Ma che bella crociera Natasha Korsakova
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Ma che bella crociera Natasha Korsakova
MAGAZINE PER GLI ITALIANI NEL MONDO N° 143 • Giugno 2013 • 10€ I L F O G L I O I T A L I A N O • A N N O XVII • Anno XVII • n°2 • www.iliomasprone.com • Sped. in Abb. Post. 45% comma 20/b art. 2 Legge 662/96 • Filiale Poste Imperia N° 2 MASSIMO BOTTURA: Big Chef big man The charming violinist Natasha Korsakova MonteCarlo Un Seul Grand Projet: la Paix Ma che bella crociera a bordo della MSC Lirica Monte-Carlo • Atene • Berlino • Bruxelles • Ginevra • Londra • Madrid • Milano • Parigi • Roma Tobias Regell Quercia rovere, quercus robur, piantata da Julie de Rothschild al Château de Pregny. Testimone di una collezione di famiglia sviluppata nel corso degli anni. Un PATRIMONIO PATRIMONIO sisi trasmette trasmette ee permette permette Un anche di di esplorare esplorare nuovi nuovi orizzonti. orizzonti. anche Erede di di un’esperienza un’esperienza familiare familiare esemplare esemplare da da più più di di 250 250 anni, anni, ilil Gruppo Gruppo Erede Edmond de de Rothschild Rothschild propone propone di di dare dare rilievo rilievo alla alla gestione gestione del del vostro vostro Edmond patrimonio:gestione gestioneprivata, privata,ingegneria ingegneriapatrimoniale patrimonialeeefiscale, fiscale,filantropia, filantropia, patrimonio: familygovernance, governance,investimenti investimentiorientati orientatialalfuturo, futuro,apertura aperturainternazionale. internazionale. family Veniteaacondividere condividerecon connoi noiquesta questaidea ideadel delpatrimonio patrimonio Venite PRIVatEBankIng BankIng PRIVatE Banquededegestion gestionEdmond EdmonddedeRothschild Rothschild- -Monaco Monaco Banque LesTerrasses Terrasses- -2,2,avenue avenuededeMonte-Carlo Monte-Carlo- -98000 98000Monaco Monaco Les T. +377 93 10 47 47 T. +377 93 10 47 47 edmond-de-rothschild.mc edmond-de-rothschild.mc 8 12 24 32 36 Editoriale Dove va questa “nostra” Europa? di Ilio MASPRONE Ma che bella Crociera A bordo della MSC “Lirica” di Ilio MASPRONE Laboratorio d’idee: Parigi, Monte-Carlo, Bordighera storie di uomini e di visioni a cavallo tra due secoli di Federica NATTA Maria Teresa Verda-Scajola Studiosa d’Arte di Federica NATTA Un Solo Grande Progetto: la Pace di Ely GALLEANI In copertina: Manuela Carusio Vice Commissario MSC. som sommario 6 44 54 64 72 78 86 L’affascinante Natasha Korsakova russa, greca ed ora anche un po’... italiana di Veronica SENATORE Gerlando Colombo l’artigiano della pittura pop di Danilo D’AMICO IRENE BRIN: UN’ANIMA ELEGANTE “Il primo dovere di chi ha molto denaro è spenderlo, con grazia ed eleganza” di Framcesca ROTTA-GENTILE Il Salone del Libro: dove hanno osato le idee... di Silvia BERLINGUER Massimo Bottura: big Chef big man di Marichele BRUSA Dai Grand Hotel della Belle Epoque alle antiche dimore della nobilità di Arianna CARACCIOLO maire www.iliomasprone.com 7 editoriale Forse è ora di renderci conto che la crisi economica mondiale che stiamo vivendo, pur avendo punti in comune con altre del passato, ad esempio nei confronti della disoccupazione e del crollo dei consumi, dell’emigrazione e delle rivendicazioni popolari, in Europa è oggi soprattutto ideologico - politica, e che il nostro “Bel Paese” in particolare sta scontando l’evidente disparità nei confronti dell’Europa cosiddetta unita. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, occupazione e sviluppo, è comprensibile il disorientamento dei molti giovani che, volenti o nolenti, sono costretti a cercare lavoro all’estero perché l’Italia non è in grado di garantir loro un futuro; e grande è lo sgomento che prende assistendo alla chiusura di moltissime piccole e medie aziende, che finora hanno costituito il tessuto portante dell’economia italiana, e alla conseguente disperazione di cinquantenni licenziati che non riescono più a trovare lavoro perché considerati già vecchi, ma nel contempo ritenuti non ancora pensionabili... A questi gravi ed evidenti sintomi di malessere va aggiunto il fatto ormai innegabile che il morbo di cui soffre l’Europa è molto più sottile e pericoloso: infatti, troppo poco è stato realizzato per andare oltre la moneta unica e cercare seriamente, dopo aver fatto l’Europa, di “fare gli europei”. Ho preso in prestito la famosa sentenza vecchia di centocinquant’anni a proposito dell’Italia appena nata (“Fatta l’Italia, ora bisogna fare gli italiani”- rif. gli statisti M.D’Azeglio e/o C.Cavour), perché la ritengo purtroppo di stretta attualità: mettere d’accordo gli Stati d’Europa e far diventare europei i loro cittadini si sta dimostrando un’operazione complessa ed invasiva, in quanto va a toccare punti delicati e nervi scoperti quali, primo tra tutti, l’interesse personale delle nazioni economicamente più ricche e politicamente più stabili. Infatti, è battaglia aperta tra l’austerità metodologica della finanza pubblica inquadrata dal Trattato di Maastricht e il solidarismo sussidiario auspicato e promosso dalle nazioni dell’area Mediterranea. Viene allora legittimo il dubbio che l’Europa unita serva più alla politica che alla gente comune costretta a subirne il disordine, 8 l’arroganza, la precarietà d’intenti. Non vorremmo che i malumori popolari sorti allorché la politica era in procinto di decidere l’unificazione monetaria si rive- di Ilio MASPRONE [email protected] www.iliomasprone.com lassero esatti. Quella stessa classe politica si è seduta sugli allori, e a pagarne l’attuale inadeguatezza siamo noi, a che prezzo e fino a quando nessuno lo può sa- pere. In Italia, intanto, il neonato gruppo parlamentare “5 Stelle” che fa capo al comico genovese Beppe Grillo ha l’intenzione di lanciare per l’anno prossimo un doppio referendum: uno per capire se l’Italia vuole ancora l’Euro, e un secondo per capire se vogliamo davvero restare in Europa. C’è da giurare che l’argomento sarà ampiamente discusso a livello teorico dai nostri politici, europeisti o contrari, mentre intanto Grillo manderà avanti una richiesta molto concreta; se la raccolta di firme avrà successo, i risultati dei referendum ci diranno cosa pensano davvero gli italiani della politica europea e dell’Euro, che è contestato non solo nel nostro Paese; insomma, se non altro sapremo almeno di che morte morire… Per intanto, la EU o UE che dir si voglia esiste, almeno sulla carta, e siamo costretti a tenercela, anche se la troviamo indigesta. Sarà mai questa un’Europa veramente unita? Difficile a dirsi, ancora più difficile a farsi. The difficult journey towards European Political Union Maybe it’s time to realize that the global economic crisis we are experiencing today in Europe is above all ideological - political, besides having points in common with other crisis of the past, for example about unemployment, collapse of expenditure, emigration and popular claiming. Our “Bel Paese” in particular is serving an obvious disparity against the so-called United Europe. We think that the confusion of the many young people who, like it or not, are forced to look for a work abroad, because Italy is not able to guarantee them a future, is logical. Actually, we are shocked witnessing the closure of many small and medium-sized companies that have hitherto been the Italian economy’s key, and the consequent despair for people in their fifties, 9 who can no longer find work because they are considered old, even if they are not considered pensionable. These serious and evident symptoms are declaring that Europe’s illness is much more subtle and precarious. Too little has been done to go beyond the Euro, and to try seriously, after making Europe, to “make Europeans.” I borrowed the famous sentence, that is one hundred and fifty years old, about a newborn Italy (“We have made Italy, now we must make Italians” - ref. both statesmen M. D’Azeglio and C. Cavour), because unfortunately I consider it newsworthy: to reconcile the states of Europe, and Europeans to become their citizens, is proving to be an extremely difficult and invasive surgical procedure, since it affects delicate nerves, first above all the selfishness of the more prosperous and politically stable countries. It is then reasonable to doubt that a united Europe will serve more to the political class than to the people, forced to suffer its disorder, arrogance and insecurity of intent. We hope that the popular discontent existing when the political class was discussing and fixing the single currency, prove to be accurate. That same political class is sitting on its laurels, and nobody knows at what price and as long people will pay its current inadequacy. In Italy, meanwhile, the newborn parliamentary group “5 Stars”, headed by the comedian Mr. Beppe Grillo, is planning to launch next year a double referendum: one to see if Italy still wants the Euro, and a second to figure out if we really want to stay in Europe. You can bet that the topic will be widely discussed at a theoretical level, both by our pro or anti-Europe politicians. In the meantime, if the petition is successful, the referendum’s results will show what Italians really think of Europe and Euro, the currency that is challenged not only by our country. At least, we will know better the difficulties of the journey we must afford. In conclusion, can Europe be genuinely united? Hard to say, and even more difficult to do. MONTE-CARLO SANREMO Monte Carlo Park Palace 27 Avenue de la Costa Tél. +377 97 98 42 80 [email protected] - www.carloramello.com Sanremo Via Cavour 11 - Tel. +39 0184 53 35 78 [email protected] - www.carloramello.it ITALIANI NEL MONDO VIAGGI Ma che bella Crociera A bordo della MSC “Lirica” con il Comandante, il Capo Commissario e la sua bella “Vice”, protagonista della nostra copertina di Ilio MASPRONE [email protected] 12 GENOVA. A bordo della nave dei sogni echeggia per noi, nella serata dedicata all’Italia, l’emblematica “Con te partirò”, canzone portata al successo da Andrea Bocelli. Siamo sulla “Lirica”, prima nave costruita nel 2003 da MSC, l’unica Compagnia privata del mondo a capitale interamente europeo. A ripetere quel successo canoro, il bravo tenore napoletano Carlo Ruggiero ed il soprano spagnolo Violant Sarrà, che hanno proposto un tributo alla canzone e alla lirica italiana: uno dei tanti spettacoli ai quali abbiamo assistito con entusiasmo, quasi increduli di fronte all’alta qualità dell’intera equipe artistica che fa capo alla società internazionale “Wep Production” di Lugano. Sono stati dodici giorni eccezionali, trascorsi in compagnia di un gruppo di amici piemontesi, croceristi ormai “di professione”, che giravano per la nave come se fossero a casa loro. D’altronde questo è l’unico modo per vivere una crociera in tutti i suoi aspetti; se poi siete fortunati come lo siamo stati noi e trovate un sole ed un mare da favola, i giorni trascorrono così veloci e sereni che è facile dimenticare tutto quello che sta succedendo a terra. Sul mondo della crociera esiste tutta una letteratura internazionale alla quale, sia nel passato che recentemente, si sono ispirati famosi scrittori, cineasti ed autori televisivi. Sempre più tutto il globo sta apprezzando questo tipo di vacanza totale, tanto da aver superato l’interesse per i Villaggi Turistici, fino a pochi anni fa considerati la vacanza alternativa. Ma non tutti conoscono i fautori di questo successo, non tutti conoscono i personaggi che pilotano queste città galleggianti che hanno a bordo fino a quattro mila persone, tra passeggeri e personale. La gestione e la responsabilità di tutto ciò fanno innanzitutto capo al Comandante, quel Capitano “supremo” al quale abbiamo affidato, anche se per un breve periodo, la nostra vita; poi c’è il giovane Capo Commissario che ci propone tutti i confort alberghieri possibili, e la sua Vice la quale, oltre ad essere una splendida creatura del mare, ha dimostrato di essere una perfetta coordinatrice dei tanti lavoratori che dipendono dai suoi comandi. Sono ordini impartiti da una giovane donna in carriera, a dimostrazione che il cosiddetto “sesso debole” è sempre più in grado di occupare efficacemente posti di responsabilità e di fiducia guadagnata sul campo, o meglio sulla nave. Questo è l’aspetto che ci ha incuriositi e che ci spinge a scriverne: conoscere e far conoscere ai lettori il lato professionale ed umano delle persone che operano “dietro le quinte” e che meritano maggiore attenzione da parte del comune crocerista, in generale distratto ed attratto dalle cento opportunità di divertimento e di relax. In primis abbiamo quindi avuto l’opportunità di incontrare proprio “lui”: il Capitano, il Comandante di tutti, il sorrentino di razza Corrado Iaco- nis; il suo profilo narra che è nato il 12 aprile del 1960 a Piano di Sorrento, in provincia di Napoli, dove ha trascorso la sua infanzia e dove, nel 1978, ha conseguito il diploma all’Istituto Tecnico Nautico Nino Bixio, iniziando subito la carriera con la “Texaco Marine Oil Corp”, come Allievo Ufficiale di Coperta; dopo aver conseguito il titolo professionale di Capitano di Lungo Corso e dopo aver fatto diverse esperienze presso varie società di navigazione, su Ro-Ro, navi che trasportavano LPG e containers, nel 1991 approda finalmente alla grande famiglia MSC di proprietà di Gian Luigi Aponte, anche lui sorrentino, rappresentante di una dinastia di armatori che ha trecento anni di storia alle spalle. Nel 1992 il Comandante Iaconis, sposato con l’affascinante Carmelina Somma, inizia la sua esperienza su navi passeggeri con la qualifica di 2° Ufficiale di Coperta, alternandosi anche alle portacontainer, a secondo delle esigenze della Società “MSC” alla quale si fregia di appartenere. Nel 2001 arriva il primo comando; oltre a navi portacontainer, però, comanda anche navi di prima classe come la “Magnifica” e la “Lirica”; oggi il Comandante Iconis si considera assolutamente soddisfatto di svolgere questo lavoro che gli dà le meritate soddisfazioni. Il Comandante Corrado Iaconis 13 ITALIANI NEL MONDO VIAGGI Intervista al Comandante Capitano, come si arriva ad essere 1° Comandante di una nave passeggeri importante come la “Lirica”?. “Arrivare ad essere Comandante di una nave passeggeri, o altra tipologia che sia, è un traguardo importante nella vita professionale di un marittimo. La gerarchia a bordo è definita così: dopo aver conseguito il diploma di Aspirante Capitano di Lungo Corso si inizia a navigare come Allievo Capitano e, dopo un periodo di praticantato, si tiene un esame presso la Capitaneria di Porto per conseguire l’abilitazione al grado di 3° Ufficiale di Coperta. Dopo un ulteriore periodo di “training” e dopo l’ennesimo esame, sempre presso la Capitaneria, si ottiene il titolo professionale di Capitano di Lungo Corso. Chiaramente questo non basta per ottenere il comando di una nave perché per arrivare “in alto” bisogna coprire il ruolo di Ufficiale alla navigazione, Ufficia- le alla Sicurezza, Comandante in seconda ed infine, solo dietro approvazione dell’ufficio armamento che ha valutato lo stato di servizio, si ottiene il Comando di una nave. Insomma, ci vuole tanto studio, tanta dedizione e soprattutto bisogna credere in quello che si fa, perché chi comanda una nave deve avere la consapevolezza della grande responsabilità che si assume.” Come concilia la sua vita professionale con quella personale e familiare? “La penisola sorrentina ha radici storiche nell’arte marinaresca e la nostra vita ruota intorno ad essa. Da noi si cresce con il mare ed è per il mare che molti intraprendono questa vita che richiede tantissimi sacrifici, perché ci porta lontano dai nostri affetti più cari per lunghi periodi dell’anno. Io, come tutti i miei colleghi, ho sacrificato le cose più belle che la vita ci può regalare; compleanni, comunioni, Natali, Pasque, la nascita di un figlio ed anche la perdita di un nostro caro. Tutto questo per amore del mare, perché vivere sul mare è 14 un’emozione unica che solo pochi riescono a percepire e godere. La mia grande fortuna è quella di avere una splendida famiglia; la consapevolezza che “sulla riva” ho lasciato persone che mi amano mi dà la forza di affrontare le difficoltà di tutti i giorni. La moglie, i figli e le persone care sono la forza della mia vita ed è solo grazie a loro che oggi posso dire di sentirmi realizzato nei sogni ed ho la sicurezza di andare verso un futuro migliore; vivo per loro con la speranza di poterli sempre riabbracciare; è solo così che riesco a conciliare la mia vita professionale con quella familiare.” Qual’ è il rapporto ideale da tenere con il passeggero? “Credo che con i passeggeri sia indispensabile avere un rapporto di cortesia, rispetto e sincerità; personalmente cerco di trasmettere fiducia e “calore umano” pur mantenendo un rapporto chiaro ed aperto perché se hanno fiducia in me riescono a rilassarsi e a godersi la vacanza. E’ mio costume passare il tempo libero con i passeggeri perché penso che, quan- do vedono il Comandante in giro per i saloni, si sentono più tranquilli e godono appieno di tutto quello che offriamo; questo ci fa sperare che portino con loro un buon ricordo di tutti noi.”. Quanto è pesante la sua responsabilità nei confronti dei passeggeri (questa nave può portare fino a 2200 turisti e 700 in equipaggio) come nel caso della “Lirica”? “Fin dal mio primo comando, non ho mai pensato al numero di persone che la nave può trasportare. Nell’accettare di essere Comandante di una nave, che ne porti 20 (navi portacontainer) 3000 (navi classe Lirica) o 4200 (Navi classe Magnifica) ho sempre pensato solo ed esclusivamente alla salvaguardia della loro vita. La priorità di ogni giorno è quella di salvaguardare l’incolumità dei passeggeri, dell’equipaggio e della nave stessa. L’Armatore, nel momento in cui mi affida il Comando di una nave, mette nelle mie mani un valore inestimabile e la mia vita deve ruotare intorno a questo; per far sì che tutto proceda nel modo migliore ho necessariamente bisogno di persone professionali e affidabili, che mi affianchino e collaborino con me. Dico sempre che da solo non vado da nessuna parte e che se tutto procede nel modo migliore è anche grazie al grande supporto che ricevo dal mio equipaggio; sono loro l’anima della nave, quell’anima senza la quale tutto questo non potrebbe esistere. Il Comandante di una nave ha delle grandi responsabilità e risponde in prima persona di qualsiasi problema civile o penale ma, grazie all’aiuto dell’equipaggio ed a quella forza interiore che la famiglia trasmette, tutto rientra in una gestione serena e tranquilla perché c’è la consapevolezza che è tutto sotto controllo.”