Allevatore Cremonese 2004

Transcript

Allevatore Cremonese 2004
Trimestrale
tecnico-economico
dell’Associazione
Provinciale Allevatori
Anno XIV - N. 4/2004
sommario
sommario
Nella foto:
tacchino a pastello
Editoriale
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Riccardo Crotti
Trimestrale tecnico-economico
a distribuzione gratuita
Lettera di Gino
Preoccupandoci dei giovani animali
12
Fotoricordo dalla Fiera di Cremona 2004
Risultati Mostra Provinciale Cremona 2004
6
14
Editore:
ASSOCIAZIONE PROVINCIALE ALLEVATORI
Via Bergamo, 292 - 26100 Cremona
Tel. 0372.419311
Direttore responsabile:
GIOVANNI TAGLIAFERRI
Coordinatore:
PIETRO RIZZI
Direzione, redazione, amministrazione:
Via Bergamo, 292 - 26100 Cremona
Tel. 0372.419311
Tecnica
Controlliamo lo sviluppo della manza
Scrofetta 3T: un progetto C.A.F.R.I. a servizio
dei nostri suinicoltori
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Siamo stati a casa di...
Mondini Pietro, Bertolazzi Luciana e Mondini Paola
nell’azienda Cantarane a Castelverde
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Spoldi Giacomo e Bodoni Letizia a Trigolo
22
Sudati Agostino, Claudio e Roberto a Regona
di Pizzighettone
25
Pietro Rizzi
TARIFFE PUBBLICITÀ (a colori):
pagina € 510, 1⁄ 2 pagina € 290
piedone € 230, piedino € 160
2 1⁄ 2 colonne € 200, 2 ⁄ 3 piedone € 175
1
⁄ 2 colonna € 105
II di copertina € 680
III di copertina € 630
IV di copertina € 800
Inserti pubblicitari da € 800
Registrato al Tribunale di Cremona
in data 1-4-1988 al N. 207 del Registro Stampa
Recensione
Gianfranco Greppi
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Importante occasione per i nostri
allevatori di suini!
n. 4 DICEMBRE 2004
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La nostra APA sta rilanciando in modo significativo l’assistenza tecnica agli allevamenti suini,
nell’ambito del servizio di assistenza tecnica agli allevamenti (S.A.T.A.) della Regione Lombardia. È vasta la gamma di servizi forniti dai medici veterinari e dagli zootecnici specialisti in
campo suinicolo:
• consulenza veterinaria e verifica delle condizioni igienico-sanitarie dell’allevamento;
• consulenza sulle prassi rispettose del benessere animale e sul corretto impiego dei farmaci;
• valutazione del materiale seminale dei verri abilitati alla monta naturale;
• prevenzione della mortalità neo e post-natale e relativi interventi;
• consulenza sull’alimentazione;
• consulenza adempimenti connessi al D.L. 123/99 e al D.M. 433/01 su preparazione e
stoccaggio mangimi aziendali;
consulenza
tecnico-agronomica finalizzata alla gestione e all’utilizzo dei reflui zootecnici;
•
verifiche
chimico-fisiche
delle condizioni ambientali di allevamento;
•
• consulenza sul benessere animale;
• consulenza sui programmi di selezione genetica;
• interventi per la qualificazione delle carni, anche in relazione alle esigenze dei circuiti tutelati;
• raccolta ed elaborazione analitica dei dati del singolo animale a cura del tecnico di base.
Il costo a carico dell’allevatore è ridotto dato che si tratta di un piano finanziato dalla nostra Regione. È, dunque, un’occasione da non perdere.
Tutte le informazioni e le domande di adesione al servizio possono essere richieste all’ufficio
S.A.T.A., in APA, al numero 0372/419308.
IL S.A.T.A.
è il Servizio di Assistenza Tecnica agli Allevamenti
attivato presso le APA dalla Regione Lombardia.
Agli allevatori che non conoscono questa nuova forma di assistenza tecnica,
proponiamo un’adesione promozionale che dà diritto ad avere da 4 a 6 visite aziendali
da par te dei nostri tecnici S.A.T.A., per un costo totale variabile secondo lo schema seguente:
Fascia fino a 70 vacche:
4 visite € 23,80
6 visite € 35,70
Fascia superiore a 70 vacche:
4 visite € 47,60
6 visite € 71,40
L’azione dei tecnici si potrà svolgere sui seguenti temi di interesse dell’allevatore:
• controllo della qualità del latte, degli alimenti e della razione;
• controllo della routine di mungitura e dell’impianto;
• per le stalle iscritte ai controlli funzionali, si potrà fare la presentazione, la lettura e l’interpretazione di strumenti utili alla gestione aziendale: IGS, Scheda Ferguson, Cincinnato.
Editoriale
Il Presidente Associazione Prov.le Allevatori
Dr. Riccardo Crotti
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n. 4 DICEMBRE 2004
Siamo alla fine dell’anno ed è il
momento di fare bilanci, ma non
è facile. I conti non tornano e nel nostro
settore gli allevatori hanno sempre più
motivi per dimostrare disaffezione, abbandono del proprio lavoro e conseguentemente dell’attività zootecnica.
Solo quattro anni fa nella nostra provincia eravamo 1500 allevatori con indirizzo zootecnico da latte; oggi siamo meno di mille e, con questo
trend, tra quattro o cinque anni, saremo in 500, 600.
Il prezzo del latte non esiste e la carne, pur avendo recuperato
i consumi dopo la BSE, viene retribuita agli allevatori a prezzi
irrisori. Questo panorama sicuramente non suscita ottimismo
sul nostro futuro.
I nostri allevamenti hanno prodotto e producono qualità al più
basso prezzo possibile: lo ha chiesto il mercato, lo continua a
chiedere il consumatore, lo impone la competizione internazionale; non ci dimentichiamo che latte e carne vengono importati in quantità gigantesche. Cosa fare? Esistono ricette o rimedi?
Vogliamo sottoporvi qualche idea: noi non miriamo alle proteste
di piazza, alle quali ormai nessuno presta più attenzione, ma ad
azioni sistematiche di tutela. Le faziosità dei giornali e dei media sono sotto gli occhi di tutti e per questo vanno denunciate.
