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Astolfo sulla luna
sin lì per affidargli una missione, quella di salvare re Carlo
dalla sconfitta. Così lo svagato peregrinare di Astolfo muta
carattere, prende le forme di una missione provvidenziale. San
Giovanni gli spiega che Orlando è stato punito da Dio con la
perdita del senno perché si è sviato dal giusto cammino,
venendo meno ai suoi doveri di difensore della fede per amore
di una pagana. Ma ora il periodo di punizione è terminato e il
compito di Astolfo è restituire il senno ad Orlando. Per far ciò
occorrerà salire sulla luna, dove si raduna il senno perduto
dagli uomini sulla terra. San Giovanni stesso conduce Astolfo,
sul carro del profeta Elia, al di là della sfera del fuoco, sin sulla
luna (canto XXXIV, ottave 70-87).
Astolfo, spinto dalla sua curiosità, in groppa all'ippogrifo vola
per diverse parti della terra e giunge in Etiopia, di cui è re
Senapo. Il paladino, mediante il suono del suo corno magico,
scaccia le mostruose Arpie che tormentano il re e le insegue
sino all'entrata di una grotta: di lì scende nell'inferno. Qui
incontra un'anima dannata, Lidia, che fu ingrata e crudele
verso l'uomo che l'amava. Con l'ippogrifo vola poi sin sulla
vetta del monte del paradiso terrestre. In uno splendido palazzo è accolto amabilmente da san Giovanni Evangelista.
Questi gli rivela che Dio ha voluto farlo giungere
1. e lo trovano ... si raguna: trovano la luna
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Tutta la sfera varcano del fuoco,
et indi vanno al regno de la luna.
Veggon per la più parte esser quel loco
come un acciar che non ha macchia alcuna;
e lo trovano uguale, o minor poco
di ciò ch’in questo globo si raguna1,
in questo ultimo globo2 de la terra,
mettendo3 il mar che la circonda e serra.
4. appresso: visto da vicino.
5. tondo: circolo.
6. miriam... bande: lo guardiamo dalla terra.
7. ambe le ciglia: entrambi gli occhi.
8. s’indi... si conduce: se vuole scorgere da qui
(dalla luna) la terra e il mare che la circonda
all'intorno, perché, non essendo luminosa, la loro
Immagine non si innalza ad un'altezza cospicua.
9. Altri: differenti, più grandi.
10. c’han... suoi: che hanno le loro città e i loro
villaggi. Ha dimostrato Cesare Segre che la
descrizione ha come modello il Somnium (Il sogno)
di Leon Battista Alberti.
11. de le quai... poi: di cui il paladino non vide
mai, né prima, né in seguito, nessuna maggiore.
12. ricercare: esplorare.
13. a quello effetto: a quello scopo.
14. Da l’apostolo santo: san Giovanni
Evangelista.
15. mirabilmente era ridutto: miracolosamente era raccolto.
16. Non pur... lavora: non parlo solo dei regni
o delle ricchezze, su cui si esercita la ruota della
Fortuna.
17. ma... ancora: ma voglio riferirmi a ciò che la
Fortuna non ha potere di togliere o di dare.
18. prieghi e voti: promesse rivolte dagli
uomini a Dio.
19. non han mai loco: non si realizzano mai.
20. biche: mucchi.
21. tumide vesiche: vesciche gonfie.
22. corone antiche: gli antichi regni.
23. de la terra lida: della Lidia, in Asia minore.
24. incliti: famosi.
Passando il paladin per quelle biche20,
or di questo or di quel chiede alla guida.
Vide un monte di tumide vesiche21,
che dentro parea aver tumulti e grida;
e seppe che eran le corone antiche22
e degli Assirii e de la terra lida23,
e de’ Persi e de’ Greci, che già furo
incliti24 et or n’è quasi il nome oscuro.
uguale o di poco più piccola rispetto alla terra.
2. ultimo globo: la terra è detta ultimo globo
In quanto nella cosmologia tolemaica occupa il
posto centrale nell'universo.
3. mettendo: includendo.
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Quivi ebbe Astolfo doppia maraviglia:
che quel paese appresso4 era sì grande,
il quale a un picciol tondo5 rassimiglia
a noi che lo miriam da queste bande6;
e ch’aguzzar conviengli ambe le ciglia7,
s’indi la terra e ’1 mar ch’intorno spande
discerner vuol; che non avendo luce,
l’imagin lor poco alta si conduce8.
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Altri9 fiumi, altri laghi, altre campagne
sono là su, che non son qui tra noi;
altri piani, altre valli, altre montagne,
c’han le cittadi, hanno i castelli suoi10,
con case de le quai mai le più magne
non vide il paladin prima né poi11:
e vi sono ampie e solitarie selve,
ove le ninfe ognor cacciano belve.
