MEMORIE DIMENTICATE Prologo: desideri

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MEMORIE DIMENTICATE Prologo: desideri
FANFICTION su DRAGON BALL
MEMORIE DIMENTICATE
43 capitoli (conclusa)
Note: R
Autrice: Ishyna
ATTENZIONE: questa fanfiction tratta argomenti riservati ad un pubblico maturo. Se continui a
leggere, ti prendi la responsabilità di dichiararti con più di 14 anni.
- I personaggi di questa fanfiction sono tutti maggiorenni, e in ogni modo si tratta di un’opera di
finzione che non trova alcun riscontro nella realtà. -
Prologo: desideri nascosti…
L'aria quella notte era dannatamente fastidiosa... Come ogni notte ormai. I suoi
occhi restavano fissi nell'oscurità, come a cercare un appiglio in tanto grigiore...
Ma lui stesso si rendeva conto d'esser oscuro, nel suo cuore, nella sua anima. Era
stato così, da sempre: scuro il suo futuro come le sue iridi, la sua chioma. Quasi
prendendosi in giro pensò al secondo colore predominante nella sua vita: il rosso
del sangue. Se le vite che aveva spezzato avevan un prezzo, certo ora lui lo stava
pagando.
"Vegeta...."
Un flebile sussurro alle sue spalle attirò la sua attenzione, ma non così tanto da
farlo voltare.
"Vegeta... a cosa pensi, mia oscura creatura?"
La figura si affiancò a lui e con un balzo si sedette sulla sottile ringhiera in ferro. A
guardarla, l'unico aggettivo che ci si imprimeva nella mente era... oscena. Il sottile
velo nero che le avvolgeva il corpo era a tratti trasparente, facendo risaltare le sue
abbondanti forme. Il sayan la guardò senza interesse alcuno.
"Alla morte", sottilizzò infine, non permettendole di entrare nella sua mente.
La ragazza sorrise compiaciuta, fissando i suoi occhi sul suo volto... occhi
ingannevoli e bugiardi, occhi più neri del buio che stava osservando fino a poco
prima, nel vero senso del termine... giacchè le sue palpebre si alzavano danzando,
solo il nero inghiottiva i suoi interlocutori. Il suo volto era... bello. Perfetto.
Marmoreo... poichè era bianco come il marmo. E i capelli lisci e lucidi le
incorniciavano quei lineamenti lattei e delicati.
Ma lui sapeva, sentiva... che era "sbagliata". Non aveva un aura, ma una pallida e
glaciale sfera che l'avvolgeva e che non lasciava dubbi sulla sua natura.
"E morte sarà... Non temere... Ora ne hai il potere..."
Avrebbe dovuto gioire a quelle parole, ma il suo entusiasmo fu contenuto da quella
sgradevole sensazione di schiavitù... Aveva fatto lo stesso errore di 5 anni prima,
quando quella "M" si impresse sulla sua fronte... Aveva barattato la sua esistenza
per avere quell'unica possibilità di riscatto nella vita. Gli era stato tolto tutto, non gli
rimaneva che la vendetta... Kakaroth... era tutto ciò che gli rimaneva. E lo voleva
vedere morto, schiacciato dalla sua nuova inesauribile forza. Sorrise d'un tratto,
quasi follemente, ripensando alla sua inesauribile vena omicida di Saiyan,
compiacendosi per la riconquista del suo orgoglio...
Nascondendo anche a sè stesso che tutto ciò che avrebbe voluto sarebbe stato
che il suo ricordo fosse ancora presente...
Avrebbe voluto non mentirle quella sera...
Quando gli occhi della donna lo avevano scrutato e lui aveva negato ogni cosa,
pur sapendo che era l'ultima volta che le avrebbe parlato....
CAPITOLO 2
QUELLA NOTTE…
Infastidito per l'ennesima volta dalla debolezza di quel pensiero, il principe girò
stizzito sui tacchi, senza degnare l'interlocutrice d'una parola.
"... Vai già a dormire? Quando la smetterai di disdegnare la mia compagnia?"
chiese sorridente lei, con l'espressione di chi possiede una sicurezza tale da
affrontare chiunque.
Ma il saiyan non le rispose, spostando con una mano il pesante tendone che lo
divideva dalla sua stanza, facendo così salire verso l'alto milioni di particelle di
polvere che giocarono danzando nell'aria, proiettate solo dalle flebili luci delle
candele sparse qua e là senza un ordine preciso.
Con un movimento netto si tolse il mantello color pece che gli avvolgeva le spalle,
gettandolo distrattamente sulla prima poltrona incontrata e provocando così
un'altra seccante ondata di acari.
Così come all'esterno, pure gli interni sembravan caduti in mano alle tenebre,
coadiuvati dalla scurezza delle stoffe e dalle strane creature intarsiate nel legno
del mobilio.
A vegeta quell'ambiente non andava per nulla a genio, lo trovava decadente e
sporco... indegno al suo nome.
Ma agli occhi di chiunque altro, la sua dimora si presentava come un possente
maniero gotico, sfarzoso seppur da ristrutturare... Ma l'aria tanto tenebrosa che lo
avvolgeva aveva scoraggiato chiunque all'avvicinarsi.
Si gettò con un tonfo sordo sul letto, scotendo così le lenzuola granata del suo
baldacchino, senza neppure prendersi la briga di togliersi gli stivali. Era
chiaramente nervoso, come sempre del resto, ma al calare delle tenebre questo
suo difetto diventava più visibile... Si costrinse a chiudere gli occhi, in cerca di un
sonno ristoratore che ormai non giungeva da troppo tempo, quando nuovamente
quella voce lo interruppe.
"Non temere... questa sensazione sparirà... una volta che avrai schiacciato con i
tuoi piedi la persona che ti ha tolto tutto..."
La figura di lei era ancora più distorta dalla danza delle fiamme circostanti ed il
principe si ritrovò a fugare lo sguardo, quasi intimorito all'idea di qualche oscuro
potere che potesse definitivamente fargli perdere il controllo di sè. La trovava a
tratti fastidiosa, a tratti interessante... ma sicuramente la sua presenza non lo
metteva a proprio agio.
"Non ho alcuna sensazione se non l'odio. E ora vattene, non mi pare avessimo un
accordo per discutere la sera"
Detto questo, con un gesto preciso piegò la gamba e con la punta dello stivale si
sfilò l'altro facendolo atterrare a pochi centimetri dai piedi dell'ospite, che scoppiò
in una risata cristallina... se limpida fosse l'inquietudine. Poi svelta si defilò
chiudendosi l'uscio alle spalle, mentre la sua voce faceva ancora eco tra le mura...
L'uomo osservò ancora a disagio la porta, poi spostò le iridi color pece sul soffitto,
seppur non lo riuscisse a vedere completamente a causa del poco chiarore.
"Quella notte...", si ritrovò a mormorare prima che se ne rendesse conto. Ma
quando la sua stessa voce giunse alle sue orecchie, con un gesto d'ira si girò d'un
lato, lo sguardo torvo di chi è incazzato, ma solo con sè stesso.
Per un attimo afferrò le coltri sotto di sè con la mano, chiudendole in un pugno, ma
poi le lasciò lentamente scivolare via, come segno di resa... Lo avrebbe fatto,
anche quella notte. Si sarebbe lasciato cullare da quel ricordo. E ci sarebbe stato
male, sarebbe stato invaso dalla tristezza... Ma si sarebbe ricordato della sua vita.
Con un sospiro quasi affranto richiuse gli occhi, facendo scorrere le immagini nella
sua mente....
"Vegeta...?"
La voce più familiare che lui conoscesse lo stava chiamando, mentre lui (come
aveva fatto prima), era appoggiato alla ringhiera, intento a guardare il nulla. Ma
l'ambiente era diverso... era VIVO. Seppur fosse notte, qua e là poteva osservare
un chiarore diffuso, quasi rassicurante, delle case poco distanti, delle finestre di
casa sua. Poco lontano il suono di risate saliva verso i suoi timpani, scandito dalle
voci degli astanti... E presero a culminare nel momento in cui, la voce di un Crilin
annebbiata dall'alcol, iniziò lenta e stonata a scandire le note di una canzone
d'amore.
"Vegeta!"
Si girò come destatosi, riconoscendo sul terrazzo, dietro di lui, la donna dai capelli
color cielo rischiarata dalla luna. Negli occhi di lei non c'era rimprovero come negli
occhi di chiunque l'avesse guardato dalla sua nascita... Era l'espressione di chi
guarda un uomo come tanti, o forse qualcosa di più... "Dovresti scendere sai!
Voglio dire... è la vostra festa! Avete sconfitto e Majin bu... e... sei tornato"
Lui la osservò di nuovo, chiedendosi in cuor suo cosa la spingesse a volere un
assassino al suo tavolo... Un assassino che l'aveva portata a letto, ma non le
aveva mai espresso neppure una volta i suoi sentimenti. Le parole era per chi non
sapeva combattere. Chi era più forte poteva sistemare le cose lottando, anzichè
perdersi in mille discorsi forzati e vuoti. Forse per questo non vi era abituato, non
l'aveva mai fatto... ed iniziare ora era difficile. Troppo per chi aveva un segreto da
confessarle....
"Non voglio. Sono una mandria di dementi senza cervello con a capo Kakaroth...
Guardali! Due giorni fa il mondo stava per cadere nell'apocalisse, e ora cantano
canzoni popolari!"
Bulma lo osservò silente per qualche istante... poi scoppiò in un'incontrollata
risata. Si avvicinò di qualche passo al suo uomo, gli appoggiò una mano sul suo
braccio mentre l'altra era premuta sulla pancia a causa delle troppe risa, fino a
quando con fatica riuscì a rispondergli.
"Hai ragione! Crilin non è portato per le canzoni d'amore! Dovremmo regalargli una
parrucca lunga ed indicargli la strada del metal! Che ne dici?"
Si era ammattita! Vegeta la guardò stranito, non capacitandosi di come potesse
avergli detto una cosa simile... forse lo shock per la morte... forse...
D'un lampo gli venne in mente l'immagine del miglior amico di Kakaroth con una
cresta verde in testa e un catenaccio al collo... e si girò di scatto per nascondere
l'immagine del suo labbro inferiore che tremava vistosamente. La donna cercò di
riprendere il controllo della situazione, conoscendo bene il saiyan e sapendo che
mai le avrebbe permesso di vederlo ridere. Diede due colpi di tosse per spezzare
l'atmosfera e la sua espressione divenne terribilmente seria, prima che aprisse le
labbra.
"Vegeta... mi devi dire qualcosa?"
La domanda entrò nel petto del saiyan come un pugnale e stupito si girò a
guardarla. Lei.... aveva capito qualcosa?
Sì, avrebbe dovuto dirglielo... ma che importanza avrebbe avuto... da domani.... il
domani in cui lei non avrebbe più ricordato la sua esistenza?
CAPITOLO 3
…DI LUNA E LACRIME
"Sì"pronunciò infine.
"Il tacchino faceva pena... impegnati di più la prossima volta"
Bulma restò ammutolita per qualche istante, a bocca aperta, mentre l'uomo con
placida calma si rigirava dandole le spalle per chiudersi di nuovo in sè stesso. Le ci
volle qualche minuto, certo... ma alla fine giunse al tanto atteso scatto d'ira.
"Brutto... brutto buzzurro d'un cafoneee!! Ci ho messo tutto il pomeriggio per
prepararlo, e comunque non pensavo avessi sentito alcun gusto, visto come ti sei
ingozzato!"
Le ciocche blu entrarono in contrasto con lo sguardo fiammeggiante d'ira e
Vegeta, pur non girandosi minimamente ad osservarla, sapeva già quale sarebbe
stata la sua reazione. Sorrise sornione, poggiando il gomito sulla striminzita
balaustra, immaginando il suo viso. Fin da bambino, nessuno aveva osato
rivolgersi in quel modo a lui, nessuno gli rivolgeva la parola neppure se non ad un
suo esplicito ordine... Freezer a parte, il mondo girava intorno a lui, fino a che non
era giunto su questo pianeta... Un pianeta che avrebbe dovuto rivendere e che si
era ritrovato ora a "salvare". Non comprese bene il perchè, ma nel momento
stesso in cui formulò questo pensiero, il suo stato d'animo cambiò rapidamente,
facendo scomparire dal suo volto la tranquillità portata dalla quotidianetà.
"Se volevi qualcuno che si complimentasse con te comunque, saresti dovuta
rimanere con quella mezza sega di umano"
Le parole scivolarono fuori dalla sua bocca, senza potersi fermare. Nel momento
stesso in cui le pronunciò se ne pentì, ma d'altraparte... che differenza avrebbe
fatto?
Non avrebbe neppure più dovuto scervellarsi per riavvicinarla senza perdere
l'orgoglio...
NOn gli si sarebbe mai più avvicinato...
"Sì... lo penso seriamente... avresti fatto meglio..."ripetè sotto voce.
Silenzio. Cadde un profondo silenzio che insinuò il disagio nella sua mente.
Perchè non si infuriava? Perchè non sbraitava come suo solito? Sarebbe stato
meno doloroso andarsene sapendo che lei lo odiava.... Ma i minuti si protrassero e
nulla pareva accadere. Fu così tentato dal girarsi: fece perno su un piede
appoggiandosi con la schiena al balconcino, con aria di nulla, ma i suoi occhi, per
una volta, tradirono la sua apparente tranquillità. Lei era di fronte a lui e lo
guardava... Non aveva mai visto quello sguardo in vita sua, una sguardo triste e
carico di cattiveria. Prima che potesse rendersi conto del fatto che quella era
davvero lei, la mano di Bulma si aprì prendendo slancio verso il suo viso. Con una
mossa secca, dettata dal suo istinto di guerriero, la bloccò semplicemente
parandola con due dita. Quel contatto gli trasmise un profondo brivido, e per la
prima volta in vita sua si sentì un codardo... Stava facendo questo...per soffrire di
meno... Stava rovinando l'ultima notte... per non ammetterlo... Ma ogni sua
elucubrazione si sciolse come neve al sole quando la donna aprì gli occhi, non più
carichi d'odio... ma colmi di lacrime.
"Perchè... perchè Vegeta... non vuoi dirmi cosa c'è davvero? Valgo sul serio... così
poco?"
Ormai il danno era irreparabile. Non avrebbe più trovato il coraggio di dirglielo, non
ora, non dopo quell'espressione ferita. Si limitò a scostare la mano e passarle
affianco, fermandosi alle sue spalle dopo pochi passi.
"Non sei tu a valere poco... sono io ad essere un bastardo. E tu lo sapevi già da un
pezzo"
Riuscì a tenere un tono di voce fermo e risoluto e riprese il controllo delle sue
emozioni, pur quando lei rientrò in casa di corsa, senza più guardarlo. Vegeta
restò fermo in mezzo al terrazzo, mentre osservò la luna scomparire dietro nubi
cariche di pioggia che presto si sarebbe abbattuta sulla città...
"Avresti dovuto dirglielo..."
Scorse un tono di rimprovero nella voce alle sue spalle, proveniente da dov'era
poggiato lui fino a poco prima.
"Ma davvero?! E dimmi... quindi tu l'hai già detto a tua moglie... eh, Kakaroth?"
Il principe abbozzò un sorriso freddo, senza distogliere lo sguardo dagli ultimi raggi
del luminoso satellite, superstiti del tempo atmosferico.
"Lei... lei non ha alcun presentimento. Sarebbe crudele farglielo venire."
In risposta si levò una risata, prima appena accennata, poi sempre più forte, quasi
isterica, fino a quando Vegeta non scattò di colpo girandosi, arrivando davanti al
suo interlocutore in un attimo, afferrandolo per il collo di quella ormai usurata tuta
arancio.
"Sono stufo delle tue sporche scuse! La verità è che sei sudicio come me, come
tutto il resto del mio popolo! E' colpa tua! E' sempre e solo colpa tua!! TUAAA!!!"
La voce si fece man mano più rabbiosa, quasi si spezzò in gola a causa della
tensione, poi, di colpo, si scostò ansando, paonazzo. "Hai ragione... è colpa
mia..."rispose Goku senza alcuna inflessione.
"Ma non me ne pento"aggiunse. I suoi occhi erano quelli di chi non si era mai
dovuto vergognare in vita sua... quelli di chi aveva passato una vita a fare la cosa
giusta. E Vegeta lo sapeva... e forse per questo sentiva il suo odio crescere ancora
di più.
"Se non lo avessi fatto... questo pianeta sarebbe scomparso già da un pezzo... e
tu non lo avresti neppure potuto conoscere"
Il sangue blu ribollì nel corpo dell'altro, facendogli tremare le braccia al punto tale
da risaltargli maggiormente ogni singola vena.
"E io sarei stato felice... immensamente felice nel saperlo esploso... e con esso,
chiunque lo abitasse..."
Col suo solito passo regale e stizzito, il saiyan rientrò attraversando le porte del
balcone, dirigendosi di buona lena nella sua stanza. Rimase così solo un uomo a
prendersi le prime lacrime di pioggia già annunciate, ad angosciarsi delle risate
poco distanti, a mormorare tutto solo...
"Non riesci neppure ora... a essere obiettivo... eh, Vegeta...?"
CAPITOLO 4
GLIELO DEVO
Sudato ed ansante poggiò la schiena a terra dopo esser rotolato su un fianco,
puntando gli occhi nel nulla... Il petto risaliva e scendeva ad intervalli regolari,
scandendo un ritmo ormai conosciuto alle sue orecchie. Ma per il resto... il silenzio.
Ci si era parzialmente abituato ormai, ma nonostante tutto gli mancava l'aria
chiassosa di casa, la moglie che si lamentava per i loro problemi monetari, il figlio
che si allenava nel verde dietro casa con la sua fidanzata nuova di zecca... Gli
mancava la sua famiglia. Dèi, non aveva visto crescere il suo secondo genito ed
ora che aveva avuto il modo di tornare, era di nuovo all'altro mondo! Abbozzò un
sorriso malinconico, senza alcun rancore per la vita stessa, che certo non l'aveva
risparmiato... Ma tutto sommato Son Goku era felice di vivere, per quanto le cose
potessero sempre parere disperate... Aveva imparato, negli anni, che spesso nulla
era irrisolvibile. Se la cavarono pur quando Cell possedeva una potenza
combattiva maggiore rispetto a lui. Bè, era morto... ma diamine, morire è un po'
come andare in bici: la prima volta solamente sembra difficile, poi ci si fa
l'abitudine! Ed ancora avevano superato la crisi finanziaria che li aveva colpiti: fare
una sottospecie di supereroe al posto di un normalissimo mestiere non era stato
per nulla vantaggioso, diceva Chici! Eppure lui non avrebbe cambiato di una
singola virgola la sua esistenza... Dio, come si era divertito! Aveva conosciuto
persone straordinarie e visitato posti che pochi mortali potevano descrivere... Lui
non aveva rimpianti... ma un unico dolore: aver dovuto decidere per tante persone,
senza consultarle per un parere. Fra tutte, una lo preoccupava particolarmente...
Aveva colto a piene mani quello che la vita gli aveva presentato: un folto gruppo di
amici, un folto gruppo di nemici con cui confrontarsi e migliorarsi, una moglie e dei
figli. Insomma, tutto ciò che si poteva desiderare.
Ma il suo eterno rivale...
No, lui no. Aveva scoperto da poco cosa significasse davvero la libertà, avere
un'esistenza "piacevole"... Nel momento in cui l'altezzoso principe si era introdotto
ad una vita che non significasse solo morte e lotta... Bè, lui aveva deciso per
entrambi. Aveva deciso che avrebbe potuto rinunciare a tutto questo.
Ed era da quel giorno che una sola domanda continuava a ronzargli nelle mente...
"Ne avevo davvero il diritto?"
Come suo solito non si rispose. Si limitò a sospirare, socchiudendo gli occhi per
immaginare la foresta accanto casa allo scopo di rilassarsi... Ma quando li riaprì,
due iridi scure erano intente a scrutarlo, contornate da una folta ma corta pelliccia.
Il saiyan si rialzò di colpo a sedere, mettendo una mano sul cuore che aveva preso
a battergli all'impazzata per lo spavento. La bestia che era stata causa di
quell'agguato, si allontanò saltellando sulle zampe posteriori trascinando quelle
anteriori, emettendo versi gutturali.
"Maledetta scimmia! Prima o poi mi farai morire di crepacuore davvero!", si ritrovò
ad esclamare con gli occhi sbarrati, prima di scoppiare a ridere come un bambino.
"Come sono ridotto! Mi faccio prendere alla sprovvista da te!"
"Questo perchè sei distratto..."fece eco una voce dietro lui.
Goku si alzò, spazzandosi con una mano il pantalone della sua vecchia ma fidata
tuta prima di girarsi sorridente come suo solito verso d'essa.
"Re Kaio! Sei venuto a chiamarmi per la merenda?"
"Veramente abbiamo mangiato pranzo un'ora fa..."-fece notare l'ometto
tossicchiando-"Comunque no. Sono venuto a vedere come procedevano i tuoi
allenamenti. Ma a quanto pare... non procedono."aggiunse avvicinandosi tenendo
le mani una nell'altra dietro la schiena.
"Come sei fiscale! Sto solo riposando qualche minuto... giusto il tempo di riprender
fiato e..."
"Non prendermi in giro, Goku. Una volta, un'ora di allenamento non ti avrebbe fatto
alcun effetto. Tu non sei concentrato. Pensi ad altro... e penso proprio di sapere
già di cosa si tratti..."
A quelle parole la scimmia iniziò nuovamente il suo strano balletto, come a
sottolineare il suo accordo a quel pensiero.
Per tutta risposta, il guerriero si stirò alzando gli occhi verso l'alto.
"Insomma... forse un po' vero è... ma devi ammettere che magari mi stanco
semplicemente perchè sto invecchiando!"aggiunse con aria poco sicura. Recitare
non era mai stato il suo forte...
"Ma se sei sempre uguale!" gli sbraitò dietro il compagno, poco prima di riprender il
controllo...
"Comunque... non capisco perchè ti ostini ad allenarti... mi pare si sia giunti ad un
equilibrio, no?"
Il saiyan si girò dandogli le spalle, posando nuovamente le braccia lungo i fianchi,
scorrendo con lo sguardo il desolato panorama della piccola sfera dove Re Kaio
l'ospitava. "Senti... ma già che hai ricostituito per bene questo posto dopo
l'esplosione di Cell... Non potevi aggiungerci qualcosa qua e là? Che so... Un
campo da tennis..."
L'interlocutore rimase un attimo interdetto, come spiazzato. Poi aggrottò un
sopraciglio, portando una mano sotto al mento.
"Bè, ci ho provato, ma Bubble non ci sembrava portato così... MA CHE MI STAI
FACENDO DIRE?! Non cambiare discorso!"sbottò infine resosi conto del brusco
cambio d'argomento.
Son Goku sospirò per l'ennesima volta... Non faceva che sospirare da quella sua
fatidica decisione. Ma si rese conto di dover dare almeno una risposta, almeno per
ripagare la gentilezza dell'amico.
"Un giorno tornerà a sfidarmi... e sarà pieno di collera.... Per allora voglio esser
pronto. Almeno questo glielo devo..."si espresse infine tutto d'un fiato, senza
ripensarci. "Capisco..." fu l'unica risposta che udì, ed in fondo non si aspettava
nulla di più... Di certo non un "Ma hai fatto la cosa giusta!" o "... non avevi scelta..."
Si aveva sempre la scelta... ma non aveva avuto il tempo di pensarci.
Era stato tutto dannatamente improvviso...
Cacciò indietro quel barlume di tristezza che voleva avvolgerlo... No, non ci
sarebbe caduto! Non era nella sua natura e non aveva senso ripensarci ora: tutto
era già stato deciso. Si mise le mani sui fianchi e con spavelderia si girò
sfoggiando con un sorriso la dentatura.
"Allora, dove lo mettiamo il campo da tennis?"
CAPITOLO 5
RISVEGLIO IN UNA NUOVA VITA
La mattina di quel giorno, Bulma si alzò particolarmente tardi... Gli occhi erano
gonfi ed arrossati per il troppo pianto ed ogni singolo muscolo del suo corpo
pareva non rispondere ai comandi più basilari. Certo, il pensiero della lite con il suo
uomo le aveva tolto il sonno quella notte e si era addormentata quando era ormai
l'alba, però...
La donna (già, era una donna, ormai...) si sedette sul bordo del letto, le lenzuola
erano disfatte come se tra di esse ci avesse fatto l'amore per ora. Magari fosse
stato così, si ritrovò a pensare. Sebbene quelle parole le martellassero la testa, si
ritrovò amareggiata nell'essere scappata. Non avrebbe dovuto. In tutti quegli anni,
lei e l'altezzoso principe dei saiyan avevano litigato svariate volte... a volte per i
motivi più futili, altre per la mancanza di rispetto che Vegeta pareva portare al
prossimo. E in quei casi... oh, dèi... Trunks trovava ogni scusa per andare a
giocare all'esterno, dove le grida dei suoi erano più ovattate. Eppure mai... mai lui
le si era rivolto, dopo il Cell game, in maniera tanto crudele.
L'uomo che aveva scelto come compagno possedeva mille sfumature... dietro a
quella sicurezza, quell'incrollabile stima di sè stesso, quell'orgoglio inesauribile, lei
aveva intravisto della tristezza...
Ricordò con un sorriso accennato l'attimo in cui lo vide per la prima volta davvero
come un uomo... Lì, seduto a terra accanto al muro di casa, affaticato dopo un
lungo allenamento. I suoi polsi erano poggiati sulle ginocchia piegate ed il suo
sguardo... bè, era accigliato, neppure a chiederlo. Bulma si trovò a ridacchiare
tutta sola a quell'idea. Ma vi trovò pure un'enorme diversità rispetto a quello degli
altri... tutti i suoi ospiti stavano cercando una pacifica convivenza gli uni con gli
altri... scendevano in qualche modo a patti. Lui no.
Lui percorreva sicuro la sua strada... tutto solo. Fu così che, guidata quasi da un
moto di pietà, gli si avvicinò per mostrargli la valida possibilità di costruire un
congegno tutto per lui per intensificare i suoi allenamenti. E fu allora... oh, ne era
certa! ... che intravide in lui quella luce, quella luce che aveva imparato ad
adorare... era impossibile resistere a quell'espressione tipica solo di un bambino
che entra in un negozio di balocchi per natale... ma trovò ancora più buffo che lui
cercasse di celarla in maniera così persistente.
In fondo, aveva qualcosa di comune a tutti gli altri uomini... bisognava trovare il
tasto giusto, quello che stimola l'interesse, ed il gioco era fatto! Bè, cielo, per gli
umani erano le macchine e lo sport... per i saiyan la lotta all'ultimo sangue... ma
che poteva farci?! Scacciò per un attimo tutti i pensieri dalla sua testa, come se
avesse premuto un interruttore. Poi, con lentezza, portò entrambe le mani sul viso
ed arrossì imbarazzata.
Dèi... la sè stessa d'un tempo non avrebbe approvato quello che stava per fare...
ma ora era cresciuta e matura... e forse... bè, sì, senza il forse... aveva imparato...
cosa significasse...
Avvampò ancora di più, ormai preda della sua natura romantica. Era comunque la
stessa ragazzina che voleva trovare il principe azzurro esprimendo un desiderio!
Solo... ora lo aveva trovato senza l'aiuto di quelle magiche sfere.
"Principe azzurro...? Io? ...tsè... I saiyan sono una razza guerriera, non un gruppo
di finocchi in calzamaglia!"
Scoppiò a ridere incontrollatamente al pensiero della probabile risposta del
compagno e capì di botto una sola cosa....
Voleva vederlo.
Corrergli incontro e chiedergli scusa. Oh, lei sapeva di non aver colpa... Ma anche
lui. Avrebbe accettato il tutto con un fare superiore, ma avrebbe trovato infine il
modo di farsi perdonare senza doverglielo esplicitamente domandare.
Era il SUO UOMO. E lei sapeva che non sarebbe mai cambiato...
Si alzò infine prendendo volontà e si accorse di avere addosso ancora i vestiti
della sera precedente...
"... Chissà che figura con gli ospiti... non sono più tornata!..."
Finalmente risoluta, indossò in fretta e furia un paio di jeans ed una maglietta
corta... Per diamine, aveva ancora il suo fascino, se lo poteva permettere! Annuì
determinata poggiando i pugni suoi fianchi, lo sguardo sveglio e furbo immutato nel
tempo. Passò rapidamente le mani nei capelli per domarli e si girò mestamente per
dirigersi alla porta, che si aprì tutta sola.
"Mamma... cos'è questo baccano? Prima ti ho anche sentito ridere da sola... Ha
telefonato qualcuno?"
un bambino in pigiama si trovava sull'uscio, strofinandosi gli occhi in maniera
sonnolenta.
"No, tesoro, la mamma stava solo pensando ad una cosa divertente"lo rassicurò
sorridendogli.
Ogni volta che lo osservava non poteva fare a meno di pensare che anche Vegeta
avrebbe potuto avere un'infanzia come la così... Trunks aveva il suo sguardo, la
sua determinazione, la sua passione per il combattimento... ma era felice. Glielo si
leggeva in ogni suo sguardo, in ogni marachella... persino sulla maglietta che gli
faceva da pigiama, quella che suo padre una volta indossava: la scritta "Bad man"
troneggiava sul petto del ragazzino, infatuato come pochi della nomea del papà.
"Tesoro, Goten ha dormito in stanza con te?" si affrettò a chiedergli per conoscere
la sorte dei suoi invitati.
"No... lui e suo fratello hanno portato la loro mamma a casa... Li ho fatti portare
con uno dei nostri jet privati... Ho fatto male, mamma?"
Bulma lo guardò in maniera interrogativa... perchè prendere un velivolo di casa
Brief che, per quanto veloce, ci avrebbe messo diverse ore in più rispetto al
teletrasporto del suo migliore amico? Ma, non sapendo in che condizioni si fosse
conclusa la serata, si limitò ad annuire seppur con una punta di indecisione.
"Bè... no... figurati... Senti, ne parliamo più tardi, va bene?! Ora voglio parlare con
tuo padre!"gli disse raggiante, cercando di superarlo. Ma lo sguardo terrorizzato
del figlio la bloccò.
"Trunks.... cosa c'è?"
Il bambino si trovava in evidente difficoltà, balbettò qualcosa di incomprensibile
prima di riuscire infine ad esprimersi.
"Ma... mamma... io... io non ho mai conosciuto mio padre... è morto prima che
nascessi!"
BUlma sbiancò un attimo e lo fisssò dritto negli occhi, ammutolita... poi la rabbia
prese il sopravvento.
"Ma che diavolo stai dicendo?! Quante volte ti ho detto che non si scherza su cose
così importanti!"
Il bambino fece un passo indietro, palesemente intimorito.
"Mamma... mamma cos'hai....? Vado... vado a chiamare aiuto...!"aggiunse prima di
correre via, con i lacrimoni agli occhi.
La donna rimase interdetta... ancora furiosa ma in un certo modo spaventata... da
quando Trunks sapeva recitare così bene? "Quante sciocchezze... e dire che c'è
chi la vorrebbe davvero una famiglia e non direbbe mai una simile bugia!"
Automaticamente, il suo sguardo si posò sul comodino ove si trovava l'unico
portafoto in tutta la casa che conteneva l'immagine della sua di famiglia... Lei,
Trunks e... si ritrovò un attimo a dover sbattere le palpebre... una, due, tre volte...
ma alla fine si arrese all'evidenza... La foto era cambiata: là dove abbracciava uno
degli uomini più forti del mondo con il suo bimbo, ora vedeva solo una madre sola
con il proprio figlio in braccio.
Non seppe per quale motivo si sentì crollare il mondo sotto ai piedi... d'altronde,
poteva ancora esser frutto di uno stupido scherzo... ma in fondo a sè stessa sentì
qualcosa di assurdo insinuarsi nella sua vita. Non resistette oltre... fu solo più il
buio, mentre udiva la voce disperata di Trunks che la chiamava.
CAPITOLO 6
BUGIARDA
"Bulma...."
"Mamma!"
Sentì voci familiari che la chiamavano, ovattate e distanti e per qualche lungo
minuto non ebbe la forza di alzare una sola palpebra. Cosa... cosa era successo?
Non ricordava... Oh, sì! Doveva fare pace con Vegeta ma poi... poi...
Un timido fascio di luce si affacciò alle sue iridi... Senza accorgersene aveva
riaperto gli occhi e delle salatissime lacrime le scendevano incontrollate sul viso.
"Dove...? Come... ?"
Non riuscì ad esprimere la sua perplessità riguardo alla situazione... La sua mente
era così dannatamente confusa! Ripercorreva attimo per attimo il poco tempo che
aveva passato nella sua stanza dal risveglio... Ma il lampadario che vedeva sopra
la sua testa, per quanto fosse familiare, non faceva parte della sua stanza. Con un
po' di sforzò girò lo sguardo in cerca di quella briciola di orientamento che la
facesse sentire meno spersa. Ma incrociò solo sguardi carichi di preoccupazione
che le impedivano altre visuali.
"Bulma... ci siamo presi un bello spavento!"tirò un respiro di sollievo Crilin portando
una mano sul petto,"Te l'ho sempre detto che lavori troppo!"aggiunse con un'aria
seria che in fondo poco gli si addiceva se si pensava al suo karaoke della sera
precedente...
"Già! Soprattutto considerando il fatto che potresti... che sò... fare una modella per
un catalogo di biancheria!... No? Perchè tutti mi guardate così... ehm... parlo nel
suo interesse!"
Il vecchio Muten attirò lo sguardo perplesso e sospettoso di tutti avendo sfoderato
una faccia da maniaco che ormai avevano imparato a riconoscere. Il suo alito
emanava un forte odore d'alcol e sulla nuca aveva calato una tipica maschera
nipponica rappresentante un polipo, vistoso segno dei bagordi della festa appena
passata.
"Piantala, vecchio rimbambito!... Bulma, come ti senti ora?"
Gli occhi carichi di apprensione che le si posarono lievi sulla sua figura le fecero
quasi tenerezza... Occhi che in passato l'avevano fatta innamorare ma anche
soffrire... Ma che nonostante tutto le volevano ancora bene.
"Sto... sto bene, Yamcha..."riuscì infine a balbettare dopo aver preso un respiro più
profondo del solito, come per riacquisire la calma necessaria,"...Ma dove
sono?"aggiunse infine.
"Ti abbiamo portata di peso sul divano della cucina... Sei crollata all'improvviso e
così... abbiamo arieggiato la stanza sperando che ti riprendessi... e così è stato!"
Per un attimo, la ragazza scorse nelle iridi dell'ex amante un luccichio diverso da
quello che era solita vedere... avrebbe detto speranza, se non fosse stata un'idea
troppo folle.
"Dov'è Vegeta...?"chiese poi tutto d'un fiato, quasi in imbarazzo per quel pensiero.
Nessuno rispose. Si scrutarono tutti a lungo, come interrogandosi sulla sorte
dell'uomo, ma infine fu solo Crilin ad avere il coraggio di porre fine a quel quesito.
"E' un tuo amico...?"
Bulma strizzò gli occhi qualche istante... la testa le doleva in maniera incredibile!
Poggiò le mani sulle coltri morbide del divano e si rizzò a sedere, facendo
scivolare via dalla fronte una pezza bagnata.
"Crilin... ti sei rincitrullito? Vegeta!V-E-G-E-T-A! L'eterno-finto antagonista del tuo
migliore amico!"controbattè Bulma seccata, iniziando a ricordare la motivazione
del suo mancamento... Quel gioco iniziava a seccarla e si sorprendeva del fatto
che non la conoscessero abbastanza se le tiravano un simile tiro con il carattere
che si ritrovava... Ma il basso ometto fissò a lungo Yamcha, prima di riprender
parola.
"Un tuo nemico? E perchè non me l'hai presentato?!"
Questo era il colmo! Far finta di non conoscere una persona, passi... Ma una simile
presa in giro non se la sarebbe mai aspettata!
"Adesso basta!"intimò, scura in volto, tirando giù i piedi scalzi dai cuscini,"Esigo
che la finiate! Non mi diverte!"terminò prima di stringere innervosita la stoffa dei
suoi pantaloni tra le mani... Come potevano farle questo?! Lei li ospitava e loro
l'avevano fatta star male di proposito! D'un tratto avanzò tra le gambe degli astanti
il figlio, visibilmente ancora scosso, preso a giocare con il bordo della sua cintura
arancio come per non pensare.
"La mamma... la mamma prima parlava di mio padre... può darsi che questo
Vege...bè, quello... fosse lui..."
Tutti si voltarono immediatamente a guardarla stupiti come dopo aver avuto la
rivelazione d'una vita!
"E'... è così Bulma? E' questo il nome... di quel bastardo... che ti ha messa
incinta?"trovò infine il coraggio di chiedere l'umano, scosso da quell'affermazione...
trapelava nella sua voce un tono che non lasciava alcun dubbio: le parole di chi,
ancora, non aveva digerito qualcosa... O di aver perso qualcosa che gli
apparteneva.
"Ma... che razza di domanda è? Certo! E piantala di dargli del bastardo, tu non è
che ti fossi comportato tanto meglio!"lo guardò esasperata... pensava che quella
parentesi si fosse ormai chiusa da tempo, ma fissando l'ex fidanzato era evidente
che non era così.
"Come?! Ma mamma, tu mi avevi detto che era morto...!... Non è così...
eh?!"sbarrò gli occhi il bambino cercando risposte sulle labbra di tutti, pur non
trovandole.
L'umana si sentì crollare la terra sotto i piedi... di cosa parlavano tutti? Addirittura
la sua arrabbiatura si faceva sempre più flebile. Si ricordò improvvisamente di un
particolare che la sua mente aveva rilegato in un angolo, forse per paura dello
shock: la foto. Scosse il capo impercettibilmente, aggrottando le sopraciglia come
per metter ordine in quel caos che si era venuto a creare, ma senza riuscirci
pienamente.
D'un tratto un forte boato la scosse dai suoi pensieri. Girò immediatamente il viso
in quella direzione, subito prima di sgranare gli occhi. Yamcha aveva dato un
pugno con una violenza tale al muro da avervi creato una piccola voragine...
"Vegeta... bene, infine ci siamo... so come si chiama!"-sorrise esultante mentre il
sangue gocciolava dalle sue nocche ferite-"Gliela farò pagare per aver fatto i suoi
porci comodi per poi scappare come un codardo senza essersi preso le sue
responsabilità!"
Bulma rabbrividì... ma di che parlava?! Eppure non sembrava recitare... dov'era
finita?! Prese il coraggio a due mani, sebbene la voce iniziasse a romperglisi in
gola.
"Non capisco... non capisco... chiamate Goku!"finì per chiedere disperata. Ma le
reazioni intorno a lei non furono diverse.
"Dèi, ma quanti uomini conosce?! E dire che a me invece neppure un innocuo
bacietto..."annuì fintamente spazientito l'anziano, incrociando le braccia al petto.
Lei non ebbe più alcuna reazione. Lo sguardo rimase vacuo, fisso in un punto
indefinito. Non avrebbe avuto più senso continuare quella discussione... Si isolò
dal resto del mondo... Poco importava che un suo ex compagno stesse sbraitando
per cercare le sue cose prima di partire per un viaggio, come definiva lui,
"Punitivo"... E neppure si interessò dell'incolumità della sua biancheria quando,
con una scusa, il genio si prodigò per andarle a prendere una vestaglia nella sua
stanza. Non si prese la briga di non passare per una matta al povero Crilin, che la
fissava poco tranquillo... La scosse una sola ed unica frase...
"Bugiarda..." proferì suo figlio innanzi a lei, prima di scappare via fra le lacrime.
No, lei non lo era. Ed avrebbe riottenuto ciò che era suo, un giorno o l'altro...
CAPITOLO 7
LA VIA D’USCITA
Attaccò per l'ennesima volta la corrente, dando vita ad una serie di piccole luci
sopra un enorme pannello che, anche se solo guardato, dava il mal di testa. A
capo dell'enorme marchingegno troneggiava un enorme schermo, che pareva però
annebbiato.
"Dannazione!"-imprecò la giovane, con il viso segnato qua e là dal lubrificante"Anche stavolta nulla..."aggiunse ormai stremata, facendosi cadere pesantemente
sulla poltrona lì davanti, chiave inglese ancora alla mano.
"Non capisco... non capisco davvero dove sbaglio..."sospirò infine poggiando la
fronte contro la macchina, lasciandosi andare allo sconforto. Era passato molto
tempo, ormai... troppo. Ma lei non si era mai data per vinta. Aveva sperato, lottato,
accumulato testimonianze per capire cosa fosse realmente accaduto, e il quadro
che le si presentò fu sconcertante: nessuno ricordava in alcun modo il suo uomo e
Goku, era un dato di fatto. Ma, cosa ancora più strana, le memorie dei suoi amici
parevano manipolate... Nessuna vera minaccia, secondo loro, si era affacciata sul
pianeta... Non Piccolo e suo padre, nessun saiyan, nè Freezer o Cell per non
parlare di Bu... Il tutto era stato ridotto a qualche azione terroristica puramente
umana, sventata miracolosamente dall'osannatissimo Mister Satan.
Persino il modo in cui si erano incontrati era stato stravolto: lei aveva incontrato
Yamcha in uno dei primissi viaggi vacanza tutta sola, quando si era persa nel
deserto, ed in un secondo momento Crilin e Muten, partecipanti al torneo a cui si
era iscritto il suo ragazzo. Tutti sembravano nettamente persuasi di quello che le
raccontavano e, in un primo momento, addirittura richiesero l'aiuto di uno
psicologo a causa degli strani vaneggiamenti della ragazza.
Questi aveva infine proferito che la sua paziente si era creata un universo parallelo
non accettando il fatto che l'uomo che l'aveva messa incinta fosse scappato
lasciandole ogni onere... Già, a quanto pare tutti pensavano che lei, in un
momento di ripicca per i tradimenti del fidanzato, si fosse lasciata andare ad una
notte di follie da cui era infine nato Trunks. Nessuno quindi conosceva il padre del
ragazzino.
Il giorno successivo alla fatidica festa si era anche affrettata a telefonare a Chichi
per aver un qualche tipo di supporto, ma ebbe un'amara sorpresa...
"Mio marito... Oh, Bulma... che razza di discorsi.. sai che ogni volta parlarne mi
mette il magone... Da quando il mio Gohan è morto a bordo di quell'aereo... io...
io..."
Seguì un pianto dirotto per alcuni minuti, sebbene tra i singhiozzi Bulma intuì che
non solo l'amica aveva subito la sorte di tutti gli altri, ma era convinta di aver
sposato un giovane dell'aeronautica, morto quando era ancora incinta di Goten, in
onore al quale aveva chiamato il suo primogenito!
Per un lungo periodo si chiese se non fosse effettivamente lei ad aver sognato
ogni cosa... Poi le venne l'illuminazione, una bella mattina, e si fiondò in cucina
dove sua madre stava cinguettando allegra preparando la colazione a Yamcha,
che arrossì notandola ancora mezza nuda dal sonno.
"Ho trovato! Basterà collezionare le sfere del drago e tornerà tutto a posto! Mi
aiuterai?!"
La sua voce era rotta dal fiatone tanto appassionata era stata la corsa per
giungere a proclamare l'idea. Ma il suo entusiasmo si spense ben presto quando
vide nuovamente nel volto di lui la perplessità...
Dunque neppure le sfere del drago erano esistite?! No, non ci poteva credere...
non voleva crederci! Ancora trafelata corse nel suo studio, svuotando ogni
cassetto le capitasse a tiro. Ed infine scivolò sul pavimento, l'oggetto delle sue
brame... Esisteva!! Si sentì fremere dal piacere di aver sempre avuto ragione...
Non importava se nessuno le credeva... Ora aveva la prova che tutto ciò che
ricordava era vero!
I contorni metallizzati del dragon radar brillavano appena sotto la luce della
lampada, facendolo apparire ancora più prezioso e desiderabile.
Bulma si chinò a raccoglierlo con delicatezza, quasi avesse paura scomparisse.
Pigiò il dito sul piccolo bottoncino posizionato in alto all'aggeggio e sentì
risponderle il solito, riconoscibile "BIP", mentre una fioca lucina prendeva vita oltre
il vetrino... Gli occhi le si riempirono di lacrime a quella vista e si accasciò sul
pavimento, lasciandosi andare in un pianto liberatorio.
Non era pazza... Era tutto vero... Vegeta... Vegeta!!! In fondo a sè stessa sapeva
che, più d'ogni altra cosa, voleva esser sicura che fosse esistito... Ed ora aveva il
primo vero segno che non era stato frutto della sua immaginazione.
Purtroppo non riuscì a realizzare ciò che si era prefissa... Passò ben due anni a
raccogliere le sfere tutta sola, poichè ancora nessuno le credeva... Ma ne
collezionò solo 5: una non le appariva sul monitor mentre l'altra... Bè, era ancora
più frustrante saperla nella gola più profonda dell'oceano, dove neppure i suoi
macchinari avevan potuto far nulla.
Promise a sè stessa di superare le sue possibilità costruendone uno di ancor
maggior potenza per recuperarla nel momento in cui avesse almeno localizzato
l'altra... Ma non accadde mai. Ogni mattina si alzava sperando di vedere nascere
una nuova luce sul radar... Ed ogni mattina iniziava la sua giornata con il morale
sotto ai tacchi.
Ma nonostante tutto non si arrese... Cercò infine una soluzione alternativa per il
raggiungimento della sua ritrovata normalità... Vi pensò con tanta cocciutaggine da
dimenticare a volte addirittura di mangiare.
Spesso Yamcha si affacciava al suo laboratorio con un paio di panini, rivolgendole
parole ricche di premure... Lei gli sorrideva affranta, conoscendo il tipo di sguardo
che lui le offriva...
