRANTI E tu? Sei contenta che torno? Olga annuisce, poi accosta le labbra alla guancia di Franti. Solo adesso, scopriamo Enrico Bottini poco distante. Sta guardando la scena, ferito e umiliato. Scappa via… 447. INT. CASA NOBIS. CAMERA LETTO NOBIS/CORRIDOIO - SERA Nobis è nella sua stanza. Sdraiato sul letto, legge svogliatamente alla luce di una lampada, scacciando col dorso della mano i lacrimoni che gli colano copiosi lungo le ciglia, giù per le guance. Si sente bussare insistentemente alla porta. Nel corridoio ci sono la cameriera personale del bambino e Maria, l’anziana governante. Stanno bussando. CECILIA E’ ora di scendere a cena! NOBIS Lasciatemi in pace. OFF Le due donne si guardano impotenti, mentre sopraggiunge anche la matrigna. MATRIGNA NOBIS Che succede? Ancora capricci? 391 MARIA E’ stato tutto il giorno chiuso nella sua stanza, signora. CECILIA E’ sempre nervoso. Si ammalerà. MATRIGNA NOBIS Non dica sciocchezze. E’ solo un bambino viziato, abituato ad averla sempre vinta lui. Le due donne si guardano ancora una volta. Capiamo che non condividono affatto il giudizio della matrigna di Nobis, ma non possono contraddirla. CECILIA L’avvocato ci ha ordinato di farlo scendere, signora. Deve mangiare. Ci penso io. MATRIGNA NOBIS (SOSPIRANDO) La donna scansa le cameriere ed entra nella camera di Nobis. Nel sentire l’irruzione il bambino salta giù dal letto, pronto alla lotta. Poi vede la matrigna, che si sta chiudendo la porta alle spalle (lasciando fuori le cameriere). Nobis ne approfitta per darsi un contegno, asciugandosi le lacrime, orgoglioso. La donna gli si avvicina, melliflua. MATRIGNA NOBIS Sono tutti molto preoccupati per te. (poi, sforzandosi di essere dolce) Non vuoi scendere a cena? 392 NOBIS No. Nobis lo dice con rabbia, con aria di sfida. La donna gli allenta uno schiaffo senza pensarci su troppo. MATRIGNA NOBIS Non rispondermi mai! Poi lo guarda negli occhi, fredda. MATRIGNA NOBIS Questo capita a chi fa la spia. Cerca di ricordartelo. E digiuna pure quanto ti pare. Vedrai a Ginevra, come ti tornerà la fame. 448. INT. CASA PERBONI. CAMERA LETTO/SOGGIORNO – POMERIGGIO Quel pomeriggio, Giulio sta sistemando gli abiti nell’armadio quando bussano alla porta. Va ad aprire: non è Margherita, sono i suoi ragazzi. Il portavoce è sempre Derossi. DEROSSI Possiamo entrare, signor maestro? PERBONI Accomodatevi. (divertito dal tono formale del ragazzino) A che cosa debbo il piacere di questa visita? I ragazzi si sistemano sulle poltrone, continuando a guardarsi intorno incuriositi (sono nella casa del loro maestro!). ENRICO BOTTINI Siamo venuti a chiedere scusa. 393 MURATORINO Vogliamo che ci insegni a giocare bene con la palla… DEROSSI TUTTI) Abbiamo capito che le divisioni non servono a nessuno, signore. Vogliamo tornare a giocare. Quel gioco ci piace. Siamo disposti a fare tutto quello che lei deciderà. (ZITTENDO Perboni scuote la testa perplesso. PERBONI Il direttore ha proibito il football nella sua scuola, lo sapete. FRANTI E noi mica giochiamo a scuola… PERBONI Mi dispiace, ragazzi. Non posso. Davvero… VOTINI Vuole tirarsi indietro dopo che abbiamo sfidato ufficialmente la squadra del convitto? (ALTERO) PERBONI Chi abbiamo sfidato? DEROSSI Loro giocano da prima di noi. FRANTI E forse anche meglio. 394 GIULIO (DIVERTITO) Ma loro chi? Il Muratorino lo afferra per una manica, trascinandolo per invitarlo a seguirli. MURATORINO Venga… 449. EST. CAMPO DI CALCIO DEL CONVITTO – POMERIGGIO Un gruppo di ragazzi in un campetto che già somiglia abbastanza ad un vero campo di calcio. Sono ben equipaggiati e si muovono in campo come una cosa sola. Un blocco unico. Una vera squadra, guidata da un atletico insegnante di ginnastica (Bonetti, 30 anni ca, fisicamente prestante). I ragazzi – a dire la verità un po’ intimoriti da quello che vedono – la stanno mostrando a Giulio. PERBONI Ma questi sono una vera squadra, ragazzi! DEROSSI Hanno già battuto tutte le squadre di football dei collegi di Torino. In quel momento un ragazzetto rossiccio (Michael), scattante e dotato, segna un gol spettacolare. I ragazzi di Perboni si guardano tra loro, preoccupati. MURATORINO Quello è il loro campione. Uno straniero! DEROSSI E’ il figlio del console inglese a Torino. FRANTI E’ solo un moccioso con le lentiggini. 395 Perboni, ormai catturato, si dirige verso i futuri avversari (che adesso sono in pausa, raccolti intorno al mister, che dà loro indicazioni). PERBONI Andiamo a conoscere questi campioni. Vedendo il gruppetto avvicinarsi, il maestro di ginnastica si fa incontro a Perboni, la mano tesa. BONETTI Bonetti. Lei dev’essere il maestro Perboni. Piacere. I suoi scolari mi hanno molto parlato di lei. Li ha conquistati col football. PERBONI MANO) Spero non solo con quello. (STRINGENDOGLI LA BONETTI Così lei ci ha lanciato una sfida... Giulio, preoccupato, guarda i ragazzi, che ammiccano. BONETTI …Ma è sicuro di avere una squadra, vero? Nello sguardo di Giulio un barlume di panico, ben dominato. 450. EST. CAMPETTO CALCIO - POMERIGGIO PERBONI No, no, no! Questo è un gregge di pecore, non una squadra di football! 396 No, Perboni non è sicuro affatto di avere una squadra. In piedi a bordo campo insieme a Nelli, il suo vice, inveisce contro i ragazzi in campo. Nelli cerca di difendere i compagni. NELLI E’ solo il primo allenamento, maestro… PERBONI Hai ragione, Nelli. Hai ragione. Ma in quel momento un pallone “lisciato” da Votini e un tiro “svirgolato” lontano da Precossi lo fa rabbuiare del tutto. PERBONI Che combinate? Precossi! Sul campo i ragazzi, rimasti senza palla, guardano sconsolati il loro maestro, aspettando istruzioni. Perboni riacquista la calma. PERBONI Forza, qualcuno vada a recuperare la palla! Il Muratorino corre a recuperarla, mentre Perboni si rivolge agli altri. PERBONI Tutti qua. I ragazzi si dispongono a semicerchio intorno a Perboni. PERBONI Dobbiamo fare un discorso serio, ragazzi. Siete sicuri di non voler rinunciare? TUTTI NO! PERBONI Bene. Faremo vedere quello che valiamo. 397 FRANTI Non sarebbe meglio: “nasconderemo quello che valiamo?”Già mi pare un obiettivo. Perboni ci riflette su un istante. PERBONI Ti sbagli, Franti. Noi valiamo quanto loro. Il fatto è che loro giocano da più tempo. Quello che ci manca è la pratica. E… tenere a mente la regola fondamentale del football. E’ un segreto che non tutti conoscono. VARI RAGAZZI Che segreto? Ce lo dica, maestro. Lo vogliamo sapere. PERBONI Il segreto è… essere uniti! Fare un corpo unico! Solo così si vince! Ve lo ricorderete? I ragazzi si guardano, un po’ confusi. PERBONI Ripetete, su! Qual è il nostro segreto? IN CORO Essere uniti. Fare un corpo unico! (poi, più convinti) Essere uniti! Fare un corpo unico! Votini guarda Precossi. Fa una smorfia di disgusto, ma stavolta sta davvero scherzando. 398 STARDI Possiamo ricominciare, maestro? PERBONI Un momento. C’è un’ultima regola. Ancora? FRANTI PERBONI Si allena soltanto chi si comporta bene a scuola: niente studio, niente football. E guai a litigare tra di voi… Tutti d’accordo? I ragazzi suggellano una sorta di patto di sangue. 451. INT. CASA NOBIS. CAMERA NOBIS - SERA Nobis è appena rientrato dall’allenamento di calcio, stanco e sporco. Cecilia sta versando acqua bollente in una tinozza da bagno. CECILIA Come hai fatto a sporcarti così? NOBIS Il maestro ci fa giocare. Ci possiamo anche rotolare per terra. CECILIA Ah, deve essere proprio un bel gioco…Bella educazione! Il bambino si spoglia e si immerge nella vasca. NOBIS Mio padre cena con me, stasera? (CAUTO, TIMOROSO) 399 La donna comincia a insaponarlo. CECILIA Non credo. Ha detto di servirti in camera. Per punirti di aver risposto a tua madre, ieri sera! NOBIS Non è mia madre! CECILIA Lo so, caro, lo so. Di nuovo furibondo, il bambino esce di scatto dalla vasca, bagnando tutto il pavimento. CECILIA Che fai? Dove vai? NOBIS Lasciami stare. Ed esce, tirandosi dietro la porta. Cecilia, triste, si mette ad asciugare l’acqua come può. 452. EST. GIARDINO CASA NOBIS - SERA Nobis esce nel giardino da una porta laterale. Si è rimesso i suoi abiti lerci, ma sotto è ancora bagnato. Ha i capelli zuppi. Nel buio una carrozza rientra silenziosa. Si ferma nel cortile della villa. Ne scende una donna, Florence. Ma appena scesa sembra colta da un ripensamento. Torna sul predellino, dove qualcuno si affaccia. Qui si attarda per un ultimo, furtivo bacio appassionato, dato di nascosto dietro la tenda… Il volto di Nobis è imperscrutabile, illuminato dalla luna, immobile come una statua, mentre osserva la scena. Dopo il bacio, la donna si decide, non senza riluttanza, a scendere. Si avvolge nella mantella ed entra decisa nella villa, senza più voltarsi indietro. Nel giardino il bambino, furioso con se stesso e col mondo, guarda con rancore verso le finestre illuminate della sua casa. 400 La silhouette di Florence si intravede dietro la finestra di una delle camere da letto, al primo piano... Il lume si spegne subito. Nobis, nervoso, finisce col prendersela con un bastardino che viene a uggiolargli intorno, il primo essere più debole di lui che gli capita a tiro. NOBIS CANE) (DANDO UN CALCIO AL Sparisci! 453. INT. CASA MARGHERITA. SOGGIORNO - NOTTE Nel suo piccolo appartamento, Margherita è sola. La tavola è apparecchiata, ma lei non ha toccato cibo. Si alza e va a ravvivare il fuoco nella stufa. Resta un po’ a guardare le fiamme, che lampeggiano sul suo viso triste. Accanto a lei, aperto, c’è il suo diario, con la sua grafia ben ordinata. Margherita va a prendere un pennino e un calamaio, poi si siede in poltrona, il diario sulle ginocchia. E comincia a scrivere, stringendosi nello scialle. MARGHERITA Giulio è sempre coi suoi ragazzi, ma sento che non è felice. E’ pallido, sofferente, sempre più distante… Io forse ho sbagliato, avrei dovuto dimostrarmi più cauta a dichiarare il mio amore… (si ferma, la voce fuori campo diventa un sussurro) Disse così anche Ofelia ad Amleto. Speriamo di non fare la stessa fine. OFF 454. INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO Un quaderno poggiato sulla cattedra. Poi un secondo, un terzo… Giulio guarda incredulo i suoi ragazzi sfilare davanti a lui, lasciando ciascuno il proprio quaderno. 401 PERBONI Anche tu, Coretti? Certo. CORETTI PERBONI Hai fatto tutti i compiti? CORETTI Anche quelli di domani. Giulio guarda Franti, che è appollaiato sul suo banco, apparentemente distaccato. E tu? PERBONI FRANTI Sto arrivando. Prende il suo quaderno e lo porta sulla cattedra. Giulio lo ispeziona subito. PERBONI Non ci posso credere. FRANTI Noi siamo stati ai patti. Adesso tocca a lei. PERBONI Hai ragione. Devo fare la mia parte. Vi faccio vedere alcuni esempi di gioco. Si alza. Comincia a disegnare alla lavagna. PERBONI Se tu ti trovi qui, fuori area… ed hai due compagni liberi qui e qua… a chi passi la palla, Stardi? 402 A lui! STARDI (INDICANDO FRANTI) PERBONI E perché? STARDI Perché è amico mio… PERBONI Sbagliato. I ragazzi ascoltano attentamente il loro maestro. PERBONI Ve l’ho già detto: non potete vincere se non costruite un vero spirito di squadra. Nessuno vince da solo. I ragazzi annuiscono. PERBONI Faremo delle prove di gioco. Le disegneremo alla lavagna. E dopo voi dovrete rispettarle. D’accordo? D’accordo. TUTTI PERBONI Stavolta sarà una partita vera e si giocherà undici contro undici, con un vero pallone di cuoio e in un vero campo, con tanto di porte. Ognuno deve sacrificarsi per l’altro. Ognuno deve accorrere dove l’altro è in difficoltà. Undici giocatori, una squadra sola! Un corpo unico! 403 I ragazzi sono colpiti. La voce di Votini rompe l’incanto con una domanda inattesa. VOTINI Come faremo con le divise? MURATORINO Che divise? VOTINI Quelli del convitto giocano con una camicia rossa. STARDI Come i garibaldini, maestro! PERBONI Bravo, Stardi. Chi ha qualche idea per le divise? ENRICO BOTTINI Facciamo una colletta per comprare la stoffa… PERBONI (incerto, cercando con lo sguardo le reazioni dei più poveri) Giusto. Chi ha i soldi li mette anche per chi non li ha. DEROSSI Mio padre ha un negozio di stoffe. Ci sarà pure qualche avanzo, in magazzino…. E posso chiedere a mia madre di cucirci delle bluse. PRECOSSI Allora è deciso. PERBONI Va bene per tutti? 404 I ragazzi annuiscono. Anzi, cominciano ad alzarsi e a rovesciare sul banco di Derossi il contenuto delle loro tasche. 455. INT. SCUOLA. ATRIO - GIORNO I ragazzi stanno entrando a scuola, sotto gli occhi del direttore, che controlla i ritardi e del bidello, il quale continua a scampanellare con vigore. BIDELLO Forza, entrare! E’ tardi. Sveglia, pigroni! Cominciano le lezioni! Arriva anche Derossi, scortato da alcuni compagni. Ha uno strano rigonfiamento sotto il cappotto (è il pacco con le divise, che sua madre ha completato a tempo di record). Il direttore lo vede passare protetto dai suoi compagni, subodora qualcosa, ma non riesce a intuire. 456. INT. SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO Appena entrato in classe, Derossi tira fuori il suo fagotto. GARRONE Le ha già finite? Tua madre è un portento! Le divise vengono sciorinate con orgoglio e passate di mano in mano. In pratica sono delle casacchine (progenitori degli odierni fratini indossati dai calciatori durante gli allenamenti). Se le mettono. MURATORINO Ma sono tutte nere… (PERPLESSO) FRANTI Mica andiamo ad un funerale… DEROSSI E' quello che c'era…Ma almeno non costano niente… 405 PERBONI Che succede oggi? E’ giorno di mercato? (SECCATO ) MURATORINO Le divise, maestro! PERBONI Le vedremo a suo tempo. Adesso tutti ai vostri posti. Questa è una scuola, cercate di non dimenticarlo. 457. EST./INT. PIAZZALE SCUOLA/SCUOLA. CLASSE PERBONI - GIORNO Quel giorno, all’uscita da scuola, il solito giovane (Demetrio) attende Margherita Perboni lo sta osservando da dietro la finestra della sua classe: il giovane viene raggiunto da Margherita e, dopo una breve conversazione, si allontana insieme a lei sorridente. GAROFFI Io lo so dove vanno, maestro. OFF Solo adesso vediamo che in classe, alle spalle di Giulio, è rimasto Garoffi – sempre l’ultimo a uscire da scuola - che ha seguito la scena. Perboni non lo guarda, però. Garoffi continua. GAROFFI Se glielo dico quanto mi dà? Stavolta Giulio si volta, minaccioso. PERBONI Due ceffoni, ti bastano o sono troppo pochi? GAROFFI Va bene, glielo dico lo stesso. Ma si ricordi che mi deve un favore. 406 458. EST. EDIFICIO PERIFERIA - GIORNO Un fatiscente edificio della periferia di Torino. Fuori dalla porta sostano alcune prostitute e dei barboni che mangiano seduti per terra. Perboni si guarda attorno spaesato. Gli si avvicina una donnina truccata pesantemente. PROSTITUTA Ehi, bel giovane, cerchi compagnia? Perboni sorride gentile. PERBONI No, grazie, signora. La donna si rivolge alle compagne. PROSTITUTA Avete sentito? Mi ha chiamato signora. Le altre prostitute ridono. Perboni si fa coraggio ed entra nell’edificio. 459. INT. EDIFICIO PERIFERIA – GIORNO Il posto, un’ex caserma, sembra un girone dantesco, pieno di barboni, prostitute, bambini. Ai lati di un lungo corridoio Perboni vede dei ragazzi che distribuiscono coperte e cibo ad una lunga fila di mendicanti. In fondo al corridoio, alcune ragazze lavano dentro enormi tinozze dei bambini. Fra queste, Giulio vede finalmente Margherita. La ragazza è di spalle e non lo può vedere. Perboni si avvicina e nota con quanto amore tratti quei bambini. La guarda per un po’, trasognato, poi sta per andarsene quando qualcuno gli rivolge la parola. DEMETRIO Cercava qualcuno, signore? OFF 407 E’ il ragazzo con cui esce Margherita. Adesso Giulio lo vede bene. Si presenta. PERBONI Sono Giulio Perboni. L’altro gli porge la mano, cordiale. DEMETRIO Lo so. Demetrio Morello, piacere. PERBONI Mi conosce? DEMETRIO Lei è il collega di Margherita, no? Già. PERBONI DEMETRIO Una ragazza speciale. PERBONI La conosce da molto? (INGELOSITO) DEMETRIO Abbastanza. Ho una grande ammirazione per Margherita. Vorrei avere la metà della sua forza d’animo e della sua energia… PERBONI SGUARDO) (CHINANDO LO Anch’io. In quel momento un ragazzino arriva a chiamare l’uomo, tirandolo per i pantaloni. 408 BIMBO Don Demetrio! Don Demetrio! Giulio non capisce. L’altro si spiega. DEMETRIO Prendo i voti tra un mese. Sono quasi sacerdote. (poi, sorridente) Devo scappare. Ma lei cercava Margherita? Il suo sorriso è così franco e aperto che Giulio si vergogna di se stesso, della sua gelosia. PERBONI No, grazie. Credo… di aver sbagliato tutto. La ringrazio lo stesso, comunque. L’altro lo guarda stranamente, senza smettere di sorridere. Mentre, proprio mentre Giulio scappa via, Margherita, voltandosi, vede la scena. 460. EST. EDIFICIO PERIFERIA - GIORNO Uscendo di nuovo all’aperto, Giulio sembra respirare con vigore, come per riprendere ossigeno. Margherita lo ha seguito fuori dell’edificio. Giulio non può più fingere di non averla vista. MARGHERITA Che ci fai qua? Mi hai seguita! PERBONI Ti ho vista andare via dalla scuola, oggi, e… Lei è felice. MARGHERITA Sei geloso, Perboni. Lui scuote la testa, prova a negare. Ma poi è costretto ad ammettere. 409 PERBONI E’ vero, sono geloso. MARGHERITA Si è gelosi quando si ha paura di perdere qualcuno. PERBONI Infatti ho paura di perderti. MARGHERITA Ma hai anche paura di amarmi. PERBONI Non è per me che ho paura. Ho paura di farti del male. MARGHERITA Me lo stai già facendo. PERBONI E non è questo che voglio. (si guarda intorno, mentre l’altra tace) Sei una donna meravigliosa, Margherita, sei generosa, hai coraggio… Ti meriti un uomo migliore di me. MARGHERITA Questo lascialo decidere a me. Sono abbastanza grande da capire chi ho vicino. PERBONI Non è vero, tu non mi conosci, non sai niente di me… MARGHERITA So che sei un egoista, ma non credo che tu sia un mostro. E anche se lo fossi…, dammi il tempo di scoprirlo. 410 Giulio la sta guardando intensamente. Margherita sembra all’improvviso molto stanca. Porta una mano sul viso di lui, in una carezza leggera, per toglierli i capelli dal volto. MARGHERITA Facciamo così. Oggi non sappiamo cosa siamo: se siamo amici, innamorati, nemici… Lasciamo che sia il tempo a decidere. 461. EST. CAMPETTO DI CALCIO - GIORNO E’ il giorno dell’incontro. Il giorno tanto atteso dai nostri piccoli amici. A tifare per la squadra avversaria (nel loro lato del campo) ci sono i genitori dei calciatori e la scolaresca al completo. Dal lato della squadra di Perboni, invece, c’è un solo supporter: Margherita, che sta aiutando Precossi a indossare la divisa. MARGHERITA Aspetta, ti aiuto. Precossi è intimorito dalla divisa. PRECOSSI Ma il nero porta sfortuna… MARGHERITA Macché…é un colore come un'altro…anzi é meglio, almeno non si sporca subito… Lo stesso vale per tutti i poveri del gruppo, a cominciare dal Muratorino, che guarda preoccupatissimo la sua casacca nera. MURATORINO Come sto? Sembro un becchino? MARGHERITA Ma se é splendida. 411 Votini e gli altri ricchi guardano le loro casacche con orgoglio invece. Votini, il dandy, è perfino esaltato dal colore. VOTINI Non sembro un ballerino? (A STARDI) STARDI No, sembri la lavandaia di mia madre. ENRICO BOTTINI Guardatèla dal lato positivo. STARDI E quale sarebbe? ENRICO BOTTINI Secondo me il nero é un colore che intimorisce gli avversari… Il richiamo di Giulio distoglie tutti dalle loro conversazioni. PERBONI Si comincia. Su! Siamo pronti? I ragazzi guardano Perboni, confusi. PERBONI Non vi ricordate più? Dovete andare al centro del campo! Forza! Gli altri, nelle loro squillanti casacche rosse, sono già schierati a centro campo, in perfetto ordine. C’è anche l’arbitro. Il pubblico commenta sgradevolmente l’ingresso in campo della squadra di Perboni, lugubre nella sua inconsueta divisa nero pece, scomposta e malmessa, decisamente incerta sul da farsi. I rossi ridono. Accanto alla squadra di Bonetti, un ragazzino è pronto con una lavagnetta, per segnare il punteggio. Fischio d’inizio. E già la squadra del convitto attacca a tutto campo. Perboni è ammirato e preoccupato. 412 MARGHERITA Quanto hai detto che dura questo supplizio? PERBONI Si giocano due tempi. Da venti minuti l’uno. MARGHERITA Venti minuti passano in fretta, dài. Già la prima azione mostra tutta la forza della squadra avversaria, mettendo in difficoltà i nostri. Michael, il ragazzino figlio del console inglese, mette a segno un primo goal. PERBONI Non abbastanza. Il ragazzino che segna i punti non fa in tempo a scrivere, che già Michael è andato a segno una seconda volta, nella confusione sconfortata della retroguardia dei nostri (acuita dal nervosismo di Nobis). Perboni grida invano le sue istruzioni (guardato con stupore da Margherita), scambiando sguardi di fuoco con Bonetti, l’allenatore rivale. PERBONI Fermatelo! Bisogna marcarlo! Ricordatevi l’esempio alla lavagna! Incitati dagli spalti, però, i nostri si ricompattano e riescono a conquistare un pallone che Franti conduce abilmente in rete su passaggio del Muratorino, un altro che dà del tu alla palla. PERBONI Bravo! Così! Bravi! Non vi scoprite dietro! Forza! E’ l’inizio di un generoso forcing, interrotto bruscamente dall’ingresso in campo del direttore, torvo, che getta lo scompiglio tra i giocatori. 413 DIRETTORE Stop! Fermate subito questo stupido gioco! Fermatevi immediatamente. (tuona) Perboni! L’arbitro fischia, interrompendo la partita. Mentre i fischi e le battute contro i nostri si fanno pesanti. L’arbitro raggiunge Perboni, seguito dal direttore. DIRETTORE Perboni! Richiami subito i suoi ragazzi. ARBITRO Allora, che sta succedendo? DIRETTORE Niente, sta succedendo. Lo spettacolo è finito. Può mandare tutti a casa. PERBONI (ALL’ARBITRO) Può darmi qualche minuto per parlare col signore, per cortesia? ARBITRO Le do un minuto. Poi la partita deve ricominciare. Oppure la darò vinta ai suoi avversari. DIRETTORE Avevo sentito delle voci, su questa ridicola sfida, ma non potevo credere che lei avrebbe trascinato la nostra scuola nel ridicolo… PERBONI E’ solo una sfida sportiva… 414 DIRETTORE E chi spera di formare, comportandosi come un compagno di marachelle, anziché come un insegnante? Per i suoi ragazzi lei dovrebbe essere un modello da seguire, un esempio! PERBONI Possiamo dirimere le nostre questioni personali in un altro momento, signore? Per i ragazzi questa è una giornata importante… DIRETTORE Lei ha disubbidito a un mio preciso ordine, Perboni. E adesso interrompa questa farsa. Lo studio è la nostra missione. L’attività fisica va praticata nei luoghi e nei tempi stabiliti. Lei è pagato per far lavorare i loro cervelli, non i loro muscoli. PERBONI Non interromperò la partita, signore. DIRETTORE Vuole ripetere, prego? PERBONI I ragazzi hanno lavorato duro per quest’incontro. E l’incontro si farà, che lei voglia o meno. Il direttore si guarda intorno, per la prima volta incerto sul da farsi. Perboni fa cenno ai suoi di disporsi nuovamente in campo. Anche l’arbitro ritorna in campo. E fischia. La partita riprende con una palla 415 contesa e vinta da Franti in un contrasto correttissimo. Il direttore capisce di aver perso la battaglia. Se ne va, fuori di sé dalla rabbia. DIRETTORE L’aspetto domani nel mio ufficio, Perboni. Prima delle lezioni. Buonasera. 462. EST. CAMPETTO DI CALCIO - GIORNO La lavagnetta col punteggio segna una sonora sconfitta dei nostri: 7 a 1. La partita è appena finita. I ragazzi, stanchi, sporchi e sudati, se ne vanno dal campo mogi e sconsolati, tra lo sconcerto degli stessi avversari. Giulio è dispiaciuto, non riesce a trovare le parole per giustificare il proprio fallimento coi suoi ragazzi. Anche Margherita non sa che dire, cercando di consolare i ragazzi con carezze e pacche sulle spalle. Bonetti viene a stringere la mano a Perboni. BONETTI Non se la prenda. Gli inizi sono duri per tutti. Sarà per la prossima volta. PERBONI Dubito che ci sarà una prossima volta. Bonetti sta per ribattere, ma l’arrivo sul campo di un uomo (45 anni, scuro, dimesso negli abiti e nell’espressione del volto) attira l’attenzione di tutti. Zì Mimì! CALABRESE Il bambino gli corre incontro. Lo zio lo guarda. Capiamo che vorrebbe dirgli qualcosa, ma non ci riesce. Il bambino è così contento di vederlo che non si accorge del disagio dell’altro. IL CALABRESE Vieni. Ti presento il mio maestro. 416 Perboni gli porge la mano. Piacere. PERBONI ZIO DEL CALABRESE Domenico Coraci, signore. (poi, guardando il nipote) Sono venuto a prenderti, Salvo, Perboni intuisce che è accaduto qualcosa di grave. IL CALABRESE Che è successo? (ALLARMATO) ZIO DEL CALABRESE Tuo padre è caduto da un’impalcatura. Giulio mette istintivamente una mano sulle spalle del ragazzo. ZIO DEL CALABRESE E’ in ospedale. Il ragazzino stringe i pugni per non piangere, mentre anche Margherita si avvicina. ZIO DEL CALABRESE E’ molto grave. 463. INT. OSPEDALE. CORRIDOIO - GIORNO Giulio e Margherita percorrono il lungo corridoio dell’ospedale insieme al Calabrese e suo zio. Nel corridoio c’è la madre coi due bambini più piccoli. Appena vede il figlio maggiore, la donna lo chiama disperata. MADRE CALABRESE Salvo! Il bambino corre da lei. La donna lo abbraccia. Non riesce più a trattenere le lacrime. 417 MADRE CALABRESE Papà è caduto. Non sente più le gambe, non le muove più. Come facciamo noi adesso? La donna non riesce a nascondere la sua disperazione. Il bambino, tenerissimo, si sforza di consolare la madre. CALABRESE Ci sto io, ma’. Sono grande, ormai. Ci vado io a lavorare. Ci penso io a te… Margherita si avvicina cauta alla donna, le mette una mano sulla spalla. Lei si rifugia tra le sue braccia, in lacrime, mentre Perboni si avvicina al suo allievo. Il Calabrese, ritto in piedi e senza una lacrima, lo guarda serio. CALABRESE Signor maestro, io la voglio ringraziare. E’ stato bello venire a scuola da lei. Ma ora non posso più… Quando farà l’appello, non lo chiami più, il mio nome… Poi, di colpo, sembra crollare tra le braccia di Perboni. Giulio lo abbraccia stretto e lo culla in silenzio, guardando Margherita che, accanto a lui, consola con immensa dolcezza la madre del bambino. 464. INT. SCUOLA. ATRIO E CORRIDOIO - GIORNO E’ mattina. I bambini stanno entrando. Sono tutti tristi e abbattuti. Margherita scruta l’ingresso con aria preoccupata. Garoffi le si avvicina con l’aria di chi la sa lunga. Arriva anche il direttore, col solito orologio in mano. DIRETTORE Stavolta sta sorpassando ogni limite! Doveva essere nel mio ufficio prima dell’inizio delle lezioni! 418 Margherita cerca di giustificarlo. MARGHERITA Voleva passare prima in ospedale per sapere come sta il padre di Coraci. Il direttore non vuole sentire ragioni, soprattutto da Margherita. DIRETTORE Lei vada in classe e la smetta di difenderlo sempre. Margherita non ha il tempo di ribattere. Si sente un tonfo e il grido di un bambino. DIRETTORE Viene dalla sua classe! Ma Margherita è già scappata a vedere. 465. INT. SCUOLA. CLASSE MARGHERITA - GIORNO Un bambino della classe di Margherita si lamenta, tenendosi la testa. I compagni gli sono intorno. Un altro bambino un po’ saccente racconta quello che è accaduto. BAMBINO Federico è salito sul banco! Io gliel’ho detto che non lo doveva fare. Ma lui… Margherita ascolta distrattamente. Purtroppo il bambino perde sangue dalla testa. Lei lo abbraccia. MARGHERITA Dobbiamo andare in infermeria. Voi state buoni, capito? 466. INT. SCUOLA. INFERMERIA - GIORNO 419 INFERMIERA Un banale taglietto. Niente di grave. E’ più lo spavento che altro. All’infermeria stanno rassicurando Margherita e il bambino quando arriva il Direttore, fuori di sé. DIRETTORE Insomma, che succede in questa scuola? Sono tutti impazziti? Margherita lo guarda in cerca di comprensione. Si sente in colpa. 467. INT. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE - GIORNO DIRETTORE …Spero che si renda conto che a causa di una sua disattenzione un bambino si è fatto male. E la cosa poteva avere conseguenze molto più gravi, lei lo sa. Margherita è al cospetto del suo superiore. Annuisce, sinceramente contrita. DIRETTORE Non posso credere che tutto questo stia accadendo. Lei non era così fino all’anno scorso. Non la riconosco più. Tutto è cambiato da quando è arrivato questo maestro Perboni! Un anarchico puro, ecco cos'é! MARGHERITA Non credo che l’arrivo del maestro Perboni in questa scuola abbia qualcosa a che vedere con le mie mancanze. 420 DIRETTORE Questo lo lasci decidere a me. Perché ho l’impressione che da qualche tempo lei dedichi più tempo a Perboni di quanto ne riservi agli allievi, che una volta erano il suo unico pensiero? MARGHERITA (SECCATA) Prego? DIRETTORE Non mi fraintenda. Io parlo solo per il suo bene, signorina. E per quello della scuola, naturalmente. Mi permetta perciò di darle un consiglio da padre: lasci perdere quell’uomo. (PATERNALISTICO) MARGHERITA E’ tutto qui? (ALZANDOSI) DIRETTORE Voglio solo metterla in guardia: lei è così giovane. Si rende conto dei rischi che può incontrare legandosi ad un uomo che…? MARGHERITA Mi rifiuto di parlare oltre dei fatti personali del maestro Perboni. (pausa) E miei (lo aggiunge con aria di sfida). DIRETTORE …Un uomo che ha avuto una moglie malata, dico: malata mentale… 421 MARGHERITA Posso andare, signore? DIRETTORE Mi stia a sentire, invece. Lei avrebbe bisogno di una persona più positiva… Non ha visto che aria ha quell’uomo… Farà sempre soffrire tutti quelli che gli stanno vicino. MARGHERITA Con tutto il rispetto, signore, lei parla così solo perché non conosce il maestro Perboni. E’ la persona più buona e generosa che io abbia mai incontrato. E vive per l’insegnamento e per i suoi ragazzi! DIRETTORE Visto che lei è così testarda e non vuole dare ascolto ai miei consigli, posso chiederle una cortesia personale, almeno? MARGHERITA Se posso, volentieri. DIRETTORE Per quanto le è possibile, cerchi di non farsi vedere troppo in pubblico insieme al maestro Perboni. Ne va del decoro e della serietà della scuola. MARGHERITA Mi chieda tutto, mi cacci se vuole, ma questo non glielo posso promettere. 468. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO 422 Uscendo, Margherita incrocia Giulio che è arrivato e attende fuori, anche lui convocato dal direttore. Gli sorride un istante. Lui ha profonde occhiaie e un sorriso stanco sul volto. Entra. 469. INT. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE - GIORNO Il Direttore aspetta Giulio sedutto alla sua scrivania. Non lo invita a sedersi. E mentre parla continua a scrivere, guardandolo negli occhi solo a tratti. Giulio è in piedi per tutta la scena. DIRETTORE Ce l’ha fatta ad arrivare. PERBONI Mi scusi, vengo dall’ospedale. DIRETTORE Mi risparmi i particolari. Lei sa certamente perché l’ho convocata. PERBONI Immagino che voglia discutere della partita di football di ieri. DIRETTORE Non c’è niente da discutere. Lei ha introdotto i ragazzi ad un gioco pericoloso e diseducativo, nonostante il mio espresso parere contrario e anzi la mia proibizione assoluta di continuare su questa dissennata via pedagogica. Giulio tace, non sapendo che dire. DIRETTORE Come se non bastasse, lei ha disatteso un mio ordine di fronte ad estranei e, quel che è più grave, di fronte alla sua 423 scolaresca. Come potranno più accettare la mia autorità, i suoi allievi? PERBONI Mi dispiace, io… DIRETTORE Da quando lei è qui nella scuola va tutto male: disordine, inquietudine… perfino un furto! E il suo cattivo esempio sta trascinando con sé gli altri docenti… Giulio lo interrompe. PERBONI Che docenti? DIRETTORE Altri suoi colleghi… (VAGO) PERBONI Si riferisce a qualcuno in particolare? DIRETTORE Lei lo sa meglio di me. PERBONI Si sbaglia. Io non so nulla. DIRETTORE Allora ci rifletta con calma nei prossimi giorni. Nella quiete di casa sua. PERBONI (INCREDULO) Prego? DIRETTORE Lei è sospeso dal suo incarico. 424 I due si guardano dritti negli occhi per un istante. Quelli di Giulio increduli, quelli del direttore carichi di sfida. E’ il direttore il primo ad abbassare lo sguardo, ma il tono della sua voce rimane carico d’ira. DIRETTORE Adesso vada Perboni, vada...e la prossima volta scelga almeno un colore più consono alle divise dei suoi ragazzi, non il nero di Bakunin! 470. INT. SCUOLA. CORRIDOIO - GIORNO I ragazzi di Giulio, che attendevano l’esito dell’incontro dietro la porta dell’ufficio del direttore, sciamano via come api impazzite appena la maniglia si muove. Il ritorno in classe di Perboni (a testa bassa, come un automa) è preceduto da un calpestìo di piedi in fuga e voci che si rincorrono. VOCI RAGAZZI Perboni è sospeso… VOCI RAGAZZI Ha sospeso il maestro Perboni… VOCI RAGAZZI Sospeso, sospeso… VOCI RAGAZZI Lo mandano via… 471. INT. CASA PERBONI. SALOTTO - SERA La mano di Giulio corre alla boccetta di laudano. Ma il flacone è vuoto. La lampada a petrolio si infrange contro il muro, scaraventata da Giulio. Ma non succede niente: l’incendio non divampa. In compenso Giulio si è ferito una mano. Alla luce incerta delle fiamme che si spengono, il suo volto appare stravolto, i lineamenti di un uomo disperato… 472. INT. FARMACIA – SERA 425 Con la mano sinistra tremante (la destra è ferita e bendata alla meno peggio), Giulio mette sul bancone una ricetta medica, vecchia e sgualcita. Il farmacista (che già conosciamo dal III ep.) lo guarda con sospetto. Poi esamina il foglio. COMMESSO FARMACIA Questa prescrizione è scaduta… PERBONI Non potrebbe darmene lo stesso una boccetta? Le porto una ricetta nuova domani… COMMESSO FARMACIA Per chi serve il laudano? PERBONI Per… (si guarda intorno, quasi in cerca di aiuto) COMMESSO FARMACIA Sua moglie è morta, vero? PERBONI Me lo vuole dare o no? COMMESSO FARMACIA Temo di no, signore… Giulio è come fulminato, si mette in tasca la ricetta, guardando l’altro con astio, poi esce. 473. EST./INT. STRADA FARMACIA/FARMACIA - SERA Giulio è appostato a poca distanza dalla farmacia. Confuso e chiaramente fuori di sé, continua a guardare verso l’interno della farmacia. Un ragazzo giovane entra in questo momento dalla porta a vetri. Vedendolo, il commesso della scena precedente si infila il cappotto. 426 Giulio capisce che si tratta di un cambio di turni. Dritto contro il muro, agitatissimo, Giulio falsifica la prescrizione medica, cambiando la data con la mano bendata, tremante… Dentro la farmacia, i due si stanno scambiando poche parole di commiato. Poi il primo commesso esce. L' altro si sta sistemando al bancone... Giulio si prepara ad entrare, il pugno chiuso intorno alla ricetta stropicciata. 474. INT. CASA PERBONI. CAMERA GIULIO - SERA Le gocce scendono veloci nel bicchiere. Giulio trangugia il liquido tutto d’un fiato. Poi appoggia il bicchiere sul comodino. Abbassa la luce. Lentamente, comincia a spogliarsi. Si lascia cadere sul letto, in cerca di pace… 475. INT./EST. COMPLESSO CASA NOBIS/CORTILE – SERA L’orologio a pendolo batte le sette di sera. Entrando nella sala da pranzo, il piccolo Nobis trova i domestici già pronti a servirlo. La tavola è apparecchiata solo per lui. Il bambino si guarda intorno un po’ spaesato. MARIA Suo padre cena al circolo, stasera. (ACCOGLIENDOLO) Nobis si siede a tavola, appena un po’ titubante. NOBIS E… la moglie di mio padre… non mangia? La governante pare improvvisamente in imbarazzo. MARIA No. E’… impegnata. E’ tutto il giorno che prepara i bagagli. Un improvviso rumore di zoccoli sul selciato spinge Nobis a correre alla finestra… 427 …davanti alla villa si è fermata una carrozza. Ne scende un ufficiale. Il ragazzino lo riconosce: è l’amante della matrigna. Nobis lascia di corsa la tavola, esce nell’atrio. La gradinata è ingombra di bauli e cappelliere. La donna si sta rivolgendo ai domestici. MATRIGNA NOBIS Fate trasferire i bagagli sulla carrozza, s’il vous plait. E’ appena arrivata. (Si accorge del bambino, ma finge di non vederlo, mentre i domestici cominciano a caricare i bagagli) Mi raccomando il baule con gli specchi. Fate piano! Il piccolo Nobis capisce tutto in un lampo. La donna lo guarda negli occhi, finalmente. C’è una strana luce nei suoi occhi, misto di rancore e rammarico. MATRIGNA NOBIS Sarai contento! Te lo lascio. Da domani tuo padre è tutto tuo. Inaspettatamente, invece, Nobis è stravolto, disperato. Capisce che il padre soffrirà dell’abbandono della donna, sa che lui la ama e cerca in ogni modo di fermare la matrigna. Le va incontro. NOBIS No! Non andartene, non gli dirò niente, ma tu non farlo soffrire… Ma la donna ha già preso la sua decisione. MATRIGNA NOBIS E’ un po’ tardi per queste manifestazioni d’affetto, cheri! Afferra un paio di cappelliere e va verso l’atrio. Nobis arriva a pregarla, aggrappandosi alle sue gonne. 428 NOBIS Ti prego, ti prego: non lo lasciare! Non te ne andare! Rimani! Florence, infastidita, cerca come può di allontanarlo, mentre il bambino comincia a piangere. Tocca alla cameriera andare a toglierle di dosso il piccolo Nobis, di peso, abbracciando il suo pianto. 