tu sei il figlio mio - Parrocchia S.Clemente
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tu sei il figlio mio - Parrocchia S.Clemente
TU SEI IL FIGLIO MIO Già per Israele l'acqua ha un duplice e intenso significato: è segno di morte e di forza purificatrice, che rigenera a vita nuova. Dall'antico diluvio il significato profondo dell' acqua si perpetua nel segno del Mar Rosso, fino all'acqua del Giordano, attraverso il quale Israele entra nella terra promessa. Questi molteplici significati sono contenuti nel battesimo di Giovanni, battesimo di purificazione e di conversione che prepara al vero battesimo in Spirito Santo e fuoco di Cristo. L'acqua della vasca battesimale, che qui assume il vero significato di tomba liquida, ha un andamento concitato nella parte profonda e scura, dove il dragone si annida per attaccare le sue prede, mentre, salendo verso l'alto, il suo andamento si fa meno sinuoso fino ad arrivare alla superficie, dove diviene calmo e disteso. Lo schiarimento cromatico evidenzia le acque quiete dove i pesci, segno dei cristiani, possono nuotare tranquillamente. Il duplice significato di acqua, segno della morte e acqua purificatrice, sono espressi nelle differenze cromatico-formali. Cristo entra nella morte e schiaccia sotto i suoi piedi il serpente antico. Dalla sua vittoria sulla morte dipende la vita dei pesci che nell'icona, in numero di quattro, rappresentano i cristiani i quali da ogni angolo della terra (quattro punti cardinali), possono immergersi nella morte, nella sofferenza, nella croce quotidiana, senza morire, godendo della salvezza attuata da Cristo. I sette gradoni (discendendo) rappresentano i sette vizi capitali e ascendendo le sette virtù che vengono portate a perfezione dai sette doni dello Spirito Santo. Gesù è raffigurato in “forma sindonica”. Lui è il Cristo morto e risorto che fa da ponte tra la terra di schiavitù e la terra promessa. Lui si immerge nella nostra morte per darci la sua vita. Fin da ora possiamo camminare con lui come figli amati e crescere in lui, plasmati dalla forza dello Spirito. “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,4). preghiamo « Al tuo battesimo nel Giordano, Signore, si è manifestata l'adorazione dovuta alla Trinità: la voce del Genitore ti rese testimonianza chiamandoti Figlio diletto e lo Spirito, sotto forma di colomba, confermò l'infallibile parola: Cristo Dio, che ti sei manifestato e hai illuminato il mondo, gloria a te!» (dalla liturgia bizantina) 21 Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22 e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, il prediletto: in te mi sono compiaciuto». 23 Gesù, quando incominciò il suo ministero, aveva circa trent’anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli, 24 figlio di Mattat, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innai, figlio di Giuseppe, 25 figlio di Mattatia, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggai, 26 figlio di Maat, figlio di Mattatia, figlio di Semein, figlio di Iosek, figlio di Ioda, 27 figlio di Ioanan, figlio di Resa, figlio di Zorobabele, figlio di Salatiel, figlio di Neri, 28 figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadam, figlio di Er, 29 figlio di Gesù, figlio di Eliezer, figlio di Iorim, figlio di Mattat, figlio di Levi, 30 figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliacim, 31 figlio di Melea, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natam, figlio di Davide, 32 figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naasson, 33 figlio di Aminadab, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda, 34 figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor, 35 figlio di Seruk, figlio di Ragau, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala, 36 figlio di