Ernesto Tross-La mia barca sicura

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Ernesto Tross-La mia barca sicura
SEGNALAZIONE
n° 17
TROSS, Ernesto.
La mia barca sicura.
I rischi in mare. Il racconto e l’analisi di naufragi e incidenti reali. Suggerimenti e soluzioni pratiche per aumentare la sicurezza di chi naviga. Ed.. Nutrimenti, 2007, pp. 190, ill., cartonato.
Appendice: La barca sicura. Considerazioni tecniche di A. Suardi.
Appendice: Sistemi di monitoraggio delle sollecitazioni meccaniche nell’imbarcazione a vela…di
G. Scrivano.
Collana: Transiti blu\tecnica 2
Euri: 16.00
Tempo fa vigeva una frase di vecchi lupi di mare (dal titolo di un romanzo di J. London) che
accreditava l’esperienza personale e irrideva la narrazione scritta. La frase era: “…tutto il resto è
letteratura”. L’A. parte proprio dalla casistica desunta dalla letteratura classica, giornalistica o da
rivista (per i più Rovers “da rivista” non era da intendersi “da giornale” ma da spettacolo leggero,
un po’ sexy e, comunque, piccante). A guardar bene ogni caso marinaro è a sé, ma ci sono delle
evidenze che l’A. mette in primo piano scrivendo di “sicurezza”. Rileva nella tuga, nei boccaporti,
nei tambuci scorrevoli, nelle “discese”, negli oblò i punti deboli di una barca a vela. Sostiene che la
sicurezza è più importante della velocità e che l’estetica sarebbe la somma di risultati razionali. In
questo senso si può dire anche che non tutto quel che è geniale è razionale: e per chi crede
nell’apporto dell’inconscio ? E’ vero però che, a volte, il geniale è più funzionale del bello…
La “barca di Dio” di sciarrelliana memoria – bella, veloce e comoda – esisterà mai ?
L’A. parla di sicurezza in mare aperto. “Le barche non si perdono perché gli scafi si rompono, ma,
in genere, perché un dettaglio costruttivo non è calcolato per resistere”. L’A. pensa che l’asse dell’
elica non è necessario che passi per la cabina, ma per un locale stagno; come pure la presa a mare…
Il rapporto realistico che ne segue fra la barca sicura e quella di serie è simile a quello fra un fuori
strada e un’auto di formula 1.
L’aiuto della meteorologia è formidabile, oggigiorno: sui brevi percorsi. E sui lunghi ? Come si
governa una barca, di 10 mt., in un mare difficilissimo ? In Italia, dice Tross, è stato letto poco e
tradotto ancor meno.
Un’altra leccornia è la rivisitazione dell’ancora galleggiante o a paracadute
E’ un problema culturale, la sicurezza ?
Sì. Se si conoscono le esperienze insufficienti o negative (forse) si può pensare di prepararsi
adeguatamente. Non si sa se sia proprio così, se sia possibile anticipare l’evento. Certo che se lo
scrive C. Ricci, che l’A. cita, qualcosa di più e meglio occorre fare: cioè sapere per saper fare.
Le statistiche italiane (1990-2005)in materia di incidenti non sono molto utili, per l’A., perché
non sono divise per tipo di barca. Quelle americane, sì: tipo e causa dell’incidente, tipo di scafo,
materiale di costruzione, statistiche per mese, per giorno della settimana, per ora del giorno…
L’opinione dell’ A. è che non c’è alcun motivo per cui uno scafo sicuro debba costare di più di
quello di una normale barca di serie che può subire: foratura dello scafo, non avere riserva di
galleggiamento o paratie stagne..rispetto ai venti, ai fulmini, alle onde.
C’è il progetto della barca (natante) che data l’età dell’ A., non sarà più Orso grigio, come la
precedente, ma Orso bianco (in inglese).
Un’altra chicca è l’abolizione del boma: vedere per credere.
Un personaggio, l’A., che sa quel che fa e che fa quel che sa: comprese le vetrate policrome di
chiese e residenze. Uno così il senso dell’estetica e della tecnica ce l’ha.
Può piacere o no, però pone il problema: in mare aperto la sicurezza a che quota stà ?