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La diciassettesima conferenza del ciclo di incontri “L’Università incontra le Aziende”, organizzato dalla Funzione “Dal Diritto allo studio al mondo del Lavoro (Dir.S.eL.)” si è tenuta il giorno 31 marzo 2004 alle ore 10, presso la sala lauree della Facoltà di Scienze Politiche, Via Verdi, 25 con l’intervento di Giorgio Cumino dell’ Artesina S.p.A., che ha illustrato la realtà della sua azienda e trattato le “speranze e motivazioni nell’approccio alla futura attività lavorativa, come esprimere concretezza nell’esposizione delle capacita: trasmettere se stessi”, aspettative del datore di lavoro”, “turnover di rapporti lavorativi e realizzazione dell’obiettivo di stabilità” ed “alcune riflessioni sugli obiettivi di team e riflessi psicologici del senso di fiducia nell’azienda”. Giorgio Cumino ha raccontato di essersi laureato in Economia e Commercio e di aver esercitato la professione di dottore commercialista e revisore dei conti; in quegli anni era il commercialista del C.C.P. un distributore di prodotti caseari, che ha poi iniziato a produrre una panna montata confezionata con caratteristiche di montature superiore che si è rapidamente affermata con forza sul mercato, la “Panna Elena”. Successivamente è entrato in contatto con un gelataio che gli ha proposto di produrre industrialmente gelati, nel giro di pochi mesi avevano avuto una grossa perdita e si sono separati, ma Giorgio Cumino ha deciso di tenere l’azienda. Dopo 15 anni arrivò la Bo Frost che gli propose di produrre profiteroles e mousse. Nel 1995 decisero di ampliare le strutture, aumentare il personale e cercare sbocchi commerciali sui mercati esteri. Le caratteristiche di un’impresa che cresce si notano dalla storia professionale dell’imprenditore; ad esempio la Bindi ha iniziato come attività artigianale, poi è cresciuta ed il titolare ha cercato dei collaboratori che creassero una struttura aziendale e commerciale in grado di supportare le dimensioni raggiunte. Giorgio Cumino, essendo un professionista, ha invece prima creato la struttura ed ora si sta ponendo l’obiettivo della crescita. La produzione di Artesina è difficile da fabbricare ed è un prodotto di nicchia; anche la vendita è impegnativa perché la catena del freddo richiede un’attrezzatura costosa. Da i prodotti a dei distributori esclusivi, che devono però avere un utile sufficiente a rendere conveniente l’esclusiva, poiché se si affidassero a distributori di prodotti differenziati costoro tenderebbero a non venderli, in quanto i prodotti non surgelati richiedono minori attrezzature. Per avere dei distributori esclusivi hanno abbinato altri prodotti a quelli dolciari ed hanno iniziato a preparare pasta fresca e funghi congelati, e ad importare pesce surgelato; per avere un utile maggiore in Brasile hanno fatto degli accordi diretti con i pescatori, al fine di saltare gli esportatori brasiliani. Un altro prodotto che consente un utile elevato è la mozzarella cubettata per le pizzerie; in Italia la legislazione prevede dei parametri di produzione molto più severi di quelli di altri paesi dell’Unione Europea, quindi importano la mozzarella dalla Spagna a prezzi molto più competitivi. Un astante ha chiesto quanto incidono i costi energetici e di trasporto. Giorgio Cumino ha dichiarato che, nel settore alimentare, si hanno i costi di riscaldamento dei locali, quelli per il funzionamento delle macchine e le spese per l’energia calorica. Il totale, per l’Artesina è pari a circa l’1,7% del fatturato. Uno costo molto elevato è quello per la depurazione delle acque e lo smaltimento dei fanghi, che costa circa 50.000 euro e ha delle problematiche continue, per la manutenzione e l’adeguamento degli impianti alle normative. Per il trasporto l’azienda si serve di mezzi esterni: noleggiano dei camion predisponendo dei circuiti, in modo da servire con lo stesso mezzo numerosi clienti, anche in città diverse. I trasporti più lontani sono effettuati tramite spedizionieri, che sono più cari ma non hanno costi per il ritorno del mezzo. Per le spedizioni in Italia il trasporto incide su circa il 4% del fatturato mentre recentemente stanno incontrando dei problemi negli Stati Uniti, dove le aziende del gruppo Artesina esportano molto, in quanto, per