Sintesi Rapporto intermedio - Consiglio Regionale della Lombardia
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Sintesi Rapporto intermedio - Consiglio Regionale della Lombardia
IL CONSIGLIO LA VALUTAZIONE DELLA CAMPAGNA INFORMATIVA PER IL TRATTAMENTO TEMPESTIVO DELL’ICTUS: UNA LETTERA PUÒ FARE LA DIFFERENZA? Sintesi del rapporto intermedio - Maggio 2014 Nel dicembre 2013 la Regione Lombardia ha condotto una campagna di comunicazione sulla salute. A 100.000 famiglie lombarde è stata inviata per posta una lettera contenente informazioni utili a riconoscere i sintomi dell’ictus e adottare, in caso di emergenza, il comportamento più adeguato: chiamare immediatamente il 118. La gravità delle conseguenze di un ictus può essere infatti molto ridotta se si interviene entro le prime tre ore sul paziente colpito con la somministrazione di un trattamento trombolitico. Al fine di valutare l’efficacia della campagna informativa, è stata avviata una sperimentazione con gruppo di controllo randomizzato (RCT Randomized Controlled Trial) che si concluderà nella primavera del 2015. A cavallo tra gennaio e febbraio 2014 si è svolta un’indagine campionaria telefonica per verificare se il messaggio inviato fosse stato effettivamente ricevuto, ricordato e compreso dai destinatari. Questa nota sintetizza i risultati della prima parte dello studio. 1. Come ridurre i tempi di soccorso alle persone colpite da ictus? Ogni anno si verificano in Italia circa 200.000 nuovi casi di ictus. E’ la prima causa di invalidità e la terza causa di morte L’ictus è un disturbo nella circolazione del sangue che si manifesta all’improvviso anche in persone apparentemente in buona salute. Il disturbo può avere due cause. Può insorgere per la rottura di una arteria cerebrale e per il suo conseguente sanguinamento. In questo caso si parla di ictus emorragico. Oppure si verifica quando si crea un’ostruzione (trombo) all’interno di un vaso sanguigno. In questo secondo caso si parla di ictus ischemico. In entrambe le situazioni il flusso di sangue in alcune aree del cervello si riduce o si interrompe del tutto con conseguenze molto gravi per l’organismo. In Italia si verificano circa 200.000 nuovi ictus ogni anno. Si tratta della terza causa di morte, della prima di invalidità e della seconda di demenza. La mortalità a 30 giorni è pari a circa il 20% e si calcola che a distanza di un anno dall’evento un terzo dei sopravvissuti presenta un grado di disabilità così elevato da essere completamente dipendenti da un aiuto esterno. Se nel 2010 si contavano nel mondo circa 6 milioni di morti a causa di ictus, nel 2020 tale numero probabilmente raddoppierà a causa dell’aumento degli anziani nella popolazione e della diffusa e persistente abitudine a fumare sigarette. I costi sociali dell’ictus sono dunque molto rilevanti. Alcune fonti calcolano che il costo di un invalido da ictus si aggiri intorno ai 30mila euro l’anno. Altre fonti stimano un costo complessivo pari a circa 100mila euro l’anno. La possibilità di contenere i danni L’ictus ischemico rappresenta la forma più frequente di ictus (circa l’80% dei casi) e col- pisce in prevalenza uomini con un’età superiore ai 65 anni. Nel caso di ictus ischemico è possibile intervenire con un trattamento di “trombolisi” che permette di liberare l’ostruzione e di ripristinare il flusso sanguigno. Tale intervento consente di ridurre in modo consistente sia il tasso di mortalità, sia quello di invalidità. Il trattamento trombolitico però per essere efficace deve avvenire entro 3 ore dall’insorgenza dell’ictus (recentemente la stima di questo periodo si è allungata fino alle 4 ore e mezza). Le procedure per la trombolisi inoltre sono effettuabili solo da reparti ospedalieri specializzati, conosciuti con il nome di “stroke unit”. Due tipi di ritardo evitabile E’ essenziale quindi che la persona colpita da ictus giunga nel più breve tempo possibile nella struttura sanitaria in grado di offrire l’intervento più efficace. Evitare inutili ritardi è certamente uno degli obiettivi principali nella lotta all’ictus. Come fare? Le cause del ritardato intervento sono essenzialmente di due tipi. Una prima fonte di ritardo è imputabile all’organizzazione dello stesso ospedale chiamato a prestare il soccorso. Si parla in questo caso di ritardo intraospedaliero per sottolineare il fatto che si riferisce al tempo che intercorre dal momento in cui il paziente arriva in ospedale al momento in cui il miglior trattamento possibile viene somministrato. Il ritardo accumulato in questa fase è prevalentemente attribuibile a carenze di natura gestionale o a lacune nella formazione del personale infermieristico e Le politiche abitative in Emilia-Romagna Una lettera può fare la differenza? Pagina Pagina22 In molti casi le persone colpite da ictus giungono in ospedale troppo tardi per ricevere un efficace trattamento trombolitico medico. La seconda fonte di ritardo (preospedaliero) è invece relativa al periodo che intercorre tra l’insorgere dei sintomi dell’ictus e l’arrivo del paziente in ospedale. Questa forma di ritardo è nella maggior parte dei casi imputabile al mancato riconoscimento dei sintomi dell’ictus da parte della persona colpita (o di chi gli sta accanto in quel momento) e alla messa in atto di comportamenti diversi dalla chiamata immediata del pronto intervento. Il numero di persone colpite da ictus che giungono in ospedale con il 118 è ancora piuttosto basso: una percentuale che varia tra il 20 e il 40 per cento in base ai territori. La decisione di portare con la propria auto il paziente nell’ospedale più vicino, anche se appare la più sensata, rischia di far perdere tempo prezioso e di precludere la possibilità di un intervento