Quante volte hai guardato al cielo...?!

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Quante volte hai guardato al cielo...?!
Quante volte hai guardato al cielo...?!
Dall’altezza di ”millimetri”:
il cielo d'inverno
Quante volte hai guardato al cielo…?!
di Annunziata D’Alessio
Per migliaia di anni l’uomo ha rivolto lo sguardo in alto. Ha scrutato il cielo, si è interrogato sulla
sua immensità. Ha sognato davanti allo spettacolo strabiliante della volta celeste notturna e si è
sentito a volte piccolo, un niente nell’immensità dell’universo, altre volte un re, padrone di una
bellezza vitale che se riesci a sentirla prima che a vederla ti strega, ti cattura e ti soggioga a sé.
Ma è così ancora oggi?
Ci lasciamo ancora incantare?
Gli impegni inderogabili, gli appuntamenti frenetici, il dovere prima del piacere ci hanno
anestetizzati fino ad annullare la nostra volontà.
Siamo rimasti forse davvero in pochi a guardare il cielo.
Mio padre è uno di questi pochi privilegiati! Da lui, che mi ha insegnato buona parte delle cose
che so, ho appreso anche la curiosità di frugare fra le stelle.
Per sapere qualcosa in più, ma soprattutto per godere di qualcosa in più…!
E’ facile che un sentimento di delusione investa chi si accosti la prima volta all’astronomia, nel
momento in cui verifica la scarsa somiglianza evidente fra le costellazioni e i personaggi che ne
conferiscono il nome.
Questo accade se si pensa in modo schematico!
In realtà le figure delle costellazioni sono innanzitutto figlie della capacità immaginifica
dell’uomo. Devono essere, pertanto, intese simbolicamente, come allegorie, e il cielo stellato
come un grande foglio sul quale tracciare i contorni della propria fantasia: siano esse proiezioni
di divinità, eroi o animali.
Una motivazione pratica di questa antica esigenza va ricercata nel fatto che navigatori,
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contadini, pellegrini avevano la necessità di interpretare il cielo per i loro bisogni contingenti. Ma
la spiegazione che a me piace dare è che c’è stato un tempo in cui il lirismo dell’uomo era tanto
e tale da coinvolgere tutto il creato. E così nomi, forme e versi ispirati hanno permesso di fugare
le tenebre della notte, traducendo la paura in sogno e l’immaginazione umana in una eredità
per i posteri.
Solo in Grecia, dove tutte le poesie della vita e del mondo hanno avuto inizio, si poteva
pensare alle stelle in una dimensione che trascende la spicciola definizione di corpo celeste e
andare oltre, verso la ricerca del sublime. Platone e gli Stoici concepivano le stelle nella misura
di “creature viventi, ma di un genere interamente spirituale…”
In effetti, l’identificazione delle stelle con gli angeli pare trapeli da molti scritti biblici o della
letteratura giudaica e non urta con il familiare racconto cristiano di una fulgida stella* che guidò
i Magi alla capanna di Gesù.
Matteo nel suo Vangelo (2, 1-12) ci dà una precisa informazione in questo senso.
Tanto pur vero, però, è che talvolta testi pagani si sono fatti depositari documentari delle
tracce di una stella vate, foriera di una qualche profezia o dell’investitura divina di personaggi
illustri.
Fu Enea ad essere condotto, durante la sua fuga in mare da Troia in fiamme, sulle sponde
italiche dal materno pianeta Venere e fu sempre l’apparizione di un astro (Tu , oh casta Lucina,)
a vaticinare la salita al trono di Augusto, preannunciata nella IV egloga di Virgilio.
Spesso nell’antichità dal cielo giungevano ispirazioni, rivelazioni, segnali sintomatici per le sorti
dell’umanità.
