I. 2010 21 Edizione italiana

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I. 2010 21 Edizione italiana
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Edizione italiana
I. 2010
Cari lettori,
Nel 2009 la iGuzzini ha iniziato a festeggiare i suoi primi 50 anni di vita.
La nostra azienda è nata, infatti, nel 1959 ad opera dei miei fratelli maggiori
Raimondo, Virgilio e Giovanni, a cui anche noi fratelli minori Giuseppe, Giannunzio
ed io fin da subito abbiamo dato il nostro contributo per farla crescere.
Harvey Guzzini, come si chiamava all’inizio questa azienda, ha rappresentato
una delle aziende principali per l’affermazione del Made in Italy, per l’affermazione
della cultura del design italiano.
Sono molto orgoglioso del fatto che da quella data abbiamo fatto molta strada.
Abbiamo fatto scelte innovative, da quella fondamentale fatta alla metà degli
anni ’70 di passare dalla produzione di lampade d’arredo all’illuminotecnica:
siamo stati tra i primi a far conoscere in Italia l’importanza della luce per la
valorizzazione dell’architettura e siamo stati fra i primi a parlare della necessità
della progettazione della luce e della figura del Lighting Designer. Da queste
scelte sono poi derivate quelle dell’impegno contro l’inquinamento luminoso
all’inizio degli anni Novanta, per arrivare all’attuale impegno per la riduzione
dei consumi energetici e dell’emissione di CO2.
In questo numero abbiamo deciso di raccontare i segni grafici che appartengono
alla nostra storia: i loghi, i cataloghi e la comunicazione in genere che si sono
succeduti negli anni, perché anche attraverso questo si rivela il nostro essere
sempre contemporanei alla cultura del design, anzi forse sempre un soffio
in anticipo, quel soffio che non ti mette fuori dal tempo in cui vivi, ma che ti
rende unico.
Una strategia che ha fatto della nostra azienda, ma direi del gruppo industriale
fondato da noi, figli di Mariano Guzzini, che dal 1982 trova una sede istituzionale
nella Finanziaria di famiglia FIMAG (Finanziaria Mariano Guzzini) a cui fanno
capo le aziende Fratelli Guzzini, Teuco, Gitronica oltre che la iGuzzini, dei leader.
Anche grazie a FIMAG, nella loro autonomia, le aziende mantengono la comune
matrice culturale i cui tratti essenziali sono: la sensibilità per uno sviluppo ed un
tecnologia eco-sostenibile, la costante attenzione alle prestazioni dei materiali più
moderni, la vocazione all'innovazione tecnologica e di progetto, la consapevolezza
del ruolo centrale svolto dal design come risposta alle esigenze degli utilizzatori,
la cura del mercato e delle risorse umane.
Per la iGuzzini in particolare queste sono state le linee guida che ci hanno
portato a festeggiare i nostri primi “50 anni luce”.
Adolfo Guzzini
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Incontroluce
Sommario
II
Editoriale
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Le Marche
1959
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Progettazione
Quattro domande a Leni Schwendinger
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Progetti
La Sala dei Mesi di Palazzo Schifanoia
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Aquaniene
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Frank O. Gehry dal 1997
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Liceo Pierre Joëlle Bonté,
Istituto Superiore per l’edilizia
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Dot Baires Shopping
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Pangu Plaza Hotel
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Giochi di luce sul lungomare di Aalborg
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Il Dhoby Ghaut Park
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Blue Water Black Magic
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Un’enoteca da premio
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Cultura dell’azienda
Zaha Hadid a Padova
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Nuovi apparecchi a LED
per l’illuminazione urbana
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IV edizione del Concorso di Progetti
di Architettura “Pasajes de Arquitectura
y Crítica” e iGuzzini illuminazione
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Danzare con la Luce:
lo spettacolo “Framed”
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Condividere il sapere
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Light Mapping NYC
“LED - Light Exhibition Design”,
edizione 2009
I. 2010
Le Marche
1959
1959. Quell’anno nasce la Harvey Guzzini che cinquanta anni dopo
è la iGuzzini illuminazione.
L’evoluzione del logo aziendale ha avuto delle tappe importanti lungo un percorso
che ci ha portati dall’essere una piccola realtà artigianale che produceva lampade
decorative all’essere un’azienda specializzata nella produzione di apparecchi illuminotecnici, in grado di collaborare con i più grandi architetti che realizzano progetti
in tutto il mondo.
Logo utilizzato fra il 1959 e il 1964.
Ispirato al film “Harvey” del 1950 con
James Stewart
Logo utilizzato fra il 1965 e il 1977.
Questo logo è stato disegnato da Luigi Massoni.
L’architetto Massoni viene chiamato a collaborare
con la Harvey come art director e dà ulteriore
impulso alla collaborazione con i designers.
Tra gli anni 1967 e 1971 Ennio Lucini realizzò
il catalogo per il marchio DH, con cui si commercializzavano lampade per l’ambito domestico.
Logo utilizzato fra il 1974 e il 1981 e disegnato
da Advema G&R Associati. Questo logo riassume
in sé la produzione che veniva poi commercializzata con altri marchi come DH, Doma, Atelier.
In questi anni inizia la produzione di lampade
tecniche come i proiettori.
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Logotipi e immagini
tratte dall’ archivio iGuzzini
Il marchio DH è stato utilizzato fra il 1972 e il
1976 ed è disegnato da Mimmo Castellano che
si rifà alla cultura optical degli anni Settanta.
Logo attuale, utilizzato dal 1982. Nel 1982
viene realizzato il primo catalogo con questo
logo che accorpava tutta la produzione iGuzzini.
Nel 1986 la grafica coordinata è affidata a
Ennio Lucini ed il catalogo generale presenta
la produzione degli apparecchi per interni
e per esterni in due volumi separati.
Nel 1999 Pierluigi Cerri, che attualmente
cura la grafica coordinata dell’azienda, progetta
il catalogo generale in collaborazione con lo
Studio Conti.
incontroluce 21
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Quattro domande
a Leni Schwendinger
Progettazione
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Leni Schwendinger
Light Projects LTD crea ambienti di luce in tutto
il mondo. Da più di 10 anni Light Projects studio
è un polo di attrazione per collaborazioni di professionalità multidisciplinari con la creazione di
con la creazione di specifici team di progettazione
composti da architetti, ingegneri e grafici, impeganti a condividere la vision di Leni Schwendinger.
Con il giusto equilibrio fra innovazione tecnologica,
gestione manageriale del progetto e vena artistica
la metodologia di Light Projects ha prodotto una
serie di collaborazioni con una gamma di clienti
che vanno da enti pubblici a studi di architettura
e di ingegneria fino ai musei e organizzatori di eventi. Progetti recenti sono Chroma Streams; Tide and
Traffic, una installazione site-specific che esplora
la relazione fra il flusso del traffico e i cambiamenti
delle maree presso il Kingston Bridge a Glasgow
e la Coney Island Parachute Jump una torre che
costituisce un Landmark a Brooklyn, New York.
Leni Schwendinger ha tenuto conferenze e ha insegnato ampiamente in tutti gli Stati Uniti, Europa
e Giappone ed attualmente insegna al dipartimento
di architettura Interior Design ed Illuminazione
della Parsons School of Design a New York City.
Cosa ne pensa della relazione esistente tra luce artificiale e luce naturale?
E poi, cosa pensa del connubio luce e architettura?
Io ho delle idee abbastanza terra terra sull’argomento. Credo che la luce influisca
nella vita delle persone, so che può sembrare banale. Noi designer ci occupiamo
degli aspetti più minuziosi, precisi dell’illuminazione, si dovrebbe fare un passo
indietro e chiedersi semplicemente: “Cos’è la luce? Quanto influisce sulla nostra
vita?” In realtà io non mi pongo questa domanda, perché è parte della mia occupazione principale. La luce influisce sui nostri sentimenti, il nostro comportamento,
la luce dirige il nostro sguardo, ci dà un senso di tepore. E ciò accade in ogni atmosfera, ad esempio anche durante una giornata priva di luce, una giornata grigia e
piovosa, anche questa è un’atmosfera speciale. Poi arriviamo alla sera, il tramonto,
questo magico fenomeno naturale ha una forte influenza sulla nostra vita, il colore,
il cielo. Il passaggio verso paesaggi urbani artificiali notturni è il mio campo di lavoro.
Per esempio, lo scorso venerdì ero su un traghetto per Staten Island, per partecipare
ad un evento. Il traghetto, un’imbarcazione privata, ha intrapreso un percorso diverso
rispetto alla rotta abituale ed abbiamo costeggiato tutta la costa di NY, da Wall Street
a Mid-Town. Ci siamo quindi trovati a osservare e riflettere di nuovo sull’aspetto degli
edifici, il rapporto spaziale e fenomenale tra la luce e gli edifici, come ci sembrassero
piatti, e il momento dopo invece venissero messi in risalto gli angoli, e le strade che
attraversano...insomma tutta la dimensione della città, può sembrare un cliché quanto
dico, ma le persone rimangono veramente impressionate e si emozionano di fronte
alla forma fisica della città di notte, grazie alla luce che illumina gli edifici da fuori
e da dentro.
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Testo adattato da un’intervista
a Leni Schwendinger.
Foto: ArchPhoto
1.2. Immagini del progetto “Triple Bridge”
I progetti presentati dal Lighting Designer
sono realizzati con apparecchi d’illuminazione
di diversi produttori.
