una cosa - Guia Soncini
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una cosa - Guia Soncini
INCONVENIENTI DEL DÉCOLLETÉ C onfesso di aver dubitato, a un certo punto. Prima, ci sono stati giorni di beatitudini da lettrice e certezze empatiche. Il collo mi fa impazzire (che verrà pubblicato da Feltrinelli l’8 marzo) raccoglie i saggi brevi di Nora Ephron su cose che prima o poi riguardano tutte noi: il disordine che regna nelle borse (ce l’ho); la costosissima Crème de la Mer comprata ma poi inutilizzata perché la nostra pelle pare indegna di cotanta spesa (ce l’ho); il mistero per cui, a parità di peso e d’altezza, sei una ragazza grassa a 15 anni e al massimo della forma a 30 (ce l’ho); i figli che non se ne vanno mai di casa (mi mancano, ma ce li hanno quasi tutte le donne intorno ai 50 che conosco); la scoperta improvvisa del crollo del corpo (idem). Dunque arrivo all’appuntamento con Nora Ephron convinta che lei sia una di noi. Che nel profondo ci somigliamo, nonostante la sua superficie includa: tre mariti (uno dei quali fu Carl Bernstein, il giornalista del Watergate, che la tradì quando era incinta e del quale Nora si vendicò scrivendo Heartburn - Affari di Cuore; l’attuale è Nick Pileggi, che tra le altre cose ha scritto per Martin Scorsese Quei bravi ragazzi e Casinò); una carriera strepitosa; e la perpetua condanna, qualunque cosa faccia, a esser ricordata come la sceneggiatrice di Harry ti presento Sally, ovvero l’inventrice della scena del- l’orgasmo simulato in un ristorante. Ci vediamo in un bar sotto casa sua, nell’Upper East Side di Manhattan. Come racconta nel libro, ha abitato a lungo nella parte ovest della città, e trasferirsene fu uno choc. Tra poco mi spiegherà che in realtà non era fanatica della zona, ma dello specifico palazzo in cui viveva; le dirò che la contrapposizione Upper East/Upper West sembra, a chiunque venga da fuori, una cosa da fanatici newyorchesi, e lei annuirà: «L’ha già detto Tom Wolfe: a cena a New York si parla solo di case, quanto hai pagato l’appartamento in cui stai, quanto vale davvero, e l’affare immobiliare che ti sei lasciato scappare nel 1968… Tutti parlano solo di questo, camerieri compresi». Lo dice con l’aria serena di chi vive in un film di Woody Allen. Lo dice mentre al nostro tavolo si fermano amici il più qualunque dei quali si chiama Anthony Minghella. Poco dopo, parlando di modelli coniugali, cito Scorsese e Isabella Rossellini; con l’aria casuale con cui si parlerebbe di un cognato commercialista, Nora dice: «Mi sa che non erano sposati… no, lei è quella che Martin non ha sposato». Se nei film di Woody Allen Un ritratto di Nora Ephron, 65 anni, sceneggiatrice e regista. L’8 marzo esce il suo divertente pamphlet Il collo mi fa impazzire (Feltrinelli). Borse, creme, collo: tutto quello che mi fa IMPAZZIRE d i 122 G u i a S o n c i n i - F o t o d i N e v i l l e E l d e r Corbis Sposa solo celebri scrittori, vive nell’Upper East Side e chiama Scorsese per nome. Basta anche meno per sentirsi un’imbucata al suo cospetto. Però la regista Nora Ephron ha appena messo tormenti e beatidudini dell’essere donna in un libro: comincia dalle rughe e finisce con i mariti. Vi ricorda qualcuno? Non ho capito uno degli ultimi consigli del suo libro: non sposare un uomo da cui non vorresti divorziare. «Quando ti innamori ti piace che sia di un uomo eccitante, romantico, pericoloso, perché quando litighi con un uomo così poi è bello fare pace. Ma quando divorzi da un uomo così non c’è più niente di romantico, resta solo il lato drammatico e la litigiosità. Bisogna sposare persone gentili, così il divorzio sarà gradevole.» Scusi la domanda, ma non bisognerebbe sposare qualcuno da cui si pensa di non divorziare mai? «Certo, tesoro. Dopodiché hai bisogno di qualcuno come me che ti dica che la vita prende svolte impreviste. E, quando le prenderà, io almeno mi godrò il privilegio di dire: te l’avevo detto, ma tu non mi hai dato retta» Mi viene in mente quella scena di