Sulla veridicità della cometa* a Betlemme molto si è discusso e sebbene scettici, scienziati,
cavillosi impenitenti tanto si affaticassero, da tempi immemorabili, a confutare la straordinarietà
dell’evento, il particolare di una stella luminosa dalla lunga coda, disegnata per la prima volta da
Giotto nella celebre Adorazione dei Magi presso la Cappella degli Scrovegni a Padova nel
1301, è sopravvissuto nei secoli ed è arrivato sino a noi come icona indissolubile del presepe di
ogni Natale.
Certo, in queste nostre serate di dicembre, non credo sia altrettanto facile assistere allo stesso
“miracolo” d’allora, ma…Se non avete troppo freddo, vorrei comunque invitarvi a fare quattro
passi, passeggiando fra le stelle nel cielo d’inverno.
Ne avete voglia?
Supponiamo che diciate di sì!
Seguitemi e fate attenzione. Potreste perdervi nello spazio!
Tranquilli! Non vi chiederò niente di più necessario dei punti cardinali. Niente calcoli
cervellotici, niente proiezioni labirintiche. Nessuna mappa, astrolabio, binocolo o telescopio.
Io stessa non sono che una principiante! Sfornita di mezzi, infarcita di emozioni e appena
appena infarinata di nozioni base. Vi chiederò solo la disponibilità a recarvi in un punto
appartato, lontano da fonti d’inquinamento luminoso e di alzare il naso all’in su.
Gli astri che proporrò saranno facilmente visibili ad occhio nudo.
Bene. Da dove partiamo?
Partiamo dalla nostra galassia. Quella di cui facciamo parte e che ci contiene: la Via Lattea.
La striscia bianca spalmata in cielo da nord-est a sud-ovest, formatasi, secondo la mitologia
classica, da uno spruzzo violento di latte fuoriuscito dal seno di Era mentre allattava Eracle e
che risulta, in astronomia, costituita da miriadi di stelle fitte, splendenti, ma lontanissime.
Conoscerla nella sua composizione sarebbe per noi impresa assai difficile, perché il punto di
vista è tutto interno. E’ come trovarsi nel bel mezzo di una folla. Dovremmo uscire da essa e
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sovrastarla per avere una visione completa e corretta. Cominciamo, dunque, per semplificare
l’approccio con
l’abc
delle costellazioni, fra le più note e visibili tutto l’anno: l’
Orsa Maggiore
el
’Orsa Minore
. La prima, famosa anche nell’accezione di Gran Carro, si può individuare orientandosi verso
nord- ovest. Si presenta nella forma di un rettangolo con una coda alta a sinistra .
Questa coda penzolone o timone ricurvo sembra faccia da freccia indicatrice, puntando dritto
nella direzione di Arturo. Protagonista di appuntamenti estivi, non si può evitare di menzionarla!
Arturo è la quarta stella per luminosità, una gigante rossa, 24 volte più grande del Sole. Fa
parte della costellazione del
Boote (o Bovaro) ed è riconoscibile proprio
per il suo colore rosso-arancio.
Per rintracciare, invece, l’Orsa Minore bisognerà congiungere le due stelle di destra del Gran
Carro e salendo, curvare leggermente sempre verso destra con una linea ideale. A questo
punto la prima stella più brillante che incontrerete sarà la
Polare
, faro all’estremità del Piccolo Carro. Quest’ultima gode, tuttavia, di una fama che non ha! Non è
infatti la Stella Polare a detenere il primato di star indiscussa del firmamento notturno, bensì
Sirio
della costellazione del
Cane Maggiore
.
Canis Maior, Canis Minor, Toro, Gemelli ed Auriga sono loro le costellazioni gloriose
tipicamente invernali.
La chiave, ad ogni modo, per leggere il cielo della stagione fredda è Orione. In mitologia,
l’audace cacciatore che si vantava di poter uccidere qualunque animale esistente al mondo e
che la terra punì procacciandogli la morte con una piccola puntura di scorpione. In astronomia,
il passe-partout per accedere ad altre stelle.