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Quindi lei non vede le luci artificiali come distorsione del corso naturale
della luce diurna …
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incontroluce 21
Ho una teoria rispetto a quelle che chiamo “fasce notturne.” Durante il giorno abbiamo
una percezione precisa delle varie fasce, partiamo con la colazione alle 11.00 del mattino,
arriviamo a pranzo alle 12.00, poi cena, e poi comincia ad arrivare il buio negli spazi
pubblici, ed è la cosa che mi interessa di più. Le persone escono con gli amici dopo
il lavoro, percorrono il tragitto che li porta alla metropolitana, questa è la prima fase
della notte, naturalmente ogni quartiere avrà la sua fascia notturna particolare, che
tiene conto della dimensione e del tipo di luogo. Come cambia l’attività della strada
rispetto al tipo di quartiere in cui ci si trova, rispetto alle persone che abitano in quel
quartiere? Si tratta di una zona commerciale? Residenziale? Istituzionale?
È un parco? Quali edifici fanno da contorno alla zona? E ogni fascia notturna caratterizza
l’attività che si porta avanti nella strada. I negozi chiudono alle 20.00, i ristoranti alle
22.00, le strade non sono più illuminate. Cosa facciamo con la conoscenza che abbiamo
delle fasce notturne, che sono in realtà un prolungamento del giorno, di quello che per
noi è il giorno? Secondo me questa è la domanda fondamentale. Poi arriviamo alla notte
fonda, ci sono i locali, le persone che hanno dei turni di notte, i luoghi in cui le persone
si svegliano prestissimo al mattino perché sono pendolari, le chiamiamo città dormitorio, dove le persone si svegliano alle 4.00 o alle 5.00 e salgono sul treno.
Il mio interesse principale è: come illuminiamo queste strade? Le illuminiamo in modo
da fare da contrappunto al traffico stradale, al traffico pedonale notturno o in modo da
assecondarlo? Secondo me questo è il futuro del design di illuminazione, e del design
urbano, il modo in cui essi interagiscono per ottenere un’illuminazione che cambia
durante la notte.
Progettazione
Quattro domande
a Leni Schwendinger
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Quale dei suoi progetti è quello che ritiene essere il più importante, quello a cui
pensa più spesso?
Penso al nostro progetto di Seattle, “Dreaming in color”, credo sia il più importante.
Si tratta sostanzialmente di 9 griglie di maglia di metallo di filo metallico molto sottile
che si intrecciano. C’è molta trasparenza e questo fa sì che si catturi la luce delle luci
piatte. Ci sono poche luci, circa 22 per una struttura di 450 piedi di larghezza (circa
137 metri) per 50 piedi di altezza (circa 15 metri). Il mio sogno più grande è sempre
stato quello di creare dei colori puri nell’aria, ecco perché sono qui, per creare colori
nell’aria. E nel momento in cui abbiamo acceso le luci per questo progetto, dopo
molto lavoro, e le tele metalliche hanno catturato la luce, che non era ancora stata
messa a fuoco, in quel momento ci siamo detti: “Funzionerà!, ora abbiamo una settimana per la messa a punto”. La luce veniva catturata dall’aria e si vedono quindi
queste enormi superfici luminose nell’aria. Si tratta di un progetto molto astratto.
La cosa bellissima è che la luce, una volta catturata scende e forma degli angoli poi
viene catturata di nuovo dalle tele poi scende di nuovo e viene ancora catturata dalle
tele, e poi scende per arrivare a terra. Quando le persone camminano attraverso questo
percorso sono immersi nella luce, respirano nella luce e contemporaneamente sullo
sfondo ci sono queste gigantesche superfici luminose. Ho come l’impressione che
questo progetto avrebbe dovuto essere il mio ultimo lavoro, e non il primo.
Ho fatto altri progetti, ma devo dire che quello è stato un progetto importantissimo
per me, lo considero come una pietra miliare nel mio lavoro. Anche il progetto del
“Triple Bridge” alla Port Authority di New York è stato un altro progetto molto importante. A volte ci sono progetti che non sai se in pratica potranno funzionare veramente, anche se sono stati fatti tutti i test e tutte le prove necessarie. In questo caso
non sapevamo se la grande idea che avevamo in mente, nella sua totalità, avrebbe
funzionato correttamente. I riflessi sul Triple Bridge sono stati creati da degli specchi
enormi in acciaio inossidabile lucidato che riflettono la luce a terra, sulla strada.
E questo è un omaggio a quella che per me è la quintessenza della luce urbana.
Fino al momento in cui hanno terminato la messa in opera del progetto, non sapevamo
se gli specchi avrebbero permesso che la luce arrivasse fino alla strada: sono stati
quindi 9 anni di preoccupazioni…così tanto c’è voluto per arrivare alla conclusione.
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3.4. Immagini del progetto “Dreaming Color”
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In questa fase storica in cui le problematiche legate all’energia… ricerca di nuove
fonti rinnovabili, risparmio energetico… sono molto dibattute, cosa può fare
il settore dell’illuminazione?
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incontroluce 21
Come il design dell’illuminazione può sostenere l’ambiente?
Prima di tutto non credo che l’illuminazione sia in assoluto la parte più negativa
nell’utilizzo dell’energia elettrica, credo che gli impianti di aria condizionata e gli
impianti a combustibile fossile siano la cosa peggiore. Sono molto arrabbiata con
la stampa, per esempio che sta dipingendo il settore dell’illuminazione come un
qualcosa di assolutamente negativo. Detto questo credo che il controllo dell’illuminazione sia essenziale per risparmiare energia. Parliamo per esempio di illuminazione
stradale perché è la cosa che mi interessa maggiormente. Suggerii 5 o 6 anni fa
una soluzione che ora viene applicata: illuminazione stradale notturna flessibile.
Negli Stati Uniti abbiamo dei sistemi che ci permettono di spegnere o abbassare
le luci ad un’ora precisa. Si tratta di un sistema composto da elementi ottici, da
un sistema di controllo e da un software. Io in particolare sono molto interessata
ai sistemi, più che all’apparecchio d’illuminazione in sè. Possiamo in questo modo
risparmiare energia, qualsiasi sia il luogo che stiamo analizzando (ricorda le fasce
notturne?) Possiamo progettare ponendoci delle domande: quando dovrebbero
abbassarsi le luci? Dopo la chiusura delle attività? O dovrebbero essere più intense
dopo la chiusura delle attività? Per me queste sono domande importanti.
Quando c’è luce proveniente dai negozi secondo me c’è meno bisogno di luce pubblica per illuminare i marciapiedi. Non credo che un’illuminazione sostenibile serva
solo a risparmiare dal punto di vista energetico, ma credo che abbia a che fare
soprattutto con le persone. Penso che dei luoghi sostenibili, delle città sostenibili
siano luoghi in cui alla gente piace stare. Luoghi in cui ci sarà meno crimine, meno
graffiti, meno atti vandalici, meno problemi, perché qui le persone vivranno meglio.
Per me quindi un’illuminazione controllata e adeguata durante la notte, che aiuti
a risparmiare energia deve anche contribuire a migliorare la vita delle persone.
La Sala dei Mesi
di Palazzo Schifanoia
Progetti
Committente
Comune di Ferrara
Progetto illuminotecnico
Piero Castiglioni
Ferrara, Italia
Nella seconda metà del 1400 Borso d’Este
commissiona ai migliori pittori della “officina
ferrarese” il ciclo di affreschi che rimane uno
degli esempi più significativi dell’arte profana
delle corti italiane del Rinascimento.
La Sala dei Mesi presenta una pianta rettangolare e la notevole altezza di circa 6,20 m.
Il soffitto ligneo è a cassettoni con un’orditura
di grandi travi trasversali istoriate, le pareti
longitudinali, una con affreschi in buono
stato di conservazione, l’altra con la presenza
di deboli tracce dell’antica decorazione, sono
scandite da un ordine di finestre.
La parete trasversale con la porta d’ingresso
presenta affreschi in avanzato degrado, la
parete con la porta di collegamento alle sale
successive presenta invece affreschi con un
migliore stato di conservazione. Il grande spazio
vuoto della Sala, regolare ed imponente per
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materiali, dimensioni, decorazioni viene
naturalmente illuminato in maniera uniforme,
con bassi valori di illuminamento, dalla luce
diurna proveniente dalle finestre e riflessa dal
pavimento. Lo studio di un apparato di tende
di materiale diffusore permette di eliminare
la proiezione delle finestre al suolo e dare a tutto
l’ambiente un senso pacato di ordine.
Lo studio dell’architetto Piero Castiglioni ha
proposto per l’illuminazione generale della
Sala, degli affreschi rappresentanti il ciclo dei
mesi e delle scene di vita alla corte estense,
un unico apparecchio, a luce diretta, di nuovo
disegno, appositamente progettato e prodotto
dalla iGuzzini. Una colonna, alta 85 cm,
a base rettangolare, con struttura in titanio,
metallo scelto per la scarsa conduzione di calore,
zavorrata con un contrappeso in piombo per
garantirne la stabilità, fissata al pavimento
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Foto: Giuseppe Saluzzi
1. Portale di Palazzo Schifanoia
2. Particolare del prodotto creato appositamente
per questa installazione
3.4. Immagini della Sala dei Mesi con l’integrazione
fra luce artificiale e luce naturale
4
con un tassello e munita di un piede in gomma
per produrre attrito ed aumentare la stabilità,
alloggia le sorgenti luminose. Tra gli elementi
a colonna passa il cavo di alimentazione che
ricopre così anche la funzione di collegamento
visivo dando loro una continuità nello spazio e
rendendoli un elemento unico continuo. A questa
funzione si unisce quella di distanziatore: una
valida barriera per mantenere i visitatori alla
dovuta distanza per la protezione degli affreschi. La distribuzione perimetrale di 28 elementi a colonna senza soluzione di continuità,
l’opportuno puntamento delle sorgenti, assolutamente nascoste al visitatore, garantiscono
valori di illuminamento sulle pareti di circa 150
lux, con distribuzione omogenea, ottima resa
dei colori e della materia pittorica in assenza di
ombre e riflessi, con il minimo impatto visivo.