trombolitico. Se per combattere la prima forma di ritardo è necessario intervenire sulle modalità organizzative dei reparti coinvolti, attraverso innovazioni gestionali e corsi di formazione ad hoc, la miglior arma per fronteggiare il ritardo preospedaliero sembra essere la realizzazione di campagne di comunicazione sociale mirate alla popolazione più a rischio. Le campagne di comunicazione funzionano? La letteratura internazionale mostra alcuni effetti positivi delle campagne di comunicazione sociale, ma la validità dei risultati è spesso minata dal mancato utilizzo di rigorosi metodi di valutazione. Quali sono i reali benefici pro- dotti? Su quali particolari segmenti della popolazione si sono generati? Quali strumenti assicurano una migliore comprensione e una maggiore diffusione del messaggio? Si tratta di quesiti ai quali è possibile rispondere solo se ci si attrezza per tempo adottando una robusta strategia di ricerca che accompagni la campagna di comunicazione fin dal suo disegno iniziale. Ad esempio, nel caso di una campagna informativa mirata al trattamento tempestivo dell’ictus e realizzata in Gran Bretagna nel 2009 (the FAST campaign), le posizioni sull’efficacia della campagna furono diametralmente opposte(1). Da una parte, vi era chi, come gli autori del National Sentinel Stroke Audit, sosteneva che la campagna non aveva sortito grandi effetti sui comportamenti della popolazione e che addirittura la percentuale di persone ammesse in ospedale entro le 3 ore era inferiore nel 2010, dopo la realizzazione della campagna, rispetto a quella osservata nel 2008. Dall’altra parte, vi era chi replicava, come i rappresentanti della Stroke Association, che in realtà la campagna aveva avuto un enorme successo in quanto le chiamate al pronto intervento di persone colpite da ictus erano enormemente aumentate nel periodo successivo alla campagna. Quale tra le due parti aveva ragione? Difficile dirlo senza avere in mano i risultati di una valutazione condotta in modo rigoroso. 2. L’esperimento randomizzato Per valutare gli effetti di una politica pubblica in modo rigoroso è possibile ricorrere alla sperimentazione controllata con gruppo di controllo(2). In che cosa consiste? La logica della sperimentazione controllata La differenza tra ciò che accade al gruppo sperimentale e ciò che accade al gruppo di controllo identifica l’effetto della politica L’idea del metodo sperimentale è molto semplice e proviene dalla sperimentazione clinica utilizzata per testare l’efficacia dei farmaci. Un insieme di persone affette da una particolare patologia viene diviso in due sottogruppi mediante sorteggio (il processo di randomizzazione). Ad un gruppo, detto sperimentale, viene somministrato il farmaco, all’altro, detto di controllo, viene somministrata una sostanza inerte, il placebo. Le osservazioni che vengono effettuate sul gruppo di controllo servono a ricostruire la cosiddetta situazione controfattuale, ovvero quale sarebbe stato il de- corso della patologia nelle persone che hanno assunto il farmaco, se non lo avessero assunto. Il fatto che i due gruppi siano stati formati attraverso una randomizzazione, li rende simili nelle condizioni di partenza e dunque confrontabili, senza cioè il rischio di andare incontro a grandi distorsioni nell’interpretazione delle differenze. La differenza tra ciò che accade al gruppo sperimentale e ciò che accade al gruppo di controllo identifica in modo credibile l’effetto del farmaco. Come è stata organizzata la sperimentazione Anche se in questo caso non si tratta di testare l’efficacia di un farmaco, ma di una campagna informativa, la logica da applicare rimane la stessa. L’ipotesi fondamentale da verificare è se, e in che misura, l’invio di una lettera che con- (1) Cfr. articolo di Stephen Adams,“Stroke campaign 'failed to have lasting impact' , del Telegraph - 12 maggio 2011 (2) Ad esempio, nel numero di settembre 2012 di Valut-AZIONE (www.capire.org/capireinforma/scaffale/valutazione392012.pdf ) è raccontata la sperimentazione controllata di una campagna informativa sul trattamento tempestivo dell’ictus condotta a Berlino. Consiglio regionale della Lombardia Pagina 3 tiene informazioni utili a riconoscere l’ictus (sintomi) e a mettere in atto il comportamento corretto per agire con tempestività (chiamare il 118), permette di ridurre il tempo di presentazione presso le unità sanitarie abilitate a trattare l’ictus. Per ricostruire la situazione controfattuale e avere una robusta stima degli effetti, si è deciso di inviare una lettera soltanto ad alcune zone del territorio regionale. Si tratta di 83 zone, ognuna con un diverso numero di codice postale. Le persone over-65 che risiedono in tali zone costituiscono il nostro gruppo sperimentale. Allo stesso tempo abbiamo selezionato altre 83 zone che abbiamo considerato di controllo. Per garantire la somiglianza nelle condizioni di partenza, sia per le caratteristiche osservabili, sia per quelle inosservabili, la selezione dei due gruppi è avvenuta attraverso un’estrazione casuale dei codici di avviamento postale. Le lettere sono state spedite a circa 100mila famiglie residenti nelle aree sperimentali formate da almeno un componente con età tra i 65 e gli 85 anni. Grazie ai dati contenuti negli archivi del sistema sanitario regionale si hanno informazioni anche su altri 100.000 individui che risiedono nelle zone del gruppo di controllo. Il confronto tra questi due gruppi ci consente di stimare gli effetti della campagna su diverse dimensioni d’interesse. Il campione è composto da 166 aree CAP: 83 sono state oggetto della campagna informativa, 83 sono state escluse 3. La realizzazione della campagna informativa La campagna informativa è