Compendio - Edizioni Helicon

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Compendio - Edizioni Helicon
Laura Tonelli
Compendio
Prefazione di
Cristiana Vettori
Edizioni
Helicon
S’illumina
S’illumina il mondo
d’un sorriso d’amore,
il profumo si spande
d’un bacio profondo.
S’è incontrata giovinezza
in una terra d’odio.
Cavalcando infiniti colori
la vita vince.
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Il vento
Mi arrendo
Il vento fra le foglie chiacchierine
un silenzio impossibile cerca,
un ricordo impossibile cerca,
ché svanito.
Una lotta impari sembra,
che il mio spirito sconvolge:
sola sono nel mondo dei grandi.
Ho vissuto cercando
di farmi riconoscere,
ché d’esser visti non basta.
Degli altri improvvisamente
il sorriso scoprire, dei grandi,
di me più grandi.
Di perdersi cerca,
ma le foglie …
lo trattengono.
Senza tempo,
senza spazio,
ma prigioniero …
di un’anima sgranata …
Un sorriso per me.
il vento.
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È azzurro l’orizzonte:
esisto,
mi riconoscono e m’arrendo
alla dolcezza
di esserci.
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Piccole parole
Cadono piccole parole,
di speranza gocce nell’oscuro tunnel,
com-passionevoli sincere parole,
l’indurito cuore spertugiano.
Tanto è il dolore, solitario,
che nell’infinito deserto introduce,
senza uscita, senza vita.
Umili parole sussurrate, da lontano,
la dimenticata fiamma avvicinano.
Nel deserto la via s’apre,
ripida, ansante,
in solitudine da percorrere.
Ma le orme doppie appaiono,
anzi si moltiplicano …
altri t’accompagnano.
Tante, piccole, amorose parole,
nell’anima entrate furtivamente
l’incerto cammino accompagnano.
Quanti secoli per un passo!
Quanto peso sulle fragili spalle!
Uno, due, mille, centomila
l’unico dolore s’accollano,
che come nebbia del mattino
si scioglie al sorgere del sole,
piano e il canto degli uccelli
libera lentamente.
Pensavi il dolore senza tempo,
pensavi il dolore senza vita,
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ma più forte è la speranza:
è l’Amore infinito,
è l’Amore la vita.
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Amorosa Pietas
Destino
Sassi di ghiaccio nelle roventi viscere
della Madre sono le lacrime:
dure parole, inarticolate,
sono il suo dolore.
È morto il Figlio: la vita deve sperare,
è vivo il Figlio: la morte vedono i suoi occhi.
Sullo stupito dolore il silenzio s’adagia.
Ha trattenuto il respiro il Signore
e quello di sua Madre è sottile,
appena, ché beva intera
la coppa dell’eredità.
Madre, sovrumana forza:
il Figlio diletto guardi, immobile,
muto e, tra il bagnato velo
di sordo dolore, la vita promessa vedi.
Eppur tutto tace.
Parla il cuore un’incomprensibile lingua
e piange lacrime di sola sofferenza;
rimane l’urlo nell’inaridita gola,
ché la Speranza non vuole abbandonare
il donato Figlio e strappato.
Curva di amoroso dolore abbracci
l’inatteso Figlio: t’appartiene,
ché tu sola la carne gli desti.
Te l’hanno rubato nel cammino,
ma la morte nel grembo te lo ripone
e le lacrime di gioia diventano,
ché tu sai che il Padre, d’amore pieno
l’ira trattiene e la vita gli restituisce.
Lontano è il sogno di un giorno
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senza fine,
di solitudine ricche impregnato,
da impetuose acque dissetato.
Traslucido scorre con guizzanti scintille
il ghiaccio al nuovo sole sciolto:
apre la conoscenza a inaudite vette
e la sua dimensione trova l’anima.
Eterno e infinito non sono parole vuote,
ma lontano, vicino orizzonte
nella realtà duplice di carne e spirito.
Geme l’anima nell’anelito della pienezza
e con sé porta, trasfigurata,
l’apparenza a cui appartiene
e ad altezze vertiginose la conduce
ove il sole e la luna impallidiscono.
Di essere carne sapere,
di essere spirito sapere:
dell’infinito, del finito accettazione
nell’io da Dio sgorgato.
Inenarrabile è dell’uomo il destino,
socchiuso, un giorno, quel giorno
senza fine,
dal Figlio dell’uomo, che amò
i figli secondi e l’innalzò
all’estrema dignità
di Fratelli.
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