4° Eurorapporto 2000 - ER Europamondo
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4° Eurorapporto 2000 - ER Europamondo
Direzione Generale alla Presidenza della Giunta Servizio Politiche Europee e Relazioni Internazionali QUARTO RAPPORTO SULLE ATTIVITA’DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA IN ATTUAZIONE DELLE POLITICHE COMUNITARIE (2000) presentato nella seduta della Giunta regionale del 3 aprile 2001 Il documento è stato elaborato nell’ambito del Gruppo di lavoro “Cabina di regia regionale” con il coordinamento di Michele Migliori e Giuliana Ventura. Hanno contribuito: Lorenza Badiello, Gloria Baroncini, Vincenzo Bazzocchi, Franca Bertacca, Sandra Botti, Brunella Buttieri, Lucia Cannellini, Laura Capodicasa, Noelia Carboni, Carla Cavallini, Mario Cerè, Milena Chiodi, Giampiero Cilione, Maria Cristina Cremaschi, Valerio Dalla, Gianfranco De Geronimo, Tiziano Draghetti, Anna Fava, Anna Favaro, Stefania Fenati, Lodovico Gherardi, Luciano Giuffrida, Luana Grilli, Marina Guermandi, Sandra Kaczanow, Mauro Innocenti, Cinzia Ioppi, Carmen Iuvone, Antonietta La Ruina, Stefania Leoni, Silvia Lorenzini, Luca Marangoni, Claudia Marchesini, Myriam Matteucci, Annalisa Menzani, Marina Mingozzi, Mario Montanari, Ilario Nascetti, Andrea Pignatti, Rossana Preus, Claudio Ravaglia, Rino Rosini, Luisa Rossi, Elena Saccenti, Fausto Sacchelli, Gian Luca Sagradini, Serenella Sandri, Antonietta Santilli, Teresa Schipani, Cesare Sgarzi, Margherita Spinazzola, Eugenio Spreafico, Rita Tagliati, Paolo Tamburini, Maura Tesini, Silvia Tolomelli, Luciano Trentini, Daniele Violetti, Valerio Vignoli, Maurizio Zamboni, Alessandro Zucchini. Con la collaborazione del Servizio Stampa e Informazione della Giunta regionale. 2 SOMMARIO Presentazione del Rapporto L’Unione Europea nel 2000: un quadro generale L’Amministrazione regionale nei rapporti con l’Unione Europea Strutture operative Ufficio di collegamento di Bruxelles L'Ufficio di Bruxelles: organizzazione e funzioni Attività dell'anno 2000 La convenzione con Ervet spa 1. ATTUAZIONE E PARTECIPAZIONE DELLA REGIONE ALLE POLITICHE COMUNI La politica agricola Scenario comunitario Gli interventi comunitari nel settore agricolo e agroindustriale regionale Attuazione delle nuove politiche: il piano regionale di sviluppo rurale 2000-2006 L'applicazione dell'OCM ortofruta Il periodo di programmazione 1994-1999 Analisi degli interventi strutturali e delle misure di accompagnamento realizzate nel periodo 1994-1999: Investimenti aziendali, insediamento giovani, indennità compensative Reg. (CE) n. 950/97 Miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli Reg. (CE) n. 951/97 Le misure agroambientali Reg. CEE n. 2078/92 Le misure per il prepensionamento Reg CEE n. 2079/92 Rimboschimento di terreni agricoli Reg. CEE n. 2080/92 La politica ambientale Scenario comunitario Azioni intraprese a livello regionale Attuazione regionale di normative comunitarie ambientali Il settore Acque Il settore Aria Il settore Rifiuti La Valutazione d'Impatto Ambientale LIFE - strumento finanziario europeo per l’ambiente Partecipazione della Regione a progetti LIFE La politica di ricerca e sviluppo tecnologico Scenario comunitario Partecipazione della Regione a programmi di ricerca La politica dei trasporti Scenario comunitario 3 Partecipazione della Regione ad azioni comunitarie La politica energetica a livello europeo 2. PROGRAMMI COMUNITARI TERRITORIALIZZATI ED INTERSETTORIALI Strumenti comunitari di riferimento: Lo Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo Aggiornamento sulla cooperazione europea in materia di sviluppo del territorio Il Secondo rapporto sulla coesione La politica comunitaria di coesione territoriale ed economica: Attuazione di “Agenda 2000”: La nuova programmazione 2000-2006 in Emilia-Romagna Una nuova opportunità per lo sviluppo locale Una nuova dimensione per la cooperazione europea Le nuove regole di utilizzo dei Fondi strutturali Il Piano regionale di Sviluppo Rurale Il nuovo obiettivo 2 La zonizzazione in Italia Il nuovo Docup Emilia-Romagna 2000-2006 Il nuovo obiettivo 3 Il nuovo Programma Operativo Emilia-Romagna 2000-2006 Lo stato di attuazione del programma operativo regionale Il programma Pesca Programmazione 1994-1999 Obiettivo 2 Il DOCUP ob. 2 Emilia-Romagna 1997-1999 Lo stato di attuazione del programma Obiettivo 5b Il DOCUP ob. 5b Emilia-Romagna 1994-1999 Lo stato di attuazione del programma Obiettivo 3 Il P.O. ob. 3 Emilia-Romagna 1994-1999 I Programmi Operativi Multiregionali Obiettivo 4 Il DOCUP ob. 4 Emilia-Romagna 1994-1999 3. I PROGRAMMI DI INIZIATIVA COMUNITARIA (PIC) E LE AZIONI INNOVATRICI La nuova programmazione 2000-2006: I nuovi programmi di Iniziativa Comunitaria Equal Interreg III Leader plus La programmazione Leader plus in Emilia-Romagna Urban Le Azioni Innovatrici Azioni innovative FESR Azioni innovative FSE Programmazione 1994-1999: Il programma INTERREG II c 4 Il programma LEADER II Il programma OCCUPAZIONE Il programma Occupazione in Emilia-Romagna nel periodo 1995-1999 Prima e seconda fase Il programma ADAPT Il programma PESCA Il programma PMI Il programma RETEX 4. PARTECIPAZIONE DELLA REGIONE AD ALTRI PROGRAMMI COMUNITARI Info 2000 Programma Leonardo da Vinci Parità di opportunità Programma Raffaello Programma Socrates Il programma Sprite-s2 Programma Stop Programma Urb-AL Progetti pilota e Linee speciali di bilancio 5. PARTECIPAZIONE AD ALTRE INIZIATIVE DELL’UNIONE EUROPEA Il Centro Risorse Europeo per l’Orientamento I Carrefour di informazione ed animazione rurale L’Ufficio europeo per il suolo 6. ALTRE ATTIVITA’ DELLA REGIONE L'introduzione dell'euro: il progetto "Euro" della Regione Emilia-Romagna La partecipazione della Regione ad associazioni ed organismi internazionali di carattere interregionale La collaborazione istituzionale con altre Regioni 7. UNA NUOVA OPPORTUNITA' PER LE REGIONI EUROPEE: L'ALLARGAMENTO DELL'UNIONE EUROPEA L’allargamento Strumenti di preadesione Strumenti finanziari Il Programma PHARE Il Programma ISPA Il Programma SAPARD Il Programma CARDS Il Programma MEDA Partecipazione della Regione a programmi e azioni di sostegno all’ampliamento 8. DISCIPLINA COMUNITARIA IN MATERIA DI CONCORRENZA: COMPATIBILITA’ DEGLI AIUTI REGIONALI Aiuti di Stato 5 Attuazione delle normative a livello regionale Notifiche e procedure di autorizzazione Le notifiche effettuate dalla Regione Emilia-Romagna nel 2000 Breve quadro riepilogativo delle leggi regionali attuative della normativa comunitaria approvate nel 2000 9. SERVIZI DI INFORMAZIONE EUROPEA SUL TERRITORIO REGIONALE Il Centro Documentazione Europa della Biblioteca del Consiglio Regionale Servizi informativi dell’Unione Europea presenti in Emilia-Romagna QUADRO RIASSUNTIVO DEGLI STANZIAMENTI 2000-2006 Agenda 2000 - Regione Emilia-Romagna Programmazione interventi strutturali CARTINE REGIONE EMILIA-ROMAGNA aree obiettivo 2, aree in sostegno transitorio obiettievo 2, aree 87.3c INDICE DEI PROGETTI E DEI PROGRAMMI DI RIFERIMENTO 6 Presentazione del Rapporto 7 Presentazione La quarta edizione dell’ Eurorapporto traccia un bilancio di quanto fatto: di quanta Europa c’è nella vita della nostra Regione, nelle istituzioni, nei territori. Si tratta di un appuntamento atteso con il quale il settore delle Politiche Europee rafforza una continuità operativa significativa ed importante per la nostra Amministrazione. Con questo Rapporto ci si può fare un’idea di come l’Emilia-Romagna intenda essere Regione europea partecipando attivamente alla costruzione di un’Europa sempre più unita, sviluppata e solidale. L’Eurorapporto vuole anche essere uno strumento di interpretazione della rinnovata politica regionale comunitaria esaminando, in dettaglio, il passaggio alla nuova programmazione 20002006 di utilizzo dei Fondi europei a finalità strutturale. I nuovi programmi regionali, potenziati da un accresciuto finanziamento comunitario, intendono sviluppare e mettere in valore i risultati raggiunti nel precedente periodo ampliando ed ottimizzando le opportunità offerte. Come ha detto di recente il Presidente Romano Prodi le Regioni, per stare bene in Europa, devono porsi l'obiettivo prioritario di preparare le strutture di servizio e i regimi normativi adeguati a favorire l’attività economica e lo sviluppo sociale. E da questo punto di vista penso esista davvero una mentalità europea nei nostri territori e nelle nostre istituzioni. Ora abbiamo di fronte appuntamenti storici ai quali vogliamo contribuire: l'introduzione dell’Euro, l'allargamento, la Carta europea dei diritti. Sulla moneta unica siamo impegnati in un progetto informativo e formativo di grande portata: adeguando le strutture, informando i cittadini, supportando le imprese. Altro obiettivo straordinario è l’allargamento, già avviato attraverso un percorso di preparazione dei 12 paesi candidati, che realizzerà uno spazio di libertà e di democrazia inedito per il nostro continente. Infine il recente Vertice di Nizza, pur tra difficoltà e qualche delusione, ha proclamato la Carta dei diritti fondamentali che si auspica si trasformi nella prima Costituzione europea e per la quale il nostro Paese si è fortemente impegnato. Sono tanti passi importanti che possono infondere nuova fiducia in un processo di integrazione europea fondato sulle peculiarità come arricchimento reciproco e sulla solida condivisione di valori e diritti fondamentali. Bologna, 3 aprile 2001 Vasco Errani (Presidente Regione Emilia-Romagna) 8 L’Unione Europea nel 2000:1 un quadro generale Il 2000 si è caratterizzato per una serie di progressi sul piano dell’integrazione europea. In continuità con le realizzazioni del 1999 (nascita della moneta unica, entrata in vigore del Trattato di Amsterdam, nuova convenzione di Lomè) e lo sforzo programmatico deciso nell’ambito di Agenda 2000 e del Patto europeo per l’occupazione, si è consolidato il processo riformatore dell’Unione Europea che è culminato nel dicembre 2000 con l’accordo relativo ad un futuro Trattato stilato durante il Consiglio europeo di Nizza. Il processo di allargamento è rimasto uno dei punti principali dell’agenda comunitaria e la sua importanza è stata riaffermata con l’approvazione, a Nizza, di un documento strategico della Commissione europea per garantire all’Unione la possibilità di accogliere i nuovi paesi membri a partire dal 2003. I Vertici europei organizzati nel primo semestre dalla presidenza portoghese e successivamente francese hanno affrontato specifici argomenti: il Consiglio europeo di Lisbona (23 e 24 marzo) ha dato un ulteriore impulso al consolidamento dello spazio economico e sociale stabilendo come obiettivo strategico il rafforzamento dell’economia fondata sulla conoscenza e l’approvazione del piano di azione “Europa 2002” a favore di una società dell’informazione; inoltre si è espresso per uno sviluppo di uno stato sociale attivo e dinamico. Il Consiglio europeo di Feira (19 e 20 giugno) si è espresso su una strategia comune dell’Unione sulla regione mediterranea ed inoltre ha approvato la “Carta europea delle piccole imprese” che ribadisce l’importanza di tale categoria di imprese per l’economia e l’occupazione europea. Il Consiglio europeo di Biarritz (13 e 14 ottobre) ha affrontato proncipalmente il tema della riforma delle Istituzioni dell’UE in preparazione della Conferenza intergovernativa di Nizza. Al Consiglio europeo di Nizza (7, 8 e 9 dicembre) i capi di Stato e di Governo hanno concluso l’accordo per la futura riforma del Trattato. L’accordo, anche se non ha raggiunto ambiziosi traguardi, ha rappresentato l’esito di dieci mesi di intensi negoziati su quattro temi principali: dimensioni e composizione della Commissione (un commissario per ciascun Stato membro fino al momento in cui il ventisettesimo Stato raggiungerà l’Unione e rafforzamento dei poteri del Presidente), ponderazione dei voti in seno al Consiglio, sostituzione dell’unanimità con la maggioranza qualificata nelle procedure di decisione (esteso ad una trentina di nuovi settori quali fiscalità, sicurezza sociale, ambiente), cooperazioni rafforzate (per permettere ad un gruppo di Stati membri di approfondire, a determinate condizioni, il loro approccio comune nei settori di azione comunitaria e nella politica estera e di sicurezza comune. A Nizza è stato inoltre realizzato un altro importante passo nell’edificazione comunitaria con la proclamazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Anche se non inserita nei trattati di base, la carta afferma una serie di diritti e principi che le istituzioni e gli organi dell’Unione e gli Stati membri devono rispettar quando applicano il diritto comunitario. Il 2000 è stato il primo anno di attuazione della nuova programmazione dei fondi strutturali e della riforma della politica agricola comune, strumenti fondamentali per il rafforzamento della coesione economica e sociale. La Commissione europea è stata in questo senso sollecitata ed 1 le considerazioni ed i dati finanziari riportati sono tratte dalla “Relazione generale 2000 sull’attività dell’Unione europea” disponibile sul sito UE http://europa.eu.int./abc/doc/off/rg/it/welcome.htm e da “Relazione annuale sull’esercizio 1999 - Corte dei Conti europea” - Gazzetta Ufficiale delle CE n. C 342 del 1 dicembre 2000 9 impegnata nella definizione di tutte le aree eligibili a livello europeo e nell’approvazione di buona parte degli strumenti di attuazione. Sul piano delle relazioni con i paesi terzi, a conclusione della crisi dell’area Balcanica, l’Unione ha compiuto uno sforzo per rafforzare la politica di relazione con i tali paesi attraverso un processo di stabilizzazione e di associazione, di un patto di stabilità e la definizione di uno strumento specifico di assistenza tecnica e finanziaria (CARDS). Nei confronti della regione mediterranea è stato rafforzato il partenariato definito in occasione della Conferenza di Barcellona del 1996, attraverso la ridefinizione dello strumento di intervento MEDA II e degli accordi di associazione con il Marocco ed Israele. Nell’ambito delle attività di aiuto umanitario, l’Unione ha avviato, con l’obiettivo di ridefinirla, una riflessione sul futuro della politica comunitaria della cooperazione allo sviluppo. La cooperazione dell’Unione Europea con i paesi ACP trova il suo quadro di riferimento in una nuova convenzione siglata nel giugno 2000 a Cotonou che sostituisce la precedente Convenzione di Lomè. Fra le iniziative significative della Commissione promosse nel corso dell’anno vanno inoltre segnalate: - l’adozione del Libro bianco sulla sicurezza alimentare che ha concretizzato una serie di proposte legislative fra le quali la creazione di una Autorità alimentare europea per la quale la città di Parma è la candidata italiana ad ospitarne la sede; - il lancio di una iniziativa finalizzata alla creazione di uno spazio europeo di ricerca; - l’adozione di nuovi programmi comunitari in materia di istruzione, gioventù e cultura oltre che la riforma del quadro normativo delle telecomunicazioni. Sul piano del dialogo interistituzionale e del controllo democratico è stato firmato, dai rispettivi presidenti, un accordo quadro sulle relazioni tra Parlamento e Commissione europea. La riforma interna della Commissione, avviata nel 1999 dal nuovo esecutivo presieduto da Romano Prodi, è proseguita con la presentazione nel mese di marzo di uno specifico libro bianco che ne prevede gli orientamenti strategici ed è corredato da uno specifico piano d’azione. Negli intenti della Commissione, tale riforma si inquadra in una più vasta azione riformatrici finalizzata ad adattare le istituzioni alle esigenze dettate dall’ampliamento ed a mettere a punto nuove forme di di partenariato e governance su scala europea tra i diversi livelli di potere istituzionale e legislativo. In termini finanziari l’analisi delle spese del bilancio comunitario condotta dalla Corte dei Conti europea sull’esercizio 1999, comparata alla rilevazione dell’esercizio precedente, rileva una diminuzione totale dei pagamenti effettuati dalla Commissione europea (80.309, 309 milioni di euro a fronte di 80.713 milioni di euro nel 1998). Viene confermato il sostanziale assorbimento da parte della politica agricola, con un leggero aumento percentuale, una leggera flessione negativa delle azioni strutturali e delle politiche interne ed un aumento percentuale delle spese per azioni esterne. Quest’ultima voce tenderà probabilmente ad aumentare nei prossimi anni in considerazione delle politiche di preadesione in corso di attuazione. 10 Pagamenti effettuati nel 1999, per rubrica delle prospettive finanziarie Nota: Pagamenti effettuati nel 1999 = pag. a fronte di stanziamenti 1999 + pag. a fronte di riporti dal 1998 (in milioni di euro e %) Totale: 80 309,5 milioni di euro 0% 6% 6% 6% 0% 49% 33% Legenda 1. Politica agricola comune 39 780,3 (49,5 %) 2. Azioni strutturali 26 663,6 (33,2%) 3. Politiche interne 4 473,1 ( 5,6%) 4. Azioni esterne 4 585,8 ( 5,7%) 5. Spese amministrative 4 506,7 ( 5,6%) 6. Riserve 300,1 ( 0,4%) 7. Compensazioni 0,0 ( 0,0%) L’Amministrazione regionale nei rapporti con l’Unione Europea Strutture operative La descrizione delle attività dell’Amministrazione regionale di gestione ed attuazione di programmi e progetti sostenuti congiuntamente da finanziamenti regionali e dell’Unione Europea è il principale oggetto del presente rapporto che, in forma sintetica, riporta anche altre azioni sostenute dalla Regione collegate indirettamente a tematiche comunitarie. Nell’ambito dell’Amministrazione non sono previste strutture operative specificamente dedicate a tali programmi, ma la loro attuazione fa riferimento alle Direzioni Generali settoriali competenti. Il Servizio Politiche Europee e Relazioni Internazionali, istituito nel 1995 presso la Direzione Generale alla Presidenza, è incaricato dei rapporti istituzionali con gli Organismi europei e con le 11 strutture nazionali di coordinamento delle politiche comunitarie ed internazionali e all’interno del quale opera funzionalmente l’Ufficio regionale di collegamento di Bruxelles. Gli interventi relativi ai Fondi strutturali per il periodo di programmazione 2000-2006 rappresentano la parte preponderante sia in termini finanziari che di impegno burocratico ed amministrativo, sono attivati tramite i programmi territorializzati ed intersettoriali. In questo caso, singole Direzioni generali (DG) assicurano il coordinamento operativo fra i vari settori coinvolti: - - - la DG Agricoltura cura la gestione ed il coordinamento del programma per lo sviluppo rurale e del programmi Leader plus; la DG Attività produttive è competente per la gestione ed il coordinamento del programma per il nuovo obiettivo 2; la DG Formazione Professionale e Lavoro gestisce gli interventi previsti nell’ambito del nuovo obiettivo 3 e della parte di competenza regionale del programma Equal; la raccolta dei dati relativi al monitoraggio finanziario dell'attuazione degli interventi dei Fondi strutturali avviene attraverso una postazione centrale di rilevazione presso il Servizio Ragioneria e Credito della DG Risorse finanziarie e strumentali che raccoglie i dati dalle singole postazioni secondarie collocate nelle strutture di gestione dei singoli programmi. Le rilevazioni sono fatte trimestralmente ed inviate al Ministero del Tesoro nell'ambito di una intesa Stato/Regioni; alla DG Risorse finanziarie e strumentali sono state attribuite, nel corso del 2000, le funzioni di controllo e certificazione previste dalla normativa comunitaria e avviata l'attività finalizzata alla costituzione della struttura denominata "Pista di controllo" incaricata della elaborazione e gestione dei dispositivi di controllo di regolarità di utilizzo delle risorse finanziarie comunitarie; per quanto riguarda il programma Interreg III, in corso di approvazione da parte dell'Unione Europea, la DG Presidenza, in considerazione del carattere transnazionale ed interregionale, nel corso del 2000 ha curato il coordinamento di un gruppo di lavoro interdirezione per individuare le priorità regionali da sviluppare nell'ambito di tale programma ed il collegamento con il Ministero dei Lavori Pubblici, quale Amministrazione centrale capofila e responsabile dell'attuazione del programma. Altre Direzioni Generali operative sono coinvolte direttamente nella gestione di singole misure all’interno dei programmi 2 e 3 nell’attuazione di progetti non finanziati dai Fondi strutturali, ma da altre risorse del bilancio dell’Unione Europea. Questi ultimi fanno riferimento ad un insieme di programmi o azioni che l’Unione Europea attua e gestisce, per la maggior parte in maniera diretta, attraverso bandi ed inviti per la presentazione di progetti. Come si può evincere anche dal rapporto, queste “azioni dirette” si inseriscono nell’ambito di specifici programmi che hanno l’obiettivo di consolidare politiche comuni già avviate (agricoltura, ricerca, trasporti, tutela dell’ambiente), o di creare le basi per l’attivazione di nuove politiche comuni (sociale, cultura, reti transeuropee, turismo ecc.). La crescente sensibilizzazione dell'Amministrazione verso le politiche europee ha portato alcune Direzioni Generali a prevedere, fra il proprio organico, specifiche posizioni organizzative per il collegamento delle attività delle Direzioni con le politiche comunitarie al fine di promuovere progetti e collaborazioni su tematiche di interesse europeo. Nel 1996, con delibera di Giunta n. 447, è stata formalizzata la costituzione della Cabina di regia regionale con l’intento di migliorare l’integrazione delle attività regionali connesse all’attuazione 12 dei programmi comunitari. Il livello politico è identificato nella Giunta regionale coadiuvata da un gruppo tecnico interassessorile coordinato dal Direttore generale alla Presidenza. Sul piano istituzionale, il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore a "Finanze, Organizzazione, Sistemi informativi" sono membri del Comitato delle Regioni organismo consultivo dell’Unione Europea istituito nel 1993 a seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Maastricht. Ufficio di collegamento con le sedi delle Istituzioni comunitarie a Bruxelles 1. L'ufficio di Bruxelles: organizzazione e funzioni L'Ufficio della Regione Emilia-Romagna a Bruxelles è stato istituito con legge regionale2 nel 1997 ed è funzionalmente inserito nel Servizio Politiche europee e Relazioni internazionali della Direzione generale alla Presidenza della Giunta. Nel 2000 l'ufficio era composto da un dirigente, un funzionario regionale e un collaboratore della Agenzia di sviluppo regionale Ervet Spa con la quale la Regione ha stipulato una convenzione che prevede la realizzazione di una serie di attività e servizi sulle attività dell'UE, anche a supporto della struttura di Bruxelles. L'obiettivo dell'ufficio è di assicurare la rappresentanza istituzionale degli interessi regionali a Bruxelles e garantire il collegamento permanente tra la Regione Emilia-Romagna e le Istituzioni dell'UE. Le attività si sviluppano sulla base di una complessa rete di relazioni, che rappresenta il punto di forza dell'ufficio. I contatti con i molteplici interlocutori istituzionali a Bruxelles permettono uno scambio sistematico di informazioni, facilitano la conoscenza delle politiche comunitarie a livello regionale e la partecipazione ai programmi comunitari. Il networking si sviluppa mediante incontri sistematici con rappresentanti della Commissione europea, del Parlamento europeo, del Comitato delle Regioni, del Comitato Economico e Sociale e Banca Europea per gli Investimenti. Di particolare importanza sono le relazioni che l'ufficio ha sviluppato con la Rappresentanza Permanente d'Italia presso l'Unione europea attraverso la quale sono mantenuti i rapporti con il Consiglio dell'Unione europea. Il proficuo rapporto di collaborazione facilita la gestione di dossiers relativi alle tematiche di interesse regionale mediante incontri mirati, seminari ed uno scambio sistematico di informazioni. Contatti frequenti sono mantenuti, infine, con l'Ambasciata d'Italia presso il Regno del Belgio, il Consolato d'Italia a Bruxelles, l'Istituto Italiano di Cultura, l'Istituto per il Commercio estero (ICE) e il Centro Nazionale delle Ricerche (CNR). Oltre 200 regioni europee hanno istituito, a tutt'oggi, rappresentanze a Bruxelles con obiettivi analoghi, pur con un assetto organizzativo diverso che rispecchia l'ordinamento nazionale di riferimento. Tra gli uffici regionali italiani esiste un coordinamento, con una segreteria di turno trimestrale, che permette la realizzazione di iniziative comuni. 2 Legge regionale n.12 del maggio 1997 "Istituzione della struttura regionale di collegamento presso le sedi dell'Unione Europea". La Regione Emilia-Romagna è stata rappresentata a Bruxelles anche prima di tale data: dal 1994 al 1997 l'Agenzia per lo Sviluppo Tecnologico dell'Emilia-Romagna (Aster) ha costituito la antenna della Regione presso le sedi comunitarie. 13 Stato Austria Danimarca Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Paesi Bassi Regno Unito Spagna Svezia Belgio Lussemburgo Portogallo Totale 1990 4 4 1 5 4 2 20 1995 8 4 2 8 15 2 4 1 28 13 6 91 1999 12 10 3 24 21 1 4 17 5 32 17 8 154 2000 11 12 7 17 21 2 2 18 7 26 18 10 3 155 Numero di uffici di rappresentanza di Regioni e Province per Stato membro rappresentante a Bruxelles. I suddetti dati non comprendono le rappresentanze dei paesi dell'Europa centro-orientale e di città. Fonte: elaborazione dati Comitato delle Regioni, gennaio 2001 2. Attività dell'anno 2000 L'operatività dell'ufficio può essere ricondotta alle attività di informazione, di rappresentanza degli interessi regionali e di assistenza tecnica. 2.1 Informazione L'attività consiste nella ricerca, raccolta, selezione e "decodificazione" di informazioni riguardo alle attività delle Istituzioni comunitarie e di altre regioni d'Europa, su tematiche di competenza o di interesse regionale. Questo tipo di attività è rivolta principalmente all'Amministrazione regionale, al sistema delle Autonomie locali e ai diversi attori socio-economici del territorio. Nel corso dell'anno è aumentato considerevolmente il numero degli interlocutori ai quali l'ufficio ha fornito il proprio supporto: l'Ufficio ha infatti risposto, nel corso dell'anno 2000, a circa 7000 richieste provenienti dalla Regione Emilia-Romagna, da Province e Comuni, dal mondo associativo, dai Centri servizi del sistema Ervet e da Università. 2.2 Rappresentanza degli interessi regionali Quest'area di attività consiste nella presentazione di strategie, iniziative e progetti regionali in seno alle diverse istituzioni dell'Ue, al fine di far conoscere le linee d'intervento della Regione EmiliaRomagna, promuovere i punti di forza del sistema regionale e contribuire, laddove possibile, alla definizione di alcune politiche comunitarie. La promozione degli interessi regionali avviene anche attraverso la partecipazione a incontri, l'organizzazione di conferenze e gruppi di lavoro di carattere politico-istituzionale. Le iniziative di carattere pubblico piu' significative del 2000 sono state organizzate sui temi delle pari opportunità, degli aiuti di stato e della Conferenza Intergovernativa. Si è trattato di convegni internazionali promossi da rappresentanti politici regionali e rivolti a funzionari comunitari e delle diverse regioni d’Europa. Si sono anche organizzati gruppi di lavoro nell’ambito delle politiche regionali, della società dell’informazione e della ricerca e sviluppo. L'ufficio ha partecipato a 14 numerose conferenze offrendo contributi sul ruolo della rappresentanza regionale a Bruxelles, sul modello emiliano-romagnolo e sulla governance. Infine, è stato svolto un lavoro politicoistituzionale e promozionale a sostegno della candidatura di Parma a sede dell'Autorità europea sulla Sicurezza alimentare. 2.3 Assistenza tecnica L'assistenza tecnica riguarda l'individuazione di opportunità di co-finanziamento, il supporto alla elaborazione di progetti, la ricerca di partner europei che assicurino la trasnazionalità richiesta dai programmi comunitari. All'interno di quest'area di attività è compreso anche il ruolo di assistenza che l'ufficio ricopre attraverso la preparazione di riunioni in ambito comunitario da parte di Amministratori e Dirigenti della Regione, di Enti Locali e rappresentanti del mondo associativo e delle Università. Nel corso del 2000 l'ufficio ha organizzato circa 50 missioni a Bruxelles per i diversi rappresentanti regionali. Contatti attivati dall'ufficio nell'ambito delle proprie attività (valore espresso in percentuale) 35 30 25 20 15 10 Vari Ambasciata e Consolato Associazioni settoriali europee Regioni europee Comitato Economico e Sociale Comitato delle Regioni Rappresentanza Permanente Italiana Parlamento europeo 0 Commissione europea 5 RER - Ufficio di Bruxelles 15 Contatti indirizzati all'ufficio dal sistema E-R (valore espresso in percentuale) Universi tà Priva ti Impres e Terzo settore Centri servizi Associazioni di ategoria Enti lo ali Sistema Ervet Amministrazione regionale 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 RER - Ufficio di Bruxelles La convenzione con ERVET spa La Regione Emilia-Romagna ha avviato una collaborazione con ERVET – Politiche per le imprese SpA, con l'obiettivo di strutturare specifiche attività di informazione ed assistenza ai diversi settori dell'Amministrazione. Nell'ambito di tale attività sono realizzati: strumenti informativi: • Europ@facile – sito Internet sulle politiche e finanziamenti dell’Unione Europea consente di ottenere informazioni sulle politiche e programmi dell’Unione Europea attraverso sistemi di ricerca guidati o in base a parole chiave. Il sito è accessibile al seguente URL: http://www.europafacile.net ed è consentito attraverso una registrazione gratuita (dalla sua inaugurazione - 21 settembre 2000 - si sono registrati oltre 18.000 contatti) e propone informazioni relative a: News aggiornato quotidianamente, con notizie relative a politiche, programmi, bandi comunitari e ai più importanti eventi organizzati a livello nazionale o comunitario; Programmi dell’UE presentazione dei programmi dell’UE e consultabili attraverso sistemi di interrogazione multipli quali: il nome/acronimo di un programma, parole chiave, destinatari oppure tramite una ricerca libera; Politiche UE riferimenti per ricostruire l'iter legislativo degli atti comunitari;. Agenda bandi calendario dei bandi comunitari con schede descrittive sintetiche e resa disponibilità di accesso ai documenti necessari per la presentazione di un progetto;. Agenda eventi calendario delle manifestazioni internazionali più importanti; Progetti Illustrazione di alcuni progetti di successo finanziati dall’Unione Europea; 16 Archivio documenti biblioteca elettronica sui documenti istituzionali dell’Unione Europea, tematiche particolarmente importanti e su documenti necessari alla presentazione di progetti in risposta a bandi comunitari; Bollettino “eurolettera” on line newsletter mensile on-line sulle tematiche europee; Contatti riferimenti (indirizzo, E-mail e numeri di telefono e fax ) dei referenti comunitari e/o nazionali di ogni programma; U.E. on line link dei più importanti siti, nazionali ed europei, per il reperimento delle informazioni legate alle politiche e ai programmi dell’Unione Europea; Glossario raccolta degli acronimi più utilizzati all’interno dei programmi e delle politiche comunitarie, finalizzato a facilitare la lettura e la comprensione di tutte le altre sezioni. • Infomail - Strumento informativo personalizzato per l’aggiornamento costante sullo stato di elaborazione e attuazione delle politiche dell’Unione europea. Il servizio viene erogato settimanalmente tramite posta elettronica ai vari settori dell'Amministrazione. Grazie ad un collegamento tra parole-chiave consente di inviare informazioni mirate, relative a documenti ufficiali pubblicati sulla Gazzetta delle Comunità europee, documenti preparatori, calendari di eventi (convegni, seminari, incontri, fiere, etc.). • Eurolettera newsletter mensile on-line su tematiche di rilevanza comunitaria e sull’attività politica e legislativa dell’Unione europea. Viene inviata a tutti gli iscritti del sito Europafacile e permette di ottenere approfondimenti sui temi illustrati attraverso il collegamento interattivo. Assistenza tecnica Ervet fornisce servizi per l'Orientamento alla progettazione e all’individuazione delle fonti di finanziamento comunitari per la definizione di linee progettuali specifiche, individuazione del quadro giuridico di riferimento rispetto alle tematiche oggetto del progetto; individuazione delle fonti di finanziamento più adatte rispetto ai singoli progetti; pre-screening del progetto presso le istituzioni di riferimento; preparazione della documentazione di richiesta di finanziamento; ricerca di partners a livello nazionale e transnazionale. Attività di analisi ed aggiornamento assistenza nella realizzazione di studi specifici, seminari di approfondimento su tematiche comunitarie. Supporto ed affiancamento all'attività dell'Ufficio regionale di Bruxelles. 17 1 ATTUAZIONE E PARTECIPAZIONE ALLE POLITICHE COMUNI 18 La Politica Agricola Lo scenario comunitario Gli avvenimenti legati alla comparsa sul territorio comunitario, nella seconda metà dell’anno, di numerosi casi di encefalopatia spongiforme bovina (BSE) ed il forte impatto sull’opinione pubblica hanno inciso fortemente sull’azione della Unione Europea nel settore agricolo. I mercati, in particolare delle carni, ne hanno risentito drasticamente e ciò ha imposto una parziale revisione ed adattamento degli strumenti comunitari di intervento e del coordinamento delle misure di controllo sanitario adottate nei singoli stati membri. Le riforme della politica agricola comune adottate nell’ambito di Agenda 2000 hanno trovato, comunque, nel corso dell’anno, attuazione e consolidamento in particolare per i settori dei seminativi, delle carni bovine, del latte e dei prodotti lattiero-caseari. Particolare enfasi è stata posta alle azioni relative allo sviluppo rurale, divenuto per importanza il secondo pilastro della PAC: a partire dal giugno 2000 la Commissione ha iniziato ad approvare i vari piani di sviluppo rurale presentati dagli Stati membri e sostenuti finanziariamente dal FEOGA- sezione Garanzia nelle aree fuori obiettivo 1 e che si affiancano alle misure di sviluppo rurale sostenute dalla Sezione orientamento nelle aree obiettivo 1. A tal fine la Commissione ha definito e completato, con il Reg.(CE) 2075/2000, le modalità di applicazione della normativa relativa al sostegno allo sviluppo rurale. Accanto ai piani di sviluppo rurale, la Commissione ha affiancato, quale ulteriore strumento di intervento a disposizione delle autorità regionali e locali, la terza generazione della iniziativa LEADER che ha consentito agli Stati membri di presentare proposte di programmi specifici legati ai territori rurali. Oltre all’attività legislativa legata alla riforma della PAC si segnala: - - l’adozione del Reg.(CE) 2826/2000 inteso a riformare la politica agricola in materia di informazione e promozione dei prodotti agricoli; un completamento dell’elenco delle denominazioni d’origine (ex Reg.(CE) 2081/92) che ammontano attualmente a 451 e l’elenco delle attestazioni di specificità di prodotti agricoli (ex Reg.(CE) 2082/92); l’approvazionedel reg (CE) 1227/2000 che completa le disposizioni del nuovo regolamento relativo all’OCM del mercato viticolo adottato nel 1999; la presentazione di una proposta di modifica dell’organizzazione comune dei mercati (OCM) nel settore ortofrutticolo tesa a razionalizzare e semplificare i dispositivi esistenti per taluni prodotti trasformati ed adeguare i loro imiti di produzione, stabilizzare i regimi di aiuto per le organizzazione dei produttori, migliorare la gestione delle restituzioni all’esportazione degli ortofrutticoli freschi; la presentazione della proposta di riforma dell’OCM del mercato del riso tesa a ripristinare l’equilibrio del mercato di tale prodotto, a rendere più competitivo il settore e garantire il mantenimento di tale coltura nelle zone in cui esso giova all'ambiente. 19 Gli interventi comunitari nel settore agricolo e agroindustriale regionale Attuazione delle nuove politiche: il piano regionale di sviluppo rurale 2000-2006 il Piano regionale di sviluppo rurale della Regione Emilia-Romagna è stato approvato nel corso del mese di luglio 20003 nel primo ristretto gruppo di programmi approvati a livello nazionale ed europeo, avviando quindi la fase di attuazione dei singoli interventi. Per l’esercizio finanziario 2000 sono state avviate due nuove misure previste dal Piano: • Insediamento dei giovani agricoltori - Misura 1b); • indennità compensativa - Misura 2e). Sono inoltre continuati gli impegni assunti con il precedente periodo di programmazione in particolare per quanto riguarda l'attuazione di alcuni Regolamenti abrogati ed assorbiti nel nuovo Regolamento 1257/1999: • Misure agroambientali (ex Reg (CEE) 2078/92); • Imboschimento dei terreni agricoli (ex Reg. (CEE) 2080/92); • Prepensionamento (ex Reg. (CEE) 2079/92); • Altre misure in corso. Pur non disponendo dei dati definitivi sull’andamento degli interventi per l’esercizio finanziario 2000 (i dati messi a disposizione da AGEA4 sono ancora provvisori), si possono fornire alcune indicazioni significative sullo stato di attuazione dei singoli interventi previsti per il 2000. Misura 1b) Insediamento giovani agricoltori. Per il 2000 sono state ammesse a finanziamento le domande di insediamento presentate nel precedente periodo di programmazione, per le quali erano stati adottati provvedimenti di concessione degli aiuti, ma non era stato possibile dare corso alle erogazioni per carenza di risorse finanziarie. Per tutte le domande presentate fino al marzo 1998, per un totale di 2800 domande, sono stati verificati il rispetto delle nuove norme previste dal Piano per tale tipo di interventi, con particolare riferimento al requisito della redditività aziendale, che rappresenta una delle principali novità della nuova programmazione. Di 1975 domande riesaminate con esito positivo, sono state predisposte le procedure per l’erogazione degli aiuti, nel corso dell’esercizio finanziario 2000, a 1536 giovani agricoltori (pari a oltre il 54% dei beneficiari potenziali totali), per un importo di circa 33,460 miliardi di lire. A fronte delle richieste di pagamento inoltrate sono state effettivamente erogati da parte dell’AGEA 30,825 miliardi di lire. C o n f r o n t o F ig . f r a le n . 1 R e g . ( C E ) 1 2 5 7 / 9 9 - E s e r c iz io f in a n z ia r io 2 0 0 0 r is o r s e f in a n z ia r ie p r e v is t e n e l P ia n o e i p a g a m e n t i 1 8 1 6 1 4 1 2 1 0 8 6 4 2 0 M is u r a B - In s e d ia m r is o r s e f in a z ia r ie e n t o g io v a n i p r e v is t e a g r ic o lt o r i P a g a m e n t i e f f e t t u a t i* 3 Decisione della Commissione Europea del 20 luglio 2000 n. C(2000) 2153 4 AGenzia per le Erogazioni in Agricoltura (agenzia creata a seguito della ristrutturazione dell'AIMA) 20 e f f e t t u a t i Si rileva che per tale intervento è stato erogato il 97% in più dei fondi rispetto alle previsioni finanziarie indicate nel Piano (Figura 1). Nel corso del 2001 saranno completate le procedure d’istruttoria e si prevede di effettuare i pagamenti per tutti i beneficiari ritenuti ammissibili. Misura 2e) - Indennità compensativa Le disposizioni previste dal Piano regionale di sviluppo rurale per l’erogazione degli aiuti diretti a favorire la permanenza degli insediamenti agricoli nelle aree caratterizzate da svantaggi naturali (territori delimitati ai sensi della Direttiva 75/273/CE), rispetto al precedente periodo di programmazione presenta alcune novità sostanziali: • Corresponsione dell’aiuto in funzione degli ettari a colture foraggere e non a UBA; • Non superare il rapporto di 2 UBA per ettaro di superficie foraggera; • Rispetto delle normative in vigore di natura ambientale e sul benessere degli animali; • Rispetto della buona pratica agricola usuale. L’aiuto stabilito per l’anno 2000 è stato di 100 Euro per ettaro di superficie foraggera. Le domande pervenute sono state circa 1600 e per oltre 1.430 beneficiari sono stati erogati gli aiuti per un totale di 6,840 miliardi di lire di 35.300 ettari di superficie a foraggi. Misure di accompagnamento Nel corso del 2000 sono continuati gli impegni pluriennali attivati con il precedente periodo di programmazione per quanto riguarda i Regolamenti (CEE) 2078/92, (CEE) 2079/92 e (CEE) 2080/92. In particolare per quanto riguarda gli interventi agroambientali 5 sono stati pagati gli impegni sottoscritti nelle annate precedenti e le nuove domande presentate nel corso della campagna agraria 1999/2000 secondo quanto previsto dal Regolamento (CE) 2603/99, recante norme transitorie per il sostegno allo sviluppo rurale di cui al Reg. (CE) 1257/99. Sono state infatti accolte domande per prorogare di un anno gli impegni in scadenza nel corso della campagna agraria 1998/1999 e per l'attivazione di nuovi interventi relativi al ritiro ventennale dei seminativi dalla produzione per scopi di carattere ambientale, per la creazione di riserve, di biotopi o parchi naturali, o per la salvaguardia di dei sistemi idrologici. L’attivazione dei nuovi impegni era condizionata all’obbligo di adeguare la gestione degli interventi a partire dalla campagna agraria 2000/2001 secondo quanto definito dalle disposizioni attuative della Misura 2f) del nuovo programma di sviluppo regionale. Complessivamente nell’esercizio finanziario 2000 sono stati erogati 147 miliardi di lire riferiti a oltre 13.900 beneficiari. Per gli interventi di imboschimento dei terreni agricoli6 nel corso del 2000 sono state collaudate gran parte delle domande presentate con il bando del 1999 e si sono effettuati pagamenti per complessivi 17,9 miliardi di lire corrispondenti ad oltre 1.100 domande. Per gli aiuti al prepensionamento degli imprenditori agricoli 7 sono stati erogati 466 milioni di lire per un totale di 47 domande. Occorre ricordare che la programmazione 2000/2001per tali provvedimenti non prevede l’attivazione di interventi analoghi, considerata la scarsa adesione riscontrata. 5 ex Reg. (CEE) 2078/92 6 ex Regolamento (CEE) 2080/92 7 previsti dal Reg. (CEE) 2079/92 21 Misure in corso Oltre agli interventi finora descritti, il Piano regionale di sviluppo rurale prevede la copertura degli oneri finanziari assunti nel precedente periodo di programmazione per interventi in favore delle Associazioni dei produttori (Reg. (CEE) 952/97 e Reg. (CEE) 386/92) e per il pagamento di mutui contratti ai sensi della Direttiva 72/159/CEE. Per tali interventi a carico dell’esercizio finanziario FEOGA garanzia 2000 non sono stati effettuati pagamenti per i contributi per Associazioni dei produttori, a causa di problemi insorti a livello di AGEA, mentre per gli oneri derivanti dalla Direttiva 72/159/CEE la Regione Emilia-Romagna, in fase di rimodulazione delle previsioni finanziarie (effettuata entro il 30 settembre del 2000, come richiesto dalle norme comunitarie), ha deciso di assumere gli oneri relativi ai mutui a solo carico del bilancio regionale, liberando così fondi per il finanziamento degli interventi in favore di giovani agricoltori. Conclusioni L’avvio della fase di attuazione degli interventi previsti dal Piano Regionale di sviluppo rurale è da considerare sostanzialmente positiva, sia rispetto alle previsioni effettuate in fase di programmazione, che alle altre Regioni italiane del Centro-Nord. Sono stati erogati tutti i fondi previsti che ammontano a oltre 203 miliardi di lire (104,86 milioni di Euro) in termini di spesa pubblica complessiva e 101,5 miliardi di lire (52,43 milioni di Euro) di risorse FEOGA (Tabella 1 ) Tabella 1 - Entità dei finanziamenti relativi alle misure previste per l’anno 2000 nelle differenti fasi di programmazione interventi attivati Previsioni di spesa del Piano Rimodulazione delle previsioni di spesa (30/09/2000) Richieste finanziarie inviate ad AGEA Pagamenti effettuati da AGEA spesa contributo spesa contributo spesa contributo spesa contributo pubblica UE pubblica UE pubblica UE pubblica UE Misura B insediamento giovani agricoltori Misura E indennità compensativa Ex Reg. CEE 2078/92 Ex Reg. CEE 2080/92 Ex Reg. CEE 2079/92 Misure transitorie Totale 8,04 4,02 17,28 8,64 17,28 8,64 15,92 7,96 3,02 1,51 3,88 1,94 3,87 1,94 3,53 1,77 76,37 38,19 76,72 38,36 76,68 38,34 75,89 37,95 12,24 6,12 11,22 5,61 10,76 5,38 9,28 4,64 0,3 0,15 0,3 0,15 0,33 0,16 0,24 0,12 5,83 1,55 1,34 0,38 1,34 0,38 0,00 0,00 105,80 51,54 110,74 55,08 110,26 54,84 104,86 52,44 Circa il 73 % dei fondi è stato utilizzato per il pagamento degli impegni derivanti dall’ex Regolamento (CEE) 2078/92 e il 15 % per il finanziamento degli interventi in favore di giovani agricoltori previsti dalla Misura 1b) (Figura n 2.). 22 F ig . n . 2 R e g . (C E ) 1 2 5 7 /9 9 - E s e r c iz io fin a n z ia r io 2 0 0 0 P a g a m e n ti e ffe ttu a ti * M is u r a B - In s e d ia m e n t o g io v a n i a g r ic o lt o r i 1 5 ,2 % M is u r a E - In d e n n it à C o m p e n s a tiv a 3 ,4 % E x R e g . ( C E E ) 2 0 7 9 /9 2 0 ,2 % E x R e g . ( C E E ) 2 0 8 0 /9 2 8 ,8 % E x R e g .( C E E ) 2 0 7 8 /9 2 7 2 ,4 % * Dati provvisori. Allo stato di attuazione degli interventi previsti nelle altre Regioni fuori obiettivo 1), l'EmiliaRomagna è fra le quattro Regioni che sono riuscite a effettuare pagamenti superiori a quanto previsto dai rispettivi Programmi in termini di risorse FEOGA, nonostante difficoltà di natura informatica e procedurale abbiano causato pagamenti inferiori alle richieste effettivamente inoltrate all’Organismo Pagatore. I risultati positivi sono frutto dell’impegno dell’Amministrazione regionale ma anche e soprattutto delle Province e delle Comunità Montane, che sono riuscite a completare le procedure di istruttoria nei tempi utili per consentire l’erogazione dei finanziamenti entro il 15 ottobre 2000. Per completare il quadro delle attività per le Misure realizzate nel corso del 2000, occorre ricordare che sono state emanate tutte le norme attuative per le quali è prevista l’erogazione degli aiuti con l’esercizio finanziario 2001, in particolare: • Investimenti nelle aziende agricole; • Insediamento dei giovani agricoltori; • Formazione; • Misure agroambientali; • Miglioramento delle condizioni di commercializzazione e trasformazione dei prodotti agricoli. A tal fine la Regione ha attivato una serie di strumenti per facilitare l’accesso degli utenti, intermedi e finali, alle documentazioni e ai supporti necessari per la presentazione delle domande compreso uno specifico sito Internet. L’applicazione dell’ocm ortofrutta A due anni dall’entrata in vigore della nuova riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato in applicazione al Reg. CE 2200/96, le 16 Organizzazioni dei produttori (OP) riconosciute dalla Regione Emilia-Romagna in ottemperanza a quanto previsto dall’art. 11, hanno presentato entro il 31 gennaio del 2000 l’elenco delle spese sostenute nel 1999 per la realizzazione dei programmi operativi e dei ritiri dal mercato come previsto all’articolo 15 del summenzionato regolamento. Le organizzazioni dei produttori ricevono l’aiuto comunitario annuale a condizione che costituiscano un fondo di esercizio. Per la costituzione di tale fondo per le attività dell’anno 1999 è stato 23 utilizzato il Valore della Produzione Commercializzata (VPC) ottenuto nell’anno 1998 che ammonta a 1.486 miliardi di lire e che ha generato un importo complessivo di 99,2 miliardi di lire, circa il 6,6 % della VPC. Gli obbiettivi identificati per la realizzazione del programma operativo e per il finanziamento dei ritiri dal mercato e le azioni realizzate sono riconducibili alla: - Organizzazione e razionalizzazione della produzione; - Valorizzazione e promozione della produzione; - Riduzione e stabilizzazione dei costi; - Misure ambientali. Le Organizzazioni dei produttori hanno rendicontato spese per un importo complessivo di 94,3 miliardi di lire di cui 41,2 relativi a spese per organizzare e razionalizzare la produzione. Tali risorse sono necessari per evitare le ricorrenti crisi di mercato determinate anche da una scadente programmazione della produzione. Le OP agiscono sul controllo della produzione e sulla sua immissione sul mercato cercando di soddisfare le esigenze ed i desideri dei consumatori, adeguando la produzione alla domanda. A tal fine si agisce sul miglioramento della qualità attraverso riconversioni varietali, azioni di controllo e di autocontrollo dei processi produttivi sia in campo che nei magazzini di lavorazione, per garantire il mantenimento delle migliori caratteristiche del prodotto, sino al punto vendita. Alla valorizzazione e promozione commerciale sono stati destinati 10,8 miliardi di lire necessari per migliorare la concentrazione dell’offerta ed effettuare controlli tecnici ed economici dell’attività svolti nei magazzini di lavorazione, nonché per sviluppare azioni verso i consumatori con l'obiettivo di fare conoscere il valore delle produzioni pregiate. Alla riduzione e stabilizzazione dei costi sono stati destinati 7, 1 miliardi di lire per favorire adeguate economie di scala determinate da un migliore utilizzo degli impianti di lavorazione pre e post raccolta. Alle misure ambientali sono stati destinati 17,2 miliardi di lire. Si registra un aumentato interesse delle OP verso queste misure che sono finalizzate al miglioramento della qualità delle produzioni e dei processi produttivi ed a garantire la salvaguardia degli operatori, dei consumatori, e dell’ambiente. Tale azione diventa sempre più importante se si considera il crescente interesse che i consumatori manifestano nei confronti di prodotti ortofrutticoli coltivati con il metodo della lotta integrata e di quella biologica. Le esigenze commerciali da un lato ed una maggiore presa di coscienza sull’importanza della salvaguardia dell’ambiente hanno spinto le organizzazioni dei produttori ed i coltivatori ad incrementare le superfici coltivate con tecniche a basso impatto ambientale. In questo contesto le OP applicano le norme tecniche previste dai disciplinari di produzione integrata approvati dalla Giunta Regionale della Regione o da quelli previsti dal Reg. (CEE) 2078/92, oppure dal Reg. (CEE) 2092/91, sull’agricoltura biologica. I risultati positivi sono certi sia sotto il profilo qualitativo e della sicurezza se si mette in atto: una efficace rete di assistenza tecnica capace di organizzare un efficace sistema di controllo necessario per garantire ai consumatori sia i prodotti freschi che trasformati. Occorre precisare che per le aziende che hanno sottoscritto impegni previsti dalle Misure agroambientali del Reg. (CEE) 2078/92 non sono previsti contributi diretti aggiuntivi, ma solo il sostegno per le attività di assistenza tecnica fornita dalle OP. Ulteriori 17,1 miliardi di lire sono stati spesi nel 1999 per ridurre la quantità di prodotti ortofrutticoli da immettere nel circuito commerciale e le integrazioni e le compensazioni di prezzo, quando questi risultano non remunerativi per il produttore. Complessivamente la Comunità Europea, attraverso l’AGEA, nell’anno 2.000, ha erogato alle OP circa 44,1 miliardi di lire. 24 Nel dicembre 2000, inoltre, la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna, ha preventivamente approvato lo stralcio annuale dei programmi operativi presentati dalle 16 OP, le cui attività saranno realizzate nell’anno 2001. Complessivamente l’importo approvato ammonta a 137,3 miliardi di lire ( + 38,1 miliardi rispetto al 1997), cofinanziati al 50 % dalla Unione Europea. Anche per questa annualità la voce “organizzazione e la razionalizzazione della produzione” è quella che assorbe la maggiore quantità di risorse (44,3%) , seguita dalle “misure ambientali” che interessano il 23,4 % e la “riduzione e stabilizzazione dei costi” che interessano il 13 %. Dunque le Organizzazioni dei produttori potranno continuare ad operare per migliorare ulteriormente la qualità delle produzioni , per promuovere i prodotti di qualità presso i consumatori e per consolidare l’utilizzo delle tecniche a basso impatto ambientale. Potranno inoltre in linea con le strategie del Piano di orientamento per la riorganizzazione del sistema frutticolo regionale , accrescere la capacità di definire , all’interno dei programmi operativi, interventi di sviluppo coordinati fra loro. Nel 2001, invece, sono state rendicontate le spese sostenute per le attività svolte nell’annualità 2000 e l’importo comunitario richiesto dalle OP è di circa 58 miliardi di lire. Il periodo di programmazione 1994-1999 Analisi degli interventi strutturali e delle misure di accompagnamento realizzate nel periodo 1994-1999 I risultati degli interventi strutturali e delle misure di accompagnamento, programmati nel precedente periodo, possono essere considerati nel complesso soddisfacenti in quanto, nella generalità dei casi, hanno incontrato le esigenze degli imprenditori agricoli regionali elevando la competitività e la capacità di adattamento alla evoluzione del mercato, e accelerando l’adozione ed il consolidamento dell'utilizzo di tecniche produttive ecocompatibili già avviate in regione a partire dagli anni ’80. Complessivamente sono stati approvati interventi per un totale di 426 milioni di Euro destinati per il 46% a interventi a carattere strutturale e per il 54% a interventi che rientrano fra le misure di accompagnamento. Tabella n. 1 Totale dei finanziamenti erogati nel settore agricolo con gli investimenti strutturali e di accompagnamento - Periodo 1994-1999 Tipologia di intervento 1 - TOTALE INTERVENTI STRUTTURALI Investimenti aziendali Primo insediamento Investimenti per la trasformazione. 2 - TOTALE MISURE DI ACCOMPAGNAMENTO Misure agro-ambientali Prepensionamento Forestazione agricola Indennità compensativa TOTALE GENERALE (1 + 2 ) Euro 194.370.170 96.273.106 44.387.921 53.709.143 231.625.804 195.478.936 296.963 23.772.612 12.077.293 425.995.974 25 % sul Totale Generale 45,63% 22,60% 10,42% 12,61% 54,37% 45,89% 0,07% 5,58% 2,84% 100,00% % sui totali parziali 45,63% 49,53% 22,84% 27,63% 54,37% 84,39% 0,13% 10,26% 5,21% - Per quanto riguarda gli interventi a carattere strutturale, il 49% delle risorse sono state utilizzate % per la realizzazione di investimenti aziendali e il 28% per il miglioramento delle strutture del settore agroalimentare, . P e r io d o 1 9 9 4 -1 9 9 9 R ip r a tiz io n e fr a le tip o lo g ie d i in te r v e n to d e i c o n tr ib u ti a m m e s s i r e a ltiv i a p r o d d e d im e n ti s tr u ttu ta li e d i a c c o m a g n a m e n to In d e n n ità F o r e s ta z io n e a g r ic o la 5 ,6 % c o m p e n s a tiv a 2 ,8 % In v e s tim e n ti a z ie n d a li 2 2 ,6 % P r e p e n s io n a m e n to 0 ,1 % P r im o M is u r e a g r o -a m b ie n t a li 4 5 ,9 % in s e d ia m e n to 1 0 ,4 % In v e s tim e n ti p e r la t r a s f . 1 2 ,6 % Tra le Misure di accompagnamento hanno avuto ottima applicazione quelle agroambientali che hanno assorbito oltre l’84% delle risorse e di rimboschimento dei terreni agricoli con oltre il 10 %, mentre è risultata del tutto inadatta alla realtà socio-economica della regione la misura tesa a favorire il pensionamento anticipato degli agricoltori. L'attuazione delle misure agroambientali, che hanno assorbito il 46 percento delle risorse destinate alle misure di accompagnamento, è stata l' occasione per precisare e accelerare le politiche regionali di promozione dello sviluppo sostenibile dell’agricoltura, in particolare di quella intensiva di pianura; ciò ha inoltre consentito di incentivare l'ulteriore sviluppo dell’agricoltura biologica in concomitanza con l'entrata in vigore del Reg. (CEE) n. 2092/92 relativo alle norme e procedure di certificazione dei prodotti biologici. Investimenti aziendali, insediamento giovani, indennità compensative [Reg.(CE) n. 950/97] Il regolamento prevedeva un regime di aiuti agli investimenti nelle aziende agricole (Titolo II), volti al miglioramento del reddito degli agricoltori e delle condizioni di vita e di lavoro (artt. da 4 a 9). Gli investimenti ammessi erano rivolti al miglioramento qualitativo e alla diversificazione delle produzioni, alla riduzione dei costi di produzione e alla riduzione dell'impatto ambientale delle pratiche agricole, nonché al miglioramento delle condizioni igieniche degli allevamenti e del benessere degli animali. Il titolo III prevedeva contributi destinati ad incentivare il primo insediamento di giovani imprenditori (artt. 10 e 11) al fine di agevolare il ricambio generazionale e abbassare l'età media degli imprenditori agricoli. Il titolo IX (Artt. da 17 a 19) si prefiggeva di compensare gli svantaggi naturali permanenti delle aziende agricole situate in aree svantaggiate, al fine di consentire il mantenimento dell'attività agricola e di livelli minimi di popolazione. 26 Investimenti Aziendali I contributi agli investimenti aziendali nel quinquennio 1994-99 sono ammontati ad circa 187 miliardi di lire ed hanno generato investimenti per circa 490 miliardi di lire, per la realizzazione di circa 4.300 interventi. Tabella 2 - Investimenti aziendali - Numero di domande, contributi erogati e investimenti sostenuti Anni Domande 1994 1995 1996 1997 1998 1999 Totale Contributi Investimenti (Milioni di Lire) (Milioni di lire) 17.315 38.982 401 123 5.821 12.786 1.028 34.949 86.929 610 34.370 89.553 1.243 59.807 162.627 887 34.245 98.610 4.292 186.507 489.487 Gli interventi hanno interessato per oltre il 40% aziende situate in zone svantaggiate (montane o svantaggiate in senso stretto). 7 0 .0 0 0 1 .2 0 0 6 0 .0 0 0 1 .0 0 0 5 0 .0 0 0 800 4 0 .0 0 0 600 3 0 .0 0 0 400 2 0 .0 0 0 200 1 0 .0 0 0 - Milioni di lire N. domande R e g . (C E E ) 9 5 0 /9 7 -In v e s tim e n ti a z ie n d a li T r e n d d i a d e s io n e e d e i c o n tr ib u ti e r o g a ti 1 .4 0 0 1994 1995 1996 1997 1998 1999 an n i D om ande C o n t r ib u t i La maggior parte dei finanziamenti è stata finalizzata alla costruzione o ristrutturazione di fabbricati rurali, (il 60 % dei contributi) il rimanente è costituito da contributi per la realizzazione di piantagioni, di trasformazioni fondiarie e per l’acquisto di macchine. Da una prima valutazione degli effetti dei finanziamenti sulla redditività e sull'efficienza delle aziende che hanno beneficiato di contributi per l'ammodernamento, si può affermare che il complesso di investimenti finanziati ha prodotto effetti positivi in termini di produttività, efficienza e redditività mentre non ha avuto effetti in termini occupazionali (sostanziale stabilità delle unità di lavoro impiegate). Rispetto alle oscillazioni osservate nelle aziende messe a confronto, i parametri hanno dimostrato una tendenza all'incremento e una minore sensibilità ai fattori congiunturali. Tale tendenza si osserva anche per gli altri paramenti presi in considerazione (rapporto SAU/ULT, costi di produzione). 27 Premi per il primo insediamento Poco più di 3.000 interventi hanno interessato l’erogazione di premi per il primo insediamento di giovani agricoltori per un ammontare di quasi 86 miliardi di lire di contributi erogati. La domanda è stata notevolmente superiore alla disponibilità di risorse. Parte delle domande approvate potranno essere finanziate nell’ambito del Piano Regionale di Sviluppo Rurale se rispondenti anche ai requisiti stabiliti nel Reg. 1257/99. R e g . (C E E ) 9 5 0 /9 7 - In s e d ia m e n to g io v a n i a g r ic o lto r i T r e n d d i a d e s io n e e d e i c o n tr ib u ti e r o g a ti 1 2 0 0 3 5 .0 0 0 3 0 .0 0 0 1 0 0 0 2 5 .0 0 0 2 0 .0 0 0 Lire N. domande 8 0 0 6 0 0 1 5 .0 0 0 4 0 0 1 0 .0 0 0 2 0 0 5 .0 0 0 0 1 9 9 4 1 9 9 5 1 9 9 6 1 9 9 7 1 9 9 8 1 9 9 9 A n n i n u m e ro d o m a n d e c o n tr ib u ti La distribuzione dei contributi nelle diverse province è stata molto disomogenea e da imputare in gran parte alle diverse scelte programmatiche operate dalle singole Province che, in alcuni casi, hanno attivato gli aiuti all'insediamento di giovani agricoltori solo negli ultimi anni della programmazione. Indennità Compensativa L'indennità compensativa ha interessato mediamente ogni anno circa 2.300 aziende per un totale di poco più di 23.3 miliardi lire di contributi erogati nel quinquennio interessato (1995-1999). Nel primo anno di applicazione, la misura ha avuto un discreto accoglimento da parte delle aziende possibili beneficiarie. Nel 1995 hanno infatti ottenuto l'indennità compensativa circa 2.800 aziende, che hanno ottenuto aiuti per oltre 5 miliardi di lire. F ig u r a n . 4 - R e g . (C E E ) 9 5 0 /9 7 - In d e n n ità c o m p e n s a tiv a T re n d d e lle d o m a n d e a m m e s s e a fin a n z ia m e n to p e r il p e rio d o 1 9 9 5 -1 9 9 9 3 .0 0 0 5 .4 0 0 .0 0 0 2 .7 6 8 5 .2 0 0 .0 0 0 5 .1 8 7 .8 4 9 2 .0 9 2 2 .1 3 6 2 .0 7 1 2 .0 0 6 N. domande 2 .0 0 0 5 .0 0 0 .0 0 0 4 .8 0 0 .0 0 0 4 .6 7 2 .8 9 3 4 .6 2 5 .2 4 2 1 .5 0 0 4 .5 3 2 .6 6 9 4 .6 0 0 .0 0 0 4 .3 6 6 .2 4 7 4 .4 0 0 .0 0 0 1 .0 0 0 4 .2 0 0 .0 0 0 500 4 .0 0 0 .0 0 0 0 3 .8 0 0 .0 0 0 1 99 5 1 99 6 1 99 7 1 99 8 Anni D om ande C o n trib u ti 28 1 99 9 Migliaia di Lire 2 .5 0 0 Nell'anno successivo si è registrato un certo ridimensionamento: le aziende interessate si sono ridotte del 24%, mentre il numero di Uba e il valore delle indennità sono scesi in misura meno che proporzionale, con percentuali rispettivamente del 13% e del 10%. Nell’ultimo triennio tale tendenza è stata sostanzialmente confermata anche se in percentuali più ridotte. La distribuzione territoriale dell'aiuto destinato ad aziende ricadenti in zone svantaggiate è distribuito in via prioritaria ai Comuni oltre i 600 m s.l.m. delle province di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna. F ig . n 5 - R e g o la m e n to ( C E E ) 9 5 0 /9 7 a p p lic a z io n e n e l p e r io d o 1 9 9 5 /1 9 9 8 In d e n n it à c o m p e n s a tiv a - c o n tr ib u ti e n u m e r o d i d o m a n d e p e r p r o v in c ia (V a lo r i m e d i a n n u a li) 1 2 0 0 1 0 0 0 8 0 0 6 0 0 4 0 0 2 0 0 0 P C P R R E M O B O c o n t r ib u t i F E R A F O R N d o m a n d e Miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli Reg. (CE) n. 951/97 (ex Reg. CEE 866/90) Gli interventi previsti dal regolamento erano inquadrati in Programmi Operativi presentati dai vari Paesi. I Programmi contemplavano una serie di misure, articolate in dipendenza dei differenti settori produttivi. Le azioni finanziate hanno riguardato le seguenti tipologie: • orientamento della produzione in base all'andamento dei mercati • snellimento dei meccanismi di intervento delle organizzazioni comuni di mercato • miglioramento e razionalizzazione dei circuiti di commercializzazione o di trasformazione dei prodotti agricoli • miglioramento della qualità, delle condizioni sanitarie, della presentazione e del confezionamento dei prodotti • adattamento dei settori alla riforma della PAC • adozione di tecnologie per il rispetto dell'ambiente Gli aiuti, sotto forma di contributi in conto capitale, erano destinati alle imprese agroindustriali che avevano impegni contrattuali diretti con i produttori agricoli. In Emilia-Romagna, nei cinque anni considerati, sono stati predisposti e realizzati due Programmi Operativi (periodo 1994-96, periodo 1997-99). In ambedue i programmi si è riscontrato un alto livello di adesione. Nel complesso sono state presentate richieste da parte di circa 500 imprese per un volume di investimenti superiore ai 1.500 miliardi di lire. Nel tempo, l'interesse da parte delle imprese è risultato crescente: le richieste sono passate dalle 192 del primo alle 305 del secondo P.O. Nel complesso, l'86% delle richieste è risultato ammissibile, mentre per la scarsità delle risorse disponibili è stato possibile finanziare solamente il 23% delle richieste ammissibili. 