Ma che bella crociera Natasha Korsakova

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Ma che bella crociera Natasha Korsakova
MAGAZINE PER GLI ITALIANI NEL MONDO
N° 143 • Giugno 2013 • 10€
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XVII
•
Anno XVII • n°2 • www.iliomasprone.com • Sped. in Abb. Post. 45% comma 20/b art. 2 Legge 662/96 • Filiale Poste Imperia
N°
2
MASSIMO
BOTTURA:
Big Chef big man
The charming
violinist
Natasha
Korsakova
MonteCarlo
Un Seul Grand
Projet: la Paix
Ma che bella
crociera
a bordo della MSC Lirica
Monte-Carlo • Atene • Berlino • Bruxelles • Ginevra • Londra • Madrid • Milano • Parigi • Roma
Tobias Regell
Quercia rovere, quercus robur, piantata da Julie de Rothschild al Château de Pregny.
Testimone di una collezione di famiglia sviluppata nel corso degli anni.
Un PATRIMONIO
PATRIMONIO sisi trasmette
trasmette ee permette
permette
Un
anche di
di esplorare
esplorare nuovi
nuovi orizzonti.
orizzonti.
anche
Erede di
di un’esperienza
un’esperienza familiare
familiare esemplare
esemplare da
da più
più di
di 250
250 anni,
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Gruppo
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Rothschild propone
propone di
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del vostro
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Editoriale
Dove va questa “nostra” Europa?
di Ilio MASPRONE
Ma che bella Crociera
A bordo della MSC “Lirica”
di Ilio MASPRONE
Laboratorio d’idee:
Parigi, Monte-Carlo, Bordighera storie di uomini e di visioni a cavallo tra due secoli
di Federica NATTA
Maria Teresa Verda-Scajola
Studiosa d’Arte
di Federica NATTA
Un Solo Grande Progetto:
la Pace
di Ely GALLEANI
In copertina: Manuela Carusio Vice Commissario MSC.
som
sommario
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L’affascinante Natasha Korsakova
russa, greca ed ora anche un po’... italiana
di Veronica SENATORE
Gerlando Colombo
l’artigiano della pittura pop
di Danilo D’AMICO
IRENE BRIN: UN’ANIMA ELEGANTE
“Il primo dovere di chi ha molto denaro è spenderlo, con grazia ed eleganza”
di Framcesca ROTTA-GENTILE
Il Salone del Libro:
dove hanno osato le idee...
di Silvia BERLINGUER
Massimo Bottura:
big Chef big man
di Marichele BRUSA
Dai Grand Hotel della Belle Epoque
alle antiche dimore della nobilità
di Arianna CARACCIOLO
maire
www.iliomasprone.com
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editoriale
Forse è ora di renderci conto che la
crisi economica mondiale che stiamo vivendo, pur avendo punti in comune con
altre del passato, ad esempio nei confronti della disoccupazione e del crollo
dei consumi, dell’emigrazione e delle
rivendicazioni popolari, in Europa è oggi
soprattutto ideologico - politica, e che
il nostro “Bel Paese” in particolare sta
scontando l’evidente disparità nei confronti dell’Europa cosiddetta unita. Per
quanto riguarda il mercato del lavoro,
occupazione e sviluppo, è comprensibile
il disorientamento dei molti giovani che,
volenti o nolenti, sono costretti a cercare
lavoro all’estero perché l’Italia non è in
grado di garantir loro un futuro; e grande
è lo sgomento che prende assistendo alla
chiusura di moltissime piccole e medie
aziende, che finora hanno costituito il
tessuto portante dell’economia italiana,
e alla conseguente disperazione di cinquantenni licenziati che non riescono
più a trovare lavoro perché considerati
già vecchi, ma nel contempo ritenuti non
ancora pensionabili... A questi gravi ed
evidenti sintomi di malessere va aggiunto il fatto ormai innegabile che il morbo
di cui soffre l’Europa è molto più sottile
e pericoloso: infatti, troppo poco è stato
realizzato per andare oltre la moneta unica e cercare seriamente, dopo aver fatto
l’Europa, di “fare gli europei”.
Ho preso in prestito la famosa sentenza
vecchia di centocinquant’anni a proposito dell’Italia appena nata (“Fatta l’Italia,
ora bisogna fare gli italiani”- rif. gli statisti M.D’Azeglio e/o C.Cavour), perché
la ritengo purtroppo di stretta attualità:
mettere d’accordo gli Stati d’Europa e far
diventare europei i loro cittadini si sta
dimostrando un’operazione complessa
ed invasiva, in quanto va a toccare punti delicati e nervi scoperti quali, primo
tra tutti, l’interesse personale delle nazioni economicamente più ricche e politicamente più stabili. Infatti, è battaglia
aperta tra l’austerità metodologica della
finanza pubblica inquadrata dal Trattato
di Maastricht e il solidarismo sussidiario auspicato e promosso dalle nazioni
dell’area Mediterranea. Viene allora
legittimo il dubbio che l’Europa unita serva più alla politica che alla gente
comune costretta a subirne il disordine,
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l’arroganza, la precarietà d’intenti. Non
vorremmo che i malumori popolari sorti allorché la politica era in procinto di
decidere l’unificazione monetaria si rive-
di Ilio MASPRONE
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lassero esatti. Quella stessa classe politica si è seduta sugli allori, e a pagarne
l’attuale inadeguatezza siamo noi, a che
prezzo e fino a quando nessuno lo può sa-
pere. In Italia, intanto, il neonato gruppo
parlamentare “5 Stelle” che fa capo al
comico genovese Beppe Grillo ha l’intenzione di lanciare per l’anno prossimo
un doppio referendum: uno per capire se
l’Italia vuole ancora l’Euro, e un secondo
per capire se vogliamo davvero restare
in Europa. C’è da giurare che l’argomento sarà ampiamente discusso a livello
teorico dai nostri politici, europeisti o
contrari, mentre intanto Grillo manderà
avanti una richiesta molto concreta; se la
raccolta di firme avrà successo, i risultati
dei referendum ci diranno cosa pensano
davvero gli italiani della politica europea
e dell’Euro, che è contestato non solo
nel nostro Paese; insomma, se non altro
sapremo almeno di che morte morire…
Per intanto, la EU o UE che dir si voglia esiste, almeno sulla carta, e siamo
costretti a tenercela, anche se la troviamo indigesta. Sarà mai questa un’Europa
veramente unita? Difficile a dirsi, ancora
più difficile a farsi.
The difficult journey
towards European
Political Union
Maybe it’s time to realize that the
global economic crisis we are experiencing today in Europe is above all ideological - political, besides having points in
common with other crisis of the past, for
example about unemployment, collapse
of expenditure, emigration and popular
claiming. Our “Bel Paese” in particular
is serving an obvious disparity against
the so-called United Europe. We think
that the confusion of the many young
people who, like it or not, are forced to
look for a work abroad, because Italy is
not able to guarantee them a future, is
logical.
Actually, we are shocked witnessing the
closure of many small and medium-sized
companies that have hitherto been the
Italian economy’s key, and the consequent despair for people in their fifties,
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who can no longer find work because
they are considered old, even if they are
not considered pensionable. These serious and evident symptoms are declaring
that Europe’s illness is much more subtle
and precarious. Too little has been done
to go beyond the Euro, and to try seriously, after making Europe, to “make Europeans.” I borrowed the famous sentence,
that is one hundred and fifty years old,
about a newborn Italy (“We have made
Italy, now we must make Italians” - ref.
both statesmen M. D’Azeglio and C. Cavour), because unfortunately I consider
it newsworthy: to reconcile the states of
Europe, and Europeans to become their
citizens, is proving to be an extremely
difficult and invasive surgical procedure, since it affects delicate nerves,
first above all the selfishness of the more
prosperous and politically stable countries. It is then reasonable to doubt that
a united Europe will serve more to the
political class than to the people, forced
to suffer its disorder, arrogance and insecurity of intent. We hope that the popular discontent existing when the political
class was discussing and fixing the single currency, prove to be accurate.
That same political class is sitting on its
laurels, and nobody knows at what price
and as long people will pay its current
inadequacy. In Italy, meanwhile, the
newborn parliamentary group “5 Stars”,
headed by the comedian Mr. Beppe Grillo, is planning to launch next year a double referendum: one to see if Italy still
wants the Euro, and a second to figure
out if we really want to stay in Europe.
You can bet that the topic will be widely
discussed at a theoretical level, both by
our pro or anti-Europe politicians. In the
meantime, if the petition is successful,
the referendum’s results will show what
Italians really think of Europe and Euro,
the currency that is challenged not only
by our country. At least, we will know
better the difficulties of the journey we
must afford. In conclusion, can Europe
be genuinely united? Hard to say, and
even more difficult to do.
MONTE-CARLO
SANREMO
Monte Carlo
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ITALIANI NEL MONDO
VIAGGI
Ma che bella
Crociera
A bordo della MSC “Lirica”
con il Comandante,
il Capo Commissario
e la sua bella “Vice”,
protagonista della nostra copertina
di Ilio MASPRONE
[email protected]
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GENOVA. A bordo della nave dei
sogni echeggia per noi, nella serata dedicata all’Italia, l’emblematica “Con te
partirò”, canzone portata al successo da
Andrea Bocelli. Siamo sulla “Lirica”,
prima nave costruita nel 2003 da MSC,
l’unica Compagnia privata del mondo a
capitale interamente europeo. A ripetere quel successo canoro, il bravo tenore
napoletano Carlo Ruggiero ed il soprano
spagnolo Violant Sarrà, che hanno proposto un tributo alla canzone e alla lirica italiana: uno dei tanti spettacoli ai
quali abbiamo assistito con entusiasmo,
quasi increduli di fronte all’alta qualità
dell’intera equipe artistica che fa capo
alla società internazionale “Wep Production” di Lugano.
Sono stati dodici giorni eccezionali,
trascorsi in compagnia di un gruppo di
amici piemontesi, croceristi ormai “di
professione”, che giravano per la nave
come se fossero a casa loro. D’altronde
questo è l’unico modo per vivere una
crociera in tutti i suoi aspetti; se poi
siete fortunati come lo siamo stati noi
e trovate un sole ed un mare da favola,
i giorni trascorrono così veloci e sereni
che è facile dimenticare tutto quello che
sta succedendo a terra. Sul mondo della
crociera esiste tutta una
letteratura internazionale alla quale,
sia nel passato che
recentemente, si
sono ispirati
famosi scrittori, cineasti ed autori televisivi. Sempre più tutto il globo sta apprezzando questo tipo di vacanza totale, tanto
da aver superato l’interesse per i Villaggi
Turistici, fino a pochi anni fa considerati
la vacanza alternativa. Ma non tutti conoscono i fautori di questo successo, non
tutti conoscono i personaggi che pilotano queste città galleggianti che hanno
a bordo fino a quattro mila persone, tra
passeggeri e personale. La gestione e la
responsabilità di tutto ciò fanno innanzitutto capo al Comandante, quel Capitano “supremo” al quale abbiamo affidato,
anche se per un breve periodo, la nostra
vita; poi c’è il giovane Capo Commissario che ci propone tutti i confort alberghieri possibili, e la sua Vice la quale,
oltre ad essere una splendida creatura
del mare, ha dimostrato di essere una
perfetta coordinatrice dei tanti lavoratori
che dipendono dai suoi comandi.
Sono ordini impartiti da una giovane
donna in carriera, a dimostrazione che il
cosiddetto “sesso debole” è sempre più
in grado di occupare efficacemente posti
di responsabilità e di fiducia guadagnata
sul campo, o meglio sulla nave. Questo
è l’aspetto che ci ha incuriositi e che ci
spinge a scriverne: conoscere e far conoscere ai lettori il lato professionale ed
umano delle persone che operano “dietro le quinte” e che meritano maggiore
attenzione da parte del comune crocerista, in generale distratto ed attratto dalle
cento opportunità di divertimento e di
relax. In primis abbiamo quindi
avuto l’opportunità di
incontrare proprio
“lui”: il Capitano,
il Comandante
di tutti, il sorrentino di
razza Corrado Iaco-
nis; il suo profilo narra che è nato il 12
aprile del 1960 a Piano di Sorrento, in
provincia di Napoli, dove ha trascorso la
sua infanzia e dove, nel 1978, ha conseguito il diploma all’Istituto Tecnico Nautico Nino Bixio, iniziando subito la carriera con la “Texaco Marine Oil Corp”,
come Allievo Ufficiale di Coperta; dopo
aver conseguito il titolo professionale di
Capitano di Lungo Corso e dopo aver
fatto diverse esperienze presso varie
società di navigazione, su Ro-Ro, navi
che trasportavano LPG e containers, nel
1991 approda finalmente alla grande
famiglia MSC di proprietà di Gian Luigi Aponte, anche lui sorrentino, rappresentante di una dinastia di armatori
che ha trecento anni di storia alle spalle.
Nel 1992 il Comandante Iaconis, sposato con l’affascinante Carmelina Somma,
inizia la sua esperienza su navi passeggeri con la qualifica di 2° Ufficiale di
Coperta, alternandosi anche alle portacontainer, a secondo delle esigenze della Società “MSC” alla quale si fregia di
appartenere.
Nel 2001 arriva il primo comando; oltre a navi portacontainer, però, comanda anche navi di prima classe come la
“Magnifica” e la “Lirica”; oggi il Comandante Iconis si considera assolutamente
soddisfatto di svolgere questo lavoro che
gli dà le meritate soddisfazioni.
Il Comandante
Corrado Iaconis
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ITALIANI NEL MONDO
VIAGGI
Intervista
al Comandante
Capitano, come si arriva ad essere 1° Comandante di una nave passeggeri importante come la “Lirica”?.
“Arrivare ad essere Comandante di
una nave passeggeri, o altra tipologia
che sia, è un traguardo importante
nella vita professionale di un marittimo. La gerarchia a bordo è definita
così: dopo aver conseguito il diploma
di Aspirante Capitano di Lungo Corso si inizia a navigare come Allievo
Capitano e, dopo un periodo di praticantato, si tiene un esame presso la
Capitaneria di Porto per conseguire
l’abilitazione al grado di 3° Ufficiale
di Coperta. Dopo un ulteriore periodo di “training” e dopo l’ennesimo
esame, sempre presso la Capitaneria,
si ottiene il titolo professionale di Capitano di Lungo Corso. Chiaramente
questo non basta per ottenere il comando di una nave perché per arrivare “in alto” bisogna coprire il ruolo
di Ufficiale alla navigazione, Ufficia-
le alla Sicurezza, Comandante in seconda ed infine, solo dietro approvazione dell’ufficio armamento che ha
valutato lo stato di servizio, si ottiene
il Comando di una nave. Insomma, ci
vuole tanto studio, tanta dedizione e
soprattutto bisogna credere in quello che si fa, perché chi comanda una
nave deve avere la consapevolezza
della grande responsabilità che si assume.”
Come concilia la sua vita professionale
con quella personale e familiare?
“La penisola sorrentina ha radici
storiche nell’arte marinaresca e la
nostra vita ruota intorno ad essa.
Da noi si cresce con il mare ed è per
il mare che molti intraprendono questa vita che richiede tantissimi sacrifici, perché ci porta lontano dai nostri affetti più cari per lunghi periodi
dell’anno. Io, come tutti i miei colleghi, ho sacrificato le cose più belle che
la vita ci può regalare; compleanni,
comunioni, Natali, Pasque, la nascita
di un figlio ed anche la perdita di un
nostro caro. Tutto questo per amore
del mare, perché vivere sul mare è
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un’emozione unica che solo pochi riescono a percepire e godere. La mia
grande fortuna è quella di avere una
splendida famiglia; la consapevolezza che “sulla riva” ho lasciato persone che mi amano mi dà la forza di
affrontare le difficoltà di tutti i giorni.
La moglie, i figli e le persone care sono
la forza della mia vita ed è solo grazie
a loro che oggi posso dire di sentirmi
realizzato nei sogni ed ho la sicurezza
di andare verso un futuro migliore;
vivo per loro con la speranza di poterli sempre riabbracciare; è solo così
che riesco a conciliare la mia vita professionale con quella familiare.”
Qual’ è il rapporto ideale da tenere con
il passeggero?
“Credo che con i passeggeri sia indispensabile avere un rapporto di cortesia, rispetto e sincerità; personalmente cerco di trasmettere fiducia e
“calore umano” pur mantenendo un
rapporto chiaro ed aperto perché se
hanno fiducia in me riescono a rilassarsi e a godersi la vacanza. E’ mio
costume passare il tempo libero con
i passeggeri perché penso che, quan-
do vedono il Comandante in giro per
i saloni, si sentono più tranquilli e
godono appieno di tutto quello che
offriamo; questo ci fa sperare che
portino con loro un buon ricordo di
tutti noi.”.
Quanto è pesante la sua responsabilità nei
confronti dei passeggeri (questa nave può
portare fino a 2200 turisti e 700 in equipaggio) come nel caso della “Lirica”?
“Fin dal mio primo comando, non
ho mai pensato al numero di persone che la nave può trasportare.
Nell’accettare di essere Comandante di una nave, che ne porti 20 (navi
portacontainer) 3000 (navi classe
Lirica) o 4200 (Navi classe Magnifica) ho sempre pensato solo ed esclusivamente alla salvaguardia della
loro vita. La priorità di ogni giorno
è quella di salvaguardare l’incolumità dei passeggeri, dell’equipaggio
e della nave stessa. L’Armatore, nel
momento in cui mi affida il Comando
di una nave, mette nelle mie mani un
valore inestimabile e la mia vita deve
ruotare intorno a questo; per far sì
che tutto proceda nel modo migliore
ho necessariamente bisogno di persone professionali e affidabili, che
mi affianchino e collaborino con me.
Dico sempre che da solo non vado da
nessuna parte e che se tutto procede
nel modo migliore è anche grazie al
grande supporto che ricevo dal mio
equipaggio; sono loro l’anima della
nave, quell’anima senza la quale tutto questo non potrebbe esistere. Il Comandante di una nave ha delle grandi responsabilità e risponde in prima
persona di qualsiasi problema civile
o penale ma, grazie all’aiuto dell’equipaggio ed a quella forza interiore
che la famiglia trasmette, tutto rientra in una gestione serena e tranquilla perché c’è la consapevolezza che è
tutto sotto controllo.”.
Cosa consiglierebbe ad un giovane che
volesse avvicinarsi al mondo della navigazione civile o militare?
“Come dicevo prima, il mare trasmette un’emozione unica e solo chi
c’è l’ha nel sangue riesce a concepirla. Quando si è in mare e si ha la
consapevolezza che tutto deve essere fatto con le proprie forze perché
nessuno da terra può venire in tuo
aiuto, realizzi che solo dal tuo cuore
e dalla tua conoscenza può arrivare la forza di affrontare le difficoltà
che si presentano. I giovani devono
rendersi conto che vivere in mare
significa grande sacrificio e grande
amore verso di esso: soprattutto nei
momenti di “mare grosso”, si vede la
forza del navigante che deve avere il
Il Commissario
e l’Hotel
manager
Giuseppe
Maresca
cuore d’acciaio per superare le difficoltà che ne possono derivare. La
vita di mare resta per me una delle
più belle e più affascinanti perché dà
la possibilità di girare il mondo e conoscere nuove civiltà e nuove culture; confrontarsi ogni giorno con persone diverse e con lingue diverse ti fa
crescere professionalmente e ti rende
più consapevole e partecipe della realtà del mondo di oggi. E’ una vita
fantastica ma, come dico sempre ai
miei Ufficiali, ricordatevi che il mare
è “salato”!
Il Capo Commissario,
Direttore
del Grand Hotel
“Lirica”
Tutto ciò che riguarda l’aspetto dell’ospitalità alberghiera, dell’intrattenimento, dell’animazione, della sicurezza e
quant’altro sia utile a soddisfare le esigenze del crocerista, che a bordo è sacro,
è affidato alla figura del Capo Commis-
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sario, una sorta di mega Direttore d’Albergo. Egli ha mansioni multiple, che
vanno dai rifornimenti alimentari per gli
ospiti e per il personale, alla fornitura
delle boutique di bordo, all’organizzazione delle serate di gala e a tutto ciò
che può servire per allietare la vita del
crocerista a bordo: una professionalità di
carriera che si acquisisce attraverso la
diretta esperienza sulle navi, cominciando dalla “gavetta” per arrivare ad essere
Commissario, traguardo finale di questo
personaggio molto amato dall’ospite.