. Cosa consiglierebbe ad un giovane che volesse avvicinarsi al mondo della navigazione civile o militare? “Come dicevo prima, il mare trasmette un’emozione unica e solo chi c’è l’ha nel sangue riesce a concepirla. Quando si è in mare e si ha la consapevolezza che tutto deve essere fatto con le proprie forze perché nessuno da terra può venire in tuo aiuto, realizzi che solo dal tuo cuore e dalla tua conoscenza può arrivare la forza di affrontare le difficoltà che si presentano. I giovani devono rendersi conto che vivere in mare significa grande sacrificio e grande amore verso di esso: soprattutto nei momenti di “mare grosso”, si vede la forza del navigante che deve avere il Il Commissario e l’Hotel manager Giuseppe Maresca cuore d’acciaio per superare le difficoltà che ne possono derivare. La vita di mare resta per me una delle più belle e più affascinanti perché dà la possibilità di girare il mondo e conoscere nuove civiltà e nuove culture; confrontarsi ogni giorno con persone diverse e con lingue diverse ti fa crescere professionalmente e ti rende più consapevole e partecipe della realtà del mondo di oggi. E’ una vita fantastica ma, come dico sempre ai miei Ufficiali, ricordatevi che il mare è “salato”! Il Capo Commissario, Direttore del Grand Hotel “Lirica” Tutto ciò che riguarda l’aspetto dell’ospitalità alberghiera, dell’intrattenimento, dell’animazione, della sicurezza e quant’altro sia utile a soddisfare le esigenze del crocerista, che a bordo è sacro, è affidato alla figura del Capo Commis- 15 sario, una sorta di mega Direttore d’Albergo. Egli ha mansioni multiple, che vanno dai rifornimenti alimentari per gli ospiti e per il personale, alla fornitura delle boutique di bordo, all’organizzazione delle serate di gala e a tutto ciò che può servire per allietare la vita del crocerista a bordo: una professionalità di carriera che si acquisisce attraverso la diretta esperienza sulle navi, cominciando dalla “gavetta” per arrivare ad essere Commissario, traguardo finale di questo personaggio molto amato dall’ospite. Nel nostro caso il Capo Commissario è un sorridente giovanotto di soli trentasei anni: Giuseppe Maresca, celibe ma prossimo a formarsi una famiglia. Anche lui è di Sorrento, anche lui ha cominciato la sua carriera molto giovane, come portiere di notte a bordo. Dopo aver frequentato l’Istituto Commerciale Professionale è arrivato ad essere uno tra i più giovani Commissari di bordo d’Europa. “E poi, dal 2000 sono stato assunto dalla MSC - dice il bel Commissario cui la divisa dona tantissimo - e per me è stato come toccare il cielo con un dito. Per chi fa questo mestiere il mare è tutto, è la vita, ma so benissimo che è difficile che gli altri lo capiscano: quando sono sulla nave, mi sento vivo e ogni giorno sempre più attivo. Certo, oggi ho molte responsabilità, ma sono attorniato da altri giovani, assistenti e colleghi molto preparati e disponibili al comando cosicché diventa facile lavorare con loro; soprattutto quando affrontiamo il tema della “sicurezza alimentare”, io non transigo, perché abbiamo delle regole ferree. Se si pensa, infatti, che a bordo di tutte le nostre navi arriviamo a servire anche 35 milioni di pasti freschi di giornata è impensabile che qualcosa non funzioni. La macchina organizzativa, in questo settore, è straordinariamente efficiente, essendo la nostra una compagnia basata anche su forti valori familiari. Infatti la “sicurezza alimentare” è un altro caposaldo di MSC Crociere, l’unica compagnia ad aver ricevuto un importante riconoscimento per gli elevati standard di responsabilità ambientale e gestione della qualità, ottenendo le certificazioni ISO 9001 e ISO 22000 per la qualità e la sicurezza alimentare del servizio catering.” Inoltre, avendo una vasta esperienza ITALIANI NEL MONDO VIAGGI A destra, il Comandante Iaconis con la sua signora Carmelina Somma, il nostro direttore editoriale Renata Rivella e l’editore Ilio Masprone di navigazione e rispetto per i mari di tutto il mondo, MSC considera fondamentali soprattutto i principi ambientali e sociali, come il rispetto dell’ecosistema marino. Impegnandosi in queste aree, la società aiuta molte organizzazioni internazionali e locali, come ad esempio l’importante collaborazione con l’UNICEF. La splendida Vice Commissario Una giovanissima e decisamente affascinante Vice Commissario di bordo, Manuela Carusio, 30 anni, è una napoletana che parla cinque lingue e che ha sempre avuto come sogno nel cassetto di fare la modella. Il suo fisico ed il suo viso stupendi ci hanno perciò convinti a dedicarle la copertina che, per lei, ha un duplice significato: realizzare il piccolo sogno di bambina di vedersi sulla copertina di un magazine, e quello decisamente più interessante di dimostrare a se stessa ed agli altri che la bellezza può servire ma non basta e che per raggiungere determinati posti di responsabilità occorre ben altro. Infatti, il posto che l’affascinante Manuela occupa sulla nave è di grande responsabilità, proprio quella che sta dimostrando e che la porterà ad essere presto Primo Commissario. Un grado e un successo professionale assimilabili a quello di molte altre ragazze, come ad esempio Paola Gini, la bella friulana con qualche anno di esperienza in più di Manuela, che nel 2012 è stata la prima donna italiana a comandare e pilotare, come primo ufficiale, un “Jumbo”, un enorme 747 transoceanico. “Ci vorrà ancora un po’ di tempo dice Manuela - ma nemmeno poi tanto, perché ormai la mia esperienza dura da dieci anni, da quando ho cominciato, proprio qui sulla “Lirica”, all’Ufficio Informazioni. Una passione, quella del mare, che ho fin da adolescente; quando a Napoli passavo dal porto e vedevo queste grandi navi, pensavo: un giorno salirò su quel ponte e indosserò anch’io una bella divisa. La mia esperienza è iniziata così e oggi non so stare lontana dal mare, però continuo anche a sognare e a pensare che presto incontrerò il mio Principe Azzurro. A quel punto valuterò il da farsi. Intanto però, il mio “fidanzato” attuale più sincero e affidabile è il mare... Il lavoro di bordo è affascinante perché sei a contatto con persone che arrivano da tutto il mondo. Oggi qui sono rappresentati bel 47 Paesi, quindi potete pensare quanto sia interessante e utile parlare molte lingue diverse. Un lavoro che, tuttavia, non sarebbe possibile se non avessi al mio fianco validi collaboratori, tra i quali ad esempio Yvette Noelle Harinivo, il cui aiuto è determinante. Ma ciò che ispira tutti noi che facciamo questo lavoro è la passione, senza la quale diventerebbe quasi impossibile. Mentre a casa tutti fanno progetti e programmi, qui a bordo la vita scorre minuto per minuto con tanta di quel- 16 la frenesia che non ti accorgi di essere a Odessa oggi, a Istambul domani e dopodomani ad Atene. A bordo - conclude Manuela - la vita del crocerista può essere anche occasione di incontri interessanti. Infatti, non è difficile trovarsi a tu per tu con personaggi noti, come ad esempio Sophia Loren, che oggi è considerata la Testimonial principale di MSC Crociere; la nostra grande attrice è stata ospite per tre volte dell’ MSC Yacht Club, un’ inedita realtà che si rivolge ad un pubblico internazionale e di élite, e che opera in quattro delle navi varate ultimamente dalla società.” La nostra crociera si conclude felicemente a Genova, da dove siamo partiti; un viaggio che possiamo confermare essere stato una gran bella esperienza, e che consigliamo perciò vivamente in quanto al ritorno ti senti arricchito in tutti i sensi, anche culturalmente. A bordo tutto è filato liscio e abbiamo potuto constatare la serietà e la credibilità della Società. Ma la terribile tragedia successa al Jolly Nero del Gruppo Messina nel porto di Genova nel maggio scorso, fa comprendere a tutti quanto sia difficile a volte governare una nave e noi, affranti per quanto successo a Genova, partecipiamo al lutto cittadino. Per quanto riguarda il Gruppo MSC, siamo lieti di aver avuto la possibilità di conoscere a fondo le persone che hanno tutelato e garantito, in tutti i sensi, la nostra splendida vacanza. Dunque, alla prossima. Ilio MASPRONE Il Vice Commissario Manuela Carusio 17 ITALIANI NEL MONDO VIAGGI What a beautiful cruise... On board the “Lirica” with the Captain, the Commissioner in chief and his beautiful Assistant, star of our cover GENOA. “Lirica”is the first ship, built in 2003, by MSC, the Mediterranean Shipping Company privately-held, family-owned, Italian cruise line with a fleet of 12 ships, whose capital is wholly European. During the event on board dedicated to Italy, the symbolic song “Con te partirò” echoed for us in the ballroom; the well known song brought to success by Andrea Bocelli was sung by the Neapolitan tenor Carlo Ruggiero and by the Spanish soprano Violant Sarrà. The tribute to Italy was just one of the many beautiful shows that we enjoyed on board, every time almost in disbelief in front of the high quality of the entire artistic team, supervised by the Swiss Company “Wep Production”. We spent twelve wonderful days, blessed with sunny weather, calm sea and sunsets taking your break away, with some friends coming from Piedmont, cruise regulars who acted on board like at home. Besides, the MSC target is to make you feel at home, to totally relax, to make you forget all troubles. Cruising has in it something dreamy, that inspired many books, filmmakers and television writers and more and more all over the world people are appreciating this kind of total vacation that actually is outperforming the Holyday Villages’ success. But, as a matter of fact, few know who is acting to make the cruisers ‘dreams come true. Few know who are the people who have under control these “floating towns”, hosting until four thousand people, counting passengers and staff. First above all we quote our Captain, who is the manager to which we have committed, even if for a short time, our precious life. Then, there is the Chief Commissioner, a young man who has provided all possible comfort, together with his Assistant who, besides being a beautiful young lady, has proven to be a perfect coordinator of the many workers depending on her commands. This “working girl” is proving that today the so-called “weaker sex” can occupy positions of great responsibility and be totally trusted, earning the merit on the field, pardon on the ship... Now and here we want to write about the professional and human side of the people who work “behind the scenes”, because we think that they deserve more attention from the cruisers, generally distracted and attracted by the hundred opportunities for fun and relaxation offered them, precisely by these workers. First we had the opportunity to meet our “Master and Commander”: Captain Corrado Iaconis was born on April 12, 1960 in Piano Sorrento, a borough of Naples, where he spent his childhood and where, in 1978, he graduated Midshipman from the Nautical Institute Nino Bixio. Soon after, he started his career with Texaco Marine Oil Corporation, as a Trainee Deck Officer. After ten years as Sub-Lieutenant, he obtained the rank of Lieutenant and he experienced in many shipping companies, on ships carrying LPG, containers and Ro-Ro vessels, equipped to easily roll on-roll off the cargo. In 1991, he was appointed and boarded the large MSC family. The owner and representative of a dynasty of owners that has three hundred years of history behind it, is by now the influential Mr. Gian Luigi Aponte, who was also born in Sorrento. In 1992 Captain Iaconis, who is married with a charming lady whose name is Carmelina Somma, began his career on passenger and container ships with the rank of 2nd Lieutenant Commander. Ten years after, he was appointed Commander and then Captain on board container ships and first class ships as the “Magnifica” and the “Lirica”. Today Captain Iaconis is delighted to do this job because it is giving him the well-deserved rewards. Interview to Captain Captain, what are your feelings about your rank onboard a passenger ship as important as the “Lirica”? “To be Captain of a ship is the most important goal of any seaman’s professional career. The hierarchy 18 on board is defined as follows: after graduating from Midshipman you can start to sail to become SubLieutenant. After a period of practical training, an exam takes place to achieve the qualification to 3rd Lieutenant. After a further period of training, and after other exams, you obtain the Captain Rank. Clearly this rank is not enough to get the command of a ship. Before that, you must cover many different roles, like Navigation Officer, Safety Officer, 2nd Lieutenant, and 2nd Commander. Finally, with the approval of the Ship owner’s Office, assessing the status of your service and rank, you get the High Command of a ship. In short, it takes a lot of study, a lot of dedication and, above all, you must believe in what you do, because who is in charge of a ship must be aware of the extremely high level of liability and responsibility that he is assuming.” How do you meet your profession with your life and with your family? “The Sorrento peninsula has historical roots in the sea. Seafaring is a kind of art and all our life revolves around it. In the peninsula you grow with the sea, you learn everything from the sea, you love the sea. Living at sea requires many sacrifices, because it takes you away from your loved ones for long periods of the year. I, like all my colleagues, I have sacrificed the most beautiful things that life can give to us, birthdays, communions, Christmases, Easters, the birth of a son, and even the loss of a loved one. All this for love of the sea, because the sea is a unique experience that only few people are able to perceive and enjoy. My great luck is to have a wonderful family behind me; knowing that I have people “on the shore” who love me, gives me the strength to face the everyday life’s difficulties. My wife, my children, my dearest friends and my relatives are giving me the necessary will. Thanks to them, today I can say that I realized my dreams. I hope to give a better future to my family and I pray to whenever being able to go back to them and hug them closely. These thoughts allow me to meeting my professional life with my family life.” What is the ideal ratio to keep a good relationship with the passengers? “I think that it is essential to show courtesy, respect and sincerity; I personally am trying to convey liability and “warmth”, while maintaining a clear and open relationship, because if they feel confident, they can relax and enjoy their holiday fully. It is my habit to spend much of my free time with the passengers, because I think that when they see the Captain around, they are totally relaxed. As soon as they can enjoy our firstclass facilities and services, they are keeping a very good souvenir of all of us.” How onerous is your responsibility to the passengers (this ship can transport up to 2200 cruisers and 700 crew) as in the case of the “Lirica”? “Since my first command, I never thought about the number of persons a ship can carry. By agreeing to be Captain of a vessel, should it harbor 20 (container ships) 3000 (the“Lirica”type) or 4200 (Ships like “Magnifica”) passengers, my main duty is to protect their lives. Each day, each moment, I work to ensure the safety of the passengers, of the crew and of the ship itself. When I entrust the command of a ship, the Ship-owner is putting in my hands an invaluable entity. From that moment on, my life has to revolve around this. My priority is to make sure that everything goes as smoothly as possible; of course I need professional and reliable people alongside, cooperating with me. I always say that you can’t succeed all alone; if everything goes smoothly it is also thanks to the great support I receive from my crew; they are the core, the soul of the ship. The commander of a ship has the greatest responsibility and he is liable of any civil or penal case; but, with the help of the crew and the inner strength that the family transmits, everything is going on fine and smooth, as soon as he is aware that everything is under control.” What your advice would be to young people willing to start a civilian or military marine career? “As I said before, the sea life gives exceptional emotions but you must have the sea into your blood to appreciate it. When you are at sea and you know that everything has to be under your direct control because the “cavalry” 19 Da sinistra, il direttore di macchina Michele Chiocca, l’Hotel manager Giuseppe Maresca, la Sig.ra Carmelina Somma (moglie del Comandante), la Sig.ra Giuliana Bonomo, il Comandante Corrado Iaconis, Roberto Moneta la Sig.ra Giuliana Gargiulo e il Comandante in 2° Massimo Mirone. La Signora Bonomo e il Signor Moneta, a bordo, hanno festeggiato 50 anni di matrimonio. ITALIANI NEL MONDO VIAGGI is not arriving and rescuing you, you realize that the strength to face the difficulties can come just from your heart, your knowledge and your experience. Young people must realize that the sea is a very asking lover: especially in case of strong seas, a good sailor must steel himself to overcome the difficulties that may arise. The sea life remains for me one of the most beautiful and fascinating, because you have the opportunity to travel the world and meet new civilizations and cultures; the everyday confrontation with different people and with different languages makes you more wide minded and gives to you the possibility of professionally growth; and also makes you more aware and participant in the reality of today’s world. It is great life, but as I always tell my officers, you must remember that to become a “salty dog” you must pay dearly for the price!” The Commissioner in chief, beloved Director of the “Lirica” Grand Hotel Hospitality, entertainment, animation, security and anything else, meeting the needs of the most sacred guest, the cruiser, is entrusted to the Commissioner in chief, a sort of mega Hotel Director. He has multiple tasks, ranging from food supplies for guests and staff, boutiques’ provision, organizing gala dinners and everything that can cheering up the passengers’ stay on board: this kind of career is acquired through direct experience on ships, starting from the ground up to become Commissioner. In our case, the Commissioner in chief is a bright young man in a bright uniform. Born in Sorrento 36 year ago, Giuseppe Maresca is unmarried, but close to form a family. He began his career on board as a night porter, but his grades at the Professional Commercial Institute were so good that very soon he was elected the youngest Commissioner in Europe. “And then, in 2000 I was hired by MSC - he recalls - and I was feeling very lucky. It is difficult to understand that for those who do this job, the sea is the only possible way of life! When I’m on board, I feel actually alive and every day more and more operational and committed. Of course, today I have many responsibilities, but I am helped by other young assistants and colleagues very prepared and appreciating my authority. So, working becomes easy, especially when we face the “food security”. In this case, I have very strict rules. In fact, our 12 ships are serving 35 million fresh meals every day, and it is unthinkable that something be not working. The organization in this area is extraordinarily efficient, since our company is also based on strong family values. In addition, having a vast experience of navigation around the world, MSC Cruises’ environmental key is to be deeply involved in the respect for the marine ecosystem. By engaging itself in these areas, the company helps many international and local organizations, especially collaborating with UNICEF. Moreover, the “food security” is another MSC Cruises’ good point, being the only company to have received an important recognition for the high standards of ecological responsibility and quality management, obtaining the ISO 9001 and ISO 22000 for quality and food safety of the catering service.” The Deputy Commissioner Last but not least, we talked with the charming Assistant of Mr. Maresca; Miss Manuela Carusio is a Neapolitan who speaks five languages and who has always dreamed to be a model. We must say that her gorgeous figure and her handsome features were so effortlessly persuasive that we decided to dedicate to her the magazine’s cover. For her, a double meaning; her small dream to be model for a day coming true, earning her some popularity, is going along with another much more interesting, because she is proving that to be beautiful can be useful, but that is not enough to achieve positions of responsibility. In fact, the rank that our “Miss MSC” has on board is of great responsibility and soon it will take her to become Commissioner. However, nowadays her professional success is similar to that of many other girls, such as Paola Gini, the beautiful “lady of the skies” from Friuli. With few years of experience more than Manuela, in 2012 Paola was the first Italian woman to command and pilot as First Officer a Jumbo, a huge 747transoceanic airplane. “The next step will take a little time – Manuela says - but not that much, because my experience since I started, right here on” Lirica” in the Information Office, yet lasts ten years. 