Il congresso d`autunno. I “soliti” quattro, un altro aggettivo risulta

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Il congresso d`autunno. I “soliti” quattro, un altro aggettivo risulta
Il congresso d’autunno.
I “soliti” quattro, un altro aggettivo risulta difficile (ricordiamo i più famosi “Fantastici Quattro”
del fumetto), si diedero appuntamento ad orari di giorni che consigliano l’attardarsi nel letto se non
vi è niente da fare. Tutti puntuali, saluti, un caffè e per i soliti viziosi la sigaretta e poi via tutti in
macchina verso questo importante appuntamento dell’anno lionistico, il nostro congresso
d’autunno. Il luogo un po’ lontano ma per fortuna si programma il navigatore e come per magia una
voce suadente e calda, una sirena digitale, ci guida passo dopo passo, ingorgo dopo ingorgo a
Bosisio Parini, una delle tante cittadine di quell’immenso e sconfinato aggregato urbano che è la
Brianza. Nonostante la sirena un paio di strade sbagliate le abbiamo infilato lo stesso ma alla fine
arrivati ed in perfetto orario.
Ci accomodiamo nella sala tutti pronti a seguire le varie fasi del congresso.
Qualche momento di commozione negli inni suonati magistralmente da due giovani LEO.
Molti i relatori che si sono succeduti sul palco, molti gli argomenti, forse troppi visto il breve spazio
di tempo che viene occupato dai lavori.
L’argomento subito presentato dalle più alte cariche del collegio dei governatori, allora un po’ più
attuale che adesso (leggete tra queste righe le scuse di chi non ha potuto comunicare prima) era
l’interrogazione parlamentare sull’appartenenza di un giudice alla nostra associazione. Chiaro che
tutti si concorda come la nostra non sia una associazione di “mafia” e che ognuno di noi vi
appartiene non tanto per quello che può ottenere ma per quello che può dare. Alla fine ognuno sia
giudice di sé stesso.
La presidentessa dei LEO club ha preso la parola prima dell’inizio dei lavori, con un intervento un
po’ polemico a dire il vero, riferendo a tutta l’assemblea di quanto poco i LIONS aiutino o
coadiuvino la loro controparte giovanile, pretendendo invece molto dal serbatoio giovanile. Questa
non ottimale osmosi può essere in parte giustifica del basso numero di LEO che continueranno la
loro appartenenza all’associazione entrando in età più matura a far parte dei LIONS CLUB.
Ricordo l’intervento del nostro past governatore che ha sempre parole piene di entusiasmo con
precise esortazioni all’agire.
Si passa poi alla presentazione del bilancio, tutte le sue voci vengono approvate.
Arriva poi la parte più viva del congresso: la presentazione dei services distrettuali, quelli che
verranno poi sostenuti da tutti i club del nostro distretto. Il voto è importante, i relatori sono tutti
all’altezza e tutti i services meritevoli di essere votati e mantenuti ma solo tre vengono scelti e così
è stato.
Arriva la pausa caffè e ci si attarda in qualche oziosa chiacchiera con gli amici che non si vede da
tanto ma il tempo trascorre veloce e gli argomenti sono ancora molti.
Le votazioni hanno poi sancito le linee programmatiche distrettuali e stabilito quali services
verranno sponsorizzati da tutto il distretto.
Arriva infine il momento più importante, la presentazione della linea “politica” di Iorno. Questo
momento così atteso è stato un po’ disatteso da molti, tante le sedie vuote e pochi i presenti. Certo il
sabato è una giornata particolare, la famiglia, lo shopping e tanti altri piccoli o grandi impegni che
possono giustificare ma non scusare le molte assenze. Tutto questo ha indispettito il governatore.
Nonostante ciò le sue parole sull’impegno lionistico sono state precise. La sua politica, la sua
filosofia di pensiero sono orientate, come quelle di chi lo ha preceduto, allo stimolare la
partecipazione attiva dei lions club alla vita civile delle proprie realtà di appartenenza. Ognuno dia
il massimo secondo le sue capacità. Partecipare attivamente alla vita del club e alla vita del distretto
queste le raccomandazioni finali. Tutto poi si è concluso.
Il club e l’energia: il club come biomassa
Uno degli aspetti forse più negativi dell’essere presidenti è l’esporsi costantemente rendendo
evidenti agli altri non solo i propri punti di forza ma anche le proprie debolezze e carenze. Così ora
sappiamo che il nostro caro presidente, non me ne voglia per ciò, non è un grosso amante delle
lingue straniere. Lo ha ampiamente dimostrato quando gli è toccato l’arduo compito di doverci
presentare il curriculum vitae dell’ingegmer Borgonovo, persona di giovane aspetto ma dal
curriculum accademico in grado di fare invidia anche al più blasonato ordinario (intendasi
professore) delle nostre Università. Tra fellouscip (fellowship), em-ai-ti (MIT) e pi-eic-di (PhD)
c’era sicuramente da perderci la testa viste le mille affiliazioni del nostro relatore. Tale sconfinata
potenza intellettuale mai aveva varcato le soglie del nostro club, anche se io fermamente credo che
tra i nostri soci abbiamo espressione notevole di varie forme di intelligenza che si sostanzializza
non solo attraverso il puro pensiero, con questo di solito non si mangia, ma con espressioni più
materiali (ve le lascio tutte indovinare).
L’incontro, visti gli inizi, avrebbe dunque dovuto portare alle menti dei più una notevole
conoscenza del problema energetico. Questo era il tema della serata e così è stato.