29 F ig u r a n . 6 3 0 0 .0 0 0 - R e g . (C E E ) 9 5 1 7 /9 7 - E n tità d e i c o n tr ib u ti e r o g a ti s o s te n u ti p e r s in g o lo p ia n o o p e r a tiv o e d e g li in v e s tim e n ti 2 5 0 .0 0 0 1 0 0 .1 2 5 2 0 0 .0 0 0 1 5 0 .0 0 0 1 0 0 .0 0 0 4 0 .0 5 0 1 5 9 .8 6 4 5 0 .0 0 0 6 3 .9 4 5 P .O . 1 9 9 4 /9 6 P .O . 1 9 9 7 /9 9 In v e s ti m e n ti C o n tr ib u ti Gli aiuti erogati alle imprese sono complessivamente ammontati ad oltre 104 miliardi di lire, per un corrispondente volume degli investimenti di 260 miliardi di lire. Ciò ha fatto sì che gli aiuti erogati oltre a corrispondere a quanto a suo tempo era stato programmato, ha reso necessario il rifinanziamento del secondo Programma Operativo. F ig u r a n . 7 - R e g . (C E E ) 9 5 1 /9 7 - P e r c e n tu a le d e i fin a n z ia m e n ti to ta li e r o g a ti p e r p e r io d o 1 9 9 4 /1 9 9 9 p e r s e tt o r i p r o d u ttiv i S e m e n ti 5% Uova 3% C e r e a li 3% O li o 0% O r t o f r u t tic o lo 34% C a rn i 19% V i t i v in i c o l o 16% L a t tie r o c a s . 20% Circa un terzo degli aiuti è stata assorbita dal comparto ortofrutticolo. Seguono il settore lattiero caseario, quello delle carni e quello vitivinicolo, ciascuno con una quota prossima ad un quinto (Figura n. 7). Le misure agroambientali - Reg. (CEE) n. 2078/92 Le Azioni previste dal Programma Zonale Pluriennale Agroambientale della Regione EmiliaRomagna ai fini dell’analisi sono raggruppate in due gruppi principali che riguardano: - tecniche agronomiche a carattere produttivo aventi come finalità prevalente la riduzione delle esternalità negative derivanti dall’attività agricola (per esempio: riduzione dell’inquinamento, ecc.); - tecniche a carattere ambientale aventi come finalità prevalente l’aumento delle esternalità positive derivanti dall’attività agricola (per esempio: aumento della biodiversità ecc.). 30 I contributi erano finalizzati all'impegno dell'utilizzo di tali tecniche da parte degli agricoltori. Le Azioni hanno riguardato tutto il territorio regionale ad esclusione di aree per le quali l'applicazione delle misure non potevano produrre effetti positivi per l'ambiente e lo spazio naturale oppure innescare incentivazioni all'abbandono della residua attività agricola. L' applicazione è stata predisposta in modo differenziato per tenere conto delle condizioni naturali e strutturali che caratterizzano l’agricoltura regionale. Il Programma ha individuato, oltre alle tre aree omogenee di montagna, collina e pianura, nove aree preferenziali, definite in base a specifiche peculiarità ambientali e di uso. Gli aiuti erogati complessivamente nel periodo 1993/94-1998/99 ammontano a più di 370 miliardi di lire, ripartiti per le diverse annate agrarie secondo quanto riportato in Tabella 3. Tabella n. 3 - Aiuti erogati per l’applicazione del Regolamento (CEE) n. 2078/92 nel periodo 93/94 – 98/99 Annate agrarie Aiuti in lire erogati % 1993/94 3.600.000.000 1 1994/95 22.000.000.000 6 1995/96 40.000.000.000 10 1996/97 54.000.000.000 14 1997/98 112.100.000.000 30 1998/99 146.800.000.000 39 Totale 378.500.000.000 100 Nell’annata agraria 1998/99 gli aiuti hanno riguardato una superficie di circa 233.000 Ha e 9.200 UBA (relative all’allevamento di specie animali locali minacciate di estinzione, ripartite per il 35% in pianura, 38% in collina e 27% in montagna). L'attuazione nei diversi territori individuati dal Programma, evidenzia una maggiore adesione in pianura dove ricade il 59% della superficie complessiva oggetto di impegno. La quota rimanente si ripartisce per il 20% in collina e per il 21% in montagna. Dall’annata agraria 1997/98 le Azioni di estensivizzazione delle produzioni vegetali di estensivizzazione delle produzioni zootecniche e di coltivazioni a perdere per l’alimentazione della fauna selvatica, sono state abrogate dalla Regione Emilia-Romagna, poiché le attività di monitoraggio e valutazione hanno evidenziato una loro scarsa applicazione. Azioni relative a tecniche agronomiche a carattere produttivo Hanno costituito le azioni di maggior rilievo sia in termini di superfici interessate che in termini finanziari. La superficie coinvolta è stata di 220.000 ettari circa, pari al 94% delle superfici in regime di impegno nell’annata agraria 1998/99; il 95% delle aree di pianura, il 94% di quelle di collina e il 90% di quelle di montagna. Gli interventi hanno avuto particolare successo nelle aree preferenziali, dove hanno interessato il 91% delle superfici. Azione A1 Il trend dell’applicazione mostra un aumento continuo delle superfici interessate nel corso degli anni. 31 Nella figura n. 8 si osserva un’evoluzione costante nelle prime due annualità agrarie di applicazione e una consistente impennata nel 1997/98. Figura n. 8 - Trend di adesione all’Azione A1 in Emilia-Romagna 160.000 140.000 Superficie (ha) 120.000 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 1993/94 1994/95 1995/96 1996/97 1997/98 1998/99 Anno Azione A2 (Agricoltura biologica) L’Azione A2 ha subìto nel corso dei cinque anni di programmazione un continuo aumento nei livelli di applicazione (espressi come superficie). Rimasta fino al 1995 ancorata a qualche migliaio di ettari, la superficie biologica è raddoppiata nel ‘96/’97 (giungendo a circa 9 mila ettari), ha “sfondato” il tetto dei 40 mila ettari nel 1997, e si è attestata nell’ultima campagna su di un valore di 62 mila ettari. Figura n. 9 – Trend di adesione all’azione A2 in Emilia-Romagna 70.000 62.183 60.000 Superficie (ha) 50.000 41.040 40.000 30.000 20.000 10.000 8.926 2.306 4.549 4.708 1993/94 1994/95 1995/96 1996/97 1997/98 1998/99 Anno I dati confermano che la diffusione dell’agricoltura biologica si concentra su strutture agricole dove tale metodo produttivo non è una “rivoluzione tecnologica” di grossa portata, e su colture a basso reddito, per le quali quindi il contributo economico costituisce realmente un reddito complementare a riconoscimento del non abbandono dei campi. 32 Azione B1 (Pratiche agronomiche da impiegare congiuntamente per le colture annuali in pianura ed in collina) L’Azione è stata praticamente inapplicata per un insieme di concause tra le quali il vincolo della riduzione del 20% della produzione vegetale coinvolta dall’impegno, le difficoltà ad applicare gli interventi agronomici previsti dai Programmi; il livello di aiuti previsti piuttosto scarso. Dall’annata agraria 1997/98 l’azione è stata abrogata su proposta della Regione Emilia-Romagna. Azione B2 (gestione dei terreni con regime sodivo) Il trend dell’applicazione ha mostrato un’evoluzione in crescita durante l’arco del periodo, più significativo dall’annata agraria 1996/97 (1.350 Ha in più rispetto all’annata precedente e quasi 1000 Ha in più nelle successive). L’Azione ha coinvolto il 7% (circa 16.000 ettari) della superficie complessiva oggetto di impegno ripartita per il 3% in pianura, il 39% in collina e il 58% in montagna. La massima parte delle superfici sono concentrate in aree ordinarie di collina e montagna (78% del totale delle superfici in B2). Dal punto di vista ambientale l’attuazione di tali interventi sono risultati efficaci per evitare o almeno contenere entro limiti accettabili l'erosione esercitata dalle acque di pioggia che costituisce il principale problema dei terreni collinari e montani regionali e per mantenere una buona dotazione di sostanza organica nei suoli conservandone conseguentemente la fertilità. Azione B3 (Pratiche agronomiche da introdurre o mantenere nei vigneti già esistenti e nei frutteti di collina e di montagna) L'azione a tutt’oggi ha avuto scarsissima applicazione e ciò si ritiene dovuta al vincolo della riduzione del 10% della produzione frutticola, eliminato dall’annata agraria 1997/98. La Regione Emilia-Romagna ha proposto di modificare l’azione per consentirne l’applicazione nei prossimi anni, soprattutto in considerazione dei vantaggi ambientali che possono derivare in termini di contenimento dell’erosione e di valenza ecologica degli agroecosistemi. Azioni C1 (Riduzione del carico di U.B.A./Ha foraggere nella zona omogenea pianura) e C2 (Riduzione del carico di U.B.A./Ha foraggere nella zona omogenea montagna e collina) Localizzate praticamente solo in montagna hanno avuto scarsa applicazione per diversi fattori: prevalentemente per il tipo di struttura produttiva che non può rientrare nei parametri soglia di ingresso (4,5 UBA/Ha foraggere) e per la scarsa possibilità di reperimento di nuove superfici, soprattutto in aree di montagna e collina, e per la non rispondenza con le esigenze dell’allevamento delle qualità foraggere (foraggere estensive) richieste con l’assunzione dell’impegno. Dall’annata agraria 1997/98 sono state abrogate. Azione D4 (Realizzazione di colture intercalari) Applicata su una superficie complessiva di soli 85,86 ettari. Le aree di applicazione sono state quelle preferenziali di pianura delle province di Parma (70,94 ettari) e Ferrara (14,92 ettari). Azioni relative a tecniche a carattere ambientale La superficie coinvolta è stata di 13.000 ettari circa pari al 6% delle superfici in regime di impegno nell’annata agraria 1998/99. Le superfici oggetto di tali azioni costituivano il 5% delle aree di pianura, il 6% di quelle di collina e il 10% di quelle di montagna. Nelle aree preferenziali, queste azioni hanno interessato il 9% delle superfici. 33 In tale gruppo è stata inserita anche l’Azione “allevamento di specie animali locali minacciate di estinzione” la cui applicazione ha interessato 9.200 UBA ripartiti per il 35% in pianura, 38% in collina e 27% in montagna. Figura n. 10 - Azioni a carattere ambientale 5.000 4.500 4.000 ettari 3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 1994/95 1995/96 1996/97 1997/98 1998/99 anni D1 D2 E1 E2 F123 Azione D1 (Conservazione e/o ripristino di spazi naturali e seminaturali e degli elementi dell'agroecosistema e del paesaggio agrario) In Emilia-Romagna l'azione ha mostrato un aumento continuo delle superfici interessate fino a giungere ai 3.400 Ha di superficie rilevati all’annata agraria 1998/99. Dei 3.400 ettari totali ben il 44% è situato nelle aree preferenziali di pianura, il 3% in quelle di collina e l’1% in quelle di montagna. Azione D2 L’Azione è stata abrogata su proposta della Regione Emilia-Romagna. Azione D5 (Allevamento di specie locali minacciate di estinzione) Ha perseguito la finalità di conservare un patrimonio di diversità genetica. Complessivamente sono state ammesse al Programma quattro razze bovine: Romagnola, Reggiana, Bianca Val Padana, Ottonese; due razze ovine: Cornigliese e Cornella Bianca; tre razze equine: Cavallo del Ventasso, Bardigiano, Cavallo Agricolo italiano T.P.R. L’Azione ha avuto un buon successo già dal primo anno e dopo cinque anni di applicazione gli allevamenti che hanno beneficiato dell’aiuto sono stati 1.156. La consistenza del patrimonio zootecnico delle razze oggetto d’intervento negli ultimi dieci anni ha subito una graduale diminuzione che si è attenuata o, in alcuni casi si è invertita, verso fine periodo. L’applicazione del Reg.(CEE) n. 2078/92 ha arrestato il trend negativo, assicurando la stabilità della consistenza dei capi. Azione E1 (Cura dei pascoli estensivi di montagna mediante ordinaria manutenzione) Il trend di applicazione mostra un aumento continuo delle superfici interessate nel corso degli anni. Gli incrementi maggiori in termini di nuove superfici si sono registrati nell’annata agraria 1994/95 con 533,81 Ha e nell’annata 1995/96 con 405,9 Ha. Azione E2 (Cura dei boschi cedui abbandonati di collina e montagna) L’applicazione ha determinato assunzione di impegno per circa 2.300 ettari e per un ammontare di premi per circa 1 miliardo di lire. 34 Azione F (ritiro dei seminativi per scopi ambientali) L’applicazione è stata realizzata attraverso tre tipologie di interventi: F1: Realizzazione di ambienti fisici a carattere unitario, idonei a garantire la sopravvivenza e la riproduzione di fauna e flora selvatiche; F2: Realizzazione di ambienti naturali e seminaturali variamente strutturati con funzioni di collegamento paesaggistico ed ecologico fra elementi territoriali; F3: Realizzazione di ambienti idonei a contribuire alla salvaguardia dei sistemi idrologici. Le realizzazioni relative all’annata agraria 1997/98 hanno determinato un coinvolgimento in superficie e in risorse finanziarie rispettivamente di 4.400 ettari e 5,6 miliardi di lire. Azioni G1 (Realizzazione di percorsi obbligati, organizzati nell'ambito dei parchi, riserve naturali) G2 (Realizzazione di idonee sistemazioni atte a favorire l'accesso del pubblico ad attività culturali e ricreative in prossimità di manufatti idraulici, di edifici di interesse storico o valore architettonico inseriti in ambiti naturali) Hanno interessato complessivamente circa 560 Ha prevalentemente in provincia di Modena. Le misure per il prepensionamento Reg. (CEE) n. 2079/92 Il regime comunitario aveva come obiettivo quello di favorire il ricambio delle forze produttive, puntando a migliorare l'efficienza economica delle imprese agricole e garantendo un reddito a coloro che abbandonano anticipatamente l'attività agricola. L'applicazione consisteva nel pagamento di un premio unico o di un'indennità compensativa o infine di una pensione complementare agli aventi diritto. L'applicazione di queste misure in Emilia-Romagna è stata caratterizzata da uno scarso livello di adesione, così come nel resto del Paese. L'opinione prevalente è che i premi riconosciuti non siano stati sufficienti a stimolare gli imprenditori, specie in relazione alle opportunità offerte dal sistema pensionistico vigente ed alle difficoltà, anche culturali e psicologiche, che gli imprenditori hanno ad abbandonare l'attività. Nella regione le prime applicazioni del regolamento risalgono solo al 1996, allorché sono state approvate 7 pratiche (tre premi unici e quattro pensioni complementari). Nel periodo successivo 1996-98 sono state effettuate 45 erogazioni di contributi, per un esborso complessivo pari a circa 575 milioni di lire. I premi unici sono stati 7, con un pagamento per poco meno di 290 milioni di lire, mentre le indennità annue sono state 8 sia nel 1997, sia nel 1998. Rimboschimento di terreni agricoli Reg. (CEE) n. 2080/92 Il programma regionale è stato avviato nel 1994 con l' obiettivo di: • aumentare la superficie boscata, in particolare nei territori di pianura, attraverso il ritiro dalla produzione di superfici agricole; • diversificare le produzioni agricole attraverso l’investimento di superfici destinate alla produzione di legno di pregio; • migliorare il paesaggio rurale e contribuire alla salvaguardia dell’ambiente, con particolare riferimento al contenimento del dissesto idrogeologico. Le Azioni realizzate hanno riguardato: • imboschimenti con specie a ciclo breve (pioppeti); • impianti di latifoglie e misti non a ciclo breve; • miglioramento dei boschi esistenti ; • miglioramento della viabilità forestale. 35 Complessivamente sono stati erogati 46 miliardi lire di contributi pubblici; i livelli di applicazione sono analizzati per tipologia di intervento: Imboschimenti con specie a ciclo breve (pioppeti) Gli impianti di pioppeto hanno interessato una estensione di circa 1200 ettari, quasi esclusivamente ubicati in aree di pianura e per un investimento pari a 4.800.000.000 di lire. Gli aiuti corrisposti hanno riguardato esclusivamente i costi di realizzazione degli impianti. - Impianti di latifoglie e misti non a ciclo breve Gli investimenti hanno riguardato il ritiro di superfici agricole (prevalentemente a seminativo), dalla produzione, destinate alla realizzazione di impianti per l’arboricoltura da legno con specie di pregio e boschi permanenti a fini produttivi e ambientali. Gli impianti di latifoglie hanno interessato complessivamente una estensione di circa oltre 3400 ettari, anche in questo caso ubicati quasi esclusivamente in aree di pianura (70%), per un investimento complessivo di circa 38 miliardi di lire pari all’82% delle risorse complessive erogate nel periodo 1994/99. F ig u r a 1 1 - R e g . ( C E E ) e r o g a ti p e r m g li im 2 0 8 0 /9 2 R a p p o r t o p e r c e n tu a le f r a c o n t r ib u ti p ia n ti d i la t ifo g lie a c ic lo n o n b r e v e a n c a to r e d d ito 2 7 % m im i p ia n t o 4 9 % a n u te n z io n e 2 4 % - Miglioramento dei boschi esistenti Ha interessato una superficie complessiva di circa 550 ettari per investimenti di oltre 1,3 miliardi di lire. - Miglioramento della viabilità forestale Tale azione ha interessato 82 Km di infrastrutture viarie forestali per un investimento complessivo di Lire 1.900.000.000 circa. Le opere hanno riguardato prevalentemente le infrastrutture già esistenti con interventi di sistemazioni del piano viario, regimazione idraulica e interventi di mitigazione dell’impatto visivo e di contenimento dell’erosione delle scarpate stradali interessate. 36 F ig u r a 1 2 - T r e n d d i a d e s io n e a l R e g . (C E E ) 2 0 8 0 /9 2 p e r g li in te r v e n ti d i fo r e s ta z io n e 1800 1600 20 1400 1200 149 128 1000 Ha 1402 624 800 752 136 600 400 470 496 200 202 0 1995 112 404 186 12 74 1996 1997 Anni c ic lo b r e v e la t if o g l ie 1998 1999 m i g l io r a m e n t i La Politica Ambientale Scenario comunitario L’azione comunitaria in campo ambientale trova il suo fondamento giuridico nel Trattato laddove, all’articolo B, con le riforme introdotte dal Trattato di Amsterdam, lo sviluppo sostenibile è consacrato ad obiettivo prioritario dell’Unione Europea. Gli articoli 130 R, 130 S,130 T approfondiscono gli ambiti di azione specificando in particolare che “la politica della Comunità in materia ambientale…è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché sul principio “chi inquina paga.” Il riferimento principale dell’azione comunitaria è rappresentato dal V° programma a favore dell’ambiente “Verso uno sviluppo sostenibile” adottato nel 1992 e rivisto nel 19988 che ha identificato temi ed obiettivi ambientali prioritari sino al 2000 mettendo in evidenza i settori chiave con rilevante impatto sull’ambiente e per i quali la Comunità è impegnata per inserire e sviluppare la dimensione ambientale. Dopo la Conferenza ONU di Rio de Janeiro del 1992, l'Unione Europea ha approvato un documento programmatico "Agenda 21" che promuove il principio dello sviluppo sostenibile come l'unico comportamento comune da cui dipenderanno le possibilità del nostro futuro. Secondo questo principio, lo sviluppo economico deve rispettare il più possibile l'ambiente e la crescita economica deve sì soddisfare le esigenze del presente, ma deve garantire alle generazioni future un ambiente non degradata e la medesima qualità di vita. Questo nuovo approccio trasversale della politica ambientale che tiene conto di tutti i fattori d'inquinamento (industria, energia, turismo, trasporti, agricoltura) è diventato obbligatorio per le istituzioni comunitarie. L'integrazione completa dell'ambiente in tutte le politiche comunitarie costituisce una sfida di lungo periodo per cui la Commissione europea ha proposto un approccio graduale fondato principalmente su due importanti documenti: Agenda 2000 e il Protocollo di Kyoto. 8 decisione n. 2179/98/CE 37 Nel processo di riforma dei Fondi strutturali, della politica di coesione e della Politica Agricola Comune viene dato grande spazio alle tematiche ambientali: ad esempio nell'individuazione delle zone urbane ammissibili al nuovo obiettivo 2 uno dei criteri adottati fa riferimento al degrado ambientale, il programma di sviluppo rurale deve avere come criterio base la protezione dell'ambiente e nei piani di integrazione dei Paesi candidati all'adesione viene specificatamente richiesto anche l'accoglimento dell'acquis ambientale nella loro legislazione. Il Protocollo di Kyoto è stato adottato nel dicembre 1997 dalla Terza Conferenza delle Parti aderenti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ed ha fissato dei limiti alle emissioni di gas ad effetto serra prodotte dai paesi industrializzati ed ha stabilito una serie di scadenze entro le quali gli interventi più urgenti nei settori dei trasporti, energia, agricoltura ed industria, debbono essere affrontati e conclusi. La Comunità europea si è impegnata a ridurre, entro il 2012, le emissioni di sei gas ad effetto serra dell'8% rispetto ai livelli del 1990. Tra gli strumenti ambientali dell'Unione Europea di cui si è dotata, citiamo l'Agenzia europea dell'ambiente e lo strumento finanziario Life oltre ad una serie di strumenti tecnici complementari la cui attuazione è affidata agli Stati membri con il sostegno della Commissione e di cui i principali sono: l'etichettatura ecologica (Ecolabel), il sistema comunitario di ecogestione e di audit ambientale (Ecoaudit) ed un sistema di valutazione dell'impatto dei progetti pubblici e privati sull'ambiente. Il sistema Ecolabel9 è uno strumento di politica ambientale ed industriale a carattere volontario ed ha l'obiettivo di incentivare la presenza sul mercato di prodotti "puliti". Il marchio Ecolabel è stato creato per segnalare la rispondenza di un prodotto nei confronti delle esigenze di tutela dell'ambiente: attesta quindi che il prodotto su cui è apposto ha un ridotto impatto ambientale nell'intero suo ciclo di vita, dalla produzione alla distribuzione, al consumo, all'uso, fino alla sua eliminazione. Il sistema Emas10 sull'adesione volontaria delle imprese del settore industriale a un sistema comunitario di ecogestione e audit, si applica al singolo sito industriale (che viene iscritto in un apposito registro comunitario) ed ha l'obiettivo di promuovere miglioramenti dell'efficienza ambientale delle attività industriali. L'Agenzia Europea per l'Ambiente11, istituita nel 1993 e con sede a Copenaghen ha il compito di informare, monitorare e valutare le politiche ambientali e richiamare l'attenzione sulle inadeguatezze in materia di informazione ed attuazione della legislazione a livello comunitario. Le sue funzioni sono esclusivamente consultive, ma i lavori dell'Agenzia risultano sempre più determinanti per l'adozione di nuove misure o per la valutazione dell'impatto delle decisione già adottate. Ha inoltre il compito di contribuire alla realizzazione di una Carta europea delle zone a rischio ambientale e all'installazione di stazioni di sorveglianza; pubblica periodicamente relazioni sullo stato dell'ambiente. Per un approfondimento si può consultare il sito http://www.eea.eu.int/. L'Unione Europea ha inoltre avviato la seconda fase del programma d'azione comunitario a favore della protezione civile12 per il periodo che va del 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2004. Esso ha l'obiettivo di sostenere gli Stati membri nella prevenzione dei rischi e delle lesioni alle persone, 9 istituito con Regolamento (CEE) n. 880/92 del Consiglio, del 23 marzo 1992 10 istituito con Regolamento (CEE) n. 1836/93 del Consiglio, del 29 giugno 1993 11 istituita con Regolamento (CEE) n. 1210/90 del Consiglio, del 7 maggio 1990 (modificato dal regolamento (CE) n. 933/1999 del Consiglio del 29 aprile 1999 12 decisione 1999/847/CE del Consiglio, del 9 dicembre 1999 38 all'ambiente e ai beni in casi di catastrofe naturale o tecnologica e prevede un contributo della Comunità, per le diverse categorie di azioni, di 7,5 milioni di euro. Azioni intraprese al livello regionale Negli ultimi anni, in armonia con la Agenda 21 e coi programmi dell'Unione Europea la Regione Emilia-Romagna ha cominciato a sperimentare nuove politiche ambientali di tipo preventivo: sistemi di incentivazione per la riduzione della produzione di rifiuti e la raccolta differenziata; sistemi aree protette; promozione dell’EMAS in imprese pubbliche e private; promozione dell’educazione ambientale e alimentare, ecc. Inoltre si è dotata di nuovi strumenti di monitoraggio e di verifica delle azioni per migliorare la qualità ambientale quali la Relazione sullo stato dell'Ambiente. Nel settembre 2000, a Bologna, si è costituita l'Associazione italiane delle Agende 21 locali a cui aderiscono circa 200 tra Comuni, Province e Regioni nonché, come soci sostenitori, numerosi enti di ricerca ed associazioni di volontariato. L' Emilia-Romagna costituisce una delle realtà di punta nel processo di attuazione dell'Agenda 21 locale: oltre alla Regione e a tutte le Province, sono 15 i Comuni emiliano-romagnoli che nel corso degli ultimi anni si sono attivati nel portare avanti, attraverso programmi concreti (azioni formative, rapporti sullo stato dell'ambiente, attivazione forum locali …) l'integrazione delle politiche settoriali con una politica dello sviluppo sostenibile. Tra le prime azioni dell'Associazione italiana delle Agende 21 locali, si segnala l'organizzazione, insieme alla Direzione Generale all'Ambiente, di un seminario di approfondimento, tenutosi presso il COMPA (Salone della Comunicazione pubblica e dei servizi al cittadino), in cui è stata presentata la "Carta di riferimento per la comunicazione e l'Agenda 21 locale". La Direzione Generale all'Ambiente nel corso del seminario "Un futuro sostenibile" tenutosi il 15 dicembre 2000 ha presentato il documento preparatorio al primo Programma Regionale di azione ambientale 2001-2003. Per promuovere, organizzare e sviluppare l’informazione e l’educazione ambientale l'EmiliaRomagna, si è dotata nel 1996 di un apposito strumento legislativo: la Legge regionale n° 15/96. Attraverso la legge si propone di dare sistematicità e organicità alle esperienze INFEA dentro la scuola e nel territorio, definendo un sistema di regole, strumenti e risorsetramite: • Promozione e sviluppo di comportamenti positivi nei confronti dell'ambiente; • raccolta e accesso alle informazioni sullo stato dell'ambiente; • promozione del coordinamento di tutti i Centri di Educazione Ambientale che operano sul territorio. Il Programma regionale INFEA 1999/200113 individua principi e obiettivi, metodologie, strumenti e tipologie di azione volti a promuovere il Sistema regionale dell’educazione ambientale, proponendosi di accrescere e migliorare la collaborazione tra le diverse strutture sul territorio e tra queste e il mondo della scuola, la qualità di progetti e iniziative, la continuità dei servizi offerti. Tra le iniziative previste: per le scuole: aggiornamento e formazione insegnanti, promozione dei Laboratori di educazione ambientale dentro le scuole, produzione materiali didattici di qualità per insegnanti e allievi, istituzione Premio INFEA per le scuole per i migliori progetti, coinvolgimento scuole superiori tra gli "stakeholders" di Agenda 21 locale; sul territorio: promozione di strutture e progetti INFEA sul territorio, campagne di comunicazione per i comportamenti ecosostenibili, sportelli ambientali presso le ARPA provinciali per i dati 13 delibera Consiglio Regionale n. 1196 del 28 luglio 1999 39 sull'ambiente, formazione per gli operatori dei centri e delle strutture INFEA sul territorio, promozione Agende 21 locali con il supporto delle strutture INFEA. Nell'ambito delle attività si segnala la realizzazione: - per l'anno scolastico 2000/2201 dell'Agenda della formazione per l'educazione ambientale; - della rivista Centocieli (edita dal settembre 1999); - del sito web dedicato: www.regione.emilia-romagna.it/infea; - della campagna "nuvole d'acqua" sul risparmio idrico; - del primo corso, conclusosi nel giugno 2000, di formazione per gli operatori dei Centri di Educazione Ambientale sui processi e le metodologie di Agenda 21 locale; - del master in "esperto di Educazione Ambientale", avviato nel novembre 2000 nel quadro di un protocollo di intesa con l'Università di Bologna. Complessivamente sono stati finanziati 63 progetti di Centri di Educazione Ambientale, di cui 42 realizzati alla data del 31 gennaio 2001, mentre i restanti 21 saranno realizzati entro il giugno 2001; sono inoltre finanziati ed avviati 6 piani provinciali di coordinamento dell'INFEA a Ferrara, Modena, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini. Nel 2000 è inoltre cominciato un secondo progetto pilota “Promozione dello sviluppo sostenibile in Regione Emilia Romagna: interventi integrati per la diffusione dell’EMAS e delle cleaner production, l’informazione e l’educazione ambientale” che ha l'obiettivo di diffondere presso gli interlocutori pubblici la sensibilità nei confronti dei vantaggi derivanti dalla introduzione dell’EMAS e delle tecniche produttive rispettose dell’ambiente affinché essi si facciano promotori di progetti presso le PMI e le sostengano in tal senso. Il progetto, in collaborazione con Ervet, si sviluppa in quattro filoni di attività: 1. Interventi dimostrativi di Sistemi di Gestione Ambientale al fine di migliorare le prestazioni ambientali di aziende del settore industriale e dei settori non industriali (servizi, commercio, pubblica amministrazione) 2. Promozione delle Cleaner technologies realizzata attraverso l’organizzazione di tavoli di concertazione provinciali nelle varie province emiliano romagnole. Ciò al fine di discutere modalità progettuali da realizzare per sensibilizzare le imprese verso tecnologie di produzione pulite 3. Assistenza tecnica nel campo della promozione, organizzazione, sviluppo dell’informazione ed educazione ambientale 4. Analisi delle semplificazioni possibili in campo autorizzativo, ciò al fine di aiutare le imprese e rendere più agevole la registrazione EMAS. Attuazione regionale di normative comunitarie ambientali Il settore Acque Dopo un processo durato quattro anni, la prima proposta di direttiva risale al 1997, è stata definitivamente approvata il 23 Ottobre 2000 la Direttiva 2000/60/EC14 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque, più sinteticamente chiamata direttiva quadro sulle acque. La proposta iniziale è stata sostanzialmente mantenuta nella sua struttura fondamentale. Rimangono fermi i punti qualificanti che consistono nel considerare l’uso sostenibile delle acque anche dal 14 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee L 327 del 22 dicembre 2000 ed entrata in vigore il giorno stesso 40 punto di vista quantitativo, e nell’utilizzare un approccio combinato per le emissioni, nel senso che combina l’utilizzo dei limiti alle emissioni con l’indicazione degli obiettivi di qualità generali (buono stato complessivo che a seconda del corpo idrico è funzione dello stato chimico, ecologico o quantitativo) per tutti i corpi idrici, superficiali e sotterranei. Tutto ciò nel quadro dell’introduzione di una gestione pianificata delle acque per Bacino e del principio del recupero dei costi di fornitura delle acque per tutti i settori e tutti gli usi (principio parzialmente introdotto anche in Italia dalla legge Galli). La Direttiva prevede, infatti, la definizione di un Piano di gestione per bacino che garantisca il raggiungimento degli obiettivi di qualità per i corpi idrici al più tardi entro 15 anni dall’entrata in vigore della Direttiva, e quindi entro il 22 dicembre 2015. Il dibattito in sede europea si è sviluppato su alcuni punti politicamente sensibili, come appunto la questione del recupero pieno dei costi e le caratteristiche fortemente artificializzate di alcuni fiumi europei. La discussione ha portato ad inserire nell’ultima versione della Direttiva il concetto di "Corpo idrico fortemente modificato", un corpo idrico superficiale che risulta sostanzialmente modificato nelle sue caratteristiche come risultato di alterazioni fisiche derivate dall’attività umana, come definito dallo Stato Membro in accordo con le prescrizioni dell’Allegato II, art. 2 comma 9) della direttiva, che potrà avere obiettivi di qualità ambientale meno severi, e a garantire una maggiore flessibilità sulla questione della copertura dei costi. Questi cambiamenti potrebbero inoltre portare all’ulteriore revisione del D. Lgs. 152/99 sulla tutela integrata delle acque, i cui contenuti sono già descritti nel precedente Eurorapporto, in quanto questo Decreto recepisce e anticipa l’attuazione in Italia della Direttiva quadro, oltre a dare attuazione alla Direttiva 91/676/CEE “nitrati” e 91/271/CEE sulle acque reflue. Sulla dibattuta questione della copertura dei costi è uscita una comunicazione europea15 sulle tariffe, “Politiche di tariffazione per una gestione più sostenibile delle riserve idriche”. In linea con le recenti iniziative volte ad attribuire maggior peso a strumenti di natura economica nell'ambito delle politiche ambientali, la Direttiva quadro in materia di acque promuove la tariffazione dei servizi idrici quale mezzo per garantire un uso più sostenibile delle risorse idriche ed il recupero dei costi dei servizi idrici nell'ambito di ogni specifico settore economico. Ciò contribuirà a fare in modo che gli obiettivi ambientali stabiliti dalla direttiva possano essere raggiunti in maniera efficace dal punto di vista dei costi. In base a tali premesse la Commissione ha elaborato la comunicazione di cui sopra allo scopo di spiegare, nelle sue grandi linee, come la tariffazione dei servizi idrici possa rendere più sostenibile la gestione delle risorse idriche, proporre una serie di principi guida per l'attuazione della Direttiva quadro in materia di acque ed in particolare del suo articolo relativo alla tariffazione dei servizi idrici. I punti salienti della comunicazione sono i seguenti. In molti dei bacini fluviali europei la gestione delle risorse idriche è al limite della sostenibilità, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. La tariffazione dei servizi idrici costituisce un elemento fondamentale nell'elaborazione di politiche sostenibili in materia di acque. Perché possano promuovere realmente una gestione sostenibile delle acque, le politiche di tariffazione dei servizi idrici devono essere basate sulla valutazione dei costi e dei benefici dell'utilizzo delle risorse idriche e tenere conto sia del costo della fornitura del servizio sia dei relativi costi ambientali e delle risorse. Un prezzo fissato in funzione delle quantità utilizzate e dell'inquinamento prodotto genera un effetto incentivante sui consumatori, spingendoli ad utilizzare le risorse idriche in modo più efficiente e meno inquinante. Sistemi tariffari più attenti agli aspetti ambientali devono, in particolare: applicare in modo più rigoroso il principio del recupero dei costi, calibrato su costi e benefici dell'impiego delle risorse idriche; offrire maggior 15 COM (2000) 477 definitivo 41 spazio a strutture tariffarie incentivanti e volte a promuovere l'impiego dei contatori; valutare i principali costi ambientali e, ove possibile, tenere pienamente conto di tali costi nella fissazione dei prezzi; sviluppare le politiche di tariffazione in modo trasparente, coinvolgendo utilizzatori e consumatori; adottare le nuove politiche di tariffazione in modo graduale per garantirne l'accettabilità e la stabilità. Sempre a livello europeo, la Commissione16 ha formulato la Proposta di decisione del parlamento europeo e del consiglio relativa all’istituzione di un elenco di sostanze prioritarie nel settore della politica in materia di acque, che è destinata a sostituire, entro un periodo transitorio, la politica di riduzione delle emissioni prevista dalla Direttiva 76/464/CEE del Consiglio concernente l'inquinamento provocato da certe sostanze pericolose scaricate nell'ambiente idrico della Comunità e dalle direttive, cosiddette figlie, adottate nell'ambito della stessa. La Direttiva 76/464/CEE attualmente rappresenta il principale strumento comunitario per il controllo delle sostanze pericolose rilasciate nelle acque superficiali. La comunicazione della Commissione al Consiglio, del 1982, concernente le sostanze pericolose che potrebbero figurare nell'allegato I della direttiva 76/464/CEE del Consiglio presentava circa 130 sostanze oggetto di un intervento della Comunità, selezionate in base ai volumi di produzione elevati, alla tossicità, alla persistenza e alla bioaccumulazione. Dopo la pubblicazione dell'elenco, 17 sostanze sono state disciplinate nell'ambito di direttive derivate della direttiva 76/464/CEE del Consiglio17. L'elaborazione di altre Direttive derivate in materia si è successivamente rivelata molto problematica, per diversi motivi. In primo luogo, era opinione diffusa che l'approccio orientato ad un unico comparto ambientale proposto dalla Direttiva 76/464/CEE sarebbe stato, almeno per i grandi impianti, insufficiente a garantire la protezione di tutto l'ambiente, comprese quindi le emissioni in atmosfera, i rifiuti e altri aspetti come l'uso razionale dell'energia. In secondo luogo, la direttiva 76/464/CEE ha introdotto la possibilità di applicare controlli delle emissioni su base tecnica oppure obiettivi di qualità: tale impostazione era contraria alle sempre maggiori testimonianze secondo cui solo un "approccio combinato", che riunisse i due elementi, sarebbe stato lo strumento adeguato a garantire un livello elevato di protezione. In terzo luogo, la direttiva in questione non istituiva un approccio razionale e sistematico per stabilire le sostanze prioritarie verso le quali doveva dirigersi l'intervento della Comunità. Con l'adozione della Direttiva 96/61/CE del Consiglio, che istituisce un sistema integrato di prevenzione e riduzione dell'inquinamento per i grandi impianti (la cosiddetta direttiva IPPC), recepita a livello italiano con il Decreto Legislativo 4 agosto 1999 n. 372 era affrontato con successo il primo problema, ma l'ultimo rimaneva ancora irrisolto. Nel 1997 la Commissione ha proposto una direttiva sul controllo delle emissioni per le piccole e medie imprese, che ha ricevuto scarso sostegno durante una consultazione con gli Stati membri e che è stata criticata per la sua presunta rigidità e per il mancato rispetto del principio di sussidiarietà. A seguito di tali sviluppi, la Commissione è giunta alla conclusione che la soluzione migliore sarebbe stata la sostituzione del regime istituito dalla direttiva 76/464/CEE con un'adeguata modifica della proposta di direttiva quadro in materia di acque. Infatti l'articolo 16 (nuovo) della Direttiva quadro istituisce l’applicazione su scala comunitaria dell'approccio combinato definito all'articolo 10. Tale approccio prevede l'introduzione di due tipi indipendenti di misure: il controllo delle emissioni alla fonte e la definizione di standard di qualità intesi come strumenti per quantificare il successo dei controlli. Inoltre, lo stesso articolo 16 contiene per la prima volta un quadro giuridico e una chiara base metodologica per definire le sostanze 16 COM (2000) 47 del il 7.02.2000 17 direttive 82/176/CEE, 83/513/CEE, 84/156/CEE, 84/491/CEE, 86/280/CEE 42 prioritarie per le quali è prevista la definizione di standard di qualità e di controlli delle emissioni a livello comunitario. In sostanza, quando la proposta, con le eventuali modifiche, sarà approvata, da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, l’elenco delle sostanze prioritarie ivi individuate diventerà l’allegato X della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. Il primo provvedimento regionale d’adeguamento al nuovo sistema di tutela delle acque introdotto a livello nazionale dal D. Lgs. n. 152/1999, è la Legge Regionale 24 marzo 2000 n. 2218 “Norme in materia di territorio, ambiente ed infrastrutture, Disposizioni attuative della L.R. 3/99” mediante la quale sono state ridefinite le competenze tra Province e Comuni per il rilascio delle autorizzazioni, tenendo conto della nuova classificazione degli scarichi non più basata sulla tipologia dell'insediamento di provenienza (civile o produttivo) bensì sulle caratteristiche del refluo (domestico o industriale), prevedendo nel contempo la competenza degli Enti locali ad irrogare ed introitare le sanzioni amministrative sulle materie loro delegate. All'art. 6 della legge si è previsto inoltre che, in attesa di una compiuta disciplina regionale attuativa del D. Lgs. 152, ai reflui classificati come domestici continuino ad applicarsi alcune disposizioni della L.R. 29 gennaio 1983, n. 7 emanate in applicazione della previgente disciplina. Il quadro che ne risulta prevede in particolare la competenza delle Province al rilascio delle autorizzazioni agli scarichi delle acque reflue industriali e delle assimilate alle domestiche che non recapitano in rete fognarie nonché di acque reflue urbane scaricate attraverso reti fognarie. Il rilascio dell’autorizzazione compete inoltre alla Provincia anche nei casi di assimilazione per legge di cui alle lettere a),b) e c) dell’art. 28 comma 7 del Decreto 152. Al Comune compete il rilascio dell’autorizzazione allo scarico di acque reflue domestiche in corpi idrici superficiali e nel suolo e degli scarichi di acque reflue industriali, compresa l’eventuale assimilazione, nelle reti fognarie. In tale ultimo caso il Comune esercita la funzione autorizzativa attraverso il gestore del Servizio idrico integrato. Si è ritenuta inoltre non procrastinabile sulla materia di cui trattasi per la complessità della medesima e per la conseguente situazione di incertezza che si è venuta a creare circa le regole da applicarsi nelle diverse fattispecie contemplate dal decreto l'emanazione di una Direttiva19 concernente primi indirizzi per l'applicazione del D. Lgs. 1999, n. 152. Con la Direttiva regionale si forniscono, sino all'adozione di una normativa regionale in materia, gli indirizzi per l'assimilazione dei reflui industriali a quelli domestici in presenza di caratteristiche qualitative equivalenti; i primi criteri in ordine al "trattamento appropriato" cui sottoporre gli scarichi di cui al comma 2 dell'art. 31 del decreto legislativo n. 152 del 1999 e di effettuare il raccordo fra la nuova normativa e quella regionale previgente. La Direttiva definisce inoltre le disposizioni alle province per la formazione e aggiornamento del catasto degli scarichi per il trattamento dei rifiuti costituiti da acque reflue, i trattamenti appropriati per scarichi provenienti da agglomerati con meno di 2000 ab. Equivalenti e l’utilizzazione agronomica. Si prevede tra l'altro che lo spandimento sul suolo agricolo degli effluenti di allevamento continui ad essere disciplinato dalla L.R. n. 50/95 fino all'effettiva emanazione dei D.M. attuativi del citato D. Lgs. 152. Infine, linearmente, il controllo degli scarichi è svolto dall’ente cui è affidata la funzione di amministrazione attiva del rilascio del provvedimento di autorizzazione, che può avvalersi dell’ARPA. La nuova normativa peraltro introduce modifiche rilevanti nelle metodiche. Viene, di fatto, superato il campionamento istantaneo e si fa riferimento a campioni medi ponderati. 18 B.U.R. n. 53 del 27 marzo 2000 19 Deliberazione della Giunta Regionale 1 marzo 2000 n. 651, pubblicata sul B.U.R. n. 53 del 27 marzo 2000 43 Per quanto riguarda la Direttiva 78/659/CEE relativa alla qualità delle acque dolci che richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci si è continuato il monitoraggio, con frequenze variabili a seconda dello stato ambientale, nelle stazioni ubicate nei tratti designati con la Deliberazione del Consiglio Regionale n. 2131 del 28 settembre 1994 e classificati con le Delibere di Giunta n. 1240 del 27 luglio 1998, n. 1620 del 21 settembre 1998 e n. 369 del 31 marzo 1999. I risultati del monitoraggio sono stati inviati al Ministero dell’Ambiente seguendo la modulistica predisposta dalla CEE. La Legge Regionale n. 3 del 21 aprile 1999 (art. 117) ha delegato alle Amministrazioni Provinciali le funzioni assegnate alle Regioni dal D. Lgs 130/92. Per quanto riguarda la Direttiva 79/923/CEE relativa ai requisiti di qualità delle acque destinate alla molluschicoltura, sono state inviate al Ministero dell’Ambiente le schede della CEE relative al monitoraggio eseguito nelle zone marine o salmastre designate con delibera di Giunta n. 5210 del 18 ottobre 1994 ai sensi del D.Lgs. 131/92. Anche questa materia con l’art. 116 della Legge Regionale n. 3 del 21 aprile 1999 è stata delegata alle Amministrazioni Provinciali. La Determinazione n. 7206 del 28 luglio 2000 “Adozione atto di indirizzo alle Amministrazioni Provinciali finalizzato all’esercizio coordinato della delega di cui all’art. 116 della L.R. n. 3/1999 “Acque idonee alla molluschicoltura” fornisce agli enti delegati gli indirizzi previsti dalla legge stessa. Per quanto riguarda la Direttiva 75/440/CEE relativa alla qualità delle acque superficiali destinate alla produzione di acque potabili, che è l’unica rimasta in capo alla regione tra quelle che il D. Lgs 152/99 definisce “Acque a specifica destinazione” sono state inviate al Ministero dell’Ambiente le schede relative alle misure di miglioramento previste per le acque classificate in categoria A3 e sub A3. Le suddette schede sono state compilate in collaborazione con l’Assessorato alla Sanità che segue il monitoraggio di questa rete e sono relative ai seguenti quattro punti di presa: Stazione di Ponte S. Alberto sul fiume Lamone in provincia di Ravenna; Stazione di Voltascirocco sul fiume Reno in provincia di Ravenna; Stazione di Pontelagoscuro sul fiume Po in provincia di Ferrara; Stazione di Serravalle di Berra sul fiume Po in provincia di Ferrara. Il settore Aria Per quanto riguarda l'inquinamento atmosferico il Decreto Legislativo n. 351 del 4 agosto 1999 ha recepito la Direttiva 96/62/CE con la quale l'Unione Europea ha definito le Linee di Indirizzo generali in materia di "valutazione e gestione della qualità dell'aria ambiente". Tali Linee di Indirizzo stabiliscono: - Un sistema di fissazione di obiettivi di qualità dell'aria unificato per diversi inquinanti; Sistemi di valutazione della qualità dell'aria ambiente; Sistemi unificati di raccolta e diffusione delle informazioni; Modalità di individuazione e redazione di piani e programmi di azione. La Direttiva 96/62/CE definisce un contesto generale rimandando a specifiche Direttive derivate o "figlie" la definizione dei valori limite e, ove opportuno, le relative soglie di allarme per i diversi inquinanti (biossido di zolfo, biossido di azoto, particolato fine PM10, piombo, ozono, benzene, monossido di carbonio, idrocarburi policiclici aromatici, cadmio, arsenico, nichel e mercurio) sui quali si ritiene opportuno intervenire in via prioritaria. Lo stato di attuazione delle Direttive "figlie" è il seguente: 44 1. Direttiva 99/30/CE relativa a biossido di zolfo, ossidi di azoto, particelle e piombo approvata dal Consiglio il 22 aprile del 1999; 2. Direttiva 2000/69/CE relativa a benzene e monossido di carbonio, approvata dal Consiglio il 16 novembre 2000; In relazione ai compiti relativi a tale normativa comunitaria, la Regione ha predisposto, anche in relazione alle decisioni adottate con Legge Regionale n.3/99, delle Linee di Indirizzo alle Provincie ed agli Enti Locali per l'espletamento delle funzioni in materia di inquinamento atmosferico. Il settore Rifiuti Nel 1994, con la Legge Regionale n. 27, la Regione Emilia Romagna si poneva l’obiettivo di razionalizzare il quadro normativo di settore anticipando, in parte, i contenuti delle direttive europee. Tali contenuti, riguardanti la limitazione della produzione e il recupero e/o riciclo di materia ed energia dai rifiuti, sono stati recepiti dalla normativa nazionale nel 1997. Il nuovo quadro organico nazionale incomincia a delinearsi; nel 1997, con il Dlgs del 5 febbraio, n. 22, sono attuate le direttive 91/156/CEE20, 91/689/CEE relativa ai rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. Con tale provvedimento è stato avviato il percorso, italiano, di omogeneizzazione legislativa relativa a settori fondamentali per attuare azioni di prevenzione ambientale coerenti con il quadro europeo. I regolamenti attuativi del decreto legislativo 22/97 sono stati emanati in parte. Possono essere citati, per rilevanza, il DM 11 marzo 1998, n.141“Regolamento recante norme per lo smaltimento dei rifiuti e per la catalogazione dei rifiuti pericolosi smaltiti in discarica”; il DM 4 agosto 1998, n.372 “Regolamento recante norme sulla riorganizzazione del catasto rifiuti”; il DM 25 ottobre 1999, n.471 “Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell’art. 17 del Dlgs. 5 febbraio 1997, n. 22 e successive modificazioni e integrazioni”; il DM 26 giugno 2000, n.119 “Regolamento recante la disciplina per la gestione dei rifiuti sanitari, ai sensi dell’art. 45 del Dlgs. 5 febbraio 1997, n. 22 e successive modificazioni e integrazioni”. La transizione dal sistema di “smaltimento” al sistema di “gestione integrata” dei rifiuti iniziata con la LR 27/1994 è completata con la legge Regionale 21 aprile 1999, n. 3. Con tale provvedimento di Riforma del sistema regionale e locale, l’Emilia Romagna allinea la tematica dei rifiuti alle ulteriori disposizioni contenute dal decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, modificando alcuni punti della precedente normativa regionale di settore e conseguentemente conformandosi alle direttive europee. La Regione regola quindi la gestione dei rifiuti sulla base dei seguenti criteri: a) favorire la riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti ed incentivare le attività di recupero, reimpiego e riciclaggio con priorità per il recupero di materia; b) assicurare che lo smaltimento dei rifiuti possa avvenire negli impianti idonei più vicini al luogo di produzione ed in condizioni di economicità c) garantire, in ciascun ambito territoriale ottimale, l’autosufficienza per lo smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi. Successivamente, con la legge Regionale 6 settembre 1999, n. 25, sono individuati, tra l’altro, gli ambiti territoriali ottimali di gestione dei rifiuti urbani, disciplinando le forme di cooperazione mediante la previsione di un’Agenzia d’ambito, la quale esercita le funzioni amministrative di organizzazione, regolazione e vigilanza dei servizi pubblici in materia di acque e rifiuti. 20 modifica della direttiva 75/442/CEE relativa ai rifiuti 45 Il nuovo concetto di gestione integrata del ciclo dei rifiuti richiede, per essere attuato, degli impegni di spesa mirati e verificati. I cambiamenti da introdurre sono impiantistici ma anche culturali, nelle abitudini e nel sentire comune. La transizione è affrontata con molteplici strumenti, di tipo economico, finanziario e amministrativo. Sono in corso di realizzazione la promozione di programmi di finanziamento finalizzati ad intervenire su ogni aspetto della gestione dei rifiuti, la promozione di Intese Istituzionali, accordi e contratti di programma e lo studio delle direttive di attuazione del Dlgs. 5 febbraio 1997, n. 22, in materia di riorganizzazione della pianificazione dei rifiuti e delle bonifiche dei siti inquinati. Il quadro dei programmi di finanziamento è presentato nella Deliberazione del Consiglio Regionale 17 luglio 1997, n. 672, “Programma di interventi per l'adeguamento del sistema regionale di recupero e smaltimento dei rifiuti". Il Programma di interventi è articolato attraverso la concessione di finanziamenti incentivanti, sia le azioni a valle della produzione dei rifiuti che quelle a monte. Le azioni previste sono di seguito riportate: 1. realizzazione di interventi pubblici per la diffusione della raccolta differenziata, il recupero e il riciclaggio dei rifiuti; 2. realizzazione, da parte di privati, di interventi per la riduzione dei rifiuti da smaltire; 3. esecuzione di interventi di bonifica di suoli inquinati; La riduzione delle pressioni ambientali esercitate dal sistema di gestione dei rifiuti si può ottenere intervenendo anche nella fase della prevenzione della produzione di rifiuti, urbani e speciali, oltre che nella specifica fase di gestione dei flussi (punti 1 e 2). Tali punti hanno avuto attuazione mediante specifiche deliberazioni di Giunta regionale contenenti i requisiti per partecipare ai relativi bandi per la concessione di finanziamenti. Le intese istituzionali, dal canto loro, hanno attivato rapporti di reciproca collaborazione finalizzati a migliorare le azioni individuali. Si citano, a titolo esemplificativo, le intese formalizzate fra la Regione Emilia-Romagna la Regione Veneto e la Regione Lombardia per l’attivazione di forme di reciproca collaborazione nella gestione dei rifiuti finalizzata al loro recupero e l’approvazione dell’accordo di programma con le Ferrovie dello Stato SpA per il recupero dei rifiuti da traverse e altri manufatti in legno provenienti dallo smantellamento di linee ferroviarie. In ordine temporale l’ultima azione amministrativa orientata al recupero e riutilizzo è la Delibera di Giunta 1 marzo 2000, n. 647, di approvazione del contratto di programma per l'utilizzazione del compost. La valutazione d’impatto ambientale Con l’approvazione della Legge regionale n. 9 del 18 maggio 1999 “Disciplina della procedura di valutazione dell’impatto ambientale” (V.I.A.), è stata data attuazione alla direttiva 85/337/CEE recependo il D.P.R. 12 aprile 1996, cioè l'Atto d’indirizzo e coordinamento delle disposizioni in materia di V.I.A.. Al fine di conformare la legge regionale n. 9 alle modifiche apportate al quadro europeo dalla Direttiva 97/11/CE, questa è stata poi corretta con la recentissima Legge Regionale 35 del 16 novembre 2000 considerando le indicazioni che la Commissione europea ha dato con l’avvio della procedura d’infrazione contro l’Italia del 3 Agosto 2000; la procedura si applica quindi anche ai progetti le cui istanze d’autorizzazione siano state presentate prima della vigenza della legge regionale ma successivamente all’entrata in vigore della direttiva 97/11. La valutazione unitaria e complessiva degli effetti diretti e indiretti sull’uomo, sulle risorse e sul patrimonio naturale e culturale d’impianti, opere, interventi pubblici o privati è ora una fase 46 necessaria per l’approvazione dei progetti indicati negli allegati alla legge. Gli allegati A comprendono gli elenchi di progetti per cui è obbligatoria la procedura di VIA e gli allegati B quelli per cui una fase preliminare di screening valuta se la VIA sia necessaria. Entrambi i gruppi sono tripartiti secondo la competenza di Regione, Provincia e Comune ad eseguire la procedura. In linea con le disposizioni comunitarie la legge regionale introduce nel processo decisionale la possibilità di confronto fra tutti gli interessi in questione; le procedure assicurano l’informazione e la partecipazione dei cittadini al procedimento come momento di conoscenza della complessa iterazione tra fattori ambientali e sociali. Gli strumenti operativi introdotti dalla revisione delle procedure di via dalla direttiva 97/11/CE strutturano l’iter procedurale regionale prevedendo: • una fase di screening perché l’autorità competente verifichi se i progetti elencati agli allegati B necessitano di sottoposizione alla procedura di V.I.A.; • una fase di scoping per individuare quali informazioni devono essere fornite nello Studio d’Impatto ambientale, infine • il monitoraggio sulle previsioni degli impatti attesi una volta presa la decisione circa la realizzazione dell’opera Nel testo regionale viene predisposto il coordinamento e la semplificazione delle procedure amministrative per la realizzazione dell’opera : raccordo con lo Sportello Unico per le attività produttive che attiva la procedura e assicura le informazioni sugli adempimenti in materia e Conferenza di Servizi indetta per assicurare una fase decisionale che ricomprenda gli atti d’assenso necessari alla realizzazione dell’opera di competenza delle autorità convocate. Per un’attuazione integrata degli strumenti europei la legge regionale prevede che per le attività produttive le soglie dimensionali delle opere agli allegati siano incrementate del 30% nei casi di progetti di trasformazione o ampliamenti d’impianti che hanno ottenuto la certificazione EMAS ai sensi del Regolamento CEE/1836/93 concernente il sistema comunitario d’ecogestione ed audit. Si segnala infine che l'esigenza di estendere la procedura di V.I.A. alla formulazione di piani e programmi in materia d’assetto del territorio si è concretata in sede comunitaria nell’adozione di una Posizione Comune Consiglio-Parlamento Europeo 25/2000 del 30 marzo 2000, in vista dell’adozione di una direttiva. LIFE - strumento finanziario europeo per l’ambiente Con Regolamento (CE) n.1655/200021, il Parlamento europeo ed il Consiglio hanno approvato alcune modifiche e dato avvio alla terza fase (2000-2004) di applicazione del programma LIFE che mantiene le caratteristiche di strumento finanziario europeo di supporto all’applicazione, aggiornamento e sviluppo della politica comunitaria nel settore dell’ambiente e della legislazione ambientale. Anche per questa terza fase il programma è diviso in tre settori tematici (LIFE-Natura, LIFE-Ambiente, LIFE-Paesi terzi) e sostiene progetti di interesse comunitario in vari settori presentati da soggetti di varia natura pubblica e privata. Come per la fase 1994-1999, la partecipazione ai programmi avviene attraverso bandi annuali attivati a livello di Stati membri dalle Amministrazioni competenti (per l’Italia il Ministero all’Ambiente). Le risorse finanziarie attribuite al programma per l’intero territorio comunitario ammontano complessivamente a 640 milioni di euro di cui il 47% per Life-Natura, 47% per LifeAmbiente, 6% per Life-Paesi terzi). 21 GUCE L 192 del 28/7/2000 47 LIFE Ambiente prevede il sostegno finanziario a due tipologie di progetti: progetti di dimostrazione e progetti preparatori. Attraverso i progetti di dimostrazione, l’Unione europea intende stimolare e sperimentare soluzioni innovative di problemi ambientali valutate anche in termini di fattibilità tecnico economica e di introduzione su larga scala. L’interesse allo sviluppo di tale tipologia di progetti, ha portato la Commissione europea ad elaborare delle Linee guida per i progetti di dimostrazione22 che forniscono indicazioni in riferimento a cinque aree tematiche prioritarie: - pianificazione e valorizzazione del territori; - gestione delle acque - impatto delle attività economiche - gestione dei rifiuti - politica integrata dei prodotti (strategie integrate per le fasi di produzione, distribuzione, consumo e trattamento al termine del ciclo di vita). Partecipazione della Regione a progetti LIFE In Life/Natura 1997 è stato approvato il progetto “Conservazione delle abetaie e faggete appenniniche in Emilia-Romagna” la cui gestione è stata affidata, con delibera della giunta regionale n. 1209 del 20 luglio 1998, al Servizio “Paesaggio, Parchi e Patrimonio naturale” (Direzione Generale Programmazione e Pianificazione urbanistica). Il progetto ha un costo complessivo di 458.166 euro, di cui 229.083 di contributo comunitario, e sviluppa azioni di conservazione e ricostituzione delle abetaie appenniniche già iniziate col precedente progetto Life/Natura 1995 “Misure di salvaguardia delle popolazioni di Abies alba Miller, Picea excelsa Lam., Taxus Baccata e dei loro Habitat naturali sull’Appennino emiliano”, con particolare riguardo alla tutela e alla diffusione del patrimonio genetico di popolazioni di Abies alba e Picea excelsa presenti sull’Appennino emiliano. Nel corso del 1999 sono state realizzate tutte le misure preparatorie consistenti in attività di ricerca svolte dal Dipartimento di Scienze ambientali dell’Università di Parma che hanno fornito le indicazioni per individuare il metodo di gestione più idoneo per la salvaguardia in situ delle abetine appenniniche autoctone individuate con il precedente progetto Life. Nel corso del 2000 è stata individuata la caratterizzazione genetica delle popolazioni di abete bianco e rosso appenniniche studiate e terminate le azioni di conservazione degli habitat di vegetazione e di espansione dei nuclei esistenti La Direzione Generale Programmazione e Pianificazione urbanistica partecipa anche al progetto Life Natura “Riqualificazione di habitat fluviali del Taro vitali per l’avifauna”, approvato nel 1998 (durata 1999 – 2001) con un contributo finanziario comunitario di 179.075 euro. Il progetto prevede la realizzazione di interventi di restauro morfologico, di allestimento di strutture per la didattica e la fruizione, di divulgazione e sensibilizzazione nel tratto del fiume Taro ricompreso nel Parco regionale fluviale del Taro. Nel corso del 2000 ha subito una variante progettuale, approvata dalla Regione e ritenuta ammissibile dalla Commissione, relativa alla diminuzione delle superfici da acquisire (dovuta a difficoltà di intesa con i proprietari) ed all’aumento contestuale degli interventi di restauro morfologico. Le azioni di didattica, fruizione e divulgazione sono proseguite rispettando i tempi ed i modi previsti dal progetto. In Life/Ambiente 1998 è stato approvato e finanziato (Direzione Generale Ambiente) il progetto “VAMP: Valorizzazione Materiali e Prodotti di demolizione” per un costo totale di 989.360 euro e un contributo finanziario comunitario di 494.680 euro. Scopo del progetto è sviluppare una metodologia di demolizione selettiva e successiva progettazione, realizzazione e sperimentazione in due territori provinciali di un sistema informativo distribuito, comprendente un sistema di commercio elettronico, in grado di fornire le informazioni necessarie per la migliore valorizzazione 22 GUCE C 308 del 27/10/2000 48 possibile sul territorio per i materiali di scarto del settore edile. Il progetto biennale, iniziato nel novembre 1998, si articola in quattro azioni e vede la partecipazione di diversi partners: Istituti di ricerca CSTB (Francia) e ITEC (Spagna) e, a livello locale, Quasco e ICIE di Bologna, Meta, AMIU e Coop Aliante di Modena, AGAC e Consorzio coop. Sociali Quarantacinque di Reggio Emilia, CMB Carpi, Coopsette Castelnuovo di Sotto (RE). Nel corso del 2000 si è giunti al completamento della metodologia di demolizione selettiva e alla sua sperimentazione in quattro cantieri edili, oltre al completamento del sistema informativo distribuito e la sua sperimentazione sul territorio delle province di Modena e Reggio Emilia. Tali sperimentazioni sono state presentate nell'ambito dei diversi convegni tenutisi il 26 febbraio 2000 a Modena, il 26 maggio a Napoli e il 14 dicembre a Roma. Nel corso del convegno tenutosi a Napoli è stato presentato il primo sistema informativo in Italia per la gestione dei flussi di rifiuti provenienti dalle attività di demolizione e costruzione. Tale sistema, accessibile all'indirizzo www.regione.emilia-romagna.it/vamp, è strutturato in due moduli; il primo costituisce un sistema di supporto alle decisioni per la demolizione, con informazioni, istruzioni e procedure per organizzare correttamente un cantiere di smontaggio/demolizione, producendo il massimo di scarti riusabili. Il secondo fornisce un sistema di supporto alla valorizzazione dei materiali tramite il quale trovare la miglior destinazione possibile per i propri scarti o cercare residui da riciclare, materiali riciclati o componenti riusabili da impiegare nelle attività di costruzione. La Direzione Generale Programmazione e Pianificazione Urbanistica partecipa dal settembre 1999 al progetto Life Ambiente ECONET (durata 1999 – 2003) che ha come capofila la Contea del Cheshire (UK) e come partner: English Nature, Università di Salford (UK), Università di Wageningen (NL), Università dell’Aquila, Regione Abruzzo, Provincia di Bologna e Provincia di Modena. Suo obiettivo è quello di progettare su diverse scale, nell’area di pianura, una possibile rete ecologica, definendo e facendo quindi conoscere tale rete. Durante il 2000 sono stati svolti due incontri tra i partners per lo scambio delle conoscenze e la migliore messa a punto delle diverse fasi del progetto. La Regione Emilia-Romagna ha attivato le procedure di assunzione a tempo determinato del personale previsto per lo svolgimento delle attività previste dal progetto ed ha svolto la funzione di raccordo delle attività sul campo svolte dalle Provincie. La Politica di Ricerca e Sviluppo Tecnologico Scenario comunitario Gli articoli 163-173 (ex 130 F - 130 P) del Trattato sull’Unione Europea riguardano la ricerca e lo sviluppo tecnologico, uno degli strumenti a cui la Comunità affida l’obiettivo di favorire lo sviluppo della competitività internazionale dell’industria europea, rafforzandone le basi scientifiche e tecnologiche. L’adozione del Quinto Programma quadro di RST dell’Unione Europea 1998-2002 da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, il 22 dicembre 1998, ha consentito di attivare le linee di ricerca sin dai primi mesi del 1999: nel marzo del 1999 sono stati pubblicati i primi inviti a presentare proposte, pubblicati i programmi di lavoro dettagliati di tutti i programmi specifici e i fascicoli informativi, contenenti le guide per la presentazione delle proposte e il manuale di valutazione. La ricerca comunitaria, inoltre, apporta un sostegno importante all’ampliamento dell’Unione Europea grazie all’associazione degli undici paesi candidati all’adesione, i cui ricercatori possono partecipare alle stesse condizioni di ammissibilità e finanziamento delle equipes comunitarie, in cambio di contributi di questi paesi al bilancio dell’Unione Europea. 