20 I was fond of the sea since a teenager. When I walked along the Naples harbor admiring those big ships, I was dreaming to be one day on one of those boats’ deck, wearing a nice uniform. My love for the sea started when I was sixteen years old and today and cannot stay away from the sea. But I would like also to find my Prince Charming, and then see what to do. In the meantime, however, my most sincere and reliable partner is the sea ... The job on board is fascinating because you are in touch with people who come from all over the world. Today, 47 countries are represented here, so you can imagine how it is interesting and useful to speak many different languages. However, my job would not be possible if I had not at my side a capable staff, including for example Miss Yvette Noelle Harinivo, whose help is crucial for me. But what is actually inspiring us, is the passion, without which it would be almost impossible to live at sea. While at home people is making projects and programs, here on board life is frenzy, so that you do not realize you are in Odessa today, tomorrow in Yalta and the day after tomorrow in Athens. On board - says Manuela - the life of the cruiser should be also an opportunity to meet interesting people. In fact, it is not difficult to find yourself face to face with celebrities such as Sophia Loren, who today is considered the main Testimonial of MSC Cruises. For three times our great actress was a guest of the “MSC Yacht Club”, a new reality directed to an international audience and to the élite, and that operates in four of the ships recently launched by the Company.” Our cruise ended happily in Genoa, where we went on board twelve days before. We recommend that great experience strongly, because coming back home you feel enriched in every way, even culturally. On board, everything went smoothly and we can testify the seriousness and credibility of MSC. Meanwhile, the terrible tragedy that happened to Jolly Nero, owned by the Messina Group in the port of Genoa the last May, does everyone understand how difficult it is to steer and govern a ship. Grieved over what has happened in Genoa, we take part in the grief of that beautiful town. About the MSC Group, we are pleased to have had the opportunity to get to know the people who have protected and guaranteed, in every sense, our wonderful holiday. So, we are looking forward to enjoying the next. IL FINE PASTO ideale Gran Soleil è la specialità creata da Ferrero per il fine pasto. Gran Soleil è il fine pasto dal gusto sono freschi e genuini, selezionati e fresco e leggero, senza coloranti controllati dagli esperti Ferrero per farti né conservanti. I suoi ingredienti avere ogni giorno un fine pasto perfetto. Charles Garnier PRINCIPATO DI MONACO ARTE Laboratorio d’idee: 24 Parigi Monte-Carlo Bordighera di Federica NATTA [email protected] Storie di uomini e di visioni a cavallo tra due secoli IMPERIA. In un appassionato colloquio con Maria Teresa Verda Scajola, docente di Storia dell’Arte ed esperta di storia del turismo delle riviere francoitaliane, si è approfondito il tema dell’effervescente dinamismo culturale che, a cavallo tra Ottocento e Novecento, vede le cittadine di Bordighera e Monaco interlocutrici primarie di alcune vicende artistiche e architettoniche di levatura internazionale. Sicuramente, come ben fa notare la docente, “…un ruolo fondamentale è rappresentato dalla presenza nella Riviera di Ponente e nella vicina Costa Azzurra di eminenti personalità, prima fra tutte quella dell’architetto di Napoleone III, Charles Garnier, che nella città di Bordighera realizza nel 1872 la sua “casa al mare”. E, proprio nella sua villa il progettista francese, libero da ogni condizionante committenza e dagli orpelli ridondanti dello Stile Secondo Impero, sviluppa il concetto di “habitation humaine”o casa a misura d’uomo. Rivolgendosi alle “…rivages enchanteurs de la Mediterranée…le rive incantate del Mediterraneo”, invitando i fanatici delle linee rette a lasciare alla città “…les façades uniformes, comprisées dans un même plan, terminées par une seule ligne horizontale…le facciate uniformi, compresse in un piano unico e definite come una sola linea orizzontale”, suggerisce per la villeggiatura strutture abitative caratterizzate da siluette “…plus accidentées, plus pittoresques, avec des corps de bàtiment en saillie…più accidentate, più pittoresche, con parti digradanti”, edifici di altezza variabile con balconi, logge, campanili e torrioni; “… un ensemble svelte…un insieme snello” insomma, in grado di armonizzarsi con “…le ciel clair et la chaleur de l’été…il cielo chiaro e la calura estiva”. Naturalmente gli sono presenti i paesaggi della Riviera Mediterranea e della costa italofrancese”. Maria Teresa Verda Scajola ricorda infatti che “…mentre a Parigi, 25 per la costruzione dell’Opera, Garnier sembra dibattersi in una contraddizione formale che lo costringe, nel tentativo di mascherare una modernissima ossatura metallica, al montaggio sovraccarico di decorazioni in gusto pompier della trionfante borghesia, nelle ville di Bordighera, nella sua residenza in particolare e poi nella casa progettata per il banchiere PRINCIPATO DI MONACO ARTE Dall’alto: Salle Garnier Georges Clairin (Montecarlo). e Villa Garnier Georges Clairin (Bordighera) Raphael Bischoffsheim (oggi villa Etelinda, dove già aveva alloggiato nel 1879 la Regina Margherita prima che le fosse costruita dall’architetto Broggi nel 1913 la villa che porta il suo nome, oggi sede della prestigiosa Fondazione Terruzzi), predilige colori chiari, linee semplici, mosse e asimmetriche, con volumi ariosi e spazi funzionali a esigenze di ospitalità”. Non a caso, a testimoniare la vocazione cosmopolita, l’accesso al parco della villa Garnier, alI’epoca un vero e proprio orto botanico ricco di piante e fiori esotici provenienti da ogni continente, riportava la seguente frase tradotta in trentanove lingue tra le quali il giavanese, il siamese, il sanscrito, il malese, l’armeno, l’ebreo, il cinese…: “Per visitare il giardino della villa suonare alla seconda porta”. Lo stesso vale per il salone da pranzo, che presenta dimensioni notevoli proprio per le abitudini conviviali dell’architetto, il quale amava ricevere e intrattenersi con gli amici più cari: pittori, intellettuali, progettisti, esponenti di quell’intellighenzia che nella Francia di Napoleone III inaugura una stagione culturale di straordinarie novità, precorrendo tematiche e motivi propri poi della grammatica dell’Art Nouveau. “Villa Garnier a Bordighera rappresenta dunque un crocevia di idee e talenti, fucina di quelle elaborazioni architettoniche e pittoriche che tro- 26 veranno realizzazione concreta nelle strutture dell’Opera di Parigi e del Casinò di Montecarlo. In questo senso eloquenti sono i miniaturistici disegni e ritratti ancora conservati nell’atrio della villa dell’architetto francese. Si tratta di firme importanti oggi al museo D’Orsay, artisti pompier di quell’École des BeauxArts di Parigi, significativo luogo di gestazione e di aggiornamento per giovani talenti, come il pittore Georges Clairin. Nella villa bordigotta, sua è la caricatura di un Garnier tutto testa, pipa e compasso”. E non si tratta di un caso. La professoressa Verda Scajola ricorda infatti che l’architetto dell’Opera parigina amava questo giovane pittore proprio per il suo carattere divertente. Un aggettivo che ricorre frequentemente nel vocabolario di Clairin in occasione della decorazione del plafond del Casinò di Montecarlo, di cui si ricorda l’esecuzione della figura della Danza. “Infatti, proprio quello spirito “amusant” spinge Garnier ad assegnare all’artista un tema in grado di veicolare il senso del piacere della pittura, della spensieratezza, della giovinezza e della bellezza. E Clairin sceglierà allora di rappresentare la danza di tutti i tempi e di tutti i paesi: nudità baccanale degli antichi riti, corredo sevillano per la danzatrice di bolero e infine ballerine classiche dei sontuosi teatri del tempo. Uno spirito esuberante che si ritrova anche nella decorazione della Galerie e della Rotonde du Glacier dell’Opera di Parigi cui lavora nel 1889, realizzando un baccanale e cinque pannelli con i Mesi di Gennaio, Febbraio, Marzo, Maggio, Giugno”. Naturalmente non è casuale. Garnier infatti coinvolge gli amici della sua cerchia, animatori dei soggiorni nella villa bordigotta, all’interno dei diversi progetti che gli sono commissionati. Uno scambio reso possibile anche dalle situazioni specifiche dei cantieri cui attende negli anni 60-70 dell’Ottocento: i lavori del Casinò di Montecarlo e dell’Opera parigina procedono infatti quasi in parallelo. Iniziata nel 1862 e poi interrotta a seguito delle vicende della guerra francoprussiana, l’inaugurazione del teatro della capitale francese è datata 15 gennaio 1875, mentre la conclusione dei lavori per la struttura del Casinò di Montecarlo è del 1878; un cantiere di lavoro febbrile chiuso in appena sette mesi. Operante su entrambi i versanti è anche il pittore Gustave Rodolphe Boulanger, la cui “Femme moresque” della villa di Bordighera ancora oggi s’impone allo sguardo del visitatore per la linea asciutta e sensuale al tempo stesso. Non a caso, all’epoca le sue quattro tele delle danze bacchica, guerriera, campestre e amorosa del foyer dell’Opera, al pari del famoso gruppo di Carpeaux, suscitarono notevole scandalo per la loro chiara sensualità. A Montecarlo, Boulanger si dedica invece alla realizzazione della figura della Musica che, stando alle parole di Garnier, realizza con “sûreté et adresse; il arrange avec science et habilité mais il a aussi une dose trés marquée d’imprévu et d’originalité”. Maria Teresa Verda Scajola ricorda poi anche pittore Eugène Lenepveu, il cui ritratto di Cristiano Garnier, “Nino”, rimane una delle testimonianze più intime e private della vita dell’architetto francese. “Si tratta di un’amicizia di lunga data, iniziata in Italia, al tempo di un soggiorno comune trascorso a Villa Medici per studiare le antichità classiche. La loro collaborazione sarà lunga e duratura. Per Garnier, Lenepveu realizzerà la decorazione della Sala Le Peletier, che l’architetto ristrutturerà nel 1863 affiancato da Boulanger; successivamente si occuperà del primo plafond dell’Opera affrescando un Trionfo della Bellezza con Olimpo di Muse e Ore, oggi occultato dal dipinto di Marc Chagall; infine, tra il 1878 e il 1879 decorerà la sala da concerti del Casinò di Montecarlo e due sopra porte, scomparse a seguito degli interventi di Henry Schmit”. I segni pittorici della villa conservano poi i nomi di alcuni collaboratori impegnati esclusivamente nel cantiere parigino: Felix Lou- is Chabaud, che a Bordighera troviamo immortalato accanto ad un mazzuolo, realizzerà ornati e busti delle logge esterne dell’Opera e per il foyer principale, maschere, rilievi e una parte della decorazione scolpita dello Zodiaco del Vestibule des Abbonés; Paul Baudry sarà coinvolto soprattutto nella decorazione della Salle du Lustre e nello sfondo pittorico del grande foyer centrale; tutt’altra impresa vedrà invece impegnato Cassien-Bernard che sarà, insieme a Gaston Cousin, l’architetto costruttore del Ponte Alessandro III. “Complice l’allaccio ferroviario che nel 1874 collegherà Sanre- 27 mo alla vicina Nizza, permettendo il legame con il tratto inaugurato nel 1864 della Parigi-Lione-Londra, in questa fin du siècle Bordighera e Monaco si trovano dunque al centro di una vivace dibattito culturale i cui protagonisti, di caratura internazionale e vocazione cosmopolita, avranno il merito di lasciare tracce permanenti di aggiornamento formale. Non è un caso infatti che Garnier sia chiamato a rielaborare i banali progetti di Godineau de la Bretonnière per il Casinò; come neppure non è occasionale la successiva presenza monegasca di Henri Schmit, Jules Dutrou, Edouard-Jean Niermans, PRINCIPATO DI MONACO ARTE Jules Touzet, François Medicin e molti altri”. Commenta Maria Teresa Verda Scajola “È un momento di grande fervore e dinamismo; sopra tutto poi c’è il progetto, la visione del Principe Carlo III, il suo sogno di trasformare la rocca delle Spelugues in un nuovo quartiere in grado di attrarre il turismo internazionale mitteleuropeo. Nell’intento di dar nuova linfa all’economia del principato, il sovrano supporta quindi la creazione di una serie di strutture destinate all’intrattenimento della nascente e facoltosa borghesia eu- chiuso i battenti il 12 maggio scorso) e Villa Sauber, permettono di rintracciare il ritratto urbano e architettonico del Principato. Monacopolis, realizzata dal Nouveau Musée National de Monaco (NMNM) è infatti un percorso espositivo che racconta la storia della trasformazione del territorio monegasco e permette di indagare sulla sua evoluzione attraverso modelli, immagini, progetti, molti dei quali realizzati, altri semplicemente sognati. Ne scaturisce un’immagine urbana completamente inedita, in bilico tra uto- Il secondo percorso a Villa Paloma indagava invece le grandi tappe dell’urbanistica a partire dagli anni Quaranta del Novecento, con le utopie di Eugène Beaudoin e di Le Corbusier; i progetti ingegneristici di architettura sotterranea, isole fluttuanti, ponti, scale mobili; le soluzioni visionarie di estensione sul mare, i cui nomi sono già piccoli sogni: “Features Monte Carlo” di Archigram, “Thalassopolis” di Paul Maymont, “L’isola artificiale” di Edouard Albert, “La città satellite” e “Il Marinarium” di Man- ropea: sale da gioco, musei, giardini, stabilimenti balneari, hotel di villeggiatura; progetti che vedranno coinvolti i nomi più prestigiosi dell’architettura del tempo, i quali realizzeranno edifici che oggi sono l’emblema del quartiere chic di Monaco: Monte-Carlo, che prende il nome dal sovrano, era un tempo una collina spopolata e rurale, “abitata” solo da ulivi e mulini. Non per nulla il viale che percorre il centro si chiama “Boulevard des Moulins”, toponimo di caratterizzazione geografica significativo”. Oggi, due mostre collocate in due locations storiche, Villa Paloma (dove però l’esposizione ha pie, realtà e memorie, in grado di disegnare una mappa dell’immaginario. Il materiale esposto permette di mettere a confronto i diversi volti del Principato: infatti è documentata non solo la situazione attuale ma anche i visionari progetti mai realizzati. Il percorso più interessante ed inedito è forse quello che si snoda a Villa Sauber, in cui si esplorano le tematiche della Belle Epoque legate alla villeggiatura, all’habitat e alla creazione degli edifici emblematici del quartiere di Monte-Carlo: architetture firmate Charles Garnier ma anche Henri Schmit, Jules Dutrou, Edouard-Jean Niermans... fredi Nicoletti. In tempi recenti Jean Nouvel ipotizzava invece un Museo dell’Uomo e del Mare, mentre Emilio Ambasz si dedicava a immaginare residenze sull’acqua e parchi pubblici. Una ricerca sul patrimonio puntuale e impegnata dove si misurano l’utopia di Archigram e la tarda modernità di Garnier, a testimonianza che la visione e la creatività non hanno tempo né scadenza. Informazioni / Prenotazioni :Villa Sauber, avenue Princesse Grace 17 (dal 19 gennaio al 30 dicembre 2013) Tel. (377) 98 98 91 26. 