476. INT./EST. CASA NOBIS. CAMERA NOBIS/CORTILE - NOTTE La fiamma del lume a petrolio lampeggia. NOBIS Non spegnere. OFF Anche il piccolo Nobis è a letto. Ha gli occhi chiusi. La cameriera che siede vicino al suo letto, la solita Cecilia, si era sporta per spegnere la lampada. Adesso guarda il bambino. Lui apre gli occhi, completamente sveglio. NOBIS Non spegnere, per favore. La cameriera rinuncia a spegnere il lume. Si alza per andarsene. CECILIA Tu dormi, però. Buonanotte. Il bambino la guarda uscire, senza rispondere. Ha gli occhi gonfi di pianto, ma asciutti. Rimane così, perso nei suoi pensieri. In quel momento, nel silenzio della notte, si ode il rumore di un calessino che torna alla villa. Nobis si alza dal letto. Si affaccia alla finestra. E’ il calessino guidato dal padre. L’avvocato Nobis, ignaro, sta rientrando a casa. E’ un po’alterato (forse dall’alcool) e incita i cavalli con voce che rimbomba nel cortile. Il ragazzino si stacca dalla finestra e va ad appoggiarsi alla porta della camera, l’orecchio teso ad ascoltare i rumori dentro la villa. 429 477. INT. CASA NOBIS. /CAMERA MATRIGNA/CAMERA NOBIS - NOTTE L’uomo percorre il corridoio con passi pesanti, incerti. Si ferma davanti alla porta della camera della moglie. Florence… NOBIS PADRE Bussa con insistenza, due, tre volte… NOBIS PADRE Florence! Aprimi! Apri! (ALTERATO) Poi, non ricevendo risposta, spalanca la porta ed entra. Ciò che vede lo sconcerta. Gli armadi sono spalancati, vuoti. Tutt’intorno i segni inequivocabili di una fuga affrettata. Florence! NOBIS PADRE (GRIDA) L’uomo esce di nuovo nel corridoio e prende a chiamare ad alta voce i domestici. NOBIS PADRE (FUORI DI SE') Maria! Giovanni! Dov’è? Svegliatevi tutti! Tutti fuori! Dov’è Florence?!!! Dov’è andata?!!! Grida, urla, strepita…Il piccolo Nobis ascolta spaventato da dietro la porta della sua camera (come lo abbiamo lasciato nella scena precedente). NOBIS PADRE ( CON VOCE RABBIOSA) Florence…! Florence! Il ragazzino esce dalla sua stanza in camicia da notte, scalzo. Ha capito quanto il padre stia soffrendo. Gli si avvicina, cerca di abbracciarlo, ma il padre lo respinge bruscamente. 430 NOBIS PADRE Se ne è andata. (poi lo guarda) Lo sapevi già, vero? Sì, papà. NOBIS NOBIS PADRE Ci sei riuscito, alla fine! Nobis è sconcertato, ma suo padre non se ne accorge nemmeno. E’ piegato dalla sofferenza e dallo stato di alterazione alcolica. NOBIS PADRE Adesso è finita. E’ finita… Beve ancora un lungo sorso di brandy (tirato fuori da una fiaschetta d’argento che nascondeva nella giacca), mentre si avvìa verso lo studio. Negli occhi del piccolo un baratro di dolore, mentre il padre continua a bere, senza più guardarlo. NOBIS PADRE Via…! Via tutti! Nobis è colto da un’angoscia improvvisa. Corre per precedere il padre nello studio. 478. INT. CASA NOBIS. STUDIO - NOTTE Senza fiato per l’ansia, Nobis si precipita alla scrivania di suo padre, inseguito dalla rabbia incontrollata di suo padre. NOBIS PADRE Sei contento! Me l’hai portata via! Bravo! Vattene! Non ti voglio più vedere! Vattene in camera tua! Viaaa!!! Nobis non si cura dei deliri dell’uomo. Col viso inondato di lacrime, singhiozzando, col respiro spezzato, cerca furiosamente qualcosa nei cassetti. Finché la trova: una pistola! 431 NOBIS PADRE Lasciala là! Lasciala stare, ti dico! Nobis cerca di scappare con la pistola, ma il padre gli taglia la strada, gli strappa l’arma dalle mani… NOBIS PADRE Vattene! Vai via, lasciami solo. Fila! Lo spinge via. Nobis si ferma sulla soglia a guardare suo padre, gli occhi gonfi di lacrime. Si appoggia allo stipite, come se non avesse più forze. Suo padre gli dedica uno sguardo, come un istante di lucidità, mentre soppesa la pistola. NOBIS PADRE Sei ancora lì? NOBIS Lo so che soffri, ma pensa anche a me, papà. Se tu muori io che faccio? L’anziano gentiluomo guarda suo figlio come se lo vedesse per la prima volta. Per un istante, nei suoi occhi iniettati di sangue la rabbia disperata lascia il posto alla pietà. L’uomo si volta, come per sottrarsi allo sguardo del bambino. Si passa una mano tra i capelli, quasi cercasse una risposta difficile. Si porta la pistola al volto. La soppesa. Poi, dopo un attimo che pare interminabile, lascia cadere l’arma. Si volta di nuovo verso suo figlio, gli occhi improvvisamente colmi di lacrime. Vieni qua. NOBIS PADRE Il figlio corre tra le sue braccia. Lo tiene stretto. NOBIS Ha ragione il maestro, papà: la verità non può fare più male della menzogna. 432 Suo padre lo bacia. NOBIS PADRE SUSSURRO) Perdonami, figliolo. Perdonami. (IN UN 479. INT. SCUOLA/ CORRIDOI - GIORNO Il Direttore sta camminando lungo il corridoio insieme al supplente per la classe di Perboni (è Angelo Artuffo, lo stesso che abbiamo visto nel I ep.). L’uomo è preoccupato e il direttore cerca di rassicurarlo. DIRETTORE …E’ solo una normale supplenza. ARTUFFO Non so se accettare, direttore. Quei ragazzi sono così… DIRETTORE Non si preoccupi. Questa volta sarà diverso. Glielo garantisco io. ARTUFFO Ma se dovessero… DIRETTORE Lei non si faccia prendere per il naso come l’ultima volta. E vedrà che tutto filerà liscio. Autorità, ci vuole! Capito Artuffo? Autorità! Intanto, Artuffo ha visto qualcosa davanti all'aula. ARTUFFO C’è un certo assembramento… 433 DIRETTORE E’ davanti alla classe di Perboni. Affrettando il passo, i due arrivano davanti alla classe. Lo spettacolo che si presenta ai loro occhi è molto pittoresco: i ragazzi della classe di Perboni, seduti per terra davanti all’ingresso, ostacolano l’ingresso. E si rifiutano di entrare. Il bidello , claudicando, corre incontro al direttore e al supplente. DIRETTORE Che succede? BIDELLO Si rifiutano di entrare in classe, signor direttore. Protestano per la sospensione del maestro Perboni. DIRETTORE (SCANDALIZZATO) E’ inaudito! Non si è mai vista una cosa del genere in nessuna scuola del regno, mai!. ARTUFFO Sembrerebbe… come lo chiamano oggi? Uno “sciopero”? DIRETTORE Artuffo, non diciamo scempiaggini! Il direttore stesso va a prendere Precossi per un braccio. DIRETTORE Forza! Alzati! Ma il bambino rimane saldamente a terra, sostenuto dai compagni, in un’inedita catena umana di resistenza passiva, in silenzio. 434 DIRETTORE Che credete di fare? Volete finire radiati da tutte le scuole? Volete giocare a fare gli anarchici? E' questo che vi ha insegnato il vostro maestro? Derossi si alza in piedi. DEROSSI Sono il capoclasse e sono l’unico autorizzato a parlare, signor direttore. Il Direttore tace, annuendo, in ascolto. DEROSSI Riteniamo che il maestro Perboni sia stato punito ingiustamente. Le colpe che gli sono state imputate non sono sue, ma nostre. Siamo stati noi ad insistere perché il maestro ci insegnasse il gioco inglese del football. E sempre noi abbiamo organizzato la partita con gli allievi del convitto… Derossi recita la sua lezioncina a memoria (lo capiamo perché un paio di volte esita e poi riprende tutto d’un fiato, come quando si recita a memoria, appunto). Il Direttore lo ascolta, combattuto tra il dispetto e l’ammirazione involontaria. DIRETTORE Vieni al punto, Derossi. Che cosa vuoi dimostrare? DEROSSI Voglio dimostrare… che il maestro Perboni è stato sospeso per colpe non sue. E’ per questo che ci rifiutiamo di entrare in classe fintanto che 435 lui non sarà stato riammesso. Signore. DIRETTORE State cercando di forzarmi la mano? DEROSSI Nossignore. Noi sappiamo che lei ha giudicato in buona fede, senza conoscere tutti gli elementi a discarico del maestro. E’ per questo che contiamo sulle sue indubbie qualità di saggezza… DIRETTORE Basta, basta. Mi fai venire il mal di testa. Si volta verso Margherita, che sta ascoltando. DIRETTORE Signorina, vada a chiamare Perboni. Solo lui può reggere questi diavoli scatenati. (tra sé, borbottando, torna verso l'ufficio scortato dal pavido Artuffo) Questa classe è rovinata. 480. INT. CASA PERBONI. PIANEROTTOLO/ SOGGIORNO - GIORNO Margherita si è precipitata a casa di Giulio. Bussa più volte ma nessuno gli apre. Lei sa che Giulio è in casa. Ribussa e lo chiama ad alta voce. MARGHERITA Giulio! Apri! Sono io! Stai bene? Finalmente la porta si spalanca. Lo spettacolo che si presenta agli occhi della ragazza la lascia senza parole. 436 Giulio è distrutto, i capelli arruffati, la barba non fatta, trema. E’ in preda a una crisi da eccesso di farmaci. Le parole escono spezzate, quasi deliranti. GIULIO VOLTO) Margherita! Non voglio che mi vedi così! Vattene! Vai via… (COPRENDOSI IL Margherita vede la boccetta vuota del laudano. Capisce. Trova la forza di andare in bagno. Torna con un asciugamano bagnato. Glielo passa sul volto. MARGHERITA Il direttore ha cambiato idea, Giulio. Devi tornare subito a scuola. Non c’è vergogna negli occhi di Giulio. Solo un grande dolore. Si lascia cadere su una poltrona. PERBONI Non ce la faccio. Non posso. Margherita si avvicina, lo abbraccia e lo bacia con dolcezza. MARGHERITA Certo che puoi. Devi. E sorreggendolo lo aiuta ad alzarsi. 437 501. FERROVIA. BARACCA SPOGLIATOIO. ESTERNO GIORNO Una mattina d'inizio primavera. Le prime ore del giorno. Una locomotiva a vapore alla cui guida c’è il padre di Garrone sbuffa stancamente dirigendosi verso il deposito. Arrivata in prossimità di una baracca adibita a spogliatoio e ripostiglio il padre di Garrone aziona la sirena. Dalla baracca escono degli operai. Il padre di Garrone estrae dalla tasca interna della giacca dei volantini, li getta in direzione degli operai, i volantini si sparpagliano nell’aria, scendendo lentamente verso le mani che li prendono... La locomotiva prosegue... 502. FERROVIA. DEPOSITO STAZIONE. ESTERNO GIORNO Garrone padre ha fermato la locomotiva e la sta agganciando ad un convoglio. Vicino a lui c’è il figlio. Ha in mano un tovagliolo piegato agli angoli, lo consegna al padre: GARRONE Mamma oggi ti ha fatto la frittata con le cipolle... GARRONE PADRE Va bene, mettila lì. GARRONE ... e c’è pure la verdura... Quando torni? GARRONE PADRE Stanotte. 438 D’improvviso alle loro spalle s’ode una voce: FUNZIONARIO OFF Se torna!... E’ il funzionario delle ferrovie, piccolo e grasso, con accanto un paio dei suoi soliti sgherri: il funzionario ha in mano un manifestino e lo mostra al ferroviere chiedendo con minaccioso sarcasmo: SORVEGLIANTE ... Che c’è scritto? GARRONE PADRE Voi sapete leggere meglio di me. SORVEGLIANTE Prova a far interrompere il lavoro e vedrai in che guai ti caccerai, Garrone! Strappa il volantino, lo getta contro Garrone. I tre uomini si allontanano. Il figlio, spaventato, guarda il padre: GARRONE Chi sono? GARRONE PADRE Sono cose da grandi, Non ti preoccupare. Tu vai a scuola che è tardi. Gli allunga una brusca carezza sul capo mentre si sforza di sorridere per dissipare la paura che legge negli occhi del ragazzo. Il piccolo ricambia il sorriso e si allontana, ma tutt’altro che rassicurato. 503. PIAZZALE SCUOLA. ESTERNO GIORNO Il piazzale antistante la scuola è ancora semi deserto. Franti, Stardi, Derossi e il Muratorino stanno giocando con una rudimentale palla di stracci. Hanno improvvisato mettendo due cartelle per terra a mo’ di pali. Arriva Enrico: ENRICO 439 Ma siete pazzi, se vi vede il Direttore sono guai. Franti gli si avvicina: FRANTI O giochi con noi o ti stai zitto. ENRICO Allora gioco. Il gioco riprende. Il Muratorino palleggia magistralmente poi serve a Franti una palla a mezza altezza da colpire al volo. Franti non si fa pregare. Dopo essersi coordinato la colpisce al volo col collo del piede ma, avendo il corpo sbilanciato all’indietro, non riesce a mantenere bassa la traiettoria del tiro e manda la palla verso l'alto… I ragazzi guardano esterrefatti... ... la palla che viaggia sparata verso la finestra della Direzione, per fortuna aperta. Poi, per non vedere, chiudono gli occhi, mentre... 504. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE. INTERNO GIORNO ... la palla entra nello studio del Direttore, che è già immerso nel lavoro, rimbalza sulla scrivania, colpisce una statuetta di preziosa porcellana di Limonges raffigurante un dragone a cavallo e poi cade per terra. Per fortuna la statuetta dopo aver barcollato un po’, cade verso l'interno della scrivania, su alcune cartelline che ne attutiscono il colpo, salvandola. Il Direttore è immobile, come paralizzato, a bocca aperta, con la penna tra le dita. Ma dopo un istante si scuote, furioso, balza in piedi e corre alla finestra, guarda fuori, ma vede solo… 505. PIAZZALE SCUOLA. ESTERNO GIORNO … frotte di alunni che si dirigono verso l’ingresso della scuola. Alcuni genitori accompagnano i figli in carrozza, altri studenti scendono dall’omnibus tirato dai cavalli... 440 Franti, Derossi, Stardi, Enrico e il Muratorino, nascosti dietro l'omnibus, sbirciano verso la finestra dove è affacciato… ... il direttore che, dopo un’ultima occhiata furibonda, rientra. Derossi sussurra preoccupato: DEROSSI Stavolta il calcio ce lo dà nel sedere! FRANTI Mica ci ha visto... Noi neghiamo, neghiamo sempre. STARDI Dai, mischiamoci agli altri. Intanto il maestro Perboni osserva i passeggeri che scendono dall’omnibus per vedere se tra essi c’è Margherita. Ma la maestra non c’è... Giulio è perplesso. Si rivolge a Garoffi: PERBONI Raduna i tuoi compagni che è ora di entrare. 506. SCUOLA. CORRIDOIO. INTERNO GIORNO Nel corridoio la classe di Giulio è stranamente ordinata, marcia compatta e silenziosa; perfino Franti appare serio, composto. Giulio si insospettisce: PERBONI Che avete combinato? FRANTI Chi, noi?! Niente! Giulio li invita ad entrare in classe: 441 PERBONI Entrate. E continuate a non combinare niente, io arrivo subito. Si avvia verso la classe di Margherita. Ma anche qui la ragazza non c’è. Ci sono il portiere e una bidella che sorvegliano i bambini. Giulio torna verso la sua classe e finalmente la vede. Margherita è apparsa sul fondo del corridoio; è agitata a causa del ritardo, ma sul suo volto c’è una strana tristezza. Giulio le va incontro: PERBONI …Che è successo? MARGHERITA Sono passata al convitto, c’era una lettera per me, dall’America. Mia madre sta molto male!… Giulio le pone una mano sul braccio. PERBONI Mi spiace. E tu che farai? MARGHERITA Non lo so. Ma se non ricevo altre notizie, dovrò andare da lei. PERBONI L’America è lontana... Si capisce che vorrebbe aggiungere altro, ma la maestrina è preoccupata per i suoi bambini. Sussurra: MARGHERITA Dopo ne parliamo. Ed entra in classe. Anche Giulio entra nella propria aula. 507. SCUOLA. AULA. INTERNO GIORNO 442 I ragazzi sono sempre stranamente silenziosi e composti. Si sentirebbe volare una mosca mentre il maestro va a sedersi, ancora assorto e chiaramente addolorato per quanto gli ha detto Margherita. Si è appena seduto e sta aprendo il registro... ... quando si apre la porta ed entra il Direttore. Con una singolare e inusuale prontezza i ragazzi scattano in piedi come un plotone di soldati. Il direttore getta loro un’occhiata stupita; ha in mano la palla e va a depositarla sulla cattedra: DIRETTORE (A GIULIO) Mi vuole spiegare cos’è questa? In un attimo Giulio intuisce il perché del misterioso comportamento dei ragazzi; getta loro un’occhiataccia, poi risponde al direttore con un’ombra di divertita ironia: PERBONI Una sfera, direi... un po’ rudimentale certo, ma è una sfera. DIRETTORE Non facciamo gli spiritosi, Perboni... (Riprende in mano la palla)… Questa…questa sfera, come la chiama lei, è entrata nel mio ufficio dalla finestra... ed i responsabili sono qui dentro. PERBONI Può darsi... Abbassa la voce perché i ragazzi non possano udire quel che dice al direttore. PERBONI (SOTTOVOCE). Ma perché, anche senza prove, accusa sempre i miei ragazzi? Abbassa la voce anche il direttore replicando con aria dura: 443 DIRETTORE (SOTTOVOCE) Perché è la classe più indisciplinata dell’Istituto... Franti, Derossi, Stardi, Il Muratorino ed Enrico osservano quel confabulare a voce bassa, notano l’asprezza del direttore e scambiano tra loro un’occhiata preoccupata, mentre il direttore continua: DIRETTORE ... E il merito è tutto suo. (mette la palla sulla cattedra) E’ una sua trovata, vero? E per me è una prova! Di colpo i cinque ragazzi, all’unisono, si alzano. DEROSSI Siamo stati noi signor Direttore, il signor maestro non c’entra nulla. Il Direttore è spiazzato, ci pensa un po’ su, poi esclama, burbero: DIRETTORE Devo riconoscere la vostra onestà; questa volta ve la caverete tornando qui oggi pomeriggio per aiutare il bidello a fare le pulizie. Poi, con appena un cenno del capo in direzione del maestro, afferra la palla di pezza ed esce dalla classe. Giulio fa segno di sedersi, mentre scuote la testa fissandoli con chiara disapprovazione. Franti dice con l’aria di voler giustificare l’accaduto: FRANTI Noi vogliamo giocare! PERBONI Fatelo lontano dalla scuola. VOTINI 444 Ma lei ci deve insegnare... PERBONI Per un po’ di tempo dovrete arrangiarvi da soli. Altrimenti non avrete più né allenatore, né maestro... (Sorride, e prosegue)... Vi ho già detto qual’è la regola fondamentale: abituarvi all’idea che siete un gruppo, un unico corpo, senza divisioni, tutti uniti, come una vera famiglia. E se qualcuno in famiglia è in difficoltà, gli altri che fanno? Guarda i ragazzi con aria interrogativa. Nelli risponde: NELLI Lo aiutano! Il maestro annuisce. PERBONI Così è nella vita, così è nel calcio. Si avvicina alla lavagna. Vi disegna sopra due grandi cerchi che si toccano. E’ un palloni? FRANTI nuovo gioco con (INCURIOSITO) due PERBONI No, è un nuovo racconto. (indica la lavagna) Questi sono i due emisferi del globo terrestre... (indica un punto sull’emisfero di destra) e se noi siamo qui dov’è il Sud America? DEROSSI In basso, sull’altro emisfero. 445 Giulio annuisce, poi chiede ancora: PERBONI E chi sa come si chiamano i monti che attraversano tutto il Sud America... giù, fino alla Terra del Fuoco? Segna con un tratto verticale sull’emisfero di sinistra la linea delle Ande... STARDI Le Ande? PERBONI E quelli che attraversano l’Italia? ... poi, sull’emisfero di destra, una linea più breve per indicare... VOTINI (CON SUFFICIENZA) Gli Appennini. PERBONI Oggi vi racconterò la storia di un ragazzino di tredici anni che per ritrovare la madre partì da qui, dagli Appennini... Traccia lentamente col gesso un lungo segno che parte dalla linea degli Appennini e, passando dal primo al secondo emisfero, si dirige verso la linea delle Ande. PERBONI ... per arrivare fino alle Ande... si ode f.c. il fischio lungo e stridulo di un vapore che parte. 508. STIVA DI UNA NAVE A VAPORE. INTERNO NOTTE La stiva di una nave a vapore. Vi è raccolta una folla di emigranti su vecchi materassi stesi a terra, o sulle nude assi del pavimento, uomini soli o famiglie con ragazzi 446 piccoli e grandi, alcuni addirittura poco più che neonati. Stanno ammassati nello spazio insufficiente, con i loro miseri bagagli, lenzuola annodate, vecchie valigie legate con cordicelle, sacchetti, involti di carta, oscillando continuamente per il beccheggio della nave, mentre l’atmosfera risuona di frasi sommesse, nenie cantate a mezza voce, pianto di bambini, e una voce che accenna, per la nostalgia che già incalza, una canzone della terra natia... In un angolo, un ragazzo di dodici anni, rannicchiato con le spalle appoggiate alla parete, una piccola sacca tra le ginocchia, gli occhi bassi. Accanto a lui c’è un uomo, l’aspetto da contadino, il volto simpatico e rugoso cotto dal sole, che osserva con curiosità il ragazzo e a un certo punto, con un forte accento bergamasco gli domanda: CONTADINO Ue bagai, viaggi da solo, te? Il ragazzo leva lo sguardo su di lui; sembra felice che qualcuno gli abbia rivolto la parola e risponde, pronto: MARCO Sì. Vado in Argentina, da mia madre. CONTADINO Brau schet…Ti sta aspettando? Marco fa segno di no. MARCO Devo cercarla. E’ andata a servire presso una famiglia di laggiù, a Benosaries... CONTADINO (CORREGGENDOLO) Buenos Aires. MARCO Buenos... Aires. Ma da un anno non abbiamo più sue notizie. 447 CONTADINO E vai da solo? Non hai un padre? MARCO Lui deve lavorare; e deve badare agli altri fratelli... Ne ho due, tutti più piccoli di me. Il contadino lo guarda pietosamente, poi, con voce allegra, come per esorcizzare la tristezza della situazione, si rivolge a tre o quattro uomini che gli stanno vicino, contadini come lui... CONTADINO Ehi... c’è qualcuno che sta peggio di noi! Vogliamo fare un piccolo sforzo per dargli una mano? Lui stesso mette mano in tasca per cavarne un modesto gruzzoletto di monetine; ma Marco scuote la testa: MARCO No, no! Non ne ho bisogno, davvero! Arrivato là, troverò la famiglia... Ho l’indirizzo!... Guarda… e, dopo essersi frugato nella tasca dei pantaloni, consegna all'uomo un piccolo biglietto. L'uomo legge lentamente, a fatica… CONTADINO Fam-iglia Me-qui-nez…Cal-le Los Ar-tes, 171 Buenos Aires, Argentina… quindi alza lo sguardo sul ragazzo che, nel riprendere il biglietto, sembra travolto da un'infinita tristezza, tanto che una grossa lacrima gli cola lungo la guancia. CONTADINO Se ghé? Perché piangi adesso? Il ragazzo si asciuga la lacrima con il dorso della mano, tira su col naso 448 Ho paura morta… MARCO che mia madre sia Il contadino scrolla il capo e gli sorride rassicurante CONTADINO Ma va là bagai…ma cosa c'hai nella crapa, segatura? Coraggio, vedrai che troverai tua madre sana e contenta… Su, mucchela de frignà… Quindi lo scuote un po'. Il ragazzo annuisce in silenzio e abbandona lo sguardo verso l'acqua scura dell'oceano. All'orizzonte sta tramontando il sole del primo giorno di navigazione. PERBONI OFF Ventisette giorni durò il viaggio. Poi la nave gettò l’àncora nell’immenso estuario della Plata, nel porto della grande città di Buenos Aires... 510. PORTO BUENOS AIRES. ESTERNO GIORNO Marco, abbandonato il porto, si guarda attorno spaesato, poi mostra ad un passante il bigliettino con l'indirizzo. L'uomo ci pensa un attimo, poi allunga il braccio indicando la direzione. 511. STRADA VECCHIA BUENOS AIRES. ESTERNO GIORNO Marco, correndo con il suo sacco da viaggio in spalla, raggiunge l’andito d’entrata d’una piccola casa bianca... 512. CASA DEI ZEBALLOS. ESTERNO GIORNO Il ragazzo si ferma davanti a un bel cancello di ferro da cui si vede un piccolo cortile pieno di vasi di fiori e piante tropicali. 449 PERBONI OFF Marco era un ragazzo sveglio; non ebbe difficoltà a trovare la strada. E finalmente lesse il nome che cercava. Marco dà una strappata al campanello. La porta viene aperta da una graziosa signorina. MARCO (ANSIOSO) Qui sta la famiglia Mequinez, non è vero? SIGNORINA Ci stava. Ma ora ci stiamo noi, Zeballos. MARCO (DELUSO) E dove sono i Mequinez? SIGNORINA Si sono trasferiti a Cordova. Marco esclama, angosciato: MARCO Cordova! Ma subito, stringendo i denti, con espressione decisa: MARCO ... Allora andrò a Cordova! Dov’è Cordova? SIGNORINA Ah pobre niño!..(Lo guarda con aria pietosa)... E’ a centinaia di miglia da qui... Marco diventa pallido come un morto, e s’appoggia alla cancellata. 450 513. FIUME PARANA'. ESTERNO GIORNO L’immensa distesa del fiume Paranà, talmente immensa che da una sponda non si riesce a vedere quella opposta... PERBONI (OFF) Ma Marco non si perse d’animo. Tornò al porto e trovò un imbarco su un battello che per fortuna era pilotato da tre italiani, anch’essi genovesi... Il barcone risale lentamente la corrente di quella massa d’acqua smisurata. Passa in mezzo a lunghe isole, simili a boschi galleggianti; infila stretti canali, da cui pare non possa più uscire; o sbocca in vaste distese d’acque che sembrano grandi laghi tranquilli. Regna un silenzio profondo, rotto soltanto dalla voce di... PERBONI (OFF) ... Marco era pieno di tristezza, febbricitante, stanco, avvilito. Ma il viaggio fu per lui uno stupore continuo, su per quell’immenso fiume Paranà, rispetto al quale il nostro Po non è che un rigagnolo... 514. VECCHIO BATTELLO. PONTE COPERTA. EST. GIORNO / NOTTE Notte di luna piena. Marco dorme rannicchiato in un angolo del ponte della piccola barca mercantile, fra sàrtie, casse, barili, canestri... PERBONI OFF ... A volte quel mostruoso fiume lo sgomentava. La notte si svegliava bruscamente... Il ragazzo si risveglia bruscamente... Si guarda attorno... PERBONI OFF ... e in mezzo a quel silenzio della natura pensava alla madre. Era poi 451 sicuro di trovarla, a Cordova? E se non ci fosse stata? E se fosse morta davvero?... Marco comincia a singhiozzare, ma lo scuote la... VOCE BARCAIUOLO Animo, animo, italianito! Che diavolo! Un genovese che piange perché è lontano da casa?! I genovesi girano il mondo da sempre, gloriosi e trionfanti! A quelle parole il ragazzo alza la fronte battendo il pugno sul ponte e mormora deciso a se stesso: MARCO Sì! Dovessi anch’io girare il mondo, viaggiare per anni, e fare centinaia di miglia, andrò avanti, troverò mia madre. Dovessi cascare morto ai suoi piedi!... 515. CASA MEQUINEZ A CORDOVA. ESTERNO GIORNO Marco è dinanzi all’ingresso di una casa di Cordova. Tira il campanello con una mano tremante, e si preme l’altra sul petto per comprimere i battiti del cuore, che gli salta in gola. Una vecchia viene ad aprire. Per l’emozione il ragazzo non riesce a trovar subito la voce. VECCHIA Chi cerchi, muchacho? MARCO L’ingegner Mequinez. La vecchia ride dondolando il capo. VECCHIA Anche tu!? Son tre mesi che ci seccano. Bisognerà farlo stampare sulle cantonate che il signor Me- 452 quinez è andato Tucuman!? a stare a Il ragazzo ha un gesto di disperazione ed esce in uno scoppio di rabbia. MARCO Ma è una maledizione! Morirò senza trovare mia madre! Io divento matto, m’ammazzo! Come si chiama quel paese? Dov’è?! A che distanza è? VECCHIA Eh... una bagattella! Saranno quattrocento o cinquecento miglia, a dir poco. Il ragazzo si copre il viso con le mani; poi domanda con un singhiozzo: MARCO E ora... come faccio? 516. SCUOLA. AULA. INTERNO GIORNO Giulio passa con lo sguardo in rassegna la sua scolaresca (una parata di volti attenti, partecipi, corrucciati), mentre dice: PERBONI Marco non aveva più che poche lire. Dove trovare i denari per pagarsi il viaggio? Voi, al suo posto, cosa avreste fatto? CORETTI Poteva lavorare! FRANTI Ma come, e a chi domandare lavoro? poteva GAROFFI 453 Poteva chieder l’elemosina! Enrico ha un gesto di sdegno. ENRICO Ah, no! Rischiare d’essere umiliato! Piuttosto morire! La voce di Nelli propone timida: NELLI Poteva chiedere un passaggio... PRECOSSI Campa cavallo! Non hanno più proposte. Guardano l’insegnante. E Derossi chiede: DEROSSI Marco, cosa fece? Il maestro sorride. PERBONI Fece proprio come ha suggerito Nelli. Seppe di una carovana che stava partendo per Tucuman e si presentò al capataz... Garrone leva in alto la mano... GARRONE Che cos’è un capataz? PERBONI E’ un capo, quello che comanda la carovana. Con spiritosa arroganza Franti commenta guardando i compagni dall’alto in basso: 454 FRANTI Più o meno come io con voi! NELLI Se Garrone ti dà il permesso… La battuta viene accolta da un piccolo coro di risate. Sorride anche Giulio e, mentre Franti sogguarda minaccioso Nelli, il maestro ristabilisce con un gesto l’ordine e riprende il racconto... PERBONI Dunque, Marco, si presentò al capataz e gli chiese se avrebbe potuto farlo salire su un carro... 517. CAMPO CAROVANA. ESTERNO SERA Un cortile rischiarato da lanterne, dove vari uomini caricano sacchi su un paio di carri dalle ruote altissime. Marco, attende la “sentenza”, al cospetto di un uomo baffuto, avvolto in un mantello a quadri, con due grandi stivali. Il capataz, lo scruta da capo a piedi, e dice: CAPATAZ Non ho posto. MARCO Ho solo quindici lire! Do le mie quindici lire. Porterò l’acqua e la biada per le bestie, farò tutti i servizi. Un po’ di pane mi basta! Il capataz torna a guardarlo, e ripete con miglior garbo: CAPATAZ Non c’è posto... e poi... noi non andiamo a Tucuman, andiamo a Santiago dell’Estero. A un certo punto ti dovremo lasciare, e avrai ancora un gran tratto da fare a piedi. 455 MARCO Ah, io ne farei il doppio! Io camminerò; ce la farò; mi faccia un po’ di posto, signore, per carità non mi lasci qui solo! CAPATAZ Bada che è un viaggio duro! MARCO Non ho paura: sopporterò tutto. Purché ritrovi mia madre! Il capataz gli accosta al viso una lanterna e lo guarda. Poi si limita a “grugnire” il suo assenso. Sorridendo di gioia il ragazzo gli bacia la mano. 518. CAROVANA. SITUAZIONI VARIE. GIORNO & NOTTE In successione, varie immagini del viaggio... ... commentate dalla sola musica e dal racconto di Perboni. La mattina all’alba, i carri in movimento, ciascuno tirato da buoi, seguiti dagli animali di ricambio. I peones vanno invece a cavallo e stimolano i buoi con lunghe canne appuntite. PERBONI OFF Il viaggio fu un incubo: in cambio di scarso cibo e di un giaciglio fu costretto a lavorare come uno schiavo... Marco accende un fuoco... Il convoglio fermo sotto il sole e tutti i peones mangiano, seduti in cerchio intorno a un quarto di vitello che arrostisce, infilato in una specie di spadone piantato in terra, accanto al fuoco acceso da Marco; il ragazzo porta da bere a tutti; poi aspetta, con la fame negli occhi, che il capataz gli allunghi un boccone da mettere sotto i denti… Marco, al tramonto, dà da mangiare alle bestie... 456 ... poi, a sera, ripulisce le lanterne e le accende. Uno dei peones assesta sberle violente al ragazzo dandogli degli ordini. PERBONI OFF I peones lo trattavano brutalmente, gli facevan portare carichi enormi di foraggi... Marco che barcolla sotto il peso di una grossa “balla” di fieno... .. o stringe i denti trascinando secchi d’acqua più grossi di lui... PERBONI OFF …e non riusciva nemmeno a dormire la notte, scosso dai sobbalzi del carro... Di notte, su un giaciglio di paglia, sballottato dai sobbalzi e assordato dallo scricchiolio implacabile delle ruote e delle pale di legno. ... il povero ragazzo piange col viso contro la sua sacca. E piangendo sussurra un’invocazione disperata: MARCO Aiutami mamma! Non ti vedrò mai più! Mi troverai morto per la strada! 519. INT. CASA MEQUINEZ. STANZA MADRE DI MARCO. GIORNO PERBONI OFF Certo non poteva immaginare che la madre stava peggio di lui. Gravemente malata, nella casa dei Mequinez, da quindici giorni non s’alzava dal letto. Era necessaria un’operazione chirurgica per salvarle la vita ma la povera donna rifiutava di sottoporvisi... La madre di Marco a letto. Le sono accanto, pietosamente, i signori Mequinez. Ma lei fa segno di no... 457 GIUSEPPINA No, non vale la pena; non ho più forza e morirei sotto i ferri. MEQUINEZ Non devi parlare così, Josefa. Tu devi vivere, per tuo marito, per i tuoi figli. GIUSEPPINA Oh, i miei figli! Mio marito! Da un anno non mi scrivono. Meglio che muoia prima di sapere cos’è accaduto della mia famiglia! SIGNORA MEQUINEZ Fatti coraggio, Josefa. Le lettere si saranno smarrite. Vedrai che avremo loro notizie! Ma tu devi vivere, devi farti operare… La povera donna continua ostinatamente a far segno di no e il pensiero del marito e del figlio la fa scoppiare in un pianto disperato... Poi chiude gli occhi, sfinita, e cade in un assopimento, che pare morta. I padroni restano a guardarla con grande pietà... 520. CAROVANA IN VIAGGIO. ESTERNO GIORNO PERBONI OFF Quando arrivarono al punto dove la strada di Tucuman si stacca da quella di Santiago, il capataz disse a Marco che dovevano separarsi... L’uomo lega la sacca sulle spalle del ragazzo con gesti burberi e frettolosi e, come per nascondere un principio di commozione, lo saluta in fretta, con un buffetto. Il ragazzo fa appena in tempo a baciargli una mano. Poi resta a guardare... ... il convoglio che si allontana. All’orizzonte si delinea il profilo imponente di una catena di montagne innevate. PERBONI OFF 458 ... Una cosa lo confortò. Dopo l’interminabile viaggio attraverso la pianura sterminata e sempre uguale, vedeva ora una catena di montagne altissime, con le cime bianche, che gli rammentavano quelle del suo Paese, gli Appennini, restituendogli un po’ dell’aria di casa. Erano le Ande... Marco procede, ormai, come un automa, barcollante, lo sguardo vuoto, il passo sempre più lento e incerto... Si vede che le forze rapidamente gli scemano. Marco scalcia via le scarpe divenute inservibili e prosegue scalzo. I piedi lasciano sulle pietre tracce di sangue... La stanchezza estrema lo rende insensibile al dolore... Finalmente, al calar della sera, dopo una curva della strada polverosa gli viene incontro un cartello con la scritta: Tucuman, 5 miglia Marco lancia un grido di gioia, e affretta il passo, come se avesse riacquistato di colpo tutto il vigore perduto. Ma è una breve illusione. D’un tratto le forze lo abbandonano e cade in un fosso, sfinito. PERBONI OFF ... Il pensiero di essere ormai vicino alla meta gli dette la forza di rialzarsi e di riprendere il cammino... Entrò a Tucuman il mattino successivo. Gli era stato detto che chiunque, in quella piccola cittadina, avrebbe saputo dargli l’indirizzo dei Mequinez. 521. INT. BOTTEGA DI TUCUMAN. GIORNO Marco affaccia all’ingresso di una botteguccia. C’è dentro un uomo con gli occhiali. Marco domanda con ansia ... 459 MARCO Mi saprebbe dire, signore, dove sta la famiglia Mequinez? Il bottegaio lo guarda. BOTTEGAIO La famiglia Mequinez non è a Tucuman. Come se una pugnalata lo avesse ferito, Marco getta un grido disperato Il bottegaio, preoccupato, gli va accanto. BOTTEGAIO Che c’è? che hai, ragazzo?... (Lo fa sedere). Non c’è da disperarsi, che diavolo! I Mequinez non son qui, ma poco lontano, a poche ore da Tucuman! Marco salta su come un resuscitato. MARCO Dove? Dove!!? BOTTEGAIO A quindici miglia da qui, vicino alla fabbrica dello zucchero, ci arriverai in poche ore. Io stesso ci son stato un mese fa. Marco lo guarda con gli occhi grandi e le domanda precipitosamente MARCO Avete visto la donna di servizio dei signori Mequinez, una donna italiana? BOTTEGAIO La jenovesa? L’ho vista. 460 Marco rompe in un singhiozzo convulso, tra il riso e il pianto. 522. CASA MEQUINEZ. STANZA MADRE MARCO. INTERNO NOTTE La povera Josefa si contorce nel letto e lancia urla soffocate di dolore.. La padrona le è accanto, sgomenta. La donna ricade in un abbattimento mortale, geme senza sosta. 523. STRADA PER IL SALADILLO. ESTERNO GIORNO Il povero Marco è sfinito, coi piedi che fanno sangue, ma rivede con la mente il viso della mamma come da lungo tempo non l’aveva visto più... Mormora a mezza voce: MARCO Mamma!… Mamma!… ... e sospinto da quei ricordi incalzanti, affretta il passo; una tenerezza indicibile gli cresce nel cuore, facendogli correre giù pel viso lacrime dolci e quiete; e andando avanti, le parla, le dice le parole che vorrebbe mormorarle all’orecchio appena la rivedrà: MARCO Son qui, mamma, eccomi qui, non ti lascerò mai più; torneremo a casa insieme, e io ti starò accanto, sempre! 524. INT. CASA MEQUINEZ. STANZA MADRE DI MARCO. GIORNO Dalla mattina presto il medico di Tucuman è accanto alla malata, in compagnia d’un assistente, per persuaderla a lasciarsi operare... MEDICO L’operazione vi può salvare. Vi prego, lasciatevi operare. Tutto inutile. Parole buttate via. Josefa ha di nuovo cambiato idea, decisa a lasciarsi morire, e risponde con voce fioca: GIUSEPPINA 461 No... ho ancora coraggio per morire; ma non ne ho più per soffrire inutilmente. Grazie, signor dottore, è destinato così. Mi lasci morire tranquilla... Il medico, scoraggiato, desiste. Scambia con i signori Mequinez un’occhiata rassegnata. Allora Josefa volta il viso verso la padrona, e le dice singhiozzando: GIUSEPPINA ... Cara, buona signora, lei manderà quei pochi denari e le mie povere robe alla mia famiglia... Mi farà la grazia di scrivergli che... che ho sempre pensato a loro... e che il mio solo dolore è stato di non rivederli più... che son morta benedicendoli... Ma girando gli occhi pieni di pianto, vede che la padrona non c’è più. Cerca il padrone: è sparito. Non restano che la infermiera e l’assistente. E intanto giungono dalla stanza vicina... …un rumore affrettato di passi, un mormorio di voci limpide e sommesse, ed esclamazioni rattenute . La malata fissa sull’uscio gli occhi velati; vede comparire il medico, poi la padrona e il padrone, tutti col viso alterato. La guardano con un’espressione strana e scambiano parole a bassa voce. Le pare che il medico dica alla signora: MEDICO Meglio subito. La malata non capisce. La signora le si accosta. SIGNORA MEQUINEZ Josefa. Devo dirti cosa…Prepara il cuore a buona notizia. una una La donna la guarda attentamente. 