Lui la amava ancora. Cielo, quegli occhi da cane bastonato le facevano
un'immensa tenerezza... Con tristezza si ritrovò a pensare che nella realtà già da
tempo invece il suo ex compagno si era definitivamente arreso... e lei era sicura
che fosse successo perchè aveva capito che tipo di sentimenti ella provasse per il
suo uomo.
Facendosi forte di questo pensiero, si dedicò ancor maggiormente al suo intento,
volendo in qualche modo evitargli di soffrire ed illudersi ancora...
E per una mente vulcanica come quella di Bulma Brief fu normale trovare una via
d'uscita in quell'enorme pasticcio, scappatoia che occupò ogni momento della sua
giornata fino allo scoccare del quinto anno... Proprio nell'anniversario di quella
tremenda scoperta, la ragazza aveva terminato la sua nuova creatura: un
marchingegno che le permettesse di idividuare con precisione ogni tipo di aura che
fosse superiore alla norma. Un lavoro arduo, che le era costato mesi di studio sui
libri e sugli esseri umani... Ma che pareva aver portato i suoi frutti. Almeno sulla
carta. La sua creazione, infatti, non pareva collaborare.
Sospirò nuovamente, ancora poggiando la fronte al freddo metallo, mentre
lasciava una lacrima bagnarle appena una guancia. Poi, presa da un'impeto di
rabbia, scattò in piedi, battendo entrambi i pugni là dove alcuni secondi prima c'era
il suo capo.
"INSOMMA, VUOI DECIDERTI O NO A PARTIRE, STUPIDO
ROTTAME!?!?"tuonò digrignando i denti.
In tutta risposta lo schermo si fece improvvisamente chiaro e le apparve sullo
schermo la mappa del suo mondo, contornata da bianche luci. Incredula si
risedette a bocca spalancata, portando la mano su uno dei tasti... Ci era riuscita.
CAPITOLO 8
OGGETTO DEL DESIDERIO
uel giorno il vento sembrava portargli novità ad ogni soffio.. L'aria che gli sferzava
la cute lo rendeva quasi euforico, senza un vero motivo. Eppure si
autocompiaceva parecchio di ciò, essendo ormai molti mesi caduto nell'apatia più
totale. Aveva come l'impressione che, in quel giorno, fosse successo qualcosa di
assolutamente importante, seppur ormai fosse volto al termine nel più normale dei
modi.
Come ogni sera, Vegeta si recò nell'enorme quanto spoglia sala da pranzo, ove il
tavolo pareva già imbandito delle migliori lecornie. Voleva mangiare così, solo, e
aveva addirittura predisposto che tutto fosse già lì al suo arrivo, per non doversi
subire spauriti camerieri al suo servizio.
Consumò in silenzio il suo banchetto, soffermandosi un po' più del solito sulle
cibarie, vista la strana sensazione che gli aveva pervaso la giornata. Non si
scompose mai, neppure al solito suono dei mugolii che provenivano dalle stanza
affianco...
Ishabal pretendeva ogni notte amanti diversi, con i quali organizzava i giochi più
perversi, che spesso finivano con la morte del suo accompagnatore. Ne aveva visti
molti entrare... mai nessuno uscire. Ed inoltre i loro occhi parevano... morti, vitrei.
Quella donna era fisicamente tutto ciò che un uomo poteva desiderare, ma la sua
malia era fonte di sventura, lui lo sapeva bene. Sebbene lei diverse volte lo avesse
tentato, non aveva mai ceduto alla sua seduzione... Era certo fatto di carne anche
lui, ma c'era qualcosa, come sempre, in quella creatura che lo attirava e
disgustava al tempo stesso.
Ben presto iniziò a capire che quella sorte di attrazione colpiva ogni essere vivente
di sesso maschile che incontrava sulla sua strada... Una sorta di paralizzante
incantesimo dal quale nessuno usciva. Tranne lui. E, sebbene il suo orgoglio gli
vietasse di pensarlo, aveva pur altri motivi per non cedere... Un mondo di ricordi e
di fiducia, che aveva perso ormai per sempre ma che lo aveva profondamente
segnato.
Un nuovo gemito, di più alto tono, gli fece lasciare il tacchino nel piatto d'argento
splendente: quella sgradita dimostrazione di sensualità lo infastidiva quando si
dedicava alle sue memorie. Optò quindi per pulirsi frettolosamente le punte delle
dita sul tovagliolo di lino lì accanto e si diresse verso il corridoio sbattendo la porta,
camminando spedito verso la sua stanza.
Ma dopo i primi metri fu costretto a fermarsi, seppur senza alcuna voglia.
"Vegeta..."proferì una voce poco distante, ancora rotta dall'affanno.
Si girò con immane lentezza, quasi a voler far capire alla sua interlocutrice quanto
poco gli importasse di vederla lì, in quell'istante.
"Non mi hai aspettato per la cena... non è educazione.."sorrise lei maligna,
appoggiata allo stipite dell'uscio della camera affianco, probabilmente richiamata
dalla brusca dipartita del saiyan.
"Avevi altro da fare. E non mi fotte di mangiare con te."rispose lapidario lui,
dandole una rapida occhiata. Si era appena presa la briga di coprirsi con una
vestaglia di tulle nero trasparente, che lasciava intravedere la totale assenza di
biancheria. Alla sola idea che ella potesse essere tanto disinibità, si creò una
smorfia che gli deformò per qualche istante le labbra... Strano, per un regnante del
suo calibro era normale che una donna fosse totalmente sottomessa. Ma erano
ormai anni che non trovava alcun piacere in quella sfaccettatura femminile.
"Oh, bè, comunque ho finito... Non ho ancora trovato qualcuno di abbastanza...
resistente..."rispose lei, circondandosi la vita con un braccio e portandosi alla
bocca l'altra mano, grondante di un vischioso liquido vermiglio.
Il principe dei saiyan fu preso dalla nausea a quella scena, si girò senza più
degnarla di uno sguardo nel buio del maniero, prima che la voce lo richiamasse.
"Domani non avrò bisogno dei tuoi servigi... sono a caccia... buonanotte"
"Io non sono al tuo servizio, chiaro?!"le gridò subito di rimando, con un movimento
rotatorio veloce del bacino.
Ma lei aveva già richiuso la porta e non la vide più...
Cosa avrà voluto dire con "caccia"? La risposta più ovvia fu quella della ricerca di
nuove prede "sessuali". Eppure anche quel giorno, in cui avevano messo a ferro e
fuoco un intero villaggio senza risparmiare nessuno, lei aveva scelto i suoi amanti
sotto ai suoi occhi... Perchè farsi tanti scrupoli ora? Senza un'adeguata risposta si
ritrovò davanti alla sua camera, dove sprofondò volentieri nel letto fissando il
soffitto, accavallando una gamba...
In fondo, che importava? Non era inutile il sapere per il suo fine... Ma ogni giorno
diventava meno paziente e fremeva dal desiderio di assaggiare di nuovo il potere.
"Quando sarà il momento, io ti porterò da lui... E verrà riscoperta in te la forza,
quella che brami con tanto ardore..."le aveva sussurrato lei il giorno in cui l'aveva
incontrata. Non seppe perchè le aveva creduto, ma probabilmente la disperazione
le aveva annebbiato i sensi...
Una settimana dopo esser fuggito dalla capsule corp. aveva sfogato giorno e notte
la sua frustrazione su tutto ciò che gli capitasse a tiro... ed il risultato fu una vera e
proprio deforestazione. Fu l'ottavo giorno, quando si rese conto di non esser
ancora stanco per via degli allenamenti del passato che lo avevano temprato, che
scoppiò a ridere in maniera folle... Non avrebbe trovato neppure nella stanchezza
un' alleata per riuscire ad addormentarsi e non pensare così a ciò che aveva
perso.
Fu proprio allora che incontrò lei, nel bel mezzo del nulla, l'unica speranza che le
restava.
"Vieni con me... riacquisterai la tua voglia di vendetta... E non penserai più"
Nessuna frase avrebbe potuto avere più impatto sull'orgoglioso principe in quel
momento. Ma, d'altronde, non aveva grandi alternative... Sebbene fosse
psicologicamente devastato, si fece immediatamente conoscere ed impose delle
severe regole: lui non doveva alcunchè alla sconosciuta, era stata lei a farsi avanti
senza avanzare pretese. Avrebbe, in caso, preso parte ad alcuni assalti per suo
puro piacere personale, senza però prendere alcun ordine.
Lei rise soddisfatta, e da allora era diventata la sua fastidiosa compagna di
distruzione, seppur non si possa chiamare "compagna" una persona che non sa
nulla dell'altro e alla quale non viene rivolta parola se non per insultare...
Lui non aveva mai chiesto il perchè di quelle smodate incursioni, lei non ne aveva
mai fatto parola. Ma lui non era solito confondere il disinteresse con l'idiozia...
Così, tutto sommato, si era fatto l'idea che stesse cercando "qualcosa". In un
primo tempo rimase all'erta, per capire se l'oggetto del suo desiderio fossero o
meno le sfere del drago... Ma nel loro viaggio si erano imbattuti addirittura in una di
esse ed ella non le aveva dato alcuna importanza. Per precauzione, però, il saiyan
preferì gettarla nel punto più profondo dell'oceano, dove nessun essere umano
avrebbe potuto ripescarla.
Qualunque altra cosa fosse, ne era certo, non gli riguardava... E decise di
rimandare al futuro le sue supposizioni.
CAPITOLO 9
SOGNO O SON DESTA?
Si trovava sdraiata in un ampio campo verde, accanto alle spighe di grano,
accopagnata dal frinire delle cicale. Con la punta della sua forcina per capelli stava
armeggiando sul suo walkman, che quel giorno sembrava fare i capricci... Aveva
sempre avuto il pallino dell'elettronica. D'un tratto, un urlo risvegliò il suo interesse,
più di quanto stesse facendo l'aggeggio nelle sue mani, che lascio scivolare a terra
senza pensarci due volte. I codini color del mare, sorretti da due fiocchi bianchi,
ondeggiarono al vento, al ritmo del fruscio delle spighe. Lo sguardo vispo della
bambina scrutò l'orizzone, cercando la fonte del rumore, ma per quanto si
sforzasse non scorgeva nulla.
"Bulma!"la richiamò la voce della madre, molto più in là, sotto un albero dove
aveva organizzato la merenda.
Ma ella non rispose, curiosa di scoprire cosa l'aveva distratta dal suo lavoro.
Mosse i primi passi titubante verso la marea color dell'oro, facendosi strada con le
mani... Avanzò lentamente fino ad esser completamente immersa, fino a quando la
sua statura fu completamente offuscata. Ed allora corse, sempre più veloce,
guidata dall'istinto, fino a quando il sole riprese a baciarla nella sua interezza,
ormai uscita da quella che a lei poteva sembrare una giungla più che un campo,
vista l'altezza.
Si coprì d'istinto gli occhi con una mano, come a mettersi una visiera ed
abbassando lo sguardo, in attesa che la luce non le stuzzicasse la vista. E fu allora
che scorse, sulle foglie d'erba, una vermiglia macchia scura...
Il suono della sveglia risuonò nei suoi timpani, fino a farla risvegliare bruscamente.
Non riuscì a mettere a fuoco le immagini che aveva appena vissuto in sogno,
sebbene la sensazione provata fosse piuttosto vivida... accantonò il tutto,
scendendo in cucina per una rapida colazione prima di tornare al suo laboratorio.
Non incrociò nessuno nella casa... aveva ormai l'abitudine di addormentarsi
talmente tardi e svegliarsi talmente presto che spesso per tutto il giorno vedeva
sua madre portarle un paio di sandwich.
Era qualche giorno invece che non vedeva Yamcha, probabilmente preso da
qualche procace nuova preda... La cosa non la infastidiva minimamente, ma non
poteva fare a meno di pensare che in fondo non sarebbe cambiato mai e che
seppur non avesse mai incontrato il suo personalissimo principe, non avrebbe
avuto alcun futuro con quel ragazzo. Le voleva bene, certo, e nell'ultimo periodo
era stato particolarmente preoccupato per la sua sorte... semplicemente non era il
tipo di uomo capace di restare fedele ad una donna, non lo sarebbe mai stato...
Strano a dirsi, invece, Vegeta era agli occhi dei più una creatura totalmente
imprevedibile e poco degna di fiducia... lei avrebbe messo invece la mano sul
fuoco sulla sua onestà in campo affettivo, sebbene lui non gliel'avrebbe mai
espressa a parole o con gesti troppo palesi.
Con la tazza ancora colma di caffè si sedette alla sua postazione, accendendo
l'interruttore della sua nuova creatura. Dopo qualche minuto di riscaldamento del
marchingegno, la mappa comparve di nuovo sullo schermo, colma di piccoli puntini
azzurrati. Bulma li squadrò con poco interesse, sapendo bene che sia la forza di
Vegeta sia quella di Goku eran ben al di sopra di quei miseri lumini, ma allo stesso
tempo conosceva bene le loro possibilità d'annullamento dell'aura... Il chè rendeva
la sua ricerca estremamente più difficile. Non aveva che da sperare che, se ancora
si ricordavano l'uno dell'altro, prima o poi si scontrassero... In questo modo li
avrebbe localizzati per certo. Oppure che, in un attimo di follia o di pericolo,
perdessero il controllo della loro forza, che si sarebbe mostrata così a lei.
Se, se, se... I suoi propositi avrebbero anche potuto rivelarsi vani. Non era una
stupida, aveva preso in considerazione questa possibilità. Ma ora come ora si
profilava anche come l'unica, perciò aveva deciso di correre il rischio.
Passò le ore immobile a fissare gli stessi punti, fino a quando i suoi occhi arrossati
non le imposero una pausa. Li stropicciò alzandosi dal sedile, quando per un
attimo rivide sè stessa, da bambina, fare la stessa azione... Si accigliò un attimo,
ripensando al perchè di quel lampo improvviso, e si fermò lì, al centro della stanza,
senza un vero perchè. Sforzò la sua memoria perchè riportasse in superficie
quell'attimo e riuscì infine a collegarlo al suo sogno notturno... ma era davvero solo
quello? Socchiuse gli occhi, conscia come al solito che se ci si fosse messa
d'impegno, sarebbe riuscita ad ottenere ciò che voleva, ma quando li riaprì seccata
dal non aver ancora ottenuto una risposta, non potè fare a meno di sgranarli.
Due luci accecanti si dipanavano di fronte a lei, quelle che aveva per così tanti
minuti bramato...
Una appariva nera e cupa, l'altra d'un giallo abbagliante, come quello della chioma
di chi assaggia il vero potere...
Dopo i primi momenti di totale assenza, con un innato sorriso beota stampato sulle
labbra, Bulma si lanciò in un urlo di gioia che ebbe perlomeno dell'incredibile.
Annotò su un fazzoletto di carta le coordinate, ancora tremante notantdo che, vista
la distanza, ci avrebbe messo come minimo una giornata intera in jet per
raggiungere il luogo designato.
Senza pensarci un attimo di più, salì in camera e infilò in uno zaino ciò che l'istinto
le suggeriva di scegliere, senza neppur davvero guardare cosa fosse più indicato.
Calzò le scarpe capicollandosi quasi davanti all'uscio, scordandosi di lasciare un
biglietto d'avviso ai suoi genitori, ai suoi amici, ma non un bacio sulla fronte di suo
figlio...
Se tutto fosse andato come nei piani, presto sarebbe tornata con suo padre,
sarebbero tornati come una famiglia... Niente bugie, quindi...
Rinchiuse in un angolo del suo cuore l'idea che potesse non essere l'aura giusta e
gettò il suo bagaglio sul jet appena fuoriuscito dalla capsula, senza guardarsi
indietro.
Per la prima volta da tanti anni, alla guida del velivolo, Bulma Briefs sorrideva di
nuovo. E meritava la felicità di quel sogno...
CAPITOLO 10
RIUNIONE
"Re Kaio! MI avete chiamato per ringraziarmi della mia vittoria, eh? Bè, ma non ce
n'era bisogno!"
Son Goku iniziò il proprio monologo in forma splendente, con il suo solito sorriso in
quel momento più raggiante del solito. Non diede tempo al suo interlocutore di
salutarlo, apparì dal nulla grazie alla sua dote di teletrasporto e gli si avvicinò
immediatamente battendogli una mano sulle spalle ridendo... Era vistosamente di
buon umore. E come non esserlo? L'ennesima minaccia per la Terra era stata
sventata... L'ultima, terribile, mutazione di Bu era scomparsa grazie all'attacco
combinato del suo potere assieme all'astuzia del principe dei saiyan: poteva
ritenersi più che soddisfatto.
Ma Re Kaio ebbe una reazione assai diversa da quella aspettata, si sistemò gli
occhiali sul naso a causa della brusca pacca ricevuta dall'amico e lo guardò
silenzioso per qualche istante.
"Devo parlarti, ragazzo...."
Goku non si scompose troppo per la calma mostratagli, ma si grattò la nuca con
aria imbambolata, continuando a sorridere.
"Mai una volta che mi inviti per una bella mangiata e basta! Ti sembra
giusto?"proferì prima di sedersi a terra incrociando le gambe lì sull'erba. Ma,
ancora una volta, non ricevette la reazione sperata e iniziò finalmente ad intuire
che qualcosa, in quel momento, non andava...
Il sommo gli aveva dato le spalle, quasi non riuscisse a trovare le parole, o non
volesse trovarle, e fu così lui infine a rompere quel silenzio che pareva agonia.
"...Qualcosa non va... avanti, tagliamo corto...", diede finalmente fiato alle corde il
saiyan, portando lo sguardo ora più che serio sulla figura. Incredibile lo sbalzo
caratteriale che quel ragazzo poteva avere!
"Non qui... non solo io devo informarti..."rispose pazientemente l'ometto
incamminandosi, sicuro che l'altro l'avrebbe seguito. Con un abile scatto di reni,
Son Goku poggio i palmi delle mani aperti a terra poggiandosi all'indietro e con
slancio si riportò in piedi, ricalcando i suoi passi. Non aprì bocca per tutto il tragitto,
ben breve a dire il vero, entrando nell'unica abitazione presente, trovandola per
altro abbastanza cambiata dalla sua ultima visita: un grosso tavolo era posizionato
al centro, contornato da diversi scanni, ognuno occupato da volti ben noti al
saiyan. Osservandoli, dopo un primo attimo di smarrimento, sorrise salutandoli
come se nulla fosse.
"Ehilà! Ma che bella riunione!"sdrammatizzò andando a prendere posto in maniera
scomposta su una buffa poltrona dopo aver agguantato una mela dal vassoio poco
lontano.
"Siamo lieti di rivederla, Son Goku... anche se speravamo ci fossero altre
occasioni"ricambiò un po' malinconicamente Kaio Shin, che nella sua nuova forma
post-potara sembrava un po'meno infantile.
"Bah, bando alle ciancie! Io vi avevo avvertito!"aggiunse il sommo, molto
spazientito.
"Si... si calmi, signore! Vedrete che si aggiusterà tutto!"aggiunse Dende,
chiaramente nel panico, utilizzando la gestualità delle mani per cercare di frenare
le ire del venerando.
"Nessuno mette in dubbio che tutto si metterà a posto... Il problema è il
metodo"aggiunse una voce profonda e cavernosa alle sue spalle, come
proveniente dall'unico angolo buio della stanza.
"Piccolo! Anche tu alla festa, eh? Caspita, voi namecciani avete il radar per queste
cose!"scoppiò a ridere Goku, non curante della palese aria tesa presente nella
stanza.
"Ragazzo..."iniziò quindi a prendere la parola Re kaio, non con pochi sforzi, dopo
aver preso posto".... abbiamo un problema.."
"Non avevo dubbi! Siete gente problematica, voi..."rispose subito aggrottando le
sopraciglia e recuperando una banana per sopperire al frutto ormai divorato.
"...un problema legato all'uso che abbiamo fatto delle sfere del drago..."continuò
Kaioshin, poggiando i gomiti sul mobile per fissare meglio i suoi occhi.
"Non dite che non vi avevo avvisato... Oh, sì!"continuava a sussurrare l'anziano,
come preso da un discorso tutto suo.
"Vedi... le sfere del drago sono state donate agli esseri umani come manna dal
cielo... nei primi secoli, la loro ricerca era ostacolata dalle avversità del pianeta...
Avversità che, ahimè, ormai sono quisquilie per voi... e per molti altri..."aggiunse il
giovane Kaio, incupensodi con il progredire del discorso.
"Esse sono diventate uno strumento indispensabile per la salvezza umana,
causando una profonda... "crepa", per così dire, con quelle che erano le intenzioni
iniziali... Negli ultimi anni, Shenron è stato evocato a cadenza più che regolare.... e
ciò non è normale..."gli fece eco il giovane namecciano, gli occhi profondamente
preoccupati.
"Uhm.... bè.... sì! E' vero, eheh... Ne sono quasi sempre stato l'artefice o almeno
spettatore..."rispose il saiyan senza scomporsi, sbucciando una seconda banana
per passarla a Bubble, che saltellava ai piedi della sua poltrona da quando aveva
iniziato a mangiarla.
"Lo sappiamo. Ed è questo il problema. Alla fine della vostra battaglia abbiamo
avvertito una grande forza negativa espandersi nel giro di pochi secondi.
Inizialmente non ne abbiamo compreso il motivo ma..."
"Ma è un DISASTRO! UNA CATASTROFE! E TUTTO PER VOI IMPIASTRI, CHE
NON DATE RETTA ALLA VECCHIA GENERAZIONE!"
Il discorso di Re Kaio fu interrotto dalle grida esasperata del sommo, che si era
alzato con foga in piedi sbattendo i pugni sul tavolo, provocando la fuga della
scimmietta.
"Le sfere accertono quando l'equilibrio viene infranto e risuonano fra loro!
Comunicano, diciamo!"aggiunse poi con il fiatone e gli occhi fuori dalle orbite,
mentre tutti si erano sistemati nel cantuccio più lontano della loro sedie e Goku
stava faticosamente rialzandosi dopo esser letterlamente volato all'indietro
capovolgendo la poltrona, per poter riprendere a parlare.
"Le sfere... chiaccherano?! Wow!"dichiarò una volta ricomposto. L'anziano a quella
risposta tremò come non sopportando l'ingenuità del ragazzo.
"Singore... significa che il potere di tutte le sfere è collegato... e che di
conseguenza attinge alla stessa forza. Come dire... Il principio che domina le sfere
della Terra è lo stesso che domina quelle di Namecc..."cercò quindi di spiegare
Dende "Ed esse... sono state troppo a lungo sfruttate... e stanno per
ribellarsi..."concluse infine.
Calò un singolare silenzio nella camera, che venne spezzato solo dal rientro di
Bubble, probabilmente tornata a reclamare altri viveri.
"Ehm... temo di non capire... Le sfere... mi picchieranno?!"
Il saiyan guardò perplesso il ragazzino, che sospirò arrendevole cedendo la parola
a re Kaio.
"No, Goku... significa che il potere negativo accumulato potrebbe manifestarsi in
molti modi... Abbiamo esaminato le possibilità... ed una di questa è che..."
"Tutti i desideri finora espressi vengano revocati"sibilò la voce di Piccolo, ancora
appoggiato al muro con le braccia conserte.
La reazione, solo allora, fu immediata. Il giovane balzò in piedi, il volto preoccupato
e teso...
"Non deve accadere! Se così fosse..."
"La terra sarebbe distrutta.... già"concluse Shin, poggiando ora la fronte sulle
nocche.
"Ma non può essere! Ci dev'essere un modo, no?! C'è sempre stato, l'abbiamo
sempre trovato!!!"
Ora Kakaroth sembrava davvero disperato ed esprimeva in quelle parole tutto
l'amore espresso nelle sue mille peripezie per quel pianeta che lo aveva accolto,
nel bene e nel male, come suo figlio.
"Potrebbe... esserci..."sentenziò infine Re Kaio, dopo qualche secondo di
riflessione, attirando su di sè il suo sguardo speranzoso "Avremmo qualche
speranza... se il mondo dimenticasse..."
CAPITOLO 11
IL RIMORSO DELL’INDECISIONE
"Re Kaio... Io... non so come dirvelo... ma dubito che saranno tutti tanto sbadati da
scordarsi ogni cosa..."sentenziò Goku dopo un paio di minuti di totale silenzio,
dopo aver sfoderato una delle espressioni più serie che avesse mai avuto. Ma,
nell'intendere la sua risposta, il diretto interessato perse letteralmente le staffe,
alzandosi da posto e sbattendo i pugni sul tavolo. Mentre gridava a quello zuccone
parole atte a fargli capire la sua enorme inettitudine, aprì talmente tanto la bocca
da causare una vera e propria pioggia di saliva, dal quale solo Piccolo si salvò
miracolosamente poichè fuori portata.
"Razza di idiota! Possibile che tu non connetta mai il cervello? E' ovvio che saremo
noi a provocare questa perdita di memoria!"
Il saiyan lo osservò per un breve istante, poi percosse il palmo della mano con il
pugno chiuso, gesto significante finalmente l'intesa delle sue parole.
"Oh, certo! Ne sapete sempre una più del diavolo!... Bè, non so se sia poi così
esatto... Re Enma lo sa?", disse grattandosi il mento con aria pensierosa, mentre
ormai tutti si erano arresi a quell'andazzo, ancora presi dal raccattare fazzolettini
per asciugarsi a causa dell'inaspettato sfogo di Kaio.
"Comunque... bè, ora che ci penso... dimenticarsi cosa?"si riprese infine, ponendo
finalmente una domanda sensata.
"E' nei nostri piani cancellare dalla memoria terrestre l'esistenza delle sfere del
drago. In questo modo aumenteremo la possibilità di non utilizzarle almeno per un
centinaio d'anni senza intervenire ancora nelle loro vite. Inoltre, l'equilibrio di
questa razza si basa su alcuni concetti molto semplici di sicurezza... Molte
persone, dopo gli ultimi avvenimenti, si sentono ormai minacciate...."continuò
tranquillo Kaioshin, per dare il tempo al suo "collega" di sbollire. "Insomma, gli
esseri umani si sentono più protetti quando sono sicuri di essere i padroni del loro
pianeta. Nessuna forma di vita extraterrestre, nessuna minaccia aldilà della loro
portata... Quest'annullamento della memoria goiverà in questo modo anche a loro,
pur avendo un'altra motivazione di fondo...", socchiuse gli occhi intrecciando le
dita.
"Oh, ora capisco... Bè, mi pare giusto... anche se... bè, mi spiacerà dimenticare le
sfere! E cosa ne sarà dei ricordi legati alla ricerca di esse? Avranno sorte di....
vuoti di memoria?"
"No, bè... ecco... creeremo nuovi ricordi appositamente per l'occasione... in modo
che si incastrino con la loro vita attuale, rimpiazzando i vecchi... però... però....
signor Goku..."Dende tese a sussurrare sempre più le sue parole, tanto che fu
difficile comprenderle interamente per chiunque si trovasse nella stanza.
"Tu non dimenticherai, Goku" affermò con sicurezza Piccolo, uscendo come suo
solito solo il tanto che bastava dall'ombra.
Il viso del ragazzo si illuminò d'allegria, mentre batteva le mani un paio di volte
sulle ginocchia, per palesare l'effetto della bella notizia.
"Dici davvero?! Bè, meglio così allora! D'altronde, se la Terra è in pericolo, non
svelerò di certo questo segreto!"sentenziò come dopo essersi tolto un peso dallo
stomaco.
"Non dimenticherai perchè saranno gli altri a dimenticare te", esclamò la voce
dell'anziano, senza alcuna ombra di pietà, "Tu sei una creatura aliena. E la tua vita
è stata legata indissolubilmente alla storia delle sfere. Ricordare te equivale a
ricordarsi di esse, poichè in ogni momento della tua vita ne hai avuto a che fare."
Nuovamente, nessuno proferì parola. Il saiyan parve comprendere d'un tratto il
destino che gli era stato programmato e a malapena provò a controbattere.
"Questo significa che..."
"Io, te e Vegeta non saremo più parte della vita di nessuno."lo prese in contropiede
Piccolo, senza sembrare particolarmente colpito da ciò... A differenza di Goku, egli
era riuscito a mantenere quel velo di distacco necessario per assorbire con meno
dolore l'impatto di quella decisione, seppur nel suo profondo probabilmente
conoscesse la tristezza causata dalla repentina separazione.
"Non potete farlo... E Gohan, Goten.... Trunks?!"chiese ansioso, preoccupato per
la sorte dei figli.
"Loro sono nati sul pianeta Terra.... e come tali sono riconosciuti come terrestri.
Anche per Piccolo varrebbe la stessa regola... Ma, a causa della sua fusione con
Dio, anche la sua esistenza sembra inscindibile dalle sfere",riprese il discorso il Re
Kaio, ormai calmatosi.
Kakaroth si trovò d'innanzi ormai alla decisione già presa, bastava la sua
approvazione... Il suo pensiero volò al principe della sua stirpe, tirato in ballo senza
alcuna colpa all'interno di quel micidiale meccanisimo. Sapeva che non l'avrebbe
presa bene... Come avrebbe potuto? Era certo per le sfere giunto fino a quel
pianeta, ma col tempo aveva dimostrato di aver iniziato ad apprezzarlo assai più
per i suoi caratteristici abitanti che per le possibilità di sviluppo. Forse aveva
davvero abusato del potere delle sfere... Ripercorrè velocemente con la memoria
ogni istante della sua vita e capì che il discorso appena fattogli era chiaramente
sensato. Sospirò quasi arrendevole, rimarcando così la sua natura pacifica.
"Capisco...."aggiunse solo, come segno di cedimento. Solo con il passare dei mesi
si pentì amaramente della sua arrendevolezza, di quella mancanza di forza che un
saiyan come lui avrebbe dovuto avere. Più volte si ritrovò a pensare che Vegeta
avrebbe agito in ben altro modo e che, probabilmente, avrebbe trovato una
scappatoia.
"Bene, allora la decisione è presa". Le parole del saggio tagliarono quasi l'aria, per
la durezza con cui furono enunciate.
"Quest'oggi stesso inizierò la danza che mi permetterà di purificare le loro menti
dal ricordo delle sfere e di tutto ciò che ne ha avuto a che fare. Domani scenderà
sull'intero globo una pioggia benefattrice che laverà via ogni residua memoria.
Così è deciso."continuò prima di alzarsi da tavola, incamminandosi leggermente
curvo fuori, con le mani dietro al schiena.
Il ragazzo non fece null'altro che osservarlo serio, nascondendo ogni rimorso che
ormai si faceva strada in lui. Mentre già nella mente studiava le parole da proferire
al suo più acerrimo e gradito nemico.
CAPITOLO 12
L’INIZIO DI UNA SOPRAVVIVENZA
Si sarebbe maledetto all'infinito per la risposta che gli stava dando, ma non
avrebbe potuto fare altrimenti... Il suo orgoglio lo guidava in quella direzione.
"Vai al diavolo, Kakaroth! Cosa pensi che me ne faccia della tua misera, pietà,
eh?! Non ho bisogno di nessuno!"
Il nervoso lo faceva tremare in una maniera impressionante, portandolo a stringere
i pugni sempre più forte, fino a farsi quasi male da solo. Ma il dolore lieve che
provavano i palmi delle sue mani era poca cosa, in confronto a ciò che il suo
eterno rivale gli aveva appena inferto.
"Vegeta... davvero, non c'era altra soluzione... Ma noi non dimenticheremo e ciò
significa che... bè, noi due non siamo costretti a troncare ogni rapporto, perciò
pensavo..."
"Rapporto? Quale rapporto?! Oh, certo, scusa... dimenticavo che, in un certo qual
modo, l'odio potrebbe esser considerato tale!"gli sorrise sprezzante il principe,
mascherando nel profondo la cupa tristezza che già si stava schiudendo nel suo
cuore. Dopo il terribile scontro con Majin Bu per poco non era cascato nel tranello
di quella sorta d'impostore... Colui che chiamavano Son Goku, considerato da tutti
la persona più affidabile e sensbile del mondo, attirava tutti nella sua rete d'inganni
con quello sguardo perso, quel modo di fare distratto... E nascondeva invece la
forza indomabile dei saiyan, quella forza che lui non era riuscito a governare
pienamente. Si era ormai quasi arreso all'evidenza, sforzato nel prestargli aiuto,
adattato a quello strano modo di essere quando... Lui era tornato, facendolo
piombare, per l'ennesima volta, in quello stato d'impotenza che tanto lo
indisponeva. Dei, lui era un regnante... UN REGNANTE!! E non era considerato
neppure per una cosa che tanto lo riguardava da vicino. La colpa era sua... quella
sua esistenza sconcertante... quella fitta che solo lui sapeva provocargli... quella
d'esser sempre un passo indietro a lui.
"MALEDIZIONE!!!" gridò una, due, dieci volta nella sua testa, incapace di invertire
ormai il corso degli eventi, conscio che tutto ciò che aveva conquistato sarebbe
finito nell'oblio, come il suo ricordo.
Ma Kakaroth era lì, con l'impudenza di chiedergli se, arrivati a questo punto,
avesse voluto dividere parte di quel tragitto solitario assieme a lui, con la scusa di
un allenamento perpetuo e duraturo, ben misera consolazione se paragonato a ciò
che con tanta meticolosità era riuscito a preservare.
"Sai anche tu... che questa è la cosa giusta"affermò serio e sicuro Goku di fronte a
lui, le braccia lasciate lungo i fianchi. Vegeta lesse quel gesto come un completo
disinteresse per il suo gigantesco sgarro... e perse inevitabilmente quel poco di
pazienza che possedeva, facendogli rilasciare la sua aura quel tanto che bastava
per distruggere ogni più piccolo ostacolo nella radura in cui si trovavano.
"Che tu sia maledetto... Bastardo! Ora ascoltami con attenzione... Non importa
quanti vorranno supportarti... Io ti ucciderò... Mi riprenderò da questa
merdosissima umiliazione togliendoti la vita e l'onore"disse indicandosi col pollice,
ormai preso dall'euforia del super saiyan che si era rivelato in lui, facendolo brillare
intensamente"Visto che rispetti le decisioni altrui senza opporti... rispetta la mia... e
aspettati di morire"concluse prima di spiccare un balzo che lo portò nell'aree, dove
schizzò alla velocità della luce verso una meta ignota.
Son Goku non potè fare a meno di rilassarsi dopo quella dipartita... era così
difficile parlare con lui, da sempre... ma questa volta era stato tutto reso più arduo
da un'unica sicurezza: Vegeta aveva ragione. Non si era opposto in alcun modo a
quel decreto così severo, che sapeva gli avrebbe distrutto l'esistenza. Che la
spiegazione fosse da ricercarsi nella sua voglia latente di fuggire da tutto e tutti e
ritrovare così quella gioia e quella spigliatezza che avevano fatto parte della sua
infanzia? Non sapeva rispondersi... e forse nemmeno lo desiderava.
Era ritornato sulla Terra conscio del fatto che la sua proposta sarebbe stata
rifiutata dall'altezzoso principe... tuttavia non era riuscito a fare a meno di esporla.
La sua domanda non era stata dettata dalla pietà, così come aveva decretato il
sangue blu della sua stirpe... ma dalla paura della solitudine. Per anni era rimasto
nell'aldilà, con la sola compagnia del Re Kaio, ma allora la situazione era ben
diversa. Sapeva, in cuor suo, che qualcuno sarebbe stato felice del suo ritorno,
anche se non avrebbe mai sperato di poter davvero tornare a vivere. Ora,
probabilmente, le faccie dei suoi cari sarebbero rimaste immutate nello scorgerlo
anche dopo diversi anni. Si incamminò verso casa a piedi, completamente perso
nei suoi pensieri, attraversando la foresta che lo divideva dall'abitazione. Solo delle
grida gioiose lo risvegliarono da quel torpore, e si ritrovò a sorridere intuendo
anche a chi dovessero appartenere.
"Ma dici sul serio, Trunks? Che bellezza! Ci saremo tutti!"
"Già! E pensa che begli scherzi possiamo fare! sarà meglio pensarci già da ora,
non pen... Buongiorno, signor Goku!"si corresse immediatamente il piccolo Trunks,
chiudendo con una mano la bocca di Goten, supponendo già che si sarebbe
tradito facendosi scappare qualche parola di troppo sulle loro vere intenzioni. Il
giovane Son, però, si divincolò in fretta, troppo eccitato per tacere.
"Papà, papà! Senti che bello!"si alzò il bambino correndo verso il padre, ormai
uscito dalla vegetazione"Domani sera alla capsule corp Bulma ha indetto una festa
in onore della nostra vittoria!"smanacciò entusiasta infine, tirandolo per una mano.
Il saiyan lo fissò a lungo, con uno sguardo quasi perso... Goten... Da quando era
nato, non aveva avuto modo di vederlo crescere, di farlo affezionare a sè stesso...
Ma il piccolo pareva già esserglisi così attaccato che per un momento il magone gli
impedì di parlare. Fu solo dopo un profondo respiro che gli rese il sorriso.
"Naturalmente ci andremo... Non dirlo a tua madre, ma lì si mangia meglio!"gli
strizzò l'occhio in segno d'intesa, mentre il ragazzino già saltellava verso Trunks,
con il quale improvvisò uno sgraziato girotondo di gioia.
"Goteeeeeeennnn! Viene subito a mettere a posto la tua roba!"giunse improvvisò
un grido di donna da dentro l'abitazione, frenando quell'entusiasmo.
"Subito mammaaaaaaaa!"sospirò il diretto interessato, mentre salutava
svogliatamente l'amico che già spiccava il volo incamminandosi verso casa. D'un
tratto, sull'uscio, si voltò verso la figura del padre, e con disarmante bontà lo colse
in contropiede.
"Sai... sono felice che tu sia tornato... A volte la mamma è proprio nervosa!"rise
lieve, prima di scomparire dentro l'abitazione.
Il vita del saiyan si bloccò in quell'istante... E la sua sopravvivenza iniziò la sera
successiva... quella in cui, quella maledetta pioggia, prese a scendere dal cielo...
CAPITOLO 13
INCONTRO
Quel giorno, per tutto il giorno, Vegeta non vide quella maledetta donna. L'aria si
faceva molto più respirabile senz'ella, seppur il saiyan non amasse particolarmente
il dolce far nulla... Era uscita per cacciare aveva detto, che cosa cacciasse lui lo
ignorava... E a volte l'ignoranza era un bene. Spesso si era infatti ritrovato a
pensare quanto fossero dannatamente fortunati gli umani, che avevano
dimenticato ogni cosa, ogni battaglia, ogni dolore... Lo avevano dimenticato. Ogni
volta che ci ripensava, lo coglieva un moto di stizza... Stupidi terrestri, come
avevano potuto cedere ad una semplice pioggia?! Sapeva bene che il suo
pensiero era quanto di più irragionevole potesse esistere, ma si convinceva del
fatto che lui, il principe della sua stirpe, non si sarebbe mai piegato a quel
sortilegio, così come era accaduto con babidy o con Ishabal stessa.
Nel cupo torpore di quegli anni, si era pur interrogato del motivo della sua
presenza al fianco di quella truce ed affascinante creatura. Certo non era un
bambino credulone, ma qualcosa gli diceva che al suo fianco avrebbe potuto
davvero acquistare un'inimmaginabile forza. Non sapeva a quale prezzo, ma poco
gli importava... Non aveva più nulla da perdere, ormai. Il suo intuito l'aveva guidato
più volte nella giusta direzione e pensava che anche questa volta non avrebbe
fatto eccezione.
Come ogni buon tattico che si rispetti, aveva a lungo osservato le tecniche
combattive della donna, trovandole sempre più seducenti di volta in volta... La sua
forza nasceva dal profondo, proprio come il suo odio per il rivale, e si manifestava
in un crescendo di oscurità che avvolgeva le anime altrui, facendole contorcere dal
dolore. Vedeva i volti delle vittime struggersi, lacerarsi e poi infiammarsi tra le grida
strazianti... il tutto senza battere un ciglio.
La profonda ferita che gli era stata inferta nell'orgoglio l'aveva nuovamente
anestetizzato nei confronti delle emozioni, e tutto ciò che vedeva era la vendetta
che un giorno, ne era sicuro, avrebbe consumato.
Forse, rimanendo accanto a quella fantomatica signora, avrebbe imparato a
governare la sua ira in modo da possedere un nuovo potere, più distruttivo e
tremendo. Non poteva chieder di meglio.
Come suo solito, passò la giornata a scrutare l'orizzonte da quel balcone che
ormai era la sua finestra sul mondo... Analizzava le auree più vicine come all'erta,
pronto a scattare al minimo attacco, e ripensava ai suoi amati propositi di
assassinio... Son Goku era il suo più carezzevole compagno in quelle occasioni. Vi
si concentrava per diverse ore, assaporando mentalmente il momento in cui
avrebbe potuto sopraffarlo, dando così sfogo al suo orgoglio ed alla sua
prepotenza. Sperava in qualche modo, così, di soffocare piano piano i ricordi
dolorosi che tormentavano già le sue nottate... Non gli avrebbe permesso di
aggiudicarsi anche quelle ore della sua giornata baciate dal sole. Se vi ci fosse
soffermato, avrebbe sentito prepotente il rimorso per le morti a cui aveva fatto da
spettatore impassibile. Avrebbe dovuto esserci ormai avvezzo, ma il rammentarsi
della sua precedente svolta lo rendeva più cedevole... Vegeta, il Vegeta che era
nato dopo il Cell Game, non avrebbe più avuto motivo di farlo. Vegeta, il Vegeta
che aveva salvato il pianeta, non avrebbe fatto strage di innocenti dopo averli
salvati da una morte ignobile. Ma Vegeta... quel Vegeta disconosciuto da quel
popolo ingrato e dai suoi Dei... Oh, sì, lui lo avrebbe fatto... E di ciò si faceva forte,
parandosi dietro all'invisibile scudo della ragione che pensava di avere.
Da quella fantomatica festa, non aveva poi avuto più occasioni di
incontrarsi/scontrarsi con l'odioso rivale, ma neppure l'aveva cercato... Certo,
l'aura di Kakaroth non era certo poco degna di nota... Ma lui era capace a
camuffarla. Tuttavia, il principe era sicuro del fatto che egli non si trovasse sul
pianeta, non avendola mai neppure avvertita. Era infatti improbabile che, un
saiyan, rimanesse inattivo per cinque lunghi anni senza sentire il minimo bisogno
di testare le sue capacità.
Scese sicuro dalla balaustra poggiando i piedi a terra e, mantenendo sempre il
solito vacuo sguardo, si diresse verso l'interno, superando la sua stanza senza
troppi preamboli. Ascoltò silenzioso il rumore dei suoi passi sul marmo del
corridoio, uno dopo l'altro, uniche note di vita in quell'atmosfera tanto tetra, fino a
quando si ritrovò innanzi alla porta della sala da pranzo: il legno scrostato doveva
esser una volta dipinto con i più svariati colori, sebbene al momento il grigiore che
lo inondava rendesse assai arduo il compito all'immaginazione. vegeta spinse a
fondo la maniglia, facendosi strada nella grande camera. Il tavolo era già
apparecchiato con ogni ben di dio ed i calici erano già stati riempiti di un profumato
vino, mentre il tramonto del sole si specchiava sul vassoio argenteo sistemato nel
centro.
Con suo grande stupore, il saiyan si accorse che la donna era già tornata e, cosa
ancora più strana, era già accorsa a cenare. Perplesso si fermò a capo della
tavolata, appoggiando le mani sullo scanno, fissandola. Per la prima volta, scorse
sul viso di Ishabal un'espressione quasi umana che lo fece sussultare, mentr'ella
gli rivolse un pacato sorrise.
"Eccoti dunque, mio principe."esordì lei, mostrandogli la sedia dove avrebbe
dovuto accomodarsi con un cenno della mano.
"Hai usato un termine di troppo. Mio."rispose lui accettando l'invito ma sedendosi
scompostamente accavallando una gamba e poggiando il gomito allo schienale.
La donna non si scompose, tenendo il calice tra le dita facendolo ondeggiare lieve
creando un moto ondoso del liquido cremisi, e si chiuse stranamente nel silenzio a
cui era invece solitamente avvezzo l'alieno.
"Bè? Durante la caccia, qualche bestia feroce ti ha finalmente mangiato la
lingua?"esclamò infine disorientato lui... L'aveva sempre spazientito, con la sua
incredibile misteriosità... ma ora quei muti sguardi lo infastidivano ancora di più di
quanto non facessero le parole.
"Oh, no... Non sarebbe potuta andare meglio"sorrise di nuovo sorniona lei, con
un'insolita calma. Poi fu di nuovo il silenzio, che calò come un macigno sulla testa
del saiyan... Che cosa aveva voluto dire? Aveva infine ritrovato ciò che stava
cercando?
"Domani partiremo... Ormai sei pronto. Conoscerai lui. Ed allora non conoscerai
più il rimpianto."concluse lei d'un tratto, senza dar tempo di controbattere. Con
grazia si alzò dal posto dopo aver terminato il nettare e poggiato il calice e mesta
uscì dalla sala, lasciandolo con molti dubbi insoluti.
Era dunque giunto il momento... Il momento tanto agoniato... Eppure, cos'era
quell'insopportabile sensazione? Rimorso, forse? Scacciò infastidito quel pensiero
dalla sua mente, rialzandosi di scatto dando uno spintone alla poltrona, che cadde
all'indietro rumorosamente. Nel tempo di quel breve dialogo, il buio aveva preso il
posto dell'oscurità, ed ora la luna stava pian piano sorgendo prendendo il posto del
luminoso astro. Per un attimo gli tornò in mente l'immagine della sua donna, quella
maledetta notte in cui avevano discusso, illuminata dalla sua luce sul balcone di
casa sua. Con passo posato si avvicinò alla ringhiera del lunghissimo balcone che,
da quella stanza, comunicava con molte delle altre. Un rumore ruppe la quiete, un
lungo basso sibilo che tanto avrebbe ricordato una sirena.