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Aquaniene
Progetti
Circolo Canottieri Aniene
Roma, Italia
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Cliente
Circolo Canottieri Aniene
Progetto architettonico
Luca Braguglia con
Marco Gigliotti, Alessandra Prezzi,
Maria Antonietta Motta
In occasione dei mondiali di nuoto svoltisi
a Roma nel mese di luglio 2009 il Circolo
Canottieri Aniene partecipa al bando del commissario straordinario con delega per il grande
evento, per la realizzazione ex novo ovvero
l’implementazione di impianti sportivi con attinenza al nuoto per dotare la città di impianti
natatori a supporto dei mondiali di nuoto.
Viene individuata l’area e in circa 17 mesi
viene realizzato Aquaniene: su di un lotto di
21.800 mq. ca. un complesso di 10.000 mq.
su tre livelli per 55.000 mc costruiti.
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Appalto generale
Technorestauri srl
Vasche e impianti di filtrazione
Piscine Castiglione
Consulenza illuminotecnica
Luciano e Marco Stignani
Impianti elettrici e termoidraulici
NCS srl
Foto: Sergio Grandi
1. Vista diurna del complesso
2.3. Immagini scattate durante l’inaugurazione
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L’architettura nasce improntata ad un senso
di leggerezza amplificato e sottolineato ovunque
dalla ricerca di trasparenze tra esterno ed interno.
Un’osmosi sia visiva che di uso, tra le funzioni
all’interno e all’esterno del complesso, è perseguita in maniera quasi ossessiva.
Il progetto prevede tre livelli che accolgono
le funzioni che sostanziano l’Aquaniene: dalle
vasche interne a quella esterna; alle palestre:
una al primo piano aperta sul bosco ed una
con un affaccio privilegiato sulle vasche, fino
a tutte le attività collaterali e di supporto: dal
proshop alla caffetteria, dagli uffici alla sala
corsi ed alla ludoteca, dalle foresterie per gli
atleti agli spazi conviviali interni ed esterni,
gli spogliatoi su due livelli al centro benessere.
Enfatizzare l’apporto della luce solare e scegliere
il bianco come colore dominante sono stati due
degli assiomi con i quali si è poi dialetticamente
interagito in fase di definizione di illuminazione
artificiale cosicché per ottenere un giusto equilibrio architettonico sono state utilizzate poche
famiglie di prodotti e fonti luminose tali da contenere il più possibile i costi di manutenzione e
di sostituzione delle lampade. È stata utilizzata
la famiglia iRoll in varie potenze, emissione
luminosa e gradi di protezione.
Troviamo questi apparecchii negli esterni, con
lampade a ioduri metallici da 35 e 70 W per
enfatizzare l’aspetto architettonico e per illuminare le zone di passaggio e collegamento tra
l’ambiente esterno ed interno. Troviamo iRoll
sospesi nell’atrio con lampade da 70 W che
garantiscono, anche in ambienti con doppia
altezza, valori di illuminamento intorno ai 500
Lux medi. Lo stesso apparecchio, con lampada
fluorescente è stato scelto per le scale pubbliche.
In reception si è scelto di utilizzare apparecchi
Reflex Wall Washer con lampade a ioduri
metallici per garantire un ottimo illuminamento
verticale ed avere un buon confort visivo.
Per la luce d’accento sul bancone, sono stati
utilizzati apparecchi Lux montati su binario
con lampade alogene QR111 e lenti ellissoidali
per una morbida proiezione della luce sul
piano di lavoro garantendo 500 Lux medi.
Nella zona ristoro si sono scelti apparecchi
da incasso LineUp per l’illuminazione generale,
ed incassi dicroici Deep Frame per la luce
d’accento sui tavoli e sul bancone bar.
Per illuminare “Uomo galleggiante” (1984),
la scultura di Mario Ceroli, che si trova nella
hall del centro, è stato utilizzato un Le Perroquet
con basetta.
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Progetti
Frank O. Gehry dal 1997
Triennale di Milano, Settembre 2009 - Gennaio 2010
a cura di Germano Celant
In collaborazione con
Frank O. Gehry
e Gehry Partners LLP
e grazie a
Guggenheim Museum di Bilbao
AGO - Art Gallery of Ontario
di Montreal
DAC - Dansk Arkitektur Center
di Copenhagen
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La Triennale dedica una mostra alla produzione
più recente di Frank O. Ghery, scegliendo come
anno simbolo il 1997, anno in cui l’architetto
canadese ha firmato il Guggenheim Museum
di Bilbao, progetto che l’ha fatto conoscere anche
da quella parte di pubblico non interessato al
mondo dell’architettura.
Il curatore Germano Celant ha selezionato, insieme all’architetto, foto, filmati, disegni e modelli
dei suoi progetti: il DZ Bank Building di Berlino,
la Art Gallery of Ontario, il Jay Pritzker Pavilion
di Chicago, l’Interactive Corporation Headquarter
di New York, il resort Atlantis Sentosa di
Singapore e il Guggenheim Museum di Abu Dhabi,
ancora in costruzione. Ad illuminare questo
materiale composito lo Studio Cerri & Associati
ha scelto dei proiettori Le Perroquet.
Frank O. Gehry, vincitore del Pritzker Architecture
Prize nel 1989 è stato presente alla inaugurazione che si è svolta il 26 settembre.
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Progetto di allestimento e grafica
Studio Cerri & Associati
Pieluigi Cerri
Alessandro Colombo
architetti
Sponsor tecnico
iGuzzini illuminazione
Foto: Fabrizio Marchesi
1. Allestimento
2. Modello del progetto Atlantis Sentosa
in collaborazione con
Francesca Ceccoli
Marta Moruzzi
Francesca Stacca
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Liceo Pierre Joëlle Bonté,
Istituto Superiore per l’edilizia
Progetti
Committente
Consiglio regionale di Alvernia
Direttore tecnico
Ophis Puy-de-Dôme
Impresa generale
Groupement Sobea Auvergne
Eiffage Construction Auvergne
Riom, Puy de Dôme, Francia
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Ufficio controllo
Groupement Socotec / Veritas
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Il progetto dell’istituto superiore per l’edilizia
si pone diversi obbiettivi. Da una parte il complesso vuole dimostrare la nobiltà delle professioni legate al mondo dell’edilizia ed intende
attrarre quindi l’interesse di giovani studenti
verso l’apprendimento di queste professioni.
Attraverso la costruzione dell’edificio si è voluto
inoltre dimostrare l’efficienza e la molteplicità
di utilizzo del legno nella realizzazione di grandi
edifici pubblici. Infine il complesso, con la sua
stessa presenza, si lega allo sviluppo urbanistico
della parte sud della città di Riom.
L’istituto comprende numerosi ambienti.
Raccorda i diversi percorsi degli allievi nei
diversi spazi ed ogni locale gode di un’atmosfera
specifica: luci controllate nelle classi, luci
soffuse per il centro di documentazione, luci
più vivaci per il ristorante. Spazi pubblici e
privati sono differenziati: i locali degli alloggi
sono intimi ed i percorsi sono piacevoli.
La parte pubblica in cui sono ospitati i locali
dedicati all’insegnamento tecnico, è luogo
di apprendimento e di sperimentazione, oltre
che luogo di rappresentanza dell’edificio stesso:
l’architettura diventa didattica dimostrando
concretamente il rapporto tra sapere pensare
e sapere fare, diventa uno strumento didattico
a disposizione degli insegnanti.
Molta attenzione è stata riservata al rapporto
con le condizioni ambientali esterne e con il
paesaggio.
L’edificio è stato progettato in modo da essere
riparato dai forti venti della regione. Le abbondanti acque pluviali sono invece conservate.
I panorami in lontananza dei monti d’Alvernia
si conciliano con le viste più vicine sul cortile
e sui giardini interni. Così l’istituto superiore
è la dimostrazione che la qualità architettonica
e ambientale non possono che procedere di
pari passo.
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Economo della costruzione
Mazet & Associés
Coordinatore
SPS Ingerop
Progetto architettonico
Emmanuel Nebout
Architetto
Bruno Berthier - architetto responsabile
Baptiste Lebihan - assistente
Laurence Javal, Jéròme Fuzier,
Bruno Dumontet, Laurence Damour,
Muriel Bacher
Ufficio studi e progettazione
VRD
Cap Vert
Ufficio studi e progettazione struttura
A. Verdier
Acustica
J.P. Lamoureux
Ufficio studi e progettazione legno
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Segnaletica
Laurence Ravoux
Ufficio studi e progettazione fluidi / SSI
Auvertech
Paesaggista
Agence Laure Quoniam
Foto: Didier Boy de la Tour
1. Esterno
2. Corridoi ed hall
3. Centro di documentazione
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Progetti
Dot Baires Shopping
Cliente
Grupo Irsa
Progetto architettonico
Studio Pfeifer y Zurdo
Buenos Aires, Argentina
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Dot Baires Shopping è il centro commerciale più
grande e moderno della città di Buenos Aires:
con una superficie coperta di 189.000 mq.
e una posizione eccezionale - sull’intersezione
stradale più importante della città - è un’opera
molto complessa, il cui scopo è di attirare il
pubblico in un luogo concepito non solo per
lo shopping, ma come un punto d’incontro.
Il progetto di illuminazione è stato portato avanti
di pari passo con ogni fase della progettazione
architettonica. La luce sottolinea il dinamismo
delle forme geometriche dell’edificio con punti,
linee ed accenti.