462 SIGNORA MEQUINEZ ... Una notizia che ti darà una grande gioia... La malata dilata gli occhi. SIGNORA MEQUINEZ Preparati a vedere una persona a cui vuoi molto bene... La donna alza il capo con uno scatto vigoroso, e comincia a guardare ora la signora ora l’uscio, con occhi sfolgoranti. SIGNORA MEQUINEZ Una persona arrivata proprio ora, inaspettatamente. La donna grida con una voce strozzata, come di persona spaventata. Chi è? GIUSEPPINA Un istante dopo balza a sedere sul letto, e rimane immobile, con gli occhi spalancati e con le mani alle tempie, come davanti a un’apparizione sovrumana. Marco, lacero e polveroso, è là, ritto sulla soglia, trattenuto per un braccio dal dottore. Josefa urla: GIUSEPPINA ... Dio! Dio! Dio mio!... Marco si slancia avanti, essa protende le braccia scarne, e serrandolo al seno con la forza d’una tigre, scoppia in un riso violento, rotto da profondi singhiozzi senza lagrime. Grida pazza di gioia, tempestandogli il capo di baci: GIUSEPPINA 463 ... Sei tu? Come sei cresciuto! Sei solo? E come sei arrivato qui?! Sei tu, Marco! Non è un sogno! Dio mio! Parlami!... (Poi, improvvisamente)... No! Aspetta!... (E voltandosi verso il medico, a precipizio). Presto, subito, dottore. Voglio operarmi, voglio guarire. Son pronta. Non perda un momento. Conducete via Marco, che non senta... Il signor Mequinez strappa il ragazzo dalle braccia della madre e lo trascina verso la porta. Marco fa resistenza ma la madre lo rassicura... GIUSEPPINA ... Marco mio, non è nulla. Mi racconterai dopo. Ancora un bacio. Va’. Eccomi qui, dottore. Presto!!... Marco viene portato via. I padroni e le donne escono in fretta; rimangono il chirurgo e l’assistente, che chiudono la porta. 525. CASA MEQUINEZ. ALTRA STANZA. INTERNO GIORNO Il signor Mequinez vorrebbe portar Marco in una stanza lontana; ma è impossibile; egli pare inchiodato al pavimento. MARCO Cosa c’è? Cos’ha mia madre? Cosa le fanno? MEQUINEZ Tua madre è malata, bisogna fare una piccola operazione, ma ora vieni di là con me. Ma il ragazzo risponde impuntandosi: MARCO 464 No, voglio star qui. Mequinez non insiste. Cade su tutti un silenzio pesante scandito dal battito regolare di... .. un pendolo, appeso a una parete della stanza. Le sfere segnano le otto e trenta... Il signor Mequinez tiene una mano sulla spalla di Marco, come per dargli coraggio. La signora Mequinez, seduta accanto a loro, fa scorrere fra le mani un rosario e prega sommessamente. Anche Marco, i pugni stretti, chiude gli occhi volgendo verso il cielo il suo visetto martirizzato, segnato dalle privazioni, scavato dalla sofferenza, e invoca a bassa voce, ma con passione straziante: MARCO Dio!… Dio mio!!… Aiutami… TAGLIO INTERNO Il pendolo segna ora le dieci e un quarto, quando, a un tratto un grido acutissimo, come il grido d’un ferito a morte, risuona in tutta la casa. Il ragazzo balza in piedi e risponde con un altro grido disperato: MARCO Mia madre è morta! Il medico compare sull’uscio. E’ sudato, affannato, ma con un sorriso di gioia annuncia: MEDICO Tua madre è salva. Il ragazzo lo guarda un momento e poi si getta ai suoi piedi singhiozzando: MARCO Grazie, dottore! Ma il dottore lo rialza, dicendo: MEDICO 465 Alzati! Sei tu, ragazzo mio, col tuo eroismo, che hai salvato tua madre. 526. SCUOLA. AULA. INTERNO GIORNO I volti dei ragazzi: tutti, qualcuno anche suo malgrado, rivelano l’intima commozione che il racconto ha lasciato in loro; Nelli, addirittura, si asciuga una lacrimuccia... Poi il suono lontano della campanella annuncia la fine delle lezioni, viene accolto soprattutto dai più “duri”, Franti, Votini, Garoffi, come un pretesto che li libera dall’imbarazzo di quel sentimento. Il maestro chiude il registro. PERBONI Andate pure. I ragazzi scattano in piedi... 526. PIAZZALE SCUOLA & STRADA. ESTERNO GIORNO La scolaresca sciama fuori e occupa il piazzale. Esce anche Giulio e, per prima cosa, cerca Margherita: la vede che parla con Garrone e Precossi. Le si avvicina. Garrone e Precossi vanno via. Giulio chiede alla ragazza: PERBONI Che volevano? Lei ha un sorriso malinconico. MARGHERITA Voglio ringraziarti. Per cosa? PERBONI MARGHERITA Per il racconto che hai fatto ai ragazzi. 466 Giulio è un po’ impacciato: PERBONI E’ vero, ho pensato alla tua sofferenza, alla lontananza, all’impotenza che devi provare... (subito aggiunge con evidente ansia)... Hai deciso che farai? Lei si rattrista. MARGHERITA Dovrò partire, credo. Si avviano camminando in silenzio per un tratto, poi lui non regge più; esplode come ribellandosi all’idea: PERBONI Ma non puoi lasciare tutto! MARGHERITA Stai parlando dei bambini... o di noi? PERBONI Di tutti e due. Dopo un breve silenzio, lei si stringe con un gesto rassegnato nelle spalle e mormora più a se stessa che a Giulio: MARGHERITA Sarà il destino a decidere... 527. PIAZZALE SCUOLA. ESTERNO GIORNO Olga si sta incamminando verso la sua carrozza. E' insieme alle sue amiche e una di loro le sta parlando all’orecchio e sembra provocare nella ragazzina uno sdegno profondo: scuote la testa, incredula. In quel momento si avvicinano suo fratello e Franti. 467 FRANTI Ciao Olga… Lei lo fissa, sprezzante: OLGA Non ci parlo con te. FRANTI Ma che ti ho fatto? OLGA Sei uno sporcaccione, ecco che hai fatto! Mi hanno appena detto che alla pensione di tua madre guardate le donne nude dal buco della serratura…. Franti in preda alla rabbia afferra per le trecce l'amica di Olga scuotendola e facendola scoppiare in lacrime: Sei stata pettegola. FRANTI tu, vero? Sei una Bottini che è poco distante, vede quel che sta accadendo e si precipita in soccorso della ragazza. Afferra per le spalle Franti gridandogli: BOTTINI Lasciala stare! FRANTI Tu che t'immischi? E stupida… una sporca spia! una E si libera con uno spintone. Bottini non ci vede più e si precipita a testa bassa contro il compagno. I due rotolano avvinghiati per terra, insultandosi e dandosele di brutto; benché più piccolo del suo avversario, Bottini mette anche nella zuffa tutto il suo rancore; ma contro Franti non basta e sta per avere la peggio quando intervengono Garrone, Nobis, Votini, il bidello e perfino il cocchiere a dividere i litiganti. I ragazzi trascinano via Bottini, affannato, 468 scarmigliato, l’abito scomposto e il naso che sanguina leggermente, mentre Franti quasi incolume, fissa Olga con occhi da cane battuto. Lei sibila OLGA Non ti voglio più vedere. Franti, con uno sguardo colmo di sofferenza struggente, la vede salire sulla carrozza. Votini si stringe nelle spalle e la segue. 528. STRADA FONTANELLA. ESTERNO GIORNO Più in là, vicino ad una fontanella, Stardi e Garrone sono con Bottini e lo aiutano a tamponarsi il sangue che ancora gli cola dal naso, macchiandogli la camicia. I tre siedono su una panchina. Garrone offre all'amico il suo fazzoletto. GARRONE Si può sapere chi gliel'ha detto a quella che…? STARDI Io! Mi provoca sempre! Dice che sono brutto e che a me le donne nemmeno mi vedono! E allora... GARRONE E allora bravo scemo… ti sei vantato: le hai detto che se le donne non vedono te, tu, invece, vedi loro... STARDI M’è scappato, non pensavo che lo raccontasse in giro, a tutte… GARRONE Le femmine sono tutte pettegole. (CONVINTO) BOTTINI Se mio padre mi vede conciato così non mi manda più a 469 scuola…per giunta é anche in momento brutto… E perché? GARRONE BOTTINI (A DISAGIO) L'altra sera stavo ricopiando i compiti in bella e ho sentito mio padre che discuteva con mia madre riguardo un certo affare che gli é andato male…era in pena poveretto e mia madre gli faceva coraggio… Garrone guarda l'amico con evidente partecipazione GARRONE Anche il mio é preoccupato per il lavoro… dice che così non può più andare avanti… 529. EST. STRADA GIARDINO CASA VOTINI. SERA E’ sera. Nel piccolo parco che circonda la villa dei Votini un’ombra furtiva. Ne intravediamo i movimento alla luce che proviene dalle finestre della casa. L’ombra sta arrampicandosi di ramo in ramo su uno degli alberi che la circondano da vicino. L’ombra raggiunge l’altezza del piano superiore e si spinge pericolosamente lungo un ramo che si protende fino a sfiorare la finestra di una delle stanze. Adesso la luce investe in pieno l’ombra svelando che si tratta di Franti. Più il ragazzo avanza lungo il ramo, più il ramo oscilla vistosamente minacciando di farlo cadere, o addirittura di rompersi Ma il ragazzo è ormai giunto a portata di mano della finestra; allunga il braccio, incurante del pericolo, e bussa sul vetro. Olga accorre alla finestra e l’apre; la ragazza non crede ai propri occhi. Tra lo stupore, l’involontaria ammirazione e la rabbia sussurra... OLGA (FURIOSA) 470 Ma sei proprio pazzo?!… Franti sfodera quel suo solito sorriso canagliesco: FRANTI Se non mi perdoni, mi butto giù. Guarda che lo faccio davvero… Olga però è decisa a non fargliela passare liscia. OLGA E buttati! Anzi fallo subito, o chiamo mio padre. E gli sbatte la finestra in faccia. La violenza del gesto provoca un’istintiva reazione del ragazzo che fa un brusco movimento; una delle diramazioni del ramo (alla quale si era appoggiato per raggiungere con la mano la finestra) si spezza; Franti perde l’equilibrio e precipita con un urlo sommesso. Olga lo ha udito e, spaventata, si affretta a spalancare di nuovo la finestra per guardare giù. Fortunatamente Franti è caduto in uno stupendo, rigoglioso e fioritissimo cespuglio di rose; non si è fatto nulla, ma ha praticamente distrutto il cespuglio dal quale, brontolando imprecazioni per i graffi e le punture, sta frettolosamente districandosi... Dall’alto, Olga lo vede finalmente scappare verso il muro di cinta; capisce che è illeso e non sa frenare una risatina divertita. Franti scavalca il muro di recinzione proprio mentre... La porta d’ingresso della villa si apre ed esce Votini padre, accompagnato da un cameriere. I due si guardano attorno, poi vedono Olga alla finestra. VOTINI PADRE FIGLIA) Hai visto qualcosa, Olga? (ALLA OLGA Dev’essere stato un gatto, papà. 471 Richiude la finestra... 530. INT. STAZIONE FERROVIARIA. CAPANNONE. GIORNO In un capannone della stazione i ferrovieri discutono animatamente; vediamo anche mogli e figli di alcuni di loro; ai margini dell’assemblea della quale fa parte anche il padre di Garrone, ci sono sua moglie e suo figlio che ascoltano, i volti gravi e attenti, le frasi confuse della discussione. Soprattutto il ragazzo sembra bere con avidità ogni parola che esce dalla bocca dei “grandi”: PRIMO FERROVIERE ... cosa c’importa a noi se il nostro padrone è lo Stato o una compagnia privata!... SECONDO FERROVIERE Quello che conta sono gli orari!… TERZO FERROVIERE E questi salari da schiavi! SECONDO FERROVIERE La settimana scorsa il Baretti s’è durmentà sulla macchina! E solo per un miracolo s’è evitata la tragedia!… Garrone padre sembra tra i più caldi e grida agitando il pugno: GARRONE PADRE Questi turni di lavoro sono massacranti! Lo devono capire tutti che così non possiamo più andare avanti… Lo devono capire i padroni, lo deve capire Crispi e il suo governo…E se non lo capiscono con le buone glielo faremo capire con le cattive…! Incrociamo le braccia!!… un largo mormorio di approvazione sostiene le parole di Garrone. I ferrovieri si spellano le mani in un lungo applauso, poi uno di loro, 472 giovane e prestante, si arrampica su un tubo sospeso a mezz'aria e urla a squarciagola FERROVIERE GIOVANE Viva Garrone! Viva Turati, viva il partito operaio italiano…sciopero, facciamo sciopero! CORO FERROVIERI Sciopero, sciopero,sciopero!!! Abbasso Crispi! Garrone figlio ascolta con gli occhi sbarrati, attentissimi, passando dall’uno all’altro di quelli che prendono la parola. Quando è suo padre a parlare ancora il volto del ragazzo sembra accendersi d’intimo orgoglio. Poi guarda sua madre e l’espressione della donna dice chiaro che non vede di buon occhio quel che sta accadendo. Le chiede: GARRONE Ma se non si lavora, chi paga? Nessuno. MADRE GARRONE (ASPRA) GARRONE E allora come vivremo? MADRE GARRONE Domandalo a tuo padre! O a quel Turati lì! Garrone padre ha intanto lasciato i suoi compagni e si sta avvicinando; ha sentito l’ultima frase della moglie e dice con una certa durezza: GARRONE PADRE Ma cosa gli dici? Donne e ragazzi dovrebbero star a casa. MADRE GARRONE E brau lü! Non vuoi far lo schiavo sul lavoro, ma ti piace far el padrun a cà! Io non mi muovo di 473 qui. Neanche se me lo chiede el Turati, toh! Garrone padre si rivolge al ragazzo: GARRONE PADRE Tu devi fare i compiti. Vai a casa! Garrone, anche se un po’ di malavoglia, ubbidisce e si allontana verso l’uscita del capannone, mentre i suoi genitori riprendono a discutere a voce bassa. 531. STAZIONE FERROVIARIA. ESTERNO POMERIGGIO Appena uscito dal capannone il ragazzo viene avvicinato dal funzionario e dai suoi guardaspalle. SORVEGLIANTE Allora che hanno deciso? GARRONE Vada dentro e lo chieda. FUNZIONARIO Ehi, ragazzino tuo padre non t’ha insegnato come si risponde?... Garrone resta silenzioso. Di colpo i due guardaspalle l’afferrano per le braccia mentre il sorvegliante gli dice a brutto muso: FUNZIONARIO ... Dì a tuo padre che se non la pianta con la politica passerà dei guai... e con lui anche la sua famiglia! Cioé te… I due stringono forte il collo del ragazzo: FUNZIONARIO Hai capito cosa devi dirgli? Solo a lui... e lui capirà! 474 Lo mollano. Il ragazzo resta stordito, impaurito. Poi di colpo si mette a correre inseguito dalle sghignazzate dei tre... 532. CASA PERBONI. INTERNO POMERIGGIO Il maestro Perboni è occupato a correggere i compiti quando bussano con forza alla porta... Il maestro si alza e va ad aprire. Sulla soglia appare, sudato, ansimante, Garrone. Garrone! Entra!... PERBONI Che ti è successo! Garrone entra. Il maestro va a versargli un bicchiere d’acqua mentre il ragazzo dice, spaventato: GARRONE Mentre uscivo dal capannone della stazione il sorvegliante delle ferrovie e due brutti ceffi m’hanno preso... minacciato! Beve con avidità. PERBONI Minacciato? GARRONE Hanno detto che ci faranno del male, a me e a mia madre, se mio padre non la smette di fare quella cosa lì! La politica! Ma che posso fare, io?... Il maestro gli parla con dolcezza: PERBONI Devi dirgli quello che ti è successo. Ma devi anche fargli capire che, qualunque cosa lui 475 decida, tu sei sempre al suo fianco, hai capito?... Garrone annuisce con gravità. GARRONE Io lo conosco, mio padre. ribellerà, si metterà nei guai. Si PERBONI Non bisogna aver paura. E non bisogna tollerare le prepotenze e le ingiustizie. E’ questo, credo, che tuo padre ha cercato d’insegnarti... Garrone sembra rassicurato. Il maestro lo accompagna alla porta... PERBONI ... Ora va a casa. E se quelli ti minacciano ancora fammelo sapere. Intesi? Sulla soglia Garrone si volta; più calmo. GARRONE Lei lo conosce il signor Turati, signor maestro? PERBONI Turati? Ne ho sentito parlare… E' bravo? GARRONE PERBONI Bé si, credo di si…ma perché me lo chiedi? GARRONE Niente…così… E gli tende improvvisamente la mano con un gesto “da uomo” che per un attimo lascia Giulio sorpreso immobile. Poi sorride e gliela 476 stringe virilmente, con forza. Garrone arrossisce, come se si stupisse lui stesso di aver osato tanto. Volta le spalle e si affretta giù per le scale. Lo sguardo preoccupato del maestro lo segue... 533. PIAZZALE SCUOLA. ESTERNO MATTINA Davanti alla scuola c’è la solita confusione di ragazzi che arrivano. Un po’ defilato, vicino al cancello, Giulio aspetta con ansia l’arrivo di Margherita. Appena la maestrina scende dall’omnibus le va incontro: PERBONI Ero passato a prenderti a casa, non c’eri. MARGHERITA Sono stata al convitto, a vedere se c’era posta. PERBONI Saputo niente? MARGHERITA Purtroppo no. PERBONI (CON CONVINZIONE) Andrà tutto bene... devi avere fiducia…Io ti sono vicino, lo sai… Margherita gli sorride impacciata: MARGHERITA Se vuoi farmi piangere qui davanti ai ragazzi, ci sei quasi riuscito. E si avvia a raggruppare i suoi piccoli alunni. 534. SCUOLA. CORRIDOIO. INTERNO MATTINO 477 Anche la classe di Giulio si raggruppa e si avvia verso l’aula. Dalla soglia dell’aula il maestro coglie con la coda dell’occhio Garoffi che passa a Puddu un foglietto e riceve in cambio un paio di monetine. Garoffi che, osservato a distanza da Giulio, si accosta a Franti e gli offre nel palmo della mano un mucchietto di monetine che l’altro rifiuta: FRANTI No, non ci sto più! GAROFFI Ma che te ne importa! Tanto ormai con Olga ci hai litigato. Con i soldi invece no… FRANTI Ti ho detto no! Lo spettacolo ha chiuso i battenti!… GAROFFI Ma guarda: ho già quattro turni. Che restituisco?... venduto faccio, Fa astutamente luccicare le monetine nel palmo e Franti resiste pochi istanti; poi le afferra e le fa sparire in tasca. FRANTI Va bene! Ma è l’ultima volta!... Si avvia ad entrare in aula, seguito da Garoffi che sorride, sornione. Giulio li fa passare, ma afferra per un braccio Puddu costringendolo ad attendere che tutti i suoi compagni siano entrati; poi gli chiede: PERBONI Cosa ti hanno venduto? Puddu avvampa di rossore, balbetta: PUDDU 478 E’... è la p-prima volta che ci vado... io… Dove? PERBONI PUDDU Da Franti... Mostra tremante il “biglietto”. Giulio vi getta un’occhiata; sopra c’è scritto: “vale per un minuto” . PERBONI Da Franti... a far “che”? Puddu abbassa gli occhi; è sul punto di scoppiare in lacrime. Mormora con voce rotta: PUDDU A... a guardare... C’è un buco nel muro... Ormai Giulio ha intuito tutto: mette la mano in tasca e ne estrae delle monete. PERBONI Te lo ricompro al doppio di quel che l’hai pagato. Fai un buon affare e non passi guai. Puddu accetta con un sorriso felice. Mentre “scambiano” Giulio chiede: PERBONI ... A che ora ci dovevi andare? PUDDU Oggi pomeriggio. Alle cinque. Il maestro lo sospinge verso l’aula. PERBONI Bene, ora entriamo in aula. 479 Ciccione entra, seguito da Giulio. 535. SCUOLA. AULA SCOLASTICA. INTERNO GIORNO Puddu entra a testa bassa e va a sedersi al suo posto senza guardare in faccia nessuno dei compagni. Il maestro, entrato dopo di lui, chiude la porta e va tranquillamente a sedersi dietro la cattedra. C’è un silenzio gravido di tensione. Giulio passa in rassegna i ragazzi con un’occhiata ironica, divertita, poi dice pacatamente: PERBONI Oggi faremo un esercizio lavagna. Franti!... alla Fa cenno di avvicinarsi e Franti, visibilmente teso, esce dal banco e si accosta alla cattedra. Il maestro gli indica la lavagna. PERBONI Disegna sulla lavagna un cerchio. FRANTI Un cerchio? PERBONI Un cerchio, un cerchio, Franti. Non sai com’è fatto un cerchio? Franti ha già capito che butta male; ma va alla lavagna, prende il gessetto e si accinge a disegnare. Prima, però, chiede con tono vagamente polemico: FRANTI Quanto dev’essere grande questo cerchio? PERBONI (IRONICO) Più o meno quanto un occhio. Rendo l’idea? Sissignore. FRANTI (IMMUSONITO) 480 Disegna un circoletto poco più grande di un occhio. Poi si volge verso il maestro che annuisce, quasi compiaciuto. PERBONI Adesso mettici l’occhio e dimmi cosa vedi. Franti abbozza un sorriso un po’ sciocco, come a sottolineare l’assurdità della richiesta; ma il maestro ora lo fissa severo e ripete: PERBONI Mettici l’occhio e dimmi cosa vedi. Franti obbedisce: mette rapidamente l’occhio al “buco” e subito lo scosta annunciando: FRANTI Niente. Non vedo niente. Giulio scuote la testa, percorre l’aula con un’occhiata circolare, mentre commenta... PERBONI Forse non sai guardare. Vediamo come se la cava... per esempio... Garoffi. Fa segno a Garoffi di venire alla lavagna. Il ragazzo lascia il banco di malavoglia e il maestro gli indica di “guardare”. Garoffi guarda e con aria seccata dice: GAROFFI Niente. Non c’è niente da vedere. PERBONI E già... Peccato, no? Perché se ci fosse qualcosa d’interessante... te lo potresti affittare, quel buco, per... Sotto gli occhi di Franti, Garoffi e di tutto il resto della classe in muta ed ansiosa attesa, estrae tranquillamente di tasca il biglietto acquistato da Puddu, lo apre e legge: 481 PERBONI ... per un soldo al minuto. (si guarda intorno con aria compiaciuta, quasi trionfante) Niente male, no?... (fissa Franti e Garoffi) Chissà che si vedrà mai, attraverso questo buco prezioso... Vi confesso che sono curioso... (a Franti) Che faccio, vengo anch’io, oggi, alle cinque, alla pensione di tua madre?... Franti abbassa gli occhi, mentre Giulio aggiunge: PERBONI ... Ho pagato, ho diritto. Giusto?... Nessuno fiata. Giulio aggiunge con un’ombra di durezza nella voce: (rivolto a tutti, in tono pacato, ma severo)... Non è spiando da un buco come ladri che si diventa uomini. Una donna non è solo un corpo... Vi assegno un tema per domani: descriverete la ragazza che sognate. Non voglio una descrizione fisica. Voglio che scriviate come dev’essere veramente per voi... come deve parlare, ridere, scherzare, quali sentimenti deve provare e farvi provare... Per questa volta ve la caverete così... I ragazzi non osano guardarlo negli occhi e si sbirciano invece l’un l’altro con aria cupa. Il maestro sorride ora con bonomia osservando le loro facce sinceramente mortificate e, in tono allegro, leggero, chiede: PERBONI 482 ... Volete continuare a giocare al football? Volete la rivincita da quelli che vi hanno stracciato?… Basta il tono mutato della voce per far capire ai ragazzi che sono stati per questa volta perdonati. Alzano gli occhi e gridano con entusiasmo: CORO RAGAZZI Siii! PERBONI Allora intesi: niente più buco. Agli atleti fa male! E ora mettiamoci al lavoro. Coraggio, fuori i quaderni e scrivete: dettato, Giuseppe Mazzini. I ragazzi aprono i quaderni, intingono le penne nei calamai. Perboni comincia: PERBONI Giuseppe Mazzini, nato a Genova nel 1805, morto a Pisa nel 1872, é stato una delle grandi anime dell'unità d'Italia. Grande ingegno di scrittore, visse in assoluta povertà per quarant'anni, esule e perseguitato, ramingo ed eroicamente immobile nei suoi principi… 536. CORTILE CASA GARRONE. ESTERNO SERA Il caratteristico cortile di una tipica casa di ringhiera, in un quartiere popolare della periferia cittadina. Su un ballatoio una donna ha appena finito di stendere il bucato. Getta un’occhiata diffidente ai... ... tre uomini che sono fermi dinanzi all’ingresso dell’appartamento di Garrone... ... poi si ritira nella sua casa. 483 I tre uomini, che abbiamo riconosciuti (sono il funzionario delle ferrovie con i due guardaspalle), bussano alla porta di Garrone, e la porta viene aperta. Appare mamma Garrone ma subito, alle sue spalle, il marito, che la scosta quasi bruscamente... GARRONE PADRE Bada alla cena, tu… ... ed esce sul ballatoio richiudendo la porta dietro di se per chiedere con tono ostile: GARRONE PADRE ... Che cosa volete? SORVEGLIANTE Tuo figlio non ti ha trasmesso il messaggio? Garrone padre reagisce duro, ma calmo: GARRONE PADRE Me l’ha trasmesso. E ora ne ho io uno per voi: se vi azzardate a toccare la mia famiglia, io vi ammazzo! Il funzionario sogghigna: FUNZIONARIO Guarda che siamo venuti in pace. Ti vogliamo fare una proposta... GARRONE PADRE Non m’interessa. 1° GUARDASPALLE E sta a sentire prima, no? FUNZIONARIO A te ti ascoltano, i tuoi compagni... noi lo sappiamo... E allora? GARRONE PADRE 484 2° GUARDASPALLE Convincili a piantarla con ‘sta balordata di fermare il lavoro! Il funzionario mette una mano sul braccio del guardaspalle che ha parlato, come per suggerirgli “più calma”. E aggiunge, a Garrone, con un sorrisetto conciliante, strizzandogli l’occhio: FUNZIONARIO Ti farebbe comodo una bella gratifica extra, no?... Da riempir la dispensa, e magari comprar uno straccetto nuovo a tua moglie, che é una bella donna… Lo sguardo di Garrone padre si accende d’ira; mormora a denti stretti: GARRONE PADRE Basta! Via di qui! Son mica un Giuda, io!… E lascia partire uno sputo che colpisce in pieno una scarpa del funzionario. L’uomo fa un salto indietro lasciando andare una sorda imprecazione... FUNZIONARIO ‘risto d’un boja!!… I due guardaspalle afferrano Garrone padre per le braccia e lo inchiodano con le spalle al muro. Garrone è massiccio, e cerca di divincolarsi, molla un paio di calci all’aria; ma quelli sono in due e belli robusti. Lo tengono fermo, lo colpiscono. La madre di Garrone gli si getta contro, disperata: MADRE GARRONE Ma siete impazziti?…lasciatelo stare, lasciatelo… I due energumeni la spingono lontano. E intanto nella mano del funzionario compare un corto sfollagente; lo punta sotto la mascella di Garrone padre inchiodandogli la testa al muro, e gli ringhia sul volto: 485 FUNZIONARIO ... Attento. Mi ci vuol mica niente: ti spacco tutt’e due le ginocchia così al lavoro ci vai in carrozzella!... La porta si spalanca e appare il ragazzo Garrone. Ha in mano un attizzatoio di ferro e lo brandisce minacciosamente gridando: Lasciate in lasciatelo! GARRONE pace mio padre... Gli occhi del ragazzo sfavillano di cieco odio. E’ stravolto e i tre capiscono che non scherza. E intanto altre porte si sono aperte sui ballatoi e alcuni uomini e donne si sono affacciati, richiamati dal rumore; sono compagni di lavoro di Garrone, con le loro donne, e fissano freddamente i tre aggressori. I quali, impauriti, lasciano la presa e si ritirano alla svelta verso la scala, per guadagnare l’uscita del cortile. Garrone padre alza una mano per ringraziare i suoi compagni con un fugace sorriso. Quelli ricambiano con cenni del capo, sorridendo a loro volta, e rientrano nelle case, mentre Garrone toglie di mano al figlio l’attizzatoio; poi attira a sé il ragazzo dicendo a bassa voce, ma con forza... GARRONE PADRE Non voglio più vederti con un’arma in mano. Né voglio più vedere nei tuoi occhi quell’odio, quella rabbia... Non è con la violenza che si risolvono i problemi... Il ragazzo ha le lacrime agli occhi. GARRONE Ma quelli ti volevano picchiare. GARRONE PADRE 486 Ma tu ti stavi rovinando. E non è questo che voglio! Padre e figlio rientrano in casa in silenzio, abbracciati. 537. CASA PERBONI. INTERNO SERA Giulio sente bussare alla porta. Va ad aprire e trova Margherita. La ragazza è felice e gli mostra una lettera. MARGHERITA E’ appena arrivata! E’ di mio fratello! Dice che mamma si è ripresa. E’ fuori pericolo. Presto guarirà... Giulio si sente contagiato da quella felicità: PERBONI E’ una notizia straordinaria! Dev’essere festeggiata. (con ironica solennità) Posso offrirle un gelato, signorina? Scoppiando in una risatina lei risponde con lo stesso tono: MARGHERITA Con piacere, gentile signore! 538. INT. PASTICCERIA. INTERNO SERA Il locale è pieno di gente ben vestita e allegra. Tra gli altri anche Giulio e Margherita che consumano il loro gelato guardandosi negli occhi con silenziosa, ma eloquente intensità. Giulio vede ad un tratto una anziana fioraia che passa tra i tavoli con un cesto di fiori e la chiama con un cenno. Margherita cerca di fermarlo: No, no, troppo... MARGHERITA Giulio, ti prego!... E’ La fioraia, già vicina, ha sentito. 487 FIORAIA Nent’a l’è trop pur una cìta bela parèi!... E porge a Margherita una rosa dal gambo lunghissimo, mentre aggiunge: FIORAIA (A GIULIO). Ci faccio anche lo sconto! Ma ca no’l dica a nessuno, nèh?!… (sorride) Son cinque soldi... Giulio le conta il denaro in una mano e la donna va via sorridendo. Margherita mormora, quasi scandalizzata... MARGHERITA Dio mio, cinque soldi per una rosa! E ti ha fatto anche lo sconto. Non dovevi!... PERBONI L’hai sentita, no? Niente è troppo per una ragazza così bella... Le prende una mano e glie la bacia con tenera galanteria. Lei, invece, lo osserva con espressione strana, di stupore, come se facesse fatica a comprenderne il comportamento. 539. STRADA CASA MARGHERITA. ESTERNO SERA L'uomo dall'organetto si avvicina dal fondo della strada deserta, spingendo il suo strumento. Giulio e Margherita sono fermi davanti al portone dell’edificio in cui lei abita. D’improvviso lui le sorride e con un perfetto inchino la invita a ballare. Lei lo fissa, titubante e lui la incoraggia: E’ un paura? PERBONI valzer…Su... RISATINA) di cos’hai MARGHERITA (CON UNA 488 Qui?... In strada? PERBONI Che c’è di male? E senza darle modo di replicare la trascina di forza in un paio di giravolte a tempo di musica sul marciapiedi. Finiscono, con un po’ di affanno, lei con le spalle al muro dell’edificio, lui addosso a lei, vicinissimo. E gli è facile chinare il volto su quello della ragazza per tentare di baciarla; ma le labbra riescono appena a sfiorarsi; lei gira di colpo il viso sussurrando, allarmata: MARGHERITA No-no!... Ci sta guardando! L’uomo dell'organetto, ormai vicinissimo, in effetti li sta guardando con un curioso sorriso di complicità. Si ferma in mezzo alla strada a pochi metri e continuando a sorridere “offre” con voce profonda, trascinando un po’ la parola: UOMO DELLA PIANOLA Volete un oroscopo? Volete conoscere il vostro futuro? Subito Giulio fa segno di no, e lei debolmente protesta: MARGHERITA Perché no? Compriamolo... stavolta offro io! Lui torna a negare e ripete al venditore di oroscopi il cenno che “può andar via”, mentre risponde a lei, a bassa voce: PERBONI Dai lascia perdere…mica crederai…Vieni, andiamo su!... ci La trascina di nuovo verso il portone, e mentre i due giovani spariscono nell’edificio... ... L’uomo dell'organetto ripone i suoi oroscopi di carta nella scatola sopra lo strumento e si allontana come se nulla fosse, senza abbandonare quel suo un po’ vago e misterioso sorriso. E con lui. si allontana la musica.. 489 540. APPARTAMENTO MARGHERITA. INTERNO SERA La porta dell’appartamento di Margherita si apre. Margherita e Giulio entrano dentro baciandosi appassionatamente. Giulio chiude con un piede la porta. Continuando a baciarsi i due arrivano al centro della stanza. I loro respiri sono affannosi, le loro mani si cercano. Scivolano su un divano. La passione sta per travolgerli ma questa volta è Margherita a fermarsi: MARGHERITA Ti prego, non così... (gli sorride) non posso fare l’amore con te solo perché è una serata felice... Domani ti sentiresti male, costretto a vivere una storia di cui non sei ancora convinto. Giulio cerca di riabbracciarla: PERBONI Avevi detto “lasciamo che sia il destino a decidere per noi”. Questa serata mi sembra piena di segni... Ma lei lo respinge. Ora si è fatta seria: MARGHERITA Se lo erano, la nostra storia andrà avanti comunque... Ma non sarà solo per una notte. Sarà per sempre. PERBONI (QUASI IRRITATO) E’ questo sempre che mi spaventa. Io non sono in grado di garantirtelo! MARGHERITA Io non ti ho chiesto nulla. PERBONI (IRRIGIDENDOSI) (SCATTANDO) 490 Ecco! Non hai capito!… Non è che non voglia! Non posso! Tu fai la spregiudicata, la donna libera... ma è una maschera. Dentro sei piena di sogni, di illusioni romantiche che io... che io... Che tu?... MARGHERITA (CON DUREZZA) PERBONI Io non sogno più da un pezzo, Margherita. E sono pieno di paure... MARGHERITA E allora parlane! PERBONI Non capiresti!... MARGHERITA Mettimi alla prova! PERBONI Non capiresti! E comunque non potresti farci nulla!!... MARGHERITA Mettimi alla prova. Lui la prende per le spalle, la scuote, mentre quasi le grida in faccia: PERBONI Non dipende da te! Lo vuoi capire?! Io... Io non... Esita come se volesse dire qualcosa, ma non ci riesce e serra le mascelle, come per impedire a quel “qualcosa” di venir fuori. Poi continua, più freddo e controllato: PERBONI ... Io so che non posso renderti felice! Non è vero che l’amore alla 491 fine vince su tutto. Non è vero! L’ho sperimentato sulla mia pelle!... (con un sorriso amaro) E hai fatto bene a ricordarmelo questa sera... MARGHERITA (Ma non è questo che intendevo! Io ti amo, Giulio... Lui la ferma con un gesto. PERBONI Per un momento felice pagheremmo un prezzo troppo alto... Si china a baciarla su una guancia. Poi volge le spalle e va alla porta, la apre, esce, richiude dietro di sé; e lei non fa un gesto, non dice una parola per trattenerlo... 541. CASA PERBONI. INTERNO NOTTE La chiave gira nella porta d’ingresso dell’appartamento di Giulio. Lui entra e la richiude con un calcio. Strofina un fiammifero per accendere la lampada a petrolio, ma la mano visibilmente trema e ne consuma un paio prima di riuscirci. E’ sconvolto, furioso. Si guarda attorno alla ricerca di qualcosa... la trova... Si avvicina a uno scaffale su cui... ... spicca, lucente, la bottiglietta del laudano. Lui la fissa affascinato, la fronte imperlata di sudore. Poi, con un gesto improvviso, l’afferra e la scaraventa contro il muro, dove va ad infrangersi in mille pezzi. Giulio fissa come sgomento... ... la grande macchia liquida che bagna la parete, da cui mille rivoli scorrono giù come una ragnatela tessuta da un invisibile ragno, verso il pavimento. 542. CASA MARGHERITA. INTERNO NOTTE 492 Un’altra macchia, ma questa è provocata dall’inchiostro di una scritta che, bagnato da una lacrima, diluisce e si deforma sulla pagina di un quaderno. E’ il diario che Margherita stava scrivendo alla luce di una lampada. E la scritta che si sta deformando in una macchia confusa era il nome di Giulio... China sul suo quaderno, Margherita è scossa da silenziosi singhiozzi. 543. PIAZZALE SCUOLA. ESTERNO GIORNO E’ mattina di fine inverno. Davanti al piazzale della scuola già pieno di alunni e genitori arriva la carrozza dei Votini. Olga scende per prima ma, con sua grande sorpresa, trova Franti ad attenderla. Il ragazzo ha in mano un mazzolino di fiori di campo. OLGA Ancora!? Ma che vuoi!? FRANTI Che mi perdoni. OLGA Non ci penso per niente. Va via piantandolo lì con i fiori in mano. Gli si avvicina Votini che, nel frattempo, è sceso anche lui dalla carrozza. VOTINI Devi avere pazienza. FRANTI Parlaci tu. VOTINI Sì, se tu fai la pace con Bottini. Franti sbuffa in un lungo sospiro, poi, rassegnato, brontola: FRANTI Va bene, facciamo ‘sta pace. Si avvicinano a Bottini che, insieme a Garoffi, sta arrivando proprio in quel momento. 493 VOTINI Aspetta, Enrico. Franti ha da dirti qualcosa. Bottini, sorpreso, fissa Franti con diffidenza. Franti tiene gli occhi bassi, ma poi li solleva sul compagno e li vediamo traversati da un rapido guizzo divertito mentre gli dice: FRANTI Beh…si, insomma, tutta colpa di quella bruttona scema e spia dell'amica di Olga… Enrico, basito, guarda Votini come per dire “Hai sentito?!” E Votini si acciglia, fissa con rabbia Franti... VOTINI E queste, secondo te, sarebbero le scuse? ... che invece tira fuori un sorriso malandrino ed esclama: FRANTI E va bene, va bene! Non si può neanche scherzare, adesso? (a Bottini, serio) Scusami, davvero. Bottini lo guarda come per assicurarsi che dietro le sue parole non ci siano altri “scherzi”, e Franti prosegue: Amici? FRANTI BOTTINI Amici! I due ragazzini si abbracciano. Poi la loro attenzione è attratta da... ... Giulio e Margherita. Lui ha raggiunto la ragazza e le sta dicendo qualcosa che sembra essere importante. 494 I ragazzi osservano con interesse a distanza i due maestri. Non possono udire quel che dicono, ma possono notare che lui le sta facendo vedere la prima pagina di un quotidiano. ... Margherita legge con atteggiamento un po’ freddo; poi guarda il maestro e replica qualcosa, ma è una replica formale, distante; lui scrolla il capo perplesso GAROFFI Secondo me quei due litigato, chi scommette? hanno Nessuno accetta la sfida e i ragazzi convergono verso l'ingresso della scuola ignari che la scena fra Margherita e Perboni ha avuto anche un altro osservatore il direttore della scuola, che si staglia immobile fra le ante socchiuse della finestra del suo ufficio. 544. INT. ANDRONE SCUOLA. GIORNO Perboni sta per salire le scale con i suoi ragazzi quando il direttore gli si para di fronte silenzioso. I ragazzi sfilano via correndo, Perboni invece rallenta il passo. DIRETTORE (CUPO) Buongiorno Perboni…che dice d'interessante la Gazzetta oggi, posso vedere? Perboni, senza replicare, cede il suo quotidiano al direttore che lo apre sulla prima pagina. Un titolo a nove colonne, in grassetto, annuncia: IL SECONDO GOVERNO CRISPI SI DIMETTE, AD UN ALTRO SICILIANO L'INCARICO: ANTONIO STARABBA MARCHESE DI RUDINI Il volto del direttore si piega in una smorfia sorniona: DIRETTORE 495 Sarà meglio o peggio di Crispi, questo marchese? Lei che dice Perboni? PERBONI (LACONICO) Vedremo… Sarà il tempo a giudicare, come sempre… quindi allunga la mano come a riprendersi il quotidiano PERBONI (DECISO) Se non le dispiace vorrei andare in classe… DIRETTORE Ma certo, certo… almeno oggi che é così puntuale… e, così dicendo, gli restituisce il quotidiano. Perboni lo afferra, lo saluta con un cenno e fa per avviarsi verso il corridoio, ma il direttore, in un tono che lascia ben poche possibilità d'interpretazione, aggiunge: DIRETTORE Però la politica lasciamola fuori dalla scuola, mi sono spiegato Perboni? Il maestro si volta appena, annuisce vago e scompare dietro l'angolo. 545. STRADE E STAZIONE FERROVIARIA. ESTERNO SERA Giulio esce da una modesta trattoria e si avvia verso casa con passo triste, ma passa in vista della stazione ferroviaria e in lontananza vede il fuoco prodotto dai falò accesi dai picchetti dei ferrovieri che hanno interrotto il lavoro. Si avvia verso quei fuochi, attorno ai quali si affollano gli operai e le loro famiglie. Mentre gli uomini, raccolti in capannelli, discutono animatamente, le donne cucinano all’aperto e badano ai figli. Giulio riconosce in uno dei capannelli il piccolo Garrone e si avvicina; Garrone lo vede e gli va incontro con un largo sorriso... 