Abbiamo avuto sicuramente precise informazioni sulle differenti fonti di produzione energetica. Il
dato fondamentale della serata, tragico nella sua realtà e che ovviamente evidenzia l’urgenza e la
pressanza della soluzione del problema energetico, è in quel breve lasso di tempo, meno di mezzo
secolo, che ci separa dalla fine di tutte le scorte di petrolio. Mentre sentivo ciò la mia mente,
proiettata sui figli (l’unica cosa vera e palpabile della esistenza di molti di noi, io primo fra tutti), si
è subito chiesta quale potrà essere il loro futuro. Un futuro senza macchine? Un futuro di trasporti
comuni o un futuro con un imbarbarimento sempre più marcato? Difficili domande ma non erano
inerenti al tema.
Il professor Borgonovo ci ha spiegato di ogni fonte energetica i suoi pro ed i suoi contro, potendo
così finalmente capire, almeno per me, quali i limiti e quali i vantaggi dell’energia eolica (questa
conosciuta fin dall’antichità ma poco affidabile, chi non ricorda la fregatura che Ulisse ebbe
dall’anfora regalata da Eolo dio dei venti), dell’energia prodotta attraverso le biomasse, quella
elettrofotovoltaica ed infine, anche se di questa si deve sempre bisbigliare, dell’energia nucleare.
Di tutte quelle attualmente praticabili nel nostro paese la più interessante è la fotovoltaica. - La
fotoche?- si chiede la vocina della mia sconfinata ignoranza tecnologica. Come se sentisse il nostro
relatore mi ha subito spiegata quale sia questo tipo di energia. Quella dei pannelli solari, quel tipo di
energia che l’Italia, un paese dai colori forti e ricco di luce, non avrebbe difficoltà a produrre.
Esistono poi vantaggi economici e notevoli aiuti da parte dello stato e dei gestori di energia che,
addirittura pagano, ben quatrtro volte tanto a parità di Watt, chi produce e vende questo tipo di
energia. La cosa più interessante è che il singolo consumatore, il cittadino, diventa anche produttore
ed erogatore di energia. Rapidi i conti e rapide le perplessità una volta ottenuto il reale costo
economico di un impianto elettrofotovoltaico in grado di un’accettabile potenza elettrica.
Questa prima osservazione ha dato il là ad una platea veramente informata ed attenta che ha potuto
portare alla conoscenza dei più tutte le altre mille sfaccettature del problema energetico. Il club è
ricco, e mi si creda davvero, di gente (architetti, costruttori edile ed artigiani) che da anni si
confronta con il problema energetico. Ridurre la dispersione energetica., una costante nella
produzione edile del nostro paese, è stata una osservazione dell’assemblea. Casa mia, per esempio
ha immense superfici vetrate, e vi assicuro che di inverno in certe stanze c’è il bel color del sole ma
che freddo! Altri i commenti ed altre le osservazioni, si poteva continuare per ore, ognuno aveva il
suo piccolo o grande contributo ma alla fine è prevalsa la ragione e tutti siamo stati invitati ad
andare a letto dal richiamo della campana (che come ben si sa suona per tutti noi). Domani si lavora
ed altri e più pratici i problemi da affrontare.
Alla fine una domanda io me la pongo: se un giorno si trasformasse il pensiero in pura energia
quanto avremmo ottenuto in termini economici (soldo=service, club=biomassa) da questo incontro?
Ringraziamo il professor Borgonovo per la stimolante lezione, invitandolo a ripresentarcela in quel
lontano futuro in cui anche il pensiero sarà energia, e ringraziamo anche chi ha organizzato tutto
ciò.
Il vento d’autunno.
Che cosa è il nulla? Un concetto che trasportato nella vera realtà in cui si sostanzializza, la
matematica, assume precisi connotati. Il nulla diventa lo zero, quel numero che aggiunto o sottratto
non modifica il risultato. Provate a dividere un numero per zero o provate a moltiplicarlo ed infine
cambiate la disposizione dei fattori. Bene, che cosa ottenete? A volte zero, a volte infinito e a volte
non si sa.
Cosa abbiamo fatto la sera del quindici novembre? Niente di importante, ci siamo seduti, abbiamo
mangiato e poi via la serata finì. Abbiamo quindi trasformato il nulla in uno zero e provato a
moltiplicare e dividere a piacimento? No, non credo la matematica è una scienza difficile.
Abbiamo però provato l’ebbrezza di tornare a casa prima. Le nostre consorti un po’ preoccupate e
incredule. –Già finito? Dove sei stato? Cosa hai fatto? Basta con le solite scuse non credo tu sia
stato dai laions. Sono anni che mi dai questa scusa, trovane una migliore mascherina - questa una
scena, l’altra quella del fantino che porta il cavallo in casa, si trova il cavallo ma non il fantino.
Altre infinite gag famigliari per una serata così inusuale.
Ma di chi è la colpa. Il responsabile è il tempo di autunno, un tempo pieno di vento e con il vento si
sa arrivano nubi, piogge e neve. Arrivano anche voci e parole. E’ un tempo dedicato al pensiero ed
al tepore di casa. Tutto stimola al silenzio e alla meditazione. Così si è deciso per una serata tutta
volta al meditare. Basta con i soliti incontri scontri, con i più serrati interventi e le più sibilline
risposte. Per una volta non si parli di niente.
Il vento, poi, ci ha portato cose ben più complesse su cui discutere e meditare. Si sa il vento
d’autunno è foriero di gelo.
E poi c’era anche consiglio, qui non parole ma solo silenzio.