Nel nostro caso il Capo Commissario è
un sorridente giovanotto di soli trentasei
anni: Giuseppe Maresca, celibe ma prossimo a formarsi una famiglia. Anche lui
è di Sorrento, anche lui ha cominciato la
sua carriera molto giovane, come portiere di notte a bordo. Dopo aver frequentato l’Istituto Commerciale Professionale
è arrivato ad essere uno tra i più giovani
Commissari di bordo d’Europa. “E poi,
dal 2000 sono stato assunto dalla
MSC - dice il bel Commissario cui la divisa dona tantissimo - e per me è stato
come toccare il cielo con un dito. Per
chi fa questo mestiere il mare è tutto,
è la vita, ma so benissimo che è difficile che gli altri lo capiscano: quando
sono sulla nave, mi sento vivo e ogni
giorno sempre più attivo. Certo, oggi
ho molte responsabilità, ma sono attorniato da altri giovani, assistenti e
colleghi molto preparati e disponibili
al comando cosicché diventa facile
lavorare con loro; soprattutto quando affrontiamo il tema della “sicurezza alimentare”, io non transigo, perché abbiamo delle regole ferree. Se si
pensa, infatti, che a bordo di tutte le
nostre navi arriviamo a servire anche 35 milioni di pasti freschi di giornata è impensabile che qualcosa non
funzioni. La macchina organizzativa, in questo settore, è straordinariamente efficiente, essendo la nostra
una compagnia basata anche su forti
valori familiari. Infatti la “sicurezza
alimentare” è un altro caposaldo di
MSC Crociere, l’unica compagnia ad
aver ricevuto un importante riconoscimento per gli elevati standard di
responsabilità ambientale e gestione
della qualità, ottenendo le certificazioni ISO 9001 e ISO 22000 per la
qualità e la sicurezza alimentare del
servizio catering.”
Inoltre, avendo una vasta esperienza
ITALIANI NEL MONDO
VIAGGI
A destra,
il Comandante
Iaconis con
la sua signora
Carmelina
Somma,
il nostro direttore
editoriale
Renata Rivella
e l’editore
Ilio Masprone
di navigazione e rispetto per i mari
di tutto il mondo, MSC considera
fondamentali soprattutto i principi
ambientali e sociali, come il rispetto
dell’ecosistema marino. Impegnandosi in queste aree, la società aiuta
molte organizzazioni internazionali e
locali, come ad esempio l’importante
collaborazione con l’UNICEF.
La splendida
Vice Commissario
Una giovanissima e decisamente affascinante Vice Commissario di bordo, Manuela Carusio, 30 anni, è una napoletana che
parla cinque lingue e che ha sempre avuto
come sogno nel cassetto di fare la modella.
Il suo fisico ed il suo viso stupendi ci hanno perciò convinti a dedicarle la copertina che, per lei, ha un duplice significato:
realizzare il piccolo sogno di bambina di
vedersi sulla copertina di un magazine,
e quello decisamente più interessante di
dimostrare a se stessa ed agli altri che la
bellezza può servire ma non basta e che
per raggiungere determinati posti di responsabilità occorre ben altro. Infatti, il
posto che l’affascinante Manuela occupa
sulla nave è di grande responsabilità, proprio quella che sta dimostrando e che la
porterà ad essere presto Primo Commissario. Un grado e un successo professionale
assimilabili a quello di molte altre ragazze, come ad esempio Paola Gini, la bella
friulana con qualche anno di esperienza
in più di Manuela, che nel 2012 è stata
la prima donna italiana a comandare e pilotare, come primo ufficiale, un “Jumbo”,
un enorme 747 transoceanico.
“Ci vorrà ancora un po’ di tempo dice Manuela - ma nemmeno poi tanto,
perché ormai la mia esperienza dura
da dieci anni, da quando ho cominciato, proprio qui sulla “Lirica”, all’Ufficio Informazioni. Una passione, quella del mare, che ho fin da adolescente;
quando a Napoli passavo dal porto e
vedevo queste grandi navi, pensavo:
un giorno salirò su quel ponte e indosserò anch’io una bella divisa. La
mia esperienza è iniziata così e oggi
non so stare lontana dal mare, però
continuo anche a sognare e a pensare
che presto incontrerò il mio Principe
Azzurro. A quel punto valuterò il da
farsi. Intanto però, il mio “fidanzato” attuale più sincero e affidabile è
il mare... Il lavoro di bordo è affascinante perché sei a contatto con persone che arrivano da tutto il mondo.
Oggi qui sono rappresentati bel 47 Paesi, quindi potete pensare quanto sia
interessante e utile parlare molte lingue diverse. Un lavoro che, tuttavia,
non sarebbe possibile se non avessi al
mio fianco validi collaboratori, tra i
quali ad esempio Yvette Noelle Harinivo, il cui aiuto è determinante. Ma
ciò che ispira tutti noi che facciamo
questo lavoro è la passione, senza la
quale diventerebbe quasi impossibile.
Mentre a casa tutti fanno progetti e
programmi, qui a bordo la vita scorre
minuto per minuto con tanta di quel-
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la frenesia che non ti accorgi di essere
a Odessa oggi, a Istambul domani e
dopodomani ad Atene. A bordo - conclude Manuela - la vita del crocerista
può essere anche occasione di incontri interessanti. Infatti, non è difficile
trovarsi a tu per tu con personaggi
noti, come ad esempio Sophia Loren,
che oggi è considerata la Testimonial
principale di MSC Crociere; la nostra
grande attrice è stata ospite per tre
volte dell’ MSC Yacht Club, un’ inedita realtà che si rivolge ad un pubblico
internazionale e di élite, e che opera
in quattro delle navi varate ultimamente dalla società.”
La nostra crociera si conclude felicemente a Genova, da dove siamo partiti;
un viaggio che possiamo confermare
essere stato una gran bella esperienza,
e che consigliamo perciò vivamente in
quanto al ritorno ti senti arricchito in tutti i sensi, anche culturalmente. A bordo
tutto è filato liscio e abbiamo potuto constatare la serietà e la credibilità della Società. Ma la terribile tragedia successa al
Jolly Nero del Gruppo Messina nel porto
di Genova nel maggio scorso, fa comprendere a tutti quanto sia difficile a volte governare una nave e noi, affranti per
quanto successo a Genova, partecipiamo
al lutto cittadino. Per quanto riguarda il
Gruppo MSC, siamo lieti di aver avuto la
possibilità di conoscere a fondo le persone che hanno tutelato e garantito, in
tutti i sensi, la nostra splendida vacanza.
Dunque, alla prossima.
Ilio MASPRONE
Il Vice
Commissario
Manuela
Carusio
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ITALIANI NEL MONDO
VIAGGI
What a beautiful cruise...
On board the “Lirica” with the Captain,
the Commissioner in chief and his
beautiful Assistant, star of our cover
GENOA. “Lirica”is the first ship,
built in 2003, by MSC, the Mediterranean Shipping Company privately-held,
family-owned, Italian cruise line with a
fleet of 12 ships, whose capital is wholly
European. During the event on board
dedicated to Italy, the symbolic song
“Con te partirò” echoed for us in the
ballroom; the well known song brought to
success by Andrea Bocelli was sung by
the Neapolitan tenor Carlo Ruggiero and
by the Spanish soprano Violant Sarrà.
The tribute to Italy was just one of the
many beautiful shows that we enjoyed on
board, every time almost in disbelief in
front of the high quality of the entire artistic team, supervised by the Swiss
Company “Wep Production”. We spent
twelve wonderful days, blessed with sunny weather, calm sea and sunsets taking
your break away, with some friends coming from Piedmont, cruise regulars who
acted on board like at home. Besides, the
MSC target is to make you feel at home,
to totally relax, to make you forget all
troubles. Cruising has in it something
dreamy, that inspired many books, filmmakers and television writers and more
and more all over the world people are
appreciating this kind of total vacation
that actually is outperforming the Holyday Villages’ success.
But, as a matter of fact, few know who
is acting to make the cruisers ‘dreams
come true. Few know who are the people who have under control these “floating towns”, hosting until four thousand
people, counting passengers and staff.
First above all we quote our Captain,
who is the manager to which we have
committed, even if for a short time, our
precious life. Then, there is the Chief
Commissioner, a young man who has
provided all possible comfort, together
with his Assistant who, besides being a
beautiful young lady, has proven to be
a perfect coordinator of the many workers depending on her commands. This
“working girl” is proving that today the
so-called “weaker sex” can occupy positions of great responsibility and be
totally trusted, earning the merit on the
field, pardon on the ship... Now and here
we want to write about the professional
and human side of the people who work
“behind the scenes”, because we think
that they deserve more attention from
the cruisers, generally distracted and
attracted by the hundred opportunities
for fun and relaxation offered them, precisely by these workers. First we had
the opportunity to meet our “Master and
Commander”: Captain Corrado Iaconis
was born on April 12, 1960 in Piano
Sorrento, a borough of Naples, where he
spent his childhood and where, in 1978,
he graduated Midshipman from the Nautical Institute Nino Bixio. Soon after, he
started his career with Texaco Marine Oil
Corporation, as a Trainee Deck Officer.
After ten years as Sub-Lieutenant, he
obtained the rank of Lieutenant and he
experienced in many shipping companies, on ships carrying LPG, containers
and Ro-Ro vessels, equipped to easily
roll on-roll off the cargo. In 1991, he was
appointed and boarded the large MSC
family. The owner and representative of
a dynasty of owners that has three hundred years of history behind it, is by now
the influential Mr. Gian Luigi Aponte,
who was also born in Sorrento. In 1992
Captain Iaconis, who is married with a
charming lady whose name is Carmelina
Somma, began his career on passenger
and container ships with the rank of 2nd
Lieutenant Commander. Ten years after,
he was appointed Commander and then
Captain on board container ships and
first class ships as the “Magnifica” and
the “Lirica”. Today Captain Iaconis is
delighted to do this job because it is giving him the well-deserved rewards.
Interview to Captain
Captain, what are your feelings about
your rank onboard a passenger ship as
important as the “Lirica”?
“To be Captain of a ship is the most
important goal of any seaman’s
professional career. The hierarchy
18
on board is defined as follows: after graduating from Midshipman
you can start to sail to become SubLieutenant. After a period of practical training, an exam takes place
to achieve the qualification to 3rd
Lieutenant. After a further period
of training, and after other exams,
you obtain the Captain Rank. Clearly this rank is not enough to get the
command of a ship. Before that, you
must cover many different roles, like
Navigation Officer, Safety Officer,
2nd Lieutenant, and 2nd Commander. Finally, with the approval of the
Ship owner’s Office, assessing the
status of your service and rank, you
get the High Command of a ship. In
short, it takes a lot of study, a lot of
dedication and, above all, you must
believe in what you do, because who
is in charge of a ship must be aware
of the extremely high level of liability
and responsibility that he is assuming.”
How do you meet your profession with
your life and with your family?
“The Sorrento peninsula has historical roots in the sea. Seafaring is a
kind of art and all our life revolves
around it. In the peninsula you grow
with the sea, you learn everything
from the sea, you love the sea. Living at sea requires many sacrifices,
because it takes you away from your
loved ones for long periods of the
year. I, like all my colleagues, I have
sacrificed the most beautiful things
that life can give to us, birthdays,
communions, Christmases, Easters,
the birth of a son, and even the loss
of a loved one. All this for love of the
sea, because the sea is a unique experience that only few people are able
to perceive and enjoy. My great luck
is to have a wonderful family behind
me; knowing that I have people “on
the shore” who love me, gives me the
strength to face the everyday life’s
difficulties. My wife, my children, my
dearest friends and my relatives are
giving me the necessary will. Thanks
to them, today I can say that I realized my dreams. I hope to give a better future to my family and I pray
to whenever being able to go back
to them and hug them closely. These
thoughts allow me to meeting my professional life with my family life.”
What is the ideal ratio to keep a good relationship with the passengers?
“I think that it is essential to show
courtesy, respect and sincerity; I personally am trying to convey liability
and “warmth”, while maintaining a
clear and open relationship, because
if they feel confident, they can relax
and enjoy their holiday fully. It is
my habit to spend much of my free
time with the passengers, because I
think that when they see the Captain
around, they are totally relaxed.
As soon as they can enjoy our firstclass facilities and services, they are
keeping a very good souvenir of all
of us.”
How onerous is your responsibility to the
passengers (this ship can transport up to
2200 cruisers and 700 crew) as in the
case of the “Lirica”?
“Since my first command, I never
thought about the number of persons a ship can carry. By agreeing
to be Captain of a vessel, should it
harbor 20 (container ships) 3000
(the“Lirica”type) or 4200 (Ships like
“Magnifica”) passengers, my main
duty is to protect their lives. Each
day, each moment, I work to ensure
the safety of the passengers, of the
crew and of the ship itself. When I
entrust the command of a ship, the
Ship-owner is putting in my hands an
invaluable entity. From that moment
on, my life has to revolve around this.
My priority is to make sure that everything goes as smoothly as possible;
of course I need professional and reliable people alongside, cooperating
with me. I always say that you can’t
succeed all alone; if everything goes
smoothly it is also thanks to the great
support I receive from my crew; they
are the core, the soul of the ship. The
commander of a ship has the greatest
responsibility and he is liable of any
civil or penal case; but, with the help
of the crew and the inner strength
that the family transmits, everything
is going on fine and smooth, as soon
as he is aware that everything is under control.”
What your advice would be to young
people willing to start a civilian or military marine career?
“As I said before, the sea life gives exceptional emotions but you must have
the sea into your blood to appreciate
it. When you are at sea and you know
that everything has to be under your
direct control because the “cavalry”
19
Da sinistra,
il direttore
di macchina
Michele Chiocca,
l’Hotel manager
Giuseppe
Maresca,
la Sig.ra Carmelina
Somma (moglie
del Comandante),
la Sig.ra Giuliana
Bonomo,
il Comandante
Corrado Iaconis,
Roberto Moneta
la Sig.ra Giuliana
Gargiulo e
il Comandante
in 2° Massimo
Mirone.
La Signora
Bonomo e
il Signor Moneta,
a bordo, hanno
festeggiato 50
anni di matrimonio.
ITALIANI NEL MONDO
VIAGGI
is not arriving and rescuing you, you
realize that the strength to face the
difficulties can come just from your
heart, your knowledge and your experience. Young people must realize
that the sea is a very asking lover:
especially in case of strong seas, a
good sailor must steel himself to overcome the difficulties that may arise.
The sea life remains for me one of
the most beautiful and fascinating,
because you have the opportunity to
travel the world and meet new civilizations and cultures; the everyday
confrontation with different people
and with different languages makes
you more wide minded and gives to
you the possibility of professionally
growth; and also makes you more
aware and participant in the reality
of today’s world. It is great life, but
as I always tell my officers, you must
remember that to become a “salty
dog” you must pay dearly for the
price!”
The Commissioner
in chief, beloved
Director of the
“Lirica” Grand Hotel
Hospitality, entertainment, animation,
security and anything else, meeting the
needs of the most sacred guest, the
cruiser, is entrusted to the Commissioner
in chief, a sort of mega Hotel Director.
He has multiple tasks, ranging from food
supplies for guests and staff, boutiques’
provision, organizing gala dinners and
everything that can cheering up the passengers’ stay on board: this kind of career is acquired through direct experience on ships, starting from the ground
up to become Commissioner. In our case,
the Commissioner in chief is a bright
young man in a bright uniform. Born in
Sorrento 36 year ago, Giuseppe Maresca
is unmarried, but close to form a family.
He began his career on board as a night
porter, but his grades at the Professional
Commercial Institute were so good that
very soon he was elected the youngest
Commissioner in Europe.
“And then, in 2000 I was hired by
MSC - he recalls - and I was feeling
very lucky. It is difficult to understand that for those who do this job,
the sea is the only possible way of
life! When I’m on board, I feel actually alive and every day more and
more operational and committed. Of
course, today I have many responsibilities, but I am helped by other
young assistants and colleagues very
prepared and appreciating my authority. So, working becomes easy,
especially when we face the “food
security”. In this case, I have very
strict rules. In fact, our 12 ships are
serving 35 million fresh meals every
day, and it is unthinkable that something be not working. The organization in this area is extraordinarily
efficient, since our company is also
based on strong family values. In addition, having a vast experience of
navigation around the world, MSC
Cruises’ environmental key is to be
deeply involved in the respect for the
marine ecosystem. By engaging itself
in these areas, the company helps
many international and local organizations, especially collaborating
with UNICEF. Moreover, the “food
security” is another MSC Cruises’
good point, being the only company
to have received an important recognition for the high standards of
ecological responsibility and quality
management, obtaining the ISO 9001
and ISO 22000 for quality and food
safety of the catering service.”
The Deputy
Commissioner
Last but not least, we talked with the
charming Assistant of Mr. Maresca; Miss
Manuela Carusio is a Neapolitan who
speaks five languages and who has always dreamed to be a model. We must
say that her gorgeous figure and her
handsome features were so effortlessly
persuasive that we decided to dedicate
to her the magazine’s cover. For her, a
double meaning; her small dream to be
model for a day coming true, earning
her some popularity, is going along with
another much more interesting, because
she is proving that to be beautiful can be
useful, but that is not enough to achieve
positions of responsibility. In fact, the
rank that our “Miss MSC” has on board
is of great responsibility and soon it will
take her to become Commissioner. However, nowadays her professional success
is similar to that of many other girls, such
as Paola Gini, the beautiful “lady of the
skies” from Friuli. With few years of experience more than Manuela, in 2012
Paola was the first Italian woman to command and pilot as First Officer a Jumbo,
a huge 747transoceanic airplane.
“The next step will take a little time
– Manuela says - but not that much,
because my experience since I started, right here on” Lirica” in the Information Office, yet lasts ten years.
20
I was fond of the sea since a teenager. When I walked along the Naples
harbor admiring those big ships, I
was dreaming to be one day on one
of those boats’ deck, wearing a nice
uniform. My love for the sea started
when I was sixteen years old and today and cannot stay away from the
sea. But I would like also to find my
Prince Charming, and then see what
to do. In the meantime, however, my
most sincere and reliable partner is
the sea ... The job on board is fascinating because you are in touch
with people who come from all over
the world. Today, 47 countries are
represented here, so you can imagine how it is interesting and useful
to speak many different languages.
However, my job would not be possible if I had not at my side a capable staff, including for example Miss
Yvette Noelle Harinivo, whose help is
crucial for me. But what is actually
inspiring us, is the passion, without
which it would be almost impossible
to live at sea. While at home people is
making projects and programs, here
on board life is frenzy, so that you do
not realize you are in Odessa today,
tomorrow in Yalta and the day after
tomorrow in Athens. On board - says
Manuela - the life of the cruiser should
be also an opportunity to meet interesting people. In fact, it is not difficult to find yourself face to face with
celebrities such as Sophia Loren, who
today is considered the main Testimonial of MSC Cruises. For three
times our great actress was a guest of
the “MSC Yacht Club”, a new reality
directed to an international audience
and to the élite, and that operates in
four of the ships recently launched by
the Company.”
Our cruise ended happily in Genoa,
where we went on board twelve days
before. We recommend that great experience strongly, because coming back
home you feel enriched in every way,
even culturally. On board, everything
went smoothly and we can testify the seriousness and credibility of MSC. Meanwhile, the terrible tragedy that happened
to Jolly Nero, owned by the Messina
Group in the port of Genoa the last May,
does everyone understand how difficult
it is to steer and govern a ship. Grieved
over what has happened in Genoa, we
take part in the grief of that beautiful
town. About the MSC Group, we are
pleased to have had the opportunity to
get to know the people who have protected and guaranteed, in every sense,
our wonderful holiday. So, we are looking
forward to enjoying the next.
IL FINE PASTO ideale
Gran Soleil è la specialità creata da Ferrero per il fine pasto.
Gran Soleil è il fine pasto dal gusto
sono freschi e genuini, selezionati e
fresco e leggero, senza coloranti
controllati dagli esperti Ferrero per farti
né conservanti. I suoi ingredienti
avere ogni giorno un fine pasto perfetto.