49 Al Programma quadro sono collegate le norme per la partecipazione, divulgazione e valorizzazione dei risultati23: i proponenti devono presentare alla Commissione un “piano di divulgazione e di valorizzazione” e, se selezionati, il contratto concluso con la Commissione deve comprendere un “piano di applicazione della tecnologia” più dettagliato e, in cambio di diritti di proprietà intellettuale più adatti allo sfruttamento industriale della ricerca, i contraenti sono tenuti a valorizzare le conoscenze acquisite o, dopo un periodo stabilito, a diffonderle. L’articolo 7 della decisione di approvazione del Quinto Programma impone il rispetto dei principi etici fondamentali. In tale contesto la ricerca comunitaria rientra nei principali settori di competenza del Gruppo europeo di etica delle scienze e delle nuove tecnologie (EGE), istituito nel 1998 sotto l’egida del Presidente della Commissione, e finalizzato a valutare l’ impatto, sulla vita dei cittadini, delle biotecnologie e delle altre nuove tecnologie, come quelle dell’informazione. Nei settori che interessano direttamente la ricerca comunitaria, l’EGE ha pubblicato alcuni pareri: sugli “aspetti etici delle banche dei tessuti” (21 luglio 1998), sugli “aspetti etici della ricerca che prevede l’utilizzazione di embrioni umani nell’ambito del Quinto Programma quadro” (23 novembre 1998) e sulle nuove tecnologie dell’informazione ( 1999). Per un ulteriore sviluppo di tale politica, la Commissione europea ha adottato il 18 gennaio 2000 la comunicazione "Verso uno spazio europeo della ricerca" che partendo dalla constatazione che il divario tra lo sforzo di ricerca dell'Unione europea e quello dei suoi principali concorrenti, in primo luogo Stati Uniti e Giappone, è in aumento, individua obiettivi prioritari per creare uno spazio effettivo di ricerca coerente a livello di risorse umane, finanziarie e materiali, e le modalità possibili di questo spazio più integrato. Nel documento si insiste sulla responsabilità di tutti i soggetti interessati, in primo luogo e soprattutto degli Stati membri e del settore pubblico a tutti i livelli, ma anche del settore privato. L'Unione europea dovrà svolgere un ruolo di stimolo delle iniziative nazionali e locali e di attuazione solo quando è giustificata un'azione a livello europeo. Lo spazio europeo della ricerca dovrà essere basato sui principi della sussidiarietà e del valore aggiunto europeo. La comunicazione identifica sette temi prioritari che particolarmente di un'azione concertata a tutti i livelli in Europa: • ottimizzare l'insieme delle risorse materiali ed infrastrutturali su scala europea • utilizzare gli strumenti ed i mezzi pubblici in maniera più coerente • dinamizzare l'investimento privato • stabilire un sistema comune di riferimento scientifico e tecnico • attivare risorse umane più abbondanti e più mobili • rendere il territorio europeo più dinamico, aperto ed interessante per i ricercatori e gli investimenti • creare uno spazio di valori condivisi. Il Consiglio europeo straordinario di Lisbona del 23-24 marzo 2000 ha riconosciuto la politica di ricerca e sviluppo tecnologico e la creazione di un suo spazio europeo come una delle grandi priorità per rendere più competitiva l'Unione europea e creare maggiore occupazione in una "società della conoscenza" che si impone sempre più su scala mondiale. In una successiva risoluzione del Consiglio dei ministri (15 giugno 2000) si sono precisate le iniziative degli Stati membri per attuare gli orientamenti del Consiglio europeo di Lisbona: • sviluppare un metodo di coordinamento aperto basato sul monitoraggio comparativo delle politiche e delle attività di ricerca e sviluppo tecnologico sulla base di un insieme di indicatori (benchmarking) 23 decisioni 1999/65/CE e 1999/66/Euratom 50 • • • • • • • promuovere il networking dei programmi di ricerca nazionali e comuni tracciare una mappa delle eccellenze di sviluppo tecnologico nell'Unione europea stabilire una rete europea di telecomunicazioni ad alta velocità che colleghi le reti nazionali analizzare gli ostacoli alla mobilità dei ricercatori in Europa promuovere le iniziative a favore dell'innovazione e degli start-ups tecnologici istituire un brevetto comunitario seguire l'evoluzione delle politiche europee di ricerca e sviluppo tecnologico ed i progressi compiuti per lo spazio europeo della ricerca. La comunicazione24 "Realizzazione dello Spazio europeo della ricerca: Orientamenti per le azioni dell'Unione nel settore della ricerca 2002-2006" ha posto le basi per la preparazione del Sesto programma quadro che sarà presentato nel primo trimestre del 2001. Si ricorda, infine, il Centro comune di ricerca (CCR) punto di riferimento della Commissione europea per le questioni di carattere scientifico e tecnologico nell'Unione. Il CCR è costituito da otto istituti specializzati situati in cinque diverse località dell’Unione Europea. Cura l’attuazione di azioni dirette che non sono oggetto di bandi che integrano i programmi tematici ed orizzontali del Quinto Programma quadro. Il CCR partecipa inoltre alle azioni indirette, con gli stessi obblighi e gli stessi diritti degli altri partecipanti. Per maggiori informazioni sui programmi di lavoro, inviti a presentare proposte e modalità di presentazione, oltre la Gazzetta Ufficiale, si può consultare il sito web della Commissione relativo alla ricerca: “www.cordis.lu” e, per quanto riguarda il Centro Comune di Ricerca, il sito: “www.jrc.org” Partecipazione della Regione a programmi di ricerca Nell'ambito delle Linee di Indirizzo per il coordinamento degli Enti Locali nell'espletamento delle funzioni di Pianificazione della Qualità dell'Aria, la Regione (Direzione Generale Ambiente) ha ritenuto opportuno proseguire la collaborazione con il Centro Comune di Ricerca di Ispra (CCR), tramite una convenzione, in corso di approvazione, per l'effettuazione di un Progetto denominato EURAPAQ-2 (Exercises on Urban Areas for the Planning of Air Quality). Tale Progetto è finalizzato all’implementazione delle conoscenze già acquisite nel Progetto EURAPAQ, (vedi precedente eurorapporto) ed articolato nelle tre fasi principali (modellistica, monitoraggio, epidemiologia), che aveva come fine una collaborazione con il CCR su attività riguardanti l'uso dei mezzi per la valutazione e la pianificazione della qualità dell'aria. Nell’ambito dell’Azione Ambiente del Quarto Programma quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico, il Servizio Meteorologico Regionale di ARPA Emilia-Romagna (ARPA-SMR) ha partecipato, nel corso del 2000, al progetto CLOUDS. CLOUDS è uno studio di fattibilità per la definizione e la realizzazione di un nuovo satellite per fornire informazioni, al massimo livello di accuratezza e frequenza attualmente possibile, sulla struttura delle nubi e sul bilancio radiativo associato. Il progetto, che ha avuto una durata biennale, terminato al 31 maggio 2000, ha visto un finanziamento della Commissione Europea di 84.000 euro. Tra i principali risultati raggiunti si segnala la validazione delle tecniche utilizzate per l'inserimento dei dati ad alta risoluzione 24 COM(2000)612 del 14 ottobre 2000 51 provenienti dal satellite geostazionario Meteosat, nel sistema d'analisi in fase di implementazione. In particolare, è stato dimostrato che i dati satellitari possono ricoprire un ruolo attivo nella valutazione della definizione delle aree nuvolose e nella stima del contenuto di vapore acqueo in atmosfera. I risultati sono stati presentati durante le riunioni tecniche del progetto e a conferenze scientifiche internazionali Nell’ambito dell’Azione Ambiente e Sviluppo sostenibile del Quinto Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico, il Servizio Meteorologico Regionale di Arpa Emilia-Romagna ha partecipato, nel corso del 2000, al progetto DEMETER ed inoltre ha presentato un ulteriore progetto MUSIC che è stato approvato. DEMETER (Development of a European Multi-model Ensemble system for seasonal to interannual prediction) prevede lo sviluppo di un insieme unico di modelli meteorologici europei per previsioni stagionali ed interannuali comune. Il progetto, di durata quadriennale (2000-2003), prevede un finanziamento di 131.948 euro ed ha l’obiettivo di produrre un mezzo previsionale innovativo che possa essere utilizzato in modelli quantitativi per la stima delle produzioni agrarie in Europa e la diffusione delle malattie endemiche in Africa. Il progetto DEMETER si propone, tra l’altro, di verificare l’utilità pratica di previsioni stagionali realizzate con il metodo dell’ensemble di modelli. Questo metodo prevede di fornire all’utente finale distribuzioni di previsioni numeriche emesse facendo simulazioni con un ensemble di modelli matematici. Per verificare l’utilità di questo tipo di previsioni il progetto realizzerà entro il 2002 previsioni retroattive (hindcasts) relative al quindicennio 1979-1993. Il contributo di ARPA-SMR al progetto consiste nel verificare l’utilità delle previsioni stagionali in campo agrometeorologico: lavorando prevalentemente per mezzo di modelli di simulazione (della fenologia, del bilancio idrico, ecc.) alimentati con dati osservati, si tratta quindi di studiare come alimentare i modelli con i dati previsti, in particolare con dati previsti da ensemble di modelli, e successivamente di misurare l’attendibilità e la pratica utilità delle informazioni così ottenute. MUSIC (Multi_Sensor precipitation measurements Integration, Calibration and flood forecasting), di durata triennale (2001-2003) approvato nel corso del 2000 , verrà attivato a partire dal 2001. L’obiettivo del progetto consiste nello sviluppo di tecniche innovative per il miglioramento delle misure di precipitazione ottenute dalla combinazione di telepluviometri, radar e satelliti meteoorologici, da utilizzare in un sistema prototipo per la previsione delle alluvioni. ARPA-SMR partecipa in qualità di Partner, assieme ad altre otto Università/Enti di Ricerca italiani ed internazionali, sotto il coordinamento dell’Università di Bologna.Le attività di ARPA-SMR consisteranno nell’analisi ed interpretazione dei dati di telepluviometri e di radar, oltre che all’analisi dei risultati del prototipo di previsione delle alluvioni applicato a casi reali sul Fiume Reno. Il finanziamento della UE ad ARPA-SMR per il progetto MUSIC, relativo all’intero triennio, è pari a 113.278 EURO. Nell’ambito del programma Applicazioni Telematiche che promuove le attività di ricerca applicata con l’obiettivo di costituire le basi per la graduale introduzione di tecnologie delle comunicazioni in rete in tredici settori diversi, tra cui l’istruzione e le biblioteche, l’Istituto dei Beni Artistici, Culturali e Naturali dell’Emilia-Romagna partecipa, come partner associato insieme al CNR e ai Centri ISNN di Roma, Atene e Oslo, al progetto CASA (a Cooperative Archive of Serials and Articles) con capofila il Centro Interfacoltà Biblioteche dell’Università degli Studi di Bologna. Il 52 progetto, iniziato nel 1997, ha un costo totale di 1.386,188 euro con un contributo comunitario di 729,134 euro. Si propone di costituire un sistema cooperativo per la registrazione dei periodici e, per la loro identificazione uniforme, un sistema di metacatalogazione delle parti costitutive dei periodici: ossia dei fascicoli e degli articoli. CASA offrirà all’utente finale una interfaccia amichevole per l’accesso ad informazioni su servizi disponibili per i periodici, quali: la localizzazione dei periodici, una directory dei databases di spogli di articoli, una directory degli editori e un indirizzario di fornitori di Document delivery e Ill. Partners del progetto sono: Edimburg University Computers Service SALSER (UK), ISNN International Center CIEPS di Parigi (F), l’ Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche italiane per le informazioni bibliografiche del Ministero per i Beni e le Attività Culturali di Roma e Ariadne srl (I). Secondo quanto programmato, nel corso del 2000 e' stato sviluppato e sottoposo alla fase di test, la versione prototipale del software per l'invio delle proposte di correzione/miglioramento dei record al Registro Internazionale ISSN e delle richieste di registrazione di nuovi record. La fase di pilot deve essere ancora ultimata. I partner si sono impegnati ad effettuare il pilot anche oltre la durata ufficiale del progetto. La versione prototipale del software per la gestione del Serial Services Directory ossia dei servizi di valore aggiunto sui periodici è stata sviluppata, nelle due versioni previste dal contratto con la Comunità europea: una versione "tradizionale" WEB e con modalità di interrogazione Z39.50 e una versione "avanzata" che si avvale di tecnologie più avanzate, quali xml e rtf. Il progetto è stato sottoposto alla revisione finale in Lussemburgo il 16 novembre 2000 e i revisori hanno espresso giudizio positivo sul prodotto, sottolineando che le Serial Services Directories hanno offerto risultati superiori alle aspettative e a quanto descritto nel contratto con la Commissione. Durante i due mesi finali del progetto, il Consorzio ultimerà il pilot del prodotto e finalizzerà in dettaglio le attività per il suo utilizzo. Per quanto riguarda la descrizione del progetto di ricerca e sviluppo tecnologico EU SPIRIT finanziato nell'ambito del programma Applicazioni telematiche e Benchmarking della Rete dei cittadini presentati dalla Direzione Generale Trasporti e Sistemi di mobilità, si rimanda al capitolo dedicato alla Politica dei Trasporti. La Politica dei Trasporti Scenario comunitario Le grandi priorità politiche che l’Unione europea ha individuato in questo settore fanno riferimento alla realizzazione del mercato interno dei trasporti, alla realizzazione delle reti transeuropee, alla presa in considerazione delle esigenze ambientali, all’istituzione di uno Spazio aereo unico, al rafforzamento dei sistemi di sicurezza, alle iniziative per facilitare il recepimento dell’ ”acquis” comunitario da parte dei paesi candidati all’adesione. Nel corso del 2000 la tematica della sicurezza dei trasporti (terrestri, aerei, marittimi) è stata al centro dell’attenzione comunitaria; la Commissione europea ha adottato specifiche comunicazioni: “Verso un autotrasporto di qualità più sicuro e più concorrenziale nella Comunità” (Com(2000)364), “Priorità della sicurezza stradale” (COM(2000) 125) e “Sicurezza marittima del trasporto di idrocarburi” (COM(2000) 142); è stata inoltre adottata una proposta di direttiva relativa agli impianti portuali di raccolta dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui da carico, che obbliga i porti a predisporre piani di gestione e raccolta di tali rifiuti. 53 Una proposta di regolamento adottata dalla CE nel luglio 2000, concerne l’azione degli Stati membri in materia di obblighi di servizio pubblico e assegnazione di contratti di servizio pubblico nel settore dei trasporti di viaggiatori per ferrovia, su strada e per via navigabile. Nel settore del trasporto ferroviario si segnalano inoltre una serie di misure (pacchetto infrastruttura) volte a liberalizzare il settore ferroviario ed articolate su tre parti direttive: una relativa allo sviluppo delle ferrovie comunitarie, una seconda sulle licenze delle imprese ferroviarie ed una terza relativa all’assegnazione della capacità di infrastruttura ferroviaria, alla determinazione dei canoni per l’uso ed alla certificazione di sicurezza. Prosegue inoltre l’azione della Comunità per lo sviluppo di un sistema integrato di navigazione satellitare Galileo (COM(1999) 54) al fine di creare le condizioni per sviluppare sistemi di gestione del traffico e della navigazione. Infine, nel settore aereo, si segnala l’adozione di una proposta di regolamento per la definizione di regole comuni nel settore dell’aviazione civile e per la creazione di un’ Agenzia europea per la sicurezza del traffico aereo (EASA). Partecipazione della Regione ad azioni comunitarie La Direzione Generale Trasporti e Sistemi di mobilità ha partecipato alla realizzazione dei Progetti GILDA (vedi capitolo “I programmi di iniziativa comunitaria e le Azioni innovatrici” Programmazione 1994-1999: Interreg IIc), EU-Spirit e Benchmarking della Rete dei cittadini. EU-SPIRIT (European System for Passenger service with Intermodal Reservation, Informatio and Ticketing) è un progetto approvato nell'ambito del Programma di ricerca e sviluppo tecnologico Applicazioni Telematiche e si propone di sviluppare e sperimentare un sistema informativo di facile uso (customer friendly) per servizi integrati di trasporto grazie al quale sarà possibile, usando sia Internet che i tradizionali canali informativi e di vendita, pianificare un viaggio tra Regioni europee tra loro distanti, utilizzando mezzi di trasporto pubblico: linee ferroviarie internazionali, locali, autobus. Iniziato nel Dicembre 1998, e destinato a concludersi nella primavera 2001, vede l'adesione di Germania, Danimarca, Belgio, Austria, Francia, Spagna e Svezia. Per l'Italia sono coinvolte, oltre alla Regione Emilia-Romagna, Ervet, ATC Bologna, RITU e TRAM di Rimini. Lo stato di avanzamento complessivo del progetto può essere seguito sul sito internet appositamente creato: http://eu-spirit.jrc.es/ Dal lato dei viaggiatori, sono già percepibili ed utilizzabili dei servizi innovativi, per quanto sperimentali, attraverso i seguenti siti Internet: BERLIN http://eu-spirit.ivu-berlin.de DENMARK http://www.rejseplanen.dk SCANIA http://www.skanetrafiken.skane.se La consultazione avviene in inglese ed il servizio offerto è di ottenere un piano di viaggio per itinerari internazionali impostando la denominazione della fermata di partenza e di quella di arrivo. Su questi sistemi si possono impostare origini o destinazioni dell’area bolognese e riminese: le potenziali ricadute positive anche sul comparto turistico ed espositivo sono evidenti. Per la parte italiana, è attualmente in fase di completamento l’introduzione nel sistema prototipale di Travel Planner (TP) dell’Emilia-Romagna dei dati di origine e destinazione (fermate, indirizzi, punti notevoli) e di orario del trasporto pubblico locale per le città e aree limitrofe servite da ATC e TRAM. Inoltre è in fase di verifica la possibilità di interfacciare al TP il sistema informativo turistico di Bologna in modo da fornire ai suoi utenti il “da-a” con gli orari, per percorsi in autobus all’interno dell’area coperta da tale sistema, e, viceversa, fornire agli utenti del TP regionale (e dei TP degli altri partner europei collegati al sistema Spirit) la visualizzazione della destinazione 54 prescelta sulle mappe interattive, prodotte dal sistema informativo turistico di Bologna. Completate queste attività, in particolare l’introduzione dei dati nel TP regionale, sarà possibile procedere fino alla fine del progetto (prevista per il mese di aprile del 2001) alla verifica della piena funzionalità del sistema, collegato attraverso i servizi centrali di EU-Spirit all’anello dei TP dei partner europei, e alla valutazione del suo utilizzo da parte dei navigatori Internet. In data 12 maggio 2000 la Commissione europea ha accolto la richiesta di partecipazione all'iniziativa di Benchmarking della Rete dei cittadini predisposta dalla Regione Emilia-Romagna con l'adesione dei dieci Comuni capoluogo di Provincia e delle nove Aziende di Trasporto Pubblico Locale, che si sono impegnati nella restituzione dei dati sulla mobilità urbana e il T.P.L. e confrontare alcuni principali indicatori individuati dal gruppo progetto. L'iniziativa coinvolge 48 Città e/o Regioni di tutta l'Europa. La partecipazione dell'Emilia-Romagna pone particolare attenzione al miglioramento organizzativo e gestionale dell'integrazione e dell'interscambio tra i diversi sistemi di trasporto, nell'intento di valorizzare e confrontare esperienze relative a: integrazione tra i diversi modi di trasporto, con particolare riferimento ai principali punti di interscambio incentrati sulle stazioni ferroviarie e autostazioni delle città capoluogo; realizzazione di parcheggi di interscambio integrati con piste ciclabili, percorsi pedonali protetti e fermate del trasporto pubblico locale; gestione integrata dei servizi di trasporto pubblico locale. relativi a: Sistema di tariffazione magnetico integrato (STIMER) ; Sistemi informativi e tecnologici per il controllo del traffico e l'informazione all'utenza; Progetto di informazione integrata multimodale EU-SPIRIT; campagna di sensibilizzazione dei cittadini al fine di sviluppare comportamenti intelligenti nel muoversi in città; costituzione di Agenzie locali per l'organizzazione del trasporto pubblico; fattibilità delle Carte dei Servizi (già adottate per le Aziende di Piacenza, Parma, Bologna, Forlì e Rimini). La Politica Energetica Scenario comunitario Nel Trattato sull'Unione Europea non vi è un riferimento specifico alla Politica Energetica e le azioni comunitarie nel settore dell'energia sono sviluppate nell'ambito di diverse politiche. La decisione 1999/21/CE del Consiglio, del 14 dicembre 1998 stabilisce un programma quadro pluriennale (1998-2002) di azioni comunitarie nel settore dell'energia con l'intento di migliorare la trasparenza, l'efficacia ed il coordinamento delle attività dell'Unione europea in materia energetica attraverso la realizzazione dei tre obiettivi: sicurezza dell'approvvigionamento, competitività e protezione dell'ambiente. Il programma quadro è attuato con azioni specifiche: 55 - ETAP (decisione 1999/22/CE ) segue l'evoluzione dei mercati dell'energia e delle tendenze energetiche; SYNERGY (decisione 1999/23/CE) rafforza la cooperazione internazionale nel settore dell'energia; CARNOT (decisione 1999/24/CE) promuove l'utilizzazione di tecnologie rispettose dell'ambiente nel settore di combustibili solidi; SURE (decisione 1999/25/Euratom) promuove la sicurezza dell'utilizzazione dell'energia nucleare tramite una cooperazione industriale più intensa con la Russia e con i nuovi Stati indipendenti e un migliore controllo del trasporto di materie radioattive; ALTENER (decisione 646/2000/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 febbraio 2000) promuove le fonti di energie nuove e rinnovabili; SAVE (decisione 647/2000/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 febbraio 2000) incoraggia un'utilizzazione razionale ed efficiente delle risorse energetiche Nella presentazione degli Obiettivi strategici per il 2000-2005 "Un progetto per la nuova Europa" la Commissione ha indicato l'energia come un fattore essenziale della competitività e dello sviluppo economico dell'Europa e nel suo programma di lavoro per l'anno 2000 ha insistito sulla necessità di disporre di fonti energetiche molteplici e sul problema della sicurezza degli approvvigionamenti all'interno e all'esterno dell'Unione. Nel corso del 2000 la Commissione ha inoltre proposto un regolamento concernente un programma comunitario "Energy Star"25 di etichettatura relativa ad un uso efficiente dell'energia per le apparecchiature per ufficio e per le tecnologie delle comunicazioni (ad esempio gli schermi dei computer), ha presentato i programmi Altener e Save ed ha proposto una serie di accordi volontari ai produttori di autoveicoli e televisori per avere macchine ed apparecchi più efficienti energeticamente 25 COM (2000) 18 def. 56 2 I PROGRAMMI COMUNITARI TERRITORIALI E INTERSETTORIALI 57 Strumenti comunitari di riferimento Lo Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo Con l’approvazione dello Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo (SSSE) in occasione del Consiglio informale di Potsdam nel maggio 1999, gli Stati membri e la Commissione europea hanno definito, con il sostegno del Parlamento europeo, del Comitato Economico e Sociale, del Comitato delle Regioni e delle Autorità locali, una strategia integrata, plurisettoriale ed indicativa per uno sviluppo più equilibrato del territorio europeo. Al riguardo, conviene ricordare che il 19 marzo 1998 la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome ha approvato il documento “Primi contributi delle Regioni e delle Province Autonome sullo Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo”26 messo a punto da un gruppo di lavoro coordinato dalla Regione Emilia-Romagna. Assumendo come base la posizione delle Regioni, un gruppo ristretto27 appositamente incaricato dal gruppo di lavoro dell’area Politiche Comunitarie della Conferenza Stato Regioni, ha predisposto il documento “Considerazioni dello Stato, delle Regioni e delle Province Autonome sulla prima bozza dello Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo”, approvato dalla Conferenza Stato Regioni nella Sessione Comunitaria del 21 gennaio 1999. Questo documento, che rappresenta la posizione italiana sulla bozza di Schema, ha contribuito alla stesura del testo definitivo approvato nel maggio 1999 a Potsdam dai Ministri degli Stati membri dell’Unione Europea responsabili per l’assetto del territorio. Dopo la riunione di Potsdam, nel corso di più occasioni alcune Regioni, fra le quali l’EmiliaRomagna, hanno sollecitato la ripresa delle attività a livello tecnico, evidenziando la necessità di agganciare allo SSSE e alla sua evoluzione la programmazione degli interventi promossi dalla UE e dallo Stato e la pianificazione territoriale che oggi la riforma Bassanini affida alle Regioni in modo ancora più accentuato del passato. Queste stesse posizioni erano state rappresentate alla Commissione Europea dalla Regione Emilia-Romagna (quale Regione capofila) al Forum sullo SSSE svoltosi a Bruxelles il 2-3 febbraio 1999. In particolare, le Regioni italiane hanno chiesto un maggior coinvolgimento nei lavori legati allo SSSE attraverso una Regione capofila che agisca da interlocutore diretto e da coordinatore delle istanze regionali. La proposta che la Regione Emilia-Romagna rappresenti le Regioni italiane sulle questioni legate allo SSSE sia in seno alla prima Commissione CIPE, sia alle Sessioni Comunitarie della Conferenza Stato Regioni, sia in merito alle attività del Comitato di Sviluppo Spaziale formato dai Ministri degli Stati membri UE, è stata approvata dalla Conferenza dei Presidenti il 14 dicembre 2000 ed è stata sottoposta per l'approvazione alla Conferenza Stato Regioni. Aggiornamento sulla cooperazione europea in materia di sviluppo del territorio Con il Programma d’azione, presentato dalla Presidenza Finlandese in occasione della Riunione informale di Tampere nell’ottobre 1999, gli Stati membri e la Commissione europea si sono impegnati a realizzare dodici azioni concrete, secondo un’agenda a medio termine, che prevede una ripartizione dei compiti tra le prossime presidenze dell’Unione Europea, con l’obiettivo di tradurre 26 bozza di Schema discussa a Noordwijk nel giugno 1997 27 Regioni Emilia-Romagna, Lazio e Lombardia, Ministero dei LL.PP., Dipartimento per le Aree Urbane 58 gli orientamenti politici contenuti nello SSSE in esempi di buona pratica di policy a livello europeo, transnazionale, nonché a livello nazionale, regionale e locale. Le azioni selezionate mirano a promuovere la dimensione territoriale nelle politiche comunitarie e nazionali, ad approfondire la conoscenza e la ricerca sullo sviluppo territoriale ed a preparare il territorio dell’Unione all’allargamento. La Commissione si è impegnata a realizzare due studi, rispettivamente sull’impatto territoriale delle politiche comunitarie settoriali (PAC, ambiente, trasporti, ecc.) per verificare che esse non siano in conflitto tra di loro e che riflettano lo SSSE e sulle possibili conseguenze dell’allargamento dell’Unione Europea sul territorio europeo. Nell’ambito dell’applicazione dello SSSE a livello transnazionale, il programma Interreg è lo strumento prioritario. Le tematiche SSSE richiedono la collaborazione tra più Paesi e la riuscita della politica di sviluppo territoriale dipende in gran parte dalla cooperazione a livello regionale e locale in materia di pianificazione territoriale. Il Comitato di Sviluppo Spaziale intende selezionare i progetti Interreg maggiormente applicativi dello SSSE e diffonderne la conoscenza a livello europeo. Nel contesto della cooperazione, una delle azioni più importanti del programma d’azione è la costituzione dell’Osservatorio europeo sullo sviluppo del territorio (ORATE), che consiste in un progetto che sarà cofinanziato dalla Commissione europea nell’ambito di Interreg III, volto a creare una rete europea di centri di ricerca nazionali che approfondiranno studi ed analisi sul territorio europeo con il supporto della Commissione. Un'iniziale esperienza in questo senso è già stata realizzata nel corso del 1999 e inizio 2000; per l’Italia era capofila il Dipartimento Servizi Tecnici Nazionali della Presidenza del Consiglio, che si è avvalso di una rete di Istituti universitari di ricerca. I risultati sono in corso di pubblicazione. Altrettanto fondamentale è da considerarsi l’applicazione dello SSSE nei sistemi di pianificazione territoriale nazionali e locali, allo scopo di aumentare la coesione economica e sociale e di garantire una maggiore armonizzazione a livello locale. La Presidenza Portoghese ha, a tal proposito, proposto al Comitato di Sviluppo Spaziale di sviluppare un’azione coordinata volta alla valutazione del recepimento degli orientamenti dello SSSE nella nuova programmazione dei Fondi strutturali. La Commissione europea attribuisce grande rilevanza a questo aspetto, visto l’obiettivo di far confluire la dimensione dell’assetto territoriale nelle politiche regionali. Essa farà una prima valutazione dei PON e dei POR ob.1, cui seguirà la valutazione da parte degli Stati membri a livello di progetti, per verificare anche l’eventuale divario tra strategia e parte operativa. La priorità della Commissione è rappresentata dal tema del policentrismo urbano. Particolare enfasi è stata data all’applicazione degli orientamenti dello Schema in materia di politica urbana. La Presidenza Finlandese ha avviato un processo di cooperazione operativa che ha condotto alla costituzione di un gruppo di lavoro informale di esperti (rappresentanti delle 15 delegazioni) sullo sviluppo urbano. Il gruppo, coordinato successivamente dalla Francia, ha approfondito le tematiche relative agli aspetti urbani dello sviluppo territoriale, con un programma operativo di lavoro concentrato sui seguenti aspetti: a) realizzare una rete tra Stati membri per favorire scambi di esperienze ed individuare le priorità comuni in materia di politiche urbane e collegarle con quelle della Commissione (Quadro d’azione della Commissione per lo sviluppo urbano sostenibile); b) valutare la realizzazione delle opzioni di politica urbana dello SSSE nella programmazione dei Fondi Strutturali 2000-2006; c) avanzare proposte per il periodo di programmazione dopo il 2006. 59 Secondo rapporto sulla coesione economica e sociale28 Il rapporto, presentato nel corso del mese di febbraio 2001, è stato realizzato dalla Commissione europea in conformità dell' articolo 159 del Trattato UE che stabilisce che la Commissione presenti ogni tre anni "un rapporto sui progressi compiuti nella realizzazione della coesione economica e sociale e sul modo con il quale i vari strumenti vi hanno contribuito". Il primo rapporto, adottato alla fine del 1996, ha fornito alla Commissione le basi per la presentazione del documento "Agenda 2000- per una Unione più forte e più ampia" che, come è noto, ha condotto alla riforma della politica di coesione e della politica agricola comune. La Commissione ha scelto di presentare il secondo rapporto successivamente alla attribuzione delle assegnazioni finanziarie dei Fondi strutturali, alla definizione completa delle aree eligibili ed al completamento della prima fase di attuazione della riforma dei Fondi strutturali, anche al fine di rendere possibile una prima valutazione ex ante del possibile impatto della riforma. Il rapporto presenta inoltre l'attualizzazione delle analisi regionali condotte nel sesto e ultimo rapporto periodico sulla situazione e l'evoluzione delle regioni europee pubblicato nel 1999. Il rapporto analizza in sostanza l'evoluzione della coesione ed i fattori che vi contribuiscono nella prospettiva di un'Unione allargata a 27 Stati. E' in questa prospettiva che vengono analizzate le situazioni e le tendenze nelle diverse aree, il contributo delle politiche diverse comunitarie ed l'impatto delle politiche strutturali fino ad ora avviate. La prima parte del rapporto descrive le tendenze in atto con riferimento particolare al mercato del lavoro, alla coesione sociale, agli squilibri esistenti nelle diversificate dimensioni territoriali. La seconda parte esamina il modo con il quale le diverse politiche comunitarie (politica di integrazione economica e monetaria, politica agricola, politiche orizzontali – risorse umane, ambiente- e le altre politiche comuni – ricerca, trasporti, energia) hanno contribuito all’obiettivo della coesione. La terza parte traccia un bilancio della politica comune di coesione economica e sociale attraverso la valutazione dell’impatto delle politiche strutturali attuate a partire dal 1989 e le prospettive della programmazione 2000-2006. In conclusione vengono presentate una serie di riflessioni e raccomandazioni finalizzate ad avviare il dibattito sul futuro della politica di coesione dopo il 2006 e sulla sua necessaria evoluzione dettata dai cambiamenti conseguenti all'ampliamento dell' Unione Europea e all'evoluzione economica, sociale e territoriale degli attuali Stati membri. Da qui l'importanza del documento che fornirà la base per avviare il dibattito fra le Istituzioni e gli organi dell'Unione, gli Stati membri , le Regioni e le collettività locali. E' in sostanza l'inizio di un negoziato che si concluderà nel 2004 con la presentazione delle proposte formali di riforma dei Fondi strutturali. 28 Il documento è reperibile sul sito della Commissione europea: www.inforegio.org/wbdoc/docoffic/official/report2/contentpdf_fr.htm 60 La politica comunitaria di coesione territoriale ed economica "Agenda 2000": la nuova programmazione 2000-2006 in Emilia-Romagna Il 2000 ha rappresentato l’anno di transizione verso la nuova fase di programmazione (2000-2006), in tale periodo l’Amministrazione regionale è stata impegnata da un lato nella conclusione della gestione dei programmi precedenti e per contro dalla programmazione dei nuovi interventi secondo le nuove regole comunitarie e nell’avvio dei negoziati con la Commissione europea per il riconoscimento delle nuove aree obiettivo e per l’approvazione dei nuovi documenti di programmazione. Nel corso dell’anno una grossa parte di attività dell’Amministrazione regionale è stata finalizzata alla messa a punto dei diversi programmi di attuazione degli interventi previsti da Agenda 2000. A partire dall’adozione del “Quadro di riferimento per la programmazione coordinata degli interventi strutturali dell’Unione Europea”29, la Regione ha elaborato e successivamente sottoposto al negoziato con gli organismi comunitari competenti ed all’approvazione della Commissione europea, le proposte specifiche di ogni strumento attuativo. Per quanto riguarda gli strumenti a diretta gestione regionale la situazione al 31 dicembre 2000 risulta la seguente: Strumento Obiettivo 3: Programma operativo Complemento programmazione Obiettivo 2 Docup Complemento programmazione Stato di approvazione Decisione CE 2066 del 21/7/2000 Ratificato dal Comitato di sorveglianza del 17/11/2000 presentato a CE il 27/11/2000 Piano regionale di sviluppo rurale Decisione CE 2153 del 20/7/2000 LEADER PLUS (programma regionale) presentato a CE il 20/11/2000 Stato di attuazione in corso in corso negoziato in corso in corso negoziato in corso La Regione è stata inoltre impegnata nella definizione di altre proposte di programmi di competenza diretta dell’Amministrazione centrale e per i quali sono previste parti a gestione regionale; si fa in particolare riferimento al Documento di programmazione relativo alle azioni strutturali, nel settore della pesca, acquacoltura e trasformazione e commercializzazione dei relativi prodotti (sostenute dallo SFOP-strumento finanziario orientamento pesca) per le aree fuori ob.1 ed ai programmi di attuazione delle iniziative comunitarie Equal ed Interreg III . Una nuova opportunità per lo sviluppo locale L’analisi delle proposte di intervento delineate nei programmi, in particolare di quelli a gestione diretta regionale, mette in evidenza l’importanza ed il ruolo assegnato allo sviluppo locale come strategia di sviluppo del territorio. 29 delibera Consiglio regionale n.1280 del 3/11/1999 61 A parte il programma LEADER Plus, strutturato all’origine sulla attuazione di Piani d’Azione Locale concepiti secondo una programmazione cosiddetta “bottom up”, anche negli altri programmi regionali (piano di sviluppo rurale – Asse 3; programma obiettivo 2 – Asse 2; programma obiettivo 3 – Asse D) sono presenti insiemi di nuovi incentivi orientati a sostenere specifici programmi di sviluppo locali elaborati al livello provinciale con il coinvolgimento degli Enti locali e delle forze economiche e sociali presenti sul territorio. Nel nuovo periodo di programmazione le amministrazioni e gli altri soggetti economici e sociali locali saranno quindi i protagonisti, accanto alla Regione, dell’attuazione di parti consistenti dei diversi strumenti comunitari attivati da Agenda 2000. Questo mette in evidenza la necessità: - sul piano regionale, di individuazione di procedure che garantiscano una effettiva attuazione coordinata dei programmi e di gestione “virtuosa” delle risorse anche al fine evitare i meccanismi di “taglio automatico” dei fondi previsti dalle nuove regole comunitarie; - a livello locale, di individuazione degli effettivi fabbisogni del territorio, di garanzia del consenso e della ottimizzazione della combinazione delle opportunità offerte dalla nuova strumentazione comunitaria. Una nuova dimensione per la cooperazione europea I nuovi strumenti della programmazione comunitaria ampliano le possibilità di attivazione di forme di collaborazione a vari livelli e fra i diversi Stati membri. Accanto all’iniziativa comunitaria specifica INTERREG III che sostiene azioni di cooperazione nelle tre dimensioni riconosciute (transfrontaliera, transnazionale, interregionale) anche altre iniziative quali LEADER plus ed EQUAL affrontano tale tematica e prevedono misure specifiche nei loro programmi di attuazione. Negli ultimi anni la cooperazione ha acquisito una rilevanza crescente nell’ambito della politica strutturale dell’Unione ed è probabile che rappresenterà uno dei capisaldi della nuova politica regionale dopo il 2006. La Commissione ritiene infatti che le azioni di cooperazione possano contribuire a favorire la coesione ed il potenziamento della competitività regionale. Da ciò deriva la necessità, per le Regioni in generale, di sviluppare peculiari competenze programmatorie, “relazionali” e gestionali insite in azioni di cooperazione europea. In questo periodo, al fine di ottimizzare l’utilizzo delle risorse ed in assenza di un quadro unico di riferimento comunitario per azioni di cooperazione, le Regioni saranno comunque chiamate ad individuare proprie strategie di cooperazione alle quali riferirsi per sviluppare azioni di cooperazione nell’ambito delle diverse iniziative comunitarie. Le nuove regole di utilizzo dei Fondi strutturali Il reg. (CE) n. 1260/1999 recante disposizioni generali sui Fondi strutturali rappresenta la base giuridica fondamentale per la loro programmazione e gestione sul territorio comunitario. Il loro utilizzo si basa su un sistema di condivisione di responsabilità fra la Commissione europea e le Amministrazioni degli Stati membri: - la CE negozia ed approva i programmi proposti dagli Stati membri e definisce le quote finanziarie di compartecipazione; gli Stati, nelle loro diverse articolazioni e secondo un processo di decentramento delle funzioni, gestiscono i programmi, li controllano e li valutano; in particolare, per ogni programma deve essere designata una Autorità di gestione ed una Autorità di pagamento con compiti distinti anche se appartenenti alla stessa amministrazione; 62 - la CE partecipa al monitoraggio dell’attuazione dei programmi, liquida le proprie quote di finanziamento in base alle spese sostenute e certificate dagli Stati e verifica i sistemi di controllo attivati dalle Autorità di gestione degli interventi; Il sistema, per il periodo 2000-2006, prevede alcune innovazioni ad impatto diretto sulle Amministrazioni responsabili della gestione. Si fa riferimento in particolare al processo di assegnazione e di pagamento delle quote di finanziamento comunitario ed al sistema di effettuazione dei controlli. In base alle nuove disposizioni del Regolamento 1260, dopo l’approvazione di un programma la Commissione versa un acconto che corrisponde al 7% della partecipazione totale comunitaria al programma (artt.31 e 32 ), al fine di permettere l’avvio effettivo del programma. Successivamente la Commissione effettua i pagamenti sotto forma di rimborsi di spese effettivamente sostenute e certificate. Una innovazione sostanziale rispetto al periodo precedente di programmazione, risiede nella facoltà per la Commissione di disimpegnare le quote pre-assegnate (disimpegno automatico) se non sono state oggetto di richiesta di pagamento entro il secondo anno successivo all’impegno (artt.31 e 32). Un’altra novità risiede nell’introduzione del meccanismo della riserva di efficacia ed efficienza (artt.7 e 44) che consiste nell’accantonamento, da parte della Commissione, di una parte (4%) delle risorse assegnate ad ogni stato membro e della possibilità di una loro riassegnazione, dopo il 2003, ai programmi che presentano performances di realizzazione più elevati secondo indicatori in grado di riflettere efficacità di gestione e rapida esecuzione finanziaria. L’accresciuto decentramento nella gestione dei programmi prevede un rafforzamento ed un miglioramento dei dispositivi di controllo di regolarità e trasparenza di utilizzo delle risorse finanziarie. Il regolamento (artt.38 e 39) impone criteri più severi introdotti già da qualche anno con l’approvazione del Reg.(CE) 2064/97. La Commissione europea impone agli Stati membri l’organizzazione e l’attestazione di controlli, da parte di strutture indipendenti o non funzionalmente collegati all’autorità responsabile della realizzazione del programma, che riguardino almeno il 5% della spesa totale sovvenzionabile e un campione rappresentativo dei progetti o delle iniziative approvati. In quest’ambito, la Regione Emilia-Romagna ha individuato una struttura denominata “Pista di controllo” presso la Direzione Generale “Risorse finanziarie e strumentali”. In ordine all'applicazione del Reg. 2064/97 è incorso un'operazione di rilevazione e mappatura dei sistemi di gestione e controllo utilizzati, al fine di pervenire all'elaborazione di un'adeguata pista di audit quale strumento organizzativo orientato a pianificare e gestire le attività di controllo nell'ambito del sistema di gestione dei programmi cofinanziati dall'Unione Europea attraverso i Fondi strutturali. E' attualmente in atto l'analisi delle informazioni di base rilevanti ai fini della definizione di una metodologia di campionamento coerente con l'art. 3 del Regolamento suddetto che consenta di trarre conclusioni globali sull'efficacia dei sistemi di gestione e di controllo. Il Piano regionale di Sviluppo Rurale 30 Il Piano di Sviluppo Rurale si inserisce a pieno titolo tra gli strumenti adottati dal governo regionale per promuovere il comparto agricolo, si propone di promuovere un'evoluzione differenziata delle diverse realtà agricole presenti in Regione, grazie alla valorizzazione dei punti di forza specifici e ad un'integrazione virtuosa fra tutela dell'ambiente e sviluppo socio-economico. Pertanto l'obiettivo 30 vedi capitolo 1 Attuazione e partecipazione alle politiche comuni - La Politica Agricola 63 globale è accrescere la competitività delle imprese, mantenendo la coesione e l'integrazione dei sistemi socio-economici territoriali e favorendo la salvaguardia delle risorse ambientali. Il Piano regionale di sviluppo rurale si articola in tre Assi principali: L'Asse 1 - Sviluppo della competitività delle imprese - persegue l'obiettivo di rafforzare la competitività del sistema delle imprese e l'evoluzione differenziata della realtà agricola e comprende misure finalizzate ad innalzare la competitività delle imprese agricole, così come delle strutture di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli; L'Asse 2 - Ambiente - concorre al raggiungimento dell'obiettivo di promuovere uno sviluppo sostenibile che faccia della tutela dell'ambiente un servizio rivolto al benessere della collettività ed un'opportunità di valorizzazione dell'agricoltura e dello sviluppo rurale; L'Asse 3 - Sviluppo locale integrato -concorre all'obiettivo di riconoscere il ruolo polifunzionale dell'agricoltura ed attuare una strategia integrata per le zone rurale e si articola su due fronti complementari: quello della diversificazione delle attività economiche e quello della valorizzazione del territorio. Programma regionale di sviluppo rurale - piano finanziario 2000-2006 (in milioni di euro) contributo UE asse 1 "Sostegno competitività imprese" asse 2 "Ambiente" Asse 3 "Sviluppo locale integrato" Valutazione Totale 131,35 213,82 33,31 1,93 380,41 cofinanziamento Pubblico totale 322,72 427,64 78,93 3,86 833,15 quota privata 360,12 0 57,45 0 417,57 Totale 682,84 427,64 136,38 3,86 1250,72 Il nuovo obiettivo 2 L'obiettivo 2 è finalizzato a sostenere la riconversione economica e sociale delle zone con problemi strutturali e si applica alle zone in fase di cambiamento socioeconomico nei settori dell'industria e dei servizi, nelle zone rurali in declino, nelle zone urbane in difficoltà e nelle zone dipendenti dalla pesca in crisi. Il nuovo obiettivo 2 quindi, oltre ad assorbire gli obiettivi 2 e 5b del precedente periodo di programmazione 1994-1999, include anche le zone urbane e quelle dipendenti dalla pesca. Il Regolamento n. 1260/199931 ha fissato nel 18% il limite massimo della popolazione comunitaria ammissibile all'obiettivo 2 e la Commissione europea ha stabilito il massimale di popolazione32 ammissibile per Stato membro, che per l'Italia è di 7,402 milioni di abitanti, (13% della popolazione italiana) ed ha stabilito la ripartizione degli stanziamenti33 tra gli Stati membri che, per l'Italia è di 2.522 milioni di euro così ripartiti: • 2.145 milioni di euro per le zone ammissibili all'obiettivo 2, • 377 milioni di euro quale forma di aiuto transitorio destinato alle zone che erano ammissibili agli obiettivi 2 e 5b nel periodo 1994/1999 e che non sono più ammissibili nella nuova programmazione. 31 art. 4 par. 2 32 Decisione della Commissione europea n. 1771/1999 del 1° luglio 1999 33 decisione della Commissione europea n. 1772/1999 del 1° luglio 1999 64 In seguito, la Commissione europea, di concerto con le autorità italiane, ha definito nel dettaglio le zone34 in cui si applica l'obiettivo 2. A livello nazionale, la delibera del CIPE35 del 4 agosto 2000 ha fissato le percentuali di cofinanziamento della quota nazionale stabilendo il 70% a carico del Fondo di rotazione ed il restante 30% a carico delle Regioni; prevede inoltre che l'intero importo stanziato di 2.522 milioni di euro sia posto a carico del solo FESR. Alla Regione Emilia-Romagna sono state assegnate risorse pari al 4,7% delle disponibilità per l'obiettivo 2; a fronte di una quota di popolazione pari a 387.651 abitanti sono state assegnate risorse per 112,34 milioni di euro oltre alle zone in phasing-out a cui è stata attribuita una popolazione di 131.920 abitanti e 5,96 milioni di euro. A queste risorse andranno aggiunte le quote relative all'indicizzazione che saranno successivamente quantificate di concerto con la Commissione europea. Rapportando gli stanziamenti complessivi alla popolazione ammissibile36 in Italia risulta uno stanziamento pro-capite di 289,8 euro per il periodo 2000/2006 mentre per le zone in phasing-out l'importo pro-capite è pari a 63,8 euro. La zonizzazione dell'obiettivo 2 in Italia L’individuazione delle aree eligibili al nuovo ob.2 è stata ratificata dalla Commissione europea nel corso del mese di luglio 2000. La decisione comunitaria è intervenuta a seguito di un intenso negoziato fra il Governo italiano e le Autorità europee. La proposta italiana è stata oggetto di una difficile concertazione tra l’Amministrazione centrale e le Regioni e Province Autonome coinvolte di cui si richiamano in sintesi le principali tappe: a) accordo fra Regioni e fra Regioni e Amministrazione centrale per la fissazione di massimali di popolazione entro i quali le singole Regioni hanno avanzato le proprie proposte di candidatura di aree (accordo siglato nella Conferenza dei Presidenti di Regione del 22 luglio 1999); b) proposta di candidatura italiana trasmessa dal Ministero Tesoro e Bilancio all’Autorità comunitaria il 1 ottobre 1999; c) rilievi alla proposta italiana da parte della Commissione europea in data 11.10.1999 che ha sollevato obiezioni di non rispondenza ai criteri previsti dalla normativa comunitaria ed ha invitato l’Autorità italiana a presentare una proposta rivista che doveva prevedere la riallocazione di una quota complessiva di popolazione pari a 303.895 abitanti; d) proposta di ripartizione per regione della quota da riallocare presentata il 2 marzo 2000 dal Ministro del Tesoro ai Presidenti delle Regioni del centro-nord; e) ridefinizione delle candidature regionali a seguito della riallocazione (per la Regione EmiliaRomagna, delibera della Giunta regionale n.923 del 6.6.2000 ); f) presentazione nuova proposta alla Commissione europea da parte del Ministero Tesoro e Bilancio (21 giugno 2000); g) approvazione della decisione comunitaria di individuazione delle aree italiane eligibili al nuovo obiettivo 2 (Decisione C(2000) 2321 del 27 luglio 2000). 34 decisione della Commissione europea 2000/530 del 27 luglio 2000 notificata con il n. 2327/2000 35 deliberazione CIPE n. 95/2000 del 4 agosto 2000, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 258 del 4 novembre 2000 36 pari a 7.401.817 abitanti 65 A seguito di alcune errori ed inesattezze nell’elenco descrittivo delle aree il Ministero del Tesoro, su segnalazione delle Regioni interessate ha richiesto alla Commissione europea di rivedere la Decisione riportando le integrazioni necessarie; tali correzioni di mero rilievo tecnico, non incidono comunque né sul numero di abitanti complessivo né sull’articolazione territoriale fra le varie regioni. La modifica della decisione comunitaria, al gennaio 2001, era ancora in corso. Il nuovo DocUP Emilia-romagna 2000-2006 A seguito dell’individuazione delle aree in ritardo di sviluppo37 la Regione Emilia-Romagna ha trasmesso alla Commissione europea il 27 novembre 2000 la bozza di DocUP con la proposta di strategia e interventi per le aree Obiettivo 2 per il periodo 2000-2006 e le aree a sostegno transitorio nel periodo 2000-2005. L’Obiettivo 2 intende favorire la riconversione economica e sociale delle aree con difficoltà strutturali, sia a declino industriale sia a carattere rurale. Il DocUP prevede aiuti alle piccole e medie imprese e il sostegno a interventi di sviluppo territoriale. Una parte delle aree Obiettivo 2 può avvalersi inoltre della deroga prevista dal Trattato UE38 per cui è possibile concedere aiuti agli investimenti anche per le grandi imprese. Il DocUp si articola in due Assi principali che opereranno in forte sinergia fra loro. Il primo Asse è orientato ad affrontare e sostenere le attività d’impresa. Le Misure relative si indirizzano quindi all’offerta di strumenti di supporto finanziario per la realizzazione di nuove unità produttive, per il rafforzamento delle piccole e medie imprese, della impresa minore e del lavoro autonomo professionale, per la nascita di imprese innovative, per il sostegno alle imprese turistiche e a quelle operanti nel sociale, nonché per lo sviluppo delle reti fra impresa e per l’orientamento dei programmi di sviluppo locale. Il secondo Asse è finalizzato alla costruzione di programmi di sviluppo locale mirati ai fabbisogni e alle vocazioni delle subaree provinciali anche attraverso il coordinamento e l’integrazione dei programmi provinciali di sviluppo. L’integrazione tra le misure del primo Asse ed i programmi di sviluppo locale contemplati nel secondo Asse sarà favorita anche per il tramite della determinazione dei fabbisogni finanziari di ciascuna subarea in coerenza con le finalità e gli orientamenti dei programmi di sviluppo locale. Per quanto riguarda le aree che fruiranno di un sostegno transitorio, il relativo programma di sviluppo è mirato sostanzialmente alla promozione tecnologica, alla qualificazione delle aree industriali e produttive ed all’integrazione sociale dei lavoratori immigrati. A tali interventi si affianca il terzo Asse relativo all’assistenza tecnica che ha l’obiettivo più generale di favorire la efficiente realizzazione del programma. A tal fine si avvarrà di strutture di supporto ed assistenza all’attuazione, sorveglianza e valutazione del programma. La proposta di DocUP prevede un costo totale di 245,4 milioni di euro, di cui 122,7 a carico del FESR e la restante quota di cofinanziamento pubblico è suddivisa per il 70% a carico di risorse statali e per il 30% di risorse regionali; le quote private sono indicativamente stimate in 727,7 milioni di euro che si aggiungono al costo totale. 37 decisione della Commissione europea 2000/530 del 27 luglio 2000 pubblicata in GUCE L 223 del 4 Settembre 2000 38 art. 87.3.C 66 DocUP Obiettivo 2 Regione Emilia-Romagna - periodo di programmazione 2000-2006 Piano finanziario indicativo (in milioni di euro) Asse Asse 1 - sostegno alle imprese: aree obiettivo aree in phasing-out programmazione negoziata per Asse 2 lo sviluppo locale: aree obiettivo aree in phasing-out Assistenza tecnica: aree obiettivo aree in phasing-out Totale generale totale aree obiettivo totale aree in phasing-out 59,630 56,655 2,975 cofinanziamento pubblico 59,630 56,655 2,975 119,260 113,310 5,950 60,592 60,592 121,184 57,676 2,916 2,478 2,355 0,123 122,700 116,686 6,014 57,676 2,916 2,478 2,355 0,123 122,700 116,686 6,014 115,352 5,832 4,956 4,710 0,246 245,400 233,372 12,028 contributo UE Totale Il nuovo obiettivo 3 Per la programmazione degli interventi, l'Italia ha scelto di utilizzare gli strumenti del Quadro Comunitario di Sostegno e dei Programmi Operativi, anziché utilizzare il Documento Unico di Programmazione, come invece suggerito dal regolamento generale sui Fondi strutturali39. Sulla base del documento "Quadro di riferimento per sviluppare le risorse umane, aumentare e migliorare l'occupazione" è stato elaborato il "Piano Nazionale obiettivo 3" che è stato trasmesso alla Commissione europea in data 29 ottobre 1999. Successivamente40 il Programma Operativo Nazionale ed i Programmi Operativi Regionali sono stati trasmessi alla Commissione europea. Tutti i documenti della nuova programmazione 2000-2006 sono stati concertati tra l'Ufficio Centrale Orientamento e Formazione Professionale dei Lavoratori del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e tutti i soggetti istituzionali e sociali interessati: Regioni, Amministrazioni centrali dello Stato, Associazioni dei Comuni, Province, rappresentanti del Terzo Settore e rappresentanze delle Parti Sociali. La Commissione europea ha approvato41 il "Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) per gli interventi strutturali comunitari previsti dall'obiettivo n. 3 in Italia" in cui sono definite le strategie, priorità e relativi obiettivi specifici nonché la partecipazione dei fondi strutturali e delle altre risorse finanziarie. Per l'intero periodo il costo totale previsto è di 8.720 milioni di euro, di cui 3.887 a carico del Fondo sociale europeo. Per l'attuazione del QCS sono previsti sei assi prioritari e quindici Programmi Operativi. Sono inoltre individuati gli indicatori, di efficacia - capacità gestionale finanziari, e il loro peso relativo che saranno utilizzati per stimare la performance di attuazione: ciò consentirà alla Commissione europea di assegnare in quota proporzionale allo stanziamento iniziale, entro il 31 dicembre 2003, la riserva del 4% accantonata in base all'art. 7, comma 4, del Regolamento (CE) n. 1260/1999, ai titolari dei programmi che hanno dimostrato buone capacità realizzative. Gli assi prioritari fissati sono: 39 Regolamento (CE) n. 1260/1999 40 il 14 dicembre 1999 41 decisione C1120 del 18 luglio 2000 67 Asse A -Sviluppo e promozione di politiche attive del mercato del lavoro per combattere e prevenire la disoccupazione, evitare a donne e uomini la disoccupazione di lunga durata, agevolare il reinserimento dei disoccupati di lunga durata nel mercato del lavoro e sostenere l'inserimento nella vita professionale dei giovani e di coloro, uomini e donne, che si reinseriscono nel mercato del lavoro; Asse B - Promozione di pari opportunità per tutti nell'accesso al mercato del lavoro, con particolare attenzione per le persone che rischiano l'esclusione sociale; Asse C - Promozione e miglioramento della formazione professionale, dell'istruzione e dell'orientamento, nell'ambito di una politica di apprendimento nell'intero arco della vita, al fine di: agevolare e migliorare l'accesso e l'integrazione nel mercato del lavoro, migliorare e sostenere l'occupabilità e promuovere la mobilità professionale; Asse D -Promozione di una forza lavoro competente, qualificata ed adattabile, dell'innovazione e dall'adattabilità nell'organizzazione del lavoro, dello sviluppo dello spirito imprenditoriale, di condizioni che agevolino la creazione di posti di lavoro nonché della qualificazione e del rafforzamento del potenziale umano nella ricerca nella scienza e nella tecnologia; Asse E - Misure specifiche intese a migliorare l'accesso e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e all'attività imprenditoriale e a ridurre la segregazione verticale ed orizzontale fondata sul sesso nel mercato del lavoro; Asse F - Accompagnamento del QCS e dei Programmi Operativi. I 15 Programmi Operativi previsti42 sono stati approvati dalla Commissione europea con singole decisioni il 21 settembre 2000. Il PON, relativo ad azioni di sostegno ai sistemi formativi e del lavoro ed al loro processo di integrazione, e concordato tra Regioni, Province Autonome ed il Ministero stesso, assorbe una percentuale pari al 5% delle risorse finanziarie dedicate all'obiettivo 3 ed assumerà forme di gestione concertata per garantire la piena attuazione e rispetto delle competenze definite nella normativa nazionale. Al fine di assicurare l'immediato avvio dei Programmi operativi obiettivo 3 ed evitare il rischio di disimpegno automatico, ancora prima che fosse conclusa la procedura formale della loro approvazione da parte della Commissione europea, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica è intervenuto43 fissando l'entità del cofinanziamento pubblico nazionale, pari all'80% per i POR e al 100% per il PON, ed autorizzando tempestivamente un'anticipazione pari al 7% del complessivo fabbisogno di cofinanziamento statale per il periodo 2000-2006, secondo la ripartizione annuale di competenza. Il nuovo Programma Operativo Emilia-Romagna 2000-2006 Con deliberazione del Consiglio regionale n. 1275 del 3 novembre 1999 è stato adottato il documento di orientamento per il programma operativo regionale obiettivo 3 - Fondo sociale europeo 2000/2006 e con deliberazione della Giunta regionale n. 403 del 1° marzo 2000 sono state approvate le linee guida per l'elaborazione del Complemento di programmazione regionale. In seguito a intensi negoziati con la Commissione europea che hanno comportato inoltre alcune modifiche alla proposta iniziale, è stato approvato il POR con decisione (CE) n. 2066 del 21 settembre 2000 e la Giunta regionale ne ha preso atto con deliberazione n. 1639 del 3 ottobre 2000. 