Vegeta alzò lo sguardo verso l'alta torre scura che troneggiava sulle altre, dalla
quale sembrava provenire il segnale, ma quando le sue iridi si riabbassarono, il
suo cuore smise di battere per qualche interminabile secondo.
Come nella visione poc'anzi avuta, Bulma si trovava lì, poco distante da lui,
immobile e sconcertata, sfavillante nella sua stanca bellezza.
Mai il saiyan aveva avuto un'esperienza tanto realistica utilizzando il ricordo e ne
restò immensamente stupito quando... si accorse che l'abito di quell'immagine non
era quello della notte appena ricordata. La donna era avvolta in un cupo mantello
scuro provvisto di cappuccio, che era però scivolato dolcemente sulle sue spalle.
Neppure l'acconciatura era quella che lui rammentava... I capelli color del cielo
erano più lunghi e meno ugualizzati, seppur le incorniciassero perfettamente i
lineamenti.
Per qualche istante che parve eterno, il principe restò immobile, come per paura
che quel riflesso scomparisse. Ma fu proprio esso ad avvicinarsi, improvvisamente
quanto con lentezza, mentre lo sguardo le si velava di tristezza.
Con un gesto carico di dolcezza, la ragazza scostò una mano da sotto il pesante
tabarro, aprendola ed avvicinandola al volto di lui, come per esprimere una
carezza che però non riuscì a nascere.
"Vegeta... Come... come ti sei ridotto..."sussurrò appena.
L'uomo non riuscì a capacitarsi di ciò che gli stava accadendo... Non era
possibile... Era infine impazzito... E poi lei lo aveva chiamato per nome... Non
aveva forse dimenticato ogni cosa?
"E' di là! Prendetela!"gridarono delle voci dall'estremità della balconata, mentre già
si intravedevano delle ombre in arrivo.
Bulma non ebbe tempo di dire null'altro. Lo osservò ancora, carica di sofferenza,
come a voler dire molt'altro... ma fuggì, serrando nuovamente le labbra,
scomparendo nelle tenebre ove si diressero a perdifiato le sentinelle che l'avevano
trovata....
CAPITOLO 14
IL VILLAGGIO DI ASHE
I suoi morbidi capelli ondeggiavano al vento, d'un tratto alzatosi, mentre i suoi
occhi di bambina erano ancora puntati su quelle curiose macchie cremisi sul
terreno... Non ebbe tempo di chinarsi per constatarne l' origine, quando il cielo si
fece via via più scuro, fino a far scendere la notte. La voce di sua madre si fece
ancora più incalzante mentre la chiamava impaurita, ma lei non l'ascoltava più...
La vegetazione del bosco innanzi a lei non le permetteva la piena vista sul cielo,
ma quel fenomeno aveva inghiottito la sua cupidigia nei confronti della
conoscenza. Accennò uno dopo l'altro dei passi che ricalcarono perfattamente la
scia carminea sul suolo, mentre veniva così condotta nel folto della piccola foresta.
Non esisteva più null'altro ai suoi occhi... Nè la sua famiglia, nè il walkman da
riparare, ne' i libri che aveva già imparato a leggere... Tutto ciò che voleva era
sapere cosa si trovava all'origine di quell'affascinante mistero.
Per essere una bambina che andava all'asilo aveva già dimostrato di avere grandi
doti intellettive. Ricordò così che effettivamente il fenomeno avrebbe potuto essere
riconducibile ad un'eclissi, ma accantonò quell'ipotesi: suo padre gliene avrebbe
sicuramente parlato e avrebbe preparato ogni tipo di attrezzatura per poterle far
godere appieno di quella sovrapposizione.
I suoi piedi continuarono ad avvicendarsi, mentre i suoi sensi si acutizzavano
sempre di più, ormai al loro limite. E fu allora che il suo udito le segnalò la
presenza di qualcuno. La voce che impercettibilmente udiva era alterata...
probabilmente da un'emozione troppo forte per poter esser retta da un cuore
umano. Il suo intuito femminile le rivelò un leggero velo di amarezza e tristezza,
seppur non distinguesse le parole nè riuscisse ancora a scorgere la figura.
Ma non avrebbe aspettato poi molto per incontrarla...
Quando scostò l'ennesimo cespuglio che le intralciava la strada, i suoi occhi
trovarono la fonte della sua curiosità: un uomo si trovava inginocchiato a terra, i
suoi abiti laceri erano imbevuti di quello che finalmente intuì fosse sangue, mentre
le sue pupille erano puntate verso l'alto, cariche di un odio che lei non intuì però
come pericoloso nei suoi confronti. Dalla sua bocca uscivano parole colme di
strazio ed astio, ma lei si limtò ad ascoltarne la modulazione senza soffermarsi sul
significato, come spesso sono avvezzi fare i bambini. Agli occhi di chiunque,
l'uomo sarebbe apparso come il più atroce serial killer. Ai suoi, quelli di
un'innocente, la pena era troppa per poter giudicare. Spostò le iridi oltremare nella
traiettoria dello sguardo dello sconosciuto e rimase paralizzata ad una vista tanto
possente, che durò qualche frammento di secondo: un enorme drago era sospeso
nell'aria, e parve dire qualche parola prima di scomparire nel nulla, come per
incanto.
Per Bulma, quello fu il colpo di grazia: mai aveva sognato di poter assistere ad un
simile spettacolo! Che quell'uomo fosse stato attaccato da quella creatura? Non
fece in tempo a finir di formulare nella mente quella domanda, che l'oggetto del
suo interesse si piegò con il capo verso la terra, facendo tremare appena le spalle.
Qualche istante dopo, con uno scatto, rialzò il collo mentre esplodeva in una risata
che eccheggiò nell'aria, mentre a poco a poco la luce riprendeva il suo dominio sul
buio calato improvvisamente.
La bambina fece un passo avanti, appoggiandosi al tronco di un albero, per nulla
intimorita. Quelle risa ben presto si tramutarono in singhiozzi, l'umido delle lacrime
bagnava il viso dello sconosciuto ed allora la tristezza fu troppa...
"Signore... sta bene?"bisbigliò appena, intimidita, mentre rapido l'uomo si voltava
sbigottito verso di lei, trovandola con lo sguardo.
Bulma era sì molto istruita... ma non abbastanza ancora da capire, a 4 anni, che
tutto il sangue su quel corpo non poteva esser suo... altrimenti l'individuo sarebbe
già stato morto...
-BI BIP- BI BIP- BI BIPIl suono del pilota automatico la risvegliò prepotentemente da quell'incubo, che
aveva come sempre qualcosa di troppo reale... Si ritrovò a pensare spaurita che
avrebbe potuto continuare a sognarlo ancora, visto il precedente... Ma accantonò
quel fastidioso pensiero, concentrandosi sul da farsi.
-ZONA SOTTOSTANTE: VILLAGGIO DI ASHE. RICERCA DI ZONA PER
ATTERRAGGIO... RIUSCITA. ALLACCIARSI LE CINTURE-proclamò la voce
metallica del suo jet. Ubbidiente seguì le istruzioni della macchina, mentre
velocemente si dimenticava di quel sogno e riprendeva a sperare, come ormai
troppo tempo a quella parte. Quel giorno avrebbe potuto segnare una svolta... O la
più grande delusione della sua vita. Attese irrequieta il completo atterraggio del
velivolo per aprire la piccola cupola in vetro che la sovrastava e per un attimo
quasi si dimenticò di chiudere il suo mezzo nella capsula, tanta era la foga della
sua ricerca.
Estrasse dallo zaino un oggetto piuttosto familiare: uno scouter. Da quando Radish
ne aveva portato uno sulla Terra, lei lo aveva studiato per la sua solita
propensione alla scienza e, nonostante i suoi amici avessero imparato a farne a
meno e lei lo avesse richiuso nel fondo di un cassetto, ora le poteva essere utile.
Lo appoggiò all'orecchio, accendendolo tramite il piccolo tasto laterale, attendendo
che le informazioni comparissero alla sua vista. Con enorme felicità apprese che
due grandi potenze erano poco distanti, tanto da non far caso ai boati che
prendevano vita proprio da quella direzione...
Riafferrò lo zaino che aveva poggiato a terra e si gettò in una corsa folle verso il
villaggio, dalle mura diroccate.... così come ogni casa al suo interno. Sebbene
Bulma non vi facesse caso a causa dell'entusiasmo, ben presto si dovette fermare
e constatare l'evidenza: un'esplosione era avvenuta così vicino da far saltare in
aria la casa appena superata, mentre si levavano in aria grida disperate che
chiedevano aiuto. Un bambino, disperato, rovistava tra le macerie da dove esse
provenivano. La donna si bloccò, come paralizzata dal terrore... Dove... dove si era
cacciata? Velocemente si sfilò lo scouter ed accorse verso il ragazzino,
inginocchiandosi alla base di quella montagna di mattoni.
"Aiutami! Aiutami! Mia mamma e mia sorella...!"gridava tra le lacrime il ragazzino,
attaccandosi alla manica della sua giacca di jeans.
"Sta tranquillo... In due riusciremo a liberarli"cercò di sembrare rassicurante lei,
sebbene avesse ora una paura del diavolo... tutti quegli anni di ricerca... per finire
schiacciata nel bel mezzo di una guerra che non conosceva neppure? Frenò per
qualche istante il suo istinto di fuga, cercando con immane sforzo di scostare le
macerie.
"Guarda, guarda... due straccioni che cercano di salvare altri straccioni... patetico,
no?"sussurò ferina una voce alle loro spalle, facendo girare entrambi di scatto.
Una donna bellissima si trovava dietro di loro, vestita di nero come pece erano i
suoi occhi. Il suo sguardo emanava una freddezza tale che Bulma si ritrovò
colpita... Neppure il suo adorato principe aveva mai avuto una tale mancanza di
sentimenti... In lui coesistevano odio, ferocia, voglia di rivalsa fin dall'inizio... Ma
costei, invece, sembrava estranea a qualsiasi tipo di emozione... e quella
sensazione era ancora peggiore.
"Non affaticatevi... andrete tutti a finire nello stesso posto..."riprese poi appena in
un sibilo, mentre una sfera oscura si creò sul palmo della sua mano, mentre li
fissava.
-E' la fine... non sono stata in grado di... perdonami, Trunks... Non ho neppure
saputo essere una brava madre...-chiuse gli occhi infine, arresasi ad un nemico
sconosciuto ma che lei riconosceva già come letale. Ma, con sorpresa, il colpo non
arrivò mai. Quando ritrovò il coraggio di riaprirli, la donna mostrava finalmente
un'espressione di sbigottimento sul suo volto.
"Ma tu... tu sei..." ,le sue labbra tremavano appena, mentre si aprivano.
Bulma si guardò intorno, poi con sbigottimento si indicò con un dito...
"D... dici a me?"trovò il coraggio di pronunciare.
La creatura si voltò, spiccando un balzo che le fece raggiungere un tetto dal quale
prese la sua fuga.
L'umana restò di stucco, fissando ancora con aria intontita il punto in cui, pochi
istanti prima, si era formata la sfera che avrebbe potuto toglierle la vita. Solo il
suono dei singhiozzi la riportò alla realtà, facendole abbassare lo sguardo sul
bambino affianco a lei. Calmato il tumulto del suo cuore, sollevò la mano
posandogliela sul capo.
"Coraggio, piccolo... diamoci da fare"proclamò prima di rimboccarsi le maniche...
CAPITOLO 15
L’ARCANO RIVELATO
Con le ultime forze rimastele, spinse una pietra tanto da farla rotolare via. I corpi
che si presentavano ai suoi occhi erano vistosamente sanguinanti e feriti, ma il
petto si alzava ed abbassava regolarmente seppur debolmente. Il ragazzetto si
precipitò preoccupato su di loro, tremante ed impaurito. Bulma, per qualche lungo
istante, non seppe che fare. Osservò sporca e confusa lo scenario apocalittico che
le si presentava: non era certo la prima volta che rischiava la vita, ma era una
sensazione a cui non si riusciva mai ad abituare... la paura che tutto potesse finire
in un istante era devastante... ragione di più ora, che desiderava ardentemente
che le sue ricerche dessero esito positivo.
Si osservò le mani tagliate, ripensando agli attimi della sua vita in cui, giovane,
quasi sveniva se gli si spezzava un'unghia. Forse per questo si era attorniata di
così tanti valorosi guerrieri... ed, inconsciamente, era stata contagiata dal loro
coraggio. O semplicemente aveva ritrovato quello stesso coraggio che aveva
dimostrato da bambina, quando non ascoltando i richiami della madre, aveva
attraversato il campio di stoppie per andare incontro a quell'uomo sul ciglio della
morte...
-Hei... un momento! Ma che sto pensando?! Quello era solo uno stupido
sogno!!!...-si ritrovò a contraddirsi mentalmente, quasi shockata dalla facilità con
cui quel ricordo le era venuto alla mente... Ricordo?!
Si sedette poco distante, nel bel mezzo della strada, tra la polvere e le macerie, in
balia della marea di dubbi che la stava travolgendo. Che... che non fosse solo un
sogno? Ma no, che stupidaggini... perchè avrebbe dovuto venirgli in mente proprio
ora... Passava gran parte del suo tempo a ripensare ai momenti passati con il suo
compagno... Non aveva alcun senso...
"....ina..."avvertì la sua mente, troppo presa dalle supposizioni.
"... rina!"venne scossa nuovamente.
"Signorina!"riconobbe finalmente... aprì gli occhi, incrociando quelli di un anziano
ometto che le stava scrollando le spalle per farla riprendere... per qualche lungo
minuto si era estraneata così a fondo da dover sembrare pazza.
"S-sì"tentennò un attimo, riprendendosi appena.
"Oh, meno male... Stiamo portando i suoi amici alla chiesa, assieme agli altri
sopravvissuti. L'edificio è ancora in piedi... Venga con noi, suo figlio ha bisogno di
lei..."
La ragazza l'osservò muta per qualche istante, senza comprendere pienamente le
parole del vecchio. Poi sentì una lieve stretta sulla sua giacca e ebbe finalmente la
tentazione di constatare chi fosse: il ragazzino da poco aiutato si aggrappava a lei
ancora traumatizzato, tremando come una foglia mentre osservava i corpi dei
compaesani trasportati con le barelle. Un moto di pietà la colse prima che potesse
rispondere che il bambino non era suo figlio, immaginando il proprio al suo posto.
Gli posò un'amorevole carezza sulla nuca, annuendo infine allo sconosciuto.
"Sì... verrò..."affermò con voce rotta, afferrando la mano dell'innocente e
conducendolo con lei.
Nel breve tragitto che percorse, intravide la disperazione in ogni angolo, in ogni
rudere, in ogni volto... Si ritrovò improvvisamente triste nell'aver pensato che la
sua situazione fosse la peggiore in assoluto, pentendosi amaramente dell'aver
trascurato così a lungo il figlio... In quell'attimo in cui la vita le era sembrata volta al
termine, il suo pensiero si era proprio posato sul suo stesso sangue, vittima come
lei di quello che a tutti gli effetti le era sembrato un maleficio... Che qualcuno fosse
così invidioso della sua felicità? Spesso si era trovata a porsi quella domanda...
All'orizzonte apparve a breve un grosso edificio piuttosto malconcio ma ancora in
piedi... Le mura parevano solide e contrastavano con la rozzezza delle abitazioni
circostanti.
"La nostra santa sede fin dai tempi delle guerre era un luogo di riparo per i suoi
abitanti... Fortunatamente lo è ancora oggi, con la sua struttura
possente..."tossicchiò l'anziano innanzi a lei, aiutato da un bastone. Gli uomini
rimasti illesi con solerzia trasportavano le lettighe dei feriti, che sembravano non
finire mai: quando varcò il grosso portone, un enorme tappeto di persone si prestò
al suo sguardo. Intontita, si sedette sulla prima panca libera, ascoltando i pianti e
le urla disperate che si levavano e facevano eco.
L'uomo che l'aveva condotta fino a lì si fece strada in mezzo alla folla, fino a
raggiungere l'altare presso il quale si fermò e, raccolta l'attenzione generale, si
schiarì la voce.
"Amici... la sventura ci ha colto. Questo secondo giorno di terrore è per noi tutti
fonte di tristezza. Ma non disperate... siamo ancora vivi e possiamo ricostruirci un
avvenire. Rendiamo grazie e..."
"Piantala, nonno!"sbottò una voce più infantile, ma tremante per la collera"Non
abbiamo proprio nulla di cui ringraziare! Le nostre case non esistono e molti di noi
hanno subito perdite negli affetti... E' il momento di ribellarsi!"
Un giovane di una quindicina di anni aveva salito i primi gradini verso l'altare
stesso, stringendo un pugno.
"La megera e quel perfido uomo devono pagare con la vita!"
Grida di assenso si levarono a quell'affermazione. Bulma si ritrovò a pensare che,
ancora una volta, aveva sbagliato traccia... Non era certo il suo uomo ad aver
combinato quello sfacelo, erano anni che ormai ci avrebbe messo la mano sul
fuoco. Eppure i suoi sensi rimasero all'erta, pronti a scattare, sebbene non
sapesse spiegarsi il perchè.
"Sen, sei giovane e ti capisco... ma la loro forza..."
"No! Sono stufo di vedere gente che muore! Di sentirmi dire che sono troppo
piccolo! Se domani torneranno, noi agiremo!"
Altri uomini sembrarono approvare quell'idea. Nello schiamazzo generale, la
donna scivolò sfinita sul legno della panca, appoggiandovi la testa... il sonno la
colse prima che potesse rendersi conto che la cose migliore sarebbe stata quella
di scappar via da quel luogo...
Lo sguardo che la stava fissando l'aveva colpita ed amareggiata... sì, non si era
sbagliata... quell'uomo stava soffrendo. Sebbene nel momento in cui s'accorse di
non esser solo le avesse fatto dono di un'espressione colma d'ira, la bambina non
si era scomposta affatto, compiendo nuovamente un passo avanti.
"Non avvicinarti!"sbottò lui, quasi ne avesse paura. I suoi occhi limpidi ed azzurri
svettavano in contrasto con i lunghi capelli neri. Era così bello... e così disperato.
"Non avvicinarti!" ripetè "Ti ucciderò se lo farai!"aggiunse mentre le lacrime
sembravano frenate da quell'improvviso incontro.
Bulma si ritrovò spiazzata... perchè la voleva aggredire? Lei voleva aiutarlo... con
tutta la semplicità di cui era capace, si abbassò lì sul posto e colse un fiore che era
entrato casualmente nella sua visuale. L'uomo la fissava, attento ad ogni sua
mossa, pronto a scattare come una bestia. Ma lei contituò risoluta nel suo intento..
riprese lentamente a camminare fino a giungergli vicino. Lo sconosciuto era
visibilmente sconcertato da tanta forza e si ritrovò infine ad aprire la bocca dalla
sopresa. Una piccola mano le si era parata davanti, recando una margherita.
"Tieni, signore... Non essere triste... Vedrai che le ferite guariranno..."sussurrò con
voce angelica la piccola, fissandolo con dolcezza e comprensione negli occhi.
Lui aveva perso ogni mordente... ogni furore... sospirò sorridendo qualche istante
prima di prendere quel dono.
"Se fossero... se fossero stati come te... ora non sarei così..."ansimò, guardando
verso terra. Poi spostò nuovamente l'attenzione su di lei.
"Come ti chiami?"
"Bulma! E ho 4 anni! E so già leggere!"si inorgoglì lei, tirando il petto in fuori.
L'uomo le regalò il più bello dei suoi sorrisi, che quasi la fece arrossire.
"Bulma... ci incontreremo ancora, sai? Fino ad allora... promettimi che non
dimenticherai..."le disse poggiandogli una mano sulla testa. Per qualche istante,
questa si illuminò, ma la bambina non sembrò farci caso, troppo presa dallo
sguardo magnetico dell'uomo.
"BUUUUUULLLMAAAAAA!"sentì l'eco di una voce farsi sempre più vicino.
Scocciata, sbuffò cercando di dare una spiegazione.
"E' mia madre... mi crede ancora una bambina..."annunciò con aria da donna di
mondo.
"Va da lei..."sussurrò l'uomo, distraendo lo sguardo.
La piccola annuì, obbediente, voltandosi correndo verso il campo dal quale era
venuta. Quando si girò nuovamente per salutarlo un'ultima volta, l'uomo era già
sparito... Ma il suo ricordo era ben impresso nella sua mente....
Ansante, Bulma si svegliò di colpo dolorante per la scomoda posizione. Che... che
ciò che aveva sognato si fosse veramente realizzato? Questo avrebbe spiegato
molte cose... Tentennante, prese il cellulare satellitare dalla tasca e sortì
dall'edificio per non svegliare nessuno... Era appena l'alba. Compose
frettolosamente il numero di casa e fece squillare a lungo, fino a che qualcuno non
prese la cornetta dall'altra parte.
"Pronto?"rispose una voce. "Papà! Papà, sei tu?"
"Oh, tesoro, ciao! Sei andata in vacanza? Torni a cena? Tua madre ieri ha dovuto
buttare le carote e sai quanto poi faccia la paternale su..."
"Papà, per favore, non ho tempo!"troncò decisa il discorso, portandosi una mano
sulla fronte "Ho bisogno di un'informazione... ti prego, cerca di ricordare... ecco...
una cosa di quando ero bambina..."
"Uhm... forse avresti dovuto chiedere a tua madre, sai quante volte ha sfogliato il
tuo album di foto..."rispose perplesso l'uomo.
"No, per carità! Mi terrebbe ore al telefono per una cosa... Senti... ecco... quando
avevo più o meno... che so... 4 anni... siamo andati a fare un pick nic... e c'è stato
un fenomeno simile ad un'eclissi?"
"Cribbio, Bulma, certo che sì! Ho studiato per mesi quell'accadimento senza
ottenere buoni risultati!"annunciò finalmente il padre, colto nel vivo dell'interesse.
"Ah, ecco... e... ehm... io ho fatto qualcosa di strano?"aggiunse infine con aria di
nulla.
"Strano, direi di no... semplicemente sei sfuggita al controllo di tua madre correndo
come una pazza nei campi! Per la prima volta l'ho vista quasi preoccupata sai...
ecco perchè lo ricordo!"
La donna sospirò rassegnata, lasciando scivolare lungo il fianco il braccio libero.
"Un'ultima cosa.. e poi puoi tornare al tuo lavoro..."
"Dimmi tutto, cara"rispose dopo aver dato un tiro di sigaretta il padre.
"A quel periodo... risale il mio interesse per qualche strana creatura...?"
"uhmm..."sentì a lungo il rimuginare del genitore"Bè, hai iniziato a chiedere che ti
comprassimo più libri di genere fantastico... Sai, quelle cose da bambini... fate, elfi,
draghi, eccetera..."
Il cuore di Bulma fece una capriola, mentre socchiuse gli occhi trattenendo le
emozioni.
"Ho capito papà... grazie... Solo una cosa.... Dì a Trunks che gli voglio bene... E
che presto la sua mamma sarà... diciamo... "guarita"..."
"Eh? Che vuoi dir"-TICDopo aver premuto il dito sul tasto di spegnimento, si concentrò infine su ciò che
aveva appena scoperto... Era dunque questo il motivo della sua mancate
dimenticanza? Il desiderio di uno sconosciuto di decine di anni prima?
Si volto perplessa per ritornare al coperto, quando le sue gambe le imposero di
bloccarsi quando i suoi occhi incontrarono una figura tristemente nota accanto allo
stipite della porta.
"Guarda, guarda... La caccia non è più divertente come una volta... si riesce subito
a trovare ciò che si cerca..."pronunziò divertita Ishabal, fissandola intensamente...
CAPITOLO 16
CONFESSIONI DA UNA NEMICA
Indietreggiò sorpresa ed atterrita davanti a quella visione... No, non è possibile...
come poteva avere tanta sfortuna? Il fato le era decisamente avverso... avrebbe
dovuto, com'era nei suoi piani, andarsene subito dopo aver capito che nulla di quel
luogo avrebbe potuto riportarla tra le braccia amate.
"Cosa c'è, bambolina? Il gatto ti ha mangiato la lingua?"sibilò l'altra in tono di sfida,
mentre con eleganza moveva il primo passo in sua direzione "Sarebbe un
peccato... è così utile in tante situazioni..."aggiunse in tono malizioso,
giocherellando con la collana che portava al collo.
"V... vattene! Non hai già provocato abbastanza distruzione?"indietreggiò ancora
l'azzurra, la cui paura poteva esser letta negli occhi.
"Uhm... a dire il vero... No! Anche perchè è opera mia solo per metà... sai, non
amo prendermi tutti i meriti!"sorrise la sconosciuta con fare di nulla, quasi stesse
parlando di un lavoro a maglia.
Bulma si ritrovò, per l'ennesima volta, inerme... In quei lunghi anni aveva imparato
quanto fosse frustrante non poter decidere il proprio destino, non poter evitare che
accadesse... Aveva finalmente compreso lo stato d'animo del principe, in continuo
sforzo per migliorarsi, per migliorare le sue capacità. Lei, invece, più che togliere
gli altri dai guai, vi ci si ficcava. Si ritrovò suo malgrado con le spalle al muro, dove
con angoscia aprì il palmo delle mani tastandolo, quasi a cercare una via di fuga,
che naturalmente non trovò. Guidata dall'istinto, impugnò la prima cosa che riuscì
a toccare e, senza pensarci due volte, la scagliò verso la donna non troppo
convinta a causa dell'ansia.
Il calcinaccio passò a diversi centimetri dal capo dell'avversaria, che neppure si
scansò avendo già intuito la traiettoria. Si fermò invece qualche istante, divertita,
posandosi una mano lungo il sinuoso fianco.
"Tsk tsk tsk" mosse il dito in segno di negazione davanti alle labbra "Non si fa...
avresti potuto farmi del male, sai?"
La ragazza trattenne a stento le lacrime che si facevano imminenti... aveva appena
detto a suo padre di riferire al piccolo Trunks che presto sarebbe tornata... ed era
arrivata la sua ora. Socchiuse le palpebre, cercando il controllo che le stava
sfuggendo di mano, stringendo in un pugno le esili dita martoriate dai lunghi
pomeriggi di meccanica, costo della ricerca tanto agoniata. Pregò silenziosamente
che non facesse troppo male, mentre nella sua mente viaggiavano ad una velocità
impressionante 10, 100, 1000 "E se..." che non avrebbero mai avuto risposta.
D'un tratto sentì un flebile respiro a contatto delle sue labbra... avvertì una
presenza vicinissima a sè e si costrinse a riaprire gli occhi, colta dalla curiosità.
Ishabal si trovava innanzi a lei, bellissima e selvaggia, ad una distanza irrisoria... Il
tempo di un attimo e quella bocca avrebbe potuto poggiarsi sulla sua, togliendole
l'aria, soffocandola, facendola perdere nel vortice nero di quelle iridi nemiche.
Provò uno strano moto di repulsione a quell'idea, forse non tanto per l'atto in sè,
quanto per il fatto che, dopo così tanto tempo, avrebbe voluto qualcun'altro... lui...
per quel privilegio.
"Ti farò una sola domanda... Da cui deciderò la tua sorte... Come ti chiami,
tesoro?"sentì il sussurro carezzarle il viso, facendola tremare. Tuttavia, la voce
non le uscì dal corpo, forse cercando di prolungare quelli che pensava fossero gli
ultimi istanti della sua vita.
"Forse non mi sono spiegata..."ripetè lei scostandosi. In un attimo, dalla sua mano
comparve una torcia fiammeggiante nera come la morte... il fuoco crepitava
desideroso d'ardere tra le sue grinfie e lei non ci mise molto a dargli libertà... Con
un solo, netto gesto lo scagliò verso l'imponente chiesa, che in un attimo fu invasa
da lingue roventi e scure che lo devastarono. Bulma udì le urla ed i rantolli delle
persone che l'abitavano, scossa dall'orrore e dallo sgomento. Gli occhi le si
sbarrarono mentre si appoggiò completamente alla parete, sentendosi cedere le
gambe.
"Dunque, dove eravamo rimasti? Ah, sì, ci stavamo presentando..."incalzò la nera
come se nulla fosse stato, incedendo nuovamente presso di lei.
la giovane non riuscì questa volta a dominarsi... due lacrime le solcarono il viso
che esprimeva tutta la sua immane tristezza. Ma, nonostante tutto, riuscì a trovare
nella sua mente quella sola, unica parola che avrebbe potuto metter fine a tutto...
"Bulma...."disse infine con un fil di voce, dopo tanta esitazione.
La reazione della donna, però, la sorprese ancora di più.
"Lo sapevo!"alzò il tono di voce, quasi con gioia, mentre battè una volta le mani
non potendole tenere ferme "Lo sapevo!"continuò ridendo come una pazza.
Quel balzano spettacolo procurò a Bulma un tale carico di emozioni che ben
presto chiuse gli occhi sentendo venir meno le forze... Proprio come quel giorno in
cui, svegliandosi da quella dannata festa, aveva aperto gli occhi in quell'atroce
incubo.
Aria.
Si sentì galleggiare in aria per diverso tempo.
Era forse morta?
Oh, quanto le dispiaceva non aver portato a termine i suoi propositi...
E Trunks?
Che gli dei tutti potessero proteggerlo...
Ma ora, la sensazione che fosse tutto finito... sì... era così appagante...
Niente più lotte, niente più incubi, niente più ricerche...
La sua vita era stata troppo movimentata per una ragazza sì intraprendente, ma
non abbastanza da poter sopportare tanta tristezza...
Si sentì compiaciuta dell'aver combattuto fino all'ultimo... sì, non poteva
biasimarsi...
Fin dai giorni in cui, uscita di casa poco più che bambina, era andata in cerca delle
sfere del drago, aveva dato tutta sè stessa...
Le sfere... chissà quando le era venuta quell'idea balzana!
Ricordò appena il momento in cui lesse della leggenda, su quel vecchio libro
polveroso...
Sì, ma... perchè aveva quel libro?
Una tenue luce le danzava sinistra davanti agli occhi, facendoglieli bruciare. Ci
mise qualche minuto a mettere a fuoco di cosa si trattasse: una candela. Uh, era
appena morta e già qualcuno accendeva ceri per lei? Che gentili!
Sentì il collo dolere e si ricordo della scomoda notte passata sulla panchina della
chiesa... La chiesa che era arsa con i superstiti del villaggio. In ricerca di calore, si
strofinò le braccia energicamente e con suo sommo stupore si accorse... di riuscire
a toccarsele! E non solo... di essere stanca, infreddolita ed affamata! Come poteva
da morta avere tante esigenze? Vegeta le avrebbe di certo detto che era troppo
pretenziosa anche come ombra di sè stessa!
Dopo quello strano pensiero, si impose di mettersi seduta. Si accorse quindi delle
soffici coperte che si trovavano sotto di lei e dello scomodo quanto elegante vestito
che le fasciava il corpo. Stordita, posò una mano sul capo cercando di placare il
malditesta.
"Allora, ci siamo ripresi?"sentì domandarsi. Con uno scatto che le costò non poco
sforzo si alzò fiondandosi dalla parte opposta dalla stanza, tutta costellata di piccoli
lumini. Accanto alla porta, invece, troneggiava la figura di Ishabal.
"Che cosa vuoi ancora?"si sforzò di domandarle, domando la rabbia.
"Parlare..."rispose pacata l'altra avvicinandosi al letto e sedendovisi. Con un gesto
posato le fece segno di fare altrettanto e Bulma, impaurita da ciò che aveva visto
precedentemente, non se lo fece ripetere due volte. La donna le sorrise notandola
tanto accondiscendente.
"Non avere paura... non ti farò del male. Non a te..."parlò con voce soffusa.
"Innanzitutto, devo delle scuse... Ho fatto dire a te il tuo nome, ma tu non sai il
mio... Mi chiamo Ishabal"continuò come se stesse chiaccherando del più e del
meno" e tu... tu sei colei che ho cercato per tanti anni."
La ragazza dai capelli turchini la fissò sorpresa nella penombra, iniziando ad
interessarsi a quell'inverosimile confessione.
"I-io..? Perchè...?"
"Perchè tu sei colei... Colei che avrebbe potuto salvarlo... se solo ti avesse
conosciuto prima..."
Il suo cuore ebbe un sussulto. Che... stesse parlando di quello strano sogno?
"L-l'uomo... in mezzo al bosco..."
"Sì! Sì! Proprio lui!"proferì la donna che sembrava essere in quegli ultimi istanti
profondamente cambiata e nei quali occhi si iniziava ad intravedere qualcosa di
simile alla felicità.
"Lui è dotato di un grande potere ora, sai? E purificherà ogni cosa... ma tu... tu non
hai bisogno di esser purificata... tu sei già, ai suoi occhi, perfetta..."pronunziò col
tono di chi sta rivelando un segreto ad un'amica. Bulma, involontariamente, non
potè fare a meno di arrossire.
"M-ma... com'è possibile! Mi ha visto solo da bambina e... e poi, comunque, io
sono cambiata... insomma, non mi conosce..."ruzzolò su ogni parola senza trovare
nè capo nè coda in quel discorso.
"In quel solo momento lui ha visto in te ciò che aveva perso di vista... E che gli ha
fatto esprimere quel desiderio di perdizione..."confidò l'altra, poggiando la guancia
nel palmo della mano.
"Desiderio?"ripetè a voce alta l'umana sempre più confusa, fino a che
un'improvvisa rivelazione le si fece chiara nella testa"Desiderio... Lui aveva
appena espresso un desiderio... al Drago Shenron! Ecco... ecco perchè il cielo si
era oscurato...."disse ad alta voce, incapace di frenare il fiume di pensieri che
finalmente convogliavano nella giusta direzione.
La nera inarcò un sopraciglio sorpresa.
"Conosci il dio Drago... Il destino vi ha aperto molte strade..."sussurrò infine,
pensierosa.
"Comunque sia, avrete modo di parlarne... Il mio signore ti aspetta ormai con
impazienza... da tanti... troppi anni... Domattina partiremo, con noi verrà il mio
compagno di scorribande... colui al quale spetta metà del merito per il massacro
giù al villaggio. Con lui al seguito, Shin non avrà più rivali..."aggiunse rialzandosi e
voltandosi verso l'uscio.
"No! Aspetta! Io... io non posso venire con te! Io devo..."
A Bulma morirono le parole in bocca ad un solo sguardo di Ishabal.
"Ti porto rispetto, ragazza. Ma il volere del mio signore viene prima di tutto.
Riposa. Tra poco di farò portare qualcosa da mangiare."tagliò corto prima di
scomparire dalla sua vista.
.... Ed ora? Quella situazione non presumeva nulla di buono... Si guardò intorno
sconsolata per alcuni istanti, fino a quando, nei suoi occhi, si specchiò solo più
l'immagine del balcone... L'unica via verso la libertà...
CAPITOLO 17
L’APPARIZIONE DEL PRINCIPE
Aprì con impeto l'armadio, l'unico mobilio letto a parte in quella spoglia e polverosa
camera. Tra le nuvole di pulviscolo che le stordirono, riconobbe qualcosa e vi
avvicinò le mani per appropriarsene: in meno di qualche secondo, il suo corpo era
ammantato con un tabarro che le lasciava intravedere solo il viso. Le gambe le
dolevano per le ultime ore di panico per cui aveva irrigidito involontariamente i
muscoli e il riposo forzato sulla panca della chiesa che ormai doveva esser andata
distrutta con i suoi rifugiati. La lucidità che la contraddistinse in quegli attimi la
sorprese: doveva fuggire, prima che se ne pentisse come aveva fatto quel giorno
stesso.
Quasi paurosamente si diresse prima verso l'uscio di legno della sua stanza,
appoggiandovici l'orecchio... nessuno strano rumore pareva giungere al suo udito
e, quindi, deglutendo decise di proseguire.
Si fiondò verso i vetri della porta del balcone che aveva osservato, aprendoli con
una lieve spinta. Sussultò al cigolare delle imposte, per qualche attimo si
immobilizzò, come se qualcuno potesse sentire il battito velocizzato del suo cuore,
poi varcò quella soglia, sentendo il freddo vento della sera sferzarle la pelle. La
luna illuminava un poco il percorso da correre, mentre titubante si affacciò dalla
ringhiera: si trovava in un punto troppo alto per pensare di scappare, sospirò
decidendo di proseguire per ora lungo la balconata. Ma la sua corsa ebbe una ben
breve durata, quando si sentì all'improvviso bloccare una caviglia.
Senza pensarci su due volte, abbassò lo sguardo, per levarsi dall'impiccio, quando
si ritrovò di fronte lo spettacolo più orrorifico di tutta la sua vita: un uomo, nudo ed
inerme, l'aveva fermata con una mano, imbrattata dello stesso sangue che gli
scendeva copiose dalle membra... e dagli occhi, cavati.
Bulma trattene le urla, aprendo la bocca sgomenta, mentre l'individuo ebbe la
forza di pregarla.
"La prego.. la prego padrona... mi faccia morire! La prego, pietà!"rantolò,
suscitando la pietà ed il disgusto allo stesso tempo.
Le gambe della donna sembravano essersi bloccate, il suo cuore aveva subito
l'ennesimo colpo ed ora faceva fatica a riprendersi.
"Ehi! Chi è là?!"tuonò una voce dall'interno della camera aperta davanti alla quale
stava passando, senza neppure essersene accorta. Probabilmente proprio da lì
era sgusciato via il poveraccio così martoriato. Ma proprio grazie al fatto di essere
scoperta, riuscì a riprendere il controllo della situazione. Si impose una forza che
non pensava di avere e si strattonò via da quell'ostacolo, riprendendo a correre
forsennatamente seguendo l'unica direzione possibile, mentre già sentiva
diffondersi l'allarme che aveva probabilmente dato la guardia che l'aveva trovata.
Cercò di regolare la respirazione che a mano a mano si faceva più affannosa
quando incrociò sul cammino una figura... E adesso?
Si bloccò esausta e sconsolata... era la fine. Con rassegnazione compì ancora
qualche passo in avanti, permettendo all'ombra che le sbarrava la strada di entrare
nell'unica zona di luce che la luna proiettava. Ciò che vide la colpì come un carico
di mattoni sul capo.
Un uomo... IL SUO UOMO... Guardava un punto imprecisato nel nulla... Le lacrime
riaffiorarono sui suoi occhi, ma le ricacciò indietro, per la troppa paura d'essersi
sbagliata nuovamente. Prese il coraggio a due mani e riprese ad avvicinarsi,
mentre quel viso conosciuto e bellissimo si voltava finalmente nella sua direzione.
Quello sguardo... che trasmetteva tutto e nulla era ora puntato su di lei, come una
carezza che rinfresca la mente, il corpo ed il cuore. L'abbraccio docile di quegli
occhi restii alla dolcezza che lei aveva imparato ad amare e in cui avrebbe voluto
cullarsi in tutti quegli anni. I muscoli guizzanti nascosti nella stoffa di un mantello
che gli marcava l'aria regale che non aveva mai smesso di possedere...
Bulma non si chiese se lui si ricordasse o meno di lei... In quel momento esisteva
solo quell'immagine rischiarata, resa pallida dal plenilunio e per questo simile ad
un'apparizione.
Poi, lancinante, sovvenne il ricordo di quanto detto da Ishabal... Della coincidenza
riportata dal suo ricercatore di aure... Della distruzione provocato ad Ashe... Del
discorso del villano riguardo ad una presenza maschile accanto alla "strega". E lei
comprese, nella sua infinita intelligenza, che l'immagine del suo uomo
corrispondeva con quella del mostro che aveva seminato morte. Quando per
l'ennesima volta sbattè le palpebre incredula, vide in Vegeta solo un uomo
disperato e confuso.
Impresse tutto l'affetto possibile sui suoi palmi e cercò così di trasmetterglielo,
cercando il contatto, sfiorando la sua pelle tendendo una mano verso il suo viso.
Le sue labbra si mossero da sole, pronunciando una frase che non si ricordò mai
più, ma che sapeva esprimere la marea di emozioni che l'aveva travolta.
Sentì distintamente delle voci provenire alle sue spalle, interrompendo il suo idillio:
a malincuore girò lo sguardo da dove esse parevano provenire e, dopo un'ultima
occhiata all'uomo che, nel frattempo, non aveva spiccicato parola, sgusciò via
riprendendo a correre, verso la salvezza. Ora sapeva che lui era lì. Sarebbe
tornata.
Son Goku pareva seriamente arrabbiato con l'aria, vista la potenza dei calci che
tirava a casaccio nel vuoto. L'espressione era seria, fino troppo per chi, come lui,
era abituato a vivere in un perenne stato di felicità.
Bubble lo osserva a altrettanto seria, avendolo eletto ormai come passatempo
preferito in quel monotono pianetino.
Durante l'ultimo assalto del saiyan, la voce di Re Kaio tuonò nell'aria, facendogli
perdere la concentrazione necessaria... Il risultato fu l'abbattimento netto dell'unico
albero presente, spezzato in due grazie alla potenza del suo piede. E proprio
mentre il ragazzo si stava girando per rispondere al richiamo, il tronco gli cadde
sulla testa di prepotenza, quasi a volerlo punire per la malefatta.
"Goku, insomma, ti ho chiam... Di nuovo? Questo è il diciottesimo albero che mi
distruggi per distrazione!!"gli gridò dietro l'ometto, affiancandosi a Bubble.
Goku, per tutta risposta, si massaggiava la testa sulla quale svettava un grosso
bernoccolo, lamentandosi come chi non fosse abituato in realtà a quel dolore.
"Ahia, ahia, ahia... ma quando si è avvicinato l'albero..? Non l'ho mica visto... Ho
capito!! E' un allenamento nuovo a sorpresa che ha creato lei... Però, bravo Re
kaio!"esordì infine sedendosi a gambe incrociate sul posto.
"Razza di scemo, come ti vengono in mente queste idee! Sei tu che ti sei
avvicinato, mica l'albero!"rimbrottò ancora prima di prendere un gran respiro per
calmarsi sistemandosi gli occhiali.
"Comunque... non è per questo che sono qui...",aggiunse mentre la scimmia
guarda tristemente il fusto a terra,"ma per qualcosa di molto più importante". Il
saiyan smise di tenersi la testa, mostrandosi finalmente interessato.
"Finora ti ho tenuto al di fuori dei problemi della terra... Ma forse è il destino, non
ne possiamo fare a meno... Il pianeta corre un grande pericolo. E con lui... anche
una persona che conosci bene..."deglutì infine, come se l'argomento non gli
piacesse.
"Qualcuno che conosco?" ,rispose l'altro con lo sguardo già luccicante, "E chi
sarebbe? E poi, cosa sta succedendo?"
"Te lo spiegherò... ma promettimi che starai attento..."rispose Kaio, armandosi di
pazienza...
CAPITOLO 18
UNA SPALLA SU CUI PIANGERE
La corsa le aveva fatto perdere la cognizione del tempo e d'ogni altra cosa...
esisteva solo l'affanno... e la libertà. Sentiva voci, rumori, scalpicci alle sue spalle,
che la rendevano conscia del fatto che, per quanto fuggisse, il suo fisico non era
allenato e che, presto o tardi, l'avrebbero ripresa. Con orrore riconobbe l'angolo
estremo della ringhiera ed un balcone semi chiuso alla sua destra... null'altro. Era
in trappola. Le gambe le tremarono per la paura e la stanchezza, mentre con
tristezza fissava quell'unico punto ove finiva la sua voglia di vivere.
Poi, l'impeto della vita la colse nuovamente nel ricordare quei pochi attimi che la
dividevano dal suo fatale incontro col tenebroso principe... No, non era per lei che
ce la doveva fare... ma per salvare lui... e ridare una vita normale a suo figlio.
Con l'ultimo barlume di ragione, fissò i numerosi rampicanti che si dipanavano dal
ferro battuto e la sua intelligenza la cavò d'impiccio per l'ennesima volta: con un
colpo secco aprì la porta della camera lì accanto, schiudendola appena, mentre
fece appello a tutto il suo coraggio e scavalcò il davanzale calandosi a poco a
poco sotto il balcone stesso grazie alla vegetazione che, con gli anni, si era
fortificata attorno alle mura stesse. Attese immobile qualche attimo, poi potè
apprezzare il frutto del suo ingegno.
Il rumore dei passi sovrastanti le rimbombò pesantemente nelle orecchie per un
paio di secondi, che parvero interminabili... Poi, quella liberatoria affermazione.
"Ehi, le porte sono state forzate! Dev'essere scappata all'interno! Presto, ormai
l'abbiamo in pugno, non può sfuggire!"
Un tremito di gioia mista ad eccitazione la pervase, mentre paziente attese ancora
per sicurezza. Quando anche l'eco dell'ultimo passo scomparve, con impegno (e
con la ferma intenzione di non guardare verso il basso) Bulma si preparò ad
affrontare quella che le parve una vera e proprio scalata... o meglio, discesa.
Implorò sè stessa per trovare la forza necessaria per non mollare la presa decine
di volte, soffermandosi appena si presentava la possibilità per riposare,
appoggiandosi a qualche gargoyle che adornava fortunatamente l'edificio.
"E c'è anche qualcuno che dice che l'arte è inutile"sorrise tra sè e sè quando
finalmente la distanza con la terra non le sembrava più così incolmabile. Forse
impaziente però di giungere a destinazione, la ragazza scese con troppo impento i
rampicanti ormai messi a dura prova, che cedettero sul più bello. I pochi metri che
percorse cadendo non potevano certo risultarle fatali, ma lo spavento e la botta si
tramutarono in un mezz'urlo che le costò caro.
"Chi va là?! Ehi, ho sentito qualcosa! Laggiù! Laggiù!"esclamò la guardia da sopra
una balconata, riuscendo ormai a vedere la figura della fuggitiva.
Bulma si alzò di scatto, avvertendo dolore alla caviglia a causa del brusco
atterraggio, ma se ne infischiò dando la priorità alla sua salvezza. Quasi con
disperazione, si gettò in una folle corsa senza alcun punto di riferimento, con la
netta intenzione di far perdere le sue traccie. Proprio per questo accolse quasi con
sollievo lo scorgere della boscaglia che le si presentava, giunta come manna dal
cielo a chi, come lei, aveva un disperato bisogno di nascondersi.