Charles Garnier
PRINCIPATO DI MONACO
ARTE
Laboratorio
d’idee:
24
Parigi
Monte-Carlo
Bordighera
di Federica NATTA
[email protected]
Storie di uomini e di visioni
a cavallo tra due secoli
IMPERIA. In un appassionato colloquio con Maria Teresa Verda Scajola,
docente di Storia dell’Arte ed esperta di
storia del turismo delle riviere francoitaliane, si è approfondito il tema dell’effervescente dinamismo culturale che, a
cavallo tra Ottocento e Novecento, vede
le cittadine di Bordighera e Monaco interlocutrici primarie di alcune vicende
artistiche e architettoniche di levatura
internazionale. Sicuramente, come ben fa
notare la docente, “…un ruolo fondamentale è rappresentato dalla presenza
nella Riviera di Ponente e nella vicina
Costa Azzurra di eminenti personalità,
prima fra tutte quella dell’architetto di
Napoleone III, Charles Garnier, che nella
città di Bordighera realizza nel 1872 la
sua “casa al mare”. E, proprio nella sua
villa il progettista francese, libero da ogni
condizionante committenza e dagli orpelli ridondanti dello Stile Secondo Impero,
sviluppa il concetto di “habitation
humaine”o casa a misura d’uomo. Rivolgendosi alle “…rivages enchanteurs de
la Mediterranée…le rive incantate del
Mediterraneo”, invitando i fanatici delle
linee rette a lasciare alla città “…les
façades uniformes, comprisées dans un
même plan, terminées par une seule ligne horizontale…le facciate uniformi,
compresse in un piano unico e definite
come una sola linea orizzontale”, suggerisce per la villeggiatura strutture abitative caratterizzate da siluette “…plus accidentées, plus pittoresques, avec des
corps de bàtiment en saillie…più accidentate, più pittoresche, con parti digradanti”, edifici di altezza variabile con
balconi, logge, campanili e torrioni; “…
un ensemble svelte…un insieme snello”
insomma, in grado di armonizzarsi con
“…le ciel clair et la chaleur de l’été…il
cielo chiaro e la calura estiva”. Naturalmente gli sono presenti i paesaggi della
Riviera Mediterranea e della costa italofrancese”. Maria Teresa Verda Scajola
ricorda infatti che “…mentre a Parigi,
25
per la costruzione dell’Opera, Garnier
sembra dibattersi in una contraddizione
formale che lo costringe, nel tentativo di
mascherare una modernissima ossatura
metallica, al montaggio sovraccarico di
decorazioni in gusto pompier della trionfante borghesia, nelle ville di Bordighera,
nella sua residenza in particolare e poi
nella casa progettata per il banchiere
PRINCIPATO DI MONACO
ARTE
Dall’alto:
Salle Garnier
Georges Clairin
(Montecarlo).
e Villa Garnier
Georges Clairin
(Bordighera)
Raphael Bischoffsheim (oggi villa Etelinda, dove già aveva alloggiato nel 1879 la
Regina Margherita prima che le fosse costruita dall’architetto Broggi nel 1913 la
villa che porta il suo nome, oggi sede della prestigiosa Fondazione Terruzzi), predilige colori chiari, linee semplici, mosse
e asimmetriche, con volumi ariosi e spazi
funzionali a esigenze di ospitalità”. Non
a caso, a testimoniare la vocazione cosmopolita, l’accesso al parco della villa
Garnier, alI’epoca un vero e proprio orto
botanico ricco di piante e fiori esotici
provenienti da ogni continente, riportava
la seguente frase tradotta in trentanove
lingue tra le quali il giavanese, il siamese, il sanscrito, il malese, l’armeno, l’ebreo, il cinese…: “Per visitare il giardino
della villa suonare alla seconda porta”.
Lo stesso vale per il salone da pranzo,
che presenta dimensioni notevoli proprio
per le abitudini conviviali dell’architetto,
il quale amava ricevere e intrattenersi
con gli amici più cari: pittori, intellettuali, progettisti, esponenti di quell’intellighenzia che nella Francia di Napoleone
III inaugura una stagione culturale di
straordinarie novità, precorrendo tematiche e motivi propri poi della grammatica
dell’Art Nouveau. “Villa Garnier a Bordighera rappresenta dunque un crocevia di
idee e talenti, fucina di quelle elaborazioni architettoniche e pittoriche che tro-
26
veranno realizzazione concreta nelle
strutture dell’Opera di Parigi e del Casinò di Montecarlo. In questo senso eloquenti sono i miniaturistici disegni e ritratti ancora conservati nell’atrio della
villa dell’architetto francese. Si tratta di
firme importanti oggi al museo D’Orsay,
artisti pompier di quell’École des BeauxArts di Parigi, significativo luogo di gestazione e di aggiornamento per giovani
talenti, come il pittore Georges Clairin.
Nella villa bordigotta, sua è la caricatura
di un Garnier tutto testa, pipa e compasso”. E non si tratta di un caso. La professoressa Verda Scajola ricorda infatti che
l’architetto dell’Opera parigina amava
questo giovane pittore proprio per il suo
carattere divertente. Un aggettivo che ricorre frequentemente nel vocabolario di
Clairin in occasione della decorazione
del plafond del Casinò di Montecarlo, di
cui si ricorda l’esecuzione della figura
della Danza. “Infatti, proprio quello spirito “amusant” spinge Garnier ad assegnare all’artista un tema in grado di veicolare il senso del piacere della pittura,
della spensieratezza, della giovinezza e
della bellezza. E Clairin sceglierà allora
di rappresentare la danza di tutti i tempi
e di tutti i paesi: nudità baccanale degli
antichi riti, corredo sevillano per la danzatrice di bolero e infine ballerine classiche dei sontuosi teatri del tempo. Uno
spirito esuberante che si ritrova anche
nella decorazione della Galerie e della
Rotonde du Glacier dell’Opera di Parigi
cui lavora nel 1889, realizzando un baccanale e cinque pannelli con i Mesi di
Gennaio, Febbraio, Marzo, Maggio, Giugno”. Naturalmente non è casuale. Garnier infatti coinvolge gli amici della sua
cerchia, animatori dei soggiorni nella villa bordigotta, all’interno dei diversi progetti che gli sono commissionati. Uno
scambio reso possibile anche dalle situazioni specifiche dei cantieri cui attende
negli anni 60-70 dell’Ottocento: i lavori
del Casinò di Montecarlo e dell’Opera
parigina procedono infatti quasi in parallelo. Iniziata nel 1862 e poi interrotta a
seguito delle vicende della guerra francoprussiana, l’inaugurazione del teatro della capitale francese è datata 15 gennaio
1875, mentre la conclusione dei lavori
per la struttura del Casinò di Montecarlo
è del 1878; un cantiere di lavoro febbrile
chiuso in appena sette mesi. Operante su
entrambi i versanti è anche il pittore Gustave Rodolphe Boulanger, la cui “Femme moresque” della villa di Bordighera
ancora oggi s’impone allo sguardo del
visitatore per la linea asciutta e sensuale
al tempo stesso. Non a caso, all’epoca le
sue quattro tele delle danze bacchica,
guerriera, campestre e amorosa del foyer
dell’Opera, al pari del famoso gruppo di
Carpeaux, suscitarono notevole scandalo
per la loro chiara sensualità. A Montecarlo, Boulanger si dedica invece alla
realizzazione della figura della Musica
che, stando alle parole di Garnier, realizza con “sûreté et adresse; il arrange avec
science et habilité mais il a aussi une
dose trés marquée d’imprévu et d’originalité”. Maria Teresa Verda Scajola ricorda poi anche pittore Eugène Lenepveu, il
cui ritratto di Cristiano Garnier, “Nino”,
rimane una delle testimonianze più intime e private della vita dell’architetto
francese. “Si tratta di un’amicizia di lunga data, iniziata in Italia, al tempo di un
soggiorno comune trascorso a Villa Medici per studiare le antichità classiche. La
loro collaborazione sarà lunga e duratura.
Per Garnier, Lenepveu realizzerà la decorazione della Sala Le Peletier, che l’architetto ristrutturerà nel 1863 affiancato
da Boulanger; successivamente si occuperà del primo plafond dell’Opera affrescando un Trionfo della Bellezza con
Olimpo di Muse e Ore, oggi occultato dal
dipinto di Marc Chagall; infine, tra il
1878 e il 1879 decorerà la sala da concerti del Casinò di Montecarlo e due sopra porte, scomparse a seguito degli interventi di Henry Schmit”. I segni
pittorici della villa conservano poi i nomi
di alcuni collaboratori impegnati esclusivamente nel cantiere parigino: Felix Lou-
is Chabaud, che a Bordighera troviamo
immortalato accanto ad un mazzuolo, realizzerà ornati e busti delle logge esterne
dell’Opera e per il foyer principale, maschere, rilievi e una parte della decorazione scolpita dello Zodiaco del Vestibule des Abbonés; Paul Baudry sarà
coinvolto soprattutto nella decorazione
della Salle du Lustre e nello sfondo pittorico del grande foyer centrale; tutt’altra
impresa vedrà invece impegnato Cassien-Bernard che sarà, insieme a Gaston
Cousin, l’architetto costruttore del Ponte
Alessandro III. “Complice l’allaccio ferroviario che nel 1874 collegherà Sanre-
27
mo alla vicina Nizza, permettendo il legame con il tratto inaugurato nel 1864
della Parigi-Lione-Londra, in questa fin
du siècle Bordighera e Monaco si trovano
dunque al centro di una vivace dibattito
culturale i cui protagonisti, di caratura
internazionale e vocazione cosmopolita,
avranno il merito di lasciare tracce permanenti di aggiornamento formale. Non è
un caso infatti che Garnier sia chiamato a
rielaborare i banali progetti di Godineau
de la Bretonnière per il Casinò; come
neppure non è occasionale la successiva
presenza monegasca di Henri Schmit,
Jules Dutrou, Edouard-Jean Niermans,
PRINCIPATO DI MONACO
ARTE
Jules Touzet, François Medicin e molti
altri”. Commenta Maria Teresa Verda
Scajola “È un momento di grande fervore
e dinamismo; sopra tutto poi c’è il progetto, la visione del Principe Carlo III, il suo
sogno di trasformare la rocca delle Spelugues in un nuovo quartiere in grado di
attrarre il turismo internazionale mitteleuropeo. Nell’intento di dar nuova linfa
all’economia del principato, il sovrano
supporta quindi la creazione di una serie
di strutture destinate all’intrattenimento
della nascente e facoltosa borghesia eu-
chiuso i battenti il 12 maggio scorso) e
Villa Sauber, permettono di rintracciare
il ritratto urbano e architettonico del
Principato. Monacopolis, realizzata dal
Nouveau Musée National de Monaco
(NMNM) è infatti un percorso espositivo
che racconta la storia della trasformazione del territorio monegasco e permette di
indagare sulla sua evoluzione attraverso
modelli, immagini, progetti, molti dei
quali realizzati, altri semplicemente sognati. Ne scaturisce un’immagine urbana
completamente inedita, in bilico tra uto-
Il secondo percorso a Villa Paloma indagava invece le grandi tappe dell’urbanistica a partire dagli anni Quaranta del
Novecento, con le utopie di Eugène Beaudoin e di Le Corbusier; i progetti ingegneristici di architettura sotterranea, isole fluttuanti, ponti, scale mobili; le
soluzioni visionarie di estensione sul
mare, i cui nomi sono già piccoli sogni:
“Features Monte Carlo” di Archigram,
“Thalassopolis” di Paul Maymont, “L’isola artificiale” di Edouard Albert, “La
città satellite” e “Il Marinarium” di Man-
ropea: sale da gioco, musei, giardini, stabilimenti balneari, hotel di villeggiatura;
progetti che vedranno coinvolti i nomi
più prestigiosi dell’architettura del tempo, i quali realizzeranno edifici che oggi
sono l’emblema del quartiere chic di Monaco: Monte-Carlo, che prende il nome
dal sovrano, era un tempo una collina
spopolata e rurale, “abitata” solo da ulivi
e mulini. Non per nulla il viale che percorre il centro si chiama “Boulevard des
Moulins”, toponimo di caratterizzazione
geografica significativo”. Oggi, due mostre collocate in due locations storiche,
Villa Paloma (dove però l’esposizione ha
pie, realtà e memorie, in grado di disegnare una mappa dell’immaginario. Il
materiale esposto permette di mettere a
confronto i diversi volti del Principato:
infatti è documentata non solo la situazione attuale ma anche i visionari progetti mai realizzati. Il percorso più interessante ed inedito è forse quello che si
snoda a Villa Sauber, in cui si esplorano
le tematiche della Belle Epoque legate
alla villeggiatura, all’habitat e alla creazione degli edifici emblematici del quartiere di Monte-Carlo: architetture firmate
Charles Garnier ma anche Henri Schmit,
Jules Dutrou, Edouard-Jean Niermans...
fredi Nicoletti. In tempi recenti Jean
Nouvel ipotizzava invece un Museo
dell’Uomo e del Mare, mentre Emilio
Ambasz si dedicava a immaginare residenze sull’acqua e parchi pubblici. Una
ricerca sul patrimonio puntuale e impegnata dove si misurano l’utopia di Archigram e la tarda modernità di Garnier, a
testimonianza che la visione e la creatività non hanno tempo né scadenza.
Informazioni / Prenotazioni :Villa Sauber,
avenue Princesse Grace 17 (dal 19 gennaio al 30 dicembre 2013) Tel. (377) 98
98 91 26.
28
Federica NATTA
Exceptional meeting
of ideas in Paris,
Monte-Carlo and Bordighera
Creative people at the turn of two centuries
IMPERIA. In this interview, Mrs.
Maria Teresa Verda Scajola, Professor of
Art History and expert in the history of
tourism of the Franco-Italian Rivieras,
has fully explored the theme of the effervescent cultural dynamism that, in the
nineteenth and twentieth century’s, put
Bordighera and Monaco at the core of
some architectural and artistic events of
international stature. Surely, as the professor says, “ The presence in the Riviera di Ponente and in the neighboring
Cote d’Azur of eminent personalities was
fundamental. Particularly, the favored
architect of Napoleon III, Charles Gar-
nier, who in 1872 built his beloved “sea
house” in Bordighera. In his villa the
French designer, totally free from the
Second Empire style restrictions, tries to
develop the concept of “house on a human scale”. Addressing the “enchanted
shores of the Mediterranean sea”, inviting the fans of straight lines to leave to
the town “the uniform front walls, compressed into a single plane and defined
as a single horizontal line”, he suggests
to create more picturesque “silhouettes”,
structures encompassing sloping sides,
buildings with altered heights and balconies, loggias, battlements and towers. In
29
short, something able to harmonize with
the blue sky and the summer’s heat. Of
course, at the time the artist had in mind
the landscapes of the Riviera and the
Mediterranean coast between Italy and
France” Maria Teresa Verda Scajola recalls that “... while in the Opera in Paris
Garnier seems caught up in a formal contradiction where, in an attempt to mask a
modern metal frame, the architect is
obliged to overload the building with
“pompier” decorations, following the
taste of the triumphant bourgeoisie, in
the villas of Bordighera, particularly in
his residence and then in the fine house
PRINCIPATO DI MONACO
ARTE
designed for the banker Raphael Bischoffsheim (today villa
Etelinda, that accommodated in 1879 Margherita of Savoy, the
Queen of Italy who then, in 1913, commissioned the architect
Broggi a magnificent palace in Bordighera, Villa Margherita,
now home to the prestigious Terruzzi Foundation), he prefers
bright colors, simple lines, asymmetrical volumes, airy and
functional spaces, in which he could receive his many friends
and admirers.”
In fact, the access to the park of the cosmopolitan Villa Garnier, a veritable botanical garden full of exotic flowers and plants
from every continent, reported the following sentence translated
into thirty languages, including Javanese, Siamese, Sanskrit,
Malay, Armenian, Hebrew and Chinese: “To visit the garden of
the villa, please help the secondary door.” And of course the
dining hall was a very large one, favoring the convivial habits
of the architect, who loved to inviting and spending time with
his closest friends: artists, intellectuals, designers, representatives of the French intelligentsia. In fact, in France the age of
Napoleon III is a period of extraordinary cultural novelty, anticipating the Art Nouveau. “Villa Garnier in Bordighera was
a crossroads of ideas and talents that forged and processed
Garnier’s architectural and artistic structures, like he will
display in the Opera in Paris and in the Monte Carlo Casino.
Eloquent miniature drawings and portraits are still in the Villa
of the French architect. There are also some important names,
today in the Museum D’Orsay, artists “pompier” of the Ecole des
Beaux-Arts in Paris, an important place of gestation for young
talent, like the painter Georges Clairin. In the villa in Bordighera you can see a caricature that he made of Garnier, sketching
just his head, a pipe and a compass.” Professor Verda Scajola
recalls that the Parisian architect loved this young painter because he was “amusing”.
An adjective that Clairin uses often, for example decorating the
ceiling of the Monte Carlo Casino with “The Dance”. In fact,
that amusing soul , able to carelessly communicate the blissful
delight in creating a picture, pushes Garnier to assign to him
various themes full of youth and beauty. So, Clairin choose to
represent the dance of all times and of all countries: a bacchanal of the ancient rites, a sevillano kit for the bolero dancer and
finally some famous classic dancers of the time. An exuberant
spirit that we can also find in the decoration of the Galerie and
of the Rotonde du Glacier in the Paris Opera, where he works in
1889, realizing a bacchanal and five panels representing January, February, March, May and June.” Of course all this is not
unintentional. In fact Garnier involves many of his friends that
constitute his circle in Bordighera within the projects that are
commissioned to him.
This exchange was possible because in those years two colossal
projects were in motion: the Monte-Carlo Casino and the Opera
in Paris, which in fact proceeded almost in parallel. Begun in
1862 and then suspended by the Franco-Prussian War, the inauguration of the theater in the French capital is dated January 15,
1875. And the final structure of the Monte-Carlo Casino is inaugurated in 1878, thanks to a feverish construction site, closed
in just seven months. Operating on both sides is also the painter
Gustave Rodolphe Boulanger. His “Femme Moresque” , which
you can admire in the villa in Bordighera, is at the same time understated and sensual. Not surprisingly, his four paintings of the
Bacchus dances in the foyer of the Opera provoked some scandal for their sensuality, like exactly the famous group sculpted
by Carpeaux outside of the theater. In Monte Carlo, Boulanger
is drawn into the creation of the figure of Music, which, according to the words of Garnier, “he carried out with originality and
skill”. Maria Teresa Verda Scajola then recalls another painter,
Eugène Lenepveu, whose portrait of Christian Garnier, “Nino”,
remains one of the most private and intimate testimony of the
Gustave Rodolphe Clarence Boulanger
(Parigi, 25 aprile 1824 - 23 settembre 1888)
French architect’ s life. “It has been a long-standing friendship,
which began in Rome, where they were studying the classical
antiquities, sharing a room in Villa Medici. Their collaboration
will be long and lasting. For Garnier, Lenepveu will make the
decoration of the Salle Le Peletier, that the architect had restructured in 1863 flanked by Boulanger; afterward the painter
will make the first frescoed ceiling of the Opera in Paris, a Triumph of Beauty with Olympus Muses and Hours, now hidden by
the painting by Marc Chagall. Finally, between 1878 and 1879,
30
will be involved mainly in the decoration of the Salle du Lustre
and in some paintings in the great central foyer; and CassienBernard, who will be, along with Gaston Cousin, the architect
builder of the Pont Alexandre III, was also employed by Garnier.
“When, in 1874, the railway connected Sanremo to the nearby
Nice, so completing the section opened in 1864 of the Paris-Lyons-London track, Bordighera and Monaco became the core of
a lively cultural debate, whose protagonists were sophisticated,
cosmopolitan people.
Nowadays, we can see in this area some permanent traces of
formal renovation; for example, Garnier was called to rework the
trivial project of Godineau de la Bretonnière for the Casino in
Sanremo, while in Monaco we find Henri Schmit, Jules Dutrou,
Edouard-Jean Niermans, Jules Touzet, François Medicin and
many others.” Maria Teresa Verda Scajola says that “It is a moment of great fervor and dynamism, and above all there is the
realization of the Prince of Monaco Carlo III dream.