42 14 Programmi Operativi Regionali (POR) a diretta responsabilità delle Regioni del Centro Nord e Province Autonome di Bolzano e di Trento, ed il Programma Operativo Nazionale (PON) a titolarità del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale 43 deliberazione CIPE n. 94 del 4 agosto 2000 68 Per l'intero periodo il costo totale previsto è fissato in 1.246 milioni di euro, di cui 556,6 - pari al 45% del costo totale - a carico del Fondo sociale europeo. P.O.R. Emilia-Romagna ob. 3 - Piano finanziario 2000-2006 (in milioni di euro) Asse contributo UE cofinanziamento pubblico quota privata Totale 205,303 250,925 0 456,228 47,143 57,619 0 104,762 Asse A sviluppo e promozione di politiche attive del lavoro… Asse B promozione di pari opportunità per tutti nell'accesso al mercato del lavoro… Asse C 0 promozione e miglioramento della formazione professionale, dell'istruzione, dell'orientamento… 145,909 178,334 0 324,243 84,136 102,834 9,348 196,318 57,441 70,205 0 127,646 Asse F assistenza tecnica 16,705 20,417 0 37,122 TOTALE GENERALE 556,637 680,334 9,348 1246,319 ripartizione risorse per obiettivo 2 56,939 69,592 0,956 127,487 Asse D promozione di una forza di lavoro competente, qualificata ed adattabile… Asse E migliorare l'accesso e partecipazione delle donne mercato del lavoro… la al Nel POR sono descritte sinteticamente le 15 Misure ricomprese nei sei assi prioritari, con gli obiettivi da perseguire, le iniziative da realizzare, i destinatari e l'organismo attuatore. Gli assi del POR sono articolati nelle seguenti misure: Misura A.1 Misura A.2 Misura A.3 Misura B.1 Misura C.1 Misura C.2 Misura C.3 Misura C.4 Misura D.1 - Organizzazione dei nuovi servizi per l'impiego; Inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro di giovani e adulti nella logica dell'approccio preventivo; Inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro di uomini e donne fuori dal mercato del lavoro da più di sei o dodici mesi; Inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi svantaggiati; Adeguamento del sistema della formazione professionale e del sistema dell'istruzione; Prevenzione della dispersione scolastica e formativa; Formazione superiore; Formazione permanente; Sviluppo della formazione continua, della flessibilità del mercato del lavoro e della competitività delle imprese pubbliche e private con priorità alle piccole e medie imprese (PMI); 69 Misura D.2 Misura D.3 Misura D.4 Misura E.1 Misura F.1 Misura F.2 - Adeguamento delle competenze della Pubblica Amministrazione; Sviluppo e consolidamento dell'imprenditorialità con priorità ai nuovi bacini d'impiego; Miglioramento delle risorse umane nel settore della Ricerca e Sviluppo tecnologico; Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro; Spese di gestione, esecuzione, monitoraggio, controllo; Altre spese di assistenza tecnica. All'asse A è destinato quasi il 37% delle risorse complessive del PO di cui l'84,5% riservato alla "prevenzione della disoccupazione di giovani e adulti"; nell'asse D, a cui è destinato complessivamente il 15% delle risorse, almeno l'80% del finanziamento pubblico relativo alle attività formative sarà destinato alle PMI. Alle aree rientranti nell'obiettivo 2 vengono destinati 127 milioni di euro. L'Autorità di gestione referente per il POR è la Direzione Generale regionale "Formazione professionale e Lavoro". Per avviare con la massima tempestività le attività comprese nel POR sono state approvate le "Direttive regionali stralcio per l'avvio della nuova programmazione 20002006"44 in cui, oltre a fissare regole minime comuni all'insieme del sistema regionale per dare attuazione alle norme contenute nei regolamenti comunitari e nei documenti programmatori regionali per l'utilizzo del Fondo sociale europeo, sono ripartite le risorse tra le Province e fissati obiettivi annui di efficienza della spesa che, se non raggiunti, danno luogo ad una decurtazione di risorse sulla successiva annualità e l'assegnazione delle suddette risorse agli enti di programmazione (Province e Regione) più efficienti. Per velocizzare, inoltre, la propria capacità di spesa e garantire il rispetto degli adempimenti comunitari, d'intesa con le Amministrazioni provinciali, la Regione Emilia-Romagna ha attivato una modalità innovativa e semplificata di pagamenti che punta sulla esternalizzazione di tutto il procedimento in modo da ridurre i tempi di attesa esistente tra i pagamenti effettuati dai soggetti che gestiscono attività finanziate e i rimborsi fatti dalla Amministrazione titolare del programma. La deliberazione della Giunta regionale n. 615 del 1° marzo 2000 e la determinazione del Direttore Generale alla Formazione Professionale e Lavoro n. 8125 del 29 agosto 2000 sulle "Modalita' di liquidazione/erogazione dei contributi - Direttive stralcio per l'avvio della nuova programmazione 2000/2006" prevedono, tramite gli Istituti di credito che gestiscono le Tesorerie di Regione e Province, il ricorso al "Pagamento in conto sospeso" di una somma iniziale del 10% erogata ai soggetti gestori a titolo di anticipo ad avvio significativo delle attivita' e sulla base delle spese maturate, e successivi acconti periodici sulla base delle spese effettivamente sostenute dagli stessi fino alla concorrenza massima del 95% del finanziamento concesso. Il 17 novembre 2000 si è svolta a Bologna la prima riunione del Comitato di Sorveglianza del POR Emilia-Romagna obiettivo 3, i cui membri sono stati nominati con decreto del Presidente della Giunta regionale n. 442. Nel corso della riunione il Comitato di Sorveglianza: • ha approvato il proprio regolamento interno e le relative modalità di funzionamento; • confermato il complemento di programmazione riformulato in seguito alle indicazioni fornite dalla Commissione europea in sede di negoziato sul POR; • preso atto dei criteri di selezione e valutazione delle operazioni finanziate nel primo anno di programmazione. 44 deliberazione della Giunta regionale n. 539 del 1° marzo 2000 70 Nel corso della riunione è stato presentato il piano di informazione e pubblicità della nuova programmazione FSE, sono state fornite informazioni anche sullo stato di attuazione del POR al 31 ottobre 2000,sulla sovvenzione globale attuata per le misure D3 e D4, sulle procedure per l'individuazione del valutatore indipendente. Lo stato di attuazione del programma operativo regionale Le "Direttive regionali stralcio per l'avvio della nuova programmazione" prevedevano di procedere ad un primo bando di progetti, per una quota significativa delle risorse disponibili, mediante avvisi pubblici da emanare tra la fine del mese di marzo e la metà di aprile 2000. Con deliberazione della Giunta regionale n. 596 del 1° marzo 200045 è stato attivato il primo bando regionale con scadenza 5 maggio 2000. Complessivamente le attività approvate dalla Regione e dalle Amministrazioni provinciali sono state 2.938 per un totale di oltre 396 miliardi di lire pari a circa il 16% dell'assegnato complessivo del POR, con un aumento del 10% rispetto alla prima annualità del programma. Obiettivo 3 - POR Emilia-Romagna 2000-2006 situazione al 31 dicembre 2000 (in milioni di euro) asse Assegnazioni Anni Assegnazioni 2000-2006 Anno 2000 asse A asse B asse C asse D asse E asse F Totale 456,228 104,762 324,244 196,318 127,646 37,122 1246,32 500 62,448 14,703 47,09 27,553 17,915 5,21 174,919 num attività approvate 628 223 574 1259 246 8 2938 Costo Totale Attività 62,395 18,297 47,594 40,366 22,631 13,279 204,562 Contributo Pubblico Richiesto 61,437 17,972 46,948 34,072 22,076 13,279 195,784 Attuazione ob. 3 - situazione al 31 dicembre 2000 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 asse A asse B asse C asse D asse E asse F Assegnazioni Anni 2000-2006 Assegnazioni Anno 2000 Contributo Pubblico Richiesto 45 pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione n. 58 del 6 aprile 71 di cui FSE 28,078 8,233 21,417 18,165 10,184 5,976 92,053 Nel corso del 2000 si è proceduto a notificare alla Commissione europea il regime di aiuti all'occupazione previsto dalla L.R.25 novembre 1996 n.45 “Misure di politica regionale del lavoro”. Il suddetto regime di aiuti, già notificato nel precedente periodo di programmazione 1997/99, è stato nuovamente autorizzato dalla Commissione per tutta la durata del Programma Operativo Ob.3 - FSE - periodo 2000/200646. Nelle more dell’autorizzazione, le Province hanno, comunque, dato avvio sulla base delle direttive regionali all’attuazione delegata degli interventi previsti dagli articoli 8 e 9 della L.R.45/96 a favore delle fasce deboli, dei disoccupati di lunga durata e dei lavoratori iscritti alle liste di mobilità. Tutte le Province hanno, quindi, già provveduto alla programmazione dei suddetti interventi, riservando per la loro attuazione durante il primo anno complessivamente quasi 2, 5 miliardi di lire. Entrando nel merito dei progetti approvati dalla Regione Emilia-Romagna, nella Misura A1 Organizzazione dei nuovi servizi per l'impiego - prosegue il progetto di definizione degli standard di qualità dei servizi per l’impiego, (vedi descrizione in ob. 3 programmazione 1994-1999). La definizione degli standard minimi viene supportata da azioni regionali di accompagnamento alla certificazione di qualità dei servizi, processo avviato in via sperimentale in un Centro per l’Impiego per poi essere esteso, negli anni successivi, ad altre strutture e servizi. Un progetto prevede la definizione di un modello di accreditamento per le strutture private che intendono convenzionarsi con le rete dei servizi pubblici per l’impiego. In questo caso, l’obiettivo è quello di determinare requisiti minimi strutturali in grado di offrire agli utenti garanzie adeguate di affidabilità e qualità delle strutture private che intendono collaborare con il sistema dei servizi pubblici. E' stato inoltre approvato un progetto di monitoraggio dei servizi per l’impiego sul territorio regionale al fine di costruire un modello di monitoraggio in grado di evidenziare i dati quantitativi e qualitativi degli utenti serviti dai Centri per l’Impiego, di consentire una valutazione degli scostamenti dei servizi dagli standard definiti e di offrire alle Province dati omogenei e organici relativi ai servizi erogati. Sono stati inoltre avviati, nel secondo semestre dell’anno, un Executive Master di alta formazione per esperti di politiche di genere nel mercato del lavoro e un Master per esperti di politiche e servizi per l’impiego. La finalità delle due attività corsuali è quello di dotare dirigenti ed operatori dei servizi di una formazione specialistica nel campo delle politiche del lavoro, in modo da incrementare la qualità dei servizi offerti e di rafforzare la capacità di progettazione e di direzione delle strutture. Nella Misura A2 – Inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro di giovani e adulti nella logica dell’approccio preventivo - gli aspetti più innovativi riguardano la sperimentazione della metodologia dell’intervento personalizzato, mirato ai fabbisogni specifici del soggetto, all’interno di un percorso integrato di interventi che si compone di diverse modalità operative: di carattere informativo, consulenziale, di accompagnamento, formativo etc. Anche le esperienze dei tirocini formativi e di orientamento ricevono particolare attenzione nell’ambito dei progetti approvati, in particolare con la predisposizione di modelli e di metodologie da diffondere e trasferire all’intero territorio regionale. Nella Misura A3 – Inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro di uomini e donne fuori dal mercato del lavoro da più di sei o dodici mesi - le tipologie di azione rientrano tutte nella categoria degli aiuti alle persone e riguardano, in particolare, corsi di formazione post-diploma, sperimentazione di percorsi integrati e personalizzati di orientamento al lavoro e di work experiences nell’ambito dei nuovi bacini di impiego Nella Misura B1 – Inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi svantaggiati - da sottolineare la presenza qualificante dell’approccio individualizzato e integrato, l’alto numero di progetti rivolti al 46 L’esito positivo dell’esame comunitario sulla L.R.n.45/96 è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione EmiliaRomagna n.151 del 27 ottobre 2000 72 tema del collocamento mirato dei soggetti disabili con elaborazione di strumenti, servizi e metodologie di carattere sperimentale e innovativo. Nella Misura C1 – Adeguamento del sistema della formazione professionale e del sistema della istruzione - sono state approvate in particolare le seguenti tipologie di intervento: - Iniziative di sostegno e miglioramento della qualità delle organizzazioni e delle strutture formative attraverso piani di riordino, adeguamento e ammodernamento delle attrezzature didattiche, il potenziamento dei sistemi telematici di collegamento tra sedi provinciali e sedi regionali - Formazione a favore dei dirigenti provinciali e regionali - Attività di valutazione e monitoraggio delle work experiences - Azioni relative alla costruzione del sistema delle Unità formative capitabilizzabili (UFC) e dei crediti formativi. In questo contesto va segnalata una iniziativa sperimentale volta a costruire un sistema dei crediti formativi per gli obiettori di coscienza nell’ambito del servizio civile - Azioni rivolte alla Formazione a distanza (FAD) - Azioni di sviluppo dell’accreditamento delle strutture formative - Sistema di monitoraggio delle figure professionali sociali e socio-sanitarie, con particolare attenzione alle cooperative sociali di tipo A - Azione sperimentale di diffusione di buone prassi per l’integrazione di allievi disabili attraverso il Web - Potenzialità del Web in rapporto alle azioni innovative sperimentabili negli istituti scolastici. Nella Misura C2 – Prevenzione della dispersione scolastica e formativa - i progetti approvati presentano forti caratteri di innovatività e si caratterizzano per il coinvolgimento di più attori congiunti alla scuola, quali i servizi sociali, le cooperative sociali, gli enti di formazione. Tali azioni riguardano la sperimentazione di strumenti di prevenzione nei confronti della dispersione scolastica e formativa e la sperimentazione di metodologie per la prevenzione della dislessia. Nella Misura C3 – Formazione superiore - sono state finanziate le seguenti tipologie di azione: - sperimentazione di azioni interregionali di formazione a distanza e di utilizzo di nuove tecnologie. Tra questi citiamo i progetti rivolti alla formazione di profili specialistici di alto livello nel settore artistico-musicale attraverso metodologie FAD e il progetto relativo alla sperimentazione in simulazione di impresa nell’ambito della new economy; - percorso di alta formazione (master) su profili innovativi legati in particolare alle nuove tecnologie e alla globalizzazione dei mercati - monitoraggio e valutazione dei progetti Fortis-IFTS Nella Misura C4 – Formazione permanente - i progetti approvati riguardano le azioni di sistema a favore dei centri territoriali permanenti per l’istruzione e la formazione in età adulta, cui si correla l’azione di formazione formatori e la costituzione di un Centro Studi relativo alle operazioni internazionali di pace. Nella Misura D1 – Sviluppo della formazione continua, della flessibilità del mercato del lavoro - gli interventi di formazione continua nel settore privato assorbono la quasi totalità delle risorse destinate a questa misura dal bando in oggetto. Sviluppo competitivo, benchmarking, pianificazione strategica, possibilità di espansione aziendale legata alla New Economy rappresentano alcuni dei settori più rilevanti. Sono stati approvati anche alcuni progetti relativi al sostegno nei confronti delle politiche di rimodulazione degli orari e di flessibilizzazione del mercato del lavoro. Sono previste inoltre azioni di formazione per gli operatori degli sportelli rivolti ai lavoratori atipici. 73 Nella Misura D2 – Adeguamento delle competenze della Pubblica Amministrazione - i progetti riguardano: azioni di sviluppo organizzativo a sostegno delle strategie dell’Agenda della Modernizzazione della Regione interventi formativi sull’acquisizione di competenze relative all’approccio integrato per il miglioramento progressivo delle politiche di sostenibilità ambientale azioni di ricerca sulla tematica della sussidiarietà e interventi formativi relativi finalizzati all’innovazione nel campo della gestione dei servizi pubblici. Nella Misura E1 – Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro - i progetti approvati si distribuiscono equamente ed in modo alquanto omogeneo in riferimento alle varie finalità di cui si compone la misura: conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa, inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro, creazione femminile d’impresa e di lavoro autonomo, creazione e sviluppo di condizioni di contesto favorevoli alle pari opportunità Da sottolineare la forte presenza di azioni formative e di intervento integrato nell’ambito della New Economy, e pertanto la predisposizione di percorsi di accompagnamento verso profili professionali emergenti e innovativi, ad alto contenuto di qualificazione tecnica, spesso all’interno di progetti di creazione d’impresa. Da segnalare anche la presenza di un’azione consistente rivolta all’inserimento professionale delle donne immigrate, con aspetti anche di particolare innovatività là dove si propongono profili professionali medio-alti (giornaliste) Informazioni e documenti sul Fondo sociale europeo sono reperibili sui siti: //www.regione.emiliaromagna.it/formazione/fse/index.htm e //sifp.regione.emilia-romagna.it/ Il Programma PESCA Il Regolamento generale di revisione dei Fondi strutturali prevede il sostegno comunitario ad azioni strutturali nel settore della pesca, dell’acquacoltura e della trasformazione e commercializzazione dei relativi prodotti attraverso uno specifico fondo a finalità strutturale SFOP (strumento finanziario orientamento pesca). Le azioni intraprese con il contributo dello SFOP nelle aree obiettivo 1 rientrano nella programmazione di detto obiettivo mentre nelle aree fuori obiettivo 1 sono oggetto di un unico programma (Docup) per Stato membro. Il Docup “Pesca – Regioni fuori obiettivo 1” sviluppa una strategia basata su una priorità di intervento per azioni di riequilibrio fra sforzo di pesca e risorse biologiche, dando impulso all’adeguamento della flotta mediante il potenziamento delle misure di arresto definitivo e di riorientamento. Ulteriori priorità sono individuate nell’erogazione di incentivi diretti a sostenere le attività di commercializzazione e trasformazione, nella realizzazione di investimenti per infrastrutture portuali, nel sostegno alla piccola pesca costiera. Il programma, in corso di approvazione da parte dell’autorità comunitaria, è strutturato in 5 assi di intervento all’interno dei quali sono collocate specifiche misure attuative. Asse 1 Adeguamento dello sforzo da pesca Asse 2 Rinnovo ed ammodernamento della flotta Asse 3 Protezione, sviluppo delle risorse acquatiche, acquacoltura, attrezzature dei porti di pesca, trasformazione e commercializzazione, pesca acque interne Asse 4 Altre misure (piccola pesca costiera, misure socio economiche, azioni promozionali, arresto temporaneo delle attività, misure innovanti) Asse 5 Assistenza tecnica 74 Il programma prevede, per il periodo di programmazione 2001-2006, un contributo comunitario pari a 99,6 milioni di euro ed un contributo nazionale di 121,7 milioni di euro. E’ previsto inoltre una contribuzione dei privati stimata in circa 161 milioni di euro. La gestione del programma è in capo al Ministero Politiche agricole e forestali – Direzione generale Pesca e Acquacoltura ma è prevista la gestione diretta di una parte delle misure a carico delle singole Regioni. Programmazione 1994-1999 OBIETTIVO 2 L’obiettivo 2 fa riferimento alla riconversione delle Regioni o delle parti di Regioni gravemente colpite dal declino industriale. Sono state previste due fasi di programmazione triennale con possibilità di adeguamento delle zone ammissibili alla fine del primo triennio. Il contributo finanziario comunitario avviene attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Sociale Europeo (FSE). L'obiettivo 2 è stato attuato attraverso due distinti periodi di programmazione, il primo dei quali riferito alle annualità 1994-1996 è formalmente terminato il 30 giugno 1999. Il DocUP approvato nella Regione Emilia-Romagna per il periodo 1994-199647 prevedeva un contributo dei fondi strutturali di 12 milioni di euro per il triennio: l'attuazione finanziaria dell'intero DocUp si è attestata al 95% delle risorse programmate con utilizzo pari quasi al 100% per quanto riguarda il FESR e circa il 65% per il FSE.48 Le regole dei Fondi strutturali prevedono la possibilità di effettuare impegni fino al 31 dicembre 1999 e pagamenti fino al 31 dicembre 2001. Il DocUP ob. 2 Emilia-Romagna 1997-1999 La decisione comunitaria 96/472/CE del 26 luglio 199649, modificata dalla decisione 1999/477/CE del 29 giugno 1999, ha stabilito l’elenco delle aree interessate alla realizzazione dell’obiettivo 2 per il periodo di programmazione 1997-1999 inserendo altre aree regionali oltre a quelle individuate nel precedente periodo di programmazione50. Il Documento unico di programmazione per gli interventi strutturali comunitari nella Regione Emilia-Romagna per il periodo 1997-199951 prevede un contributo dei Fondi strutturali per il triennio di 14,171 milioni di euro: di questi 11,337 milioni di euro sono a carico del FESR e 2,834 milioni di euro a carico del FSE. Il DocUp è articolato in quattro Assi: Qualificazione e sviluppo d’impresa, Patto territoriale sub area ferrarese e Valorizzazione delle risorse umane, nonché Assistenza tecnica FESR e FSE. Il piano finanziario del DocUP prevedeva un costo totale pari a 40,9 milioni di euro ed una spesa pubblica pari a 38,4 milioni di euro. In aggiunta alle risorse del DocUP la Regione Emilia-Romagna 47 decisione della Commissione europea C (94) 3410 del 14 dicembre 1994 48 per maggiori informazioni si rimanda ai precedenti Eurorapporto 49 la decisione 96/472/CE e successiva modifica, aggiunge all'elenco iniziale le zone dei Comuni di Ro Ferrarese, Copparo (parte) e Ferrara (parte) ed esclude alcune sezioni censuarie dei Comuni di Carpi, Reggio Emilia e Correggio 50 la decisione della Commissione europea 94/169/CE del 20 gennaio 1994 comprendeva Carpi, Cavezzo e Novi di Modena, Campagnola Emilia, Correggio, Fabbrico, Reggio Emilia (circoscrizioni 2, 7 e 8), Rio Saliceto, Rolo e San Martino in Rio 51 approvato dalla Commissione europea con decisione C (97) 1145 del 7 maggio 1997 75 ha stanziato ulteriori fondi con un Programma aggiuntivo regionale per complessivi 5,876 miliardi lire. Il piano originario ha registrato poi un incremento del costo totale del programma a 41,9 milioni di euro grazie soprattutto ad una maggiore partecipazione dei privati nelle misure 1.6 "Sviluppo dell'innovazione" e 2.1 "Sostegno allo sviluppo di PMI". Al 31 dicembre 1999, termine ultimo fissato dalla Commissione europea per impegnare le risorse, la Regione Emilia-Romagna ha raggiunto l’obiettivo di impegnare tutte le risorse disponibili previste dal DocUP, compresi i fondi relativi al Programma aggiuntivo regionale. Lo stato di attuazione del programma 1. L’avanzamento finanziario Obiettivo 2 - Emilia-Romagna - DocUP 1997-1999 situazione al 31 dicembre 2000 in euro costo totale A Assi 1. 2. 3. 4. Qualificazione e sviluppo d'impresa (FESR) Patto territoriale sub area Ferrara (FESR) Valorizzazione delle risorse umane (FSE) Assistenza tecnica FESR FSE Totale Docup misure FESR misure FSE impegni B pagamenti C % B/A % C/B % C/A 28.885.000 29.061.768 22.393.027 101 77 78 6.240.000 7.932.209 4.355.991 127 55 70 5.910.000 867.000 480.000 387.000 41.902.000 5.791.569 949.159 634.442 314.717 43.734.705 3.286.948 600.295 342.609 257.686 30.636.261 98 109 132 81 104 57 63 54 82 70 56 69 71 67 73 35.605.000 6.297.000 37.628.419 6.106.286 27.091.627 3.544.634 106 97 72 58 76 56 2. Lo stato di attuazione delle misure E' possibile individuare 4 diverse tipologie di interventi: • misure di aiuto agli investimenti (1.1, 1.2, 1.3); • misure di servizi finanziari (1.4, 2.1); • misure di animazione economica e tecnologica (1.5, 1.6, 2.2, 2.3); • misure di formazione (3.1, 3.2, 3.3). Complessivamente l'attuazione delle Misure di aiuto agli investimenti (1.1, 1.2, 1.3) ha impegnato circa 38,7 miliardi di lire per 453 imprese in gran parte di piccolissime dimensioni (circa il 70% con meno di 5 addetti) ed appartenenti prevalentemente all'industria tessile, della fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo, della fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici e delle costruzioni. Si è rilevato che tali aziende hanno investito circa 229,5 miliardi di lire e registrato un incremento occupazionale di circa 1580 addetti. Le Misure di servizi finanziari (1.4, 2.1) hanno perseguito l'obiettivo di favorire lo sviluppo degli investimenti attraverso azioni che contestualmente consentono l'accesso al credito, contenendo l'onere finanziario delle imprese. In relazione alle due sottomisure relative, sono state istruite e deliberate domande a favore di 20 imprese che hanno avviato progetti per un investimento totale di 8,3 miliardi di lire a fronte di una garanzia ammissibile pari a 5,4 miliardi. 76 Le Misure di animazione economica e tecnologica (1.5) erano mirate al supporto alla creazione di un ambiente esterno favorevole allo sviluppo della competitività delle PMI nelle aree obiettivo, in particolare in tema di innovazione ed ambiente, attraverso azioni di informazione, ricerca, sperimentazione ed assistenza tecnica. L'animazione per la creazione di impresa intendeva sostenere la creazione di nuove iniziative imprenditoriali innovative o connesse allo sviluppo del terzo settore attraverso l'animazione del territorio, l'attivazione della domanda di imprenditorialità, l'orientamento alla progettazione, l'assistenza allo sviluppo dei piani di impresa. La qualificazione ambientale prevedeva interventi di sensibilizzazione ed informazione, sperimentazione e concertazione finalizzati alla promozione di una sensibilità ambientale nelle imprese e alla diffusione delle opportunità, anche finanziarie, derivanti dallo sviluppo di eco-business e dall'adozione da parte delle stesse aziende di strumenti e misure di azione preventiva a favore dell'ambiente e dello sviluppo economico sostenibile. Le attività svolte hanno visto la realizzazione di 27 seminari informativi, l'attivazione di un sito web sulle modalità di adeguamento alla normativa relativa alla gestione dei rifiuti industriali, la pubblicazione di tre numeri di una newsletter, l'avvio di 3 progetti pilota per l'adozione del regolamento EMAS nelle imprese, la concretizzazione di tre bilanci ambientali, l'avvio di un progetto pilota per l'individuazione di una metodologia di LCA (Life Cycle Assessment) e la realizzazione di uno studio di fattibilità per l'introduzione di tecnologie pulite nelle imprese. La misura di sviluppo dell'innovazione (1.6) si è sostanziata in alcuni progetti pilota presentati da consorzi e società consortili costituiti fra università, centri servizi e centri di ricerca, associazioni di categoria, sui seguenti due macro temi: miglioramento delle performance aziendali e miglioramento delle reti di imprese. Globalmente sono stati presentati 12 progetti, di cui 9 hanno ottenuto il finanziamento. La Misura per l'animazione e le strutture di sostegno all'economia locale (2.2) prevedeva la realizzazione di un pacchetto di interventi mirati a promuovere e presentare le opportunità presenti sul territorio, rafforzare l'attrattività dell'area ferrarese per l'insediamento di nuove imprese provenienti dall'esterno, favorire la qualificazione imprenditoriale nell'area nonché realizzare interventi mirati e selettivi nel campo infrastrutturale al fine di superare ostacoli alo sviluppo dell'area. Nell'insieme la misura ha registrato 360 imprese direttamente coinvolte in attività di animazione, 825 imprese destinatarie del materiale informativo, 6500 imprese raggiunte dalle diverse attività di animazione, nonché 16 convegni e seminari organizzati. E' inoltre in corso di realizzazione l'esecuzione delle opere infrastrutturali selezionate: la realizzazione di un incubatore modulare per nuove imprese, la realizzazione di itinerari e piste ciclabile a Copparo e Ro per lo sviluppo del turismo ambientale e di un approdo turistico fluviale a Ro. La Misura relativa al trasferimento tecnologico territoriale (2.3) aveva l'obiettivo di favorire lo sviluppo sul territorio ferrarese di una struttura promotrice di azioni di trasferimento tecnologico ed in grado di rafforzare i legami tra la comunità della ricerca ed il sistema produttivo locale. Ne è scaturito l'avvio di cinque progetti pilota di ricerca, la realizzazione di due seminari e sei convegni, la creazione di un meeting point e vari contatti con imprese, la realizzazione di una banca dati per il monitoraggio delle opportunità di finanziamento a livello locale, regionale, nazionale e comunitario per l'innovazione, contatti diretti con centri di ricerca e trasferimento tecnologico, varie iniziative formative e la pubblicazione di newsletter. Le Misure di formazione si sono concentrate in un unico Asse contenente tre Misure, la cui gestione ed attuazione è stata delegata alle Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara. Gli interventi sono stati finalizzati alla riqualificazione del tessuto produttivo con particolare risalto al sostegno della crescita imprenditoriale delle aree interessate e all'innovazione delle imprese. Gli interventi previsti hanno portato al compimento di 182 corsi di formazione per complessivi 3798 partecipanti. Le 77 realizzazioni fisiche nelle aree territoriali interessate mostrano ridotti livelli di attuazione conseguenti alla difficoltà da pare del sistema formativo locale di rispondere alle esigenze di riqualificazione espresse dalle imprese, oltre che di intercettare l'utenza finale degli interventi. OBIETTIVO 5b L’obiettivo 5b era finalizzato ad agevolare lo sviluppo e l’adeguamento strutturale delle zone rurali con basso livello di sviluppo economico ed il contributo finanziario comunitario interviene attraverso il FESR, il FEOGA sezione Orientamento e il FSE. Il DocUP ob. 5b Emilia-Romagna 1994-1999 La decisione comunitaria 94/197 CE del 26 gennaio 1994 ha stabilito l’elenco dei Comuni ammissibili ed ha individuato, per la Regione Emilia-Romagna, 84 Comuni: 77 dell’appennino emiliano-romagnolo e 7 dell’area del basso ferrarese. Il DOCumento Unico di Programmazione per gli interventi strutturali comunitari nella Regione Emilia-Romagna approvato dalla Commissione europea52 è stato recepito e messo in attuazione dalla L.R. 7 aprile 1995 n. 23. Il programma prevedeva originariamente investimenti per circa 311 milioni di euro, con un contributo pubblico di 129 milioni di euro; il contributo complessivo comunitario ammontava a 57 milioni di euro di cui 28,5 a carico del FEOGA-orientamento, 21,5 a carico del FESR e 7 a carico del FSE. Nel corso del 1997, a seguito dell’evento sismico verificatosi in alcune aree dell’Umbria e delle Marche, l’Amministrazione centrale, d’accordo con le Regioni, ha chiesto ed ottenuto dalla Commissione europea l’assenso per un’azione di solidarietà nei confronti delle due Regioni colpite dal sisma attraverso la devoluzione di fondi europei programmati nei vari DocUP regionali. A seguito di tale decisione si è resa necessaria, per il DocUP Ob. 5b, una riprogrammazione e rimodulazione delle quote di partecipazione che ha determinato una riduzione del 17,38% del contributo comunitario e statale. All’epoca lo Stato italiano si impegnò a restituire le risorse devolute, alle Regioni che avessero raggiunto l’80% degli impegni e il 55% dei pagamenti al 31 dicembre 1998. A seguito del superamento di dette soglie (88,49% sugli impegni e 55,79% sui pagamenti), il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica53 ha deliberato di restituire alla Regione Emilia-Romagna la totalità delle risorse Obiettivo 5b devolute, pari a 16,8 milioni di euro. L’Amministrazione regionale ha destinato nuovamente tali risorse alle aree Obiettivo 5b emilianoromagnole ed ha provveduto ad assumere i relativi impegni entro la scadenza del 31 dicembre 1999. Nel corso del 2000 sono state realizzate prevalentemente attività di verifica tecnico-amministrativa e di controllo dei progetti/attività finanziati e di erogazione dei relativi contributi. Come previsto le liquidazioni termineranno entro il 31 dicembre 2001, dopo di che la Regione avrà tempo sei mesi per presentare la rendicontazione finale del Programma alla Commissione europea54. 52 decisione C(94) 3787 del 23 dicembre 1994 53 deliberazione CIPE n.75, del 9 giugno 1999 54 entro il 30.06.2002 78 Il DocUP è articolato in 6 sottoprogrammi e 34 misure e il coordinamento per l’attuazione del programma è assicurato dalla Direzione Generale Agricoltura. Lo stato di attuazione del programma 1. L’avanzamento finanziario55 DocUP 5b Regione Emilia-Romagna Periodo 1994-1999 situazione al 30 novembre 2000 in Euro Sottoprogrammi Costo totale A Impegni B Pagamenti C % B/A % C/A % C/B 1 - Valorizzazione delle attività agricole e delle zone umide (FEOGA) 75.443.815 84.637.009 53.627.085 112 71 63 2 - Valorizzazione turistica (FESR) 38.240.087 53.577.182 35.083.890 140 91 65 3 - Industria, artigianato e servizi alle imprese (FESR) 62.290.223 66.459.628 51.001.020 107 82 77 4 - Ambiente (FEOGA) 16.950.113 17.245.534 10.698.788 102 63 67 5 - Risorse umane (FSE) 14.690.129 16.053.429 15.849.852 109 108 100 582.220 724.453 328.456 124 56 45 208.196.587 238.493.657 167.489.090 115 80 70 6 - Attuazione Totale Programma N.B. gli impegni superano il 100% delle risorse previste nel piano finanziario rivisto a seguito dell'azione di "solidarietà terremoto" e sono comprensive anche degli impegni su risorse nazionali restituite e che la Regione ha destinate alle aree ob. 5b. 2. Lo stato di attuazione Sottoprogramma 1 “Valorizzazione delle risorse agricole e delle zone umide” Nell’ambito della misura 1.1 “Valorizzazione dei prodotti agro-silvo pastorali: obiettivo giovani”, ha finanziato azioni finalizzate a rafforzare la struttura aziendale (azione A) e a valorizzare le produzioni locali attraverso la promozione di strutture di stoccaggio e commercializzazione (azione B). A seguito dei tre bandi realizzati, sono stati ammessi a contributo circa 350 progetti; Gli interventi realizzati nell'ambito della misura 1.2 “Valorizzazione specie e razze animali” hanno teso a consolidare gli allevamenti attraverso il finanziamento di progetti le cui tipologie di interventi prevedevano l’acquisto di bestiame, gli adeguamenti strutturali aziendali e prove di miglioramento genetico su razze equine particolari (Bardigiana, del Delta). Sono stati finanziati circa 120 progetti. 55 I dati relativi ai Sottoprogrammi 1 e 4 sono provvisori. Manca l'aggiornamento della Misura 3.1 di competenza del Ministero dell'Industria, Commercio e Artigianato. 79 La misura 1.3 “Diversificazione delle produzioni vegetali” ha teso a favorire l’introduzione o la reintroduzione di colture il cui mercato è in equilibrio o in crescita. Complessivamente sono stati ammessi a contributo circa 70 progetti. La misura 1.4 “Attività integrative in azienda” ha finanziato 92 progetti. Nell’ambito della misura 1.5 “Razionalizzazione uso risorse idriche e recupero viabilità rurale interna” sono stati ultimati 22 progetti relativi al primo bando e nel corso del 2000 sono stati attuati altri 37 progetti con una prevalenza per le tipologie di azione riferite alle risorse idriche. Le attività previste dalla misura 1.6 “Assistenza tecnica e diffusione dell’informazione per la gestione delle zone umide” hanno riguardato in particolare la redazione e la diffusione (12.000 copie) della rivista “Laguna” (http://laguna.regione.emilia-romagna.it/Laguna.nsf) e l’attribuzione di borse di studio assegnate dall’Accademia delle Scienze dell’Università di Ferrara. E’ stato, inoltre, realizzato un sito web delle zone lagunari (http://www.regione.emiliaromagna.it/agricoltura/zoneumide/index.htm). L’attività avviata dalla misura 1.7 “Ricerca e sperimentazione per le zone umide” riguarda 16 progetti che affrontano tematiche relative al monitoraggio ambientale, al rapporto tra avifauna ed acquacoltura, all’integrazione fra attività agricola ed acquacolturale. La misura 1.8 “Riassetto infrastrutturale delle zone umide” ha finanziato 16 progetti per la maggior parte realizzati nella provincia di Ferrara. Sottoprogramma 2 “Valorizzazione turistica” Attraverso tre bandi sono stati finanziati: per la misura 2.1 “Valorizzazione turistica, culturale ed ambientale della Via Francigena (Via dei Romei)” 33 progetti finalizzati al recupero, restauro e valorizzazione di beni monumentali ed emergenze storico culturali. La misura 2.2 “Investimenti diretti a qualificare la ricettività” ha interessato aree 5b di tutte le nove Province per un totale di 94 progetti, presentati per la maggior parte, da privati (recupero ed ammodernamento di strutture alberghiere) ed in parte anche da Enti pubblici (recupero edifici storici, realizzazione di ostelli e campeggi). La misura 2.3 “Promozione e commercializzazione” ha coordinato le iniziative dei centri di promozione e commercializzazione già costituiti. I progetti ammessi a contributo, a seguito di quattro bandi, sono stati 25. L’attuazione della misura 2.4 “Strutture complementari per il turismo” attraverso 42 progetti ammessi a contributo, ha previsto una variabilità di azioni: dalla creazione di itinerari attrezzati per il turismo culturale, naturalistico e nautico, all’ammodernamento di piste da sci ed impianti di risalita, ad interventi complementari e centri di informazione. La misura 2.5 “Recupero delle borgate rurali a fini di ricettività turistica minore” ha registrato l’attivazione di 15 progetti. Inizialmente usufruibile solo da operatori privati, la misura ha ammesso anche operatori pubblici in occasione di un 2° bando. Sottoprogramma 3 “Industria, Artigianato e Servizi” Con la misura 3.1 “Aiuti agli investimenti di piccole e medie imprese” è stato possibile agevolare un totale di 326 progetti per iniziative nei settori della qualità, dell'ambiente e dell'innovazione. La misura 3.2 “Fondi di garanzia” è entrata in piena operatività solamente nel 1998 a seguito del ritardo dell’approvazione degli schemi di convenzione da parte della Commissione europea. La misura ha concesso garanzie a PMI ed imprese artigiane mediante la costituzione di fondi rischi presso tre Consorzi fidi regionali. Hanno avuto un buon esito le iniziative volte ad agevolare gli investimenti tramite fondi di garanzia con 130 operazioni e attraverso contributi in conto interessi con 35 progetti ammessi a contributo. Le misure 3.3 “Contributi per il contenimento degli oneri finanziari delle imprese” e 3.4 “Aiuti agli investimenti delle imprese artigiane” ha previsto finanziamenti in conto interessi alle PMI, alle 80 loro forme associative, alle imprese artigiane e loro forme associative. Sono stati ammessi a contributo oltre 200 progetti. La misura 3.5 “Contributi per l’acquisizione di servizi” ha visto 45 progetti ammessi a contributo per acquisire consulenze e servizi tecnici, da parte di PMI. Nell’ambito della misura 3.6 “Creazione di nuove imprese”, ben 202 imprese di nuova formazione hanno beneficiato di contributi in conto capitale per l'avviamento. Le nuove imprese sono prevalentemente microimprese e ditte individuali che svolgono attività tradizionali, in preponderanza attività di servizio soprattutto nel campo dei trasporti e dell’impiantistica. In attuazione della misura 3.7 “Animazione economica” Ervet SpA, incaricata dalla Regione quale soggetto attuatore, ha coordinato e raccordato l’attività di quattro strutture di sviluppo imprenditoriale che hanno operato nei quattro bacini in cui è stata ripartita l’area obiettivo. Il bilancio è sicuramente positivo: 274 iniziative informative alle quali hanno partecipato 1511 imprese e 200 enti locali, sono state assistite 285 imprese e 23 enti locali e si sono rivolti agli sportelli 1923 imprese e 106 enti locali. I contributi concessi nell’ambito della misura 3.8 “Infrastrutture tecnologiche a scala intercomunale” riguardano 11 progetti, localizzati nelle aree montane di sette ambiti provinciali (esclusi Ferrara e Ravenna) che hanno permesso l’attivazione di un sistema di reti multiuso in grado sia di fornire servizi differenziati ai cittadini ed alle imprese, sia di costituire la base tecnologica per ulteriori interventi destinati ad altri settori quali quello sanitario e socio assistenziale. Nell’ambito della misura 3.9 “Sistemi di stoccaggio e smaltimento rifiuti per piccole e medie imprese” è stata realizzata, ad opera dell’ARPA regionale, un’indagine conoscitiva sulle caratteristiche e sulle quantità di rifiuti speciali prodotti dalle PMI e sulle modalità di smaltimento e/o recupero che ha costituito un valido spunto per la sensibilizzazione nei confronti della questione ambientale. Sottoprogramma 4 “Ambiente” I contributi concessi nell’ambito della misura 4.1 “Parchi e riserve naturali” riguardano 21 progetti localizzati nell’ambito dei Parchi del Corno alle Scale, dell’Alto Appennino Modenese, dell’Alto Appennino Reggiano e della Riserva naturale Monte Prinzera e conclusi nel 1999. La misura 4.2 “Censimento del patrimonio naturale e delle sorgenti nelle aree protette” si è conclusa con la realizzazione di uno studio. La misura 4.3 “Rinaturalizzazione delle aree marginali” prevedeva diverse tipologie di interventi (ripristino e creazione di biotopi rari, recupero di aree degradate, di aree fluviali, consolidamento di versanti, regimazione dei corsi d’acqua, ricostituzione di aree boscate in pianura). Sono stati ammessi a contributo 74 progetti. Nel corso del 2000 si sono conclusi i progetti relativi all’annualità 1999. La misura 4.4 “Protezione e miglioramento del patrimonio forestale” prevedeva azioni di miglioramento dei boschi artificiali con introduzione di specie autoctone, conversione di cedui in fustaie, miglioramento dei soprassuoli degradati, viabilità forestale, ricostituzione aree di pregio. Sono stati ammessi al finanziamento 108 progetti. Nel corso del 2000 si sono conclusi i progetti relativi all’annualità 1999. Sottoprogramma 5 "Sviluppo risorse umane"56 Obiettivo del sottoprogramma era quello di favorire il mantenimento e lo sviluppo dell'occupazione nelle aree oggetto di intervento ed aveva il compito di supportare gli investimenti degli altri sottoprogrammi e di mettere in condizione tali investimenti di essere efficaci attraverso il 56 (le considerazioni riportate sono tratte da "Valutazione ex post del sottoprogramma 5 - Valorizzazione delle risorse umane (1994-1999) del novembre 2000 a cura di Network Formazione) 81 rafforzamento delle risorse umane. In quest'ambito il Sottoprogramma puntava a fornire le competenze specialistiche e trasversali a tre target di utenza: • le imprese che creano nuova occupazione nell'area grazie agli aiuti agli investimenti e quelle che hanno bisogno di una riqualificazione a seguito dell'attuazione di misure specifiche previste; • i giovani, per aiutare il loro inserimento professionale nell'area; • gli addetti e i tecnici delle varie imprese e dei servizi presenti su tutta l'area, per favorire il consolidamento dell'occupazione ed il mantenimento di attività competitive in loco. Il sottoprogramma comprendeva sei misure. Le prime tre prevedevano interventi di formazione in senso stretto, articolati nei tre settori "Agricoltura e prodotti tipici della montagna e della pesca", "Turismo e ambiente" e "Piccole e medie imprese". La quarta misura "Aiuti all'occupazione" aveva invece caratteri innovativo e sperimentale in stretto collegamento con le iniziative di formazione professionale attivate sull'area. La quinta misura "Azioni innovative a carattere trasversale" raccoglieva un insieme di azioni a carattere sperimentale tese a rimuovere gli ostacoli di natura geografica e sociale che concorrono a determinare un ritardo di sviluppo delle aree 5b. La sesta misura "Rafforzamento del sistema" rappresentava la condizione operativa per garantire qualità ed efficienza all'intero sottoprogramma. Complessivamente il Sottoprogramma ha finanziato 376 progetti articolati, come si è detto, in sei misure di intervento. Tali progetti sono stati per il 44% relativi ad attività di formazione sul lavoro, per il 37% di attività non corsuali e per il restante 19% di attività di formazione al lavoro e orientamento. Le persone coinvolte sono state 5309, di cui 3700 per formazione sul lavoro e 862 giovani disoccupati, per un impegno finanziario totale di 31,7 miliardi di lire. Quasi la metà delle risorse, quindi, è stata finalizzata ad attività non corsuali - ricerche e materiali didattici - in misura maggiore del previsto: minori risorse del previsto sono andate all'orientamento e alla formazione continua mentre maggiori risorse sono andate alla formazione al lavoro. Sottoprogramma 6 "Attuazione" Le attività avviate nell’ambito delle due misure “Valutazione e monitoraggio” e “Informazione, studi e ricerche” erano finalizzate a garantire un controllo del programma e l’informazione costante ai soggetti istituzionali e alle comunità locali sulle opportunità per gli operatori economici e le amministrazioni locali. Sono state realizzate guide sulle opportunità finanziarie offerte dall’obiettivo 5b alle imprese nella Regione, 14 attività informative di tipo seminariale, 2 convegni (di cui uno di rilevanza internazionale), 7 rapporti di monitoraggio, 8 rapporti di valutazione esterna e materiale informativo e multimediale vario (agende, Cd-Rom, audiovisivo, targhe, manifesti, sito web Obiettivo 5b). OBIETTIVO 3 L’obiettivo 3 era finalizzato alla lotta contro la disoccupazione di lunga durata e a facilitare l’inserimento professionale dei giovani e l’integrazione delle persone minacciate di esclusione dal mercato del lavoro. Per il raggiungimento di queste finalità, la Commissione europea ha approvato57 il Quadro Comunitario di Sostegno per le Regioni italiane del Centro-Nord per un costo complessivo di 2.891 milioni di euro ed un contributo FSE di 1.316 milioni di euro (circa 2.600 miliardi di lire) e con i sei assi prioritari d’intervento: 57 decisione n. 94/1417 del 5 agosto 1994 82 Asse 1: Inserimento o reinserimento di disoccupati di lunga durata o esposti alla disoccupazione di lunga durata; Asse 2: Rafforzamento della formazione iniziale ed inserimento dei giovani nel mercato del lavoro; Asse 3: Integrazione o reintegrazione delle persone esposte al rischio di esclusione sociale; Asse 4: Promozione della parità di opportunità tra uomini e donne sul mercato del lavoro; Asse 5: Rafforzamento dei sistemi di formazione e di impiego. A questi, per il periodo 1997-1999, si è aggiunto l’Asse 6: Parco Progetti - Una rete per lo sviluppo locale -58approvato nell’ambito del programma operativo multiregionale (POM). Il Parco Progetti è stato finanziato attraverso le risorse date dal deflatore comunitario e dalle risorse dei titolari dei P.O. ob. 3 che al 31 dicembre di ogni anno non sono riusciti a raggiungere le soglie di impegno finanziario prefissate. Il P.O. ob. 3 Emilia-Romagna 1994-1999 Nell’ambito del QCS ob. 3 per le Regioni italiane del Centro-Nord, la Commissione europea59 ha approvato il Programma Operativo della Regione Emilia-Romagna per un costo complessivo 423,4 milioni di euro ed un contributo di FSE di 190 milioni di euro per il periodo 1 gennaio 1994-31 dicembre 1999. Obiettivo 3 - Emilia-Romagna - P.O. 1994-1999 situazione al 31 dicembre 2000 in euro Assi 1 2 3 4 5 inserimento disoccupati lunga durata inserimento giovani nel mdl integrazione nel mondo del lavoro formazione pari opportunità rafforzamento sistemi fp/impiego Totale Programma costo totale A impegni B pagamenti C % B/A % C/B % C/A 75.015.145 248.575.556 63.708.705 29.896.427 6.195.996 79.148.587 264.780.403 62.285.263 32.841.858 6.533.323 69.289.995 237.538.016 57.422.893 29.003.642 5.208.205 106 107 98 110 105 88 90 92 88 80 92 96 90 97 84 423.391.829 445.589.434 398.462.751 105 89 94 I dati di attuazione finanziaria e fisica collocano la Regione Emilia-Romagna a livelli di eccellenza nell'ambito della realizzazione del Quadro comunitario di sostegno dell'obiettivo 3. Nell'ambito della spesa, l'Emilia-Romagna si posiziona al terzo posto dopo Provincia Autonoma di Trento, Valle d'Aosta e Provincia Autonoma di Bolzano, ma è la prima delle grandi Regioni e questo ha avuto riflessi positivi sul nuovo periodo di programmazione. Infatti l'Unione europea, nell'attribuire le risorse relative al periodo 2000-2006, ha tenuto in considerazione anche la capacità e la qualità della spesa delle Regioni e ciò ha permesso di incrementare le risorse inizialmente previste da 2.100 miliardi a 2.300, quasi mille in più rispetto al periodo 1994-1999. L'efficienza realizzativa, la capacità di impegno e la capacità di utilizzo delle risorse finanziarie mostrano performances molto elevate, in particolare per l'asse 2 "inserimento giovani" ed anche per l'asse 4 "formazione pari opportunità" si evidenziano valori superiori alla media del Centro-Nord 58 approvato dalla commissione con decisione n. 970034/I/3 del 30 novembre 1997 59 decisione C(94)3236 del 14 dicembre 1994 modificata dalle decisioni C(98)1545 del 2 luglio 1998, C(1999)1203 del 20 maggio 1999 e C(2000) 529 del 4 aprile 2000 83 nel caso del rapporto tra spesa e programmato. E' da sottolineare come gli interventi per i giovani sono stati rivolti in particolare a quelli in uscita dalla scuola dell'obbligo, ai drop-ou scolastici, ai diplomati e qualificati, ciò denota l'alta attrattività del sistema di formazione regionale come percorso di arricchimento delle conoscenze e competenze valido ai fini dell'inserimento lavorativo. Nel corso del 2000 sono terminate alcune attività precedentemente approvate mentre altre iniziative approvate con l'intento di anticipare le opportunità aperte dalla riforma dei fondi strutturali proseguono con il finanziamento sulla nuova programmazione 2000-2006 del nuovo obiettivo 3. Per questi progetti è quindi difficile fare una netta separazione . La Regione Emilia-Romagna è impegnata da alcuni anni nella costruzione di un sistema di monitoraggio e valutazione delle performance delle politiche del lavoro e della formazione. La spinta a implementare un sistema organico di rilevazione dei risultati è venuta prioritariamente, a partire dai primi anni ’90, dalla Commissione Europea. L’Emilia-Romagna è stata fra le prime regioni italiane a sperimentare un sistema di monitoraggio e valutazione puntuale dei risultati ottenuti dalle politiche a favore della formazione professionale e dell’occupazione in generale. Nell’annualità 2000 si è realizzato un numero elevato di attività di monitoraggio e valutazione delle politiche regionali per l’occupazione, generalmente cofinanziate dal Fondo Sociale Europeo. Nel caso della formazione professionale, il “Progetto per la predisposizione di un sistema per l’attività di valutazione dell’efficacia occupazionale dei piani formativi FSE regionali e provinciali”, per un costo complessivo di lire 275.400.000, ha permesso di consolidare la metodologia regionale di valutazione ex post della formazione per disoccupati. Rilevando i risultati occupazionali dei piani di formazione professionale a gestione regionale e provinciale e confrontandoli con i dati che erano stati ottenuti in indagini precedenti si sono ottenute informazioni fondamentali per la programmazione dei piani formativi. Il progetto “Monitoraggio e valutazione degli strumenti di transizione al lavoro (work experiences)”, per un costo complessivo di 96.060 euro, si è prefisso di consolidare il sistema di monitoraggio e valutazione delle azioni di work experiences realizzate in questi anni in EmiliaRomagna. L' analisi comprendeva tutti quegli strumenti di politica del lavoro che mirano a promuovere la transizione al lavoro: tirocini formativi e di orientamento, borse di lavoro, piani di inserimento professionale, progetti per la mobilità geografica. L' obiettivo era quello di rilevare le caratteristiche quanti/qualitative dei progetti per la transizione promossi finora nel contesto regionale. Specialmente nel caso dei tirocini formativi e di orientamento professionale, (che costituiscono l’oggetto prevalente dell’analisi), si è trattato di evidenziare le caratteristiche degli utenti, delle aziende che ospitano tirocinanti, degli enti che promuovono progetti per la transizione nonché gli esiti occupazionali e professionali di tali esperienze. Il progetto LAPO (Il LAvoro POssibile per promuovere l’accesso al lavoro di soggetti svantaggiati) ha inteso mettere a punto modelli e strumenti per sostenere il collocamento mirato di soggetti svantaggiati regolato dalla L.68/99 recepita dalla L.R 14/99. Le iniziative realizzate si possono configurare come un laboratorio sperimentale per assicurare operatività alla occupabilità dei soggetti svantaggiati attraverso l’attivazione di azioni quali il monitoraggio del mercato del lavoro regionale in relazione alla forza lavoro, la sperimentazione di un modello operativo di analisi e valutazione delle competenze e delle opportunità di lavoro offerte dalle imprese, la creazione di una banca dati che consenta di fare incontrare le esigenze delle aziende con le effettive professionalità e potenzialità lavorative di persone disabili o svantaggiate. E’ stato realizzato inoltre un piano di percorsi formativi individualizzati, anche con esperienze di 84 tirocinio e colloqui di orientamento per la messa a punto di un modello di formazione individualizzata, gli interventi di formazione dei tutor, tutto questo nella direzione di implementare gli strumenti di attuazione della nuova legge sul collocamento dei disabili. In particolare lo strumento del tirocinio si è rivelato una efficace modalità di inserimento che ha favorito l’acquisizione di competenze professionali da parte del tirocinante e ha consentito alla azienda ospitante di attrezzarsi per favorire un adeguato inserimento lavorativo della persona disabile. L’avvio dei nuovi servizi per l’impiego nella Regione Emilia-Romagna ha visto svilupparsi da parte della Regione azioni di assistenza tecnica nei confronti delle Province, titolari, con il DLgs 469/97 e con la L.R. 25/98, di detti servizi. In particolare nella seconda parte del 1999 e nei primi mesi del 2000 la Regione ha sostenuto le Province nel definire la localizzazione dei nuovi Centri per l’Impiego rispetto ai bacini d’utenza previsti dal DLgs 469/97 stesso. Al 31/12/2000 risultavano attivati 39 Centri per l’Impiego in grado di offrire agli utenti tutti i servizi di base previsti dagli indirizzi nazionali e regionali. Ad accompagnare tale azione di coordinamento e supporto sono intervenuti progetti più diretti di assistenza tecnica, tesi a definire aspetti relativi all’architettura del sistema regionale dei servizi pubblici per l’impiego e a determinarne le regole di funzionamento del sistema stesso. Alla fine del ’99 è stato attivato un progetto di definizione degli standard di qualità dei servizi per l’impiego, progetto che, con la condivisione delle Province e della Commissione Regionale Tripartita, sta portando alla definizione di standard di qualità dei servizi da raggiungere nel medio termine (2006). Tale progetto ha consentito anche l’individuazione delle best practises attualmente presenti nell’erogazione dei servizi sul territorio. Attualmente il progetto con finanziamenti sul nuovo obiettivo 3 riguarda la definizione di standard minimi di qualità su cui attestare i servizi fin dal 2002. Per rispondere alle esigenze di formazione degli operatori dei servizi per l’impiego sono stati attivati, tra il 1999 e il 2000, interventi di formazione che hanno coinvolto oltre 800 unità e che hanno consentito un significativo miglioramento delle competenze degli operatori stessi. Il “Sistema Informativo Lavoro” rappresenta un tema cruciale per la costruzione di un'efficace rete di servizi per l’impiego. Con questa consapevolezza, la Regione ha intrapreso numerose attività volte ad individuare risposte operative adeguate alle esigenze comuni espresse dalle Province. Con la firma della convenzione (giugno 2000) tra l’Agenzia Emilia-Romagna Lavoro ed il Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale, che disciplina le modalità ed i termini per la realizzazione e la gestione del Sistema Informativo Lavoro, secondo quanto previsto dal Dlgs 469/98 è avvenuto il trasferimento delle risorse informatiche costituite dai beni hardware e software, fra cui l’applicativo Netlabor3, e dai relativi servizi di installazione, collaudo e manutenzione presso le sedi dei Centri per l’Impiego della Regione Emilia-Romagna. Nei mesi estivi si è proceduto alla consegna ed installazione presso le sedi dei Centri per l’Impiego dell’apparecchiatura hardware (server) e del relativo software presso le rispettive sedi dei Centri per l’impiego della Regione Emilia-Romagna. In attesa della piena operatività degli applicativi forniti dal Ministero, la Regione è intervenuta per normalizzare le banche-dati del collocamento e per consentire un utilizzo ottimale ed omogeneo dei dati di tutti i Centri della regione. Su richiesta delle Province la Regione ha individuato le necessità prioritarie comuni propedeutiche all’installazione dell’applicativo Netlabor3. In collaborazione con le Provincie, negli ultimi mesi del 2000 la Regione ha intrapreso un’attività di censimento delle competenze e conoscenze 85 informatiche degli operatori dei Centri per l’impiego al fine di individuare un livello minimo di conoscenze necessario all’utilizzo dei nuovo applicativi. A sostegno dell'attività degli operatori, sono stati resi disponibili strumenti per facilitare lo scambio e la fruizione di informazioni tra utenti dei centri per l’impiego, i tecnici provinciali ed i tecnici regionali. I Programmi Operativi Multiregionali (POM) La Circolare 30 settembre 1998 n. 114 del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale stabiliva modalità e termini per la richiesta di finanziamento annualità 1998 e 1999 del POM 970034/I/3 “Parco Progetti: una rete per lo sviluppo locale” e prevedeva tre distinte misure: accordi territoriali, progetti in rete e promozione di lavoro e di impresa per nuovi bacini di impiego. Il “Parco progetti” è un programma operativo multiregionale e pur essendo a titolarità del Ministero del Lavoro ne è stata affidata la responsabilità sia di programmazione che di attuazione alle Regioni. Il coordinamento è stato garantito da Tecnostruttura per le fasi di preistruttoria sui progetti valutati dalle Regioni e di assistenza tecnica: tutoraggio, assistenza progettuale, formazione dei responsabili di procedimento, azioni di divulgazione e diffusione delle buone prassi; mentre a Isfol è stato demandato il monitoraggio e la valutazione finale. La Regione Emilia-Romagna nell’ambito delle risorse assegnate (2.174.090 euro di Fondo Sociale Europeo sull’asse 6 e 217.410 euro di FSE sull’asse 5) ha finanziato diversi progetti. Nel precedente Eurorapporto sono stati descritti tre progetti: uno relativo all’apprendistato, uno per la “Creazione di nuova occupazione tramite la formazione della figura sperimentale dell’educatore/trice familiare e l’avvio di nuovi servizi per l’infanzia” ed uno per “Tecnico per la gestione dei cantieri di costruzione portuali e ambientali”. Di seguito un breve resoconto di ulteriori significativi progetti: il progetto "Iniziative d'accompagnamento e tutoraggio per lo sviluppo dell'impresa cooperativa e dell'occupazione" realizzato unitamente alle Regioni Lazio, Lombardia, Marche e Piemonte, è finalizzato al consolidamento di nuove cooperative e alla creazione di nuova occupazione in settori innovativi quali: ambiente, turismo, servizi alla persona ed alla collettività, informatica e multimedialità, servizi sociali. Le singole azioni regionali avevano l'obiettivo di sperimentare un modello di formazione imprenditoriale innovativo e l'implementazione di un servizio di assistenza tecnica alla creazione d'impresa riproponibili in altre aree. Tali azioni sono state articolate in: formazione formatori, progetti di orientamento e formazione imprenditoriale, assistenza tecnica alla creazione d'impresa e formazione tecnica. Nella misura "progetti in rete" il progetto interregionale "Rete di servizi per l'area pelle", svolto in collaborazione con la Regione Puglia, si è prefisso di potenziare la competitività delle aziende calzaturiere italiane, attraverso la costituzione di una rete informativa, il rafforzamento della collaborazione tra i distretti, l'adeguamento della professionalità degli addetti, l'introduzione di nuove tecnologie, l'individuazione e la diffusione di buone prassi aziendali. Nell'ambito del progetto è stato dato l'avvio ad un Centro di Documentazione sull'Area pelle in Emilia-Romagna, il supporto alla creazione di analogo centro di servizio in Puglia, la costituzione della rete tra i centri e con le imprese. Nella misura "Promozione di lavoro e di impresa, nuovi bacini di impiego" si citano due progetti interregionali, entrambi con la Regione Toscana ed in collaborazione con l'Assessorato Politiche Sociali, Educative e Familiari, conclusisi nel corso del 2000: "La promozione delle Banche del Tempo" e "Creazione di nuova occupazione attraverso la promozione della finanza etica e la nascita di cooperative di servizi finanziari per lo sviluppo dell'economia sociale". 