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Non stette il duca a ricercare12 il tutto;
che là non era asceso a quello effetto13.
Da l’apostolo santo14 fu condutto
in un vallon fra due montagne istretto,
ove mirabilmente era ridutto15
ciò che si perde o per nostro diffetto,
o per colpa di tempo o di Fortuna:
ciò che si perde qui, là si raguna.
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Non pur di regni o di ricchezze parlo,
in che la ruota instabile lavora16;
ma di quel ch’in poter di tòr, di darlo
non ha Fortuna, intender voglio ancora17.
Molta fama è là su, che come tarlo
il tempo al lungo andar qua giù divora:
là su infiniti prieghi e voti18 stanno,
che da noi peccatori a Dio si fanno.
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Le lacrime e i sospiri degli amanti,
l’inutil tempo che si perde a giuoco,
e l’ozio lungo d’uomini ignoranti,
vani disegni che non han mai loco19,
0 vani desidèri sono tanti,
che la più parte ingombran di quel loco:
ciò che in somma qua giù perdesti mai,
là su salendo ritrovar potrai.
25. speranza di mercede: speranza di ricompensa.
26. ai patroni: protettori.
27. in ghirlande... lacci: trappole nascoste
dentro ghirlande di fiori.
28. Di cicale ... fanno: il poeta di corte è
paragonato ad una cicala scoppiata per aver troppo
esagerato nel canto (l'adulazione).
29. Di nodi ... ceppi nodi ricamati d'oro e
ceppi (catene, con allusione alla schiavitù) ricoperti
di gemme.
30. mal... amori: gli amori sfortunati.
31. l’autorità... signori: il potere che i signori
danno ai loro luogotenenti, che lo amministrano in
modo crudele.
32. han... greppi: riempiono le balze scoscese.
33. fumi: l'orgoglio smodato.
34. ganimedi suoi: Ganimede era il mitico
coppiere degli dèi; qui il nome è usato per antonomasia ad Indicare i favoriti del signore.
35. sozzopra: alla rinfusa.
36. Domanda: a san Giovanni.
37. e quella ... cuopra: e le congiure che si
scoprono facilmente.
38. donzella: fanciulla.
39. monetieri: falsari.
40. ladroni: ladri.
41. boccie: sfere di vetro.
42. dottor: san Giovanni, sua guida.
43. ch’importe: che cosa rappresentino.
44. L’elemosina... morte: il denaro che si
lascia in testamento perché gli eredi lo devolvano in
beneficenza.
45. putia: puzzava.
46. il dono ... fece: la «donazione di Costantino» al pontefice Silvestro, alla quale la Chiesa
faceva risalire il proprio potere temporale. Ariosto
Intende dire che di lì prese origine la corruzione
della Chiesa, nonostante le buone intenzioni di
Costantino.
47. panie: sostanza vischiosa.
48. dimostre: dimostrate.
49. l’occurrenzie nostre: ciò che occorre agli
uomini.
50. Quivi... converse: Astolfo rivolge l'attenzione alle sue esperienze perdute, che ritrova
sulla luna.
51. che ... diverse: che se non fosse stato
presente san Giovanni per spiegargliele non le
avrebbe riconosciute, a tal punto si erano
modificate.
52. a quel: la ragione, il senno.
53. che mai... ferse: per riavere la quale nessuno
mai rivolse preghiere a Dio.
54. solo ... conte: da solo era più abbondante di
tutte le altre cose passate in rassegna (conte).
55. suttile e molle: leggero e allo stato gassoso.
56. atto a esalar: facile ad evaporare.
Ami d’oro e d’argento appresso vede
in una massa, ch’erano quei doni
che si fan con speranza di mercede25
al re, agli avari principi, ai patroni26.
Vede in ghirlande ascosi lacci27; e chiede,
et ode che son tutte adulazioni.
Di cicale scoppiate imagine hanno
versi ch’in laude dei signor si fanno28.
Di nodi d’oro e di gemmati ceppi29
vede c’han forma i mal seguiti amori30.
Veran d’aquile artigli; e che fur, seppi,
l’autorità ch’ai suoi danno i signori31.
I mantici ch’intorno han pieni i greppi32,
sono i fumi33 dei principi e i favori
che danno un tempo ai ganimedi suoi34,
che se ne van col fior degli anni poi.
Ruine di cittadi e di castella
stavan con gran tesor quivi sozzopra35.
Domanda36, e sa che son trattati, e quella
congiura che sì mal par che si cuopra37.
Vide serpi con faccia di donzella38,
di monetieri39 e di ladroni40 l’opra:
poi vide boccie41 rotte di più sorti,
ch’era il servir de le misere corti.