He turned the Spelugues’ Rock into a new neighborhood, able
to attract the international tourism from the rich Central Europe.
In order to give new impetus to the economy of the Principality many facilities were supported and created by Carlo to entertaining the nascent bourgeoisie and the wealthy Europeans:
gambling halls, museums, gardens, beaches, resort hotels. Today these structures, built by the most prestigious architects of
the time, are the symbol of the most elegant Monaco district:
Monte-Carlo, baptized with the prince’s name, was once a depopulated and rural hill, full of olive groves and mills. This is
why the avenue that runs through the center is called “Boulevard des Moulins”, a name of significant geographic characterization.” Today, two exhibitions have been situated in two historical locations, Villa Paloma (where, however, the show has
closed its doors on May 12) and Villa Sauber, where the visitor
can trace the urban and architectural heritage of the Principality. Monacopolis, created by the Nouveau Musée National de
Monaco (NMNM) is in fact an exhibition that tells the story of
the transformation of the Monegasque territory and allows investigating its evolution through models, images, projects, many of
which were built, others simply dreamed.
The result is a completely new urban image, hovering between utopia, reality and memories, and able to draw a map of the imaginary.
The displayed material allows you to compare the different
aspects of the Principality, because you can recognize all the
imaginative design existing under the present situation. Perhaps the most interesting path is presented in Villa Sauber; it
explores the themes of the Belle Époque related to the recreation area, the habitat and the creation of the iconic buildings
of the district of Monte-Carlo: architectural designs by Charles
Garnier but also by Henri Schmit, Jules Dutrou, Edouard-Jean
Niermans...
Instead, the unluckily closed exhibition in Villa Paloma investigated the major planning stages since the forties of the twentieth
century, with the utopias of Eugène Beaudoin and Le Corbusier;
projects of underground architecture, floating islands, bridges,
escalators; visionary extensions over the sea, whose names are
already small dreams: “Features Monte Carlo” by Archigram,
“Thalassopolis” by Paul Maymont, “The artificial island” by
Edouard Albert, “The satellite city” and “The Marinarium” by
Manfredi Nicoletti. In recent times Jean Nouvel was interested
in a Museum of Man and the Sea, while Emilio Ambasz devoted
himself to imagine sea residences and public parks. Monacopolis, a punctual and committed research going from Garnier’s
late modernity to Archigram’s utopia, testifies that vision and
creativity have no deadline.
Information/Reservations:
Villa Sauber, 17 avenue Princess Grace (from 19 January to 30
December 2013) - Tel: (377) 98 98 91 26.
he will decorate the concert hall of the Casino of Monte Carlo
and two above doors, disappeared as a result of the interventions
of Henry Schmit.” Other artists, like the Parisian Louis Felix
Chabaud, which is commemorated in a statue in Bordighera because he was engaged in the decoration of the “sea house”, were
hard-working also in the Paris’construction; in fact, Chabaud
adorned the exterior areas of the Opera and the main foyer with
masks, reliefs, carved decorations and also sculpted some elements of the Zodiac in the Vestibule des Abbonés; Paul Baudry
31
PRINCIPATO DI MONACO
ARTE
Maria Teresa Verda-Scajola
Studiosa d’Arte
Maria Teresa Verda Scajola è
docente e studiosa di Storia dell’Arte ed esperta di turismo franco-italiano tra Ottocento e Novecento.
Ha insegnato a contratto alla Facoltà di Economia e ai master in
Sviluppo locale, Turismo e Mar Mediterraneo e in Turismo e Sviluppo
Internazionale dell’Università degli Studi di Genova. Laureata con
Nino Lamboglia con una tesi sui
maestri lapicidi del Ponente Ligure,
ha collaborato per alcuni anni alle
campagne di schedatura per conto
della Soprintendenza ai Beni Storico-Artistici ed Etnoantropologici
della Liguria. Fa attualmente parte
del Comitato Direttivo dell’Istituto
Internazionale di Studi Liguri, del
Consiglio di Amministrazione del
Museo “Villa Regina Margherita
di Savoia”/ Fondazione Terruzzi di
Bordighera ed è Membro della Delegazione FAI/Imperia per il coordinamento e la salvaguardia turisticoculturale del territorio. Assessore
alla Cultura del Comune di Aurigo,
negli anni ha curato mostre e pubblicazioni prestigiose. Tra le diverse
attività si ricordano l’allestimento
dell’esposizione su Georg Baselitz e
Benjamin Katz, Autori a Rovescio,
allestita a Imperia, presso Villa Faravelli; i suoi numerosi interventi
monegaschi, e non solo, ai convegni
internazionali realizzati su iniziativa dell’Unesco e dell’ICROM, della Società Dante Alighieri-Comites,
dell’Istituto Internazionale di Studi
Liguri; le sue molteplici pubblicazioni, alcune delle quali volte pionieristiche, sono volte a valorizzare
le vicende del turismo mitteleuropeo di fine Ottocento nella riviera
di Ponente, come “Sanremo tra due
secoli”; “Arte e architettura di una
“villa de saison” tra ‘800 e ‘900”Sagep, Genova, 1996; “Il Liberty sui litorali italiani”, in AA. VV.
Liberty in Italia- Federico Motta
Editori, Milano, 2001; “Mete d’Autore in Provincia di Imperia” - De
Ferrari, Genova, 2 volumi 2003 e
2008; “La seduzione della villeg-
giatura dagli anni ’30 al 1968”, in
AA. VV. e Filippo Romoli, Manifesti
d’artista, Fondazione Carige - grafiche Amadeo, Imperia, 2006; “Eleonora da Toledo: oltre il ritratto”,
in AA. VV., “Giuseppe negli arazzi
di Pontormo e Bronzino”; “Viaggio
tra i tesori del Quirinale” - Segretariato Generale della Presidenza
della Repubblica, Roma, 2010.
Nel 2009 ha collaborato alla rivista
“Pragmatica”, periodico internazionale di economia e cultura, con
un intervento mirato a “Il turismo e
la scoperta del Mediterraneo tra la
Costa Azzurra e la Riviera Ligure.”
Professor Maria Teresa Verda
Scajola is a scholar of art history
and an expert in tourism FrancoItalian of the XIX and XX century.
She has taught at the Faculty of
Economics and at the Master’s Degree in Local Development, Tourism
and Mediterranean Sea and in Tourism and International Development
at the Genoa University. Graduated
with professor Nino Lamboglia with
a thesis on the master stonecutters
of the Western Riviera, she worked
for some years in the filing’s campaigns, on behalf of the Department
of National Heritage Historical-Artistic and Ethno-anthropological
Heritage of Liguria. Currently she
serves in the International Institute
32
of Liguria Studies’ Committee, she
is in the Board of Directors of the
Museum “Villa Regina Margherita
di Savoia”- Terruzzi Foundation Bordighera and a member of the
Delegation FAI / Imperia for the coordination and safeguarding of the
cultural tourism of the territory.
Councilor for Culture of the City of
Aurigo, over the years she has treated exhibitions and prestigious publications. Among the different activities we recall the setting up of the
exhibition Georg Baselitz and
Benjamin Katz; the “Autori a Rovescio” exhibition held in Imperia at
Villa Faravelli; her many interventions in Monaco and in international conferences, undertaken at the
initiative of UNESCO and ICROM,
the Dante Alighieri Society-Comites, the International Institute of
Liguria Studies; her many publications, some of which veritable pioneer of the times, are aimed at enhancing the events of the late
nineteenth century Central European tourism in the Riviera di Ponente, such as “Sanremo tra due secoli”; “Arte e architettura di una
“villa de saison” tra ‘800 e ‘900”Sagep, Genova, 1996; “Il Liberty
sui litorali italiani”, in AA. VV. Liberty in Italia- Federico Motta Editori, Milano, 2001; “Mete d’Autore
in Provincia di Imperia” - De Ferrari, Genova, 2 volumes 2003 e 2008;
“La seduzione della villeggiatura
dagli anni ’30 al 1968”, in AA. VV.
e Filippo Romoli, Manifesti d’artista, Fondazione Carige - grafiche
Amadeo, Imperia, 2006; “Eleonora da Toledo: oltre il ritratto”, in
AA. VV., “Giuseppe negli arazzi di
Pontormo e Bronzino”; “Viaggio
tra i tesori del Quirinale” - Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, Roma, 2010. In
2009 she has collaborated to
“Pragmatica”, an Economy and
Culture’s international magazine,
writing about “Il turismo e la scoperta del Mediterraneo tra la Costa
Azzurra e la Riviera Ligure.”
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PRINCIPATO DI MONACO
CLASSIC
Un Solo Grande Progetto:
la Pace
Nella foto,
Amnon Weinstein,
il maestro
Gianluigi Gelmetti,
Mihaela Marcu
e l’orchestra
Filarmonica
Monte-Carlo
36
di Ely GALLEANI
[email protected]
Il maestro
Gianluigi Gelmetti
MONACO. Durante la serata organizzata dall’Associazione degli Amici
dell’Orchestra Filarmonica di MonteCarlo, a sostegno dei Centri per la Ricerca sul Cervello e sull’Ambiente dell’Università di Gerusalemme, abbiamo potuto
ascoltare dalla voce di Stéphane Freiss
l’incredibile storia dei Violini della
Speranza (Violons de l’Espoir). La sera
dello scorso 5 maggio, alla presenza di
S.A.S. il Principe Alberto II e di S.A.R.
la Principessa Caroline d’Hannover, novantadue musicisti dell’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo (OPMC) hanno
dato vita ad un concerto memorabile
diretto dal maestro Gianluigi Gelmetti.
Sul palco tra gli strumenti a corda: 12
violini della collezione del maestro liutaio Amnon Weinstein unici testimoni
sopravvissuti agli orrori della seconda
guerra mondiale; quegli stessi violini appartenuti a quei musicisti ebrei che sapevano, in tempo di pace, far danzare le
note sui tetti dei villaggi e che, durante
la Shoa, hanno suonato nei campi di concentramento. I violinisti sono morti ma i
loro strumenti, dopo settant’anni, hanno
ritrovato la propria voce grazie all’amore
e al lavoro di un maestro liutaio che gli
ha ridato vita. Nella Sala dei Principi del
Forum Grimaldi di Monaco due violinisti
di grande talento, Shlomo Mintz e Cihat
Askin, hanno liberato le note della musica dal filo spinato. Prima del concerto,
alla fine delle prove del 5 maggio scorso,
37
PRINCIPATO DI MONACO
CLASSIC
al Forum Grimaldi abbiamo avuto l’onore di intervistare il grande direttore
d’orchestra, Gianluigi Gelmetti, allievo
di Sergiu Celibidache, Swarowski e Ferrara. Nel mese di marzo 2012 S.A.R. la
Principessa de Hanovre aveva richiesto
al maestro Gelmetti di ricoprire la carica
di direttore referente, incarico che il maestro ha accettato, dopo dieci mesi d’ intensa collaborazione, diventando Direttore Artistico e Musicale dell’OPMC. Il
maestro, persona estremamente cordiale
ci ha così precisato:
“Il Principato ha occupato da sempre un
posto importante nel mio cuore, sono già
stato direttore d’orchestra a Monaco nella stagione 1990-1991 e durante questi
ultimi anni ho diretto all’Opera di Monte-Carlo diversi concerti sinfonici.”
Quali sono i sentimenti che l’ hanno
spinta a scrivere, per il concerto Violons
de l’Espoir, l’aria - Keev -?
“Ho voluto dedicare quest’aria a tutte le
vittime della follia umana, alle persone
che hanno perso la vita durante la Shoa.
Nel testo vi sono momenti di speranza
misti a momenti di scoraggiamento che
culminano nel canto Addio alla Vita.
Quest’attimo di grande emozione l’ho voluto dedicare al marito di mia zia, Odoardo della Torre, ucciso brutalmente alle
Fosse Ardeatine. Mia zia quell’infausto
giorno l’ha visto uscire di buon mattino,
come era solito fare da sempre, ma non lo
ha più visto ritornare. Il soprano Mihaela
Marcu canta lo sconforto di quell’ abbandono: - Addio. Il cuore se ne va, l’anima
mi lascia ed io ti lascio. Il mare m’inghiotte... Addio vita... Ti parlerò nella
notte, mi vedrai come nei giorni migliori..
Addio vita, amore mio. - Come compositore ho inteso delineare questo dramma con
momenti positivi: restare coscienti senza
però dimenticare. Come direttore d’orchestra mi ritengo uno strumento tra gli strumenti: un servitore che da la sua vita per
trasmettere un messaggio che permetta di
avvicinarsi al soprannaturale. Il fine della ricerca di ogni essere umano è la Pace,
un elemento mai statico, una costante ricerca di equilibrio. Non bisogna mai rinunciare a questo dinamismo. Un concerto è qualcosa di trascendente, il pubblico e
i musicisti ricercano l’armonia e per farlo
entrano in un posto cultuale, sacro, dove
gli stessi strumenti creati nella materia
sono di fatto divinizzati dal lavoro, dal
cuore e dall’anima dell’uomo. Ogni musicista ritiene che il proprio strumento sia
sacro: dapprima il lavoro del liutaio l’ha
trasformato in cosa viva e sarà egli stesso,
il musicista, che, suonandolo, cercherà di
raggiungere l’armonia finale. Il concerto Les Violons de l’Espoir è stato eseguito
con gli stessi strumenti che, passando in
mezzo alla barbarie degli uomini, si sono
rotti... Il maestro liutaio Amnon Weinstein
ha ricuperato alcuni violini, li ha restaurati e li ha fatti rivivere incarnando l’anima di quei violinisti che hanno sofferto e
che sono morti con loro. In realtà durante
tutto il concerto saremo coscienti di questo
miracolo.”
Durante le prove abbiamo potuto incontrare anche il grande violinista Shlomo
Mintz che, durante il concerto, ha suonato due composizioni con due violini
sfuggiti alla Shoa.
“Suono il concerto di Tchaikovsky con il
violino che ha salvato la vita al primo
violinista dell’orchestra di Vienna, Henrich Haftel. Il giovane viennese scappò
dalla barbarie omicida e, violino alla
mano, riuscì a raggiungere un centinaio di musicisti ebrei in fuga per far parte
di un’orchestra che non esisteva ancora
se non nei sogni del violinista ebreo polacco, Bronislaw Huberman. Nei suoi sogni un’ incredibile orchestra filarmonica
era nata! La stessa orchestra che il 26
dicembre 1936 in Israele, prima dell’ultima guerra mondiale , suonò il suo primo concerto diretto da Arturo Toscanini,
i violinisti: tutte vite salvate! Durante
Les Violons de l’Espoir “ ha continuato
a precisare Shlomo Mintz” il secondo violino che suono è lo strumento che aveva
salvato la vita al padre del liutaio Amnon Weinstein, liutaio lui stesso a Varsavia. Permettete che vi racconti la storia:
il primo violino che, Moshélé, il padre
di Amnon Weinstein, aveva realizzato a
Varsavia, presso il liutaio Jacob Zimmerman, era una vera meraviglia .Il maestro
liutaio disse a Moshélé: - Prendi il violino, vai via e non tornare mai più!- Moshélé seguì il consiglio di Zimmerman ed
arrivato a Tel Aviv divenne a sua volta
maestro liutaio e confidò a suo figlio
Amnon i segreti dell’arte raccontandogli
a chi doveva salva la vita... 1980: uno
sconosciuto bussò alla porta di Amnon
chiedendo di riparare un violino ridotto
in stato pietoso, Amnon smontò il violino
e, al suo interno, trovò una firma : quella
del maestro liutaio he aveva salvato la
vita a suo padre: Jacob Zimmerman!”
In chiusura del memorabile concerto del
5 maggio scorso, i violinisti Cihat Askin,
mussulmano, Shlomo Mintz, ebreo ed il
maestro Gianluigi Gelmetti, cristiano,
hanno interpretato insieme una preghiera
per la pace. Il pubblico in piedi li ha lungamente applauditi. Alla fine del concerto, tra i violinisti dell’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo, abbiamo incontrato
la violinista Zhang Zhang e le abbiamo
chiesto: Durante l’emozionante serata al
Forum Grimaldi che sentimento ha provato nel suonare uno dei violini unici della collezione di Amnon Weinstein?
“Il concerto Les Violons de l’Espoir è stata
38
un’ esperienza unica perché si percepiva
una grande emozione legata alla storia
della nostra umanità indipendentemente
dall’emozione che si prova di solito assistendo ad un concerto. Ho avuto una
formazione musicale particolare, con solo
quattro maestri, che mi ha consentito di
apprezzare a pieno l’evento . Il mio primo
maestro è stato mio padre e gli altri tre
erano violinisti ebrei europei. Un violinista russo, uno francese e il più importante Sergiu Luca, il mio vero maestro, nato
in Romania da dove era fuggito con la
sua famiglia, durante la seconda guerra
mondiale, per giungere in Israele dove
aveva terminato gli studi ed era stato scoperto da Isaac Stern. Suonando il violino
SAS Albert II,
SAR Carolina,
Smadar
Eisenberg,
il Ministro Roger,
Paul Masseron.
ho sempre fatto riferimento alla storia dei
miei maestri e mi sono sempre inspirata
alla loro cultura e quando, sul palco, ho
avuto tra le mani quel violino, con la stella di Davide inanellata di madreperla,
ho provato una forte emozione pensando
al musicista a cui era appartenuto. Non
conoscevo il nome ne la storia di quel musicista, sapevo solo che aveva attraversato la grande tragedia dell’ultima guerra
mondiale.”
Quali saranno i prossimi appuntamenti
per il mese di giugno?
“Diversi appuntamenti animeranno
il prossimo mese di giugno: prima di
tutto i concerti dell’OPMC (Orchestre
Philharmonique Monte-Carlo) e una se-
rata all’Automobile Club di Monaco dove
parteciperò con la mia banda musicale,
The Zhang Zhang Band, per celebrare, il
prossimo 20 giugno, la festa della musica. Tra i progetti anche l’umanitario: nel
2007 ho creato un’associazione al fine di
contribuire, con i concerti musicali, allo
sviluppo umano e ambientale. Abbiamo
già partecipato a diversi progetti e la
prossima occasione sarà per Mission Enfance, nel mese di luglio, alla Villa Paloma di Monaco a cui seguirà , prima della
tournée in Cina, l’happening alla Galleria Marlborough.”
Madame Smadar Eisenberg, presidente
dell’Associazione degli Amici dell’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo, ha
39
voluto ricordare che:
“L’associazione permette a tutti gli appassionati musicofilii di riunirsi per dare un
aiuto a realizzare e promuovere i progetti
dell’Orchestra Filarmonica di MonteCarlo, in Francia e all’estero partecipando ugualmente alla diffusione culturale
del Principato di Monaco... perché la
‘grande’ musica permette di raggiungere
quella piccola parte spirituale che brilla
in ciascuno di noi.”
www.aopcm.mc
Tel.: 00377.93108534
mail: [email protected]
Per ottenere la pace occorre inseguire
l’armonia!
Ely GALLEANI
PRINCIPATO DI MONACO
CLASSIC
MONACO. Lors de la Soirée organisée par l’Association des Amis de l’Orchestre Philarmonique de Monte-Carlo,
au profit des Centres pour la Recherche
du Cerveau et de l’Environnement de
l’Université de Jérusalem, nous avons pu
entendre l’incroyable histoire des Violons de l’Espoir racontée par la voix de
Stéphane Freiss. En présence de S.A.S le
Prince Albert II et de S.A.R la Princesse
Caroline de Hanovre les 92 musiciens de
l’Orchestre Philharmonique de MonteCarlo (OPMC) ont joué, le soir du 5 mai
dernier, un concert mémorable dirigé par
le Maestro Gianluigi Gelmetti. Parmi les
instruments à cordes: douze violons de la
collection du maître luthier Amnon
Weinstein qui ont été les témoins survivants des horreurs de la seconde guerre
mondiale. Ce sont les violons juifs, ceux
qui dansaient au-dessus des toits des villages. Pendant la Shoa ces instruments
ont joué dans les camps de concentration. Les violonistes sont morts mais les
violons, après soixante-dix ans, ont retrouvé leur voix grâce à l’amour et au travail du maître luthier qui leur a redonné
la vie. Deux grands violonistes ont participé dans la salle des Princes du Grimaldi Forum, Shlomo Mintz et Cihat Askin.