Dal punto di vista tecnico il progetto illuminotecnico è stato concepito avvalendosi delle tecnologie
più avanzate per quanto riguarda, sia le apparecchiature, sia le lampade, e con una grande attenzione all’efficienza energetica: quindi sono stati
usati in grande quantità LED ed apparecchi
a bassa potenza con componenti elettronici.
Un esempio è la facciata principale, visibile
dall’incrocio stradale, dove sono stati impiegati
LED rossi per ottenere un effetto puntiforme
sulle superfici curve che compongono questa
geometria complessa, conferendo all’edificio
una singolare consistenza luminosa notturna.
Anche nelle facciate laterali sono state realizzate
delle fasce con LED gialli, che si ripetono in
modo casuale su tutta la superficie. Altre apparecchiature a LED sono state inserite in tutto il
centro commerciale per il sistema delle luci di
emergenza. Analogamente, nelle aree di servizio
sono stati incassati LED di ultima generazione,
con ottiche a fascio controllato di colore bianco
caldo. Gli spazi esterni sono visibili da tutti
i livelli delle aree di shopping e sono disposti
a terrazze, le cui linee sono state tracciate con
fasce di LED che seguono la curva delle aiuole
e delle panche.
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Lighting designer
Pablo Pizarro
Foto: Francisco Nocito
1. Ingresso principale
Partners Assistance
Iluminación Sudamericana S.R.L.
2. Luce radente sulla fontana
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L’atrio principale, un grande spazio con varie
altezze, è come una grande finestra che consente di godersi la vista dello spazio esterno. Anche
in questo spazio, vero e proprio fulcro del progetto,
sono stati usati apparecchi a LED, Ledplus
nelle alzate della scala principale e MiniWoody
nelle relative colonne oltre a MaxiWoody,
Woody e iRoll.
In tutta l’area destinata allo shopping sono stati
impiegati apparecchi con ballast elettronici
e che utilizzano basse potenze (l’80% delle
lampade sono da 35 W e nessuna supera
i 70 W). La curva che segna la linea della vetrata
si materializza tramite una linea luminosa continua con tubi fluorescenti T5 di colore bianco
caldo. Ciascuno dei tre mall può essere identificato
grazie all’illuminazione: una successione di
spicchi sottili con tubi fluorescenti nel primo;
linee curve con uno sfondo di carta colorata nel
secondo, e applique ed apparecchi ad incasso
ad alogenuri metallici nel terzo.
Le aree di passaggio tra i mall si differenziano
grazie a grandi apparecchi traslucidi, tra i quali
sono stati inseriti in maniera non geometrica
degli apparecchi ad incasso da 35 W e 24°,
per creare macchie di luce sul pavimento.
incontroluce 21
17
Progetti
Dot Baires Shopping
Foto: Francisco Nocito
3. I grandi coni con i Gem al centro
4. Effetti creati con apparecchi a LED
Lungo i percorsi vi sono grandi vani a doppia
altezza, che legano visivamente tutti i livelli e
che sono sovrastati da grandi lucernari. Al terzo
piano, nella zona dei ristoranti, si può osservare
la dimensione delle quattro grandi entrate di luce
naturale, che anche di notte funzionano allo
stesso modo, grazie alle sospensioni Gem con
lampade a induzione. I pezzi di soffitto teso con
la forma di grandi vele triangolari - alcuni con
finitura opaca e altri lucida - costituiscono l’interessante copertura della zona dei ristoranti.
Le vele opache sono illuminate indirettamente
da piccole fasce di tubi T5 da 14 W, nascoste
nella struttura. Inoltre, sono stati inseriti apparecchi con lampade ad alogenuri metallici da 35 W
ed apertura di 30°, posizionati nei contenitori
sospesi al di sopra delle vele. Si riesce così a
porre l’accento sull’area dei tavolini e il risultato
è uno spazio molto caldo e godibile.
Anche i parcheggi sono stati contraddistinti dalla
luce. Nei principali percorsi di transito vi sono
apparecchiature lineari, a sospensione, con tubi
fluorescenti bianchi, con punti illuminati colorati
che identificano ciascuno dei tre livelli.
A sua volta, usando ancora il colore per differenziarla dalle altre, l’area dei box auto è stata illuminata con plafoniere con lampade al sodio ad
alta pressione. Ogni box dispone di un sensore
di presenza che indica, tramite LED verdi o rossi,
se il posto è disponibile o occupato.
Gli spazi esterni sono stati progettati come
piacevoli espansioni. Nei patii principali (quello
lineare e della fontana) si trovano aiuole, fontane,
pergolati e aree di sosta. In ogni aiuola sono
stati utilizzati proiettori MiniWoody con schermo
wall washer per illuminare le piccole palme.
Per produrre un effetto di continuità tra l’interno
e l’esterno, lungo la facciata esterna sono posizionati dei proiettori Radius. I bollard Pencil
affiancano la rampa d’accesso ai parcheggi.
3
18
incontroluce 21
4
19
Progetti
Pangu Plaza Hotel
Cliente
Ac Morgan Investment Inc.
Beijing Morgan Investment
Progetto architettonico
C.Y.Lee Architects
Pechino, Cina
2
1
Il Pangu Plaza Hotel è il primo hotel a 7 stelle
in Cina ed è stato inaugurato in occasione
delle Olimpiadi 2008. Fa parte del Pangea
Plaza, un complesso architettonico affacciato
sullo stadio olimpico, il Nido di Herzog & de
Meuron. Il complesso, progettato da C.Y.Lee,
l’architetto della Taipei 101, comprende una
torre con uffici, un museo e un eliporto, tre
palazzi di appartamenti e, infine, l’edificio
che ospita le 270 suite dell’albergo.
Il progetto, da un miliardo di dollari, è realizzato
dalla Ac Morgan Investment Inc. e dalla Beijing
Morgan Investment: grazie alla passione di
Miles Kwok, presidente della Ac Morgan, per
il design italiano l’hotel è diventato una splendida vetrina per aziende e designer italiani:
arredi Meda e porte progettate da Antonio
Citterio, il tutto coordinato dall’architetto italobrasiliano Ricardo Bello Dias.
L’illuminazione artificiale delle suite è garantita
da apparecchi discreti ed estremamente versatili
come gli incassi multi lampada Deep Frame.
20
Progetto architettonico - interni
Ricardo Bello Dias
Foto: Lv Hengzhong
1. L’hotel e il Nido di Herzog & de Meuron
Progetto illuminotecnico
Studio Methis - Marinella Patetta,
BPI - Brandston Partnership Inc
2.3. Diversi ambienti dell'interno con vista sul “Water Cube”
costruito per le gare di nuoto delle Olimpiadi 2008
3
incontroluce 21
21
Progetti
Giochi di luce
sul lungomare di Aalborg
Cliente
Comune di Aalborg
Progetto illuminotecnico
ÅF - Hansen & Henneberg
Aalborg, Danimarca
Negli ultimi 4 anni, il lungomare di Aalborg
è stato sottoposto a una massiccia opera di recupero che ha visto trasformare le dismesse aree
industriali in allegri e accoglienti spazi a disposizione degli abitanti. Per l’illuminazione delle
nuove aree distribuite sul lungomare, incluso
il parco giochi ultimato negli ultimi mesi del
2009, sono state scelte diverse soluzioni illuminotecniche. La società di design illuminotecnico ÅF - Hansen & Henneberg ha progettato
un sistema d’illuminazione generale a luce
bianca, abbinato a un vivace gioco di luci
colorate per il parco giochi attrezzato.
L’illuminazione nei pressi del chiosco e dei servizi
igienici si attiva automaticamente, mentre
l’illuminazione generale del parco giochi deve
essere attivata dai frequentatori del parco
mediante uno dei tasti a sfioramento presenti
sul campo. L’illuminazione resta attiva per 45
minuti, dopodiché si spegne automaticamente
per essere sostituita dalle luci colorate che
rimangono accese fino alla riattivazione dell’illuminazione generale. Questa funzionalità
conferisce ritmo e varietà all’illuminazione
dell’area, permettendo un’efficace interazione
con lo spirito e la funzione dell’area stessa.
1
22
Progetto architettonico e paesaggistico
C.F Møller Architects
Foto: SHRPA - Peter Ehlers, Ole Mikael Sørensen
1.2. Il parco con l’illuminazione d’accento funzionante
Installazione
AKE Entreprise
2
La vivace illuminazione a colori è composta
da luci applicate sui diversi elementi distintivi,
come i pali e la rete metallica, che contribuiscono non soltanto a identificare e caratterizzare
peculiarmente quest’area, ma creano anche
un’impressione estetica e visiva.
L’illuminazione del parco giochi è fornita attraverso pali inclinati alti 9 metri, posti in prossimità dei campi di gioco e della rete, su cui
sono installati proiettori MaxiWoody da 250 W
e Platea da 150 W che distribuiscono una luce
morbida fornendo un’illuminazione diffusa e
senza abbagliamento nello spazio circostante.
Gli apparecchi utilizzano lampade ad alogenuri
metallici che diffondono una calda luce bianca
dall’eccellente resa cromatica. Ogni palo è
illuminato da 2 apparecchi ad incasso Light Up
Walk Professional.
La rete metallica è illuminata dall’esterno
mediante sistemi Light Up Walk Professional
con ottica spot puntati su diverse aree della
rete. Ciò crea un gioco di luci e ombre che
sottolinea il profilo della rete metallica ed
evidenzia le variazioni di angolazione dei pali.