Harry ti presento Sally in cui litigano per il tavolino da caffè: leggevo di recente che la maggior causa di crisi coniugale è l’arredamento di casa. «Mi ricordo nettamente un litigio col mio primo marito per un tavolino da dieci dollari, se comprarlo o no. Ed era talmente poco importante che non mi ricordo neanche se io fossi quella che voleva comprarlo o no. Adesso non potrebbe mai capitarmi. È quel che impari con un paio di divorzi: quant’è stupido 124 quel che deve fare. Non sono il tipo che mira alle buone recensioni, tanto non le ottengo lo stesso. E comunque Philip Roth scrive solo delle sue fidanzate, e nessuno glielo rimprovera. Non è vero che parlando dei propri piccoli fatti personali si parla solo dei propri piccoli fatti personali: si parla della vita». mettere in discussione il proprio matrimonio per un tavolino». Al cui proposito: il suo collo. Alcune amiche più grandi di me si riconoscono assai nella problematica della maglia a dolcevita, ma io proprio non capisco: davvero le importa così tanto di invecchiare? Perché sposa sempre scrittori? «Perché una dovrebbe voler sposare un dentista? Non sarebbe interessante. Uno scrittore non guarda al suo mondo piccino, guarda all’universo intero. Se avessi sposato un dentista mi sarei trovata ogni sera a parlare di otturazioni. Poi in realtà due su tre dei miei mariti erano giornalisti, che per me è sempre stata una figura estremamente romantica: colpa dei film in bianco e nero» «Certo che sì. Intanto perché “invecchiare” è la parola che si usa per non dire “morire”. E i segni dell’invecchiamento sono i sintomi che ti stai avvicinando alla morte, sono quelli che ti impediscono di farti illusioni sulla tua immortalità». Ma potremmo morire domani in un incidente. «Potremmo, ma più probabilmente non accadrà. È chiaro che preferirei Nel libro racconta di quando faceva essere viva con un brutto collo che la giornalista, e di come la realtà sia morta con un collo in forma, è chiasempre più divertente di ciò che ro che non me ne importa niente rispetto all’Irak o alla salute dei miei s’inventa. «Ma cambio anche idea. Quella è figli, ma è altrettanto chiaro che lei, una storia sull’accorgersi che si pos- io, tutte pensavamo che saremmo sono inventare storie più belle di state l’unica persona a non invecquelle reali. Certo, con un nocciolo chiare, a non morire… Guardiamo le altre e diciamo: di realtà, quello c’è fortuna il mio colsempre» MAI SPOSARE Per lo non è ridotto coMa se tutto quel che UN UOMO DA sì. E invece…». si scrive è in qualche misura autobiografico, perché l’essere ombelicali è un rimprovero che viene fatto quasi solo alle donne? Prendiamo Heartburn… CUI NON VORRESTI DIVORZIARE. LA FINE DELLA CORSA SARÀ PIÙ GRADEVOLE «Erano tutti abbastanza scioccati che io avessi trasformato questa cosa orribile che mi era successa in un romanzo. E, aggravante, un romanzo di successo. All’epoca ero molto ferita da questa disapprovazione, ma adesso che sono più vecchia dico: chi se ne importa delle critiche. Che il libro vada nei negozi e faccia È quel che intende quando parla del terrore di reincontrare le ex compagne di scuola? «C’è una sola cosa di cui ci si deve preoccupare prima di una rimpatriata di classe: non essere ingrassate». A questo punto mi rilasso: si può essere una signora dei quartieri alti e una provinciale inadeguata, non c’è contraddizione narrativa. Rassicurata, chiedo a Nora Ephron di mostrarmi il disordine nella sua borsa. Lei alza il mento con la soddisfazio- Globe/LaPresse fossero previsti ruoli per imbucate del Terzo mondo, mi presenterei al casting. Formulo la prima domanda cercando di reprimere l’improvvisa sensazione di inadeguatezza. Da sinistra, Nora con il primo marito, il giornalista Carl Bernstein, nel 1978; con l’attuale compagno, lo sceneggiatore Nick Pileggi. ne di chi sa che non ti deluderà. «E questa è una buona giornata (inizia a svuotare la borsa, ndr). Questa è la ricevuta di un ristorante che non so perché conservo giacché