De leurs violons les notes de la musique
sont sortis des barbelés grâce à l’espoir:
il y avait de quoi être bouleversé.
Avant le concert, le 5 mai dernier, à la
Un Seul
Grand Projet:
la Paix
Shlomo Mintz.
40
fin des répétitions au Grimaldi Forum
aux alentours de 12h30 nous avons eu le
grand plaisir d’interviewer le grand chef
d’orchestre Mr. Gianluigi Gelmetti qui a
été l’élève de Sergiu Celibidache, Swarovski et Ferrara. En mars 2012, S.A.R.
la Princesse de Hanovre a sollicité le
maestro Gelmetti pour assurer la mission de «chef référent». Après dix mois
d’une collaboration parfaite, ponctuée de
grands moments d’émotion, la Princesse
a décidé de lui confier les fonctions de
Directeur Artistique et Musical. Il nous
a gracieusement reçu et dans la plus
grande simplicité il nous a dit:
«La Principauté a toujours eu une place
très importante dans mon cœur, j’ai déjà
été Directeur Musical de l’orchestre en
1990-1991 et ces dernières années j’ai
dirigé régulièrement à l’Opéra de MonteCarlo des concerts symphoniques»
- Pouvez-vous nous faire partager les
sentiments qui vous ont poussé à écrire
la partition « KEEV » joué dans Les Violons de l’Espoir?
«Ma partition est dédiée aux victimes de
la folie humaine, aux personnes qui ont
perdu la vie pendant la Shoa. Dans le
texte il y a des morceaux différents composés de moments d’espoir et de désespoir
qui se terminent avec le chant Adieu à la
Vie. Ce moment très émouvant je l’ai dédié au mari de ma tante, Odoardo della
Torre, qui a été tué aux Fosses Ardéatines.
Ce jour là ma tante l’a vu partir le matin
pour ne plus jamais le voir revenir. La soprano Mihaela Marcu chante son désespoir: - Adieu. Le cœur s’en va, l’âme me
quitte et je te laisse. La mer m’engloutit...
Adieu la vie ...Je te parlerais dans la nuit,
tu me verras comme dans nos meilleurs
jours. Adieu la vie, mon amour. En tant
que compositeur j’ai également essayé de
donner à ce drame des moments positifs:
la prise de conscience sans pour autant
oublier. En tant que chef d’orchestre je
suis un instrument parmi les instruments:
un serviteur qui donne sa vie pour transmettre un message qui permet de se rapprocher de la transcendance. C’est le but,
la recherche de tout être humain : la Paix
qui est une chose dynamique jamais statique, une recherche constante de l’équilibre, il ne faut pas renoncer à cette dynamique. Un concert c’est quelque chose de
transcendant, le public et les musiciens
rentrent dans une maison sacrée, les instruments sont faits de matières mais divinisés par le travail, le cœur et l’âme de
l’homme. Chaque musicien pense que son
instrument est sacré: d’abord le travail du
luthier l’a transformé en chose vivante et
c’est le musicien qui va atteindre l’harmonie finale en jouant. Le concert ‘Les Violons de l’Espoir’ a été joué avec ces instruments qui sont passés à travers la barbarie
des hommes et ils se sont brisés... certains
de ces Violons ont été récupérés par le
maître luthier Amnon Weinstein et maintenant ils continuent à vivre. Ils incarnent
l’âme des violonistes qui ont souffert avec
eux et qui sont morts avec eux. En réalité pendant tout le concert nous serons
conscients de ce miracle»
Nous avons pu aussi rencontrer Mr. Shlomo Mintz qui a joué pendant le concerto
deux thèmes avec deux violons rescapés
de la folie.
«J’ai joué le concerto de Tchaïkovsky avec
l’instrument qui a sauvé la vie du premier
violon de l’orchestre de Vienne, Henrich
Haftel. Violon à la main le jeune viennois
avait rejoint une centaine d’autres musiciens juifs pour échapper à la barbarie
meurtrière et faire partie d’une orchestre
qui n’existait pas encore que dans les
rêves de Bronislaw Huberman, violoniste
juif polonais. Dans son rêve un incroyable
orchestre philharmonique était né! Pourtant en Israel, juste avant la guerre, le
26 décembre 1936 le premier concert de
cet orchestre s’est tenu,son chef en était
Arturo Toscanini, les musiciens: toutes
des vies sauvées! Le deuxième violon avec
lequel j’ai joué lors du concert Les Violons
de l’Espoir était l’instrument qui a sauvé
la vie du père du maître luthier Amnon
Weinstein, également luthier de son état.
En voici l’histoire: Le premier violon que le
père d’Amnon Weinstein, Moschélé, avait
assemblé chez le maître luthier Jacob
Zimmerman, à Varsovie, était une vraie
merveille: le maître luthier le déposa dans
les mains de Moshélé en disant - Vat-en et
ne revient plus -. Moshélé l’écouta et arrivé à Tel Aviv il devint à son tour un grand
luthier et enseigna à son fils Amnon ses
secrets et lui raconta à qui il devait la
vie sauve: Jacob Zimmerman.1980 un
inconnu demanda de réparer un violon
piteusement abîmé, Amnon le démonta et
il y trouva une signature, celle du maître
luthier qui avait sauvé la vie à son père,
Jacob Zimmerman»
En clôture de ce mémorable concert du
5 mai dernier les violonistes Cihat Askin, musulman, Shlomo Mintz, juif, et
le maestro Gianluigi Gelmetti, chrétien,
ont interprétée ensemble une prière pour
la paix. Le public debout a acclamé les
artistes. A la fin du concert, parmi les
violonistes de l’orchestre Philharmonique de Monte-Carlo, nous avons rencontré Zhang Zhang à qui nous avons
demandée: Lors de l’émouvante soirée
au Grimaldi Forum quel sentiment avezvous ressenti en jouant un des violons
uniques de la collection de l’atelier Amnon et Avshalom Weinstein?
“Le Concert les Violons de L’Espoir a été
une expérience unique parce qu’il y avait
beaucoup d’émotions liées à l’histoire
Cihat Askin.
de notre humanité indépendamment du
concert en lui-même. Je descends d’une
tradition musicale très imposante. J’ai eu
seulement 4 professeurs. Le premier était
mon père et les autres trois étaient des
violonistes juifs européens. Un russe, un
français et le plus important Mr. Sergiu
Luca mon vrai maître, était né en Roumanie pendant la deuxième guerre mondiale et sa famille avait pu se sauver en
Israël ou il a étudié et il a était découvert
par Isaac Stern. Je me suis toujours inspiré par leurs histoires et leurs cultures et
quand, sur scène j’ai eu dans les mains ce
beau violon avec une étoile géante de David brodée de nacres j’ai éprouvé une forte
émotion car ma pensée allait au musicien
à qui il avait autrefois appartenu. Je ne
connaissais ni le nom ni l’histoire de ce
musicien, je savais seulement qu’i avait
traversé la grande tragédie de la dernière
guerre mondiale.”
Pouvez-vous nous dire vos projets pour
le prochain mois de juin?
«Le mois de juin se présente avec plusieurs
rendez-vous: tout d’abord les concerts avec
l’OPMC et aussi une soirée à l’Automobile Club de Monaco ou je participerais
avec mon ensemble The Zhang Zhang
41
Band pour célébrer le 20 juin prochain la
fête de la musique. Mais il y aura aussi
de l’humanitaire, en 2007 j’ai créé une
association, Zhangomusiq, avec le but
d’aider le développement humain et l’environnement à travers des concerts. Nous
avons déjà participé à plusieurs projets et
le prochain se déroulera, en juillet, à la
Villa Paloma pour Mission Enfance et
en suite à la Galerie Marlborough juste
avant notre tournée en Chine.»
Madame Smadar Eisenberg, présidente
de l’Association des Amis de l’Orchestre
Philharmonique de Monte-Carlo, a tenu
à nous souligner que: «L’association permet à tous les mélomanes de se réunir pour
apporter un soutien à l’Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo dans ses projets
et aussi de les promouvoir, en France et
à l’étranger, participant au rayonnement
culturel de la Principauté de Monaco...
parce que la ‘grande’ musique permet
d’atteindre la petite part de divin qui étincelle en chacun de nous.»
www.aopcm.mc
Tél: 00377 93108534
mail: [email protected]
La paix: Il faut poursuivre l’harmonie
pour l’obtenir!
ITALIANI NEL MONDO
INTERNATIONAL STAR
di Veronica SENATORE
[email protected]
Natasha
tra la madre
Yolanta
Miroshnikova e
Antonio Caprarica
44
L’affascinante
Natasha
Korsakova
russa, greca ed ora
anche un po’... italiana
MILANO. Solitamente ci occupiamo di italiani che sono famosi anche
all’estero per la loro eminente professionalità. Tuttavia, il lettore ci consenta
una deroga: Natasha Korsakova, che è
di origine russa da parte paterna, mentre
il nonno materno era il greco Chistofor
Paraskevopuolo, ha non poco di italiano: infatti, al suo fidanzato, il violinista
svizzero-italiano Manrico Padovani e
al suo vicepadre, il giornalista Antonio
Caprarica, si è ultimamente affiancato il
nostro direttore Ilio Masprone in veste
di “promoter” in Italia, in Francia, in
Grecia e nel Principato di Monaco, delle
sorti artistiche e dell’immagine di questa
straordinaria “eccellenza” della musica
classica. Questi ci paiono validi motivi
per occuparci di Natasha Kostakova,
una splendida, giovane artista tutt’uno
con il suo violino, nata a Mosca in una
famiglia di musicisti e discendente del
grande compositore Nikolaj Rimskij
Korsakov. A soli cinque anni la piccola
Natasha riceve le prime lezioni di violino dal nonno Boris Korsakov, solista
nella Moscow Radio Symphony, per proseguire poi gli studi presso il Conservatorio Tchaikovsky di Mosca con il papà,
il celebre violinista Andrei Korsakov,
purtroppo prematuramente scomparso.
E’ decisamente figlia d’arte, in quanto
anche la mamma Yolanta Miroshnikova,
Natasha con
il Principe Carlo
d’Inghilterra
45
ITALIANI NEL MONDO
INTERNATIONAL STAR
Il Presidente Napolitano si congratula con
Natasha dopo il concerto in Quirinale
che in seconde nozze ha sposato il nostro
giornalista Rai Antonio Caprarica, è stata un’eccellente pianista internazionale e
grande interprete della musica. Straordinarie premesse, queste, che l’affascinante Natasha ha onorato, distinguendosi fin
da giovanissima per la tecnica perfetta,
il suono sublime e l’interpretazione accattivante, divenendo in breve tempo
una vera “star” di primaria grandezza
fra i violinisti della sua generazione.
Doti divine le sue, una densa armonia di
sensualità e leggerezza, con la quale ha
mirabilmente estasiato il pubblico della
musica colta di tutto il mondo, quello italiano compreso. Sembra lontano il tempo
in cui la violinista, già nota in Europa e
nelle due Americhe ma poco conosciuta
in Italia, arrivò all’Auditorium di Milano
nel maggio 2008 per eseguire con l’Orchestra Sinfonica Verdi, in tre concerti
consecutivi, la Symphonie Espagnole di
Eduard Lalo per violino e orchestra. Pare
ieri, ma sono invece trascorsi cinque
anni da quando incontrammo l’artista
per la prima volta: ricordiamo il silenzio
della sala, l’emozione intensa, le potenti
e feconde note di quella sinfonia che si
dissolvevano nell’animo degli astanti, distendendo e distendendosi nei cuori della gente. Prima del concerto milanese ed
aver ricevuto il “Premio Catullo 2008”
a Sirmione come “violinista dell’anno”,
aveva eseguito applauditi concerti ad
Asolo, Verona, Bergamo. Da allora, il Bel
Paese è tra i suoi approdi preferiti: nel
2009 è a Roma, dove suona all’Accademia di Santa Cecilia a Roma e davanti al
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Quirinale, e nel 2011 di fronte a Papa Ratzingher in Sala Nervi. In
Italia la Korsakova ha anche conosciuto,
ricevendone i complimenti, il maestro
Uto Ughi. Ad ogni esecuzione un trionfo,
per lei e per il pubblico.
46
47
ITALIANI NEL MONDO
INTERNATIONAL STAR
Natasha è una grande musicista, e come
per tutti i musicisti la sua è una vera missione. “Perché senza un esecutore le note
resterebbero solo macchie, schizzi neri
sul pentagramma; la musica non può esistere senza un musicista. Quando resta
lì - sono parole di Natasha - scritta sullo
spartito, è solo una forma d’arte che attende di essere portata in vita. Il compito
dell’artista è proprio quello di ridar l’anima alle secolari note che i compositori
del passato hanno disegnato, farle volare in alto e lontano, entro lo spirito degli
ascoltatori.” Fin da bambina ha amato
l’arcana arte della musica e ne ha scoperto i segreti, gli incantesimi, l’essenza
spirituale: conducendo il suo cocchio nel
cielo, il dio Apollo suonava la cetra nel
far nascere e calare il sole, mentre con la
sua musica Orfeo ammansiva le belve; e,
fra le nove Muse figlie di Zeus e di Mnemosine, la musa della musica Euterpe
godeva di un’investitura speciale: nella
Grecia antica Musikos era il poeta, un
essere sacro, leggero ed alato, il cui canto
era ispirato dagli dei. La cetra di Natasha
è uno strumento di grande pregio, un vigoroso Presenda 1843 che ha preferito a
un Panormo 1765 adottato fino al 2010,
violini con i quali ha girato il mondo esibendosi sui palchi più prestigiosi: in Europa a Roma, Berlino, Amsterdam, Lipsia, Colonia, Vienna, Monaco di Baviera,
Londra; in Asia a Tokyo e in Sudamerica
a Santiago, città dove ha tenuto anche
corsi di specializzazione all’Università
della Musica. Una sinfonia cosmopolita
la sua, alla quale si unisce la conoscenza
di cinque lingue: russo, inglese, tedesco,
italiano e danese. Natasha Korsakova è
fra le più dotate violiniste della nuova
generazione, quella che segue la strada
tracciata dalla celebre e splendida AnneSophie Mutter. Dee del violino, maestre
adorate dal pubblico, dalla televisione,
dai giornali per la loro arte, il loro talento
ma anche per l’avvenente fascino femminile: Natasha esegue Bach, Bernstein
e Beethoven indossando abiti sottoveste,
“mises” di firme importanti. Certo la musica è suono e l’udito della gente è il suo
primo destinatario, ma l’esibizione, un’inebriante scala di sensi inquadrata nel
rigore della musica classica, coinvolge
anche gli sguardi. Una sensualità elegante, rara come rara è l’anima che la veste:
talento e bellezza costituiscono il segno,
la chiave di violino di Natasha Korsakova, che recentemente ha incontrato a
Milano alcuni produttori per iniziare una
collaborazione discografica. Ciò fa presagire che l’affascinante violinista avrà
l’occasione di tornare in Italia per essere
coinvolta in una serie di produzioni cultural - chic.
Veronica SENATORE
48
MILAN. Usually we deal with Italians which for their outstanding professionalism are famous even abroad. However, would the reader allow us an
exemption? Natasha Korsakova, who is
of Russian origin from the father’s side,
while his maternal grandfather was the
Greek Chistofor Paraskevopuolo, has
quite a lot of Italian aura. In fact her boyfriend, the Swiss-Italian violinist Manrico Padovani, and her stepfather, the journalist Antonio Caprarica, have been
recently joined by our director Mr. Ilio
Masprone. Mr. Masprone entrusts Miss
Korsakova as an extraordinary representative of the classical music and he will
promote her genius and her performances in Italy, France, Greece and the Principality of Monaco. For all these reasons
we are now writing about Natasha Kostakova, a beautiful, young artist at one with
her violin. She was born in Moscow into a
family of musicians and she is descendant of the great composer Nikolai Rimsky
Korsakov. Natasha was just five years old
when she had her first violin lessons from
her grandfather Boris Korsakov, a Moscow Radio Symphony soloist. Then, she
studied at the Tchaikovsky Conservatory
The charming violinist
Natasha Korsakova is Russian,
Greek, and...a little Italian as well
in Moscow with her father, the famous
violinist Andrei Korsakov, who unfortunately passed prematurely away. Definitely she is an artist born, as also her
mother Yolanta Miroshnikova, who remarried with our reporter RAI Antonio
Caprarica, was an excellent pianist and
an international great interpreter. These
are the extraordinary circumstances that
the charming Natasha honored, distinguishing herself since an early age for the
perfect technique, the sublime interpretation and the appealing sound, quickly
becoming a star among the violinists of
her generation. Her divine qualities, a
dense harmony of sensuality and lightness, have admirably entranced the audience of classical music from around the
world, including the Italian one. The time
went by since Korsakova, already notorious in Europe and in the Americas, but
little known in Italy, arrived at the Auditorium of Milan in May 2008 to perform
with the Orchestra Sinfonica Verdi the
Symphonie Espagnole of Eduard Lalo for
violin and orchestra in three consecutive
concerts. It seems yesterday to us, but
five years went by since we met the artist
for the first time: we remember the silence of the Hall, the intense excitement,
the powerful and fruitful notes of the
symphony which dissolved themselves
into our souls, stretching and relaxing in
people’s hearts. Before the concert in Milan and before having received the “Catullo Award 2008” in Sirmione as “Fiddler of the Year”, she had performed
successfully in Asolo, Verona, and Bergamo. Since then, the “Bel Paese” is
among her favorite countries: in 2009 she
was in Rome, where she played at the
“Accademia di Santa Cecilia” in Rome
Natasha
riceve
i complimenti
del Papa,
insieme
al fidanzato
Manrico Padovani,
in occasione
del concerto
in sala Nervi
49
ITALIANI NEL MONDO
INTERNATIONAL STAR
and in front of the President of the Republic Giorgio Napolitano at the “Quirinale”, and in 2011 in front of Pope Ratzingher in “Sala Nervi”. In Italy Korsakova
made also the Maestro Uto Ughi acquaintance, receiving his compliments,
Every time it has been a triumph for her,
for the music and for the audience. Natasha’s mission as a musician is noble:
“You must know that without a performer
the notes would remain only stains, black
splashes on the sheet: the music cannot
exist without a musician.- she says What is written on the music sheet is just
something waiting to be brought to life.
The artist’s task is precisely to give new
life into the old notes that composers of
the past have drawn. We are making them
fly high and far, within the spirit of the
listeners.” Even as a child she loved the
arcane art of music. She discovered its
secrets, its magic charms, and its spiritual essence: leading his chariot across the
sky, the god Apollo was playing the lyre
attending the sunset and the sunrise,
while Orpheus tamed the wild beasts by
his music. And, among the nine daughters of Zeus and Mnemosyne, the Muse of
music Euterpe enjoyed a special investiture: Musikos in ancient Greece was the
poet, a sacred being, light and winged,
whose song was inspired by the gods.
Korsakova’s tool is a vigorous Presenda-1843, that she preferred to the Panormo-1756 adopted until 2010: two prestigious violins, with which she toured the
world performing on the most prestigious
stages; in Europe, in Rome, Berlin, Amsterdam, Leipzig, Cologne, Vienna, Monaco, Munich, London; in Asia in Tokyo
and in Latin America in Santiago, a town
where she also held postgraduate courses
at the Music University. She is a cosmopolitan artist speaking five languages:
Russian, English, German, Italian and
Danish. Natasha Korsakova is among the
most gifted violinists of the new generation, the one that follows the path traced
by the famous and beautiful Anne-Sophie
Mutter. Of course they are deities adored
by the public and media for their art and
for their talent, but also because of their
attractive female charm: for instance,
Natasha performs Bach, Beethoven and
Bernstein wearing outfits designed by
important stylist. Of course the hearing is
the music’s first recipient, but any performance also involves the looks. A rare and
elegant sensuality is the sign of Natasha
Korsakova, who recently met in Milan...
wi the great record producer. She has expressed much interest to collaborate with
her, so it could be that the charming violinist would come back to Italy very soon,
to be engaged in some interesting, cultural-chic productions.