86 Il primo progetto si inserisce nel quadro delle attività per la strutturazione della finanza etica in Italia e si prefigge di creare nuovi posti di lavoro nelle cooperative già operanti nel settore o appena costituite e di sostenere la creazione di nuovi sbocchi occupazionali nell'ambito dell'economia del no-profit tramite il supporto finanziario alle imprese sociali. Per l'elaborazione teorica, monitoraggio e valutazione delle esperienze di "altra economia" già attive sul territorio, è stato attivato un rapporto di collaborazione con la Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Modena. Il secondo progetto, di durata biennale, mira a diffondere la conoscenza dello strumento "Banca del Tempo" (BdT) attraverso la promozione di associazioni no-profit impegnate nello scambio di tempo e la creazione di reti di BdT, la fornitura di servizi per facilitarne la nascita e lo sviluppo di nuove, la predisposizione di adeguati moduli formativi di sostegno, il radicamento delle buone pratiche e la conclusione di partenariati tra soggetti pubblici e/o privati, l'individuazione delle condizioni per creare nuova occupazione esterna alle BdT. Nella misura "accordi territoriali" si segnala il progetto regionale "S.I.T.I.FORM - Formazione just in time nell'ambito dei servizi integrati territoriali per l'impiego" che ha inteso qualificare e ri-orientare il sistema della formazione professionale nella provincia di Ferrara (territorio inserito all'interno dei Patti territoriali, dei Programmi d'area e del Programma speciale d'area), favorendo il potenziamento degli elementi più innovativi della programmazione attraverso la sperimentazione di percorsi formativi on the job e just in time. Nel 1999 il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha approvato e finanziato, nell’ambito del P.O.M. 940029 I/3 “Asse 4. Interventi per la formazione professionale e l’occupazione da realizzare nelle aree del Centro Nord. Promozione delle pari opportunità tra uomini e donne sul mercato del lavoro“ ha finanziato due progetti: “ITINERE” e “Telelavoro e formazione individualizzata per l’impiego e l’autoimpiego della donna nel mondo del lavoro”. Gli obiettivi del progetto “Itinere - Misure a favore dell’impiego, dell’autoimpiego e dell’imprenditoria femminile fanno riferimento a due temi chiave: la definizione e la sperimentazione nei territori provinciali di percorsi di transizione al lavoro individualizzati; la qualificazione delle reti e delle risorse pubbliche e private a sostegno dell’occupazione femminile. Partners della regione Emilia Romagna sono stati la Toscana, l'Umbria, la Provincia Autonoma di Bolzano e le Provincie dell’Emilia Romagna. Con questo progetto si è inteso raccogliere le opportunità e le esigenze aperte dal processo di decentramento dei servizi per il lavoro. L’iniziativa, avviata nell’aprile 1999, prevedeva, a fianco di alcune azioni di sistema (la definizione di un modello d’inserimento, la formazione degli operatori, la creazione di un sito per il lavoro delle donne, la produzione di guide per gli operatori), un pacchetto significativo di attività ricondotte alla programmazione delle Province. Tutte le Province hanno potuto programmare in ogni sede locale iniziative di tirocinio e di supporto rivolte, in ciascun ambito, a due gruppi diversi di disoccupate. Contemporaneamente sono state realizzate le azioni di sistema. Il progetto è stato caratterizzato dalla scelta di agire su due livelli contemporaneamente, la persona (promuovendo gli interventi locali di supporto all’inserimento lavorativo) ed il contesto (con azioni dirette a specializzare e qualificare l’attività dei servizi). In tale direzione sono state sviluppate: • l’elaborazione di un modello di percorso per la transizione al lavoro capace di tenere conto delle diversità delle persone in relazione ai differenti contesti territoriali provinciali, caratterizzato da attività di orientamento e formative “in alternanza” integrate e riproducibili (il tirocinio); • la realizzazione di interventi di sensibilizzazione rivolti al contesto e finalizzati alla qualificazione delle reti e delle risorse pubbliche e private a sostegno dell’occupazione femminile. 87 Le iniziative di tirocinio ed orientamento dirette all’inserimento delle donne, hanno interessato 243 donne, ed il costo complessivo del progetto è stato di circa 2.120 milioni, dei quali il 10% messo a disposizione dalla Regione e dalle Provincie. A distanza di circa due mesi dal percorso formativoorientativo, il 45% di donne si sono dichiarate occupate e quasi il 60% ha affermato di lavorare nell’azienda in cui era stato svolto il tirocinio. Sono state prodotte due guide per gli operatori, la prima finalizzata alla progettazione dei percorsi di inserimento e di transizione al lavoro attenta alla differenza di genere, la seconda destinata agli operatori dei servizi per il lavoro. E’ stato inoltre realizzato un sito web ove è possibile trovare informazioni su: normative, servizi per il lavoro, buone prassi, creazione d’impresa, forme di lavoro, ecc. Il progetto Prostitution Inclusion Network presentato dall’Assessorato alle politiche sociali, familiari, scuola e qualità urbana della Regione Emilia Romagna è stato approvato, nell’ambito del P.O.M. 940030 I/3 “I percorsi dell’esclusione Sociale“ gestito dal Dipartimento per gli Affari Sociali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per la somma complessiva di L. 468.750.000, di cui L. 210.937.500 a carico del FSE. Il progetto multiregionale, attraverso il coinvolgimento della Provincia di Teramo, è iniziato nel 1999 ed è terminato a settembre 2000. L’azione multiregionale è stata realizzata tramite incontri cadenzati e un raccordo continuo di scambio in fase progettuale e in itinere delle diverse azioni, in particolare l’esperienza della Regione Emilia Romagna ha fatto da “apripista” rispetto al progetto-pilota della provincia di Teramo. Le azioni del progetto, dislocate in aree diversificate ma omogenee, sono state, in Emilia Romagna, affidate agli enti locali di alcune tra le principali città della regione che dal 1996 lavorano in rete tra loro nel campo della prostituzione e del disagio femminile. Destinatarie dell’intervento sono soggetti (immigrati e non) inoccupati/disoccupati senza titolo o con titolo di studio debole o ad alto rischio di esclusione (in particolare donne immigrate disoccupate con pregressa esperienza di prostituzione di strada od anche di prostitute che stando ancora sulla strada possano, attraverso un processo di motivazione e di orientamento, modificare profondamente il proprio vissuto). Attraverso corsi di alfabetizzazione della lingua italiana di 100 ore ed un Laboratorio motivazionale di 150 ore, si è inteso attivare percorsi di crescita e di autonomizzazione per ragazze vittime della tratta. Tale intervento ha voluto essere una iniziale sperimentazione, all’art.18 del Testo Unico della disciplina sull'immigrazione (Legge n. 40/98); le azioni sono state realizzate dalle AUSL di Rimini e di Cesena, dal Consorzio Comunale di Ravenna e dal Comune di Reggio Emilia. Azioni di orientamento ed informazione, svolte dai Comuni di Modena e Reggio Emilia in raccordo con osservatori territoriali, provinciali, regionali e nazionali, hanno fornito una mappatura del fenomeno prostituzione su strada, l'attivazione di drop-in center e la produzione di materiale informativo e didattico per orientare e facilitare l'accesso rispetto ai servizi socio-sanitari, alle offerte di formazione professionale e al miglioramento della vita Un intervento formativo di 150 ore, che ha formato 10 "operatrici pari" cioè operatrici sociali in grado di fare azione di mediazione sociale e interculturale con i destinatari finali, è stato invece svolto dal Comune di Modena. Sempre nell'ambito del P.O.M. 940030 "I percorsi dell'esclusione sociale" è stato approvato il progetto regionale "Operatore addetto ai servizi alla famiglia e alle persone non autosufficienti (OSS)" realizzato tra settembre 1999 e dicembre 2000. Il finanziamento è stato di circa 1.049 milioni di lire (364 di FSE, 283 di cofinanziamento nazionale, 202 contributi regionali. e 199 di contributi Enti Locali). Gli enti attuatori (Provincie di Piacenza e Ravenna, i Comuni di: Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Imola, Bondeno, Budrio, Massafiscaglia e Comuni della Bassa Ferrarese) hanno lavorato 88 in accordo con agenzie formative del territorio. L'intero progetto è stato coordinato dalla Direzione Politiche Sociali in collaborazione con la Direzione Formazione professionale e lavoro. Il progetto aveva come obiettivo principale il collocamento al lavoro di soggetti a rischio di emarginazione sociale e il superamento di forme di lavoro "nero", in particolare nel settore dell'assistenza da anziani e persone non autosufficienti. Tale obiettivo si coniugava con la necessità di rispondere alla crescente domanda di assistenza a persone non autosufficienti dovuto soprattutto all'invecchiamento della popolazione locale. Al progetto hanno partecipato 155 persone, prevalentemente donne (136). Di queste, 46 hanno frequentato un corso breve (150 ore) di pre-orientamento al lavoro che prevedeva come certificazione finale una Dichiarazione di competenze. Le altre 108 hanno frequentato corsi di qualifica che avevano come obiettivo, appunto, l'acquisizione della qualifica di Addetto all'assistenza di base ADB. La suddivisione nei due percorsi è stata pensata soprattutto in relazione alle caratteristiche dei soggetti, in alcuni casi disoccupati con situazioni familiari disgregate o con particolari condizioni di disagio, segnalati da ASL, Associazioni di volontariato, Enti Locali. Per questi soggetti sono stati predisposti percorsi di orientamento al lavoro nel settore dell'assistenza. Con i percorsi brevi molti di loro hanno potuto iniziare a strutturare un progetto di lavoro e di vita e potranno spendere questa esperienza come credito formativo in un eventuale percorso di qualificazione. Con i percorsi di qualifica è stato possibile coinvolgere una gran quantità di soggetti e servizi della rete sociale territoriale nella persecuzione degli obiettivi principali: 9 intervenire precocemente su soggetti a rischio di esclusione sociale avviando percorsi di integrazione lavorativa e sociale e sviluppando progetti di autonomia economica; 9 far emergere e ridurre le occasioni di lavoro irregolare; 9 dare risposta al rilevante fabbisogno di personale addetto all'assistenza garantendo i livelli qualitativi della preparazione professionale. Gli esiti occupazionali del progetto sono stati più che positivi in quanto, a un mese dalla fine del progetto, più del 90% delle persone coinvolte hanno trovato lavoro in diverse situazioni, sia nei servizi pubblici o convenzionati che presso famiglie. Per alcuni di loro, inoltre, si realizzeranno percorsi formativi di integrazione al fine di completare la preparazione in funzione del conseguimento della qualifica professionale. OBIETTIVO 4 L’obiettivo 4 si prefiggeva di agevolare l’adattamento dei lavoratori e delle lavoratrici ai mutamenti industriali e all’evoluzione dei sistemi di produzione. Per il raggiungimento di questa finalità, la Commissione europea ha approvato60 il DOCumento Unico di Programmazione per le Regioni italiane del Centro-Nord per un costo complessivo di oltre 900 milioni di euro ed un contributo FSE di 398,7 milioni di euro ed articolato in tre assi d’intervento: Asse 1: Anticipazione, supporto alla programmazione e gestione di un sistema di formazione continua; Asse 2: Interventi di accompagnamento/adeguamento delle risorse umane in relazione ai cambiamenti strutturali del sistema economico-produttivo ed all’impatto del mercato interno; 60 decisione C(94)3152 del 2 dicembre 1994 89 Asse 3: Assistenza tecnica. Il DocUP ob.4 Emilia-Romagna 1994-1999 La Regione Emilia-Romagna, nell’ambito del DocUP nazionale, alla fine del periodo di programmazione 1994-1999, ha avuto un’assegnazione di 160 milioni di euro avendo beneficiato, nel corso degli anni, di quote aggiuntive. Obiettivo 4 - Emilia-Romagna - Docup 1994 - 1999 situazione al 31 dicembre 2000 in euro Assi 1 2 3 Anticipazione Accompagnamento Assistenza tecnica costo totale A 17.678.518 136.009.561 6.768.989 impegni B 17.665.284 148.458.476 6.774.932 pagamenti C 8.638.880 105.058.718 2.641.901 % B/A 100 109 100 % C/B 49 71 39 % C/A 49 77 39 Totale Docup 160.457.068 172.898.692 116.339.499 108 67 73 Il sottoprogramma regionale ha focalizzato l'attenzione su due tipologie di utenza: i lavoratori minacciati di disoccupazione o di inoccupazione e i lavoratori occupati nelle PMI. Si sono inoltre realizzate azioni di identificazione dei fabbisogni finalizzai alla messa a punto di una metodologia per la programmazione e progettazione degli interventi formativi. E' stata posta molta attenzione all'innovatività e sperimentazione nella metodologia didattica utilizzata: interventi formativi ad hoc, strumenti multimediali, formazione a distanza e formazione individualizzata. Di notevole interesse è l'esperienza condotta con la formazione a distanza nell'ambito della quale è stata prodotta anche una "Guida ai criteri di qualità dei materiali didattici per la FAD" realizzata dalla Commissione regionale per la certificazione dei materiali didattici e dei servizi per la formazione a distanza. Una delle prime linee di azione previste nel Docup, riguardava l'attivazione di strutture e strumenti stabili mirati alla percezione dei fabbisogni formativi e supportati dalle parte sociali: su questa linea è stato finanziato un numero significativo di indagini, suddivise per settori, comparti e territori, molte delle quali contengono come riferimento il fronte della domanda (imprese e organizzazioni produttive in generale), mentre minore è l'attenzione posta su situazioni micro in termini di mercato del lavoro. Una linea identifica il tema del dialogo sociale ed istituzionale come metodo di programmazione da indirizzare in una dimensione di struttura permanente. L'Emilia-Romagna ha sviluppato una esperienza significativa per quanto riguarda le strutture di coordinamento realizzate e la rilevanza assunta da quest'ultime in sede decisionale, il tema della concertazione e del dialogo sociale è fortemente formalizzato tra Regione e parti economiche sociali. Tale meccanismo ha portato alla istituzione del Comitato regionale di concertazione sulle politiche formative e del lavoro il cui compito è stato quello di suggerire indirizzi e priorità a carattere generale e verificare i risultati delle politiche concertate. Lo sviluppo di tale modello di concertazione sociale è stato trasmesso e applicato dalla Regione anche presso il sistema delle deleghe in ambito provinciale, dove sono stati attivati, negli ultimi anni, analoghi comitati di concertazione sociale. Un'uleriore linea di intervento riguarda la formazione delle risorse umane dove sono state realizzate attività collocabili in una logica di sistema (attività di formazione e sensibilizzazione per i referenti delle parti sociali, formazione per i formatori, tutor aziendali, personale degli enti locali …) accanto 90 a numerosi interventi per attività diverse dalla formazione (assistenza tecnica per la valutazione, rendicontazione, supporto per l'attuazione di progetti speciali e/o sperimentali, …). La costruzione del sistema di formazione continua è stata favorita dalla presenza di altri fattori di contesto, il primo dei quali riguarda il riconoscimento e la certificazione delle competenze acquisite in sede formativa, in particolare per la formazione degli occupati. L'Emilia-Romagna, unitamente ad alcune regioni del Centro-Nord, ha modificato il proprio sistema di certificazione delle competenze raggiunte dai soggetti in formazione giungendo ad una certificazione delle competenze univoca per figure professionali simili. Nel corso del 2000 sono terminate alcune attività mentre altre iniziative approvate con l'intento di anticipare le opportunità aperte dalla riforma dei fondi strutturali proseguono con il finanziamento sulla nuova programmazione 2000-2006 del nuovo obiettivo 3. Nell’ambito dell’assistenza tecnica si segnala, inoltre, il progetto OPTO "Orientamento professionale. Costruzione di una rete di servizi territoriali e dei servizi di supporto" che vuole sostenere la rete regionale di servizi di informazione, orientamento e inserimento lavorativo. Il progetto Opto, entrato attualmente nella terza ed ultima annualità, si concluderà nel giugno 2001. Tra i prodotti destinati al Sistema Regionale di Orientamento si elencano in particolare: • Comunità on line, sito specialistico per gli operatori (disponibile on-line) • Sistema informativo per l’orientamento (disponibile on-line) • Kit per la gestione delle risorse informative • Realizzazione 15 volumi sulle professioni • Diffusione delle “Professioni” in rete • Kit del consulente di orientamento • Kit SOS (Strumenti di intervento individuali e di gruppo nella scuola). Buona parte dei prodotti sono già fruibili su internet in versione sperimentale, in particolare, le banche dati e il sito specialistico sono attualmente in fase di utilizzo e valutazione da parte di alcuni dei servizi di orientamento e del lavoro delle nove province della Regione. 91 3 I PROGRAMMI di INIZIATIVA COMUNITARIA (PIC) e le AZIONI INNOVATRICI 92 La nuova Programmazione 2000-2006 I nuovi Programmi di Iniziativa Comunitaria In generale gli orientamenti della Commissione europea per le Iniziative comunitarie per il prossimo periodo di programmazione 2000-2006, mirano ad attribuire un valore strategico ed innovativo ai nuovi programmi d’iniziativa comunitaria(PIC). La finalità è quella di esaltare il valore aggiunto e la complementarietà tra le Iniziative comunitarie e i programmi finanziati dai fondi strutturali a titolo dei diversi obiettivi. In particolare, tutti i programmi d'iniziativa comunitaria prevedono la diffusione del Know How, la costruzione di reti di cooperazione che consentano di favorire l'inserimento delle dinamiche del territorio nella competizione globale. Altro elemento di novità è riscontrabile nel rafforzamento del principio della programmazione “bottom-up” tale da consentire alle Regioni un pieno e completo ruolo di programmazione, di integrazione e coordinamento con tutti gli strumenti di programmazione regionale, al fine di garantire la massima efficacia all’azione dei nuovi programmi d’iniziativa comunitaria (PIC). Inoltre, viene ribadita specialmente per INTERREG la necessità perseguire il raccordo con gli strumenti di cooperazione esterna dell'Unione Europea utilizzando le opportunità offerte dai programmi PHARE, ISPA, TACIS; MEDA, CARDS od eventualmente altri programmi comunitari con valenza di politica esterna. Di particolare interesse per la Regione Emilia-Romagna potrà rilevarsi il nuovo strumento di cooperazione transfrontaliera INTERREG nell'area Adriatico-Balcanica che dovrebbe dunque prevedere l'ammissibilità alla sezione A di Interreg delle zone italiane NUTS III che corrispondono alla province di Rovigo, Ferrara, Ravenna, Forlì, Rimini, Pesaro, Ancona, Macerata, Ascoli Piceno, Teramo, Pescara, Chieti, Campobasso, Foggia che si aggiungono alla province adriatiche già ammissibili. • Gli orientamenti su INTERREG III, riguardante la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale sono stati pubblicati sulla GUCE n. C 143 del 23 maggio 2000; • Gli orientamenti per l'iniziativa comunitaria in materia di sviluppo rurale LEADER+ sono stati pubblicati sulla GUCE n. C 139 del 18 maggio 2000; • Gli orientamenti per l'iniziativa comunitaria EQUAL, relativa alla cooperazione transnazionale per nuove pratiche di lotta contro le discriminazioni e gli squilibri di ogni tipo per l’accesso al mercato del lavoro sono stati pubblicati sulla GUCE n. C 127 del 5 maggio 2000; • Gli orientamenti relativi all'iniziativa comunitaria concernente la rivitalizzazione economica e sociale delle città e delle zone adiacenti in crisi, per promuovere uno sviluppo urbano sostenibile–URBAN II sono stati pubblicati sulla GUCE n. C 141 del 19 maggio 2000. 93 Equal EQUAL, nel periodo 2000 – 2006, sostituirà i precedenti programmi Occupazione e Adapt, nella realizzazione di iniziative a favore del collocamento al lavoro di soggetti in situazione di disagio e di prevenzione dell’espulsione degli stessi dal mercato del lavoro. E' un programma di cooperazione transnazionale per promuovere nuove pratiche di lotta alle discriminazioni e alle disuguaglianze di ogni tipo, in relazione al mercato del lavoro. L'obiettivo prioritario è la promozione di nuovi strumenti per combattere tutte le forme di discriminazione e di disuguaglianza nel mercato del lavoro. EQUAL si rivolge anche a target specifici, individuati come gruppi in difficoltà nell'attuale realtà europea (es. i richiedenti asilo). Gli Assi prioritari di interventi di EQUAL sono: - - Asse 1. Migliorare le capacita' di inserimento professionale Agevolare l’accesso al lavoro di coloro che incontrano difficoltà a integrarsi in un mercato del lavoro che deve essere aperto a tutti; Lottare contro il razzismo e la xenofobia in rapporto al mercato del lavoro Asse 2 Sviluppare lo spirito imprenditoriale Rafforzare l'economia sociale e, in particolare i servizi d'interesse pubblico, concentrandosi sul miglioramento della qualità dei posti di lavoro; Asse 3 Incoraggiare la capacita' di adattamento delle imprese e dei loro lavoratori Promuovere la formazione professionale permanente e le prassi integratrici, incoraggiando l'assunzione e il mantenimento del posto di lavoro di coloro che soffrono discriminazioni e disuguaglianze di trattamento nel mercato del lavoro Asse 4 Rafforzare le politiche di uguaglianza di opportunità per le donne e gli uomini Ridurre i divari e la segregazione professionale fondati sul sesso Asse 5 Lottare contro le discriminazioni e le disuguaglianze che ostacolano l'integrazione dei richiedenti asilo; Promuovere l'integrazione sociale dei richiedenti asilo. Gli orientamenti della Comunità europea sono stati recepiti, a livello nazionale, da un Programma Operativo che declina secondo le priorità del nostro paese obiettivi ed azioni previste in Equal. La strategia italiana individua tre direttrici generali di intervento: - Integrazione stabile tra politiche del lavoro e politiche sociali. Sviluppo di una società dell’informazione non discriminatoria. Sviluppo locale, sviluppo sociale e sviluppo occupazionale. La progettazione operativa dovrà porre un’attenzione particolare a tre fattori: le differenze, le specificità e i divari che caratterizzano le diverse realtà territoriali del paese, a partire dalle Regioni dell’obiettivo 3 e dell’obiettivo 1; l’approccio di genere, che connota trasversalmente i diversi tipi d’intervento; le specifiche esigenze delle persone disabili per garantire loro l'accesso ad ogni tipo di intervento. L'Italia, rispetto ai temi proposti dalla Comunità europea, ha scelto di concentrare gli interventi su sei misure, così distribuite negli Assi di intervento di EQUAL: priorità 1 - misura 1) creare le condizioni per l'inserimento lavorativo dei soggetti più deboli sul mercato; misura 2) prevenire l'insorgere di forme di razzismo e xenofobia. priorità 2 - misura 3) rafforzare l'economia sociale nelle direzioni della sostenibilità e della qualità delle imprese e dei servizi; priorità 3 - misura 4) utilizzare la leva della formazione continua per combattere le discriminazioni e le disuguaglianze di trattamento nel mercato del lavoro; priorità 4 - misura 5) contrastare i meccanismi di segregazione verticale e orizzontale e promuovere nuove politiche dei tempi; 94 priorità 5 - misura 6) migliorare la qualità dell'accoglienza e promuovere nuovi approcci formativi dei richiedenti asilo. La priorità n. 5, relativa ai richiedenti asilo, non è contemplata tra gli ambiti di intervento delle regioni ma resterà in capo al Ministero del Lavoro. Rispetto alle scelte operate a livello nazionale, ogni Regione ha indicato delle proprie specifiche priorità, legate ai temi emergenti nel proprio territorio rispetto alla discriminazione sul mercato del lavoro e alle necessità di sviluppo locale. Per la nostra Regione le priorità individuate sono le seguenti61 : priorità 1 Priorità 2 Priorità 3 Priorità 4 - facilitazione dell'incrocio tra domanda e offerta per le persone in situazione di svantaggio attraverso l'attivazione di servizi per l'accompagnamento/inserimento ed attraverso la formazione di figure professionali specifiche in grado di permettere l'inserimento degli svantaggiati nel mondo del lavoro; - attivazione di misure di accompagnamento per l'inserimento delle fasce deboli nel mercato del lavoro; - progetti pilota realizzati con patti sociali, espressi in tutte le forme giuridiche possibili, per la transizione al lavoro che traducano gli strumenti normativi in politiche preventive; - interventi a favore dell'emersione del lavoro nero nel settore dei servizi alla persona e in altri ambiti produttivi quali il tessile e l'edilizia, che coinvolgono in particolare lavoratori immigrati. - rafforzamento delle imprese del terzo settore attraverso la qualificazione degli operatori e la definizione di standard di qualità dei servizi; - sostegno alla creazione di nuove imprese cooperative riferite, in particolare, al settore sociale con interventi finalizzati anche a percorsi di riorganizzazione; - sperimentazione di progetti pilota sul tema della personalizzazione dei servizi in campo sociale e della qualificazione di nuove figure professionali richiesta da tale personalizzazione. - sostegno alla mobilità geografica, agevolando il trasferimento in Emilia-Romagna di lavoratori provenienti dal sud; - interventi integrati a sostegno dei lavoratori atipici (collaborazioni coordinate continuative e lavoro autonomo nell'ambito dei nuovi bacini di impiego) per sostenere la qualificazione e la competitività delle attività professionali; - certificazione delle esperienze di lavoro ("carriera esterna") per valorizzare il complesso dei "saperi" che ogni individuo ha maturato nello studio e nel lavoro; - sperimentazione di forme di micro credito per il sostegno dei lavoratori atipici sia nel percorso di carriera che per superare difficoltà di conciliazione tra lavoro e vita familiare; - progetti individuali a favore dei lavoratori a rischio di espulsione al fine di favorirne la riconversione professionale in sintonia con le "vocazioni" del mercato del lavoro locale. progetti in inclusione socio-lavorative per donne escluse socialmente (immigrate extracomunitarie detenute, tossicodipendenti ed alcoliste, prostitute ed ex prostitute, vittime della tratta, vittime di violenza, transessuali …); interventi per favorire il ripristino di percorsi di carriera per donne adulte che hanno dovuto interrompere il lavoro per attività di cura familiare; - misure volte a contrastare forme di segregazione orizzontale negli ambiti professionali tradizionalmente riservati alle donne (in particolare cura alla persona) tramite la valorizzazione delle competenze specifiche con attenzione particolare all'emersione delle diverse forme di lavoro irregolare presenti in questo ambito. In EQUAL le sperimentazioni si svilupperanno a partire da partenariati di sviluppo (PS) formalmente strutturati che promuovano una cooperazione attiva degli attori sin dalle fasi iniziali della progettazione, prestando una particolare attenzione alla definizione congiunta di obiettivi comuni, ruoli e responsabilità di ciascun partner. Si prevedono due tipi di partnership: 61 Delibera di Giunta regionale n. 13, del 9/01/2001 95 La PS geografica costituita su base territoriale relativamente limitata. La dimensione dell’area geografica nella quale si realizza l’intervento non può eccedere l’ambito subregionale ed in ogni caso deve essere accessibile anche alle piccole organizzazioni e favorire il coinvolgimento di tutti i partner nei processi decisionali all’interno della PS. La PS settoriale interviene in un determinato settore economico, senza riferimenti geografici predefiniti; rientrano nella categoria “settoriale” anche gli interventi a favore di gruppi specifici (ad es. i richiedenti asilo) tra quelli che subiscono discriminazioni o diseguaglianze nonché le azioni focalizzate su un tema di particolare rilevanza nell’ambito della lotta alla discriminazione, all’esclusione ed alla diseguaglianza nel mercato del lavoro Come per i precedenti programmi, anche EQUAL prevede la trasnazionalità, richiedendo peraltro, rispetto alle fasi precedenti, un più stretto legame tra i progetti coinvolti nella trasnazionalità, sia per quanto riguarda le scelte tematiche che per le modalità attuative e i prodotti di diffusione (meanstreaming). Le PS devono presentare almeno un partner di un altro Stato membro, preferibilmente operante all’interno dello stesso settore tematico. Potranno beneficiare del contributo comunitario le partnership di sviluppo (PS), delle quali possono fare parte le autorità pubbliche locali e regionali, i servizi pubblici dell'occupazione, le ONG, le imprese, (in modo particolare le PMI) e le parti sociali. A partire dalla pubblicazione del Bando di chiamata dei progetti, che uscirà contemporaneamente in tutta la Comunità si potranno proporre delle PS: le richieste di finanziamento delle PS geografiche dovranno essere presentate direttamente alle Amministrazioni regionali competenti, mentre le richieste delle PS settoriali saranno indirizzate al Ministero del Lavoro. Le PS selezionate in questa fase (Azione 1) avranno sino a sei mesi di tempo per sviluppare la partnership sia nazionale che trasnazionale. Alla fine dell’Azione 1, per ottenere la conferma della selezione e, quindi, la definitiva approvazione e l’ammissione all’Azione 2, cioè la vera e propria realizzazione del progetto, le PS geografiche dovranno produrre alle Amministrazioni regionali (e le PS settoriali al Ministero del Lavoro) la documentazione relativa al progetto da sviluppare e, in particolare, le informazioni relative alla formalizzazione in consorzio o associazione temporanea di scopo dei promotori della PS con la definizione chiara dei compiti dei partecipanti alla PS nello statuto o nei patti parasociali. Le PS devono, inoltre, produrre l’accordo di cooperazione transnazionale firmato con i partners. Sulla base della documentazione prodotta, le PS verranno confermate o meno dalle Amministrazioni responsabili dell’approvazione iniziale e potranno procedere alla realizzazione del progetto. La disponibilità finanziaria di Equal per le PS geografiche nella nostra regione sarà approssimativamente nell'ordine di 16 miliardi di lire per ogni anno di programmazione. Interreg III INTERREG III riprende l'azione avviata da INTERREG II (cooperazione trasnfrontaliera e transnazionale) e la estende alla cooperazione interregionale. Tale rafforzamento è stato reso necessario dalle prospettive di allargamento e dalla crescente domanda di decentramento da parte dei livelli di governo regionali e locali. 96 I nuovi campi di azione di cooperazione transeuropea sono: • la cooperazione transfrontaliera (volet A) che mira a trasformare in veri e propri poli economici e sociali regioni situate da entrambe le parti di un confine interno o esterno dell'Unione. Per usufruire dei finanziamenti, i territori in questione devono elaborare e gestire congiuntamente specifici progetti di sviluppo; • la cooperazione transnazionale (volet B) riprende gli obiettivi perseguiti da Interreg II C e tenta di creare vasti gruppi di regioni che elaborino un approccio comune per il proprio sviluppo. Sono individuate le seguenti aree: *MEDOC (Mediterraneo occidentale) *Europa sud-occidentale *Mare del Nord *CADSES (Europa centrale, Adriatico, Danubio ed Europa sudorientale *ARCHIMED (Grecia, Sicilia, Calabria, Puglia e Basilicata) • *Alpi *Europa nord-occidentale *Mar Baltico *Periferia settentrionale *Regioni ultraperiferiche *Spazio Atlantico la cooperazione interregionale (volet C) che mira a promuovere lo sviluppo puntando sulla creazione di reti. Sono ammissibili tutte le regioni dell'Unione. Per quanto riguarda quest'ultimo volet la Commissione sta ancora discutendo gli orientamenti di attuazione. L'ambito d'azione attuale della Regione Emilia-Romagna si colloca all'interno delle sezioni B e C. A seguito dell'impegno della Commissione di proporre la modifica della carta delle zone del volet A volto all'inclusione della cooperazione transfrontaliera tra le regioni italiane che si affacciano sull'Adriatico e le regioni Balcaniche, è probabile un successivo inserimento di aree regionali anche nella sezione A. Per quanto riguarda la sezione B la Commissione europea ha già avviato il negoziato per l'approvazione di due programmi transnazionali specifici (CADSES e MEDOC) in cui la Regione Emilia-Romagna è inserita. L'approvazione definitiva dei programmi è prevista entro maggio 2001. Nell'ambito delle priorità previste dai programmi specifici potranno essere sviluppati progetti di cooperazione in vari settori, con la possibilità di coinvolgere enti, organismi e strutture specialistiche presenti sul territorio regionale. I progetti dovranno fare riferimento agli assi prioritari previsti nei due programmi(CADSES e MEDOC). Leader plus LEADER+ ha l’obiettivo di accompagnare lo sviluppo delle zone rurali d’Europa attraverso azioni volte a ridare vitalità a questi territori. Il “più” caratterizza la terza generazione dell’Iniziativa Leader a sottolineare il carattere innovativo che intende assumere per quanto riguarda l'approccio di intervento per affrontare i problemi delle zone rurali. LEADER+ si aggiunge agli altri interventi comunitari rivolti alle aree rurali ed ha la finalità di completarli stimolando il mantenimento e la creazione di nuove attività, la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali, contrastando l’invecchiamento, l’esodo della popolazione, il calo 97 dell’occupazione e gli altri fenomeni di tipo socioeconomico che sono all’origine di difficoltà e crisi del territorio rurale. Questi obiettivi LEADER+ intende raggiungerli attraverso l’integrazione tra le tante opportunità presenti nel mondo rurale e nella sua economia: non solo agricoltura, ma artigianato, turismo, socializzazione, valorizzazione dell’ambiente. I principi di fondo su cui si basa l’Iniziativa sono quelli di un approccio dal basso dove la definizione delle esigenze di sviluppo proviene direttamente dagli operatori locali attraverso progetti ed iniziative di carattere innovativo e dimostrativo. I beneficiari di questi interventi saranno Gruppi di Azione Locale (GAL), un insieme di partner, per almeno il 50% di natura privata, rappresentativi del mondo imprenditoriale e creditizio, delle pubbliche amministrazioni (Comuni, Comunità Montane, ecc.), nonché del tessuto sociale e culturale locale. In questo modo ciascun GAL può rappresentare le esigenze del proprio territorio e, partendo da queste, costruire una strategia, da tradurre in un Piano d’azione locale, in grado di tenere vive le energie utili allo sviluppo. A differenza di Leader II, l’operatività di LEADER+ non ha limitazioni territoriali particolari se non quella di dover essere applicata ad aree rurali. Secondo la Commissione europea il criterio fondamentale di ruralità è individuato dalle caratteristiche insediative del territorio e, pertanto, ritiene ammissibili zone che rispettino i seguenti limiti di popolazione: compresa tra 10.000 e 100.000 abitanti e con densità media non superiore ai 120 abitanti/km2. L’Unione europea si prefigge di raggiungere una maggior concentrazione delle risorse finanziarie al fine di dare rilievo a strategie di sviluppo rurale a carattere innovativo, per questo si richiede agli Stati membri di dotarsi di criteri più rigorosi di selezione delle proposte locali. Richiede, inoltre, l’introduzione di tematiche prioritarie su cui imperniare i Piani di sviluppo locale, i cosiddetti “Temi catalizzatori”: • impiego delle tecnologie dell’informazione nelle zone rurali, • miglioramento della qualità di vita nelle zone rurali, • valorizzazione dei prodotti locali • valorizzazione del patrimonio naturale e culturale Questi devono essere sviluppati nell’ambito di una strategia imperniata anche sulle pari opportunità e sul ruolo dei giovani nelle zone rurali. Aspetti legati alla cooperazione tra territori troveranno maggiore spazio nel programma: LEADER+ darà infatti la possibilità di cofinanziare progetti di sviluppo rurale elaborati congiuntamente tra gruppi LEADER appartenenti allo stesso Stato membro oppure a più Stati membri. La programmazione LEADER+ in Emilia-Romagna La Regione Emilia-Romagna, rispettando quanto previsto dal calendario fissato dall’Unione Europea, ha presentato ufficialmente nel mese di novembre 2000 ai competenti Servizi della Commissione europea la proposta di Programma Operativo Regionale 2000-2006, approvato con deliberazione della Giunta Regionale del 14 novembre 2000, n. 1978. La Commissione europea ha registrato il Programma dell’Emilia-Romagna come “ricevibile” in data 20/11/2000. Da questa data decorrono i cinque mesi utili alla Commissione europea per l’ approvazione. Il programma sarà successivamente posto in attuazione attraverso il “Complemento di programmazione” che ne stabilirà le modalità operative dettagliate. 98 L’Iniziativa Comunitaria LEADER+ costituisce la seconda opportunità per l’Emilia-Romagna di attuare un programma LEADER. Infatti, in occasione della programmazione dei Fondi strutturali 1994-99 la maggior parte dell’Appennino Emiliano-Romagnolo e del Basso Ferrarese furono giudicati ammissibili all’Obiettivo 5b) e quindi anche all’Iniziativa LEADER II. L’area emilianoromagnola interessata dall’Ob.5b) riguardava una popolazione di circa 265.000 abitanti. Circa 258.000 di questi abitanti sono stati interessati anche da LEADER II (vedi altra parte di questo rapporto). Le risorse disponibili per l'attuazione in Europa di LEADER+ ammontano complessivamente ad oltre 2000 Milioni di Euro dei quali 284,1 assegnati all'Italia. La disponibilità a livello nazionale è risultata, a causa della scarsa efficienza dimostrata da alcuni programmi regionali, inferiore del 18% a quella assegnata nel periodo 1994-1999 per la realizzazione di LEADER II. Per la buona capacità di attuazione, alla Regione Emilia-Romagna, invece, sono stati assegnati 9,78 MEURO di cofinanziamento comunitario, con un aumento del 24,7% rispetto ai 7,84 MEURO dell’assegnazione per LEADER II relativa al periodo 1994-99. A queste risorse se ne aggiungeranno almeno altrettante di origine statale e regionale per una dotazione complessiva di risorse pubbliche che si dovrebbe aggirare attorno ai 23 milioni di euro. Leader + P.O.R. 2000-2006 per l'Emilia-Romagna Piano finanziario indicativo (in milioni di euro) Sezione contributo UE cofinanziamento pubblico quota privata Totale 1 - Sostegno a strategie pilota di sviluppo rurale a carattere territoriale e integrato, fondate su un approccio ascendente e sul partenariato orizzontale 8,000 12,000 6,670 26,670 1,520 1,520 0,760 3,800 0,260 0,260 0,000 0,520 9,780 13,780 7,430 30,990 2 - Sostegno a forme di cooperazione interterritoriale e transnazionale Assistenza tecnica Totale generale La Regione Emilia-Romagna, nel proprio programma, ha stabilito che ciascun Gruppo d’Azione Locale debba riguardare territori con popolazione compresa tra 50.000 e 100.000 abitanti e che questi siano riferiti ad un’area la cui ruralità è definita sulla base di quei Comuni caratterizzati da una densità di popolazione non superiore ai 150 abitanti/km2. E’ previsto che quest’ultimo criterio sia derogabile in alcuni casi particolari. I comuni della regione che rispettano la soglia di 150 abitanti/km2 sono 204 e sono localizzati in zone più decentrate rispetto alla via Emilia. Tra essi 137 sono in area appenninica ed i restanti 67 in territori di pianura. In base ai nuovi criteri comunitari, considerate le risorse disponibili e quanto stabilito nel programma regionale, si prevede la possibilità di finanziare fino a 5 Gruppi d’Azione Locale rappresentativi di un territorio più ampio del precedente e relativo ad almeno 400.000 abitanti. I GAL potranno beneficiare di un contributo per tre categorie di azioni rappresentate in altrettante sezioni del programma regionale: 1. strategie di sviluppo rurale territoriale integrato a carattere pilota; 99 2. cooperazione tra zone rurali, all’interno di uno Stato membro o tra Stati membri; 3. creazione di una rete tra zone rurali, nel quadro dell’Osservatorio europeo delle zone rurali. Gli interventi non riguarderanno solo l’ agricoltura, ma anche il turismo, l’ artigianato, l’ ambiente, la formazione professionale. L’esame comunitario del programma si concluderà nell'aprile 2001 con l'adozione della Decisione di ammissione al cofinanziamento comunitario. Successivamente la Regione predisporrà il “Complemento di programmazione” per avviare, attraverso un bando, la fase di selezione dei nuovi 5 Gruppi d’Azione Locale. Urban L'iniziativa comunitaria URBAN II mira a creare le condizioni per un risanamento economico e sociale delle città e delle periferie urbane in crisi, intervenendo su aree con almeno ventimila abitanti o, solo in casi debitamente giustificati, diecimila abitanti. Questa iniziativa ha due obiettivi principali: 1. promuovere l'elaborazione e l'applicazione di strategie particolarmente innovatrici per il risanamento economico e sociale delle città di piccole e medie dimensioni e dei quartieri in crisi dei grandi agglomerati urbani; 2. rafforzare e scambiare le conoscenze e le esperienze di sviluppo urbano sostenibile nell'insieme dell'Unione europea. All'Italia sono stati assegnati, per il periodo di programmazione 2000-2006, 114,8 milioni di euro per un totale di dieci programmi; a questi finanziamenti comunitari andrà aggiunta una eguale quota di cofinanziamento nazionale. Con deliberazione 22 giugno 2000, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) ha stabilito che il 70% della quota nazionale pubblica sia a carico dello Stato e la restante quota del 30% a carico delle città titolari del programma. Il Ministero dei Lavori Pubblici ha pubblicato il bando, con scadenza 19 settembre 2000; per la presentazione delle domande da parte dei Comuni interessati; le richieste dovevano pervenire anche alla Regione competente che, entro venti giorni, doveva inviare una nota di conformità del progetto alla programmazione regionale. Al Ministero dei Lavori Pubblici sono pervenuti 89 progetti e tra questi sono stati selezionati dieci aree urbane, di cui cinque riservate alle aree obiettivo 1. Per quanto riguarda la nostra regione, solo i comuni di Modena e di Reggio Emilia hanno presentato progetti. I comuni prescelti sono stati: Crotone, Misterbianco, Mola di Bari, Taranto e Caserta per i Comuni obiettivo 1 e Milano, Genova, Pescara, Carrara e Torino per i Comuni fuori obiettivo 1. Le Azioni innovatrici La riforma dei Fondi strutturali 2000-2006 prevede che possono essere finanziate azioni innovative62 da parte dei signoli fondi: azioni innovative del FSE (art. 6 del Reg.(CE) 1784/99); azioni innovative nel settore della pesca (art. 17 del Reg.(CE) 1263/99); azioni innovative del FESR (art. 4 del Reg.(CE) 1783/99). 62 art. 22 Reg. (CE) 1260/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999 100 Azioni innovative FESR Gli orientamenti per l'attuazione delle azioni sono stati adottati dalla Commissione europea nel gennaio 2001. A differenza del periodo precedente che prevedeva il finanziamento di singoli progetti presentati dalla Commissione, nel periodo 2000-2006 l'elaborazione e la gestione di pratiche e metodi sperimentali e dimostrativi finalizzati a migliorare la qualità degli interventi a titolo degli obiettivi 1, 2 e 3 viene demandata alle Regioni. Le Regioni, pertanto, dovranno presentare direttamente alla Commissione i loro programmi (entro il 31 maggio del 2001) nel quadro di una strategia di sviluppo regionale che possa interconnettere le azioni innovative con l'architettura programmatoria dei loro POR, DOCUP ob.2 e PO ob.3. Tale strategia deve contribuire a "predisporre il passaggio verso una economia ed una società basate sulla conoscenza, migliorando le politiche in materia di società dell'informazione e ricerca &sviluppo, nonché accelerando il processo di riforma strutturale ai fini della competitività e dell'innovazione". Le tematiche strategiche individuate nel documento della Commissione sono le seguenti: • Economia regionale fondata sulla conoscenza e sull'innovazione tecnologica: aiutare le regioni svantaggiate ad innalzare il loro livello tecnologico • eEuropa Regio: la società dell'informazione al servizio dello sviluppo sostenibile • Identità regionale e sviluppo sostenibile: promuovere la coesione e la competitività regionale mediante l'impostazione integrata delle attività economiche, ambientali, culturali e sociali. Secondo la nuova impostazione potranno essere finanziati programmi regionali con importi compresi fra 0,2 e 3 milioni di euro con una partecipazione comunitaria pari al 50%. Azioni innovative FSE In attuazione dell’art. 22 del regolamento (CE) n.1260/1999 sui Fondi strutturali e dell’art.6 del regolamento n.1784/1999 relativo al Fondo Sociale europeo, la Commissione finanzierà nel corso del periodo 2001-2006 azioni innovative che opereranno, con una certa flessibilità, nell’ambito di tematiche in linea con i cinque ambiti d’azione individuati dal regolamento FSE63. La Comunicazione COM (2000) 894 del 12.01.2001 definisce ulteriormente gli ambiti e le modalità di realizzazione delle azioni innovative. A differenza delle azioni innovative FESR, basate sul finanziamento di programmi presentati dalle autorità regionali, le azioni FSE saranno finanziate tramite progetti presentati in base ad inviti pubblici pubblicati sulla Gazzetta ufficiale direttamente alla Commissione e da essa selezionati, senza intermediazione o coordinamento delle autorità regionali. Per il periodo 2001-2002 la Commissione concentrerà i bandi sulle tematiche relative a: • • adattamento alla nuova economia nel quadro del dialogo sociale strategie locali per l’occupazione e l’innovazione 63 sviluppo e promozione politiche attive del lavoro, promozione pari opportunità, promozione e miglioramento formazione ed istruzione, adeguamento e promozione delle competenze delle forze lavoro, miglioramento dell’accesso e della partecipazione delle donne al mercato del lavoro 101 Le azioni potranno costituire il banco di prova per sviluppare e divulgare forme innovative di organizzazione del lavoro, sviluppare forme di partenariato locale, nuove forme di imprenditorialità, sviluppo di pacchetti finanziari per il Terzo sistema e sviluppo di metodi basati sulla qualità e la certificazione di standard minimi nell’erogazione di servizi (compresi i servizi sociali). I progetti saranno gestiti direttamente dai servizi della Commissione europea o, tramite la concessione di sovvenzioni globali, da organismi terzi all’uopo selezionati. Il contributo comunitario varierà da un minimo di 300.000 ad un massimo di 3 milioni di euro per progetto con possibilità di finanziare raggruppamenti di progetti di dimensioni più limitate. Programmazione 1994-1999 Il programma INTERREG IIc L’iniziativa comunitaria Interreg IIc è volta a sviluppare la sperimentazione in materia di cooperazione tra Stati limitrofi: dalla connotazione bilaterale e quindi transfrontaliera tipica di Interreg si è passati alla cooperazione fra almeno tre Stati. La Commissione europea ha individuato gli “spazi geografici” entro i quali sono stati concordati i progetti transnazionali. L’Italia è stata interessata a tre spazi: Mediterraneo, Alpino e “CADSES“. A quest’ultimo, che fa riferimento all’area Centrale, Adriatica, del Danubio e del Sud-est Europeo, è stata interessata la Regione Emilia-Romagna unitamente a tutte le Regioni Adriatiche. Il programma operativo “CADSES” è stato approvato dalla Commissione europea con decisione C(97) 2458 del 6 agosto 1997 e comprende quattro Stati membri: Austria, Germania, Italia e Grecia. Le assegnazioni complessive sono state di 35,9 milioni di euro con un contributo finanziario del FESR pari a 20,9 milioni di euro. La quota di cofinanziamento nazionale, per la parte italiana, è stata assicurata da risorse del Ministero del Tesoro e dei Lavori Pubblici. Il programma di durata triennale (1997-1999), è stato articolato in 5 misure: A-Iniziative per il lancio di un processo di cooperazione per la pianificazione territoriale B-Promozione delle cooperazioni per la realizzazione di sistemi urbani più equilibrati e policentrici C-Sviluppo della multimodalità nei sistemi di trasporto e parità di accesso alle infrastrutture D-Cooperazione per migliorare l’accesso alle conoscenze e all’informazione E-Corretta gestione del patrimonio culturale e naturale Nell’ambito della Misura A, la Regione Emilia-Romagna (Direzione Generale Programmazione e Pianificazione Urbanistica) ha partecipato al progetto di cooperazione VISION PLANET che vede la Regione Friuli-Venezia Giulia come capofila. Altri partners, oltre alle regioni italiane adriatiche, Austria, Bulgaria, Cechia, Germania, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia ed Ungheria. Obiettivo del progetto, iniziato nel 1998 e conclusosi nel 2000, è stato la predisposizione di un documento (VISION) che illustra le linee guida e gli indirizzi politici per lo sviluppo territoriale integrato dell'area centro-europea, danubiana ed adriatica e l'attivazione di occasioni di confronto e scambio - conferenze e meeting - tra i diversi partners partecipanti al progetto. Il 12 gennaio 2000 è stato approvato il documento "Vision Planet - Linee guida e Indirizzi politici". Attraverso i coordinatori italiani è stata garantita la partecipazione agli incontri transnazionali e la 102 partecipazione ai seminari internazionali organizzati dall'Università di Ancona e dall'Università di Venezia. Sempre nell’ambito della misura A, la Direzione Generale Programmazione e Pianificazione Urbanistica ha aderito al Progetto CEDA e VICLI mediante il coinvolgimento, quale soggetto tecnico-scientifico attuatore, di Ervet s.p.a.. Il progetto RDA-NET CEDA (Regional Development Agencies Network Central European and Danubian Countries) ha l'obiettivo di creare una rete di agenzie regionali di sviluppo nei paesi dell'Europa centrale e danubiana. La Regione Emilia-Romagna partecipa al progetto attraverso il coinvolgimento di Ervet. Il progetto è coordinato a livello nazionale dalla Regione Abruzzo e a livello transnazionale dall’Ungheria, altri partners sono: Friuli-Venezia Giulia, Molise, Veneto, Austria, Cechia e Slovenia. Il progetto, cominciato nel 1999, si concluderà nel 2001 ed ha un costo totale di 428.000 euro di cui quasi 229.000 di contributo comunitario: per l'Emilia Romagna il costo totale è di 72.525 euro. Nel corso del 2000 si sono svolte diverse attività e 3 incontri transnazionali; dopo una valutazione della trasferibilità in differenti contesti del modello di programmazione negoziata condotta in EmiliaRomagna si è passati alla promozione e disseminazione di tale modello, all'assistenza tecnica alle agenzie di sviluppo interessate all'implementazione di progetti pilota organizzando anche un incontro transnazionale svoltosi a Bologna il 28 luglio 2000. Il Progetto VICLI (Virtual Clustering Identification and Dissemination of Strategic Territorial Planing Best Practices) ha come obiettivo l'identificazione di distretti virtuali e la diffusione delle buone pratiche di pianificazione territoriale per alcuni Paesi dell'Europa danubiana e meridionale. La Regione Emilia-Romagna partecipa al progetto attraverso il coinvolgimento di Ervet. Il progetto è coordinato a livello nazionale dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e vede la partecipazione di vari partners: Abruzzo, Molise, Austria, Ungheria, Slovenia, Romania e Bulgaria. Il progetto, cominciato nel 1999, terminerà nel 2001 ed ha un costo totale di 360.000 euro di cui 192.615 di contributo comunitario: per l'Emilia Romagna il costo totale è di 34.960 euro. Nel corso del 2000, oltre alla partecipazione a workshop transnazionali si sono svolte diverse attività fra le quali i rapporti sui distretti di Sassuolo e di Parma, la predisposizione e somministrazione di questionari a imprenditori ed opinion leader di distretti emiliano-romagnoli, la produzione di uno specifico dossier giuridico. Nell’ambito della Misura B, la Direzione Generale Ambiente partecipa al Progetto U.T.N. (Urban Technology Network). Il progetto di cooperazione tra città e regioni europee, presentato dall’Austria, vede la partecipazione di Italia e Grecia e si propone come obiettivo principale la realizzazione di una serie di confronti tra varie città e regioni europee sulla gestione degli spazi e delle reti urbane. Nella prima fase del progetto sono state identificate alcune tematiche di interesse tra i vari partner quali: la gestione dei rifiuti solidi, le fonti di energia alternative, la valorizzazione del patrimonio culturale per lo sviluppo economico e la gestione ed il trattamento delle acque. La prima iniziativa italiana è stata sviluppata dalla Regione Emilia-Romagna, e si è concretizzata in un Workshop, effettuato anche con il supporto di ARPA, tenutosi il 10 maggio 2000 a Bologna e che ha avuto come tema “ Riuso delle acque reflue urbane in agricoltura”. La Regione ritiene importante proseguire nell’approfondimento dei metodi e delle tecnologie di riutilizzo della risorsa idrica, collegandolo contestualmente alla prevenzione dei problemi di eutrofizzazione del mare Adriatico, che risultano strategici e prioritari anche per il nuovo Programma Interreg III, area CADSES, sia a livello nazionale che internazionale. Sempre nell'ambito della Misura B, la Direzione Generale Politiche Sociali partecipa al Progetto INTEMIGRA che coinvolge partners sia nazionali ( Regioni Friuli Venezia Giulia , Veneto, Abruzzo Molise e Puglia ) che internazionali ( Germania Grecia e Albania) e di cui la Regione 103 Abruzzo è capofila. Il progetto ha promosso la conoscenza della problematica dell'immigrazione, nei suoi aspetti sociali ed economici, proponendo la creazione di una rete di cooperazione per la gestione dei mutamenti socio economici e strutturali derivanti dai processi migratori e dagli insediamenti di popolazione e di origine straniera. L’ intervento ha ricalcato la metodologia della “ ricerca azione “ e si è snodata su una duplice direttrice, da un lato , dell’indagine conoscitiva in senso stretto e dall’altro, della messa a punto di linee guida in grado di facilitare l’attività di programmazione di politiche sociali attive da parte degli Enti locali interessati dalla presenza straniera. Le attività in corso di realizzazione si muovono nella direzione di affrontare l’impatto che i flussi migratori , e gli insediamenti ad essi correlabili, determinano sulla struttura urbanistico territoriale delle Regioni partners. L’intero lavoro di ricerca e di definizione di modelli di intervento si snoda su tre direttrici principali: gli assetti territoriali in presenza di componenti straniere, le politiche sociali e la fruizione dei servizi (sociali scolastici sanitari), la collocazione degli stranieri nel mercato del lavoro e le esigenze di formazione professionale Nel dicembre 1999 è stato approvato, per un costo di circa 834.000 euro, Inte Mi Gra Additional con lo scopo di realizzare cinque progetti Pilota da attuarsi nelle regioni partners in maniera complementare agli interventi di ricerca azione previsti dal progetto Inte Mi Gra. Il progetto, sempre coordinato dalla Regione Abruzzo, va ad aggiungere un ulteriore anello alla catena di interventi previsti da quello precedente. Pertanto gli stadi che caratterizzano l’intero intervento diventano per ciascuna area geografico-territoriale sostanzialmente tre: la ricerca-azione, la costruzione del modello di prototipo e il conseguente intervento pilota sperimentale. I progetti pilota che si intendono dunque realizzare sono imputabili a diversi settori ed aree di intervento ciascuno dei quali sarà sviluppato prioritariamente da uno dei partner regionali con la collaborazione di altri partner . I cinque settori nelle quali si attiveranno gli interventi sono i seguenti: Occupazione, Investimenti produttivi e sviluppo delle piccole e medie imprese, Adeguamento urbano e rurale, Inserimento sociale degli immigrati e Sviluppo della cooperazione transfrontaliera ed interregionale. La Regione Emilia-Romagna (Direzione Generale Politiche Sociali) è responsabile del progetto Pilota “ Occupazione “ il cui obiettivo generale è rafforzare il sistema di monitoraggio regionale (Osservatorio sulle immigrazioni) attraverso il coinvolgimento ex novo degli Enti Locali, delle organizzazioni sindacali ed imprenditoriali e definendo un modello di Osservatorio esportabile, realizzare le condizioni strutturali per fare interagire il sistema con quelli operanti (o in possibile attivazione) nelle altre regioni partner coinvolgendo le corrispettive parti sociali (da realizzarsi con la regione Abruzzo ) Nell’ambito della Misura C, la Direzione Generale Trasporti e Sistemi di Mobilità partecipa al Progetto GILDA (Gestione Informatica della Logistica Distribuita nello spazio Adriaticojonico) il cui obiettivo è quello di realizzare una rete informatica che sfrutti le moderne tecnologie telematiche per offrire supporto alla gestione e alla fruizione della logistica del trasporto intermodale riguardante porti, interporti e realtà metropolitane. GILDA ha come scopo il miglioramento dell’intermodalità nei sistemi di trasporto, l’aumento dei livelli territoriali di accessibilità alle infrastrutture (misura C) e la promozione della cooperazione per la creazione di sistemi urbani e insediativi multicentrici ed equilibrati (misura B). Il progetto italiano GILDA interessa specificamente la fascia adriatico-jonica, e coinvolge le Regioni Friuli - Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia: si tratta delle stesse Regioni già incluse nel progetto del Corridoio Adriatico. In tale progetto uno studio di fattibilità ha preso in considerazione l'intero sistema intermodale dei trasporti sul fronte acqua e sul fronte terra della costa adriatica e ha posto l'attenzione sulle esigenze infrastrutturali (porti, ferrovie, interporti, strade) per il miglioramento dell'efficienza complessiva del sistema, specie in ordine allo sviluppo dei trasporti intermodali. GILDA intende essere un "prolungamento" 104 dell'iniziativa del Corridoio Adriatico sul versante degli aspetti informativi, di comunicazione e di gestione del trasporto. Il Ministro dei Lavori pubblici con decreto 22 maggio 1998 ha assegnato alla Regione EmiliaRomagna, quale responsabile dell’attuazione complessiva del progetto, 6.531.201 euro, di cui 3.589.344 di contributo comunitario. Con la deliberazione della Giunta regionale n. 2450 del 14 dicembre 1998 l’attuazione del progetto è assunta nell’ambito della Direzione Generale dell’Assessorato alla Mobilità e presso la Regione Emilia-Romagna è stato istituito il coordinatore, un Gruppo tecnico di coordinamento e la segreteria tecnica, riattivata con deliberazione della Giunta regionale n. 1415 del 31 luglio 2000. Presso la stessa Direzione ha sede inoltre il Comitato transnazionale di coordinamento (Transnational Project Coordinatio Committee) al quale hanno aderito Slovenia, Austria e Grecia. GILDA ha iniziato la fase attuativa nel mese di gennaio 1999; nel mese di ottobre 2000 le forniture e i servizi principali per la sua realizzazione sono stati affidati ad un unico soggetto (un raggruppamento costituito dalle società Ericsson Telecomunicazioni, Autovie Venete e Logo 2000) mediante appalto-concorso con gara europea. I tempi previsti per le fasi di sviluppo sono i seguenti: • aprile 2001 - termine delle indagini preliminari sui contesti di implementazione del sistema • ottobre 2001 - prima installazione del sistema e inizio delle attività di test • dicembre 2001 - termine della prima sperimentazione. Nell’ambito della Misura D, la Direzione Generale Programmazione e Pianificazione Urbanistica partecipa al Progetto COUNTDOWN, mediante il coinvolgimento, quale soggetto tecnicoscientifico attuatore di Ervet s.p.a. Obiettivo del progetto è la realizzazione di un centro d'informazione, documentazione e comunicazione on line sull'allargamento ad est dell'Unione Europea. Oltre alla Regione Friuli-Venezia Giulia (capofila per l'Italia) partecipano al progetto: Marche, Molise, Veneto, Austria, Bulgaria, Cechia, Germania, Grecia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Il progetto, cominciato nel 1999, terminerà nel 2001 ed ha un costo complessivo di 180.000 euro di cui 98.175 di contributo comunitario: per l'Emilia-Romagna il costo totale è di 6.000 euro. Nell’ambito della Misura E, la Regione Emilia-Romagna (Direzione Generale Programmazione e Pianificazione Urbanistica è capofila del progetto “WETLANDS. Gestione integrata delle zone umide”. Partners del progetto sono le Regioni Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Puglia, la provincia di Schonebeck (Germania) ed il Voivodato di Opole (Polonia) e, inoltre, come partner osservatore, il Ministero dell’Ambiente della Slovenia. Il progetto, cominciato nel 1999, terminerà nel 2001 ed ha un costo totale di 950.000 euro ma la Regione Emilia-Romagna, in qualità di responsabile del coordinamento transnazionale gestisce solo l'importo di 832.000 euro mentre i rimanenti 118.000 euro sono gestiti direttamente dal partner tedesco. Finalità del progetto è l'avvio di un processo di miglioramento della conservazione delle zone umide attraverso la definizione di una "strategia di gestione integrata", individuando forme e strategie idonee ed efficaci per rendere praticabile la gestione integrata, definita e sviluppata anche con il coinvolgimento dei cittadini e degli attori pubblici e privati interessati a vario titolo alla gestione delle zone umide. Tappe operative sono: la sistematizzazione delle conoscenze scientifiche disponibili e delle informazioni relative all'assetto amministrativo gestione delle zone umide con individuazione dei punti di criticità; lo svolgimento di studi di approfondimento; la realizzazione di interventi pilota; la condivisione delle esperienze e delle conoscenze tecniche e gestionali, attraverso l'organizzazione di sette incontri transnazionali da tenersi nelle diverse regioni partner, ciascuno finalizzato sia alla diretta conoscenza comune delle diverse realtà, sia all'approfondimento di temi specifici; la individuazione di un percorso di miglioramento gestionale adeguato alle diverse realtà; l'avvio di esperienze di gestione integrata; la 105 costruzione di un sito internet dedicato; la predisposizione di un rapporto finale. Per quanto riguarda la nostra Regione, la zona interessata è quella del Parco regionale del Delta del Po. Nel corso del 2000 sono stati realizzati i previsti workshop sulla gestione integrata a Galzignano (PD), l'incontro transnazionale nel Voivodato di Opole (Polonia); la Regione Emilia-Romagna, oltre ai compiti di partner, ha avviato i lavori di costruzione del sito internet, della banca dati ed ha coordinato le attività di stesura del "Rapporto finale". Sempre nella Misura E, la Regione Emilia-Romagna attraverso l’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali, partecipa al progetto “LET’S CARE METHOD” (Landscape EnviromenT asseSment and Cultural heritAge REstoration). Il progetto, coordinato dalla Regione Veneto, ha un costo complessivo di 1,833 milioni di euro (decreto del Ministro dei Lavori Pubblici 16 ottobre 1998). L’IBACN ha sviluppato il “modulo 1.1.a” finalizzato a predisporre un quadro comparativo dei sistemi catalografici europei per la descrizione del paesaggio culturale. E’ stata svolta una indagine sui metodi di catalogazione, valutazione e riqualificazione del paesaggio, in rapporto al patrimonio culturale e alle risorse ambientali. Dall'attività di ricerca, analisi e comparazione delle diverse metodologie catalografiche, si è arrivati ad una proposta metodologica di catalogazione e descrizione del paesaggio culturale che, pur mantenendo l’elasticità descrittiva dei modelli analizzati, cerca di strutturarne i contenuti in modo tale da rendere possibile la confrontabilità fra diversi sistemi. I risultati saranno presentati a Ferrara il 30 Marzo 2001, in occasione del Salone del Restauro 2001. Il programma LEADER II L’iniziativa Comunitaria LEADER II64 si proponeva la promozione di azioni da parte di operatori locali, pubblici e privati, e capaci di qualificare il tessuto imprenditoriale ed innescare processi innovativi di sviluppo locale. Il Programma Operativo Leader II Emilia-Romagna è stato approvato con decisione C(95)3618/1 del 27 dicembre 1995, successivamente modificata con la decisione C(97)2461/1 del 6 agosto 1997, che ha determinato un incremento delle risorse comunitarie e statali assegnate al programma regionale. Le risorse complessive del programma regionale erano di 18,2 milioni di euro, di cui 7,7 Milioni a carico dei fondi strutturali (3,8 FESR, 3 FEOGA, 0,9 FSE), per un costo complessivo di 25,1 Milioni di euro. Il programma