Laboratorio sulle tecniche di costruzione del personaggio in

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Laboratorio sulle tecniche di costruzione del personaggio in compagnia di Massimo Navone Continuano i momenti di formazioni “a tu per tu” con importanti personaggi del panorama del teatro contemporaneo: per due settimane gli allievi di “Accademia Palcoscenico”, diretta da Alberto Terrani, hanno lavorato con Massimo Navone, attore e regista teatrale italiano, nonché direttore uscente della Scuola d’arte drammatica “Paolo Grassi”. Giorni di lavoro intensivo per acquisire le basi delle tecniche di improvvisazione allo scopo di migliorare la consapevolezza dei propri strumenti espressivi e delle regole fondamentali del palcoscenico, individuare le proprie potenzialità attoriali, capire come svilupparle e allo stesso tempo riconoscere e iniziare a praticare gli elementi fondamentali per la costruzione del personaggio. Ad oggi vengono alla luce sempre più corsi di recitazione/regia rispetto a quando Roma e Milano erano i punti cardini della formazione per giovani attori e figure legate al palcoscenico, la moltiplicazione di queste realtà formative, a suo avviso, è un bene o un limite per gli attori a livello di preparazione? Massimo Navone: Tempo fa esistevano solo grandi scuole professionalizzanti legate a centri urbani come Milano e Roma, quindi l’unica possibilità di studiare, salvo percorsi amatoriali, presupponeva un trasferimento nelle grandi realtà cittadine. Negli ultimi 30 anni ci si è trovati di fronte ad un’offerta molto varia che ha portato alla creazione di una galassia sterminata di occasioni di formazione specializzata a tanti livelli: introduttiva, seminari e approfondimenti. Si delinea, quindi, un panorama complesso e affollato ricco di pro e contro. Ritengo, sia meglio essere in tanti piuttosto che in pochi: il monopolio rappresenta uno svantaggio nel settore, meglio di gran lunga la concorrenza, l’eccellenza non si ottiene escludendo, bensì facendo emergere da un insieme. Sul tema della formazione mi sono molto interrogato, immagino che tornare indietro non abbia senso, la proliferazione è un dato reale e positivo: un numero maggiore di persone pratica il teatro e questo porta ad un potenziale maggior numero di bravi attori. Il problema non è nella formazione, ma nel sistema teatrale bloccato su logiche neo/feudali che non permettono l’accesso a giovani leve. Cosa c’è alla base della costruzione di un personaggio e da dove inizia questo percorso che può essere definito di “amore/odio”? Massimo Navone: Si tratta di un viaggio verso un’identità immaginaria, il punto di partenza è se stessi, ed è proprio da qui che ha inizio il “ritrovamento” della propria identità... e una volta compiuto quest’atto, se ne può creare una nuova. E’ davvero necessario trovare interessante questo procedimento, un po’ come quando si conoscono nuove persone: se non scatta da subito la scintilla è difficile far crescere il rapporto. Ogni personaggio è un portatore sano di un problema e di conflitto, il problema in questione ti deve riguardare e te ne devi far carico, di certo ci saranno zone di attrito così come di solidarietà, ritengo ci debbano essere rigorosamente entrambe. Può capitare di vedere non più un attore che veste i panni di un personaggio, bensì un personaggio che si appropria di un corpo neutralizzando l’individualità dell’attore? Massimo Navone: Sì. Il pubblico è interessato principalmente all’attore che in certi momenti scompare per poi riapparire soddisfacendo gli spettatori e il gioco che si crea sul palcoscenico. Capita di ascoltare il personaggio senza vedere l’attore, in questo caso si parla di “tensione scenica” che delinea e guida l’attenzione. Un consiglio ai nostri aspiranti attori e registi. Massimo Navone: Studiare molto, leggere la letteratura e andare oltre, approfondire! Fare teatro è un gioco artigianale che richiede molto tempo, dedizione e approfondimento, farlo velocemente e con superficialità è un grave errore e alla fine ti punisce...