stata realizzata nel dicembre del 2013 (si veda tav. 1). Rispetto alle campagne di comunicazione sociale realizzate abitualmente per informare le persone su vari aspetti legati alla tutela della salute, essa si è caratterizzata per le seguenti scelte: • • • • l’adozione di un solo mezzo di comunicazione (la lettera inviata per posta) - spesso nelle campagne si utilizza invece un mix di strumenti e media diversi (quotidiani, passaggi radiotelevisivi, pagine internet,..) un preciso messaggio da “passare” ai destinatari: spiegazione dei sintomi e indicazione sulla chiamata al 118 - spesso il messaggio è più ampio e riguarda anche la prevenzione e le cure necessarie alle persone già colpite dalla patologia l’individuazione della fascia di popolazione più a rischio (over 65) alla quale inviare la lettera - spesso il messaggio è diffuso alla generalità della popolazione la costruzione di un gruppo di controllo selezionato attraverso il sorteggio di zone con codici postali differenti - questa è la novità più evidente della campagna. La composizione della lettera Per informare le famiglie è stata redatta una lettera in formato A4, stampata fronte-retro (si veda tav. 2). Nella prima pagina è stato riprodotto un testo, a firma dell’Assessore regionale per la Salute, che dopo aver sinteticamente spiegato cosa fosse l’ictus, metteva in rilievo i contenuti salienti del messaggio: • • • la descrizione dei tre sintomi per riconoscere velocemente l’ictus: volto, braccio e parola la necessità e le ragioni di chiamare subito il pronto intervento (118) - con l’indicazione del tempo massimo d’intervento il consiglio di tenere sempre le informazioni ricevute a portata di mano. Nella seconda pagina sono stati descritti nuovamente i sintomi dell’ictus, sfruttando l’aiuto di vignette create da un’agenzia di comunicazione specializzata. Per quanto riguarda la descrizione dei sintomi, la lettera è stata redatta seguendo i criteri della Cincinnati Prehospital Stroke Scale, una scala di valutazione medica impiegata per diagnosticare l’ictus in un paziente da parte del personale sanitario e dei primi soccorritori. La scala offre una valutazione su tre Tav. 1 - Il processo di valutazione della campagna informativa per il trattamento tempestivo dell’ictus Prima fase Seconda fase Terza fase Quarta fase Novembre - dicembre 2013 Fine gennaio - febbraio 2014 Febbraio - Dicembre 2014 Entro giugno 2015 Preparazione del messaggio e invio postale ai destinatari Conduzione di un’indagine campionaria telefonica su sperimentali e controlli Raccolta dati su persone colpite da ictus in zone trattate e in quelle di controllo Elaborazione dei dati e presentazione del rapporto conclusivo di valutazione Le politiche abitative in Emilia-Romagna Una lettera può fare la differenza? Pagina Pagina44 La lettera punta a dare informazioni su tre sintomi: volto, arto e parola elementi la cui presenza è facilmente verificabile anche da non esperti: (1) la mimica facciale (volto): chiedere di sorridere e osservare se un lato del viso si muove in modo diverso dall’altro; (2) lo spostamento delle braccia (arto): invitare la persona a sollevare le braccia e osservare se un arto cade o si muove in modo anomalo rispetto all’altro; (3) l’articolazione del linguaggio (parola): invitare il paziente a pronunciare una frase e verificare se “strascica” o sbaglia le parole. I destinatari delle lettere stesso messaggio alla medesima famiglia, sono stati eliminati i nominativi di donne residenti allo stesso indirizzo di destinatari uomini, nell’ipotesi che si tratti nella maggior parte dei casi di mogli o di conviventi. Questa scelta è stata assunta in base a due considerazioni: (1) l’incidenza dell’ictus è comunque maggiore tra gli uomini; (2) la percentuale di individui che vivono soli dopo i 65 anni è più alta tra le donne - inviando la lettera agli uomini aumenta la probabilità di raggiungere con la stessa lettera un numero maggiore di persone. Gruppo sperimentale e gruppo di controllo La lettera è stata inviata a 100mila destinatari residenti in 83 zone CAP estratte a sorte. Gli indirizzi delle persone alle quali inviare la lettera sono stati estratti dagli archivi del Sistema Sanitario Regionale. Gli indirizzi sono stati successivamente consegnati a Postel (Gruppo Poste Italiane) che ha curato la spedizione delle lettere. Tra i nominativi dei possibili destinatari delle lettere sono stati eliminati dall’elenco coloro che erano già stati protagonisti di un episodio di ictus e coloro che risultavano ricoverati presso una struttura ospedaliera di lunga degenza. Per evitare il rischio di inviare più volte lo Affinché l’esperimento vada a buon fine è necessario che il gruppo sperimentale e il gruppo di controllo siano in media uguali lungo tutte le caratteristiche osservabili e inosservabili. Per questo motivo viene effettuata la selezione randomizzata dei destinatari. Dopo aver effettuato la randomizzazione, si è proceduto dunque ad una verifica dell’uguaglianza rispetto ad alcune variabili rilevanti come il sesso, l’età e la presenza di alcune patologie correlate con l’insorgere dell’ictus (come lo scompenso cardiaco e l’ipertensione). La tavola 3 mostra come rispetto a tutte le variabili prese in considerazione la distribuzione sia del tutto simile nei due gruppi. In entrambi i Tav. 2 – La lettera inviata alle famiglie Consiglio regionale della Lombardia Pagina 5 Tav. 3 – La distribuzione per sesso, età e condizioni cliniche nei due gruppi Variabili Gr. Controllo Gr. Sperimentale Maschi 65.139 65,6% 65.302 65,5% 65 - 69 29.597 29,8% 29.600 29,8% 70 - 74 26.219 26,4% 26.614 26,8% 75 - 79 23.064 23,2% 23.141 23,3% 80 - 84 17.704 17,8% 17.637 17,8% 85 2.639 2,7% 2.777 2,8% Ipertesi 21.045 21,2% 21.593 21,6% Scompensati 5079 5,1% 5020 5% gruppi la percentuale di uomini presenti nel campione è pari a circa il 65%. L’uguaglianza è evidente nella distribuzione per fasce d’età. Lo stesso può dirsi per quanto riguarda la presenza nei due gruppi di ipertesi, intorno al 21% del totale, e di affetti da scompenso cardiaco, intorno al 5%. 