Sopra,
Natasha
riceve
i complimenti
dal maestro
Uto Ughi
50
The violin of
NATASHA KORSAKOVA
y
t
a
N for friends
Classic & Chic Pop
“A taste of infinity with Natasha Korsakova...
the young violinist revives the spirit of Shostakovich with full vibrato and sophisticated violin bow techniques,
turning the tragedy into a painful story told from the depth of her soul...”
Corriere della Sera
Photo by Marco Cambiaghi
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ITALIANI NEL MONDO
POP ART
Stan Laurel
Oliver Hardy
alias
Stanlio e Ollio.
TORINO. Siciliano di nascita,
piemontese d’adozione. Il percorso artistico di Gerlando Colombo si sviluppa
a Torino, città nella quale vive e gestisce, da quasi quarant’anni, il suo atelier
di cornici e restauro di dipinti. Classe
1956, si trasferisce in giovanissima età
con la famiglia nel capoluogo piemontese, dove, dagli anni settanta, comincia a
specializzarsi nella manifattura di cornici di diversa tipologia e lavorazione. In
parallelo alle abilità artigiane, coltiva
nel tempo la sua passione per la pittura,
incline soprattutto alle tendenze artistiche americane ed europee del Secondo
dopoguerra.
Nascono così i suoi primi dipinti, dai
contenuti astratti e informali e realizzati unendo al colore materiali eterogenei.
Opere polimateriche partorite dall’inconscio, atte a manifestare lo stato d’animo dell’artista al momento della loro
creazione. Negli anni a venire evolve
il suo stile intraprendendo strade differenti, che lo conducono a formulare
un nuovo linguaggio formale, scaturito
dall’amalgama di tecniche e stili differenti. Nasce così, in ossequio alla “Pop
Art” warholiana dalla quale trae spunto,
l’attuale poetica artistica di Colombo, da
lui stesso denominata “Nuova Arte Pop”.
Ci spieghi quali sono le tematiche celate
54
di Danilo D’AMICO
[email protected]
Gerlando
Colombo
l’artigiano della pittura pop
nella sua arte.
“Le mie creazioni sono il risultato finale
di una mia personale riflessione riguardante l’epoca nella quale viviamo; quella
della comunicazione di massa, che non
esaurisce mai la famelica voglia di proporre al mondo nuove icone popolari.
Dal mio gusto”pop” nasce un percorso
emozionale che si trasforma poi concretamente in arte, con la volontà di rendere
omaggio alle stelle dello star-system che
per svariati motivi hanno lasciato un’impronta indelebile in ognuno di noi. Sono
modelli che hanno determinato uno stile,
un look e un modo di vita che possono
essere apprezzati, seguiti o criticati. Ma
che sicuramente non possono lasciare
indifferenti. Tento di restituire sulla tela
le reali fattezze dei personaggi raffigurati, spesso in primo piano, tralasciando i
particolari per concentrarmi maggiormente sui tratti caratteristici di ogni soggetto. Alla base c’è la volontà di creare
ritratti che possano restituire non solo la
fisionomia delle celebrità, ma anche e
soprattutto le loro inimitabili espressioni
e perché no, anche la loro anima.”
Come nascono e prendono forma le sue
opere?
“La tecnica che utilizzo è prevalentemente artigianale; ogni quadro infatti è un
pezzo unico, realizzato esclusivamente a
55
ITALIANI NEL MONDO
POP ART
Freddy Mercury
56
Jhon Lennon
mano senza alcun intervento meccanico. Il recupero del lavoro
manuale, in un’epoca ipertecnologicamente avanzata come quella nella quale viviamo, è un aspetto prioritario per me, e rappresenta un valore aggiunto nel risultato finale. Recupero la mia
passione per il polimaterismo,utilizzato anche in mie opere del
passato, in quanto mi avvalgo di materiali di origine diversa:
legno, stoffe variopinte di svariate fogge, foglie in oro e argento,
colori acrilici, etc. Alla base vi è un minuzioso e certosino lavoro
di taglio, assemblaggio e incastro di variopinte tessere di legno,
adagiate su tessuti teatrali dai colori vibranti e di grande impatto scenografico. Grazie a questo “puzzle artistico”, ogni violenta
tonalità, ogni sferzante contrasto cromatico palesemente visibile
quando si osserva l’opera da vicino, si ricongiunge nell’ occhio
dello spettatore man mano che questo si allontana. Il risultato
finale restituisce allo sguardo le reali o stereotipate fattezze delle
superstar immortalate sulla tela, colte nelle loro vitali espressioni
e messe tridimensionalmente in risalto come a voler uscir fuori
dalla cornice.”
Quali sono gli artisti e gli stili che l’hanno maggiormente influenzato e ispirato?
“’Uno dei miei artisti preferiti è Gustav Klimt. Le sue opere mani-
festano uno stile del tutto originale, in cui si fondono naturalismo
e stilizzazione. Ad avermi ispirato è sicuramente il capolavoro “Il
ritratto di Adele Bloch-Bauer”, un’opera di raffinatezza incredibile
nella quale una figura femminile si staglia su una sorta di prato
dorato e finemente cesellato di tasselli colorati, mentre una fitta
decorazione a foglia d’oro avvolge e ricopre tutto il corpo sinuoso
della donna. Inoltre, i miei lavori risentono dell’influenza di altre grandi personalità del mondo dell’arte; mi riferisco ad Alberto Burri, Enrico Baj, Hans Arp, Jackson Pollock e sicuramente a
Andy Warhol. Da ognuno di loro ho tentato di cogliere qualcosa,
anche se sono convinto tuttavia, che omaggiare un grande artista
del passato non significhi nulla se poi non si è in grado di creare
un proprio stile, immediatamente riconoscibile.”
Quali sono i suoi progetti futuri?
“Si è da poco conclusa una mia mostra personale presso la galleria d’arte “Reis Maas” di Monaco, che ha permesso di farmi conoscere anche al di fuori del panorama artistico nazionale. Prossimamente sarò impegnato con una personale a Firenze, mentre
tra i miei progetti futuri sono in programma esposizioni a Dubai
e Singapore.”
Danilo D’AMICO
57
ITALIANI NEL MONDO
POP ART
Il Foglio Italiano has interviewed the artist
Gerlando Colombo
Luciano Pavarotti
TURIN. Gerlando Colombo is an artist living in Turin,
Piedmont, where he is managing for nearly forty years his atelier
of frames and restoration of paintings. Born in 1956 in Sicily, he
moved at a young age with his family in Turin. There he began
in the seventies to specialize in the manufacture of frames of
different types and processing. In parallel to his artisan skills,
his passion for painting grew up, especially devoted to the
American and European artistic trends of the Second World
War. So, his early paintings are quite abstract, informal, colorful
and made by combining different materials. These works arise
from his unconscious and express the mood of the artist at the
time of their creation. In the coming years his style evolves leading to formulate a new formal language, emerged from the amalgamation of different techniques and styles. Thus was born, in
deference to the Warhol’s “Pop Art” that inspired him, the present lyrical emphasis of Mr. Colombo, which he called “New
Pop Art.”
Can you explain what the hidden themes in your art are?
“My creations are the final result of my personal reflection on
the era in which we live. The media never run out of the ravenous desire to offer the masses new popular icons. My “pop” taste
let me fall in an emotional journey which turned into practical
art, with the desire to pay homage to the star system celebrities
who for various reasons have left an indelible imprint on all of
us. They are models that have led to a style, a look and a way of
life that can be appreciated, followed or criticized, but to which
it is difficult to remain indifferent. I try to put on the canvas the
real features of the depicted characters, often in the foreground,
leaving the details to focus more on the characteristic features of
each subject. At its core there is the desire to create portraits that
not only can restore the appearance of celebrities, but also their
inimitable expressions and why not, even their souls.”
How are your works born and how are them taking their final
shape?
“My technique is mainly craft made; each painting is in fact a
unique piece, made exclusively by hand without any mechanical
intervention. The revival of manual labor, in our hyper technical
era, is a priority for me and it represents an added value to the
final result. I am retrieving the passion for polymaterism that I
employed in my past works, because I am working with materials
of different origin: wood, multicolored fabrics of different shapes,
leaves in gold and silver, acrylic paints, etc.. Basically, it is a
meticulous and painstaking work of cutting, assembling and interlocking colorful wooden tiles, laid on fabrics in vibrant colors
58
Emy Winehouse
59
ITALIANI NEL MONDO
POP ART
Elvis Presley
Whitney Houston
Elton John
giving a great theatrical and visual impact. Thanks to this “ artistic puzzle “, every violent tone, each lashing color contrast that
is clearly visible when looking closely at the work, is put together
in the “eye” of the viewer as he looks at the work from far. The
final result restores to the gaze the real or stereotypical features
of the superstars immortalized on canvas, caught in their living
expressions and made to emphasize the three-dimensional effect,
almost making them step out of the frame.”
And the artists and styles that have most influenced and inspired your work?
“One of my favorite artists is Gustav Klimt. His style is entirely
original, combining naturalism and stylization. His masterpiece
“The portrait of Adele Bloch-Bauer” inspired me a lot; it is a
work of incredible refinement in which a female figure stands on
a sort of golden meadow finely chiseled with colored pieces, while
a dense golden decoration surrounds and covers fully the sinuous woman’s body. My works reflect the influence of other great
personalities of the art: I am referring to Alberto Burri, Enrico
Baj, Hans Arp, Jackson Pollock and definitely to Andy Warhol. I
try to capture something from each of them; but I am convinced
that there is no meaning in paying homage to a great artist of
the past if you are not able to create your own style, immediately
recognizable.”
What are your plans for the future?
“One of my solo exhibitions has just finished at the art gallery
“Reis Maas” in Monaco Monte-Carlo. It allowed me to be appreciated even outside the national art scene. Soon I’ll be busy with
a solo exhibition in Florence, while I am planning to set up two
exhibitions, in Dubai and in Singapore.”
60
Piedmont is really a unique place. Here everything turns into
flavour. Like the white truffle or the precious rice,
up to the grapes which turn into renowned wines such as
Barbaresco and Barolo. The rest is due to the food culture,
deeply ingrained in the history of the region.
In Piedmont the best way to savour the hidden magic
of this land is therefore by sitting down to eat.
Simply a delight for all dedicated foodies.
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ITALIANI NEL MONDO
ARTE
Francesca ROTTA-GENTILE
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IRENE BRIN:
UN’ANIMA
ELEGANTE
“Il primo dovere di chi ha molto denaro
è spenderlo, con grazia ed eleganza”
64
ROMA. Ecco un esempio di cosiddetta “brinata”: è lo stile Irene Brin, una
scrittura elegante, arguta, ironica. Irene
Brin è stata una donna eccezionalmente
poliedrica e versatile: giornalista straordinaria, scrittrice dallo stile inimitabile,
ambasciatrice ante litteram della moda
italiana in America e direttrice insieme
al marito Gasparo del Corso della prima
importantissima Galleria D’ Arte nel dopoguerra a Roma: la galleria l’Obelisco.
“È stata la migliore di sempre, lo è ancora” . Così scrive la giornalista di Repubblica Concita De Gregorio nella prefazione alla nuova biografia di Irene Brin
“Mille Mariù” di Claudia Fusani, finalista al Premio Viareggio. La bravissima
attrice Franca Valeri, nel presentare il
suo libro “Bugiarda no, reticente”, ha
detto che la vera rivoluzione è quella del
ritorno delle buone maniere. Pensiamo
anche noi che la vera rivoluzione di Irene sia stata proprio l’avvantaggiare le
buone maniere e soprattutto la sua missione, molto sentita, di trasmettere la karis, la grazia, come la chiamava la prima,
grande poetessa greca Saffo che cercava
di trasmettere e far comprendere con la
sua scuola, nel suo tiaso, il significato
più profondo e complesso della grazia
del fisico e dell’animo, un miscuglio di
raffinata eleganza e cultura, dunque:
l’attenzione al portamento, all’incedere
corretto della camminata, al gusto nel
vestire, ai particolari, alla lettura approfondita di libri, all’amore per l’arte, alla
cura del corpo; lo stesso, sulla carta, attraverso i suoi sorprendenti articoli che
hanno fatto scuola, ha fatto l’insolente,
autodidatta, curiosa e insuperabile Brin.
Raffinata, in privato non troppo esigente,
sempre disponibile e sorridente, «una
vera signora», come l’amavano ricordare
i suoi amici più intimi. Si arrabbiò solo
quando Jackie Kennedy, nel soggiorno
in Italia rimasto famoso, si presentò ad
un ricevimento con un abito identico al
suo: un tailleur di Valentino bianco e
marrone. Valentino era il sarto preferito
di Irene ma quella volta si beccò una
scenataccia. Così scrive Concita De Gregorio: “Oriana Fallaci aveva l’elmetto e
stava in trincea, Irene Brin ha vissuto
un’altra guerra e non ha indossato divise:
l’ha raccontata senza presunzione, senza
arroganza, senza esibire militanza. L’ha
fatto con mille istantanee di calze smagliate e chiome disfatte.” È mancata nel
1969 a soli 58 anni, a Sasso, piccolo borgo sopra Bordighera, nella Riviera Ligure di Ponente e le sue ultime parole sono
state “voglio fare un viaggio”. La Brin è
stata la nostra Dorothy Parker; Maria
Vittoria per gli amici, aveva lasciato la
scuola al ginnasio, parlava cinque lingue, leggeva un libro al giorno. Quando
scrisse il suo primo articolo di giornale a
20 anni, ricevette un biglietto che diceva: “Brava Mariù, farai carriera.”, firmato: Luigi Pirandello, un ammiratore. Nella sua breve vita ha scritto per dodici
quotidiani e per trenta settimanali, ha
prodotto 150 traduzioni, ha redatto con
decine di pseudonimi diari di guerra e
posta del cuore cambiando ogni volta
abito, aspetto, stile e anima. Se scrivere
è un modo per cercare l’anima, l’anima
trovata racchiude un pezzetto di tutte le
angosce e le sconfitte dei personaggi dei
racconti di Irene Brin. Meglio, allora,
cambiare strada, vita, forma e di nuovo
anche il nome; e allora: Mariù, Maria
Del Corso, Mariella, Ortensia, Marlene,
Contessa Clara, Madame d’O, Geraldine
Tron, questi solo alcuni dei suoi numerosissimi pseudonimi. Tanti nomi,tanti generi, tanti interessi; un solo punto in comune: l’eleganza. L’Eleganza che Irene
impersona sempre nel suo modo di vestire, che è il suo modo d’ essere, di trasformarsi da bionda a bruna, da magra a
grassa, l’eleganza che trasmette con i
suoi consigli attraverso le parole della
Contessa Clara, l’eleganza della moda
Alain
Elkann
65
italiana che porta per prima in America,
l’eleganza sempre presente in tutti i suoi
nomi e nelle protagoniste femminili dei
suoi racconti, anche in quelle donne isolate, disperate in mezzo alla guerra in
Jugoslavia, donne che anche nella povertà e semplicità imitano gesti leziosi,
portano collarini di tulle, mantengono
eleganti passioni, conservano dignità,
stile e soprattutto eleganza interiore.
Una donna camaleonte dall’ intelligenza
altissima di una Regina, così la descrive
il suo amico Indro Montanelli. Ma una
vena di profonda tristezza visita spesso
l’animo di Irene Brin, che forse anche
per questo si sente tanto vicina alla sua
più amata scrittrice Virginia Woolf. Così
parla di Virginia Woolf in un ritratto ancora inedito: “...aveva compreso quanto
la vita sia incerta, frantumata e confusa.
Saggia, rammentava la sua follia e ne
prevedeva il ritorno. Incosciente, soffriva oscuramente di una decadenza provvisoria ed inevitabile”. Dalle pagine della Settimana Incom, la misteriosa
Contessa Clara (solo dopo la chiusura
della rubrica si riconobbe in Irene Brin
l’identità) elargiva consigli di “savoir
faire”: come vestire, come comportarsi,
che cosa assolutamente non fare. Se
apriamo il divertente Dizionario del successo e dell’insuccesso e dei luoghi comuni di Irene Brin, alla parola INVECCHIARE (BENE) leggeremo: “...
costituisce un successo essenziale, cui
bisognerebbe mirare in tempo e tendere
con perseveranza. A quarant’anni una
donna intelligente deve: a) dimagrire, b)
riportare i suoi capelli al colore naturale,
biondo, bruno, castano, o grigio che sia,
perché solo la sfumatura vera le si addice ormai; c) spogliarsi di ogni timidezza
e di ogni infantilismo, d) rallentare la
propria attività puramente mondana, e
concentrarsi su rare, ma sensazionali apparizioni, rinunciando, poniamo, a pren-
ITALIANI NEL MONDO
ARTE
dere l’aperitivo ogni giorno in Via Veneto, in via Montenapoleone, ma affacciandosi
trionfalmente ad un palco della Scala o
dell’Opera, con un vestito, una carnagione ed un cavaliere ugualmente sensazionali, e) diventare buona, perché è il solo
sistema per sembrare, ed essere ancora
bella. Quanto all’uomo intelligente i
quarant’anni dovranno portargli: una
nuova snellezza, un’estrema, ma niente
affatto evidente, cura della persona;
niente punti neri sul naso, niente peli
nelle orecchie, niente buchi neri nella
chiostra dei denti, niente macchie di tabacco sulle dita, ma anche: niente camicie fiorate, niente calzoncini corti, niente
cravatte vistose, niente giacche attillate,
niente pettinature nuove, e ringrazi il
Cielo se gli s’imbiancano precocemente
le tempie. Una dignitosa serenità di giudizio ed un’ umana incertezza di conclusioni; un’ estrema prudenza nei suoi rapporti con chi gli è minore di età, perché
realmente le giovinette tendono a considerarlo un Libertino dell’ Altro Secolo
ed i giovanotti un Insopportabile. Presuntuoso, mentre i cinquantenni e le sue
coetanee lo troveranno simpaticissimo.
La generosità, la comprensione, il rispetto della personalità altrui sono i soli sistemi per sembrare, ed essere, davvero
intelligenti.” Il successo incredibile della Contessa Clara ispirò uno dei perso-
naggi radiofonici e poi cinematografici
più popolari di Alberto Sordi, Il Conte
Claro; e la parodia di Franca Valeri entrò nei salotti borghesi e nei salottini dei
parrucchieri. La Contessa non fu solo
consigliera spiritosa per affari di cuore,
gusto ed eleganza. Nelle corrispondenze,
quest’anziana nobildonna austriaca diventa spesso una guida morale e sociale.
Come quando le scrive una ragazza argentina di 19 anni, Maria Luisa, invalida
fin dalla nascita, che desidera diventare
scrittrice ma non può scrivere e così
chiede aiuto, le servirebbe un segretario,
qualcuno a cui dettare; la contessa Clara
pubblica tutta la lettera con titolo “un
problema di stile”, le dedica una lunga
risposta ed infine scrive “…io paragonata a lei non sono certo una donna che
scrive, né lo sono le letterate, le poetesse
laureate, le vincitrici di premi, le tradotte in cento lingue, nessuna è come lei,
chiusa in una gabbia di materassi, di solitudine, dove inventa, ricomincia, cesella cento libri non espressi, non formulati, non fermati. Chiedo a tutti i miei
amici argentini, italiani e internazionali,
di aiutare come possono, come sanno,
questa creatura atrocemente colpita, meravigliosamente viva, che vi sottopone
insomma solo un problema di stile: aiutatela a risolverlo, come merita, con vera
eleganza!”.
66
NOTA ALLE FOTO
DEL GIARDINO DI IRENE
A SASSO DI BORDIGHERA
Coraggiosamente, dopo aver scoperto
di essere gravemente malata decise di
continuare a vivere e a viaggiare come
aveva sempre fatto e morì nel 1969,
a soli cinquantotto anni, a Sasso di
Bordighera , dove giunse in fin di vita,
ma serena all’idea di lasciare, oltre ai
suoi preziosi scritti, un giardino meraviglioso che oggi si può visitare.