cercare di limitare le importazioni le merci vengono trattenute nei magazzini doganali per circa una settimana al costo di 120 dollari al giorno per contaier. Un partecipante ha domandato se i colloqui fatti da un self made man sono diversi da quelli effettuati dalle grandi aziende. Giorgio Cumino ha affermato che in Italia il tasso culturale degli imprenditori, soprattutto tra i titolari delle P.M.I., è più basso che in altri stati dell’Unione Europea, molti sono intuitivi ma hanno una scarsa preparazione culturale. Nel nostro Paese esiste il problema del basso tasso di formazione, che rischia di collocarci fuori dai mercati mondiale, e questo problema nasce dagli imprenditori: le persone con scarsa preparazione culturale non amano circondarsi di persone che hanno una cultura superiore alla loro perché si sentirebbero in soggezione. Sarebbe invece auspicabile che le imprese dessero più importanza alla formazione aziendale e che lavorassero secondo standard evoluti. Giorgio Cumino ha quindi affrontato i temi successivi della conferenza, dichiarando che un giovane che si affaccia sul mondo del lavoro ha una professionalità da creare; questa significa anche disponibilità ad imparare; anche la componente psicologica e comportamentale è fondamentale nel caso di scelta tra persone con una formazione uguale. Il back ground familiare e le condizioni economiche possono influire sul percorso professionale, basti pensare alle persone che accettano un lavoro non soddisfacente ed interrompono la formazione per problemi economici o, al contrario, ai giovani che hanno la possibilità di svolgere un prestigioso master all’estero. Quando un giovane laureato affronta un colloqui deve presentarsi al datore di lavoro con determinazione, in modo da far intravedere la futura capacità di prendere decisioni. Nel manifestare le proprie idee si deve essere luminosi, propositivi ed energici e se si viene assunti, dopo aver maturato l'esperienza necessaria è positivo dare dei suggerimenti; altri elementi che impressionano favorevolmente il datore di lavoro sono la disponibilità, l’accettare eventuali ore straordinarie e soprattutto dare l’impressione di essere una persona su cui si può fare affidamento. E’ anche importante non dare mai risposte casuali: sono il primo indice di insicurezza ed approssimazione. Se un imprenditore assume una persona per curare l’area amministrativa e finanziaria si aspetta che costui abbia conoscenza dei piani di cassa e dei piani finanziari, sappia cosa sono i budget ed i target. Se assume un commerciale si aspetta che sia predisposto a muoversi, a viaggiare per target e che conosca i mercati esteri: questa figura non va a vendere ma ad effettuare dei controlli di gestione, soprattutto sulla logistica e sull’incidenza degli sconti sui margini di profitto. Se l’azienda ha una struttura tale da fornire le informazioni corrette prendere delle decisioni è relativamente semplice. Nel caso l’Artesina assuma un esperto di materie tecniche, lo fa per i controlli di qualità, soprattutto per il controllo di fine linea, o per studiare la creazione di nuovi prodotti. I giovani devono scegliere tra stabilità o mobilità: chi è disposto a viaggiare o a trasferirsi perché non ha vincoli familiari è facilitato nella ricerca di lavoro. Il mondo del lavoro accoglie sempre le persone valide. Quando, come negli ultimi anni, il mercato non cresce, le strategie aziendali sono più improntate alla difesa delle quote di mercato possedute che di attacco In questi periodi i dipendenti sono demotivati: non vedono crescita professionale e temono di perdere il posto di lavoro, quindi un giovane laureato potrebbe essere inserito in un ambiente demotivato che non gli offrirà molti stimoli. Una giovane laureata ha chiesto a Giorgio Cumino se preferirebbe assumere una persona con una laurea scientifica o umanistica. Lui ha risposto che preferirebbe i tecnico disponibile a sviluppare competenze amministrative o commerciali, ma non tutti gli imprenditori si comportano come lui. Un partecipante ha domandato se le aziende del gruppo fanno ricerca; Giorgio Cumino ha risposto affermativamente, precisando però che la ricerca va intesa in un accezione molto ampia: può essere anche un’indagine di mercato, o lo studio di un nuovo imballaggio. Rita Sorisio