4. Le domande di valutazione Lo scopo della valutazione è verificare che si siano realizzati tre tipi di cambiamento. Tali cambiamenti sono tra loro legati da una successione logica. Se non si realizza il primo, difficilmente si potranno osservare cambiamenti sulle altre dimensioni. Cambiare le conoscenze Il primo obiettivo della campagna è produrre un cambiamento nella capacità dei cittadini di riconoscere i sintomi dell’ictus, di valutarne la gravità e chiamare immediatamente il 118. La verifica della misura in cui questo obiettivo è stato raggiunto è oggetto della presente nota. La domanda chiave in questo caso è: “In che misura i cittadini sono in grado di ricordare i tre sintomi citati nella lettera e sono consapevoli del corretto comportamento da tenere in caso di emergenza?” Cambiare i comportamenti Il secondo obiettivo della campagna consiste nel verificare in che misura si siano prodotti cambiamenti nei comportamenti tenuti dai cittadini in caso di emergenza ictus. La campagna ha contribuito ad aumentare la per- centuale di persone colpite da ictus giunte all’ospedale in ambulanza (via 118)? Si è davvero ridotto il ritardo preospedaliero, ovvero il tempo di presentazione dei pazienti presso le stroke unit? Naturalmente il cambiamento nei comportamenti dei cittadini dovrebbe anche tradursi in un aumento del numero di trattamenti trombolitici somministrati dai medici che operano nelle stroke unit. In che misura ciò è davvero successo? Cambiare le condizioni cliniche Infine il terzo obiettivo, quello che motiva l’esistenza della campagna: determinare un cambiamento nelle condizioni cliniche delle persone colpite da ictus. Le domande chiave sono le seguenti. Si è ridotto il tasso di mortalità tra le persone colpite da ictus? Si è ridotto il tasso di invalidità? E’ diminuita la durata del periodo necessario alla riabilitazione? Una riduzione nel tasso di invalidità o nella durata del periodo di riabilitazione, oltre ad aumentare il benessere dei pazienti, comporta anche una diminuzione di costi per il sistema sanitario e per le famiglie. L’indagine per verificare gli effetti sulla conoscenza Per valutare gli effetti della campagna informativa in termini di aumento delle conoscenze in possesso dei cittadini raggiunti dalla lettera, è stata condotta un’indagine campionaria telefonica con metodo CATI (Computer-Assisted Telephone Interviewing). Le stesse domande sono state poste al gruppo sperimentale e al gruppo di controllo. Le differenze osservate tra le risposte date alle stesse domande del questionario possono essere interpretate come effetti della campagna informativa. Le interviste sono state realizzate dal 29 gennaio al 5 febbraio 2014, circa 40 giorni dopo la conclusione della campagna. L’obiettivo minimo era di intervistare almeno L’obiettivo della valutazione è verificare che abbiano avuto luogo i cambiamenti desiderati grazie alla campagna di comunicazione Le politiche abitative in Emilia-Romagna Una lettera può fare la differenza? Pagina Pagina66 Tav. 4 – Le interviste realizzate attraverso l’indagine telefonica Gr. Controllo Gr. Sperimentale N. interviste tentate 1217 1235 N. interviste realizzate 750 752 Ha risposto il destinatario della lettera 606 631 Hanno risposto altri conviventi magg. 144 121 - coniugi 75% 72% - figli, nuore o generi 19% 19% - altre relazioni (nipoti, badanti, etc.) 6% 9% cinque persone per ogni zona CAP che fa parte del gruppo sperimentale e cinque per ogni zona CAP del gruppo di controllo. L’indicazione era di estendere, laddove possibile, il numero di interviste fino a raggiungere 10 persone. L’estrazione delle persone da intervistare è stata effettuata in modo casuale. Nel corso dell’indagine sono state contattate 1235 persone del gruppo sperimentale e 1217 del gruppo di controllo: un totale di 2452 persone. Le interviste giunte a buon fine sono complessivamente 1502: una media di 9 interviste per CAP. Gli intervistati che fanno parte del gruppo sperimentale sono 752, tutti gli altri costituiscono il gruppo di controllo. L’età media degli intervistati è di 72 anni in entrambi i gruppi. L’intervistatore aveva il compito di somministrare il questionario al destinatario diretto della lettera (il nominativo che compariva sulla busta). Per riuscire ad intervistarlo in molti casi è stato chiesto un appuntamento telefonico. Se per qualche motivo questo non era possibile, l’intervistatore poteva decidere di intervistare un convivente maggiorenne. Nella maggior parte dei casi (in media circa l’82%) ha risposto all’intervista il destinatario diretto della lettera (si veda tav. 4). La maggior parte dei rispondenti alternativi ai destinatari erano i coniugi (tra il 72 e il 75%). Nel 19% dei casi figli, generi e nuore. Struttura del questionario Il questionario è piuttosto breve ed è composto da 14 domande, di cui alcune sono quesiti filtro che servono ad accedere a sezioni successive dello stesso questionario. Nella maggior parte dei casi le domande sono a risposta chiusa. Il questionario è composto da quattro sezioni distinte, dedicate ai seguenti aspetti: • • • • contatto e informazioni generali conoscenza della patologia e comportamenti da adottare in caso di ictus memoria della lettera memoria di altre campagne informative 5. Ricordi e impressioni dei destinatari sulla lettera Circa il 35% dei destinatari non ricorda di aver