28 Federica NATTA Exceptional meeting of ideas in Paris, Monte-Carlo and Bordighera Creative people at the turn of two centuries IMPERIA. In this interview, Mrs. Maria Teresa Verda Scajola, Professor of Art History and expert in the history of tourism of the Franco-Italian Rivieras, has fully explored the theme of the effervescent cultural dynamism that, in the nineteenth and twentieth century’s, put Bordighera and Monaco at the core of some architectural and artistic events of international stature. Surely, as the professor says, “ The presence in the Riviera di Ponente and in the neighboring Cote d’Azur of eminent personalities was fundamental. Particularly, the favored architect of Napoleon III, Charles Gar- nier, who in 1872 built his beloved “sea house” in Bordighera. In his villa the French designer, totally free from the Second Empire style restrictions, tries to develop the concept of “house on a human scale”. Addressing the “enchanted shores of the Mediterranean sea”, inviting the fans of straight lines to leave to the town “the uniform front walls, compressed into a single plane and defined as a single horizontal line”, he suggests to create more picturesque “silhouettes”, structures encompassing sloping sides, buildings with altered heights and balconies, loggias, battlements and towers. In 29 short, something able to harmonize with the blue sky and the summer’s heat. Of course, at the time the artist had in mind the landscapes of the Riviera and the Mediterranean coast between Italy and France” Maria Teresa Verda Scajola recalls that “... while in the Opera in Paris Garnier seems caught up in a formal contradiction where, in an attempt to mask a modern metal frame, the architect is obliged to overload the building with “pompier” decorations, following the taste of the triumphant bourgeoisie, in the villas of Bordighera, particularly in his residence and then in the fine house PRINCIPATO DI MONACO ARTE designed for the banker Raphael Bischoffsheim (today villa Etelinda, that accommodated in 1879 Margherita of Savoy, the Queen of Italy who then, in 1913, commissioned the architect Broggi a magnificent palace in Bordighera, Villa Margherita, now home to the prestigious Terruzzi Foundation), he prefers bright colors, simple lines, asymmetrical volumes, airy and functional spaces, in which he could receive his many friends and admirers.” In fact, the access to the park of the cosmopolitan Villa Garnier, a veritable botanical garden full of exotic flowers and plants from every continent, reported the following sentence translated into thirty languages, including Javanese, Siamese, Sanskrit, Malay, Armenian, Hebrew and Chinese: “To visit the garden of the villa, please help the secondary door.” And of course the dining hall was a very large one, favoring the convivial habits of the architect, who loved to inviting and spending time with his closest friends: artists, intellectuals, designers, representatives of the French intelligentsia. In fact, in France the age of Napoleon III is a period of extraordinary cultural novelty, anticipating the Art Nouveau. “Villa Garnier in Bordighera was a crossroads of ideas and talents that forged and processed Garnier’s architectural and artistic structures, like he will display in the Opera in Paris and in the Monte Carlo Casino. Eloquent miniature drawings and portraits are still in the Villa of the French architect. There are also some important names, today in the Museum D’Orsay, artists “pompier” of the Ecole des Beaux-Arts in Paris, an important place of gestation for young talent, like the painter Georges Clairin. In the villa in Bordighera you can see a caricature that he made of Garnier, sketching just his head, a pipe and a compass.” Professor Verda Scajola recalls that the Parisian architect loved this young painter because he was “amusing”. An adjective that Clairin uses often, for example decorating the ceiling of the Monte Carlo Casino with “The Dance”. In fact, that amusing soul , able to carelessly communicate the blissful delight in creating a picture, pushes Garnier to assign to him various themes full of youth and beauty. So, Clairin choose to represent the dance of all times and of all countries: a bacchanal of the ancient rites, a sevillano kit for the bolero dancer and finally some famous classic dancers of the time. An exuberant spirit that we can also find in the decoration of the Galerie and of the Rotonde du Glacier in the Paris Opera, where he works in 1889, realizing a bacchanal and five panels representing January, February, March, May and June.” Of course all this is not unintentional. In fact Garnier involves many of his friends that constitute his circle in Bordighera within the projects that are commissioned to him. This exchange was possible because in those years two colossal projects were in motion: the Monte-Carlo Casino and the Opera in Paris, which in fact proceeded almost in parallel. Begun in 1862 and then suspended by the Franco-Prussian War, the inauguration of the theater in the French capital is dated January 15, 1875. And the final structure of the Monte-Carlo Casino is inaugurated in 1878, thanks to a feverish construction site, closed in just seven months. Operating on both sides is also the painter Gustave Rodolphe Boulanger. His “Femme Moresque” , which you can admire in the villa in Bordighera, is at the same time understated and sensual. Not surprisingly, his four paintings of the Bacchus dances in the foyer of the Opera provoked some scandal for their sensuality, like exactly the famous group sculpted by Carpeaux outside of the theater. In Monte Carlo, Boulanger is drawn into the creation of the figure of Music, which, according to the words of Garnier, “he carried out with originality and skill”. Maria Teresa Verda Scajola then recalls another painter, Eugène Lenepveu, whose portrait of Christian Garnier, “Nino”, remains one of the most private and intimate testimony of the Gustave Rodolphe Clarence Boulanger (Parigi, 25 aprile 1824 - 23 settembre 1888) French architect’ s life. “It has been a long-standing friendship, which began in Rome, where they were studying the classical antiquities, sharing a room in Villa Medici. Their collaboration will be long and lasting. For Garnier, Lenepveu will make the decoration of the Salle Le Peletier, that the architect had restructured in 1863 flanked by Boulanger; afterward the painter will make the first frescoed ceiling of the Opera in Paris, a Triumph of Beauty with Olympus Muses and Hours, now hidden by the painting by Marc Chagall. Finally, between 1878 and 1879, 30 will be involved mainly in the decoration of the Salle du Lustre and in some paintings in the great central foyer; and CassienBernard, who will be, along with Gaston Cousin, the architect builder of the Pont Alexandre III, was also employed by Garnier. “When, in 1874, the railway connected Sanremo to the nearby Nice, so completing the section opened in 1864 of the Paris-Lyons-London track, Bordighera and Monaco became the core of a lively cultural debate, whose protagonists were sophisticated, cosmopolitan people. Nowadays, we can see in this area some permanent traces of formal renovation; for example, Garnier was called to rework the trivial project of Godineau de la Bretonnière for the Casino in Sanremo, while in Monaco we find Henri Schmit, Jules Dutrou, Edouard-Jean Niermans, Jules Touzet, François Medicin and many others.” Maria Teresa Verda Scajola says that “It is a moment of great fervor and dynamism, and above all there is the realization of the Prince of Monaco Carlo III dream. He turned the Spelugues’ Rock into a new neighborhood, able to attract the international tourism from the rich Central Europe. In order to give new impetus to the economy of the Principality many facilities were supported and created by Carlo to entertaining the nascent bourgeoisie and the wealthy Europeans: gambling halls, museums, gardens, beaches, resort hotels. Today these structures, built by the most prestigious architects of the time, are the symbol of the most elegant Monaco district: Monte-Carlo, baptized with the prince’s name, was once a depopulated and rural hill, full of olive groves and mills. This is why the avenue that runs through the center is called “Boulevard des Moulins”, a name of significant geographic characterization.” Today, two exhibitions have been situated in two historical locations, Villa Paloma (where, however, the show has closed its doors on May 12) and Villa Sauber, where the visitor can trace the urban and architectural heritage of the Principality. Monacopolis, created by the Nouveau Musée National de Monaco (NMNM) is in fact an exhibition that tells the story of the transformation of the Monegasque territory and allows investigating its evolution through models, images, projects, many of which were built, others simply dreamed. The result is a completely new urban image, hovering between utopia, reality and memories, and able to draw a map of the imaginary. The displayed material allows you to compare the different aspects of the Principality, because you can recognize all the imaginative design existing under the present situation. Perhaps the most interesting path is presented in Villa Sauber; it explores the themes of the Belle Époque related to the recreation area, the habitat and the creation of the iconic buildings of the district of Monte-Carlo: architectural designs by Charles Garnier but also by Henri Schmit, Jules Dutrou, Edouard-Jean Niermans... Instead, the unluckily closed exhibition in Villa Paloma investigated the major planning stages since the forties of the twentieth century, with the utopias of Eugène Beaudoin and Le Corbusier; projects of underground architecture, floating islands, bridges, escalators; visionary extensions over the sea, whose names are already small dreams: “Features Monte Carlo” by Archigram, “Thalassopolis” by Paul Maymont, “The artificial island” by Edouard Albert, “The satellite city” and “The Marinarium” by Manfredi Nicoletti. In recent times Jean Nouvel was interested in a Museum of Man and the Sea, while Emilio Ambasz devoted himself to imagine sea residences and public parks. Monacopolis, a punctual and committed research going from Garnier’s late modernity to Archigram’s utopia, testifies that vision and creativity have no deadline. Information/Reservations: Villa Sauber, 17 avenue Princess Grace (from 19 January to 30 December 2013) - Tel: (377) 98 98 91 26. he will decorate the concert hall of the Casino of Monte Carlo and two above doors, disappeared as a result of the interventions of Henry Schmit.” Other artists, like the Parisian Louis Felix Chabaud, which is commemorated in a statue in Bordighera because he was engaged in the decoration of the “sea house”, were hard-working also in the Paris’construction; in fact, Chabaud adorned the exterior areas of the Opera and the main foyer with masks, reliefs, carved decorations and also sculpted some elements of the Zodiac in the Vestibule des Abbonés; Paul Baudry 31 PRINCIPATO DI MONACO ARTE Maria Teresa Verda-Scajola Studiosa d’Arte Maria Teresa Verda Scajola è docente e studiosa di Storia dell’Arte ed esperta di turismo franco-italiano tra Ottocento e Novecento. Ha insegnato a contratto alla Facoltà di Economia e ai master in Sviluppo locale, Turismo e Mar Mediterraneo e in Turismo e Sviluppo Internazionale dell’Università degli Studi di Genova. Laureata con Nino Lamboglia con una tesi sui maestri lapicidi del Ponente Ligure, ha collaborato per alcuni anni alle campagne di schedatura per conto della Soprintendenza ai Beni Storico-Artistici ed Etnoantropologici della Liguria. Fa attualmente parte del Comitato Direttivo dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, del Consiglio di Amministrazione del Museo “Villa Regina Margherita di Savoia”/ Fondazione Terruzzi di Bordighera ed è Membro della Delegazione FAI/Imperia per il coordinamento e la salvaguardia turisticoculturale del territorio. Assessore alla Cultura del Comune di Aurigo, negli anni ha curato mostre e pubblicazioni prestigiose. Tra le diverse attività si ricordano l’allestimento dell’esposizione su Georg Baselitz e Benjamin Katz, Autori a Rovescio, allestita a Imperia, presso Villa Faravelli; i suoi numerosi interventi monegaschi, e non solo, ai convegni internazionali realizzati su iniziativa dell’Unesco e dell’ICROM, della Società Dante Alighieri-Comites, dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri; le sue molteplici pubblicazioni, alcune delle quali volte pionieristiche, sono volte a valorizzare le vicende del turismo mitteleuropeo di fine Ottocento nella riviera di Ponente, come “Sanremo tra due secoli”; “Arte e architettura di una “villa de saison” tra ‘800 e ‘900”Sagep, Genova, 1996; “Il Liberty sui litorali italiani”, in AA. VV. Liberty in Italia- Federico Motta Editori, Milano, 2001; “Mete d’Autore in Provincia di Imperia” - De Ferrari, Genova, 2 volumi 2003 e 2008; “La seduzione della villeg- giatura dagli anni ’30 al 1968”, in AA. VV. e Filippo Romoli, Manifesti d’artista, Fondazione Carige - grafiche Amadeo, Imperia, 2006; “Eleonora da Toledo: oltre il ritratto”, in AA. VV., “Giuseppe negli arazzi di Pontormo e Bronzino”; “Viaggio tra i tesori del Quirinale” - Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, Roma, 2010. Nel 2009 ha collaborato alla rivista “Pragmatica”, periodico internazionale di economia e cultura, con un intervento mirato a “Il turismo e la scoperta del Mediterraneo tra la Costa Azzurra e la Riviera Ligure.” Professor Maria Teresa Verda Scajola is a scholar of art history and an expert in tourism FrancoItalian of the XIX and XX century. She has taught at the Faculty of Economics and at the Master’s Degree in Local Development, Tourism and Mediterranean Sea and in Tourism and International Development at the Genoa University. Graduated with professor Nino Lamboglia with a thesis on the master stonecutters of the Western Riviera, she worked for some years in the filing’s campaigns, on behalf of the Department of National Heritage Historical-Artistic and Ethno-anthropological Heritage of Liguria. Currently she serves in the International Institute 32 of Liguria Studies’ Committee, she is in the Board of Directors of the Museum “Villa Regina Margherita di Savoia”- Terruzzi Foundation Bordighera and a member of the Delegation FAI / Imperia for the coordination and safeguarding of the cultural tourism of the territory. Councilor for Culture of the City of Aurigo, over the years she has treated exhibitions and prestigious publications. Among the different activities we recall the setting up of the exhibition Georg Baselitz and Benjamin Katz; the “Autori a Rovescio” exhibition held in Imperia at Villa Faravelli; her many interventions in Monaco and in international conferences, undertaken at the initiative of UNESCO and ICROM, the Dante Alighieri Society-Comites, the International Institute of Liguria Studies; her many publications, some of which veritable pioneer of the times, are aimed at enhancing the events of the late nineteenth century Central European tourism in the Riviera di Ponente, such as “Sanremo tra due secoli”; “Arte e architettura di una “villa de saison” tra ‘800 e ‘900”Sagep, Genova, 1996; “Il Liberty sui litorali italiani”, in AA. VV. Liberty in Italia- Federico Motta Editori, Milano, 2001; “Mete d’Autore in Provincia di Imperia” - De Ferrari, Genova, 2 volumes 2003 e 2008; “La seduzione della villeggiatura dagli anni ’30 al 1968”, in AA. VV. e Filippo Romoli, Manifesti d’artista, Fondazione Carige - grafiche Amadeo, Imperia, 2006; “Eleonora da Toledo: oltre il ritratto”, in AA. VV., “Giuseppe negli arazzi di Pontormo e Bronzino”; “Viaggio tra i tesori del Quirinale” - Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, Roma, 2010. In 2009 she has collaborated to “Pragmatica”, an Economy and Culture’s international magazine, writing about “Il turismo e la scoperta del Mediterraneo tra la Costa Azzurra e la Riviera Ligure.” exceptional services for exceptional OUTREMER2010 - PHOTO : HUGUES LAGARDE clients E X C E L L E N C E I N R E A L E S TAT E S I N C E 1 8 9 4 T. + 3 7 7 9 7 9 8 2 0 0 0 - I N F O @ D O T TA . M C - D O T TA . M C 5 BIS, AVENUE PRINCESSE ALICE MC 98000 MONACO PRINCIPATO DI MONACO CLASSIC Un Solo Grande Progetto: la Pace Nella foto, Amnon Weinstein, il maestro Gianluigi Gelmetti, Mihaela Marcu e l’orchestra Filarmonica Monte-Carlo 36 di Ely GALLEANI [email protected] Il maestro Gianluigi Gelmetti MONACO. Durante la serata organizzata dall’Associazione degli Amici dell’Orchestra Filarmonica di MonteCarlo, a sostegno dei Centri per la Ricerca sul Cervello e sull’Ambiente dell’Università di Gerusalemme, abbiamo potuto ascoltare dalla voce di Stéphane Freiss l’incredibile storia dei Violini della Speranza (Violons de l’Espoir). La sera dello scorso 5 maggio, alla presenza di S.A.S. il Principe Alberto II e di S.A.R. la Principessa Caroline d’Hannover, novantadue musicisti dell’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo (OPMC) hanno dato vita ad un concerto memorabile diretto dal maestro Gianluigi Gelmetti. Sul palco tra gli strumenti a corda: 12 violini della collezione del maestro liutaio Amnon Weinstein unici testimoni sopravvissuti agli orrori della seconda guerra mondiale; quegli stessi violini appartenuti a quei musicisti ebrei che sapevano, in tempo di pace, far danzare le note sui tetti dei villaggi e che, durante la Shoa, hanno suonato nei campi di concentramento. I violinisti sono morti ma i loro strumenti, dopo settant’anni, hanno ritrovato la propria voce grazie all’amore e al lavoro di un maestro liutaio che gli ha ridato vita. Nella Sala dei Principi del Forum Grimaldi di Monaco due violinisti di grande talento, Shlomo Mintz e Cihat Askin, hanno liberato le note della musica dal filo spinato. Prima del concerto, alla fine delle prove del 5 maggio scorso, 37 PRINCIPATO DI MONACO CLASSIC al Forum Grimaldi abbiamo avuto l’onore di intervistare il grande direttore d’orchestra, Gianluigi Gelmetti, allievo di Sergiu Celibidache, Swarowski e Ferrara. Nel mese di marzo 2012 S.A.R. la Principessa de Hanovre aveva richiesto al maestro Gelmetti di ricoprire la carica di direttore referente, incarico che il maestro ha accettato, dopo dieci mesi d’ intensa collaborazione, diventando Direttore Artistico e Musicale dell’OPMC. Il maestro, persona estremamente cordiale ci ha così precisato: “Il Principato ha occupato da sempre un posto importante nel mio cuore, sono già stato direttore d’orchestra a Monaco nella stagione 1990-1991 e durante questi ultimi anni ho diretto all’Opera di Monte-Carlo diversi concerti sinfonici.” Quali sono i sentimenti che l’ hanno spinta a scrivere, per il concerto Violons de l’Espoir, l’aria - Keev -? “Ho voluto dedicare quest’aria a tutte le vittime della follia umana, alle persone che hanno perso la vita durante la Shoa. Nel testo vi sono momenti di speranza misti a momenti di scoraggiamento che culminano nel canto Addio alla Vita. Quest’attimo di grande emozione l’ho voluto dedicare al marito di