Nelle più importanti trasmissioni televisive gli allevatori non sono mai rappresentati, non ci sono mai! Pretendiamo dunque di
essere coinvolti nelle discussioni, nei dibattiti in televisione e
sulla carta stampata, per far sapere chi siamo, che cosa facciamo e che offriamo al consumatore prodotti sani e sicuri. Bisogna anche accordarsi su chi deve esercitare questo diritto-dovere, altrimenti resteremo solo con le parole, le buone intenzioni e la rabbia, che purtroppo servono a poco.
Non stiamo in difesa, è necessario che iniziamo a giocare d’attacco, il che non significa solo passare attraverso le denunce,
ma fare un’informazione corretta; prendiamo esempio dalla
grande distribuzione che sulla pubblicità ha costruito i propri
guadagni. Giornali e televisioni vogliono dare informazioni? E
allora diamogliele, ma corrette e in tempi rapidi, non dopo settimane.
Passiamo alla nostra Associazione: quest’anno ha ampliato ulteriormente attività e servizi, senza aumentare la contribuzione
richiesta ai soci, peraltro nettamente inferiore agli standard nazionali, riconfermandosi, anche per l’anno in corso, l’APA più
grande e significativa per il numero di capi bovini controllati.
Anche per la nostra organizzazione non si prospettano tempi
facili, ma all’interno della nostra struttura esistono le qualifiche
professionali e le riserve economiche per continuare ad operare con efficienza ed efficacia al fine di mantenere competitività.
Auguriamo a tutti voi un 2005 ricco di soddisfazioni.
Fotoricordo dalla Fiera di Cremona 2004
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Fotoricordo dalla Fiera di Cremona 2004
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Premio Cunitaly 2004 al sig. Borghesi Pierangelo di Spinadesco.
Tecnica
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Controllare i fattori di costo dell’impresa zootecnica da latte è diventata una necessità sempre più sentita dagli allevatori italiani. Gli esperti
hanno calcolato che il costo d’allevamento della manza rappresenta, nelle
situazioni tipiche della Pianura Padana,
oltre il 20% del costo di produzione del
litro di latte. Spesso, però, la manza è
considerata un animale “improduttivo”
e, di conseguenza, riceve poca attenzione in termini di gestione (alimentazione
in particolare). Questo porta, spesso,
ad avere le bovine in ritardo, rispetto a
quanto tecnicamente possibile secondo
le attuali conoscenze, per essere idonee ad una prima inseminazione precoce (attorno ai 15-16 mesi).
Per iniziare a parlare di miglioramento nella gestione della manza, dobbiamo avere qualche punto di riferimento
oggettivo. Innanzi tutto, dobbiamo essere in grado di valutare se i nostri animali crescono correttamente. Per questo,
ci serve di misurare periodicamente la
loro crescita. Spesso, si tende a fare riferimento al peso corporeo della manza; come vedremo, a noi interessa sapere se l’aumento di peso che osserviamo periodicamente è realmente il riflesso di un adeguato sviluppo scheletrico.
L’allevatore non può pesare tutti i
giorni le sue manze, così come non può
tutti i giorni valutare il BCS o misurare
l’altezza al garrese. Certamente, può
essere utile scegliere epoche ben precise alle quali, con modesto impegno di
tempo e risorse aziendali, è interessante rilevare quei dati (peso, BCS, altre
misure corporee) che ci possono indicare se la nostra manza sta crescendo al
ritmo giusto. Inoltre, è altrettanto importante identificare le misure che posso-
Controlliamo lo
sviluppo della manza
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Fabio Abeni*
no essere più interessanti per il nostro
scopo, valutando anche quali sono quelle più facili da ottenere e quali sono meno soggette a possibili errori di valutazione. Infine, dobbiamo ricordare che
ogni fase di crescita della manza è caratterizzata da un certo tipo di sviluppo
delle diverse parti del corpo e dei relativi tessuti (ad esempio, cambia la tendenza a depositare grasso). Quindi, è
facile capire come ogni tipo di misurazione debba essere valutato per la sua
capacità di fornire informazioni utili nelle diverse fasi della crescita.
Generalmente, un dato di facile comprensione ed utilizzo è il peso vivo dell’animale. Se abbiamo la possiblità di
fare delle pesate della rimonta in 2-4
momenti nell’anno (magari pesando le
manze sempre nello stesso momento
della giornata; ad esempio, il mattino,
prima della distribuzione della razione),
possiamo trarre informazioni estremamente interessanti per capire: se i nostri animali hanno qualche problema
particolare (animali più leggeri degli altri a pari età); se la dieta che noi forniamo alle manze deve essere rivista. Non
sempre, però, è possibile pesare agevolmente le manze, anche perché spes-
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so si trovano in recinti o fabbricati distanti da dove può essere collocata una
pesa. Per questo, può essere utile avere a disposizione strumenti semplici
che, attraverso la misurazione di una
parte del corpo, siano in grado di fornirci una stima del peso dell’animale. Lo
strumento più tradizionale è sicuramente il nastro misuratore, che consente di
ottenere una stima del peso vivo in base alla circonferenza toracica; in questo
modo, si ha generalmente un errore di
stima che può oscillare tra il 5 ed il 7%.
Dobbiamo rilevare, però, che una misurazione corretta può essere fatta solamente se il torace della manza è ben accessibile all’operatore, e questo non lo
è sempre nelle condizioni aziendali.
Una misura che si conosce essere
ben correlata al peso vivo, nell’animale
in crescita, è l’ampiezza alle anche, misurata come distanza tra il trocantere
del femore sinistro e quello del destro
(vedi figura 1). È importante far notare,
però, come la possibilità di effettuare
tale stima sia valida in un intervallo di
peso che, per una razza tipo la Frisona
Italiana, è compreso tra 55 e 355 kg.