ricevuto la lettera Una sezione del questionario è dedicata ad indagare in che misura i destinatari della lettera si ricordano della lettera ricevuta, che cosa ne hanno fatto - se l’hanno conservata o meno e se ne hanno parlato con conoscenti e quali impressioni ne hanno ricavato. te nel gruppo di controllo tale percentuale (non riportata in tabella) è prossima allo zero: si tratta di solo di 3 persone che dichiarano di aver ricevuto una lettera sul tema dell’ictus (probabilmente perché raggiunti da altre campagne informative). In che misura il messaggio è ricordato dalle famiglie e dai destinatari diretti? Se anche si considerano solo coloro che tra gli intervistati sono i veri destinatari della lettera, cioè il loro nome e cognome compariva sulla busta, la percentuale di quanti si ricordano di aver ricevuto la lettera non cambia e rimane ferma intorno al 66%. Ciò significa che esiste una notevole “dispersione” del messaggio: o la lettera non raggiunge la destinazione prevista, o non viene letta (anche dai destinatari diretti), oppure semplicemente viene già dimenticata dopo poco più di un mese. Una domanda del questionario mira ad indagare se gli intervistati ricordano la lettera; è un modo per capire in che misura la lettera sia riuscita davvero a raggiungere l’intera popolazione target. Con riferimento al solo gruppo sperimentale, gli intervistati che si ricordano di aver ricevuto una lettera sono poco meno dei due terzi, circa il 65% (si veda tav. 5). Naturalmen- Tav. 5 – Il ricordo di aver ricevuto una lettera Ricorda se negli ultimi 2 mesi le è arrivata una lettera con informazioni sull'ictus? Tutti intervistati del Gr. Sperimentale Solo i destinatari Sì 65% 66% No 35% 34% Totale 752 631 In che misura il messaggio è stato conservato e condiviso con conoscenti e famiiari? La lettera conteneva il suggerimento di conservare le informazioni a portata di mano. Circa il 73% di coloro che si ricordano di aver ricevuto la lettera dichiarano di averlo fatto. Consiglio regionale della Lombardia La percentuale è simile sia se si considerano tutti gli intervistati, sia se il calcolo viene limitato ai soli destinatari della lettera. Uno degli aspetti di interesse riguarda il fatto che vi sia una circolazione delle informazioni contenute nella lettera per “passaparola”. Una domanda del questionario mirava ad indagare questo aspetto. Circa il 66% tra coloro che si ricordano di aver ricevuto la lettera dichiara espressamente di aver parlato dei suoi contenuti con qualche familiare o conoscente. Anche in questo caso la percentuale è simile sia se si considerano tutti gli intervistati, sia se il calcolo viene limitato ai soli destinatari diretti. Quali sono le impressioni degli intervistati sui contenuti della lettera? Pagina 7 Tav. 6 – Impressioni sul contenuto della lettera Come ha trovato il contenuto della lettera? Utile 89,2% Poco utile perché difficile da comprendere 0,8% Poco utile perché contiene informazioni già conosciute 4,7% Non ricordo/non so 5,3% TOT Tav. 7 – Cittadini raggiunti da altre campagne informative Ricorda di avere avuto in passato informazioni sull'Ictus? Tot. intervistati Sì 57% No 40% Non ricordo 3% TOT 1502 6. Il ricordo di altre campagne informative Ad esempio, nel 2013, in occasione della IX giornata mondiale dell’ictus che ricorre il 29 ottobre di ogni anno, la Regione Lombardia ha dato il via ad una campagna di sensibilizzazione. Grazie ad un accordo con Federfarma Lombardia e con il supporto organizzativo delle Asl è stato distribuito nelle farmacie di tutto il territorio regionale l’opuscolo informativo “Ictus. Hai 3 ore per riconoscerlo e limitare i danni”. danni” Le informazioni contenute nel materiale informativo riguardavano sia il Tav. 8 – I canali di informazione sull’ictus 487 contenuti o non sa esprimere un parere sulla lettera. Un altro 5% ritiene i contenuti poco utili, in quanto le informazione in esso contenute erano già conosciute. Quasi nessuno ritiene che il messaggio contenuto nella lettera fosse poco comprensibile. Agli intervistati è stato anche chiesto di esprimere un giudizio sui contenuti della lettera (tav. 6). Il 90% circa degli intervistati ne apprezza l’utilità. Poco più del 5% non ricorda i Recentemente sono state condotte a livello nazionale e a livello regionale diverse campagne informative sul tema dell’ictus. Gr. Sperimentale riconoscimento dell’attacco e la modalità di tempestivo intervento, sia i consigli su come favorire il massimo recupero funzionale all’uscita dall’ospedale. L’indagine campionaria ha offerto l’occasione di indagare in che misura tali campagne siano riuscite a raggiungere la popolazione target degli ultra sessantacinquenni. Quanti sono coloro che ricordano di aver ricevuto informazioni sull’ictus? Attraverso quale canale? Circa il 57% degli intervistati dichiara di aver ricevuto qualche tipo di informazione riguar- Le politiche abitative in Emilia-Romagna Una lettera può fare la differenza? Pagina Pagina88 dante il tema dell’ictus (si veda tav. 7). Il canale di maggiore diffusione è certamente il passaparola tra conoscenti: quasi il 50% è sicuro di averne già parlato con familiari e amici (si veda tav. 8). Un quarto delle persone afferma di averne già sentito parlare anche in televisione. Il 15% ritiene di aver letto su quo- tidiani e riviste qualcosa sull’argomento. Circa il 10% indica il medico come ulteriore fonte di informazione. Il 4% ha ricevuto informazioni anche da farmacie e ASL. Solo il 3% dichiara di aver intercettato qualche notizia navigando su Internet. 