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Minori scomparsi: in Europa ogni due minuti una segnalazione
Telefono Azzurro: in Italia, nel 2015, 163 i bimbi spariti
Redazione ANSA | 25 maggio 2016
Scappano da casa, vengono rapiti o sono sottratti da un genitore. Altri, fuggono da guerre, povertà e
catastrofi naturali. Se non accompagnati, rischiano di scomparire vittime dello sfruttamento e della
tratta o di subire abusi durante il loro viaggio.
In occasione della Giornata Internazionale dei Bambini scomparsi, che si celebra oggi, Telefono
Azzurro rende noto che ogni due minuti in Europa arriva la segnalazione di un minore scomparso,
secondo gli ultimi dati di Missing Children Europe, il network di 29 ong di 24 paesi europei, che
gestiscono altrettante linee telefoniche per bambini scomparsi.
L'organizzazione italiana ricorda che dal 2009 è attivo il numero unico europeo (116.000), attivo 24
ore su 24, e gestito in Italia gestito dallo stesso Telefono Azzurro, in convenzione con il ministero
dell'Interno. In Europa, nel 2015, sono state 209.841 le chiamate ricevute dalla rete europea per i
bambini scomparsi. Di queste, il 54% ha riguardato segnalazioni per fughe da casa, mentre il 29%
casi di sottrazione parentale. Nello stesso anno, in Italia, sono stati 163 i casi di bambini scomparsi,
fuggiti da casa o dall'istituto o soggetti a rapimento, gestiti da Telefono Azzurro, attraverso il
116.000, il Centro Nazionale di Ascolto 19696 e il Servizio 114 Emergenza Infanzia.
-----------------------------Ue, la denuncia della Chiesa: spariscono minori rifugiati
Vatican Insider - 2 maggio 2016
Bambini e ragazzi scappano di loro volontà dai centri di accoglienza o finiscono spesso nella
rete delle organizzazioni criminali. Qui vengono sfruttati nel traffico di droga, nella
prostituzione, nel lavoro agricolo. Nel 2015 400mila arrivati in Europa
Fare cifre è difficile, ma un dato è ormai incontestabile: ogni anno decine di migliaia di minori
fanno parte del flusso di rifugiati che approda in Europa scappando dall’Africa, dalla Siria,
dall’Afghanistan, da tutto il Medio Oriente. Europol, la struttura che coordina le polizie europee,
parla di 10mila minori rifugiati scomparsi nel corso del 2015 nel «vecchio continente». In totale
i minori giunti in Europa lo scorso anno – su oltre un milione di rifugiati e migranti - sono stati
400mila, di questi 260mila circa avevano meno di 14 anni; alcune di migliaia poi sono stati i
minori non accompagnati; quest’ultima è la categoria più a rischio scomparsa. Va considerato
che nel computo totale rientrano molti ragazzi di oltre 15 anni (134mila circa sempre nel
2015), un’età considerata, in paesi che vivono da lunghi anni una situazione di crisi gravissima
o di guerra, già quasi adulta. Eppure, prese con le dovute pinze le cifre raccolte dalle istituzioni
internazionali e dalle diverse organizzazioni non governative – i numeri in questi casi oscillano
e subiscono qualche variazione - il dato di fondo resta: la scomparsa dei minori è uno dei
capitoli più inquietanti dei flussi migratori e di profughi di questi anni e viene registrata già da
diverso tempo da numerose associazioni impegnate sul fronte dell’accoglienza. Circa il 20% dei
minori che sbarca in Grecia è destinato a scomparire.
Anche la Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali d’Europa e l’ufficio europeo dei
Gesuiti, attraverso il mensile Europeinfos, denunciano la gravità del fenomeno cifre alla mano.
Si parte da quei 10mila minori non accompagnati scomparsi; di certo molti hanno ritrovato le
loro famiglie o comunità, e semplicemente preferiscono non farsi registrare, dare false
generalità per cercare di sfuggire ai controlli e al rischio dei respingimenti, ma il rischio vero è
quello di finire nella trappola della tratta organizzata da reti criminali che utilizzano i ragazzi e i
bambini per lo sfruttamento sessuale e il traffico di droga, sono le cosiddette sparizioni forzate.
Senza contare che molti minori possono essere utilizzati in agricoltura o in altri settori
produttivi, sfruttandone la difficoltà a ritrovarne le tracce da parte della famiglia o delle
autorità, e operando attraverso minacce e costrizioni.
«Il fenomeno delle sparizioni dei minori rifugiati costituisce una sfida per le autorità – si legge
su Europeinfos – poiché normalmente queste si verificano nei primi giorni che seguono il loro
arrivo in un centro d’accoglienza. In un rapporto del 2010 sui minori non accompagnati nei
processi migratori, Frontex (l’organismo europeo che si occupa di gestire le frontiere esterne
dell’Ue), ha messo insieme delle informazioni fornite dalle autorità svizzere e olandesi, in
merito alle reti di tratta di esseri umani nigeriani che in genere riguardano il “traffico” di
ragazze fra i 15 e i 17 anni. Al loro ingresso nel territorio dell’Ue le giovani fanno
immediatamente richiesta d’asilo, e una volta che si trovano in un centro di accoglienza per
minori, chiamano un contatto sul posto che gli è stato fornito in precedenza e vengono portate
via dal centro».
«Questo sistema gestito dalla criminalità organizzata – prosegue il testo – potrebbe spiegare in
certi casi perché dei minori non accompagnati spariscono: sono mandati apposta a fare una
domanda d’asilo al fine di non essere arrestati alla frontiera. In altri casi i minori non
accompagnati sono vittime della tratta appena entrano nel Paese d’accoglienza». Molti di loro
infine, semplicemente non si fidano delle autorità sotto il cui controllo vengono collocati e
fuggono. «Nelle stazioni ferroviarie i ragazzi sono intercettati da reti di trafficanti che gli
promettono un alloggio e un lavoro, ma spesso vengono rapiti e se le famiglie non possono
pagare il riscatto i minori devono lavorare come spacciatori o prostituirsi. Attività molto
redditizie per la criminalità», ha denunciato nel 2014 il Centro Astalli di Catania al giornale
inglese The Guardian. Naturalmente è necessario rispettare la legislazione in materia di
protezione dell’infanzia, afferma il Magazine della Comece, e anche organizzare una
accoglienza ad hoc per i minori, una strada non semplice nel cotesto che l’Europa sta
attraversando.
Lo stesso tema è stato sollevato nei giorni scorsi anche dai rappresentanti delle Conferenze
episcopali di Francia, Regno Unito e Germania, riunitisi a Parigi con il Segretario della Ccee, il
Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, monsignor Duarte da Cunha. Anche in questo
caso particolare enfasi è stata posta sulla situazione dei minori fra i rifugiati, con riferimento
specifico alla situazione di Calais, all’estremo nord della Francia, porto d’imbarco per la Gran
Bretagna, una sorta di Lampedusa del nord, spesso al centro di tensioni, dove stazionano
migliaia di migranti. Fra l’altro proprio in questi giorni la Gran Bretagna è stata attraversata da
un serrato dibattito politico parlamentare sulla necessità di dare accoglienza ai minori rifugiati
siriani, in cui fino a ora ha prevalso il «no» a 3mila giovani richiedenti asilo, ma non è detto
che questa sia l’ultima parola.