496 PERBONI Che fai tu qui? GARRONE Sto con mio padre. Me l’ha detto lei, no? Che gli devo stare sempre vicino... (Si gira a chiamare)... Papà! Papà!!... Garrone padre si volta, e il figlio gli indica Giulio. GARRONE ... Guarda chi c’è: il maestro Perboni! Garrone padre si stacca dal gruppo di ferrovieri e si avvicina sorridente. Questo è maestro. GARRONE mio padre, (A GIULIO) signor Giulio tende la mano al ferroviere che gliela stringe tra le sue, dure e callose, con energica cordialità. GARRONE PADRE E’ un onore. Avrei voluto venire a scuola per conoscerla... Mio figlio non fa che parlare di lei! PERBONI Anche a me suo figlio parla sempre della lotta in cui lei è impegnato... Con un impeto di fierezza il piccolo Garrone interferisce: GARRONE La battaglia delle tre otto! Le tre otto? PERBONI 497 GARRONE (ANNUENDO) Tre per otto ventiquattro…Otto ore di lavoro, otto di riposo e otto di... come si deve chiamare: ricreazione? Giulio e Garrone padre sorridono. GARRONE PADRE Non siamo a scuola, balengu! Avremo ben il diritto anche noi, la sera, dopo il lavoro, di far due chiacchiere con gli amici... (getta un’occhiata preoccupata al maestro e si affretta ad aggiungere)... E magari legger un buon libro... per imparare cose nuove... migliorare, neh? PERBONI Giusto. (a Garrone figlio) Ricordalo sempre: noi siamo quel che sappiamo. Il ferroviere conferma con un energico cenno del capo. GARRONE PADRE Ben detto! Io ce lo dico sempre che lo mando a scuola per questo. Non voglio che venga su un ignorante zuccone come suo padre!... (si rivolge timidamente al maestro)... Anzi... Se lei permette... Lo invita col gesto ad avvicinarsi al gruppo dei suoi compagni e invita con un gesto brusco uno dei ferrovieri... GARRONE PADRE ... Corgnati! Dà qua… ... a passargli un foglietto che l’altro tiene in mano. Quello obbedisce pronto, e Garrone padre lo porge a Giulio. 498 GARRONE PADRE ... L’è un comunicato che vogliam dare ai giornali domani... sul motivo per il quale incrociamo le braccia, sa... Così non scrivono solo le baggianate che vogliono i padroni. Se ci dasse un’occhiata... per correggere gli sbagli... ché non ci ridono dietro...adesso che c'abbiamo perfino un marchese al governo, sa com'é… Giulio annuisce e prende il foglietto. Comincia a leggere sotto lo sguardo fiero del piccolo Garrone... ... ma anche sotto quello, tutt’altro che fiero, di un paio di individui in borghese che, dall’angolo di una strada, osservano la scena prendendo appunti su di un taccuino. 546. INT. CASA PERBONI. NOTTE Giulio, accoccolato su una poltrona del soggiorno, si agita nel sonno. E' coperto da un vecchio plaid. Tutto l'ambiente é avvolto da una penombra densa, spezzata solo dall'ondeggiante luce di un lampione che riesce a filtrare dalle finestre, attraverso i vetri che nessuno ormai pulisce più. Un silenzio lieve, ovunque, domina la casa che una volta divideva con Emma. 547. CORRIDOIO SCUOLA. INTERNO MATTINA Il corridoio è affollato di studenti; tra gli altri, anche gli allievi di Perboni e di Margherita. La ragazza nota che Giulio controlla i suoi ragazzi con particolare preoccupazione. D’un tratto, mettendogli una mano sulla spalla, il maestro ferma il Muratorino. PERBONI Hai visto Garrone? Il ragazzo fa segno di no e Giulio, con un buffetto affettuoso, lo manda in aula; poi, cerca con gli occhi in fondo al corridoio, forse con la speranza di veder spuntare il figlio del ferroviere. Margherita, gli si avvicina e gli chiede con dolcezza: 499 MARGHERITA Perché ti preoccupi di Garrone? Sta poco bene? PERBONI Oggi i ferrovieri vogliono sfilare con le famiglie per le strade del centro... Gli ho dato una mano a preparare un comunicato per i giornali... e ho una gran paura... MARGHERITA (ALLARMATA) Di cosa?... Lui serra le mascelle e tentenna il capo mentre mormora, come riflettendo a voce alta... PERBONI L’aria che tira mi piace poco. (con rabbia) A Roma si preoccupano solo di formare il nuovo governo, che poi sarà uguale all'altro.. E dei problemi della gente che lavora veramente se ne infischiano. Lo sai cos’è accaduto in Sicilia e in Lunigiana, no?... Non si accorge, assorto in quel che dice, delle timide occhiate con cui Margherita tenta di metterlo in guardia... PERBONI Mandano i militari a sparargli addosso... DIRETTORE Maestro Perboni... OFF La voce, che risuona improvvisa alle sue spalle, ha un timbro secco e tagliente. Giulio si volta, l’espressione dura, pronto al peggio. Ma il direttore si limita a dire con trasparente ironia... DIRETTORE 500 No-no, non voglio disturbarla ora. I vostri ragazzi... Abbraccia in quel “vostri” anche Margherita rivolgendole un piccolo inchino. DIRETTORE ... vi aspettano. (di nuovo a Giulio) Ma domattina faccia la gentilezza di passare nel mio ufficio, ché dobbiamo parlare, nèh?... E con un altro rapidissimo inchino sorpassa i due e si allontana. Giulio e Margherita lo seguono con gli occhi: MARGHERITA Credo che abbia sentito... Giulio si stringe nelle spalle con indifferenza. Ma subito mormora: PERBONI (PREOCCUPATO) Ma non vorrei che coinvolgesse te nelle mie... MARGHERITA Non preoccuparti. Sa già come la penso... Vuoi che dopo la scuola andiamo insieme a vedere che succede?... Lui riflette. Poi scuote il capo. PERBONI Ho promesso ai ragazzi di andare con loro al campetto, per allenarli... MARGHERITA Non preoccuparti. Vado io a dare un’occhiata, e se c’è qualcosa vengo ad avvertirti... 501 PERBONI Grazie. 548. STAZIONE FERROVIARIA. ESTERNO GIORNO Uno slargo erboso della ferrovia attraversato da fasci di binari; accanto a uno di essi sul quale staziona un lungo treno vuoto, è radunata la folla dei dimostranti; con i ferrovieri ci sono anche le mogli e i figli più grandi. Tra essi Garrone padre, con la moglie e il figlio. Il volto del ragazzo é eccitato, incuriosito, ma anche un po’ intimorito da quel che sta vivendo. VOCI VARIE - Tutti insieme! Tutti insieme! Compatti!! - Di qua, di qua!! - I cartelli, tutti avanti! Molti dimostranti reggono cartelli con scritte come: "BASTA CON I GOVERNI DI DESTRA! " “TRE PER OTTO”, “TURNI DI LAVORO PIU’ UMANI!”, “OTTO ORE BASTANO!” et... E c’è un uomo occhialuto che non ha l’aspetto di un ferroviere, ma piuttosto quello di un “intellettuale” medio-borghese, che si agita passando da un gruppetto all’altro per dare istruzioni... CAPO-POPOLO Marceremo ordinati per la città, ma mi raccomando!... Non accettare provocazioni! Anche Garrone padre raccomanda a gran voce ai suoi compagni: Non Mai! GARRONE PADRE rispondere alle violenze!... Si sta formando il corteo che dovrebbe sfilare nelle strade del centro. Ed ecco che, ai confini dello slargo, appare un drappello di gendarmi a cavallo, circa una dozzina, e alle sue spalle un reparto di fanteria dell’esercito comandato da un baffuto capitano, anch’egli a cavallo. I soldati, invece, sono a piedi, schierati sull’intero fronte del piazzale 502 ferroviario, come per impedire ai dimostranti di uscire dal recinto ferroviario, e imbracciano tutti il recentissimo fucile a retrocarica, un’arma micidiale che moltiplica la loro potenza di fuoco. Il giovane Garrone li guarda, affascinato, ma anche spaventato... Il capitano, con la sciabola sguainata, sopravanza i suoi uomini avvicinandosi ai manifestanti e chiedendo a voce alta, con tono secco, autoritario: CAPITANO Chi è che comanda, qui?! L’agitatore e un ferroviere gli si fanno sotto. FERROVIERE Non ci sono capi, qui! AGITATORE Siamo tutti liberi cittadini! Vogliamo sfilare in pace... far sapere alla gente i nostri diritti…i diritti di chi lavora… L’ufficiale non gli dà tempo di concludere: sprona il cavallo e gli va addosso. Il ferroviere e l’agitatore, spaventati, arretrano per sottrarsi alla carica, ma l’ufficiale si china e, con il piatto della sciabola, assesta una gran botta sulla schiena dell’agitatore mandandolo ruzzoloni sul selciato. Poi, mentre il ferroviere e alcune donne (tra le quali la madre di Garrone) si affrettano a soccorrere il malcapitato, a voce alta, rivolgendosi intorno a sé senza guardare alcuno in particolare, dice... CAPITANO Non siete autorizzati! Tornate alle vostre case!!… Presto! Tornate alle vostre case!... Gli si avvicina Garrone. E’ accigliato, ma si sforza di controllarsi. GARRONE PADRE Non stiamo facendo niente di male! Non avete il dir... 503 CAPITANO Taci!! Indietro!!Indietro! Ce l’ha non solo con Garrone, ma con la massa dei dimostranti che, esasperata dall’arroganza e prepotenza dell’ufficiale, avanza verso di lui con un sordo mormorio di protesta. I dimostranti non si fermano; e sono davvero troppi per affrontarli da solo; con un colpo di briglia, l’ufficiale volge il cavallo e torna verso il suo reparto con la sciabola levata dritta in alto. Uno squillo di tromba avverte i soldati che subito manovrano le leve dei caricatori. Un altro squillo di tromba, questa volta più rapido gli ordina di puntare le armi verso il cielo... Il capitano grida, furioso... CAPITANO Scioglietevi!! Sgombrate piazza!! Immediatamente!!… la Rispondono le grida dei dimostranti, rivolte ai soldati... VOCI DIMOSTRANTI – Andatevene!! – Vergogna! – Siete poveracci come noi!! – Non sparerete sul vostro sangue!! I ferrovieri continuano ad avanzare incontro al reparto. La voce aspra dell’ufficiale tuona: CAPITANO Fuoco!! E subito rimbomba nell’aria una sinistra e fragorosa scarica dei fucili. I militari hanno sparato verso l’alto, ma già stanno ricaricando le armi, mentre Garrone e alcuni ferrovieri si danno da fare per rincuorare i dimostranti che, spaventati dalla baraonda, sembrano sbandare. GARRONE PADRE Che fate! Non fate i codardi!!... SECONDO FERROVIERE 504 Uniti!!Uniti... re!!… Facciamogli vede- TERZO FERROVIERE Non obbedite!! Non sparate!! (AI SOLDATI) QUARTO FERROVIERE State sparando sui vostri fratelli, sulle vostre famiglie!!.. C’è con loro anche l’agitatore il quale, sorretto da un paio di donne (una delle quali è la madre di Garrone), zoppicante e malconcio, grida tuttavia con tutto il fiato che ha in corpo: AGITATORE Avete visto?!… Non oseranno sparare sul serio! Coraggio, Restate uniti!!... Sotto gli occhi sgomenti del piccolo Garrone, che si guarda intorno impaurito, alcuni dei dimostranti cominciano a raccogliere dai binari dei sassi con l’intenzione evidente di scagliarli contro lo schieramento dei soldati. E hanno ricominciato ad avanzare verso il reparto militare gridando, rivolti ai soldati: VOCI DIMOSTRANTI – Andatevene!! – Non è questo il vostro posto!! I volti dei soldati: sono volti di ragazzi giovanissimi, probabilmente soldati di leva; e sono volti tirati da una tensione spaventosa, bianchi come lenzuoli, gli occhi sbarrati, le mani bagnate di sudore aggrappate ai fucili. E sui loro volti, ancora la voce aspra del... CAPITANO (URLANDO) Indietro!! Indietro!! Ve l’ordino per l’ultima volta!!... Lo vediamo, adesso, di nuovo con la sciabola levata verso il cielo. Ma di colpo l’abbassa puntandola dritta contro i dimostranti. Il trombettiere suona ancora. Questa volta gli squilli sono due, rabbiosi. 505 I soldati obbediscono anche a quel comando, ma senza la prontezza e la simultaneità con cui hanno risposto a quello precedente. Tuttavia, poco alla volta, tutti finiscono per abbassare le canne dei fucili, mirando ad altezza d’uomo. Per la seconda volta la voce dell’ufficiale ordina: ... Fuoco!! CAPITANO Il cavallo, come imbizzarrito, si solleva nitrendo sulle zampe posteriori mentre i micidiali fucili sparano, uno dopo l'altro. Di fronte a questa scena di guerra vera e propria, non certo il semplice mantenimento dell'ordine pubblico, si levano grida d'indicibile smarrimento, d'angoscia e terrore. I manifestanti sbandano, fuggono cercando riparo dietro il treno vuoto o nell’interno dei suoi vagoni. Vediamo nella calca Garrone padre che tenta invano di frenare quella fuga, ma viene anche lui trascinato con gli altri. Il piccolo Garrone, invece, è rimasto immobile, come paralizzato e fissa con gli occhi sbarrati dall’orrore... ... i due corpi umani che la fuga dei dimostranti ha lasciato alle proprie spalle sul terreno: sono i corpi di un uomo e di una donna; l’agitatore e la madre di Garrone... I gendarmi a cavallo e i soldati si affrettano a occupare gli spazi lasciati liberi dai dimostranti in fuga, formando una specie di cordone protettivo intorno ai due feriti. Garrone figlio si precipita verso i corpi immobili urlando angosciato con la voce strozzata dal pianto... GARRONE Mamma! Mamma!!… NO!!!... Ma deve impegnare una lotta per superare la barriera dei militari. Il ragazzo grida con rabbia disperata: GARRONE ... E’ mia madre!! E’ mia madre!!... fatemi passare!!... 506 I soldati capiscono, lo lasciano passare. Il giovane Garrone s’inginocchia accanto alla madre, nella pozza di sangue che si va allargando sotto i corpi della donna e dell’agitatore. Grida disperato... GARRONE ... Aiuto!! No, mamma, Aiuto!! no!!… Poi leva lo sguardo rendendosi conto dell’uomo a cavallo che lo sovrasta. E’ il capitano che, stentando a tenere a freno il suo cavallo, lo fissa a sua volta, dall’alto. Con le lacrime agli occhi e una rabbia disperata il piccolo Garrone gli grida in faccia: GARRONE ... Vigliacco!! Assassino!!… Nello sguardo dell’ufficiale passa una rapida luce di spavento osservando... ... l’espressione di odio feroce che divampa negli occhi del ragazzo. L’ufficiale volge in fretta il cavallo ordinando a gran voce in tono secco, imperioso e sprezzante: CAPITANO L’ambulanza! Presto! L’ambulanza!!… Pochi istanti, e sul fondo dello slargo compare, trainata da un cavallo al galoppo, la carrozza chiusa col vistoso simbolo della Croce Rossa sulla fiancata, diretta a precipizio verso i corpi delle due vittime. 549. CORRIDOIO OSPEDALE. INTERNO SERA Nel corridoio dell’Ospedale Garrone è in attesa. Ha gli occhi lucidi, dai quali scorrono lacrime silenziose, lacrime di dolore e di rabbia. Aspetta notizie e quando vede... … apparire in fondo al corridoio il maestro Perboni ed i suoi compagni. Resta a fissarli in silenzio, con occhi vuoti, forse addirittura ostili. Giulio gli si avvicina... 507 PERBONI Garrone… abbiamo appena saputo…noi… Cerca di attirarlo a sé, di abbracciarlo, ma Garrone si libera con un violento strattone e urla: GARRONE Andate via, andate via!! La sua violenta reazione coglie di sorpresa i suoi compagni, e li sconcerta; sono abituati a vederlo buono e disponibile sempre, con tutti. Giulio li sospinge verso l’uscita del corridoio... PERBONI Ragazzi, adesso andate, su…. Garrone ha bisogno di stare un po’ da solo. Andate, resto io con lui. I ragazzi annuiscono e si allontanano, ma giunti alla fine del corridoio sentono il rumore di una porta che si apre. Si girano e vedono un medico in camice bianco che tiene una mano sulla spalla di Garrone mentre, serio, gli dice qualcosa. Subito dopo, nel tetro corridoio, echeggia il grido straziante del ragazzino che si aggrappa disperatamente a Perboni. Il maestro lo stringe a sé, lo accarezza, mentre guarda verso i suoi allievi e fa con la testa un lento, significativo cenno di negazione. Sta piangendo anche lui, dirottamente... 550. CIMITERO. ESTERNO MATTINA La bara con il corpo della madre di Garrone, una misera bara di legno grezzo, viene calata nella fossa, nella zona più povera del cimitero. Il piccolo Garrone ne segue l’inumazione col volto chiuso in un’espressione di dolore profondo, che non trova più nemmeno lo sfogo delle lacrime. Al suo fianco c'é Giulio. Poco più distante, vestita tutta di nero, anche Margherita. Il maestro tiene una mano sulla spalla del ragazzo, come per trasmettergli coraggio, affetto e solidarietà. Dietro di loro ci sono i compagni di classe, tutti, sia quelli delle famiglie povere che quelli delle famiglie ricche. E ci sono parec- 508 chi ferrovieri, compagni di lavoro di Garrone, con le mogli piangenti. Ma non c’è lui, Garrone padre. PRETE Libera me, Domine, de morte aeterna in die ille tremenda. Quando coeli moventi sunt, et terra… Dies illa, dies irae, calamitatis et miseriae, dies magna et amara valde…Requiem aeterna dona eis, Domine et lux perpetua luceat eis… La prima zappata di terra va ad infrangersi sul coperchio della bara. Uno dopo l’altro, Nobis, Votini, Derossi, il Muratorino, Garoffi, e tutti gli altri, in fila, abbracciano Garrone. La stretta di Franti è forse la più forte di tutte, come per sancire che la terribile tragedia che ha colpito il figlio del ferroviere ha definitivamente seppellito anche tutte le antiche ragioni di incomprensione e ostilità che possono aver diviso i due ragazzi. Molti dei compagni hanno le lacrime agli occhi e, al momento dell’abbraccio, il piccolo Nelli scoppia addirittura in un pianto dirotto e, per un momento, sembra che tocchi a Garrone confortare l’amico. Poi, mentre tristemente il corteo si avvia verso l’uscita del cimitero, il maestro Perboni si china appena verso Garrone per chiedergli sottovoce: PERBONI Tuo padre... dov’è? E il ragazzo, gettando intorno occhiate sospettose, come temesse di essere spiato, sottovoce risponde: GARRONE Lo stanno cercando... gli sbirri. PERBONI Ma tu, lo vedi?... 509 Il ragazzo si limita a fare un rapido cenno di assenso. E il maestro aggiunge: PERBONI Se ha bisogno di aiuto, fammelo sapere. (con forza) Hai capito? Di nuovo Garrone annuisce e, per esprimere la sua riconoscenza, prende una mano del maestro e la stringe nella sua. Sopra la sua testa, Giulio e Margherita scambiano una lunga, intensa occhiata... 551. CASA PERBONI. STUDIO-INGRESSO. INTERNO SERA Quella sera stessa, mentre il maestro è intento a scrivere, qualcuno bussa alla porta. Giulio va ad aprire e si trova davanti Garrone in compagnia del padre, il quale, come per scusarsi, comincia a dire... GARRONE PADRE Mio figlio mi ha detto... (INTERROMPENDOLO) Ma certo! Entrate, entrate! PERBONI I due entrano e Giulio richiude mentre guarda il padre di Garrone e aggiunge: PERBONI ... So che i poliziotti la cercano. GARRONE PADRE (ANNUENDO) La notte scorsa ho dormito in un vagone; ma non mi fido. (fa una smorfia amara) C’è sempre chi, per una manciata di soldi, è pronto a... Non finisce la frase. PERBONI Ha mangiato qualcosa? 510 Padre e figlio rispondono insieme: GARRONE PADRE E FIGLIO Non si preoccupi… Non si deve disturbare… Tutti e tre sorridono malinconicamente, poi il maestro, con un’amichevole manata sul braccio al ferroviere, lo invita: PERBONI Macché disturbare!... Su, c’è della pasta e fagioli. L’ho fatta io, sapete? Non sono male in cucina. Se il direttore mi caccia dalla Moncenisio, posso sempre fare il cuoco... Fa strada verso la cucina… 552. CASA PERBONI. CUCINA. INTERNO SERA Sul piccolo tavolino da cucina, apparecchiato per tre, c’è la pentola della pasta e fagioli con dentro il mestolo, un mezzo filone di pane, una fiasco di vino rosso piena a metà. I Garrone, padre mangia di buon appetito e ha quasi vuotato le scodella, mentre parla con Giulio... GARRONE PADRE ... domani vado nelle Langhe, da questo mio cugino, a San Secondo. Ma stanotte devo nascon... PERBONI Può restare qui. Ho una branda. Il ferroviere lo guarda dritto negli occhi. GARRONE PADRE Lei corre dei rischi, lo sa? PERBONI 511 Non ci pensi. E’ una vita che corro dei rischi. Versa del vino all’uomo che leva leggermente il bicchiere all’indirizzo del maestro, come per brindare alla sua prova di amicizia e di coraggio. Il piccolo Garrone osserva la scena mesto, poi rigira il cucchiaio nella scodella ma, a differenza del padre, non mangia . GARRONE Su, mangia che diventa fredda… GARRONE FIGLIO Non ho fame, io… davvero, papà… PERBONI E allora la finisco io… Raccoglie col mestolo quel che rimane nella pentola e lo versa nella sua scodella. Il ferroviere ha un triste sorriso: GARRONE PADRE La faceva parej anche la mia Agnese, poverina... Il ricordo istintivo della moglie gli strozza dolorosamente la voce in gola. Restano tutti e tre in silenzio, a testa china, per qualche secondo; poi Giulio, per rompere l’atmosfera di tristezza calata di colpo tra loro, dice a Garrone: PERBONI Se ti arrangi in branda con tuo padre puoi restare anche tu. Il ragazzo guarda incerto il padre GARRONE Meglio che vado a casa. Gli sbirri la sorvegliano e, magari, se non mi vedono mi vengono a cercare... Giulio annuisce. Garrone riprende a mangiare in silenzio. 512 553. STRADA CASA GARRONE. ESTERNO MATTINO E’ mattina presto. Precossi, Franti, Nelli, il Muratorino, Votini ed Enrico Bottini sono davanti al portone della casa di ringhiera in cui abita Garrone. Mentre si guarda attorno, l’elegantissimo Votini ha l’aria un po’ “schifata” da tutta la miseria che lo circonda e chiede perplesso a Nelli: VOTINI Ma sei sicuro che abita in questo letamaio? FRANTI (SARCASTICO) Ma che ti credi, che tutti hanno la villa col giardino. VOTINI Non seccare!... Varcano il portone e si affacciano al vasto cortile dominato da tre piani di ballatoi; panni stesi; un paio di bambini sui tre o quattro anni che giocano con dei sassetti colorati senza che nessuno li sorvegli; un pozzo proprio al centro con un paio di secchi poggiati sul terreno; e accanto, un carretto appoggiato alle stanghe. Il selciato sconnesso della pavimentazione ha formato delle pozzanghere che Votini fissa con nausea, confrontandole con la impeccabile nitidezza dei suoi scarponcini; poi dice, deciso: VOTINI ... Io non faccio un passo di più. Andateci voi; gli dit... Non finisce la frase. Franti, con uno schiaffo del piede nella più vicina delle pozzanghere, ha spruzzato una sventagliata d’acqua sporca in direzione del “signorino”; scarpe, calzerotti e pantaloni di Votini sono orribilmente inzaccherati; qualche goccia è finita persino sul suo volto. Votini è annichilito, mentre Franti chiede, impunito: FRANTI Dicevi, scusa? 513 Votini tace ancora, poi inaspettatamente, sempre senza dire una parola, il viso atteggiato in un’espressione di eroica rassegnazione, chiede in tono ironicamente pacato: VOTINI Che piano? Risponde il... MURATORINO Secondo. Terza porta a destra. Salgono in fretta, tutti, e raggiungono la terza porta del ballatoio di destra. E’ Nelli che bussa e quasi subito la porta viene aperta da Garrone. Il suo aspetto fa paura. E’ trascurato, pallido; sembra persino smagrito, debole, lui che era per tutti l’immagine della forza, della sicurezza. RAGAZZI (TUTTI INSIEME) Ciao! ... risponde con appena un cenno del capo. E domanda, brusco: GARRONE Che volete? NELLI Siam venuti a prenderti, per andare a scuola insieme. Pensavamo che ti facesse piacere... Garrone fa segno di no. ENRICO C’è il compito in classe matematica. Se fai assen... di Garrone lo interrompe. GARRONE No. Non ci vengo più a scuola. Salutatemi il signor maestro. E ora andate sennò fate tardi. 514 Fa per chiudere, ma Franti blocca la porta con la mano. FRANTI Che significa che non vieni più? Forse per la prima volta in vita sua Garrone è sgarbato: GARRONE Che c’è, non capisci l’italiano!? (quasi urlando) Non ci vengo più! Non serve a niente andare a scuola! Non serve a niente studiare!! Perché devo studiare, io, per chi? Andate via!! E sbatte loro la porta in faccia. I suoi amici si guardano in silenzio. Poi Franti fa per bussare di nuovo, ma Enrico gli trattiene la mano e gli fa segno di no. Con aria mogia si avviano giù per le scale... 554. SCUOLA. PALESTRA. ESTERNO GIORNO I ragazzi di Perboni, sudati e affannati, non hanno l’aria allegra mentre stanno lasciando gli attrezzi e si preparano ad uscire dalla palestra; il loro posto sta per essere preso dai più piccoli della classe di Margherita. Anche Giulio appare triste, distratto. Se ne accorge la maestrina che gli si avvicina e gli chiede: MARGHERITA Non è venuto neanche oggi? Giulio fa segno di no. PERBONI Sono ormai tre giorni che manca. Mi ha mandato a dire che non vuol più venire a scuola. Come farà quel ragazzino senza sua madre... 515 con suo padre nascondersi? costretto a MARGHERITA Tocca a noi. Dobbiamo essergli vicini, come e più di prima... Giulio annuisce, come concludendo un interno corso di pensieri e dice con fermezza: PERBONI Gli ho dato un po’ di tempo; ma ora sento che quel ragazzo non può, non deve rinunciare alla scuola. MARGHERITA Vuoi che ci andiamo insieme? Giulio la guarda con riconoscenza. PERBONI Magari. Lo sai che per te ha un affetto speciale... 555. CASA GARRONE. INTERNO GIORNO L’interno della casa di Garrone è un ambiente unico diviso da una tenda che separa la zona dei letti, ma che adesso è tirata da una parte. C’è un’aria di disordine e di abbandono che rende il misero ambiente anche più squallido. Margherita e Giulio si guardano attorno mentre depositano sul tavolo una serie di pacchetti; hanno fatto spese: pane, biscotti, alcuni involti di maccheroni, un sacchetto di patate e uno di farina, legumi, frutta, un salame, una forma di cacio sospesa a un cappio di paglia. MARGHERITA Scommetto che la dispensa è vuota. Garrone, il viso scuro, risponde con una smorfia: 516 GARRONE Quale dispensa… MARGHERITA Dove tieni la roba da mangiare?... Garrone addita svogliatamente un vecchio scaffale sui cui ripiani non si vede che un paio di bottiglie di salsa di pomodoro e una scodellina con due uova, una cipolla. Sul fornello spento della piccola cucina a carbone c’è una padella con dentro mezza frittata. Inoltre panni e biancheria buttati qua e là e, a terra, ammucchiati in una vasca di legno, scodelle, pentole, tegami, posate sporchi... Margherita tira un piccolo sospiro e comincia a sistemare le provviste sullo scaffale. Giulio dice con una certa severità: PERBONI Non puoi lasciarti andare così. Tuo padre e tua madre hanno fatto sacrifici per permetterti di studiare... GARRONE S’è visto a che son serviti. PERBONI Appunto. Se non continui, è come se li tradissi. Garrone se ne sta rigido, a testa china, e Giulio, con tono più dolce, aggiunge... PERBONI ... Non lo dico solo per te, sai? Noi tutti, i tuoi compagni, io, abbiamo bisogno di te. Anche Margherita si china verso di lui, gli prende le mani, come per obbligarlo a guardarla e dice con grande dolcezza: MARGHERITA Le persone che amiamo, prima o poi, ci lasciano... sempre! Ma resta 517 con noi il loro ricordo... restano i doni che abbiamo ricevuto da loro... Tua madre ti ha donato la sua bontà, la sua onestà... E noi ne abbiamo bisogno. Non ce la negare... La tua bontà ci aiuta ad essere migliori. La forza di queste parole, la sincerità e la tenerezza con cui sono pronunciate, finiscono per incrinare la corazza di rabbia e di risentimento in cui Garrone si è rinchiuso. Di colpo si stringe al maestro e si lascia andare ad un pianto disperato, liberatorio. Giulio lo accarezza sulla testa e dice con una sorta di brusca allegria, per “alleggerire”: PERBONI Senza contare che... Lo sai cos’ha detto, stamattina, Franti? Ha detto: Se quel testone di Garrone non si decide a rientrare in squadra. non abbiamo nessuna possibilità di rivincita! Adesso Garrone tira fuori, fra le lacrime, il suo solito largo, caldo sorriso e replica, tirando su col naso... GARRONE Senti chi parla!… Testone a me?… Gli faccio vedere io! Ride anche Margherita e con finta severità gli dice, con un tenero buffetto sulla guancia: MARGHERITA Domattina, a scuola, gli fai vedere tu! Ma adesso va giù a prendere un paio di secchi d’acqua, che facciamo un po’ di pulizia, eh?! Annuendo con slancio, Garrone si precipita verso la porta. Giulio e Margherita scambiano alle sue spalle un’occhiata soddisfatta. 556. CASA PERBONI. INTERNO NOTTE 518 E’ notte fonda. Giulio dorme ancora sulla poltrona del soggiorno un sonno agitato dal quale lo svegliano bruscamente energici colpi bussati alla porta. Balza a sedere e deve fare fatica per rendersi conto di quel che sta succedendo. I colpi alla porta si ripetono con una insistenza e una “arroganza” che lasciano pochi dubbi sulla identità dei notturni “visitatori”. Infatti una voce incalza dal pianerottolo: VOCE MASCHILE Apra, maestro Perboni! Apra subito! Sappiamo che è in casa! OFF Giulio ha già acceso un lume e si affretta ad aprire. Un commissario dai lunghi baffi spioventi e un paio di agenti in borghese irrompono con malgarbo scostando bruscamente il maestro dalla soglia e richiudendo la porta con un tonfo violento. Giulio tenta di reagire. PERBONI Ma che cosa volete! Sveglierete il palazzo! Che modo è questo! I tre uomini sembrano non degnarlo della minima attenzione; si guardano attorno scrutando ogni angolo sospettosamente. Il funzionario strappa il lume di mano a Giulio e fa cenno a uno dei due agenti verso la porta aperta della cucina. L’uomo ubbidisce e scompare di là. Passano solo due secondi prima che la sua voce annunci: I° AGENTE Qui non c’è nessuno! PERBONI Ma chi cercate?!... Il secondo agente spalanca, forzandone brutalmente le serrature, quella che sembra la porta di un’altra stanza, e che invece si rivela per l’accesso a una minuscola dispensa nella quale c’è, ripiegata, una branda col suo materasso e altri oggetti domestici. L’agente rientrato dalla cucina va a spiare sotto il letto di Giulio, ma non ci trova niente. 519 PERBONI (IRRITATO). .. Ma insomma, posso sapere che diavolo siete venuti a... E finalmente il funzionario si volge verso di lui invitandolo con un gesto a calmarsi: COMMISSARIO Se sa dov’è, ce lo dica senza fare storie. Le conviene. PERBONI Ma “chi”!? Di chi state parlando!? Il commissario si liscia i baffi, poi abbozza un labile sorriso. COMMISSARIO Sa benissimo di chi stiamo parlando. Garrone Ferdinando. Un pericoloso sovversivo. Giulio sbruffa in una risata nervosa che vorrebbe servire a nascondere il suo spavento. PERBONI Ma fatemi il piacere! Macché sovversivo! (con durezza) Un povero padre di famiglia al quale avete ammazzato la moglie! COMMISSARIO Stia attento a quello che dice, maestro Perboni... (MINACCIOSO) Accosta il lume al volto del maestro, come per scrutarne meglio l’espressione. COMMISSARIO ... Lei condivide le sue idee? PERBONI Idee?… La sola idea di quel pover’uomo è di ottenere un lavoro 520 più umano e soprattutto di far fronte alla vita da solo, visto che gli à stata uccisa la moglie. Se questo è essere sovversivi, allora stiamo proprio bene. Il commissario non replica nulla. Va a deporre lentamente sul tavolo il lume, poi, preceduto dai suoi uomini, si avvia alla porta d’ingresso, ma prima di varcarla si volta e dice a Giulio con un sorrisetto denso di sottintesi: COMMISSARIO Credo che ci rivedremo presto, maestro Perboni. Esce, richiudendosi dietro la porta, questa volta con esagerata dolcezza. Rimasto solo, Giulio sembra abbandonato di colpo dalla terribile tensione che lo ha dominato durante l’irruzione dei poliziotti. Emettendo un lungo sospiro si lascia cadere seduto sul bordo della poltrona fissando con trepidazione la porta da cui gli sbirri sono usciti. 557. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE. INTERNO MATTINO Il direttore siede dietro il suo scrittoio in atteggiamento rigido e formale, e parla senza guardare in faccia il suo interlocutore, quasi si vergognasse di quel che sta dicendo... DIRETTORE La polizia mi ha informato. Lei è stato visto più volte con i dimostranti, ha scritto perfino i loro comunicati... Di fronte a lui Giulio è in piedi, ancor più rigido del suo superiore. Ascolta, pallido, in silenzio... DIRETTORE ... Ha dato asilo a un ricercato. E, se la sua responsabilità sarà provata, lei capisce... Sarà impossibile evitare che venga 521 espulso da tutte le scuole del regno... PERBONI Uno dei miei ragazzi, Garrone, ha perso la madre. Vuole che gli facessi perdere anche il padre? Anche il direttore ha uno scatto nervoso d’irritazione: DIRETTORE Io non voglio proprio niente!... (subito più calmo) La sola cosa che voglio e che la mia scuola non venga coinvolta. Fino a quando questa storia non sarà chiarita, lei non metterà più piede nel mio istituto. E non mi dica che non l'avevo avvistata, Perboni…E’ tutto. PERBONI Capisco…Ho almeno il tempo di salutare i ragazzi? DIRETTORE Assolutamente no. Deve lasciare immediatamente l’istituto e... Aggiunge in tono un po’ meno duro guardando finalmente in volto il maestro. DIRETTORE ... se vuole un consiglio, lasci anche Torino. Almeno fin quando le acque non si saranno calmate. Le farò avere a casa, in giornata, il provvedimento di sospensione per motivi... Esita, poi, con un gesto della mano come per minimizzare, aggiunge... 522 DIRETTORE ... diremo così, “familiari”. (tentenna il capo) Lei è una testa matta, Perboni, ma è un buon insegnante. Mi dispiacerebbe perderla...Non so se mi spiego… Giulio non dice niente; è molto colpito da quel che gli accade. Il direttore si alza dalla sedia, si protende leggermente in avanti sullo scrittoio e avanza la mano, come per offrire al maestro di stringere la sua, ma Perboni nemmeno si accorge del gesto; il direttore, allora, ritira la mano un po’ goffamente... DIRETTORE Insomma, cerchi di riflettere... Non... non la trattengo oltre... Giulio, come scuotendosi dai propri, truci pensieri, guarda il direttore, annuisce, poi gira i tacchi ed esce in silenzio dalla stanza. 558. CASA PERBONI. INTERNO GIORNO Giulio sta buttando dentro una valigia un po’ di abiti, qualche libro e alcuni temi dei ragazzi. Ode bussare alla porta. Va ad aprire e si trova davanti la sua classe, quasi al completo. STUPITO) Ragazzi! Che fate qua? PERBONI (LIETAMENTE DEROSSI Siamo venuti a salutarla! ENRICO Ci hanno detto che non verrà più a farci lezione! CORETTI Ce l’ha detto il bidello! VOTINI 523 Ha detto che la vogliono arrestare perché ha aiutato il padre di Garrone! Parlano uno sull’altro, domande su domande, e Giulio è costretto ad imporre autoritariamente il silenzio, come in classe: PERBONI Ehi! Ehi! Calmi!... Nessun arresto. Mi è stato soltanto consigliato di cambiare aria e proibito di tornare in aula, ma sarei venuto a salutarvi al campetto, più tardi, prima di partire... FRANTI E chi ha voglia d’andare al campetto, oggi! Intanto stanno entrando tutti e, da ultimo, Nobis che si presenta in compagnia del padre, il noto avvocato. L’uomo si affretta a “giustificarsi”: AVV. NOBIS Scusi, maestro Perboni, ma sembrava che ci fosse poco tempo, e ci siamo permessi, senza preavviso, di... PERBONI La prego, avvocato... Scopre che c’è anche il padre di Enrico ed esclama, sempre più sorpreso: PERBONI Ingegner Bottini! Anche Accomodatevi!... lei. Stringe con calore la mano ai due “genitori”. ING. BOTTINI Siamo venuti per dirle, maestro Perboni, che, se ve ne fosse 524 bisogno, noi genitori siamo pronti a testimoniare circa la sua correttezza e lealtà... AVV. NOBIS Sarà un onore per il mio studio assumere la sua difesa! Inutile dirlo, a titolo del tutto gratuito... Giulio sorride, colpito e anche un po’ commosso. Scuote la testa. PERBONI Vi ringrazio, ma... almeno per il momento, io non sono sotto processo. I ragazzi gli si sono affollati intorno e Franti “promette” con aria un po’ spaccona: FRANTI Non gli permetteremo di mandarla via! Nessuno potrà prendere il suo posto, vedrà! PERBONI Calmatevi, ragazzi. Promettetemi invece di non creare problemi al direttore. Starò via per qualche settimana. (sorridendo) Farò delle vacanze pasquali un po’ più lunghe e ne approfitto per andare a trovare mia madre. Vi invito a studiare, a continuare ad allenarvi e ad essere bravi col maestro che mi sostituirà... I ragazzi ascoltano in silenzio, a muso lungo; alla fine Giulio si rivolge ai due genitori. PERBONI ... Più che a me, vi prego di pensare al padre di Garrone. 525 Credetemi: non è affatto sovversivo. E’ un brav’uomo... un Bottini e Nobis annuiscono con gravità. Giulio aggiunge, scuotendo il capo: PERBONI ... Temo che prima o poi lo prenderanno e, se non è ben difeso, lo sbatteranno in galera per chissà quanto tempo. AVV. NOBIS Stia tranquillo. l’impossibile. Faremo Giulio abbraccia i suoi alunni e, sottovoce, raccomanda a Franti: PERBONI In mia assenza, mi raccomando: tieni unito il gruppo, non sfasciarlo con le tue trovate… Franti si mette la mano sul petto e annuisce in silenzio, commosso. 559. STRADA CASA MARGHERITA. ESTERNO GIORNO Giulio è su una carrozza diretta verso la stazione ferroviaria. La carrozza passa davanti la casa di Margherita. PERBONI Ecco, si fermi qui! (AL COCCHIERE) La carrozza si ferma. Giulio scende. Guarda da sotto le finestre dell’appartamento di Margherita. Per un attimo ha l’impulso di risalire sulla carrozza, poi ci ripensa, prende la sua valigia e tira fuori i soldi per pagare la corsa. Il cocchiere saluta portando due dita alla visiera del berretto. La carrozza si allontana mentre Giulio entra nel portone. 