Cainam, figlio di Arpacsad, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamech, 37 figlio di Matusalemme, figlio di Enoch, figlio di Iaret, figlio di Maleleel, figlio di Cainam, 38 figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio. Messaggio Nel battesimo di Gesù è anticipato, di tutto il cammino terreno di Dio in ricerca dell'uomo perduto. È il gesto di amore di chi, non conoscendo peccato, si è fatto per noi maledizione e peccato (2Cor 5,21). Mentre Adamo affogò nella morte per essersi innalzato nella disobbedienza, Gesù si annega nell'obbedienza al Padre che l'ha mandato a cercare ciò che era perduto: per questo si abbassa nella solidarietà con l'uomo malato di morte, e trova Adamo nel luogo dove si era nascosto. «C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato finché non sia compiuto!» (12,50). Sul capo di Gesù, immerso nell'abisso, c'è il peso di tutte le generazioni che l'hanno preceduto e sono morte per la lontananza dal Padre. Sono 76 generazioni, con lui 77! E per lui, che sta sul fondo come ultimo anello della catena, tutte sono finalmente agganciate al cielo. Nella sua obbedienza, Adamo disobbediente che generò tutti nella disobbedienza, torna ad essere, con tutti i suoi figli, «di Dio». Gesù è il nuovo Adamo, il giusto obbediente, la creatura nuova che Dio aveva creato fin dal principio. In Luca il battesimo, a differenza dagli altri sinottici, è descritto come già avvenuto. Infatti si rivolge ai credenti che già sono stati battezzati in Cristo. Richiama loro alla mente la scelta battesimale, perché non se ne dimentichino e ne perdano i frutti. Il battesimo rappresenta la scelta di fondo del Figlio che conosce il Padre: la solidarietà con tutti i fratelli perduti, in una simpatia estrema che lo condurrà alla croce. v. 21: «mentre era stato battezzato tutto il popolo e Gesù battezzato era in preghiera, ecc. ». Si parla del battesimo, già avvenuto, del popolo e di Gesù insieme. Luca non concentra l'attenzione sul fatto, ma su ciò che segue. Innanzitutto ricorda che Gesù pregava. È un tema che Luca sviluppa lungo tutta la sua opera. L'illuminazione, già donata nel battesimo a ogni credente, si accende e si mantiene nella preghiera. Essa realizza il rapporto nuovo che c'è con Dio, rapporto di Figlio e Padre: è il luogo dell'esperienza dello Spirito santo, vita e amore di Dio, dono infallibilmente connesso ad essa. Pregare è tornare davanti a Dio. Adamo, perso perché nascosto a colui di cui è immagine, viene finalmente restituito a se stesso, ritrova il proprio volto e la propria origine. La preghiera è il respiro della vita di figlio di Dio in cui il battesimo ci ha posto. Senza la preghiera la nostra figliolanza divina, invece di crescere e svilupparsi fino alla sua misura piena, si atrofizza e cade su se stessa. «fu aperto il cielo». È il risultato della preghiera, sul quale è direttamente richiamata l'attenzione. Il cielo si era chiuso sulla terra per la disobbedienza di Adamo che aveva chiuso il suo cuore a Dio. Come il suo cuore si era aperto al male e all'inimicizia, così il cielo si era aperto alle acque del diluvio per sommergere ogni male e inimicizia (Gn 7,11). Il grande desiderio del profeta era che Dio squarciasse il cielo, suo vestito e suo velo, e mostrasse all'uomo il suo volto benigno: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!» (Is 63,19). Ora è esaudito questo desiderio. Nell'obbedienza di Gesù, il cielo si è aperto sulla terra. La sua vita terrena, contenuta tra il battesimo e l'ascensione, è la finestra di Dio sul mondo. La testimonianza dei discepoli servirà a portare, mediante l'annuncio, tutti gli uomini a questa luce di Dio. v. 22: «e discese lo Spirito santo, ecc.». Dal cielo scese l'acqua che inghiottì il mondo (Gn 7) e il fuoco che divorò