Dagli stessi pali proviene l’illuminazione a luce
colorata del parco giochi che evidenzia il motivo
grafico della struttura di copertura del parco
e sottolinea la rete e i pali.
incontroluce 21
23
Progetti
Il Dhoby Ghaut Park
Singapore
Committente
Autorità per il Nuovo Sviluppo Urbano
(URA)
Progetto architettonico
SCDA Architects Pte Ltd
Chan Soo Khian
1
Un nuovo spazio pubblico sopra la stazione
MRT di Dhoby Ghaut, denominato Dhoby
Ghaut Green, è stato inaugurato nel settembre
2009. Il Dhoby Ghaut Green è situato lungo
Orchard Road, alle porte del quartiere delle
Arti, della Cultura, dello Studio e del
Divertimento di Bras Basah. Bugis e si propone
come luogo di incontro per la comunità e come
un’oasi di pace per le persone alla ricerca di
un po’ di tranquillità nel trambusto del centro
cittadino. Il Dhoby Ghaut Green è stato sviluppato dall’Autorità per il Nuovo Sviluppo Urbano
(URA) ed è stato consegnato al Comitato
Parchi Nazionali (NParks) per la gestione e la
manutenzione. È stato progettato da Chan Soo
Khian dello studio SCDA Architects Pte Ltd.,
incaricato dall’URA di concettualizzare e disegnare lo spazio, dopo aver conseguito il titolo
di Designer dell’Anno in Architettura e Design
Urbano nel 2006 nel corso del primo President’s
Design Award, il più alto riconoscimento per
l’eccellenza nel design.
Il Dhoby Ghaut Green è l’ultimo di una serie
di spazi aperti creati all’interno della città tramite
il Piano Regolatore degli Spazi Pubblici e del
Lungomare Urbano dell’URA.
Il piano punta a dare maggiore vivacità al centro
cittadino di Singapore tramite spazi aperti
come parchi e piazze all’interno di complessi
commerciali che offrono piattaforme per incontri
ed eventi della comunità. Per concettualizzare
uno spazio che soddisfi al meglio le esigenze
di programmazione di stakeholder e utenti finali,
URA e NParks hanno organizzato diversi incontri
con gruppi artistici e associazioni della comunità,
istituti educativi del quartiere e organizzatori
di eventi per raccogliere i loro feedback sulle
prime forme di design. Il design del parco
asseconda il paesaggio naturale dividendo l’area
24
Sponsor tecnico
iGuzzini SEA Pte Ltd
Foto: SCDA Architects Pte Ltd.
1.2. L’anfiteatro al centro del parco
2
in tre zone principali, ciascuna di esse caratterizzata da un’atmosfera particolare per soddisfare usi diversi. Nella zona centrale si trova
un anfiteatro da 250 posti ispirato alla linea
di un cesto di rattan, illuminato grazie all’apparecchio Linealuce.
Due piazzali antistanti l’anfiteatro servono quali
spazi di raccolta e raddoppiano la capienza per
altre attività comunitarie. La zona in ghiaia nel
lotto occidentale è densamente ombreggiata
dagli alberi, creando un ambiente tranquillo
che contrasta con il trambusto del paesaggio
urbano circostante.
Il lotto orientale è un zona ricoperta da un tappeto
erboso destinato alle attività sportive all’aperto.
Comodamente ubicato nel lato settentrionale
del prato, tra le due uscite della stazione della
MRT di Dhoby Ghaut, un caffè offre servizi di
ristorazione en plein air e indoor. In linea con
lo spirito di progetto comunitario sono state
offerte opportunità di sponsorship societaria
per consentire alla comunità di business di
contribuire a questo spazio aperto. La iGuzzini
SEA Pte Ltd, secondo questi accordi di sponsorship, ha fornito gli apparecchi di illuminazione del parco: Woody, Ledplus e Light Up.
incontroluce 21
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Progetti
Blue Water Black Magic
Cliente
New Zealand National Maritime
Museum
Architetto
Pete Bossley Architects
Auckland, Nuova Zelanda
Il brief per le soluzioni illuminotecniche di
Blue Water Black Magic si è evoluto attraverso
una lunga fase di gestazione e di sviluppo
del progetto (in pratica 3 anni) con restrizioni
economiche imposte sin dall’inizio. Il concetto
architettonico originale faceva riferimento ad
un modello di contenitore in vetro in scala reale
destinato ad ospitare NZL 32, lo scafo che
ha vinto l’edizione 1995 della America’s Cup.
Per arrivare poi fino all’ultimo brief, impegnativo
dal punto di vista tecnico per l’assoluta
peculiarità dei giochi di luce che si realizzavano
sulla facciata in virtù del suo rivestimento
in un materiale relativamente sconosciuto,
il Danpalon.
Per saggiare la reazione del materiale alle
diverse sorgenti luminose, angolature ed effetti
di luce è stato realizzato un modello dimostrativo
1
26
Direzione del progetto
MPM Projects
Foto: Archivio iGuzzini
1. Vista generale del porto di Aukland
Lighting Designer
Aurecon Specialist Lighting Group
— Building Services
2. Dettaglio sull’edificio che contiene Black Magic
2
della facciata in Danpalon e su questo si
è sperimentato. Il modello è stato realizzato
dallo studio Pete Bossley Architects.
Gli elementi strutturali della facciata hanno
costituito il problema principale per mettere
a punto l’illuminazione interna con gli elementi
portanti che si incrociano l’un l’altro in verticale
e in orizzontale. La retroilluminazione doveva
essere tarata per impedire che le ombre create
dalle strutture interne compromettessero l’effetto
sulla facciata. Le sorgenti alogene si sono
rivelate le sorgenti ideali perché creavano un
effetto assolutamente particolare sul materiale
individuato: se retroilluminato da una certa
distanza, raccoglie tutta la luce e la concentra
trasversalmente alla direzione nella quale è
stato estruso, illuminando in modo uniforme
il resto della superficie.
Si è deciso di lavorare con proiettori e di distribuirli in modo uniforme per l’intera larghezza
(60 metri) delle facciate, creando un effetto
visivo omogeneo. Sono stati utilizzati 7 proiettori
Lingotto con lampada alogena da 150 W con
una distribuzione asimmetrica estremamente
ampia in grado di creare un’illuminazione
semplicissima e al tempo stesso solida, che
culmina in un’illuminazione generale di intensità relativamente ridotta con raffinati punti di
maggiore intensità distribuiti lungo la superficie.
Per illuminare la facciata di 540 mq. durante
le ore che precedono il crepuscolo fino alle
23.00, si utilizza poco più di un kilowatt di
energia. Dopo il crepuscolo, è possibile utilizzare un carico totale di 315 W, se la facciata
è illuminata. I proiettori Lingotto sono stati
scelti in base al loro grado di protezione, IP66
e quindi alla loro capacità di resistere anche
nell’ambiente salmastro. Le fasi di prova delle
soluzioni illuminotecniche sono state sottoposte
al vaglio di un ampio gruppo di azionisti e
rappresentanti legali.
Ci sono state vivaci discussioni riguardo ai
livelli di illuminazione della superficie e alle
impostazioni orarie di accensione serale e sono
stati tenuti in considerazione lo statuto comunale ed altri input rilevanti. Il risultato finale
del progetto è stato ben al di sotto delle spese
previste.
incontroluce 21
27
Progetti
Un’enoteca da premio
Cliente
Fratelli Volkhardt Monaco,
vendita di vini all’ingrosso,
filiale del Hotel Bayerischer Hof Gebr.
Volkhardt KG
Monaco, Germania
1
Volkhardts Wein und Bistro, l’enoteca ultracentenaria presente all’interno dell’hotel Bayerischer
Hof di Monaco di Baviera, offre ai suoi clienti,
su una superficie di 3.000 mq., più di 700
qualità di vini e spumanti provenienti da tutto
il mondo, da degustare in un contesto architettonico che è stato insignito del premio red dot
award come product design 2009 per la categoria “negozi ed esposizioni”.
Il design dell’interno si ispira all’idea di tradurre
due caratteristiche essenziali, apparentemente
contraddittorie, del vino, ossia semplicità
e complessità, in un concetto spaziale.
Tende realizzate con bottiglie di vino consentono soltanto una visuale selettiva dell’interno,
destando così la curiosità del passante. La luce
proveniente dall’interno e dall’esterno crea l’impressione che le tende di bottiglie siano dotate
di illuminazione propria e muta in funzione
dell’ora del giorno e della stagione dell’anno.
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Progetto architettonico
tools off.architecture
Eva Durant e Andreas Notter
Foto: Lothar Reichel
1. Luce d’accento sulle bottiglie
2. Contrasti di luce ed ombre per l’area degustazione
Interventi artistici
Friederike Straub
2
I materiali utilizzati per l’arredo si ispirano agli
elementi che assumono un ruolo determinante
nella produzione vinicola: ossia terra, legno
e vetro. L’illuminazione predominante è d’accento ed evidenzia la presentazione dei vini,
mentre l’illuminazione d’ambiente è contenuta
creando così una certa drammaticità.
Questi effetti sono stati ottenuti con proiettori
Tecnica da 35 W su binario.
Accessori speciali come lo schermo wall-washer
e frangiluce a nido d’ape consentono di realizzare anche in zone di conflitto un elevato
confort visivo con simultaneo antiabbagliamento.
L’artista Friederike Straub ha realizzato alcuni
accenti artistici scrivendo con il gesso direttamente sulla parete alcune citazioni sul tema
vino e piaceri della vita, come ad esempio
l’aforisma di Oscar Wilde. “Non vi è altro modo
di liberarsi da una tentazione che di soccombere
ad essa”.
incontroluce 21
29
Cultura dell’azienda
Zaha Hadid a Padova
Padova, Palazzo della Ragione
27 ottobre 2009 - 1 marzo 2010
La mostra dedicata a Zaha Hadid si è inaugurata
nell’ottobre 2009 in occasione della quarta
edizione della Biennale internazionale di
Architettura “Barbara Cappochin”.