mia zia, Odoardo della Torre, ucciso brutalmente alle Fosse Ardeatine. Mia zia quell’infausto giorno l’ha visto uscire di buon mattino, come era solito fare da sempre, ma non lo ha più visto ritornare. Il soprano Mihaela Marcu canta lo sconforto di quell’ abbandono: - Addio. Il cuore se ne va, l’anima mi lascia ed io ti lascio. Il mare m’inghiotte... Addio vita... Ti parlerò nella notte, mi vedrai come nei giorni migliori.. Addio vita, amore mio. - Come compositore ho inteso delineare questo dramma con momenti positivi: restare coscienti senza però dimenticare. Come direttore d’orchestra mi ritengo uno strumento tra gli strumenti: un servitore che da la sua vita per trasmettere un messaggio che permetta di avvicinarsi al soprannaturale. Il fine della ricerca di ogni essere umano è la Pace, un elemento mai statico, una costante ricerca di equilibrio. Non bisogna mai rinunciare a questo dinamismo. Un concerto è qualcosa di trascendente, il pubblico e i musicisti ricercano l’armonia e per farlo entrano in un posto cultuale, sacro, dove gli stessi strumenti creati nella materia sono di fatto divinizzati dal lavoro, dal cuore e dall’anima dell’uomo. Ogni musicista ritiene che il proprio strumento sia sacro: dapprima il lavoro del liutaio l’ha trasformato in cosa viva e sarà egli stesso, il musicista, che, suonandolo, cercherà di raggiungere l’armonia finale. Il concerto Les Violons de l’Espoir è stato eseguito con gli stessi strumenti che, passando in mezzo alla barbarie degli uomini, si sono rotti... Il maestro liutaio Amnon Weinstein ha ricuperato alcuni violini, li ha restaurati e li ha fatti rivivere incarnando l’anima di quei violinisti che hanno sofferto e che sono morti con loro. In realtà durante tutto il concerto saremo coscienti di questo miracolo.” Durante le prove abbiamo potuto incontrare anche il grande violinista Shlomo Mintz che, durante il concerto, ha suonato due composizioni con due violini sfuggiti alla Shoa. “Suono il concerto di Tchaikovsky con il violino che ha salvato la vita al primo violinista dell’orchestra di Vienna, Henrich Haftel. Il giovane viennese scappò dalla barbarie omicida e, violino alla mano, riuscì a raggiungere un centinaio di musicisti ebrei in fuga per far parte di un’orchestra che non esisteva ancora se non nei sogni del violinista ebreo polacco, Bronislaw Huberman. Nei suoi sogni un’ incredibile orchestra filarmonica era nata! La stessa orchestra che il 26 dicembre 1936 in Israele, prima dell’ultima guerra mondiale , suonò il suo primo concerto diretto da Arturo Toscanini, i violinisti: tutte vite salvate! Durante Les Violons de l’Espoir “ ha continuato a precisare Shlomo Mintz” il secondo violino che suono è lo strumento che aveva salvato la vita al padre del liutaio Amnon Weinstein, liutaio lui stesso a Varsavia. Permettete che vi racconti la storia: il primo violino che, Moshélé, il padre di Amnon Weinstein, aveva realizzato a Varsavia, presso il liutaio Jacob Zimmerman, era una vera meraviglia .Il maestro liutaio disse a Moshélé: - Prendi il violino, vai via e non tornare mai più!- Moshélé seguì il consiglio di Zimmerman ed arrivato a Tel Aviv divenne a sua volta maestro liutaio e confidò a suo figlio Amnon i segreti dell’arte raccontandogli a chi doveva salva la vita... 1980: uno sconosciuto bussò alla porta di Amnon chiedendo di riparare un violino ridotto in stato pietoso, Amnon smontò il violino e, al suo interno, trovò una firma : quella del maestro liutaio he aveva salvato la vita a suo padre: Jacob Zimmerman!” In chiusura del memorabile concerto del 5 maggio scorso, i violinisti Cihat Askin, mussulmano, Shlomo Mintz, ebreo ed il maestro Gianluigi Gelmetti, cristiano, hanno interpretato insieme una preghiera per la pace. Il pubblico in piedi li ha lungamente applauditi. Alla fine del concerto, tra i violinisti dell’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo, abbiamo incontrato la violinista Zhang Zhang e le abbiamo chiesto: Durante l’emozionante serata al Forum Grimaldi che sentimento ha provato nel suonare uno dei violini unici della collezione di Amnon Weinstein? “Il concerto Les Violons de l’Espoir è stata 38 un’ esperienza unica perché si percepiva una grande emozione legata alla storia della nostra umanità indipendentemente dall’emozione che si prova di solito assistendo ad un concerto. Ho avuto una formazione musicale particolare, con solo quattro maestri, che mi ha consentito di apprezzare a pieno l’evento . Il mio primo maestro è stato mio padre e gli altri tre erano violinisti ebrei europei. Un violinista russo, uno francese e il più importante Sergiu Luca, il mio vero maestro, nato in Romania da dove era fuggito con la sua famiglia, durante la seconda guerra mondiale, per giungere in Israele dove aveva terminato gli studi ed era stato scoperto da Isaac Stern. Suonando il violino SAS Albert II, SAR Carolina, Smadar Eisenberg, il Ministro Roger, Paul Masseron. ho sempre fatto riferimento alla storia dei miei maestri e mi sono sempre inspirata alla loro cultura e quando, sul palco, ho avuto tra le mani quel violino, con la stella di Davide inanellata di madreperla, ho provato una forte emozione pensando al musicista a cui era appartenuto. Non conoscevo il nome ne la storia di quel musicista, sapevo solo che aveva attraversato la grande tragedia dell’ultima guerra mondiale.” Quali saranno i prossimi appuntamenti per il mese di giugno? “Diversi appuntamenti animeranno il prossimo mese di giugno: prima di tutto i concerti dell’OPMC (Orchestre Philharmonique Monte-Carlo) e una se- rata all’Automobile Club di Monaco dove parteciperò con la mia banda musicale, The Zhang Zhang Band, per celebrare, il prossimo 20 giugno, la festa della musica. Tra i progetti anche l’umanitario: nel 2007 ho creato un’associazione al fine di contribuire, con i concerti musicali, allo sviluppo umano e ambientale. Abbiamo già partecipato a diversi progetti e la prossima occasione sarà per Mission Enfance, nel mese di luglio, alla Villa Paloma di Monaco a cui seguirà , prima della tournée in Cina, l’happening alla Galleria Marlborough.” Madame Smadar Eisenberg, presidente dell’Associazione degli Amici dell’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo, ha 39 voluto ricordare che: “L’associazione permette a tutti gli appassionati musicofilii di riunirsi per dare un aiuto a realizzare e promuovere i progetti dell’Orchestra Filarmonica di MonteCarlo, in Francia e all’estero partecipando ugualmente alla diffusione culturale del Principato di Monaco... perché la ‘grande’ musica permette di raggiungere quella piccola parte spirituale che brilla in ciascuno di noi.” www.aopcm.mc Tel.: 00377.93108534 mail: [email protected] Per ottenere la pace occorre inseguire l’armonia! Ely GALLEANI PRINCIPATO DI MONACO CLASSIC MONACO. Lors de la Soirée organisée par l’Association des Amis de l’Orchestre Philarmonique de Monte-Carlo, au profit des Centres pour la Recherche du Cerveau et de l’Environnement de l’Université de Jérusalem, nous avons pu entendre l’incroyable histoire des Violons de l’Espoir racontée par la voix de Stéphane Freiss. En présence de S.A.S le Prince Albert II et de S.A.R la Princesse Caroline de Hanovre les 92 musiciens de l’Orchestre Philharmonique de MonteCarlo (OPMC) ont joué, le soir du 5 mai dernier, un concert mémorable dirigé par le Maestro Gianluigi Gelmetti. Parmi les instruments à cordes: douze violons de la collection du maître luthier Amnon Weinstein qui ont été les témoins survivants des horreurs de la seconde guerre mondiale. Ce sont les violons juifs, ceux qui dansaient au-dessus des toits des villages. Pendant la Shoa ces instruments ont joué dans les camps de concentration. Les violonistes sont morts mais les violons, après soixante-dix ans, ont retrouvé leur voix grâce à l’amour et au travail du maître luthier qui leur a redonné la vie. Deux grands violonistes ont participé dans la salle des Princes du Grimaldi Forum, Shlomo Mintz et Cihat Askin. De leurs violons les notes de la musique sont sortis des barbelés grâce à l’espoir: il y avait de quoi être bouleversé. Avant le concert, le 5 mai dernier, à la Un Seul Grand Projet: la Paix Shlomo Mintz. 40 fin des répétitions au Grimaldi Forum aux alentours de 12h30 nous avons eu le grand plaisir d’interviewer le grand chef d’orchestre Mr. Gianluigi Gelmetti qui a été l’élève de Sergiu Celibidache, Swarovski et Ferrara. En mars 2012, S.A.R. la Princesse de Hanovre a sollicité le maestro Gelmetti pour assurer la mission de «chef référent». Après dix mois d’une collaboration parfaite, ponctuée de grands moments d’émotion, la Princesse a décidé de lui confier les fonctions de Directeur Artistique et Musical. Il nous a gracieusement reçu et dans la plus grande simplicité il nous a dit: «La Principauté a toujours eu une place très importante dans mon cœur, j’ai déjà été Directeur Musical de l’orchestre en 1990-1991 et ces dernières années j’ai dirigé régulièrement à l’Opéra de MonteCarlo des concerts symphoniques» - Pouvez-vous nous faire partager les sentiments qui vous ont poussé à écrire la partition « KEEV » joué dans Les Violons de l’Espoir? «Ma partition est dédiée aux victimes de la folie humaine, aux personnes qui ont perdu la vie pendant la Shoa. Dans le texte il y a des morceaux différents composés de moments d’espoir et de désespoir qui se terminent avec le chant Adieu à la Vie. Ce moment très émouvant je l’ai dédié au mari de ma tante, Odoardo della Torre, qui a été tué aux Fosses Ardéatines. Ce jour là ma tante l’a vu partir le matin pour ne plus jamais le voir revenir. La soprano Mihaela Marcu chante son désespoir: - Adieu. Le cœur s’en va, l’âme me quitte et je te laisse. La mer m’engloutit... Adieu la vie ...Je te parlerais dans la nuit, tu me verras comme dans nos meilleurs jours. Adieu la vie, mon amour. En tant que compositeur j’ai également essayé de donner à ce drame des moments positifs: la prise de conscience sans pour autant oublier. En tant que chef d’orchestre je suis un instrument parmi les instruments: un serviteur qui donne sa vie pour transmettre un message qui permet de se rapprocher de la transcendance. C’est le but, la recherche de tout être humain : la Paix qui est une chose dynamique jamais statique, une recherche constante de l’équilibre, il ne faut pas renoncer à cette dynamique. Un concert c’est quelque chose de transcendant, le public et les musiciens rentrent dans une maison sacrée, les instruments sont faits de matières mais divinisés par le travail, le cœur et l’âme de l’homme. Chaque musicien pense que son instrument est sacré: d’abord le travail du luthier l’a transformé en chose vivante et c’est le musicien qui va atteindre l’harmonie finale en jouant. Le concert ‘Les Violons de l’Espoir’ a été joué avec ces instruments qui sont passés à travers la barbarie des hommes et ils se sont brisés... certains de ces Violons ont été récupérés par le maître luthier Amnon Weinstein et maintenant ils continuent à vivre. Ils incarnent l’âme des violonistes qui ont souffert avec eux et qui sont morts avec eux. En réalité pendant tout le concert nous serons conscients de ce miracle» Nous avons pu aussi rencontrer Mr. Shlomo Mintz qui a joué pendant le concerto deux thèmes avec deux violons rescapés de la folie. «J’ai joué le concerto de Tchaïkovsky avec l’instrument qui a sauvé la vie du premier violon de l’orchestre de Vienne, Henrich Haftel. Violon à la main le jeune viennois avait rejoint une centaine d’autres musiciens juifs pour échapper à la barbarie meurtrière et faire partie d’une orchestre qui n’existait pas encore que dans les rêves de Bronislaw Huberman, violoniste juif polonais. Dans son rêve un incroyable orchestre philharmonique était né! Pourtant en Israel, juste avant la guerre, le 26 décembre 1936 le premier concert de cet orchestre s’est tenu,son chef en était Arturo Toscanini, les musiciens: toutes des vies sauvées! Le deuxième violon avec lequel j’ai joué lors du concert Les Violons de l’Espoir était l’instrument qui a sauvé la vie du père du maître luthier Amnon Weinstein, également luthier de son état. En voici l’histoire: Le premier violon que le père d’Amnon Weinstein, Moschélé, avait assemblé chez le maître luthier Jacob Zimmerman, à Varsovie, était une vraie merveille: le maître luthier le déposa dans les mains de Moshélé en disant - Vat-en et ne revient plus -. Moshélé l’écouta et arrivé à Tel Aviv il devint à son tour un grand luthier et enseigna à son fils Amnon ses secrets et lui raconta à qui il devait la vie sauve: Jacob Zimmerman.1980 un inconnu demanda de réparer un violon piteusement abîmé, Amnon le démonta et il y trouva une signature, celle du maître luthier qui avait sauvé la vie à son père, Jacob Zimmerman» En clôture de ce mémorable concert du 5 mai dernier les violonistes Cihat Askin, musulman, Shlomo Mintz, juif, et le maestro Gianluigi Gelmetti, chrétien, ont interprétée ensemble une prière pour la paix. Le public debout a acclamé les artistes. A la fin du concert, parmi les violonistes de l’orchestre Philharmonique de Monte-Carlo, nous avons rencontré Zhang Zhang à qui nous avons demandée: Lors de l’émouvante soirée au Grimaldi Forum quel sentiment avezvous ressenti en jouant un des violons uniques de la collection de l’atelier Amnon et Avshalom Weinstein? “Le Concert les Violons de L’Espoir a été une expérience unique parce qu’il y avait beaucoup d’émotions liées à l’histoire Cihat Askin. de notre humanité indépendamment du concert en lui-même. Je descends d’une tradition musicale très imposante. J’ai eu seulement 4 professeurs. Le premier était mon père et les autres trois étaient des violonistes juifs européens. Un russe, un français et le plus important Mr. Sergiu Luca mon vrai maître, était né en Roumanie pendant la deuxième guerre mondiale et sa famille avait pu se sauver en Israël ou il a étudié et il a était découvert par Isaac Stern. Je me suis toujours inspiré par leurs histoires et leurs cultures et quand, sur scène j’ai eu dans les mains ce beau violon avec une étoile géante de David brodée de nacres j’ai éprouvé une forte émotion car ma pensée allait au musicien à qui il avait autrefois appartenu. Je ne connaissais ni le nom ni l’histoire de ce musicien, je savais seulement qu’i avait traversé la grande tragédie de la dernière guerre mondiale.” Pouvez-vous nous dire vos projets pour le prochain mois de juin? «Le mois de juin se présente avec plusieurs rendez-vous: tout d’abord les concerts avec l’OPMC et aussi une soirée à l’Automobile Club de Monaco ou je participerais avec mon ensemble The Zhang Zhang 41 Band pour célébrer le 20 juin prochain la fête de la musique. Mais il y aura aussi de l’humanitaire, en 2007 j’ai créé une association, Zhangomusiq, avec le but d’aider le développement humain et l’environnement à travers des concerts. Nous avons déjà participé à plusieurs projets et le prochain se déroulera, en juillet, à la Villa Paloma pour Mission Enfance et en suite à la Galerie Marlborough juste avant notre tournée en Chine.» Madame Smadar Eisenberg, présidente de l’Association des Amis de l’Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo, a tenu à nous souligner que: «L’association permet à tous les mélomanes de se réunir pour apporter un soutien à l’Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo dans ses projets et aussi de les promouvoir, en France et à l’étranger, participant au rayonnement culturel de la Principauté de Monaco... parce que la ‘grande’ musique permet d’atteindre la petite part de divin qui étincelle en chacun de nous.» www.aopcm.mc Tél: 00377 93108534 mail: [email protected] La paix: Il faut poursuivre l’harmonie pour l’obtenir! ITALIANI NEL MONDO INTERNATIONAL STAR di Veronica SENATORE [email protected] Natasha tra la madre Yolanta Miroshnikova e Antonio Caprarica 44 L’affascinante Natasha Korsakova russa, greca ed ora anche un po’... italiana MILANO. Solitamente ci occupiamo di italiani che sono famosi anche all’estero per la loro eminente professionalità. Tuttavia, il lettore ci consenta una deroga: Natasha Korsakova, che è di origine russa da parte paterna, mentre il nonno materno era il greco Chistofor Paraskevopuolo, ha non poco di italiano: infatti, al suo fidanzato, il violinista svizzero-italiano Manrico Padovani e al suo vicepadre, il giornalista Antonio Caprarica, si è ultimamente affiancato il nostro direttore Ilio Masprone in veste di “promoter” in Italia, in Francia, in Grecia e nel Principato di Monaco, delle sorti artistiche e dell’immagine di questa straordinaria “eccellenza” della musica classica. Questi ci paiono validi motivi per occuparci di Natasha Kostakova, una splendida, giovane artista tutt’uno con il suo violino, nata a Mosca in una famiglia di musicisti e discendente del grande compositore Nikolaj Rimskij Korsakov. A soli cinque anni la piccola Natasha riceve le prime lezioni di violino dal nonno Boris Korsakov, solista nella Moscow Radio Symphony, per proseguire poi gli studi presso il Conservatorio Tchaikovsky di Mosca con il papà, il celebre violinista Andrei Korsakov, purtroppo prematuramente scomparso. E’ decisamente figlia d’arte, in quanto anche la mamma Yolanta Miroshnikova, Natasha con il Principe Carlo d’Inghilterra 45 ITALIANI NEL MONDO INTERNATIONAL STAR Il Presidente Napolitano si congratula con Natasha dopo il concerto in Quirinale che in seconde nozze ha sposato il nostro giornalista Rai Antonio Caprarica, è stata un’eccellente pianista internazionale e grande interprete della musica. Straordinarie premesse, queste, che l’affascinante Natasha ha onorato, distinguendosi fin da giovanissima per la tecnica perfetta, il suono sublime e l’interpretazione accattivante, divenendo in breve tempo una vera “star” di primaria grandezza fra i violinisti della sua generazione. Doti divine le sue, una densa armonia di sensualità e leggerezza, con la quale ha mirabilmente estasiato il pubblico della musica colta di tutto il mondo, quello italiano compreso. Sembra lontano il tempo in cui la violinista, già nota in Europa e nelle due Americhe ma poco conosciuta in Italia, arrivò all’Auditorium di Milano nel maggio 2008 per eseguire con l’Orchestra Sinfonica Verdi, in tre concerti consecutivi, la Symphonie Espagnole di Eduard Lalo per violino e orchestra. Pare ieri, ma sono invece trascorsi cinque anni da quando incontrammo l’artista per la prima volta: ricordiamo il silenzio della sala, l’emozione intensa, le potenti e feconde note di quella sinfonia che si dissolvevano nell’animo degli astanti, distendendo e distendendosi nei cuori della gente. Prima del concerto milanese ed aver ricevuto il “Premio Catullo 2008” a Sirmione come “violinista dell’anno”, aveva eseguito applauditi concerti ad Asolo, Verona, Bergamo. Da allora, il Bel Paese è tra i suoi approdi preferiti: nel 2009 è a Roma, dove suona all’Accademia di Santa Cecilia a Roma e davanti al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Quirinale, e nel 2011 di fronte a Papa Ratzingher in Sala Nervi. In Italia la Korsakova ha anche conosciuto, ricevendone i complimenti, il maestro Uto Ughi. Ad ogni esecuzione un trionfo, per lei e per il pubblico. 