560. CASA MARGHERITA. INTERNO GIORNO 526 Quando Margherita gli apre la porta, ha il volto teso dei momenti cruciali; e sussurra, mentre lo fa entrare: MARGHERITA Speravo che passassi a salutarmi. Quando parti? Tra poco. PERBONI MARGHERITA E quando torni? PERBONI Non so nemmeno se tornerò. (con un sorriso amaro) Forse non potrò più neanche fare il maestro... In silenzio si siedono, uno di fronte all’altro, senza dirsi nulla per lunghi interminabili secondi. Poi Giulio dice: PERBONI …Temo che questo sia un addio, Margherita!... Lei resta immobile, e lui prosegue. PERBONI E forse è meglio così, credimi. Davvero? MARGHERITA La voce della ragazza è tagliente. Giulio coglie il tono e dice con più forza: PERBONI Davvero! Meglio soprattutto per te. MARGHERITA 527 Io non sono una bambina, Giulio. E sono in grado di fare le mie scelte! Quindi non dirmi cos’è meglio per me! Posso deciderlo da sola. PERBONI Tu non vuoi proprio capirlo. La mia storia con Emma mi ha fatto a pezzi. E questi pezzi non sono ancora riuscito a rimetterli assieme... MARGHERITA Potrei aiutarti io. PERBONI Può darsi. Ma certamente io non sarei d’aiuto a te! MARGHERITA Io non ho bisogno d’aiuto! (TESA) PERBONI Credi?... Ti ho osservata, sai... So che cosa soprattutto desideri dalla vita! Una famiglia, dei bambini. MARGHERITA E se anche fosse? PERBONI Beh, io non ti posso dare tutto questo! MARGHERITA E perché! Hai paura di rimetterti in gioco!? (con calore) Io non sono Emma, Giulio! Non essere ipocrita. Fai il progressista e poi ti comporti come un piccolo borghese che vive nel terrore dei propri fantasmi! 528 Lui scatta in piedi, alzando la voce: PERBONI (FURIOSO) Non hai capito niente! Io non posso avere figli. Sono impossibilitato…Questo è il motivo che ha portato Emma alla follia. I figli, la famiglia che desideri, io non te li posso dare!! Sono un mezzo uomo! Un disperato che per farsi coraggio si rifugia nel laudano! Margherita è bianca come un cencio. La rivelazione la sconvolge. Ma dopo un istante si riprende, si alza, cerca di abbracciarlo, mormorando... MARGHERITA Perché... perché non mi hai mai detto niente!... Io ti amo per quello che sei. Non mi importa se non potremo avere dei figli. (tenta di sorridere) Ne abbiamo già tanti a scuola. Saranno quelli i nostri figli!... Ma Giulio respinge il suo abbraccio e fa segno di no. PERBONI Oggi dici così. E sei sincera, ne sono convinto! Ma tra qualche anno non ti basterà più! MARGHERITA Non è vero! PERBONI Il problema uscirà fuori e sarà com’è stato con Emma: devastante! Si avvia verso la porta e lei lo segue. 529 MARGHERITA Aspetta, Giulio, ti prego!... Non puoi andartene così! PERBONI Lasciami andare, è meglio! Dimenticami. Raccoglie la sua valigia, apre la porta ed esce; praticamente fugge, mentre Margherita con rabbia gli urla dietro: MARGHERITA Sì! Scappa, scappa, è l’unica cosa che sai fare! Richiude la porta e scoppia in un pianto sordo, disperato. 561. STAZIONE. BINARIO TRENO IN PARTENZA. INTERNO SERA Giulio, con la valigia in mano, raggiunge la testa del binario su cui è in partenza il suo treno. Ad un certo punto sente strapparsi la valigia di mano e una voce familiare gli dice: GARRONE Gliela porto io signor maestro. Si gira. E’ Garrone, che gli sorride. PERBONI Garrone! Sono contento di vederti. Ma lascia, lascia che faccio da me… Tenta di resistere, ma il ragazzo non molla la presa... GARRONE Guardi che non è una fatica, è un onore!... ... e glie la toglie di mano. Guarda il vagone più vicino, un vagone di prima classe, e chiede: GARRONE 530 ... E’ qui che sale? Giulio ha una breve risatina. PERBONI In prima classe? Ma ti pare, Garrone?!... Prosegue, seguito dal ragazzo, fino al vicino vagone di terza. PERBONI ... Vi ho mai raccontato qual è lo stipendio di un insegnante? Apre lo sportello di uno scompartimento di terza e sale in treno; Garrone gli passa la valigia, poi lo segue. 562. TRENO. SCOMPARTIMENTO DI TERZA CLASSE. INTERNO SERA Il ragazzo, salendo in piedi sui sedili in legno, aiuta il suo maestro a sistemare la valigia sul portabagagli, in alto… PERBONI Ti ringrazio… e sono contento di averti visto. I tuoi compagni sono venuti a salutarmi a casa. GARRONE E’ che io… io volevo sa-salutarla da solo... (la sua espressione si fa triste)... Io lo so, lo so!... che lei va via per colpa mia! Giulio gli mette una mano sulla bocca: PERBONI Per carità, Garrone! Che sciocchezza! Non farti ingannare dai sensi di colpa. Tu non ne hai proprio nessuna... Gli accarezza la testa, mentre aggiunge: PERBONI 531 ... Dì a tuo padre che se ha bisogno si rivolga all’avvocato Nobis e al papà di Bottini. Ci ho parlato oggi, e sono tutti pronti a dargli una mano. Come vedi non si è mai soli. I tuoi amici ti vogliono bene, Garrone. Garrone tace, ma ha gli occhi lucidi; afferra la mano del maestro e la bacia. Giulio tenta di impedirglielo... PERBONI Ma no, che fai! Ma non fa in tempo. Il ragazzo tira fuori dalle tasche un "regalo" che ha portato al suo maestro: una mela ed un dolce. GARRONE Per lei… per il viaggio… Giulio l’abbraccia. Poi, un po’ brusco per reagire alla commozione, lo allontana: PERBONI Adesso và, scendi... o finisce che vieni con me in Liguria! Garrone balza giù. 563. STAZIONE. BINARIO TRENO IN PARTENZA. INTERNO SERA Giulio chiude lo sportello e vi si affaccia. Restano in silenzio guardarsi, immersi nel frastuono della stazione: voci, richiami, sbuffare possente della locomotiva a vapore ancora ferma, tonfi sportelli che vengono chiusi e, infine, il lungo fischio che annuncia partenza del treno. a lo di la Il convoglio si muove. Giulio leva la mano per un ultimo silenzioso saluto al... … suo piccolo amico che, dal marciapiedi, ricambia il gesto. Garrone commosso, continua a salutare. 532 564. SCUOLA. CORTILE RICREAZIONE. ESTERNO GIORNO Nel cortile della ricreazione, Margherita, attorniata dai suoi bambini di prima elementare, sta raccontando loro una favola. MARGHERITA E allora Pirolo scese di corsa dalla collina e cominciò a gridare con tutto il fiato che aveva in corpo: corri, corri Don Carmelo, che gli agnelli vanno in cielo, c'é soltanto quello zoppo che é rimasto in cima al pioppo… L'arciprete accorse e… All’improvviso si blocca, si passa una mano sulla fronte, chiude gli occhi... I bambini, che pendono letteralmente dalle sue labbra, se ne accorgono. Uno di loro le chiede: BAMBINO Signora maestra! Che cos’ha, sta male? Ma lei sembra riprendersi: MARGHERITA No, non è niente, non preoccupatevi. (sorride e tenta di riprendere) E allora Pirolo gli disse… S’interrompe di nuovo. Mormora debolmente: MARGHERITA ... Bambini, andate a giocare da soli, per favore...su… I bambini però non si muovono. Margherita raggiunge a fatica il muretto, si siede. Le manca il respiro, slaccia il primo bottone dell’accollato vestito. Le si avvicina il bidello: BIDELLO 533 Che ha signorina Capuano? MARGHERITA Non è niente... mi manca un po’ l’aria. BIDELLO Venga, si appoggi a me! Si affretta a sorreggere Margherita e a portarla via verso l’interno della scuola, mentre i piccoli si affollano intorno, allarmati… 565. INFERMERIA SCOLASTICA. INTERNO GIORNO Margherita esce da un separè dove si è appena rivestita. Di fronte a lei un anziano medico in camice bianco. MARGHERITA Allora dottore? Il medico ha un tono severo: DOTTORE Lei è stanca e deperita. E’ una forma di astenia. Piuttosto seria, direi... Dovrebbe riposarsi... Ma si nutre abbastanza? Lei sorride debolmente. MARGHERITA Certo... si capisce che mangio... Il medico la fissa con incredula preoccupazione mentre lei si avvia alla porta dell’infermeria. 566. CASA MARGHERITA. INTERNO SERA La piccola tavola da pranzo su cui Margherita consuma abitualmente i pasti da sola è imbandita con cura. La maestrina depone accanto all’unico coperto una pentola in cui fuma la minestra; poco più in là c’è un piatto con delle polpette, un’insalata. 534 Margherita si siede; con gesti rigidi prende il mestolo e versa la minestra nella scodella che ha davanti. Prende il cucchiaio e rimescola la minestra nel piatto restando a fissarla a lungo con espressione assente. D’un tratto lascia il cucchiaio nel piatto con un gesto di rabbia e si alza. Ha gli occhi lucidi. 567. MOLO RIVIERA LIGURE. ESTERNO GIORNO E’ una bella giornata di sole. Il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli sembra scandire il ritmo dei passi di Giulio e sua madre che passeggiano lentamente sul molo di una piccola cittadina ligure. Mentre gli occhi del maestro si perdono sul paesaggio, la madre lo scruta con espressione preoccupata che smentisce le sue parole rassicuranti: MADRE PERBONI Non ti devi preoccupare. Tutto passerà, vedrai... Lui sorride malinconicamente... PERBONI E’ vero, mamma... Tutto passa. E certe volte mi chiedo se c’è un senso… MADRE PERBONI Non parlare così... alla tua età... con tutta la vita davanti... Io lo so: sei triste perché ti mancano la tua scuola, i tuoi alunni… Il giovane annuisce, confermando con enfasi: Sì, molto! PERBONI MADRE PERBONI E... la maestrina con quel buffo cappellino? Ti manca anche lei? 535 Lui lascia passare qualche secondo, prima di rispondere con voce sommessa: PERBONI Si, certo… Ma non riesco a dimenticare le mie paure. Ogni volta che mi avvicino a lei è come se accanto a me vedessi Emma che mi guarda... MADRE PERBONI La morte di Emma non è colpa tua, devi mettertelo bene in testa... Emma era una creatura malata, senza difese. PERBONI Forse aveva ragione suo padre: se le avessi dato un figlio sarebbe ancora viva. MADRE PERBONI Non dire stupidaggini, nessun medico è in grado di stabilire se era lei o se sei tu a non poter procreare. PERBONI Ti rendi conto della pesantezza di questo dubbio? MADRE PERBONI Sì... ma tu hai il dovere di andare avanti! Sei ancora troppo giovane per rovinare la tua vita. PERBONI Hai ragione. E nemmeno quella degli altri. MADRE PERBONI 536 Ti ricordi cosa ti dissi quel giorno alla stazione di Torino?... Giulio annuisce. La madre continua: MADRE PERBONI ... Lo penso ancora... Se la ami non lasciartela scappare, hai diritto alla felicità e lei te la può dare. PERBONI Il problema non è lei mamma ma io, lo vuoi capire si o no? Continuano a camminare in silenzio... 568. INT. ANDRONE SCUOLA GIORNO La classe di Perboni, ora comandata dal pavido supplente Angelo Artuffo, é inquadrata in buon ordine, pronta ad uscire dalla scuola con le altre classi. C'é un clima di grande fermento. Margherita, con la sua classe, scende le scale e, in attesa del direttore, si ferma accanto ai ragazzi di Perboni. Appena si accorgono della sua presenza, loro, incuranti delle grida di Artuffo, "rompono le righe" e la circondano festosi. VARIE VOCI RAGAZZI – Signorina Margherita! – Quando torna Perboni? – Ci manca moltissimo! – Ha qualche notizia del maestro? Margherita sorride al calore di quell’accoglienza. MARGHERITA No, mi dispiace, non ho nessuna notizia. Speravo anzi, che qualcuno di voi ne sapesse qualcosa... 537 Ma i ragazzi negano tutti insieme, mestamente, con un cenno del capo. Margherita cerca con gli occhi nel gruppo. MARGHERITA Non vedo Garrone. Come mai? BOTTINI Forse é andato dal padre...chissà… Lei appare un po’ delusa. Poi alza lo sguardo al supplente che la saluta impacciato MARGHERITA (SORRIDENDO) Coraggio, tornate ai vostri altrimenti il direttore s'arrabbia… Ci vediamo in Municipio… poi, un improvviso, profondo attacco di tosse le spegne il sorriso sulle labbra. 569. INT. MUNICIPIO DI TORINO. GIORNO La musica dirompente della Banda Municipale echeggia nel grande cortile del Municipio dove, ai quattro angoli, sventolano altrettanti drappi tricolori. I ragazzi delle scuole sono già tutti schierati in prima fila. Dietro di loro, gli insegnanti, i genitori, le guardie civiche in grande uniforme e i curiosi venuti semplicemente ad assistere alla cerimonia. All'improvviso tutti si mettono a battere le mani. Bottini e compagni si alzano in punta di piedi per vedere quello che succede. Un uomo e una donna, intimoriti dalla folla, vengono sospinti dagli uscieri municipali verso un lungo tavolo coperto da un telo di velluto rosso. In mezzo a loro un ragazzo biondastro e piccolo: il figlio. Da un angolo, un altro gruppo di scolari urla a squarciagola: RAGAZZI VOCI VARIE 538 -Bravo Pin! -Viva Pin! Pinot! -Evviva la scuola di Borgo Po'! -Sei un eroe, Pin! -Sei tutti noi! -Pin! Pin! Pin! Nemmeno la banda, giunta all'apice del suo pezzo, riesce a coprire il frastuono delle urla. Ad un tratto tutte le guardie si mettono sull'attenti. Nel cortile é entrato il Sindaco. Tutto vestito di bianco con una gran fascia tricolore sul petto, accompagnato da un drappello di consiglieri e perfino da due alti prelati, l'uomo prende posizione dietro il tavolo e con un solenne gesto della mano ordina alla banda d'interrompere la musica. Silenzio. Poi il sindaco comincia il suo discorso ma Bottini e compagni, data la distanza colgono solo alcune frasi sconnesse BOTTINI Non si capisce niente, accidenti… DEROSSI Sta raccontando il fatto…come ha fatto quel Pin lì, a salvare un suo compagno dalle acque del Po'… VOTINI Ci sarei riuscito anch'io, con la secca di quest'anno…ci sarei… DEROSSI Ma se ha appena detto che il fiume era gonfio… E tu ci credi? VOTINI Il continuo parlottio dei ragazzi fa girare alcune teste. Artuffo minimizza con un sorriso, poi sibila: ARTUFFO Shhhhh…zitti e ascoltate! 539 STARDI (POLEMICO) Ma se non si sente niente, qui… Qualcun altro deve aver mosso la stessa obiezione perché il sindaco ha alzato la voce e la storia di Pin finalmente affiora un po’ più nitida: SINDACO …ed é così che questo valoroso ragazzo si slanciò contro la morte con tutta la forza del suo piccolo corpo e del suo grande cuore…raggiunse e afferrò appena in tempo l'amico che era già sott'acqua e lo tirò a galla… Il pubblico, i compagni dell'eroe e tutti i parenti esplodono in un nuovo fragoroso applauso. Qualcuno piange perfino SINDACO OFF …strappandolo, lui così piccolo, al grande fiume! Un altro evviva echeggia nel cortile. Artuffo guarda i suoi allievi e , con un gesto più che eloquente, li invita ad unirsi all'acclamazione generale. Lo stesso fanno gli altri insegnanti e fra di loro anche Margherita che però accusa un altro micidiale attacco di tosse. SINDACO Eccoti dunque, caro Pinot, la Madaglia al Valor Civile della città di Torino. Che il ricordo di questo giorno così glorioso per te, così felice per tuo padre e tua madre, ti mantenga tutta la vita sulla via della virtù e dell'onore… In un apoteosi di grida e nuovi applausi, la banda ricomincia a suonare con forza. Anche i bambini di Margherita , ormai coinvolti dall'esempio di quelli più grandi, urlano il nome di Pin Pinot. 540 Nessuno di loro sembra accorgersi del pauroso sbandamento che sta travolgendo la loro maestra. Nemmeno i ragazzi di Perboni intenti a scrutare l'abbraccio commosso fra il salvatore e il salvato. Nemmeno i colleghi. Figurarsi poi Angelo Artuffo, tutto intento a gridare il nome dell'eroe. Solo il direttore, forse perché più vicino di tutti alla donna, sembra capire quello che sta accadendo, ma troppo tardi. Margherita si accascia a terra senza un lamento. Il direttore si fa largo fra la folla e urla: DIRETTORE Signorina Capuano! Largo, largo… e fatemi passare…Signorina Capuano! La gente si apre a ventaglio. Margherita giace a terra immobile. Dall'angolo delle sue belle labbra scivola fin giù, lungo il collo, una impercettibile striscia di sangue. Il direttore guarda inorridito poi si volta di scatto verso la gente: DIRETTORE Un ambulanza, presto…qualcuno chiami un'ambulanza. Alle sue spalle sopraggiungono anche i ragazzi di Perboni, increduli. Margherita sembra avere un sussulto, rantola, poi a fil di voce mormora: MARGHERITA A casa…portatemi a casa, prego… vi 570. STRADA CASA MARGHERITA. ESTERNO SERA Una carrozza si ferma davanti alla casa di Margherita. Dalla carrozza scendono suor Maria ed un altra suora. Dice suor Maria al cocchiere: SUOR MARIA Aspettateci qui. 541 Poi insieme all’altra suora entra dentro il portone. 571. CASA MARGHERITA. INTERNO SERA Una pezza bagnata si posa sulla fronte bollente della maestrina. Margherita è a letto in preda a una sorta di delirio. Le sue parole escono spezzate, confuse: MARGHERITA Io l’ho tradito... l’ho tradito... La suora che è venuta con suor Maria non capisce: SUORA Ma di chi sta parlando? MARGHERITA Lui mi voleva... mi voleva come sposa, ma io l’ho tradito per un uomo. SUORA Sta delirando? Suor Maria, mentre cambia la pezza fredda sulla fronte di Margherita, risponde alla suora un po’ bruscamente: SUOR MARIA No. Non sta delirando... Poi si china e sussurra con dolcezza all’orecchio della maestrina: SUOR MARIA Lui ci è abituato. E perdonato perché hai amato. ti ha molto MARGHERITA 542 Ma il mio amore non serve... non lo vuole nessuno. Lacrime dolorose escono dai suoi occhi. La suora infila la mano nella scollatura della camicia da notte di Margherita ed estrae il termometro, lo osserva e scuotendo la testa dice seccamente: SUOR MARIA Qui, da sola, non può assolutamente restare. (alla consorella)... Aiutami a vestirla, dobbiamo portarla al convitto. 572. COLLEGIO SUORE. STANZA MARGHERITA. INTERNO GIORNO Margherita è nella sua stanza, al convitto. Accanto a lei ci sono il medico, uno specialista di malattie polmonari (lo stesso che visitò il Muratorino), suor Maria ed un altro paio di sorelle. Il luminare ha appena terminato la visita, ripone nella borsa lo stetoscopio e fa cenno alle suore che aiutino Margherita a ridistendersi a letto. La ragazza ha il viso esangue e la febbre alta. Con l’aiuto delle suore si riadagia nel lettino, mentre il medico si avvicina a suor Maria e la prende da parte: SPECIALISTA Mi dispiace sorella ma la signorina ha contratto la tubercolosi... Suor Maria con un gesto istintivo e naturale si fa il segno della croce, mentre il medico continua: SPECIALISTA ... Ha un vasto focolaio infettivo che va curato in tempo. E qui non è possibile farlo, bisogna ricoverarla, subito! Suor Maria si rivolge ad una delle sorelle: SUOR MARIA 543 Presto fai preparare la carrozza. Poi si avvicina alla ragazza e le accarezza la fronte. SUOR MARIA Non aver paura, non sei sola... MARGHERITA Non è vero... Non c’è... Non c’è nessuno! Sul volto sofferente di Margherita c’è lo stop fotogramma. 544 601. PIAZZALE SCUOLA. ESTERNO MATTINA Nel piazzale la solita allegra confusione, ma stranamente, i ragazzi di Perboni appaiono silenziosi, cupi. Lo stesso Franti, invece di abbandonarsi ai soliti scherzi, se ne sta imbronciato, lo sguardo fisso su Olga, la quale sembra tutta presa dalla conversazione in cui è impegnata con le sue solite amiche. Quando distrattamente volge il capo e i suoi occhi si scontrano per un attimo con quelli di Franti, lui abbozza un timido sorriso, ma subito lei, ignorandolo, torna a occuparsi dei suoi discorsi. Franti, deluso, si accosta a Votini e tirandogli la giacca, domanda sottovoce: FRANTI Ma che c'ha, tua sorella? VOTINI Niente, ormai appena ti vede diventa una furia. Per piacere, da ora in poi, sbrigatela con lei. Io non ci voglio più stare in mezzo! Franti serra le mascelle con aria tristissima; ma, per la verità, nessuno dei ragazzi sembra allegro. Il maestro Artuffo, il sostituto di Giulio, li raccoglie e li inquadra. E loro ubbidiscono senza fare storie, silenziosi e ordinati come un plotone di soldati, ma con un muso che più lungo non si può. Artuffo li squadra con un sospiro, poi cerca di “alleggerire”: ARTUFFO Allora, ragazzi, un po’ di animo, neh? Dopotutto non stiamo andando alla ghigliottina. E’ soltanto la vecchia, cara scuola... Nessuna reazione. Il suo tentativo di umorismo sembra cadere nel vuoto più assoluto. I ragazzi entrano ordinatamente nell’edificio, salgono le scale... 602. CORRIDOIO SCUOLA. INTERNO MATTINA 545 ... e percorrono il corridoio per entrare in aula sfilando davanti al direttore, che li osserva con stupore e compiacimento. Quando vede entrare l’ultimo dei ragazzi, si rivolge al maestro: DIRETTORE Non li ho mai visti così disciplinati. Complimenti, maestro Artuffo: lei ha fatto un autentico miracolo. Il maestro scuote pacatamente la testa. ARTUFFO Il miracolo lo ha fatto lei, signor direttore. E quella non è disciplina, è avvilimento. Se non richiama al più presto il loro maestro, prevedo che non avranno più voglia di far niente. E, con un breve cenno d’inchino raggiunge in aula i ragazzi, seguito dallo sguardo perplesso e pensieroso del direttore. 603. CASA MADRE GIULIO. GIARDINO. ESTERNO GIORNO Un pallone “vero”, di cuoio, sbatte insistentemente contro un muretto. Siamo nel piccolo giardino che fronteggia la casa della donna, in Liguria. Il maestro sta esercitandosi a ribattere di piede e di testa, ma è chiaro che proprio non ci sa fare: il pallone gli scappa sempre via ed è costretto a rincorrerlo di qua e di là, riprenderlo con le mani, ritentare... Si ode la voce un po’ pungente della madre di Perboni: MADRE GIULIO Non mi sembra che te la cavi molto bene. OFF 546 PERBONI ALLARME) Zitta, mamma! Se i ragazzi sapessero che razza di brocco sono! MADRE GIULIO E come fai a insegnargli una cosa che non sai fare? Che c’entra! fortissimo! PERBONI In teoria (FINGENDO OFF sono Di colpo smette di inseguire il pallone che rotola via... La sua attenzione è distratta dalla comparsa del postino dinanzi al cancello. POSTINO Il signor Giulio Perboni? Sono io, sì. PERBONI Gli si avvicina. L’altro, attraverso le sbarre del cancello gli porge una busta gialla. POSTINO C’è un telegramma per lei. Gli fa firmare il piccolo registro delle ricevute, saluta e se ne va. Sotto gli occhi preoccupati della madre, Giulio apre il foglio giallo ripiegato, sul cui interno sono incollate le striscette bianche col testo : MARGHERITA GRAVISSIMA. PREGOLA TORNARE SUBITO A TORINO. SUOR MARIA Giulio sbianca. Sua madre si accorge subito che qualcosa non va: 547 MADRE GIULIO Che c’è!... La voce di Giulio è incrinata dalla notizia: PERBONI Margherita! Sta... sta... Non riesce a pronunciare la terribile parola. 604. STRADA CASA VOTINI. ESTERNO SERA - VENTO E PIOGGIA E’ quasi buio. Un vento teso scuote le fronde degli alberi che ornano il giardino della villa dei Votini. Nascosto dietro il tronco di un albero, Franti, incurante della pioggia che cade copiosa, spia con lo sguardo colmo di struggente tristezza... ... le finestre della casa. E’ il momento in cui nell’interno vengono accese le lampade a gas e a petrolio; alcune finestre si illuminano, anche quella della stanza di Olga. Una persiana sbatte con violenza. S’intravede un’ombra dietro i vetri. Le ante si spalancano e Votini padre si appresta a chiudere le persiane. Franti ha quasi le lacrime agli occhi, poi dà un pugno sul tronco così violento da strappargli una smorfia di dolore. Infine, mogio mogio, massaggiandosi la mano, si allontana dalla villa... 605. PENSIONE FRANTI. INGRESSO. INTERNO SERA PIOGGIA Franti è nell’ingresso della pensione gestita dalla madre. Si stringe a lei cercando conforto mentre da fuori incalza la burrasca. MADRE FRANTI Sei tutto fradicio…ma cosa hai fatto? Il ragazzo si stringe nelle spalle, singhiozza: FRANTI VOCE ROTTA) Olga, la sorella di Votini, mi odia! (CON 548 (CONSOLATORIA) Ma no... te l’ha detto lei? MADRE FRANTI FRANTI L’ha detto a suo fratello! Per la prima volta lo vediamo scoppiare in lacrime sul petto della donna che cerca, con tenero impegno ma scarsa convinzione, di consolarlo: MADRE FRANTI Ma su, son cose che si dicono... C’è un vecchio detto, che vale in affari come nell'amicizia: chi disprezza vuol solo comprare... Lui si stacca dalla madre e la guarda, colpito; ha il volto ancora umido di lacrime, ma ha smesso di piangere. FRANTI Davvero? Lei fa un segno di croce sul petto. MADRE FRANTI Giuro. Ti pare che mentirei a mio figlio? Lasciala perdere per un po’... E vedrai che verrà lei a cercarti... Dici? FRANTI Abbozza un sorriso. E la mamma annuisce con forza, ripetendo: MADRE FRANTI Giuro! Ma ora vai a casa a cambiarti che è tardi e la nonna è sola. Il ragazzo, di nuovo sollevato, si affretta verso la porta... 549 606. CASA FRANTI. INGRESSO. INTERNO SERA Una raffica violenta di pioggia si fa sentire sui vetri della finestra. L’oscurità della stanza d’ingresso è rotta soltanto dal fascio di luce che proviene dal salotto attraverso lo spiraglio della porta socchiusa. Usando la chiave, Franti apre la porta ed entra chiamando: FRANTI Nonna, sono io!... Nessuno risponde. A tratti, con i bagliori sempre più intensi e ravvicinati delle saette, s'intravede una tenda che svolazza, segno che una finestra é rimasta aperta. Franti si avvicina, la chiude, poi ripete a voce più alta: ... Nonna!! FRANTI Nessuna risposta. Solo l'acqua che turbina sui vetri, accompagnata dal sibilo del vento che s'insinua fra gli infissi, crea una sorta di lamento irreale, quindi pauroso. Preoccupato il ragazzo si affretta verso la porta del salotto la spalanca ed... 607. CASA FRANTI. SALOTTO. INTERNO SERA ... entra. Fa appena in tempo a vedere la povera vecchia, seduta nella sua poltrona, la bocca coperta da un fazzoletto annodato come un bavaglio, che lo guarda con occhi nei quali si legge una muta invocazione... ... e subito due braccia poderose afferrano Franti alle spalle e lo immobilizzano. Qualcuno gli punta un coltello alla gola. PRIMO LADRO Zitto e fermo, se vuoi campare! Dall’ombra sbuca un secondo malvivente; ha una coppola calcata in testa fino alle orecchie e un fazzoletto annodato dietro la nuca che gli nasconde la metà inferiore del volto. L’uomo si para davanti alla nonna e le strappa il bavaglio ordinando: SECONDO LADRO 550 Fuori i soldi, o vi scanniamo! Te e lui! L’anziana donna supplica ansimando: NONNA FRANTI Per l’amor di Dio non fate nulla al ragazzo! Si leva con mani tremanti dalle orecchie un paio di orecchini e li offre al rapinatore. Il malvivente si abbassa verso di lei: SECONDO LADRO Te la vuoi cavare con la chincaglieria?! I soldi, brutta vecchiaccia! I soldi o lo ammazzo davanti a te!... Inaspettatamente la vecchia protende le mani, gli si aggrappa al collo e lo tira a sé; lui tenta di liberarsi con uno strappo ma lei non cede, lo tiene stretto con forza disperata e, poiché non può muovere le gambe paralizzate, finisce trascinata con lui a terra, mentre... ... Franti, con un istintivo gesto di rabbia, gridando... FRANTI Lasciatela! Vigliacchi!!... Lasciatela! ... tenta con uno sforzo disperato di svincolarsi dalla morsa dell’altro ladro. E intanto, nello sforzo per liberarsi dalla stretta caparbia della vecchia, il secondo ladro perde la coppola, e il fazzoletto gli si abbassa sul petto scoprendo il volto. La nonna di Franti lo riconosce e, lasciando la presa, esclama, stupefatta: NONNA FRANTI Ma tu... sei il figlio del Mozzoni.... Vistosi riconosciuto il malvivente alza il coltello per ucciderla... 551 ... ma proprio in quell’istante, Franti, con un gesto istintivo di rabbia, scalcia, s’inarca, riesce a divincolarsi e si scaglia in un tuffo disperato. E’ un attimo: il coltello che il rapinatore cala sul corpo della vecchia trova invece il ragazzo e gli trafigge il fianco. Franti si accascia al suolo con un sommesso grido di dolore. Uno dei due rapinatori dice a bassa voce, spaventato: PRIMO LADRO L’hai ammazzato!?... (poi tende l’orecchio) Viene gente! Filiamo! I due fuggono. Vedendo il nipote a terra accanto a sé, ferito e sanguinante la nonna urla: NONNA FRANTI Che ti hanno fatto? Aiuto! Aiuto! Franti fa per risollevarsi... FRANTI Non è niente...nonna, niente…un graffio… Poi si tocca il fianco destro e si guarda la mano: è tutta insanguinata. Franti stravolge gli occhi e crolla giù, svenuto. 608. FERROVIA. ESTERNO GIORNO Un treno a vapore esce sbuffando da una galleria. 609.TRENO IN MOTO. SCOMPARTIMENTO. INTERNO GIORNO Giulio è seduto in uno scompartimento vuoto. Dai suoi occhi, fissi e come allucinati sul paesaggio che fugge oltre il finestrino, scorrono lacrime silenziose. 610. COLLINA DI SAN SECONDO. ESTERNO GIORNO Tra i filari di una vigna, Garrone padre sta lavorando. Una voce lo chiama... 552 GARRONE Papà! Papà!!... OFF L’uomo si volta e vede il figlio che, di corsa, lo raggiunge; Garrone padre sorride; abbraccia il ragazzo ma subito gli chiede, preoccupato: GARRONE PADRE Sei sicuro che non ti seguito? No, papà. hanno GARRONE GARRONE PADRE Era meglio che venivi di domenica. Non avevi scuola stamattina? Il ragazzo fa un sorriso furbo. GARRONE L’ho fatto apposta. Se mi sorvegliano, mi hanno visto entrare a scuola. Ma io sono uscito dalla porta di dietro... e loro credono che sia ancora dentro... Garrone padre accarezza la testa del figlio, ma il suo volto s’oscura. GARRONE PADRE Non ti fidare. Quelli sono furbi. La furbizia è il loro mestiere, non il nostro. Comunque tieni: ho qualche lira da darti... Estrae di tasca alcune monete e le fa cadere nel taschino della giacchetta indossata dal ragazzo, aggiungendo con finta severità: GARRONE ... Ma falle durare, nèh? PADRE Il ragazzo annuisce, serio. E il ferroviere gli domanda, accorato: 553 GARRONE PADRE Notizie del maestro Perboni?... (il figlio fa segno di no, e suo padre aggiunge tristemente) … Quello che gli è successo è… è colpa mia, non è vero? Le sue parole suonano come una constatazione piuttosto che come una domanda. Non c’è bisogno che il figlio confermi. L’uomo volge lo sguardo verso il lontano orizzonte dove, sullo sfondo del cielo azzurrissimo, si staglia il profilo delle Alpi e mormora con voce rotta dall’emozione: GARRONE PADRE Il tuo maestro è un grand’uomo. Ricordalo!... GARRONE Lo so, papà, lo so. GARRONE PADRE ... Io, invece, non combino che guai. Anche quel ch’è capitato a... a tua madre... è colpa mia. GARRONE No, papà! Non è vero! Si slancia tra le braccia del padre e restano così, strettamente avvinti, in un abbraccio che rinsalda il loro affetto e la loro unione di fronte alla tragedia che li ha colpiti. Ma d’un tratto il viso del ferroviere muta espressione, diventa duro, cattivo, mentre sussurra a fior di labbra spingendo il figlio a buttarsi giù, a sdraiarsi tra i filari... GARRONE PADRE Giù! Mettiti giù!! GARRONE Perché, papà... Che... GARRONE PADRE 554 Buttati giù, ti dico! E striscia via! Subito!! Senza far rumore!... Il ragazzo ubbidisce. La “ragione” del comportamento di Garrone padre è la comparsa a distanza, ai confini della vigna, di un gendarme; l’uomo imbraccia il fucile ed avanza in direzione del ferroviere... ... il quale, mentre il figlio strisciando tra i filari si allontana, comincia ad arretrare nella direzione opposta a quella da cui avanza il gendarme. Ma, anche da quella parte, un altro gendarme e un funzionario in borghese (lo stesso – lo riconosciamo – che ha compiuto la visita notturna a Perboni), con le armi in pugno puntate contro il ferroviere, vengono verso di lui. Garrone volge disperatamente lo sguardo nelle altre direzioni, ma vede... ... altri gendarmi, due o tre, che convergono su di lui dagli altri lati del campo, mentre la voce del commissario grida aspra: COMMISSARIO Garrone Ferdinando! Sei in arresto!... Fermati e alza le mani, o spariamo! Il ferroviere capisce che non ha scampo; è circondato; allora si rassegna; alza le mani e attende, immobile, che vengano a prenderlo... Accovacciato a terra, nascosto dai filari, il figlio vede da lontano i gendarmi che mettono i ferri a suo padre; con le lacrime agli occhi batte ritmicamente i pugni sulla terra, in un gesto disperato di rabbia impotente. 611. OSPEDALE. CORRIDOIO. INTERNO POMERIGGIO Giulio, pallido e ansioso, percorre di corsa il corridoio dell’ospedale. Davanti alla porta di una stanza quasi si scontra con suor Maria che ne sta uscendo insieme ad un’altra suora. Giulio esclama: 555 PERBONI Suor Maria! Come sta!?... Dov’è!? E come se, dopo una troppo lunga tensione, i suoi nervi crollassero di colpo, le sue mani tremano, sta quasi per piangere. La suora l’abbraccia: SUOR MARIA Su, si calmi, non voglio che lei lo veda così. Giulio si sforza di calmarsi. Fa un cenno di assenso per dire che “è pronto”. Suor Maria lo accompagna dentro la stanza. 612. OSPEDALE. STANZA MARGHERITA. INTERNO POMERIGGIO Giulio si avvicina al letto dove giace Margherita e si siede su una sedia, accanto a lei. La ragazza, pallidissima, è assopita. Giulio guarda interrogativamente la suora. SUOR MARIA (ANNUENDO) Le parli. Sapere che lei le sta accanto le farà bene, ne sono certa. PERBONI Margherita… sono io, Giulio... La ragazza solleva le palpebre e non appena vede Giulio una ruga le increspa la fronte, sembra sorpresa, quasi spaventata... MARGHERITA Sei qui… perché?... Non... non dovevi… Giulio le bacia la mano. PERBONI Sono qui... e non ti lascerò Margherita… da qui ce ne andremo via insieme. 556 Margherita tentenna debolmente il capo mentre due lacrime le scorrono sul volto esangue, e mormora faticosamente, con voce rotta dall’emozione: MARGHERITA Non... non sentirti obbligato... non voglio pietà... Vorrebbe ancora parlare, ma Giulio le chiude le labbra con un dito. PERBONI Non è vero, non parlare così... Spero solo che un giorno tu possa perdonarmi per il male che ti ho fatto... Margherita lo invita ad avvicinarsi. Giulio accosta il suo viso a quello della ragazza che sussurra flebilmente: MARGHERITA Vai da Franti... è qui... PERBONI (SORPRESO) Franti? E’ ferito. MARGHERITA SUOR MARIA Le racconterò io che cosa è accaduto. Ma adesso venga. Non bisogna farla stancare. Con risoluta dolcezza porta via il maestro dal lettino di Margherita... 613. OSPEDALE. CORRIDOIO. INTERNO POMERIGGIO Uscendo dalla stanza, il maestro e la suora s’imbattono nel direttore che sta arrivando proprio in quel momento. Nel vedere Giulio, l’uomo esclama sorpreso: DIRETTORE Maestro Perboni! Lei è qui… 557 Giulio fissa il suo superiore con un’occhiata intensa, come per trasmettergli un messaggio che va oltre il senso letterale delle parole che sta per dire: PERBONI (SOTTOLINEANDO) E resterò a Torino, direttore. Almeno finché Margherita non sarà guarita, niente e nessuno potranno allontanarmi da questa città. Il messaggio viene perfettamente recepito. Il direttore approva: DIRETTORE Ma si capisce. (alla suora) Come sta la signorina Capuano? Pensa che potrei... SUOR MARIA (CORTESE MA FERMA) E’ molto debole, signor direttore. Meglio non affaticarla. DIRETTORE Certamente. Vuol dire che saranno così cortesi da salutarmela loro. Magari, ripasserò per avere notizie... SUOR MARIA La ringrazio a nome di Margherita. PERBONI La ringrazio anch’io, direttore. DIRETTORE Per carità, non mi ringrazi!... Anzi, appena le è possibile, passi un momento nel mio in ufficio. Dovrei parlarle... 558 E con questa frase alquanto ambigua, accompagnata da un mezzo sorriso che lo è altrettanto, il direttore, con un rapido inchino alla suora, si congeda e si avvia verso l’uscita in fondo. Suor Maria prende Giulio per un braccio. SUOR MARIA Venga, andiamo dal ragazzo... Si avviano nella direzione opposta. 614. OSPEDALE. STANZA FRANTI. INTERNO GIORNO Suor Maria entra per prima nella stanza dov’è ricoverato Franti. Accanto al capezzale del ragazzo c’è la madre. Franti, seduto nel letto, ha il torace fasciato ed è fuori pericolo, ma appare pallido e debole a causa del sangue perso. La suora sorride ai due, annunciando: SUOR MARIA Guardate chi vi ho portato... E si fa da parte per lasciar entrare Giulio. Al vederlo apparire la signora Franti si alza, salutandolo con gioia... MADRE FRANTI Maestro Perboni! Come sono contenta che sia tornato! FRANTI Signor maestro! Il ragazzo rivolge a Giulio un largo sorriso. Giulio stringe in fretta la mano alla signora Franti, poi si accosta al letto del suo alunno e lo abbraccia teneramente: PERBONI Non ti posso lasciare un momento da solo che subito combini dei guai... Ma io... FRANTI 559 PERBONI Lo so, lo so cosa hai fatto... non dovrei dirtelo sennò ti monti la testa, ma sono fiero di te... FRANTI E' tornato per riprendere il suo posto, non è vero? Giulio fa segno di no. PERBONI Sono venuto per stare accanto alla signorina Margherita. FRANTI Perché, come sta adesso? PERBONI Male, purtroppo... (OSCURANDOSI) FRANTI (CON CALORE) Va tutto a rovescio!... Lei deve fare qualcosa, signor maestro. Da quando lei è via non ne va dritta una. Anche la squadra si sta sfasciando! Quelli del convitto ci prendono in giro. Dicono che siamo schiappe! E ce lo vengono a gridare anche davanti alla scuola! (si agita nel letto) Un giorno o l’altro finisce male!… Il maestro lo prende affettuosamente per le spalle sussurrandogli con fermezza... PERBONI Oh là là…calmo, calmo…ci vuole pazienza nelle cose, non l'hai ancora capito eh, testone? MADRE FRANTI 560 Ecco! Glielo dica anche lei, signor maestro! Non fa che smaniare, agitarsi!… FRANTI Lei ha detto che non bisogna mai arrendersi! PERBONI Certo! Ma se vuoi veramente aiutare i tuoi compagni devi stare tranquillo; devi sbrigarti a guarire. La squadra ha bisogno di te... e quest’anno hai pure gli esami, non te lo scordare. Fa un affettuoso gesto di minaccia, cui aggiunge un leggero buffetto sulla guancia. 