La mostra occupa tutto il Salone, come viene
chiamata l’immensa sala medievale che si
trova al piano superiore: la più grande sala
pensile del mondo (misura 81 metri per 27
ed ha un’altezza di 27 metri).
L’allestimento è stato progettato dallo studio
londinese della Hadid ed è illuminato da apparecchi iGuzzini, sponsor tecnico della mostra.
Concepita come un paesaggio urbano, l’esposizione coniuga la fluidità che caratterizza lo stile
dell’architetto con la scenografia in cui è inserita.
Il sistema di allestimento si compone di centinaia
di blocchi differenziati, ognuno destinato alla
presentazione di un progetto, attraverso mezzi
1
30
Foto: Fabrizio Marchesi
1.2. Immagini dell’allestimento
diversi quali disegni, dipinti, fotografie, modelli,
prototipi e video. I lavori esposti vanno dal
MAXXI di Roma al BMW Central Building di
Lipsia; dal Phaeno Science Center di Wolfsburg
al London Aquatics Centre e includono anche
oggetti di design quali il tavolo Mesa per Vitra,
la lampada Genesy per Artemide, i divani per
Sawaya & Moroni e B&B Italia, la Louis Vuitton
Icone Bag.
2
incontroluce 21
31
Cultura dell’azienda
Zaha Hadid a Padova
3
Il complesso progetto di illuminazione della
personale di Zaha Hadid, complesso per la
notevole altezza dell’ambiente e per i punti
di ancoraggio già dati e fissi, è stato realizzato
grazie all’uso di binari a sospensione, proiettori
Tecnica e Mini Reglette. Circa 130 proiettori
Tecnica, neri per limitare l’impatto visivo nello
spazio, sono stati installati su due file parallele
di binari standard posizionati ad una altezza di
circa 10 metri dal suolo. I proiettori hanno ottiche
flood e sorgenti luminose sia a ioduri metallici
sia alogene per ottenere i livelli di illuminamento
richiesti ed un’elevata resa cromatica.
Di questi proiettori, 20, sono stati utilizzati
per l’illuminazione generale della zona centrale,
gli altri sono stati indirizzati sui vari blocchi
espositivi per creare luce d’accento.
Apparecchi Mini Reglette con lampada fluorescente da 21 W e da 28 W sono stati inseriti
in corrispondenza delle pedane per l’illuminazione wall-washer delle pareti. Fanno parte del
progetto di illuminazione anche dei blocchi
luminosi sviluppati ad hoc dalla iGuzzini UK
con lo studio di Zaha Hadid.
32
3.4. Immagini dell’allestimento
4
incontroluce 21
33
Nuovi apparecchi a LED
per l’illuminazione urbana
Cultura dell’azienda
1
2
L’interesse nei confronti dell’ambiente e di un
uso mirato e progettato dell’energia elettrica è
stata sempre una linea guida nella progettazione
di apparecchi per la iGuzzini che ha presentato
nel 2009 una vasta gamma di apparecchi
a LED per l’illuminazione pubblica.
La gamma di alcuni proiettori e lampioni già
in produzione è stata ampliata introducendo
come nuova sorgente luminosa il LED.
L’amministrazione comunale di Lleida sta procedendo con la sostituzione dei vecchi apparecchi con Lavinia e Argo a LED all’interno del
centro storico di Leida. Nella zona di Rambla
Aragò e di Avenida Catalunya l’opera di miglioria
porterà ad una diminuzione del consumo
energetico da circa 117.000 kWh a 75.000 kWh
con un incremento dei livelli d’illuminazione
pari al 26%.
Un nuovo apparecchio, Archilede, è stato invece
sviluppato per l’Enel, secondo un accordo quadro
che definisce anche la commercializzazione
dell’apparecchio.
L’apparecchio Archilede è stato installato in
Italia. Secondo dati dell’Enel, “il primo anno di
commercializzazione dell’apparecchio ha portato
a risultati molto importanti: oltre 250 Comuni,
tra cui Arezzo, Vasto, Alessandria, Erba, Lodi,
hanno scelto i nuovi impianti di illuminazione
a LED, constatando immediatamente i vantaggi
di una tecnologia assolutamente all’avanguardia
a livello internazionale. Il forte interesse che
Enti Locali ed importanti Aziende Private hanno
dimostrato per la nuova tecnologia di Enel Sole
è la migliore testimonianza della forte innovazione di mercato introdotta da Archilede, che se
utilizzato su larga scala farà guadagnare alle
34
Foto: Archivio iGuzzini
1.2. Piacenza
3. Alessandria
città italiane una posizione di avanguardia nel
campo dell’illuminazione pubblica sostenibile e
nel risparmio energetico. Per capire l’importanza
dell’impiego di Archilede basti pensare ad alcuni
numeri in termini di risparmio energetico:
con i primi 400 punti luce, le 4 città pilota
di Alessandria, Lodi, Piacenza e Monza hanno
risparmiato per l’illuminazione pubblica circa
90.000 kWh all’anno, pari a circa il 55% dei
relativi consumi di Energia Elettrica in presenza
di un importante aumento della luminosità, con
minori costi in bolletta e circa 45,5 tonnellate
di CO2 evitate ogni anno.
Se tutti i comuni italiani, dunque, adottassero
questo nuovo sistema di illuminazione LED,
facendone il più corretto uso e sfruttando
appieno le sue caratteristiche di luminosità e
regolabilità, si potrebbero risparmiare dai 2,5
ai 3 miliardi di kWh all’anno riducendo, allo
stesso tempo, le dannose emissioni di CO2
fino a 1,5 milioni di tonnellate, nel rispetto
del contenimento dei costi e delle politiche di
risparmio energetico alle quali le Amministrazioni
Comunali prestano una sempre maggiore
attenzione.”
3
incontroluce 21
35
Cultura dell’azienda
In Svizzera ci sono state delle installazioni a
Zurigo e a Ginevra che hanno attirato anche
l’attenzione del telegiornale nazionale.
In Finlandia Archilede è stato inserito ed approvato
come unico apparecchio a LED per l’illuminazione pubblica nel portfolio della Finnish
Road Administration Association. Senza questa
approvazione gli apparecchi d’illuminazione
pubblica non possono essere installati in
Finlandia. In Repubblica Ceca Archilede è stato
accettato fra i prodotti da testare in uno dei
6 progetti pilota, voluti dalla Eltodo, la società
che gestisce l’illuminazione pubblica di Praga.
Con questi progetti pilota, la Eltodo, che sta
progettando una riorganizzazione dell’illuminazione di tutta la città di Praga, sta testando
i prodotti anche di altre 5 aziende. Archilede
è stato scelto per la sua efficienza energetica,
affidabilità e i limitatissimi costi di manutenzione.
Grazie a queste caratteristiche inoltre ha già
ricevuto due riconoscimenti internazionali:
il Premio IF2010, e l’FX International Interior
Design Awards 2009.
Nuovi apparecchi a LED
per l’illuminazione urbana
4
5
36
4.5. Lleida
6. Sessione di lavoro per il test in Repubblica Ceca
7.8. Gamma dei prodotti a LED per l'illuminazione ubana
6
7
8
incontroluce 21
37
IV edizione del Concorso di Progetti di Architettura
“Pasajes de Arquitectura y Crítica”
e iGuzzini illuminazione
Cultura dell’azienda
Nell’ottobre 2009 si sono riuniti presso la sede
di iGuzzini illuminazione España i membri
della giuria della quarta edizione del Concorso
di Progetti di Architettura Pasajes de Arquitectura
- iGuzzini che hanno selezionato e giudicato 139
lavori, prima attraverso una fase di valutazione
individuale e poi confrontando le valutazioni.
In questo modo si è avuta una prima scrematura
che ha ridotto i lavori da 139 a 57.
La selezione effettuata tra tutti i progetti presentati a questa edizione evidenzia l’ottima
preparazione dei nuovi architetti della Spagna.
La varietà di tematiche, progetti, grafismi e
tendenze è il risultato dell’assortimento sempre
più vasto delle future possibilità che stanno
manifestando i nuovi architetti della Spagna;
una varietà che non è necessariamente legata
ad orientamenti di docenza - come succedeva
un tempo -, a scuole di architettura o a tutor
con un grande potere carismatico.
L’architettura presente in questa selezione è
il frutto dell’impegno personale, molto forte,
di questi studenti dell’ultimo anno. È il risultato
del convincimento - ormai diffuso - del fatto
che il proprio modo di fare e ciò che si sta
imparando si possono riflettere in esercizi di
grande maturità, impegno e visione del futuro.
Questi progetti appartengono ad architetti che
stanno già progettando l’architettura del domani.
Sebbene tutti i lavori siano molto realistici,
in senso pratico, la giuria ha voluto fare riferimento alla grande qualità dei progetti che cercano
di risolvere un problema in modo professionale,
ma anche all’unico progetto che evita di
fare architettura colta, per risolvere un problema
in Africa con la modestia delle risorse reali,
distanziandosi dallo sforzo di design, implicito
negli altri lavori presentati.
Dopo un ulteriore selezione che ha ridotto i
lavori a 31 è stato poi individuato un gruppo
di finalisti composto da 14 progetti, tra i quali i
membri della giuria hanno deciso all’unanimità
1
38
Giuria
Javier Jiménez
architetto vincitore della terza
edizione del concorso;
Piergiovanni Ceregioli
architetto, direttore del Centro Studi
e Ricerca di iGuzzini, Recanati
Jose Luis Penelas
architetto, docente di progettazione
alla Scuola di Architettura
dell’Università Europea, Madrid
Josep Miàs
architetto, responsabile dello Studio
MiAS Arquitectes, Barcellona
l’assegnazione del primo premio, mentre dopo
un approfondito confronto tra gli altri finalisti,
la giuria ha deciso di non assegnare il secondo
premio data la difficoltà di stabilire una distinzione netta e la mancanza di argomentazioni
obiettive per definire un ordine di riferimento
tra i finalisti.