46 47 ITALIANI NEL MONDO INTERNATIONAL STAR Natasha è una grande musicista, e come per tutti i musicisti la sua è una vera missione. “Perché senza un esecutore le note resterebbero solo macchie, schizzi neri sul pentagramma; la musica non può esistere senza un musicista. Quando resta lì - sono parole di Natasha - scritta sullo spartito, è solo una forma d’arte che attende di essere portata in vita. Il compito dell’artista è proprio quello di ridar l’anima alle secolari note che i compositori del passato hanno disegnato, farle volare in alto e lontano, entro lo spirito degli ascoltatori.” Fin da bambina ha amato l’arcana arte della musica e ne ha scoperto i segreti, gli incantesimi, l’essenza spirituale: conducendo il suo cocchio nel cielo, il dio Apollo suonava la cetra nel far nascere e calare il sole, mentre con la sua musica Orfeo ammansiva le belve; e, fra le nove Muse figlie di Zeus e di Mnemosine, la musa della musica Euterpe godeva di un’investitura speciale: nella Grecia antica Musikos era il poeta, un essere sacro, leggero ed alato, il cui canto era ispirato dagli dei. La cetra di Natasha è uno strumento di grande pregio, un vigoroso Presenda 1843 che ha preferito a un Panormo 1765 adottato fino al 2010, violini con i quali ha girato il mondo esibendosi sui palchi più prestigiosi: in Europa a Roma, Berlino, Amsterdam, Lipsia, Colonia, Vienna, Monaco di Baviera, Londra; in Asia a Tokyo e in Sudamerica a Santiago, città dove ha tenuto anche corsi di specializzazione all’Università della Musica. Una sinfonia cosmopolita la sua, alla quale si unisce la conoscenza di cinque lingue: russo, inglese, tedesco, italiano e danese. Natasha Korsakova è fra le più dotate violiniste della nuova generazione, quella che segue la strada tracciata dalla celebre e splendida AnneSophie Mutter. Dee del violino, maestre adorate dal pubblico, dalla televisione, dai giornali per la loro arte, il loro talento ma anche per l’avvenente fascino femminile: Natasha esegue Bach, Bernstein e Beethoven indossando abiti sottoveste, “mises” di firme importanti. Certo la musica è suono e l’udito della gente è il suo primo destinatario, ma l’esibizione, un’inebriante scala di sensi inquadrata nel rigore della musica classica, coinvolge anche gli sguardi. Una sensualità elegante, rara come rara è l’anima che la veste: talento e bellezza costituiscono il segno, la chiave di violino di Natasha Korsakova, che recentemente ha incontrato a Milano alcuni produttori per iniziare una collaborazione discografica. Ciò fa presagire che l’affascinante violinista avrà l’occasione di tornare in Italia per essere coinvolta in una serie di produzioni cultural - chic. Veronica SENATORE 48 MILAN. Usually we deal with Italians which for their outstanding professionalism are famous even abroad. However, would the reader allow us an exemption? Natasha Korsakova, who is of Russian origin from the father’s side, while his maternal grandfather was the Greek Chistofor Paraskevopuolo, has quite a lot of Italian aura. In fact her boyfriend, the Swiss-Italian violinist Manrico Padovani, and her stepfather, the journalist Antonio Caprarica, have been recently joined by our director Mr. Ilio Masprone. Mr. Masprone entrusts Miss Korsakova as an extraordinary representative of the classical music and he will promote her genius and her performances in Italy, France, Greece and the Principality of Monaco. For all these reasons we are now writing about Natasha Kostakova, a beautiful, young artist at one with her violin. She was born in Moscow into a family of musicians and she is descendant of the great composer Nikolai Rimsky Korsakov. Natasha was just five years old when she had her first violin lessons from her grandfather Boris Korsakov, a Moscow Radio Symphony soloist. Then, she studied at the Tchaikovsky Conservatory The charming violinist Natasha Korsakova is Russian, Greek, and...a little Italian as well in Moscow with her father, the famous violinist Andrei Korsakov, who unfortunately passed prematurely away. Definitely she is an artist born, as also her mother Yolanta Miroshnikova, who remarried with our reporter RAI Antonio Caprarica, was an excellent pianist and an international great interpreter. These are the extraordinary circumstances that the charming Natasha honored, distinguishing herself since an early age for the perfect technique, the sublime interpretation and the appealing sound, quickly becoming a star among the violinists of her generation. Her divine qualities, a dense harmony of sensuality and lightness, have admirably entranced the audience of classical music from around the world, including the Italian one. The time went by since Korsakova, already notorious in Europe and in the Americas, but little known in Italy, arrived at the Auditorium of Milan in May 2008 to perform with the Orchestra Sinfonica Verdi the Symphonie Espagnole of Eduard Lalo for violin and orchestra in three consecutive concerts. It seems yesterday to us, but five years went by since we met the artist for the first time: we remember the silence of the Hall, the intense excitement, the powerful and fruitful notes of the symphony which dissolved themselves into our souls, stretching and relaxing in people’s hearts. Before the concert in Milan and before having received the “Catullo Award 2008” in Sirmione as “Fiddler of the Year”, she had performed successfully in Asolo, Verona, and Bergamo. Since then, the “Bel Paese” is among her favorite countries: in 2009 she was in Rome, where she played at the “Accademia di Santa Cecilia” in Rome Natasha riceve i complimenti del Papa, insieme al fidanzato Manrico Padovani, in occasione del concerto in sala Nervi 49 ITALIANI NEL MONDO INTERNATIONAL STAR and in front of the President of the Republic Giorgio Napolitano at the “Quirinale”, and in 2011 in front of Pope Ratzingher in “Sala Nervi”. In Italy Korsakova made also the Maestro Uto Ughi acquaintance, receiving his compliments, Every time it has been a triumph for her, for the music and for the audience. Natasha’s mission as a musician is noble: “You must know that without a performer the notes would remain only stains, black splashes on the sheet: the music cannot exist without a musician.- she says What is written on the music sheet is just something waiting to be brought to life. The artist’s task is precisely to give new life into the old notes that composers of the past have drawn. We are making them fly high and far, within the spirit of the listeners.” Even as a child she loved the arcane art of music. She discovered its secrets, its magic charms, and its spiritual essence: leading his chariot across the sky, the god Apollo was playing the lyre attending the sunset and the sunrise, while Orpheus tamed the wild beasts by his music. And, among the nine daughters of Zeus and Mnemosyne, the Muse of music Euterpe enjoyed a special investiture: Musikos in ancient Greece was the poet, a sacred being, light and winged, whose song was inspired by the gods. Korsakova’s tool is a vigorous Presenda-1843, that she preferred to the Panormo-1756 adopted until 2010: two prestigious violins, with which she toured the world performing on the most prestigious stages; in Europe, in Rome, Berlin, Amsterdam, Leipzig, Cologne, Vienna, Monaco, Munich, London; in Asia in Tokyo and in Latin America in Santiago, a town where she also held postgraduate courses at the Music University. She is a cosmopolitan artist speaking five languages: Russian, English, German, Italian and Danish. Natasha Korsakova is among the most gifted violinists of the new generation, the one that follows the path traced by the famous and beautiful Anne-Sophie Mutter. Of course they are deities adored by the public and media for their art and for their talent, but also because of their attractive female charm: for instance, Natasha performs Bach, Beethoven and Bernstein wearing outfits designed by important stylist. Of course the hearing is the music’s first recipient, but any performance also involves the looks. A rare and elegant sensuality is the sign of Natasha Korsakova, who recently met in Milan... wi the great record producer. She has expressed much interest to collaborate with her, so it could be that the charming violinist would come back to Italy very soon, to be engaged in some interesting, cultural-chic productions. Sopra, Natasha riceve i complimenti dal maestro Uto Ughi 50 The violin of NATASHA KORSAKOVA y t a N for friends Classic & Chic Pop “A taste of infinity with Natasha Korsakova... the young violinist revives the spirit of Shostakovich with full vibrato and sophisticated violin bow techniques, turning the tragedy into a painful story told from the depth of her soul...” Corriere della Sera Photo by Marco Cambiaghi www.natashakorsakova.com Exclusively for Italy, France, Principality of Monaco and Greece by Illy Masper Production Contact: [email protected] - Mobile (+39) 335327111 PA R DE TE VIT M NA ALI IS IR T S E Y’ FR OF S A FI N C CE IE L CRÈME COLORANTE SANS AMMONIAQUE POUR PEAUX DÈLICATES L A S O L U T I O N. Peau sensible ? EST NOTRE SOLUTION PREMIÈRE COLORATION À ACTION DERMOPROTECTRICE ET RESTRUCTURANTE Couleur hypoallergénique* > Restructuration multi-niveaux grâce aux microfibrilles de Chitine et à la Séricine > Couverture des cheveux blancs à 100% > Eclaircissement jusqu’à 4 tons > *Contrôlé scientifiquement sur de nombreux sujets à peau particulièrement délicate, le produit n’a donné lieu à aucune réaction allergique. VITALITY’S À LA POINTE DE L’INNOVATION WWW.VITALIT YS.IT ITALIANI NEL MONDO POP ART Stan Laurel Oliver Hardy alias Stanlio e Ollio. TORINO. Siciliano di nascita, piemontese d’adozione. Il percorso artistico di Gerlando Colombo si sviluppa a Torino, città nella quale vive e gestisce, da quasi quarant’anni, il suo atelier di cornici e restauro di dipinti. Classe 1956, si trasferisce in giovanissima età con la famiglia nel capoluogo piemontese, dove, dagli anni settanta, comincia a specializzarsi nella manifattura di cornici di diversa tipologia e lavorazione. In parallelo alle abilità artigiane, coltiva nel tempo la sua passione per la pittura, incline soprattutto alle tendenze artistiche americane ed europee del Secondo dopoguerra. Nascono così i suoi primi dipinti, dai contenuti astratti e informali e realizzati unendo al colore materiali eterogenei. Opere polimateriche partorite dall’inconscio, atte a manifestare lo stato d’animo dell’artista al momento della loro creazione. Negli anni a venire evolve il suo stile intraprendendo strade differenti, che lo conducono a formulare un nuovo linguaggio formale, scaturito dall’amalgama di tecniche e stili differenti. Nasce così, in ossequio alla “Pop Art” warholiana dalla quale trae spunto, l’attuale poetica artistica di Colombo, da lui stesso denominata “Nuova Arte Pop”. Ci spieghi quali sono le tematiche celate 54 di Danilo D’AMICO [email protected] Gerlando Colombo l’artigiano della pittura pop nella sua arte. “Le mie creazioni sono il risultato finale di una mia personale riflessione riguardante l’epoca nella quale viviamo; quella della comunicazione di massa, che non esaurisce mai la famelica voglia di proporre al mondo nuove icone popolari. Dal mio gusto”pop” nasce un percorso emozionale che si trasforma poi concretamente in arte, con la volontà di rendere omaggio alle stelle dello star-system che per svariati motivi hanno lasciato un’impronta indelebile in ognuno di noi. Sono modelli che hanno determinato uno stile, un look e un modo di vita che possono essere apprezzati, seguiti o criticati. Ma che sicuramente non possono lasciare indifferenti. Tento di restituire sulla tela le reali fattezze dei personaggi raffigurati, spesso in primo piano, tralasciando i particolari per concentrarmi maggiormente sui tratti caratteristici di ogni soggetto. Alla base c’è la volontà di creare ritratti che possano restituire non solo la fisionomia delle celebrità, ma anche e soprattutto le loro inimitabili espressioni e perché no, anche la loro anima.” Come nascono e prendono forma le sue opere? “La tecnica che utilizzo è prevalentemente artigianale; ogni quadro infatti è un pezzo unico, realizzato esclusivamente a 55 ITALIANI NEL MONDO POP ART Freddy Mercury 56 Jhon Lennon mano senza alcun intervento meccanico. Il recupero del lavoro manuale, in un’epoca ipertecnologicamente avanzata come quella nella quale viviamo, è un aspetto prioritario per me, e rappresenta un valore aggiunto nel risultato finale. Recupero la mia passione per il polimaterismo,utilizzato anche in mie opere del passato, in quanto mi avvalgo di materiali di origine diversa: legno, stoffe variopinte di svariate fogge, foglie in oro e argento, colori acrilici, etc. Alla base vi è un minuzioso e certosino lavoro di taglio, assemblaggio e incastro di variopinte tessere di legno, adagiate su tessuti teatrali dai colori vibranti e di grande impatto scenografico. Grazie a questo “puzzle artistico”, ogni violenta tonalità, ogni sferzante contrasto cromatico palesemente visibile quando si osserva l’opera da vicino, si ricongiunge nell’ occhio dello spettatore man mano che questo si allontana. Il risultato finale restituisce allo sguardo le reali o stereotipate fattezze delle superstar immortalate sulla tela, colte nelle loro vitali espressioni e messe tridimensionalmente in risalto come a voler uscir fuori dalla cornice.” Quali sono gli artisti e gli stili che l’hanno maggiormente influenzato e ispirato? “’Uno dei miei artisti preferiti è Gustav Klimt. Le sue opere mani- festano uno stile del tutto originale, in cui si fondono naturalismo e stilizzazione. Ad avermi ispirato è sicuramente il capolavoro “Il ritratto di Adele Bloch-Bauer”, un’opera di raffinatezza incredibile nella quale una figura femminile si staglia su una sorta di prato dorato e finemente cesellato di tasselli colorati, mentre una fitta decorazione a foglia d’oro avvolge e ricopre tutto il corpo sinuoso della donna. Inoltre, i miei lavori risentono dell’influenza di altre grandi personalità del mondo dell’arte; mi riferisco ad Alberto Burri, Enrico Baj, Hans Arp, Jackson Pollock e sicuramente a Andy Warhol. Da ognuno di loro ho tentato di cogliere qualcosa, anche se sono convinto tuttavia, che omaggiare un grande artista del passato non significhi nulla se poi non si è in grado di creare un proprio stile, immediatamente riconoscibile.” Quali sono i suoi progetti futuri? “Si è da poco conclusa una mia mostra personale presso la galleria d’arte “Reis Maas” di Monaco, che ha permesso di farmi conoscere anche al di fuori del panorama artistico nazionale. Prossimamente sarò impegnato con una personale a Firenze, mentre tra i miei progetti futuri sono in programma esposizioni a Dubai e Singapore.” Danilo D’AMICO 57 ITALIANI NEL MONDO POP ART Il Foglio Italiano has interviewed the artist Gerlando Colombo Luciano Pavarotti TURIN. Gerlando Colombo is an artist living in Turin, Piedmont, where he is managing for nearly forty years his atelier of frames and restoration of paintings. Born in 1956 in Sicily, he moved at a young age with his family in Turin. There he began in the seventies to specialize in the manufacture of frames of different types and processing. In parallel to his artisan skills, his passion for painting grew up, especially devoted to the American and European artistic trends of the Second World War. So, his early paintings are quite abstract, informal, colorful and made by combining different materials. These works arise from his unconscious and express the mood of the artist at the time of their creation. In the coming years his style evolves leading to formulate a new formal language, emerged from the amalgamation of different techniques and styles. Thus was born, in deference to the Warhol’s “Pop Art” that inspired him, the present lyrical emphasis of Mr. Colombo, which he called “New Pop Art.” Can you explain what the hidden themes in your art are? “My creations are the final result of my personal reflection on the era in which we live. The media never run out of the ravenous desire to offer the masses new popular icons. My “pop” taste let me fall in an emotional journey which turned into practical art, with the desire to pay homage to the star system celebrities who for various reasons have left an indelible imprint on all of us. They are models that have led to a style, a look and a way of life that can be appreciated, followed or criticized, but to which it is difficult to remain indifferent. I try to put on the canvas the real features of the depicted characters, often in the foreground, leaving the details to focus more on the characteristic features of each subject. At its core there is the desire to create portraits that not only can restore the appearance of celebrities, but also their inimitable expressions and why not, even their souls.” How are your works born and how are them taking their final shape? “My technique is mainly craft made; each painting is in fact a unique piece, made exclusively by hand without any mechanical intervention. The revival of manual labor, in our hyper technical era, is a priority for me and it represents an added value to the final result. I am retrieving the passion for polymaterism that I employed in my past works, because I am working with materials of different origin: wood, multicolored fabrics of different shapes, leaves in gold and silver, acrylic paints, etc.. Basically, it is a meticulous and painstaking work of cutting, assembling and interlocking colorful wooden tiles, laid on fabrics in vibrant colors 58 Emy Winehouse 59 ITALIANI NEL MONDO POP ART Elvis Presley Whitney Houston Elton John giving a great theatrical and visual impact. Thanks to this “ artistic puzzle “, every violent tone, each lashing color contrast that is clearly visible when looking closely at the work, is put together in the “eye” of the viewer as he looks at the work from far. The final result restores to the gaze the real or stereotypical features of the superstars immortalized on canvas, caught in their living expressions and made to emphasize the three-dimensional effect, almost making them step out of the frame.” And the artists and styles that have most influenced and inspired your work? “One of my favorite artists is Gustav Klimt. His style is entirely original, combining naturalism and stylization. His masterpiece “The portrait of Adele Bloch-Bauer” inspired me a lot; it is a work of incredible refinement in which a female figure stands on a sort of golden meadow finely chiseled with colored pieces, while a dense golden decoration surrounds and covers fully the sinuous woman’s body. My works reflect the influence of other great personalities of the art: I am referring to Alberto Burri, Enrico Baj, Hans Arp, Jackson Pollock and definitely to Andy Warhol. I try to capture something from each of them; but I am convinced that there is no meaning in paying homage to a great artist of the past if you are not able to create your own style, immediately recognizable.” What are your plans for the future? “One of my solo exhibitions has just finished at the art gallery “Reis Maas” in Monaco Monte-Carlo. It allowed me to be appreciated even outside the national art scene. Soon I’ll be busy with a solo exhibition in Florence, while I am planning to set up two exhibitions, in Dubai and in Singapore.” 