615. CASA PERBONI. INTERNO SERA Giulio è intento a disfare la valigia – cosa di cui, dal suo arrivo in città, non ha avuto ancora il tempo di occuparsi –. Sente bussare alla porta e va ad aprire un po’ preoccupato, forse temendo una nuova visita della polizia. Invece è Garrone. Giulio lo accoglie con sollievo. Lo abbraccia, lo fa entrare... PERBONI Garrone! Entra. Chi ti ha detto che ero tornato? GARRONE Franti. Sono passato in ospedale per sapere come stavano lui e la signorina Margherita. PERBONI E tuo padre? Sta bene? Il ragazzo non risponde subito, ma il maestro si accorge immediatamente che ha le lacrime agli occhi e chiede con ansia: 561 Ma che successo? PERBONI c’è?! Che cosa è GARRONE Lo hanno arrestato! Ieri mattina! Sono andato a trovarlo, su a San Secondo. I poliziotti m’hanno seguito. Credevo di averli seminati. Che stupido!!... (scoppia in un pianto dirotto) Li ho portati da lui! Sono stato io, sono stato io!!… Si precipita fra le braccia del maestro che lo stringe a sé, confortandolo. PERBONI No, no, non dire così!... Ci sarebbero riusciti comunque, prima o poi. Non si può sfuggire a quella gente... Ora calmati, ascoltami... Il ragazzo ritrova piano piano il controllo, mentre Giulio continua con tono pacato, rassicurante: PERBONI Stanotte resti qui. Domattina andremo insieme a scuola. Devo parlare con il direttore. Dopo cercherò l’avvocato Nobis e l’ingegner Bottini. Si erano offerti di aiutarci, ti ricordi? Garrone, tirando su rumorosamente col naso, fa segno di sì. PERBONI Tuo padre non resterà solo, te lo prometto. Vedrai che lo tireremo fuori... Uni timida speranza si riaffaccia sul volto del ragazzo, accompagnata dall’ombra, tra le lacrime, di un tenue sorriso. 562 616. PIAZZALE SCUOLA. ESTERNO MATTINA Assieme a Garrone Giulio scende dall'omnibus. Non è l’ora consueta dell’inizio delle lezioni e il piazzale è deserto. Mentre si avviano verso l’ingresso della scuola, il maestro dà un’occhiata al proprio orologio da taschino e dice a Garrone: PERBONI Tra qualche minuto ci sarà l’intervallo. Ti unirai ai tuoi compagni, mentre io andrò dal direttore. A fine lezioni ti aspetterò qui. Li vediamo entrare nel portone dell’istituto... 617. SCUOLA. CORRIDOIO AULE. INTERNO MATTINA Il bidello attraversa il lungo corridoio agitando la campanella e ripetendo a voce alta: BIDELLO Finis!… Finis!……. Finis!... Vede apparire in fondo al corridoio Garrone e gli chiede in tono polemico: BIDELLO Ohè, a quest’ora ti presenti, tu? GARRONE Ho avuto un problema… BIDELLO Ma non mi dire! (si allontana scuotendo la testa ironicamente) Oh, bambin! L’orario non è mica una roba facoltativa!… (e riprende il suo annuncio a voce alta) Finis!… Finis!... 563 Frotte di scolari di tutte le classi invadono il corridoio; tra essi anche i compagni di Garrone che subito lo vedono e gli si affollano intorno tempestandolo di domande: VOCI COMPAGNI Garrone! Sono due giorni che non ti fai vedere! Dove ti sei cacciato? Garrone li invita alla calma. GARRONE Piano! Vi racconto tutto, ma voi la sapete, la novità? DEROSSI Che novità? GARRONE Il maestro è tornato! Un piccolo coro di voci esultanti saluta l’annuncio: CORO VOCI COMPAGNI Perboni??!! GARRONE Sono venuto con lui! ENRICO E dov’è adesso? GARRONE Dal direttore. Dovevano parlare... Subito i ragazzi si rabbuiano, preoccupati, e Nobis domanda... NOBIS Di che cosa? Garrone si stringe nelle spalle. GARRONE Non me l’ha detto. 564 Enrico, Derossi, Nobis, Votini scambiano una occhiata tesa, preoccupata. 618. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE. INTERNO MATTINA Il direttore è in piedi, dietro la propria scrivania e addita a Perboni la sedia destinata ai visitatori. DIRETTORE Si accomodi, si accomodi, maestro Perboni... Si stringono la mano attraverso lo scrittoio, poi si siedono. Il direttore, i gomiti poggiati sui braccioli della sua poltrona, le dita delle mani incrociate davanti al petto, sembra riflettere; Giulio rimane rigido, in attesa; dopo un discreto silenzio l’altro esordisce con un sospiro: DIRETTORE C’era proprio bisogno di scomodare ministri e provveditori? PERBONI Non so di che sta parlando, direttore... DIRETTORE Non vorrà negare, spero, di essere un po’ una testa calda. Con tutta la stima, certi... certi suoi comportamenti mi hanno obbligato... spero che lo abbia capito, a prendere i provvedimenti che ho preso nei suoi confronti. PERBONI Io non li ho mai messi in discussione... DIRETTORE 565 E allora perché, domando io... Perché? Giulio appare sconcertato. PERBONI “Perché” che cosa? Non capisco. Il direttore lo sbircia, incerto se credergli o no. DIRETTORE Lei non sapeva che l’avvocato Nobis è originario di Cuneo?... Per l’esattezza, di Dronero?... (il maestro fa segno di no e il direttore continua) E che è stato, sembra, amico d’infanzia del ministro Giolitti? PERBONI Dove vuole arrivare, direttore? 619. SCUOLA. CORRIDOIO UFFICIO DIRETTORE. INTERNO MATTINA Scopriamo che, nel corridoio su cui si affaccia l’ufficio, quattro degli allievi di Giulio: Derossi, Votini, Nobis e Stardi sono acquattati in ascolto; il primo tiene l’occhio al buco della serratura, il secondo e il terzo hanno l’orecchio accostato alla porta e il quarto, di vedetta, controlla le estremità del corridoio per vedere se arrivi qualcuno. A sentir parlare di suo padre il giovane Nobis ammicca con un sorrisetto di orgoglio, mentre dall’interno continuano a giungere, anche se soffocate dalla porta, le voci del direttore e del maestro... DIRETTORE OFF Non è stato lei a chiedere all’avvocato di intervenire presso il ministro perché il suo allontanamento fosse revocato con effetto immediato? Derossi fa una compagno... smorfietta di ammirazione all’indirizzo 566 del Non ne niente. PERBONI sapevo assolutamente 620. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE. INTERNO MATTINA DIRETTORE Tanto più che... lei non ci crederà, ma stavo io stesso per richiamarla in servizio... (con un sorrisetto tra il burbero e il divertito)... Persino il suo sostituto ha perorato la causa del suo ritorno! Sorride debolmente anche Giulio, mentre... 621. SCUOLA. CORRIDOIO UFFICIO DIRETTORE. INTERNO MATTINA ... in anticamera i quattro ragazzi, eccitatissimi, levano in alto i pugni serrati, in un silenzioso ma non per questo meno entusiastico “hurrà!” 622. SCUOLA. UFFICIO DIRETTORE. INTERNO MATTINA Intanto il direttore – subito imitato da Giulio – si è alzato; girando intorno alla scrivania e avviandosi verso la porta, continua in tono paternalistico anche se più cordiale: DIRETTORE Venga che l’accompagno a riprendere possesso della sua classe. PERBONI La ringrazio. Riprenderò contatto con i ragazzi: ho alcune cose da discutere con loro. Ma sono costretto a pregarla di farmi sostituire per qualche giorno ancora. Voglio restare accanto alla signorina Capuano... DIRETTORE 567 Senza dubbio, senza dubbio!... Ma, la prego anch’io... in avvenire, piano con i colpi di testa e le novità! Soprattutto se distraggono i ragazzi dallo studio... PERBONI (CON UN SORRISO) Se è al foot-ball che allude, direttore, sarò costretto ad insistere. Per i ragazzi è diventato un punto d’onore. C’è una sconfitta da riscattare... Il direttore fa recisi segni di negazione con la testa, ma Giulio continua con calore: PERBONI ... Mi creda, direttore, impareranno più da questa partita che da un anno di scuola. Lei sa cosa vuol dire “spirito di corpo”; in passato lei ha servito il paese sul campo, e so che si è fatto onore... Indica la preziosa statuetta di porcellana, raffigurante il dragone alla carica, che il direttore ha sempre sulla sua scrivania . Il richiamo di Perboni a quel passato fa vibrare nel cuore del direttore la corda della commozione. L’uomo si ferma, in evidente imbarazzo e, masticando i propri ricordi, riflette intensamente a quanto Giulio gli ha detto. A un tratto mormora con un certo turbamento, più a se stesso che al suo interlocutore: DIRETTORE Ero poco più che un ragazzo, allora...che c'entra… Ma poi, di colpo, erige il petto e la testa, fissa Perboni dritto negli occhi e dice con fermezza: DIRETTORE 568 ... E sia. Ma badi, Perboni. Allora fummo costretti a mandar giù i bocconi amari di Lissa e Custoza. (con un’ombra di sorriso) Tutto potrei sopportare, ma non un’altra sconfitta! Anche Giulio sorride, soddisfatto. Non accadrà! PERBONI Gli tende la mano in un gesto franco di sincera amicizia destinato a seppellire tutte le vecchie ruggini, e il Direttore, dopo appena un attimo di esitazione, glie la stringe con calore; poi apre la porta dell’ufficio invitando il maestro ad uscire per primo. 623. SCUOLA. CORRIDOIO UFFICIO DIRETTORE. INTERNO MATTINA Ma appena mette il naso fuori della porta, Giulio coglie con la coda dell’occhio ad una estremità del corridoio lo svolazzo di un grembiule scolastico che sparisce veloce oltre l’angolo delle scale. Capisce al volo, e un sorrisino gli piega le labbra. Il direttore, che esce dopo di lui, sembra cogliere sul suo volto quello strano guizzo divertito e chiede: DIRETTORE Cos’è, maestro Perboni, perché ride? PERBONI (RICOMPONENDOSI) Niente, direttore, niente... (finto ingenuo) Pensi, quando i ragazzi lo sapranno... 624. AULA SCOLASTICA. INTERNO GIORNO La classe, intanto, sta rientrando in aula dopo la fine dell’intervallo. Il maestro Artuffo, già seduto in cattedra, osserva i ragazzi con sorpresa mista a curiosità. Ci sono anche Votini, DeRossi, Nobis e Stardi, rientrati dalla loro “missione di spionaggio”; e sembrano pervasi tutti da un’intima e generale eccitazione: faccette rosse, occhi lucenti che sprizzano scintille di gioia, scambio di gomitatine e 569 di frasette sussurrate a mezza bocca mentre vanno a riprendere i loro posti; soltanto Garrone (che si è unito ai suoi compagni) ha troppi guai personali per partecipare esteriormente a quella corale manifestazione di felicità. Il maestro Artuffo sta per chiedere la ragione di quell’eccitazione, ma la porta si riapre per far entrare il direttore accompagnato da Perboni. L’intera classe, come per un’intesa concordata, scatta in piedi e resta sull’attenti, in silenzio. Il Direttore e il supplente appaiono sorpresi, sconcertati; il solo Perboni fissa “i suoi polli” con l’aria sorniona di aver già capito. Il direttore si schiarisce la voce... DIRETTORE Hemm-hmm... Maestro Artuffo... (alla scolaresca) Ragazzi... Fa una pausa, come se aspettasse reazioni che invece non vengono. I ragazzi restano in piedi, rigidi, seri e silenziosi, come un plotone di marines. Il direttore è decisamente perplesso. Si limita a mormorare un... DIRETTORE Beh... siete contenti, spero, di rivedere il... Dall’intera classe si leva un corale, tonante: INTERA CLASSE Sissignore!! ... che fa quasi fare un saltino indietro al direttore. Si riprende e rivolge un breve sorriso al maestro Artuffo. DIRETTORE Sarà contento anche lei, immagino... ARTUFFO Certamente, signor direttore... (a Perboni) Sono felice di restituirti le briglie. Anche se... (sorride ai ragazzi) Beh, sono dei veri 570 diavoli, ma oltre ad essere ben preparati, quando vogliono hanno un gran cuore... Si capisce dal timbro della voce che è un tantino commosso. Scende dalla cattedra e simbolicamente la “offre” a Perboni. Giulio annuisce con un malinconico sorriso: PERBONI Grazie, Artuffo... DIRETTORE Bene. E ora, maestro Perboni, (agli alunni) ragazzi... Non mi resta che augurarvi buon lavoro. E tutti gli alunni, in coro rispondono come un sol uomo: INTERA CLASSE Grazie, signor direttore!! Nuovo sconcerto del direttore che si avvia alla porta dicendo sottovoce a Artuffo: DIRETTORE Venga, vorrei parlare con lei del suo futuro. I due escono e il direttore richiude la porta dell’aula... 625. SCUOLA. CORRIDOIO AULE. INTERNO GIORNO L’ha appena fatto che dall’aula risuona come un grido di guerra il coro degli studenti: INTERA CLASSE OFF Per il maestro Perboni! Hip-hiphip–Urràh!! ... così fragoroso che il direttore rinsacca la testa nelle spalle, esclamando con una smorfietta sofferente: DIRETTORE 571 Ecco: volevo ben dire! Ma immediatamente giunge un secondo grido: INTERA CLASSE Per il signor direttore! Hip-hip-hip– Urràh!! Il volto del direttore si rischiara di colpo e scambia con Artuffo un’occhiata di compiaciuta sorpresa. Poi si avvia con il sostituto verso le scale. 626. AULA SCOLASTICA. INTERNO GIORNO Giulio non è salito in cattedra; vi si è invece appoggiato con la schiena rimanendo in piedi, rivolto alla classe, e tutti i ragazzi, lasciando i propri posti gli si sono affollati affettuosamente intorno. Lui gli fa cenno di calmarsi. PERBONI Adesso basta, ragazzi. Non occorre che vi dica niente. Non ce n’è bisogno, perché sapete già tutto. O sbaglio? I ragazzi scoppiano a ridere... PERBONI So anche... (li guarda con severità) che vi state, come posso dire?... (ironico) rilassando. Avete ricominciato a litigare tra voi... Questo non va bene. Riprenderemo gli allenamenti, ma il foot-ball non dovrà interferire con gli studi. Promesso? INTERA CLASSE Promesso! PERBONI Se appena mi accorgo che per il gioco trascurate la preparazione 572 agli esami, sarò io che dirò basta. D’accordo? I ragazzi annuiscono PERBONI Ora smettetela di fare il coro e state zitti. Impiegherò il tempo che ci resta con una storia che dovrebbe insegnarvi qualcosa, perché è la storia di un ragazzino che non si lasciò vincere dalle avversità e dalle difficoltà, e non si perse mai di coraggio... Aveva dieci anni, come voi... Il giorno dopo la battaglia di Solferino e San Martino, in una mattina di giugno dell’anno...(guarda in giro) Quale anno? Chi di voi lo sa? Il 1859? DEROSSI Il maestro conferma: PERBONI Giusto, bravo DeRossi…In una bella mattina di giugno dell’anno 1859… 627. EST. CAMPAGNA LOMBARDA E CASALE RUSTICO. GIORNO ... un tratto della campagna lombarda, illuminata dal sole del mattino. Una strada di terra battuta è percorsa al passo da un drappello di cavalleggeri. E su quest’immagine, mentre continua la voce del maestro, appare sovrimpressa la scritta PERBONI OFF ...un drappello di cavalleggeri dell’esercito piemontese esplorava la 573 campagna, e tutti guardavano attentamente davanti a sé, in attesa di vedere da un momento all’altro biancheggiare fra gli alberi le divise degli avamposti austriaci... Guidano il drappello un ufficiale e un sergente. Giungono a una casetta rustica circondata di frassini e ontani, davanti alla quale se ne sta tutto solo un ragazzo che, con un coltello, scorteccia un piccolo ramo per farsene un bastone; da una finestra della casa pende una drappo tricolore. Appena vede i cavalleggieri, il ragazzo butta via il bastone e si leva il berretto. E’ un bel ragazzo, con gli occhi grandi e celesti e i capelli biondi: è in maniche di camicia e mostra il petto nudo. L’ufficiale, ferma il cavallo. UFFICIALE Ragazzo, c’è nessuno in casa? RAGAZZO Nessuno. Sono fuggiti tutti, per paura della guerra. UFFICIALE E tu? Non sei fuggito con la tua famiglia? RAGAZZO (DURO) Io? Io non ho più famiglia. Mio padre e mia madre li hanno ammazzati gli austriaci! L’ufficiale salta giù da cavallo e gli si avvicina. UFFICIALE E dimmi, dove sono gli austriaci, ora? RAGAZZO Non lo so. Non ne vedo nessuno da tre giorni. 574 L’ufficiale sembra valutare con occhio critico l’altezza della casa. Poi commenta, rivolgendosi al sergente che è sceso da cavallo anche lui... UFFICIALE Dal tetto non si vedrebbe più di quel che si vede da qui. Bisogna salire su quell’albero... Proprio davanti alla casa si drizza un frassino altissimo e sottile, che dondola la vetta nell’azzurro. L’ufficiale guarda l’albero, poi il sergente, che scuote la testa... SERGENTE Signor tenente, il peso di uno di noi lo farebbe curvare... forse spezzare... Il ragazzo si fa avanti, deciso: RAGAZZO Ci salgo io, signore! Lo faccio sempre. Si curva un poco, ma non si è mai spezzato! L’ufficiale lo guarda, come per pesare la proposta. UFFICIALE E hai una buona vista? Sapresti dirmi se ci sono soldati austriaci da quella parte, nuvoli di polvere, fucili che luccicano, cavalli? RAGAZZO Sicuro! Io vedo un passero lontano un miglio. UFFICIALE E che cosa vuoi per farmi questo servizio? RAGAZZO (AMARO) 575 Che cosa voglio? Niente. E’ un dovere. L’ufficiale lo fissa per un istante in silenzio; poi non sa trattenere un'altra rapida, carezza sul capo del ragazzo, e dice con tono secco. UFFICIALE Bene. Va su dunque. Il ragazzo si leva le scarpe, si stringe la cinghia dei calzoni, butta nell’erba il berretto e abbraccia il tronco del frassino. UFFICIALE No…Aspetta... Fa l’atto di trattenerlo, come preso da un timore improvviso. Il ragazzo si volta a guardarlo, coi suoi begli occhi celesti, interrogativi. UFFICIALE ... Niente. Va su. Ma sta attento!... Il ragazzo spicca un balzo e va su come un gatto. In pochi momenti è sulla cima dell’albero, avviticchiato al fusto, ma col busto scoperto, i suoi capelli luccicano come oro alla luce del sole. Ormai lo si vede appena, tanto è piccolo lassù... Il ragazzo stacca una mano dall’albero, la porta a riparare gli occhi dal sole e comincia a scrutare la campagna. UFFICIALE Che cosa vedi? Il ragazzo china il viso verso di lui, e facendosi portavoce della mano, risponde: RAGAZZO Due uomini a cavallo, sulla strada bianca. UFFICIALE A che distanza di qui? 576 RAGAZZO Mezzo miglio. UFFICIALE Che altro vedi? Guarda a destra. Il ragazzo guarda a destra. Poi dice: RAGAZZO Vicino al cimitero, tra gli alberi, c’è qualche cosa che luccica. Sembrano baionette. Vedi gente? UFFICIALE RAGAZZO No. Ma possono stare nascosti nel grano. In quel momento un fischio di palla acutissimo passa alto per l’aria e va a morire lontano dietro la casa. UFFICIALE Scendi, ragazzo! T’hanno visto. Vieni giù. RAGAZZO Non ho paura. UFFICIALE Scendi, ti dico!... Il ragazzo non si muove, continua a scrutare la campagna: e in quel momento un altro fischio più acuto e più basso del primo taglia l’aria. Il ragazzo esclama: RAGAZZO Accidenti! Ce l’hanno proprio con me! La palla gli è passata vicinissima. 577 UFFICIALE Vieni giù, ti ho detto!! RAGAZZO Scendo subito. Ma l’albero mi ripara, non abbia paura. Non vuole sapere che cosa vedo a sinistra? UFFICIALE Ti ordino di scendere! Il ragazzo sporge il busto dalla parte sinistra e dice: RAGAZZO A sinistra... dove c’è una cappella, ci sono molti soldati appostati dietro il muro di cin... Un terzo fischio rabbioso. Il ragazzo smette di parlare. Lo si vede trattenersi per un attimo al fusto ed ai rami, e poi venir giù, precipitando a capo fitto colle braccia aperte. Batte la schiena per terra e resta disteso con le braccia larghe, supino; un rigagnolo di sangue gli sgorga dal petto, a sinistra. Maledizione! UFFICIALE (URLANDO) Accorre verso il corpicino. Altri due soldati saltano giù da cavallo e insieme al sergente lo raggiungono. L’ufficiale si china sul ragazzo e gli apre la camicia: gli preme la mano sul petto per ascoltare i battiti del cuore, ed impallidisce; è commosso; lo adagia col capo sull’erba; s’alza, s’avvicina alla casa, leva dalla finestra la bandiera tricolore e la distende come un drappo funebre sul piccolo morto, lasciandogli il viso scoperto. Il sergente raccoglie a fianco del morto le scarpe, il berretto, il bastoncino e il coltello. Stanno ancora un momento silenziosi; poi l’ufficiale si rivolge al sergente: UFFICIALE Lo manderemo a pigliare dall’ambulanza: è morto da soldato; lo seppelliranno i soldati. Detto questo, con un gesto della mano manda un bacio al morto e grida: 578 UFFICIALE Questo ragazzo ci ha salvato da un agguato... A cavallo! Tutti balzano in sella e il drappello riprende il cammino. PERBONI OFF Poche ore dopo il piccolo morto ebbe i suoi onori di guerra. Al tramonto, tutta la linea degli avamposti italiani che avanzava verso il nemico... 628. CASALE RUSTICO. ESTERNO TRAMONTO E mentre la voce di Perboni riprende il racconto, riappare la stessa scena, ma più tardi, nella luce del tramonto... PERBONI OFF ... passò accanto a quel casale rustico. La notizia della morte del ragazzo era già corsa fra quei soldati... Quando i primi ufficiali del battaglione vedono il piccolo cadavere disteso ai piedi del frassino e coperto dalla bandiera tricolore, lo salutano con la sciabola; uno di essi si china sopra la sponda di un rigagnolo, ch’è tutta fiorita, strappa due fiori e glieli getta. Allora tutti i bersaglieri, via via che passano, strappano dei fiori e li gettano al morto. In pochi minuti il ragazzo è coperto di fiori, e ufficiali e soldati, passando, gli mandano un saluto: VARIE VOCI Bravo, piccolo lombardo! Addio, ragazzo! A te, biondino! Evviva! Gloria a te! Addio!... Un ufficiale si strappa dal petto la medaglia al valore e glie la getta... Un altro va a baciargli la fronte. 579 629. AULA SCOLASTICA. INTERNO GIORNO Regna fra i ragazzi un silenzio di tomba, mentre Giulio termina il suo racconto con voce grave e turbata, lo sguardo perso in quella memoria lontana... PERBONI I fiori continuarono a piovergli sul petto insanguinato, sul capo biondo. Lui se ne stava là nell’erba, avvolto nella bandiera, col viso quasi sorridente, povero ragazzo, come se sentisse quei saluti, e fosse contento d’aver dato la vita per la sua Lombardia. Fa una breve pausa, prima che, nel silenzio, giunga dal corridoio il suono della campanella. PERBONI Bene, potete andare... (SCUOTENDOSI) Ma uno dei ragazzi, Precossi, alza la mano per fare una domanda: PRECOSSI Signor maestro, negli altri racconti lei a un certo punto ci chiedeva cosa avremmo fatto al posto del protagonista. Questa volta, no. Perché? Giulio li guarda tutti con uno strano sorriso, poi dice in tono pacato, metà scherzoso e metà serio: PERBONI Dopo quello che ha fatto Franti, credi che io possa avere dubbi su come si sarebbe comportato ciascuno di voi al posto di quella piccola vedetta lombarda? 580 Si avvia verso la porta; i ragazzi lo seguono scambiando sorrisetti di orgoglio e, mentre escono dall’aula, Giulio ferma Nobis: PERBONI Nobis, aspetta un attimo... 630. CASA NOBIS. STUDIO DELL’AVVOCATO. INTERNO GIORNO In casa Nobis, nell’elegante studio dell’avvocato, il maestro Perboni, con il piccolo Garrone e Nobis figlio, sono davanti all’avvocato. PERBONI ... So quello che ha fatto per me, avvocato, e la ringrazio. Ma, come le dissi, più di me aveva bisogno di aiuto il povero Garrone... Interviene di slancio il piccolo Nobis per perorare con commosso calore la causa del padre del suo compagno. NOBIS Se puoi fare qualcosa, papà, ti prego di farla. Il padre di Garrone è una brava persona. Non capisco perché lo hanno messo in prigione dopo aver fatto morire sua madre!… L’avvocato ascolta anche suo figlio con attenzione curiosamente rispettosa. Garrone se ne sta in timoroso silenzio, con il berretto in mano, senza osare di guardare negli occhi l’uomo potente dal quale può dipendere il destino di suo padre e suo. Giulio gli tiene una mano sulla spalla, come per dargli coraggio e speranza, mentre a questo punto l’avvocato dice al figlio: AVV. NOBIS Ti ringrazio. Ho capito. Ma ora tu e il tuo compagno andate di là. Ho bisogno di parlare da solo con il vostro maestro. (sorride a Garrone) Stai tranquillo, ragazzo. Faremo tutto quanto è in nostro potere per ottenere giustizia. 581 GARRONE (TIMIDAMENTE) Grazie, signor avvocato… Garrone ha gli occhi lucidi di speranza e riconoscenza, mentre il piccolo Nobis lo prende per il braccio lo trascina fuori della stanza. Rimasti soli, l’avvocato, dopo qualche istante di silenziosa riflessione, dice a Giulio con fermezza: AVV. NOBIS Forse lei e io, maestro Perboni, non abbiamo le stesse idee politiche. Ma ho la più assoluta fiducia nella sua lealtà. Se lei mi assicura che il signor Garrone non è legato a nessuna organizzazione di tipo... PERBONI (INTERROMPENDOLO ) Potrei mettere la mano sul fuoco, avvocato. E’ solo un uomo che si batte per ottenere condizioni di lavoro più umane. L’avvocato fa un cenno affermativo, come per testimoniare la propria adesione a quel principio. Ma aggiunge con un sospiro: AVV. NOBIS Non sarà cosa di un giorno... Bene. Come mio figlio le avrà detto, sono in partenza per Roma. Mi occuperò subito del problema. PERBONI La ringrazio. L’avvocato ha un gesto come per sgombrare l’aria dall’argomento “ringraziamenti”. Poi apre la porta dello studio... 631.STRADA E CAFFE'. ESTERNO POMERIGGIO 582 Diretto verso l’ospedale Perboni attraversa la strada in cui si trova il caffè dove era stato con Margherita. Si ferma a guardare il tavolo al quale era seduto con lei. Sul suo viso è disegnata la tristezza. Gli si avvicina la vecchia fioraia che l’ha riconosciuto e ha notato la sua espressione. Con tono quasi materno, glie ne chiede conto: FIORAIA Perché è così triste?... E perché la bella signorina dell’altra volta non è con lei? Avete litigato? Giulio le sorride malinconicamente. PERBONI Non abbiamo litigato. E’ in ospedale. Sta male... molto male. La donna appare sinceramente costernata. Scuote la testa, poi gli porge un mazzetto di fiori di campo: FIORAIA Glieli porti da parte mia e le dica di guarire in fretta, voglio vedervi ancora qui, insieme. Giulio fa il gesto di estrarre delle monete dal taschino, ma lei si affretta a far segno di no. E’ un regalo. PERBONI (COMMOSSO) Grazie! 632. INT. OSPEDALE. STANZA MARGHERITA. POMERIGGIO-SERA Quando Giulio entra nella stanza di Margherita, la trova sola, con gli occhi chiusi e osserva con raccapriccio, in silenzio, il suo viso affilato ed esangue, i cerchi scuri delle occhiaie, il risalto impressionante degli zigomi, la spaventosa assenza di respiro; per un pauroso attimo gli sembra morta. Si precipita accanto a lei sussurrando, spaventato: PERBONI 583 Margherita!... Lei apre gli occhi, lucidi di febbre e gli sorride. Ha capito e mormora con stanca ironia: MARGHERITA Non sono andata via, vedi? Sono ancora qui, con te... Lui le si avvicina e le mostra il mazzetto di fiori di campo. PERBONI Ti ricordi la fioraia del caffè?... Me li ha dati per te... MARGHERITA E’ stata gentile... Tenta di prendere il mazzetto, ma un improvviso attacco di tosse le squassa il petto. Giulio le si siede accanto, la sorregge, le fa bere un po’ d’acqua, poi le tiene la mano e con dolcezza... Lei appare ancora più debole, ma si sforza nuovamente di parlare... MARGHERITA (DEBOLE) I miei bambini... come stanno? Lui si sforza di rispondere in tono leggero. PERBONI Bene. Ti mandano tanti baci, e io sono il fortunato messaggero che te li dovrà dare per conto loro... Le prende la mano e, continuando a baciarla sul dorso, sul palmo, le parla con dolcezza, ma con forza e calore crescenti... PERBONI ... Non puoi lasciarmi, hai capito? Senza di te non saprei cosa fare... la mia vita non... (con impeto) non avrebbe più senso... Io ti amo... ti amo!... Ti ho amata fin 584 dal primo istante in cui i miei occhi si sono posati su di te... ma ero troppo preso dai miei problemi per accorgermene. Lei fa uno sforzo per stringere con la sua mano quella di Giulio. MARGHERITA Ti ricordi... l’uomo della pianola?... (lui annuisce) E ti ricordi quello che mi dicesti?... Il destino non si può comprare... Lui nega disperatamente. PERBONI Il destino non esiste, Margherita!... Le nostre scelte, la nostra volontà, questo è il destino!... E io ora voglio che tu guarisca. Lo voglio con tutte le mie forze. La porta della stanza viene aperta e appare il primario, accompagnato da un paio di assistenti da due infermiere e da suor Maria. La suora si avvicina a Giulio e con garbo lo aiuta a sollevarsi e ad allontanarsi dal letto. SUOR MARIA (DOLCEMENTE) Deve uscire, maestro Perboni. I medici devono visitarla, fare altri controlli. Vada, magari, in giardino. Appena avremo finito la raggiungo lì... La mano di Giulio si stacca da quella di Margherita con difficoltà. Scambiano ancora un sorriso, prima che lui obbedisca e lasci la stanza. Un assistente chiude la porta alle sue spalle, mentre il primario aiuta Margherita a mettersi seduta nel letto, chiedendole con formale bonarietà. PRIMARIO Come va?... 585 MARGHERITA Spero che me lo dica lei, professore… Sorride fiaccamente anche il medico, nel sollevarle la camicia da notte sulla schiena. PRIMARIO Respiri profondamente... MARGHERITA Se ce la faccio... PRIMARIO Si sforzi, per favore... Infila nelle orecchie gli auricolari e comincia ad applicare lo stetoscopio su varie zone delle spalle nude dell’ammalata. Nel silenzio assoluto che regna ora nella stanzetta si ode appena il debole respiro di Margherita che sembra scandire le medesime cadenze... 633. OSPEDALE. GIARDINO. ESTERNO TRAMONTO-SERA ... dei passi di Giulio sulla ghiaia. Il maestro è nel giardino dell’ospedale e percorre a testa bassa, lentamente, avanti e indietro, lo stesso tratto di un vialetto deserto, appartato. Le ultime luci del giorno stanno ormai attenuandosi quando viene raggiunto da Suor Maria. Lui si ferma, la fissa con una domanda nello sguardo colmo di ansia. Lei si morde il labbro... SUOR MARIA La febbre è molto alta. Il focolaio si è ancora più esteso... PERBONI ANGOSCIA) (CON GELIDA E allora? SUOR MARIA 586 Allora forse è meglio pregare il Signore perché faccia lui qualcosa. I medici sembrano impotenti. PERBONI (AMARO) Pregare?... Ma io non so come si fa, non l’ho mai fatto. SUOR MARIA Non importa che lei non sappia pregare. Gli parli come farebbe con un amico. Se é Dio a mandare la malattia, sarà Dio ad allontanarla, vedrà… Si accomiata con un mesto sorriso e rientra nell’edificio. Giulio, il volto terreo, negli occhi una luce disperata, resta a guardare come pietrificato la porta in cui la suora è scomparsa... 634. CAMPETTO ALLENAMENTO. ESTERNO GIORNO Al campetto i ragazzi si preparano ad esercitarsi con la palla di stracci. Derossi chiede ai compagni: DEROSSI E Votini? Enrico?... Com’è che non si vedono? STARDI So che andavano in ospedale a sentire notizie di Franti e della signorina Margherita. Cominciano a palleggiare pigramente senza molta voglia, quando arriva Garoffi. GAROFFI Ehi!... Sembrate un branco di pappamoscie! Se volete tirarvi un po’ su... 587 Estrae di tasca un sacchetto delle solite palline di zucchero che prende alla drogheria del padre e che spaccia come prodotti energetici. Agita il sacchetto nell’aria... GAROFFI ... Queste vi danno la carica, e siccome oggi mi sento buono, ve le do con lo sconto: tre al prezzo di due. Quasi tutti i ragazzi gli s’avvicinano tirando fuori dalle tasche le monetine di cui dispongono. PRECOSSI Due al prezzo di una, se no niente. GAROFFI (SOSPIRANDO) E va bene. Ma così io non ci guadagno niente. La compravendita procede svelta e Garoffi mette assieme un discreto gruzzoletto. E intanto sfotte i compagni: GAROFFI Non spendetevi tutto! Ricordatevi la scommessa sul matrimonio di Perboni con la signorina Margherita! E allora? STARDI GAROFFI Come “allora”! Con quella che sta più di là che di qua, mi sa che ‘sto matrimonio... Fa una smorfia di compiaciuto scetticismo e conclude con una irritante sghignazzata: GAROFFI ... E allora dovrete pagare!... 588 Garrone, sdegnato da quel cinismo, lo afferra per il bavero e lo sbatte contro il muro che circonda il campetto. GARRONE Brutta vipera! Pur di incassare la tua maledetta scommessa sei capace di desiderare che quella poveretta muoia! Gli molla una sberla da far volar via il berretto dalla testa di Garoffi. Derossi interviene: DEROSSI Lascialo perdere... (A GARRONE) Trascina via Garrone e tutti, succhiando le caramelle, tornano verso il campo. DEROSSI Proviamo qualche manovra. Dobbiamo decidere chi prende il posto di Franti in attacco. Garoffi, rosso di rabbia, raccoglie da terra il suo berretto. Fissa i compagni con un odio che non gli avevamo mai visto prima. Gli altri lo ignorano, scambiano qualche passaggio, ma, ancor più di prima, senza molta voglia... 635. OSPEDALE. STANZA FRANTI. INTERNO GIORNO Sulla soglia della stanza fanno la loro comparsa Enrico, Olga, e suo fratello. Franti li accoglie con un sorriso. E subito fa lo “spiritoso”: FRANTI Ehi... speravate che non ce la facessi? Invece, mi dispiace, ma sono ancora qua!… I tre sorridono. Enrico si avvicina al letto del suo rivale in amore: ENRICO Vogliamo tutti che tu guarisca al più presto. 589 Si china, lo bacia sulla guancia. Franti è commosso, anche se fa ogni sforzo per non darlo a vedere. Anche Votini gli va vicino e lo abbraccia. VOTINI Ma non ti ci abituare, eh! Per ultima gli si avvicina Olga. Franti la guarda e con un tono sofferente le dice: FRANTI Combino solo guai. Il destino ce l’ha con me. OLGA Non fare la vittima, che non ti si addice. (poi, con dolcezza) Sono fiera di te. Votini spalanca gli occhi con esagerata meraviglia e indica il ferito, esclamando: VOTINI Gesù! E’ diventato rosso come un peperone! FRANTI (A OLGA) Dì a quello scemo di tuo fratello di levarsi dai piedi! Olga annuisce ma non dice niente. Invece, di colpo, si china su di lui e lo bacia su una guancia. Franti è confuso, felice e stordito… fissa Olga… poi Enrico, poi di nuovo Olga. FRANTI Se mi dai un altro bacio, mi sa che Enrico mi dà un’altra coltellata. ENRICO (SORRIDE) Ormai ho capito che hai vinto, Franti… FRANTI 590 Beh, non si può essere sempre i peggiori. (poi torna serio, fissa Enrico) Ma per te, chi sono? ENRICO Un amico. E anch’io ti sono amico, comunque. Franti allunga la mano che Enrico stringe con forza. Olga si sente un po’ estraniata. Interviene. OLGA Avete finito? Beh, parliamo di cose serie. Come sta la signorina Margherita? FRANTI Male. Sta molto male. E sono preoccupato anche per il maestro Perboni. E’ uno straccio. OLGA L’abbiamo incontrato all’ingresso. Lui usciva mentre noi arrivavamo. Aveva una faccia, poveretto!... ENRICO Credo che non si sia accorto di noi. Lo abbiamo salutato, e nemmeno ci’à risposto. Restano in silenzio, i volti assorti in espressione grave, nel pensiero del maestro. 636. STRADA CHIESA. ESTERNO TRAMONTO Giulio è davvero lo smagrito, le occhiaie una luce febbrile. E’ tasche della giacca, strada, su... spettro di se stesso. La barba non fatta, spaventose attorno agli occhi che brillano di fermo all’angolo di un palazzo, le mani nelle lo sguardo fisso verso il lato opposto della 591 ... l’ingresso di una piccola chiesa di quartiere. Una chiesa “povera”, dalla facciata modesta. Proprio in questo momento ne esce un vecchio che tiene per mano una bambina. Si allontanano verso l’estremità della strada, mentre... ... Giulio, come se prendesse una decisione improvvisa ma faticosa, scende dal marciapiedi e attraversa la strada... Anche il suo passo è incerto, quasi barcollante e, quando raggiunge il portale della chiesa esita ancora per qualche secondo prima di entrare. 637. INT. CHIESA. SERA La chiesa è immersa nella semioscurità. Poche candele accese sull’altare maggiore. Poche altre sui due altari laterali. Non ci sono fedeli, solo un'anziana perpetua che ramazza metodicamente i lastroni di pietra del pavimento. Lo sguardo di Giulio indugia per un istante sulla donna che, dalla sua posizione, sembra studiarlo con altrettanta curiosità, quindi sale scettico al volto del Cristo del crocefisso centrale. Gli si avvicina lentamente. Alla base c’è una cassetta per le elemosine. Giulio estrae di tasca una grossa moneta da dieci lire e la infila nella fessura della cassetta. Poi accende un fiammifero e con esso, una candela. PERBONI (SUSSURRANDO) Ecco... ora ti vedo meglio... E sempre sussurrando, gli parla ancora... PERBONI ...Non ci siamo frequentati molto in questi anni, ma dicono che tu puoi tutto... se è veramente così allora non portarmi via anche lei, falla vivere!... Non si merita di morire, è la creatura più buona e più dolce che esista su questa terra!... Prendi me, se vuoi, ma non togliere la vita a lei... 592 La perpetua ora gli é quasi vicino. Lo scruta. Giulio controlla più che può l'emozione che lo sta travolgendo e, dopo averle sorriso, si allontana frettolosamente dall'altare. 638. OSPEDALE. STANZA MARGHERITA. INTERNO NOTTE E’ notte alta. Margherita è nel pieno di una crisi. Tiene gli occhi chiusi e tossisce violentemente, delira. A lato del suo letto suor Maria prega con tenacia, sgranando un rosario. Il rumore della porta che si apre richiama la sua attenzione. E’ Giulio. Alla suora dice soltanto, in un sussurro: PERBONI Voglio starle vicino… La suora annuisce e riprende a pregare; lui va sedersi accanto al letto, sul lato opposto a quello della suora. Prende la mano di Margherita tra le sue e se la porta accanto al volto... PERBONI (SUSSURRANDO) Margherita… Ma lei, esausta, intorpidita dal sedativo, non lo può sentire. 639. OSPEDALE. STANZA MARGHERITA. INTERNO ALBA Oltre la finestra si vede ora il cielo rischiarato dalla luce dell’alba. Suor Maria si è appisolata con il rosario tra le dita. Anche Giulio dorme, con la testa appoggiata accanto a quella di Margherita. Il volto della ragazza è composto, sereno, il suo respiro regolare. Entrano nella stanza un medico e un’infermiera. Il lieve rumore della porta sveglia di soprassalto Giulio e suor Maria. Il medico si avvicina al letto e tocca il polso e la fronte di Margherita. Il suo volto si rabbuia e Giulio e la suora lo fissano allarmati. Che c’è, dottore? PERBONI (CON ANGOSCIA) MEDICO (SBALORDITO) Non riesco a crederci: è sfebbrata! 