Attualmente, per effettuare tale tipo di
misurazione, è disponibile uno strumen-
(articolazione del femore
sulle ossa del bacino)
Indicazione, su un manichino, del punto di misurazione con l’hypometer
to abbastanza semplice, proposto in alcune zone del Nord America. Si tratta di
una grossa pinza di materiale plastico
(vedi figura 2), che porta due piccole calotte fatte apposta per essere appoggiate sui trocanteri dei femori; l’apertura
della pinza dalla parte della bovina determina un’apertura, dalla parte dell’operatore collocato dietro l’animale,
che consente di leggere il peso stimato
su una scala preventivamente tarata.
Uno dei principali vantaggi di tale strumento è la semplicità d’uso e la praticità d’adozione in situazioni operative
quali quelle di un qualsiasi allevamento,
ove è possibile trattenere gli animali
nella rastrelliera autocatturante; in questo modo, un solo operatore può passare in rassegna, nel giro di pochi minuti,
diverse manze misurando, da dietro
l’animale, l’ampiezza alle anche, da cui
deriva la stima del peso, senza doversi
avventurare tra gli animali catturati. Particolare attenzione va posta, come già
accennato, al fatto che la precisione
della stima si riduce con l’aumentare
del peso dell’animale; in particolare,
non è consigliabile allontanarsi troppo
dal limite indicato di circa 355 kg. D’altra parte, questo del peso massimo è
solo un falso limite; infatti, per una buona gestione della rimonta, finalizzata ad
un pronto monitoraggio del raggiungimento della taglia corporea desiderabile per effettuare la prima inseminazione, ci interessa seguire bene lo sviluppo scheletrico della bovina nei primissimi mesi di vita. Quando i nostri animali
(tipo Frisona Italiana) saranno prossimi
ad un peso di 355 kg, il grosso del lavoro sarà già alle spalle perché sarà già
ora di pensare all’inseminazione.
Attualmente, la Sezione di Cremona
dell’Istituto Sperimentale per la Zootecnia sta lavorando in collaborazione con
l’APA di Cremona per valutare come il
misuratore dell’ampiezza alle anche, così come prodotto e tarato dagli statunitensi, si possa adattare all’impiego nelle nostre stalle. In particolare, stiamo
verificando se si possa ottenere una stima accettabile del peso vivo dei nostri
capi, valutando anche in quali momenti
della crescita questa misura possa risultare utile. Dalle prime osservazioni
*Istituto Sperimentale per la Zootecnia
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n. 4 DICEMBRE 2004
al trocantere
che emergeranno da questo lavoro preliminare, si potrà capire se saranno necessari ulteriori lavori per evidenziare
eventuali curve di taratura più aderenti
al nostro tipo genetico o, piuttosto, se
possa risultare più pratica ed affidabile
la correzione del valore letto sulla scala
dello strumento con informazioni sull’età o, magari, sul BCS della manza.
Infine, l’esperienza dell’Istituto Sperimentale per la Zootecnia sulla misura
dello sviluppo scheletrico della manza
Frisona Italiana consentirà anche una
valutazione dell’impiego della misura
dell’ampiezza alle anche in alternativa
ad altre misurazioni di facile rilevazione,
quali l’altezza alla groppa, per poter individuare quale sistema sia maggiormente proponibile, a livello aziendale,
per un rapido, ma anche sufficientemente accurato, monitoraggio della crescita e dello sviluppo scheletrico della
manza.
Lettera di Gino
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Cari colleghi,
è ormai appurato che le nostre
manze possono arrivare alla
prima inseminazione presto o tardi a
seconda dell’attenzione che rivolgiamo ai giovani animali fin da quando
nascono. La buona gestione della rimonta permette agli animali di estrinsecare il proprio potenziale genetico.
Soddisfare correttamente i loro fabbisogni di crescita vuol dire permettere
loro di svilupparsi correttamente arrivando prima, rispetto a quanto capita
normalmente, alle condizioni giuste
per essere sottoposti alla prima inseminazione. Se nella nostra stalla,
dunque, diventerà più elevato il numero di manze sulle quali potremo anticipare il primo intervento fecondativo,
più rapida sarà le pressione di selezione cioè la possibilità di scartare gli
animali “meno buoni”.
Mi permetto dunque di richiamare
la vostra attenzione su quanto ognuno di noi sta facendo per i giovani animali del proprio allevamento. Ogni
Preoccupandoci dei
giovani animali
giorno di vita dell’animale incide sul
costo di produzione del latte, pur attraverso diversi aspetti. Le attenzioni
alla nascita con la necessaria somministrazione di colostro, il piano alimentare che prevede oltre che la giusta quantità di latte (o suo sostituto
correttamente dosato per energia e
proteine!) anche la disponibilità di
buon fieno di prato stabile o maggengo di medica, di mangime e di acqua
potabile, la collocazione in ambienti
adatti ad ospitare le vitelle, prima da
sole e poi a piccoli gruppi per l’indispensabile socializzazione, sono tutte condizioni da garantire nel nostro
allevamento. I nostri sforzi devono
continuare poi, anche dopo lo svezzamento delle vitelle, seguendone la
soddisfazione dei fabbisogni. Da qualche anno i ricercatori del nostro Centro Sperimentale per la Zootecnia di
Porcellasco (Cremona) stanno esplorando le conoscenze “mondiali” sulla
manza e possiamo dire di avere a portata di mano chi ci può illuminare suggerendoci come calibrare meglio i nostri sforzi aziendali sulla fase di allevamento che prepara le nostre lattifere ... e tutti noi sappiamo che potrebbero essere delle “grandi lattifere”!
Dunque, a tutti, buon lavoro.
Vostro Gino.
Risultati Mostra Provinciale Cremona 2004
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Menzione d’Onore Vacche
IT019500305001 - PRADAZZO STORM AZZURRA
Maughlin Storm ET TM TL TV
Pradazzo di Donini Ettore Riccardo
e Riccardo Giuseppe - Cas (CR)
Miglior Mammella della Mostra
IT019500078959
AZZANO FORMATION GENY
Shen - V.nvlm Format.et TL TV
Stanga Ezio-Luigi,
Legatti Mimma-M. Luisa
Torlino Vimercati (CR)
Risultati Mostra Provinciale Cremona 2004
Partecipanti: 24 allevatori con 97 capi.