Il giardino segue le regole compositive
designate dalla stessa Irene quando
era in vita. Gli alberi occupano una
superficie di 7000 metri quadri e alcuni di essi sono più che centenari, legati alla sorte e alle storie dei cittadini
si Sasso. La flora è ricca e variegata;
in particolar modo ricordiamo le rose
Coburgo allevate “en plein air”, ovvero non in serra, dai colori sgargianti
e variopinti e dal profumo inebriante,
ulivi e palme. Le opere della scultrice
di spazio e paesaggio Maria Dompé
sono state volute dal nipote di Irene, il
mecenate Vincent Torre, dopo la morte di Gasparo Del Corso. Per questo,
il giardino botanico viene chiamato
anche “Giardino di sculture”.
Per maggiori informazioni il sito:
www.giardinoirene.it/
Francesca ROTTA GENTILE
IRENE BRIN:A STYLISH SOUL
“People who have money must spend it.
With the most possible amount of elegance.”
The quoted sentence above is an example of the so-called Mrs. Irene Brin’s
“frosted” style (punning of the Italian
word “brinata” that means“frost”in English). Her prose was unique, elegant,
witty, ironic. Irene Brin was a multitasking lady, an extraordinary columnist, ambassador of Italian fashion in America
and co-founder with her husband Gasparo Del Corso of the first important Art
Gallery born in Rome in the postwar period: the L’Obelisco Gallery. “She has
been the best ever and she still is the
best.” So writes the journalist Conchita
De Gregorio in the preface to the new biography of Irene Brin: “Mille Mariù” by
Claudia Fusani, finalist at the Viareggio
Prize Presenting her book “No liar, just
reticent” (“Bugiarda no, reticente”), the
comedian Franca Valeri said that the
revolution could be the return of good
manners. We agree to that, saying that
the Irene’s real revolution was to focus on
good manners. And, first above all, to forward the karis, as the first Greek poet,
Sappho, called it: the grace, her mission.
Sappho had a compelling attractiveness,
a charm that inspired devotion in others,
created by her school, by her ceremonial
dances, or tiaso. She wished to diffuse
the deep meaning and the grace of both
the physical and the spiritual, a mixture
of elegance and culture. Attention to
posture, to the correct walk. Taste to
dress and to details. Reading of books,
love of art, body care. All these things
Irene wrote down in her skillful editorials. She was amazing, insolent; she was
the self-taught, inquisitive and unsurpassed Brin. In private, she was less demanding, always helpful and smiling, “a
real lady”, as her closest friends loved to
recall her. Just once, she was upset by
the fact that Jackie Kennedy, during her
famous trip in Italy, went to a party
dressed by Valentino in a white and
brown suit, identical to hers. That time
Valentino, who was Irene’s favorite tailor,
caused a fuss! Conchita De Gregorio
writes: “Whereas Oriana Fallaci was
wearing a helmet at the forefront, Irene
Brin lived another war. No uniforms on
her women; she disclosed their stories
without presumption, without arrogance,
without showing militancy. But it was
like showing a thousand snapshots of
laddered stockings and hair undone...
“She passed away in 1969, just 58 years
of age, in Sasso, a small village above
Bordighera, on the Ligurian Western
Riviera. Her last words have been: “I am
looking forward to making a journey”.
Mrs. Brin was our Dorothy Parker. Maria
Vittoria for friends, she left school quite
early, but she was speaking five languages, and she was reading a book a day.
When, at twenty years of age, she wrote
her first article for a newspaper, she received a note that said: “Bravo Mariù,
you will succeed.” Signed: Luigi Pirandello, an admirer. In her short life, she
wrote for twelve daily newspapers and
for thirty weekly magazines. She produced 150 translations; she posted war
diaries and love heart mail using dozens
of aliases, changing appearance, style
and soul. If literature is a way to search
for the soul, this soul encloses a piece of
all the agonies and defeats of the charac-
67
ters contained in Irene Brin’s stories.
That is why she chose to change, especially her nicknames: Mariù, Maria Del
Corso, Mariella, Ortensia, Marlene,
Countess Clara, Madame d’O, Geraldine
Tron, are just some of her many pseudonyms. So many names, so many genres,
so many interests: one thing in common,
the elegance. Irene had an easy way of
dressing and being that transformed her
from blonde to brunette, from lean to fat.
She transmitted her elegance through
the Countess Clara’s suggestions. Elegance is everywhere, in the ladies protagonists of her novels as well as in the
most desperate women, isolated in the
middle of the war in Yugoslavia. These
poor, simple women preserve dignity,
style and above all elegance within her
selves. “A chameleon with the high in-
ITALIANI NEL MONDO
ARTE
tellect of a Queen”, thus her friend Indro
Montanelli described her. Sometimes,
there is a vein of sadness, as she feels
herself close to her most beloved writer,
Virginia Woolf. So she put pen to paper
about her in an unreleased portrait:
“(Woolf) had understood that life is uncertain, fragmented and confused. She
was wisely conscious of her madness and
she had the feeling of it. Unconsciously,
she suffered a transient, dark, inevitable
decline.” From the pages of the weekly
“La Settimana Incom”, the mysterious
Countess Clara (Irene Brin’s identity was
divulged after the conclusion of the column) was giving “savoir faire” recommendations: how to dress, how to behave,
and what was to absolutely not to do.
Reading her entertaining “Dictionary of
clichés, success and failures” we will
find out that “AGING (WELL)” is an essential success, to which we should aim
and strive in time, with perseverance.
“At forty a smart woman must: a) to be
slim; b) to have the natural color of her
hair, blond, brown, black or gray, because by now only her real shade will
suit her; c) avoid shyness and infantilism; d) to slow down the mundane activities, focusing on rare, but dramatic
appearances; for example, she must give
up her every day aperitif in Via Veneto,
in Via Montenapoleone. Instead, she
must appear triumphant in her La Scala
box, with a fair complexion, beautifully
dressed and accompanied by an equally
sensational partner. Last but not least, e)
she must become good, because this it is
the only way to look, and still be beautiful. About a man at forty, he must be
lean, extreme and by no means obvious;
he must have personal care, no black
points on his nose, no hair in his ears, no
black holes in his teeth, no tobacco
stains on his fingers. And especially, no
flowery shirts, no shorts, no flashy ties,
no fitted jackets, no new hairstyles; and
he must thank Heaven if an early white
is growing at his temples. He must show
a decent sense of judgment and a human
uncertainty of conclusions. He must be
extremely cautious in dealing with
younger people: the girls will tend to really consider him an Old Libertine and
the boys will tend to consider him Unbearable and Arrogant. His peers will
find him a very nice person, because he
will show generosity, understanding and
he will be respectful of the personality of
others: this is the only way to appear, and
to be really smart.” The incredible success of the Countess Clara inspired one
of the radio personalities and then a film
made by the most popular actor, Alberto
Sordi: “The Count Claro”, and also a
parody by the comedian Franca Valeri,
mimicking the bourgeois salons and the
hair stylists’ parlors. The Countess was
not only a spiritual adviser to love and
heart affairs, but also to taste and elegance. In her answers, this forged, old
Austrian noblewoman often becomes a
moral and social adviser. For instance, it
happened that Maria Luisa, an Argentine girl nineteen years old invalid from
birth, wrote to her that she wished to be a
writer but she cannot write; she was asking for help, she needed a secretary,
someone to whom dictate; Countess
Clara published the entire letter, entitled
“a matter of style”. She devoted to it a
extended answer, and finally she wrote:
“I don’t dare to compare myself to her,
and there are no writers, no literate, no
laureate poets, no prize winners translated into a hundred tongues, no one is
like her, caged in a bed, alone, where she
continually is inventing stories, where
she is carving hundred of unexpressed
words. I ask all my friends, Argentinean,
Italian and international, to help her as
they can, as they know; this wonderfully
alive, this horribly affected creature represents a matter of style: help her as she
deserves, with real elegance!”
NOTES TO THE PHOTOS
OF “THE GARDEN OF IRENE”
IN SASSO DI BORDIGHERA
Bravely, having discovered to be seriously
ill, she decided to continue to live and
travel as she had always done. She died
in 1969, just fifty eight years old, in Sasso
di Bordighera. She arrived there almost
at the end of her days. She was serene
because she knew that, in addition to his
valuable writings, she was leaving behind
a wonderful garden, that you can visit today. The garden follows the composition’s
rules dictated by Irene when she was alive.
The trees cover an area of 7000 square
meters. Some of them are centennial, tied
to the fate and to the stories of the Sasso
citizens. The flora is rich and varied; we
especially recall the Coburg roses, grown
“en plein air”, not in the greenhouse, with
their bright colors and their heavy scent,
and also the olive and the palm trees. The
works of space and landscape’s sculptor
Miss Maria Dompé were chosen by the
heir of Irene, the patron of the arts Vincent Torre, after the death of Gasparo Del
Corso. For this, the botanical garden is
also called “Garden of sculptures.” For
more information, visit: http://www.giardinoirene.it/
68
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ITALIANI NEL MONDO
CULTURA
Il Salone
del Libro:
dove hanno
osato le idee...
Silvia BERLINGUER
[email protected]
72
TORINO. Si è conclusa il 20 maggio scorso la 26a edizione del Salone Internazionale del Libro che quest’anno ha
registrato il record assoluto delle presenze (un 4% in più rispetto alla precedente edizione). Questa affluenza, del tutto
inaspettata in un contesto di forte crisi
economica mondiale, ha sicuramente
influito sulla decisione della Frankfurter
Buchmesse, tra le più importanti manifestazioni librarie del mondo, di intervenire nella prossima edizione del 2014
non più solo con gli editori e i buyers
tedeschi all’ibf, ma con un proprio spazio espositivo dove presentare l’editoria
tedesca e offrire così nuove prospettive
al mercato nazionale ed internazionale
dell’industria libraria. Il tema di questa edizione e lo slogan del Salone, era:
“dove osano le idee”, incipit che ci rimanda senza dubbi alla creatività mirata a nutrire l’embrione di un progetto
globale che abbia come punto focale la
cultura. Cultura intesa nella sua totalità
sia letteraria sia come immagine di nuove forme dell’Arte e specchio di vita di
esperienze rielaborate in differenti contesti socio-antropologici.
Quest’anno, Paese ospite del Salone è
stato il Cile, che ha ricordato attraverso
emeriti scrittori il golpe di stato del lontano 1973, mentre la regione ospite italiana è stata invece la Calabria. La prima
sensazione che si aveva passeggiando
nei corridoi del Salone era l’odore impregnante della carta, per gli appassionati
un profumo irresistibile, difficile anche
non lasciarsi attrarre dalle innovazioni
che sono state molte, così come le novità
nel campo multimediale a partire dalla
stessa App del Salone Internazionale Sal
To, uno strumento di facile consultazione, con elenco dettagliato degli espositori, eventi e delle case editrici. Novità
assoluta è stata anche la presenza di uno
spazio incubatore, dedicato agli editori
con meno di due anni di vita, doveroso
segnalare, infatti, diverse proposte tra
cui l’interessante formato G-book (giftbook) della neofita casa editrice italiana
Gainsworth Publishing di Novara. In uno
scenario di tale imponenza non poteva
non mancare lo spazio dedicato al cibo
e così è nato il progetto Casa Cook Book,
interamente dedicato all’editoria enogastronomica, teatro di incontri sul gusto
con dimostrazioni pratiche di famosi
showcooking. In notevole crescita sono
stati anche i formati digitali e Book e
Pub che hanno gravitato intorno a Kobo,
il colosso danese dell’editoria digitale.
Di grande impatto e altamente innovativo è stato lo stand di IBS, nota libreria
virtuale del mercato italiano, nata nel
1998, ha presentato con successo “Wuz.
it”, il libro nella rete, una community
di circa 400mila utenti che nasce come
luogo di scambio e di opinioni sui libri.
Il lettore diventava a sua volta la voce
narrante. Wuz è un social network dove
si può creare e organizzare una libreria
propria e consultare recensioni o commenti di altri utenti. Un rapido accesso
al sito web www.wuz.it portava il lettore in un viaggio virtuale che, attraverso
una navigazione fluida e intuitiva, potrà
arricchire e nutrire la propria passione.
La scrittura ha dato voce anche a giovani autori esordienti che hanno avuto
la possibilità di raccontarsi durante gli
incontri al caffè letterario; tra gli emergenti segnaliamo il giovanissimo Giorgio Ghiotti con “Dio giocava a pallone”
edito da Nottetempo, Marta Pastorino
con “Il primo gesto” edito da Mondadori
e Giacomo Verri con “Partigiano Inver-
73
no” edito da Nutrimenti. Il Salone non
ha tolto spazio neanche ai sogni, quello
che ci ha colpiti in modo particolare è la
storia di un’autrice esordiente, divisa tra
due passioni l’arte marziale e l’arte dello scrivere, Raffaella Dragotta, campionessa italiana di Karate: nel suo libro si
firma semplicemente Lella, che narra il
suo sogno in chiave autobiografica dove
emerge una delle figure umanamente più
note agli italiani: Giovanni Falcone e la
strage di Capaci. “Avrei voluto chiamarti papà” edito da Albatros Edizioni, è il
suo personale omaggio a un uomo che ha
lasciato un segno indelebile, come del
resto lo lascia una parola incisa sulla
carta. Un altro successo dunque per la
voce cultura, finalmente in ascesa.
www.wuz.it
www.gainsworthpublishing.com
ITALIANI NEL MONDO
CULTURA
International
book trade:
where
the ideas
have been
dared...
TURIN. Last 20th of May ended the
twenty-six edition of International book
trade, which, this year have broken the
record in the number of participants (4%
more thanthelast edition). This unexpected crowd in a period of economic
crisis has definitelyaffected the Frankfurter Buchmesse (one of the most important book events) decision to participate to the 2014 editionnot just with
editors and German buyers at ibf but
with its own exhibition areawhere they
will be presenting German publishingin
order tooffer new leases to the national
and international market of book industry. The subject of this edition and the
slogan was: “ where the ideas have been
dared”, incipit that certainly refers to the
creativity which aspires to make growa
global project which hascultureas focal
point. Culture as a whole, both literary
and as image of new Art forms and life
reflection of experiences re-elaborated in
different social-anthropological backgrounds. This yearthe country hosting
the exhibition was Chile, which reminded the coup d’etat of 1973 through renowned writers; whereas the Italian host
region has been Calabria. The first feeling you hadwalking in the aisles of the
exhibition was the fragrance of the paper,
an irresistible scent for the “book lovers”; it was also difficult not to be attracted by manyinnovations, especially in the
multimedia sector,starting from theapp
ofInternational Book Trade, “SalTo”, an
instrumentwith the completed exhibitors, events and publishing houses lists,
which can be consulted easily. The big
news was also the presenceof a reserved
area, such as an “artificial incubator” (of
course not in the originalmeaningof
word) for less than two year-old editorsIndeed different suggestions must be
taken into consideration; among them
there is the interesting newsin G-book
(gift-book) from the brand new Italian
publishing house Gainsworth publishing
of Novara. Inthis viewa food area could
not be lacking, and therefore, the Casa
Cook Book was born, a project entirely
dedicated to the wine and food publishing, scene of meetings centred on the
taste with object lessonsand practical
demonstrationsof well-known showcooking.In addition, the number of eBooks
and ePubs which revolve around Kobo,
the Danish publishing giant, has increased. Very impressive and innovative
74
was the IBS stand, a well-known Italian
virtual library born in 1998 which presented “Wuz.it”, the book in thenet, a
400-thousand-people community with
the purpose to swap books and exchange
views. The reader became themselves
the narrator. Wuz is a social network
where you can create and organize your
own library and consult other users reviews and comments. Ifyou visit the page
www.wuz.it you will be brought on a
virtual trip which can feed our passion
through a fluid and intuitive surfing. The
writing gave voice also to young italians
writers making their professional debut
who had the chance to tell something
about them during the meetings at “caffè
letterario”; among them we recommend
the young writer Giorgio Ghiotti with his
book “Dio giocava a Pallone” published
by Nottetempo, Marta Pastorino with
hers “il primo gesto” published by Mondadori and Giacomo Verri with his “Partigiano Inverno” published by Nutrimenti. The exhibition trade hasn’t steal the
show to dreams: what really struck us
was the story of Raffaella Dragotta, an
italian writer making her professional
debut and an Italian Karate champion
with a divergent passion for martial arts
and writing: in her book she sign herself
simply Lella, she tells us her dream in
autobiographic accents where stands out
one of the most well-known Italian people: Giovanni Falcone and the Capaci
massacre. “Avrei voluto chiamarti papa
“published by Albatros Edizioni, is her
homage to a person who indelibly imprint himself as the words on paper do.
Therefore, another success for (the) culture, at last up to grade.
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faccia alla materia, e confondendo gli occhi e il tatto di chi osserva e tocca.
ITALIANI NEL MONDO
ARTE
INTERVISTE
78
di Marichele BRUSA
[email protected]
Massimo
Bottura:
big Chef
big man
L’esclamazione dello Chef:
“Come to Italy with Us!”
MODENA. Dopo avere iniziato a
lavorare come grossista di prodotti petroliferi nell’azienda di famiglia, nel 1986
rileva una trattoria di campagna nei dintorni di Modena. Alla Trattoria delCampazzo lavora al fianco della “rezdora”
Lidia Cristoni, quindi fa un periodo di
apprendistato presso George Cogny per
apprendere i fondamenti del mestiere in
una combinazione di cucina regionale italiana e formazione classica francese. Nel
1994 compie una grandissima esperienza lavorando al Louis XV di Montecarlo
con Alain Ducasse che lo aveva invitato
per uno stage nella sua cucina dopo una
visita a sorpresa alla trattoria. In quel
periodo imparò ilvalore delle materie
prime del mediterraneo e la reinterpretazione “alleggerita” delle ricette classiche. Dopo aver proseguito la formazione
a New York, nel 1995 rientra a Modena e
79
ITALIANI NEL MONDO
INTERVISTE
rileva una trattoria tradizionale, l’Osteria
Francescana, che ottiene la prima stella
Michelin nel 2002 e la seconda quattro
anni dopo, e la terza nel 2011. Il ristorante è stato votato il migliore in Italia
negli ultimi 3 anni consecutivi. L’Osteria
Francescana si è avvicinata alla perfezione, col più alto voto mai assegnato (19,75
su 20) dalla Guida dei Ristoranti de L’Espresso. È membro de Le Soste e de Les
Grandes Tables du Monde.
Massimo Bottura fa parte del Consiglio
del Basque Culinari Center, l’università
internazionale di gastronomia ideata da
Ferran Adrià. Nel Gennaio 2011 ha ricevuto il “Grand Prix de l’Art” dall’Accademia Internazionale della Cucina di
Parigi. Più tardi è stato insignito della
Medaglia D’Oro del Comune di Modena per il suo contributo alle Arti e alla
Cultura della città. Ancora nel 2011 è
stato “Chef’s Choice” dei S. Pellegrino
World’s 50 Best Restaurants di Londra.
Nel 2012, secondo The Daily Meal e
la sua lista dei 101 ristoranti, l’Osteria
Francescana è il migliore d’Europa e
Massimo Bottura lo chef internazionale
del 2012.
Nell’Aprile 2013 l’Osteria Francescana
si è aggiudicata il terzo posto nella classifica dei “50 World’s Best Restaurants”
Chef, ci può dare la definizione della sua
cucina?
“Il piatto è una stazione di un percorso
che è la mia cucina. Quindi descrive o
rappresenta un momento creativo. Talvolta è pittura, talvolta è scultura, talaltra è
teatro o musica.
Il mio stile di cucina è minimalista ma
soprattutto contemporaneo. Ogni piatto sul menu nasce da un’idea, qualcosa
che voglio esprimere col cibo. Può essere
un’idea di colore, musicale, del territorio,
della memoria, un’esperienza o la sovrapposizione di una cultura su un’altra.
La mia è una cucina di territorio e di tradizione, una tradizione vista da 10Km di
distanza. Questo significa che non credo
che le tradizioni vadano prese e poste in
una teca di vetro sigillata, in un museo…
La tradizione è il risultato diesperimenti
di successo, per questo le tradizioni dovrebbero essere in costante evoluzione.
Dal mio canto cerco di dare il massimo
supporto ai prodotti del mio territorio che
deve esprimersi in sistema di autosostentamento. Mi sta molto a cuore questo:
riuscire a fare “sistema” sul territorio,
accorciando la filiera per fornire un immagine solida e ben caratterizzata della
nostra terra.”