Sapeva bene, ormai, che non li avrebbe battuti in quanto a resistenza. Tutto ciò in
cui sperava, ormai, era la fortunata ipotesi di non esser scorta. Diede quindi fondo
a tutte le sue forze, allontandosi più che poteva, fino a quando la vista inizò ad
annebbiarlese per la stanchezza. Solo allora, stremata si gettò tra alcuni cespugli,
tenendosi saldamente la caviglia ormai bluastra.
Sentì il morbido letto di erba premere sulla sua schiena indolenzita e socchiuse gli
occhi passandosi una mano sulla fronte... Ce l'aveva fatta... Lei, Bulma Briefs, eta
sfuggita a morte certa con le sue sole forze. Sorrise incredula, mentre riapriva gli
occhi che le avrebbero invece mostrato quanto questo pensiero fosse precario...
"Vegeta!"tuonò secca mentre spalancava le porte della sua stanza in cui lui,
ancora, non aveva fatto ritorno.
Come imbambolato era rimasto lì, rischiarato dalla luna, nel punto in cui lei gli
aveva rivolto la parola... In cui lei gli era apparsa.
"Vegeta!"rimbrottò ancora scocciata oltrepassando le vetrate del balcone,
avvicinandoglisi. Con una smorfia di disgusto, il saiyan si sforzò di girarsi nella su
direzione, come interrotto, recandole uno sguardo seccato e minaccioso.
"Che cosa vuoi... strega..."le rispose subitamente, come per volersi
immediatamente togliere quel peso e tornare alla sua immaginazione. Ma lei non
pareva la stessa di sempre ed, agitata, gli afferrò le braccia scotendolo.
"Brutto bastardo, perchè non l'hai fermata?! Perchè?!"gli gridò di rimando, alterata
e nervosa come non mai. Quel singolare comportamento colpì il principe... ma più
ancora di questo, lo stuzzicò l'idea che, a quanto pareva, ciò a cui aveva assistito
era reale. Per assicurarsene ed ottenere maggiori informazioni, la stuzzicò come
mai aveva osato fare prima.
"Perchè... avrei dovuto?"dichiarò in tono atono, con un'espressione vaga che fece
ancor di più imbestialire la sua mecenate.
"Cane maledetto! Tu non sai neppure chi avevi tra le mani! Tu... tu... anni di
ricerche sprecati! Per una stupida scimmia incapace di muovere un solo
dito!"commentò Ishabal rabbiosa, riferendogli epiteti che lo sbalordirono e
seccarono allo stesso tempo. Con un gesto veloce afferrò il collo del suo abito e la
sbattè contro il muro, con un tonfo sonoro. In quell'istante vide dissiparsi le
emozioni dagli occhi dell'avversaria, come se improvvisamente avesse ripreso il
suo solito non-umore.
"Prova a ripeterlo... troia... e finirai là dove neppure Satana in persona potrà
ritrovarti"sibilò con placida calma"E comunque... è l'ultima volta che ti ripeto che io
non sono al tuo servizio. Non è affar mio la tua incompetenza."concluse mollando
la presa, mentre lei lo fissava con quel misterioso sorriso che aveva imparato ad
odiare.
"Bene... ora che ci siamo chiariti, riprendo la mia caccia..."sussurrò lei dopo
essersi pericolosamente avvicinata alle sue labbra.
Vegeta si scostò immediatamente con disgusto e la osservò allontanarsi, cercando
di non tradire l'ansia che lo stava invadendo.... Cosa voleva quella serpe dalla sua
donna?
La sua domanda non ebbe risposta, interrotta dall'incedere improvviso di un'aura
che mai aveva dimenticato....
"Eccoti qui, bambolina..."
La riportò alla realtà la sgraziata voce di un corpulento omone che le offuscava la
luce della luna, chino su di lei.
"No!"gridò mesta cercando di arrancare strisciando via. Ma la sua corsa ebbe ben
presto fine, circondata da altri 5 uomini con faccie tutt'altro che raccomandabili.
Ebbe appena la forza di rizzarsi quando si ritrovò con le spalle contro un grosso
tronco. Con il respiro affannoso si osservò attorno, conscia ormai di non avere
altra alternativa alla resa.
"Ehi, Tibs... che dici, prima di riportarla, possiamo....?"azzardò improvvisamente il
più mingherlino, osservandola con lussuria. Bulma spalancò gli occhi terrorizzata
dalla possibilità e subito portò lo sguardo sull'umano che pareva esser a capo di
quello squinternato gruppetto.
"Perchè no? Le ci vuole una lezione, in fondo..."sorrise biecamente l'altro,
iniziando già ad avvicinarsi.
La ragazza afferrò sbigottita il fusto dietro di sè con i palmi delle mani, quasi
cercando di cogliere così la forza necessaria per uscire indenne da quella
situazione. ma già le lacrime le offuscavano gli occhi, mentre le labbra proferivano
a ripetizione dei "no..."sempre più flebili.
D'improvviso vide il primo del quintetto cadere a terra, premendo le mani sul
ventre, con espressione distrutta dal dolore. La sequenza si ripetè veloce, senza
ch'ella potesse capire cosa davvero stesse accadendo. Solo quando l'ultimo corpo
inerme toccò terra si rese visibile, accanto al malcapitato, una figura che le era
familiare... la più familiare in assoluto.
Il ragazzo si girò nella sua direzione, quasi più confuso di lei. Con un gesto
imbarazzato si grattò la nuca, cercando le parole giuste da dove cominciare.
"Ehm... sta... sta bene?"sussurrò infine balbettando.
Le lacrime iniziarono a scorrere più velocemente sulle guancie di Bulma, allora...
Con uno slanciò si gettò su di lui, abbracciandolo con un tale affetto che per poco
non lo soffocò.
"Goku...."riuscì solo a dire, interrotta dai singhiozzi.
CAPITOLO 19
GLI UOMINI DELLA MIA VITA
Il ragazzo sbarrò gli occhi, facendo un passo indietro tenendole le mani sulle
spalle.
"Ci... ci conosciamo?"chiese lui, come neppure un pessimo attore avrebbe potuto
fare...
Lei lo guardò stupita, mentre qualche solitaria lacrima le scendeva ancora lungo il
viso. Poi l'espressione smarrita scomparve, per far spazio a quella che il saiyan
conosceva assai bene.
"Certo, zuccone! Non prendermi in giro! Tu sei Goku, Goku, GOKU! Nessuno ti
conosce come me! Sono stata IO a farti intraprendere il viaggio... IO a parlarti delle
sfere e del lor uso... IO che ti ho subito per tutti questi anni, mentre tu mi sfilavi la
biancheria o palpavi qualsivoglia essere femminile per capirne il sesso! IO che..."
Non ebbe più tempo di continuare il lungo monologo che aveva in mente, presa
dalla furia e dal delirio di onnipotenza che le faceva credere di esser troppo
importante per esser dimenticata perfino da lui. Goku l'abbraccio stretta,
dondolandola appena per farla calmare.
"Ho capito, ho capito... scusami per aver dubitato di te... Bulma..."sussurrò appena
roco, sintomo che presto il pianto l'avrebbe travolto. A quella voce così maschia, la
ragazza quasi sussultò... Sì, l'aveva conosciuto da bambino, aveva diviso la
giovinezza con lui... Ed ora lui era un UOMO. A volte stentava a crederlo e lo
ricordava così come lo aveva visto la prima volta, ingenuo ed infantile come non
mai. Bè, a parte la tonalità e l'aspetto... Goku era sempre Goku. Potevano passare
1, 10, 100 anni... Ma lui non cambiava mai. Si allontanò appena per asciugarsi col
dorso della mano le ultime lacrime, abbozzando un sorriso: si sentiva al sicuro. In
quella notte così travagliata, il frutto del suo lavoro era infine giunto: aveva
reincontrato il suo uomo... profondamente ferito, certo, ma lui... Ed il suo migliore
amico. Ora sapeva con precisione di non esser pazza.
"Razza d'imbroglione... far finta di non conoscermi!"sorrise ancora, ridendo lieve.
"Bè, ma io sapevo che tutti avessero perso la memoria... Bah, che vuoi che ti dica,
mi sarò perso un passaggio!"sentenziò il saiyan ridendo infine di cuore. Non si
poteva non esser avvolti da quel suo disarmante buonismo...
"Ditelo anche a me... cosa avreste dovuto dimenticare...?"sibilò una voce alle loro
spalle, come sbucata dal nulla. Ishabal era sdraiata lì, sul ramo più basso di un
enorme faggio, a godersi la scena, la gamba che penzolava ritmicamente e
sensualmente. Bulma si irrigidì all'istante.
"V-vattene! Non verrò con te!"trovò infine il coraggio di dirle, facendosi forte della
presenza di Kakaroth.
"Io penso di sì, invece, mia cara... E dire che ero stata così gentile con te... Ma non
preoccuparti, sistemato questo bamboccio ti riporterò a casetta... O magari, sarà
lui di sua spontanea volontà a voler venire con me..."sussurrò maliziosamente
prima di scivolare con un balzo felino a terra, proprio davanti a loro, avvicinandosi
al ragazzo che era rimasto perplesso. Con un movimento ardito, poi, portò la punta
delle dita sul suo collo, avvicinandoglisi fino a rimanere ad un soffio.
"Ahem... Bulma... Dì alla tua amica che Chichi non gradirebbe..."fece appena in
tempo a pronunciare imbarazzato, prima di mutare improvvisamente espressione,
come sfiorato da qualcosa di anormale.
"La tua aura... non è normale..." si fece serio "E' qualcosa di rabbioso... ed
estremamente maligno... Chi sei tu?"la guardò infine torvo e concentrato, mentre si
parava di fronte all'amica per proteggerla.
"Calmati, ragazzo... Mi pare tu abbia un ottimo potenziale... Non cadi facilmente
nelle mie spire... Hai mai agoniato un potere maggiore? Io potr-"
Non la fece neppure finire di parlare, interrompendola sicuro.
"Io agonio solo di fare la cosa più giusta. E tu... sei tutto fuorchè questo"si
espresse tagliente il saiyan, lasciandola di stucco.
Ma Bulma non fece neppure in tempo a sentire quella più che meritata risposta. La
sua mente si era fermata quando la donna aveva proposto all'amico il potere... Ed
il suo aver visto Vegeta al suo fianco, ora, aveva un senso... La sua smania di
conquista non si era dunque placata? Era bastato qualche semplice anno di
separazione per farlo ritornare ai giorni in cui non era null'altro che un assassino?
Davvero il suo uomo... si sarebbe venduto a quello scopo? E Ishabal... si era
avvicinata con tanta sensualità anche a lui? Sentì l'anima percossa all'idea di
quella strega ansimante sotto il corpo perfetto del suo principe... ed annaspò con
le dita sulla casacca arancio di Goku.
"Quanto veleno... e dire che io potrei rispondere alla domanda che ti eri posto
poc'anzi... Parlavi di un'amnesia, non è vero?"si scostò d'un passo l'arpia, tenendo
comunque il suo solito tono mellifluo. Il ragazzo non rispose.
"Ebbene, lei non può dimenticare... Il mio signore non lo permetterebbe mai... Non
permetterà che vengano omessi i preziosi ricordi del loro incontro... Non so cosa
avrebbe dovuto dimenticare.. Ma avete scelto la persona sbagliata."
Ancora shockata, la mente di Bulma rincorse il ricordo che le era ritornato tramite
sogno... E la frase che quell'uomo le aveva proferito...
"Bulma... ci incontreremo ancora, sai? Fino ad allora... promettimi che non
dimenticherai..."
E poi quel bagliore...
Era quindi questo il motivo per cui le sue memorie esistevano ancora?
"Goku... Goku... ti prego... andiamo via..."sussurrò con voce rotta accanto alla sua
schiena, mentre l'interessato si limitò ad annuire.
"Non so di cosa tu stia parlando... Ma alla mia amica non pare piacere. Perciò
penso proprio che sia arrivato il momento di salutarci..."annunciò mentre afferrava
il polso della ragazza, che prontamente si aggrappò a lui in cerca di sostegno.
"Oh-o! Io non penso proprio! Quanta fretta..."sorrise lei glacialmente, mentre un
piccolo globo d'oscurità iniziò a sfavillare nel palmo della sua mano. Ma non ebbe
mai il tempo di lanciarlo...
Il saiyan dovette solo unire due dita e portarle alla fronte per scomparire alla sua
vista, lasciandola di stucco.
Ma Bulma riuscì ugualmente a subire l'ennesimo tuffo al cuore di quella densa
giornata. Mentre ormai l'alba stava prendendo piede in quella landa, lanciò un
ultimo sguardo intorno a sè tenendosi stretta al suo migliore amico... Ed i suoi
occhi catturarono l'immagine del compagno, appena giunto, fissarla stupito ed
amareggiato mentre scompariva alla sua vista...
CAPITOLO 20
IL MONDO DI BULMA
"Accidenti... non mi sbagliavo... addirittura il teletrasporto... altro che
potenziale..."sorrise sorniona la strega mentre faceva scomparire tra le dita
l'oscurità che si era preparata a lanciare.
"Peccato che non si unisca a noi..."sussurrò infine, girandosi verso il saiyan
rimasto muto, che la fissò gelido.
"Non pensarci neppure... LUI è MIO..."sibilò con una tonalità tanto ambigua che
per poco la donna non si fece un'idea erata. Poi, quasi felice, battè le mani in
un'improvvisa illuminazione.
"E così è lui, eh? Che emozione, principe! Conoscere finalmente l'odiato rivale...
Non male... "le si fece più vicina, leccandosi le labbra, " Hai la mia piena
approvazione... Da quel poco che ho visto, lui e la mia bambolina hanno una
relazione... E ciò non sarebbe dovuto succedere..."
Gli occhi del saiyan si riempirono di rabbia, come tizzoni rimasti troppo a lungo
sotto le ceneri che trovano finalmente l'alito di vento che li riporta alla vita.
"Non osare neppure pensarlo!"tuonò con una tonalità minacciosa che quasi lei ne
rimase turbata.
"Non alterarti, mio riottoso compagno... Non è mia idea quella di privarti della tua
vendetta su quell'uomo... Non lo toccherò, anche se al mio padrone questa storia
non piacerà... Sai, a lui non piace mai quando vengono toccate le SUE
COSE..."aggiunse con un fil di voce, mentre lo sguardo si perse verso il terreno,
malinconico.
Vegeta strinse i pugni lungo i fianchi, cercando di trattenere la collera che avrebbe
di certo scoperto il suo debole per quell'umana. Si costrinse, anzi, a mentire
spudoratamente, nella speranza di carpire qualche nuovo indizio.
"Le sue cose? Quella... donnicciola? Che interessa ci potrebbe mai essere per
una... stupida umana?"pronunziò con quanto più disgusto possedeva.
La sua interlocutrice si diresse lentamente verso il maniero, rispondendogli ormai
di spalle, senza più neppure guardarlo.
"Senza quella che tu chiami... "donnicciola"... Il mio padrone avrebbe già distrutto
questo mondo... Per lui, solo lei è meritevole di vivere..."rispose infine, lasciando il
saiyan nello smarrimento più totale.
Bulma si ritrovò sconvolta tra le braccia dell'amico, lontano da quella valle di
emozioni... Cielo... Vegeta l'aveva vista... l'aveva vista così... avvinghiata! Che idea
avrebbe mai potuto farsi? Certo, però... Lui era al fianco di quella megera... Di
quella... Isha-qualcosa... E il modo in cui lei si poneva non faceva presupporre
nulla di buono. Amareggiata ed alterata allo stesso tempo, la ragazza si scostò da
Goku, che la guardò perplesso.
"Qualcosa non va?"le chiese infine grattandosi la testa.
"Qualcosa non va?! Me lo chiedi anche?! Tutto non va!! Tanto per cominciare,
cos'è questa storia della memoria?! Ho passato cinque anni d'inferno, lo sai?
Cinque anni in cui mi hanno dato della pazza!!"sbottò lei, troppo scossa per potersi
contenere oltre... Sarebbe esplosa da un momento all'altro.
"Eh... lo so... E' strano, infatti... avresti dovuto dimenticare anche tu! Così sarebbe
stato tutto a posto!"rispose lui, grattandosi il mento come in cerca di una risposta.
"Lascia perdere il perchè io ne sia stata immune! Non sarebbe stato a posto lo
stesso! Come avrebbe potuto... Mi avete lasciata da sola con Trunks! E tua
moglie... tua moglie è convinta di aver sposato un pilota dell'aeronautica! Dei,
Goku, che disastro avete combinato?!"gli gridò ancora contro, portandosi una
mano sulla fronte per domare il mal di testa.
Il saiyan sospirò sconsolato, sedendosi a terra sul posto.
"Ma lo sai che tu e Vegeta siete proprio fatti l'uno per l'altro? Reagite più o meno
allo stesso modo... Anche per questa notizia..."riprese quasi per buttarla sul
comico, ma l'effetto fu tutt'altro.
"Vegeta... Vegeta... sapeva... di questa amnesia...?"chiese Bulma titubante,
sentendo pronunziare finalmente il nome del suo compagno da qualcun'altro.
Il ragazzo si fece serio ed annuì.
"Sì... quella sera... quella della festa... Non riuscì a dirtelo. Ma lui non c'entra... la
colpa è mia..."
Come aveva potuto?! Sapeva ogni cosa e l'aveva tenuta all'oscuro...? Davvero
ancora valeva così poco per lui? Rimase chiusa nel silenzio, attendendo il seguito.
"Gli dei Kaio non mi hanno dato molte possibilità... Le sfere del drago sono
diventate... impure. Se fossero state usate anche una sola altra volta, potevano
annullarsi tutti i desideri espressi... Compresi quelli del ripristino della Terra
stessa... Così... hanno tolto ogni memoria... Era l'unico modo per..."
La voce rotta dal pianto di Bulma lo interruppe e lo lasciò amareggiato e
pensieroso.
"Avresti potuto dire che vi sareste allenati per sempre per proteggerle! Avresti
potuto minacciarli di morte se l'avessero fatto... tanto tu eri più forte! Avremmo
potuto chiedere se era possibile sciogliere Dende dal suo incarico... ed allora non
sarebbero più esiste! Avresti... avresti... avresti potuto fare qualsiasi cosa! Ma
non... non rendermi così infelice!"si accasciò infine a terra, scossa dai singhiozzi,
mentre il saiyan si trovava atterrito.
"Non... non fare così, ti prego, non so cosa devo... fare... Io... non sono intelligente
come te... Ero confuso, non sapevo come comportarmi... Pensavo di preservare...
il bene di tutti..."si avvicinò infine all'amica, piegandosi sulle ginocchia per
confortarla.
"Ogni tanto... Goku... dovresti pensare ai sentimenti di chi ti è vicino... Non solo
alla salvezza dell'universo..."sbiascicò lei tra le lacrime, spiazzandolo non poco.
Era proprio così... Era quello che anche lui aveva pensato nel giorno in cui Goten
gli aveva sorriso dopo esser stato alla fatidica riunione... L'aver vissuto da bambino
solo, diviso dal resto del genere umano, forse lo aveva reso più insensibile ai
rapporti interpersonali... In fondo, lui si era sposato così, su due piedi, per una
promessa che neppure ricordava. Certo, aveva in seguito imparato ad amare
quella donna così particolare. Ma per Bulma... no, il mondo agli occhi di Bulma era
qualcosa di assai diverso. Era fatto di legami, di relazioni, di studio, di ricerche, di
scoperte... Un mondo che lui non avrebbe mai conosciuto pienamente. Per un
attimo la invidiò. Ma subito dopo si sentì in colpa al pensiero di poter seriamente
esser geloso della felicità di una persona che aveva ferito così tanto. Con un
sorriso, avvicinò un dito per asciugarle una lacrima, attirando la sua attenzione.
"Sai... anche io voglio tornare dalla mia famiglia... Troviamo una soluzione
insieme..."concluse sincero.
Il pugno che colpì il muro creò una voragine che permise all'aria fredda di entrare
nell'ambiente, sopperendo un po' al disgustoso odore di chiuso che inondava la
stanza.
"Maledetto... maledetto Kakaroth..."sibilò piano, per paura di esser sentito.
"Mi hai rovinato la vita... Solo per portarmi via la donna... Era tutta una
bugia!"sussurrò ancora mentre un secondo pugno allargava il buco. La mente del
principe era corrosa dall'ira, un sentimento talmente forte da spazzare via anche il
più piccolo barlume di razionalità... La razionalità che gli avrebbe permesso di
capire che, in fondo, ciò non era possibile.
"Maledetto... maleddetto..."continuò a ripetere fino allo sfinimento, mentre la porta
dalla stanza veniva senza avviso spalancata.
"Veg... oh... se ti serviva una nuova finestra, potevi dirlo..."sorrise senza mezzi
termini la donna, accomodandosi sul letto.
"Sono occupato... lasciami in pace..."rispose senza degnarla di uno sguardo, gli
occhi puntati sul piccolo cratere formatosi lungo la parete.
"Bè, faresti bene a liberarti... Dobbiamo partire. Te l'avevo già detto ieri."gli si
rivolse osservandosi le unghie senza alcun interesse. Il saiyan si girò sorpreso.
"Pensavo che... non saremmo più andati..."
"Pensavi male. Ho bisogno che tu la prossima volta sia pronto... per distruggere
quell'insetto che ha osato mettermi i bastoni fra le ruote..."ammiccò lei
accavallando una gamba.
"... E lo sarò..."rispose lui, mentre un diabolico ghigno gli increspava le labbra...
CAPITOLO 21
SHIN
Alla luce magnifica e immortale del satellite, la sua pelle candida e priva
d'imperfezioni sfavillava, mentre il suo viso era staticamente rivolto verso l'alto,
aggraziato ulteriormente da quella folta chioma liscia, lunga e corvina. Riaprii con
dolcezza gli occhi, sfoderando un rapido sorriso che aveva dell'insensato, vista la
sua sola presenza nella camera illuminata a malapena da qualche lume.
D'improvviso, con uno scatto rapido del collo, portò il suo sguardo verso l'uscio che
si aprì solo qualche secondo dopo, con il fare scocciato di chi era appena stato
interrotto. Prima ancora che il basso ometto tarchiato e semi calvo potesse aprire
bocca, Shin puntò un solo dito in sua direzione, statico.
"Spero tu abbia un motivo... per risvegliarmi dai miei ricordi..."sentenziò con una
voce tanto bella da far quasi perdere il senso della minaccia.
"Sìsì signore! Un bel motivo! Enorme motivo! Felice motivo! Importante
mot..."cercò di proseguire, prima che la sua voce fosse strozzata dalla presa
decisa del suo padrone, che gli si era avvicinato con eleganza.
"Taglia corto, Neko... O taglierò te..."sussurrò poco distante dal suo viso prima di
lasciarlo ripiombare a terra.
"... ivo!"finì la frase, annuendo poi freneticamente... Il suo modo di fare dichiarava
apertamente un qualche recondito problema mentale, cosa che probabilmente
però lo aveva salvato dalla follia pura.
"La signora Ishabal ha appena comunicato un messaggio. Dice di averla
trovata!"sorrise il servitore mostrando pienamente la dentatura e le sue
innumerevoli pecche. Ma l'uomo non ebbe tempo di schifarsene, troppo preso
dalla notizia. Restò come pietrificato da quella rivelazione che quasi l'omino non gli
si avvicinò per sventolargli una mano innanzi. Quando diede finalmente cenno di
vita, sulla sua guancia scorrè una lacrima solitaria, subito catturata dal suo dito.
"Guarda... lacrime... e io che pensavo di non possederne più... Solo lei... solo lei è
degna..."fissò la piccola gocciolina nata dal suo pianto con passione, con sguardo
visionario.
"Ehm... signore.. dice anche che le è sfuggita. Ma che domani le porterà una
persona che potrà ritrovarla."aggiunse Neko con una nota di paura, mentre
osservava l'espressione del padrone cambiare in irritazione malcelata.
"Poco conta. Io e lei siamo fatti per stare insieme. Il tempo non ha
importanza."rispose infine, dandogli le spalle mentre si dirigeva nuovamente verso
la finestra attraverso la quale ancora splendeva immota la luna... Una delle tre...
"... e così, grazie alla tua complicata apparecchiatura, hai rintracciato due aure più
potenti del solito e sei andata a controllare..."
"Proprio così"annuì Bulma seguendo l'amico attraverso una foresta che ancora
non riconosceva. Ma la smania di raccontare le sue peripezie era stata tanto
grande da farle dimenticare di formulare la semplice domanda.
"Cribbio se sei intelligente, Bulma! Hai fregato tutti, anche gli dei Kaio!"ridacchiò
Goku, mentre spostava con il braccio alcuni rami che gli impedivano il cammino.
La ragazza sorrise di rimando, cercando di rilassarsi. Ma l'effetto fu assai poco
duraturo, visto dove il suo discorso voleva andare a parare.
"Lì quella donna mi ha portato in uno strano maniero, dopo aver messo a ferro e
fuoco il villaggio. Mi ha raccontato che la sottoscritta è molto importante per il suo
padrone... Un tizio che avrò incontrato sì e no per quattro minuti quando ero
piccola... Mentre stava evocando Shenron..."continuò lei seria, compendo gli stessi
passi del saiyan per evitare la vegetazione.
"Cavoli, Bulma! Già da bambina... Il Dio Drago... La tua è una fissazione!"la prese
ancora sul ridere lui, mentre si sgranchiva le braccia stirandole verso l'alto.
"... e quando sono scappata... ho incontrato... Vegeta.... su uno di quei
balconi...."disse col magone, deglutendo rumorosamente.
"Sapevo che era lì. La sua aura... è inequivocabile..."senteziò Goku, tagliando
corto.
"Pensi che lui... sia di nuovo caduto nella tentazione... del potere... anche a costo
della distruzione?"chiese lei tutto d'un fiato, fermandosi un attimo per osservare la
reazione dell'amico, che avvertì il suo sguardo sulla schiena e si girò in sua
direzione, ricambiandolo.
"... Probabilmente... tu non sai quanto... fosse turbato, Bulma. Tu conti per lui
molto più di quanto abbia mai dato a vedere..."le rispose con dolcezza, per
riprendere immediatamente il cammino. Quella constatazione la lasciò
amareggiata e sognante allo stesso tempo, ma ancora con una valanga di
domande in sospeso. Prima che potesse formularle, però, lo scrosciare di una
cascata soppresse i suoi pensieri, mentre Goku si chinò dandosi qualche pacca
sul pantalone per ripulirlo dalla polvere.
"Ecco, siamo arrivati"proclamò guardando verso un punto definito in alto.
"Arrivati dov... aaaahhhh!"gridò lei, capitombolando indietro quando una figura le si
presentò di fronte all'improvviso. Arabbiata, si rialzò con fatica osservandosi le
mani sbucciate.
"Insomma! Tutti uguali, voi guerrieri! Un po'di rispetto, Piccolo!"si ritrovò a
rimproverarlo. Sul viso di namecciano immediatamente si lesse lo stupore.
"...Piccolo? Goku, le hai detto ogni cosa?!"si rivolse al saiyan con sguardo torvo,
mentre lui si affrettava a negare ogni cosa.
"Nononono! Guarda che lei non ha affatto perso la memoria!"
L'alieno la fissò ancora perplesso, prima di riprendere il controllo della situazione.
"Dende mi ha spiegato tutto. Venite, avremo di che parlare..."annunciò prima di
prendere il volo seguito dal compagno e dall'umana prontamente aggrappatasi
saldamente all'amico...
Col vento nei capelli, Vegeta seguiva a velocità folle nel cielo il bagliore scuro che
lo precedeva. Non sapeva quanto tempo ci avrebbe impiegato, ma presto avrebbe
incontrato colui che, da ciò che le aveva promesso Ishabal, gli avrebbe dato
vendetta. Non pensò al mancato orgoglio nel ricorrere ad un mezzo tanto subdolo,
ma solo al peso che si sarebbe tolto sapendo il suo acerrimo nemico lontano dalla
sua vita... lontano dalla sua donna...
CAPITOLO 22
IL PORTALE
Bulma si sedette sulla fredda roccia, guardando con un certo disgusto il pantano
che la circondava... Qua e là piccola pozzanghere si erano andate a creare nella
grotta nascosta dalla cascata, rendendo forse più affascinante ma sicuramente
meno vivibile l'ambiente.
"Allora... sto aspettando..."si accomodò a sua volta il namecciano incrociando le
braccia mentre fissava inarcando un sopraciglio il saiyan.
"Ehm... forse è meglio che te lo fai spiegare da lei... Io non ho afferrato bene il
perchè su di lei non abbia fatto effetto"rispose disorientato Goku, che
effettivamente non aveva ancora carpito abbastanza informazioni per poter
rispondere in maniera completa. L'attenzione quindi di Piccolo si spostò
sull'umana, che si sentì vagamente a disagio nell'incontrare lo sguardo di quello
che, rispetto a lei, pareva un gigante. Dapprima reticente, poi sempre con una
maggiore scioltezza, narrò al suo interlocutore l'evento che l'aveva segnata da
piccina, considerandolo la causa della sua mancata perdita di memoria.
Nuovamente, come toltasi un peso, Bulma sentì nuovamente i muscoli dolerle per
la tensione che si era allentata... non vi era più abituata.
"E così questo Shin... Così dici di averlo sentito chiamare... E' il tizio che sta
creando la gran baraonda negli ultimi giorni..."sentenziò infine serio il guerriero,
cercando di sistemare le informazioni come pezzi di un puzzle nella sua mente.
"Bè, tecnicamente non è così... E' Ishabal a creare scompiglio... Con l'aiuto di...
Vegeta..."sussurrò l'ultimo nome quasi come per paura che la rivelazione potesse
essere fonte di guai per il compagno.
"Sì, questo lo sapevo già. Sono rimasto sulla Terra apposta per poter tener
d'occhio la situazione, in tutti questi anni... Ma finchè ci si limita a qualche strage,
non posso intervenire. Gli esseri umani devono imparare a cavarsela da soli. Se lo
avessero fatto prima, non sarebbe in questo guaio."dichiarò spiccio, lasciando la
ragazza con l'amaro in bocca.
"Ma se la cosa aumenta di proporzioni tanto da mettere a repentaglio il pianeta...
Bè, in quel caso si può anche scendere in campo..."pronunciò secco, prima di
alzarsi per dar loro le spalle nel fissare l'acqua della cascata. Goku abbozzò un
sorriso, poggiando un gomito sul ginocchio e la guancia sulle nocche della mano.
"Accidenti, come si può cambiare! Da conquistatore a difensore, chi l'avrebbe mai
detto!"disse allegro nei confronti del compagno di disavventure.
"Non fraintendermi, Son Goku... Dimentichi che io non sono più solo il grande
mago Piccolo... ma neppure Dio... Ed un giorno verrà anche il momento dello
scontro che non abbiamo concluso diversi anni or sono..."si girò lievemente in sua
direzione abbozzando quasi un ghigno.
"Lo so, lo so... Sono molto ricercato io! Non sei l'unico a volerlo..."
"Sì... Ma... con lui non sarà facile quanto con me, anche se mi scoccia
ammetterlo..."represse subito l'ilarità il namecciano, facendosi cupo.
"Possiamo smettere una volta tanto di parlare di lotta e pensare al nostro
futuro?!"sbuffò Bulma contrariata, sentitasi messa in disparte. Piccolo la fissò per
un istante con una nota di rimprovero, pur però riportando il discorso sulal giusta
via.
"Ultimamente le cosiddette piccole stragi hanno preso maggior piede... Le aure
scomparivano come foglie spazzate via dal vento in autunno. Ho iniziato ad
insospettirmi, sentendo proprio in quelle zone l'aura di Vegeta. Ed un'altra a me
sconosciuta."
"Ishabal..."sussurrò tra sè e sè l'umana, perdendosi nei suoi pensieri.
"Mi sono recato a controllare con cautela una sola volta ed ho osservato il suo
potenziale. Possiede un potere terribile e sconosciuto... E per questo ancora più
letale. Avrei potuto provare comunque a scontrarmi con lei... Ma... contro
Vegeta..."disse più piano con rabbia, quasi come quella constatazione gli facesse
male all'orgoglio.
"Bè, il principino non ha mai lasciato gli allenamenti... E ora è furioso... Potrei fare
fatica addirittura io..."rispose Goku balzando agilmente in piedi per fare qualche
rapido esercizio di riscaldamento.
"Ragion per cui Re Kaio ha chiesto aiuto a te. Per molto tempo ha sperato di
poterne fare a meno. Ma quando "lei" è stata presa in ostaggio, abbiamo avuto il
serio dubbio che quella donna potesse in qualche modo attingere dai suoi ricordi
sopiti e venire a conoscenza delle sfere. Ma, da ciò che mi dite, Ishabal lo sa già...
Ed è quindi maggiormente pericolosa."proclamò appoggiandosi al muro Piccolo,
assorto.
"Ah, quindi solo per questo mi siete venuti a salvare?!"sbraitò stizzita Bulma,
alzandosi in piedi.
"Si capisce..."rispose con un freddo sorriso stampato sulle labbra il namecciano.
"Brutto...!!"
"Alt, alt, stop! Time out!"si fiondò in mezzo a loro Kakaroth, facendo con le mani il
segno di pausa."Ora dobbiamo collaborare e trovare una soluzione... Piccolo è un
ottimo stratega e combattente... Tu sei la mente più geniale dell'universo... E io,
bè... non lo sono, ma ho altre qualità!"sdrammatizzò il saiyan ridendo.
"Zitti tutti!"alzò il tono di voce l'altro, fermandosi poi come per concentrarsi.
"Li senti?... Hanno iniziato a muoversi..."
Vegeta si fermò nel solitario spiazzo erboso, dandosi un'occhiata attorno. Grazie
alla sua immane velocità aveva impiegato ben poco tempo per raggiungere il luogo
designato dall'arpia... Ma, con delusione, non ci vide nulla di particolarmente
interessante.
"Allora?!"iniziò a borbottare sempre meno paziente, poggiandosi al tronco di un
albero.
"Di certo non si può dire che tu sia un uomo che sa aspettare... Ma... mi piace
questo aspetto nei maschi..."sibilò l'altra avvicinandosi ad un muro di roccia
apparentemente normale. Mormorò sottovoce qualche strana parola in una lingua
dimenticata e fece qualche passo indietro, mentre di fronte agli occhi del saiyan
pareva aprirsi un passaggio nel nulla. Il principe, guardingo, lo fissò per poi
scrutare meglio lo sguardo della compagna.
"Non è una trappola... è solo il regno del mio signore..."sorrise lei falsamente,
attendendo la mossa dell'alieno.
"Se è così forte, perchè non fa della Terra il suo regno?"rispose sprezzante,
rivolgendo nuovamente l'attenzione al portale.
"Perchè tutto qui è contaminato ed impuro. Lo diventerà quando sarà per l'appunto
epurato..."dichiarò lei meccanicamente, come se quella frase le fosse stata
marchiata nella mente.
"Insomma, è un pazzo..."alzò un sopraciglio lui, studiando la situazione."Ma forse
in fondo lo sono anche io..."disse abbozzando un ghigno e varcando il confine che
lo separava dall'altra dimensione.
CAPITOLO 23
UNA GHIANDA
Compì i primi passi con lo sguardo acuto di chi si aspetta un'imboscata da un
momento all'altro. Si sorprese, anzi, quando non accadde. Quando incontrò gli
occhi della donna, vi lesse un'infinito compiacimento misto ad ironia.
"Allora... ancora scettico?"sussurrò goliardicamente.
"Sempre e comunque"le rispose di rimando lui, come se quelle parole facessero
parte del suo modo d'essere.
L'ambiente era molto simile a quello terrestre, ma l'aria che vi si respirava era cupa
e pesante. Improvvise raffiche di vento sollevavano montagne di polvere rossastra
che creavano un forte disagio e soprattutto limitavano la visibilità. Nonostante tutto,
Vegeta non si sentì in pericolo: aveva visitato, negli anni addietro, pianeti anche
più inospitali quando, al servizio di Freezer, ne aveva ispezionati parecchi per la
rivendita.
Ishabal prese le redini della situazione e lo sorpassò facendogli strada, senza
esprimere più una parola... Era agitata ed emozionata allo stesso tempo... I suoi
occhi guizzano quasi si fossero rianimati, le mani di quando in quando stringevano
la stoffa dell'abito, più elegante e meno sexy del solito, le labbra si increspavano
non volutamente e senza motivo in un tenue sorriso. Ad un attento osservatore
come il principe dei saiyan, tutti quegli atteggiamenti non erano passati inosservati.
Sapeva riconoscere una donna che andava incontro all'uomo che desiderava... e
sapeva che era questo il caso.
Spesso la sua stessa donna aveva palesato quei modi di fare quando si era
stabilito alla C.C. dopo l'esplosione di Namec e non aveva quindi dubbi in
proposito.
Provò una dolorosa fitta al petto a quei ricordi che una volta avrebbe considerato
solo tremendamente melensi, ma che ora gli suonavano come falsi ed ingannatori.
Nella sua testa gli rimbombò continuamente l'immagine di lei aggrappata al suo
rivale, poco prima di scomparire.
"Allora, ci vuole ancora molto?!"sbottò infine per interrompere il flusso dei pensieri.
"No..."si limitò a proferire lei senza degnarlo di uno sguardo. Sì, decisamente
quella non era la solita strega che aveva conosciuto...
Quando per l'ennesima volta alzò lo sguardo verso l'orizzonte, gli apparve sfocata
l'immagine di un enorme palazzo scuro che svettata nel mezzo del nulla. Per un
attimo fu tentato di ritornare dall'altra parte ed affrontare Kakaroth con le sue sole
forze... Ma, valutando la possibilità di un'ennesima sconfitta ed il pensiero della
donna sottrattagli, il saiyan procedette senza dimostrare segni di cedimento...
Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vederlo finalmente agonizzante...
"Ma siete sicuri che sia il posto giusto?"sbuffò Bulma sedendosi pesantemente
sotto un albero. Il suo fisico era incredibilmente provato... erano ormai troppe ore
che non riposava.
"Sì, non ci sono dubbi! Solo... sono scomparsi nel nulla..."le rispose l'amico, che si
guardava ancora perplesso intorno.
"Ed è un bene... Non so quanto sia stata buona l'idea di venire qui per vedere dove
fossero finiti..."gli fece eco Piccolo, dall'appena accennato promontorio roccioso
sulla sua testa.
"Bè, ma Vegeta non sa usare il teletrasporto! O almeno... credo... Cioè, prima non
lo sapeva usare... e non è normale quindi che la sua aura sia sparita
improvvisamente..."si arrese Goku, sedendosi poco distante dalla ragazza,
scrutando in cerca di risposta le fronde verdi della quercia.
"Magari invece lo sa utilizzare lei... Non mi stupirebbe..."ipotizzò il namecciano,
scrutando dalla sua posizione sopraelevata la zona. "Io non credo invece... Non
pensi lo avrebbe utilizzato, allora, quando ho portato via Bulma da lì?"si impensierì
il saiyan portando le braccia dietro la nuca, assorto.
"In questo caso, allora, la situazione è ancora più grave... potrebbero
semplicemente aver occultato le auree ed essere rimasti nei paraggi..."si voltò
ancora guardingo Piccolo, piuttosto teso.
"No... lei... ha qualcosa... non parlo dell'aura, capiscimi... E'... quella sensazione di
distorsione... di... sbagliato... Ed ora non la sento."sospirò ancora il ragazzo,
girando lo sguardo verso la compagna d'avventure, che era caduta in un sonno
profondo...
Nuovamente quella strada... quelle spighe...
Quell'eclissi.
Le grida di sua madre la stordivano in un'insolita girandola di immagini senza alcun
ordine, ma che avevano un solo filo comune: il giorno in cui aveva incontrato
quell'uomo...
Il giorno in cui aveva incontrato Shin.
Come in trance per uno stato febbrile, Bulma ripercorrè in sogno ad una velocità
incredibile le parole, le sensazioni, il suo volto...
Rimase stordita della quantità di informazioni che la affliggeva fino a quando il
ricordo parve rallentare, fino a culminare nell'attimo in cui lui l'aveva sfiorata...
Il momento in cui, probabilmente, le aveva lanciato un sortilegio per non
dimenticare... Non dimenticare la sua esistenza... Quel sortilegio che ora le aveva
permesso di rimanere immune al piano degli dei Kaio...
Poi, come se qualcuno avesse tolto il dito dal tasto "pausa" di un film, le immagini
ripreso a scorrere normalmente...
-hey... un momento... non ho mai sognato questa parte!-si ritrovò a farneticare,
finalmente conscia di star dormendo.
"Bulma, per l'amor di Dio! Ti chiamo da ore!"la afferrò la madre per un braccio,
facendola sussultare.
"Scusami mamma! Non ci crederai mai! E' che..."si arrestò. Conosceva bene la
natura degli adulti... Non le avrebbero mai creduto. Formulò in breve una nuova
scusa.
"... avevo visto un gatto senza coda..."disse infine guardandola negli occhi,
valutando l'effetto della sua bugia.
"Bah, come tuo padre, cara! Non puoi veder qualcosa che sia diverso da come
dovrebbe che subito vai a studiarne le cause..."la tenne ancora stretta per il polso
la donna, riportandola verso il coniuge.
La bambina si zittì, in parte ancora sorpresa dalla sua prontezza di riflessi.
Affascinata da ciò che aveva visto, pensò e ripensò a tutte le supposizioni
plausibili, aggiungendo quel tocco di fantasia che certo non mancava alle
ragazzine della sua età.
Superato il campo dorato del grano, intravide il padre ancora preso dai suoi studi,
seduto su un grosso plaid colorato cucito dalla madre, circondato da un paio di
gatti.
"Comunque, finisci la tua merenda e preparati... Tra poco andiamo via, tuo padre
ha detto che vuole fare una ricerca su internet per scoprire il motivo di questo
fenomeno naturale... E poi oggi al negozio di borse fanno i saldi!"aggiunse infine
riprendendo quel lato del suo carattere tanto frivolo.
La bimba sospirò tra l'irritato e lo sconcertato dopo l'affermazione... Poi si diresse
accanto al padre a mangiar qualcosa, all'ombra di quell'imponente quercia....
Si svegliò intontita... Il sonno, a causa di quei sogni piuttosto impegnativi, non era
riposante come doveva, e lei rimase a lungo apoggiata con la schiena al tronco,
osservando quasi ipnotizzata il movimento delle foglie al vento. Poggiò le mani a
terra, come a sostenersi, quando incontrò sul terreno un oggetto molto piccolo.
Con lentezza, lo alzò e se lo portò innanzi al viso, per poter constatare di cosa si
trattasse.
"Una ghianda..."sussurrò a sè stessa, ancora preda del torpore.
Ma, chissà perchè, nonostante non fosse nulla di particolare, il suo cervello non
voleva farle distogliere lo sguardo.
"Una ghianda..."ripetè corrucciata, infastidita dal non capire la ragione di quella
sensazione.
Dopo qualche secondo, però, la sua espressione mutò in un muto stupore, che la
fece alzare in piedi seduta stante.
Si guardò intorno freneticamente, per poi lanciare un urlo che avrebbe fatto
accaponare la pelle anche al più coraggioso dei guerrieri. Goku cadde dall'albero
su cui si era arrampicato per ottenere una migliore visuale spaventato e, dopo
essersi massaggiato la testa, la guardò interrogativo.
"Bulma... ti sei ammattita?"
"La vedi? La vedi? E' una ghianda!"gli corse subito incontro lei, con l'oggetto in
mano. Per tutta risposta, il saiyan, la guardò ancora più perplesso.
"Ehm... sì... grazie del pensiero... ma ora non possiamo pensare a mangiare..."le
rispose sinceramente lui preoccupato del suo stato mentale.
"Ma cosa dici! Sai che albero fa le ghiande?!"incalzò lei eccitata.
"Sì... quelli vicino a casa mia, ad esempio..."la fissò l'altro per nulla convinto.
"Ma no! Le quercie, Goku! Le quercie!"sventolò ancora davanti a lui l'oggetto delle
sue elucubrazioni.
"Bene, sì, quercie, lo terrò a mente... e allora?!"cercò di giungere ad una
conclusione.
"C'è che questa non è una semplice quercia... E' una quercia che io conosco
già..."sorrise l'altra, cercando di calmarsi, vedendo le espressioni dell'amico.
"Questo posto... è il luogo dove mi avevano portato i miei quella domenica di tanti
anni fa... questo posto... è il luogo dove ho incontrato Shin..."
CAPITOLO 24
OGNI FIBRA DEL MIO ESSERE
ppena varcò l'enorme volta in pietra che l'introduceva al palazzo, Vegeta ebbe la
netta sensazione di aver vissuto in quel luogo per 5 anni... Ogni cosa era più che
simile ad ogni angolo del maniero che Ishabal, con tanta cura, aveva ricreato sulla
Terra. Questo non fece che aumentare il suo presentimento e accrescere la
tensione... mai fidarsi di una donna innamorata: era imprevedibile. Sebbene il
termine "innamorata" suonasse così terribilmente strano se accostato a quella
strega senza emozioni, il principe continuò ininterrottamente ad avvallare quella
tesi, annotandosi mentalmente le sue stranezze comportamentali sempre più
velocemente.
"Eccoci" sussurrò infine lei innanzi ad una grande porta in legno scuro, fremendo
in maniera infantile. Con un attimo di titubanza, portò le nocche della mano destra
a batter due colpi contro l'uscio, trattenendo il respiro. Un sicuro "avanti" spianò la
loro entrata.
Non appena ebbe la possibilità di far qualche passo, subitamente la donna si
inchinò a terra, poggiando un ginocchio scoperto sul freddo pavimento, non
osando alzare lo sguardo.