Giudice: Gabriele Carra
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PRIMO ALLEVATORE:
codice 11.19103 Stanga Ezio-Luigi, Legatti Mimma-M. Luisa - Torlino Vimercati (CR)
PRIMO ESPOSITORE:
codice 11.15912 M.E.DAL Farm Ladina S.S. - Pandino (CR)
PRIMO RIPRODUTTORE: CA000005457798 Maughlin Storm ET TM TL TV
Campionessa Manze
IT019500335747
Stanga GIBSON Lona
Campionessa Riserva Manze
IT019500377861
Donzelli LHEROS Juny
Campionessa Assoluta della Mostra - IT015510009202 OLIVA ETNA - Maughlin Storm ET TM TL TV
M.E.DAL Farm Ladina S.S. - Pandino (CR)
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Campionessa Riserva della Mostra - IT068CR007C026 UVA - Maughlin Storm ET TM TL TV
Bosio Gianluigi - Persico Dosimo (CR)
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Siamo stati a casa di...
Mondini Pietro,
Bertolazzi Luciana e
Mondini Paola
nell’azienda Cantarane
a Castelverde
Pietro Rizzi
Passato il centro abitato di Castelverde, sulla destra della statale per Bergamo, si trova l’azienda
Cantarane con gli antichi fabbricati della tipica cascina cremonese affiancati
dalle più recenti strutture di allevamento delle vacche da latte. Un ambiente
ordinato, con ogni cosa al suo posto,
presenta una realtà produttiva organizzata e ben gestita.
Chi non conosce per fama il cav. Pietro Mondini?! Persona squisita, è un allevatore che per molti anni ha lavorato
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in prima persona nel mondo dell’allevamento e dell’imprenditoria cremonese:
presidente dell’APA prima e della Camera di Commercio poi; attualmente copre
la carica di Presidente Onorario della nostra APA. Il suo lavoro di allevatore, svolto per anni con passione e partecipando in prima persona all’evoluzione dell’allevamento bovino nella provincia di
Cremona, è passato nelle mani della figlia Paola che lo porta avanti con vera
dedizione. L’attenzione al benessere degli animali contraddistingue le strutture
che li ospitano fin dal primo giorno di vita. I vitelli appena nati vengono posti in
ripari singoli, mobili (per la disinfezione
ed il vuoto sanitario) e posti sopra un ripiano di grigliato metallico, messi su un
soffice strato di paglia pulita e, in questo periodo, con una lampada ad infrarossi per riscaldarli nei primi 3 giorni di
vita. Tra le prime attenzioni al neonato vi
è quella della giusta somministrazione
del colostro della madre, garantita già
nelle prime sei ore di vita. Nella cuccetta del vitello, a partire dal terzo giorno,
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viene collocata una sorta di bottiglia con
un meccanismo a tettarella che rilascia
pellets di mangime apposito; il giovane,
animale spinto dall’istinto di succhiare,
riceve piccolissime dosi del mangime al
quale può abituarsi precocemente. Dopo la prima settimana di vita in posta
singola, anche per motivi di organizzazione del lavoro, le vitelle vengono messe in box di gruppo dove ricevono il latte acido ricostituito dispensato da una
macchina distributrice (la cosiddetta “lupa”) che dosa l’alimento alla giusta temperatura e secondo le quantità programmate dall’allevatore per il singolo animale. Ogni vitello ha, installato sulla
marca auricolare, un cip che ne permette l’identificazione automatica ciò che
permette l’attuazione di un piano alimentare calibrato sul singolo soggetto,
potendo controllare sulla centralina il
suo normale svolgimento. Buon fieno di
prato stabile, mangime per vitelli ed acqua potabile sono a disposizione “a volontà”. La lettiera viene resa confortevole con l’aggiunta quotidiana di paglia.
Paola ha un’attenzione particolare per i
giovani animali con i quali cerca di mantenere affabili contatti quotidiani ciò che
li aiuta a crescere mansueti e sicuri, formandosi un carattere equilibrato. È bello vedere il risultato sulla mandria adulta; nella stalla, aperta e luminosa, delle bovine troviamo un ambiente confortevole dove sono stati garantiti gli spazi
ed i servizi: l’accesso all’acqua e alla foraggiata, alla spazzola per l’autograttamento ed alle singole cuccette per il riposo; intorno all’edificio, reti frangivento che d’estate ombreggiano a supporto del sistema del funzionante sistema
di raffrescamento. La mandria delle lattifere mette in mostra animali di elevate
capacità produttive, messi nelle condizioni di poterle estrinsecare grazie ad attenzioni che partono, come già sottolineato, da molto lontano cioè in ogni momento della loro vita. Dall’ultimo tabulato dei controlli funzionali si notano produzioni di rilievo per la razza frisona; per
dare qualche numero, su 214 vacche in
produzione ve ne è una che ha fatto
63,4 kg di latte, dieci che ne hanno prodotto tra i 50 ed i 60 kg, quarantuno tra
i 40 ed i 50 kg e via via diminuendo, con
4,15% di grasso e 3,47% di proteine sul
latte di massa e 33,7 kg di produzione
media. La giovane allevatrice, supportata nel suo lavoro anche dal marito che
opera nel settore commerciale legato all’alimentazione del bestiame da latte,
ha in programma di sviluppare la mandria fino alla ragguardevole cifra di 250
vacche in lattazione.
Il lavoro del cav. Mondini e di sua figlia Paola è confortato, oltre che da risultati produttivi, anche da quelli genetici raggiunti nella razza frisona: in stalla sono da tempo presenti vacche rank
99 che sono diventate madri di toro e
che hanno già dato all’azienda i primi risultati. Nel 1997 è entrato in funzione il
primo toro prodotto dall’allevamento dei
signori Mondini ed ogni anno, da un po’
di tempo a questa parte, vengono inviati ai centri genetici numerosi vitelli.
Fronte della trincea di loiessa insilata.
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Fronte del pastone di mais.
Siamo stati a casa di...