nessuno me la rimborserà mai… Il biglietto da visita di un autista che dovevo chiamare perché passasse a prendermi, alcune settimane fa… Una lettera dell’assicurazione… Questo in caso mi servisse un rossetto: due… tre, quattro, cinque… sei rossetti. Un campioncino di profumo al pompelmo, vuole che la spruzzi? Una ricevuta del ginecologo. Qui abbiamo un biglietto con un appuntamento dal medico per il mese prossimo, un braccialetto che si è rotto ieri, SEI ROSSETTI, una barretta di ciocVECCHIE colato mezza manRICEVUTE, giucchiata, un altro biglietto di un altro auCIOCCOLATA, tista… Uh, che fortuPROFUMO AL na, un altro rossetto. POMPELMO: Qui ci sono dei soldi che ero troppo di fretTUTTO IN ta per rimetterli nel UNA BORSA portafoglio». Estasiata come una protagonista di Beautiful di fronte alla comparsa di un’insospettata gemella, le domando se capiti anche a lei, quando le danno il resto, di non voler rallentare la coda e quindi di accartocciare frettolosamente i soldi in borsa mentre gli altri con tutta calma li ripongono nel portafoglio. La santa patrona del lieto fine non mi delude. «Sì! Sì! Assolutamente. E non so come sia possibile, ma sono comunque sempre la più lenta della mia fila». ■ E liberaci DALLA SCIARPA Hillary Clinton, 59 anni. Angela Merkel, 52. d i M a r i a G r a z i a L i g a t o La natura si diverte a fare scherzi. Come mettere le perle nelle ostriche. Rendere la cioccolata calorica. E destinare un intero corredo di cellule adipose al fondoschiena (come se ce ne fosse bisogno) ignorando bellamente quei 10-12 centimetri di muscoli e pelle che sorreggono la testa: il collo. Per questo, più sottile e più povera di ghiandole sebacee rispetto a quella del viso, la pelle si rilassa facilmente e il risultato è un cedimento inesorabile, latente fino ai 35 anni, disastrosamente palese venti anni dopo, quando dalla poesia del cigno si passa alla prosa del tacchino: doppio mento e piccoli canyon che percorrono orizzontalmente la superficie. Che fare? Molte le soluzioni della chirurgia estetica, dalle iniezioni di ialuronico al lifting tout court. A chi invece non vuole ricorrere a bisturi o punture rimangono due scelte: coprire le macerie, o, impavidamente, scoprirle. Ecco come farlo al meglio. Nell’uno o nell’altro caso. COPRIRE Camilla Windsor, 59. ARDIMENTOSE La candidata Hillary mostra le rughe e rassicura l’americana media. Angela Merkel sottolinea i segni con girocollo pendant. Camilla ancora gongola per le nozze e alle collane di Venere aggiunge un collier da guru indiano. Claudia... che Claudia Cardinale, 68. fortuna (fortuna?). Abaca/LaPresse (2) - Getty Images/L.Ronchi (2) Mossa lupetto. Il maglioncino a collo alto sfiora la mandibola ed eclissa le rughe. D’inverno, con il freddo, è la classica mano santa. Non lo è d’estate, anche se sbracciato e di cotone. Proprio perché in versione anticaldo, fa riflettere sul vero e unico motivo del suo utilizzo sotto il solleone. E si capisce subito che è quello di coprire le rughe. In ogni caso il lupetto richiede uno stile. Di testa. Il capello lungo sul maglioncino a collo alto è come il calzettone di spugna col pigiamone felpato, respinge qualunque fantasia: il collo sparisce, da dietro si vede solo un triangolo corto e peloso modello cocker spaniel. La legge del lupetto prevede capelli corti. O raccolti. Mossa cervicale. Ottima scusa per mantenere oscurata la zona. Non esiste esemplare umano contemporaneo che non lamenti collo incordato e vertebre piombate È la malattia del momento, le signore al caffè si scambiano consigli a base di ibuprofene e piccoli massaggiatori ayurvedici in legno naturale. Una calda pashmina è l’ideale per sciogliere le tensioni e coprire gli orrori. Poi da cosa nasce cosa. Se in PAVIDE Ornella, lupetto e capello lungo. Ma che cosa è successo alle sue guance? La Loren Nazionale è disposta a tutto: leopardato sul principe di Galles. Mia, difficile perdonarle lo zigomo turgido, figuriamoci la retina rosa sul gozzo. Charlotte, la