Sodoma e Gomorra (Gn 19); ma venne anche la legge, la manna e le quaglie, la Parola e il cibo di vita. Ora quel Dio, la cui delizia è stare con i figli degli uomini (Pr 8,31) - per questo scendeva a passeggiare nel giardino alla brezza del giorno (Gn 3,8) - discende definitivamente tra noi nella persona dello Spirito santo, il Dono di Dio. Spirito significa «vita», santo significa «di Dio». La vita stessa di Dio è donata all'uomo! È il soffio predetto da Ez 37, che anima e muove le ossa aride, ricco di sapienza e d'intelligenza, di consiglio e di fortezza, di conoscenza e di timore del Signore. Non sai di dove viene e dove va (Gv 3,8). Rimane invisibile, ma ne senti la voce e ne riscontri gli effetti nei suoi frutti. Cambia radicalmente la nostra vita egoista, triste, insofferente, malevola, cattiva, infedele, dura e schiava, in capacità di amore, gioia, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e libertà. con aspetto corporeo». Questo Spirito non è impalpabile. Scende su Gesù in forma corporea. In lui infatti «abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col 2.9). L'espressione è riferibile al battesimo di ogni credente: diviene abitazione dello Spirito santo, suo tempio e riverbero visibile della gloria. Il battezzato è realmente incorporato a Cristo (1Cor 6,15; 12,12), diventa tempio di Dio e dello Spirito santo, sua dimora (cf. 1Cor 3,16; 6,19s; Ef 2,21s; lPt 2,5). Il corpo di Gesù è rivelazione piena di Dio. Quel Dio che nessuno ha mai visto (Gv 1,18), lo vediamo, lo tocchiamo, lo contempliamo nel Verbo di vita (1Gv 1,lss) che ha detto: «lo e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,30); «chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9): in lui realmente la vita di Dio si è resa visibile, ha preso forma corporea. Ma ogni cristiano nel battesimo diventa «corporalmente» teoforo, portatore di Dio, a somiglianza di Cristo. Infatti «noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore» (2Cor 3,18). La dignità del corpo umano è in rapporto allo Spirito che l'abita e l'anima. come di colomba». La figura corporea di questo Spirito - oppure la sua discesa? è come quella di una «colomba». Questo aleggiare della colomba sul neobattezzato, richiama quello dello Spirito di Dio sulle acque del caos primordiale. È anche un'allusione a Noè, il padre dei salvati dall'acqua, che attende con trepidazione il ritorno della colomba che gli annunzia la fine del diluvio. È la salvezza universale che si evidenzia soprattutto nel libro di Giona, il cui nome in ebraico significa appunto «colomba». «e una voce dal cielo venne». È la voce definitiva di Dio, di quel Dio che non aveva volto, perché nessuno ne aveva ascoltato la voce. «Tu sei il Figlio mio, l'amato, ecc.». Questa voce di Dio esprime la Parola, che è il suo Figlio obbediente. La Parola eterna di Dio risuona nel tempo: su Gesù è sceso lo Spirito, in lui il Padre riconosce il Figlio. Gesù, il servo obbediente, annegato nell'obbedienza, si rivela il Figlio, il Messia liberatore intronizzato secondo il Sal 2,7. È «l'amato» figlio unico del suo cuore, come Isacco votato al sacrificio dell'obbedienza e per questo principio del nuovo popolo. È il servo di Dio oggetto del suo compiacimento. È il Messia cantato da Davide, sua figura: «Mi fece uscire dalle grandi acque mi trasse allargo, mi liberò, perché oggetto della sua benevolenza» (2Sam 22,17.20). In questa voce dall'alto risuonano in modo allusivo tutti i titoli di Gesù, che, proprio mentre, immerso ed emerso dall'abisso, sta in preghiera e riceve lo Spirito, dà corpo alla Parola del Padre: è il Figlio unico, il Cristo salvatore, il servo obbediente che nel suo sacrificio sarà principio del nuovo popolo. v. 23a: «a circa trent'anni». Con questa semplice espressione si descrive