Spoldi Giacomo e
Bodoni Letizia a Trigolo
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L’azienda Agricola Brugnole a
Trigolo è condotta dai signori
Giacomo Spoldi e Letizia Boldoni con
l’aiuto dei figli Sebastiano e Gianenrico, supportati dalla manodopera di 4
salariati fissi. L’insieme delle strutture
si presenta articolato in vari blocchi di
un certo rilievo dato il numero di animali allevati ed il tipo di allevamento
praticato: allevamento suino a ciclo
chiuso. Arrivando in prossimità dell’allevamento si nota l’impianto di produzione del biogas posto sopra le due
grosse vasche del liquame. In funzione
da poco più di un anno, questo impianto permette all’azienda di essere autonoma per quanto riguarda il fabbisogno di energia elettrica durante il giorno e di consegnare all’ENEL quella in
esubero durante la notte; ha una capacità potenziale di produzione di 55
kw/ora e per tutte le 24 ore. La produzione di energia elettrica pulita, cioè
prodotta a partire da biogas, dà diritto
ai titolari dell’azienda di ottenere i cosiddetti Certificati Verdi che vengono
loro riconosciuti dal GRTN (Garante
della Rete di Trasmissione Nazionale).
L’allevamento suino moderno
tiene conto di benessere,
tecnologia e ambiente
__
Pietro Rizzi
Si tratta di buoni che possono essere
venduti alle società che distribuiscono
l’energia elettrica le quali, nell’ambito
dell’UE (Unione Europea), per poterla
commercializzare, devono dimostrare
di possedere almeno un certo pacchetto di Certificati Verdi (per esempio
quelli corrispondenti al 5% dell’energia
distribuita) che corrispondono ad una
certa quantità di energia elettrica prodotta senza inquinamento. (Per avere
informazioni più dettagliate sui Certificati Verdi si può visitare il sito del
GRTN: www.grtn.it). Tutti gli anni il
GRTN controlla se nell’allevamento è
presente e funzionante l’impianto, ne
verifica l’energia elettrica prodotta ed
autorizza l’assegnazione del Certificato Verde.
__
Gli animali allevati dai signori Spoldi
ammontano a circa 500 scrofe a ciclo
chiuso. Ogni anno vengono ingrassati
poco più di 9.000 suini mentre vengono
venduti i circa 2.500 suinetti prodotti in
esubero. Tre dati utili: 10,5 suinetti
svezzati per parto, 2,4 parti/anno x
scrofa, 45% di rimonta. Quest’ultimo
dato è funzionale al mantenimento di un
parco scrofe giovane. Capita così che
animali che per qualcuno, ad occhio potrebbero essere ancora trattenuti in riproduzione, nell’allevamento dei signori
Spoldi vengono riformati. L’operazione
di cernita delle scrofe da scartare viene
fatta stando davanti agli animali ma con
tutti i dati produttivi che li riguarda alla
mano: il palmare, piccolo computer tascabile che sta sul palmo di una mano,
permette a Sebastiano Spoldi, di effettuare la scelta gestionale più corretta.
Tutti i dati relativi agli eventi dell’allevamento vengono rilevati direttamente al
momento dell’osservazione grazie all’uso del palmare con l’apposito programma gestionale. Una volta che l’allevatore rientra in ufficio, si limita, con un
semplice collegamento, ad una operazione di travaso diretto dei dati dal palmare al computer da scrivania. Questa
organizzazione del rilievo dei dati permette di evitare eventuali errori di digitazione in ufficio dopo che sono stati rilevati su carta in allevamento. “Per l’at-
Scrofa in allattamento vista dall’alto.
tendibilità dei dati generali elaborati da
un programma di gestione dell’allevamento è importante l’uso del palmare
che funziona da cattura-dati”, afferma
Sebastiano Spoldi.
Un altro dettaglio di tipo gestionale riguarda la pratica dello svezzamento a
bande di 21 giorni che viene adottata per:
1) organizzare meglio il lavoro,
2) poter effettuare il vuoto sanitario,
3) formare lotti di suinetti ben separati
tra di loro per differenza di età.
Il lavoro riguardante le operazioni di
svezzamento viene concentrato ogni tre
23
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L’ampio spazio dietro la scrofa permette ai suinetti di muoversi liberamente nel momento in
cui nascono.
settimane, una cadenza che permette,
nell’azienda Spoldi, una migliore organizzazione del lavoro. Allo stesso tempo, avere locali e attrezzature che contemporaneamente si liberano dalla presenza degli animali, permette la pratica
igienica del vuoto sanitario. Inoltre, il
fatto di raggruppare le nascite e quindi
lo svezzamento a bande di tre settimane permette di avere in allevamento
gruppi di suini separati da una ragionevole differenza di età tra di loro (appunto le tre settimane), che ne permette la
diversificazione chiara per la commercializzazione.
Ciclicamente, nell’allevamento Spoldi, sulle 47 scrofe che vengono svezzate, 8 vengono scartate e subentrano 10 scrofette delle 12 che erano
par tite con la prima cernita tra le novelle; di queste 10 verranno tenute le
8 migliori. Questo modo di procedere
facendo riferimento a numeri precisi ci
Lotti di suinetti dopo lo svezzamento.
n. 4 DICEMBRE 2004
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fa capire l’oggettività di una gestione
ben organizzata: “tutto va programmato, nulla fatto a caso!”, dice Sebastiano, “Nel fare queste operazioni, il palmare permette di avere sott’occhio i
dati delle scrofe, per una cernita oculata.”
Ogni tre settimane sono concentrati
anche i parti. Durante i parti, la salaparto non viene presidiata; per contro,
Lotti di suini all’ingrasso.
viene fatta molta attenzione ai dettagli,
accorgimenti che migliorano il benessere delle scrofe che si preparano a
partorire:
● bagnare la scrofa. Bagnandola, la
scrofa viene aiutata a controllare la
temperatura corporea che se, in questa
fase aumenta può portare a conseguenze sul risultato dei suinetti nati vivi;
ossigenare l’ambiente. Il sistema di
aerazione della sala parto è fondamentale per l’influenza sulla possibilità degli animali di ossigenare adeguatamente il proprio sangue e quindi di far arrivare ossigeno ai feti;
●
● adottare gabbie da parto molto spaziose. Sul posteriore della scrofa, uno
spazio più ampio permette, anche in
presenza di feci evacuate dalla stessa,
di garantire ai suinetti neonati lo spazio
per muoversi liberamente, liberarsi dell’involucro fetale e volgersi al raggiungimento della mammella.