I membri della giuria hanno posto l’accento
sul fatto che il primo premio dimostra che
non si tratta solo di un progetto di architettura.
Josep Miàs ha voluto mettere a verbale la
sua riflessione personale su questo progetto:
“Sicuramente la vincitrice ignora l’esistenza
di molte riviste ed è più interessata ai libri.
Sicuramente la sua architettura non si capisce
guardando solo le illustrazioni o le fotografie,
ma leggendo e visitando i luoghi, scoprendo
e immaginando le sue architetture e i suoi
occupanti.
Propone di tessere una nuova ragnatela sulle
rovine per tanto tempo dimenticate vicino ad
Alcoy. Che posto fantastico! Le avvolge come
se fosse un nuovo vestito, sul quale compaiono
i suoi abitanti alati, striscianti, un nuovo luogo
per abitare senza riconoscervi un posto già
noto e ancor meno immaginabile. I riferimenti
apparterranno solo al mondo dell’autrice o a
luoghi condivisi con gli autori dei libri che ha
letto e non a tutto ciò che riconosciamo facilmente, troppo facilmente.
È fantastico giocare, con un certo impegno, a
trovare la complicità con i suoi disegni, i suoi
segni, i suoi schizzi in chiave, i suoi tatuaggi,
a lasciarsi incantare da questa magia.
Sicuramente premiamo la persona che ci
propone di entrare in un mondo immaginario,
la persona che sta lottando per trovare il suo
progetto, perché il progetto non esiste ancora,
ma esiste già il vero architetto”.
Per quanto riguarda i premi speciali della
sezione illuminazione, ai sensi del regolamento
del concorso, tra i progetti che hanno raggiunto
José Ballesteros e Josep Masbernat
in rappresentanza di Pasajes de
Arquitectura e iGuzzini illuminazione
Gala Martínez
segretaria della giuria.
Foto: Archivio iGuzzini
1. Tavola del lavoro vincitore del Primo Premio
2. La Giuria al lavoro
2
la fase finale sono stati selezionati quelli che
secondo la giuria, sia nello sviluppo sia nella
presentazione, hanno affrontato in profondità
lo studio illuminotecnico e hanno usato la luce
come strumento progettuale considerandone
l’interazione con gli spazi e i materiali.
Nel caso del progetto “Nuovo aeroporto di
Cordoba”, spiccano la complessità formale e
la geometria completa che compongono il progetto, e d’altro canto la vena d’ottimismo in
tempo di crisi, quando tutti tendono all’austerità.
Nel progetto “Immobili multiuso: Centro
Congressi Internazionali di Almada” spicca l’ambizione di risolvere tutto in un progetto di grande
portata in cui si arriva addirittura a trasformare
un progetto di prova finale in un progetto esecutivo. La cerimonia di premiazione si è svolta
il 12 novembre a Madrid, presso il centro
culturale Matadero Madrid.
incontroluce 21
39
Cultura dell’azienda
IV edizione del Concorso di Progetti di Architettura
“Pasajes de Arquitectura y Crítica”
e iGuzzini illuminazione
3
4
40
Foto: Archivio iGuzzini
3. Il gruppo dei vincitori
4. Tavola del progetto di Juan Antonio Sosa Gallego
5. Tavola del progetto di Javier Munoz Galàn
Lavori premiati
1º Premio
Amelia Vilaplana de Miguel
Recupero ambientale e paesaggistico
del fiume Moliner
Premio speciale
Juan Antonio Sosa Gallego
Nuovo aeroporto di Cordoba
Premio speciale
Javier Muñoz Galán
Immobili multiuso: Centro Congressi
Internazionali di Almada
Menzione d’onore
Ion Cuervas - Mons
Mercato e piazza Mostenses
Menzione d’onore
Beltrán Presas Javaloyes
9 strategie per l’abitabilità
della comunità rurale Dekiri (Ghana)
Menzione d’onore
Javier Santamaría
Ripristino dell’antico mulino del Daular
Menzione d’onore
Diego Ceresuela Wiesmann
South Street Seaport Rehab
Menzione d’onore
Lys Villalba Rubio
Strumenti architettonici per il ripristino
di aree degradate
Menzione d’onore
Gad Peralta Iglesias
Riutilizzo dei mulini ad acqua,
centro di ricerca e recupero degli uccelli
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Cultura dell’azienda
Danzare con la Luce:
lo spettacolo “Framed”
Londra, Regno Unito
La notte del 7 Marzo 2009 una vecchia fabbrica
di Londra si è trasformata in un paesaggio di
suoni e luci per opera di “Ginger in Orange”
duo composto dalla musicista Christin Rauter
e Camilla Maling, tecnico del suono e ballerina.
L’illuminazione ha avuto un ruolo speciale, in
quanto progettata per dare risalto al rapporto
tra suono e movimento.
Christin Rauter e Camilla Maling hanno voluto
creare una serie di spazi che risultassero evocativi di altrettanti luoghi e tempi: un magazzino industriale, un salotto di fine secolo, un
panorama sonoro d’atmosfera, una boutique
di costumi, un libro di racconti… Il pubblico è
stato invitato a esplorare, in momenti stabiliti
dello spettacolo, il proprio ruolo di spettatore
passivo e attivo nel suo vagare tra le variegate
dimensioni create dalle performance dal vivo
e pre-registrate dello show. L’intenzione del
concetto illuminotecnico di Karolina M.
Zielinska era di attirare e concentrare l’attenzione sugli artisti, sulle loro performance o su
diversi oggetti e la riuscita di questo evento ha
dovuto considerare aspetti ed elementi molto
diversi fra di loro. La iGuzzini è intervenuta in
qualità di sponsor tecnico dietro precisa richiesta della progettista. L’intento dello spettacolo
era quello di ricreare ambienti ed atmosfere
magiche e surreali in cui si fondessero musica,
danza ed immagine. L’intervento iGuzzini si
è concentrato in modo particolare nella “Sala
principale” dove i visitatori potevano scorgere
attraverso tendaggi trasparenti altri ambienti,
manufatti ed oggetti, come costumi fluttuanti
sospesi a diverse altezze e lentamente ruotanti
su un asse posto all’interno per creare un gioco
continuo di luci e ombre sul pavimento di
scena. Gli abiti, realizzati per l’occasione dalla
stilista Amin Philips, erano illuminati dall’interno da apparecchi a LED di colore blu intenso,
dando l’impressione che volassero nello spazio.
In una stanza un attore leggeva alcuni brani
tratti da Alice nel Paese delle Meraviglie e gli
spettatori potevano sedersi al tavolo su cui le
porcellane rotte di Alice ed i pasticcini erano
illuminati da un Le Perroquet a basso voltaggio.
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“Framed”
Tamara Hasselblatt - pittrice
Carmel Morrissey - attrice, cantante
Amin Phillips - stilista di moda, DJ
Gerd Schickentanz - DJ
Bing Smith - fotografo, attore
Georgina Toogood - fotografa,
designer grafico
Adrianne Wininsky - violoncellista
http://www.gingerinorange.com/live-past.html
Foto: Julia Burstein; Lillie Toogood
Sponsor Tecnico
iGuzzini illuminazione UK
1.3. Momenti dello spettacolo
2. Spettatori scendono per la stretta scala che collega
gli ambienti. Il quadro all’inizio della scala è illuminato
da Le Perroquet.
4. Gli spettatori ed i musicisti nella Sala da te.
5. Le immagini fotografiche come note su un pentagramma.
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Nell’angolo di una stanza, due musicisti al piano
e al violoncello suonavano accompagnando
l’ingresso in scena dei danzatori e delle loro
estemporanee coreografie ispirate alle diverse
composizioni acustiche.
Sopra lo spazio dei danzatori, dei proiettori
Le Perroquet con apertura di 24° su binario
creavano accenti di luce sul pavimento, permettendo anche di illuminare le pareti.
Le Perroquet invece a basso voltaggio e con
un’apertura di 10° era puntato sulla tastiera
e sul violoncello. Su vari schermi al centro
della stanza erano inoltre proiettate inquadrature
delle mani sul piano riprese dal vivo durante
la performance. Nella “Gallery” le fotografie
sulla parete volevano ricreare le note su un
pentagramma. La parete è stata illuminata in
modo radente grazie ad apparecchi Linealuce
che creano anche ombre suggestive.
Notizie sull’Autore
Karolina M. Zielinska M.S.Arch., Dipl. Ing. Arch
(FH). Karolina si è laureata in Architettura e
Urbanistica alla Gdansk Technical University in
Polonia e ha conseguito la laurea in Ingegneria
edile con indirizzo architettonico a Hildesheim
in Germania. In precedenza ha lavorato per
studi di consulenza illuminotecnica come L-plan
Lighting a Berlino, Fisher Marantz Stone a New
York e Speirs and Major Associates a Londra.
Nel gennaio 2008, Karolina è entrata a far
parte del Light Bureau come Senior Designer,
diventando poi Socia dello studio, e da allora ha
lavorato a progetti di grande rilievo, come il Quartier
Generale della Nato a Bruxelles e i giardini botanici
Kings Abdullah International Gardens a Riyad
(Arabia Saudita), vincendo inoltre l’appalto per
la Golden Square di Birmingham e il Verta Hotel
5 stelle di Londra. È membro attivo della PLDA
e tiene corsi di livello universitario sulla progettazione
e il design illuminotecnico. Ha partecipato a numerose conferenze internazionali e scritto articoli per
la stampa internazionale del settore.