Di versate minestre una gran massa
vede, e domanda al suo dottor42 ch’importe43.
-L’elemosina è-dice-che si lassa
alcun, che fatta sia dopo la morte44.
Di varii fiori ad un gran monte passa
ch’ebbe già buono odore, or putia45 forte.
Questo era il dono (se però dir lece)
che Constantino al buon Silvestro fece46.
Vide gran copia di panie47 con visco,
ch’erano, o donne, le bellezze vostre.
Lungo sarà, se tutte in verso ordisco
le cose che gli fur quivi dimostre48;
che dopo mille e mille io non finisco,
e vi son tutte l’occurrenzie nostre49:
sol la pazzia non v’è poca né assai;
che sta qua giù, né se ne parte mai.
Quivi ad alcuni giorni e fatti sui,
ch’egli già avea perduti, si converse50;
che se non era interprete con lui,
non discemea le forme lor diverse51
Poi giunse a quel52 che par sì averlo a nui,
che mai per esso a Dio voti non ferse53;
io dico il senno: e n’era quivi un monte,
solo assai più che l’altre cose conte54.
Era come un liquor suttile e molle55,
atto a esalar56, se non si tien ben chiuso;
e si vedea raccolto in varie ampolle,
qual più, qual men capace, atte a quell’uso.
Quella è maggior di tutte, in che del folle
signor d’Anglante era il gran senno infuso;
e fu da l’altre conosciuta, quando57
avea scritto di fuor: «Senno d’Orlando»
57. quando: poiché.
58. di chi: dei quali.
59. franco: valoroso, non "francese" perché Astolfo
è inglese.
60. fenno: fecero.
61. dramma manco: nemmeno un poco di
meno.
62. denno: diedero.
63. ne le speranze de’ signori: affidando la
realizzazione delle loro speranze ai signori alle cui
dipendenze si trovano.
64. magiche sciocchezze: arti magiche.
65. in altro ... aprezze: e altri in cose differenti
che apprezza più di ogni altra.
66. lo scrittor ... Apocalisse: san Giovanni è
l'autore dell'Apocafese, testo molto oscuro.
67. ne gisse: andasse.
68. Turpin: presunto autore della Vita di Carlo
Magno, alla cui autorità spesso Ariosto si richiama.
69. uno error: nel quarto dei Cinque Canti
si legge che Astolfo si innamora di una seducente
castellana che rapisce; per punizione Alcina lo fa
inghiottire da una balena.
70. tolle: prende.
71. a monte: ammonticchiate.
E così tutte l’altre avean scritto anco
il nome di color di chi58 fu il senno.
Del suo gran parte vide il duca franco59;
ma molto più maravigliar lo fenno60
molti ch’egli credea che dramma manco61
non dovessero averne, e quivi denno62
chiara notizia che ne tenean poco;
che molta quantità n’era in quel loco.
Altri in amar lo perde, altri in onori,
altri in cercar, scorrendo il mar, richezze;
altri ne le speranze de’ signori63,
altri dietro alle magiche sciocchezze64;
altri in gemme, altri in opre di pittori,
et altri in altro che più d’altro aprezze65.
Di sofisti e d’astrologhi raccolto,
e di poeti ancor ve n’era molto.
Astolfo tolse il suo; che gliel concesse
lo scrittor de l’oscura Apocalisse66.
L’ampolla in ch’era al naso sol si messe,
e par che quello al luogo suo ne gisse67:
e che Turpin68 da indi in qua confesse
eh’Astolfo lungo tempo saggio visse;
ma ch’uno error69 che fece poi, fu quello
ch’un’altra volta gli levò il cervello.
La più capace e piena ampolla, ov’era
il senno che solea far savio il conte,
Astolfo tolle70; e non è sì leggiera,
come stimò, con l’altre essendo a monte71.
L’esperienza lunare di Astolfo è come una grande ricapitolazione complessiva di un tema
che percorre tutto il Furioso, un tema che resta usualmente dissimulato dietro le
molteplici avventure romanzesche, mentre qui viene affrontato allo scoperto, in modo
esplicito: la vanità dei desideri degli uomini, il loro protendersi inconcludente ad inseguire
oggetti delusori, che non possono essere mai raggiunti, o per impotenza ed errore umano,
o per colpa del tempo che tutto consuma, o della Fortuna capricciosa («o per nostro
difetto, o per colpa di Tempo o di Fortuna», XXXIV, 73). Questo è il senso essenziale
della rassegna delle cose perdute sulla terra, che si radunano nel vallone lunare: l’episodio
della luna racchiude in sé in forma sintetica il senso generale del poema. In questo
inseguire mete vane si manifesta la fondamentale follia degli uomini, per cui “la perdita
del senno” è la perdita primaria.