I terreni dell’azienda sono coltivati a
mais e orzo, o frumento, giusto per garantire un minimo di alternanza delle
colture. La granella è destinata alla produzione di pastone e di farina, base dell’alimentazione del suino. La quantità di
cereale mancante, rispetto ai bisogni
dell’allevamento, viene acquistata dagli
agricoltori della zona garantendo il rifornimento di un prodotto che è stato visto, che è conosciuto fin dal campo e,
comunque, previa analisi di accertamento dello stato sanitario rispetto ad
eventuali tossine. La qualità degli alimenti somministrati è di fondamentale
importanza per la resa e per la qualità
degli animali ottenuti e da inviare alla
trasformazione.
Attenzione al benessere animale, rispetto delle norme ambientali anche
con applicazioni alternative, uso della
tecnologia informatica gestionale, organizzazione delle fasi di allevamento e organizzazione della manodopera fanno
dell’allevamento Spoldi di Trigolo un’impresa che mostra quali sono le strade
che i suinicoltori italiani dovranno percorrere in modo sempre più deciso per
il prossimo futuro.
Siamo stati a casa di...
Sudati Agostino,
Claudio e Roberto a
Regona di Pizzighettone
__
Pietro Rizzi
L’azienda Agricola Cascina Cantoncello a Regona di Pizzighettone è condotta dal signor Agostino Sudati con i figli Claudio (perito agrario) e Roberto (agrotecnico). Come azienda suinicola è giovane: l’inizio risale al 1997 dopo che il papà Agostino aveva venduto le
vacche da latte. La scelta del tipo di allevamento è caduto sulla riproduzione.
La stalla delle vacche da latte è stata
convertita in scrofaia mentre quella delle vitelle e manze trasformata in sale per
lo svezzamento. Un capannone nuovo è
stato aggiunto per completare le strutture con i locali necessari dove collocare i
suinetti in accrescimento prima di essere destinati alla vendita per l’ingrasso.
La scelta di occuparsi della riproduzione
è stata coerente con il tipo di lavoro praticato precedentemente con le vacche
da latte. La vecchia passione dell’allevatore di vacche da latte si è convertita
nella nuova con l’agile lavoro su una
specie, quella suina, dal ritmo riproduttivo ben più veloce e dai numeri più consistenti. I signori Sudati hanno scelto di
lavorare con la razza Large White che a
loro giudizio risponde alle caratteristiche
richieste sia dall’ingrassatore che dal
__
macellatore in quanto presenta importanti incrementi ponderali e ottime forme. L’azienda vende magroncelli di 3035 kg dalle caratteristiche ideali per ottenere il classico suino pesante, molto
adatto per i macellatori cremonesi. Nel-
Claudio e Roberto Sudati.
la scrofaia è presente un nucleo di scrofe L.W. che vengono fecondate con seme proveniente dai centri genetici: è il
gruppo di animali dal quale derivano le
scrofette usate per la rimonta interna o
anche vendute per la riproduzione.
L’azienda pratica quindi il lavoro di selezione e la serietà con cui i signori Sudati lo stanno svolgendo è dimostrata dal
fatto che partecipando per la prima volta ad un concorso, come quello che c’è
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Un’azienda giovane con la voglia di crescere
NUMERO CATALOGO
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stato poco tempo fa in occasione della
fiera di Codogno, si sono piazzati al 2º
posto con il gruppo di scrofette da loro
presentato, nel concorso allevamenti di
razza Large White. A questa soddisfazione si è aggiunto in questi giorni la notizia che dal Comune è giunta ai due giovani allevatori, Claudio e Roberto, cioè
l’autorizzazione a procedere alla costruzione di nuove strutture di allevamento
in modo da garantire il benessere animale, completando al proprio interno le
attività di allevamento e permettendo al-
l’allevatore in questione di valorizzare
meglio le proprie risorse, prima tra tutte
il lavoro svolto in modo competente. Negli ultimi anni il margine economico, per
il produttore di magroncelli, è stato piut-
Claudio e Roberto Sudati con una delle scrofette premiate a Codogno e... in dolce attesa.
tosto contenuto. Una forte influenza sul
mercato di questi animali ce l’hanno le
grosse ditte mangimistiche che organizzando l’ingrasso per un consistente numero di animali riescono a controllarne
il prezzo all’acquisto. L’assoluta mancanza di incidenza sul mercato dei propri animali è, per i due giovani fratelli allevatori, il punto debole con cui la loro
impresa si trova a “combattere” per
mantenere uno sguardo vivo rivolto al futuro.
Ritornando alle scrofe presenti (in totale 300), vi è il grosso del gruppo che
viene fecondato con il seme di due verri
presenti in azienda; l’impiego di un ridotto numero di riproduttori maschi (appunto 2) viene fatto per ottenere una maggiore omogeneità nei gruppi di porcellini
da destinarsi alla produzione di cosce
per il prosciutto di Parma. Dati riproduttivi utili per capire il lavoro dell’azienda riguardano i 10,3 suinetti svezzati per par-
to, i 2,5 parti all’anno per scrofa e la rimonta pari al 40%. Tutte le pratiche gestionali vengono eseguite con precisione: la messa in atto dei piani vaccinali,
l’alimentazione corretta e con componenti di qualità, gli adempimenti riguardanti la legge 123 (produzione di mangimi aziendali) che vengono gestiti con il
servizio di assistenza tecnica (S.A.T.A.)
dell’APA, la programmazione della riproduzione secondo i principi scelti dall’allevatore, il rispetto delle norme previste
per il benessere animale e di tutte le norme previste per il rispetto dell’ambiente.
Ai signori Sudati, dunque, auguriamo
un prosperoso futuro con il completamento della propria attività tramite la
chiusura del ciclo di produzione ma auguriamo, anche, tanti buoni risultati in
tutte le fiere suinicole a venire per i concorsi cui intenderanno partecipare con
gli animali frutto del proprio lavoro di selezione.