7. Gli effetti della campagna informativa sulle famiglie In questa sezione si illustrano i principali risultati rispetto agli effetti prodotti dalla campagna informativa sulla conoscenza della sintomatologia e sulla consapevolezza dell’emergenza. In che misura la campagna ha prodotto un effetto sulla conoscenza dei sintomi? Come era prevedibile, quasi tutti gli intervistati (circa il 97%) dichiarano di aver già sentito parlare di ictus. Rispetto a questa domanda esiste una lievissima differenza a favore del gruppo sperimentale (si veda tav. 9), ma non si tratta di una differenza significativa né da un punto di vista statistico, né da un punto di vista sostanziale. Tav. 9 – L’effetto della lettera sulla conoscenza dei singoli sintomi % di coloro che hanno risposto SI Gr. Sperimentale Gr. Controllo avvertire un fortissimo mal di testa. Tra questi solo l’ultimo non veniva citato nella lettera, in quanto non compreso nella Cincinnati Prehospital Stroke Scale. Gli altri due malesseri proposti all’intervistato, ma qui non riportati - avvertire un improvviso dolore al petto e provare fatica a respirare - non hanno in realtà niente a che fare con l’ictus e sono serviti esclusivamente come test. Chi rispondeva SI alla domanda, riconosceva quel malessere come sintomo dell’ictus. L’ordine dei possibili sintomi cambiava in modo casuale per ciascun intervistato al fine di evitare che vi fosse una qualche distorsione sistematica nella risposta dovuta esclusivamente alla collocazione dei sintomi nell’elenco proposto. Diff. Ha già sentito parlare di ictus 97,2% 96,5% + 0,7 Sintomi 1 - parlare senza scandire bene le parole 2 - non riuscire a sollevare un braccio 3 - avere la bocca storta 85,6% 78,4% 90,6% 79,3% 67% 81,1% + 6,3 + 11,4 + 9,5 Solo sui 3 sintomi d’interesse la lettera ha fatto la differenza, mettendo nelle condizioni i soggetti del gruppo sperimentale di riconoscerli con una maggiore frequenza. Pur registrando percentuali piuttosto elevate anche nel 4 - avvertire un fortissimo mal di testa 71,8% 71,3% + 0,5 gruppo di controllo - da un miniLa lettera puntava soprattutto a modificamo del 67% per quanto riguarda il sintomo re la capacità dei cittadini di riconoscere in collegato al movimento degli arti ad un massialcuni particolari malesseri (connessi alla mo dell’81% per il sintomo più riconosciuto mimica facciale, all’uso degli arti e alla parodella paresi facciale - l’aumento delle persola) i sintomi tipici dell’ictus. ne in grado di conoscere uno dei sintomi è evidente. Si va da un minimo di sei punti perPer indagare questo aspetto è stato chiecentuali ad un massimo di undici. Tutte le sto agli intervistati di individuare in un elenco differenze evidenziate in grassetto sono statidi 6 possibili malesseri quali fossero ricondusticamente significative. cibili all’insorgere di un ictus. In tavola 9 si riportano esclusivamente i quattro sintomi correttamente collegabili all’ictus con le percentuali di risposte positive offerte dagli intervistati. I sintomi sono: parlare senza scandire bene le parole, non riuscire a sollevare un braccio, avere la bocca storta, Tav. 10 – L’effetto della lettera sulla conoscenza dei sintomi % di coloro che hanno individuato Almeno 2 sintomi indicati in lettera Tutti e 3 i sintomi indicati in lettera Gr. Sperimentale Gr. Controllo 90,8% 67% 82,1% 52,2% Diff. + 8,7 + 14,8 Si ha la riprova che esiste un effetto della lettera sulla conoscenza in possesso dei cittadini, osservando che cosa avviene sul quarto sintomo considerato - avvertire un fortissimo mal di testa. Per questo sintomo non citato nel testo del messaggio non si rivela infatti alcuna differenza tra gruppo sperimentale e gruppo di controllo: entrambi si attestano intorno al 71%. L’effetto della lettera sulla conoscenza è ancora più evidente se si osserva la differenza nella percentuale di coloro che riescono a Consiglio regionale della Lombardia Pagina 9 Tav. 11 – Il comportamento dichiarato in caso di emergenza ictus Qual è la prima cosa che fa, se sospetta che una persona che le sta accanto sta subendo un ictus? Aspetto per vedere se i sintomi passano La porto subito all’ospedale più vicino Chiamo il 118 e aspetto l’autoambulanza Le consiglio di contattare immediatamente il proprio medico Non so Totale riconoscere correttamente tutti e tre i sintomi (tav.10). In questo caso la percentuale di coloro che danno la risposta corretta è naturalmente inferiore, pari a circa il 67%. Si tratta di un valore di quasi 15 punti percentuali superiore a quello del gruppo di controllo. Se la lettera non fosse stata inviata la percentuale di coloro che sarebbero stati in grado di riconoscere tutti e tre i sintomi si sarebbe attestata intorno al 50%. In che misura la campagna ha aumentato la consapevolezza della necessità di chiamare il 118? La lettera sottolineava l’importanza, in caso di emergenza, di chiamare il 118 e di non trasportare la persona colpita all’ospedale più vicino con mezzi propri. Da un lato, l’ospedale più vicino potrebbe non avere una stroke unit attiva e questo pregiudicherebbe la possibilità di riuscire ad ottenere un trattamento trombolitico - il personale del 118 invece può trasportare il paziente negli ospedali più attrezzati - dall’altro lato, le procedure del pronto soccorso (triage) non garantiscono che la persona colpita da ictus sia visitata da uno specialista in tempi brevi in modo da essere eventualmente sottoposta a trattamento trombolitico. Dal confronto rispetto a questa particolare variabile non emergono differenze rilevanti tra gruppo sperimentale e gruppo di controllo. Coloro che sono stati oggetto della campagna informativa presentano una percentuale più elevata di risposte corrette, ma soltanto di 4 punti percentuali: l’80% del gruppo sperimentale contro il 76% del gruppo di controllo. Si tratta in entrambi i casi di percentuali Gr. Sperimentale Gr. Controllo 0,4% 13,7% 