Quali sono i valori e le tradizioni della
cucina italiana che lei ha recentemente
portato a New York, Washington e Los
Angeles, con tre appuntamenti dedicati
alla cultura del nostro Paese?
80
“Abbiamo presentato un progetto “Come
to Italy with US” che è un viaggio alla
riscoperta delle meraviglie dei nostri
prodotti italiani, dalla Sicilia alla Toscana, dal Veneto all’Emilia Romagna,
dai nostri mari alle nostre montagne. Un
percorso per far innamorare ancora una
volta gli americani della qualità dei nostri artigiani e della varietà delle nostre
tradizioni”.
Quindi, secondo lei esiste un rapporto
tra arte e cucina?
“Credo che l’arte sia qualcosa di ben
preciso che attiene ai più profondi bisogni umani e che costituisce il frutto di un
complesso processo creativo. Io non mi ritengo un artista, e ci tengo a sottolineare
questo principio, ma un artigiano capace
di concettualizzare le proprie realizzazioni
che nascono dall’incontro di idee, culture,
tecniche e gesti. Ciò significa non caricare il nostro lavoro di eccessive aspettative,
ma al tempo stesso riconoscere che non vi
può essere ricerca in cucina senza la voglia di esplorare e percorrere nuove strade
in un processo che può esseredefinito creativo: solo in questo senso si possono riconoscere delle analogie rispetto al lavoro di
un architetto, un poeta o un musicista».
Man mano che ho imparato nuove tecnichee ho imparato a conoscermi meglio, la
mia cucina si è evoluta approfondendo i
concetti utilizzando spesso l’ironia e per
cercare di abbattere barriere e preconcetti.
Il mondo della cucina sta cambiando: c’è
stato un grande mutamento negli ultimi
10 anni evolvendosi verso un modello ricco di contaminazioni che lasci spazio di
crescita ai giovani chef di tutto il mondo. Penso che sia un periodo molto interessante e stimolante per questo lavoro.
I miei colleghi danesi, New Yorkesi, Parigini, ’Italiani, Sud Africani, Australiani o tedeschi stanno tutti reclamando un
proprio spazio e una propria identità nel
mondo della cucina spostando l’attenzione dauna cucina istituzionale e pomposa
a una cucina stagionale, fresca ed emozionale connessa al proprio territorio e
alla propria anima.
La cucina Italiana del futuro racconterà
la storia di ogni singolo produttore. La
cucina tornerà a valorizzare le identità
culturali regionali, provinciali, dei vil-
laggi, dei borghi che portano avanti una
tradizione millenaria.
Non bisogna cadere nel tranello delle
scorciatoie e perdersi nelle difficoltà della
crisi.”.
Così parla l’emiliano Massimo Bottura,
Chef insignito di ben tre Stelle Michelin per la sua “Osteria Francescana”
di Modena, in controtendenza alla crisi
che rischia di schiacciare questo nostro
Bel Paese. Il settore enogastronomico è
sempre stato uno dei fiori all’occhiello dell’Italia, ma con le difficoltà in
cui verte l’Italia si rischia di perdere
in competitività e qualità dei prodotti.
Bottura è famoso in tutto il mondo per
la sua cucina raffinata, basata sull’antica tradizione emiliana riletta con un
tocco di modernità, e sui prodotti della
sua zona d’origine: aceto balsamico e
parmigiano reggiano sono protagonisti
di piatti fortemente innovativi. Persino
l’Huffington Post, il media digitale fondato da Arianna Huffington e il primo a
vincere il prestigioso Pulitzer Price, ha
raggiunto Bottura mentre era impegnato
in una serie di appuntamenti organizzati nell’ambito dell’anno della cultura
italiana negli Stati Uniti, per riflettere
sullo stato del settore enogastronomico
italiano e sulla fama del Made in Italy.
Un importante risultato, ottenuto grazie
a grandi protagonisti come lui, che distribuiscono cultura nel mondo intero
dimostrando a tutti che, nonostante le
asperità, le migliori tradizioni del nostro
Paese sono indistruttibili.
www.osteriafrancescana.it
Marichele BRUSA
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ITALIANI NEL MONDO
ARTE
INTERVISTE
Chef Massimo Bottura sings
“Come to Italy with US!”
MODENA. In 1986 Massimo
Bottura he took over a trattoria on the
outskirts of Modena. Little did he know
what this almost caprious gesture would
lead to. At “Trattoria del Campazzo”
Bottura learned Modenese traditions
from the “rezdora” Lidia Cristoni. During the early years at Campazzo, Bottura
apprenticed himself to chef Gorge Cogny
to build his culinary foundations, a combination of regional Italian cooking and
classical French training.
In November of 1993 Bottura received
a surprise visit from three-star Michelin
chef Alain Ducasse. He was then invited
to work as an apprentice with Ducasse at
Louis XV in Montecarlo . From Ducasse
he perfected his culinary skills as well as
learned the value of the Mediterranean
ingredients and how to reinterpret the
classics.
After a brief period in NYC, he returned
to Modena to open Osteria Francescana in 1995. Located in the medieval
center of Modena, Bottura focused on a
contemporary Italian cuisine that coudl
be called: “Tradition in evolution”. The
restaurant was awarded its first Michelin
star in 2002, his seond four years later
and the coveted third Michelin star in
November 2011.
Osteria Francescana was voted the best
restaurant in Italy for the 3rd year running. Osteria Francescana was close to
perfection with the highest rating ever
awarded (19.75/20) from the Espresso
restaurant guide.
2011 was an incredible year for Osteria Francescana and the chef Massimo Botura. In January he received the
“Grand Prix de l’Art” from the International Academy of Cooking in Paris. He
was then awarded with the “Medaglia
d’Oro” from the city of Modena for his
contributions to the Arts and the Culture. Later that spring he was awarded
“Chef’s Choice” from the World’s 50
Best Restaurants guide and placed 4th
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in the world for International ranking.
And at the close of the year, 16 years
after his humble beginnings at the Trattoria del Campazzo, he received his third
Michelin star.
In 2012, according to The Daily Meal
and its list of the 101 restaurants, Osteria
Francescana was the best restaurant of
Europe and Massimo Bottura was the International Chef of 2012. In April 2013,
Osteria Francescana placed at 3rd in the
ranking of the World’s 50 Best Restaurants.
Massimo Bottura is on the council of the
Basque Culinary Center, the International University of Gastronomy founded
by Ferran Adrià. The chef is an active
member of the restaurant association “
Le Soste “ as well as “Les Grandes Tables du Monde”.
Chef, can give us the definition of its cuisine?
“My cooking style is minimalist and
contemporary. Every dish from the menù
comes from an idea. It can be an idea
about color, music, the landscape, a memory, an experience or cultural contamination.
My kitchen is about territory and tradition, but Tradition seen from 10 km away.
Traditions should not be sealed in a glass
case in a museum of natural history because our culinary traditions are the result of successful experiments. Thus to
keep our traditions alive they need to be
in continual evolution.
I am a big suporter of locally sources
products. I must thank again and again
the heroic artisans who provide us with
only the best ingredients.”
What are the values and the traditions
of the Italian cuisine that you brought
recently to NYC, Washington and LA
during the three events dedicated to the
Italian Culture in America?
“We presented a project: “Come to Italy
with US” which is a journey to discover
the wonders of our Italian products: from
Sicily to Tuscany, from Veneto to Emilia
Romagna, from our seas to our mountains. A journey to fall in love once again
with the quality of our ingredietns, the
braveur of our artisans and the variety of
our traditions.”
So, in your opinion exists a relationship
between the art and the cuisine?
“Art comes from the deepest human desire
to create. It is the result of a complex creative process. I’m not an artist and I want
to underline this concept. I am an artisan
but I am influenced by culture: both the
world around me and the creative proces
of artists, musicians, and writers. In my
opionon Culture is the motivational force
the evolution of the contemporary kitchen. Recipes are the synthesis of an idea,
a technique, knowledge and humility.
Recipes can be social gestures and they
can be conceptual ideas. Recipes can be a
travelog or a diary of one’s life. They can
transport you from Modena to Thailand
in an instant or make reference to history.
Never underestimate the power of food. It
is not only life-giving but can be transformative.
As I learned new techniques and I learned
to know myself better, my kitchen has
evolved deepening the concepts of irony
and trying to break down barriers and
prejudices.
My collegues from Denmark, NY, Paris,
Italy, South Africa, Australia, or Germany are demanding their own identity in
the world of cooking moving the attention
from an institutional and lavish cuisine
to seasonal, fresh and emotional cuisine
connected to their territory and their soul.
In the future Italian kitchen will tell the
story of each and every unique artisan.
The kitchen will value the cultural iden-
tity of each region, district and village.”
Massimo Bottura is famous around the
world for his unique take on Tradition in
evolution. Emilian traditions and products from Traditional Balsamic Vinegar
from Modena and Parmigiano Reggiano
cheese are praised but not only. Ingredients from the entire penninsula, from
the island of Siciliy to the Gulf of Naples,
from the Adriatic sea along the Po River
to Piedmont, over the Emilian-Tuscan
Appenines to Tuscany and Ligura, bring
his recipes to life with unique landscapes and folklore known only to Italy.
“Come to Italy with US” was more than
just a series of culinary events, but call
to re-discover the beauty and pageantry
of a country that has influenced the world
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with its rich culinary heritage.
In fact, The Huffington Post , famed online news founded by Arianna Huffington, reached the chef while he was in
Washington, DC for the Year of the Italian Culture in the United States. Bottura
expressed his views that “Italian culture
and culinary heritage are one and the
same.. Made in Italy not only a link to
our past but the key to the future.”
Important messages like these create
hope and encouragment for the next generation of chefs, farmers, cheesemakers,
winemakers, and artisans. Thanks to a
protagonist like Massimo Bottura Italian
culture shines around the world and despite the difficulties, the best traditions
of our country are unbreakable.
ITALIANI NEL MONDO
COLLEZIONISMO
Foto tratte dalla collezione
privata di Gino Borlandi.
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Dai Grand Hotel
della Belle Epoque
alle antiche dimore della nobilità
di Arianna CARACCIOLO
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L’affascinante ricerca del collezionismo d’Epoca e specificatamente dello
strumento di richiamo di un tempo ormai
lontano, l’originale Campanello, a movimento meccanico, fa parte ormai di un
oggetto raro, ricercato dal collezionista
e di difficile reperibilità. La trattazione
dell’argomento, essendo tali opere di
varie foggie e destinate ad usi diversi,
sarebbe sicuramente meno dispersivo
scegliere un filone e non discostarsene
troppo. Sicuramente però, l’interesse, la
fantasia e lo stimolo di ogni collezionista
è tale per cui ogni collezione è sempre
più aderente al gusto e alla personalità
del suo proprietario.
Dal Campanello dal suono gentile per
il richiamo della dama di compagnia a
quello imperioso del modello da scrivania. E’ curioso definire strumento musicale un oggetto che nella sua funzione
non ha certo la pretesa di fare musica.
Eppure il campanello lo è, anche se sarebbe più appropriato chiamarlo “strumento di richiamo”.
I Campanelli di servizio risalgono a centinaia o forse migliaia di anni fa. Sono
stati ritrovati nelle tombe degli antichi
Egizi. Non esisteva casa di una certa
importanza in Europa durante il Medio
Evo che non ne possedesse uno. Le famiglie nobili inizialmente usavano piccoli
campanelli chiamati “da Té” in argento
molto elaborati per il richiamo dei servitori. Successivamente gli strumenti di
richiamo si svilupparono in campanello
da tavole con forme maggiorate rispetto
ai precedenti.
Questa pubblicazione aprirà nuove prospettive sull’affascinante mondo, carente
di letteratura di uno dei primi strumenti
di richiamo. I Grandi Hotel della “Belle
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ITALIANI NEL MONDO
COLLEZIONISMO
Epoque” avevano in bella mostra sui banchi della Reception
i famosi Campanelli che si azionano con il palmo della mano.
Così come quelli detti “da scrittoio” che comprendono i calamai per l’inchiostro muniti di coperchi di foggia artistica. L’impugnatura e i pulsanti sono spesso in materiali pregiati come:
smalti, pietre dure, avori, ecc.
Queste opere, sovente figurate con personaggi mitologici, animali, putti ed eleganti figure femminili, alcune di rara bellezza,
fusioni in bronzo con lumeggiature in oro, impreziosite con filigrana, cristalli, smalti, pietre dure e madreperla. Su alcune,
sono incisi o scolpiti a sbalzo decori rappresentanti tralci di
fiori, scene di caccia e di guerra, insegne e stemmi di famiglia.
I materiali più usati per la loro costruzione sono il bronzo e
lo stagno (si è sempre creduto che questo metallo rendesse il
suono più argentino) anche se non mancano oggetti realizzati in
oro, vetro, argento e porcellana.
Nei Secoli scorsi, il campanello veniva utilizzato dalla nobiltà e
dalla ricca borghesia per chiamare la servitù, pure essendo piccoli oggetti, gli esemplari di questo periodo, sono preziosi per
le loro elaborazioni artistiche. All’epoca i più noti artigiani di
questi piccoli capolavori, li dotavano di movimenti meccanici
molto ingegnosi, firmando e segnando le loro opere. La datazione di ogni opera può risultare a volte approssimativa ed in contrasto con quella denunciata dall’insieme delle caratteristiche
dell’oggetto stesso. A Venezia, Firenze, Parigi e Londra sorsero
le più importanti botteghe di questi particolari artisti, “il lavoro
dei quali doveva essere misurato secondo lo stesso metro di
quello del pittore e dello scultore”, ideale che stravolgeva il
pensiero che per secoli e fino a quel momento aveva distanziato
l’artista delle Arti Maggiori dall’artigiano delle Arti Minori. A
volte la creazione di alcuni di questi piccoli gioielli, necessitava di una stretta collaborazione fra lo scultore e laArtigiano per
lo studio e la realizzazione di rare e vere opere d’arte.
La collezione proposta è il risultato di una instancabile ed amorevole ricerca che dura da oltre dieci lustri. Questa collezione
vuole essere la testimonianza di un passato ormai lontano e importante per raccontarci la storia dei grandi alberghi e della nobiltà che ha dato lustro e cultura alla vita contemporanea.
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Mr. GONY
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Il Magazine Il Foglio Italiano presenta il
XIII PREMIO
Giugno 2014 - Hotel de Paris
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(ore 20 aperitivo, ore 21 dinner gala)
ITALIANI NEL MONDO
COLLEZIONISMO
Des Grands Hotel de
la Belle Epoquè aux antiques
demeures de la noblesse
Souvenirs de temps lointains et de sons antiques
La passionante recherche du collectionnisme d’époque, en particulier celle
de la recherche de l’objet qui rappelle
une époque lointaine : la «Sonnette»,
objet désormais pratiquement introuvable réservé aux collectionnistes, était
utilisée à la Réception des grands hôtels
et dans les bureaux pour appeler le personnel. Toutes les réceptions des grands
hôtels de la «Belle Epoque» possédaient
une sonnette mise évidence sur le comptoir et elle était actionnée par petits
coups de la paume de la main. Les sonnettes appelées «de bureau» comprenaient un encrier muni d’un couvercle
en hêtre finement décoré. La poignée et
les poussoirs étaient souvent en matériaux précieux tels que : émail, pierres
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dures, ivoire… Ces objets représentent
fréquemment des personnages mythologiques, amours, animaux, figures féminines, artistiquement représentés en filigrane sur de riches fusions en bronze et
rehauts en or, que l’application de cristal, émail, pierre dure et nacre rendaient
précieuses. Le manteau peut être orné
d’incisions, de sculptures en bosselages
ITALIANI NEL MONDO
COLLEZIONISMO
représentant des rameaux de fleurs, des scènes de chasse et de
guerre, des emblèmes ou des blasons de famille. Le bronze et
l’étain sont les matériaux les plus utilisés pour leur fabrication
(on a toujours cru que l’étain produisait un son plus argentin),
même si nombreux de ces objets sont fabriqués en or, en argent,
en verre et en porcelaine.
Durant la période de la Renaissance, la sonnette était utilisée
par la noblesse et la bourgeoisie pour appeler la servitude et
les exemplaires de cette période, de dimensions réduites, sont
souvent considérés comme des objets précieux. Les artisans
plus célèbres de cette époque qui créaient des sonnettes dotée
d’un mouvement mécanique très ingénieux, signaient ou paraphaient leurs oeuvres. Venise, Florence, Paris, Londres voient
surgir des ateliers importants de ces nouveaux artistes dont
«le travail devait être évalué de la même manière que celui du
peintre ou du sculpteur», idéal qui bouleversait la pensée de
plusieurs siècles qui, jusque là, avait différencié l’artiste des
Arts Majeurs de l’artisan des Arts Mineurs. La production limitée de ces objets nécessitait une étroite collaboration entre le
sculpteur et l’artisan pour l’étude et la création de ces rares et
véritables chefs-d’oeuvre.
La collection, offerte dans cette précieuse édition «Mosè’ Edizioni», est le résultat d’une longue et patiente recherche qui
dure depuis plus de 10 lustres. Ce volume veut rendre hommage à une époque désormais lointaine et raconter l’histoire de
la Noblesse et des Grands Hôtels qui a illuminé et enrichi notre
culture contemporaine.
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20/01/2011
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1
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Numero 143 • Giugno 2013
Magazine per gli Italiani nel Mondo fondato nel Principato di Monaco nel 1997
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MONTE-CARLO e COSTA AZZURRA • Ambasciata d’Italia e Com.It.Es 17, Av. de
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d’Europa Place de Moulins • Banque Edmond de Rothschild Les Terrasses 2, Av de Monte
Carlo • Compagnie Monegasque de Banque 23, Av. de la Costa • HSBC Private Bank 15/17,
Av. D’Ostende • Banque BNP Paribas Private 15/17, Av. D’Ostende • Banque du Gothard
15/17, Av. D’Ostende • CFM 11, Bd Albert Premier • Credit Lyonnais 1, Av. des Citroniers •
Grimaldi Forum 10, Av Princesse Grace • SG Private Banking, 11 Avenue de Grande Bretagne • Banque du Luxemburg 8, Av. de Grande Gretagne • Banque UBS 10/12, Quai Antoine
I • Immobiliare Dotta 5 bis, Av Princesse Alice • Montecarlo • Ristorante Amici Miei 16,
Quai Jean Charles Rey Fontvieille • Restaurant Lorenzo 7, Av. Princesse Grace • Restaurant
Il Terrazzino 2, Rue des Iris • La Casa del Gelato 42, Quai Jean Charles Rey Fontvieille • La
Perla Monte Carlo Palace Bd. des Moulins • Hotel de Paris, Place du Casino • Hotel Ambassador 10, Av Prince Pierre • Ristorante La Rosa dei Venti Plage du Larvotto • Stars & Bar 6,
Quai Antoine I • Ristorante La Vecchia Firenze 4, Av Prince Pierre • Ristorante La Vecchia
Firenze2 - 25, Bd Albert I • Ristorante Sans Souci 42, Bd d’Italie • Casa del Caffé Av. de la
Costa • Ristorante Al Vecchio Forno 39, Quai Bonaparte Menton • Hair Stylist Coppola 4, Av.
de Grande Bretagne • Athos Palace (Fontvieille) • RM Autosport Av. de l’Annonciade Prince
Pierre • Montecarlo Royal Motors 14, Quai Jean Charles Rey 10 • Radio Monte Carlo, 8 Quai
Jean Charles Rey
ITALIA • Hotel Royal Sanremo • Victory Morgana Bay Sanremo • Spinnaker Sanremo •
Carlo Ramello Sanremo • Grand Hotel del Mare Bordighera • Grand Hotel Alassio • Hotel
Una Scandinavia Milano • Hotel Savoy Bibione (VE) • Banca Intesa San Paolo Bordighera •
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Bordighera • Studio Palmero Bordighera • Farmacia Centrale Bordighera
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(Comitati Italiani Estero) • Associazioni Dante Alighieri • Istituti di Cultura Italiani • Associazioni Italiane Regioni d’Italia
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MAGAZINE PER GLI ITALIANI NEL MONDO
N° 143 • Giugno 2013 • 10€
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