Insieme alle scuole - Rassegna dell`Autonomia Scolastica
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Insieme alle scuole - Rassegna dell`Autonomia Scolastica
Insieme alle scuole Da anni assicuriamo le Scuole Italiane. Per proteggere le strutture che fanno crescere i giovani e garantiscono il loro futuro. AIG Europe Limited Rappresentanza Generale per l’Italia è la sede Secondaria di AIG Europe Limited - Registrata in Inghilterra e nel Galles con il numero 01486260 con sede legale in: The AIG Building, 58 Fenchurch Street, Londra EC3M 4AB, Regno Unito - Capitale Sociale Sterline 197.118.478. American International Group, Inc. (AIG) è una compagnia di assicurazione leader mondiale con clienti in oltre 130 paesi e giurisdizioni. Le compagnie del gruppo AIG servono clienti commerciali, istituzionali e individuali attraverso uno dei più estesi network assicurativi al mondo nel ramo Danni. Negli Stati Uniti le compagnie del gruppo offrono inoltre servizi assicurativi nei rami Vita e Previdenza. Le azioni ordinarie di AIG sono quotate sulle Borse valori di New York e di Tokyo. AIG è il nome commerciale delle imprese di assicurazione che fanno capo ad American International Group, Inc. e che operano in tutto il mondo nei rami Danni, Vita e Previdenza e Assicurazione generale. Per ulteriori informazioni, visitate il nostro sito web all’indirizzo www.aig.com. I prodotti e i servizi assicurativi sono emessi o prestati da società controllate o collegate di American International Group, Inc. In Europa la principale impresa che eroga le coperture assicurative è AIG Europe Limited. La presente documentazione è fornita a scopo informativo. In alcuni paesi, determinati prodotti e servizi potrebbero non essere disponibili; la copertura assicurativa è soggetta ai termini e alle condizioni della polizza o del contratto di assicurazione. Alcuni prodotti e servizi potranno essere forniti da soggetti terzi indipendenti. I prodotti assicurativi potranno essere distribuiti attraverso società collegate o non collegate. 4 I Ras - Aprile 2015 Insieme verso il domani Editoriale Giuseppe Pennisi Visita il sito e segui la rivista: www.autonomiascolastica.it C ontinua lo stillicidio delle cessioni di grandi aziende italiane a imprese straniere anche extracomunitarie, e con esso il declino della nostra economia. Il passaggio ad una impresa cinese della maggioranza azionaria della Pirelli spa - un pilastro della ripresa italiana nel dopoguerra - è l’ultimo capitolo, in ordine di tempo, di una storia ancora non conclusa. In quest’ultimo decennio l’Italia ha perso una consistente parte delle sue migliori aziende produttive, che le avevano consentito di raggiungere posizioni di primo piano tra i paesi più industrializzati del mondo. Le notizie, certe e precise, della costante riduzione della capacità produttiva del nostro paese, oscurano - non per semplice contrasto - gli annunci e le ipotesi dell’inizio di una ripresa solo auspicata e ancora non delineata e non percepita. La rete d’imprese di eccellenza, costituita nell’arco temporale di oltre un secolo e decimata in un decennio, è un fenomeno che dispiegherà tutti i suoi effetti negli anni a venire. Si potrà osservare che quasi tutte le aziende cedute resteranno in Italia e continueranno a creare lavoro, gettito d’imposta e reddito. Bisogna tuttavia mettere in conto che le assicurazioni, date durante le trattative e al momento della cessione, sono impegni della prima ora, per cui, superato il primo impatto della effettiva presa di possesso, saranno riviste e modificate progressivamente, con i piani pluriennali di riassetto e di sviluppo. Le aziende non più italiane, in relazione alla nuova maggioranza azionaria, “La continua cessione di imprese italiane a imprese straniere desta non poca preoccupazione per l’avvenire” manterranno la sede e gli stabilimenti in Italia fino a che tale scelta sarà necessaria ovvero opportuna, poi varrà la legge di mercato e l’interesse dell’azionista di maggioranza. Quando si arresterà questa caduta e quali saranno le condizioni residuali dalle quali si dovrà ripartire, al momento sono interrogativi che non trovano risposte, se non in forma di ipotesi formulate senza una base di elementi certi. Si fa assegnamento sulle enfatizzate riforme, come sicuro viatico per un rinnovamento radicale del costume e dei rapporti sociali ed economici, e in definitiva per un miglioramento delle condizioni di vita degli italiani. Lo scetticismo sotto questo aspetto è un razionale antidoto a pericolose illusioni e a vane speranze. Il successo di una riforma non dipende dalla volontà e dall’impegno del legislatore o del governo, nel caso (più frequente) in cui ne fosse l’artefice, e ancor meno dalla rapidità dell’iter, anche se il raffronto con precedenti del recente passato fa attribuire alla velocità delle decisioni e delle deliberazioni meriti eccessivi e di mero rilievo formale. La validità della riforma ha come unico parametro di misura, le innovazioni realizzate e i risultati ottenuti, in termini di sensibile miglioramento del settore riformato e più in generale del sistema paese. Al momento, gli annunci e le previsioni non galvanizzano e non seducono gli scettici, cioè la maggioranza degli italiani che hanno disertato l’ultima chiamata elettorale, sottolineando con tale gesto la loro stanchezza e disapprovazione. Certo questi atteggiamenti costituiscono il piano inclinato della democrazia. Occorre evitarne l’ulteriore espansione, con una più attenta considerazione delle esigenze e delle indicazioni dei cittadini. Per esemplificare: è ancora aperto il dibattito sulla buona scuola con larga partecipazione di esperti, di operatori della scuola e di cittadini. Non sarebbe propizio e coerente al fine, che il dibattito fosse lo strumento illusorio di un metodo democratico, per imporre più agevolmente scelte già stabilite. Aprile 2015 - Ras I 5