regionale ha orientato la maggior parte delle risorse in due categorie di interventi definite Misura B (programmi di innovazione rurale) e Misura C (cooperazione transnazionale). In particolare la Misura B ha previsto l’attivazione di azioni di promozione e valorizzazione territoriale inseriti in Piani di Azione Locale (PAL) programmati e gestiti da Gruppi di Azione Locale (GAL) organismi di diritto con base sociale. I quattro PAL selezionati a livello regionale hanno sviluppato piani con proprie specificità: • PAL Appennino piacentino e parmense, gestito dal GAL Soprip SpA, ha privilegiato interventi di valorizzazione e commercializzazione delle produzioni agroalimentari, • PAL Appennino modenese e bolognese, gestito dal GAL Antico Frignano scarl, ha sviluppato in particolare interventi per la piccola impresa, l’artigianato ed i servizi zonali, • PAL Appennino cesenate, forlivese, faentino e bolognese, gestito dal GAL L’Altra Romagna srl, ha indirizzato le azioni in particolare verso il settore turistico, 64 comunicazione 94/C 180/12 in GUCE C 180 del 1° luglio 1994 106 • PAL Basso ferrarese, gestito dal GAL Delta 2000 soc.cons.a r.l., ha indirizzato verso le azioni di sostegno delle produzioni agricole e del turismo naturalistico ambientale. Il 2000 è stato caratterizzato dalle attività di verifica tecnico-amministrativa e controllo sulle attività realizzate. Tali attività proseguiranno nel corso del 2001. La Regione ha predisposto un passaggio dalla programmazione Leader II (1994-99) a quella Leader+ (2000-2006) privo di soluzioni di continuità. Dal punto di vista finanziario, il Leader II passerà il testimone al Leader+ il 1° luglio 2001. Nell’ambito della Misura C, i GAL hanno avviato una intensa attività di cooperazione transnazionale, usufruendo anche dell’appoggio finanziario dell’Osservatorio Europeo Leader (AEIDL) che sostiene progetti promossi dai raggruppamenti di GAL dei vari paesi europei. STATO DI ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA AL 30.06.2000 Programma Stanziato Impegni Importi in Euro Spese Regionale Totale Pubblico Totale % Pubblico % Totale % Pubblico % LEADER II [1] [2] [3] [4=3/1] [5] [6=5/2] [7] [8=7/1] [9] [10=9/2] Totale 25.493.023 18.224.251 29.492.147 115,69% 18.798.600 103,15% 12.550.818 49,23% 8.448.152 STATO DI ATTUAZIONE PER SOGGETTO ATTUATORE al 30.06.2000 GAL/Regione Impegni Totale 46,36% Importi in Euro Spese Pubblico Totale Pubblico GAL Soprip 9.812.304 5.636.239 5.327.259 3.017.677 GAL Antico Frignano 7.231.726 4.461.515 2.311.667 1.789.844 GAL L'Altra Romagna 5.900.643 4.318.461 1.787.856 1.362.224 GAL Delta 2000 6.415.661 4.250.573 3.041.029 2.195.401 131.812 131.812 83.007 83.007 29.492.147 18.798.600 12.550.818 8.448.152 Monitoraggio e valutazione (1) Totale (1) Trattasi della misura di monitoraggio e valutazione del programma, totalmente a carico della Regione. Di seguito viene sintetizzato lo stato di attuazione della Misura C GAL SOPRIP ANTICO FRIGNANO L'ALTRA ROMAGNA DELTA 2000 Totale n° Impegno prog Totale Partners Pubblico IRL A 4 4 3 5 213.635 177.972 120.928 139.123 143.234 114.611 95.667 104.367 1 1 1 16 651.659 457.879 3 0 I E F D GR 4 1 2 2 1 4 3 2 0 1 1 1 5 4 3 1 9 9 7 0 0 P UK 2 1 1 10 12 11 11 2 36 1 2 2 3 Tot N.B.: i totali non corrispondono alla somma dei partners indicati in quanto vi sono due progetti ai quali partecipano due GAL Emiliano-Romagnoli (Antico Frignano-L’Altra Romagna; L’Altra Romagna-Delta 2000). Pertanto, si è ritenuto opportuno conteggiare solo una volta i partners dei due progetti, che vengono comunque evidenziati per entrambi i GAL coinvolti. E’ importante notare come i GAL emiliano-romagnoli stiano partecipando mediamente a 4 progetti di cooperazione transnazionale a testa (dato relativamente alto rispetto al contesto italiano), con una media di 3,25 partecipanti/progetto (il numero limitato di partner è un buon indice della concretezza 107 e della buona finalizzazione dei progetti). Risulta interessante notare come la cooperazione sia rivolta prevalentemente verso gli altri paesi europei mediterranei. Infatti, escludendo i partners italiani, sui restanti 27 partners, 22 appartengono a paesi mediterranei (81,5%). Si evidenzia, inoltre, tra i paesi nordici, una polarizzazione verso Irlanda e Regno Unito. Il programma OCCUPAZIONE Il Programma di Iniziativa Comunitaria OCCUPAZIONE ha inteso contribuire allo sviluppo delle risorse umane e al miglioramento del funzionamento del mercato del lavoro attraverso la crescita dell’occupazione, la promozione della solidarietà sociale e l’incentivazione delle politiche di pari opportunità. Occupazione si suddivideva in Volet corrispondenti a diverse categorie di utenti e che nella prima fase (1995-1997) erano tre: NOW rivolto alle donne, YOUTHSTART rivolto ai giovani senza qualifica o un'adeguata preparazione scolastica e HORIZON per portatori di handicap e suddiviso in Horizon Svantaggio e Horizon Handicap. Nella seconda fase (1997-1999) è stato aggiunto un'ulteriore sezione INTEGRA, rivolto alle persone svantaggiate: minoranze etniche, emigrati, rifugiati, nomadi, detenuti ed ex detenuti, tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti, disoccupati di lungo periodo. Sono stati pubblicati tre bandi per la partecipazione al programma, terminato il 31 dicembre 1999; l’ultimo bando risale all’aprile 1997 e ha finanziato progetti realizzati tra maggio 1998 e dicembre 1999. Ogni progetto doveva presentare caratteristiche di innovazione, cooperazione transnazionale e collaborazione locale. La Direzione Generale Formazione Professionale e Lavoro è stata titolare di 2 progetti per gli anni 96/98 (Integra II e Janus, entrambi conclusi nel novembre 1998) e 3 progetti per il 98/99 (Janus II, Rainbow e Isola), all'interno di: YOUTHSTART: “Janus II°: Progetto regionale per l’inserimento sociale e lavorativo dei giovani nell’Unione Europea” Approvato e finanziato per un costo totale di 5 miliardi di lire, di cui 2,250 a carico del FSE (circa 1.153.000 euro). Il progetto Janus II°, si è sviluppato tra settembre 1998 e luglio 2000 e ha costituito la declinazione sperimentale del modello di formazione iniziale messo a punto nella prima fase del programma Occupazione con il progetto Janus I°. Le innovazioni principali introdotte nella così detta "formazione di base" sono state: a) adattare le risposte alla individualità degli utenti; b) focalizzare l’attenzione non più sui saperi disciplinari, ma sulle competenze necessarie per lo sviluppo della persona e per il suo inserimento professionale; c) stimolare il protagonismo e la responsabilizzazione degli utenti nel loro percorso formativo; d) rompere e superare lo schema scolastico della classe; e) aprirsi al territorio ed ottimizzare dal punto di vista didattico l’alternanza. Sono state realizzate complessivamente otto sperimentazioni che hanno coinvolto tutti i territori provinciali. Per quattro di queste si è ricorso a finanziamenti regionali al di fuori del programma Youthstart. La realizzazione delle sperimentazioni è stata affidata in ogni territorio provinciale (Piacenza e Parma hanno lavorato congiuntamente) a un raggruppamento (ATI) di Enti di formazione coinvolti nella formazione iniziale. Questo ha consentito di diversificare l'offerta formativa e offrire quindi più opportunità di scelta ai ragazzi. I ragazzi (tra i 14 e i 18 anni) coinvolti nelle quattro sperimentazioni (Piacenza-Parma, Reggio-Emilia, Forlì e Ravenna) sono stati 108 mediamente trentacinque (in tutto 140) per territorio, ma nelle altre Province i ragazzi coinvolti sono stati 175. Contemporaneamente è proseguita l'attività di ingegnerizzazione del modello, al fine di dare risposte anche dal punto di vista organizzativo ed economico, alla complessità della "formazione individuale", conciliando esigenze diverse dovute alla eterogeneità dei gruppi di utenti e delle loro esperienze scolastiche o lavorative. Nella fase "professionalizzante" costituita sia da percorsi formativi che da esperienze di alternanza una media del 85% dei ragazzi ha frequentato i corsi attivati nell'ambito delle ATI, l'8,5% ha frequentato corsi presso altri enti. Il 2,7% degli iscritti ha scelto, in momenti diversi del percorso, il lavoro e in questo passaggio sono stati accompagnati dai tutor e hanno anche partecipato a successivi momenti di verifica e di completamento delle unità formative trasversali e di base presso i centri. Un altro 5% ha abbandonato il progetto nel corso della fase professionalizzante, in genere per grossi problemi di disagio. Tutte le sperimentazioni hanno tentato di rispondere con il massimo di flessibilità e tempestività alle domande e ai bisogni degli allievi. L'esito finale dei percorsi professionalizzanti è stato, in genere, la "Certificazione di competenze". In alcuni casi è stata rilasciata dal centro una "Dichiarazione di competenze", quando l'autonomia era stata raggiunta solo in alcuni segmenti delle Unità formative del profilo professionale di riferimento. Le certificazioni finali hanno consentito sia l'entrata nel mondo del lavoro che il proseguimento verso la qualifica in altri percorsi, avendo riconosciuto il percorso Janus come credito formativo. I punti di forza del progetto sono stati soprattutto la flessibilità e alternanza della formazione, la possibilità di tarare i percorsi individuali sulle reali potenzialità degli allievi, l'ampiezza della gamma di offerte, la proposta oggettivamente diversa da quella dei percorsi scolastici. La sperimentazione, oltre a giungere a risultati più che positivi per gli utenti coinvolti (non è ancora possibile verificare il dato reale sull'inserimento al lavoro ma una alta percentuale di giovani ha già avviato esperienze lavorative) ha consentito di mettere a fuoco elementi cruciali per la definizione dei percorsi di assolvimento dell'obbligo formativo, sia relativamente alle strategie e ai modelli organizzativi dei centri che rispetto alle metodologie. INTEGRA: “Isola: Inserimento sociale e lavorativo di soggetti con disagio” Approvato e finanziato per un costo totale di 3,060 miliardi di lire, di cui 1,377 a carico del FSE (circa 705.000 euro) è stato realizzato tra settembre1998 e ottobre 2000. Destinatari del progetto sono stati: immigrati, tossicodipendenti, ex-tossicodipendenti, giovani disoccupati e disoccupati di lunga durata, carcerati e ex carcerati, operatori dei Servizi sociali, volontari, operatori di cooperative sociali e dei Centri per l'impiego. L'obiettivo del progetto era costruire una rete di soggetti diversi, impegnati in azioni di inclusione sociale e lavorativa di persone in situazione di disagio sociale e sperimentare con alcune di loro, azioni dirette di inserimento lavorativo, in particolare nell'ambito della tutela ambientale e nell'autoimprenditoria. Premessa dell'intervento sugli operatori è stata un'indagine sull'entità e qualità dello svantaggio in Emilia-Romagna. L'esito di tale indagine ha sottolineato come nella nostra regione uno degli elementi di maggior disagio e causa di esclusione sociale sia l'essere cittadino extracomunitario. L'indagine ha anche realizzato un'analisi specifica delle problematiche legate all'immigrazione. 109 Una ricerca/indagine sulla domanda e offerta di Servizi per l'impiego per soggetti svantaggiati, si è invece realizzata come premessa all'intervento formativo per gli operatori dei centri per l'impiego. La ricerca aveva per obiettivo la miglior definizione possibile dei bisogni dei soggetti svantaggiati, rispetto al tema del lavoro e degli approcci dei Servizi a questi soggetti. L'intervento formativo per circa 160 operatori dei centri provinciali per l'impiego era volto a favorire un approccio integrato alle problematiche dei soggetti svantaggiati e ad attivare funzioni specializzate nei centri per il collocamento. L'attività di formazione dei soggetti svantaggiati si è realizzata nei territori di Reggio Emilia e Modena sul tema del lavoro in ambito di tutela ambientale. Il progetto è stato realizzato tramite un Accordo di programma che ha coinvolto le due Province, la Regione e gli enti territoriali di salvaguardia ambientale. Per favorire la successiva occupazione dei soggetti formati, oltre a coinvolgere già in ambito formativo le cooperative sociali, si è realizzata un'indagine sulle potenzialità occupazionali nella tutela dell'ambiente nelle province coinvolte. L'esito dell'intervento ha consentito l'assunzione, da parte delle cooperative sociali, di buona parte dei trenta soggetti formati. L'altra azione formativa per soggetti svantaggiati si è realizzata nel territorio di Ravenna, dove sono stati realizzati interventi a supporto dell'autoimprenditorialità per immigrati e, in particolare:. • la progettazione di un sistema di supporto all'autoimprenditoria e realizzazione di un'Agenzia di sostegno che ha agito, per tutta la durata del progetto, presso centri di accoglienza o sedi sindacali di Modena, Bologna e Ravenna; produzione di un Vademecum per gli immigrati che intendano avviare attività autonome; • formazione di otto agenti di sviluppo per fornire consulenza ad immigrati imprenditori; • formazione di dieci persone immigrate extracomunitarie per sostenerli nella realizzazione di progetti di imprenditorialità. I prodotti del progetto sono visibili al sito http://www.odl.net/integraisola/ che contiene i report di ricerca e gli elementi rilevanti del progetto. Sono inoltre stati prodotti due Kit multimediali contenenti documentazione e metodologie per operatori del disagio e dell'inserimento sociolavorativo. Nel corso del seminario finale, svoltosi l'8 e 9 giugno 2000, oltre alla diffusione degli esiti delle diverse iniziative del progetto, si è svolto un dibattito sul tema dell'emarginazione nelle città. Trasversalmente alle iniziative illustrate si sono realizzate attività con partners trasnazionali: scambio di operatori, visite tecniche, realizzazione di Seminari comuni sui temi dell'emarginazione, dei Nuovi bacini di impiego, delle normative di riferimento nei diversi Stati. Dare conto degli obiettivi raggiunti per un progetto così ampio è inevitabilmente complesso, va rilevata la quantità e qualità dei contributi teorici elaborati e che dovrebbero costituire una base per l'avvio di successivi progetti. Tra questi si possono evidenziare: 9 La necessità di tenere conto delle differenze di genere delle persone con svantaggio sociale per definire progetti di ricerca, formativi e di inserimento al lavoro; 9 La possibilità di mettere in primo piano le capacità progettuali degli stessi soggetti in difficoltà; 9 La necessità, nei percorsi di formazione e inserimento al lavoro, di valorizzare anche il raggiungimento di obiettivi intermedi, quali l'acquisizione di maggior autonomia; 9 Il dover tenere conto, nell'approccio a questi soggetti, della complessità dei bisogni di cui sono portatori, anche nel dare risposte specifiche quali il collocamento al lavoro. Le riflessioni nell'ambito delle diverse iniziative formative per operatori, hanno portato a sottolineare la necessità di un punto di osservazione regionale per le problematiche dello svantaggio, anche come polo per la capitalizzazione e diffusione dei risultati delle varie indagini e ricerche. Gli interventi con gli utenti finali hanno avuto, come esito, oltre all'inserimento per molti 110 di questi in situazioni lavorative (cooperative di tutela ambientale o avvio di imprese autonome) la creazione a livello locale di reti di relazioni tra realtà diverse: servizi per l'impiego, amministrazioni locali, centri stranieri, cooperative ecc. per un ulteriore sviluppo di percorsi di integrazione sociale e lavorativa dei soggetti svantaggiati. HORIZON : “Rainbow: per l’integrazione visibile” Approvato e finanziato per un costo totale di 980 milioni di lire, di cui 441 a carico del FSE (circa 226.000 euro) è stato realizzato tra settembre 1998 e ottobre 2000. Il progetto ha favorito l’incontro tra opinioni e culture diverse, agevolando opportunità di scambio, realizzando iniziative mirate di promozione, in particolare di tutti i progetti Horizon in corso di realizzazione nella nostra Regione. Fondamentale era, inoltre, la interazione fra i vari progetti, amplificando le potenzialità innovative e di successo di ciascuno, favorendo il radicamento nella società dei faticosi processi di cambiamento avviati, contrastando i diffusi stereotipi sui disabili e sul loro ruolo nella società, che connotano ancora la "diversità" come onere sociale e non come risorsa da valorizzare. Il progetto ha consentito la costruzione, con il contributo di ISFOL, di una rete dei progetti Horizon che ha permesso una comune riflessione sul tema delle reti locali di supporto e sui nuovi bacini di impiego. L'esito di questi incontri è stato riportato nel Seminario finale, tenutosi a Bologna il 22 marzo 2000. Il progetto ha parallelamente lavorato sulla dimensione "culturale" dell'integrazione, cercando di favorire un diverso approccio della società al tema, portando, in particolare, testimonianze "visive" del vissuto e del processo di integrazione attraverso il lavoro dei disabili. Tutto ciò è stato realizzato attraverso due strumenti: • la produzione di video di documentazione sui progetti, attività che ha coinvolto anche i partners trasnazionali; • la produzione di un mediometraggio tratto da un racconto di Chiara Sereni, su un episodio di vita di un ragazzo disabile. Nella giornata precedente il seminario finale, il 21 marzo, è stata realizzata una rassegna di film sul tema dell'handicap. Il mediometraggio realizzato, intitolato "Rainbow", è stato presentato in rassegne e festival cinematografici tematici ed ha già ricevuto una menzione al "Secondo festival internazionale sulla comunicazione sociale". Gli esiti finali del progetto, oltre a favorire la conoscenza e il dibattito sul tema dell'integrazione, costituiscono un patrimonio dal quale partire per dare il via a una nuova fase di innovazione e ulteriore progressione nel riconoscimento del diritto di cittadinanza per i disabili e per tutti i soggetti svantaggiati. Sempre nell’ambito del volet Horizon, la Direzione Generale Politiche Sociali ha promosso due progetti ASIHA e FUTURE, entrambi attuati da EnAIP Emilia-Romagna. Tali iniziative che si concluderanno nel mese di marzo 2000, sono state finalizzate ad offrire alle persone disabili, giovani e adulti, nuovi percorsi ed opportunità per la riabilitazione e l’integrazione socio-lavorativa. Con il progetto FUTURE – Per una solidarietà attiva, sono stati realizzati due interventi formativi per “tutors della transizione” destinati a 30 operatori del settore socio-sanitario, della formazione professionale e della cooperazione sociale. Sono stati realizzati interventi di orientamento e tirocini formativi in azienda per 76 disabili e, in collaborazione con il Servizio Ausilioteca dell’AIAS di Bologna sono stati predisposti strumenti per la valutazione delle competenze e l’adattamento del posto di lavoro, anche attraverso l’utilizzo di ausili elettronici ed informatici. Inoltre, per promuovere lo sviluppo delle imprese sociali, è stato realizzato un corso di formazione per 10 cooperatori e una ricerca sul settore della cooperazione sociale di tipo b che ha 111 individuato le caratteristiche dei loro mercati, pubblici e privati, soprattutto in termini di azioni di marketing e di comunicazione ed il posizionamento assunto da queste imprese al loro interno. I risultati della ricerca sono stati utilizzati per la produzione di un Manuale di marketing utile a promuovere sul mercato prodotti e servizi delle cooperativi sociali, mentre i risultati dell’azione formativa sono stati utilizzati per la produzione di un Catalogo delle cooperative sociali di tipo b volto ad individuare nuove modalità di corretta comunicazione e nuovi strumenti che permettono di utilizzare a pieno le risorse di comunicazione che le cooperative sociali hanno a disposizione. Il progetto FUTURE è stato approvato con un costo complessivo di 751.000 euro (circa un miliardo e mezzo di lire) ed ha coinvolto Germania, Spagna e Portogallo. Per quanto riguarda il progetto ASIHA - Azioni Sperimentali per l’Inserimento dell’Handicap Acquisito, è stato realizzato un corso per “tutors dell’orientamento” rivolto a 18 formatori ed operatori socio-sanitari e sono stati sperimentati, nelle Province di Bologna, Ferrara, Piacenza e Rimini, sportelli/servizi di orientamento, integrati con la rete dei servizi territoriali, grazie ai quali sono già stati offerti servizi di consulenza, bilancio di competenze e percorsi di formazione individualizzati a 24 persone con handicap acquisito. E’ stata, inoltre, realizzata una ricerca sul territorio regionale volta alla produzione di un Modello di riabilitazione globale del soggetto traumatizzato, finalizzato da un lato, all’integrazione degli aspetti sociali, relazionali, sanitari e formativi attraverso la messa a punto di metodologie e la produzione di nuovi strumenti da utilizzare nella fase di orientamento/formazione e dall’altro, all’analisi delle opportunità occupazionali per i disabili, in particolare sulle possibilità di inserimento offerte dal telelavoro. Il progetto ASIHA è stato approvato con un costo complessivo di 444.000 euro (circa 850 milioni di lire) ed ha coinvolto, oltre alla nostra Regione, Francia e Spagna. I risultati dei due progetti sono già stati presentati in occasione del seminario conclusivo “Diversità, diverse abilità e nuove opportunità” che si è tenuto il 4 febbraio 2000 presso la sede della Regione Emilia Romagna; i prodotti finali (rapporti di ricerca, esiti sperimentazioni, azioni formative) dei due progetti saranno diffusi attraverso pubblicazioni e realizzazione di kit multimediali. Il programma Occupazione in Emilia-Romagna nel periodo 1995 - 1999 Prima e seconda fase Il programma Occupazione, ha consentito lo sviluppo di progetti per l'integrazione lavorativa e sociale di soggetti in difficoltà. I progetti erano rivolti a diversi target di utenze a rischio di esclusione dal mercato del lavoro e si sono caratterizzati per la molteplicità di azioni, non solo in ambito formativo ma anche in termini di servizi, creazione di impresa, rinnovamento del sistema scolastico e produttivo. Sul territorio regionale nella prima fase (1995 - 1997) sono stati realizzati 14 progetti per un finanziamento complessivo di 20,9 miliardi di lire; nella seconda fase (1997 1999) si è avuto un incremento nel numero di progetti e nel finanziamento assegnato con 71 progetti realizzati per complessivi 59,7 miliardi di lire. La nostra regione è, inoltre, stata coinvolta in alcuni progetti multiregionali: 14 nella prima fase e 20 nella seconda. Non è possibile dar conto dei relativi finanziamenti perché riferiti al progetto nel suo complesso e non alle singole azioni. La distribuzione di progetti e risorse, nella nostra regione, è stata la seguente: 112 Programma Occupazione I Fase 1995 - 1997 importi in euro Volet n. progetti costo totale quota FSE Horizon Handicap Horizon Svantaggio Youthstart Now 6 2 2 4 3.958.681 2.128.975 2.340.149 2.367.913 1.791.621 958.039 1.053.067 1.065.561 Totale 14 10.795.718 4.868.288 Programma Occupazione II Fase 1997 - 1999 Volet n. progetti costo totale quota FSE Horizon Integra Youthstart Now 17 18 15 21 7.837.678 7.432.463 7.468.793 8.132.435 3.526.955 3.344.608 3.360.957 3.659.596 Totale 71 30.871.369 13.892.116 Alcune tra le esperienze più indicative I progetti sviluppati in Occupazione si caratterizzavano per la possibilità di realizzare interventi di tipo “integrato”, che prevedessero, cioè, attività di natura diversa finalizzate a raggiungere l’obiettivo di progetto, sia si trattasse di collocamento al lavoro dipendente che, invece, creazione di una impresa o di lavoro autonomo. Con queste modalità è stato possibile realizzare anche sperimentazioni che incidessero in maniera efficace sul sistema locale; la Regione Emilia-Romagna ha scelto di essere titolare di alcuni progetti (cfr. gli articoli che li illustrano in dettaglio nella presente pubblicazione) che avevano la caratteristica di sperimentare per innovare il sistema locale di formazione e collocamento al lavoro. Per il volet Horizon handicap, tra l’altro, la presenza di un progetto quadro regionale (Horizon Integra II nella prima fase e Rainbow nella seconda) ha consentito un più stretto legame tra tutti i progetti Horizon sviluppati nella regione, realizzando così una forte azione di diffusione e mainstreaming sui temi specifici del collocamento al lavoro di disabili. Su questo tema segnaliamo, tra gli altri, il progetto Happen della Cooperativa Anastasis, per la creazione di una impresa sociale per il recupero e la valorizzazione dell'ambiente nella quale collocare 10 disabili psichici. Il progetto è stato realizzato in stretta sinergia con gli enti locali, in particolare di una zona montana che presentava bisogni e opportunità di sviluppo tali da giustificare la creazione della suddetta cooperativa. Anche il progetto Verde e viola del Centro Itard di Piacenza, aveva l'obiettivo di inserire nel mondo del lavoro delle persone con disagio psichico, fornendo loro conoscenze su alcune competenze 113 professionali ben delimitate (coltivazione in serra e piano commerciale per la vendita). L'inserimento lavorativo costituiva una tappa del percorso di integrazione sociale e di cura. Il progetto Crisalide dell'Istituto Minguzzi, aveva invece come gruppo target di riferimento i malati psichiatrici e prevedeva un intervento rivolto a operatori e organizzazioni di volontariato al fine di accrescere la loro capacità di intervenire a favore dei pazienti psichiatrici, rendendo più agevole la convivenza con gli stessi. Il progetto prevedeva anche numerose azioni di diffusione con mostre e incontri volti a far conoscere i temi legati alla salute mentale e alle problematiche di integrazione dei malati pschiatrici. Per quanto riguarda Youthstart il tema prevalente, nella nostra regione, è stato quello dell’innovazione della formazione iniziale e dell’integrazione con i percorsi scolastici, grazie anche alla concomitante definizione e realizzazione della riforma dei cicli scolastici. Il progetto Mecenate (AECA regionale) ha sviluppato il tema dell’integrazione tra i sistemi dell’educazione, formazione e lavoro sperimentando percorsi flessibili di acquisizione di competenze professionali. Altro tema interessante del progetto era l’orientamento dei giovani alla creazione di impresa, realizzato sempre tramite il coinvolgimento e l’accordo con gli attori locali. Il progetto Pit Stop (EnAIP regionale) ha invece focalizzato il proprio intervento sulla prevenzione della dispersione scolastica la costituzione di una rete tra i servizi locali (scuole, ASL, imprese, centri di formazione e enti locali) di sostegno alla lotta e prevenzione dell’abbandono scolastico. Nel volet Integra il gruppo target era genericamente individuato in soggetti in “situazione di svantaggio”. Nei progetti realizzati in Emilia-Romagna gli utenti finali sono stati individuati, prevalentemente, tra gli immigrati, i tossicodipendenti e, in numero inferiore, tra i detenuti. Il progetto Episcopio di AGEFORM, ha costituito il completamento di una esperienza realizzata nella prima fase Euro.t.r.a.m.p. con l’obiettivo di sostenere azioni di informazione e sensibilizzazione sulle problematiche della sieropositività. Il progetto Reintegra, del Comune di Bologna, si è occupato di inserimento lavorativo di persone ex-tossicodipendenti, con la creazione di cooperative in diversi settori artigianali. Fra i molti che si sono occupati di extracomunitari: Samarcanda (Camera del Lavoro Territoriale CGIL RE) finalizzato alla creazione di un centro servizi per l’immigrazione con lo scopo di favorire, attraverso la diffusione di informazione e consulenza, l’integrazione sociale e lavorativa di cittadini extracomunitari; Link (Cefal BO) per favorire non solo l’orientamento e la formazione dei lavoratori extracomunitari ma per intervenire sulle donne al fine di limitare l’impatto sociale dei ricongiungimenti familiari. Il progetto Plus, (EnAIP E/R) rivolto a favorire il reinserimento sociale e lavorativo di detenuti e ex detenuti attraverso servizi a supporto delle imprese sociali che operano sia all’interno delle strutture carcerarie che all’esterno. Per NOW, infine, i progetti si sono orientati principalmente a sostenere il collocamento al lavoro delle donne attraverso la costituzione di imprese autonome o favorendo percorsi di qualificazione per proporsi come lavoratrici autonome. Nursery d’impresa (CEFAL di Bologna) ha costituito una Nursery per fornire servizi e strutture a donne che intendessero avviare una propria impresa; New business (Comitato impresa donna) ha favorito, attraverso l’orientamento e la formazione, la creazione di imprese nel settore del turismo rurale, ambiente e servizi di assistenza sociale; Business web (Comune di Bologna) ha favorito, in sintonia con lo sviluppo locale, la nascita di nuove imprese e il sostegno di quelle esistenti, attraverso i servizi forniti dalla struttura, già esistente, dell’Incubatore Impresa Donna. 114 Il progetto Why not, di AGEFORM, si è invece occupato del collocamento al lavoro, tramite lo strumento del tirocinio, mirando da un lato a far acquisire alle donne competenze specifiche e, dall’altro, a sensibilizzare le aziende sulle pari opportunità. Lei Multimedia di AECA E/R, ha proposto un servizio di incontro domanda offerta di lavoro attraverso la messa in campo di sistemi sia tradizionali sia multimediali, attivati presso sportelli di servizi già presenti sul territorio. Da segnalare anche il progetto Donne del campo educativo del Comune di Reggio Emilia, teso a favorire la diffusione di una cultura dei servizi per l’infanzia e formare educatrici qualificate per nuove tipologie di servizi per l’infanzia non pubblici. Il programma ADAPT Il Programma aveva l'obiettivo di favorire l’adattamento della forza lavoro ai mutamenti industriali, di anticipare lo sviluppo di nuove mansioni e di nuove attività, di migliorare il funzionamento del mercato del lavoro e di sostenere la crescita, l’occupazione e la competitività delle imprese nell’Unione Europea65. Nella prima fase di ADAPT, la Regione Emilia-Romagna ha partecipato al progetto “J.100 Regiones”, mentre nell’ambito di ADAPT BIS (Building the Information Society) partecipa ai progetti “Regiones BIS”, “VOLA” ed “ASCESI”. La Direzione Generale Formazione Professionale e Lavoro ha attuato due iniziative fra loro strettamente collegate: il progetto “J.100 REGIONES”, approvato nell’ambito della prima fase, conclusosi nel dicembre 1998, e il progetto “REGIONES BIS”, di completamento ed ampliamento della sperimentazione precedentemente avviata, approvato nella II fase del programma. REGIONES BIS - BUILDING THE INFORMATION SOCIETY -, il cui costo complessivo è di 18,7 miliardi di lire (circa 9.350.000 euro), con il 75% a carico di fondi comunitari e nazionali ed il 25% a carico di fondi privati, cerca di favorire, nel sistema formativo regionale, una crescita qualitativa che fornisca alle imprese servizi adeguati alle esigenze derivate dalle mutazioni industriali e tecnologiche in atto. Il progetto si è inserito nelle linee di sviluppo della Regione Emilia-Romagna volte a fare assumere al sistema regionale di formazione professionale una dimensione sempre più europea e transnazionale, indirizzando e coordinando l'innovazione di sistema affinché i progetti innovativi su tematiche specializzate di valenza regionale - potessero diventare una risorsa per tutti i soggetti, pubblici e privati, operanti in Emilia-Romagna, e non solo per i soggetti direttamente attuatori delle iniziative sperimentali. Il ruolo di indirizzo e governo della sperimentazione assunto dalla Regione ha inteso coniugare due dimensioni complementari, entrambe indispensabili per garantire un'ulteriore "qualificazione flessibile" del sistema formativo: la dimensione bottom-up, tesa a rafforzare le sinergie "dal basso" tra forze sociali, imprese, organizzazioni di formazione ed enti locali per accompagnare lo sviluppo economico e sociale del territorio, e la dimensione "innovazione di sistema", per orientare, valutare e diffondere i risultati fra tutti gli attori presenti sul territorio, contribuendo a "patrimonializzare" i risultati a scala ampia. I risultati raggiunti durante la prima fase del progetto J.100 REGIONES, e gli importanti 65 La Commissione europea, con due comunicazioni 94/C180/09 e 96/C200/05 ha stabilito i criteri a cui gli Stati membri devono attenersi per la presentazione dei programmi operativi 115 riconoscimenti avuti da parte della Comunità Europea (che ha premiato la Regione EmiliaRomagna per aver scelto un approccio globale alla sperimentazione), l'interesse manifestato dai nuovi soggetti coinvolti - con particolare riferimento alle imprese ed alle Università - hanno confermato l'opportunità di portare a compimento il disegno strategico già avviato con J.100 REGIONES. I collegamenti transnazionali già allacciati nell'ambito del progetto J.100 REGIONES si sono rafforzati ed ampliati in occasione della sperimentazione di REGIONES BIS, e le Regioni europee partner hanno confermato, con la Convention finale tenutasi dal 20 al 22 febbraio 2000 a Bruxelles, l'importanza di mantenere viva e di sviluppare, con i prossimi programmi comunitari, la rete REGIONES, quale strumento idoneo per operare nell'ambito dei futuri programmi comunitari. Il progetto sperimentale "REGIONES BIS" per l'Emilia- Romagna si è articolato attraverso tre grandi gruppi di azioni, puntando alla coerenza interna ed all'integrazione tra i vari attori coinvolti: a) le azioni transnazionali di comune interesse tra le Regioni europee promotrici, che hanno rappresentato il 15% del budget complessivo del progetto e sono state gestite in modo unitario tra tutti i partners transnazionali. b) le azioni regionali, chiamate "Progetti europei di innovazione formazione/imprese", affidate, tramite avviso di gara, a diversi pool, composti da organismi interessati allo sviluppo delle imprese e del lavoro e detentori del know-how professionale nell’area tematica di riferimento. 11 progetti hanno riguardato il completamento di alcuni già svolti in J.100 REGIONES e 13 hanno invece riguardato progetti su nuove aree tematiche, non previste nella prima fase: economia no-profit (terzo settore) e servizi socio-assistenziali profit alla persona; logistica e trasporti; beni culturali; comparto chimico plastico/biomedicale; pelletteria/calzature; specificità gestionali delle piccole imprese con particolare riferimento alla certificazione di qualità; nuovi modelli imprenditoriali con particolare riferimento al ricambio generazionale. c) le funzioni trasversali di coordinamento e supporto al progetto sperimentale a scala regionale, finalizzate a garantire l'integrazione tra i vari "Progetti europei di innovazione formazione/imprese". Nell'ambito di queste attività "trasversali" rientra il monitoraggio di gestione, curato direttamente dalla Regione tramite una rete intranet. L'attività transnazionale ed i "Progetti europei di innovazione formazione/imprese" sono terminati a fine aprile 2000, con uno slittamento, rispetto ai tempi previsti dal bando, di sei mesi, pur nell'ambito dei termini posti dal Ministero del Lavoro al progetto regionale complessivo. Entro gennaio 2001 si completeranno anche le attività di controllo di merito e finanziario dei singoli "Progetti Europei" (in capo alla Regione Emilia-Romagna). I dati finanziari definitivi riferiti ai risultati saranno quindi a disposizione soltanto al termine di tale attività. Tuttavia si conferma l'alto livello di spesa raggiunto, superiore a quello della prima fase. Tra le attività realizzate: 23 siti specifici, finalizzati a dare servizi informativi alle imprese di settore, in relazione soprattutto ai temi della formazione e dell'aggiornamento, banche dati sulle normative interessanti i settori e/o le tematiche (come ad esempio quello sullo smaltimento dei rifiuti aziendali), proposte di cataloghi di prodotto (come quello del calzaturiero o del ceramico), luoghi di scambio assistito per problematiche comuni (come quello per il ricambio generazionale nelle PMI), guide turistiche di servizio alla formazione di professionisti della vacanza o guide culturali per gli operatori museali, ma anche per l'utente. 116 Inoltre sono state effettuate 20 ricerche di settore, 7 analisi di fabbisogni formativi, 500 check up aziendali, sono stati aperti 30 sportelli informativi, realizzati 20 cd-rom e 3 video, 98 seminari informativi e 19 convegni, 25 iniziative di formazione per formatori aziendali per circa 400 partecipanti, depliant e documenti informativi, una ventina di materiali per la FAD. I prodotti di maggior impatto confluiranno poi, come già accennato, in un catalogo cartaceo e in un sito realizzato a cura dell'Ufficio Stampa della Giunta regionale ed accessibile da internet. Altro aspetto di rilievo è stata la partecipazione alle azioni transnazionali, che hanno coinvolto numerosi attori del sistema regionale di formazione professionale (formatori, funzionari regionali, dirigenti ed esperti degli enti di formazione, imprenditori e quadri aziendali), potendo contare sul supporto della segreteria transnazionale comune a tutti i partners. I numerosi organismi coinvolti hanno visto la presenza di circa 60 centri o enti di formazione, 21 scuole medie superiori e 28 facoltà universitarie (intra ed extra regione), una quarantina di centri di ricerca, una cinquantina di associazioni imprenditoriali ed una trentina di organizzazioni sindacali (provinciali, regionali e di varie categorie e settori), alcune Camere di Commercio e 170 imprese di varie dimensioni. La Direzione Generale Formazione Professionale e Lavoro è titolare del progetto multiregionale VOLA (Valorizzazione Occupazione e Lavoro nei nuovi bacini d'impiego): approvato per un importo complessivo di 3,7 miliardi di lire (circa 1.857.000 euro). Il progetto trae origine dalla necessità di dotare le Regioni, i soggetti pubblici e privati operanti nel campo della formazione professionale, dei servizi per il lavoro e l’orientamento, di strumenti e metodologie in grado di governare il processo di transizione da politiche del lavoro di tipo passivo a politiche di tipo attivo, atte a favorire l’occupazione attraverso l’individuazione di aree di mercato non ancora sfruttate, di lavori innovativi e nuove forme di imprenditoria. Il progetto avviato nel corso del 1998 ha visto come partner, accanto alla Regione Emilia-Romagna, le Regioni Piemonte, Toscana, Umbria, Lazio e Calabria, e, a livello europeo, la Fédération Nationale de Pays d'Accueil Touristiques- FNPAT (Francia) e la Technische Universitat HamburgHamburg (Germania). Il progetto è stato suddiviso in due fasi, la prima di analisi delle opportunità occupazionali presenti in alcuni settori classificati dalla Comunità tra i nuovi bacini d'impiego, la seconda ha sperimentato forme di sostegno alle nuove forme di lavoro. Gli ambiti analizzati sono stati per la Regione Piemonte, il turismo e i parchi, per la Toscana, il turismo sociale e il commercio equo e solidale, per l'Umbria, i servizi culturali e le tecnologie del welfare, per il Lazio, i servizi culturali e la comunicazione e divulgazione scientifica, per l'EmiliaRomagna, il turismo termale e i beni culturali. E' stato messo a punto un programma di informazione ai cittadini per raccogliere, attraverso un bando pubblico, le idee imprenditoriali in tutte le Regioni partner. Le migliori idee d'impresa sono state premiate con un percorso formativo ad hoc, della durata di 140 ore, mirato a formare 115 fra imprenditori e imprenditrici, e una attività personalizzata di tutoraggio propedeutica alla creazione d'impresa. Particolare attenzione è stata posta nella fase di tutoraggio per la definizione del reale progetto lavorativo; ciò ha comportato "un progetto per ogni futura neoimpresa" e dunque in ogni regione la realizzazione di percorsi personalizzati con modalità determinate dall'analisi effettuata. Riteniamo che questa scelta sia alla base del successo del progetto evidenziato dal basso tasso di abbandono da parte dei partecipanti, ma soprattutto della ulteriore conferma della volontà di fare impresa. Il progetto si è concluso il 30 ottobre del 2000: sono state avviate nel 70% dei casi (stima da verificare) le procedure per la creazione di piccole imprese e attività in forma autonoma. 117 Il Progetto ASCESI (Adattamento del Settore della Cultura e dell’Editoria alla Società dell’Informazione), a cui partecipa l’ Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali, attraverso la Soprintendenza per i beni librari e documentari, interessa il settore dell’editoria e intende promuovere il rinnovamento delle professioni e dell’industria regionale del libro. Il progetto prevede un costo complessivo di 900 milioni di lire di cui 405 a carico del FSE ed è articolato su 4 assi: Formazione orientamento consulenza, Anticipazione e occupazione, Adeguamento strutture e sistemi, Informazione e sensibilizzazione. Per gli assi 1, 3 e 4 è stata richiesta al Ministero del Lavoro una proroga al 30 aprile 2000 per il completamento del progetto. Nel 1998 sono state svolte le ricerche di base sui flussi occupazionali e le interviste sui fabbisogni formativi, ad un campione statisticamente significativo di editori, mentre nel 1999 sono stati realizzati quattro moduli formativi sui temi emersi nel corso delle ricerche: La gestione dei rapporti e dei contratti editoriali con il settore pubblico; Politica commerciale e marketing on-line per editori; L'impatto delle tecnologie sull'editoria di cultura e Tecniche di marketing e promozione editoriale in libreria. I materiali di formazione possono essere richiesti indirizzando una e-mail ad [email protected]. Sono stati inoltre realizzati materiali di sostegno per i formatori che seguono la sperimentazione del progetto, in particolare una serie di dispense, sempre disponibili in rete, incentrate sulla formazione a distanza. Nell’ambito del progetto sono state create sale multimediali, collocate presso la Soprintendenza per i Beni Librari e Documentari della Regione Emilia-Romagna e presso il Centro di Documentazione sulla Storia del Movimento Cooperativo, per consentire ai partners del progetto di erogare i materiali didattici e, agli operatori del settore, di avere una serie di costanti punti di riferimento a cui rivolgersi per dimostrazioni di software didattico, assistenza nella definizione di propri percorsi formativi, consulenza nella risoluzione di specifici problemi organizzativi e tecnici. Un vasto sostegno alle azioni intraprese è emerso dal confronto con i partners europei: particolarmente utili i collegamenti con un progetto inglese, anch'esso rivolto al settore del libro, per le evidenti analogie e per il coinvolgimento delle biblioteche pubbliche. Anche il contatto con le esperienze sviluppate in Francia e in Portogallo sta contribuendo alla riuscita della parte transnazionale dell’iniziativa, per la quale è stato scelto il nome di PARSIFAL; le esperienze comuni e il materiale dei singoli progetti saranno resi disponibili in apposito sito web, al momento in costruzione. I partners coinvolti nel progetto ASCESI e nel suo sviluppo in PARSIFAL sono, oltre all’ Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali, Soprintendenza per i Beni Librari e Documentari della Regione Emilia-Romagna, Amitié, AIE - Associazione Italiana Editori, ECAP, Centro di Documentazione sulla Storia del Movimento Cooperativo. Alla parte transnazionale partecipano: FAST di Milano (I), ADIIS (P), Camera di Commercio di Rennes - CRCI Bretagne - e l’Istituto Universitario di Tecnologia - IUT di St. Nazaire (F) e Haringey Council - Central Library di Londra (UK). Nel 1999, il progetto è stato presentato nell’ambito dei seguenti eventi pubblici: Problemi e vantaggi dell’editoria elettronica: Incontri di informazione/formazione per editoria e librai Bologna, Palazzo Notai, 20 aprile 1999; L’informazione nel settore pubblico: una risorsa fondamentale per l’Europa, Firenze, Midas-Net, Regione Toscana, 14 maggio 1999. Una presentazione specifica delle finalità e delle attività del progetto Ascesi è stata organizzata il giorno 7 luglio 1999 presso la Soprintendenza per i Beni librari e documentari dell’IBC della regione Emilia-Romagna. 118 Il 19-20 novembre 1999 è stata inoltre organizzata la riunione finale del progetto transnazionale PARSIFAL. Nell'ambito della conferenza sono state presentati e comparati i prodotti finali ottenuti dai diversi progetti nazionali. Data l'elevata qualità e i risultati estremamente positivi ottenuti dal partenariato, si è convenuto sulla opportunità di dare avvio quanto prima a nuove iniziative congiunte. I colleghi francesi hanno, fra l’altro, proposto la costruzione di un sito che accolga collettivamente gli apporti di ciascun partner partecipante alla fase transnazionale. Infine il 30 marzo 2000 è stata organizzata una tavola rotonda di discussione dei risultati di ASCESI e della ricaduta del possibile impatto verso i sistemi di formazione continui degli addetti del settore. Tale convegno, rivolto a editori e operatori del mondo della formazione, si è tenuto nell'ambito della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna. Benché il progetto ADAPT sia ufficialmente terminato in data 30 aprile 2000, esso ha permesso di creare una infrastruttura destinata a restare permanentemente a disposizione degli editori dell'Emilia-Romagna. La Soprintendenza per i Beni Librari e Documentari della Regione EmiliaRomagna e il Centro di Documentazione sulla Storia del Movimento Cooperativo hanno infatti ritenuto di dare un seguito alle azioni pilota, confermando e ampliando la dotazione delle due sale multimediali attivate nell'ambito del progetto. In occasione della Fiera del Libro di Torino (11-15 maggio 2000), i moduli formativi sono stati raccolti in un CD-Rom ad hoc e inseriti fra le dimostrazioni al pubblico programmate presso lo stand dell’IBC – Soprintendenza per i beni librari e documentari. Il programma PESCA L’Iniziativa Comunitaria PESCA66 aveva lo scopo di aiutare il mondo della pesca ad attutire le conseguenze socioeconomiche della crisi e a contribuire alla diversificazione delle attività nelle regioni interessate, mediante lo sviluppo di iniziative creatrici di occupazione. Per la parte regionale è stato presentato ed approvato, nell’ambito del Programma Operativo Integrato nazionale, un sottoprogramma all’interno dei territori del basso Ferrarese, comprendente i Comuni di Comacchio e Goro e con contributi pubblici pari a 4 Milioni di euro (quasi 8 miliardi di lire), dei quali 1,7 a carico comunitario. Con apposita legge regionale, n. 22 del 13 agosto 1999, la Regione è stata autorizzata a partecipare al Programma con un proprio contributo finanziario: il programma è gestito dalla Provincia di Ferrara. I progetti realizzati hanno riguardato la diversificazione delle attività e la riconversione produttiva verso il turismo, la valorizzazione dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura, il miglioramento dei contatti tra imprese e l’erogazione di aiuti per l’innovazione tecnologica. Nel 2000 si è provveduto alla liquidazione della somma di 646,6 milioni di lire quale contributo regionale per interventi di studio comparato e analisi della filiera della pesca, formazione e riqualificazione di addetti alla pesca e all’acquacoltura, adeguamento di porti per il turismo alieutico, predisposizione ed erogazione di moduli per l’aggiornamento tecnico, amministrativo e normativo in acquacoltura. 66 comunicazione 94/C 180/01 in GUCE C 180 del 1° luglio 1994 119 Il programma PMI L’Iniziativa Comunitaria PMI67 è stata finalizzata a promuovere l’adeguamento delle PMI industriali e del terziario al mercato interno e ad acquisire competitività sul piano internazionale. Beneficiarie erano le imprese situate nelle zone degli obiettivi 2 e 5b del periodo 1994-1999. L'attuazione si è realizzata attraverso azioni di ”Interventi per la promozione e la diffusione di servizi innovativi” e “Promozione e collaborazione in materia di Ricerca e Sviluppo tra PMI, Enti di ricerca e Centri di servizio”. In Emilia-Romagna, alla fine del periodo di programmazione 1994-1999, l’iniziativa ha consentito di agevolare 35 progetti per più di 2 miliardi di lire di contributo. Il programma RETEX L’iniziativa comunitaria RETEX 68 ha sviluppato azioni di diversificazione dell’attività economica nelle zone, obiettivi 2 e 5b, connotate da una forte dipendenza dai settori del tessile e dell’abbigliamento. Per l' Emilia-Romagna il programma che ha interessato le aree inserite nell’ob. 2 ed i Comuni delle Province di Ferrara e di Forlì rientranti nell’area ob. 5b, era articolato in tre misure: “Rafforzamento competitivo”, “Reti di cooperazione fra imprese” e “Recupero e riutilizzo di siti industriali”. 111 progetti hanno beneficiato, nel periodo di programmazione 1994-1999, dei finanziamenti RETEX per un ammontare globale superiore ai 6 miliardi di lire. 67 comunicazione 94/C, in GUCE C 180/03 del 1° luglio 1994 68 comunicazione 94/C, in GUCE C 180/05 del 1° luglio 1994 120 4 PARTECIPAZIONE DELLA REGIONE AD ALTRI PROGRAMMI COMUNITARI 121 Info 2000 Il programma69 per il periodo 1996-1999, era finalizzato a stimolare l'emergente industria europea dei contenuti multimediali, a incoraggiare l'utilizzazione dei contenuti digitali e a valorizzare nuove opportunità commerciali. Tema centrale è lo sviluppo di un'industria europea dei contenuti informativi in grado di competere sul mercato globale e di soddisfare le esigenze delle imprese e dei cittadini d'Europa per quanto riguarda contenuti informativi tali da favorire la crescita economica, la competitività e l'occupazione, nonché lo sviluppo individuale, professionale, sociale e culturale. Il programma è stato realizzato attraverso quattro linee d'azione principali: - stimolare la domanda e la sensibilizzazione; - valorizzare le informazioni del settore pubblico europeo; - attivare il potenziale multimediale europeo; - azioni di sostegno. Il progetto COMPAS Copyright Management and Multimedia Rights Clearance - Sviluppo e disseminazione di linee guida per la per la gestione e l’acquisizione dei diritti d’autore nelle opere multimediali - realizzate con co-finanziamento pubblico nel settore della formazione è stato approvato nell’ambito dell’azione 3.2 ”Commercializzazione dei Diritti di proprietà intellettuale di opere multimediali” del programma comunitario INFO. Il progetto, per un importo di 227.000 euro di cui il 50% a carico della Comunità, è stato coordinato da Sin.form e ha visto il coinvolgimento, come partners, di Scienter, ANEE Associazione Nazionale dell’Editoria Elettronica, Friedrich Alexander Universitat (Germania), Guildford Educational Services ltd (Regno Unito), e Orfeus Selvejende Institution (Danimarca); la Regione Emilia-Romagna (Direzione Generale Formazione Professionale e Lavoro) ha partecipato al progetto contribuendo, con 40 milioni alla quota di cofinanziamento dei due partners regionali SINFORM e SCIENTER Il progetto iniziato a dicembre 1998 e terminato nel dicembre 2000 aveva l'obiettivo di sviluppare metodologie comuni e strumenti condivisi in modo da affrontare i problemi che si presentano nella gestione e nello scambio di prodotti multimediali, direttamente o indirettamente creati con fondi pubblici oltre alla creazione di un sistema informativo e di discussione on-line da usare come strumenti di problem solving fruibili dalla più ampia gamma di soggetti possibili. Il progetto ha portato alla realizzazione del sito web www.odl.net.compas sviluppato in 3 lingue (italiano, inglese, tedesco) ed articolato in due aree, una pubblica destinata a creare conoscenza sulle problematiche relative ai diritti di proprietà intellettuale nei prodotti multimediali per l’educazione, ed un'area privata, che contiene una banca dati di domande e risposte guidate per aiutare chi opera nel mondo multimediale a identificare i problemi connessi al diritto d’autore. Il progetto Compas è stato valutato in maniera molto positiva dalla Commissione europea che ha apprezzato in particolare il database di domande e risposte e l'approccio pratico ed efficace adottato dai partner di progetto nel condurre le attività di sperimentazione, disseminazione e valutazione. La Commissione Europea ha suggerito ai partners di elaborare una nuova proposta all'interno dell'iniziativa e-Content. 69 istituito con decisione del Consiglio 96/339/CE del 20 maggio 1996 122 Programma Leonardo Da Vinci Il programma70 per il periodo 1995-1999, aveva l’obiettivo di promuovere l’innalzamento della qualità della formazione professionale in Europa favorendo il parternariato transnazionale e raccogliendo l’eredità di precedenti programmi (Comett, Petra, Force, Eurotecnet, in parte Lingua e la rete Iris); con decisione 1999/382/CE del 26 aprile 1999 è stata approvata la seconda fase 20002006; il nuovo Programma si inserisce esplicitamente tra le politiche dell’occupazione al fine di rafforzare l’occupabilità, l’adattabilità, lo spirito imprenditoriale e di promuovere le pari opportunità. Sono previste le seguenti misure: a) sostegno alla mobilità transnazionale sia dei partecipanti alla formazione che dei formatori; b) progetti pilota basati su partenariati transnazionali intesi allo sviluppo dell’innovazione e della qualità della formazione; c) promozione delle competenze linguistiche e della comprensione delle diverse culture; d) sostegno alle reti di cooperazione transnazionale per lo scambio di esperienze e buone prassi; e) sviluppo e aggiornamento del materiale di riferimento. Sono inoltre finanziate azioni transnazionali per la promozione e l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) nella formazione professionale. Nell’ambito della prima fase del Programma, la Regione Emilia-Romagna (Direzione Generale Formazione Professionale e Lavoro) ha partecipato con la realizzazione dei progetti EUROFOLIO, OPUS, DISSEMINATION AND TRANSFER OF TOOLS FOR THE TRAINING OF EUROPEAN TUTORS FOR TRANSNATIONAL TRAINING ACTIVITIES. Il Progetto EUROFOLIO sviluppato a partire dal febbraio 1998 si è concluso nel mese di dicembre 2000. Vi hanno partecipato la Regione Pays de la Loire col ruolo di capofila, la Regione Emilia Romagna con il ruolo di partner e le Regioni Galizia e Comunità Valenciana come partner associati. Il costo complessivo del progetto pari a 250.000 euro ha ottenuto un finanziamento comunitario di 150.000 euro. Per la Regione Emilia Romagna il costo complessivo è di 94.000 euro, con un finanziamento comunitario di 60.000 euro Obiettivo del progetto era la definizione e la sperimentazione di un Portafoglio delle competenze, documento europeo ad uso dei corsisti della formazione, degli organismi di formazione e delle imprese che descrive le competenze acquisite e la loro validazione. La prima fase del progetto ha visto la realizzazione di scambi tra organismi di formazione delle due regioni partner, finalizzati alla conoscenza dei rispettivi sistemi di formazione professionale e di certificazione delle competenze. Il seminario, tenutosi a Bruxelles a conclusione di questa fase, ha consentito di analizzare i risultati raggiunti e di presentare, ai vari livelli nazionali i mutamenti in atto in seno alle politiche relative alla certificazione delle competenze. In effetti, nel breve arco di tempo trascorso tra la presentazione del progetto, l’avvio delle attività ed il seminario conclusivo della prima fase(1997/1998) si sono prodotti delle innovazioni significative all’interno del quadro normativo dei paesi partner, in particolare di Francia e Italia. Nella seconda fase il centro dell’attenzione è stato posto sull’evoluzione dei reciproci sistemi attivando scambi fra organismi istituzionali decisori piuttosto che tra organismi di formazione. La 70 istituito con decisione 94/819/CE del 6 dicembre 1994 123 parte sperimentale è stata ristretta a due organismi ANTENNA per i Pays de la Loire e IAL per l’Emilia Romagna. Nel seminario conclusivo tenutosi a Nantes nel novembre 2000,. al di là delle differenze che contraddistinguono i due Paesi, è maturato un livello di riflessione comune da mantenere, il cui nucleo centrale consiste nel ritenere che il riconoscimento dell’esperienza maturata lungo l’arco della vita, espresso in termini di competenze, rappresenta una risorsa di crescita sociale ed economica sia per l’individuo che per l’impresa. Differiscono le modalità di validazione delle esperienze acquisite, ma non il documento nel quale esse vengono raccolte, Portfolio, Libretto o Dossier. Il valore da attribuire a tale certificazione è per tutti ancora un problema aperto. Si è rafforzata la consapevolezza di dover riflettere sulle modalità di riconoscimento reciproco da parte dei diversi sistemi per dare effettiva mobilità alle certificazioni e quindi spendibilità ai crediti. Il progetto EUROFOLIO ha mostrato come Paesi culturalmente vicini siano arrivati sostanzialmente allo stesso punto di elaborazione, pur nelle diversità dei dispositivi e dei linguaggi. Il progetto OPUS (Opportunities and Proficiencies for University Students) ha indagato i bisogni espressi dai giovani in relazione alle difficoltà incontrate nell’approccio col mondo del lavoro. Sempre più spesso infatti le aziende ricercano giovani con elevata flessibilità, disposti a cambiare ruolo all’interno dell’organizzazione e a muoversi sul territorio europeo. E' prevista la realizzazione di 30 tirocini transnazionali da svolgersi in Francia e Spagna, prevalentemente rivolti a laureandi in materie umanistiche. Partner del progetto sono, oltre alla Regione Emilia-Romagna (ente promotore), la Fondazione Alma Mater (organismo di coordinamento), l’ARSTUD di Bologna, SIN.FORM, ADEIT (Spagna) e IFRADE (Francia). Il progetto ha durata biennale (giugno 2000-maggio 2002) ed è articolato nelle seguenti fasi: monitoraggio complessivo, avvio, promozione dell’iniziativa e raccolta delle iscrizioni, selezione e rilevazione di caratteristiche/esigenze dei partecipanti, elaborazione di strumenti da utilizzare per il monitoraggio e la valutazione dei tirocini, programmazione e gestione dei tirocini, valutazione finale degli inserimenti, diffusione e trasferimento dei risultati, valutazione finale globale del progetto. Il finanziamento comunitario, per la Regione Emilia-Romagna, ammonta a 94.500 euro. Il progetto DISSEMINATION AND TRANSFER OF TOOLS FOR THE TRAINING OF EUROPEAN TUTORS FOR TRANSNATIONAL TRAINING ACTIVITIES è nato con l’obiettivo di trasferire i risultati conseguiti nel precedente progetto pilota “Action Learning to create a set of tools for the training of European tutors for transnational training activities”, verso Romania e altri beneficiari all’interno dei paesi partner EUR18, diffondendo l’uso di metodologie e dispositivi trasversali ai diversi settori e comparti produttivi della formazione continua transnazionale. Nel precedente progetto pilota si è giunti alla definizione di un modello comune di formazione dei tutor formatori europei per lo sviluppo ed il controllo della qualità negli interventi formativi transnazionali, trasferibile sia all’interno della rete organizzativa degli organismi partner, sia ad altre strutture formative in ambito europeo e alla produzione di un set articolato e coerente di strumenti didattici. Per favorire il raggiungimento degli obiettivi del progetto di demoltiplicazione è stato realizzato l’aggiornamento e l’integrazione, con la parte relativa alla Romania, delle versioni italiana ed inglese dell’ipertesto “Il Tutor Europeo”, la sua implementazione in lingua francese, l’adattamento dei materiali cartacei in lingua rumena. Gli strumenti, corredati da una guida per la loro migliore utilizzazione, sono: a) il tutor europeo un pacchetto didattico multimediale di tipo ipertestuale rivolto a tutor formatori europei su metodologie e competenze per la preparazione e la gestione di iniziative formative transnazionali; 124 b) l’analisi delle competenze del tutor europeo un manuale sull'analisi delle competenze del tutor formatore europeo, come modello utilizzabile anche ai fini dell'identificazione del fabbisogno di aggiornamento; c) questionario per la valutazione del gradimento da parte di partecipanti a corsi, moduli ed iniziative formative di tipo transnazionale. E’ possibile accedere alla home page di presentazione del progetto al seguente indirizzo: www.odl.net/europeantutorhome, mentre l’accesso ai prodotti è riservato agli utenti autorizzati, tramite l’assegnazione di una password personale Il progetto, coordinato da SINFORM, ha come partners, oltre alla Regione Emilia-Romagna, la Facoltà di Scienze Politiche, Centro per l’Europa Centro-Orientale e Balcanica dell'Università di Bologna, CGIL-CISL-UIL di Bologna, ADEIT, Fundacion Universidad Empresa di Valencia, IFRADE, Institut de Formation et de Recherche pours les Acteurs du Developpement et de l’Enterprise di Angers, KEK KRONOS di Chalkida, CRIMM Foundation e Hyperion University di Bucharest Parita’ di opportunita’ Nell’ambito delle attività del IV Programma d’azione comunitaria a medio termine per la parità di opportunità tra le donne e gli uomini (1996-2000)71, l'Assessorato alla "Scuola, Formazione professionale, Università, Lavoro e Pari Opportunità" partecipa al progetto “Rete europea delle buone prassi utili a promuovere pari opportunità” approvato dalla Commissione europea nell’agosto 1999 con un costo di 300 milioni di lire (240 milioni di finanziamento comunitario) con l'obiettivo di dare vita ad una rete di idee trasferibili e riproducibili messe in campo dalle amministrazioni locali per promuovere le pari opportunità. Partners del progetto sono i Comuni di Forlì, Ravenna e Venezia, Karlsruhe (Germania) e Mechelen (Belgio), nonché le Province di Parma e Ravenna e la Cgil Emilia-Romagna. Il progetto si è concluso il 29 settembre 2000 con la presentazione, presso la sede della Regione Emilia-Romagna a Bruxelles, del manuale "Cittadine in Europa - Buone prassi nelle Amministrazioni locali". Le buone prassi descritte dal manuale coprono tutti gli ambiti di azione delle pubbliche amministrazioni: dalla formazione al lavoro, dall'urbanistica alla politica sugli orari delle città, dall'organizzazione del personale ai trasporti, dalla scuola alla cultura. I Comuni hanno messo in campo iniziative diverse: siti web, sportelli informativi su lavoro e imprenditoria al femminile, centri antiviolenza, concorsi di scrittura al femminile, taxi notturni per donne e ragazze, piani regolatori degli orari, integrazioni economiche nei periodi di astensione facoltativa dal lavoro per maternità, riorganizzazioni di servizi basate su differenze di genere, valorizzazione delle competenze professionali femminili, scuole di politica per donne … La ricerca riferita al periodo 1995-2000 non è configurabile come un censimento delle buone prassi delle amministrazioni locali, ma è una selezione di 97 iniziative fra le più rilevanti, innovative, facilmente trasferibili e riproducibili. Attraverso il progetto, inoltre, è stato realizzato un sito www.regione.emilia-romagna.it/retedonne che, oltre a fornire informazioni, rappresenta uno strumento utile ad ampliare la rete. 71 promosso e finanziato dalla Unione Europea con decisione 95/593/CE del 22 dicembre 1995 125 Programma Raffaello Raffaello72, operante per un periodo di quattro anni (1997-2000), è un programma di sostegno a progetti nel settore dei beni culturali con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio culturale europeo rafforzando l’accesso del pubblico ai beni culturali. Nel programma erano previste tre azioni: Azione I – Conservazione, salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali mediante la cooperazione europea. Creazione di reti di cooperazione finalizzate allo studio, alla salvaguardia ed alla valorizzazione di beni culturali; Azione II – Cooperazione per lo scambio di esperienze e sviluppo di tecniche applicate al settore dei beni culturali, incentivando la cooperazione transnazionale tra istituzioni attraverso lo scambio di conoscenze e sviluppo delle migliori pratiche; Azione III – Accesso, partecipazione e sensibilizzazione del pubblico ai beni culturali. Raffaello è ora confluito nel Programma "Cultura 2000". La Regione Emilia-Romagna partecipa, tramite l’Istituto Beni Artistici, Culturali e Naturali al progetto TERPSYCHORE. Il progetto triennale (giugno 1999-maggio 2001) ha un costo totale di 248.527 euro (di cui 60.000 euro di contributo comunitario per l'IBC) e coinvolge, oltre all’IBC, il Deutsches Tanzfilminstituut di Brema (coordinatore), il Vlaams Theater Institut di Bruxelles e l’associazione "Napoli danza" di Napoli, e come partner associati "Riccione Teatro" e "I teatri di Reggio Emilia". L’obiettivo del progetto, che prende il nome dalla musa greca della danza, è avviare e coordinare la realizzazione di una rete di archivi di video sulla danza e promuovere la salvaguardia della loro memoria storica. Tra le azioni in corso ci sono: la ricostruzione e il restauro dei film e dei video europei a rischio e il loro trasferimento su sistemi video di alta qualità o in formato digitale; l’elaborazione di nuove forme di rappresentazione del materiale per gli esperti e per il pubblico; l’inserimento della storia audiovisiva della danza nel quadro delle attività educative; l’armonizzazione e la generazione di banche dati (azioni coordinate in particolare dall’IBC). Sul versante dei prodotti informativi sara' presto consultabile sul sito dell’Istituto Beni Culturali (www.ibc.regione.emilia-romagna.it/soprintendenza/) una banca dati sugli archivi europei di video di danza . Programma Socrates Il programma d'azione comunitario73 ha l’obiettivo di rafforzare la dimensione europea dell’istruzione di qualità a tutti i livelli promuovendo l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, basato sulla formazione e sull'istruzione sia formale che informale e sostenendo lo sviluppo delle conoscenze, attitudini e competenze atte a favorire la cittadinanza attiva e l'ingresso nel mondo del lavoro. Questi obiettivi sono realizzati tramite diverse azioni: Azione 1 - insegnamento scolastico (Comenius), Azione 2 - insegnamento superiore (Erasmus), Azione 3 - educazione degli adulti e altri percorsi educativi (Grundtvig), Azione 4 - insegnamento e apprendimento delle lingue (Lingua), Azione 5 - insegnamento aperto e a distanza; tecnologie dell’informazione e della comunicazione nel settore dell'istruzione (Minerva), 72 istituito con decisione 2228/97/CE del 13 ottobre 1997 73 istituito con decisione 95/819/CE e con decisione n. 253/2000/CE del 24 gennaio 2000 è stata attivata la seconda fase del programma per il periodo 2000-2006 126 Azione 6 - osservazione e innovazione, Azione 7 - azioni congiunte con pertinenti programmi ed azioni comunitarie, Azione 8 - misure di accompagnamento. Socrate è inoltre un programma di cooperazione nel campo dell’istruzione tra i Paesi dell’Unione Europea ed aperto alla partecipazione dei paesi dell'Europa centrale ed orientale associati (PECO), di Cipro, di Malta e della Turchia; con esso la Comunità interviene in tutti i livelli dell’insegnamento scolastico, comprese le scuole materne ed elementari, sviluppando lo scambio di informazioni, stimolando scambi tra istituti di istruzione e la mobilità di studenti ed insegnanti, incoraggiando l'insegnamento aperto e a distanza, promuovendo un migliore riconoscimento dei diplomi e dei periodi di studio. Nell’ambito di Socrates, la Regione Emilia Romagna (Direzione Generale Formazione professionale e Lavoro) ha promosso sin dal 1995, in collaborazione con le Regioni di Pays de la Loire (capofila del progetto – F), Schleswig-Holstein (D), Repubblica d’Irlanda ed Irlanda del Nord, il progetto CIRCOLI EUROPA. Al progetto si sono associate le Regioni di Lago Balaton (Ungheria) e Skane (Svezia) nel corso del 1999. L’obiettivo del progetto è la sensibilizzazione dei giovani alla realtà comunitaria ed all’integrazione delle culture europee attraverso il coinvolgimento degli Istituti secondari superiori in progetti ed attività di natura transnazionale. Nel corso del 2000 è stata ultimata la realizzazione del sito web predisposto per agevolare le scuole nella ricerca di partner europei e nella collaborazione fra questi. Nel mese di marzo, si sono tenuti a Nantes ed a Bologna i seminari di presentazione del sito. Hanno aderito all’iniziativa più di 200 scuole di cui 50 della nostra Regione. A partire da Settembre sono iniziate le prime collaborazioni fra le scuole iscritte ai Circoli Europa. E' inoltre continuata l’attività di ricerca finalizzata alla predisposizione di un programma didattico denominato “Modulo Europa”. Nel corso di un seminario di studio tenutosi a Bologna nel gennaio 2001 si sono definite le componenti del modulo e l’inizio della sua sperimentazione. Sempre nell’ambito del progetto, rappresentative di scuole emiliano-romagnole e di altri paesi hanno partecipato ad iniziative organizzate dai Pays de la Loire nel corso del 2000, quali il “Parlamento Europeo dei Giovani” ed il “Festival dei Licei”. La Direzione Generale Cultura e Turismo, attraverso l'Ufficio Progetto Giovani e in collaborazione con StradaNove e www.generation, partecipa a Netd@ys Europa 2000 Progetto Net Reporter, rivolto a giovani studenti della scuola media superiore od universitari con meno di venticinque anni. Il progetto, finanziato dalla Commissione europea per complessivi 15.000 euro, coinvolge scuole, associazioni giovanili, informagiovani ed enti locali di Belgio, Francia, Inghilterra e Spagna. L'iniziativa è finalizzata a realizzare e sperimentare contenuti e modelli formativi per implementare un'iniziativa formativa di giornalismo on-line attraverso formazione a distanza, familiarizzare i giovani e gli studenti di età compresa tra i 15 e i 25 anni alle possibilità professionali offerte da Internet, con particolare attenzione al settore del giornalismo on-line. Fra le attività previste: la creazione e lo scambio di materiali didattici su Internet, una iniziativa europea di formazione a distanza, la promozione e lo sviluppo delle capacità artistiche e giornalistiche dei giovani ed un concorso europeo per giornalista on-line, in collaborazione con il magazine europeo online "w3generation". 