593 Giulio è come tramortito. Balbetta: PERBONI Questo vuol dire... vuol dire che… MEDICO Vuol dire... beh, naturalmente occorre fare tutti i controlli del caso, ma… (sorride) ma credo proprio che la crisi sia superata. Il mento di suor Maria trema visibilmente; due lacrime silenziose le rigano il volto e, con un gesto istintivo, bacia il rosario. Proprio in quell’istante Margherita si sveglia, guarda Giulio ed accenna ad un sorriso. Lui sembra come tornato in vita, ha il volto acceso da una gioia inesprimibile, la voce rotta dall’emozione... PERBONI Come ti senti? MARGHERITA Ho fame... Il medico, l’infermiera la guardano e sorridono. Sorride anche la suora tra le lacrime. Giulio accarezza teneramente il viso della ragazza poi guarda verso suor Maria. I due scambiano uno strano sorriso, come d’intesa. La suora esce, insieme al medico e alla infermiera. Giulio e Margherita sono soli. Lei gli sorride. Giulio si siede sul letto, china verso di lei e la bacia. PERBONI Voglio chiederti una cosa e... ecco questo forse non è il momento più adatto per chiedertela, ma mi è venuta improvvisamente una gran fretta... e non so più aspettare... (fa una piccola pausa) Io... ecco, io... insomma, mi vuoi sposare? 594 Margherita lo guarda e non risponde. I suoi occhi sono lucidi di commozione. Ha solo la forza di annuire col capo. Giulio la prende fra le braccia e se la stringe teneramente. 640. CAMPETTO ALLENAMENTO. ESTERNO GIORNO I ragazzi stanno esercitandosi, come sempre divisi in due squadre: Garrone in porta, e cinque difensori contro cinque attaccanti. Ai margini del campetto ci sono come di solito Nelli e Garoffi. A un certo punto Garrone fa grandi segni di smettere e grida: GARRONE C’è il maestro!!… C’è il maestro!! Perboni è comparso all’ingresso del campetto reggendo in una mano una vecchia cappelliera. Appare sbarbato e riposato e saluta i suoi allievi con un allegro... PERBONI Ciao, ragazzi! E il tono del suo saluto, la sua aria lieta, uniti al suo aspetto, vengono giustamente interpretati dai ragazzi come segni che ci sono buone notizie. Subito lo tempestano di domande: VOCI RAGAZZI Viene dall’ospedale? Come sta la signorina Margherita? Sta meglio, vero? Lo si vede dalla sua faccia! Quando possiamo andare a trovarla? Giulio alza le braccia sorridendo, come per dichiarare la sua resa. PERBONI Per favore!... Zitti! Lasciatemi parlare... (i ragazzi ubbidiscono pronti) Punto primo: è vero, la signorina Margherita sta molto meglio!... La notizia viene accolta da un fragoroso: 595 Evviva!! RAGAZZI IN CORO PERBONI Potrete farle visita presto, ma non tutti insieme: un paio alla volta, intesi? Ha superato la crisi e ora ha bisogno di tranquillità, di cure intense e di tempo per riprendersi. Punto secondo... (sorride strizzando l’occhio) Voglio che siate i primi a saperlo: ho chiesto alla signorina Margherita di sposarmi e non so perché, ma mi ha detto di sì... Un secondo ancor più fragoroso: RAGAZZI IN CORO EVVIVA!!... ... risuona nell’aria. Garrone fa le corna con le mani all’indirizzo di Garoffi, che risponde con una smorfia seccata, mentre i ragazzi applaudono e Giulio deve di nuovo invitarli a star buoni per poter continuare. PERBONI Basta! Basta così!... (scherzando) Ho capito che non siete del tutto contrari! (i ragazzi ridono) Per questa ragione, quando Margherita ed io ci sposeremo, vogliamo che tutti voi siate presenti!... (nuovo battimano, nuovo invito alla calma) Non ho finito!... Punto terzo! (si rivolge al Muratorino) ... Rabucco passami la palla... 596 Il Muratorino esegue e gli passa la palla di stracci che Perboni calcia al volo spedendola molto lontano: PERBONI ... Non ci serve più perché da oggi giocherete con questa. Scoperchia la cappelliera ed estrae dal suo interno il pallone di cuoio. PERBONI E’ vostro. Vi ci dovrete abituare, ma vedrete che sarà tutta un’altra musica. I ragazzi sembrano impazziti: ridono, saltano, applaudono, toccano, annusano e guardano con ammirazione il pallone passandoselo di mano in mano sotto lo sguardo compiaciuto del maestro, finché Precossi non getta una secchiata di acqua fredda sul generale entusiasmo: PRECOSSI Sì, ma senza Franti le becchiamo lo stesso! MURATORINO (MALINCONICO) E’ vero! Lui è l’unico in grado di inquadrare la porta. PERBONI Io spero come voi tutti che Franti si riprenda in tempo. Ma se ognuno di voi darà il massimo sento che ce la potete fare anche senza Franti. (stringe il pugno nell’aria) Ma ce la dovete mettere tutta! Non dovete attaccarvi ad ogni pretesto per arrendervi prima ancora di combattere! E’ chiaro?!... Parla con grande calore e decisione cercando di trasmettere la sua carica di entusiasmo e di volontà a tutta la squadra. Ripete con più forza: 597 PERBONI E’ chiaro!!? Sì! RAGAZZI IN CORO Ma per Giulio è un “sì” fiacco. Il maestro fa una smorfia di disgusto. PERBONI Non vi ho sentito! Voglio un “sì” nel quale ci sia tutta la vostra determinazione, tutta la vostra convinzione! E’ chiaro??! Questa volta la risposta è un... RAGAZZI IN CORO SIIIIIII’!! ... da far tremare i vetri delle case vicine. Giulio li guarda soddisfatto. Riprende il possesso del pallone e con tono pacato aggiunge: PERBONI Bene... Cominciate a dimostrarmelo: prima di dare un calcio a questo pallone, dovrete fare venti giri di corsa del campo. Avanti march! Pur con qualche borbottamento i ragazzi ubbidiscono e cominciano girare a passo di corsa intorno al campo. Perboni resta al centro con Nelli, ormai entrato nel ruolo di vice allenatore, e con Garoffi che ha ancora lo sguardo carico di rancore. Perboni se ne accorge: PERBONI ... Che ti succede Garoffi? Hai litigato con qualcuno? GAROFFI No. Non ho niente... Si stringe nelle spalle e si allontana. 598 641. OSPEDALE. STANZA FRANTI. INTERNO TRAMONTO Olga entra nella stanza di Franti reggendo due pacchi; un di forma rotonda. E un'altro più piccolo. OLGA Ciao... come stai? FRANTI Benissimo!... quando tu vieni a trovarmi. La ragazza gli lancia il pacchettino sul letto. Franti lo afferra e comincia incuriosito ad aprirlo... FRANTI Che cos’è? Dentro c’è una maglietta a mezze maniche, di un bel colore azzurro con cucito sul petto e sulla schiena il numero 9, il numero che spetta in squadra al centrattacco. Lui guarda la maglietta come estasiato. Fa il gesto di indossarla subito, sopra la camicia da notte, ma il movimento un po’ brusco gli strappa una smorfia di dolore. Deve rinunciare, e subito lei gli toglie di mano la maglia. OLGA Non fare il pazzo, come al solito! Te la metterai quando sarai guarito. FRANTI Hmm... mi sa che non guarirò in tempo per indossarla. (la fissa con intenzione) Dalla a Enrico. Sarà lui il nuovo centrattacco: (melodrammatico) prenderà il mio posto nella squadra... e magari non solo in quella. Olga gli sorride. Stupido... OLGA 599 Lui accenna all’altro pacco. FRANTI E lì dentro invece che c’è? OLGA Una torta. (con aria dispettosa) Peccato che non sia per te! Anzi... E' per la signorina Margherita. Si fissano in silenzio per un istante. Poi lei, un’espressione stranamente accesa sul volto, si china lentamente e con le sue labbra sfiora appena, leggermente, quelle del “degente”. Si risolleva di colpo, rigida, come spaventata lei stessa del gesto che ha compiuto. Lui, invece, la guarda come imbambolato, incredulo, il labbro pendulo. Dopo non più di cinque secondi, lei, senza dire una parola, quasi di corsa, raggiunge la porta, la spalanca, esce, la richiude alle proprie spalle. Franti porta la mano alla bocca e si tocca delicatamente le labbra, poi fissa stralunato i polpastrelli, come se si aspettasse di trovarvi chissà quale segno del miracolo appena avvenuto... 642. OSPEDALE. GIARDINO. ESTERNO TRAMONTO Margherita è seduta su una panchina, nel giardino dell’ospedale, a godersi l’ultimo sole della calda giornata primaverile. Sorride nel vedere Olga che si avvicina. La ragazzina porta in mano un vassoio sul quale c’è la torta, spacchettata e disposta su un piatto di portata con accanto due piattini e le posate. La ragazzina bacia affettuosamente Margherita, che domanda con aria allegra: MARGHERITA E’ per me? Olga annuisce mentre depone il vassoio della torta sulla panchina. L’ho fatta io. OLGA 600 Taglia due fette che mette nei piattini: Margherita prende con la forchetta un boccone, lo mette in bocca, assapora sotto lo sguardo ansioso di Olga, ed emette un “hmmm” di apprezzamento, esclamando... MARGHERITA Ma é squisita! OLGA Mio fratello mi ha detto che lei e il maestro Perboni vi sposerete. Margherita annuisce e Olga fa un lungo sospiro. Ah, come grande... OLGA vorrei essere già MARGHERITA C’è tempo tesoro, c’è tempo. 643. CASA PERBONI. INTERNO SERA Giulio sembra occupato a fare le grandi pulizie nel suo minuscolo appartamentino: elimina cartacce, riordina i documenti che ingombrano il suo tavolo da lavoro, riallinea i libri dello scaffale, spolvera con uno straccio tutte le superfici di casa. Rifà perfino il letto abbandonato da tempo. Suona il campanello della porta Dalla sua aria sorpresa si intuisce che il maestro non aspetta nessuno, e va ad aprire con qualche apprensione. Ma subito il suo volto si rischiara ed esclama con lieta sorpresa: PERBONI Signor Garrone!... Il ferroviere è lì col berretto in mano, sul volto un mezzo sorriso commosso, e accanto il figlio che guarda il suo maestro con gli occhi che sprizzano gioia e riconoscenza. Il piccolo Garrone dice con voce rotta dalla commozione: GARRONE Lo hanno scarcerato oggi! 601 E scoppiando in lacrime si aggrappa a Giulio in un abbraccio dal quale il maestro è quasi travolto. Sono lacrime di gioia, e Giulio ride, commosso anche lui, invitandoli... PERBONI Ma entrate, entrate... Li fa entrare e chiude la porta. Il ferroviere estrae di tasca una lettera e glie la porge. GARRONE PADRE E guardi cos’ho trovato a casa... Giulio prende la lettera; è una lettera della Società Ferroviaria e gli basta una rapida occhiata per capire di cosa si tratta; la restituisce all’uomo esclamando a mezza voce con grande soddisfazione: PERBONI Le hanno ridato il posto! GARRONE PADRE Tutto merito suo! PERBONI Ma no, ma no!... Ha visto, piuttosto? Non siamo soli. Anche tra le persone che sembrerebbero lontane dai problemi della gente come noi, c’è invece chi pensa che le cose devono cambiare... Questa è una nazione giovane, non dobbiamo dimenticarlo... E non dobbiamo disperare!... Con gesto improvviso il ferroviere gli afferra una mano tra le sue e accenna a baciargliela. Giulio la ritira in fretta... PERBONI Per carità, signor Garrone!... La mano si bacia alle statue dei santi, 602 e io sono un povero diavolo come lei!... Ridono allegri, commossi, abbracciandosi tutti e tre, mentre l’immagine 644. STAZIONE. ESTERNO GIORNO Tra altra gente in attesa, Giulio è sul marciapiedi, accanto al binario su cui si ferma, sbuffante, soffiando dagli scarichi nuvole di vapore, il treno proveniente da Genova. Gli sportelli degli scompartimenti si aprono, i viaggiatori cominciano a scendere... Giulio scruta, cercando tra i viaggiatori sua madre, e finalmente la vede, la saluta con la mano, chiamandola: PERBONI Mamma!... Mamma!!... Corre verso di lei. La donna è affacciata a uno degli scompartimenti e subito porge al figlio la valigia, poi scende. MADRE PERBONI Uuuh, che viaggio! Una fermata ogni tre minuti! La puzza di carbone! Era meglio la diligenza! Abbraccia e bacia il figlio, poi si avviano verso la testa del binario. MADRE PERBONI Passiamo un momento per casa? PERBONI Non c’è tempo, mamma. Ti lascio da Margherita perché devo raggiungere i ragazzi. Oggi viene il direttore a vederli giocare e bisogna che ci sia anch’io. Poi ti vengo a riprendere... Spariscono tra la folla verso l’uscita della stazione... 645. CAMPETTO DI ALLENAMENTO. ESTERNO GIORNO 603 I ragazzi, come sempre divisi in due squadre, sono impegnati in una partitella. Ce la mettono tutta perché, dai margini del campetto... ...il Direttore e il maestro Perboni li stanno osservando, e Giulio, a mezza voce, fornisce al suo superiore alcune spiegazioni sul gioco. PERBONI ... e l’abilità consiste smarcarsi da... nello DIRETTORE Smarcarsi? PERBONI Vuol dire rendersi liberi, piazzarsi in un’area del campo in cui non ci sono avversari, di modo che chi è in possesso della palla possa passargliela, chiaro? DIRETTORE Chiarissimo. (accennando compiaciuto verso il campo) Mi sembrano bravi, no? PERBONI Devono ancora lavorare parecchio, ma vedrà che non ci deluderanno. All’improvviso il pallone arriva tra i piedi del Direttore che, eccitato, urla: DIRETTORE E’ mio! E si predispone per calciarlo. Perboni si mette le mani sugli occhi per non vedere. Il Direttore palleggia con la mano il pallone tentando di calciarlo al volo, ma lo manca e, travolto dallo slancio, finisce per terra. I ragazzi accorrono, ma non sanno se ridere o preoccuparsi. DEROSSI Signor direttore, si è fatto male? 604 Ma il direttore sembra indenne; purtroppo la sua “pesantezza” gli rende difficoltoso rialzarsi da solo e allora tende con un gesto irritato e imbarazzato la mano al maestro... DIRETTORE Beh, cosa aspetta, mi dia una mano, no?! Perboni gli dà la mano e l’aiuta a rialzarsi. Il direttore si ridà un contegno e prende a spazzolarsi i pantaloni impolverati: DIRETTORE Bello sport ma non fa per me. Preferisco la cavalleria... A questa battuta tutti ridono. 646. OSPEDALE. GIARDINO. ESTERNO POMERIGGIO-SERA Margherita è sulla solita panchina, in compagnia della madre di Perboni e parlano tra loro con grande, affettuosa familiarità... MADRE PERBONI ... ed è sempre stato tanto serio... tutto suo padre. Ho tentato di fargli prendere la vita un po’ più alla leggera, ma... niente! MARGHERITA A me piace così com’è. MADRE PERBONI Si capisce! Anche a me... Ma alle volte si complica talmente la vita che... S’interrompe. E’ apparso Giulio che si avvicina, chiaramente compiaciuto nel vedere le due donne così serene e in confidenza tra loro. Sorride anche lui, scherzando... PERBONI Avete malignato abbastanza? (a Margherita) E’ riuscita a farti cambiare idea? 605 MADRE PERBONI Macché... è una ragazza ostinata!... PERBONI Fortunatamente... Ma ora sarà meglio che tu rientri. MARGHERITA Sì, è meglio. Comincia a fare un po’ fresco... La signora Perboni e Margherita si alzano. Giulio aiuta la maestrina che però, improvvisamente, è assalita da un breve, piccolo conato di pianto. Nasconde il viso tra le mani, come se si vergognasse, mentre Giulio, stupito e preoccupato, la stringe a sé... PERBONI Ma che c’è!... Margherita! Perché piangi MADRE PERBONI Non ti senti bene? (rammaricandosi) Colpa mia! L’ho stancata troppo con le mie chiacchiere!... Ma Margherita fa segno di no, si asciuga frettolosamente le lacrime col dorso della mano e torna a sorridere; con curioso pudore mormora: MARGHERITA Mi state dando così tanto… Abbraccia di slancio la madre di Giulio e le due donne rimangono così, strette una all’altra, sotto lo sguardo commosso di Giulio... 647. EST. CAMPETTO DI ALLENAMENTO. POMERIGGIO Mentre i ragazzi si stanno preparando per l’allenamento, Votini e il Muratorino si esercitano a scambiare palla di testa e di piede; sono abbastanza bravi, ma dopo due o tre scambi, per colpire di testa una palla troppo bassa, il Muratorino sbaglia e manda il pallone a rotolare 606 nei piedi di Garoffi che assiste a una diecina di metri di distanza. Votini lo invita a restituire il pallone calciandolo. VOTINI Dai Garoffi! Fa vedere che sai fare!... Magari ti prendiamo in squadra. Con un gesto goffo Garoffi calcia il pallone, ma lo spedisce fuori dal campo in una piccola scarpata. VOTINI Idiota! Si precipita, seguito dal Muratorino per recuperare il pallone; ma quando si affaccia alla scarpata, fa appena in tempo a vedere il capitano della squadra avversaria e due dei suoi compagni che, impadronitisi del pallone, stanno scomparendo, ormai lontani, oltre l’angolo di una stradina. Il vantaggio che hanno è troppo grande. Raggiungerli è impossibile. Votini e Rabucco tornano indietro accolti da Derossi con un... Beh? DEROSSI MURATORINO C’erano tre della squadra avversaria. Se lo sono preso e sono scappati... Derossi se la prende con Garoffi: DEROSSI Sei uno stupido, hai visto cosa hai combinato? Garoffi allarga le braccia: GAROFFI Non l’ho mica fatto apposta. GARRONE Adesso ce lo ricompri! 607 GAROFFI E con cosa? Io vi ho pagato per la scommessa che ho persa del matrimonio. Non ho più una lira... Ricompratevelo voi! ENRICO Il problema non è ricomprare il pallone. I soldi si possono trovare. (furibondo) E’ una questione di principio! Quello è il pallone che ci ha regalato il maestro! I ragazzi si guardano in faccia, costernati. CORETTI E chi ha il coraggio di dirglielo! NELLI Senza pallone, addio allenamenti... E senza rivincita. NOBIS allenamenti, addio Derossi ha uno scatto di rabbia. DEROSSI Ci vogliamo arrendere così!? Hai un’idea? ENRICO STARDI Io ce l’ho: andiamo da loro, gli spacchiamo la faccia e ci ripigliamo il pallone! NELLI Così ci mettiamo dalla parte del torto. 608 VOTINI Nelli ha ragione. Diranno che non siamo sportivi, e che abbiamo paura dello scontro leale, sul campo... Nessuno coglie il leggerissimo sorriso, un sorriso di sfida, che sta piegando le labbra di Nobis; il quale, però, in un tono rassegnato che contrasta stranamente con quel sorriso, dice: NOBIS Beh... adesso andiamocene a casa. Ne parliamo domani, un’idea verrà... Si avvia per andare a raccogliere la cartella e le altre cose nell’angolo del campo che funge da “spogliatoio”. Gli altri lo seguono, mogi, mentre... ... Garoffi li osserva con uno sguardo soddisfatto. Poi si avvia a sua volta, ma nella direzione opposta... 648. EST. CAMPO SQUADRA CONVITTO. POMERIGGIO-SERA Il cielo è rischiarato dalle ultime luci del giorno, quando Garoffi raggiunge il campo dove si allena la squadra avversaria. Sul campo ci sono il capitano della squadra e i due ragazzi che hanno rubato il pallone con lui, più un altro paio di giocatori, e tutti e cinque stanno sghignazzando, commentando evidentemente l’impresa appena compiuta. Quando vedono arrivare Garoffi, la smettono e gli vanno incontro, come se lo stessero aspettando. Garoffi e il capitano avversario parlano tra loro e dai gesti appare chiaro che si stanno accordando su qualcosa. Alla fine vediamo del denaro passare dalle mani del capitano avversario a quelle di Garoffi; poi i due si stringono la mano e Garoffi va via. 649. EST. STRADA CASA BOTTINI. NOTTE Notte. Il portoncino di casa Bottini si socchiude. Enrico sgattaiola fuori, richiude con estrema dolcezza per non far rumore. 609 Poi raggiunge la strada e si guarda intorno. Una voce sommessa gli mormora alle spalle: Sono qui! DEROSSI Derossi sbuca dal vano buio di un portale. Si allontanano mentre Enrico chiede: ENRICO Che ha detto Nobis? DEROSSI Ha detto che ci provava. Alla peggio vuol dire che ce la daremo a gambe! 650. EST. PIAZZALE SCUOLA. NOTTE L’edificio della scuola è tutto buio. Il cancello d’ingresso è chiuso, e davanti ad esso ci sono già Votini e Garrone in attesa. Quando arrivano Enrico e Derossi, Garrone tira il primo un po’ da parte e gli sussurra, con tono accorato: GARRONE Questa è una cosa che non si fa. Una cosa sbagliata! Enrico scuote la testa: ENRICO Cerca per una volta di non essere troppo buono! Sopraggiunge trafelato Stardi che chiede, ansioso: STARDI Ci siamo tutti? DEROSSI Manca la cavalleria... (illuminandosi) Anzi no, eccola! 610 Ed infatti, dal buio della strada, arriva un rumore cadenzato di zoccoli che battono sul selciato a tempo di piccolo trotto. E subito sbuca dall’ombra la sagoma di una carrozza chiusa, tirata da una coppia di cavalli, che viene a fermarsi davanti al cancello. Alla luce della lanterna di servizio il volto del cocchiere appare sinistramente bieco, ma sorride. Lo sportello si apre e discende Nobis, il quale si fa da una parte e con un gesto “grandioso”, accompagnato da un inchino, indica ai compagni lo sportello aperto. Tutti e sei i ragazzi salgono sulla carrozza che subito si rimette in moto e scompare nell’ombra della strada... 652. EST. STRADA CONVITTO. NOTTE Ora la carrozza è ferma a una cinquantina di metri dall’edificio in cui si trova il Convitto della squadra avversaria. I sei ragazzi silenziosamente scendono dalla carrozza. Nobis si rivolge al cocchiere. NOBIS Oliviero, non ti muovere di qui finché non siamo tornati. Qualunque cosa accada! COCCHIERE Agli ordini, signorino. Mentre i ragazzi si allontanano in direzione del collegio, Derossi commenta, ammirato: DEROSSI Ti fai rispettare, eh?... signorino!... NOBIS Questo rispetto mi è costato tutti i miei risparmi!... Hanno raggiunto l’edificio del convitto. Una costruzione un po’ cupa. Portone d’ingresso chiuso; finestre sbarrate dalle imposte, l’edificio sembra una fortezza imprendibile; cinque dei ragazzi, Derossi, Votini, Stardi, Garrone e Bottini, lo “valutano” con un’occhiata piuttosto avvilita, poi volgono gli occhi su Nobis e sembrano pendere dalle sue 611 labbra. Nobis tace guardando anche lui l’edificio con un broncio riflessivo. Votini si spazientisce. Allora? VOTINI NOBIS Voi non lo sapete ma io, qui dentro, ci ho vissuto un anno. Mi ci rinchiuse la mia matrigna. (amaro) Non le piaceva avermi per casa. (indica l’edificio con un sorriso) Lo conosco come le mie tasche. Venite! Si fa seguire, e tutti girano l’angolo dell’edificio e raggiungono il suo retro. Nobis addita trionfante una fila di finestre a pianterreno; non hanno gli scuri e le due ante che le chiudono sono costituite da griglie metalliche con riquadri di vetro. Nobis si avvicina alla seconda finestra mentre estrae di tasca una specie di temperino. NOBIS Questo l’ho grattato al vetraio che ha aggiustato un vetro a casa mia. Garrone, fammi da sgabello per favore. Garrone va a mettersi sotto la finestra, mani e ginocchia puntate per terra. Nobis gli sale sulla schiena ed estrae di tasca un altro strano oggettino, la punta di una freccia-giocattolo da tiro a segno: è di gomma e ha la forma di una ventosa. Sotto gli sguardi dei compagni, attacca la ventosa a uno dei riquadri di vetro, poi, con lo strano temperino, in realtà un tagliavetro con la punta di diamante, segna i margini del riquadro di vetro, intorno alla ventosa. Per qualche secondo il silenzio della notte è solcato dal lieve stridio del diamante che sega il vetro. Infine Nobis, tenendo ben stretta con una mano la ventosa, assesta sul vetro tutt’intorno piccoli colpi col dorso dell’altra mano finché non si sente un leggero colpo secco. 612 Nobis si gira e mostra trionfante ai compagni il riquadro di vetro attaccato alla ventosa. Derossi sta per battere le mani in un istintivo applauso e fortunatamente Stardi fa in tempo a mollargli un leggero scappellotto. Ma Nobis gradirebbe un segno di ammirazione e chiede in un sussurro: NOBIS Sono o non sono grande? VOTINI Te lo diciamo dopo. E ora? Nobis si rigira, sempre sulla schiena del povero Garrone, infila la mano nel riquadro vuoto, raggiunge la maniglia che chiude le ante, la gira e con una lieve spinta spalanca la finestra. Lui stesso è il primo a scavalcare il davanzale e scivolare nell’interno, ma gli altri cinque lo seguono a ruota, e si trovano... 653. INT. CONVITTO AVVERSARI. CORRIDOI E PALESTRA. NOTTE ... nell’interno, appena rischiarato dalla luce del cielo notturno: poca, perché la luna è solo al primo quarto. Davanti a loro si para un lungo corridoio interrotto sui due lati da alcune porte chiuse e dai vani di un paio di altri corridoi che lo intersecano. Nobis fa segno di andare avanti e tutti e sei procedono cautamente, senza fare alcun rumore. Giunti all’imboccatura di un secondo corridoio trasversale Nobis svolta facendo sempre segno di seguirlo. Arrivano dinanzi a una porta; Nobis la apre silenziosamente e, uno dopo l’altro, entrano... ... nella palestra del collegio. Stardi emette un sibilo di ammirazione. In effetti la palestra è quanto di più moderno e completo si possa immaginare: sbarre, parallele, anelli, pedane da scherma, pertiche e corde, e su una parete un lungo scaffale colmo di attrezzi, appoggi, manubri, pesi, fioretti e sciabole, etc. Al centro domina una grande coppa. Proprio dentro la coppa c’è il pallone rubato... STARDI Accidenti! Che lusso! (SOTTOVOCE) NOBIS 613 Sfido io: mio padre pagava una retta di quasi mille lire. E Garrone non può fare a meno di commentare: GARRONE Il salario di cinque anni di mio padre. Votini va allo scaffale, afferra la coppa, ne tira fuori il pallone e lo lancia verso Derossi che lo prende al volo. Poi, tra lo stupore dei compagni, si apre i calzoni e fa pipì nella coppa. Gli altri, ridendo sommessamente, lo imitano a turno finché, quando la coppa è quasi colma, Votini la ripone delicatamente sullo scaffale, in alto, di modo che non se ne possa vedere il contenuto; dopodiché ammiccando fa una domanda retorica: VOTINI Che succederà quando uno di loro prenderà la coppa dallo scaffale? Altra sommessa risata. Poi Nobis li richiama all’ordine: NOBIS Svelti, ragazzi! Filiamo. Escono nel secondo corridoio, richiudono con cura la porta della palestra e marciano silenziosamente in punta di piedi verso l’imboccatura del primo corridoio, quello su cui si apre la finestra che hanno forzata. Ma quando Nobis, che guida la squadra, la raggiunge e svolta, seguito da tutti gli altri, dai corridoi adiacenti giunge un improvviso, crescente...... clamore di porte aperte e sbattute, di grida di allarme, richiami, suoni di passi... I sei hanno raggiunto la finestra, ma già la luce di qualche lanterna precipitosamente accesa si intravede dai corridoi e ombre confuse appaiono ai loro sbocchi. 654. EST. CONVITTO SQUADRA AVVERSARIA. NOTTE 614 I ragazzi, uno dopo l’altro, scavalcano il davanzale; ma l’ultimo a farlo, Garrone, viene afferrato per la giacca da qualcuno che lo ha raggiunto; riconosciamo alla mezza luce della luna il capitano della squadra avversaria che sghignazza trionfante; ma non sa che è capitato su un osso duro: Garrone, invece di tirare per sottrarsi alla presa, s’inarca e dà un gran colpo di nuca sul naso del capitano avversario che urla di dolore. Garrone, come un fulmine, raggiunge gli altri e tutti insieme corrono verso la carrozza. Nobis grida: NOBIS Oliviero!! Muoviti!!... Il cocchiere, con un colpo di frusta, fa scattare la coppia di cavalli e la carrozza si muove, andando incontro ai fuggitivi, mentre... ... le luci del collegio si accendono, qualche studente scavalca la finestra forzata per inseguire i nostri ragazzi, e la stessa porta principale d’ingresso del convitto viene spalancata e alcune “autorità”, in goffa tenuta notturna appaiono sulla soglia... Troppo tardi. La carrozza di Nobis, giunta all’altezza dei fuggitivi, rallenta e consente ai sei ragazzi di montare, uno dopo l’altro. Dopodiché Nobis ordina: NOBIS Al galoppo, Oliviero!Al galoppo… E la carrozza parte sparata al galoppo, comparendo rapidamente in fondo alla strada... 655. INT. CASA BOTTINI. INGRESSO. NOTTE La porta d’ingresso di casa Bottini si apre. Enrico entra, ma si blocca: l’ingresso è illuminato e sulla soglia dello studio c’è suo padre, il volto severo e un po’ stanco. ENRICO Papà!... Io... Io ti... ING. BOTTINI Dove sei stato? 615 ENRICO (AFFANNANDO) Que-quelli della squadra con cui do-dobbiamo fare la partita... ci hanno rubato il pallone. E siasiamo andati a riprendercelo... L’ingegner Bottini chiedendo: sembra distante, distratto. Lo interrompe ING. BOTTINI Stai bene?... (il ragazzo annuisce) Va a dormire, adesso. Parleremo domani. Ma non, c’è nella sua voce neppure l’ombra della minaccia. Rientra nello studio e richiude la porta, mentre Enrico mormora, un po’ sconcertato da quel comportamento: ENRICO Buona notte, papà... Si accinge ad andare nella sua stanza, sulla soglia del corridoio appare anche sua madre , accigliatissima. MADRE Enrico…ci hai fatto stare in pensiero... non lo fare più e cerca di crescere in fretta, non sei più un bambino. ENRICO Lo so, mamma… MADRE In questo momento papà ha altri pensieri per la testa che pensare alle tue marachelle. ENRICO Che è successo? MADRE 616 C’è una banca, la banca romana, che è fallita e lui ha perso molti soldi. ENRICO Vuol dire che diventeremo poveri? MADRE Siamo già poveri! quindi si gira e va via lasciando Enrico nello scoramento più totale. 656. INT. SCUOLA. SCALE/CORRIDOI/ MATTINO I ragazzi non fanno altro che parlare dell’avventura notturna. Quelli che ci sono stati la raccontano agli altri, mentre salgono le scale della scuola NOBIS ... e poi dovevi vedere quel matto di Votini quando ha fatto la pipì nella coppa... MURATORINO (RIDENDO) Ma no! Garrone racconta a Nelli.. GARRONE ... mi ha afferrato per la giacca, ma io gli ho dato una testata! E chi era? NELLI GARRONE E che ne so: mica l’ho guardato in faccia! Ma ho sentito che il naso faceva “crack”! Nelli ride, mentre Votini conclude con aria noncurante a Garoffi: VOTINI 617 ... Avresti dovuto esserci, Garoffi. Non sai che ti sei perso... GAROFFI Se m’invitavate, magari venivo. VOTINI (CON FINTO RAMMARICO) E’ vero, non t’abbiamo invitato! Chissà perché!... Sarà mica che ci stai un po’ antipatico? E Garoffi finge di stare al gioco, ma in realtà mastica amaro. Mentre Votini si rende conto che manca Enrico e chiede in giro: VOTINI Ehi! Ma Enrico non è venuto? Qualcuno di voi l’ha visto? Macché... GARRONE DEROSSI Forse il padre l’ha punito per stanotte. STARDI Il mio non s’è accorto di niente. Quando sono rientrato russava come un trombone. Alla battuta di Stardi tutti ridono dimenticandosi di Enrico. 657. EST/INT. NEGOZIO USURAIO. GIORNO La scena è vista a una certa distanza, oltre la vetrina piena di merce varia a buon mercato, e non udiamo quel che Enrico e l’uomo del banco si dicono, ma non ce n’è bisogno. Quel che accade all'interno del negozio è assolutamente chiaro. Enrico dice qualcosa additando una scatola che ha appena appoggiato sul bancone. L’uomo fa col capo un cenno di relativo interesse. Enrico apre e leva dall’interno, per appoggiarli in ordine 618 sotto gli occhi del vecchio usuraio, perfettamente ordinati, una straordinaria collezione di soldatini di piombo; ce ne sono decine e decine, nelle sfolgoranti divise di tutti gli eserciti conosciuti, a piedi e a cavallo; e sono esemplari di grande qualità artigianale. Vediamo accendersi improvvisamente nello sguardo dell’uomo del banco un grande interesse; ma subito lo “spegne” dietro una smorfia dubbiosa, sprezzante. Dice qualcosa che provoca in Enrico una dolorosa espressione di delusione. Il ragazzo protesta con calore; l’uomo è impassibile; nega col capo; fa segno al ragazzo di riprendersi i suoi soldatini e andarsene. Enrico si piega, avvilito; fa segno di sì. L’uomo estrae un mazzo di banconote, ne conta un paio e le dà al ragazzino che se le mette in tasca e, con un’ultima occhiata di struggente tristezza, dà l’addio alla sua preziosa collezione e si allontana. Vediamo che ha il volto rigato da lacrime silenziose. 658. INT. CASA BOTTINI. STUDIO. POMERIGGIO L’ingegner Bottini è nel suo studio intento a leggere alcuni documenti. Si apre la porta e si affaccia Enrico. Suo padre lo invita, serio: ING. BOTTINI Entra, Enrico. Vieni. Mette da parte le sue carte mentre il ragazzo si avvicina, estrae di tasca le banconote ricevute dall’usuraio, e le depone sullo scrittoio, davanti al padre. ING. BOTTINI Che cos’è questo denaro? Enrico parla con tono che si sforza di mantenere calmo, tenendo lo sguardo basso, come un penitente davanti al confessore... ENRICO Papà, io mi devo scusare con te per tutte le volte che ti ho fatto arrabbiare, perché non ho stu- 619 diato... Ma voglio anche che tu sappia... La voce gli si incrina un po’, ma si riprende subito e continua con tono fermo: ENRICO ... che tu sappia che a me non importa niente di essere povero. Ti voglio bene lo stesso. Anzi, te ne voglio di più. L’uomo è colpito dalle parole del figlio e lo attira a sé, lo stringe al petto tentando di apparire scherzoso: ING. BOTTINI Se avessi saputo che serviva a farmi volere più bene da te, sarei diventato povero prima... Ma... questo denaro... (prende dal tavolo le banconote che Enrico vi ha deposto). .. Sono i tuoi risparmi? Il ragazzo fa segno di no. Ho venduto soldatini. ENRICO la collezione dei L’espressione del padre diventa grave; è profondamente toccato dal gesto ed esclama a mezza voce, con grande rammarico: ING. BOTTINI Avevi impiegato anni a metterla assieme!... Enrico si stringe nelle spalle. ENRICO Sono cresciuto. Coi soldatini non ci gioco più. Non é stato un gran sacrificio… 620 L’ingegnere riflette per qualche secondo, fissando le banconote che tiene in mano, poi dice, con aria grave e con voce ferma, decisa: ING. BOTTINI Sai cosa farò, Enrico? Darò questo denaro ai miei soci. Dirò loro che è il contributo personale di Enrico Bottini alla salvezza della società di suo padre... Lo prende per le spalle e lo tiene di fronte a sé, fissandolo dritto negli occhi. ING. BOTTINI ... Ti ringrazio. Ma anch’io devo scusarmi con te... Per tutte le volte che mi sono comportato come un padre oppressivo... o peggio ancora, distratto... (lo bacia con dolcezza sulla fronte) Ce la caveremo, vedrai. Ce la faremo a superare questo momento di difficoltà. Quel che conta, ricordalo... è che non diventino poveri... mai!... il tuo cuore... (tocca con un dito prima il petto del figlio) e la tua mente... (poi la sua fronte) E ora vai a dormire, e non pensare a nulla... D’impulso, Enrico gi si aggrappa al collo e lo abbraccia forte, a lungo... 659. CONVITTO AVVERSARI. ESTERNO SERA Garoffi sta parlando con il capitano della squadra del Convitto, il quale ha un vistoso cerotto sul naso. GAROFFI (SOGGHIGNANDO) Domani quegli idioti correranno, ma non appresso al pallone. 621 Sogghigna anche il capitano della squadra avversaria, ma smette quando Garoffi gli strofina sotto il naso il pollice e l’indice: un gesto mimico dal significato universale. CAPITANO AVVERSARIO Dopo. Se tutto funziona a dovere. (Garoffi fa segno di no)... Allora metà subito e metà dopo. Garoffi torna a far segno di no. Il capitano della squadra del Convitto sospira, ma estrae dalla tasca un bel gruzzolo di monete e le dà a Garoffi che le intasca. CAPITANO AVVERSARIO Attento. Se ci freghi te facciamo pagare. la Ai due si avvicina un altro ragazzo, guarda Garoffi e chiede al suo capitano: 2° AVVERSARIO E’ lui il Giuda? (a Garoffi) Ma non ti fai schifo? GAROFFI Perché non t’impicci dei fatti tuoi, tu! 660. INT. SCUOLA NOTTE Garoffi varca la porticina d'ingresso della scuola, aperta per i corsi serali ai lavoratori. Sale guardingo le scale e, non visto, vaga per i corridoi. Dall'aula illuminata di Perboni giunge la voce del maestro che spiega: PERBONI OFF Se vostra moglie dice "C'é qui il tuo amico…" voi certamente sapete di chi si tratta, cioè di un amico ben determinato, che già sapevate che doveva venire. Ma se vostra moglie avesse detto "C'é qui un tuo amico" voi vi 622 sarete chiesti: quale amico? Giusto? Infatti, avendo vostra moglie detto UN , invece di IL, l'amico sarebbe rimasto indeterminato… Ecco, é una piccola regola dell'articolo…quindi… Garoffi adesso é davanti alla porta della medicheria. Appoggia lentamente la mano sulla maniglia e la ruota. La porta si apre con un impercettibile cigolio. Il ragazzo s'infila dentro e, al buio, prende una generosa manciata di "caramelle" da un contenitore di vetro e se le mette in tasca, poi torna sui suoi passi ed esce. La MDP va ad inquadrare la boccia da cui il ragazzo ha preso le "caramelle". Sull’etichetta c’è la scritta: CONFETTI LASSATIVI. 661. EST. CAMPO PARTITA. ZONA PUBBLICO. GIORNO E’ il giorno della partita. Ai bordi del campo, sulle panche di legno disposte come una gradinata, si sono sistemati alla meglio i parenti dei ragazzi delle due squadre. Ne riconosciamo alcuni che abbiamo già visti come, ad es. il padre di Garrone e quello del “Calabrese”, l’ing. Bottini con la moglie, l’avv. Nobis; la madre di Votini insieme alla figlia Olga, venuta, malgrado l’assenza di Franti, a “tifare” per Enrico e per suo fratello; i genitori di Precossi; la madre di Nelli venuta, nonostante suo figlio non giochi, per solidarietà di gruppo; la madre di Franti, venuta a compensare in qualche modo l’assenza forzata del figlio ancora convalescente, etc... Sul campo c’è anche un fotografo che sta preparando la macchina sul treppiedi per fare alle due squadre le foto di rito. Sul lato del campo all'ingresso ci sono due androni che fungono da spogliatoi per le due squadre. 662. EST. CAMPO PARTITA. SPOGLIATOIO "NERO". GIORNO Davanti all'androne dei "neri" Giulio e il direttore parlano; nervosi entrambi... DIRETTORE Non avrei mai creduto che sarebbe riuscito a contagiarmi, 623 maestro Perboni. Sono eccitato come un ragazzino, accidenti a lei... Beh, si giovane... PERBONI vede che il cuore è Ma il direttore nota che è un po’ assente e getta frequenti occhiate alla stradina di accesso al campo, come se aspettasse qualcuno... 