La sua costellazione, bella ed imperante a sud, ricorda l’uomo maestoso che fu ed è una delle
più semplici da riconoscere e osservare. Contiene alcune stelle principali del panorama celeste:
Betelgeuse, Bellatrix, Rigel. Ha la forma caratteristica di una clessidra, con un allineamento al
centro di tre stelle di circa pari intensità luminosa, passato alla storia nella definizione di Cintura
di Orione. Betelgeuse sopra a sinistra e Bellatrix a destra rappresentano le spalle del gigante,
mentre Saiph in basso a sinistra e Rigel a destra i piedi. Queste quattro stelle insieme
costituiscono un quadrilatero che ci dà la sagoma del cacciatore.
Fatta questa premessa, stendendo una linea immaginaria proprio dalla Cintura in direzione
sud-ovest, ci s’imbatte nella bianca sfavillante Sirio e verso nord-est in Aldebaràn, la fiammante
diva della costellazione del
Toro
, a cui appartengono anche le
Pleiadi
: denso ammasso stellare blu e bianco di grande effetto per la resa brillante che ha. Il loro mito
è avvolto da mille leggende, ma una delle versioni greche più accreditate racconta che fossero
sette sorelle figlie di Altlante, il gigante che porta sulle spalle il peso del mondo, e ninfe della
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montagna (Oreadi), vergini ancelle di Artemide, dea della caccia. Insidiate di continuo dal
cacciatore Orione, che le inseguiva nei boschi, Zeus le soccorse ponendole in cielo a
magnificare il creato con il loro splendore.
Se ci soffermiamo ancora sulla clessidra di Orione e tracciamo un prolungamento da Bellatrix
a Betelgeuse, ci verrà consegnato Procione, la più appariscente del Cane Minore.
Infine da una linea netta che parte da Rigel ed arriva oltre Betelgeuse si scoprono Castore e
Polluce
, le
stelle dioscuri della costellazione dei
Gemelli
.
A sud dei Gemelli troviamo il delizioso Triangolo d’inverno, formato da tre astri già citati
d’indiscutibile bellezza: Procione(Canis Minor), Betelgeuse (Orione), Sirio (Canis Maior).
Ma….ci siete ancora? Non vi siete persi per strada?!
Perché resta da esplorare l’Auriga!
Continuate a cercare, sbirciate nello spazio intorno ad Orione, nella parte sovrastante. Vi farà
da richiamo irresistibile Capella, la sesta stella in ordine di grandezza luminosa che Tolomeo
descrive sulla spalla destra del cocchiere. Capella nella mitologia rappresenta la capra Amaltea
che nutrì Zeus neonato, lasciato sull’isola di Creta ed adagiata in seguito da lui nell’empireo
mare in segno di gratitudine.
E poi….e poi…e poi…
Quanto ci sarebbe ancora da dire o da vedere, ma sperando di non avervi tediato, confuso né
scoraggiato, con il cornu copiae del firmamento il nostro tour interstellare termina qui.
E….anche se San Gerolamo combatté l’idea che le stelle potessero essere angeli e nel 553 il
secondo Concilio di Costantinopoli escluse categoricamente che pianeti e stelle fossero dotati
di un’anima, rimane una certezza: la loro magia continua a far sospirare tutti quelli che quaggiù
si ricordano di averne una.
Uhhh! Maaa…Maaaa…Un attimo!
Cos’è quel punto rosso accanto all’Orsa Maggiore?
No! Non è Arturo!
Si muove! Sta sfrecciando…
Che sia…
Bambini, imparate a guardare il cielo.
E’ da lì che parte ogni magia.
Anche l’inizio della vostra vita.
Pubblicato per Millemetri. Bimestrale di informazione, cultura, temi sociali, 2011.
*Nota: “Bright Star” incipit di una poesia del divino poeta inglese John Keats.
*Nota: L’ipotesi odierna più riconosciuta è che non si possa parlare di una reale stella cometa,
ma di una triplice congiunzione di Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci verificatasi
nel 7 a. c.
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DISEGNO della clessidra di Orione
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