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Condividere il sapere
Cultura dell’azienda
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Sul finire del 2009 la iGuzzini ha presenziato in
vario modo ad un numero rilevante di convegni.
È stata “Gold Sponsor” della seconda edizione
della Professional Lighting Design Convention
organizzata dalla PLDA (Professional Lighting
Design Association) che si è tenuta a Berlino
dal 29 al 31 ottobre 2009. Il convegno ha avuto
un notevole successo fin dalla prima edizione
che si è svolta a Londra nel 2007 ed è diventato
il principale luogo e momento d’incontro internazionale per scambiare idee e fissare nuovi obiettivi circa la professione del lighting designer.
Il convegno si è articolato secondo un programma
di conferenze di 3 giorni. della manifestazione.
La iGuzzini ha partecipato presentando una relazione dedicata al progetto “Conoscere la Forma”.
La iGuzzini, con il coinvolgimento diretto della
filiale cinese è stata sponsor del convegno
“Tanteidan Beijing 2009”, che si è tenuto dal
13 al 16 ottobre 2009 a Pechino. Il tema del
convegno internazionale organizzato dal gruppo
TANTEIDAN è stato “Enjoy Lighting with Ecology”.
Lighting designer di fama internazionale hanno
affiancato studenti provenienti da tutto il mondo
per capire come costruire migliori sistemi di
illuminazione dal punto di vista energetico,
senza sacrificare la qualità del nostro stile di vita.
TANTEIDAN (Transnational Lighting Detectives)
è un gruppo di studio non-profit orientato all’apprendimento della cultura illuminotecnica attraverso metodi pratici. È stato fondato nel 1990
dal lighting designer Kaoru Mende e ad oggi
conta 500 membri tra lighting designer, esperti
di tecniche didattiche, aziende, architetti e studenti da tutto il mondo. Si è tenuto a Cuba dal
30 Novembre al 2 Dicembre 2009 l’VIII Convegno
Internazionale sulla pianificazione e gestione
dei centri storici dal titolo: “Il centro storico:
vulnerabilità, rischi e mitigazioni in situazioni
di disastri”. L’intervento iGuzzini ha avuto due
fasi. Nella prima è stata presentata la metodologia per il piano della luce per l’Havana Vieja che
è frutto della collaborazione internazionale sottoscritta nel 2007 fra l’Oficina del Historiador e
l’azienda. La metodologia è stata presentata agli
oltre 200 partecipanti al convegno, provenienti
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1.2. Momenti della Professional Lighting
Design Convention
3. Logo di “Italian Lighting Design for Istanbul”
4. Un momento del seminario a L’Havana
5. Depliant del seminario a L’Havana
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da 14 paesi diversi, e principalmente dall’America
Latina, con due relazioni ed un percorso espositivo
in cui una serie di immagini di simulazioni
mostravano quello che sarà il nuovo aspetto
notturno della città. Concluso il Convegno,
le tavole sono state spostate nella Fototeca
Pubblica dell’Avana, così da condividere con tutti
gli abitanti di L’Avana la proposta. Il 7 Dicembre
si è tenuto presso l’Università San Girolamo
dell’Avana, un seminario aperto a professionisti
della Oficina de l’Historiador, architetti ed ingegneri e rappresentanti di organizzazioni come
International Council of Museums - ICOM e
l’International Council on Monuments and Sites
(ICOMOS) che si occupano della prevenzione,
della conservazione e dello sviluppo del territorio
cubano. L’intervento della iGuzzini, dal titolo:
“Concetti generali dell’illuminazione architettonica”
ha spiegato nel dettaglio la nuova metodologia
per il piano della luce per il centro storico
dell’Havana. Il 3 Dicembre 2009 si è svolto
invece ad Istanbul un seminario sulle tecnologie italiane per l’illumınazıone urbana, museale
ed architettonica, organizzato dall’ICE, nell’ambito del progetto di promozione del know-how
italiano dell’illuminazione professionale in
Turchia. L’evento si inserisce nell’ambito del programma “Italian Lighting Design for Istanbul
2009” che comprende, oltre al seminario, le illuminazioni architettoniche di alcuni monumenti
della città, fra cui la famosissima Torre di Galata.
La iGuzzini ha partecipato presentando gli interventi più recenti e più significativi realizzati in
questi settori. A Il Cairo si è svolto il convegno
“Cultural Heritage Cairo 2009” nei giorni 6, 7 e 8
Dicembre 2009. Al convegno hanno partecipato
circa 400 rappresentanti di istituzioni culturali
provenienti prevalentemente dall’Europa e
dall’Africa. L’architetto Piero Castiglioni ha partecipato, affrontando le tematiche collegate alla
illuminazione dei Beni Culturali, portando ad
esempio alcuni progetti illuminotecnici realizzati
in Italia con la collaborazione della iGuzzini, in
particolare, l’intervento realizzato a Ferrara, presso Palazzo Schifanoia e l’illuminazione della
scala di Santa Maria del Monte a Caltagirone.
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Cultura dell’azienda
Light Mapping NYC
New York, novembre 2009
Nel novembre 2009, dopo le Light Mapping
London e Rome, iGuzzini è tornata a sostenere
questa iniziativa, attraverso la sua filiale Nord
America, sponsor della sessione newyorkese.
Lightmapping NYC, che fa parte del progetto
sviluppato da PLDA in collaborazione con la
Lighting Forum of New York (DLFNY) e la
Illuminating Engineering Society New York City
Section (IESNY), riunisce attorno ad un forum di
livello internazionale l’intera comunità di lighting
designer newyorkesi, per discutere dello stato
attuale dell’ambiente notturno della ciità, delle
sue origini e delle possibili evoluzioni per il futuro.
L’evento è costituito da numerose “Lightwalks”,
passeggiate notturne in luoghi individuati come
significativi dal punto di vista illuminotecnico di
New York. Le guide di queste passeggiate sono
lighting designers di fama mondiale. Gli stessi
Lighting Designers, hanno presentato poi le
conclusioni tratte da questa attività, durante
un convegno/workshop conclusivo moderato
da Glenn Shrum, coordinatore della PLDA USA.
L’evento era aperto a tutti ed i partecipanti
sono stati guidati da: Wayne Norbeck
(Gluckman Mayner Architects) che ha invitato
le persone coinvolte a cercare il buio fra le
luci di Times Square; Leni Schwendinger,
Ute Besenecker (Light Projects Ltd.) e Brian
McGrath (Urban Designer) che hanno fatto
riscoprire le sfumature della notte nei luoghi
attorno Old St Patrick’s Cathedral; Julian Kline
(Meatpacking District Initiative) che ha guidato
i partecipanti attraverso la nuova e la vecchia
architettura del Meatpacking District; Francis
Milloy (Terreform) ha accompagnato i partecipanti attraverso una sezione trasversale di
Midtown West, Manhattan; Nathalie Rozot
(Nathalie Rozot Planning & Design) che ha
esplorato insieme agli avatar la notte virtuale
di Second Life portando alla luce nuovi modi
di illuminare; Stephen Horner (Tillett Lighting
Design) che ha concluso il percorso regalando
una visione esterna di Manhattan attraverso
il Brooklyn Bridge e DUMBO.
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Cultura dell’azienda
“LED - Light Exhibition Design”,
edizione 2009
Milano, Italia
Dal 6 dicembre al 10 gennaio 2010 il comune
di Milano ha ospitato “Light Exhibition Design”
2009 (LED) evento in cui architetti, lighting
designer e artisti hanno messo a punto progetti
illuminotecnici per alcuni elementi architettonici
che caratterizzano lo skyline di Milano.
La iGuzzini è stata sponsor tecnico del progetto
di illuminazione “A tower of light” per la Torre
Branca, capolavoro di Giò Ponti per la Milano
degli anni Trenta.
La Torre, si eleva con i suoi 108 metri di tubi
di acciaio all’interno del Parco Sempione ed
è stata illuminata utilizzando proiettori Platea
LED a luce colorata e variabile che trasformano
la torre in un segnale luminoso nel paesaggio
notturno della città.
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Incontroluce
I. 2010
Incontroluce
Rivista internazionale, semestrale
di cultura della luce
anno XII, 21
Redazione
Centro Studi e Ricerca iGuzzini
Fr.ne Sambucheto, 44/a
62019 Recanati MC
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iGuzzini illuminazione spa
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+39.071.75881 tel.
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Progetto grafico
Studio Cerri & Associati
Editore
iGuzzini illuminazione spa
Hanno collaborato a questo numero
iGuzzini illuminazione China Ltd.
iGuzzini illuminazione Deutschland GmbH
iGuzzini illuminazione España S.A.
iGuzzini illuminazione France S.A.
iGuzzini illuminazione DK
iGuzzini South East Asia
iGuzzini illuminazione UK
E.C.C. Lighting LTD, Australia
Proyecto Illuminaciòn, Argentina
Foto di copertina
Lothar Reichel
Finito di stampare: Aprile 2010
Tecnostampa, Recanati
La Redazione non è responsabile di inesattezze
e mancanze nell’elenco dei credits relativi
ai progetti e forniti dai collaboratori.
Le integrazioni o correzioni verranno riportate
nel numero successivo.
9.2617.000.0
Leni Schwendinger / Piero Castiglioni / Luca Braguglia / Studio Cerri
& Associati / Frank O. Gehry / Emmanuel Nebout Architetto / Studio
Pfeifer y Zurdo / Pablo Pizarro / George Berne / C.Y. Lee Architects
Ricardo Bello Dias / Studio Methis / BPI / ÅF - Hansen & Henneberg
CF Møller Architects / SCDA Architects Pte Ltd / Pete Bossley Architects
Aurecon Specialist Lighting Group / tools off.architecture / Zaha Hadid