80,3% 5,3% 0,3% 752 Diff. 0,8% 14,8% 76,5% 7,2% 0,7% 750 - 0,4 - 1,1 + 3,8 - 1,9 - 0,4 elevate che lascerebbero pensare all’esistenza di una consapevolezza diffusa rispetto al corretto comportamento da tenere in casi di emergenza. Anche se i dati disponibili più recenti mostrano che in realtà sono ancora in molti (circa i due terzi del totale dei pazienti) a non chiamare il 118 e ad autopresentarsi al pronto soccorso. Nel nostro campione, solo il 13/14% degli intervistati in entrambi i gruppi sostiene invece che porterebbe il paziente con la propria auto in ospedale. In che misura la campagna ha aumentato la capacità di riconoscere l’ictus e adottare il comportamento più corretto? L’obiettivo della campagna era di aumentare il numero di persone in grado di riconoscere i tre sintomi tipici dell’ictus e che al contempo fossero consapevoli della necessità di chiamare il 118. Per verificare in che misura la campagna abbia fatto la differenza su questa dimensione, è stata calcolata, sia per il gruppo sperimentale che per il gruppo di controllo, la percentuale di persone che hanno risposto esattamente alla domanda sui sintomi e contemporaneamente hanno indicato come prima cosa da fare la telefonata al 118. Il confronto tra i due gruppi permette di identificare un effetto di quasi 13 punti percentuali (tav. 12). La campagna ha aumentato la capacità di riconoscere i sintomi e di adottare il comportamento più corretto nel 13% delle persone intervistate In che misura la campagna ha aumentato la consapevolezza dell’urgenza dell’intervento? Una domanda del questionario mira ad indagare l’aspetto dell’urgenza. In particolare, si cerca di capire se cittadini che sono stati oggetto della campagna informativa hanno compreso che il medico può intervenire solo entro le prime tre ore dall’insorgenza dell’ictus. Tav. 12 – Risposte sull’urgenza e sul numero di sintomi % risposte esatte Hanno risposto correttamente alla domanda sui sintomi e indicano la necessità di chiamare il 118 Gr. Sperimentale Gr. Controllo 54,9% 42,1% 752 750 Diff. +12,8 Le politiche abitative Emilia-Romagna Una lettera puòinfare la differenza Pagina Pagina10 10 Tav. 13 – Risposte sull’urgenza e sul numero di sintomi Quanto tempo ha a disposizione un medico per tentare di limitare i danni dell’ictus? Gr. Sperimentale Tre ore 13,7% Quanti sintomi si devono manifestare per agire? Gr. Sperimentale Gr. Controllo Diff. 5% Gr. Controllo +8,7 Diff. Ne basta solo uno 62,2% 59,8% +2,3 Almeno 2 sintomi 23,4% 23,7% - 0,3 Il messaggio che la campagna informativa vuol far “passare” è il carattere di estrema urgenza dell’intervento. La lettera inviata però riportava l’esatto numero di ore entro il quale giungere in ospedale per ricevere cure efficaci (3 ore) solo una volta, mentre sottolineava una più generica necessità di intervenire rapidamente in più punti e con diverse esortazioni - ”c’è poco tempo, agisci in fretta, chiama subito”. Nonostante questa scelta comunicativa, il gruppo sperimentale mostra una maggiore precisione rispetto al gruppo di controllo nel definire il periodo di tempo entro il quale occorre intervenire (3 ore). Ciò significa che questa specifica informazione è rimasta fortemente impressa su almeno una parte dei destinatari. Nel gruppo sperimentale l’indicazione delle tre ore è stata data dal 13% degli intervistati, nel gruppo di controllo solo dal 5%. (tav. 13). Su questo particolare aspetto la lettera sembra dunque aver prodotto un effetto di 8 punti percentuali, anche soltanto attraverso l’inserimento di una frase. ta nella lettera: quanti sintomi si devono manifestare per ritenere di essere in presenza di un ictus? In teoria anche soltanto un sintomo, tra quelli indicati dalla campagna informativa, dovrebbe mettere in allarme e far sospettare l’insorgenza di un ictus. La lettera però non esplicitava questo elemento. In un certo senso questo punto era sottinteso. Su questo particolare aspetto il gruppo sperimentale e il gruppo di controllo non danno risposte molto diverse. La differenza rilevata sulla risposta “Ne basta solo uno” è assai ridotta, poco più di due punti percentuali, e non è statisticamente significativa (tav. 13). Ciò conferma quanto emerge dall’analisi delle risposte date alla domanda precedente: anche una sola frase o una breve sottolineatura, in una lettera che contiene un testo relativamente breve e che mira a dare pochi messaggi molto puntuali, viene registrata e memorizzata dai lettori. Tutto ciò che è implicito, o che resta espresso in termini un po’ ambigui, non lascia tracce nel ricordo dei lettori. Il questionario conteneva una domanda anche relativa ad un’informazione non inseri- 8. Gli effetti della campagna informativa sui destinatari diretti Circa il 20% delle interviste sono state condotte su persone che non erano i destinatari diretti della lettera. In che misura i risultati cambiano se l’analisi viene condotta solo su quest’ultimi, escludendo familiari e conviventi? L’effetto sulla conoscenza dei sintomi La stima degli effetti effettuata in precedenza sulla conoscenza dei singoli sintomi viene confermata (si veda tav. 14). I valori delle Tav. 14 – L’effetto della lettera sulla conoscenza dei singoli sintomi % di coloro che hanno risposto SI Gr. Sperimentale Gr. Controllo 1 - parlare senza scandire bene le parole 2 - non riuscire a sollevare un braccio 3 - avere la bocca storta 84,2% 77,3% 89,7% 77,9% 65,3% 80,2% 4 - avvertire un fortissimo mal di testa 70,4% 70,3% percentuali si abbassano sia nel gruppo di controllo, sia in quello sperimentale. Restano del tutto invariate le differenze tra i due gruppi. L’effetto sulla capacità di riconoscere i sintomi e sulla consapevolezza delle necessità di chiamare il 118 In