663. INT. SPOGLIATOIO "NERO" . GIORNO I ragazzi stanno indossando le tenute da gioco; ci sono Votini, DeRossi, Bottini, Garrone, Stardi, Precossi, Coretti, Rabucco (il Muratorino), Nobis, Puddu e il Calabrese (che da quando lavora non ha più partecipato agli allenamenti, ma data l’assenza di Franti, ha chiesto un permesso per ricostituire il numero legale della squadra almeno per la durata della partita ). Ci sono con loro anche il “viceallenatore” Nelli e Garoffi. Quest’ultimo se ne sta da una parte in atteggiamento strano, una smorfia scontenta dipinta in volto. CALABRESE ... ce la metterò tutta, ragazzi, ma senza allenamenti... DEROSSI Fa quello che puoi... STARDI Tu marca qualunque avversario che ha la palla: gli vai addosso e lo butti giù. Questo lo sai fare anche senza allenamento, no? CALABRESE Ma non è regolamentare. VOTINI 624 Se l’arbitro guarda da un’altra parte diventa regolamentare, hai capito? I ragazzi sono eccitati e ridono, tutti salvo Garoffi che continua a tenere il muso. Coretti lo nota. CORETTI Ohè, Garoffi, com’è che non hai ancora aperto un banco di scommesse? NOBIS Noi a quanto ci daresti: cento a uno? GAROFFI E piantatela! Gira le spalle e accenna ad andarsene, ma Garrone lo richiama: GARRONE Ehi! Non ce l’hai, oggi, quelle caramelle? GAROFFI Forse è meglio se oggi non ve le do. GARRONE E perché?… Oggi è il giorno in cui la carica ci serve di più. Garoffi lo fissa con uno sguardo curioso, tra il sarcastico e il minaccioso: GAROFFI La vuoi proprio, la carica? Si ficca la mano in tasca, la estrae colma dei confetti lassativi che ha rubato nella medicheria della scuola e, con un gesto sprezzante li scaglia via, sparpagliandoli sul pavimento . Torna a volgere le spalle ed esce dalla tenda. I ragazzi gli gridano dietro, sbalorditi: 625 Ma che fai?! GARRONE VOTINI Ma che modo è, Garoffi! Garrone si è chinato a raccogliere i confetti, imitato da Stardi e dal Muratorino. Precossi domanda, guardandosi intorno: PRECOSSI Ma che gli ha preso? Nelli, che da quando Garoffi è uscito, tiene gli occhi sull'ingresso dello spogliatoio, con aria pensosa, preoccupata, mormora: NELLI Vado a capire... 664. CAMPO PARTITA. TENDA A. ESTERNO GIORNO Il direttore e Perboni sono ancora insieme ad osservare la preparazione del campo, l’arrivo dell’arbitro, il fotografo che scatta un paio di lastre; ma Giulio continua a sbirciare verso la strada di accesso al campo, e il direttore, alla fine, si decide a domandargli: DIRETTORE Ma lei, aspetta qualcuno? PERBONI Non… non lo so… DIRETTORE Non sa se aspetta qualcuno?! PERBONI (UNA RISATINA NERVOSA) Voglio dire... beh, sì, aspetto, ma non so se è giusto che aspetti... DIRETTORE Aaah, ecco… 626 Ma è chiaro che non ha capito. Perboni fa per avviarsi verso lo spogliatoio, ma prima che possa entrare, la voce del direttore lo richiama: DIRETTORE Perboni, Perboni! Guardi chi sta arrivando! Giulio si gira e il suo volto si apre in un largo sorriso. Sulla strada, una carrozza è ferma davanti all’ingresso del campo e ne stanno discendendo Margherita e la madre di Giulio. Perboni corre loro incontro. Scambia con la maestrina un rapido bacio, mormorandole all’orecchio: PERBONI Non speravo proprio vederti! più di MADRE PERBONI L’infermiera non voleva lasciarci uscire. MARGHERITA Non ce l’avrei fatta a stare lontana dal campo, oggi! PERBONI Non sarà un’imprudenza? (PREOCCUPATO) MARGHERITA Le persone prudenti sono noiose, e io non voglio esserlo. Sorride anche Giulio, felice. PERBONI Non sai cosa vuol dire per i ragazzi! Gli darà forza, saranno felici!... 665. EST. SPOGLIATOIO "NERO". GIORNO 627 Nelli raggiunge Garoffi. GAROFFI (SGARBATO) Che vuoi? NELLI Ma perché ce l’hai tanto con noi? GAROFFI Ah! Io ce l’ho con voi!? NELLI Vuoi dire perché ti sfottiamo sulla storia dei soldi e delle scommesse? Ma che c’entra. Poi scommettiamo con te, no? Ci divertiamo. GAROFFI Mi disprezzate... tutti! Anche tu. NELLI Ma che dici!... (gli si accosta, gli stringe un braccio) Io ti sono amico. E anche gli altri... Senza contare i confetti energetici. Te li facevi pagare, è vero, ma era giusto. Costano cari, no? Garoffi lo ascolta con un’espressione come spaventata, sofferente. Nelli lo guarda in silenzio per qualche istante, poi esclama, pieno di stupore: NELLI Ma che fai, adesso... piangi?! Fissa sbalordito i due lacrimoni che scivolano sulle gote di Garoffi. Il quale stringe i pugni e scuotendo la testa mormora con la voce piena di rabbia: GAROFFI 628 Mi faccio schifo!... schifo, hai capito?!!... Mi faccio Di slancio pianta in asso Nelli e si precipita di nuovo nello spogliatoio... 666. INT. SPOGLIATOIO "NERO" GIORNO ... dove i ragazzi sono ormai pronti, in maglietta e calzoncini, ognuno col suo bravo numero cucito sul petto e sulla schiena. Il numero 9, come Franti aveva predetto, è toccato a Enrico. Guardano tutti Garoffi, un po’ stupiti dalla sua irruzione, ma soprattutto dalle lacrime che gli vedono scorrere sul viso. Votini esclama: VOTINI Garoffi!... Che ti succede? Fra le lacrime, Garoffi biascica frasi confuse, imbarazzate: GAROFFI Ragazzi!… Io mi… mi so… i co- i con... DEROSSI Ma che dici? Si può sapere che ti piglia? GAROFFI I confetti! L’avete già presi? Sì, perché? STARDI CORETTI Anch’io l’ho preso. Enrico, Precossi e il Muratorino confermano in coro: li hanno presi anche loro. NOBIS Io ne ho presi due. 629 GARRONE Io tre... Erano gratis! Garoffi li fissa a bocca aperta, il ritratto della più nera costernazione. Poi, col pianto in gola, “confessa”: GAROFFI Io… io mi sono sbagliato, ragazzi! Mi dispiace! Invece dei confetti energetici… ho preso per sbaglio, quelli… quelli… Deglutisce, incapace di pronunciare la parola fatale. I compagni lo fissano, ora tutti serissimi, ansiosi... DEROSSI Quelli?!... VOCE) GAROFFI (CON UN FILO DI Lassativi! Cala nella tenda un gelido silenzio nel quale, dopo qualche secondo, si leva il laconico commento del Muratorino... MURATORINO Altro che carica... La “scarica”, ci’ài dato! E Garrone si proietta come un razzo su Garoffi e lo afferra per la collottola minacciando a denti stretti... GARRONE Ce ne sono rimasti setto o otto! Sai che faccio io, adesso?! Te li caccio in gola e te li faccio ing…! Molla di colpo la presa. Sull’ingresso è comparso Perboni che, con un sorriso dice: PERBONI 630 Ragazzi, sapete chi è qui con noi?... Si scosta facendo entrare Margherita, anche lei sorridente. MARGHERITA Sono venuta a fare il tifo per voi! PERBONI E’ venuta per vedervi vincere. Lei ha combattuto una partita molto più difficile della vostra, e l’ha vinta. Fatele vedere che siete capaci di fare altrettanto!... I ragazzi si stringono attorno ai due salutando affettuosamente la maestrina. VOCI VARIE RAGAZZI Vedrà che non resterà delusa! Gli daremo una lezione! Il primo goal lo dedicheremo a lei! Grazie di essere venuta! PERBONI Ragazzi, ci siamo! Siete pronti? Beh... beh... ENRICO PERBONI Che fai, la pecora? Prontissimi! ENRICO PERBONI Allora fuori! Si va in campo! Coraggio! Fategli vedere chi siete! E ricordatevi che siete una squadra! Un gruppo! Uniti! Undici teste, ma un solo cuore! 631 E i ragazzi ripetono in coro: CORO RAGAZZI Undici teste, un corpo unico!! E subito, uno dopo l’altro, i volti pallidissimi, i ragazzi escono dallo spogliatoio sotto lo sguardo teso di Giulio, che attribuisce naturalmente quel pallore alla tensione del momento... 667. EST. CAMPO PARTITA. GIORNO Alcuni brevissimi flashes: La squadra di Perboni in posa per la fotografia di gruppo (sorrisi tirati e incerti). Poi la squadra avversaria in posa per la fotografia (sorrisi arroganti e sicuri). L’arbitro, un insegnante del convitto, chiama i due capitani e tira la monetina per il sorteggio del campo e del tiro d’inizio. Vince Enrico e sceglie da quale parte iniziare. Le squadre corrono a disporsi sulle due metà campo. L’arbitro alza il braccio e dà il fischio d’inizio. Comincia la partita. Dopo i primi momenti di studio e un confuso batti e ribatti si sviluppano le prime manovre d’attacco. Enrico, Derossi e Stardi vanno vicinissimi al goal, ma il portiere avversario para con un tuffo elegante e rilancia. Ora sono gli altri che attaccano... Ai margini del campo, Nelli angosciato, domanda sottovoce a Garoffi che segue anche lui l’incontro con l’espressione di un san Sebastiano trafitto da mille frecce: NELLI Quanto tempo ci mettono a fare effetto? GAROFFI Che ne so! Che ne so, io! 632 E proprio mentre la MDP è sui due, risuona dal campo e dalle gradinate una fragorosa ovazione! Dall’espressione dei due ragazzi, e da quella di Perboni e del direttore che sono poco lontano, si arguisce facilmente che il goal è stato segnato dagli avversari. Perboni fa segno ai suoi, mentre vanno a riprendere posto per il nuovo calcio d’inizio, di stare calmi. E il direttore ripete con enfasi raddoppiata lo stesso gesto. Margherita, a sua volta, indirizza loro un gesto coi pugni chiusi agitati nell’aria, come a dire: “Forza! Forza !!” Ma le facce dei ragazzi sembrano quelle di undici condannati a morte. La partita riprende... Si succedono fasi alterne durante le quali entrambe le porte corrono pericoli, ma il portiere della squadra del Convitto sembra in grado di parare tutto. Garrone, dal canto suo, è costretto a “uscire” per chiudere lo specchio del tiro al capitano avversario e l’altro, con cattiveria, forse per vendicarsi della testata di cui porta ancora il cerotto sul naso, gli spara il pallone dritto mirato in faccia. Garrone barcolla sotto la pallonata e un filo di sangue gli esce dall’angolo della bocca, ma il pallone è ben stretto tra le sue mani e lo rimanda con un calcio potente oltre metà campo... La partita continua, sempre inchiodata sull’uno a zero, sempre caratterizzata da una pressione continua di quelli del Convitto. Si gioca quasi sempre nella metà campo dei nostri ragazzi che fanno quel che possono per arginare, finché, finalmente, l’arbitro fischia la fine del primo tempo. 668. INT. SPOGLIATOIO "NERO" GIORNO Le due squadre raggiungono i rispettivi spogliatoi, e il direttore accoglie i ragazzi, mentre rientrano funerei uno dopo l’altro nella tenda, con una inopportuna crisi di iettatorie lamentele: DIRETTORE Che disastro, ragazzi! Vi state facendo mettere sotto! Dovete reagire! Di questo passo ci copriremo di vergogna, altro che gloria!... Vi supplico...Fatelo 633 almeno per la nostra scuola, per la Moncenisio, se non volete che il vostro direttore muoia di crepacuore! Qui, oggi!… Vi pre… Sta per seguirli nell’interno, ma si trova sbarrata la strada da Giulio che, sforzandosi di non mandarlo a quel paese come sarebbe tentato di fare, gli impone tuttavia energicamente di stare fuori dai piedi... PERBONI No, direttore. Non dica altro. (sarcastico) L’ultima cosa di cui i ragazzi hanno bisogno sono le sue iniezioni di ottimismo. 669. INT. SPOGLIATOIO "NERO" GIORNO Giulio si volge ai ragazzi, che sono schierati di fronte a lui con l’aria di attendersi la lavata di capo. Invece il maestro sorride, calmo. PERBONI Nervi saldi, ragazzi. Quel goal a freddo è il frutto della loro maggiore esperienza. Ma voi avete più cuore, e glie lo dimostreremo. C’è ancora mezza partita da giocare. Ma ci sono alcune cose da correggere. Tu, Derossi, hai la tendenza a restare troppo indietro, a metà campo; questo è compito di Stardi; tu, con Nobis e Bottini dovete spingervi avanti e attendere la palla... 670. INT. SPOGLIATOIO "ROSSO" GIORNO Garoffi – assicurandosi che nessuno lo veda – si avvicina cautamente allo spogliatoio della squadra avversaria. Il capitano della squadra gli va incontro a muso duro: CAPITANO AVVERSARIO 634 Beh? Quelli corrono come dannati. Che succede? Invece di rispondere Garoffi estrae di tasca un mucchio di monete e le porge all’altro, che le guarda e non le prende, ma chiede: CAPITANO AVVERSARIO Che significa... GAROFFI Ti restituisco i soldi. CAPITANO AVVERSARIO Crisi di coscienza? Guarda che un impegno è un impegno. Se non gli fai prendere la purga, noi te la facciamo pagare carissima... GAROFFI L’hanno presa, la purga. L’altro non capisce. CAPITANO AVVERSARIO E allora? Quand’è che fa effetto? GAROFFI Non lo so. Ma riprenditi i soldi. Non li voglio. L’altro lo scruta, incredulo. CAPITANO AVVERSARIO Stai mentendo. (prende le monete) Bada che se la partita non va come deve andare... queste te le faccio mandar giù a forza. Gli volta le spalle malinconicamente: e rientra in tenda. Garoffi commenta GAROFFI 635 Bene. Aggiunte ai confetti che vuol farmi inghiottire Garrone, mi sa che passo la prossima settimana chiuso in gabinetto. Si allontana, mogio, con le spalle curve e le mani in tasca... 671. CAMPO PARTITA. ESTERNO GIORNO L’intervallo è finito. Le due squadre stanno uscendo dai rispettivi spogliatoi per rientrare in campo. Perboni dà l’ultimo incitamento ai suoi ragazzi: PERBONI Ricordatevi quel che vi ho detto. E ricordatevi che un goal non basta! Ce ne vuole un secondo! E vedendo il povero direttore che – forse per la sgridata ricevuta poco prima – se ne sta dimessamente da parte, lo chiama con un gesto aggiungendo ai ragazzi: PERBONI Lo dedicheremo al nostro direttore! Senza di lui non sareste qui, oggi! Siete d’accordo??! RAGAZZI IN CORO Sìiiiiiiiii!!! PERBONI Un unico corpo! RAGAZZI IN CORO Un unico corpo!! Dal centro del campo l’arbitro fa cenno alle due squadre di prendere posizione. DIRETTORE Andate, figlioli! E fatevi onore!! 636 Il pover’uomo ha le lacrime agli occhi. I ragazzi si avviano al piccolo trotto per riprendere posto e, mentre vanno, cogliamo tra alcuni di loro un rapido scambio di battute a mezza voce... PRECOSSI Oh, sentite niente voi? VOTINI Macché! E tu, Garrone? GARRONE Niiente... solo un piccolo gorgoglìo, ogni tanto, fra stomaco e pancia... NOBIS Mah!… Fidiamo in Dio... Fischio d’inizio e comincia il secondo tempo. Dopo una serie di pericolose azioni da entrambe le parti e il solito e confuso batti e ribatti, il Muratorino, sempre lui, si invola sulla fascia e fa partire quasi dalla linea del corner un cross teso. La palla viene intercettata di testa da Derossi, il capitano, che si era spinto in avanti come suggerito da Perboni, e insaccata. Uno a uno. I nostri esplodono di felicità. Margherita salta e urla, pazza di gioia, abbracciando ora Giulio, ora la madre di Giulio, ora Olga. Il Direttore si liscia i baffi. Persino Garoffi, che osserva da un angolo nascosto, accanto allo spogliatoio, sembra accendersi di intima soddisfazione; stringe i pugni e serra le mascelle come per trasmettere ai suoi compagni la “carica” falsamente promessa dai suoi confetti. E Nelli, non visto da lui, lo coglie in quell’atteggiamento e sorride. Perboni, non osa esternare la sua gioia, forse per scaramanzia, e mormora, burbero, a mezza voce: PERBONI 637 Speriamo che adesso non si mettano a sedere sul pareggio! La partita si avvia verso la fine, ma è ferma sul risultato di uno a uno. Perboni ogni tanto, incrocia il suo sguardo con quello altrettanto deluso e teso del Direttore il quale, all'improvviso lo afferra per un braccio e indica l'ingresso del campo. Il maestro si gira e, con suo grande stupore, vede proprio Franti ed esclama: PERBONI Franti! Che fai qua!? Ti hanno lasciato uscire? FRANTI Non ce la facevo a star lì, senza sapere quel che stava succedendo! Sono scappato... (sorride con la sua aria spaccona) E ho fatto bene, mi pare. Senza di me il secondo goal non viene fuori. Su, mi faccia entrare. Te lo scordi. PERBONI FRANTI Per favore. Sto bene, ora. La ferita è chiusa, fra due giorni mi avrebbero dimesso! Ce l’ho proprio lì!... Si indica la punta del piede destro. Ma Perboni non capisce subito: Che cosa? PERBONI FRANTI 638 Il goal. Proprio sul ditone del piede destro. Se non me ne libero, diventa un callo e mi farà male! Per favore! PERBONI Mi dispiace. Ti terrai il callo. Ma proprio in quel momento, a seguito di uno scontro, Votini si fa male ed è costretto ad uscire zoppicante. Franti torna alla carica: FRANTI Ecco! Ora siamo in dieci... Mi faccia entrare! Ma Perboni scuote la testa e dice con malinconica fermezza: PERBONI Non c’è partita al mondo per cui valga rischiare la salute di un giocatore, anche se quel giocatore è un rompiscatole come te. Ma il ragazzo, come al solito, disobbedisce; si allontana e, dopo qualche istante, Perboni lo vede ricomparire in campo, con indosso la maglietta di Votini. I suoi compagni, appena lo riconoscono, lo acclamano in coro a gran voce. CORO RAGAZZI Fran-ti! Fran-ti!! Fran-ti!!... Perboni non può far altro che accettare la situazione. A gesti segnala all’arbitro che la sostituzione è autorizzata, ma a mezza voce raccomanda a Franti in tono minaccioso: PERBONI Se ti fai male, testaccia dura, io ti do il resto, hai capito?! Attento ai falli! FRANTI 639 Stia tranquillo. Si lancia nel gioco. Ma poco dopo c’è un altro momento di panico: la squadra avversaria con una veloce azione libera un uomo al centro dell’area. Il Calabrese, forse per seguire i consigli di Stardi e Votini, convinto che l’arbitro sia distratto, falcia l’avversario che stava per tirare in porta. Fischio dell’arbitro, che invece ha visto tutto. Calcio di rigore. Un silenzio di tomba cala sul campo, mentre il capitano del Convitto dispone con sadica lentezza la palla sul dischetto fissando con ghigno perverso Garrone. Mancano pochi minuti alla fine e se gli avversari segneranno i nostri incasseranno un’altra sconfitta. La loro sorte è nelle mani di Garrone. I compagni lo accerchiano e gli infondono coraggio. DEROSSI Forza Garrone! STARDI Forza! CALABRESE Guarda che per stare qua ci rimetto la paga di mezza giornata! FRANTI Sono appena entrato, Garrone. Non mi deludere! E perfino Garoffi, dal suo seminascosto osservatorio, lo incita a mezza voce: GAROFFI Dai, Garrone, dai!! Il direttore invece volta le spalle al campo mormorando: DIRETTORE Non voglio guardare! 640 Anche Margherita sta ad occhi chiusi, con le mani strettamente congiunte in una muta invocazione al Cielo... Giulio tiene le dita incrociate dietro la schiena finché una nuova esplosiva ovazione segnala che il tiro è stato effettuato, ma Garrone con un prodigioso tuffo ha parato e si cava la soddisfazione di indirizzare una piccola, privata pernacchia al capitano avversario, che l’accoglie con un sorrisetto acido. La partita riprende, e sembra una partita diversa. Con tre precisi passaggi i ragazzi di Perboni sono oltre il centrocampo avversario. Con un passaggio filtrante, partito dal suo piede fatato, il Muratorino libera Franti fuori dell’area. Il ragazzo, spalle alla porta, aggancia il pallone col sinistro e tenta di portarselo sul destro per calciare, ma il suo controllore gli sta addosso e lo tempesta di gomitate al fianco che gli riaprono la ferita. La maglietta di Franti si macchia di sangue. Ma il ragazzo stringe i denti, si libera con un dribbling del suo marcatore, si gira, entra in area e lascia partire un siluro che si insacca nella porta avversaria. Il grido di trionfo dei ragazzi si spegne di colpo quando Franti, appena segnata la rete, crolla a terra svenuto. Tutti accorrono per accertarsi delle sue condizioni. Giulio, primo fra tutti, si accosta al corpo del ragazzo, ma si stupisce di trovarsi improvvisamente accanto Garoffi che si offre, preoccupato: GAROFFI L’aiuto a portarlo fuori del campo, signor maestro? PERBONI Sì, bravo. Il corpo di Franti viene sollevato da Giulio e da Garoffi e portato fuori dal campo, mentre il gioco riprende immediatamente. 641 Olga è già lì, ai margini del campo, pallidissima, gli occhi pieni di lacrime. Le sta accanto la signora Perboni. La ragazzina dice soltanto: OLGA C’è la carrozza di mio padre. Dal canto suo Margherita ha preso dalla tenda-spogliatoio la cassetta del pronto soccorso e sale insieme con la madre di Perboni sulla comoda carrozza dei Votini, mentre il direttore dice a Giulio. DIRETTORE Vada anche lei Perboni. Ai ragazzi ci penso io. Ormai mancano solo pochi minuti alla fine. PERBONI Grazie, direttore. Con l’aiuto di Margherita e di Olga, Giulio adagia Franti nella carrozza. Poi vi sale anche lui, insieme con Olga. Margherita ha già cominciato a tamponare la ferita... MARGHERITA S’è riaperta. Perde sangue… molto Olga ordina al cocchiere con la voce che le trema: OLGA All’ospedale, in fretta! La carrozza parte. Garoffi è rimasto a terra e se ne torna con aria poco allegra al suo posto d’osservazione dietro la tenda, ma lo intercetta Nelli. NELLI E’ stato bello da parte tua preoccuparti per Franti. GAROFFI 642 Franti è un pazzo. Siete tutti pazzi! A impazzire dietro un pallone. Che sarà mai!… NELLI Ma ho visto che anche tu, poco fa, ti agitavi parecchio... dietro quel pallone… GAROFFI Hai visto male. Lo pianta in asso, mentre la partita riprende. Ci sono gli ultimi minuti da giocare e gli avversari stringono d’assedio la porta dei nostri con l’intento di almeno pareggiare. Il forcing è davvero asfissiante e si ha l’impressione che da un momento all’altro i nostri possano capitolare. Ma i ragazzi resistono. Dopo una confusa azione un tiro proveniente dal limite dell’area si stampa sul palo e va a finire nelle possenti braccia di Garrone che rinvia e, proprio in quell’istante, l’arbitro con il triplice fischio decreta la fine della gara. E’ un tripudio. Il direttore entra in campo ed abbraccia i ragazzi. Anche i padri e le madri dei nostri piccoli eroi entrano in campo. E’ una festa, ma curiosamente è una festa nella quale i meno festanti sono proprio i festeggiati. I ragazzi infatti, stanchi, sudati, ma soprattutto preoccupati, sorridono, accettano congratulazioni e complimenti, ricambiano abbracci, ma lo fanno un po’ distrattamente, con la mente altrove, e il direttore, che ha capito, invita i familiari a lasciare liberi i ragazzi… DIRETTORE Prego, per favore, lasciamoli andare a rivestirsi, ora... Festeggeremo dopo!... (e ai ragazzi) Presto cambiatevi. Andiamo in ospedale a sentire come sta Franti... 672. INT. SPOGLIATOIO "NERO" GIORNO 643 I ragazzi si rivestono in fretta, e non parlano della loro vittoria; solo Derossi rompe il silenzio per dire, dando voce al pensiero che occupa la mente di tutti: DEROSSI Chissà come sta quel matto!... Sono quasi pronti, quando entra Nelli, un po’ agitato... NELLI Ragazzi, presto, venite a vedere! Riscompare e subito i più pronti, Garrone, Stardi, il Muratorino, Nobis ed Enrico Bottini si precipitano fuori... 673. INT. SPOGLIATOI "ROSSO" E "NERO" GIORNO A una ventina di metri, davanti allo spogliatoio "rosso", Garoffi è alle prese con il capitano avversario il quale, spalleggiato da due suoi compagni, lo sta aggredendo. I tre non si sono accorti di essere osservati e, coprendo Garoffi di quelli che devono essere chiaramente insulti, lo spintonano, gli mollano qualche sberla, un cazzotto. Garoffi non fiata; cerca di reagire, ma è uno contro tre... Ma ecco che, come delle furie, Garrone, Stardi, il Muratorino, Enrico e Nobis, seguiti da altri che intanto si sono anche loro affacciati allo spogliatoio "nero", piombano sul terzetto. Garrone afferra il capitano: GARRONE Che fate, vigliacchi! Vi mettete in tre contro uno?! Perché non te la sbrighi con me?! Io sono quello che ti ha già spaccato il naso, ti ricordi? Gli altri due si sono dati precipitosamente alla fuga. Ma il capitano avversario, bloccato dalla presa ferrea di Garrone non può. E allora addita Garoffi e dice in tono velenoso: CAPITANO AVVERSARIO Ma come, lo difendete?! 644 GARRONE E’ uno dei nostri! Perché meravigli che lo difendiamo? ti CAPITANO AVVERSARIO Perché vi ha venduti! Mi ha proposto di farvi prendere dei confetti lassativi e si è fatto dare dei soldi! Garrone lascia la presa del capitano e si volge verso Garoffi. Gli occhi di tutti sono su di lui che se ne sta ritto, immobile, come un martire pronto a farsi lapidare. Derossi gli domanda con voce gelida: DEROSSI E’ vero? GAROFFI Sì, ma i soldi glie li ho ridati. ENRICO E’ vero? Il capitano abbassa gli occhi. CAPITANO AVVERSARIO Beh, sì... Per la verità, neanche quello che abbiamo fatto noi è stato bello. Ma voi avete meritato di vincere. Vi devo chiedere scusa... (porge la mano a Derossi) Amici? Dopo una breve esitazione Derossi glie la stringe, ricambiando il sorriso. DEROSSI Amici. Con un cenno di saluto che tutti ricambiano il capitano avversario se ne va. 645 C’è un momento di silenzio; tutti, con aria seria, guardano Garoffi, il quale, in tono dimesso, colmo di un rincrescimento che suona assolutamente sincero, dice : GAROFFI Mi dispiace... mi dispiace veramente... anche se so che nessuno di voi mi crederà mai... Abbassa la testa, come sotto il peso di una condanna muta ma non per questo meno dolorosa. Poi emette un sospiro e si gira per andarsene, quando sente la voce di Nobis, ironica e allegra, che dice: NOBIS Quanto ci scommetti, Garoffi, che non è vero? Dieci a uno, ci stai? Una risata generale accoglie la battuta di Nobis. E Garoffi alza gli occhi di colpo, occhi che brillano di speranza e di felicità, mentre Garrone gli si avvicina e lo abbraccia, salutato dall’applauso dei compagni. Enrico li richiama tutti alla realtà: ENRICO Ragazzi! Svelti! Andiamo da Franti! 674. INT. OSPEDALE. STANZA FRANTI. GIORNO Intorno al lettino di Franti ci sono Perboni, Margherita e Olga. Il ragazzo è sveglio è appare in buona condizione; ma ha di nuovo il torace fasciato. OLGA Ti fa ancora molto male? Lui fa segno di no e sorride. Margherita, Giulio e Olga tirano un sospiro di sollievo. Il maestro fissa Franti tentennando la testa. PERBONI Non avrei dovuto farmi prendere la mano da te. Mi sento in colpa anch’io. 646 FRANTI In colpa perché: perché abbiamo vinto? PERBONI Non è mica ancora detto: mancavano sei minuti alla fine. Franti annuisce, esagerando una preoccupazione assolutamente falsa: FRANTI E’ vero! E non c’ero più io! La porta della stanza si apre ed entra la madre di Perboni con un sorrisetto malizioso. MADRE PERBONI Beh... stringetevi un po’, favore: serve posto. per Apre anche l’altra metà della porta e sulla soglia appaiono il direttore e, dietro di lui, la squadra al completo, incluso Garoffi; tutti sorridenti, ma rispettosamente silenziosi, entrano affollandosi intorno al letto. Franti è al settimo cielo; fissa il direttore e i suoi compagni negli occhi, uno ad uno, come per leggervi la risposta a una domanda che ancora non ha fatto; ma non resiste al tormento dell’incertezza e sbotta: FRANTI Insomma, abbiamo vinto?! DIRETTORE Giovanotto, qua la mano, sei stato grande. Franti, stringendo la mano al direttore, esclama semplicemente: FRANTI E ci voleva tanto? DIRETTORE 647 Il medico dice che tra sette giorni ti dimettono. PERBONI Neanche loro ti sopportano più. (una risata generale) Comunque, questi sette giorni non li passerai in ozio. Domani ti assegnerò il piano di studi. Tra due settimane ci sono gli esami. OLGA Lo faccio filare io! Franti guarda malinconicamente i compagni. FRANTI La festa è finita, ragazzi... I ragazzi ridono. Un po’ più tirata è la risata di Enrico che getta di sottecchi una struggente occhiata in direzione di Olga della quale lei nemmeno si accorge. Stringe la mano di Franti, mentre Perboni avverte rivolto in giro un po’ a tutti: PERBONI Guardate, ragazzi, che Margherita ed io non vogliamo bocciati al nostro matrimonio! Un piccolo coro di domande si leva dal gruppo dei ragazzi: VOCI VARIE RAGAZZI E quando sarà? Quando vi sposerete?! Dove vi sposerete? Perboni alza le mani per invitare al silenzio e Margherita annuncia: MARGHERITA Ci sposeremo nella cappella del convitto in cui abitavo... E Perboni completa: 648 PERBONI ... una settimana dopo la fine degli esami! Il direttore, con gli occhi che gli ridono, si rivolge un tantino pomposamente alla maestrina: DIRETTORE Signorina Capuano, posso permettermi di chiederle l’onore di... Ma lei lo previene: MARGHERITA Ci avevo già pensato, direttore. Mi farebbe l’onore di farmi da testimone? Il direttore non ha il tempo di dare l’ovvia risposta, perché dal gruppo degli studenti si sente un grido strozzato di Garrone: GARRONE Gesù!! La pancia!! Ed eccolo schizzare, sgomitando, fuori della stanza tra lo stupore dei “grandi”, ma anche di Olga e Franti. E subito si verifica una curiosa manifestazione di contagio, o forse la causa scatenante è il calo improvviso della tensione, fatto sta che altre grida strozzate si levano: VOCI VARIE RAGAZZI Mamma mia!! Il gabinetto! Dov’è il gabinetto??!! Ahi-ahi-ahi!! Oddìo, non ce la faccio!! E c’è un esodo precipitoso dei ragazzi, tutti con le eccezioni di Nelli e di Garoffi. I due sono i soli rimasti nella stanzetta insieme al maestro, a Margherita, al direttore, alla madre di Perboni, a Olga e, naturalmente a Franti; e sono anche i soli a non mostrarsi sbalorditi 649 per quel che è accaduto. Nelli, anzi, rivolto a Garoffi, si limita a constatare pacatamente: NELLI Beh: con un paio d’ore e mezza di ritardo, ma hanno funzionato. E meno male che siamo già in ospedale. E sull’espressione perplessa degli altri che non capiscono, l’immagine 675. EST. SCUOLA. PIAZZALE. GIORNO Nella bella mattinata di giugno il piazzale davanti alla scuola è singolarmente affollato di ragazzi e ragazze di tutte le classi e dei loro accompagnatori, madri, talvolta padri, spesso cameriere; diverse carrozze private parcheggiano in attesa di riportar via i rispettivi proprietari. Ed è altrettanto rumoroso che affollato. L’aria è piena, infatti, di suoni, richiami, chiacchierio di voci, risate, lo scampanellio dell'omnibus che si ferma a scaricare altre persone... 676. INT. ANDRONE SCUOLA. GIORNO Abbastanza affollato, anche se assai meno della piazza, è l'androne della scuola, dove, sotto il porticato che lo circonda, sono esposti in apposite bacheche i “quadri” dei risultati degli esami. Dinanzi ad ogni bacheca si raccoglie un capannello di ragazzi o ragazze che appartengono alla classe cui si riferiscono i risultati esposti in quella bacheca. E naturalmente ce n’è una dinanzi alla quale riconosciamo parte dei nostri personaggi: Franti, perfettamente guarito, in compagnia della madre, Olga Votini col fratello, Garrone, Precossi, Garoffi, Stardi e Nobis, e Coretti, tutti a commentare i voti... PRECOSSI Come al solito, Derossi e Bottini conducono a pieni voti... NOBIS Ma quest’anno devono dividere il primato con Precossi e Rabucco... 650 FRANTI (GUARDANDO OLGA) Non si può vincere sempre! OLGA Non darti tante arie... (getta un’occhiata critica ai risultati) Soltanto tre “buono” e il resto “sufficiente”... GARRONE Che dovrei dire io che ho tutti “sufficiente”? Arriva la voce del maestro Perboni, che ha sentito... PERBONI Devi essere orgoglioso di quei voti. Con quel che hai passato... (saluta tutti) E anch’io sono orgoglioso di voi. E non solo perché siete stati tutti promossi, ma perché tutti avete fatto un pezzo di strada per imparare a vivere insieme. Ed ora non vi disperdete. Restate amici. Aiutatevi nella vita come avete fatto su un campo di calcio. E se qualcuno avrà bisogno, siate pronti a dargli una mano. I ragazzi annuiscono, si stringono intorno a Perrboni, qualcuno si abbraccia. Margherita, che è arrivata con Perboni, sorride commossa. Bacia sulla guancia Giulio e dice: MARGHERITA Vado dalle mie bambine. vediamo dopo! Ci Saluta i ragazzi con la mano ricevendo un piccolo coro di... CORO RAGAZZI A presto signorina Margherita! 651 Ci vediamo al matrimonio! Lei si allontana ed ecco che arriva Rabucco, il Muratorino, accompagnato dal padre. Ovvio scambio di saluti, poi, mentre il ragazzo va a guardare i “quadri”, il maestro anticipa all’uomo: PERBONI Suo figlio è stato promosso col massimo dei voti, signor Rabucco. Appena controllato il quadro, il ragazzino si gira con gli occhi lucenti di gioia e salta addosso al padre coprendolo di baci. RABUCCO Sono fiero di te! (SOTTOVOCE AL FIGLIO) MURATORINO Anch’io di te, papà!... Poi si volta verso i compagni per annunciare con orgoglio: MURATORINO Mio padre ha ottenuto il diploma alla scuola serale! I compagni gli si affollano attorno per congratularsi, mentre Giulio stringe calorosamente la mano al padre, mentre l’altro si schermisce, modesto: RABUCCO Non sono stato bravo come mio figlio! Me la sono solo cavata, vero signor maestro?... PERBONI Io l’ammiro, signor Rabucco... Si volta verso i suoi allievi e con voce quasi sommessa, nella quale non si avverte nessuna enfasi, come se parlasse più per se stesso che per loro, dice: PERBONI 652 Ci sono qualità che non si imparano a scuola, ragazzi... il carattere... il coraggio di non darsi mai per vinti... di non rinunciare, mai... Gli allievi lo ascoltano, attenti... PERBONI Quando vi sentirete avviliti, o troppo stanchi, o delusi, e avrete voglia di fuggire... vi capiterà certamente, nella vita... bene, in quei momenti pensate... (correggendosi) pensiamo a quest’uomo... che ogni sera, dopo quattordici ore di lavoro ha avuto ancora la forza di mettersi a studiare... per migliorare... Sui visi dei ragazzi, pensierosi e seri... 677. INT. CHIESETTA DEL CONVITTO. GIORNO La chiesetta del convitto è minuscola, adatta alla semplicità della cerimonia con cui Giulio e Margherita si sposano. Ma ad assistere al matrimonio ci sono tutti, alunni e genitori, e naturalmente suor Maria. Il direttore e l’ingegner Bottini sono i testimoni della sposa, mentre l’avvocato Nobis e Fernando Garrone, sono i testimoni di Giulio. Il ferroviere indossa con un certo disagio quello che fu probabilmente l’abito delle sue nozze e che gli va, naturalmente, un po’ stretto. Ma Suor Maria ha fatto le cose per bene. L’addobbo floreale è caldo, anche se non lussuoso; e in un angolo della cappella una delle sorelle, seduta ad un piccolo organo, suona l’Ave Maria di Schubert che un coretto di altre cinque suore canta con bravura e calore. Al momento dello scambio degli anelli il ferroviere, forse anche un po’ intimidito dall’eccellenza degli altri testimoni rischia d’impappinarsi e l’avvocato Nobis, sorridente e gentile, lo aiuta a cavarsela. 653 La madre di Giulio naturalmente piange. E’ il compito di tutte le madri ai matrimoni dei figli. Ma piangono anche la madre di Franti e quella di Votini mentre, invece di seguire la cerimonia, osservano i loro ragazzi, Olga e Umberto che, al contrario, fissano sugli sposi il loro sguardo incantato e si tengono per mano. 678. EST. CHIESETTA DEL CONVITTO. GIORNO All’uscita dalla chiesa i due sposi, accompagnati dagli applausi, salgono sulla carrozza ma la trovano a sorpresa occupata da Franti che chiede con aria sfacciata: FRANTI Mi portate con voi? Occupo poco spazio. Giulio ride. PERBONI Scendi giù delinquente, ora non hai più bisogno di noi. FRANTI E’ vero che agli sposalizi c’è l’usanza di baciare la sposa? Ora è Margherita che scoppia in una risatina, poi accosta il viso a quello del ragazzo che la bacia sulla guancia. Felice, il ragazzo, con il suo consueto sorriso da canaglia, scende dalla carrozza che parte e resta da solo, un po’ in disparte, mentre tutti gli altri la rincorrono. Mentre la carrozza si allontana, inseguita dai ragazzi vocianti, la MDP panoramica fino ad inquadrare sulla strada, a non molta distanza dall’ingresso della chiesa, l’uomo degli oroscopi; è fermo accanto alla sua pianola e segue l’allontanamento della carrozza con un misterioso sorriso dipinto sul volto. Poi comincia ad azionare la manovella del suo strumento e nell’aria si diffondono le note dello stesso valzer suonato davanti alla casa di Margherita (scena 540) quando Giulio la indusse a ballare in strada. 654 679. CASA SUL MARE. VERANDA. ESTERNO GIORNO Un giorno di settembre. Seduta su una veranda che dà direttamente sul mare Margherita sta finendo di redigere il suo diario e ogni tanto guarda suo marito che passeggia sulla spiaggia in compagnia di un cane. La ragazza finisce l’ultima pagina del suo diario con la frase: MARGHERITA VOCE PENSIERO …educare l'infanzia e la gioventù…che cosa é il nostro lavoro, che pure ci pesa tanto, cosa sono i nostri dolori, la nostra sofferenza, la vita stessa a confronto delle fatiche, degli smarrimenti e degli affanni formidabili dei ragazzi che quotidianamente cerchiamo d'educare? A loro deve andare il nostro rispetto perché hanno appena accettato la sfida della vita… Poi chiude il diario che è ancora senza titolo. Con dolcezza si passa una mano sulla pancia, piuttosto rotonda e sorride. Margherita aspetta un figlio. Poi la sua attenzione si concentra sulla copertina bianca. Ci pensa un po’ su e poi decide che il titolo per il suo diario non può essere che uno, e si china a scrivere. La sua penna traccia sulla copertina la parola: “Cuore” 655 CUORE liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Edmondo DeAmicis sceneggiatura primo e secondo episodio Massimo DeRita Mario Falcone terzo e quarto episodio Massimo DeRita Sara Polidoro quinto e sesto episodio Massimo DeRita Ottavio Jemma con la collaborazione di Maurizio Zaccaro SHOOTING DRAFT 28 agosto 2000 © tutti i diritti riservati Videotrade Audiovisivi srl Via Lovanio 24, Roma 656 657 658 659