"Mio signore... Vi ho portato l'uomo che conosce il nostro nemico..."pronunziò
infine, tutto d'un fiato. Il saiyan inarcò un sopraciglio a quel comportamento,
cercando invece con lo sguardo nel buoi della sala il suo interlocutore. Era rimasto
molto deluso al non sentire una possente aura al suo arrivo... Ma ciò che lo
rendeva curioso era il fatto che, effettivamente, non sentisse alcuna aura.
L'uomo, comunque, non rispose, e Vegeta iniziò ad avere dubbi sulla sua
presenza fino al momento in cui, effettivamente, si palesò.
"La bellezza della Luna ci frastorna solo perchè è unica... inimitabile... ma qui, da
questa mia finestra, altri due satelitti identici si stagliano nel cielo... Che
spreco..."esponette infine una voce cristallina, chiara e suadente.
"Poche chiacchere! Se avessi la coda mi sarebbero molto utili, ma in questo caso
non mi frega proprio nulla di quella sottospecie di dannato pianetucolo!"sbottò il
guerriero, al limite della sopportazione, provoncando ilarità, invece, nell'altro.
"Come siamo impazienti... ed impuri... come tutti gli altri..."sentenziò Shin,
portandosi alla luce che filtrava dai vetri color porpora, che creavano su di lui strani
giochi di colore.
"Signore! Signore... Quell'uomo... Ogni momento che resta là fuori...
potrebbe..."riprese Ishabal, con cautela.
"Non osare nemmeno pensarlo!"tuonò furente l'uomo misterioso, facendo cadere
quel velo di impassibilità che pareva averlo contraddistinto. Con un gesto
aggrazziato ma deciso, portò i suoi occhi su Vegeta, studiandolo a fondo.
"Non sei un umano... già per questo mi piaci un po' di più..."
In tutta risposta, il principe sprezzante si appoggiò ad una colonna incrociando le
braccia, come a fargli chiaramente capire di non voler perdere altro tempo.
I passi di Shin rimbombarono innaturalmente nella stanza, mentre si avvicinava a
lui con audacia e sfrontatezza. Quando fu ad un soffio da lui, prese con due dita il
suo mento, sorridendo in maniera sgradevole e spiazzante.
"Sento in te disperazione ed odio... E ti capisco. Perderai te stesso, ma ritroverai la
forza... La forza di uccidere chi ti ha reso infelice. La forza di cancellare... tutto ciò
che ti ha distrutto. Accetti davvero...?"pronunziò a bassa voce, in maniera che lui e
lui soltanto potesse ascoltare.
Vegeta lo osservò, silenzioso e serio, come per captare il significato intrinseco di
quelle parole. Dopodichè accennò un sorriso amaro, che si spezzò solo quando
aprì bocca.
"Con ogni fibra del mio essere..."
"Era di qui, ne sono certa!"disse nuovamente allegra Bulma, scostando l'ennesima
spiga di grano, ricalcando il percorso che da bambina l'aveva condotta presso
quell'uomo misterioso, ritrovando infine quello spiazzo tra la vegetazione, quel
luogo che allora era macchiato di cremisi... Si fermò, quasi commossa,
camminando più lentamente per concentrarsi ulteriormente sul suo passato.
"Insomma, Bulma... Non è che non mi fidi, ma non vedo nulla di chè, qui..."sbuffò
Goku, piuttosto deluso da un luogo così anonimo.
"Ma che c'entra, scusa?! Cosa ti aspettavi, un'enorme freccia con su scritto
"Shenron è stato evocato qui"?"ribattè ironicamente lei stizzita, distolta dalla sua
concentrazione.
"No, è che... Va bene, mettiamo anche che sia stato qui..."rispose lui ancora
scettico.
"Non mettiamo che... è stato sicuramente qui!"si innervosì ulteriormente la
ragazza, battendo un piede a terra.
"Sìsì, vabbè... Ma... ehm... alla fine... per le nostre ricerche... a cosa serve?"chiese
infine il saiyan, grattandosi la nuca.
L'amica rimase spiazzata e a bocca aperta a quell'improvvisa domanda, non
sapendo che rispondere... Lo fece per lei il namecciano, intento a scrocchiarsi le
dita mentre osservava i dintorni guardingo.
"Questa è comunque l'unica pista che abbiamo... Potrebbe non essere una
coincidenza..."
"Se lo dite voi..."si arrese il giovane all'evidenza, incrociando le braccia dietro al
collo ed un piede dietro la caviglia.
"Bah... che ne vuoi capire tu... Che pensi solo al cibo..."lo guardò ancora di storto
lei, prendendo ad analizzare il terreno con cura, alla ricerca di indizi.
"Che misera considerazione hai del tuo salvatore!"la punzecchiò appoggiandosi ad
una parete rocciosa, senza alcuna apparente voglia di unirsi alle ricerche.
"Invece di parlare, potresti aiutare!"gli puntò un dito contro l'umana, strigliandolo
per bene.
"Mi spiace, ma non sono bravo in queste cose... Ma, se ci sarà da menar le mani,
puoi star tranquilla che mi muoverò!"concluse con una risata il saiyan, facendo
cadere in depressione la povera Bulma, ormai convinta della monotematicità di
quella razza...
"Non vedo nulla di chè... accidenti..."imprecò sottovoce Piccolo, fermandosi al
centro dello spiazzo dopo una breve escursione.
"Già... Nulla che possa farci risalire alla strega o a Vegeta..."sospirò la ragazza
sconsolata mentre si sedeva su una roccia poggiando i gomiti alle ginocchia.
"Visto?! Che vi avevo detto? Stiamo perdendo tempo! Andiamo a mangiare...
Prima o poi l'aura comparirà ed allora sapremo come fare!" si stirò Goku
rialzandosi, facendo qualche passo in loro direzione. Ma fu allora che i sue due
compagni si accorsero dello strano fenomeno che stava prendendo forma alle
spalle dell'amico.
"Ehm... Goku....?"provò ad avvisarlo la ragazza.
"Dai, Bulma, non c'è bisogno che ti scusi... Anche una cervellona come te può
sbagliare!"rise il saiyan, portando le mani sui fianchi mentre un bagliore diffuso
stava ricoprendo la pietra dove, fino a poco prima, si stava riposando.
"Vieni via da lì!"gli urlò il namecciano, facendogli cenno di allontanarsi.
"Ehi! Quanta fretta! Hai fame anche tu, eh?!"si stupì non poco Goku per lo strano
appetito del compagno, mentre la luce iniziava ad avere contorni definiti... I
contorni di un'arcata.
"Alle tue spalle!"gridò Bulma in preda al panico, iniziando ad indietreggiare.
Per tutta risposta, ancora ignaro, il suo amico d'infanzia scosse un dito innanzi al
viso.
"Guarda che non ci casco! Chi ci sarebbe, Vegeta? E anche se fosse?! Questa
volta non sono in un atteggiamento compromettente con te!"rise di cuore infine,
fino a quando una voce non distrusse la sua serenità.
"Perchè... solitamente lo sei?"
Una figura sortì da quel varco riapertosi... Con una voce tremendamente
familiare... La voce che Bulma amava... Ma che ora, stava facendo tremare tutti e
tre...
CAPITOLO 25
QUEL CHE SI Può LEGGERE IN UNO SGUARDO
"...Vegeta...."sussurrò lui con stupore evidente, mentre la sagoma brillante usciva
dalla luce che lo aveva avvolto, rimanendo ben visibile finalmente ai loro occhi.
"Ti ricordi di me, quindi... Come non potresti... DEVI ricordarmi per potermi
deridere..."parlò con calma lui, con quel sorriso accennato ed impudente che lo
caratterizzava tanto.
Piccolo si mosse con cautela, avvicinandosi ad una terrorizzata e muta Bulma, che
osservava il suo uomo come se fosse un'apparizione, bisibigliando accanto a lei
come per cercar di risvegliarla.
"Stiamo vicini... La nostra unica possibilità è fuggire col teletrasporto di Goku... E
gli renderemo le cose molto più facili se non ci allontaniamo."le disse con voce
quasi impercettibile. La donna, però, comprese, e confusa annuì guardando il
namecciano quasi con disperazione.
Spiazzando tutti, però, la mano del principe dei saiyan si diresse però proprio in
direzione del cauto combattente. Nell'arco di un attimo, il palmo si illuminò di una
luce che, a differenza del solito, possedeva inquietanti risvolti scuri. Nessuno ebbe
il tempo di pensare ma, prima che potessero far qualcosa, l'energia scaturita dal
saiyan aveva già colpito in pieno petto Piccolo scagliandolo a diversi chilometri di
distanza, lasciando ancora più attonita la povera umana.
"Non prendetemi per uno stupido... Non vi lascierò fuggire. Oggi è il giorno che
aspettavo con impazienza..."sogghignò di nuovo, riportando l'attenzione sul rivale.
Non uno sguardo, invece, a quella che era stata la sua compagna. Non ne era
degna... Lo avevano preso in giro, tutti loro! Lei non aveva dimenticato... Lo aveva
chiamato per nome, lì, su quel terrazzo! E poi Kakaroth... Oh, lui era venuto a
riprenderla, dopo avergli fatto credere che la sua vita fosse finita. Aveva riposto
ogni fiducia in quell'umana... Ogni sorta di... affetto, se così si poteva chiamare la
sicurezza di aver un tetto sopra la testa ed una persona al proprio fianco che non
rimanesse per il terrore d'esser uccisa. Ma per lui tutto ciò rappresentava il
massimo che un saiyan puro potesse offrire. E sperare, nel suo caso...
"Ho aspettato... aspettato tanto... il giorno della tua morte..."continuò ancora con
un tono di voce normale, che rendeva ancora più inquietante il suo monologo, nato
dal rancore che ancora lo acciecava.
"Vegeta, tu hai frainteso! Io e Bulma stavamo cercando..."cercò ancora di
giustificarsi l'altro, sperando di potervi in qualche modo dialogare, nonostante le
vane speranze.
"Di prendermi in giro! Di appartarvi in un angolo qualsiasi e procreare un altro
sporco mezzosangue che non mi appartenese! Ma forse mi sbaglio... Forse c'è
già! Forse vi ho sottovalutato..."iniziò a sproloquiare perdendo a mano a mano la
calma che lo aveva contraddistinto.
"Dovrò assicurarmene... Non sarà male far saltare in aria questo pianeta per
assicurarmene..."sentenziò infine, svegliando definitvamente dal suo torpore la
povera Bulma.
"No!"gridò unicamente tremante, attirando finalmente la sua attenzione.
Vegeta voltò le sue iridi verso la sua figura... Era così bella... Così dannatamente
bella... Aveva così agoniato un solo attimo in cui rivederla in quei cinque lunghi
anni. Ed ora... Ora si apprestava a combattere contro il suo più grande nemico. E a
metter fine alla vita di quell'insulso pianetucolo. Insieme a lei... Sentì lentamente la
ragione farsi sempre più lontana, braccata da una prorompente oscurità che aveva
barattato con il suo controllo. Per qualche istante si pentì di aver scelto quella via...
Quella della morte. Capì che avrebbe potuto andarle incontro per scusarsi di non
averle detto nulla, quella sera ormai lontana. Avrebbe potuto sentire l'odore del
suo bagnoschiuma che le restava sulla pelle. E, tornando a casa, la voce del figlio
che a gran voce gli chiedeva di allenarsi per fargli vedere i suoi progressi. Ma fu
tutto inutile... Un solo sguardo tradì la sua fierezza, gli occhi in cui Bulma lesse un
muto "Perdonami"...
Poi, il suo uomo si spense, per far spazio ad un crudele assassino che, di quel
saiyan, aveva solo l'aspetto.
Come una bestia , si lanciò furioso contro Kakaroth, preda dell'istinto e di un
oscuro potere che aveva divorato il suo essere. Senza alcuna tattica, si gettò sul
suo troncò per tirarlo a terra, come a volerlo sbranare. Le mani si facevano strada
verso la sua carne, bramose di sentirla lacerare.
Goku gli bloccò con non poca difficoltà i polsi, guardandolo stranito: gli occhi del
suo rivale erano vitrei e completamente neri, nonostante possedesse ormai la
chioma bionda. I muscoli delle braccia guizzarono in una spinta, che rimandò
indietro il nemico dandogli lo spazio per rialzarsi.
Stava ansimando.
Per anni si era allenato per tener testa al principe della sua stirpe... Ma quello che
aveva di fronte, ne era sicuro, non era lui.
Vegeta, come un animale deluso dall'attacco scampato, ruggì di rabbia emettendo
un rauco digrignare, lasciando che la sua aura si espandesse.
Una forte folata di vento gettò Bulma a terra, tramortendola.
Copiose lacrime scendevano sul suo viso, lacrime che possedevano il gusto
amaro della sconfitta. Aveva perso. Aveva speso ogni attimo della sua vita per
reicontrarlo. Ed ora lui era scivolato via, lasciando al suo posto un involucro vuoto
riempito da un demone.
Nel frattanto, il suo amico aveva ormai preso coscienza della situazione e rispose
allo stesso modo: la sua criniera divenne più folta e lunga e venne avvolta da una
luce abbagliante. L'aria in quel luogo divenne incredibilmente pesante, carica della
tensione che sarebbe ben presto sfociata in un nuovo attacco.
Fu il principe a riaprire le danze con uno scatto fulmineo, che prese l'avversario di
sorpresa: afferrò subitamente le sue braccia con le mani, lasciando scaturire
piccole scosse nerastre che percosero il colpo dell'avversario, che gridò per il
dolore. Ma Son Goku non era certo dedito alla sconfitta... Presosi il dovuto tempo,
si sferrò in avanti piantando una rumorosa testata sulla fronte del contendente, che
si scostò alterato.
Iniziò, da quell'istante, una danza costituita da colpi mancati e feroci contrattacchi,
che si spostò nel cielo ad una velocità invisibile all'occhio umano. I rumori, però,
non lasciavano sospetti: proprio lì, tra quelle nuvole, si stava disputando la
battaglia decisiva per il futuro del mondo.
A bocca aperta, Bulma, dopo essersi rialzata, cercava con lo sguardo un solo
segno che le facesse intendere ciò che si stava verificando, trascurando tutto il
resto.
Perfino il fatto che, in assoluto silenzio, Ishabal si trovava alle sue spalle...
CAPITOLO 26
FOLLIA
Rabbia...
Dolore...
Lacrime che non avrebbe mai versato...
Impotenza...
E lui lì, in un angolo della sua mente, come privo di ogni sensorialità...
Che fine aveva fatto la sua voglia di vendetta?
Dove il suo affetto per quell'umana?
Dove... la sua vita?
Ogni volta che provava ad aprire le labbra, la voce non usciva...
Ogni volta che apriva gli occhi... Vedeva il suo corpo muoversi senza che fosse la
sua volontà a deciderlo...
Che cosa aveva fatto, questa volta? Anche se Kakaroth fosse morto... Lui sarebbe
stato solo uno spettatore. Per l'ennesima volta, non avrebbe vinto...
"Vegeta... Vegeta, mi senti? Mettiamo fine a questa pazzia..."disse l'avversario con
voce seria, pur preparandosi ormai all'inevitabile.
Il principe... non c'era più. V'era solo il suo corpo in quel luogo dimenticato dagli
dei. Neppure il suo sangue puro lo avrebbe ridotto in uno stato tale... Era qualcosa
che andava al di là della sua comprensione. Qualcosa che, con le sue radici
oscure, si era insidiato nelle sue membra, rendendolo schiavo. Ironia del destino,
colui che era stato per tutta la vita dominato dal suo orgoglio, sarebbe morto sotto
la schiavitù di un pazzo con l'ossessione per la sua compagna.
L'ennesimo urlò sortì dalle labbra del guerriero ormai irriconoscibile, segno
dell'immediata e sanguinolenta lotta che stava per reiniziare.
Son Goku sospirò con tristezza a quella visione, pur non abbassando la guardia.
"Se lo uccido... Non ucciderò lui... Quello non è lui... Io lo devo
uccidere..."continuava a ripetersi come un mantra, pur sapendo quanto sarebbe
stato difficile. Per la prima volta, però, non stava pensando alla difficoltà
paragonata alla potenza dell'avversario... Ma, per quanto fosse assurdo
ammetterlo, all'attaccamento per quel burbero e bellicoso compagno....
"Devo reagire... Non posso... non posso permettere che sia... questa cosa che mi
ha posseduto... a battere Kakaroth... Io sono il principe... principe dei saiyan!",
gridava il suo subconscio dibattendosi, senza alcun risultato.
Con orrore, infine, e per la prima volta, si maledì quando osservò ciò che accadde
all'unica persona che lui, inconsciamente, avesse mai amato, senza che lui
potesse muovere un muscolo...
"Goku, no! E'... è Vegeta! Non potete fare sul serio!"si sbracciava l'umana
angosciata senza che lui l'ascoltasse più.
Aveva colto nell'espressione del suo amico d'infanzia quella determinazione che
non prometteva nulla di buono... Questa volta, davvero, uno dei due sarebbe
morto. Strinse le mani giunte, come in preghiera, di fronte al viso, tesa come una
corda di violino. Ma le sue paure non ebbero tempo di crescere abbastanza,
presiedute da un nuovo terrore: quello per sè stessa.
Come dal nulla, alle sue spalle, uscì una mano che agguantò il suo viso,
chiudendole le labbra in maniera che neppure più una sillaba potesse uscirvi. Il
suo amico le dava le spalle, preso dalla concentrazione, e lei non avrebbe potuto
chiamarlo... Con disperazione, allora, le sue speranza si aggrapparono al suo
uomo, flebilmente...
Ma il miracolo non accadde e, ormai in balia della strega, Bulma si ammansì,
conscia ormai di non poter più fare nulla. D'altronde, nulla aveva più senso...
Vegeta era impazzito ed aveva il forte dubbio che fosse oramai al di sopra anche
delle possibilità dell'altro saiyan... Non avrebbe mai più incrociato lo sguardo del
suo compagno ed il suo migliore amico sarebbe morto.
"Ecco, brava bambina... Non ti voglio fare del male..."le sussurrò all'orecchio
Ishabal, stringendola a sè e trascinandola con sè verso la parete di roccia.
"Qui non è sicuro... Non è posto per te..."aggiunse poi prima di pronunciare in una
strana lingua alcune parole che, nuovamente, fecero brillare un'arcata
precedentemente invisibile.
La ragazza l'osservò meravigliata ed impaurita allo stesso tempo... Che cosa ne
sarebbe stato di lei? Il suo destino era, come Vegeta, quello di ammattire per
mano di Shin? Come leggendole nella mente, la sua rapitrice le rispose.
"Non temere... varcando questa soglia avrai tutto ciò che vorrai..."disse, prima che
l'umana potesse leggere nell'altra un velo di malinconia. Cosa poteva mai
significare? Che Ishabal in qualche modo... la invidiasse?
Il corpo del guerriero si scagliò nuovamente con inaudita forza contro quello
dell'avversario... I classici attacchi che lo avevano contraddistinto si erano persi
nella marea della follia e le sue labbra non pronunziarono quindi alcun "Final
Flash" o "Big Bang Attack" che tanto avrebbero, stranamente, tranquillizzato
l'avversario. Era, piuttosto, una bestia, e come tale si comportava.
Gli spostamenti d'aria che si creavano solo grazie alla velocità dei suoi colpi
avevano sollevato un gran polvericcio,che li circondava come se fossero stati in
balia di una tempesta di sabbia.
Son Goku parava ogni attacco con agilità ma non con poco sforzo. Lo stato di
super saiyan finale consumava non di poco la sua energia e sapeva che, prima o
poi, sarebbe tornato alla normalità. Era allora che la partita si sarebbe conclusa.
Utilizzò quindi più di una volta il teletrasporto per apparire alle di lui spalle per
sferrare potenti Kamehameha che però non frenavano l'ardore del nemico. Per
qualche istante ebbe l'impressione che, pur da morto, quel corpo avrebbe
continuato a perseguitarlo, fino alla totale sconfitta.
"Ecco la ricompensa per aver preposto il bene del pianeta a quello di chi
amo..."pensò sconsolato abbozzando un sorriso ricevendo l'ennesimo cazzotto in
faccia a causa della distrazione.
"Goku!"tuonò una voce da terra, attirando la sua attenzione. Subitamente unì le
mani sulla fronte per teletrasportarsi nel luogo in cui era stato chiamato, trovandosi
faccia a faccia col namecciano.
"Siamo nei guai! La terrestre! Lei è..."il discorso di Piccolo fu bruscamente
interrotto da un calcio ben piazzato sulla testa dell'interlocutore, a cura
naturalmente dell'avversario.
Kakaroth accusò il colpo che lo sbalzò lontano, ma che gli diede la possibilità
quindi di prendere una rincorsa per colpire il duellante tale da fargli subire lo stesso
effetto.
"Che c'è?! Sono leggermente impegnato, se non avessi visto!"sbottò
massaggiandosi la nuca iniziando ad alterarsi.
"L'umana! Quella donna... L'ha portata via!"
CAPITOLO 27
L’ORGOGLIO DELL’ETERNO PRINCIPE
I suoi occhi, aperti per la paura, si stupirono quasi nel vedere che l'ambiente aldilà
del portale era del tutto simile alla Terra... Non sapeva se esserne rassicurata o
scossa o, addirittura, curiosa nel poter veder quella che doveva esser un'altra
dimensione, quelle di cui tutti gli scienziati senton parlare ma che nessuno, in
effetti, ha mai visitato.
Lei era la prima a farlo. Ma non ne era assolutamente felice.
La donna lasciò la morsa, rendendola libera di nuovo... Una libertà effimera, visto
le inesistenti possibilità di fuga.
"Benvenuta nel regno che il mio padrone ha creato attendendoti..."iniziò il discorso
tranquilla, iniziando a farle strada, sicura che la ragazza l'avrebbe seguita, conscia
del pericolo di perdersi.
"Creato...?"sussurrò l'altra massaggiandosi la mascella dolorante scettica.
"Sì, creato... I suoi poteri van aldilà della tua immaginazione..."sorrise di rimando
girandosi lievemente verso di lei avanzando con passo cadenzato.
"Come può aver... Insomma, io ne conosco di persone forti! Però, questo..."-è
assurdo!-finì mentalmente la frase dopo essersi guardata attorno."Voglio dire...
Che razza di desiderio avrà mai espresso?! E' da un po' che ci penso... E
comunque io voglio finire questa pagliacciata il prima possibile! Di là qualcuno
potrebbe morire! Quindi portami da lui e piantiamola!"sbottò infine, ancora in ansia
per la battaglia a cui aveva iniziato ad assistere.
"Pagliacciata...?"storse la bocca Ishabal disgustata,"Questa NON è una
pagliacciata... Tutto ciò che vedi è stato realmente costruito dal mio Signore..."
"Sì,sì... Come dici tu..."sventolò Bulma una mano davanti al viso, come per
accantonare il discorso... Era giunta finalmente dove voleva: avrebbe incontrato
Shin. E se lei veramente era così importante per lui, forse poteva convincerlo a
concludere quell'assurda messinscena. Con serietà si ritrovò a fissare la schiena
dell'arpia che la conduceva verso colui che possedeva la soluzione ai suoi
problemi.
Improvvisamente, tra i due corpi, passò di corsa un'immagine sbiadita, di
sembianze umane... L'umana raggelò: aveva tutta l'aria d'esser uno spettro.
"C-c-che co-os'era quello?!"si arrestò terrorizzata, temendo di fare la stessa fine.
La sua schiavista volse lo sguardo nella direzione indicatale e fece spalluccie
come se si trovasse innanzi ad una scena di vita quotidiana.
"Non è ciò che pensi... Capita, a volte, che i ricordi del mio Sovrano si
materializzino... E camminino al nostro fianco. La costruzione di questo regno ha
impiegato gran parte delle sue energie mentali ed, ovviamente, alcune memorie
sono scivolate via con esse, diventandone parte integrante..."le disse tranquilla,
mantenendo un'andatura costante.
Bulma si ritrovò affascinata ed intimorita dal discorso stesso, ma non ebbe tempo
per riordinarlo: una volta diradatesi le nebbie, innanzi a lei troneggiava un
imperioso maniero....
"Cooooosaaaa?!"ebbe appena il tempo di rispondere il saiyan, prima di trovarsi
nuovamente impegnato in uno scambio di colpi velocissimo, che non lasciava
possibilità di distrazione.
"Devi farlo tornare in te, Goku!"gli gridò il namecciano gettando il turbante a terra e
preparandosi a dargli manforte.
"Ma va?!"rispose sarcasticamente l'altro incassando un calcio in pieno torace, che
lo rispedì verso il basso creando una piccola voragine.
La furia omicida di Vegeta non sembrava calare... Sulle sue membra non v'era
segno di stanchezza, nonostante lo scontro fosse serratissimo... Era un mostro.
"Accidenti... Io non durerò neppure un minuto contro di lui..."digrignò i denti Piccolo
di fronte alla propria impotenza."Goku! Fallo arrabbiare!"gridò infine al compagno
che stava facendo forza sulle braccia per uscire dalla buca.
"Ma sei pazzooo?!"rispose di rimando l'altro, mentre l'avversario riscendeva a
terra, camminando verso di lui con un sadico ghigno stampato sulle labbra.
"Quello non è Vegeta! Ma lui dev'essere lì, da qualche parte, nel suo subconscio...
Fai perno sul suo orgoglio e fallo riscattare! Anche la presa di Babidy non aveva
avuto un totale effetto, su di lui!"gli si affiancò il Namecciano, stringendo i pugni e
preparandosi alla battaglia.
"Ma bene... Non è male come idea..."sorrise compiaciuto il saiyan,"Vediamo se
funziona... PRINCIPINO DEI MIEI STIVALI!"alzò il tono di voce gettandoglisi
contro per primo, questa volta. Piccolo fece altrettanto portandosi con un balzo alle
sue spalle ed in due lo attaccarono su entrambi i fronti.
Cosa stava facendo quello stupido saiyan?
Lo minacciava in un momento come quello?!
La mente di Vegeta si acuì, cercando di comprendere il motivo di un tale
comportamento. Poi rassegnato, comprese...
Quella tecnica non avrebbe funzionato. Kakaroth era un pessimo attore e,
certamente, non gli riusciva bene vestire i panni che erano invece suoi. Certo,
sentire quelle parole gli procurò un lieve fastidio... Che crebbe con l'aumentare
degli epiteti...
"Di cosa ti devo parlare, eh, Vegeta?! Di quanto, in questi anni, tu mi sia sempre
stato inferiore? O del fatto che, pur essendo morto tuo padre, tu non diverrai mai re
in quanto il tuo insulso pianetucolo si è fatto distruggere da un alieno che io, da
solo, sono riuscito ad annientare?!"urlò disperato, scavando nel suo profondo per
utilizzare nelle sue parole quell'odio che, in tutti quegli anni, si era sentito riversare
dal suo rivale. In tutta risposta ebbe però solo un grugnito acuto ed un aumento
dell'aura del nemico.
"Continua!"lo incitò l'altro, appena sbalzato via da una gomitata nello sterno.
"Vogliamo parlare, invece, del tuo incontro con Cell?! La tua incapacità mi ha
costretto a sacrificare la vita per sistemare la situazione! E questo sai perchè?!
Perchè IO solo ho il potere... Quando tu , invece, hai sacrificato la tua contro Majin
Bu, non è stata che una misera perdita di tempo!"continuò convinto l'altro,
galvanizzandosi col suo stesso discorso. L'espressione del nemico, questa volta,
cambiò per qualche istante in fastidio.
Piccolo si liberò ancora del mantello e si precipitò nuovamente in aiuto, conscio del
fatto che il suo piano avrebbe potuto sortire qualche effetto.
"Majin Bu... Già... Ti ricordi di quando ti sei fatto possedere da Babidy? Ed io non
ebbi neppure bisogno di mostrarti questa mia trasformazione per umiliarti?!
Sveglia, Vegeta... Neppure questa volta funzionerà!"lo derise teletrasportandosi
poi sopra la sua testa lanciandogli contro un'onda energetica che lo sbattè al
suolo. Il mostro si rialzò urlando e tese una mano verso il nemico, scagliandogli
contro un attacco energetico che lo colì in pieno.
Nonostante le gravi ferite riportate, Goku si rialzò ridendo... C'era riuscito... I suoi
attacchi somigliavano sempre meno a quelli di una belva e sempre più a quelli del
suo rivale. Decise che era giunto il momento di sfoderare l'arma finale, mentre il
duellante gli si avvicinava camminando.
" E se la vuoi sapere tutta... Dopo averti umiliato in tutti questi anni... Ho provato
un sottile piacere a farmi tua moglie!"gli disse tutto d'un fiato, come se temesse
che il coraggio gli mancasse da un momento all'altro.
L'altro saiyan si bloccò sul posto... Per qualche secondo le sue braccia tremarono,
poi la sua mano si rialzò nuovamente con il palmo rivolto verso l'avversario. Aprì
lievemente le labbra e, per qualche secondo, non proferì nulla.
Ma quando il gridò "Big Bang Attack!" squarciò l'aria, gli occhi del principe erano
azzurro cielo...
E con la sua solita espressione dichiarò torvo "Questo non te lo permetto...
Kakaroth..."
CAPITOLO 28
LA FIAMMA DELL’IRA
"Vegeta! Finalmente!"sorrise l'altro ingenuamente, beccandosi invece un altro bel
cazzotto in pieno volto.
"Finalmente un corno!"digrignò l'altro, facendo crescere seriose preoccupazioni
nella mente del rivale.
"Ahem... Forse c'è un equivoco... Possiamo chiarire!"si ritirò su in fretta
sventolando le mani davanti al viso per negare ogni cosa. Ma il principe non
pareva minimamente interessato al dialogo.
"I miei complimenti... Sei riuscito a farmi tornare in me... Sarà molto più
interessante, ora distruggerti!"ghignò stringendo un pugno, mentre gli occhi
riflettevano la tinta del mare .
"Che diavolo state facendo?! Vi pare il momento?!"gridò il namecciano ancora
trafelato per il precedente scontro, con gli occhi sbarrati per l'improvvisa e strana
piega che aveva preso la situazione.
"E' sempre il momento giusto quando si tratta di vendetta!"sentenziò il saiyan
travolto da una nuova ondata di rabbia che, seppur più sana, non pareva
rincuorare il povero Goku, che prese a schivare i colpi non sapendo come
comportarsi.
Piccolo, dal canto suo, rimase perplesso qualche attimo... Poi si posò una mano
sulla testa, scotendola appena.
"Razza di... guerrieri senza cervello..."sussurrò appena ormai senza speranze e
decise quindi di incamminarsi verso la parete rocciosa dove Ishabal se l'era filata
con il prezioso ostaggio. La osservò palmo palmo, senza ottenere nessun risultato
e, sempre più sconsolato, sospirò riportando l'attenzione sui due eterni rivali, tutti
presi da uno scontro in cielo in cui solo Vegeta attaccava un confusissimo
Kakaroth. La situazione era a dir poco roccambolesca: il primo, ripresosi il controllo
del proprio corpo, assestava attacchi sempre più precisi; il secondo utilizzava la
tecnica del teletrasporto per riuscire ad evitarli, in uno scontro che probabilmente
avrebbe potuto andare avanti per giorni...
"Codardo! Fermati e combatti!"insistette il guerriero, ulteriormente adirato per le
"fuge" del nemico che, dal canto suo, non pareva minimamente intenzionato ad
ascoltarlo.
-Pensa, Son Goku, pensa! Oh, Kami, avevo pensato a come farlo tornare in sè,
non alla sua reazione!- si ripeteva mentalmente il saiyan, diviso tra il suo orgoglio
di combattente e la sicurezza che, in quel frangente, Vegeta avesse totalmente
ragione.
"Goku, adesso basta!! Non abbiamo tempo da perdere! Non mi interessa se abbia
ragione o meno... Buttalo giù, almeno avremo modo di parlargli!"urlò Piccolo come
avendogli letto nel pensiero.
Il saiyan rimase qualche attimo titubante, giusto il tempo di prendersi in pieno un
Final Flash che lo lasciò abbrustolito ma integro.
"E va bene... E sia!"reagì finalmente togliendosi di dosso i pochi brandelli rimasti
della maglia della divisa e fissando intensamente negli occhi il nemico.
"Era ora..."sentenziò l'altro, finalmente soddisfatto, scrocchiandosi le nocche delle
mani. L'aria si fece tutto ad un tratto pesante, carica delle loro aure che andavano
via via aumentando...
Si trovava ormai da diverso tempo in quella camera enorme ma polverosa, seduta
sulle coltri di quell'enorme baldacchino che le ricordava quello della stanza da cui
era fuggita nella sua dimensione...
Bulma si osservava con attenzione la pelle candida riportata nuovamente al suo
splendore grazie al bagno defatigante da cui era appena uscita.
"Non potete mostrarvi così al mio signore!"le aveva detto quella stronza prima di
chiuderla lì dentro con un armadio pieno di abiti e quell'enorme tinozza che avevan
man mano riempito le inservienti. Aveva addirittura faticato a cacciarle quando si
erano intestardite per lavarle la schiena! Ma aveva in qualche modo idea che, più
che una vera e propria questione di presentazione, la mossa di Ishabal servisse a
prendere tempo... Non aveva idea del perchè, ma di certo non sarebbe rimasta
con le mani in mano sapendo che quei due pazzi eran al di fuori di quel portale a
darsele di santa ragione!
Risoluta, si alzò dalle coperte stringendo i pugni ed aprendo appena appena la
porta. Per poco non tirò giù un accidenti, notando l'ometto di guardia alla sua
camera. Ma, con non chalance, sorrise e lo chiamò.
"Ehm... Scusi, baldo giovine!"sventolò la mano richiamando alla memoria le sue
tecniche seduttive ormai da tempo sotterrate.
L'altro si guardò in torno... Era basso e piuttosto tarchiato... poi si indicò con un
dito...
"Chi.... io?!"la guardò stupefatto, sbattendo più volte le palpebre incredulo.
"Sìsì! Proprio lei!"si profuse in un altro malizioso sorriso che per poco non le
procurò una paresi. Con abilità sfilo la chiave dalla toppa nascondendola nella
manica del vestito.
"Ci sono dei topi in camera! Belli grossi... Se mi mordono, ho paura che mi
prenderò qualcosa..."continuò falsamente spaventata intrecciando le mani davanti
al viso come per pregarlo.
"Oh! Ci penso io! Chi lo sente sennò il padrone..."corse subito l'altro, passandosi
leggermente imbarazzato la mano dietro la nuca.
La ragazza lo lasciò passare e rimase sull'uscio, nell'attesa che si addentrasse un
po' di più nella stanza, osservandolo con attenzione.
"Dove sono?! Non li vedo!"osservò l'altro guardandosi intorno, non sospettando
minimamente alcuna trappola.
"Sotto il letto! E' scappato lì, prima!"rispose lei con un'interpretazione degna del
premio oscar.
Quando il malcapitato si chinò per scovare i presunti roditori, Bulma scattò veloce
verso la porta, uscendo nel corridoio e fermandola immediatamente a chiave. A
nulla servirono i colpi dati sul legno o le grida che le intimavano di tornare sui suoi
passi... L'umana corse veloce alzando l'ampia gonna dell'abito, svoltando l'angolo
e perdendosi in quell'intricato castello...
Era ormai troppo tempo che quel duello aveva luogo e persino Piccolo iniziava a
darsi per vinto... Le forze dei due contendenti erano ora quasi uguali e
probabilmente ne sarebbero usciti entrambi distrutti. Non v'era speranza di
affrontare subito dopo un nemico di cui la forza era ancora sconosciuta ma che,
avendo un personaggio come Ishabal al suo servizio, sicuramente avrebbe dato
loro filo da torcere... Diede un'ultima occhiata ai due, poi si alzò in volo sfrecciando
verso un punto indefinito all'orizzonte...
Dal canto loro, i due saiyan, erano tanto presi dalla loro personalissima battaglia
da essersi dimenticati d'ogni altra cosa. Persino Goku, così attaccato alla morale,
aveva fatto emergere il sangue saiyan presente nelle sue vene e combatteva
dando fondo alle sue forze.
"E dimmi, Kakaroth... è stato divertente prendermi in giro per rovinarmi la
vita?"riprese il dialogo l'avversario, in un attimo di pausa preso da entrambi per
rifiatare e studiare le mosse dell'altro.
"Eh? Di che parli?"gli rispose di rimando, facendolo scaldare ulteriormente.
"Delle memorie che avrebbero dovuto cancellarsi, idiota! Che altro, sennò!"sbottò il
principe schizzando nuovamente verso l'altro ed esibendosi in un magistrale Big
Bang Attack che avrebbe dovuto cogliere il nemico dall'alto.
Prevedibilmente, però, grazie al teletrasporto ciò non avvenne, ed il compagno
riapparve davanti al suo viso, lasciandolo sbigottito.
"Nono, guarda che non scherzavo! Hanno dimenticato tutti... Tutti tranne
Bulma!"riprese infine contegno, ricordandosi delle sorti dell'amica.
"Non dire cazzate! Non avrebbe avuto la forza necessaria per opporvisi!"lo riprese
cercando di colpirlo di taglio con la mano, mancandolo grazie all'agilità dell'altro.
"Ma io dico davvero! E' stato... Ship? Sì, mi pare fosse questo il nome! Lui le ha
fatto qualcosa..."gli rispose incrociando le braccia al petto portatosi alle sue spalle.
"Shin?!"lo osservò stupito Vegeta, prima di ricordarsi delle parole della strega... Ma
certo! La caccia a cui si riferiva... E poi l'apparizione della sua donna il giorno
dopo... La furia di Ishabal quando lui l'aveva fatta fuggire... Shin aveva un
collegamento con Bulma! Come aveva potuto dimenticarsene, accecato dalla
rabbia? "E che cosa vuole da lei?!"trovò infine il coraggio di chiedere prima di
guardarsi in giro spaurito... Era sicuro che fosse là! La donna era lì quando era
arrivato!
"Bulma l'ha conosciuto da bambina! Ho capito solo questo..."si grattò perplesso la
nuca Goku, a cui effettivamente ancora non eran chiari molti dettagli.
Ma l'ira di Vegeta non pareva placarsi nemmeno davanti all'ovvietà, e sfociò
nuovamente nella violenza...
"Cazzate! Non può essere! Sono cazzate!"esplose di nuovo gettandosi contro
l'amico, il rivale... Che finalmente, però, aveva trovato il suo equilibrio. Con il palmo
della mano l'attacò prima che il sovrano della sua stirpre potesse torcergli un
capello, sferrandogli quello che, a tutti gli effetti, sembrava uno schiaffo...
Non riuscì subito a capacitarsi del colpo subito... Lo osservò poi sgomento,
notando che nell'altro non c'era traccia di rancore.
"Sei tu quello che dice cazzate... Bulma non ha mai amato altri se non
te..."sentenziò serio Goku, riuscendo finalmente a placare la sete di sangue del
suo nemico...
CAPITOLO 29
NASCITA DEL MALE –prima parte
"Oh, Mamma! Di qua mi sembra di esser già passata..."sussurrò la ragazza
portandosi un dito alla bocca, disorientata. Ormai erano venti minuti che correva
lungo i corridoi spogli e quasi uguali tanto da avere ora seri dubbi sulla sua
posizione...
"Forse dovrei entrare in qualche stanza... altrimenti non troverò mai Shin! Ma se
trovassi qualche bestia strana...?"ragionava a voce bassa osservandosi intorno
con circospezione: l'atmosfera non era certo delle più allegre e la poverina aveva il
terrore che, da un momento all'altro, potesse uscire da un angolo oscuro una
qualche grottesca creatura.
Fattasi forza, poggiò la mano sul pomello della porta più centrale e, dopo qualche
attimo di panico, la spalancò con il cuore a mille. Fu una delusione, quindi,
ritrovarsi nel giardino interno del maniero, sotto un cielo plumbeo ed alberi rachitici.
Sbuffando, si incamminò fino a raggiungere una spoglia fontana in pietra che
troneggiava nel nulla e, sconsolata, si sedette sul suo bordo cercando di far
riposare i piedi dolenti.
Ma quando aprì gli occhi, socchiusi qualche istante per mettere ordine nei suoi
pensieri, li spalancò sorpresa per il cambiamento: l'ambiente era totalmente
cambiato, la vegetazione rigogliosa ed il clima favorevole. O, per lo meno, così
sembrava...
Una foglia cadde danzando da sopra la testa di Bulma, che aprì il palmo della sua
mano per accoglierla... invano: senza alcun rumore, cadde a terra trapassando la
sua mano, inconsistente. Dopo il primo naturale stupore, si accigliò un attimo
rimembrando le parole di Ishabal.
"Un... un ricordo?"disse osservando attentamente il cambiamento in ogni suo
dettaglio. Per qualche istante rimase lì, imbambolata, cullandosi nell'illusione
d'esser tornata a casa... O almeno nella sua dimensione. Poi intravide una figura,
più piccola dapprima, più chiara poi, leggermente evanescente e inquietante. Si
rese conto che sarebbe stata, come al cinema, spettatrice di un evento, e si zittì
cercando di ricavarne qualche informazione.
Un uomo, con passo veloce ed espressione allegra, si fermò qualche istante per
poggiare le mani sulle ginocchia, ansimante. I capelli neri ricaddero un poco sul
davanti, seppur intrappolati in una lunga coda che li teneva ordinati.
"Signor Yon! E' lei, non è vero? Era una vita che non la vedevo da queste parti!"lo
chiamò una voce alle sue spalle, attirando la sua attenzione.
"Oh! Buongiorno! Sì, sono proprio io! Che piacere rivederla!"sorrise cordiale,
risistemando il pesante zaino che aveva sulle spalle.
"Sa, in campagna le voci girano... Il posto è piccolo... E si diceva ve ne foste
andato per sempre..."gli si avvicinò l'omino piuttosto basso e di mezz'età ormai,
recante un grosso cesto di ortaggi sulla schiena... A Bulma sembrò in qualche
modo familiare...
"No, no! E' che qui... Bè, le possibilità sono poche. E Unmei... Bè, volevo darle la
vita che si merita!"si grattò la nuca impacciato, facendo scaturire l'ilarità dell'altro.
"Non aggiungere altro, ragazzo! Sei innamorato, tanto basta!"gli rispose con aria
bonaria l'uomo, battendogli una mano sulla spalla dopo aver posato il cesto a
terra.
"Sì, certo... Mi è comunque spiaciuto lasciarla qui per cinque anni... Ma ora... Ora
ce l'ho fatta! Ho lavorato tutti i giorni, tutto il giorno... Aldilà del mare, senza
conoscere nessuno. E ciò che mi ha salvato dalla tristezza... E' stato solo il suo
ricordo..."disse assumendo un'aria sognante ed estraendo un piccolo cofanetto
dalla tasca. Con un moto di orgoglio, poi, lo aprì mostrandolo al contadino.
All'interno, uno sfavillante anello di diamanti rimandava indietro la luce del sole...
"Per tutti gli dei, mai vista una cosa simile! Davvero!"esclamò l'altro visibilmente
stupito, inorgogliendo ancora di più il ragazzo.
"Sono tornato, ora. Non la lascerò più sola... Sono venuto a chiederle di sposarmi.
Finalmente, me lo posso permettere!"disse quindi fieramente, riposando il gioiello.
"Bè, buona fortuna allora! Terrò le dita incrociate per te!"rispose sincero il
contadino, riprendendo il suo cammino.
"Grazie signor Neko! A presto!"sventolò la mano Yon, tornando poi a guardare il
sentiero da percorrere.
Lo scenario si spostò col suo protagonista, fino ad una piccola casa in legno,
appollaiata su una collina. Il ragazzo si fermò ad osservarla, quasi incredulo... Poi,
con gli occhi lucidi, compì i primi passi avvicinandoglisi. Ma quando finalmente gli
fu affianco, il suo udito gli svelò un'amara sorpresa...
Gemiti.
Urla.
Sospiri.
Il mondo si sgretolò sotto i suoi piedi... Ma ancora cieco nella sua fiducia, si
precipitò all'interno dell'abitazione, per constatare con i suoi occhi quella incredibile
verità.
Una donna, LA SUA DONNA, sudava sotto il corpo di un altro... Riconobbe in lui il
raggazzotto quindicenne che aveva lasciato alla sua partenza in città... Il figlio di
quel popolano che aveva appena incontrato.
Sentì le forze abbandonarlo e, incapace di muoversi, fece scivolare con un tonfo a
terra il pesante zaino a terra.
Il rumore attirò l'attenzione dei due, che si bloccarono all'istante. Il giovine,
spaventato, si coprì alla bell'e meglio con il lenzuolo. Lei, impudicamente, lo fissò
quasi scocciata.
"Unmei... perchè?"riuscì infine a proferire l'uomo, distrutto dall'evidenza.
"Perchè sei un fallito. Cinque anni di lettere, di soldi spediti a me, pensando alla
fedeltà... Ma dove vivi, mio caro?"scoppiò a ridere con una freddezza che
l'agghiacciò.
"A... avevi detto di amarmi..."singhiozzò ancora lui, mentre la voce gli si spezzava
in gola.
"Avevo, appunto! Ora, mi chiedo io, che bisogno c'era di tornare qui e distruggerti
da solo tutti i tuoi bei castelli in aria? Non era forse meglio rimanere lì dov'eri,
continuare a mandarmi quei pochi risparmi che avevi, e credere che fossi tua? Tua
soltanto?"si sedette meglio lei sulle coltri, lasciando sbigottito l'amante ed impietrito
l'ex.
"Noi... eravamo felice, Unmei! Io ho fatto tutto questo... per te!"si sciolse lui in
lacrime, cercando con la mano l'anello nella sua tasca.
"Felici?! Ma per favore! Come potrei esserlo! Sono figlia di contadini, rinchiusa in
questo buco da quando sono nata! Pensavi di bastare tu a rendere la mia vita
piacevole?! E a questo punto... perchè accontentarsi di uno? Perchè non avere
una... due... tre persone a rendermi felice, eh?! Anzi, se vuoi unirti..."chiese
ironicamente lei, spostando le lenzuola come per accoglierlo in caso di consenso.