60 Piedmont is really a unique place. Here everything turns into flavour. Like the white truffle or the precious rice, up to the grapes which turn into renowned wines such as Barbaresco and Barolo. The rest is due to the food culture, deeply ingrained in the history of the region. In Piedmont the best way to savour the hidden magic of this land is therefore by sitting down to eat. Simply a delight for all dedicated foodies. Enter a world of privileges: ask for Torino+Piemonte Card toll free 0080011133300 www.piemonteitalia.eu ITALIANI NEL MONDO ARTE Francesca ROTTA-GENTILE [email protected] IRENE BRIN: UN’ANIMA ELEGANTE “Il primo dovere di chi ha molto denaro è spenderlo, con grazia ed eleganza” 64 ROMA. Ecco un esempio di cosiddetta “brinata”: è lo stile Irene Brin, una scrittura elegante, arguta, ironica. Irene Brin è stata una donna eccezionalmente poliedrica e versatile: giornalista straordinaria, scrittrice dallo stile inimitabile, ambasciatrice ante litteram della moda italiana in America e direttrice insieme al marito Gasparo del Corso della prima importantissima Galleria D’ Arte nel dopoguerra a Roma: la galleria l’Obelisco. “È stata la migliore di sempre, lo è ancora” . Così scrive la giornalista di Repubblica Concita De Gregorio nella prefazione alla nuova biografia di Irene Brin “Mille Mariù” di Claudia Fusani, finalista al Premio Viareggio. La bravissima attrice Franca Valeri, nel presentare il suo libro “Bugiarda no, reticente”, ha detto che la vera rivoluzione è quella del ritorno delle buone maniere. Pensiamo anche noi che la vera rivoluzione di Irene sia stata proprio l’avvantaggiare le buone maniere e soprattutto la sua missione, molto sentita, di trasmettere la karis, la grazia, come la chiamava la prima, grande poetessa greca Saffo che cercava di trasmettere e far comprendere con la sua scuola, nel suo tiaso, il significato più profondo e complesso della grazia del fisico e dell’animo, un miscuglio di raffinata eleganza e cultura, dunque: l’attenzione al portamento, all’incedere corretto della camminata, al gusto nel vestire, ai particolari, alla lettura approfondita di libri, all’amore per l’arte, alla cura del corpo; lo stesso, sulla carta, attraverso i suoi sorprendenti articoli che hanno fatto scuola, ha fatto l’insolente, autodidatta, curiosa e insuperabile Brin. Raffinata, in privato non troppo esigente, sempre disponibile e sorridente, «una vera signora», come l’amavano ricordare i suoi amici più intimi. Si arrabbiò solo quando Jackie Kennedy, nel soggiorno in Italia rimasto famoso, si presentò ad un ricevimento con un abito identico al suo: un tailleur di Valentino bianco e marrone. Valentino era il sarto preferito di Irene ma quella volta si beccò una scenataccia. Così scrive Concita De Gregorio: “Oriana Fallaci aveva l’elmetto e stava in trincea, Irene Brin ha vissuto un’altra guerra e non ha indossato divise: l’ha raccontata senza presunzione, senza arroganza, senza esibire militanza. L’ha fatto con mille istantanee di calze smagliate e chiome disfatte.” È mancata nel 1969 a soli 58 anni, a Sasso, piccolo borgo sopra Bordighera, nella Riviera Ligure di Ponente e le sue ultime parole sono state “voglio fare un viaggio”. La Brin è stata la nostra Dorothy Parker; Maria Vittoria per gli amici, aveva lasciato la scuola al ginnasio, parlava cinque lingue, leggeva un libro al giorno. Quando scrisse il suo primo articolo di giornale a 20 anni, ricevette un biglietto che diceva: “Brava Mariù, farai carriera.”, firmato: Luigi Pirandello, un ammiratore. Nella sua breve vita ha scritto per dodici quotidiani e per trenta settimanali, ha prodotto 150 traduzioni, ha redatto con decine di pseudonimi diari di guerra e posta del cuore cambiando ogni volta abito, aspetto, stile e anima. Se scrivere è un modo per cercare l’anima, l’anima trovata racchiude un pezzetto di tutte le angosce e le sconfitte dei personaggi dei racconti di Irene Brin. Meglio, allora, cambiare strada, vita, forma e di nuovo anche il nome; e allora: Mariù, Maria Del Corso, Mariella, Ortensia, Marlene, Contessa Clara, Madame d’O, Geraldine Tron, questi solo alcuni dei suoi numerosissimi pseudonimi. Tanti nomi,tanti generi, tanti interessi; un solo punto in comune: l’eleganza. L’Eleganza che Irene impersona sempre nel suo modo di vestire, che è il suo modo d’ essere, di trasformarsi da bionda a bruna, da magra a grassa, l’eleganza che trasmette con i suoi consigli attraverso le parole della Contessa Clara, l’eleganza della moda Alain Elkann 65 italiana che porta per prima in America, l’eleganza sempre presente in tutti i suoi nomi e nelle protagoniste femminili dei suoi racconti, anche in quelle donne isolate, disperate in mezzo alla guerra in Jugoslavia, donne che anche nella povertà e semplicità imitano gesti leziosi, portano collarini di tulle, mantengono eleganti passioni, conservano dignità, stile e soprattutto eleganza interiore. Una donna camaleonte dall’ intelligenza altissima di una Regina, così la descrive il suo amico Indro Montanelli. Ma una vena di profonda tristezza visita spesso l’animo di Irene Brin, che forse anche per questo si sente tanto vicina alla sua più amata scrittrice Virginia Woolf. Così parla di Virginia Woolf in un ritratto ancora inedito: “...aveva compreso quanto la vita sia incerta, frantumata e confusa. Saggia, rammentava la sua follia e ne prevedeva il ritorno. Incosciente, soffriva oscuramente di una decadenza provvisoria ed inevitabile”. Dalle pagine della Settimana Incom, la misteriosa Contessa Clara (solo dopo la chiusura della rubrica si riconobbe in Irene Brin l’identità) elargiva consigli di “savoir faire”: come vestire, come comportarsi, che cosa assolutamente non fare. Se apriamo il divertente Dizionario del successo e dell’insuccesso e dei luoghi comuni di Irene Brin, alla parola INVECCHIARE (BENE) leggeremo: “... costituisce un successo essenziale, cui bisognerebbe mirare in tempo e tendere con perseveranza. A quarant’anni una donna intelligente deve: a) dimagrire, b) riportare i suoi capelli al colore naturale, biondo, bruno, castano, o grigio che sia, perché solo la sfumatura vera le si addice ormai; c) spogliarsi di ogni timidezza e di ogni infantilismo, d) rallentare la propria attività puramente mondana, e concentrarsi su rare, ma sensazionali apparizioni, rinunciando, poniamo, a pren- ITALIANI NEL MONDO ARTE dere l’aperitivo ogni giorno in Via Veneto, in via Montenapoleone, ma affacciandosi trionfalmente ad un palco della Scala o dell’Opera, con un vestito, una carnagione ed un cavaliere ugualmente sensazionali, e) diventare buona, perché è il solo sistema per sembrare, ed essere ancora bella. Quanto all’uomo intelligente i quarant’anni dovranno portargli: una nuova snellezza, un’estrema, ma niente affatto evidente, cura della persona; niente punti neri sul naso, niente peli nelle orecchie, niente buchi neri nella chiostra dei denti, niente macchie di tabacco sulle dita, ma anche: niente camicie fiorate, niente calzoncini corti, niente cravatte vistose, niente giacche attillate, niente pettinature nuove, e ringrazi il Cielo se gli s’imbiancano precocemente le tempie. Una dignitosa serenità di giudizio ed un’ umana incertezza di conclusioni; un’ estrema prudenza nei suoi rapporti con chi gli è minore di età, perché realmente le giovinette tendono a considerarlo un Libertino dell’ Altro Secolo ed i giovanotti un Insopportabile. Presuntuoso, mentre i cinquantenni e le sue coetanee lo troveranno simpaticissimo. La generosità, la comprensione, il rispetto della personalità altrui sono i soli sistemi per sembrare, ed essere, davvero intelligenti.” Il successo incredibile della Contessa Clara ispirò uno dei perso- naggi radiofonici e poi cinematografici più popolari di Alberto Sordi, Il Conte Claro; e la parodia di Franca Valeri entrò nei salotti borghesi e nei salottini dei parrucchieri. La Contessa non fu solo consigliera spiritosa per affari di cuore, gusto ed eleganza. Nelle corrispondenze, quest’anziana nobildonna austriaca diventa spesso una guida morale e sociale. Come quando le scrive una ragazza argentina di 19 anni, Maria Luisa, invalida fin dalla nascita, che desidera diventare scrittrice ma non può scrivere e così chiede aiuto, le servirebbe un segretario, qualcuno a cui dettare; la contessa Clara pubblica tutta la lettera con titolo “un problema di stile”, le dedica una lunga risposta ed infine scrive “…io paragonata a lei non sono certo una donna che scrive, né lo sono le letterate, le poetesse laureate, le vincitrici di premi, le tradotte in cento lingue, nessuna è come lei, chiusa in una gabbia di materassi, di solitudine, dove inventa, ricomincia, cesella cento libri non espressi, non formulati, non fermati. Chiedo a tutti i miei amici argentini, italiani e internazionali, di aiutare come possono, come sanno, questa creatura atrocemente colpita, meravigliosamente viva, che vi sottopone insomma solo un problema di stile: aiutatela a risolverlo, come merita, con vera eleganza!”. 66 NOTA ALLE FOTO DEL GIARDINO DI IRENE A SASSO DI BORDIGHERA Coraggiosamente, dopo aver scoperto di essere gravemente malata decise di continuare a vivere e a viaggiare come aveva sempre fatto e morì nel 1969, a soli cinquantotto anni, a Sasso di Bordighera , dove giunse in fin di vita, ma serena all’idea di lasciare, oltre ai suoi preziosi scritti, un giardino meraviglioso che oggi si può visitare. Il giardino segue le regole compositive designate dalla stessa Irene quando era in vita. Gli alberi occupano una superficie di 7000 metri quadri e alcuni di essi sono più che centenari, legati alla sorte e alle storie dei cittadini si Sasso. La flora è ricca e variegata; in particolar modo ricordiamo le rose Coburgo allevate “en plein air”, ovvero non in serra, dai colori sgargianti e variopinti e dal profumo inebriante, ulivi e palme. Le opere della scultrice di spazio e paesaggio Maria Dompé sono state volute dal nipote di Irene, il mecenate Vincent Torre, dopo la morte di Gasparo Del Corso. Per questo, il giardino botanico viene chiamato anche “Giardino di sculture”. Per maggiori informazioni il sito: www.giardinoirene.it/ Francesca ROTTA GENTILE IRENE BRIN:A STYLISH SOUL “People who have money must spend it. With the most possible amount of elegance.” The quoted sentence above is an example of the so-called Mrs. Irene Brin’s “frosted” style (punning of the Italian word “brinata” that means“frost”in English). Her prose was unique, elegant, witty, ironic. Irene Brin was a multitasking lady, an extraordinary columnist, ambassador of Italian fashion in America and co-founder with her husband Gasparo Del Corso of the first important Art Gallery born in Rome in the postwar period: the L’Obelisco Gallery. “She has been the best ever and she still is the best.” So writes the journalist Conchita De Gregorio in the preface to the new biography of Irene Brin: “Mille Mariù” by Claudia Fusani, finalist at the Viareggio Prize Presenting her book “No liar, just reticent” (“Bugiarda no, reticente”), the comedian Franca Valeri said that the revolution could be the return of good manners. We agree to that, saying that the Irene’s real revolution was to focus on good manners. And, first above all, to forward the karis, as the first Greek poet, Sappho, called it: the grace, her mission. Sappho had a compelling attractiveness, a charm that inspired devotion in others, created by her school, by her ceremonial dances, or tiaso. She wished to diffuse the deep meaning and the grace of both the physical and the spiritual, a mixture of elegance and culture. Attention to posture, to the correct walk. Taste to dress and to details. Reading of books, love of art, body care. All these things Irene wrote down in her skillful editorials. She was amazing, insolent; she was the self-taught, inquisitive and unsurpassed Brin. In private, she was less demanding, always helpful and smiling, “a real lady”, as her closest friends loved to recall her. Just once, she was upset by the fact that Jackie Kennedy, during her famous trip in Italy, went to a party dressed by Valentino in a white and brown suit, identical to hers. That time Valentino, who was Irene’s favorite tailor, caused a fuss! Conchita De Gregorio writes: “Whereas Oriana Fallaci was wearing a helmet at the forefront, Irene Brin lived another war. No uniforms on her women; she disclosed their stories without presumption, without arrogance, without showing militancy. But it was like showing a thousand snapshots of laddered stockings and hair undone... “She passed away in 1969, just 58 years of age, in Sasso, a small village above Bordighera, on the Ligurian Western Riviera. Her last words have been: “I am looking forward to making a journey”. Mrs. Brin was our Dorothy Parker. Maria Vittoria for friends, she left school quite early, but she was speaking five languages, and she was reading a book a day. When, at twenty years of age, she wrote her first article for a newspaper, she received a note that said: “Bravo Mariù, you will succeed.” Signed: Luigi Pirandello, an admirer. In her short life, she wrote for twelve daily newspapers and for thirty weekly magazines. She produced 150 translations; she posted war diaries and love heart mail using dozens of aliases, changing appearance, style and soul. If literature is a way to search for the soul, this soul encloses a piece of all the agonies and defeats of the charac- 67 ters contained in Irene Brin’s stories. That is why she chose to change, especially her nicknames: Mariù, Maria Del Corso, Mariella, Ortensia, Marlene, Countess Clara, Madame d’O, Geraldine Tron, are just some of her many pseudonyms. So many names, so many genres, so many interests: one thing in common, the elegance. Irene had an easy way of dressing and being that transformed her from blonde to brunette, from lean to fat. She transmitted her elegance through the Countess Clara’s suggestions. Elegance is everywhere, in the ladies protagonists of her novels as well as in the most desperate women, isolated in the middle of the war in Yugoslavia. These poor, simple women preserve dignity, style and above all elegance within her selves. “A chameleon with the high in- ITALIANI NEL MONDO ARTE tellect of a Queen”, thus her friend Indro Montanelli described her. Sometimes, there is a vein of sadness, as she feels herself close to her most beloved writer, Virginia Woolf. So she put pen to paper about her in an unreleased portrait: “(Woolf) had understood that life is uncertain, fragmented and confused. She was wisely conscious of her madness and she had the feeling of it. Unconsciously, she suffered a transient, dark, inevitable decline.” From the pages of the weekly “La Settimana Incom”, the mysterious Countess Clara (Irene Brin’s identity was divulged after the conclusion of the column) was giving “savoir faire” recommendations: how to dress, how to behave, and what was to absolutely not to do. Reading her entertaining “Dictionary of clichés, success and failures” we will find out that “AGING (WELL)” is an essential success, to which we should aim and strive in time, with perseverance. “At forty a smart woman must: a) to be slim; b) to have the natural color of her hair, blond, brown, black or gray, because by now only her real shade will suit her; c) avoid shyness and infantilism; d) to slow down the mundane activities, focusing on rare, but dramatic appearances; for example, she must give up her every day aperitif in Via Veneto, in Via Montenapoleone. Instead, she must appear triumphant in her La Scala box, with a fair complexion, beautifully dressed and accompanied by an equally sensational partner. Last but not least, e) she must become good, because this it is the only way to look, and still be beautiful. About a man at forty, he must be lean, extreme and by no means obvious; he must have personal care, no black points on his nose, no hair in his ears, no black holes in his teeth, no tobacco stains on his fingers. And especially, no flowery shirts, no shorts, no flashy ties, no fitted jackets, no new hairstyles; and he must thank Heaven if an early white is growing at his temples. He must show a decent sense of judgment and a human uncertainty of conclusions. He must be extremely cautious in dealing with younger people: the girls will tend to really consider him an Old Libertine and the boys will tend to consider him Unbearable and Arrogant. His peers will find him a very nice person, because he will show generosity, understanding and he will be respectful of the personality of others: this is the only way to appear, and to be really smart.” The incredible success of the Countess Clara inspired one of the radio personalities and then a film made by the most popular actor, Alberto Sordi: “The Count Claro”, and also a parody by the comedian Franca Valeri, mimicking the bourgeois salons and the hair stylists’ parlors. The Countess was not only a spiritual adviser to love and heart affairs, but also to taste and elegance. In her answers, this forged, old Austrian noblewoman often becomes a moral and social adviser. For instance, it happened that Maria Luisa, an Argentine girl nineteen years old invalid from birth, wrote to her