127 Il programma Sprite-S 2 Nell'ambito del Programma della Commissione europea denominato "SPRITE-S 2", "Support and guidance to the procurement of information and telecommunications systems and services" (Supporto e guida all'acquisizione di sistemi e servizi di telecomunicazioni), è stato approvato e finanziato per un importo complessivo di 386.000 euro, di cui 200.000 a carico della Comunità, il progetto progetto GUIDeS, "Guidelines, Methodologies and Standards to set up a Certification Authority for Digital Signature: outsourcing and insourcing cases" (Linee guida, metodologie e standard per l'istituzione di una Autorità di Certificazione per la firma digitale in modalità outsourcing e insourcing). Il progetto, gestito dalla Direzione Generale Sistemi informativi e Telematica, ha avuto come obiettivo la realizzazione di un documento di linee guida che possono agevolare le Pubbliche Amministrazioni (anche di piccole dimensioni) nell'affrontare il problema dell'impostazione della firma digitale. La Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con ERVET, è coordinatrice del progetto al quale hanno partecipato come partner Comune di Bologna, Comune di Modena, Comune di Reggio Emilia, Politecnico di Torino, Danish Computing Center for Research and Education (Danimarca), University of Salford (Gran Bretagna), True Trust Ltd (Gran Bretagna). Nel progetto sono affrontati i temi relativi alla realizzazione e gestione di una autorità di certificazione (Certification Authority), componente di primaria importanza della infrastruttura a chiave pubblica (Public Key Infrastructure). Nell'aprile 2000 sono stati presentati i risultati del progetto GUIDeS, concluso ufficialmente nell'agosto 2000. La descrizione delle attività svolte ed i risultati del progetto sono consultabili nelle pagine appositamente realizzate all'interno del sito della: http://www.regione.emilia-romagna.it/guides/. Programma Stop Il Programma74 è gestito dal Segretariato Generale Task Force Giustizia e Affari interni della Commissione europea e sostiene progetti che coinvolgono i responsabili della lotta contro la tratta degli esseri umani e lo sfruttamento sessuale dei bambini. Il programma quadriennale (1996-2000) ha una dotazione complessiva di 6,5 milioni di euro. La Direzione Generale Politiche Sociali ha presentato, nel marzo 2000, il progetto “Osservatorio sull’applicazione dell’art.18 del D.lgs 26/7/1998, n. 286 nel contesto delle norme di contrasto della criminalità contro i migranti” che è stato finanziato per un costo complessivo di 399 milioni di lire di cui 319,5 a carico Commissione e 79,8 a carico R.E.R e altri Enti partner. Oltre all'attivazione di un Osservatorio sull’applicazione dell’art.18 del Decreto legislativo 286/98, il progetto prevede una ricerca-azione e la realizzazione di un convegno internazionale mediante: a) raccolta ed analisi sistematica dei dati sui permessi accordati, non accordati, revocati, da parte delle Questure e raccolta ed analisi dei procedimenti penali collegati e dei loro esiti; b) raccolta e analisi degli eventuali dati riferiti al contenzioso giudiziario, inerenti ai permessi; 74 GUCE L 322 del 12 dicembre 1996 128 c) raccolta ed analisi sistematica delle relazioni e dei rapporti di cui agli art.25 e 26 del regolamento di attuazione del T.U. d) effettuazione di approfondimenti mirati sui diversi livelli di analisi sopracitati in alcune aree campione e) Analisi comparativa a livello degli ordinamenti giuridici nei paesi partner partecipanti al progetto sopracitato ( Università degli Studi di Francoforte e di Barcellona) L’insieme degli elementi raccolti e delle ricerche sui contesti locali saranno contenuti in un rapporto annuale unitamente a relazioni di approfondimento sulle situazioni regionali scelte a campione. Il progetto è realizzato con la Facoltà di Giurisprudenza di Bologna e con i Dipartimenti di Scienze Giuridiche e Scienze Sociali dell’Università di Torino, l’Università degli Studi di Francoforte e di Barcellona e l’associazione On the Road di Martinsicuro (Te). Programma Urb-AL Il Programma75 prevede la creazione di reti fra città, regioni e collettività locali e territoriali dell'Unione Europea e dell'America Latina su temi di interesse comune. E' un programma di cooperazione decentrata teso a sviluppare un'associazione diretta e duratura fra gli associati locali attraverso l'incontro, lo scambio ed il trasferimento di conoscenze ed esperienze. Otto reti tematiche costituiscono quadri di cooperazione permanenti all'interno delle quali vengono decise iniziative volte a sviluppare relazioni di partenariato durature e la realizzazione di progetti di interesse comune. Le reti vengono costituite in risposta a bandi di gara pubblicati sulla GUCE. La Direzione Generale regionale Politiche Sociali è interessata alla rete 1 "Città e droga" (coordinata dal comune di Santiago del Cile) e alla rete 5 "Politiche sociali urbane" (coordinata dal comune di Montevideo). Per quanto concerne la rete 5 la Regione Emilia-Romagna coordina un progetto dal titolo Media-Mente, dal costo complessivo di L. 200.000.000, che prevede la partecipazione delle città di Rotterdam e Montevideo, delle Prefetture di Rio de Janeiro e Buonos Aires. Il progetto sulla Mediazione Sociale si propone, come obiettivi principali: a) di effettuare un’analisi sistematica ed organica dei bisogni locali esistenti, mediante una ricerca-azione da effettuare in ciascuna città partecipante, con il fine di definire una prima mappa dei conflitti sociali agiti o possibili; b) di attivare un corso di formazione per mediatori sociali nella città di Bologna, fruibili da parte delle altre città partecipanti al progetto mediante formazione a distanza (FAD); c) di promuovere il confronto sulle azioni relative al progetto e lo scambio delle modalità d'azione innovative e sperimentate di intervento sociale mediante incontri seminariali fra le città partecipanti al progetto. La Direzione Generale Politiche Sociali che raccorda e coordina le attività previste dal progetto, oltre a creare gli strumenti pratici e teorici per la realizzazione della ricerca-azione ha il compito dell'organizzazione del corso di formazione per mediatori sociali e realizzazione dei materiali per la FAD - via Internet - ricavati dal corso stesso e dell'organizzazione del primo seminario d’incontro fra le città partecipanti al progetto. 75 approvato con regolamento del Consiglio 443/92 del 27 febbraio 1992 129 Progetti pilota e linee speciali di bilancio Oltre ai programmi comunitari, le diverse Direzioni Generali della Commissione europea utilizzano linee finanziarie specifiche del bilancio comunitario per sostenere attività pilota in settori considerati prioritari. Tra le linee di bilancio più significative si segnalano quelle gestite dalla DG “Occupazione e Affari Sociali” per il sostegno a progetti relativi all’assistenza agli anziani, alla promozione delle pari opportunità per i disabili, alla lotta contro il razzismo e la xenofobia, ad azioni a favore degli immigrati, della famiglia e dell’infanzia. Il progetto ULTRA', finanziato in parte della Regione Emilia-Romagna (DG Politiche Sociali) fa parte della rete europea FARE (Football Against Racism in Europe) è stato promosso e gestito, a livello italiano, da UISP Emilia-Romagna mentre, a livello europeo, capofila è l' associazione austriaca Fair play VIDC, che partecipa al progetto unitamente ad altre associazioni inglesi e tedesche. Iniziato nel 1996, si è posto l'obiettivo di limitare i comportamenti intolleranti e xenofobi nell'ambito di manifestazioni sportive. La DG Occupazione e Affari Sociali, nell’ambito della linea di bilancio B3-4114 “Misure di lotta contro il razzismo, la xenofobia e l’antisemitismo”, ha contribuito finanziariamente nel 1996, 1997, 1999 ed ha approvato la partecipazione finanziaria ed il programma delle attività, nell'ambito del Progetto FARE 2001, per il periodo dicembre 2000dicembre 2001. Nel corso del 2000, l’ European Monitoring Centre on Racism and Xenophobia di Vienna, organismo scientifico della Comunità Europea che svolge l’attività di osservatorio e monitoraggio antirazzista, ha commissionato, nell'ambito del Progetto, uno studio intitolato "Racism, Football and the Internet" che analizzerà dettagliatamente i siti Internet relativi al mondo del calcio valutandone la portata con cui vengono impiegati per diffondere messaggi razzisti e xenofobi, sia a livello locale che a livello europeo. Il progetto, iniziato il 20 dicembre 2000, si concluderà nel marzo 2001 ed ha un costo di 20.000 euro. Nell'ambito della linea di bilancio B3-1112 “Azioni preparatorie volte a combattere e prevenire l’esclusione sociale“ è stato presentato in data 31 agosto 1999 ed approvato il progetto “Laboratori Estremi” con un costo complessivo di 179,7 milioni di lire di cui 143,8 di cofinanziamento comunitario e 35,9 a carico Regione Emilia-Romagna. Il progetto è finalizzato ad individuare e predisporre modelli, prototipi e strumenti di lavoro per poter attivare interventi sociali e buone pratiche nell’ambito dell’esclusione sociale più marginale (tossicodipendenza cronica, AIDS, immigrazione clandestina, senza fissa dimora, zingari); gli obiettivi perseguiti sono: • Riproporre e promuovere in maniera significativa le principali modalità del lavoro sociale nell’ottica di interventi mediati con gli attori sociali preposti sullo stesso, al fine di migliorare l’efficacia degli interventi di prevenzione, riduzione del danno, accoglienza e inserimenti lavorativi; • Dotarsi di strumenti di codifica e decodifica dei nuovi scenari dell’esclusione sociale grave; • Predisporre modelli formativi sperimentali basati sulla strategia di esclusione sociale, fornendo agli addetti sul campo competenze e strumenti operativi; • Promuovere, sperimentare, monitorare, valutare e trasferire azioni prototipali mirate alla definizione di nuovi servizi “ ad hoc”; • Promozione di un modello di valutazione di interventi prototipali nell’ambito dell’esclusione sociale; Il progetto che prevede la collaborazione di partner stranieri attraverso la rete Antiprobeza (R.E.A.P.N. ) con sede ad Oporto e le Gabinet D’Estudes Sociales (GES) con sede a Barcellona, si concluderà nel marzo 2001. 130 Nel mese di novembre si è realizzata a Bologna, la “Conferenza Internazionale UE-USA sulle politiche del lavoro”, per un costo complessivo di 152.000 Euro e cofinanziato dalla Commissione Europea (DG Occupazione e Affari Sociali) per 114.000 Euro. La Conferenza è stata occasione di un confronto ad alto livello sulle esperienze e sulle buone prassi realizzate dai Paesi dell’Unione Europea e dagli Stati Uniti d’America nel campo della lotta alla disoccupazione. L’evento ha permesso di documentare e discutere esperienze importanti in ambito di formazione dei lavoratori, d’uso innovativo delle tecnologie per l’informazione nella transizione al lavoro, di partnerships fra istituzioni di diversa natura per la sperimentazione di politiche originali. La Conferenza ha dato inoltre occasione a operatori europei e americani di definire possibili azioni di collaborazione per la realizzazione di progetti comuni di trasferimento di buone prassi. Nell’ambito delle sovvenzioni della DG Industria “Grant Theme 19 – Information Society Standardisation Public Fora” finalizzato al sostegno di conferenze, workshop e altri tipi di forum pubblici dedicati alla standardizzazione della società dell’informazione, nel dicembre 1999 la Commissione ha approvato il finanziamento del progetto “STAND FOR” (Standardisation Reference Forum) presentato dalla Direzione Generale Sistemi informativi e telematica della Regione Emilia Romagna. Il progetto si propone l’obiettivo di promuovere la realizzazione di un forum per la disseminazione e la discussione di iniziative inerenti la firma digitale. Il costo complessivo è di 25.647 euro, di cui il 50% è finanziato dalla Commissione europea e il restante 50% dalla Regione Emilia Romagna Nell’ambito dell’articolo 10 del regolamento (CEE) n. 2083/93, che finanzia tramite il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) progetti pilota e azioni innovative, la Regione EmiliaRomagna ha avuto approvato nel 1998 il progetto Inter@agorà. Inter@agorà è una rivista telematica sulle tematiche europee promossa da cinque Regioni: EmiliaRomagna, Hessen, Pays de la Loire, Castilla La Mancha e West of England. Il progetto complessivo, presentato a Bruxelles nell'ambito di un seminario il 21 settembre 1999, è finanziato per il 40%, per un importo pari a 30.000 euro, dalla DG Politiche Regionali. Inter@agorà si avvale di una redazione “virtuale” composta da giornalisti dei Servizi Stampa delle rispettive Regioni e da funzionari esperti di tematiche comunitarie. L’aggiornamento della rivista è a cadenza mensile ed il coordinamento redazionale è curato dalla Regione Emilia-Romagna. 131 5 PARTECIPAZIONE DELLA REGIONE AD ALTRE INIZIATIVE DELL’UNIONE EUROPEA 132 Il Centro Risorse Europeo per l’Orientamento La Regione Emilia-Romagna coordina dal 1993 il Centro Risorse Europeo per l'Orientamento Area Formazione e Lavoro. Il Centro, riferimento nazionale della Rete europea EUROGUIDANCE, è stato istituito e promosso dall'Ufficio Centrale per l'Orientamento e la Formazione Professionale dei Lavoratori del Ministero del Lavoro. La gestione è affidata ad Aster. La Rete EUROGUIDANCE, nata per volontà della Commissione europea nei primi anni '90, ha l'obiettivo di contribuire al diffondersi del concetto di "cittadinanza europea" attraverso il supporto della mobilità per motivi di studio e lavoro. La rete europea compare tra le misure di accompagnamento del Programma Leonardo da Vinci II. Le due aree di lavoro, ritenute strategiche per la promozione della dimensione europea dell'orientamento sono: 1. La diffusione e lo scambio di informazioni sui sistemi dell'orientamento, della formazione e del mercato del lavoro dei paesi dell'Unione Europea. In quest'ambito il Centro Risorse col supporto del Ministero del Lavoro, ha prodotto nel 1999 "Vivere l'Europa" e "Informazioni per l'Europa, che vanno ad aggiungersi alla banca dati Giotto e al Cd-Rom multimediale sulle professioni Euro-Profiles; 2. Il confronto sulle metodologie e la disseminazione di "buone pratiche" di orientamento. In quest'area, il lavoro svolto del Centro ha riguardato la comparazione e l'adattamento di metodologie adottate con successo all'estero al nostro contesto nazionale (es. il bilancio delle competenze). Attraverso partenariati transnazionali sono state poi affrontate tematiche specifiche quali l'orientamento degli adulti salariati (Progetto Leonardo ODAS), la formazione del consigliere d'inserimento professionale (nuova figura che favorisce l'inserimento nel mercato del lavoro in particolare dei soggetti più deboli), attivando la rete dei servizi territoriali (Progetto Leonardo CIP), l'applicazione di nuove tecnologie all'orientamento e alla informazione a distanza (Progetti Leonardo Open Guidance e ESTIA). Tutti i prodotti realizzati sono consultabili e scaricabili dal sito http://www.centrorisorse.org. Per chi desidera studiare o lavorare in un paese dell'Unione Europea, interessante è la piattaforma ESTIA, prodotta dai Centri Risorse della Rete EUROGUIDANCE e accessibile all'indirizzo http://www.estia.educ.goteborg.se/. La Rete di Diffusione Nazionale, istituita nel 1995, è composta da servizi di informazione e orientamento presenti in ogni Regione d'Italia. Per i referenti della Rete il Centro Risorse organizza seminari formativi ed iniziative di confronto fra i vari operatori provenienti. I Carrefours di informazione e animazione rurale Dal 1988 la Commissione europea ha istituito, su tutto il territorio dell’Unione, dei centri di informazione e animazione delle aree rurali chiamati Carrefours Europei. Distribuiti secondo una logica territoriale (almeno uno per Regione), i Centri formano una vera e propria Rete europea, fino al 31 dicembre 2000 supportata e coordinata dalla Commissione europea, Direzione Generale Educazione e Cultura, e dal 1° gennaio 2001 direttamente sotto la Presidenza della Commissione Europea (Servizio Stampa e Comunicazione). La Rete dei Carrefours conta oggi 125 uffici in tutta l’Unione Europea, di cui venti in Italia. Nella regione Emilia-Romagna operano il Carrefour Emilia, con sede a Reggio Emilia, e il Carrefour Romagna, con sede a Ravenna. La legge regionale 26 aprile 1993 n. 22, modificata dalla L.R. 12 133 novembre 1996 n. 41, riconosce un contributo annuale ai due sportelli sulla base di un programma di attività teso a definire i servizi di informazione e animazione legati alle esigenze del territorio. Attività principale del Carrefour Emilia è lo sportello pubblico a disposizione di utenti, intesi come singoli cittadini, ma anche imprese, associazioni, cooperative, enti pubblici, scuole, mondo del volontariato e della ricerca, professionisti, centri di formazione, associazioni di categoria, agricoltori, studenti e insegnanti, che possono accedere ai locali del centro per cercare informazioni sulle principali tematiche di pertinenza dell’Unione Europea. A disposizione del pubblico è il centro di documentazione allestito presso la sede del Carrefour Emilia, ove è possibile reperire tutta la normativa comunitaria dal 1957 ad oggi, nonché opuscoli informativi, riviste, periodici, monografie pubblicate dalle Istituzioni comunitarie. L’attività informativa è completata dalla pubblicazione e diffusione del quindicinale Carrefour Emilia Notizie, dalla collaborazione con le riveste Agricoltura (rubrica “Informazioni dall’Unione Europea”) dell’Assessorato regionale Agricoltura e Dar Voce Informa (rubrica “Obiettivo Europa”) del Centro servizi per il volontariato di Reggio Emilia, nonché dall’aggiornamento del sito Internet http://carrefouremilia.crpa.it. Oltre all’informazione, il Carrefour Emilia offre servizi di assistenza/consulenza e, in alcuni casi, convenzioni mirate per la prestazione di servizi continuativi. Fra le iniziative attuate nel 2000, finanziate dalla Commissione europea, anche attraverso la Regione Emilia-Romagna, ricordiamo: • il Laboratorio Europa, attuato in collaborazione con Comune e Provveditorato agli Studi di Reggio Emilia, struttura unica in Europa dedicata al mondo della scuola, con la quale si cerca di diffondere quotidianamente fra alunni e studenti lo spirito di comune appartenenza all’Unione Europea; • il progetto Zone rurali a confronto, in partenariato con Carrefour Romagna, destinato agli operatori socioeconomici delle aree obiettivo 5b della nostra Regione, per consentire loro di confrontare le migliori strategie di sviluppo rurale attuate in altre aree d’Italia e d’Europa; • i Carrefours europei al servizio delle pari opportunità, in collaborazione con il Carrefour Provence-Alpes-Cote d’Azur e il Carrefour Guadajoz-Andalucia, iniziativa pilota di promozione della parità uomo-donna nella progettazione di iniziative a carattere comunitario. Dal 1° gennaio 2000 il Carrefour Emilia è entrato a far parte della Rete europea Eurodesk, cofinanziata dalla Commissione Europea e specializzata nei programmi dell’UE e del Consiglio d’Europa dedicati ai giovani e agli operatori del settore giovanile, divenendo Punto Locale Decentrato (PLD) Eurodesk per la provincia di Reggio Emilia. Il Carrefour Romagna svolge attività di informazione sulle politiche comunitarie per il mondo rurale mediante diffusione di note informative mensili, bollettini di segnalazione delle norme e delle comunicazioni pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee, approfondimenti in riviste locali e regionali. L’attività informativa svolta nel 2000 ha riguardato soprattutto il cambio della programmazione fissato dall’Agenda 2000 della Commissione europea. Nel quadro della concertazione locale relativa al patto territoriale agroalimentare della Provincia di Ravenna, il Carrefour ha partecipato alla discussione sulle modalità di gestione di detto strumento e al raccordo con altri programmi di finanziamento di derivazione comunitaria. In questo senso, lo sportello si mette a disposizione per fornire un supporto alle attività di informazione e assistenza tecnica che dovranno essere coordinate e rafforzate a livello provinciale. 134 Lo sportello ha realizzato il progetto “L’informazione comunitaria più vicina al mondo rurale”, finanziato ai due Carrefour regionali nel quadro del sottoprogramma 5, docup ob. 5b 1994-99 della Regione Emilia-Romagna. Si tratta di un proseguimento del progetto “Zone rurali a confronto” e centrato sulla raccolta di elementi che permettano di valutare l’esigenza di informazione sui temi europei nelle zone rurali svantaggiate del territorio regionale e le possibilità di rafforzamento di attività di cooperazione e scambio di esperienze con altri territori. L’assistenza fornita al Punto Europa presso il centro sociale “La Sveglia” di Ravenna ha riguardato soprattutto il contatto con alcuni istituti scolastici per la definizione di un programma di informazione sui temi europei destinato agli studenti. Si è aperta anche la possibilità di estendere l’attività di Punto Europa con lo scopo di rafforzare l’attività nei confronti dei giovani e in particolare delle scuole della provincia. Oltre all’informazione rivolta agli studenti, si è considerato l’opportunità di mettere a punto corsi di formazione sull’Europa e di avviare rapporti di collaborazione con istituzioni scolastiche di altri paesi europei. Ufficio Europeo per il Suolo L’Ufficio Europeo per il Suolo (ESB) è un servizio creato nel 1996 presso l’Istituto delle Applicazioni Spaziali, unità Agricoltura e Sistemi Informativi Regionali, di Ispra (VA) nell’ambito delle attività del Centro Comune di Ricerca. L’ESB svolge un’azione di coordinamento per la creazione di sistemi informativi riguardanti il suolo, verso l’integrazione europea nel campo della gestione del territorio e dello spazio rurale e opera su richiesta degli Stati membri dell’Unione Europea e dei servizi della Commissione interessati. Il coordinamento con le varie iniziative nell’ambito della Commissione riguardanti il suolo viene assicurato da un gruppo di lavoro inter-servizio che riunisce le principali Direzioni Generali coinvolte: DG Agricoltura, DG Ambiente, DG Ricerca, DG Relazioni Esterne, DG Politiche Regionali, DG JRC (Centro Comune di Ricerca), ecc. La Regione, attraverso l’Ufficio Pedologico, del Servizio Sistemi Informativi Geografici, ha attivato alcune iniziative in collaborazione con l’ESB: • ha stipulato, all’inizio del 1997, una convenzione triennale con l’ESB, nell’ambito del progetto “Carta pedologica in aree a rischio ambientale”, finanziato dal programma Sistema Informativo Nazionale Ambientale, con lo scopo di raggiungere una migliore armonizzazione, fra Regioni attive nel settore, dei dati sui suoli e delle relative banche dati e dei criteri per valutare le proprietà dei suoli che influenzano la vulnerabilità delle acque; • ha collaborato all’organizzazione del primo convegno del Comitato Scientifico dell’ESB (Bologna, 3-5 dicembre 1997); • ha stipulato, nell’autunno del 1999, una convenzione triennale con l’ESB per la “Prima approssimazione della base dati georeferenziata dei suoli d’Italia in scala 1:250.000”, al fine di favorire l’integrazione dei progetti “Realizzazione della carta pedologica nazionale” (Programma Interregionale “Agricoltura e qualità) e “Carta ecopedologica d’Italia” (convenzione ESB Ministero dell’Ambiente). 135 6 ALTRE ATTIVITA’ DELLA REGIONE 136 L'introduzione della moneta unica: il progetto "Euro" della Regione EmiliaRomagna Il 1° gennaio 1999 ha avuto inizio la terza fase dell’Unione economica e monetaria e negli undici Stati membri partecipanti è stato adottato l’euro come unità monetaria. E’ stato inoltre deciso di prevedere un periodo transitorio tra la sostituzione dell’euro alle monete degli Stati membri partecipanti. A decorrere dal 1°gennaio 2002 la Banca Centrale Europea e le Banche centrali degli Stati membri immetteranno in circolazione le banconote denominate in euro quali uniche banconote aventi corso legale. L’introduzione dell’euro ha attivato un processo di cambiamento che modificherà radicalmente il modo di pensare quotidiano di centinaia di milioni di individui e dell’intero sistema produttivo economico sociale e politico. Durante la fase di transizione, la Pubblica Amministrazione italiana ha assunto un compito informativo e formativo verso i cittadini sia dando la possibilità di utilizzare l’Euro in tutti i rapporti con le varie strutture pubbliche, sia svolgendo un ruolo di sensibilizzazione verso le aziende al fine di assicurare trasparenza dei prezzi e facilitazione ai consumatori nella familiarizzazione con la nuova moneta. La Regione Emilia-Romagna ha affrontato le scadenze e gli impegni conseguenti all’introduzione della moneta unica, avviando uno specifico “progetto EURO”, col supporto specialistico di ABM Corporate Advisory, al fine di: - modificare la propria organizzazione per adeguare le procedure e la modulistica alla nuova moneta; - formare il personale e garantire comportamenti omogenei di tutta la struttura regionale; - garantire un’efficace comunicazione verso l’esterno, contribuendo a diffondere la conoscenza e l’utilizzo della nuova moneta. Nell’ambito del progetto, che ha coinvolto l’intera struttura regionale, è stato prodotto ed approvato un “Contingency plan” che comprende l’insieme delle attività ed interventi che la Regione ha messo in atto, dall’inizio del 1999 per garantire l’operatività ed un’adeguata risposta dell’Amministrazione alle richieste dei cittadini e delle aziende per tutta la durata del periodo transitorio. Nel corso del 2000 si sono svolte le attività preparatorie relative ai progetti di informazione e supporto alle realtà esterne. Allo scopo di comprendere i fabbisogni di tali realtà è stato commissionato all’Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione uno studio sul livello di Euro attenzione ed Europreparazione di cittadini ed imprese. A fronte dei dati emersi da tale sondaggio sono state varate le azioni da svolgere per supportare anziani e studenti di tutti i livelli ed informare le imprese ed in particolare quelle del settore agricolo. La Regione ha inoltre ritenuto opportuno definire progetti di supporto ai piccoli Comuni della Regione, alle Aziende Sanitarie Locali e alle Aziende Regionali. I progetti saranno attuati nel corso del 2001 prevalentemente nell’ultimo quadrimestre. Inoltre, è attualmente in corso di adozione il “Master Plan” ovvero l’insieme delle azioni necessarie ad adeguare l’organizzazione alla scadenza del 2002, quando la lira non esisterà più come moneta circolante. Informazioni più specifiche possono essere ottenute consultando il sito Ermes della Regione: < http://www.regione.emilia-romagna.it/euro/presentazione.htm > 137 La partecipazione ad Associazioni ed Organismi di carattere interregionale La Regione Emilia-Romagna aderisce formalmente a: • “Conferenza delle Regioni periferiche marittime d’Europa (CRPM)” che si pone come portavoce delle Regioni marittime nei confronti degli Stati e della Commissione europea nella definizione e gestione di politiche relative all’assetto del territorio, alla cooperazione interregionale, allo sviluppo sostenibile al fine di affermare e valorizzare la dimensione marittima dell’ Europa. Sono organi della CRPM l’Assemblea generale, l’Ufficio politico. L’Assemblea generale è composta dai Presidenti delle Regioni ed è convocata una volta all’anno. I lavori della Conferenza fanno riferimento a 5 Commissioni geografiche - Arco Atlantico, Mediterraneo, Mare del Nord, Baltico e Isole - ed ogni commissione geografica è dotata di un segretariato esecutivo. La Commissione Intermediterranea, alla quale aderisce la Regione Emilia-Romagna, si pone come obiettivo politico di affermare l’importanza economica, sociale e strategica del Bacino mediterraneo, con particolare attenzione alle altre rive, valorizzando il ruolo che le Regioni possono svolgere per la sicurezza, la pace e lo sviluppo tramite l’istituzione di strumenti di cooperazione interregionale e attraverso una rete di scambi e progetti comuni. L’organigramma della Commissione Intermediterranea prevede 6 gruppi di lavoro: agricoltura e ambiente, sviluppo rurale, pesca; coesione e assetto del territorio; cooperazione esterna; acqua e lotta contro la desertificazione; politica sociale, turismo; società dell’ informazione, ricerca e sviluppo, cultura. • Forum Europeo Per La Sicurezza Urbana (FESU), al quale la Regione Emilia-Romagna aderisce dal 1996 e di cui è costituita una sezione italiana denominata Forum italiano per la sicurezza urbana (FISU). Si tratta di un ente non governativo che si propone come luogo di dialogo, di riflessione e di cooperazione sulle politiche e pratiche di sicurezza urbana e che, attraverso la messa in opera di programmi di collaborazione tra le città, ha contribuito a stimolare ed orientare le politiche locali nazionali e comunitarie in materia di sicurezza urbana. L’attività del FESU per l’anno 2000 è stata principalmente dedicata alla preparazione della Conferenza europea "Sicurezza e Democrazia 2001", che si è svolta a Napoli il 7, 8 e 9 Dicembre 2000. La Conferenza ha approvato un Manifesto politico che rappresenta l'elaborazione delle città europee sui temi della sicurezza urbana nei 10 anni ormai trascorsi dalla nascita del FESU e che intende, allo stesso tempo, dare nuovo slancio alla promozione delle politiche di sicurezza in Europa. La Conferenza finale ha visto la partecipazione di più di 700 persone, tra amministratori e tecnici delle città europee, esperti scientifici e personalità politiche di rilievo europeo, consentendo di dare la massima amplificazione al messaggio che attraverso il Manifesto il Forum Europeo ha inteso portare nel nuovo millennio. Alla Conferenza e all'approvazione del Manifesto si è giunti attraverso una lunga fase preparatoria, iniziata nel febbraio 1999, concepita e realizzata con l'intento di promuovere lo scambio e il confronto di esperienze tra le città europee, al fine di raccogliere ed includere le osservazioni e i progetti delle città nel testo del Manifesto. In particolare i lavori preparatori della Conferenza sono stati dedicati all'approfondimento di tre temi particolari: 1) le città e la violenza; 2) il governo della sicurezza urbana; 3) le risposte della società civile. I tre networks di 138 città che già nel corso del 1999 erano stati costituiti per il coordinamento e l’approfondimento dei lavori preparatori su ciascuno di questi temi, hanno progettato e realizzato, nel corso del 2000, una lunga serie di seminari di lavori, dedicati a sotto-temi specifici, che hanno visto un'ampia partecipazione delle città europee aderenti al Forum. Il Forum italiano per la sicurezza urbana e la Regione Emilia Romagna nell'ambito dello svolgimento dei compiti di segreteria organizzativa di questa associazione, hanno contribuito attivamente alla realizzazione della Conferenza coordinando in particolare, insieme al Forum spagnolo e alle città di Innsbruck e Roubaix, i lavori preparatori dedicati all'approfondimento del tema "Urbanistica e sicurezza". Per informazioni consultare il sito internet http://www.regione.emiliaromagna.it/citta_sicure/forumeuropeo.htm oppure rivolgersi a: Ufficio promozione e sviluppo delle politiche per la sicurezza, Presidenza della Giunta, tel. 051/284035/6, fax. 051/284037, e-mail: [email protected] • Metrex, Rete delle Regioni e Aree Metropolitane Europee, passata dalle 15 regioni ed aree metropolitane fondatrici del 1996, alle 33 regioni ed aree metropolitane associate nel 2000, con la partecipazione di oltre 50 enti ed organismi locali. La Regione Emilia-Romagna vi ha aderito nel 1997 (L.R. 26 luglio 1997, n. 25) e partecipa attivamente all’attività e agli incontri periodici. I due obiettivi principali della Rete sono lo scambio di Know-how sui temi della pianificazione territoriale a livello metropolitano, ed il contributo della dimensione metropolitana alla programmazione paneuropea. In particolare questi obiettivi vengono perseguiti agevolando lo scambio di informazioni scientifiche, di competenze ed esperienze nella pianificazione e nello sviluppo del territorio a livello metropolitano e regionale in Europa e attraverso l’organizzazione di incontri periodici volti ad approfondire specifiche tematiche della pianificazione territoriale di interesse comune. L’11, 12 e 13 maggio 2000 la Regione ha partecipato alla conferenza biennale Metrex tenutasi a Torino e che ha avuto come tema: “La qualità delle regioni metropolitane nel nuovo millennio, un fattore d’investimento essenziale per lo sviluppo e la concorrenza” ed ha approfondito in particolare i tre temi specifici: qualità della vita urbana, ambiente urbano, mobilità e comunicazioni. La conferenza ha dato avvio al lavoro di Metrex sulle problematiche urbane; ci sono stati i rapporti in sessione plenaria della Commissione europea (DG REGIO e DG TREN), i contributi sull’Audit urbano europeo e su altre iniziative urbane europee, nonché gli interventi del Comitato delle Regioni. Il 26, 27 e 28 ottobre 2000 la Regione ha partecipato alla riunione tenutasi a Siviglia che ha avuto come temi principali gli aspetti della pianificazione territoriale relativi alla conservazione dei centri storici, all’accessibilità urbana ed alle problematiche dei trasporti nelle aree metropolitane. In quest’occasione sono stati presentati i progetti “Intermetrex” e “Polimetrex” da proporsi, una volta condivisi dalle regioni, all’interno dell’iniziativa comunitaria Interreg IIIc. Obiettivo dei progetti è assistere le regioni ed aree metropolitane europee affinché concretizzino le proprie potenzialità socio-economiche ed ambientali e favorire una più stretta e concreta cooperazione fra di esse al fine di realizzare quel migliore equilibrio urbano auspicato dai programmi europei. Per la regione Emilia-Romagna i benefici della partecipazione ai suddetti progetti sono: - Intermetrex, migliori opportunità nel periodo 2001 – 2006 di scambiare conoscenze ed esperienze sull’effettiva attività di pianificazione territoriale e di promozione dello sviluppo a livello metropolitano; 139 - Polimetrex, più ampie opportunità nel periodo 2001 – 2003 di formulare e promuovere azioni a livello europeo volte a sviluppare sistemi relazionali policentrici che coinvolgano altre regioni ed aree metropolitane. Grazie all’attività sviluppata nei primi cinque anni Metrex ha consolidato il proprio ruolo di rete di regioni ed aree metropolitane europee ed in particolare è stata riconosciuta dalla Commissione Europea quale partner utile ed apprezzato ai fini del conseguimento dell’obiettivo comune di uno sviluppo urbano e territoriale più sostenibile ed equilibrato. • “Tele Regions Network”, Associazione europea di interesse economico. Dal 26 maggio 1998 (delibera del Consiglio regionale n. 907) la Regione Emilia-Romagna è socio dell’Associazione nata allo scopo di favorire la cooperazione delle Regioni a livello europeo per lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione, con conseguente aumento di competitività e creazione di nuovi posti di lavoro. A Tele Regions Network hanno aderito Regioni e Provincie di Belgio, Svezia, Finlandia, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Italia: dopo l’Emilia-Romagna, prima Regione italiana ad aderire, sono entrate la Regione Puglia, la Regione Veneto, la Provincia di Macerata. L’attività di TRN è risultata una preziosa fonte di scambio di informazioni e di esperienze, che sono state utilizzate in occasione di incontri pubblici di carattere culturale e scientifico e nella presentazione di progetti transnazionali da presentare alla Commissione europea.. Tre gruppi di lavoro, su “sanità”, “piccole e medie imprese ed e-commerce”, “education”, effettuano periodiche riunioni con presentazione e discussione di progetti realizzati da Regioni membre. Il Direttore generale ai Sistemi informativi e telematica della Regione Emilia-Romagna è membro del Consiglio direttivo di TRN; inoltre, coordina il gruppo di lavoro di TRN sul tema La rete per le piccole e medie imprese e il commercio elettronico. Vengono inoltre discusse le modalità di sviluppo di sistemi informativi e reti telematiche a livello regionale, i rapporti tra domanda e offerta nella pianificazione dei sistemi, i tipi di servizi distribuiti per via telematica a cittadini e imprese. Inoltre, sono state preparate proposte per il Quinto programma quadro della Commissione europea. Tele Regions Network ha un sito web: http://www.teleregionsnetwork.org/ • “Comunità di lavoro Alpe-Adria” (v. L.R. 26 luglio 1997 n. 25), Associazione che ha lo scopo di promuovere e coordinare azioni e programmi di interesse dei suoi membri, in particolare nell’ambito di competenze riconducibili alle materie di competenza delle Regioni. Dall’aprile 1999 la DG Programmazione e Pianificazione Urbanistica partecipa a due gruppi di lavoro “Assetto del territorio” e “Catalogo dei dati/GIS” della I Commissione - Assetto del territorio e tutela dell’ambiente. Il gruppo “Assetto del territorio” nel suo programma di lavoro dell’ultimo biennio ha ritenuto prioritario dare una definizione dei problemi comuni concernenti le trasformazioni territoriali e, su queste basi, di preparare delle proposte di progetti congiunti con i quali promuovere la pianificazione sostenibile. Dalla coincidenza di obiettivi con le “Strategie per lo Sviluppo Spaziale Sostenibile del continente Europeo” elaborati dal Consiglio d’Europa per contribuire al processo di allargamento dell’Unione Europea è derivata la possibilità di sviluppare questo programma su Interreg IIIb. Nello sviluppare le proposte di progetto l’attenzione è stata posta su quei temi che, in differenti forme ed intensità sono risultati comuni a tutti i paesi membri AlpeAdria. 140 La descrizione dello stato del territorio, unitamente alle prospettive e problematiche comuni ed alle proposte progettuali sono state oggetto di un rapporto dal titolo “Stato del territorio” che, suddiviso in 12 contributi monografici (uno per ciascuna regione facente parte del gruppo di lavoro) e di una parte comune, è in via di pubblicazione, e sarà presentato nel corso del symposium conclusivo dei tre anni (1998–2000) di presidenza del “Land Cartner” della I Commissione – Assetto del territorio e tutela dell’ambiente – della “Comunità di lavoro AlpeAdria”. Il Symposium è previsto per il mese di marzo 2001 a Klagenfurt. Per ulteriori informazioni sull’Associazione, consultare il sito web: http://www.alpeadria.org/home. • Assemblea delle Regioni d’Europa (ARE) (L. R. 3 maggio 1988 n. 14) organismo creato nel 1987, con sede a Strasburgo e che raggruppa circa 300 Regioni europee, anche non appartenenti all’Unione Europea. Tale organismo persegue l’obiettivo di promuovere il regionalismo in tutti i paesi d’Europa e farsi portavoce politico organizzato nei confronti delle Istituzioni dell’Unione Europea e di altri organismi internazionali europei; La collaborazione istituzionale con altre Regioni Nel corso di questi ultimi anni la Regione Emilia-Romagna ha consolidato, sul piano istituzionale, rapporti con altre Regioni europee. Questo tipo di collaborazione si inserisce in un quadro di impegno crescente delle Regioni per sostenere il processo di integrazione europea e le azioni avviate dall’Unione Europea, contribuendo ad avviare ed alimentare la rete di rapporti tra analoghe realtà europee, nonché potenziare gli scambi ed i partenariati interregionali. Accanto ad una attività di collegamento sul piano istituzionale, la Regione ha stipulato protocolli di collaborazione finalizzati allo scambio di esperienze e conoscenze e alla realizzazione di iniziative congiunte nei settori culturale, turistico e della formazione professionale, con alcune realtà europee: Pays de la Loire, Land Hessen e Comunidad Valenciana. Al di fuori dell’Unione Europea la Regione ha stipulato protocolli di intesa in Ucraina con la Regione di Odessa, in Polonia con il Voivodato di Breslavia, in Albania con la Prefettura di Elbasan e in Bosnia Erzegovina con il Cantone di Mostar. Con riguardo a questi ultimi due paesi la Regione svolge inoltre azioni di cooperazione e solidarietà internazionale in altre aree geografiche. In ambito internazionale invece la Regione ha stipulato protocolli di collaborazione di carattere prevalentemente economico con le seguenti realtà: in Giappone con la Prefettura di Ibaraki, in Cina con la Provincia di Liaoning, in Sudafrica con le Province dell’Eastern Cape e Western Cape, in Brasile con lo Stato di San Paolo e negli Stati Uniti con la Contea di Cook (Illinois). Infine la Regione realizza azioni di cooperazione e solidarietà internazionale in Palestina, Vietnam, Brasile, Uruguay, Venezuela, Panama, Costa Rica, Etiopia, Eritrea, Bosnia-Erzegovina, Cuba, Algeria, Messico e Saharaui. Con l’adozione della legge regionale 27 giugno 1997, n. 18 “Iniziative per la promozione dell’integrazione europea e la collaborazione tra i popoli di tutti i continenti”, la Regione EmiliaRomagna ha inteso valorizzare le numerose attività svolte da enti locali dell’Emilia-Romagna in ambito europeo ed internazionale, promuovendo e sostenendo la realizzazione di nuovi gemellaggi e lo sviluppo di rapporti di gemellaggio già esistenti. Sono state prioritariamente finanziate iniziative con realtà locali dell’Assia, Pays de la Loire e Albania. 141 7 UNA NUOVA OPPORTUNITA' PER LE REGIONI EUROPEE: L'ALLARGAMENTO DELLA UNIONE EUROPEA 142 L'allargamento L'obiettivo del futuro allargamento dell'Unione Europea ad altri Stati dell'Europa centrale ed orientale ha portato la Commissione europea ad elaborare una strategia di preadesione sulla base delle conclusioni del Consiglio europeo di Lussemburgo del dicembre 1997. Ciò comporta un sostegno al potenziamento della capacità istituzionale e amministrativa dei paesi candidati al fine di applicare l'"acquis" comunitario nonché il rispetto delle norme comunitarie da parte delle loro imprese. I progressi ottenuti dai paesi candidati nel recepimento dell'acquis sono descritti in relazioni periodiche presentate al Consiglio. A supporto di tale strategia, la Commissione ha messo a punto specifici strumenti finanziari, rafforzato strumenti già esistenti, aperto programmi comunitari ai paesi candidati. Il processo di adesione di nuovi Stati, se impone da una parte una revisione degli strumenti di governo delle Istituzioni comunitarie e delle diverse politiche comuni, rappresenta, per le diverse regioni europee, una opportunità di confronto ed apertura a nuove forme di cooperazione ed ad una verifica di tenuta dei diversi sistemi economici territoriali. L’Unione europea nel mettere a punto specifici strumenti sollecita la partecipazione e l’appoggio dei diversi Stati membri all’attuazione delle azioni previste dai diversi programmi. In tal senso, la conoscenza di tali strumenti si trasforma in un’ulteriore opportunità per le Amministrazioni (nazionali, regionali e locali) di programmare ed investire in termini di risorse umane e finanziarie verso questi paesi. Di seguito vengono sinteticamente riportati i principali strumenti attivati dall’Unione europea. 1. Strumenti di preadesione Il partenariato per l'adesione (PPA) rappresenta lo strumento essenziale della strategia potenziata volta a incanalare tutte le forme di assistenza ai paesi candidati in un quadro unico per l'attuazione di programmi nazionali intesi a preparare i paesi al loro statuto di membro dell'Unione europea. Questo strumento fissa priorità a breve e medio termine per ciascun paese candidato (in particolare in materia di democrazia, stabilizzazione macroeconomica, sicurezza nucleare e recepimento dell'acquis) e indica i mezzi disponibili per la preparazione degli Stati candidati all'adesione. Il partenariato per l'adesione prevede una programmazione pluriennale concertata con i paesi candidati e assume la forma di decisioni della Commissione e del Consiglio. Gli accordi europei costituiscono lo strumento giuridico che sta alla base delle relazioni fra l'Unione e i paesi candidati, riguardano questioni commerciali, dialogo politico e altri settori di cooperazione e intendono introdurre progressivamente il libero scambio tra l'Unione e i paesi candidati. Dopo il Consiglio europeo di Lussemburgo del dicembre 1997, l' istituzione degli accordi europei svolge un ruolo ancora più importante nell'ambito della strategia di preadesione in quanto occorre segnatamente seguire i progressi dei paesi candidati per quanto riguarda l'adozione e l'attuazione dell' "acquis" comunitario nonché il rispetto delle priorità dei PPA. La partecipazione ai programmi comunitari rappresenta uno degli obiettivi intermedi dell'adesione. Tali programmi riguardano la maggior parte delle politiche comunitarie e costituiscono quindi un'utile preparazione all'adesione in quanto familiarizzano i paesi associati e i loro cittadini alle politiche e ai metodi di lavoro dell'Unione. Attualmente questi programmi sono tutti aperti ai paesi candidati. Il ravvicinamento delle legislazioni rappresenta un altro obiettivo prioritario; è perseguito attraverso l'operatività di TAIEX (Ufficio di scambio di informazioni per l'assistenza tecnica), 143 creato nel contesto del Libro bianco per preparare l'integrazione dei PECO nel mercato unico. TAIEX fornisce informazioni su tutti gli aspetti dell' "acquis" comunitario e interviene nei paesi candidati, non soltanto presso le amministrazioni ma anche presso le imprese. Il ravvicinamento delle legislazioni non è sufficiente, è necessario infatti anche rafforzare le istituzioni responsabili dell'attuazione e dell'applicazione dell' "acquis" comunitario. Uno strumento essenziale del rafforzamento delle istituzioni è il gemellaggio amministrativo (twinning), che comporta l'invio di esperti dell'Unione nei paesi candidati. 2. Strumenti finanziari Il raggiungimento degli obiettivi della strategia di preadesione richiede anche il ricorso a strumenti di sostegno e di aiuto finanziario, il principale dei quali è costituito dal Programma PHARE e del recente CARDS. Inoltre, per rispondere alle necessità dei paesi candidati, il Consiglio europeo di Berlino del 24-25 marzo 1999 ha deciso di raddoppiare gli aiuti di preadesione a partire dal 2000 e di creare due nuovi strumenti specifici: uno strumento strutturale (ISPA) ed uno strumento "agricolo" (SAPARD). Il Programma PHARE PHARE, creato nel 1989 per sostenere il processo di riforme e la transizione economica e politica in Polonia e Ungheria, in seguito alla intensificazione del processo di allargamento, è stato riorientato sulla preparazione all'adesione dei paesi candidati ed attualmente è il principale strumento della cooperazione finanziaria e tecnica della Comunità europea con i paesi dell'Europa centrale e orientale (PECO); il programma Phare è intervenuto anche per i paesi della regione non associati, ovvero l'Albania, l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia (ERIM) e la Bosnia-Erzegovina nel loro processo di transizione verso la democrazia e l'economia di mercato. La Decisione SEC(1999)1596 della Commissione del 13 ottobre 1999 concernente gli orientamenti per l'attuazione del programma PHARE nei Paesi candidati per il periodo 2000-2006, stabilisce i principali orientamenti relativi al programma Phare per il periodo indicato concentrando gli interventi su due priorità essenziali legate al recepimento dell' "acquis" comunitario, vale a dire il potenziamento istituzionale ("institution building" consistente nel rafforzamento della capacità amministrativa e istituzionale dei paesi candidati) ed il finanziamento degli investimenti, che beneficiano rispettivamente del 30 e del 70% della sua dotazione per i paesi candidati, ad eccezione degli investimenti finanziati dagli strumenti strutturale e agricolo di preadesione. Al fine di rafforzare le capacità istituzionali, è previsto come strumento principale il gemellaggio amministrativo "twinning" quale innovativo strumento di cooperazione e di accompagnamento all'adesione e che si concretizza essenzialmente nell'invio di funzionari ed esperti degli Stati membri, per periodi da uno a massimo tre anni, come consiglieri di pre-adesione presso le amministrazioni o gli enti dei Paesi candidati. Saranno, inoltre, attuate azioni specifiche relative alla partecipazione dei paesi candidati ai programmi comunitari e alle agenzie comunitarie, nonché all'adozione di misure riguardanti la società civile per la salvaguardia e lo sviluppo del processo democratico. Il programma Phare è dotato di 1.560 milioni di euro l'anno a partire dal 2000 e, in linea con le indicazioni contenute nell'Agenda 2000, sta gradualmente trasformandosi in un fondo di tipo strutturale, che ha l'obiettivo di favorire lo sviluppo economico. Una parte consistente degli investimenti sarà cofinanziata da altre istituzioni come la Banca mondiale, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo o la Banca europea per gli investimenti (BEI). In generale, per qualsiasi investimento sarà anche richiesto un cofinanziamento locale 144 Il Programma ISPA ISPA (Strumento Strutturale di Pre-Adesione)76 è, unitamente a SAPARD, uno dei nuovi strumenti finanziari dell'Unione Europea concepito nell'ambito di Agenda 2000 allo scopo di finanziare nei paesi candidati (Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia) infrastrutture di livello comunitario nei settori dell'ambiente e dei trasporti. ISPA finanzia anche l'assistenza tecnica direttamente connessa ai progetti finanziabili, vale a dire, oltre a studi preliminari, di fattibilità e tecnici necessari per la realizzazione, anche azioni informative e pubblicitarie, assistenza tecnica per la valutazione ex ante ed ex post del progetto. La programmazione degli interventi avviene su base annuale utilizzando lo stanziamento di bilancio disponibile, pari a 1.040 milioni di euro all'anno, con ripartizione predeterminata tra i Paesi beneficiari 77 e con l'obiettivo di assicurare una equa ripartizione tra interventi nel settore dei trasporti e interventi in campo ambientale. La selezione dei progetti avviene sulla base di "Strategie nazionali" che individuano i bisogni e le priorità e, dopo una valutazione sui contenuti tecnici e sulle analisi finanziarie delle proposte, inoltrate dai Paesi beneficiari. ISPA, inoltre, prevede una approvazione ex ante da parte della Commissione sugli atti di gara e sui contratti che i Paesi beneficiari predisporranno per l'esecuzione dei progetti finanziati. Questo tipo di approccio avrà un carattere transitorio per giungere gradualmente ad un totale decentramento di tutte le funzioni di gestione in quanto, uno degli obiettivi di ISPA, è quello di mettere in condizioni i Paesi candidati all'adesione di conoscere e applicare concretamente le regole che disciplinano i Fondi strutturlai, in vista dell'utilizzo che essi ne potranno fare in futuro. La Commissione europea è assistita da un Comitato, composto dai rappresentanti degli Stati membri, con funzioni essenzialmente consultive. L'Italia partecipa al Comitato di gestione ISPA attraverso due rappresentanti, uno del Ministero degli Affari Esteri e l'altro del Ministero del Tesoro. Il Comitato esprime un parere sulle proposte di finanziamento dei progetti e delle azioni di assistenza tecnica che la Commissione presenta, oltre a svolgere una funzione consultiva sulle tematiche di carattere generale che riguardano l'attuazione del programma. Il Programma SAPARD SAPARD (Strumento Agricolo di Pre-Adesione)78 è lo strumento relativo al sostegno comunitario per misure a favore dell'agricoltura e dello sviluppo rurale. Esso ha l'obiettivo di risolvere i problemi di adattamento a lungo termine del settore agricolo e delle zone rurali e contribuire all'applicazione dell'acquis comunitario per quanto riguarda la politica agricola comune e le politiche ad essa collegate. Gli aiuti ammonteranno a 520 milioni di euro l'anno, a partire dal 2000, con ripartizione predeterminata tra i Paesi beneficiari 79. 