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Tecnica
Scrofetta 3T:
un progetto C.A.F.RI.
a servizio dei nostri
suinicoltori
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__
La storia
Tutti conosciamo il detto delle 3T
di Cremona. Questa sigla è stata
ripresa da un gruppo di allevatori cremonesi di suini per identificare l’ibrido commerciale da loro ideato: la Scrofetta ibrida 3T. Associando aziende nucleo GP
(grand parents), scrofaie di moltiplicazione ed allevamenti di accrescimento, la
C.A.FR.I. s.c.r.l. ha concretizzato l’idea
di questi allevatori in un progetto per la
produzione e la commercializzazione della Scrofetta ibrida 3T.
Massimo Capra
na, della capacità di 1.500 capi all’anno, al quale le scrofette verranno inviate al peso di 25 kg; in esso verrà seguito l’accrescimento per effettuare la
selezione delle scrofette ibride 3T da
destinare al mercato per la quota di rimonta aziendale.
Le finalità
L’organizzazione
Attualmente ci sono 1.500 scrofe,
dislocate in dieci aziende in provincia
di Cremona iscritte al Registro Genealogico ANAS, che producono scrofette
F1 da incrocio delle razze Large White
e Landrace Italiana. Da quest’anno
(2005) verrà attivato un allevamento di
accrescimento, in provincia di Cremo-
L’intento del progetto è quello di difendere il patrimonio suinicolo dei propri soci tutelando un prodotto importante della filiera per eccellenza rappresentata dalle produzioni DOP Parma e San
Daniele. Tali finalità vengono perseguite
trovando, con la scrofetta 3T:
● elevati indici di prolificità delle scrofette;
● un miglior indice genetico dei suini destinati al macello;
●
__
la valorizzazione qualitativa delle carni atte alle produzioni di salumeria e
alle produzioni tipiche.
I destinatari del progetto
Il progetto si rivolge a due principali
interessati:
● gli allevatori di suini che acquistano
sul mercato la rimonta F1;
● i macelli ed i prosciuttifici che utilizzano il suino italiano pesante.
Agli allevatori viene garantita la bontà della selezione C.A.FR.I. s.c.r.l. per
l’elevata qualità degli animali, lo standard sanitario e l’elevata redditività.
Il progetto, nell’interesse di tutta la filiera, è portato avanti con l’appoggio
competente dei tecnici SATA-suini dell’APA di Cremona i quali possono intervenire, presso l’allevatore che acquista i riproduttori Scrofetta 3T, fin dal 1º giorno.
C.A.F.R.I. Soc. Coop. a r.l.
Via Bergamo, 292 - Cremona
E-mail: [email protected]
Tel. 0372/560889-560890
Fax 0372/560934
Scrofetta ibrida 3T.
Per informazioni tecnico-commerciali rivolgersi a:
Tosetti Gianfranco 335-6442415
Caratteristiche genetiche e morfo-funzionali
“Scrofetta Ibrida 3T”, animale ottenuto da un incrocio interazziale, particolarmente adatto
per la produzione del suino pesante.
Mantello e cute
Setole bianche, cute depigmentata: è ammessa la presenza di qualche macchia color
ardesia.
Testa
Leggera, con profilo fronto-nasale leggermente concavo o rettilineo; orecchie portate da
erette e pendenti.
Tronco
Lungo, muscoloso, con prosciutto sviluppato e ben disceso, muscoloso e non globoso.
Arti
Di media lunghezza, robusti, in perfetto appiombo.
Apparato sessuale
Mammelle non inferiori a 14, regolarmente funzionanti e distanziate, con capezzoli ben
pronunciati.
Caratteristiche produttive
Buona efficienza riproduttiva e buona attitudine a produrre suini carnosi, veloci nella
crescita, efficienti nella conversione degli alimenti ed idonei per le esigenze dell’industria
di trasformazione.
OFFANENGO
SALVIROLA
SONCINO
VAILATE
TICENGO
TRIGOLO
CUMIGNANO
GENIVOLTA
CORTE DE’ FRATI
PERSICO DOSIMO
ROBECCO
D’OGLIO
VESCOVATO
PANDINO
DOVERA
FIESCO
CASTELLEONE
RIVAROLO
DEL RE
S. BASSANO
CREMONA
PIZZIGHETTONE
SESTO CREMONESE
CASTELVERDE
SOSPIRO
CASALMAGGIORE
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Tipo genetico
Recensione
Fecondazione Artificiale (F.A.):
Fecondazione strumentale (F.S.),
Inseminazione Artificiale (I.A.), Inseminazione Strumentale (I.S.), sono i
diversi modi di indicare uno stesso intervento. Il termine più comunemente
usato, anche se scientificamente inesatto, è fecondazione artificiale introdotto dall’abate Lazzaro Spallanzani
nel 1750.
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L’operatore pratico non veterinario: se si occupa del settore riproduzione ed effettua le inseminazioni viene chiamato fecondatore laico. Per
poter effettuare gli interventi di fecondazione artificiale deve essere abilitato come prevede la legge n° 74.
L’abilitazione si persegue frequentando l’apposito corso autorizzato dal Ministero della Sanità.
La formazione del personale: oltre
ad essere previsto dalla legge 626 è
indispensabile se si vuole raggiungere dei buoni risultati d’allevamento.
Deve conoscere l’esatto ruolo all’interno dell’organizzazione aziendale e
deve essere responsabilizzato dei
propri compiti, per questo deve poter
seguire corsi abilitanti anche aziendali che lo formino oltre che sulle tecniche pratiche d’allevamento anche
ad un corretto comportamento nei riguardi degli animali.
La quarantena: è il settore dell’allevamento deputato ad accogliere gli
animali di nuovo acquisto che vi devono soggiornare circa 40 giorni. Serve
per far acclimatare i nuovi arrivati e
per effettuare un check up sanitario
con gli opportuni accertamenti sierologici, clinici e seminali. In questo periodo si darà un’alimentazione medicata per il ristallo, si farà il trattamento per sverminare e contro gli ectoparassiti.