questo caso l’effetto cresce di un paio di punti e arriva a sfiorare la quota di 15 punti percentuali (si veda tav. 15). Se nel gruppo di controllo coloro che sono in grado di riconoscere i sintomi dell’ictus e rispondono esattamente alla domanDiff. da sul comportamento più corretto + 6,3 da tenere in caso di emergenza sono + 12 circa il 38% del totale, nel gruppo + 9,5 sperimentale sono più della metà, +0,1 circa il 53%. Consiglio regionale della Lombardia Pagina 11 Tav. 15 – Risposte sull’urgenza e sul numero di sintomi % risposte esatte Gr. Sperimentale Hanno risposto correttamente alla domanda sui sintomi e indicano la necessità di chiamare il 118 I risultati dell’analisi di regressione Gr. Controllo 52,9% 38,3% 631 606 Su questa stessa variabile risultato è stata condotta un’analisi di regressione al fine di testare, con altro metodo, i confronti effettuati in precedenza. E’ una procedura che viene spesso utilizzata per “affinare” le stime provenienti da semplici confronti tra medie. Nel nostro caso, le variabili considerate nel modello di regressione sono le seguenti: (1) età del rispondente; (2) il fatto che fosse destinatario diretto della lettera o un suo familiare; (3) la provincia di residenza; (4) il fatto che avesse già ricevuto in passato informazioni sul tema dell’ictus. L’ambizione del modello di regressione è giungere ad una stima dell’effetto “a parità di condizioni”, ovvero depurando il confronto tra sperimentali e controlli di tutti gli “effetti” di altre variabili intervenienti. Grazie a questa procedura di affinamento, la stima dell’effetto cresce lievemente fino a raggiungere la quota di 15,2 punti percentuali. Si rafforza dunque il giudizio sull’efficacia della campagna. I prossimi passi La valutazione prosegue adesso andando ad analizzare gli effetti della campagna informativa sui comportamenti, in caso di emergenza, dei cittadini ai quali è stata inviata la lettera e sulle loro condizioni cliniche, nel caso in cui siano stati colpiti da ictus. Da questo punto di vista i risultati di questo studio, riguardante gli effetti sulla conoscenza dei sintomi e sulla consapevolezza del comportamento da tenere (+ 15 punti percentuali), lasciano ben sperare, ma naturalmente non garantiscono che tutto ciò si traduca in un cambiamento dei comportamenti reali. Per verificare questo aspetto è necessario osservare cosa accadrà a coloro che sono colpiti da ictus sia nel gruppo sperimentale che nel gruppo di controllo. Su quali variabili si verificherà l’effetto Questa seconda parte della valutazione si concentrerà principalmente sulle seguenti variabili risultato intermedie e finali: • • • • • • • il tempo medio di presentazione in ospedale della persone colpite da ictus la percentuale di persone che giungono in ospedale tramite 118 la percentuale di persone che si presentano autonomamente in ospedale il numero di interventi di trombolisi effettuati nella popolazione di riferimento il numero di decessi entro 30 giorni il numero di decessi entro 90 giorni la percentuale di invalidi. Diff. Tre tipi di confronto L’idea è di realizzare tre diversi confronti, nei quali siano presi in considerazione soggetti diversi appartenenti al gruppo sperimentale e a quello di controllo. Il primo confronto riguarderà le 100.000 persone over 65 alle quali è stato inviato il messaggio (gruppo sperimentale) con le 100.000 persone di uguali requisiti al quale il messaggio non è stato inviato (gruppo sperimentale). Il confronto così strutturato offrirà una stima degli effetti sui destinatari diretti della lettera. Il secondo confronto comprende una popolazione più ampia. Ai destinatari diretti della lettera si aggiungeranno i familiari ed eventuali vicini di appartamento, tutti coloro cioè che risiedono allo stesso indirizzo del destinatario, indipendentemente dall’età delle persone. Ciò consentirà di verificare in che misura vi sia stata una “contaminazione” tra i destinatari e le persone che hanno con loro rapporti più stretti. Il terzo tipo di confronto è ancora più ampio e riguarderà tutti i residenti delle zone del gruppo sperimentale con tutti i residenti delle zone del gruppo di controllo. In questo caso l’ipotesi da verificare è che vi sia stato un effetto di contaminazione di vasta scala e che le informazioni contenute nella lettera si siano diffuse nei comportamenti di tutta la popolazione sotto osservazione. Il periodo di osservazione si concluderà alla fine di dicembre 2014 e i primi risultati saranno disponibili a giugno 2015. +14,6 Sui destinatari diretti della lettera l’effetto è di circa 15 punti percentuali Pagina 12 Una lettera può fare la differenza? Il progetto è frutto della collaborazione tra lo staff dell’Associazione per lo Sviluppo della Valutazione e l’Analisi delle Politiche Pubbliche (ASVAPP), che cura le attività di ricerca svolte nell’ambito di progetto CAPIRe, l’Ufficio Analisi Leggi e Politiche Regionali del Consiglio regionale della Lombardia, la Struttura Progettazione e Sviluppo dei Piani della Direzione Generale salute della Regione Lombardia e Lombardia Informatica. Si ringraziano in particolare per la collaborazione Elvira Carola, Michela Rocca e Alessandro Rotilio (Consiglio regionale della Lombardia), Maurizio Bersani e Roberta Gorio (DG Salute - Regione Lombardia), Fabrizio Pizzo, Michele Ercolanoni e Gjiliola Cukaj (Lombardia Informatica). I dati illustrati nella presente nota sono stati elaborati da Fabio Sandrolini, Lisa Zaquini e Marco Sisti (ASVAPP), che ha curato anche la redazione dei contenuti. CAPIRe è un’iniziativa promossa dalla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative di Regioni e Province Autonome. Per ulteriori informazioni sul progetto: www.capire.org