Gli occhi di lui si velarono, per un istante... E da quel momento, tutto cambiò...
Vegeta rimase senza parole, sentendo ancora la guancia bruciare non per il
dolore, quando per il colpo che l'aveva colpito nell'orgoglio. Avrebbe di sicuro
contrattaccato con forza se Kakaroth non avesse detto, difficile a dirsi, una frase
che l'aveva lasciato di stucco.
Non riuscì a contraddirlo all'istante e quell'attimo fu decisivo per la loro
riappacificazione. A piena velocità, infatti, rientrò nel loro campo visivo il
namecciano, che si fermò a qualche metro da loro, osservandoli stupefatto.
"Vi siete fermati da soli?! Questa, poi..."esclamò riportando i piedi a terra.
"Già, già, Piccolo! Dove sei andato?"chiese Goku riprendendo la sua solita
espressione ingenua. Quell'espressione che, in assoluto, mandava il principe più
sui nervi... Come poteva dire una cosa simile e poi far finta di nulla?! Con aria
stizzita incrociò le braccia al petto spostando il viso dalla parte opposta, non
rivolgendogli attenzione.
"Abbiamo un grande nemico di fronte... E voi avete consumato parecchia
energia..."sorrise sornione prima di lanciargli due senzu che i saiyan presero al
volo.
"Grande Piccolo! Come sapevi che non saremmo morti?"rise il primo trangugiando
il seme e poi riprendendo a fare stretching.
"Non lo sapevo... Ho azzardato. Ma almeno abbiamo risparmiato tempo."gli
rispose tranquillo riportando l'attenzione sulla parete di pietra.
"Tsk... aveva paura che lo coinvolgessimo... Questo penso io..."ghignò Vegeta
deglutendo.
"Non mi interessa quello che fate! Ma fatelo dopo che quel pazzo sarà morto!"lo
riprese subito il namecciano, piuttosto alterato per quel pensiero.
"Già! Chissà Bulma, poverina... Dopo cinque anni che ci cerca, ora che ci ha
trovati morire così sarebbe davvero il colmo..."prese tranquillamente a parlare
Goku intento a fare dei piegamenti sulle gambe.
"Che ci cerca?! Spiegati meglio!"si sbilanciò finalmente l'altro saiyan, desideroso di
avere più notizie.
"L'umana ha subito, da bambina, un qualche incantesimo di Shin, ed è rimasta
immune all'azione del Sommo Kaio. Ha quindi cercato un modo per ricontattarti
tramite le sue invenzioni. E' così che ha trovato te e Ishabal. O, per meglio dire,
Ishabal ha trovato lei..."tagliò corto Piccolo, facendo un rapido riassunto.
"Quindi non era un sogno... Era davvero lei..."lo osservò ancora perplesso
l'interlocutore, prima che Goku gli desse una pacca sulla spalla che per poco non
lo fece sobbalzare.
"A-ah! Hai capito il lato romantico del sayan? Pensava di sognarla!"lo schernì
Kakaroth, provocando l'ira e l'imbarazzamento del rivale allo stesso tempo.
"Chiudi il becco, idiota! Io non sono come te!!"gridò l'altro per negare l'evidenza,
sotto gli occhi di un Majunor ormai rassegnatissimo, che riprese infine il controllo
della situazione.
"E piantatela! Parliamo di cose serie... Dobbiamo riaprire quel portale..."disse
infine rimirando di continuo il punto in cui era comparsa l'arcata.
"Uhm... Bè, spiacente, io non conosco formule magiche!"esordì Goku dopo alcuni
minuti di serioso silenzio.
"Testa di rapa! Non ho mai parlato di cose del genere!"inveì infine il gigante, prima
di andare a posare una mano sulla fredda roccia.
"Ma ho un'idea..."
CAPITOLO 30
NASCITA DEL MALE – seconda parte
"Non finirà tutto così... Non dopo tutti questi anni..."pronunciò infine lui, con lo
sguardo chino. Una strana ed inquietante pronuncia si era fatta strada sulle sue
labbra, resa ancor più spiccata dai suoi passi che, cadenzati, lo avvicinavano a
quella che era una volta la donna amata.
"Che diavolo vuoi dire?"rispose scocciata lei, ancora ingenuamente, non
sospettando minimamente di aver ormai travolto il delicato equilibrio dell'uomo.
Non riuscì quindi ad intuire le mosse dell'ex amante quando afferrò velocemente la
pesante lampada in ferro sul comodino sradicandola dalla presa. Non ebbe
nemmeno il tempo di reagire quando, con infinita furia, la ricevette in pieno viso...
cadde solamente a terra per il contraccolpo, nuda ed esamine.
Un grido invece squarciò l'innaturale quiete che era seguita, il grido del giovinetto
che straziato cercava rifugio nella fuga. Ma la vendetta non lascia scampo... E con
rapidità colpì anche lui sulla nuca, più e più volte, fino a quando il sangue, ormai
copioso, non riempì il pavimento di quella atroce stanza.
Con pacatezza, Yon afferrò il cuscino e si chinò su di lei, ancora svenuta,
pressandoglielo sul viso.
"Sai, Unmei... Ho studiato su un'infinità di vecchie scartoffie, ho dato la mia anima
nelle mie ricerche... Avevo... avevo scoperto un modo per renderti felice!
Finalmente felice... perchè vedi... un uomo vuole solo questo per la donna che
ama..."continuò come estraneato, mentre lei con poche forze cercava, ripresasi, di
allontanare la sua morsa.
"Esistono sette sfere... sette sfere sono il confine tra la gioia e la povertà... Posso
chieder loro tutto! Ogni desiderio! Ma io... avrei espresso ciò che tu mi avresti
chiesto..."prosegì mentre i mugolii della donna si facevano pressanti.
"Oggi... te le avevo portate qui... assieme ad un anello! Oh, se sapessi! Ho tanto
faticato... in ogni luogo in cui mi sono recato alla ricerca di queste sfere, mi sono
ingegnato per guadagnar qualcosa... Perchè tu ti sentissi una regina! Non volevo
barare... quest'anello... doveva essere il frutto del mio sudore..."le parlò ancora con
il sorriso sulle labbra, mentre la resistenza di lei si faceva man a mano più flebile.
"Ma tu... hai scelto l'inferno... Hai scelto la corruzione... E io sono qui per
purificarti..."disse infine, mentre una lacrima solitaria gli solcava il viso
immoto;"Tu... Non hai scelto me...".
Le sue parole, innaturalmente, rieccheggiarono tra quelle mura mentre la vita
scivolava via dalle membra tanto agoniate.
Le mani di lui accarezzarono il suo viso da sopra il guanciale, quasi volessero
assicurarsi della sua dipartita. Poi, incontrollatamente, il pianto gli tolse le ultime
stille di quella ragione che già ormai vacillava da quand'era tornato in quella casa.
Le grida di Yon si fecero insopportabili, le lacrime scorrevano incontrollate sul viso
rendendolo irriconoscibile.
E fu in quel delirio che, varcata la porta di quell'abitazione a lui tanto cara, pattuì
quell'orrendo desiderio...
"Quindi... tu vuoi dire che se mi trasformerò nell'ultimo stadio di super saiyan,
riuscirò a bucare questa parete?"osservò titubante Goku, rivolto al
namecciano."Bè, non metto in dubbio che sarebbe un bel botto se volessi farla
saltare... Ma servirà a qualcosa? E soprattutto... guarda che ci riesco anche
così!"riprese poi grattandosi perplesso la nuca
"Ma cosa hai capito! Non è la roccia che devi bucare, ma il muro della
dimensione!"rispose Piccolo battendo la mano sulla pietra, nel complicato tentativo
di far comprendere al saiyan il suo piano.
"Chi ci da la certezza che funzionerà...?"sollevò un ciglio il principe, fino ad allora
muto spettatore della vicenda.
"Molto semplice... quando mi trovavo nella stanza dello spirito e del tempo, per
intrappolare Majin Bu ho distrutto l'ingresso... Ma Gotenks, con la sua aura, è
riuscito per qualche secondo a creare comunque una breccia!"spiegò soddisfatto
l'altro, sicuro della sua teoria.
"Accidenti... è davvero possibile...?"scrutò il muro Kakaroth, ancora non del tutto
convinto.
"Sbrigati, maledetto! Provare non ti costa nulla!"si spazientì il compagno, ora più
esagitato dopo aver capito il meccanismo.
"Lo dici tu... quella trasformazione mi costa un bel po' di energie..."sussurrò di
rimando l'altro socchiudendo poi gli occhi per concentrare meglio il suo potere.
Come un fiume in piena, le forze presero a scorrere attraverso le sue vene e poi al
di fuori del suo corpo, esplodendo in un brillante splendore. Dopo quel palese
cambiamento visivo, Goku si concentrò maggiormente, gridando per l'immane
sforzo che quell'attività gli presentava. Ma i risultati non si fecero attendere e,
trascorso qualche minuto, un piccolo foro era già visibile sulla roccia.
Vista la difficoltà per attraversare un passaggio così piccolo in tre (e trasportato dal
suo immane orgoglio), vegeta prese posto affianco a lui, dando il suo sostanzioso
contributo grazie agli allenamenti a cui si era sottoposto in tutti quegli anni: ora
avrebbero potuto fare il "salto" senza paura di non completare.
Con un muto accordo, i tre balzarono all'interno della nuova dimensione nel
momento d'apice d'apertura, e si ritrovarono per terra dal lato opposto.
"Ce...anf... l'ho fatta! ...anf...anf"esultò Goku, tornando al suo solito aspetto.
"ABBIAMO... Ce l'abbiamo fatta...anf..."corresse sbito l'altro saiyan con un ghigno
di vittoria stampato in volto.
"Bè, non mi pare tempo per riposare... Vegeta, tu sei già stato qui... sai fare
strada?"riprese le fila del discorso il namecciano, osservandosi attentamente
attorno.
"Non c'era neppure da chiederlo"rispose in maniera secca l'altro, incamminandosi.
Le sette sfere erano posizionate a terra, nel mezzo di una piccola radura
circondata da alberi. L'umano si trovava innanzi ad esse, in ginocchio, e le
accarezzava come se fossero state figlie sue.
Non parlava più, ma piangeva ancora sommessamente, quasi non fossero esistite
parole per riuscire ad esprimere quel dolore.
D'improvviso, però, con le sue ultime forze, si chinò su di esse, sussuurando una
supplica.
"Vi scongiuro... vi scongiuro sfere... Drago Shenron... se esisti... Io sono qui...
vieni, ti prego! Ho bisogno... Ho bisogno..."cantilenò ancora, mentre il cielo si
faceva color della pece.
Il drago si manifestò in tutto il suo splendore... ma l'uomo non battè ciglio, alzò gli
occhi verso di lui, tristi e disperati, osservandolo come la sua unica fonte di
salvezza.
"Drago... drago Shenron! Io... io ho ucciso! Ho ucciso... la donna che amavo!"
"Esprimi un desiderio"rimbombò una voce dall'alto, sorda a quella rivelazione. Il
ragazzo si fece piccolo piccolo, indeciso sul da farsi.
Balbettando pensò ad alta voce, dondolando il proprio corpo come alla ricerca di
un sostegno.
"Ma non posso... non posso farla tornare in vita! Lei non mi amerebbe... Non mi
amerebbe... Perchè non sono nessuno, lei è speciale... sì, è così..."delirò ancora,
mordendosi una mano. Infine, l'atroce illuminazione...
"Ho... ho deciso! Così saprà... sì, saprà quanto l'amo! Drago Shenron... trasforma
la mia angoscia e la mia tristezza in potere! Voglio che sia questo il mio potere! Lei
vedrà come mi ha reso triste e mi amerà di nuovo... Me stesso... finalmente
potente..."gridò su due piedi, non pensando affatto che lei ormai non lo potesse più
vedere... Troppo folle ormai per poter ragionare...
"Sarai accontentato"tuonò il cielo, mentre le sue membra erano percorse da una
nuova inquietante sensazione...
CAPITOLO 31
REGINA…?
Un'anima sola... un corpo squassato dal dolore... lacrime intrise del sangue che
aveva sparso... La disperazione.
Piegato sulle ginocchie, ancora incredulo, sentì i propri sensi acuirsi, le proprie
possibilità crescere... e la voce di una bambina che, timida, lo chiamava.
"Signore... sta bene?"rimbombò innaturalmente la voce nelle sue orecchie,
incrociando lo sguardo color mare della sua piccola spettatrice.
Il sole, lentamente, tornò a fare capolino, illuminandola leggermente.
Quell'espressione così innocente brillò grazie a quei tiepidi raggi che la
contornarono d'un aura dorata, complici le spighe innanzi alle quali si era fermata.
Un... un angelo... sceso in suo aiuto... in quel momento di smarrimento.
"Non avvicinarti!"le gridò ancora impaurito da ciò che aveva appena fatto, "Non
avvicinarti!" le ripetè sconvolto da quella visione... lui non era degno del suo aiuto!
"Ti ucciderò se lo farai!", la voce gli si strozzò in gola... Sporco... impuro! Un
angelo era venuto lì per lui... Un assassino che aveva venduto la sua anima in
cambio di uno sporco potere!
Ma, al contrario di quanto pensasse, la creatura non arretrò nè lo guardò con
rimprovero. A nulla servì la sua espressione tutt'altro che amichevole... Lei si chinò
sul posto e con coraggio le si avvicinò, passo dopo passo, facendo crollare il muro
di reticenza in pochi secondi.
Quando gli porse, con grazia, una margherita, lui sentì il dolore sciogliersi nel suo
petto... e capì di avere di fronte null'altro che... una bambina.
Le creature celesti avevano abbandonato la sua vita... Lui... Così fedele e dedito
alla felicità altrui... Non era stato degno del loro sguardo benevolo... La sua
salvatrice era solo... una bambina.
"Tieni, signore... Non essere triste... Vedrai che le ferite guariranno..."gli disse con
dolcezza e comprensione, continuando a stupirlo sempre più. Possibile... possibile
che in quel mondo così cattivo ancora esistessero anime tanto pure?
"Se fossero... se fossero stati come te... ora non sarei così..."si ritrovò a pensare a
voce alta, visibilmente sconsolato. Poi, per paura di perdere l'attenzione della sua
piccola salvatrice, le sorrise come non pensava più di poter fare.
"Come ti chiami?"riuscì a chiederle in un sussurro, temendo ancora che si
trattasse della sua immaginazione.
"Bulma! E ho 4 anni! E so già leggere!"rispose lei tutta fiera, arricciando il naso ed
esibendosi in un'espressione buffissima. Lui accentuò quel sorriso, rapito da tanto
candore. Desiderò con tutto sè stesso essere contagiato da quella creatura,
dissipare le nebbie dal suo cuore...
Senza rendersene conto, poggiò una mano sul suo capo, esprimendo per sè
stesso il forte desiderio d'averla al suo fianco, di poter esser redento...
"Bulma... ci incontreremo ancora, sai? Fino ad allora... promettimi che non
dimenticherai..."disse senza neppure sapere il perchè. Vide con sgomento la sua
mano illuminarsi d'un energia candida, in contrasto con il potere che ormai lo stava
pervadendo.
Spaventato, scattò via lontano da lei, con il terrore d'averle causato del male. Una
voce che la chiamava inizò a giungere alle sue orecchie e, approfittando della
distrazione della piccola, si allontanò di buona lena per non causarle possibili
danni.
La bambina si voltò verso la voce conosciuta, diventando a poco a poco meno
visibile, scomparendo poi completamente...
Bulma incrociò lo sguardo di quella sè stessa così giovane, ma non riuscì, tra le
lacrime, a ritrovarcisi... Ora aveva capito tutto...
"Accidenti... Bulma diventerà regina di un regno così noioso?"notò Goku
osservandosi attorno mentre sfrecciava nel cielo plumbeo della dimensione in cui
erano appena entrati.
"Non diventerà regina di un bel nulla!"sbottò Vegeta contrariato, poco davanti a lui.
"Anche perchè quel tizio non è un re..."sussurrò Piccolo dietro ad entrambi,
suscitando di nuovo l'ira del principe.
"Anche se lo fosse, non lo diventerebbe, chiaro?!"disse fra i denti, ancora piuttosto
contrariato dal doversi esporre così tanto.
"Bè... lo sarebbe stata se tu l'avessi sposata! Bè, certo, senza regno... però..
tecnicamente..."incalzò l'altro saiyan, toccando un tasto dolente.
"Non c'è bisogno di quello stupido rito per sancire... Bè, che lei è la mia donna e
basta!"gli rispose secco, aumentando ancora la velocità del volo per distaccarsi
dagli altri due.
Nel giro di una mezz'ora i tre si trovarono davanti alle porte del castello, nascosti
dietro ad una collinetta polverosa per studiare la zona.
"Bah! Non servirà proprio a nulla tutta questa prudenza! Saprà già che siamo
qui!"incrociò al petto le braccia il primo, che scalpitava per fare irruzione.
"Non lo possiamo sapere... Ad esempio quella tipa, Ishabal, possedeva una forza
distruttiva ma, a quel che mi dice Goku, non sa teletrasportarsi!"ribattè serio il
namecciano, scrutando l'orizzonte.
"E ci credo! Su quel pianeta con quei vestiti assurdi solo Kakaroth ci poteva
capitare!"lo indicò il principe, aumentando il tono di voce.
"Perchè? Cosa c'era che non andava in quegli abiti?"lo guardò perplesso il saiyan,
con aria ingenua.
Vegeta gli lanciò un'occhiata, con i nervi a fior di pelle, poi senza preavviso, si alzò
con un balzo dirigendosi verso il portone, lasciando gli altri due di stucco.
"Pazzo!"digrignò Piccolo, seguendolo a ruota, abbandonando il proposito
dell'attacco a sorpresa, imitato poi dal compagno.
Il primo concentrò la sua aura nel palmo della mano e creò un piccolo globo che si
andò ad infrangere, senza fortuna, contro il robusto legno delle porte. Stizzito,
tornò a terra, osservando l'ostacolo con rabbia.
"Maledizione... un'altra barriera!"atterrò a poca distanza il namecciano, altrettanto
nervoso.
"Me ne infischio delle sue barriere! Vedremo se non cederà!"ghignò il saiyan
sadicamente, riconcentrandosi, mentre l'altro guerriero, più saggiamente, cercava
di farlo ragionare, fino a quando la voce del rivale di entrambi non spezzò quella
tensione.
"Ehi! Ho trovato una finestra aperta lassù... E' necessario entrare da lì o pensate
che potremmo tagliare?"propose Goku indicando un punto del palazzo, lasciando
entrambi di stucco....
"Maledizione... non pensavo si sarebbe liberato così in fretta!"sbuffava Bulma
correndo tra gli angusti corridoi del maniero, inseguita a ruota dall'inserviente che
aveva chiuso nella sua stanza e che, d'improvviso, era apparso nel giardino
distruggendo quella quiete con cui si stava curando l'animo dopo quella
emozionante visione.
"Milady! Signorina! Aspettateee!"gridava tenacemente lui, più per la paura di ciò
che gli avrebbe fatto il suo padrone che per altro.
"Fossi scema..."sussurrò lei di rimando, decidendo di tentare la fortuna aprendo
una porta a casa ed infilandosi nella stanza. Si osservò attentamente attorno per
qualche istante e poi, inquadrata una picca, la tolse dal suo sostegno con un po' di
fatica per fermare l'uscio.
Ansimò a lungo prima di voltarsi e scorgere una figura appena illuminata dal
chiarore di una candela e dalla luna che appena faceva capolino da una finestra...
Il respirò le si bloccò un istante, mentre con studiata calma colpì qualche passo in
quella direzione e trovò il coraggio di schiudere le labbra per pronunciare il suo
nome...
"Shin..."
CAPITOLO 32
LA DONNA DI CHI?
Ora che lo aveva lì, a due passi da lei, si ritrovò impreparata e tremante... Mai
avrebbe sperato di trovarlo tanto presto! Psicologicamente, quindi, non si era
preparata abbastanza.
L'uomo, dal canto suo, inizialmente aveva tenuto quell'espressione annoiata che
tanto ormai pareva essergli cara ma, riconosciuta l'ospite, sgranò gli occhi ed aprì
un poco la bocca, in un muto stupore.
Bulma si strinse le mani, deglutendo appena cercando di farsi forza... Ce l'avrebbe
fatta. Gli avrebbe parlato e tutto sarebbe tornato a posto. Era d'innanzi ad un
assassino, sì, ma sapeva pure che la situazione in cui si era trovato gli aveva fatto
perdere il senno. Non doveva poi esser così tremendo come aveva pensato
inizialmente... Però, pensandoci bene, aveva a che fare coon un pazzo, già! Persa
nel labirinto delle sue elucubrazioni, osservò con minuzia ogni particolare di quella
stanza così scura, ritrovandosi ad assottigliare lo sguardo su quella che le sembrò
una figura ai piedi dell'uomo. Non riuscì a riconoscerne i lineamenti ma, arrossita,
si chiese cosa poteva farci una persona in quella posizione...
"Ishabal... tu... avevi detto che non era pronta ad incontrarmi..."tremò la voce di lui
appena, guardando poi con rimprovero la donna comodamente appoggiata sulle
sue gambe col capo, scostando la mano che stava accarezzando i suoi serici
capelli.
La donna, per tutta risposta, sollevo il viso verso di lui, con espressione dolorante,
come a chieder perdono.
"Ma... ma era così, mio signore, ve lo giuro! Lei... era scossa!"cercò di scusarsi,
lanciando un'occhiata all'umana come ad intimarle di star zitta.
Dal canto suo, Bulma tirò un respiro di sollievo quando si accorse che quella
"strega" così accucciata non stava facendo altro che godersi qualche coccola dal
suo padrone... Quel pensiero gliela fece paragonare ad un cane e ciò le fece quasi
disgusto...
Come poteva una donna abbassarsi fino a tal punto? A meno che lei... la sua
rapitrice... non fosse...
Osservò sotto un'altra luce lo sguardo implorante che ancora l'arpia lanciava a
Shin... E trovò finalmente la conferma alle sue elucubrazioni al suo arrivo lì...
Ishabal AMAVA disperatamente quell'uomo, per un motivo a lei sconosciuto.
In vita, il suo padrone aveva amato una sola donna... Quella Unmei uccisa
tragicamente. Che quindi si fosse innamorata di lui... in seguito? Innamorarsi di un
assassino, del mostro che era diventato?
Però, lei stessa... lei stessa aveva affidato la sua vita ad un sanguinario saiyan,
che si era macchiato di innumerevoli stragi fin dalla più tenera età.
Smise di guardarla stranita, comprendendo infine che l'amore non aveva regole...
come aveva imparato sulla sua pelle.
"Ho semplicemente cambiato idea"ritrovò infine coraggio, facendo qualche passo
avanti, acquisendo risoluzione.
Shin distolse l'attenzione dalla sua succube, perdendosi nell'oceano delle iridi della
sua interlocutrice.
"Vattene ora. Sono impegnato."la liquidò infine senza neppure guardarla, mentre
l'espressione di lei si faceva colma di disperazione. Eppure, non un'imprecazione
uscì dalle sue labbra.
"Come desiderate... signore..."disse ubbidiente prima di rialzarsi ed avviarsi
all'uscio.
Bulma provò una strana pena per la sua "rivale", sebbene fosse conscia del male
che aveva fatto. Silenziosa, ascoltò i suoi passi fino a quando non scostò la picca
per poter uscire. Ma, al dischiudersi delle porte, un altro intruso si intrufolò nella
camera di corsa, raggiungendo il suo polso per serrarlo.
"Ti ho presa, piccola fuggitiva! Fortunatamente, prima che il padrone se ne accor...
Oh... Salve, padrone!"salutò stupidamente l'ometto verso l'uomo, con un sorriso
ebete stampato sulla faccia.
La maschera di apatia del sovrano, però, crollo inesorabilmente osservando quella
scena e, colmo di rabbia, si alzò di scatto dal suo scanno.
"Pazzo!!! Come osi toccarla!!"gli gridò contro, facendogli lasciare la presa dalla
ragazza ed indietreggiare quasi strisciando a terra.
"Perdono, perdono, padrone! Pensavo volesse scappare da voi,
pensavo..."sbiascicò facendosi sempre più piccolo il servitore, fino a prostrarsi.
Ma la furia di Shin non parve calmarsi e, con passo veloce, gli si avvicinò
afferrandolo per il colletto e portandolo all'altezza del suo viso.
"Io so a cosa miri, Neko... Bastardo il figlio, bastardo il padre... Ma questa... oh, no!
Lei non me la porterete via!"sogghingò appena mentre la sua mano si ammantava
di un oscuro potere che addirittura Bulma poteva percepire.
A nulla servirono le lagne di perdono dell'omino, a nulla i suoi occhi impauriti.
Solo una candida mano mese fine a quello scempio...
"No, Shin, per pietà, no!"intervenne la ragazza toccandogli il braccio.
A quel contatto, l'uomo la osservò beato, perdendo ogni voglia d'uccidere. Lasciò
cadere a terra Neko che, ancora tremante, piagnucolava la sua innocenza.
"Se sei tu a ritenere che sia giusto così... Che sia così..."disse infine, facendo
sentire Bulma, per la prima volta, davvero una regina.
"In quanto a te, miserabile pidocchio... Mi stavo quasi dimenticando la tua
punizione..."lo osservò severo, senza ombra di misericordia.
"Tu vivrai e mi servirai... Sconterai i peccati di tuo figlio ed i tuoi... lurido
bugiardo!"sentenziò infine con disprezzo, dandogli le spalle.
"Glielo giuro... glielo giuro... Io non sapevo che lui... avesse una relazione
con..."sussurrò l'altro, cercando di ritirarsi in piedi.
"Non assicurerò più la tua vita se continuerai a blaterare. Ringrazia la mia donna e
vattene."aggiunse su due piedi senza lasciarlo finire. L'altro, non facendoselo
ripetere due volte, schizzò via alla velocità della luce, nella stessa direzione in cui
Ishabal si era dileguata.
-La sua... donna?!"- si ritrovò sconvolta Bulma a pensare, immaginandosi la
reazione di Vegeta ad una simile affermazione.
Ma non ebbe poi molto tempo di pensare...
"Ci dovranno pur essere delle cucine in questo posto... Io ho una fame!"sospirò il
primo, appoggiato alla fredda parete.
"Stai zitto, Kakaroth! Quando mai si è sentito di mostri simili a tavola!"rispose l'altro
secco, seppur la sua pancia facesse eco a quella del compagno.
"Io ne ho due accanto..."sentenziò il terzo, sporgendosi all'angolo per vedere se
nei dintorni ci fossero guardie.
"Via libera."aggiunse riprendendo il cammino, seguito a ruota dai due saiyan.
"Ahaha, questa è buona, Piccolo! Hai iniziato a prendere lezioni dal Re Kaioh di
battute?"rise l'altro di gusto, per nulla offeso.
"Ma chi se ne frega! Piuttosto, non capisco perchè tutta questa prudenza... Vi
rendete conto della nostra potenza?"asserì il principe, sempre più turbato dalla
lunga socializzazione con quei due.
"Non sappiamo di che calibro sia il nostro nemico... Ma di sicuro, al di sopra di
Ishabal. E questo è già di per sè poco confortante..."disse il namecciano, coi sensi
all'erta.
"Bah! Forse voi... Io l'ho già incontrato, mi sembra un pazzoide e niente
più..."digrignò Vegeta, ovviamente minimizzando il potenziale dell'altro, che
riconosceva come assai alto.
"Ah, ecco perchè andavate così d'accordo!"ridacchiò ancora Goku, passandogli un
braccio intorno al collo, braccio immediatamente scrollato.
"Non mi toccare, pezzo di imbecille! Credi che abbia dimenticato ciò che hai
detto?! Dopo Shin, toccherà a te!"gli gridò contro il rivale, per nulla di buon umore.
"Perdonami, però... questa frase l'avevo già sentita sia quando abbiamo
combattuto contro Cell che quando abbiamo affrontato Majin Bu!"gli rispose con la
sua solite indole l'altro, facendogli montare ancora di più la rabbia.
"Siete un branco ben strano di invasori..."disse la voce di una persona ben
conosciuta alle loro spalle, seduta sul davanzale di una finestra con vetrata a
mosaico.
Il trio si girò in simultanea, mettendo da parte i propri dissapori e preparandosi al
combattimento.
"Ehi, calma... quanto siete poco galanti con una signora!"rise lei con quella sua
solita malizia, andandogli incontro.
"Cosa vuoi, troia?!"le urlò contro vegeta, che la conosceva meglio degli altri.
"Voglio solo fare un patto..."rispose blandamenye lei, sfoderando uno dei suoi
sorrisi...
CAPITOLO 33
UNA DONNA GELOSA
"Spiacente, non scendo a patti con la plebe!" ribattè sicuro abbozzando un ghigno.
"Allora per stavolta dovrai abbassarti... Ci mettereste una vita ad elaborare un
piano come si deve per eludere Shin..." rispose lei con altrettanto sarcasmo,
dondolando una gamba.
Nonostante la sua sicurezza, però, in Ishabal era visibile una punta di tormento,
che non sfuggì agli occhi del Principe.
"Cos'è... gli sei già venuta a noia?"alzò un sopraciglio iniettando il veleno nella sua
voce. Ma la risposta fu altrettanto mortale.
"Sì... Sai, quando arriva una nuova meretrice, solitamente i frequentatori del
bordello diventano più curiosi nei confronti dell'ultima arrivata..."
Vegeta strinse i pugni... non poteva... non stava parlando di lei!
"Ahem... vorrei farvi notare che non stiamo cercando dolce compagnia... ma
Bulma!"si accigliò l'altro saiyan, non avendo capito un'acca di quel discorso.
"Goku... penso stessero alludendo a lei..."sussurrò vicino a lui Piccolo,
imbarazzato dalla sua inettitudine.
"COSA!? Bulma è diventata... E chi l'avrebbe mai detto! La sua famiglia era piena
di soldi, non pensavo dovesse..."
La sua voce fu interrotta bruscamente dal compagno, più adirato che mai.
"Chiudi quella fogna, ogni tanto, Kakaroth! In quanto a te, mi sconvolge sentirti
dare della poco di buono a qualcun'altro... Non ne eri tu la regina?"tagliò corto
Vegeta, pensando così di togliere ogni possibilità di ribattuta. Ma, nuovamente, si
ritrovò a tremare per il nervoso.
"Di regina qui ce n'è una sola... Ed è la vostra amica. E chissà che presto non dia
un erede, vista la sua visita al mio signore...".
Il tono di voce di Ishabal però, stavolta, non era canzonatorio.
Seguì qualche lungo attimo di silenzio, imbarazzante per tutti i presenti.
"Io vi posso aiutare..."sentenziò infine la donna, decisa.
"Vieni qui, mia diletta."sorrise l'uomo in sua direzione, dopo essersi seduto su quel
tetro trono.
Bulma si ritrovò suo malgrado a compiacerlo... Era certa che, visto il suo
ascendente, lo avrebbe convinto a slegare Vegeta da quella assurda maledizione.
Con passo leggero gli si avvicinò, fermandosi a pochi metri...
Si sfregò il braccio nervosa, spostando lo sguardo a terra, non sapendo che dire:
come avrebbe reagito ad una sua possibile richiesta di...
Quel pensiero la scosse. Per qualche istante fu tentata di scappare da quella
stanza, in cerca delle forti braccia del suo compagno, quelle braccia che non
sentiva attorno al suo corpo da ormai troppi anni...
In compenso giunse fulminea la mano di Shin, che la afferrò per un polso e con
uno scatto la fece sedere su di lui.
"Riconosco in te quella bellezza... quella sincerità... di allora... E' passato tanto...
troppo tempo..."gli sussurrò lui dolcemente all'orecchio, come a volerla cullare.
Neppure uno degli amanti più esperti avrebbe saputo usare un tono tanto
suadente, e la donna si ritrovò per un solo istante a vacillare...
Se non avesse avuto propositi tanto alti, probabilmente avrebbe ceduto a quel
canto di malia...
"Sono sempre io. Ma sono invecchiata. Ormai... la purezza non mi si confà
più..."stroncò quindi ogni sua fantasia sul nascere, ricordandogli lo stato delle
cose: era una donna, ormai. Non una casta bambina.
"Questo lo so. Ma non è un problema...."si limito a rispondere lui con poco fiato.
Quando però alzò il suo dito medio per portarlo sulla sua giugulare, Bulma trasalì.
Quel contatto... era troppo sensuale per poterlo permettere al primo arrivato.
Trattenne ancora il fiato quando il polpastrello scivolò lungo il collo fino ad arrivare
all'incavo del seno.
Lì si scostò, come ustionato dal suo stesso ardore.
Solo allora lei ebbe il coraggio di riaprire gli occhi, chiusi nella speranza di una
concentrazione maggiore che le permettesse di sfuggire a quel calore... Era
passato troppo tempo da quando aveva sentito un uomo su di sè...
Ma cribbio, lei non si sarebbe accontentata di un uomo qualsiasi!
Anche perchè le era impossibile, dopo aver "provato" un saiyan...
Quando si osservò però le mani, serrate nel tentativo di un maggior controllo,
sbattè un paio di volte le palpebre...
"Ma che diavolo...?!"esclamò appena, spaurita e sorpresa allo stesso tempo.
La sua pelle, ormai rovinata dal tempo, era tornata levigata e liscia come quella dei
bei tempi...
Come quella in cui, consapevole del suo fascino, aveva sedotto il suo compagno.
"Ti piace? Questo è il primo di tanti regali..."sorrise lui nel veder andare a segno il
suo "dono".
"Io... io non so! E' grandioso, però... non è normale!"si ritrovò a balbettare confusa
lei, girandosi appena per guardarlo in volto.
"Non sono normali tante cose, sai... e la maggior parte di queste vengono
chiamate ingiustizie. Facendo questo per te, invece, io non ho reso infelice
nessuno... Non è forse così?"la rassicurò Shin con sguardo sornione, facendola
arrossire.
"B-bè, suppongo di sì..."si ritrovò quindi convinta, seppur in imbarazzo.
"Piuttosto... ecco... io ti devo chiedere un favore!"trovò infine il coraggio di far
uscire con il fiato la sua richiesta.
"Tutto ciò che vuoi."non le diede neppure il tempo di finire lui, poggiando la
guancia sulla mano per poterla meglio osservare.
"Hai... hai fatto un incantesimo ad un uomo, lì fuori... Ti prego, liberalo!", si strinse
il petto con una mano, cercando di celare il dolore che sentiva provenirle dal cuore.
Ciò non fece altro che insospettire l'altro.
"...Come mai ti interessa tanto la sorte di un uomo...?"fece una smorfia lui.
"I due... i due che erano qua fuori erano miei amici di vecchia data. Goku... mi ha
salvata in tante occasioni! E a me... a me dispiace vedere due persone che mi
sono state così vicine combattere tra loro!"cercò di recitare al meglio delle sue doti.
E vi riuscì.
Shin era talmente preso da quella che le sembrava la sua immane bontà che non
si chiese neppure se stesse mentendo.
"Oh, mia cara... Non sapevo. Ma non temere... Non stanno più lottando. Non li
sento più"
La mente di Bulma si frantumò in mille pezzi. Ed in ognuno di loro, c'era lo stesso
riflesso: la morte.
Disperata si alzò di scatto, con le lacrime agli occhi.
Quella scena spiazzò l'uomo, che rimase immobile.
"Come hai potuto far loro... farmi!... questo... Ti odio!"gli gridò in faccia prima di
fuggire via, ritornando di corsa verso la sua camera...
"Sentiamo... quale sarebbe questo grande piano...?"si appoggiò al muro Vegeta,
incrociando le braccia.
"Ehi, un attimo, Vegeta! Perchè dovremmo fidarci di lei!?"affermò Piccolo,
decisamente in disaccordo.
"Perchè non avete scelta..."rispose ferma lei, scrutando il namecciano con poco
interesse.
"Bah! Se fosse solo per quello, ti farei fuori senza problemi... Sarei sicuro che ci
tradiresti!"se la rise di gusto il saiyan, sicuro del fatto suo.
"Ehm... e allora perchè ci fidiamo?"alzò la mano Goku per parlare, come un
dilgente scolaro.
Il principe sorrise amaro, fissando le iridi scure di Ishabal.
"Perchè non c'è nulla di più pericoloso che una stupida donna gelosa..."
CAPITOLO 34
UN UOMO GELOSO
Bulma si chiuse nella sua camera, esausta e disperata. Con slancio, quindi, si
abbandonò al suo giaciglio, nascondendo il viso al resto del mondo: tutto era
perduto...
Il suo lavoro e le sue speranze... per l'ennesima volta distrutti. Eppure, se c'era
una cosa che aveva imparato da quella esperienza, era il non dover esser così
arrendevole.
Spesso si era ritrovata in situazioni catastrofiche. E sempre era riuscita ad uscirne.
Forse un po'ammaccata... A volte ferita nell'orgoglio...
Ma, per chi era riuscito a scalfire la ruvida scorza del principe dei saiyan, nulla
sembrava poi così impossibile.
Come una bambina, si rimise a sedere con un po' di sforzo e tirando su col naso si
ripetè mentalmente che doveva reagire.
Per prima cosa, pensò alle possibilità che si dipanavano dallo scontro tra il suo
compagno ed il suo migliore amico.
Certo, poteva essere... che la peggiore delle ipotesi...
No, non poteva crederlo! Scosse il capo con vigore battendosi le mani sulle
guance, arrossandole appena.
Era escludibile il fatto che avessero entrambi perso la vita...
Bè, sapeva che a volte Goku aveva commesso gesti piuttosto estremi per la
salvezza del mondo...
Ma sapeva che, in questo caso, non l'avrebbe fatto: come lei, desiderava tornare
con il suo nucleo familiare, privo di ogni pesante vincolo di responsabilità verso il
genere umano.
Quindi, solo uno dei due nel peggiore dei casi l'aveva persa.
Tremò al pensiero che si trattasse di Vegeta...
A cos'era servita quell'assurda avventura? Non avrebbe quindi fatto meglio a rifarsi
una vita, magari con Yamcha, dimenticandosi del suo passato?
E ancora, cosa avrebbe detto a Trunks, a cui aveva promesso di non essere una
bugiarda?
Nuovamente, come ad ammonirsi per quei brutti pensieri, si morse un labbro come
per risvegliarsi.
Decise allora di escludere a priori quella possibilità.
E se fosse... e se fosse morto... Goku?
Stentava ormai a credere che il suo compagno d'infanzia potesse ormai perdere
contro qualcuno, eppure... Era stato lui stesso a dire che il rivale lo aveva, in quegli
anni, forse superato, forte del potere del risentimento.
Con una nota di cattiveria, si ritrovò a pensare che forse sarebbe stato meno
doloroso piangere lui piuttosto che l'altro saiyan... D'altronde era colpa sua se si
trovavano in quel pasticcio...
Si disgustò per quel suo stesso pensiero e, pensierosa, si alzò per andare a
sedere sul piccolo sgabellino foderato di seta rossa innanzi alla petinoire.
Davanti a lei brillava ancora la luce tenue della candela che aveva lasciato accesa
dalla sua fuga, di cui rimaneva ormai solo il picciuolo.
Come imbambolata, fissò il proprio riflesso nello specchio, osservando come le
ombre sul suo viso "cadessero" meglio e la rendessero comunque bellissima...
Era forse un pensiero immodesto, certo, ma abituatasi ormai ad un'eta più
avanzata, riscoprì con piacere il narcisismo che da sempre l'aveva caratterizzata.
Se solo lui fosse stato lì per poterla vedere...
Avrebbe potuto rivaleggiare in giovinezza con lui, dotato di quella lunga vita che a
volte l'aveva fatta preoccupare...
Il tempo per lei passava, impietoso, lasciando i primi segni...
Il petto del suo uomo, invece, era lo stesso antro confortante di sempre.
Lo scrigno dei ricordi per lei.
Il terrore per gli altri duellanti.
Colta da quel principio di ottimismo, un ultimo pensiero la sfiorò, prima che si
addormentasse sulle proprie braccia e stanca...
E se... e se... avessero smesso di combattere di propria volontà?
I tre si guardarono intorno, alla ricerca di una trappola che pareva non scattare
all'interno della piccola stanza dove Ishabal li aveva portati.
Vegeta palesò una tranquillità che effettivamente non aveva, ma che voleva a tutti i
costi mostrare...
Gli scocciava ammettere che, spesso, le situazioni sembravano scivolargli via dalle
mani...
"Dunque, questo famigerato piano?"incominciò allora appoggiandosi alla porta
stessa.
"Che fretta... e dire che volevo approfittare della compagnia di tre maschi nella mia
camera... oh, pardon, due..."sorrise poi maligna lei squadrando Piccolo da capo a
piedi.
Goku si avvicinò alla finestra, guardando attentamente l'esterno del maniero: in
qualche modo, lo scrutare l'orizzonte lo rendeva sempre più tranquillo, seppur in
questa dimensione non fosse null'altro che una scura foschia.
"Poche ciance... se ci puoi essere utile bene.. altrimenti, muori..."digrignò i denti il
namecciano, snervato da quella lunga attesa.
"Che modi, con una signora..."aggiunse lei fintamente sdegnata, per poi
trasformare la propria espressione in divertimento"Mi piace..."ammiccò sorniona.
"Basta giochetti. O vuoi davvero che il tuo pazzo sclerotico abbia un erede da
qualcun'altro?"riprese il controllo il saiyan, cercando di pungerla sul vivo.
Qualche minuto prima si era esposto troppo... I suoi atteggiamenti avrebbero
potuto essere tradotti come interesse per l'umana da quella strega. E lui non
voleva che ciò accadesse! Anche se sospettava vivamente, viste le battute da
poco fattegli, che ormai l'avesse palesato in maniera inconfutabile...
Eppure lei non diede segno d'averlo capito, e continuò con calma il suo discorso.
"Tra pochi minuti, il mio signore si recherà nelle sue stanze da notte. Se quella
stupida è pudica come penso, non si farà certo avanti fin da subito... E shin è
troppo preso da quella visione infantile e pura della terrestre per costringerla ad un
tale gesto!"parlò con calma lei, scandendo bene le parole come a voler rimarcare i
suoi più profondi turbamenti.
"Sarò io, allora, a confortarlo... E tenerlo impegnato affinchè voi possiate
agire..."sorrise poi sdraiandosi sul proprio letto in maniera poco composta e molto
sensuale.
"E come farà?"la guardò perplesso Goku, per poi imbarazzarsi notevolmente
"Ehm... forse ho capito..."aggiunse grattandosi dietro al collo.
"Tsk... idiota... a volte mi chiedo se non sia stata la tua stupida oca starnazzante
ad usarti violenza per far figli!"gli scoccò una rapida occhiata Vegeta, prima di
tornar concentrato.
"Vi indicherò la stanza della vostra... prediletta... Dovrete essere molto veloci. Non
molti servitori girano in quest'ala del castello, poichè disturbano il mio padrone.
Solo io... e Neko..."squadrò ancora il più ingenuo dei saiyan quasi a volerlo
spogliare con lo sguardo... evidentemente la teoria del principe non l'aveva
lasciata indifferente.
"Chi è questo Neko?"chiese preoccupato il namecciano, scandagliando le
possibilità di altri nemici.
"E' un poveraccio senza alcuna particolare abilità... Vive qui come
punizione..."tagliò netta lei, facendo cenno con la mano di lasciar stare.
"Quindi anche tu... anche tu sei qui per punzione..."affermò Goku, come avendo
ricevuto un'illuminazione.
Questa volta, Vegeta non lo rimproverò per l'intervento, ma osservò curioso la
reazione della donna, improvvisamente rabbuiatasi.
"No... Io... sono stata premiata..."sussurrò lei, come persa in un mare di ricordi
confusi.
Ripresasi dopo qualche attimo di titubanza, guardò ad uno ad uno gli astanti, come
per ritrovare il suo posto in quella discussione.
"Potreste usare le sfere del drago per trovare un modo di togliere i poteri a Shin...
in questo modo, rimarrei io imprigionata qui con lui..."riprese, offrendo l'allettante
prospettiva.
"Non possiamo. Le sfere del drago sono ormai inutilizzabili... L'usarle anche solo
un'altra volta azionerebbe un disastro senza precedenti..."spiattellò senza mezzi
termini Kakaroth, lasciando di sasso gli altri due.
"Goku!"gli gridò contro Piccolo, restando a bocca aperta per l'inettitudine
dell'amico.
"Che c'è? Non dovevo dirlo? Ma adesso siamo alleati, no?!"rise tranquillo l'altro,
inconsapevole d'aver appena dato un'importante informazione al nemico.
"Il ragazzo ha ragione... non ci dovrebbero esser segreti tra colleghi..."piegò lei
una gamba al petto, scrutandoli divertita... quei tre eran tutto fuorchè
noiosi!"Comunque, una volta passato il portale sarete momentaneamente al
sicuro... Il mio signore odia venire nel vostro mondo... Si sente soffocare
dall'impurità che lo sovrasta..."
"Per impurità... intendi inquinamento?"alzò un sopraciglio il namecciando,
cercando di carpire più informazioni possibili sull'avversario.
"No... intendo odio... dolore... tradimento... morte... tutto ciò che si può respirare a
pieni polmoni da voi..."rispose tranquilla lei, in vena di confidenze.
"Non mi pare tu sia poi tanto pacifista..."sorrise ironicamente Vegeta, avvicinandosi
di qualche passo.
"Non importa cosa io faccia di là... è qui che tutto deve rimanere inalterato..."si
umettò lei le labbra, un po' innervosita da quel protrarsi della conversazione.
"Ma... se quello che dici è vero... ehm... non sentirà l'odore del tuo... di
tradimento?! Voglio dire, ti stai alleando con i suoi nemici per portargli via la donna!