La disinfezione: ser ve per rinnovare i locali in cui vengono allevati
gli animali. É un’operazione che si
deve fare in modo ciclico ogni qualvolta si svuota un settore. La vera disinfezione deve essere effettuata
solo dopo che si è realizzato un drastico lavaggio del pavimento, pareti,
soffitto.
Un libro in pillole
__
Gianfranco Greppi*
__
“Fecondazione artificiale del suino
La valutazione e preparazione del seme
Le tecniche di inseminazione”
Come pillole traiamo alcune notizie dal libro di Paolo Beccaro e
Ernesto Faravelli edito recentemente da Edagricole (pag. 314)
Il prelievo: si riesce ad effettuarlo
dopo che si è pazientemente addestrato il verretto. La manualità deve
essere effettuata con un meticoloso
rispetto degli accorgimenti igienici.
Durante l’eiaculazione il pene deve
essere mantenuto in posizione il più
possibile orizzontale per evitare che il
gocciolamento di urina che può essere rimasta nel prepuzio scenda nel
thermo e inquinare tutto il prelievo.
Il laboratorio: è il locale preposto
per il controllo del materiale seminale, per la diluizione e il confezionamento delle dosi. Deve essere dotato
delle apparecchiature necessarie specifiche per la tipologia delle dosi che
si vuole proporre. Deve essere riscaldato in inverno e se necessario rinfrescato in estate per non provocare
shock termici irreversibili al materiale
seminale.
La preparazione delle dosi: dipende dal tipo di flacone e di catetere che
si vuole utilizzare. Oggi, in genere, si
fanno dosi con circa 3 miliardi di spermatozoi, ma si possono fare anche
con mezzo miliardo o meno in funzione della tipologia di catetere e di tecnica d’inseminazione.
La contaminazione microbica: è in
funzione della pulizia che l’operatore
mantiene durante tutti i passaggi che
vanno dal prelievo alla preparazione
delle dosi. Ambiente, attrezzature,
banchi, ma soprattutto le meni devono essere ben lavate ed asciugate
Come fecondare le scrofe: in questi ultimi anni si è assistito ad un’evoluzione delle tipologie di cateteri e
flacconi che necessitano di tecniche
d’inseminazione diverse. Anche di recente, sono apparsi studi comparativi
sulle varie tecniche che non hanno indicato in modo univoco il miglioramento netto di una tecnica sull’altra. Allo
stato dell’arte possiamo dire che tutte, se ben effettuate, danno gli stessi risultati per cui ognuno può sceglier
il metodo che più gli si addice, con la
consapevolezza che alla porta ci può
essere qualcosa di nuovo e di meglio.
Quanto costa un centro di F.A.
aziendale: non è importante l’esatto
costo di realizzo di un laboratorio
aziendale. È importante imparare a
produrre delle buone dosi e ad effettuare delle corrette inseminazioni così da raggiungere un alto indice di fertilità. Se si riuscirà in questo intento,
ci si accorgerà che il costo del verro,
del laboratorio, della preparazione
delle dosi e dell’atto fecondativo avrò
un valore poco significativo nel costo
di produzione, ma in cambio si otterranno dei soggetti destinati al macello più uniformi e con una crescita giornaliera maggiore e con un minor costo
alimentare.
* docente facoltà di veterinaria
Università di Milano
Recensione
Nell’ultimo decennio, l’allevamento del suino si è orientato sempre più verso il sistema intensivo. Ciò
ha modificato profondamente la tecnica
di gestione che è divenuta sempre più
autonoma nella pianificazione delle operazioni quotidiane e delle varie attività.
In questa nuova configurazione, la
programmazione degli accoppiamenti finalizzata all’ottenimento, da un lato di
un numero adeguato di riproduttori, dall’altro di un flusso costante e regolare
della produzione ha assunto un ruolo
fondamentale.
Per queste ragioni la F.A. è andata
sempre più diffondendosi all’interno dei
nostri allevamenti.
Questa pratica, nata con l’acquisto e
l’utilizzo di seme prodotto dai centri nazionali, con l’aumentare progressivo
delle dimensioni degli allevamenti, si è
trasformata in un’attività totalmente
aziendale in cui si effettuano il prelievo
del materiale seminale, la sua diluizione e quindi l’inseminazione.
Per ottenere un sicuro successo però, la preparazione delle dosi e l’intervento fecondativo devono essere eseguiti correttamente e con una cura che
travalica ampiamente il semplice gesto
di inserimento del catetere e di deflusso del seme. Tutte le fasi inerenti alla
F. A. necessitano quindi di uno scrupolo e di una manualità che prevedono tra
l’altro la conoscenza sia dell’anatomia
e della fisiologia dell’animale (maschio
e femmina) sia di precise norme igieniche da seguire puntualmente.
Da qui nasce l’idea di un manuale
tecnico pratico che affronti i singoli
passaggi in modo dettagliato ed esauriente.
Per questo motivo sono stati approfonditi in particolare alcuni punti per noi
essenziali quali:
● il prelievo e l’analisi del seme e la
preparazione delle dosi;
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formazioni scientifiche e operative, che
consentano loro di affrontare l’attività
con il bagaglio culturale adeguato a
svolgerla correttamente in ogni sua fase anche la più complessa.
Gli autori sono:
Ernesto Faravelli, Dirigente E.R.S.A.F.
di Milano
Paolo Vittorio Beccaro, Presidente
Onorario Sezione Suinicoltori A.P.A. Cremona
● la manualità di inseminazione in fun-
zione delle varie tecniche;
● l’igiene negli ambienti, nella prepara-
zione del seme e durante l’inseminazione;
● la conoscenza del suino dal punto di
vista comportamentale per favorire
un corretto approccio uomo animale.
DATI PER LA RICHIESTA DEL LIBRO
FECONDAZIONE ARTIFICIALE DEL SUINO
La valutazione e preparazione del seme
La tecnica di inseminazione
● l’analisi di costo di un centro di FA
aziendale.
Lo scopo della pubblicazione è quello di fornire agli operatori una serie in-
di Ernesto Faravelli e Paolo Vittorio Beccaro
Edizioni EDAGRICOLE