76 istituito con Regolamento (CE) 1267/1999 del 21 giugno 1999 77 decisione della Commissione 2000/229/CE del 7 marzo 2000 78 istituito con Regolamento (CE) n. 1268/1999 del Consiglio, del 21 giugno 1999 79 Decisione 1999/595/CE della Commissione, del 20 luglio 1999 145 Le misure sono attuate sulla base di programmi nazionali e consentono anche di finanziare progetti mirati di sviluppo integrato a sostegno delle iniziative locali. I piani di sviluppo rurale si estendono su un periodo non superiore a sette anni a decorrere dal 1° gennaio 2000. Priorità sono date alle misure volte a migliorare l'efficienza del mercato, la qualità e le condizioni sanitarie, nonché a quelle destinate a mantenere l'occupazione e a creare nuove possibilità di occupazione nelle zone rurali, nel rispetto delle disposizioni relative alla protezione ambientale. Il Regolamento (CE) n. 2759/1999 della Commissione, del 22 dicembre 1999, modificato dal regolamento (CE) n. 2356/2000, precisa le condizioni di assegnazione degli aiuti agli investimenti nelle aziende agricole, al miglioramento delle condizioni di trasformazione e di commercializzazione dei prodotti agricoli e della pesca, alle attività agroambientali, alla formazione, alle associazioni di produttori e alla silvicoltura. Fornisce inoltre precisazioni sull'ammissibilità delle spese, l'autorità di gestione, gli indicatori per la sorveglianza, le relazioni annuali e finali e le valutazioni. Con il Regolamento (CE) n. 2222/2000 della Commissione, del 7 giugno 2000, che stabilisce le modalità di applicazione finanziarie del regolamento (CE) n. 1268/1999 del Consiglio relativo al sostegno comunitario per misure di preadesione a favore dell'agricoltura e dello sviluppo rurale da attuare nei paesi candidati dell'Europa centrale e orientale nel periodo precedente l'adesione, sono invece dettate le condizioni in base alle quali la gestione dell'aiuto è conferita ad agenzie nei dieci paesi candidati. Il Programma CARDS L’Unione Europea, nell’ambito di un ripensamento complessivo dei propri rapporti con i paesi dell’est europeo ed a seguito della fine del conflitto nella regione balcanica, ha recentemente rivisto gli strumenti di intervento per quest’area. I Consigli europei di Lisbona (marzo 2000) e di Feira (giugno 2000) hanno confermato l’obiettivo principale della massima integrazione dei paesi dell’area nel contesto politico ed economico europeo e hanno riconosciuto ai paesi coinvolti nel processo di stabilizzazione e di associazione la qualità di candidati potenziali all’adesione all’UE. Oltre all’avvio di un processo, individualizzato per Paese, e finalizzato alla conclusione di Accordi di stabilizzazione ed associazione, l’UE ha riadattato gli strumenti esistenti ed ha riunito in un unico programma, denominato CARDS, le azioni di assistenza a favore dell’Albania, della BosniaErzegovina, della Croazia, della Repubblica federale di Jugoslavia e dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia. Il regolamento(CE) n.2666/200080 fornisce il quadro giuridico unificato per l’assistenza a questi paesi. Un ulteriore regolamento81 istituisce l’agenzia europea per la ricostruzione alla quale la Commissione europea può delegare l’esecuzione dell’assistenza comunitaria a favore della Repubblica federale di Jugoslavia. Il programma prevede un contributo comunitario di 4650 milioni di euro per il periodo 2000-2006. L’assistenza comunitaria è finalizzata in particolare a: - ricostruzione e la stabilizzazione della regione - creazione di un quadro istituzionale e legislativo a sostegno della democrazia - sviluppo economico e sociale - sviluppo di relazioni più strette con i paesi dell’UE 80 GUCE L306 del 7/12/2000 81 Regolamento (CE) 2667/2000 146 - cooperazione regionale, transnazionale, transfrontaliera ed interregionale L’aiuto comunitario è vincolato all’elaborazione di documenti programmatici (quadro strategico, programmi indicativi pluriennali e programmi d’azione annuali) per ciascuno dei paesi beneficiari. Anche in questo caso come per il programma PHARE la partecipazione agli appalti e contratti previsti per i vari interventi, sarà aperta a tutte le persone fisiche e giuridiche degli Stati membri e degli Stati beneficiari del programma. Il Programma MEDA La definizione di un quadro unitario e coerente dei rapporti con gli Stati terzi del mediterraneo rappresenta un obiettivo prioritario delle relazioni esterne dell’Unione Europea. Nel corso del Vertice europeo di Cannes del giugno 1995, i governi dei 15 paesi membri concordarono il quadro finanziario di appoggio al partenariato euromediterraneo. Nel novembre 1995, la Conferenza Euromediterranea svoltasi a Barcellona definì le nuove direttrici del partenariato euromediterraneo quale impegno preso dai 27 paesi partecipanti di definire un’area di cooperazione socio-economica e politica. Nel luglio 1996 il Consiglio dell’UE approva definitivamente il nuovo strumento di intervento, denominato MEDA 82, relativo alle misure di accompagnamento finanziarie e tecniche a sostegno della riforma delle strutture economiche e sociali nel quadro del partenariato euromediterraneo. Il Regolamento stabilisce le modalità di gestione e le tipologie delle azioni sostenute dal finanziamento comunitario. La gestione è di competenza diretta della Commissione europea, attraverso la propria Direzione generale “Relazioni esterne”. Con Regolamento (CE) n.2698/2000 del 27 novembre 2000, il Consiglio ha modificato il regolamento istituivo di MEDA ritenendo di razionalizzare e consentire un’attuazione più efficace dell’assistenza comunitaria e riconoscendo la regione mediterranea come area prioritaria per la UE. Per l’esecuzione del programma per il periodo 2000-2006 la Comunità ha previsto un importo complessivo di 5.350 milioni di euro ed il sostegno a misure finalizzate allo sviluppo socioeconomico sostenibile e la cooperazione regionale subregionale e trasfrontaliera. Le attività finanziate nell’ambito di programmi nazionali concordati fra la Commissione europea e gli stati interessati extraUE, consisteranno principalmente in assistenza tecnica, formazione, potenziamento istituzionale, informazione, seminari, studi, progetti d’investimento in microimprese, PMI ed infrastrutture. I programmi saranno attuati in connessione con i programmi di cooperazione avviati da ciascun stato membro. Partecipazione della Regione a programmi e azioni di sostegno all’ampliamento Tra le azioni a supporto del processo di adesione di nuovi stati membri, il sostegno al rafforzamento della capacità amministrativa ed istituzionale (institution building) ed al recepimento dell’acquis comunitario, da parte di questi paesi, assume particolare valenza ed interesse per i vari livelli delle Amministrazioni degli Stati membri. La Regione Emilia-Romagna intende partecipare attivamente mettendo a disposizione il proprio know how maturato nella gestione di programmi comunitari; 82 Regolamento (CE) n.1488/96 147 d’altra parte considera queste azioni un’opportunità per attivare forme di cooperazione non solo sul piano istituzionale ed amministrativo. Già nel 1999, la Regione , su richiesta della Fondazione europea per la Formazione Professionale di Torino, aveva organizzato e sostenuto finanziariamente un corso di formazione sul funzionamento e modalità di utilizzo del Fondo Sociale Europeo per 20 funzionari di amministrazioni pubbliche di Slovenia, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca. Nel corso del 2000 la Regione ha aderito al programma Centurio, gestito da ARE (Assemblea delle Regioni d’Europa) e finalizzato alla promozione di scambi di esperienze e realizzazione di tirocini di personale fra Amministrazioni regionali di paesi dell’Europa centro-orientale ed Amministrazioni regionali di paesi UE. Nei mesi di ottobre e novembre 2000, due funzionarie regionali del Dipartimento di Cooperazione internazionale del Voivodato della Bassa Slesia (Polonia) hanno effettuato un tirocinio finalizzato ad approfondire la conoscenza della struttura istituzionale ed amministrativa della Regione e le politiche di intervento con particolare riferimento ai programmi a cofinanziamento comunitario. Nell’ambito del programma Phare 2000 ed a seguito di un bando per l’attuazione in Ungheria di un progetto di gemellaggio amministrativo (twinning) finalizzato al miglioramento delle capacità di utilizzo dei fondi strutturali da parte delle regioni ungheresi, la Regione ha collaborato con il Dipartimento per le Politiche di sviluppo e coesione del Ministero Tesoro e Bilancio alla predisposizione del progetto che è stato sottoposto all’approvazione della Commissione europea nel corso del mese di febbraio 2001. Il progetto prevede la partecipazione di altre tre Regioni italiane (Friuli -Venezia Giulia, Piemonte, Basilicata) e del Land tedesco del Branderburgo. 148 8 DISCIPLINA COMUNITARIA IN MATERIA DI CONCORRENZA: COMPATIBILITA’ DEGLI AIUTI REGIONALI 149 Aiuti di Stato L’articolo 87 (ex 92), paragrafo 1, del Trattato dell’Unione Europea stabilisce che “salvo deroghe contemplate dal Trattato sono incompatibili con il mercato comune, nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza”. Ogni aiuto di Stato, nazionale e/o regionale, che risponda a i criteri sopra indicati è, in linea di principio, incompatibile con il mercato comune. Tuttavia i paragrafi 2 e 3 dello stesso articolo 87 specificano le ipotesi in cui, in deroga al principio generale, gli aiuti di Stato possono essere considerati ammissibili. Al riguardo sono individuabili tre principali categorie di deroghe, per le quali occorre ottenere l’esito positivo dell’esame di compatibilità: aiuti a finalità regionale, norme orizzontali, norme settoriali. Aiuti a finalità regionale Tale tipologia di aiuti, oggetto di deroga da parte della Commissione europea, hanno come obiettivo lo sviluppo di regioni sfavorite e si distinguono dalle altre categorie di aiuti pubblici perché: - destinati a favorire lo sviluppo di regioni ove il tenore di vita sia anormalmente basso, oppure si abbia una grave forma di sottoccupazione (art.87.3.a) o - destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività o di talune regioni economiche, sempre che non alterino le condizioni degli scambi in misura contraria al comune interesse (art.87.3.c). Con un proprio documento specifico “Orientamenti in materia di aiuti di Stato a finalità regionale”83 la Commissione ha indicato i criteri da applicare per la valutazione degli aiuti regionali ed ha invitato le Autorità nazionali a notificare la metodologia relativa alla selezione delle regioni ammissibili a tali regimi di aiuto nonché l’elenco delle regioni e le intensità e massimali di aiuto ammissibili alle deroghe 87.3.a e 87.3.c (Carta degli aiuti a finalità regionale per il periodo 20002006). Nel corso del mese di dicembre 1999, le Autorità italiane hanno notificato alla Commissione il progetto di carta degli aiuti. Con lettera del 13 marzo 200084, la Commissione ha espresso il proprio parere decidendo: - di attuare la deroga 87.3.a alle regioni meridionali italiane (Calabria, Puglia, Campania, Basilicata, Sardegna; Sicilia); - di attuare la deroga 87.3.c ad una parte di territori delle regioni del centro-nord, secondo la metodologia proposta dal governo italiano, ma vincolando tale decisione all’approvazione definitiva, per l’Italia, delle aree ammissibili al nuovo obiettivo 2 della riforma dei Fondi strutturali. A seguito dell’approvazione delle aree ob.2, la Commissione ha autorizzato85 la parte di Carta che riguarda le aree del centro-nord. Per la regione Emilia-Romagna le aree oggetto di deroga ai sensi dell’art.87.3.c fanno riferimento ai seguenti Comuni: 83 Comunicazione 98/C74/06 in GUCE C74 del 10.3.1998 84 pubblicata in GUCE C175 del 24.6.2000 85 con Decisione C(2000)2752 del 20 settembre 2000 150 tutto il territorio comunale di: parte del territorio comunale di: Formignana (FE); Migliarino (FE), Migliaro (FE), Ostellato (FE), Tresigallo (FE); Comacchio (FE), Copparo (FE), Ferrara, Ro (FE), Ravenna. Tutte le aree emiliano-romagnole individuate sono anche aree eligibili ai sensi dell’obiettivo 2 dei Fondi strutturali. Norme orizzontali Aiuti destinati a far fronte a difficoltà che possono sorgere in tutti i settori dell’attività economica e in ogni Regione. Con appositi orientamenti la Commissione ha stabilito criteri di valutazione per l’ammissibilità di determinate categorie di aiuti. Gli atti adottati dalla Commissione relativi a tali categorie di aiuti sono: • • • • • • • • aiuti alle piccole e medie imprese (Regolamento (CE) n. 70/2001 del 12.01.2001; aiuti d'importanza minore "de minimis" (Regolamento (CE) n. 69/2001 del 12.01.2001; aiuti alla ricerca e sviluppo (comunicazione 98/C48/02 del 13 febbraio 1998); aiuti per la tutela dell’ambiente (comunicazione 2001/C37/03 del 3 febbraio 2001); aiuti per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese in difficoltà (comunicazione 94/C368/12 del 23 dicembre 1994, - comunicazione 1999/C288/02 del 9 ottobre 1999); aiuti all’occupazione (comunicazione 95/C334/04 del 12 dicembre 1995); aiuti alle imprese nei quartieri urbani svantaggiati aiuti alla formazione professionale (Regolameno (CE) n. 68/2001 del 12.01.2001). Con il Regolamento CE 994/98 del 7 maggio 1998 (GUCE L 142 del 14 maggio 1998), il Consiglio ha attribuito alla Commissione la facoltà di esentare, mediante regolamento, alcuni tipi di misure di aiuto orizzontali dall’obbligo di notifica. In attuazione di tale regolamento, nel corso del mese di dicembre 2000, la Commissione ha adottato tre regolamenti di esenzione concernenti gli aiuti di Stato destinati alle piccole e medie imprese (PMI), alla formazione professionale e agli aiuti de minimis. Pertanto gli Stati membri potranno concedere aiuti che rispettino tutte le condizioni previste dai regolamenti senza dover richiedere preventivamente l'approvazione della Commissione. I nuovi regolamenti sono direttamente applicabili ed offrono nuove possibilità di controllo degli aiuti di Stato a livello nazionale in quanto, in caso di violazione delle regole previste per un'esenzione per categoria, gli stessi concorrenti possono rivolgersi sia alla Commissione sia alle giurisdizioni nazionali. I regolamenti resteranno in vigore fino al 31 dicembre 2006. Norme settoriali Con norme settoriali, la Commissione ha definito i propri orientamenti in merito alla concessione di aiuti di Stato in determinati settori di attività, caratterizzati da problemi economici particolarmente gravi, considerati come “settori sensibili”, quali: • • • • • • • • • costruzioni navali (regolamento CE n. 1540/98 del Consiglio del 29 giugno 1998); siderurgia (decisione n. 2496/96/CECA della Commissione); carbone (decisione n. 3632/93/CECA della Commissione); industria automobilistica (GU C 279 del 15.9.1999); fibre sintetiche (comunicazione 96/C94/07 del 30 marzo 1996 e 99/C24 del 29 gennaio 1999); industria tessile e dell’abbigliamento trasporti agricoltura (comunicazione 2000/C28/02 del 1° febbraio 2000) pesca e acquacoltura (comunicazione 2001/C19/05 del 20 gennaio 2001). 151 Attuazione delle normative a livello regionale Per quanto attiene agli aiuti di Stato a finalità regionale, la Commissione ha chiesto agli Stati membri di riesaminare i regimi esistenti al 31 dicembre 1999, per consentire un adeguamento dei regimi stessi ai nuovi Orientamenti in materia, sin dal 1° gennaio 2000. Il Ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica ha quindi avviato le consultazioni con le amministrazioni pubbliche interessate, ivi comprese le amministrazioni regionali, al fine di individuare i regimi di aiuto rilevanti ed adottare le opportune misure. La Regione Emilia-Romagna – a chiarimento della propria posizione, che era stata dapprima ritenuta non esauriente dal Ministero – ha comunicato che le leggi regionali vigenti in materia di aiuti a favore di alcune attività economiche non rientrano nell’ambito di applicazione dei nuovi Orientamenti, in quanto non sono qualificabili quali “aiuti a finalità regionale” nel senso fatto proprio dagli orientamenti stessi (aiuti “riservati ad alcune Regioni particolari” ed aventi come “obiettivo specifico lo sviluppo regionale”). Si tratta, piuttosto, di aiuti c.d. orizzontali, conformi alle normative specifiche dettate a livello comunitario, contenute in leggi regionali regolarmente notificate e controllate dalla Commissione. Gli unici regimi rientranti nell’ambito di applicazione degli Orientamenti di cui si tratta sono stati individuati in quelli disposti con il Docup ob. 2 “Emilia-Romagna”, limitati temporalmente alla durata del Docup medesimo. La previsione di deroghe al principio generale di incompatibilità degli aiuti di Stato con il mercato comune giustifica il controllo preventivo da parte della Commissione. La procedura di controllo, definita dall’articolo 88 del Trattato UE, prevede che gli Stati membri notifichino alla Commissione qualsiasi atto diretto ad istituire aiuti, prima di procedere all’ esecuzione della misura stessa, e attribuisce alla Commissione il potere discrezionale di decidere se l’aiuto previsto possa beneficiare delle deroghe. In quest’ultimo caso, lo Stato membro interessato deve provvedere a sopprimere o modificare l’aiuto previsto. Soltanto gli aiuti di importo inferiore a 100.000 euro su un periodo di tre anni, c.d. aiuti de minimis, sono esenti dall’obbligo di previa notifica alla Commissione, conformemente al Regolamento della Commissione relativa agli aiuti de minimis (GUCE L 10 del 13 gennaio 2001). Pertanto tutte le misure dirette a istituire nuovi aiuti ovvero a modificare aiuti esistenti – fatta eccezione appunto per gli aiuti de minimis - devono essere notificati alla Commissione, prima di essere attuate: gli aiuti concessi senza essere stati preventivamente notificati alla Commissione sono considerati “aiuti illegali”, passibili di costituire oggetto di una decisione di recupero a carico del beneficiario, qualora la Commissione accerti che gli aiuti stessi sono incompatibili con il mercato comune. La L.R. 6 settembre 1993, n. 32, prevede un’apposita clausola sospensiva, da inserire nelle proposte di atti amministrativi o legislativi concernenti nuovi regimi di aiuto, del seguente tenore: “Agli aiuti previsti dalla legge è data attuazione a partire dalla pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della decisione favorevole della Commissione CE” (articolo 28, comma 5). Al fine di rendere possibile la più ampia conoscibilità circa l’effettiva entrata in vigore della disciplina regionale, la pubblicazione dell’esito dell’esame comunitario ha luogo nella parte prima del Bollettino Ufficiale, quella, cioè, dedicata alla pubblicazioni delle leggi regionali. Notifica e procedure di autorizzazione Il regolamento CE n. 659/1999 del Consiglio, del 22 marzo 1999, disciplina le procedure relative agli aiuti di Stato, in applicazione dell’articolo 88 del Trattato UE. 152 Le notifiche di atti relativi alla concessione di aiuti di Stato devono dunque essere inviate tempestivamente tramite la Rappresentanza permanente dello Stato membro interessato. Se la notifica è incompleta, la Commissione chiede allo Stato membro, che deve rispondere di regola entro 20 giorni, informazioni supplementari. La notifica è ritenuta completa se entro due mesi dalla sua ricezione, o dalla ricezione di ogni informazione supplementare richiesta, la Commissione non richiede ulteriori informazioni. La Commissione conclude l’esame preliminare della notifica, adottando una decisione entro due mesi dal giorno successivo a quello di ricezione della notifica completa. Se l’istituzione comunitaria non provvede entro il termine indicato, si ritiene che l’aiuto sia stato autorizzato (silenzio-assenso), potendo lo Stato membro interessato - dopo averne informato la Commissione - adottare le misure in questione. La Commissione può, tuttavia, adottare una decisione entro quindici giorni dalla ricezione della comunicazione da parte dello Stato membro. Come si è detto, l’esame preliminare della notifica si conclude con una decisione della Commissione, che può essere: a) una decisione che constata che la misura notificata non costituisce aiuto; b) una decisione che dichiara che l’aiuto è compatibile con il mercato comune, specificando quale sia la deroga applicata a norma del Trattato ( “decisione di non sollevare obiezioni”); c) una decisione che constata che sussistono dubbi in ordine alla compatibilità con il mercato comune della misura notificata (“decisione di avviare il procedimento d’indagine formale”). In questo ultimo caso, la Commissione apre la procedura di indagine formale, pubblicando sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee una descrizione dell’aiuto, unitamente alla propria valutazione preliminare e ai dubbi sulla compatibilità con il mercato comune. Invita altresì lo Stato membro e tutte le parti interessate a presentare, di norma entro un mese, le proprie osservazioni. Al termine dell’istruttoria, per lo svolgimento della quale è previsto un termine ordinatorio di 18 mesi, la Commissione adotta una decisione finale rivolta allo Stato membro interessato, che può essere: positiva, negativa o condizionale. Nel caso di decisione condizionale, l’esito positivo è subordinato a determinate condizioni e ad obblighi che consentano di controllare il rispetto della decisione stessa. Tutte le decisioni sono comunque soggette al controllo giurisdizionale del Tribunale di I grado o della Corte di Giustizia, secondo che soggetti ricorrenti siano le persone fisiche o giuridiche di diritto nazionale – imprese beneficiarie, imprese concorrenti, enti locali che hanno istituito od erogato l’aiuto nell’esercizio delle proprie competenze istituzionali – ovvero lo Stato membro o le istituzioni comunitarie (articolo 230, ex art. 173, TUE). Si segnala, sulla materia, la XXVIII Relazione sulla politica di concorrenza (1998), Commissione europea - Bruxelles - Lussemburgo 1999 e il Vademecum “Regole comunitarie applicabili agli aiuti di Stato” della DG IV: entrambi i testi sono disponibili sul sito internet http://europa.eu.int/comm/dg04/aid/other.htm. Inoltre, sul sito internet http://europa.eu.int/comm/dg04/lawaid.htm sono disponibili tutti i regolamenti, comunicazioni, orientamenti e discipline inerenti le decisioni della Commissione sulla concessione o meno di deroghe per gli aiuti notificati, mentre sul sito http://europa.eu.int/comm/sg/sgb/state_aids è possibile trovare anche i testi delle decisioni adottate, suddivise per settori e Stati membri. Le notifiche effettuate dalla Regione Emilia-Romagna nel 2000 La legge regionale 6 settembre 1993, n.32 “Norme per la disciplina del procedimento amministrativo e del diritto di accesso” disciplina in modo puntuale, all’articolo28, la comunicazione all’autorità comunitaria ed utilizza la cosiddetta “clausola di sospensione 153 dell’efficacia” prevedendo che l’efficacia delle misure di aiuto sia subordinata alla pubblicazione sul Bollettino ufficiale regionale della decisione favorevole della Commissione. Operativamente la notifica formale è effettuata a cura del Servizio Politiche Europee e Relazioni Internazionali della Presidenza della Giunta su segnalazione della Direzione Generale competente del provvedimento oggetto di notifica. Nel corso del 2000 sono stati inoltrati 5 provvedimenti elencati nella tabella unitamente alla data di notifica, il numero di codice comunitario e l’esito dell’esame di compatibilità. Titolo del provvedimento codice comun. data di notifica Esito Valorizzazione dei prodotti agricoli ed alimentari ottenuti con tecniche rispettose dell’ambiente e della salute dei consumatori. Abrogazione LL.RR. 29/92 e 51/95 (L.R. 28 ottobre 1999, n. 28) N 465/99 30/07/1999 positivo BURER n. 60 del 10/04/2000 Modifiche art. 6 della L.R.86 14 maggio 1975 n. 31 concernente provvidenze per il miglioramento delle produzioni agricole pregiate (L.R. 12 novembre 1996, n. 43) N 489/99 6/08/1999 positivo BURER n. 89 del 19/05/2000 “Interventi per lo sviluppo dei sistemi agroalimentari” (L.R. 39 del 28 dicembre 1999) N 600/99 13/09/1999 positivo BURER n. 89 del 19/05/2000 “Partecipazione finanziaria regionale a fondi di solidarietà costituiti per interventi contro Erwinia Amylovora” (L.R. 9 dicembre 1999, n. 35) N 77/99 26/11/1999 esame in corso Disciplina delle organizzazioni di Produttori e organizzazioni interprofessionali per i prodotti agro-alimentari (L.R. 7 aprile 2000, n. 24) N 171/2000 23/03/2000 positivo87 comunicazione CE SG(2000) D/109509 del 22/12/2000 N 211/2000 12/04/2000 esame in corso Terme di Castrocaro SpA (L.R. 4 maggio 1999, n. 8) N 233/2000 12/04/2000 positivo BURER n. 140 del 28/09/2000 "Misure di politica regionale del lavoro" L.R. 25 novembre 1996 n. 45 (rinotifica ex Aiuto 751/96) N 330/2000 12/05/2000 positivo BURER n.151 del 27/10/2000 Incentivazione uso fertilizzazione organica ai fini della tutela della qualità del suolo (L.R. 7 aprile 2000, n. 25) N 302/2000 11/05/2000 esame in corso Partecipazione della Regione EmiliaRomagna nelle società: Terme di Salsomaggiore SpA e 86 Il provvedimento, oggetto di notifica nel 1996 (N 863/96) ha subito adeguamenti a seguito di modifiche alla legge di riferimento. Per tale motivo ne è stato richiesto il ritiro per permettere una nuova aggiornata notifica nel 1999. 87 La decisione è subordinata all'impegno a modificare l'articolo 9 della suddetta legge. 154 Direttive in materia di aiuti destinati alla formazione88 (progetto di delibera) N 12/12/2000 ritirata Breve quadro riepilogativo delle leggi regionali attuative della normativa comunitaria approvate nel 2000. Come si è avuto modo di evidenziare nella sezione del terzo Eurorapporto relativo alla legislazione regionale, il processo di integrazione europea sta avendo un’incidenza crescente sul sistema delle fonti del diritto anche con riferimento alla realtà regionale. Il Trattato di Maastricht ha, infatti, previsto una integrazione politica ed economica sempre più incisiva tra i paesi della Comunità europea con l’istituzione dell’Unione europea e la introduzione del principio di sussidiarietà. Il mutato ruolo delle autonomie territoriali in tale contesto è stato, altresì, incentivato dalle innovazioni introdotte dal Trattato di Amsterdam, con il quale l’obiettivo di una sede autorevole di partecipazione delle Regioni ai processi decisionali comunitari è stato perseguito sia tramite il rafforzamento dell’autonomia organizzativa del Comitato delle Regioni, che è stato svincolato dalla dipendenza organizzativa del Consiglio, sia con il potenziamento dei suoi raccordi con le altre istituzioni comunitarie, in particolare ampliando le ipotesi di consultazione obbligatoria del Comitato e consentendo anche al Parlamento europeo di richiederne l’intervento Nel contesto degli strumenti di raccordo tra le Regioni e il Governo relativi alla elaborazione ed attuazione del diritto comunitario, un ruolo di grande rilevanza riveste la sessione comunitaria della Conferenza Stato-Regioni, disciplinata dall’art. 10 della l. n. 86/1989 come modificata dalla legge n. 128/1998, che dispone la convocazione da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri o anche su richiesta delle Regioni e delle Province autonome di Trento e di Bolzano, almeno ogni sei mesi per la “trattazione degli aspetti delle politiche comunitarie di interesse regionale e provinciale”. La sessione comunitaria deve assumere un rilievo sempre più pregnante per diventare l’effettiva sede di definizione collegiale delle linee di politica comunitaria per tutte le materie di interesse regionale. In tal senso nel documento predisposto per la sessione comunitaria della Conferenza Stato– Regioni, svoltasi a Bruxelles il 25 novembre 1999 si è evidenziato che “in tale ottica di potenziamento del ruolo della Sessione comunitaria della Conferenza Stato–Regioni, si deve considerare l’opportunità di un ampliamento degli oggetti su cui essa svolge la propria funzione consultiva e propositiva, in modo tale da ricomprendervi anche l’attività di negoziazione prodromica alla revisione dei trattati dell’Unione: una soluzione potrebbe consistere nella introduzione nel testo di revisione della legge La Pergola di una norma ai sensi della quale, su richiesta dei Presidenti delle Regioni, la Conferenza Stato-Regioni sia informata e possa discutere sull’andamento dei negoziati di revisione del Trattato dell’UE con riferimento non solo alle materie di interesse regionale, ma anche al ruolo del Comitato delle Regioni e delle altre istituzioni europee”. Si rileva, inoltre, che un altro strumento di partecipazione delle Regioni ai processi decisionali comunitari è costituito dalla Rappresentanza italiana presso l’Unione europea la cui composizione è stata modificata con l’art. 13 della legge comunitaria n.128/1998, che ha previsto l’inserimento di quattro funzionari regionali e delle province autonome e di un esperto, designati dalla Conferenza dei Presidenti Dalle brevi considerazioni svolte risulta evidente che dal Trattato di Roma, istitutivo della Comunità Europea ad oggi la costruzione europea rappresenta, senza alcun dubbio, un processo in 88 In data 2 febbraio 2001 è stato chiesto il ritiro della notifica a seguito della pubblicazione del Reg. (CE) n. 68 del 12 gennaio 2001 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti destinati alla formazione. 155 continua evoluzione e come in tale contesto deve essere sempre più valorizzato e rafforzato il ruolo e la presenza delle Regioni nelle istituzioni europee e comunitarie sulla base del principio di sussidiarietà in precedenza richiamato, nella sua dimensione “verticale”, quale criterio informatore di un rapporto cooperativo tra i diversi livelli istituzionali preposti alla tutela degli interessi dei cittadini Le esigenze di una maggiore integrazione e di un più stretto raccordo tra le Istituzioni comunitarie, il Governo, il Parlamento e le Regioni sono state efficacemente rappresentate anche attraverso l'indagine conoscitiva che la XIV Commissione della Camera dei Deputati "Politiche dell'Unione Europea" ha condotto nel corso del 2000 sulla qualità e i modelli di recepimento delle direttive comunitarie. In tale sede, con l'audizione dei rappresentanti delle autonomie regionali e, specificatamente, di un componente dell'Emilia-Romagna, è stato riconosciuto pienamente il ruolo delle Regioni quali soggetti protagonisti dell'attuazione e della formazione del diritto comunitario e sono stati ribaditi i contenuti delle linee di politica comunitaria per le materie di interesse regionale già evidenziati nel corso della sessione comunitaria della Conferenza Stato-Regioni, ipotizzando, sia per la fase ascendente che per quella discendente, assetti e strumenti atti ad assicurare una più adeguata tutela delle specificità delle singole realtà regionali e volti a far emergere un più consapevole esercizio del sistema regionale di attuazione degli obblighi comunitari. Al termine dell'indagine conoscitiva, hanno visto la luce diversi progetti di legge - tra i quali, uno governativo - di revisione della legge "La Pergola", con l'obiettivo di formalizzare e razionalizzare alcuni degli spunti innovativi emersi. Attualmente, il disegno di legge d'iniziativa del Governo C 7546 è stato fatto confluire in un testo unificato con altri progetti concorrenti 89, che recepisce alcuni degli emendamenti proposti al testo originario da parte delle Regioni. Il testo unificato di revisione organica della legge 86/89 valorizza significativamente il ruolo delle Regioni, prevedendo la possibilità, secondo le norme dei rispettivi ordinamenti statutari, di adottare annualmente delle leggi comunitarie regionali recanti le disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dalla partecipazione all'Unione Europea, ovviamente nelle materie di competenza regionale; anche l'ipotesi di inadempimenti da parte delle Regioni viene ridisciplinata, recuperando al riguardo il meccanismo dei poteri sostitutivi, così come regolamentato ai sensi dell'art. 5 del decreto legislativo n. 112/98. Tuttavia, i tempi stretti dovuti all'imminente conclusione della legislatura rendono improbabile l'approvazione immediata della riforma, che comunque potrà costituire una sicura base di partenza dei lavori di revisione istituzionale del rapporto Unione europea-Stato-Regioni che intraprenderà l'Assemblea neoeletta. Intanto, un primo risultato significativo al quale si è pervenuti è consistito nell'introduzione di un'art. 1-bis alla legge n. 86 del 1989 per effetto dell'art. 6 della legge n. 422 del 2000 (legge comunitaria per il 2000), ai sensi del quale i progetti degli atti normativi e di indirizzo dell'Unione europea sono tempestivamente trasmessi a cura del Governo alle Camere ed alle Regioni, le quali provvedono a formulare ed inviare - entro una data indicata - indirizzi ed osservazioni; inoltre, la stessa legge 422/2000 modifica l'art. 9 della "La Pergola" prevedendo che le Regioni, nel dare attuazione alla normativa comunitaria, possano approvare leggi od anche provvedimenti, coerentemente con la pluralizzazione delle fonti normative regionali innescata dalla legge costituzionale 1/99. Di seguito si riporta un breve quadro riepilogativo delle iniziative legislative particolarmente emblematiche sotto il profilo dell’integrazione della normativa regionale con la normativa europea. 89 C 7171 Lembo - C 7504 Saonara 156 Legge regionale 25 /2/2000, n. 12 “Ordinamento del sistema fieristico regionale” Il provvedimento legislativo mutua i contenuti del progetto di legge d’iniziativa della Giunta regionale segnalato nel terzo Eurorapporto. In sostanza, in conformità ai principi stabiliti nella materia dalla Commissione europea nella Comunicazione interpretativa per il settore fiere ed esposizioni” 98/C143/02, si dispone una sostanziale parificazione di tutti gli operatori comunitari che partecipano a manifestazioni fieristiche ed in particolare agli organizzatori di tali manifestazioni che sono legittimati allo svolgimento di tali attività in base alla normativa “ dei rispettivi ordinamenti d’appartenenza” (articolo 2, comma 1, lett. d). Legge regionale 25 febbraio 2000, n. 9 “Disposizioni in materia di forniture e servizi” Anche questo provvedimento legislativo, analogamente al precedente, ripropone i contenuti del progetto di legge d’iniziativa della Giunta regionale già segnalato nel terzo Eurorapporto. In particolare, l’articolo 1 definisce l’ambito di applicazione della nuova disciplina che concerne“ “le forniture e i servizi il cui valore di stima sia: a) inferiore a quello previsto per l’applicazione delle disposizioni dell’Unione Europea in materia; b) pari o superiore all’importo di cui alla lettera a) qualora disciplinino fattispecie non regolate da disposizioni dell’Unione Europea o alle quali tali disposizioni non si applichino ovvero, se regolate non siano in contrasto con loro”. La legge pone, pertanto, una disciplina uniforme per le forniture e i servizi di importo inferiore alla soglia “comunitaria” mentre per gli appalti di importo superiore alla predetta soglia, la legge regionale si configura come normativa di carattere residuale, applicabile alle ipotesi non assoggettate all’applicazione della normativa comunitaria. Si rimarca che nel dettare la disciplina degli appalti cd. “sotto soglia” la legge regionale si ispira per numerosi istituti alla disciplina comunitaria concernente gli appalti “sopra soglia”. Legge regionale 1° febbraio 2000, n.4 “Norme per la disciplina delle attività turistiche di accompagnatore” Come è note è recentemente emersa l’esigenza del riconoscimento, nell’ambito della Unione Europea, delle professionalità maturate nei singoli paesi. anche con riferimento al settore turistico. A tale proposito sono state introdotte nuove normative comunitarie e nazionali e fra queste il DLgs. 2 maggio 1994, n.319 “ Attuazione della direttiva 92/52/ CEE relativa ad un secondo sistema di riconoscimento della formazione professionale che integra la direttiva 89/48/CEE” e il DPR 13 dicembre 1995 concernente “ Atto di indirizzo e coordinamento in materia di guide turistiche”. In particolare, i requisiti previsti dal DLgs n.319 del 1994 per l’esercizio della professione turistica in Italia, hanno determinato la necessità di modificare l’attuale sistema di riconoscimento e di abilitazione professionale, disciplinato dalla nostra Regione con la L.R. 16 giugno 1981, n. 17 “Norme per la disciplina della professione di guida turistica, interprete ed accompagnatore turistico”. Allo scopo di addivenire alla formulazione di criteri uniformi per la revisione della normativa sulle figure professionali le Regioni hanno elaborato il documento “Criteri di riferimento per la formulazione delle leggi regionali a disciplina delle professioni turistiche”; sulla base dei richiamati principi con la L.R. n.4 del 2000 sono state definite e disciplinate le attività turistiche di accompagnamento in attuazione e nel rispetto delle normative statali e comunitarie. 157 Legge regionale 7 aprile 2000, n. 23 “Disciplina degli itinerari turistici enogastronomici dell’Emilia Romagna” La legge in questione è rivolta a favorire lo sviluppo delle aree rurali e a valorizzare il patrimonio enogastronomico del territorio, attraverso la promozione del turismo nei luoghi di produzione dei vini e dei prodotti tipici e tradizionali di qualità. A tal scopo sono stati individuati degli appositi itinerari caratterizzati per la localizzazione su territori sui quali sono effettuate produzioni enogastronomiche di qualità anche ai sensi dei Regolamenti CEE 2081/92, 2082/92 e 2092/91. Legge regionale 7 aprile 2000, n. 24 “Disciplina delle organizzazioni di produttori e delle organizzazioni interpersonali per i prodotti agroalimentari” La possibilità per i produttori agricoli di organizzarsi in Associazioni per singolo prodotto è stata, per lungo tempo, regolata dal Regolamento CE 952/97 ( ex Regolamento CEE 1360/78); tale normativa prevedeva, in sostanza, la costituzione, secondo regole prestabilite, delle associazioni di produttori per favorire la concentrazione e l’adattamento dell’offerta dei prodotti agricoli sul mercato. La recente abrogazione del Regolamento CE 952/97, previsto dal Regolamento CE 1257/99 del Consiglio del 17 maggio 1999, nell’ambito del pacchetto Agenda 2000, ha determinato un vuoto normativo, in quanto ha reso non più applicabile la normativa specifica nazionale e regionale. La Commissione Europea, relativamente all’assetto organizzativo in agricoltura ha previsto, nell’ambito del documento “ Proposta di orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato nel settore agricolo”, che ciascuno Stato membro adotti o meno, secondo le rispettive esigenze, misure adatte allo sviluppo e al sostegno delle Associazioni dei produttori. Tale documento prevede, tra l’altro, l’adeguamento obbligatorio delle normative degli Stati membri entro il 30 giugno 2000, pena l’impossibilità di operare. Con la legge regionale in questione si è inteso, pertanto, promuovere “il consolidamento del sistema organizzativo relativo ai prodotti agroalimentari di cui all’allegato 1 del Trattato CE, dettando la disciplina relativa alle Organizzazioni di produttori, non regolate da specifiche Organizzazioni Comuni di Mercato e alle Organizzazioni interprofessionali, conformemente ai regolamenti comunitari specifici e all’art. 12 del DLgs 30 aprile 1998, n. 173” A tal fine la Regione concede contributi conformemente alla normativa comunitaria vigente in materia di aiuti di Stato nel settore agricolo. ( art:1). Legge regionale 16 novembre 2000, n.35 “Modifiche alla L.R. 18 maggio 1999, n.9 concernente “ Disciplina della procedura di valutazione dell’impatto ambientale” La Commissione Europea, con nota del 3 agosto 2000, ha inviato alla Repubblica Italiana, ai sensi dell’art. 226 del Trattato CE un parere motivato con cui è formalmente aperta la procedura di infrazione 1999/2181 per non conformità di alcune legislazioni regionali con le Direttive europee sulla valutazione di impatto ambientale. Oltre alla L.R. n.9 del 1999 dell’Emilia Romagna sono state osservate le leggi delle Regioni Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Veneto, Toscana. Si è, pertanto, reso necessario adeguare la normativa regionale a quella europea. La prima rilevante modifica concerne la soppressione dell’art. 32 il quale prevede che le procedure di verifica (screening) e di VIA divengono obbligatorie a decorrere dalla data di pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione delle direttive previste all’art. 8 e che esse entrino in vigore in ogni caso 158 dopo 18 mesi per i progetti elencati negli allegati A e dopo 3 anni per i progetti di cui agli allegati B. Con questa modifica viene eliminata la prima e più consistente violazione contestata dalla Commissione Europea. La seconda rilevante modifica concerne la sostituzione degli Allegati A.1, A.2, A.3, B.1, B.2, e B.3 della L.R. n.9 del 1999 con nuovi allegati al fine di ricomprendere quattro tipologie progettuali assoggettate alle procedure di VIA e venti tipologie progettuali assoggettate alle procedure di verifica ( screening), secondo quanto previsto dalla Direttiva 97/11/CE. Il compiuto recepimento da parte della Regione della richiamata Direttiva 97/11 si è fondato sull’art.13, comma 5, della Legge n. 128 del 1998 che, come noto, prevede che le Regioni, anche a statuto ordinario, nelle materie di competenza concorrente, possano dare immediata attuazione alle direttive comunitarie. Si è, infine, apportata una terza modifica che ha dato attuazione a quanto disposto dall’art.5 del DPCM 3 settembre 1999 recante “Atto di indirizzo e coordinamento che modifica ed integra il precedente atto di indirizzo e coordinamento per l’attuazione dell’art.40, comma 1, della Legge 22 febbraio 1994, n.146, concernente disposizioni in materia di valutazione dell’impatto ambientale”. In tal modo i progetti di modifica o ampliamento di impianti, opere o interventi, già sottoposti alle procedure di valutazione di impatto ambientale nell’ambito della competenza del Ministero dell’Ambiente, e conferiti alla competenza regionale, sono assoggettati alla procedura di verifica (screening) disciplinata dalla legge regionale. 159 9 SERVIZI DI INFORMAZIONE EUROPEA SUL TERRITORIO REGIONALE 160 Il “Centro Documentazione Europa” della Biblioteca del Consiglio Regionale Nel corso del 1999 è stata aperta al pubblico la nuova sezione “Centro Documentazione Europa” della Biblioteca del Consiglio Regionale Emilia-Romagna. Questo Centro è nato quindi per rispondere alle nuove esigenze di documentazione e di informazione sulle tematiche relative all'Unione Europea da parte dei Consiglieri regionali, dei collaboratori regionali e dei frequentatori della Biblioteca ma anche per offrire un punto di riferimento al cittadino che sempre più spesso si rivolge all’istituzione regionale per problematiche che richiedono una specifica professionalità nella ricerca di documentazione di fonte Europea. Del resto, la stessa Commissione Europea ha indicato in più occasioni la necessità di rendere accessibile nel modo più semplice e diretto le informazioni e la documentazione sull'Unione Europea e sulle sue politiche. Il ruolo che il Centro ha voluto svolgere in questo sia pur breve periodo di attività è risultato importante. Infatti, grazie al contatto diretto con il pubblico, ha svolto un'attività di informazione decentrata di facile accesso e finalizzata alle esigenze specifiche degli utenti. Il Centro è aperto al pubblico il lunedì dalle 13 alle 16 e dal martedì al venerdì dalle 9 alle 16. Dal momento della sua apertura al 10 dicembre 2000 hanno frequentato personalmente il Centro quasi 1800 utenti e circa 200 persone si sono rivolte al Centro telefonicamente o via e-mail per richiedere specifiche ricerche. La tipologia dell'utenza che si è rivolta al Centro nel 2000 si suddivide in collaboratori regionali per il 41 % ed in esterni per il 59%. Nell’ambito dell’attività del Centro è stata richiesta la consultazione della Gazzetta Ufficiale C.E., delle Pubblicazioni Ufficiali U.E. e Internet. Nel corso dell'ultimo anno 470 ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado della Regione Emilia Romagna hanno svolto visite guidate presso il Centro Documentazione Europa. Le tipologie di ricerca svolte fin qui dagli operatori del CDE sono state per oltre il 70% in ambito legislativo (regolamenti - direttive - documenti preparatori …) e le materie di maggiore interesse sono state Finanziamenti comunitari, Aiuti di Stato, Appalti, Difesa dell'ambiente, Formazione e Lavoro. Sono state inoltre effettuate ricerche giurisprudenziali (Sentenze della Corte di Giustizia della Comunità Europea - sentenze del Tribunale di I° Grado della Comunità Europea) pari al 10 % dell’attività. Il restante 20% delle ricerche effettuate si dividono fra ricerche bibliografiche, statistiche e fattuali. L'utenza che ha richiesto ricerche specifiche è composta per il 58% da collaboratori di Giunta e Consiglio regionali e per il 42% di cittadini esterni all'ente Regione. Sono stati curati i rapporti con i principali Centri d’informazione comunitaria ufficiali presenti in Emilia-Romagna: i Centri di Documentazione Europea delle Università di Bologna, Ferrara, Modena e Parma, gli Info Point Europa del Comune di Bologna e del Comune di Modena, gli Euro Info Centre dell’Associazione Industriali della provincia di Bologna e della Camera di Commercio di Ravenna; i Carrefour Rurali Europei di Reggio Emilia e di Ravenna. Nel corso del 2000 il Centro Documentazione Europa ha attivato nuovi servizi, quali la pagina web presso il nuovo sito del Consiglio Regionale dell'Emilia Romagna attraverso la quale è possibile utilizzare vari strumenti di ricerca messi a disposizione dell’utenza remota e richiedere via e-mail agli operatori del Centro Documentazione Europa informazioni e documentazione in linea. E' inoltre in corso la sperimentazione di un nuovo prodotto denominato MONITORdigitale. Si tratta di uno strumento di segnalazione di provvedimenti, rapporti, documenti ecc…di interesse europeo, inviati per posta elettronica ad un'utenza selezionata e che permette la consultazione o la possibilità 161 di scaricare direttamente i testi segnalati. Nel corso del 2001 il Centro intende superare la fase di sperimentazione e allargare il bacino di utenza di MONITORdigitale. Il Centro Documentazione Europa offre i seguenti servizi: • Servizio di Quick reference sull’informazione ufficiale dell’Unione Europea; • Servizio di diffusione e conoscenza dell’attività e delle iniziative dell’Unione Europea attraverso la consultazione di Gazzette Ufficiali della Comunità europea, Documenti preparatori, Relazioni del Parlamento Europeo, oltre 100 periodici ed oltre 150 monografie su varie materie; • Messa a disposizione di 2 postazioni Internet a libero accesso con posta elettronica; • Servizio di ricerca sulle banche dati (CD-Rom, Banche Dati on line e Internet) autonomamente o guidati dall’assistenza di personale qualificato; • Servizio di ricerca sulle Banche Dati su richiesta per ricerche di particolare complessità; • Disponibilità di materiale divulgativo dell’Unione Europea in distribuzione gratuita edito dall’Unione Europea . Ai servizi del Centro si può accedere: • Visitando il Centro : Il Centro Documentazione Europa - Biblioteca del Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna si trova in Viale Aldo Moro, 36/3 - 40127 Bologna • Telefonando al numero telefonico: 051. 6395122 - Fax 051. 515288 • Tramite INTERNET consultando la pagina Web del CDE raggiungibile attraverso la URL della Biblioteca del Consiglio Regionale : http://consiglio.regione.emilia-romagna.it/fr_ser_bibl_er.htm • Inviando un messaggio al seguente indirizzo E-mail: [email protected] Nella stessa sede del CDE trovano spazio anche altre attività curate dalla Biblioteca del Consiglio regionale quali la Videoteca regionale, la raccolta di quotidiani su microfilm e su CD dal 1988 e la raccolta dei Bollettini Ufficiali di tutte le Regioni italiane su microfilm dal 1988. Servizi informativi dell'Unione Europea presenti in Emilia-Romagna Sono ormai numerosi, sul territorio regionale, i punti di informazione attivati nell'ambito di specifiche azioni e/o programmi europei o su iniziativa diretta di diverse Direzioni Generali della Commissione europea. BIC: Business Innovation Centres I Centri europei di impresa e innovazione forniscono assistenza multifunzionale e continua alle PMI per stimolare lo sviluppo industriale, a livello locale e regionale. Lo scopo principale è di creare nuove imprese o di sviluppare imprese già esistenti che siano innovative in tutti i settori dell'industria e dei servizi connessi. Bic Emilia Romagna Via Morgani, 6 - 40122 Bologna Tel. 051 231107 - fax 051 232903 e-mail: [email protected] Bic Emilia Romagna Unita Via Segantini, 103 - 47100 Forlì Tel. 0543 473563 - fax 0543 473564 162 BRE: Bureau de Rapprochement des Entreprises Coordinati dalla DG Imprese, favoriscono la cooperazione transnazionale tra le PMI attraverso la messa in rete delle loro offerte e domande di cooperazione che possono essere principalmente di tre tipi: commerciale, finanziario e tecnico/produttivo. Svolgono anche un ruolo di supporto durante la fase di negoziazione dell'accordo alla cooperazione. Reggio Emilia Camera di Commercio e artigianato Piazza della Vittoria, 1 - 42100 Reggio Emilia Tel. 0522 796337-0522 796243 - fax 0522 796300 e-mail: [email protected] Modena Eda Program Via Papazzoni, 122 - 41023 Cavezzo (MO) Tel. 0535 58242 - fax 0535 46201 e-mail: [email protected] Forlì/Cesena Piacenza Cise - Centro per l'innovazione e lo sviluppo - Asip - Camera di Commercio di Piacenza Azienda speciale della Camera di Commercio Ufficio commercio estero Corso della Repubblica, 5 - 47100 Forlì Piazza Cavalli, 35 - 29100 Piacenza Tel. 0543 38213 - fax 0543 713502 Tel. 0523 386240 - fax 0523 334367 e-mail: [email protected] e-mail: [email protected] Modena Promec – Azienda speciale della CCIAA Via Ganaceto, 134 – 41100 Modena Tel. 059 208270 fax 059 218750 e-mail: [email protected] CDE: Centri di documentazione europea La rete dei Cde, coordinata dalla DG Educazione e Cultura, è stata creata con lo scopo di aiutare coloro che si interessano al processo di integrazione europea ad accedere alle pubblicazioni della Comunità. Si tratta di biblioteche e centri di documentazione, solitamente insediati presso le Università, che raccolgono, catalogano e permettono la consultazione al pubblico delle pubblicazioni dell'Ufficio delle pubblicazioni ufficiali dell'Unione Europea. Bologna Università di Bologna Istituto giuridico "A. Cicu" Via Zamboni, 27-29 - 40126 Bologna Tel. 051 2099627 - fax 051 2099624 e-mail: [email protected] Ferrara Università di Ferrara Dipartimento di Economia Istituzioni Territorio Corso Ercole I d'Este, 44 - 44100 Ferrara Tel. 0532 291960 - fax 0532 202102 e-mail: [email protected] Modena Università di Modena Centro documentazione e ricerche sulle CE Via Università, 4 - 41100 Modena Tel. 059 2056633 - fax 059 230443 e-mail: [email protected] Parma Collegio europeo di Parma Borgo Lalatta, 14 – 43100 Parma Tel. 0521 207525 - fax 0521 207554 e-mail: [email protected] 163 CDE: Centres des Developement des Enterprises I Centri per lo sviluppo delle imprese hanno lo scopo di incentivare e sostenere la creazione, l'espansione e la ristrutturazione delle imprese industriali (principalmente manifatturiere e agroindustriali) nei paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico) attraverso la promozione di accordi di cooperazione tra imprese ACP ed europee. Questi accordi possono essere di tipo commerciale, tecnico, finanziario, franchising, subforniture, … Bologna ERVET S.p.a. - Politiche per le imprese Via Morgagni, 6 - 40122 Bologna Tel. 051 6450411 - fax 051 222352 e-mail: [email protected] Carrefours europei di informazione e animazione rurale Coordinati dalla DG Educazione e Cultura, la rete dei Carrefours europei favorisce la diffusione dell'informazione comunitaria verso le collettività rurali. I membri della rete raccolgono e diffondono informazioni sull'Unione europea trattando in particolare temi legati allo sviluppo rurale, all'agricoltura e alla protezione dell'ambiente. Ravenna Via M. Monti, 32 - 48100 Ravenna Tel. 0544 450345 - fax 0544 451788 e-mail: [email protected] Reggio Emilia Eurodesk – Laboratorio Europa Via Bolognesi, 2 - 42100 Reggio Emilia Tel. 0522 278019 - fax 0522 518956 e-mail: [email protected] EIC: Euro Info Centres Gli Euro Info Centres, o Eurosportelli, informano, assistono e consigliano le aziende su tutte le materie comunitarie e di interesse per le imprese. Bologna Associazione industriali provincia di Bologna Via San Domenico, 4 - 40124 Bologna Tel. 051 529611 - fax 051 2913413 e-mail: [email protected] Ravenna Camera di Commercio Viale L.C. Farini, 14 - 48100 Ravenna Tel. 0544 481417 - fax 0544 218731 e-mail: [email protected] Bologna Comitato Impresa Donna Via Aldo Moro, 22 - 40127 Bologna Tel. 051 6099473 - fax 051 6099474 e-mail: [email protected] EURES: EURopean Public Employment Services Gli Eures - Servizi europei per l'occupazione - sono stati creati al fine di favorire la mobilità dei lavoratori tranfrontaliera all'interno delle nazioni dello spazio economico europeo attraverso la cooperazione tra servizi pubblici di collocamento. 164 L'anima del servizio è composta da una rete di 450 consulenti per l'occupazione chiamati Euroconsiglieri. In Italia questi consulenti operano generalmente presso gli uffici provinciali del lavoro. Regione Emilia-Romagna Agenzia Emilia Romagna Lavoro Viale Aldo Moro, 38 - 40127 Bologna Tel. 051 283878 - fax 051 284194 Provincia di Bologna Via Zamboni, 13 - 40126 Bologna Tel. 051 218940-753 - fax 051 IPE: Info Point Europa Gli IPE sono coordinati dalla DG Educazione e Cultura al fine di permetere al grande pubblico l'accesso alle informazioni comunitarie. Gli Info Point Europa offrono una consultazione delle pubblicazioni della Comunità europea e mettono a disposizione del pubblico opuscoli e note informative. Bologna Piazza Maggiore, 6 - 40125 Bologna Tel. 051 203592 - fax 051 232381 e-mail: [email protected] Modena Piazza Grande, 17 - 41100 Modena Tel. 059 206602 - fax 059 206612 e-mail: [email protected] Dall'Info Point Europa di Modena dipendono diversi "Punto Europa" che forniscono un servizio di informazione comunitaria destinato a tutti i cittadini. Punto Europa di Forlì Palazzo Orsi Mangelli - Corso Diaz, 45 Tel. 0543 450227 - fax 0543 450235 E-mail: [email protected] Punto Europa di Cento (FE) c/o URP Comune - Corso Guercino, 41 tel. 800375515 - fax 051 6843309 e-mail: [email protected] Punto Europa di Finale Emilia (MO) C/o Informacittà - Piazza Verdi, 1/c Tel. 0535 788333 - fax 0535 788130 e-mail: [email protected] Punto Europa di Maranello (MO) C/o Biblioteca comunale - Via V.Veneto, 7 Tel. 0536 941268 - fax 0536 948144 e-mail: [email protected] Punto Europa di San Prospero (MO) C/o Biblioteca del Comune - Via Chiletti 16/B Tel. 059 908833 - fax 059 906450 IRC: Innovation Relay Centre La rete degli Innovation Relay Centres (Centri di collegamento per l'innovazione) è formata da organizzazioni selezionate dalla Commissione europea, attive nel settore della diffusione di conoscenze e del trasferimento tecnologico alle imprese. I membri della rete sono incaricati della diffusione di informazioni sui programmi di ricerca e dell'organizzazione di incontri e di seminari mirati al trasferimento di tecnologie innovative. 165 Bologna IRENE c/o ENEA Via don Fiammelli, 2 - 40129 Bologna Tel 051 6398074 - fax 051 6398131 OPET: Organizzazioni per la Promozione delle Tecnologie Energetiche La rete degli OPET è stata creata dalla Commissione Europea per contribuire alla diffusione delle tecnologie energetiche innovative nell'Unione Europea, negli Stati Associati e nei Paesi dell'Europa Centro-Orientale. ASTER-CESEN c/o ASTER Via Morgagni, 4 - 40122 Bologna Tel 051 236242 - fax 051 227803 e-mail:[email protected] Agenzia SAVE Lo scopo delle Agenzie per l'energia e l'ambiente, create nell'ambito del programma SAVE, è di fornire servizi informativi ad enti pubblici, imprese e cittadini nei settori della razionalizzazione e del miglioramento dell'efficienza nell'uso delle risorse energetiche, del risparmio energetico, del ricorso alle fonti energetiche rinnovabili e, più in generale, per la promozione dell'energia pulita. Modena Agenzia per l'energia e lo sviluppo sostenibile Via Razzaboni 80 - 41100 - tel. 059 407112 - fax 059 407118 e-mail:[email protected] Ulteriori informazioni possono essere reperite consultando la pubblicazione: "L'Europa in Italia Guida pratica all'Unione Europea" ed. D'Anselmi/Hoepli in collaborazione con Parlamento Europeo (Ufficio per l'Italia) e Commissione europea (Rappresentanza in Italia). 166 QUADRO RIASSUNTIVO DEGLI STANZIAMENTI 2000-2006 167 Agenda 2000 - Regione Emilia-Romagna Programmazione interventi strutturali 2000-2006 (in milioni di Euro) totale complessivo obiettivo 2 phasing-out ob. 2 obiettivo 3 sviluppo rurale Totale Leader plus Equal ** Interreg *** Totale FESR 233,372 12,028 1246,319 1264,890 2756,609 FEOGA-or cofinanziamento nazionale private 386,700 386,700 116,686 6,014 680,334 460,620 1263,654 691,527 36,216 9,348 417,570 1154,661 7,430 7,430 1162,091 FEOGA-G 116,686 6,014 556,637 122,700 30,990 112,000 Totale generale FSE 556,637 0 9,780 142,990 0,000 56,000 9,780 0,000 13,780 56,000 0,000 69,780 2899,599 122,700 612,637 9,780 386,700 1333,434 56,000 * * * trattasi di cifre indicative e non considerate nel totale complessivo della programmazione ** l'iniziativa è attuata tramite un programma nazionale, la cifra riportata è indicativa per la nostra Regione *** dati non ancora disponibili incidenza singoli fondi sul totale generale FESR 11% FEOGA-G 34% FESR FSE FEOGA-or FEOGA-G FEOGA-or 1% FSE 54% Agenda 2000 - Regione Emilia-Romagna Programmazione interventi strutturali 2000-2006 in milioni di euro costo totale Totale pubblico finanziamento pubblico nazionale UE totale Stato privato Regione obiettivo 2 phasing-out ob. 2 obiettivo 3 sviluppo rurale 233,372 12,028 1.246,319 1.264,890 233,372 12,028 1.236,971 847,320 116,686 6,014 556,637 386,700 116,686 6,014 680,334 460,620 81,680 4,210 544,267 384,820 35,006 1,804 136,067 75,800 Totale 2.756,609 2.329,691 1.066,037 1.263,654 1.014,977 248,677 691,527 * 36,216 * 9,348 417,570 1.154,661 Regione Stato UE pubblico 0 500 1.000 1.500 168 2.000 2.500 Cartina 1 – Regione Emilia-Romagna aree Obiettivo 2: Sub-area appenninica: Provincia di Piacenza: Bettola, Bobbio, Cerignale, Coli, Corte Brugantella, Farini, Ferriere, Morfasso, Ottone, Vernasca, Zerba, Caminata, Gropparello (parte), Pecorara, Piozzano, Travo (parte). Provincia di Parma: Albareto, Bardi, Bedonia, Berceto, Bore, Borgo Val di Taro, Calestano, Compiano, Corniglio, Monchio delle Corti, Neviano degli Arduini, Palanzano, Pellegrino Parmense, Terenzo, Tizzano Val Parma, Tornolo, Valmozzola, Varsi, Varano de' Melegari (parte). Provincia di Reggio Emilia: Busana, Carpineti, Castlnovo ne' Monti (parte), Collagna, Ligonchio, Ramiseto, Toano, Vetto, Villa Monozzo, Baiso (parte), Canossa (parte), Casina (parte), Viano (parte). Provincia di Modena: Fanano, Fiumalbo, Frassinoro, Lama Mocogno, Montecreto, Montefiorino, Montese, Palagano, Pavullo nel Frignano (parte), Pievepelago, Polinago, Riolunato, Zocca, Sestola. Provincia di Bologna: Borgo Tossignano, Camugnano, Castel d'Aiano, Castel del Rio, Castel di Casio, Castiglione dei Pepoli, Fontanelice, Granaglione, Lizzano in Belvedere, San Benedetto Val di Sambro, Porretta Terme (parte). Provincia di Ravenna: Casola Valsenio, Brisighella (parte), Castel Bolognese (parte), Faenza (parte), Riolo Terme (parte), Solarolo (parte). Provincia di Forlì/Cesena: Bagno di Romagna, Galeata, Mercato Saraceno, Portico e San Benedetto, Premilcuore, Rocca San Casciano, Roncofreddo, Sarsina, Sogliano al Rubicone, Tredozio, Verghereto, Civitella di Romagna, Dovadola, Meldola (parte), Modigliana, (parte), Predappio (parte). Provincia di Rimini: Torriana, Mondaino, Montegridolfo, Saludecio. Sub-area orientale Provincia di Ferrara: Berra, Codigoro, Comacchio (parte), Lagosanto, Mesola, Ostellato, Goro, Copparo (parte), Ferrara (parte), Ro, Argenta (parte), Bondeno (parte), Formignana, Jolanda di Savoia, Masi Torello (parte), Massa Fiscaglia, Migliarino, Migliaro, Portomaggiore (parte), Tresigallo, Voghiera (parte). Provincia di Ravenna: Alfonsine (parte), Bagnacavallo (parte), Cervia (parte), Conselice (parte), Cotignola (parte), Fusignano (parte), Lugo (parte), Massa Lombarda (parte), Ravenna (parte), Russi (parte). 169 Cartina n. 2 – Regione Emilia-Romagna aree a sostegno transitorio: area appenninica e pianura centrale Aree in phasing out - Pianura centrale Provincia di Reggio Emilia: Campagnola Emilia, Correggio (parte), Fabbrico, Reggio nell'Emilia (parte), Rio Saliceto, Rolo, San Martino in Rio. Provincia di Modena: Carpi (parte), Cavezzo, Novi di Modena. Aree in phasing out - Appennino Provincia di Parma. Solignano. Provincia di Reggio Emilia: Castelnuovo ne' Monti (parte). Provincia di Modena: Pavullo nel Frignano (parte). Provincia di Bnologna: Monghidoro. Provincia di Forlì/Cesena: Santa Sofia. 170 Cartina n. 3 – Regione Emilia-Romagna aree 87.3.c Formignana (FE); Migliarino (FE), Migliaro (FE), Ostellato (FE), Tresigallo (FE); tutto il territorio comunale Comacchio (FE), Copparo (FE), Ferrara, Ro (FE), Ravenna. parte del territorio comunale 171 INDICE DEI PROGETTI E DEI PROGRAMMI DI RIFERIMENTO ASCESI - Programma d'Iniziativa Comunitaria Adapt ASIHA - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Horizon BANCHE DEL TEMPO (La promozione delle) - Programmi Operativi Multiregionali ob. 3 BUSINESS WEB - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Now CASA – programmi di Ricerca e Sviluppo Tecnologico "Applicazioni Telematiche" CIRCOLI EUROPA - programma Socrate CLOUDS - programmi di Ricerca e Sviluppo Tecnologico "Programma Ambiente" COMPAS - Programma Info 2000 CONFERENZA INTERNAZIONALE UE-USA SULLE POLITICHE DEL LAVORO Progetti pilota e linee speciali di bilancio CONSERVAZIONE DELLE ABETAIE E FAGGETE APPENNINICHE IN EMILIAROMAGNA - LIFE/Natura COUNTDOWN - Programma d' Iniziativa Comunitaria Interreg IIc CRISALIDE - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Horizon handicap DEMETER - programmi di Ricerca e Sviluppo Tecnologico "Ambiente" DISSEMINATION AND TRANSFER OF TOOLS FOR THE TRAINING OF EUROPEAN TUTORS FOR TRANSNATIONAL TRAINING ACTIVITIES Programma Leonardo da Vinci DONNE DEL CAMPO EDUCATIVO - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Now ECONET – LIFE/Ambiente EFFICACIA OCCUPAZIONALE DEI PIANI FORMATIVI FSE REGIONALI E PROVINCIALI (Progetto per la predisposizione di un sistema per l'attività di valutazione della) - P.O. ob. 3 1994-1999 EPISCOPIO - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Integra EURAPAQ-2 - programmi di Ricerca e Sviluppo Tecnologico EURO.T.R.A.M.P.- Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Integra EUROFOLIO - programma Leonardo da Vinci EU-SPIRIT - programmi di Ricerca e Sviluppo Tecnologico "Applicazioni Telematiche" FINANZA ETICA (Creazione di nuova occupazione attraverso la promozione di e la nascita di cooperative di servizi finanziari per lo sviluppo dell'economia sociale Programmi Operativi Multiregionali ob. 3 FUTURE - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Horizon GILDA - Programma d' Iniziativa Comunitaria Interreg IIc GUIDeS - programma SPRITE-S2 HAPPEN - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Horizon handicap INTEMIGRA – Programma d' Iniziativa Comunitaria Interreg IIc INTEMIGRA Additional – Programma d' Iniziativa Comunitaria Interreg IIc INTER@AGORA’ progetti pilota e linee speciali di bilancio ISOLA - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Integra ITINERE (Misure a favore dell'impiego, dell'autoimpiego e dell'imprenditoria femminile)- Programmi Operativi Multiregionali ob. 3 JANUS II°- Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Youthstart J.100 REGIONES - Programma d'Iniziativa Comunitaria Adapt LABORATORI ESTREMI – Progetti pilota e linee speciali di bilancio LAPO (LAvoro POssibile) – vedi P.O. ob. 3 1994-1999 LEI MULTIMEDIA - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Now LET’S CARE METHOD - Programma d' Iniziativa Comunitaria Interreg IIc LINK - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Integra MECENATE - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Youthstart MEDIA-MENTE - Programma Urb-AL MUSIC - Programmi di ricerca e sviluppo tecnologico "Ambiente" NET REPORTER - Programma Socrate NEW BUSINESS - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Now 172 NURSERY D'IMPRESA - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Now OPTO – Docup Obiettivo 4 OPUS - Programma Leonardo da Vinci OSS – OPERATORE ADDETTO SERVIZI FAMIGLIA E PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI – Programmi Operativi Multiregionali ob. 3 OSSERVATORIO SULL'APPLICAZIONE ART. 18 DLGS 286/1998 NEL CONTESTO DELLE NORME DI CONTRASTO DELLA CRIMINALITA' CONTRO I MIGRANTI Programma Stop PARSIFAL - Programma d'Iniziativa Comunitaria Adapt PIT STOP - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Youthstart PLUS - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Integra PROSTITUTION INCLUSION NETWORK – Programmi Operativi Multiregionali ob. 3 RAINBOW- Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Horizon RDA-NET CEDA Programma d' Iniziativa Comunitaria Interreg IIc REGIONES BIS - Programma d'Iniziativa Comunitaria Adapt REINTEGRA - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Integra RETE EUROPEA DELLE BUONE PRASSI UTILI A PROMUOVERE PARI OPPURTUNITA’ – IV Programma Parità di opportunità RIQUALIFICAZIONE DI HABITAT FLUVIALI DEL TARO VITALI PER L’AVIFAUNA - LIFE/Natura SAMARCANDA - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Integra SERVIZI PER L'IMPIEGO (standard di qualità dei) - P.O ob. 3 1994-1999 S.I.T.I.FORM (Formazione just in time nell'ambito dei servizi integrati territoriali per l'impiego - Programmi Operativi Multiregionali ob. 3 SISTEMA INFORMATIVO LAVORO - P.O ob. 3 1994-1999 STAND FOR – Progetti pilota e linee speciali di bilancio SVILUPPO DELL' IMPRESA COOPERATIVAE DELL'OCCUPAZIONE (Iniziative di Accompagnamento e tutoraggio per lo) - Programmi Operativi Multiregionali ob. 3 TERPSYCHORE – programma Raffaello TRANSIZIONE AL LAVORO (Monitoraggio e valutazione degli strumenti di) P.O. ob. 3 1994-1999 ULTRA’ – Progetti pilota e linee speciali di bilancio UTN (Urban Technology Network) - Programma d' Iniziativa Comunitaria Interreg IIc VAMP - LIFE/Ambiente VERDE E VIOLA - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Horizon handicap VICLI - Programma d' Iniziativa Comunitaria Interreg IIc VISION PLANET - Programma d' Iniziativa Comunitaria Interreg IIc VOLA - Programma d'Iniziativa Comunitaria Adapt WETLANDS - Programma d' Iniziativa Comunitaria Interreg IIc WHY NOT - Programma d'Iniziativa Comunitaria Occupazione volet Now 173