tutta la vita di Nazareth. La scelta del battesimo è il segreto di Dio; pensato dall'eternità e maturato in trent'anni di ascolto, sarà annunciato nel breve tempo che porta alla croce. vv. 23-38: «essendo figlio, come si pensava, di Giuseppe, di Eli, ecc.». L'uomo era staccato dalla sua origine e senza futuro: non più figlio di Dio, ma del serpente, non più figlio di compiacimento, ma d'ira. Ora l'Adamo disobbediente, che si era nascosto a Dio, ritorna a lui nell'obbedienza di Gesù. Tra Gesù, proclamato dal Padre «Figlio mio», e Adamo, che ritorna a essere chiamato «di Dio» (v. 38), c'è tutta la distanza di 76 generazioni, l'infinita lontananza di tutte le generazioni che hanno abbandonato Dio. Nell'abbandono obbediente di Gesù al Padre, tutto è riportato a Dio. Per questo Gesù si pone come servo di tutti e ultimo di tutti. L'ultimo anello della catena di tutti gli uomini - saldati tra di loro dal male e dalla disobbedienza comune! - porta su di sé la disobbedienza dei fratelli e li rinsalda al Padre con la sua obbedienza. Nel battesimo di Gesù tutta l'umanità è battezzata, salvata. Su di lui, immerso nell'acqua, sta il peso di tutte le 76 generazioni, fino ad Adamo! Ora, se Dio vuoi vedere il suo Figlio prediletto, non può vederlo che attraverso tutti gli uomini, perché si è posto sotto tutti! Senza Gesù, le generazioni sono 76 e senza Dio. Con Gesù, sono 77 e unite a Dio. Gesù è il nuovo Adamo. Come nel vecchio ogni uomo si staccò da Dio, così in lui si ricongiunge al Padre e trova salvezza. Nel battesimo Gesù ha fatto propria la storia di peccato dell'umanità. Le acque del suo battesimo sono il caos, l'abisso di tutti i «non-figli», dei quali si parla nella genealogia. Gesù scende fino in fondo nelle acque dell'ira, del diluvio, nel male di tutti gli uomini imprigionati nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia e su di lui riposa la colomba di Noè, che annuncia la salvezza per una terra riemersa dal diluvio. Fiducia e docilità Presso il Giordano, Gesù visse un' esperienza che segnò per sempre la sua vita. Non rimase col Battista. Non tornò neanche al suo lavoro nella città di Nazaret. Spinto da un impulso incontenibile, cominciò a percorrere le vie della Galilea annunciando la Buona Notizia di Dio. Com'è naturale, gli evangelisti non possono descrivere ciò che Gesù ha vissuto nel proprio intimo, ma sono stati capaci di ricreare una scena commovente per suggerirlo. È costruita con tratti dal significato profondo. «I cieli si aprono»: non esistono più distanze; Dio si comunica intimamente con Gesù. Si ode «una voce venuta dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento"». L'essenziale è stato detto, ed è quanto Gesù ascolta da Dio nel suo intimo: «Tu sei mio. Sei mio Figlio. n tuo essere sta sgorgando da me. lo sono tuo Padre. Ti amo profondamente; mi riempie di gioia che tu sia mio Figlio; mi sento felice». Da questo momento in poi, Gesù lo invocherà i solo con questo nome: Abbà, Padre! Da questa esperienza nascono due atteggiamenti che Gesù vive e cerca di trasmettere a tutti: una fiducia incredibile in Dio e una docilità incondizionata. Gesù confida, spontaneamente in Dio. Si abbandona a lui senza diffidenze né calcoli. Non vive nulla in modo forzato o artificiale. Confida in Dio. Si sente figlio amato. Per questo insegna a tutti a chiamare Dio «Padre». Lo rattrista la «piccola fede» dei suoi discepoli. Con quella fede rachitica non si può vivere. Lo ripete continuamente: «Non abbiate paura. Abbiate fiducia. Tutta la sua vita l'ha trascorsa infondendo fiducia in DIO. Nello stesso tempo, Gesù vive in un atteggiamento di totale docilità a Dio; Niente e nessuno lo distoglie da questo cammino. Da figlio buono, cerca di essere la gioia del Padre suo. Da figlio fedele, vive identificandosi