E tutto per la gelosia..."scosò infine la tenda Son Goku, per chiudere la visuale
dell'esterno.
"Infatti è così... Per questo è essenziale che voi facciate presto..."si sbigottì lei per
tanto acume... soprattutto da parte di chi, fino ad allora, aveva fatto la parte del
"tonto" del gruppo.
"Bene... allora mostraci dove dobbiamo andare"si affrettò l'altro saiyan,
scostandosi definitivamente dall'uscio.
"Mi raccomando, Vegeta... mi aspetto grandi cose da te..."ammiccò lei qualche
istante, con sguardo particolarmente furbo.
"E perchè mai?"si stizzì lui, quasi sentitosi preso in giro.
"perchè non c'è nulla di letale come uno stupido uomo geloso..."
CAPITOLO 35
ISHABAL
Ishabal avvicendò i piedi in piccoli e silenziosi passi lungo il corridoio.
Sapeva che era stupido sentirsi in quel modo... Ma il suo cuore sembrava
esplodere nel petto, colmo dell'ansia e di quel sentimento di tradimento che si era
fatto strada in lei.
Aveva vissuto la sua vita, da quel fatidico giorno, in sua sola funzione...
Non aveva fatto altro che adorarlo, compiacerlo, amarlo per quanto le fosse
possibile.
Quel tipo d'amore che non da spazio alla razionalità, che ingloba completamente
senza possibilità di fuga.
Sentiva, pur ella, che c'era qualcosa di sbagliato in tutto ciò. Eppure non se ne
poteva sottrarre.
Ricordava ancora la ferita che sentì in fondo all'animo quando Shin, con occhi
colmi di passione, le aveva parlato della misteriosa figura che lo aveva "salvato"
dal baratro...
Una bambina.
Quanto avrebbe voluto lei prenderne il posto?
Oh, ancora si ricordava la sua infanzia... il sole che le scaldava il volto, le sue
risate solitarie, il canto degli uccelli...
Ed il suo sguardo, rivolto fin da allora solo e soltanto a lui. Come lo ammirava! Non
poteva far a meno di guardarlo, ogni giorno, pensando al fatto che il suo futuro
marito avrebbe dovuto esser proprio così.
E lui, inconsapevolmente, le sorrideva con gli occhi di chi null'altro guarda se non
una... mocciosa.
Quella differenza d'età l'aveva straziata ed afflitta... Un peso troppo grosso, per un
cuore così piccolo.
Sapeva che neppure ora, per lui, avrebbe fatto differenza...
C'era solo "l'altra" nei suoi pensieri.
Una misera umana che, di lui, non sapeva nulla. E vi aveva condiviso solo un
attimo... Che per Shin era significato tutto.
L'attimo più importante della vita del suo signore... E lei se l'era perso.
Non passava giorno in cui non si maledicesse, per ciò.
Si era ormai arresa da tempo all'evidenza dei fatti e dei sentimenti, giurando di
sottostare al suo volere sempre e comunque.
Lei non sarebbe stata mai felice.
Ma lui... lui sì! Lei sapeva, oh, se sapeva, cosa aveva dovuto sopportare...
Quella troia lo aveva umiliato, svilito, sfruttato... Per mesi aveva accolto fra le sue
lenzuola ogni genere d'uomo... E Shin ne aveva ucciso solo uno dei tanti.
Non ebbe mai il coraggio... Non ebbe mai il coraggio di confidargli ciò che in quei
lunghi anni la lontananza aveva nascosto al suo cuore...
Eppur, s'era ripresa la sua rivincita. Il giorno in cui le arrivò quella lettera... quella in
cui l'aveva avvisata del suo prossimo rientro e della sua richiesta di metter al
corrente la sua amata all'ultimo momento, come sorpresa...
Lei si assicurò invece che Unmei non venisse a scoprire della sua visita. Con un
sogghigno osservò l'amante appropinquarsi alla casa, pregustando il dramma che
si stava per consumare...
Più ci pensava, più si rendeva conto che... in fondo... l'artefice di tutto... era stata
proprio lei...
"Possibile che tu ci metta così tanto, razza di decerebrato?!"sbottò Vegeta pur
contenendo il tono di voce, adirato, come suo solito, con il saiyan più giovane.
"Non è così facile, Vegeta! Qui dentro... le aure si confondono... prima mi è
sembrato addirittura di sentirla in due punti diversi!"cercò di giustificarsi quello,
continuando a tenere le dita premute sulla fronte, alla ricerca di tracce dell'amica.
"Questo mi sembra infattibile..."alzò un sopraciglio il namecciano, ormai avvezzo ai
loro battibecchi.
"Tsk, mi sono rotto! Non starò qui ad aspettare che ci scoprano... Io vado!"battè a
terra il piedi il principe, avviandosi e lasciando indietro gli altri.
"Ehi! No, aspett... Vegeta! Trovata!"esultò infine Goku, attirando l'attenzione.
In tutta risposta non ebbe null'altro che un "Era ora!".
Le mani dei compagni si posarono sulla sua spalla, attendendo un teletrasporto
che non si fece attendere.
In un battito di ciglia, i tre si ritrovarono all'aperto, eppur all'interno del castello.
"Dev'esser un giardino interno..."rimuginò Piccolo, staccandosi dal saiyan.
"E chi se ne frega glielo possiamo aggiungere?!"si incarognì ancora di più Vegeta,
finchè non sentì una tiepidina vocina alle sue spalle... Una voce conosciuta, certo,
ma troppo infantile perchè fosse quella sperata...
"Signore... sta bene?"stava chiedendo verso un'altra figura a lui conosciuta una
bimba... con i capelli color del cielo.
"Non avvicinarti! Ti ucciderò se lo farai!"le gridava Shin, con la voce tremante. Le
sue membra erano completamente imbrattate di sangue...
Ma la bambina, senza perdersi d'animo, aveva raccolto un fiore e glielo porgeva.
"Tieni, signore... Non essere triste... Vedrai che le ferite guariranno..."
Il volto del loro nemico parve rilassarsi un attimo, colpito da quel gesto.
"Se fossero... se fossero stati come te... ora non sarei così..."
"Che cosa diavolo...?!"si ritrovò a balbettare Vegeta, incredulo e confuso.
"Bulma...?"disse Kakaroth piegando la testa d'un lato, come a volerla scutare
meglio. "Come ti sei fatta... piccola!"
"Tutto ciò... non è reale..."sussurrò il namecciando, strizzando lo sguardo verso
quello strano quadretto.
"Ehi! Ehi, tu, mocciosa!"parlò minacciosamente il saiyan, ormai stufo di giocare
"Dov'è la donna?!"
"Vegeta... è una bambina..."cercò di calmarlo Goku, senza risultato.
"No... non è una bambina..."intuì finalmente il terzo, restato al di fuori dei loro
discorsi a riflettere."Questo è un ricordo... Non vedi?! E' come ci ha detto la
terrestre! Dev'esser il momento in cui si son incontrati!"
"Che?! Ma... persino la sua aura..."ribattè Kakaroth guardando alternativamente
l'amico e quella scena sbiadita.
"Non so qui come funzioni... Ma probabilmente è come se la mente di quello Shin
avesse fotografato ogni cosa di quell'attimo... Tutto..."gli rispose, pacato come suo
solito.
"Persino l'aura..."non potè far a meno di storcere la bocca Vegeta... Era dunque
così importante, la sua donna, per quell'omuncolo?
"Come ti chiami?"le chiese lui, con voce appena udibile.
"Bulma! E ho 4 anni! E so già leggere!"sorrise fiera la piccola, sfoderando la tipica
espressione che anche d'adulta la avrebbe contraddistinta. Vegeta sentì un nodo
nel proprio petto... Era dunque così... la sua donna... a 4 anni?
Già così incredibilmente... adulta?
"Bulma... ci incontreremo ancora, sai? Fino ad allora... promettimi che non
dimenticherai..."disse Sin posandole una mano sul capo, facendo trasparire
l'amore dal suo sguardo...
Nuovamente il principe tremò di rabbia... come... osava?!
Lo scenario cambiò radicalemente, lasciando titubante il trio... Ora sembrava loro
d'esser al chiuso... Neppure più il cielo era visibile alzando lo sguardo verdo
d'esso.
"Dove... dove siamo finiti?"si ritrovò disorientato Goku, con i sensi allerta.
"Dev'esser un'altra parte delle sue memorie..."incrociò le braccia al petto Piccolo,
sempre più interessato.
"E noi dobbiamo stare qui a guardare il film della sua vita?! Dubito che addirittura
uno stupido produttore umano troverebbe questo soggetto interessante!"sbiascicò
il principe, sbuffando e sedendosi a terra.
"Studia i tuoi nemici, Vegeta..."abbozzò un sorriso il più saggio dei tre.
Finalmente i contorni si fecero più chiari... Una stanza... un letto... un ospedale...
Una voce lontana.
"Non sappiamo ancora cosa sia successo, signorina... le visite sono proibite. E la
polizia lo tiene sotto stretta sorveglianza."
"La prego, per favore! Cosa vuole che accada, in due minuti... Se dovesse
svegliarsi, griderò!"chiedeva una voce implorante, dietro la porta ancora chiusa.
Attaccato ad un marchingegno terrestre, invece, vi era un uomo con lunghi capelli
neri e carnagione lattea... Il suo viso pareva stravolto. Un ritmico BIP segnalava il
suo battito cardiaco, indicandone la vita.
"Shin..." ringhiò Vegeta nel vedere l'odiato rivale.
L'uscio si aprì velocemente. Una figura vestita di biancò entrò, richiudendola con
grazia, per paura di fare troppo rumore.
Con sguardo angosciato rimise l'attenzione sul moribondo, gli occhi tristi e scuri.
per quanto potesse sembrare assurdo, la sua sensazione di disperazione pareva
addirittura maggiore di quella dell'uomo che avevan visto poc'anzi.
Era bella... Dotata di quella bellezza pura che solo una vergine riesce a
trasmettere col suo candore.
E tutto ciò non faceva che entrare in contraddizione con il corvino dei suoi capelli,
lunghi e lisci.
Il saiyan aprì la bocca dallo stupore quando riconobbe in lei un viso conosciuto,
sebbene diverso.
"Ishabal?!"
L'altro, imitandolo, sbarrò gli occhi incredulo.
"Che?! Quella strega?! Ma no! Non vedi... com'è... dolce?"sussurrò quasi
sentendosi davvero in un ospedale.
"Il tempo cambia molte cose, Son Goku..."affermò serio Piccolo.
"Yon... Yon..."ripetè la fanciulla piangendo al suo capezzale.
"E' tutta colpa mia... se avessi saputo... ti... ti avrei fermato..."singhiozzò ancora,
fino a quando una mano si posò fra i suoi capelli.
"Non piangere, mia cara... io sto bene..."le rispose l'uomo, con uno strano sorriso
sul volto.
"Y-yon! Oh, dei! Meno male! Ero tanto, tanto in ansia!"continuò lei a singhiozzare,
stringendo con le esili dita il lenzuolo.
"Tu... anche a te stava a cuore la mia sorte... e di ciò ti ringrazio... tu meriti di
vivere..."sussurrò lui, attirando completamente la sua attenzione.
"I-io... ho saputo... Che cosa hai fatto...?"deglutì lei, trovando il coraggio di fissarlo
negli occhi.
"Non è tanto cosa ho fatto... quanto cosa farò. Il mondo è in mano a folli e traditori.
Non è così che dovrebbero andare le cose..."
Shin pronunciò quelle parole con tono talmente nobile da lasciarla incantata.
"C'è bisogno di un mondo migliore... un mondo ripulito dagli impuri... Vuoi... vuoi
farne parte?"la carezzò ancora, avendola ormai in pugno.
"S-sì! Sì! Sarebbe... un onore..."ripetè lei, con l'espressione di chi è perdutamente
innamorato.
"E allora così sia... saremo io e te a costuire un nuovo mondo... sorellina..."
CAPITOLO 36
IL TEMPISMO DELLA PERFEZIONE
"Mio signore..."sussurrò la sua voce tremando appena.
Non aveva il coraggio di varcare quella soglia... avrebbe segnato per sempre il suo
cuore. Lei, che non aveva che sperato di poterlo servire per sempre, stava per
mentirgli.
Lei, che aveva giurato di donargli la sua anima per la sua felicità, stava tradendo la
fiducia ripostale.
Era gelosa, maledettamente. Sentiva il petto ardere di quell'odio che solo una
donna in preda agli spasmi dell'amore per la paura di perder il proprio uomo
poteva conoscere.
Non era più suo fratello, per lei, da molto tempo.
Era stato colui che l'avrebbe protetta e coccolata nell'infanzia, l'uomo che l'avrebbe
accompagnata all'altare con quello sguardo colmo d'ammirazione che solo un
fratello maggiore può avere.
Era tutto svanito, eclissato dietro alla dedizione per lui.
Un'esistenza in fumo dietro all'accettazione di una non-vita che le era stata
proposta e che aveva accettato di buon grado.
"Io..."deglutì perdendo improvvisamente la sua solita verve, persa nel turbine di
quei pensieri che lo riguardava.
"Lei..."si sentì rispondere in un sussurro, nella penombra di quella camera tanto
scura da non potervici distinguere le pareti.
"Come...?"assottigliò lo sguardo la donna, facendo un passo avanti, intuendo un
qualche disturbo nella voce dell'amato.
"Lei... lei..."continuava a balbettare lui avvolto dalla tenebra, inginocchiato di fronte
alla finestra e con il viso premuto contro il davanzale, come se questo l'avesse
potuto nasconder al mondo.
"Lei... ha detto... di odiarmi..."trovò infine la forza di concludere quell'unica frase,
abbattutto da quella rivelazione.
Ishabal non potè far a meno di stringere i pugni indispettita: quella piccola serpe...
se solo lei avesse potuto esser al suo posto! Come osava rifiutare un uomo che
aveva trascorso la vita nel suo ricordo, adorante?!
Quante donne avrebbero potuto dire lo stesso del proprio partner?!
Inviperita battè il piede a terra, riprendendolo come un bambino.
"E voi... e voi glielo avete permesso?! Dopo tutto quello che avete fatto per lei?!"
"Non parlare così! Io non ho fatto nulla per lei!"si girò subitaneamente lui, preso
dalla foga.
"E' lei... lei... che mi ha salvato... però mi odia... lei mi odia..."ricadde poi nella
monotonia di quel pensiero, lasciando che la depressione riprendesse il
sopravvento.
"Ma vi ha davvero salvato?! No!! Altrimenti sarebbe arrivata prima!"constatò... se
solo fosse arrivata lei... sì, lui avrebbe visto in lei quel modello di perfezione!
Fu allora che Shin sorrise, scotendo il capo. Quell'espressione era disarmante
eppure così strana vista sul suo volto... Era da tempo che non gliela vedeva,
benchè il parlar di Bulma gli fosse sempre stato caro.
"Tu... voi tutti... non capite. Non è questa mio essere, la condanna... Non è ciò che
sono diventato..."continuò calmo, quasi si trovasse d'innanzi ad un'alunna da
istruire.
"Lo sarebbe stata se non avessi avuto nulla per cui andare avanti..."si accomodò
finalmente sul letto, dove si poggiò con cura dopo essersi rialzato.
"La vostra ragione d'essere... una bambina vista di sfuggita?!"storse la bocca
Ishabal... non aveva mai osato contraddirlo, ma sentiva come un fiume in piena le
emozioni contorcerle le viscere dentro di lei.
"Non è questione di tempo. Quanto ne dovrebbe passare perchè tu possa dire di
conoscere davvero qualcuno? Non sono le azioni che facciamo a qualificarci...
tanto quanto il momento in cui le compiamo."piegò leggermente la gamba per
poterci appoggiare sopra il gomito, leggermente rilassatosi a quella conversazione.
"Ma... ma... non ha fatto nulla per... Insomma! Ho visto decine di volte in questo
castello il vostro incontro... il vostro ricordo... lei vi ha dato un'erbaccia raccolta da
terra! E questo la qualificherebbe come donna perfetta!"ribattè ancora la donna,
sentendo gli occhi bruciare per le lacrime: ogni parola detta dal suo signore la
stava ferendo.
Eppure sapeva bene quando, anni addietro, lui le aveva dato l'incarico di trovarla,
che avrebbe dovuto mettersi da parte per la sua felicità. Ma ora non sapeva
farsene una ragione.
"Io ero... un assassino. Io la minacciavo di sta lontana. Ma lei capì il mio dolore e
la mia perdizione... Quante... Dimmi la verità, sorella... Quante persone avrebbero
fatto lo stesso, senza provar paura?"disse infine mentre si dipingeva un sorriso di
vittoria sulle sue labbra. Aveva ragione... e lei lo sapeva.
"Era piccola ed ingenua! Il suo coraggio derivava da questo!"gli diede le spalle per
non far trasparire troppo le proprie emozioni, seppur il buio rendesse difficile la
visualizzazione.
"Oggi è adulta. Eppur mi ha detto d'odiarmi! A me, che avrei potuto ucciderla lì, sul
posto! Lei... non è domabile. E' spirito libero, ribelle... E' intelligenza allo stato puro.
Genio... e sregolatezza..."
Pronunciò le ultime parole con infinita armonia, come se fossero state la musica
che per anni aveva cercato di comporre.
Non si sbagliava, lei lo sapeva. E questo faceva ancora più male.
"Ma questo non cambia i fatti... Cosa... cosa posso fare, sorella, per farmi amare?!
Farei qualunque cosa..."si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore, che si tinse
di una goccia cremisi.
Ishabal portò con esasperata lentezza una mano sulla spallina sinistra del suo
abito, facendola scivolare giù, verso il suo braccio.
Ripetè poi quel gesto, dal lato opposto, lasciando che il vestito scorresse sul suo
corpo, fino ai suoi piedi.
Si girò poi tremante verso di lui, deglutendo più volte per trovare le parole che
dessero voce a quell'angoscia che ormai da troppo tempo l'aveva fatta prigioniera.
"Ci sono io, mio signore... Io... Già vi amo..."
Era lì, pronta, con il pesante candelabro in mano.
Pronta a dare il benservito a quel pazzo bastardo o alla sua sgualdrina tanto
quanto a quello stupido omuncolo suo servitore.
Il respiro di Bulma era accelerato furiosamente mentre i suoi occhi erano puntati
verso la porta della sua camera, dietro la quale strani rumori presagivano una
prossima visita.
Non le importava se si sarebbe persa in quell'assurda dimensione, sarebbe
nuovamente scappata. Non avrebbe reso la vita semplice a quel maniaco!
Il suo gomito si alzò di più, per prender un maggior slancio che potesse stordire il
suo visitatore.
Così quando l'uscio si aprì neppure attese di veder chi fosse: era di sicuro
qualcuno che lei non desiderava.
Ma l'" Ahio!" che si levò a causa di quel suo gesto le ridiede un po' della speranza
che credeva perduta.
CAPITOLO 37
RITORNO ALLA NORMALITà
Sgranò gli occhi ammutolità, poi prese un gran respiro. Eppure, non riuscì a
riordinare in tempo le idee per accoglierlo come avrebbe dovuto.
Goku si teneva la testa con una mano, piegato sulle ginocchia, colto
completamente alla sprovvista... Il candelabro, scivolato dalle mani della ragazza,
giaceva a terra piegato nel punto in cui la testa del saiyan aveva urtato.
"Ahi, ahi..." continuava a lamentarsi l'altro, come un bambino a cui il genitore
avesse appena dato uno scappellotto.
"Kakaroth, smettila di fare l'idiota, abbiamo decine di altre camere da controllare!
Vatti a fidare del suo teletrasporto..."bofonchiava Vegeta aprendo l'uscio della
stanza innanzi, non ancora consapevole che fosse stato l'oggetto delle sue brame
a provocargli dolore.
Bulma era una statuta.
Quella voce... quei battibecchi... l'avevan resa ancor più shockata di quanto già
non fosse....
Che fosse dunque... arrivato il momento che tanto sognava? Lui era lì, ne era
certa... ma perchè non sentiva la sua presenza? Che si fosse dimenticato di lei, e
non certo per incantesimo?! Eppure no, aveva addirittura avuto l'impressione che
fosse geloso...
Sì, geloso del suo eterno rivale, geloso di lei... La sua donna...
Per un attimo ebbe un tuffo al cuore a quel pensiero: avrebbe presto potuto sentirsi
richiamare così, dopo tutto quel tempo... le sue orecchie avrebbero dovuto
riabituarsi. Cosa che, senza dubbio, avrebbe fatto più che volentieri.
"Ehm... Bulma... ci sei?!"sventolò per l'ennesima volta la mano di fronte al suo viso
Goku, mentre lei era ancora in trance.
"Boh... è andata... Ehi, Vegetaaaaa! Tua moglie si è rincoglionita!"gridò ai quattro
venti, scordandosi pure d'esser in una fortezza nemica.
Questo era troppo! Tanto da rompere addirittura il muro di paralisi di Bulma...
Il suo ringhio fece presumere al suo antico amico di non aver scelto le parole più
appropriate per riferirsi a lei... E ben presto si ritrovò le sue cinque dita ben
piazzate sulla guancia.
"Come osi, screanzato?! Sono ancora giovane e bella, io! Inoltre pensa per te, che
sei rincitrulliito fin dalla nascita!"sbottò in una liberatoria ramanzina: era
definitivamente tornata!
Per la prima volta sentì gli anni in meno di cui le aveva fatto dono Shin: era piena
di energie!
Ciò nonostante, per poco non venne meno quando vide la figura del principe
stagliarsi sulla porta: la stava fissando, stupito quanto lei.
Improvvisamente, si rese conto di non aver mai pensato come avrebbe potuto
reintavolare un discorso con lui, una volta incontratolo...
Fu così che, dopo gli iniziali attimi di smarrimento e d'attesa, farfugliò un insulso
"ciao"...
Come se non lo avesse visto solo per poche ore... Come se il tempo trascorso
divisi non fosse mai esistito.
Il saiyan rimase spiazzato da quella misteriosa uscita: un semplice saluto?!
Non avrebbe dovuto sciogliersi in lacrime ai suoi piedi pregandolo di riportarla nel
loro domicilio?! E poi perchè era tanto giovane? Quello era un suo privilegio!
Indispettito dalla mancanza di sottomissione da parte di lei, girò il mento d'un lato
deciso, marcando le parole.
"Era ora che la trovassi, Kakaroth! Andiamocene!"disse senza neppure guardarla,
come se poco gliene importasse.
"Coooosa?! E no, bello, ora mi stai a sentire!"si infuriò in tutta risposta sua moglie,
puntandosi le mani sui fianchi dopo essergli arrivata innanzi.
Per poco Vegeta non scoppiò in una risata: eccola lì, la sua donna!
"Sentiamo, donna... Perchè dovremmo ancora perder tempo con le tue ridicole
scenate?!"
"Perchè è colpa tua se sono qui! Era te che cercavo!"gli puntò un dito al petto lei,
con espressione sempre più seria ed irata.
"...Qualcuno ti aveva chiesto forse di farlo...?"rispose con calma e compostezza il
principe, divertendosi nel notare la fronte di lei aggrottarsi sempre più.
"B... Brutto cafone! Non sei stato che un mangia pane a tradimento!"chiuse la
mano in un pugno che andò a sbattere sui pettorali, ovviamente senza alcun
risultato.
"Se è solo questo che sono stato... perchè saresti dovuta venire a
cercarmi...?"chiese quindi fingendosi ingenuo, ma sfoderando il più malizioso dei
sorrisi.
Bulma prese a balbettare, diventando sempre più rossa dall'imbarazzo... Perchè
glielo chiedeva proprio ora, di fronte al suo nemico?
Lei avrebbe voluto riprendere il discorso con calma, a casa loro, nell'intimità del
loro letto...
O se fosse...
Se gliel'avesse proprio chiesto in quel momento per far capire al suo rivale a chi
appartenesse?
Nel viso di lei si aprì un sorriso colmo della stessa malizia di lui.
"Mi serviva qualcuno che buttasse via quella stupida camera gravitazionale...
occupa spazio, sai... Per te non dovrebbe esser un problema, visto che sei tanto
bravo a farla saltare in aria! D'altronde, a Yamcha potrebbe dar fastidio il pensiero
che avessi costruito quell'attrezzo per qualcuno che non fosse lui..."
Touchè!
L'espressione di Vegeta s'incupì di colpo e i suoi occhi si piantarono in quelli di lei,
per verificare quanto di vero ci potesse essere in quell'affermazione...
"Ehm... scusate... non vorrei disturbare questo stupendo quadretto familiare, ma
potreste continuare a discutere altrove?"s'intromise Goku seduto sul letto da ormai
qualche minuto.
"Di che t'impicci, Kakaroth!"tuonò in risposta il compagno.
"Chiudi quella ciabatta, ogni tanto, Goku!"rispose in sincrono la donna. Il saiyan,
per nulla preoccupato dall'irruenza dei due, continuò beato il suo discorso.
"E già che ci sono, Bulma... Hai usato una crema per la pelle?! Ti fa molto più
giovane! Se mi dici dove l'hai presa, la porto a Chichi, così magari mi perdona per
l'assenza!"
"Ehi, voi! Sento delle voci... Faremmo meglio a sbrigarci!"fece capolino il
namecciano, fermatosi di guardia davanti alla stanza.
Il diverbio si concluse in fretta e furia, ma l'occhiata che si scambiò la coppia fece
presagire un seguito a tempo debito...
Tutto stava tornando alla normalità.
E i giorni di separazione, le lotte, la vendetta... sembravano svanire come i ghiacci
in primavera...
CAPITOLO 38
COL CUORE IN MANO
"Che cosa fai, Ishabal? Sei impazzita?"
Shin aggrottò le sopraciglia, fissando senza interesse la splendida e pallida figura
della sorella senza veli.
"I... Io non sono solo tua sorella! Sono una donna!" le fece notare lei, con quel
magone che pareva spaccarle la voce insieme al cuore. Come... come poteva lui
nutrirle tanta indifferenza?! Per anni non aveva fatto altro che prendersi cura di sè
stessa solo per esser, un giorno, notata da lui.
Quante notti passate in letti altrui sotto i corpi ansimanti d'altri uomini, quante volte
aveva immaginato che al loro posto ci fosse il suo benamato fratello...
"Fa ben poca differenza... Sai che per me, esisterà sempre e solo... lei..."rispose
con calma lui, voltando lo sguardo altrove, per nulla imbarazzato da quella strana
situazione: era evidente che la faccenda non lo colpisse.
Ishabal si sentì soffocare da quella mancanza di attenzione che da sempre aveva
percepito. Aveva pensato, per un breve istante, d'esser importante per il suo
padrone. Di aver avuto il privilegio d'esser graziata da lui in quel nuova potente
veste per una sorta d'amore nei suoi confronti.
Si sbagliava.
"Questo perchè non ti guardi intorno! Io... io sono sempre stata più fedele di
qualsiasi altra donna tu abbia mai amato!"sbottò lei pestando un piede a terra, con
le lacrime agli occhi. Ogni cosa s'era infranta: la sua pace, la sua pazienza... le
sue speranze.
"Rivestiti, ti ho detto... O rimani così, se vuoi. Ma vai fuori dalla mia stanza!"iniziò
ad alterarsi un po' il suo interlocutore, infastidito improvvisamente da quella verità
sbattutagli in faccia.
"Non me ne andrò! Non stanotte! Voglio una notte... solo per me! Me la devi!
Perchè tu sei tutto ciò a cui ho pensato!"si avvicinò in tutta risposta incerta sui suoi
passi... Quella, per lei, era una prova di grande coraggio.
In tutta risposta, Shin sogghignò di sottecchi nella penombra, palesemente
divertito.
"Oh, sorella... Come sei divertente! Io... doverti qualcosa?!"
"S-sì..."sussurrò lei, triste per quella sua risposta ma rapita da quel modo di fare
burbero collegato ad una voce così sottile e tagliente.
"Ma non farmi ridere! Ti ho sotratto ad una vita monotona e ad un matrimonio di
convenienza in cui, prima o poi, saresti sicuramente incappata... Ti sei data alla
bella vita per tutti questi anni, grazie al mio dono... Saggiando le capacità di molti e
molti uomini... e tu... mi dici che mi sei stata fedele?!"la riprese lui prima di ridere
lievemente, in un modo che la ferì.
"Io... avrei voluto... te..."singhiozzò lei, come per scusarsi. Eppure, non vide
l'espressione di lui mutare.
"E nel frattempo, ti sei scopata il resto del mondo! Un bel modo, di passare il
tempo!" la schernì ancora, facendola sentire sporca e meschina.
Possibile... possibile che lei si fosse fatta l'idea di quell'amore idealizzato, solo per
non rivelare a sè stessa il fatto d'esser felice del suo esser una poco di buono?!
Eppure aveva pianto quando, la sua prima volta, aveva perso la verginità con un
uomo sconosciuto... Eppur, la carne era carne... E lei sapeva bene che suo fratello
non l'avrebbe neppure notata, così preso da quell'immagine di perfezione che
s'era creato nella mente...
Bulma... quanto la odiava! Strinse i pugni con forza mentre le lacrime scorrevano
sul viso e gocciolavano sopra i seni dalla circonferenza perfetta...
Piangeva... all'idea che la sua intimità non fosse mai stata vissuta come "donna",
ma solo come "oggetto"...
Piangeva... pensando che forse neppure l'avrebbe mai provato...
Il suo corpo aveva solo goduto di quel piacere fisico puramente sessuale... Così
suadente... Ma così privo di emozioni...
Era nata sbagliata. Ci doveva essere una buona motivazione se l'amore fra fratello
e sorella era considerato illecito...
Ora, sentiva quel peso su di sè. Quella tremenda sensazione d'esser nell'errato
mista alla consapevolezza che non sarebbe cambiata.
Lo amava.
Cosa c'era di sbagliato nell'amare? E cosa sarebbe costato... a lui... amarla a sua
volta?
Il suo pensierto era così infantile... ma così tremendamente triste.
Bastava una sola persona... a cambiare drasticamente il corso della vita di un'altra.
Eppure era conscia che quello stesso pensiero avrebbe potuto esser di Shin nei
confronti della rivale... Era davvero un triste rimpiattino.
"Gli altri... non contavano... nulla..."trovò il coraggio di dirgli senza la voce spezzata
dal pianto.
"Oh, davvero?! E dimmi, sorella cara... Non hai mai goduto tra le loro membra?
Non hai mai alzato la voce per il piacere tanto da urlare?! Non hai mai passato le
tue dita fra i loro capelli pregando che continuassero?!"alzò la voce lui alzandosi in
piedi. Dopo tanto tergiversare, infine, Shin sembrava essersi scocciato di quella
discussione. E sapeva bene come porle fine. D'altronde, era così bravo a ferire le
persone.
"Non sei che una puttana... come tutte le altre... Non avrei mai pensato saresti
diventata così, quando ti ho fatto il dono di questa nuova vita. Ma, evidentemente,
mi sbagliavo. Non sei migliore di tutte quelle persone da cui vorrei epurare il
mondo..."aggiunse stringendo gli occhi in due fessure feline che parvero
trapassare il corpo della donna.
Cadde il gelo.
Era dunque questo il conto di una vita sacrificata nell'ombra di un amore?!
Il frutto di una schiavitù perpetua?
Ishabal capì, in quell'istante, che la sua esistenza era stata vana.
Si era trasformata in una meretrice, in una serva... Non era più una donna.
Sentì infrangersi con l'ultima delle sue lacrime quell'umanità a cui il suo amore era
attaccato.
E dalla sua bocca uscirono come lame le parole che avrebbero causato lo stesso
processo nel fratello.
Il suo sguardo divenne vacuo, ma carico di un odio che mai avrebbe pensato di
provare per quell'uomo.
"Anche lei... anche la donna che tanto ami prova piacere tra le braccia di un altro...
Per anni ne ha raggiunto l'apice senza neppure rammentarsi della tua esistenza.
Dimmi, Shin... Anche lei è una puttana?"
Shin si paralizzò.
Era così buffo... perchè non ci aveva mai pensato?
Perchè non aveva mai creduto a quest'eventualità?
Scosse la testa, come a non volerle credere... non poteva esser vero!
Eppure... sarebbe stato così logico...
"Tu menti!"gridò scattando verso di lei ed alzandola per la gola poco prima di
sbatterla contro la parete.
"Dici?!"sghignazzò ormai in preda alla follia nel vederlo così travolto dal dolore così
come lo era stata lei.
"Non lo avrebbe mai fatto! Lei... era una bambina..."vaneggiò lui, lasciandola
scivolare a terra e mettendo le mani sul viso.
"Non più... ora è una donna... La donna di un altro!"sorrise vittoriosa, assaporando
il gusto della vendetta.
"MENTI!!!"gridò più forte lui, come per coprire quella verità. E la nascose dietro la
forza del suo braccio, che colpì in pieno il petto di lei strappandole il cuore.
Ishabal si accasciò sul pavimento, ancora irrealmente cosciente... Lo vide
allontanarsi, col suo cuore in mano, continuando a sussurrare a sè stesso...
Che strano... pensò... aveva impiegato una vita per dimostrargli ciò che provava...
Ed ora lui le aveva preso il cuore... Sorrise, facendo scivolare l'ultima lacrima
rimastale... D'altronde, era a lui che apparteneva... E lei poteva andarsene felice.
CAPITOLO 39
SICUREZZA-LEGAME-DISPERAZIONE
"Non posso credere che questa qui dorma beata..."si finse seccato Vegeta,
sistemando meglio il corpo della compagna sulla sua schiena.
"Bè, io non mi meraviglio... anzi, se vuoi portare anche a me, un sonnellino non mi
spiacerebbe!"ironizzò Goku camminando davanti a lui scrutando l'orizzonte.
"Piuttosto... se fai fatica, dalla a me!" gli propose poi, senza nessun secondo fine,
guardandolo con la coda dell'occhio.
"Fatti i fatti tuoi, Kakaroth! Guarda dove stiamo andando, piuttosto!"gli rispose
sgarbatamente l'altro, ben poco sicuro della via presa.
"Effettivamente... all'andata ci abbiamo messo meno..."si espresse il namecciando,
corrugando la fronte: il paesaggio sembrava completamente mutato.
"Ovvio! Se è il mondo creato dalla mente malata di quel senzapalle, sarà
distorto..."sbuffò Vegeta, mentre Bulma nel sonno si aggrappava meglio al suo
collo, con uno strano sorriso in faccia...
Stava riposando beata. Era troppo tempo che non provava quella sensazione.
Neppure i loro più bei incontri notturni l'avevano fatta addormentare con quella
sensazione in corpo...
Quell'idea di aver vinto. Di esser riuscita a far crollare, definitivamente, il principe
dei saiyan...
Certo, non era stato che un battibecco, eppure nei suoi occhi neri, nelle sue parole
marcate, aveva intravisto l'affetto che mai il suo uomo era riuscito a palesare.
Ed appena egli l'aveva presa in braccio per sortire dalle finestre del maniero senza
esser visti, era crollata, sicura ormai d'averlo vincolato a sè.
Vegeta, ben conscio di ciò, non pareva però esserne turbato... Gli sarebbe bastato
far finta di non aver colto quella sfumatura del loro rapporto per mantener saldo il
suo onore. Eppure, in cuor suo, sapeva d'esser finalmente sollevato... sollevato
dall'aver reincontrato quel "legame", ciò che in tutta la vita aveva cercato di evitare
per non doversi preoccupare di nulla o nessuno. D'altronde, si giustificava con sè
stesso ricordandosi che in quel modo avrebbe dovuto tenersi in costante
allenamento per tirar fuori dai guai quell'impiastro di consorte...
Un sorriso abbozzato gli si disegnò sulle labbra, rendendogli un po' dell'antica luce
dei giorni ormai lontani.
"Che c'è? Perchè sorridi?" chiese l'altro saiyan senza un briciolo di tatto.
"Te l'ho già detto prima, ora mi hai stufato! Fatti i cazzi tuoi e girati!"sbottò in tutta
risposta il principe, imbarazzato del fatto che qualcuno se ne fosse accorto.
"Non ci siamo... Andando a caso ci potremmo mettere un'eternità... Shin ci troverà
prima..."incrociò le braccia al petto Piccolo, meditando sul da farsi."Vegeta, tu non
sai come Ishabal trovasse sempre la strada?"gli chiese infine, per ottenere
qualche informazione in più.
"E che cazzo vuoi che ne sappia? Mica ero la sua balia!"rispose nuovamente in
malo modo, impotente.
"Bè, io un'idea me la sono fatta..."disse Goku sedendosi a terra, come per
prendersi una pausa.
"Ovvero?"alzò un sopraciglio Piccolo, poco ottimista.
"Quando siamo arrivati ho subito sentito l'aura di Shin... E, grosso modo, mi sono
fatto un'idea della sua distanza. Secondo me, continuando di qui andiamo nella
direzione giusta..."si grattò il mento seriamente, come a soppesare la sua
affermazione.
"Ma Goku, anche io mi ero fatto un'idea della distanza! Ma ti ricordo che quella
potrebbe rimanere immutata in qualsiasi direzione!"fece una smorfia il
namecciando, come per accusarlo del fatto che non avesse preso in
consideazione il suo intelletto.
"Eheh... hai ragione! Bè, allora chiamalo sesto senso!"rise divertito, spostando la
mano sulla testa.
"Razza di... stavamo seguendo un cretino che pensa anche di avere istinto!"lo
indicò Vegeta rivolgendosi all'altro, che si copriva gli occhi con una mano
scuotendo la testa.
"Bè, ma l'avete detto anche voi che tanto questo mondo non è stabile.. anche se
fossimo andati nella direzione giusta, magari l'entrata sarebbe stata spostata!"si
difese Goku, rialzandosi e guardandosi intorno.
"Anche questo è vero..."sospirò il namecciano.
"E quindi?! Vogliamo stare qui ad arrovellarci il cervello! Bah... Lasciate stare, ci
penso io!"disse Vegeta prendendo il comando del gruppo che, facendo spallucce e
senza alternative, lo seguì senza batter ciglio.
Non era vero, non era vero, NON ERA VERO!!!
Shin camminava per i corridoi senza una vera e propria meta, con il cuore pulsante
dell'unica donna che lo avesse mai amato fra le mani.
Non poteva essere vero!
Però... era passato tanto tempo...
Ma lei non gli avrebbe mai fatto una cosa simile...
Però... lei non sembrava rammentarsi davvero del loro incontro...
Ma era sicuro che l'avesse aspettato!
E se... così non fosse stato?!...
Il muscolo che aveva strappato tacque, finalmente. Ma per qualche istante, di
fronte a quella possibile realtà, anche il suo avrebbe potuto fare la stessa fine.
Come allucinato, si fissò nuovamente le dita sporche di sangue che non era il
suo...
Era successo di nuovo.
Ma non era colpa sua, no!! Nuovamente lo avevano illuso, nuovamente pensava di
potersi fidare di qualcuno... che invece aveva calunniato l'unica sua ragione di
esistenza!
Sua sorella aveva meritato la morte!
Eppure... in fondo alla sua anima maledetta... si celava una sensazione che da
decenni ormai aveva dimenticato.
Che fosse... il rimorso?!
"Bulma..."sussurrò straziato da quella nascente verità, "Bulma..."ripetè come per
agrapparsi a quell'ancora che aveva riempito i suoi pensieri, "Bulma!"gridò stavolta
come per evocarla al suo fianco.
Come un pazzo corse attraverso i corridoi, affrettando i passi verso la camera della
sua amata.
Sorrise, improvvisamente, come avendo trovato la soluzione... Lei era la
soluzione...
Così come aveva placato il suo cuore al suo primo incontro, Bulma lo avrebbe
nuovamente fatto.
Lei avrebbe capito il suo gesto, non lo avrebbe condannato... lei lo avrebbe
sostenuto!
Con quella gioia scaturita dalla pazzia, spalancò la porta invocando ancora il suo
nome, ancora e ancora... senza ottenere risposta...
Quella stanza polverosa e tetra non aveva alcuna luce... Nè quella d'un lume, nè
quella della bellezza della donna agoniata.
I suoi occhi si riempirono di lacrime...
Dov'era lei?!
Girò lo sguardo in ogni angolo, senza trovar risposta al suo quesito.
Insensatamente scostò le lenzuola sperando di trovare il suo corpo addormentato,
non pensando al fatto che un semplice drappo di tessuto non avrebbe comunque
potuto occultarlo.
Sconvolto, si inginocchiò vicino al capezzale singhiozzando come un bambino,
senza alcun pudore.
"Mi odiava! Me l'aveva detto..."sbiascicò disperato stringendo la stoffa tra le mani
insanguinate.
"Mi odiava! Perchè..."si disse ancora poco prima di alzar lo sguardo verso il nulla,
fissando un punto nel vuoto che solo lui probabilmente notava.
"Ha detto di odiarmi... per quei due..."ammutolì poi come dopo una rivelazione,
mentre ancora le parole di Ishabal gli risuonavano nella testa "...Ora è una
donna... La donna di un altro!"
Furioso si alzò in piedi, come caricato di nuova energia. Digrignò i denti guardando
infine la finestra aperta.
"Sono stati loro... sono stati loro... a portarmela via..."sibilò prendendo una rincorsa
verso quel punto e saltando con un'innata agilità verso la terra ferma.
"Vegeta?"
"Hm"
"Quando arriviamo?"
"Che vuoi che ne sappia! Taci, mi deconcentri!"rispose il principe dei saiyan
all'ennesima richiesta del compagno.
"E che ti serve concentrarti?! Stai andando a caso?!"obiettò l'altro ingenuamente,
suscitando le ire dell'altro.
"Ora basta! Toglimelo di torno o torneremo solo in tre dall'altra parte!"gridò in tutta
risposta l'interlocutore verso Piccolo, come al solito tirato in mezzo alle loro liti.
"Hmmm... che succede....?"sbadigliò la ragazza sulle sue spalle, svegliata da quei
continui litigi.
"C'è che il tuo amico è un rompicoglioni!"sentenziò immediatamente il suo uomo
senza neppure darle il tempo di farla riprendere.
"Ok, e quindi cos'è cambiato da quando mi sono addormentata...?"rispose
tranquilla Bulma, scendendo a malincuore dalla sua forte schiena.
"E poi scusa, Vegeta, ma non sono pure amico tuo?!"si indicò il ragazzo in
questione con tutta la sfacciataggine che aveva in corpo.
"Sul mio onore, mai!"controbattè immediatamente l'altro, senza neppure dargli il
tempo di illudersi.
La ragazza ridacchiò... quel clima le infondeva serenità nonostante il luogo non
fosse quello sperato. Socchiuse gli occhi inspirando lentamente... presto sarebbe
ritornata a casa! Con il suo consorte!
Ma, improvvisamente, i suoi 3 compagni di viaggio si ammutolirono.
Stranita, aprì gli occhi, e lesse nei loro una paura sconosciuta.
"Ragazzi... che cosa c'è?"riuscì infine a chiedere, timorosa.
"Ishabal..."sussurrò Vegeta.
"Eeeeh? Cosa? Sta venendo qui?!"si impaurì immediatamente l'umana, vedendo i
suoi sogni di pace in frantumi.
"No..."
"E allora! Non farmi prendere spaventi..."la ragazza tirò un respiro di sollievo,
rincuorata.
"E' la sua aura... è scomparsa..."riuscì a malapena a dire Goku, prima che il terrore
si facesse di nuovo largo fra loro...
CAPITOLO 40
PAURA
"...e questo cosa starebbe a significare?"chiese la ragazza con falso candore... in
realtà sapeva fin troppo bene, conoscendo quello strano gruppo di guerrieri da
anni, cosa volevan intender...
Eppure, voleva in qualche modo esser rassicurata.
Peccato che avesse scelto le persone più sbagliate per cercar conforto...
"Che l'ha fatta fuori! A volte mi chiedo se tu sia davvero il genio che tutti
decantano..."rispose immediatamente ed in malo modo il suo compagno,
lasciandole un vistoso broncio.
"Merda... pur essendo lei così forte... è riuscito a farla fuori in pochi
minuti..."sussurrò tra sè e sè Piccolo, dando corpo alle paure di tutti.
"M-ma perchè avrebbe dovuto farlo? Dopo tutto, lei era dalla sua parte..."balbettò
Bulma, iniziando a guardarsi intorno: aveva timore che da un momento all'altro il
viso di quell'uomo sarebbe comparso all'orizzonte.
"Bè, sì... Magari ha scoperto che l'ha tradito chiedendo a noi di portarti
via!"esclamò sincero Goku, lasciandola a dir poco sbalordita.
"Cioè, vediamo se ho capito... E' stata lei che vi ha indirizzato da me?! Non ci
posso credere! Prima mi porta qui, poi mi vuole cacciare... ma chi si crede di
essere?!"sbottò infine sull'orlo dell'isteria, gesticolando come un'ossessa."Non
poteva semplicemente lasciami dove mi aveva trovato?!"
"L'ho sempre detto che le femmine sono complicate... oltre che inutili..."si divertì
Vegeta a rincarare la dose, riprendendo il cammino: rimanere ancora in quel luogo,
ora che Shin poteva sapere della loro presenza, era assai sconveniente...
"... Forse dovrei rimanere con qualcuno che allora la pensa diversamente!"puntò i
piedi la donna, vistosamente irritata dalla sortita del principe, che controbattè nel
tempo d'un attimo.
"Dubito esista..."
"Ma davvero?! Si da' il caso che Shin mi voglia con sè!"gli si posizionò d'innanzi
Bulma, le mani sui fianchi e lo sguardo fiero degno di una sovrana saiyan... Vegeta
non potè che notarlo e trattenne a stento un sorriso di ammirazione per sè
stesso... non avrebbe potuto scegliere compagna più adatta al suo rango.
"Questo spiega in parte perchè sia pazzo..."
"Tu!!! Brutto... brutto... non ci sono parole per definirti!!"esplose in tutta risposta la
protagonista dei suoi pensieri, sferrandogli un pugno sui pettorali.