sempre affascinante gorgiera di notte. Sophia Loren, 73. Mia Farrow, 62. co spiegato il motivo di certi umidi e inconcludenti risucchi. Charlotte Rampling, 61. Thailandia è abituale offrire massaggi tra capo e collo agli ospiti, anche nei nostri uffici, dove la postura provoca dolorosi irrigidimenti, la manipolazione del deltoide è (abbastanza) sdoganata: una ragazza può chiederla al vicino di scrivania carino con una certa nonchalance. Se il collega sta al gioco, pashmina e qualcos’altro cadono sul pavimento e il dopolavoro prende una piega interessante. Purché lui non sia realmente afflitto da cervicalgia. Il rischio è che vi proponga di fare, in coppia, l’esercizio che va per la maggiore tra i dolenti: quattro fasi dinamiche, prima si ritrae il mento, quindi si torna in posizione normale; poi si spinge il mento in fuori e infine si riprende la posizione normale. Anche detto “manovra Totò”, scioglie ma spegne qualunque ardore. SCOPRIRE Giù il foulard. In un recente sondaggio (inutile, come dicono Presta e Dose del Ruggito del coniglio di Radio 2) il collo è emerso su tutte le altri parti del corpo come zona erogena preferita: il 53,5 per cento delle donne lo incorona come zona privilegiata del piacere. Come dire, le signore gradiscono, eccome, baci e carezze proprio lì. Fin qui, buono a Renzo Arbore, 69. Clemente Mastella, 60. Che poi qualcuna si mette pure in allarme: vorrà mica fregarmi gli orecchini? Comunque sia, il morsetto sul collo, una cosina leggera che lasci, come dicono gli orientali, un “filo di perle”, scalda l’atmosfera. Però, date le premesse, non si può dar torto agli uomini se ignorano la parte e prendono strade incerte seppur originali: sono animali semplici, se non vedono non credono. Via il foulard allora, o il lupetto, o la pashmina. Chi non se la sente punti sull’anello, ovvero la versione larga del dolcevita: un cerchio morbido che copre e scopre. Ha un effetto vedo non vedo, lascia spazio al collo e va tenuto inclinato. Le vere artiste sanno come trovare l’angolatura giusta. Parallela alle collane di Venere. NON DIRE Evitate di porre ai maschi domande sul vostro collo. La risposta sarebbe la stessa che danno alla domanda “A che pensi?”. “Niente” dicono loro. Noi non ci crediamo, invece è vero che non stanno pensando a niente. Così come non pensano “niente” del nostro collo. A lui riservano sguardi distratti, si accorgono che c’è solo quando diventa brutto e inguardabile, irretiti da altre e più evidenti rotondità. Eppure ascott, cache-col e cravatte sono stati inventati per coprire colli maschili, dal che si deduce che abbiano coscienza di quel che gli passa tra capo e spalle. Il motivo di questa insensibilità sta nel fatto che, loro, non hanno il problema delle collane di Venere. Non ce l’hanno. Perché la pelle degli uomini è più resistente, vi diranno. Non credeteci perché si tratta piuttosto di una questione di gozzo. Informatevi e chiunque vi dirà che, a parte muoversi su e giù nella deglutizione, il pomo d’Adamo non ha una funzione specifica. Quindi, a meno che non vogliate credere alla storia di Eva e del morso di mela rimasto a metà strada nella gola del suo compagno, la verità è questa: loro sul collo si sono fatti istallare un push up. ■ Pedro Almodóvar, 55. Sandro Bondi, 48. FATTI FURBI Cache-col, occhiali, cappello: Arbore espone il sorriso e salva la faccia. Mastella: il nodo ha stretto la cravatta e risucchiato il collo. Pedro, Légami o divo una pashmina come la tua. Bondi, con quella faccia un po’ così, con l’espressione un po’ così, chi è che gli guarda il collo? A3/Contrasto (1) - Abaca/LaPresse (2) - Agf (1) - Contrasto (1) - Getty Images/L.Ronchi (1) - Grazia Neri (1) - Reuters/Contrasto (1) Ornella Muti, 52. sapersi. Il problema nasce quando si va a leggere quello che “lui” pensa che “lei” pensi. Si scopre che gli uomini sono convinti che la zona principe del piacere femminile sia il seno (49 per cento, e ci può stare). Seguito a ruota dalle orecchie (38 per cento). Ec-