con lui, imitandolo in tutto. È quello che cerca di insegnare a tutti: «Imitate Dio. Siate simili al Padre vostro. Siate assolutamente buoni come è buono il Padre vostro del cielo. Copiate la sua bontà. Siate misericordiosi come lui è misericordioso». In tempi di crisi di fede non ci si deve perdere in quello che è accidentale e secondario. Dobbiamo curare l'essenziale: la fiducia totale in Dio e l'umile docilità. Tutto il resto viene dopo. Spiritualità cristiana «Spiritualità» è una parola sfortunata. Per molti può significare solo qualcosa di inutile, lontano dalla vita reale. A cosa può servire? Ciò che interessa è il concreto, il materiale, non lo spirituale. Tuttavia, lo «spirito» di una persona è qualcosa di apprezzato nella società moderna, poiché indica quanto di più profondo e decisivo c'è nella sua vita: la passione che la anima, la sua ispirazione ultima, quello che trasmette agli altri, ciò che questa persona introduce nel mondo. Lo spirito anima i nostri progetti e impegni, configura il nostro orizzonte di valori e la nostra speranza. Come è il nostro spirito, così sarà la nostra spiritualità. E così sarà anche la nostra religione e tutta la nostra vita. I testi che ci hanno lasciato i primi cristiani ci mostrano che intendono la loro sequela di Gesù come un forte «momento spirituale». Si sentono abitati dallo Spirito di Gesù. È cristiano solo chi è stato battezzato con questo Spirito. «Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene». Animati da questo Spirito, i cristiani vivono tutto in Dio. Non vivono più con «spirito da schiavi», assillati dalla paura di Dio, ma con «spirito di figli», i quali si sentono amati in modo incondizionato da un Padre. Lo Spirito di Gesù li fa gridare dal fondo del cuore: Abbà! Padre! Questa esperienza è la prima cosa che tutti dovrebbero trovare quando si avvicinano alle comunità di Gesù. Cambia anche la loro maniera di vivere la religione. Non si sentono più «prigionieri della legge», delle norme e dei precetti, ma resi liberi dall'amore. Ora sanno cosa significa vivere con «uno spirito nuovo», ascoltando la chiamata dell'amore e non secondo «la lettera antica», occupati nel compimento degli obblighi religiosi. È questo quel clima che tra tutti noi dobbiamo curare e promuovere nelle comunità cristiane se vogliamo vivere come Gesù. Inoltre scoprono il vero contenuto del culto reso a Dio. Ciò che il Padre gradisce non sono i riti senza amore, ma che noi viviamo «in spirito e verità». Questa vita, vissuta con lo spirito di Gesù e la verità del suo Vangelo, è per i cristiani il loro autentico «culto spirituale». Non dobbiamo dimenticare quello che Paolo di Tarso diceva alle sue comunità: «Non spegnete lo Spirito». Una Chiesa spenta, senza lo spirito di Cristo, non può vivere né comunicare la sua vera novità. Non può gustare né trasmettere la sua Buona Notizia. PREGHIAMO Insieme: Per salvare l'uomo perduto, non hai esitato, Signore, ad assumere forma di schiavo. Era gradito a te, Signore e Dio nostro, assumere la nostra natura, per noi e a nostro favore. Mentre infatti venivi battezzato nella carne, o Redentore, rendevi noi tutti degni di perdono. Ti acclamiamo quindi a gran voce, dicendo: « Benefattore, Cristo nostro Dio, gloria a te!». Chinando il capo davanti al Precursore, hai schiacciato, Signore, le teste dei mostri. Disceso nei flutti, hai illuminato l'universo affinché esso te glorifichi, o Salvatore, illuminatore delle nostre anime. Amen. Sac.: Cristo Luce vera che illumini e santifichi ogni uomo che viene nel mondo, si imprima su di noi come un segno la luce del tuo volto, per scorgere in esso la luce impenetrabile, e dirigi i nostri passi nel compimento dei tuoi comandamenti, per le preghiere della tua Madre purissima e di tutti i tuoi santi. Amen