"Ora basta! Non mi pare il momento!"li riprese il namecciano, seriamente
preoccupato delle loro sorti."Aumentate il passo e cercate di concentrarvi: abbiamo
bisogno di trovare un'uscita al più presto! E tu, cerca di sbrigarti, o ci farai perdere
del tempo!"indicò poi Bulma che, ancora furibonda, si alterò ulteriormente.
"Ma come osi?! Tu non... Ehi! Mettimi giù!"gridò la ragazza, sollevata da terra e
posata sulla spalla del consorte come un sacco di patate.
"Hai sentito, no?! Sei un peso... Ora fai la brava e taci!"la stuzzicò ulteriormente il
saiyan, divertito dalla sua inutile opposizione.
"Come puoi dire questo della madre di tuo figlio?! Razza di ingrato!"sbuffò lei,
incrociando le braccia ma ormai conscia di non poter far altro. Eppur tremò
quando, alzato lo sguardo, ne incrociò un altro, ricco di delusione, amarezza... e
follia.
"Madre....? Interessante..."sussurrò con un tristo sorriso l'uomo, destando l'intero
gruppo da quel senso di libertà che già andavan pregustandosi...
Vegeta subito si voltò, negandogli la visione della SUA donna... Lo infastidiva il
solo fatto che quella creatura potesse in qualche modo sfiorare con il proprio
sguardo qualcosa di SUO... Qualcosa che, lo sapeva, desiderava più d'ogni altra
cosa...
"Ma com'è possibile?! La sua aura..."bisbigliò Piccolo, che per poco non rimase
ammutolito dallo stupore.
"Non avrete pensato che una tattica così ridicola come quella del nasconderla
fosse solo vostra prerogativa... non è vero?"allargò il proprio sorriso, scrutandoli
tutti e tre con attenzione."Sapete, non avevo intenzione di macchiarmi
ulteriormente le mani oggi... Forse vi avrei anche concesso la fuga... se non aveste
fatto qualcosa di così grave..."scosse il dito in segno di diniego, con una tranquillità
irreale.
"Come ad esempio venerci a riprendere una donna che di te non ne voleva
sapere?!"rispose Vegeta con quella sfrontatezza tipica della sua indole. Sapeva
che avrebbe dovuto tenere a freno la lingua... Ma ormai il danno era fatto. E
perdipiù, era lui quello a cui era stato sottratto qualcosa!
"Non pretendo che tu, misero mortale, possa capire l'importanza di un legame che
va oltre il tempo... Bulma, mia cara, vieni da me..."tese la mano verso di lei,
sperando ancora nel suo sogno... sperando che lei potesse redimerlo... che fosse
tutto un malinteso.
In tutta risposta, Bulma cercò di farsi sempre più piccola dietro le spalle del suo
uomo ed amante. Per Shin, quella fu la scintilla che fece traboccare la sua ira.
"VIENI QUI, HO DETTO!!!"
La sua voce fece eco nel nulla che li circondava.
"Non mi pare che la signora gradisca le tue attenzioni, pazzoide!"ghignò
sprezzante il principe, mentre Goku si preparava all'ormai sicuro scontro.
Ma il loro rivale, sospirando, li colse alla sprovvista reagendo in maniera alquanto
insolita.
"Capisco... ci sei caduta anche tu, eh, mia amata?! So cosa provi... anche io ci
sono passato... Ma per lui non sei che un diversivo... Non capisci?! Io e te siamo
uguali! Ma non permetterò che siano le tue mani a macchiarsi del sangue di
questo traditore... No... Io ti toglierò questo peso!"le sussurrò in direzione, come se
solo loro due avessero il dono di sentirsi estraneando il resto del mondo. Solo
allora l'umana uscì allo scoperto per prendere le difese del consorte.
"Ti sbagli, Shin! Vegeta non è così! Lui non mi ha tradito!"gridò verso di lui, come
per farlo ragionare.
"Ne sei convinta...? Per tutti questi anni... Con Ishabal..."le rivolse un sorriso carico
di compassione, che la gettò nello sconforto.
Bulma cercò con gli occhi Vegeta, acciecata dallo sconforto di quel pensiero:
possibile che davvero... lui...?
"Sta mentendo! Bugiardo!!"non potè far a meno di rimbeccare il diretto interessato,
sentendo sulla propria pelle scorrere i sospetti che si trasformarono presto in
adrenalina... e sconsideratezza. Furioso, si gettò per primo contro il nemico senza
attendere il suo primo passo.
Ottenuta la reazione sperata, Shin si scostò come uno spettro dalla direzione in cui
il saiyan aveva impresso il primo, micidiale ma inefficace colpo. Riapparve alle sua
spalle, coprendo la visuale al resto della banda con i lembi del liso mantello che,
svolazzando, davano un'aura ancor più cupa all'uomo.
Le sue dita affusolate, molto più sottili di quelli d'un combattente allenato, erano
ancora imbrattate del sangue precedentemente versato, e cercavano nel collo
della vittima una facile vittoria.
Ma i movimenti del suo avversario non erano certo comuni e così Vegeta fece in
tempo a rigirarsi di scatto ghermendo con le proprie le mani del dannato.
"Ebbene?!"sogghignò sentendo la sua stretta acuirsi e sperando nel dolore del suo
avversario.
"Ebbene...?"sorrise in tutta risposta l'altro, conficcando le sue unghie nella pelle
del saiyan, iniettando in lui gli incubi di cui aveva vissuto fino a quel giorno.
Il viso di Vegeta perse improvvisamente colore: tramite quel contatto, le sue
certezze iniziarono a vacillare come infettate da un'oscura forza che rendeva
inerme il suo coraggio e la stima in sè stesso.
Era come se Shin fosse portatore sano di paura... Pareva infatti esserne immune,
ma sapeva quali tasti toccare per scatenarla negli astanti. Per un attimo gli ricordò
Freezer ed il suo regno di paura... ma si rese conto che il paragone non poteva
sussistere: quello che si trovava davanti era il risultato stesso del terrore e del
degrado di un umano stesso, trasformato in potere dal drago Shenron...
Cosa poteva esserci di più devastante al mondo.... Cosa, se non la paura stessa
tramutata in forza?!
Sentì il peso di quel pensiero, la propria inadeguatezza, la propria sconfitta... Sentì
il dolore dell'essere inerme tagliargli la mente come una lama. Urlò in preda al
panico... La ragione lo stava abbandonando.
Non aveva neppure iniziato a combattere... Il suo nemico non aveva fatto altro se
non toccarlo appena... E già desiderava fuggire per non dover sottostare a quello
strazio che gli dilaniava l'anima.
"Vegeta, no!"gridò Bulma udendo la voce del compagno sofferente... che cosa gli
stava accadendo? Non capiva... Neppure stavn duellando... eran lì, fermi... Ma
sentiva i brividi sulla pelle... Ne era certa: Vegeta era in pericolo.
Pure Son Goku, che così poco attento agli occhi altrui poteva sembrare, percerpì
con chiarezza il pericolo corso dal proprio amico e vi si lanciò contro, scostandolo
da quella morsa di tenebra. Caddero insieme a terra, l'uno perplesso, l'altro
tremante...
Il principe dei saiyan... Il re dell'orgoglio... era ridotto ad un inerme omino timoroso
della propria stessa ombra.
Kakaroth lo guardò sbigottito ed impotente: nell'attimo stesso in cui l'aveva
sottratto a quel mortale abbraccio, aveva sentito per pochi istanti il proprio petto
come lacerarsi di fronte alla paura... Che ne sarebbe stato, allora, di Vegeta,
sottopostosi direttamente a quel contatto?!
Con lo sguardo vitreo, Bulma osservava quello spettacolo impotente.
Le sue labbra tremavano, come a voler chiamare il suo nome.
Le lacrime scendevano, senza che se ne potesse rendere conto.
Sola, nel suo cervello, rimbalzava l'idea che non potesse essere vero...
Non lo accettava.
Non capiva.
Non voleva...
CAPITOLO 41
BUTTERFLIES AND HURRICANES
"Vegeta..." sussurrò a fior di labbra guardando l'uomo amato a terra... si sentiva
strappata dal sonno ristoratore che aveva appena concluso e gettata in uno dei
suoi peggiori incubi. Per un attimo, sperò disperatamente di esser ancora nel
mondo dei sogni e di star sognando ogni cosa. Eppure il gelo nel suo cuore non la
faceva ben sperare.
"Che cosa gli hai fatto, mostro!"gridò Goku shockato dallo stato dell'amico...
ancora era vicino al suo corpo, quasi volesse proteggerlo così come si fa con i
cuccioli a causa di un istinto animale che era insito della sua natura selvaggia,
seppur ormai da anni domata.
Shin sorrise trionfante, con un pizzico di quella malizia che lo contraddistingueva.
"L'ho messo di fronte alle proprie debolezze... Ai momenti della sua vita in cui è
arretrato... in cui ha abbassato la testa... in cui si è sentito inerme. Ogni uomo lo fa,
quotidianamente. Ma lui... Oh! Era troppo pieno di sè... Non ho dovuto far altro che
rincarare la dose... e guarda il risultato! Un'ameba! Non un uomo! Di certo, non un
essere degno di LEI..."abbassò il tono di voce quasi quest'ultimo pensiero gli fosse
sfuggito dalla mente, seppur non osò guardare negli occhi la diretta interessata...
"Andiamo molto male..."proferì Piccolo in un sospiro, cercando di studiare le
reazioni del principe dei saiyan per scoprire la letalità del potere nemico... ma ciò
che vedeva non lo confortava...
"Anche tu sei un assassino! Anche tu non ne sei degno!"si alzò in piedi Goku,
scrutando le sue iridi con invidiabile fermezza...
Per un attimo, si ricordò del giorno in cui Vegeta lo pregò di sconfiggere Freezer
per lui... rivide i suoi occhi pieni di lacrime, l'infrangersi dell'orgoglio che faceva
spazio all'umanità che poi avrebbe avuto sfogo nel futuro... Nel suo futuro con la
sua migliore amica.
Si rimproverò di non averglielo mai detto... Di non avergli mai detto che, in
quell'istante, Vegeta aveva conquistato per sempre la sua stima. Bastò solo
quell'attimo per fargli decidere che mai avrebbe potuto porre fine alla sua vita.
Il sovrano della sua stirpe aveva saputo riconoscere la propria incapacità di fronte
ad un ostacolo troppo grande. E aveva chiesto aiuto ad un suo diretto nemico...
Lui sarebbe mai stato in grado di farlo? Non sapeva darsi risposta... Ma sapeva,
per certo, che senza di lui, le esistenze di molti sarebbero rimaste vuote...
Quella di Bulma, che l'amava...
Quella di Trunks, che aveva bisogno di un padre...
E la sua. Che aveva bisogno del suo eterno rivale... della persona di cui più si
fidava al mondo.
Shin alzò un sopraciglio, sorpreso... Dove poteva, quell'uomo, raccogliere tutta
quella forza d'animo?!
"Preparati... Se tu ti nutri di paure, sappi che io non ho paura di te!"concluse infine
il saiyan, strappandosi di dossi la maglia e lasciandola cadere a terra, conscio del
fatto che avrebbe dovuto impegnarsi più del solito per sconfiggere quell'insolita
minaccia.
Dove si trovava?!
Nuovamente si sentiva sperso e confuso... Ma neppure più spettatore della propria
vita quando, di sua spontanea volontà, aveva accettato il potere malevolo di
quell'essere nel suo corpo per sconfiggere Kakaroth...
Perchè si era illuso di poterlo battere?
Perchè non gli aveva ceduto subito la sua donna...?
Sua... ne era poi sicuro...
Non aveva forse chinato la testa per anni sotto il dominio di Freezer, conscio di
non poter far nulla?
La sua vita non era che un'immensa distesa di fallimenti... Aveva passato l'infanzia
a prender ordini pur essendo un monarca... E da adulto aveva compreso di esser
al di sotto delle aspettative pure di molti dei suoi tirapiedi: Zarbon, Dodoria, la
squadra Ginew...
Aveva continuato a reprimersi... a reprimere il suo orgoglio... ad inghiottire...
Poi arrivò LUI. Kakaroth.... l'ennesimo insuccesso.
Schiacciato e rispedito al mittente da una banda di insignificanti moscerini.
Ferito non solo nell'anima, si sentì infliggere il colpo finale proprio là... su Namek.
Non solo il suo più antico usurpatore lo aveva assassinato... ma il più infimo della
sua razza era riuscito dove lui aveva fallito.
Ricordò l'amaro sapore del sangue nella sua bocca... il pianto che non era riuscito
a trattenere...
Eppure la sua vita continuò, nel disonore...
A nulla valsero i suoi allenamenti contro i cyborg. Tantomeno con Cell.
Per non parlare, poi, dell'insulsa morte che si era donato contro Majin Bu, nel
misero tentativo di sentirsi, in qualche modo, finalmente appagato... Finalmente
utile. Nulla.
Gli fu negato anche questo privilegio.
Pensò quindi di dover intraprendere una nuova strada... la strada della famiglia.
Non sarebbe mai stato all'altezza del suo rivale. Ma c'era qualcosa che lui e solo
lui poteva fare per rendere felici due persone.
Bulma.
Trunks.
Ma il destino aveva scelto per lui... Era nato perdente, e così doveva rimanere.
Non gli ero concesso neppure "abbassarsi" a vivere un'esisteza come tante...
Lo avevano portato via da quell'unica ragione.
In un attimo, era diventato tutto più chiaro.
Non era migliore degli altri.
Era un vile. Un codardo. Doveva avere paura... paura di tutti, anche di quell'idiota
che pareva non capire nulla di quello che accadeva... anche lui decideva del suo
futuro.
Tutti lo facevano.
Bastava un battito d'ali di farfalla per far prendere una piega del tutto inaspettata
alla sua vita.
Aveva paura.
Paura che il tifone in arrivo lo avrebbe annientato.
Niente più Vegeta... mai più. Solo timore di aprire gli occhi e capire che davvero
non c'era più nulla per lui, là fuori.
Piccolo si lanciò all'assalto ben poco convinto, consapevole della superiorità di
quella "creatura"... eppure lui non doveva fare che da diversivo al proprio
compagno, che già da qualche minuto infuriava battaglia con Shin.
Da dove il saiyan prendesse il coraggio proprio non se lo sapeva spiegare...
"Dannazione..."sibilò fra i denti quando il suo ennesimo pugno colpì il vuoto... Il
loro avversario si muoveva in maniera spettrale, disorientandolo non poco.
Fortunatamente per lui, però, si trovava sempre alle sue spalle, rimanendo al di
fuori della portata delle sue mani che, sapeva, su di lui avrebbero fatto altrettanto
effetto...
Proprio come Vegeta, il potente namecciano non si era perdonato molte... troppe
cose nell'arco dell'esistenza. E temeva di fare la stessa fine del Principe.
Al contrario, Goku scansava con agilità le sue prese, conscio però dei propri limiti:
sapeva di aver sbagliato spesso, ma l'aveva sempre ammesso a sè stesso.
Sorrise al ricordo di uno dei combattenti della vecchia chiaroveggente che, lanciato
su di lui il proprio attacco che aveva il potere di scatenare la malvagità latente, era
andato a vuoto...
Erano passati anni da allora. E lui non era più così puro...
La ragazzina che all'epoca aveva seguito i suoi incontri era piena di vita e
determinata... Ora, lo sguardo di Bulma era solo vacuo e privo di speranza.
Era suo dovere renderle il sorriso. Questo sarebbe stato il suo pagamento per
averla divisa per così tanti anni dal proprio compagno.
"Goku! Attento!"strillò il namecciano, seguendo la traiettoria delle esili dita di Shin
che si facevano strada nel petto del sayan, come a volergli raggiungere il cuore.
Un gridò ruppe quella battaglia, spezzando l'apatia di Bulma, spezzando i buoni
propositi del suo amico, che sentì in un attimo la propria fine sempre più vicina...
Piccolo arretrò rabbrividendo, incapace di opporsi... Le scure unghie del loro rivale
erano conficcate nella carne dell'amico, come a volerlo privare della fonte della
vita.
La ragazza sbarrò gli occhi, guardando scendere dal cielo, come piccole gocce di
pioggia, stille di sangue.
Guardò con orrore la smorfia di profondo dolore del suo più caro amico...
Comprese in un attimo che presto sarebbe rimasta sola... E fu solo allora che capì
che la sua voce avrebbe potuto fare più che la forza di tutti i suoi compagni... Le
lacrime si asciugarono sulla pelle tesa dalla sforzo che precedette lo sforzo di
quell'urlo sovraumano che le diede la forza di opporsi alla propria rassegnazione...
I suoi piedi si mossero da soli, fino a raggiungere il viso sconvolto ed adorante del
primo uomo che fosse mai stato affascinato da lei...
In un attimo le sue braccia avvolsero il suo collo, senza cattiveria, senza
risentimento.
I suoi capelli ondeggiarono per qualche breve istante, prima di fermarsi sopra la
spalla di lui.
Il suo viso era nascosto sul suo petto, quasi a volergli trasmettere la sofferenza
che la stava dilaniando.
"Basta... per favore... per pietà... così ucciderai anche me..."sussurrò allora carica
della tristezza che l'aveva accompagnata fin da quel giorno in cui i ricordi di tutti
eran stati cancellati.
Shin, stordito e sorpreso da quel gesto, con un rapido gesto estrasse la mano dal
petto del giovane, lasciandolo scivolare a terra, portandola poi sulla nuca della
donna...
Lo aveva fatto di nuovo. L'aveva fermato... mentre era sull'orlo della pazzia, intento
ad infrangere un'altra vita.
Annuì impercettibilmente, frenando le lacrime di commozione che stavan per far
capolino, riuscendo a malapena a risponderle.
"Sono per te così importanti queste vite...?"
Lei fece cenno d'assenso, ancora ansimante su di lui. L'uomo corse con lo
sguardo al compagno dell'amata... ancora tremante, ancora steso a terra...
"Non posso fare nulla... io governo la paura... ma non so come fare... a farla
tacere..."
Bulma sollevò gli occhi lucidi piantandoli in quelli di Shin... Per un attimo, egli si se
la donna non possedesse un potere capace di far scivolare le persone nell'abisso
o di portarle alla gioia... Non riuscì a sostenere la disperazione di quelle iridi...
"Aiutami a farti felice... aiutami ad evocare Shenron..."le disse straziato da quel
dolore.
"No! Le sfere non devono più essere utilizzate!"gridò Piccolo, ancora chino ed
intento alla cura di Son Goku. Eppure non riuscì a superare quel muro che Bulma
Brief aveva costruito intorno alla sua felicità.
"Lo farò..."gli rispose lei, decisa a riconquistarla.
CAPITOLO 42
UNA VITA MERAVIGLIOSA
"Che cosa vorreste fare?! Pazzi!"gridò Piccolo sgranando gli occhi, intuendo le
intenzioni della strana accoppiata.
"Farla felice..."sussurrò Shin con un triste sorriso sul volto, accarezzando con il
dorso della mano la guancia dell'amata.
"Non ve lo permetterò!"strinse i denti il namecciano, pur sapendo di non poter nulla
da solo contro il rivale.
"Andiamo, Shin?"chiese placida Bulma, per nulla interessata agli sproloqui dell'ex
compagno di viaggio.
"Certo..."rispose l'altro senza batter ciglio e prendendola in braccio.
"Non vi farò avanzare di un passo!"urlò ancora l'altro per darsi coraggio, al quale
l'uomo controbatte con un singolo gesto.
"Non ho bisogno di avanzare... questo è il mio mondo... e l'uscita è dove decido
io..."parlò con calma e sicuro di sè mentre uno squarcio nella barriera
dimensionale si allargò alle sue spalle inghiottendolo e lasciando Piccolo tutto solo
nel silenzio.
Lesto, frugò nelle tasche in cerca di un senzu che, in fretta e furia, fece inghiottira
a Goku, ancora sanguinante.
La carne lacerata andò piano piano rimarginandosi, togliendo una smorfia
dolorante dal suo volto. Ci volle comunque qualche secondo prima che il saiyan
riuscisse a mettersi seduto... Forse ancora in lui era vivido il ricordo del male
provato. Forse era semplicemente la paura che lo aveva fatto sussultare.
"P...Piccolo... cos'è successo?"lo guardò stralunato, toccandosi il petto come a
volersi assicurare d'esser ancora intero.
"Shin..."rispose solo l'altro, senza aver bisogno di dir altro. Subito, il saiyan scattò
in piedi cercando con lo sguardo il principe. Ancora lì, ancora scosso ed
irriconoscibile.
"Non potremmo provare con un senzu?"chiese scetticamente, pur sapendo la
risposta.
"Non è ferito... sarebbe inutile..."si voltò in un'altra direzione il namecciano, quasi
non riuscissi a sopportare lo sguardo abbattuto di Goku. Mai lo aveva visto tanto
giù di corda, così demotivato. Cercò comunque di fargli animo, presentandogli la
situazione.
"Abbiamo altri problemi, ora. La tua amica lo sta portando dalle sfere, così che
possano esprimere i due desideri!"si avviò verso il corpo tremante dell'altro loro
compagno, cercando di tirarlo su per portarlo con loro.
"... e sarebbe tanto grave?"sorrise tristo Goku, aiutandolo e prendendolo dall'altro
braccio.
"C-cosa? Ti sei ammattito?! Lo sai cosa succederebbe se..."si alterò appena
Majunor, comunque conscio del fatto che, probabilmente, non avrebbero potuto
ostacolarli.
"Lo so. E con questo? Chi sono io... per decidere di rendere infelice una persona
al posto della tranquillità di altre...?"si fece serio, pesando le proprie parole ma
sentendole sgorgare dal profondo.
Era la prima volta. La prima che non pensava al bene della Terra, ma a quello di
chi gli stava a cuore. Ed al suo bene.
"Io... voglio tornare a casa, Piccolo..."sentenziò infine, guardandolo dritto negli
occhi.
"Ma non ci sarà una casa, Goku! Nessuno ad aspettarti, se saranno annullati gli
altri desideri!"lo osservò scandalizzato l'altro, non capendo il suo pensiero.
"Bè, allora ci incontreremo tutti nell'aldilà! Li porterò io, ad uno ad uno, da re Kaio...
Gli ho anche fatto mettere un campo da tennis! Di nuovo... tutti insieme..."sorrise
nuovamente, ma questa volta in maniera più tranquilla.
Piccolo sospirò. Era ovvio che la troppa solitudine aveva dato alla testa al suo
amico. Sebbene quest'ultima sua idea gli apparisse sempre meno sgradevole...
Bulma frugò per qualche istante sul proprio velivolo, lì, a due passi dal villaggio di
Ashe, dove lo aveva lasciato.
Shin stava lì a guardarla inespressivamente, non capendo cosa stesse cercando.
D'improvviso, ella rifece capolino con il proprio zaino econ in mano quello che
appariva come un grosso orologio metallico: il dragon radar.
Mesta gli si riportò al fianco, sfilando la fibula del sacco per mostrare al suo nuovo
compagno d'avventura il contenuto: 5 sfere brillavano al suo interno.
"Come te le sei procurate?"inarcò un sopraciglio il suo avventore, ricordando,
sebbene con molta fatica, le migliaia di chilometri fatti e le immani ricerche che
aveva dovuto eseguire per ritrovarle ormai molto tempo prima.
La ragazza, senza batter ciglio, accese con una semplice pressione il radar,
mettendolo d'innanzi ai suoi occhi.
"Vedi? Questo l'ho creato io... Serve a localizzarle. Una so già dove si trova, ma
per me era un po' difficile arrivarvici..."gli spiegò con calma, indicandogli col dito i
puntini luminosi sullo schermo.
"Impressionante..."sussurrò lui, voltandosi poi ad ammirare la sua bellezza.
Gli faceva ancora così maledettamente male pensare che avrebbe dovuto
rinunciare a lei.
Eppure, era certo che se l'avesse resa felice, avrebbe assunto com'ella per lui un
significato particolare nella sua vita.
Bulma sembrò accorgersi di quello sguardo e si morsicò un labbro per fugare
l'imbarazzo.
"Che c'è?"chiese tutto d'un fiato per rompere il silenzio che era calato, provocando
una certa ilarità nel suo ex nemico.
"Bè, nulla. Pensavo che è difficile rinunciare... anche se ormai non ti conosco poi
così bene."le disse guardandosi intorno con occhi straniti... da troppo tempo non
faceva più capolino in quella dimensione. I ricordi legati ad essa erano dolorosi ma
ormai lontanissimi. Eppure, si sorprese nel pensare che le memorie legate alla sua
giovinezza, quella giovinezza strappatagli così bruscamente, gli recavan un certo
senso di nostalgia. Allora, nessun'ombra inghiottiva il suo cuore. Era
semplicemente felice d'esser un uomo come tanti.
"Se vuoi, puoi chiedermi quello che vuoi..."sussurrò lei riavvicinandoglisi per farsi
prendere in braccio. Quell'uomo era senza dubbio affascinante, eppure lei sentiva
in cuor suo di nutrire nei suoi confronti solo un certo senso "materno".
Gli era parso infantile e spaurito, proprio come la prima volta che l'aveva visto.
Forse per questo gli aveva parlato allora con tanta naturalezza. I suoi occhi erano
quelli d'un suo coetaneo.
"Dimmi di te.." chiese semplicemente lui, portando un braccio sotto le sue gambe
sollevandola per librarsi nuovamente in volo avvolto da quel mantello che ora
usava per coprire la ragazza dal freddo a cui andavano incontro a causa della
velocità.
A Bulma non pesò per nulla quella domanda. Poteva finalmente sfogarsi con
qualcuno di estraneo alla propria situazione, confidandoglisi e narrandogli ogni
attimo della propria esistenza.
Il suo interesse per le sfere.
Il suo primo viaggio.
L'incontro con il suo migliore amico.
Il primo amore.
Il dolore che provò nello scoprirsi tradita.
L'avvicendarsi di nemici nella sua dimensione.
E la scoperta che proprio uno di questi era diventato il centro dei suoi pensieri.
L'arrivo di suo figlio dal futuro e la sua successiva nascita.
Si ritrovò infine leggera come l'aria, libera d'osservare sul volto di colui che la stava
aiutando il mutare delle espressioni e la meraviglia di quel racconto fantastico.
Quando la sua voce si spense, Shin concluse con un "Capisco..." che ad ella non
parve per nulla scontato.
Ora ne era sicura... stava mettendo a repentaglio la vita di un pianeta, ma quante
volte aveva aiutato a salvarlo?!
Si accorse di provare più emozione nel narrare gli eventi più semplici che non le
grandi battaglie...
Lo scontro con Cell impallidì di fronte alla forza con cui narrò il suo travaglio poco
prima del parto.
Socchiuse gli occhi, intuendo che la sua vita, in fondo, non era poi più profonda di
quella dei miliardi di persone che abitavano quel pianeta.
"Non morite..."si ripetè mentalmente, sperando che la sua preghiera fosse udita
dal Dio drago.
"E' questo il posto?"la interrompè Shin, fermatosi in aria sopra l'oceano. Il bippare
continuo del dragon radar non ammetteva repliche. Annuì ricacciando indietro le
altre elucubrazioni.
Goku ammirò con interesse il cielo azzurro sopra di lui, quasi gli fosse mancato.
Dopo aver come all'andata squarciato il muro che separava le dimensioni nel
punto in cui era scomparso il loro rivale, il saiyan non aveva detto altro se non che
sapeva dove andare. Senza sforzo, i due si erano riportati sulla colline ove, diverse
ore prima, Bulma aveva detto d'aver incontrato Shin. Lì si fermò, facendo
appoggiare Vegeta contro il tronco di un albero.
"Ebbene?! Il tuo piano?!"sbottò Piccolo, sempre meno sicuro della validità delle
azioni dell'amico.
"Ho pensato che qui è iniziato tutto... e che qui tutto finirà..."si sedette a sua volta
nell'erba fresca, osservando l'oscillare del grano.
"Ma loro sono chissà dove..."si battè una mano sulla faccia il namecciando,
esasperato.
"Sì, ma verranno qui..."lo rassicurò l'altro.
"E perchè diavolo dovrebbero?"si sentì rispondere da un Piccolo sempre più
stanco.
"Perchè io ho l'ultima sfera..."
CAPITOLO 42
Wish
Bulma scrutò la sesta sfera tenendola stretta fra le mani. Era finalmente sua.
Shin ci aveva messo ben poco a raggiungerla dopo averla lasciata per qualche
minuto sulla terraferma.
Ora brillava, avvicinatasi alle sue "sorelle", con quell'odore salmastro che
infastidiva e cullava i sensi allo steso tempo.
"Il problema sarà la settima sfera..."sussurrò piano fra sè e sè, non pensando
neppure di poter esser udibile.
"Perchè...?"gli chiese però Shin, che pareva accorgersi di ogni suo più piccolo
pensiero, di ogni increspatura delle sue labbra.
"Bè, non compare sullo schermo."sospirò lei, accendendo poco convinta il
dragonradar.
Ma, con sua somma sorpresa, la lucina intermittente dell'oggetto delle sue brame
era finalmente visibile.
"Oh! Che fortuna!"sorrise blanda, indecisa tra l'esser felice del ritrovamento o triste
per la sorte in cui avrebbe gettato l'umanità.
Il suo cervello, però, seppur quello di una scienziata, era stanco...
Stanco di dover elaborare nuove astuzie per farla sopravvivere in quel periodo così
frenetico, troppo stanco per inventar ancora qualche congegno che avrebbe,
improbabilmente, risolto la situazione.
Quei pochi minuti trascorsi sulle spalle dell'amato l'avevan resa debole ed un
pizzico egoista: voleva riposare.
Voleva non doversi più sforzare di ricordarsi il suo volto, ma averlo affianco ogni
giorno al suo risveglio.
Dopo averla fissata a lungo, quasi avendo afferrato quella tempesta interna che la
scoteva, l'uomo decise di riportarla coi piedi per terra, intervenendo a bloccar quel
flusso.
"Uhm... in quella direzione... c'è il tuo amico..."disse guardando un punto
nell'infinito. Lei si chiese, per un istante, perchè la stesse mettendo al corrente di
quell'informazione. Poi diede l'ennesimo sguardo al cerca-sfere, riuscendo
finalmente a ricomporre il puzzle.
"Ma certo! E' Goku! Goku potrebbe avere la settima sfera! Ecco perchè non
appariva mai sul radar... L'ha portata da Re Kaio! La sfera dalle 4 stelle!"voltò lo
sguardo verso di lui, trovandolo immutato e per nulla impaurito.
"Bene. Sappiamo dove andare, dunque..."si avvicinò di qualche passo per cingerla
e riportarla a folle velocità fin al punto designato.
"Aspetta!"lo bloccò, con un'espressione di vaga preoccupazione, "Promettimi che
per impossessartene non gli farai del male..."posò la mano sul suo braccio, per
carpirne l'attenzione.
Shin sorrise, un volto ormai segnato dal dolore, dalle lacrime, dal troppo amore.
Che, infine, la paura che gli aveva dato il potere, si fosse dileguata rifacendo
spazio all'uomo?!
Bulma si ritrovò a pensare d'esser lusingata nell'aver provocato quel cambiamento,
ma nello stesso tempo amareggiata dal non poterlo ripagare come lui avrebbe
voluto.
Senza attendere la risposta, gli passò le mani attorno al collo attendendo che lui
ripartisse: presto, nel bene o nel male, tutto sarebbe finito.
Son Goku alzò lo sguardo verso il cielo, ormai al tramonto: gli anni si erano
susseguiti senza alcun intoppo, nella noia e negli allenamenti.
Sebbene il suo corpo non ne mostrasse segno, sentiva in lui il tempo che passava,
la vecchiaia avvicinarsi.
E come ogni uomo che guarda in faccia quest'ineluttabile parte della propria vita,
sentiva il desiderio di non esser solo.
Una famiglia.
Qualcuno con cui ricordare con gioia gli ostacoli superati e le avventure trascorse.
Quando sentì l'aura di Shin avvicinarsi, chiuse gli occhi lasciandosi sferzare il viso
dal vento freddo che gelava la terra.
Era dicembre, ormai.
Quanto era bello, su quel pianeta, accendere il camino e poltrire fino a tardi nel
letto in compagnia di qualcuno!
"Sta arrivando..."sibilò la voce di Piccolo, teso ma allo stesso tempo impotente.
"Sta arrivando..."ripetè meccanicamente il saiyan, come se in quella frase ci fosse
un che di liberatorio.
Passarono solo pochi istanti ed i piedi del loro "nemico" si posarono per terra.
Bulma mantenne la calma, rimettendosi in piedi. Lei ed il suo migliore amico... per
la prima volta l'uno contro l'altro.
"So che la hai tu. Dammela, per favore."disse asciutta, tendendo la mano in sua
direzione.
"Tu sei pazza! Pazza!"gridò il namecciano verso di lei, facendo sobbalzare il
povero Vegeta, ancora ridotto in stato comatoso.
Goku si rialzò dal suo giaciglio di foglie secche seduto sulle quali aveva atteso
l'amica e la compagna di tutta una vita.
La osservò nei suoi ritrovati lineamenti giovanili e immaginò sè stesso da bambino,
al suo fianco.
Cosa avrebbe fatto il sè stesso d'allora? Davvero le si sarebbe opposto?
Le si avvicinò mite, fino a sfiorarle una mano con la sua: dal suo palmo scivolò in
quello della ragazza la settima sfera.
La giovane, sbigottita, cercò il suo sguardo, non trattenendo le lacrime che ormai
le appannavano la vista.
"Perchè... così...?"riuscì solo a dire, non ascoltando neppure le urla di rabbia che
Piccolo stava rivolgendo loro.
"Perchè... neppure per un pianeta... vale la pena distruggere un'amicizia...
no?"sorrise infantilmente, con gli occhi lucidi ed il cuore pronto ad esplodere.
"Su, Bulma... Andiamo a riprendere le nostre vite..."le strinse le dita su cui aveva
fatto rotolare la sfera, per darle il coraggio necessario.
Shin si fece avanti, senza chiedere nulla, senza spiegare nulla.
La donna trascinò il saiyan via, ciecamente fiduciosa nell'operato di quell'uomo. In
fondo, era grazie a lui se aveva incontrato quel bambino col bastone tanti, tanti
anni prima... Grazie proprio a quella curiosità per le sfere che lui le aveva acceso.
Lui guardò a lungo quelle sfere dorate. Vide riflesse su ognuna di esse parti della
propria vita. L'amore, la morte, gli sbagli. E Bulma. Colei per la quale avrebbe
sacrificato ogni cosa.
"Appati, Drago Shenron!"gridò con voce spezzata dall'emozione, mentre un fascio
di luce irridescente serpeggiò fin nel cielo, ove il Dio delle sfere apperì in tutta la
sua possenza.
Il suo colore, però, era nero. Il nero della pece, di quel cielo invernale ed un tempo
dell'anima di Shin.
Goku indietreggiò, portando l'amica sotto l'albero accanto a cui aveva sistemato
Vegeta, in un istinto protettivo che sarebbe comunque stato inutile.
Piccolo sgranò gli occhi, ammutolito dallo sgretolarsi dei suoi propositi. La paura
ricadde tra loro nel sentire la voce, assai distorta, di quell'immenso e conosciuto
dragone.
"Mortale, esprimi i tuoi desideri. Ma accetta, in seguito, la punizione del cielo che io
porterò a questo popolo!"tuonò mentre nubi oscure si addensavano sulle loro
teste.
Bulma tremò, stringendosi al corpo dell'amato, consapevole che quelli avrebbero
potuto esser gli ultimi momenti da trascorrere insieme.
"Non parlareee!!"urlò Piccolo in un ultimo disperato tentativo nei confronti di Shin,
ma cadde nel vuoto miseramente.
"Ho un unico desiderio, Dio Drago..."abbassò la voce, quasi si vergognasse di ciò
che stava per dire.
La concentrazione degli astanti cadde inevitabilmente su di lui.
"So che ora voi siete infuriato per il modo errato in cui gli umani han utilizzato il
vostro dono... Io sono stato uno di essi. La mia anima, all'epoca, era densa della
rabbia e della paura tipica della nostra specie. Sono stato un assassino con le
aspirazioni di un semi-dio. Ma ora ho compreso... compreso cosa può redimere
me. E forse anche gli errori degli altri! Questa volta, senza bisogno di
nessuno..."pianse, colmo di quel sentimento che gli stava invadendo l'anima ed
attraverso la sua voce sgorgava facendosi strada nel cuore degli altri.
"Vorrei non aver mai espresso quel desiderio, Dio Drago! Vorrei che fosse
cancellato l'odio che voi avevate trasformato in potere! Se è sulla base della
malvagità delle richieste fattevi che si basa la vostra ira, vi prego, distruggete quel
desiderio!"si accasciò a terra, poggiando i palmi sul freddo suolo.
Il piccolo gruppo rimase stupito e decisamente in ansia: un barlume di speranza,
sebbene nessuno di loro avrebbe osato ammetterlo, si stava piano piano
accendendo.
Passò un interminabile minuto.
Parve quasi che Shenron stesse valutando l'offerta fattagli. Poi, i suoi occhi si
illuminarono come ogni volta.
"Mortale, il tuo desiderio sarà esaudito. Ogni tuo potere ed ogni conseguenza di
esso svanirà. Accetto il tuo proposito. Ma solo questa volta..."
La figura si riarrotolò su sè stessa, scomparendo come d'incanto e scindendosi
nuovamente in 7 grosse pietre che presero a sparpargliarsi per il mondo.
Nel giro di un istante, molti dei presenti subirono un drastico cambiamento: Bulma
tornò al suo aspetto di sempre, dimostrando nuovamente la sua età.
Shin invecchiò di colpo, sentendo le propria ossa scricchiolare sotto il peso d'un
età ormai avanzata, bloccatasi un tempo solo per il suo dannato potere.
Vegeta riaprì gli occhi, come destatosi da un sonno profondo.
D'improvviso, il terrore che lo soggiogava non gli parve poi così insormontabile.
Come sempre, schiacciò le sue paura con il proprio orgoglio, guardandosi
interrogativamente attorno.
"Ce l'abbiamo fatta!"gridò di gioia Goku, alzando i pugni verso il cielo, liberandosi
finalmente dal peso eccessivo di quella responsabilità presosi.
Piccolo cadde all'indietro sedendosi, non riuscendo ad articolare i muscoli ancore
tesi.
La ragazza guardò perplessa il gruppo che la circondava, dirigendosi poi dal
vecchio che si trovava a terra.
Con gentilezza, lo aiutò ad alzarsi facendolo poggiare a sè.
Fatta mente locale e notando gli abiti dell'anziano, il principe dei saiyan montò su
tutte le furie, avvicinandosi a grandi passi e superando un sempre più festoso
Goku.
"Donna, lascia che mi occupi io di quel bastardo! Non ci vuole alcuna
pietà!"esclamò disgustato dalla visione del suo nemico.
Seppure oramai fosse abituato all'imprevidibilità, però, la risposta della propria
consorte lo lasciò quantomeno spiazzato.
"Mi scusi... Ma lei chi è?"
CAPITOLO 43
QUELLA NOTTE… DI NEVE E LACRIME
Lì, appoggiato a quel parapetto, rimaneva assorto nell'osservare lo scenario.
Nel cielo non riusciva a vedere nè la luna, nè le stelle, a causa di una spessa
coltre di nubi candide che parevan far cappa su quella città.
Il freddo era pungente, eppure non sembrava impensierirlo: aveva passato, in quei
lunghi anni solitari, notti molto più gelide.
Almeno, a riscaldare quell'atmosfera prettamente invernale, ora c'erano delle
voci... Voci conosciute e festose, che giungevano al suo orecchio proprio come in
quella lontana notte.
Una ghirlanda di luci colorate avvolgeva gli spogli rami degli alberi circostanti la
C.C., riflettendosi nei suoi occhi scuri e malinconici.
Un sorriso si abbozzò sulle sue labbra nell'udire la voce del piccolo umano
intonare nuovamente una nenia d'amore... il tempo cambiava molte cose... ma non
il fatto che lui fosse dannatamente stonato!
"Che fai, Vegeta? Non scendi?"domandò una voce alle sue spalle, serena. Proprio
quella serenità disturbò il principe.
"E a far che?! Siamo estranei per loro!"si girò appena guardandolo torvo.
"Bè, ma sai com'è fatta Bulma... Lei invita chiunque a casa sua. Compresi noi. E'
vero che non si ricordan della nostra esistenza... Ma a me piacerebbe passare il
natale con loro."sospirò Goku, avvicinandosi al saiyan ad osservar le nubi di quella
serata.
"E' sempre stata incosciente... e sempre lo sarà... Invitare qualcuno così, su due
piedi! Dopo aver scambiato non più di 2 frasi!"si immusonì infantilmente, non
ammettendo che proprio quel suo "difetto" aveva permesso di fargliela conoscere.
"Che ci vuoi fare... Non sa neppure perchè quel giorno, vicino al campo di grano,
eravamo lì con lei. Ma d'altronde prese pure in casa te, sapendo ch'eri un
assassino..."appoggiò il gomito alla piccola balaustra, guardando nl vuoto.
"Però... tu vuoi davvero che vada così, Vegeta?"spostò lo sguardo su di lui,
cercando di testare la sua reazione.
"...E cosa dovrei fare?"gli lanciò un'occhiataccia, pur cercando di soppesare la
richiesta.
"Dille la verità..."sussurrò Goku scostandosi e voltandosi per andarsene.
"Tu la fai facile, Kakaroth! Allora perchè anche tu non..."
Gli si mozzarono le parole in gola, notando sulla soglia della balconata la SUA
donna. Con quell'elegante abito rosso fuoco e quel collo di pelliccia bianco... Se in
quel momento lei si fosse ricordata di lui, di sicuro le avrebbe detto che non aveva
più l'età per esser un folletto di Babbo Natale. Eppure, in quell'attimo le parve
stupenda.
"Ehm... scusatemi... Stiamo per aprire lo spumante, allora io..."cercò di scusarsi
lei, conscia di aver interrotto un discorso.
In tutta risposta, Son Goku sfoderò un sorriso infantile e, poggiatale una mano
sulla spalla, le rispose.
"Tranquilla, io stavo venendo di sotto. E' lui, piuttosto, che voleva parlarti!"
Il saiyan si allontanò lasciando di stucco il compagno. La donna, invece, arrossì
come una scolaretta: era evidente che, pur non ricordandosi di lui, ne era attratta.
"Davvero?... E di cosa...?"fece qualche passo in avanti, avvicinandosi alla sua
figura.
"Proprio di nulla! Ti ha preso in giro!" si rivoltò il principe, troppo imbarazzato per
continuare quella conversazione.
"Capisco..."rispose lei, con quanta delusione aveva in corpo. Fece per tornare
all'interno, quando la voce di Vegeta la incatenò nuovamente.
"Credi nel destino?!"le disse, attingendo da una forza che neppure lui conosceva.
Bulma lo fissò intensamente, prima di sorridere tristemente.
"Altrimenti non avrei invitato voi qui.. stasera..."
vegeta si morse un labbro, prima di farsi avanti fino a stringerle i polsi,
assicurandosi così che lei non gli distogliesse lo sguardo.
"Io non più! Il destino è un bastardo! Ti da tutto ciò che volevi per poi
togliertelo!"sussurrò con astio e voce roca, "Ma ancora di più, credo che una mano
al destino gliela dobbiamo dare noi! Perchè altrimenti non abbiamo il diritto di
piangerci addosso!"
L'umana, incurante del dolore provocato da quella stretta, si perse nelle sue iridi,
come bevendo ogni sua parola.
"Io, in passato, non l'ho fatto! Ho lasciato che qualcuno decidesse per me! Proprio
qui.. su questo balcone!"tremò appena, come per volersi liberare d'un peso.
"Non capisco..."accenò lei, imbambolata, mentre lento un fiocco di neve si posava
sui suoi capelli di cielo, iniziando una lunga danza di suoi successori.
"Lo so che ti sembrerà tutto assurdo... ma quella volta non lo feci... te lo devo dire
ora!"cercò di contenere le emozioni che lo avevano travolto. Per riprendersi ciò
che era suo. Una volta per tutte.
"Tu mi hai dimenticato, Bulma! Allora io sapevo che sarebbe successo, ma non ti
ho avvisata!"
Si bloccò, infine, seguendo la scia salata della lacrima che solcò il viso della sua
donna. Sbiancò, chiedendosi interiormente il motivo di quella sua improvvisa
tristezza.
Lei si portò una mano sulla bocca, osservandolo con occhi colmi di pianto.
"Vegeta..." sussurrò appena, mentre il candore del suo collo di pelliccia si
confondeva con il manto candido che a poco a poco stava nascondendo la terra.
Il saiyan sbarrò gli occhi, stupefatto: come poteva, lei, ricordarsi il suo nome?! La
osservò a lungo, prima di capire che lo sguardo della sua umana era colmo di quei
ricordi che pensava fossero ormai persi per sempre.
Senza chiedersi il perché, la avvolse nel suo abbraccio, lasciandola piangere sul
suo petto, coprendo il suo capo dalla neve che li aveva baciati.
"Tanti auguri... Vegeta..."sussurrò Goku sorridente, osservando quei fiocchi
bianchi che piano piano avrebbero restituito a tutti la propria vita.
La pioggia degli dei Kaio non aveva portato che lacrime. Ora, la neve era pronta
per depurarli da tutto il male subito.
Sentì un grido, dal giardino sottostante. Una voce che lui conosceva bene. Una
voce che chiamava il suo nome.
Si alzò dal tetto, spazzandosi i pantaloni. Non desiderava altro che portare a casa
la donna che possedeva quella voce.
"Bè... tanti auguri anche a me..."si disse prima di scendere con un balzo sulla terra
ferma.
Prima di tornare, finalmente, dalla sua famiglia.
FINE
Il Bazar di Mari
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Online da: Novembre 2007 – Ultimo aggiornamento: Settembre 2008