that she wished to be a writer but she cannot write; she was asking for help, she needed a secretary, someone to whom dictate; Countess Clara published the entire letter, entitled “a matter of style”. She devoted to it a extended answer, and finally she wrote: “I don’t dare to compare myself to her, and there are no writers, no literate, no laureate poets, no prize winners translated into a hundred tongues, no one is like her, caged in a bed, alone, where she continually is inventing stories, where she is carving hundred of unexpressed words. I ask all my friends, Argentinean, Italian and international, to help her as they can, as they know; this wonderfully alive, this horribly affected creature represents a matter of style: help her as she deserves, with real elegance!” NOTES TO THE PHOTOS OF “THE GARDEN OF IRENE” IN SASSO DI BORDIGHERA Bravely, having discovered to be seriously ill, she decided to continue to live and travel as she had always done. She died in 1969, just fifty eight years old, in Sasso di Bordighera. She arrived there almost at the end of her days. She was serene because she knew that, in addition to his valuable writings, she was leaving behind a wonderful garden, that you can visit today. The garden follows the composition’s rules dictated by Irene when she was alive. The trees cover an area of 7000 square meters. Some of them are centennial, tied to the fate and to the stories of the Sasso citizens. The flora is rich and varied; we especially recall the Coburg roses, grown “en plein air”, not in the greenhouse, with their bright colors and their heavy scent, and also the olive and the palm trees. The works of space and landscape’s sculptor Miss Maria Dompé were chosen by the heir of Irene, the patron of the arts Vincent Torre, after the death of Gasparo Del Corso. For this, the botanical garden is also called “Garden of sculptures.” For more information, visit: http://www.giardinoirene.it/ 68 MONTE-CARLO R •I •S •T •O •R •A •N •T •I New VFirenze 2 S ans ouci S ecchia La cucina toscana di Jacopo La Guardia L’Italia in tavola di Massimo La Guardia Principato di Monaco 25, Bd. Albert I [email protected] Tel. 00377.93309910 42, Bd d’Italie [email protected] Tel. 00377.93501424 LES OUTILS INCONTOURNABLES POUR LES PROFESSIONNELS www.unika.mc ITALIANI NEL MONDO CULTURA Il Salone del Libro: dove hanno osato le idee... Silvia BERLINGUER [email protected] 72 TORINO. Si è conclusa il 20 maggio scorso la 26a edizione del Salone Internazionale del Libro che quest’anno ha registrato il record assoluto delle presenze (un 4% in più rispetto alla precedente edizione). Questa affluenza, del tutto inaspettata in un contesto di forte crisi economica mondiale, ha sicuramente influito sulla decisione della Frankfurter Buchmesse, tra le più importanti manifestazioni librarie del mondo, di intervenire nella prossima edizione del 2014 non più solo con gli editori e i buyers tedeschi all’ibf, ma con un proprio spazio espositivo dove presentare l’editoria tedesca e offrire così nuove prospettive al mercato nazionale ed internazionale dell’industria libraria. Il tema di questa edizione e lo slogan del Salone, era: “dove osano le idee”, incipit che ci rimanda senza dubbi alla creatività mirata a nutrire l’embrione di un progetto globale che abbia come punto focale la cultura. Cultura intesa nella sua totalità sia letteraria sia come immagine di nuove forme dell’Arte e specchio di vita di esperienze rielaborate in differenti contesti socio-antropologici. Quest’anno, Paese ospite del Salone è stato il Cile, che ha ricordato attraverso emeriti scrittori il golpe di stato del lontano 1973, mentre la regione ospite italiana è stata invece la Calabria. La prima sensazione che si aveva passeggiando nei corridoi del Salone era l’odore impregnante della carta, per gli appassionati un profumo irresistibile, difficile anche non lasciarsi attrarre dalle innovazioni che sono state molte, così come le novità nel campo multimediale a partire dalla stessa App del Salone Internazionale Sal To, uno strumento di facile consultazione, con elenco dettagliato degli espositori, eventi e delle case editrici. Novità assoluta è stata anche la presenza di uno spazio incubatore, dedicato agli editori con meno di due anni di vita, doveroso segnalare, infatti, diverse proposte tra cui l’interessante formato G-book (giftbook) della neofita casa editrice italiana Gainsworth Publishing di Novara. In uno scenario di tale imponenza non poteva non mancare lo spazio dedicato al cibo e così è nato il progetto Casa Cook Book, interamente dedicato all’editoria enogastronomica, teatro di incontri sul gusto con dimostrazioni pratiche di famosi showcooking. In notevole crescita sono stati anche i formati digitali e Book e Pub che hanno gravitato intorno a Kobo, il colosso danese dell’editoria digitale. Di grande impatto e altamente innovativo è stato lo stand di IBS, nota libreria virtuale del mercato italiano, nata nel 1998, ha presentato con successo “Wuz. it”, il libro nella rete, una community di circa 400mila utenti che nasce come luogo di scambio e di opinioni sui libri. Il lettore diventava a sua volta la voce narrante. Wuz è un social network dove si può creare e organizzare una libreria propria e consultare recensioni o commenti di altri utenti. Un rapido accesso al sito web www.wuz.it portava il lettore in un viaggio virtuale che, attraverso una navigazione fluida e intuitiva, potrà arricchire e nutrire la propria passione. La scrittura ha dato voce anche a giovani autori esordienti che hanno avuto la possibilità di raccontarsi durante gli incontri al caffè letterario; tra gli emergenti segnaliamo il giovanissimo Giorgio Ghiotti con “Dio giocava a pallone” edito da Nottetempo, Marta Pastorino con “Il primo gesto” edito da Mondadori e Giacomo Verri con “Partigiano Inver- 73 no” edito da Nutrimenti. Il Salone non ha tolto spazio neanche ai sogni, quello che ci ha colpiti in modo particolare è la storia di un’autrice esordiente, divisa tra due passioni l’arte marziale e l’arte dello scrivere, Raffaella Dragotta, campionessa italiana di Karate: nel suo libro si firma semplicemente Lella, che narra il suo sogno in chiave autobiografica dove emerge una delle figure umanamente più note agli italiani: Giovanni Falcone e la strage di Capaci. “Avrei voluto chiamarti papà” edito da Albatros Edizioni, è il suo personale omaggio a un uomo che ha lasciato un segno indelebile, come del resto lo lascia una parola incisa sulla carta. Un altro successo dunque per la voce cultura, finalmente in ascesa. www.wuz.it www.gainsworthpublishing.com ITALIANI NEL MONDO CULTURA International book trade: where the ideas have been dared... TURIN. Last 20th of May ended the twenty-six edition of International book trade, which, this year have broken the record in the number of participants (4% more thanthelast edition). This unexpected crowd in a period of economic crisis has definitelyaffected the Frankfurter Buchmesse (one of the most important book events) decision to participate to the 2014 editionnot just with editors and German buyers at ibf but with its own exhibition areawhere they will be presenting German publishingin order tooffer new leases to the national and international market of book industry. The subject of this edition and the slogan was: “ where the ideas have been dared”, incipit that certainly refers to the creativity which aspires to make growa global project which hascultureas focal point. Culture as a whole, both literary and as image of new Art forms and life reflection of experiences re-elaborated in different social-anthropological backgrounds. This yearthe country hosting the exhibition was Chile, which reminded the coup d’etat of 1973 through renowned writers; whereas the Italian host region has been Calabria. The first feeling you hadwalking in the aisles of the exhibition was the fragrance of the paper, an irresistible scent for the “book lovers”; it was also difficult not to be attracted by manyinnovations, especially in the multimedia sector,starting from theapp ofInternational Book Trade, “SalTo”, an instrumentwith the completed exhibitors, events and publishing houses lists, which can be consulted easily. The big news was also the presenceof a reserved area, such as an “artificial incubator” (of course not in the originalmeaningof word) for less than two year-old editorsIndeed different suggestions must be taken into consideration; among them there is the interesting newsin G-book (gift-book) from the brand new Italian publishing house Gainsworth publishing of Novara. Inthis viewa food area could not be lacking, and therefore, the Casa Cook Book was born, a project entirely dedicated to the wine and food publishing, scene of meetings centred on the taste with object lessonsand practical demonstrationsof well-known showcooking.In addition, the number of eBooks and ePubs which revolve around Kobo, the Danish publishing giant, has increased. Very impressive and innovative 74 was the IBS stand, a well-known Italian virtual library born in 1998 which presented “Wuz.it”, the book in thenet, a 400-thousand-people community with the purpose to swap books and exchange views. The reader became themselves the narrator. Wuz is a social network where you can create and organize your own library and consult other users reviews and comments. Ifyou visit the page www.wuz.it you will be brought on a virtual trip which can feed our passion through a fluid and intuitive surfing. The writing gave voice also to young italians writers making their professional debut who had the chance to tell something about them during the meetings at “caffè letterario”; among them we recommend the young writer Giorgio Ghiotti with his book “Dio giocava a Pallone” published by Nottetempo, Marta Pastorino with hers “il primo gesto” published by Mondadori and Giacomo Verri with his “Partigiano Inverno” published by Nutrimenti. The exhibition trade hasn’t steal the show to dreams: what really struck us was the story of Raffaella Dragotta, an italian writer making her professional debut and an Italian Karate champion with a divergent passion for martial arts and writing: in her book she sign herself simply Lella, she tells us her dream in autobiographic accents where stands out one of the most well-known Italian people: Giovanni Falcone and the Capaci massacre. “Avrei voluto chiamarti papa “published by Albatros Edizioni, is her homage to a person who indelibly imprint himself as the words on paper do. Therefore, another success for (the) culture, at last up to grade. www.wuz.it www.gainsworthpublishing.com disponibile anche su iPad Il Savoy Beach Hotel è frontemare e direttamente collegato al Centro Ter Termale tramite rraneo, che ti permetterà di raggiungere le piscine o la beauty un comodo tunnel sotterraneo, farm già avvolto in un morbido accappatoio. The Savoy Beach Hotel is directly on the beach and connected to the Thermal Centre by an underground gallery heated, so you can reach the Pools or the Beauty Farm wrapped in your bathrobe. APERTO TUTTO L’ANNO - OPEN ALL YEAR AROUND SAVOY BEACH HOTEL Bibione - Corso Europa, 51 Tel. +39 0431 437317 • Fax +39 0431 437320 www.hotelsavoybeach.eu • [email protected] Tipografia Sagittario - Bibione L'anima e' il legno, ammorbidito, arrotondato, ondeggiante,la materia e' lo stucco con cui creo texture, colature, intarsi,bassorilievi, e poi il colore, le foglie di oro e argento e rame, e le terre e le cere lo riscaldano, cambiando faccia alla materia, e confondendo gli occhi e il tatto di chi osserva e tocca. ITALIANI NEL MONDO ARTE INTERVISTE 78 di Marichele BRUSA [email protected] Massimo Bottura: big Chef big man L’esclamazione dello Chef: “Come to Italy with Us!” MODENA. Dopo avere iniziato a lavorare come grossista di prodotti petroliferi nell’azienda di famiglia, nel 1986 rileva una trattoria di campagna nei dintorni di Modena. Alla Trattoria delCampazzo lavora al fianco della “rezdora” Lidia Cristoni, quindi fa un periodo di apprendistato presso George Cogny per apprendere i fondamenti del mestiere in una combinazione di cucina regionale italiana e formazione classica francese. Nel 1994 compie una grandissima esperienza lavorando al Louis XV di Montecarlo con Alain Ducasse che lo aveva invitato per uno stage nella sua cucina dopo una visita a sorpresa alla trattoria. In quel periodo imparò ilvalore delle materie prime del mediterraneo e la reinterpretazione “alleggerita” delle ricette classiche. Dopo aver proseguito la formazione a New York, nel 1995 rientra a Modena e 79 ITALIANI NEL MONDO INTERVISTE rileva una trattoria tradizionale, l’Osteria Francescana, che ottiene la prima stella Michelin nel 2002 e la seconda quattro anni dopo, e la terza nel 2011. Il ristorante è stato votato il migliore in Italia negli ultimi 3 anni consecutivi. L’Osteria Francescana si è avvicinata alla perfezione, col più alto voto mai assegnato (19,75 su 20) dalla Guida dei Ristoranti de L’Espresso. È membro de Le Soste e de Les Grandes Tables du Monde. Massimo Bottura fa parte del Consiglio del Basque Culinari Center, l’università internazionale di gastronomia ideata da Ferran Adrià. Nel Gennaio 2011 ha ricevuto il “Grand Prix de l’Art” dall’Accademia Internazionale della Cucina di Parigi. Più tardi è stato insignito della Medaglia D’Oro del Comune di Modena per il suo contributo alle Arti e alla Cultura della città. Ancora nel 2011 è stato “Chef’s Choice” dei S. Pellegrino World’s 50 Best Restaurants di Londra. Nel 2012, secondo The Daily Meal e la sua lista dei 101 ristoranti, l’Osteria Francescana è il migliore d’Europa e Massimo Bottura lo chef internazionale del 2012. Nell’Aprile 2013 l’Osteria Francescana si è aggiudicata il terzo posto nella classifica dei “50 World’s Best Restaurants” Chef, ci può dare la definizione della sua cucina? “Il piatto è una stazione di un percorso che è la mia cucina. Quindi descrive o rappresenta un momento creativo. Talvolta è pittura, talvolta è scultura, talaltra è teatro o musica. Il mio stile di cucina è minimalista ma soprattutto contemporaneo. Ogni piatto sul menu nasce da un’idea, qualcosa che voglio esprimere col cibo. Può essere un’idea di colore, musicale, del territorio, della memoria, un’esperienza o la sovrapposizione di una cultura su un’altra. La mia è una cucina di territorio e di tradizione, una tradizione vista da 10Km di distanza. Questo significa che non credo che le tradizioni vadano prese e poste in una teca di vetro sigillata, in un museo… La tradizione è il risultato diesperimenti di successo, per questo le tradizioni dovrebbero essere in costante evoluzione. Dal mio canto cerco di dare il massimo supporto ai prodotti del mio territorio che deve esprimersi in sistema di autosostentamento. Mi sta molto a cuore questo: riuscire a fare “sistema” sul territorio, accorciando la filiera per fornire un immagine solida e ben caratterizzata della nostra terra.” Quali sono i valori e le tradizioni della cucina italiana che lei ha recentemente portato a New York, Washington e Los Angeles, con tre appuntamenti dedicati alla cultura del nostro Paese? 80 “Abbiamo presentato un progetto “Come to Italy with US” che è un viaggio alla riscoperta delle meraviglie dei nostri prodotti italiani, dalla Sicilia alla Toscana, dal Veneto all’Emilia Romagna, dai nostri mari alle nostre montagne. Un percorso per far innamorare ancora una volta gli americani della qualità dei nostri artigiani e della varietà delle nostre tradizioni”. Quindi, secondo lei esiste un rapporto tra arte e cucina? “Credo che l’arte sia qualcosa di ben preciso che attiene ai più profondi bisogni umani e che costituisce il frutto di un complesso processo creativo. Io non mi ritengo un artista, e ci tengo a sottolineare questo principio, ma un artigiano capace di concettualizzare le proprie realizzazioni che nascono dall’incontro di idee, culture, tecniche e gesti. Ciò significa non caricare il nostro lavoro di eccessive aspettative, ma al tempo stesso riconoscere che non vi può essere ricerca in cucina senza la voglia di esplorare e percorrere nuove strade in un processo che può esseredefinito creativo: solo in questo senso si possono riconoscere delle analogie rispetto al lavoro di un architetto, un poeta o un musicista». Man mano che ho imparato nuove tecnichee ho imparato a conoscermi meglio, la mia cucina si è evoluta approfondendo i concetti utilizzando spesso l’ironia e per cercare di abbattere barriere e preconcetti. Il mondo della cucina sta cambiando: c’è stato un grande mutamento negli ultimi 10 anni evolvendosi verso un modello ricco di contaminazioni che lasci spazio di crescita ai giovani chef di tutto il mondo. Penso che sia un periodo molto interessante e stimolante per questo lavoro. I miei colleghi danesi, New Yorkesi, Parigini, ’Italiani, Sud Africani, Australiani o tedeschi stanno tutti reclamando un proprio spazio e una propria identità nel mondo della cucina spostando l’attenzione dauna cucina istituzionale e pomposa a una cucina stagionale, fresca ed emozionale connessa al proprio territorio e alla propria anima. La cucina Italiana del futuro racconterà la storia di ogni singolo produttore. La cucina tornerà a valorizzare le identità culturali regionali, provinciali, dei vil- laggi, dei borghi che portano avanti una tradizione millenaria. Non bisogna cadere nel tranello delle scorciatoie e perdersi nelle difficoltà della crisi.”. Così parla l’emiliano Massimo Bottura, Chef insignito di ben tre Stelle Michelin per la sua “Osteria Francescana” di Modena, in controtendenza alla crisi che rischia di schiacciare questo nostro Bel Paese. Il settore enogastronomico è sempre stato uno dei fiori all’occhiello dell’Italia, ma con le difficoltà in cui verte l’Italia si rischia di perdere in competitività e qualità dei prodotti. Bottura è famoso in tutto il mondo per la sua cucina raffinata, basata sull’antica tradizione emiliana riletta con un tocco di modernità, e sui prodotti della sua zona d’origine: aceto balsamico e parmigiano reggiano sono protagonisti di piatti fortemente innovativi. Persino l’Huffington Post, il media digitale fondato da Arianna Huffington e il primo a vincere il prestigioso Pulitzer Price, ha raggiunto Bottura mentre era impegnato in una serie di appuntamenti organizzati nell’ambito dell’anno della cultura italiana negli Stati Uniti, per riflettere sullo stato del settore enogastronomico italiano e sulla fama del Made in Italy. Un importante risultato, ottenuto grazie a grandi protagonisti come lui, che distribuiscono cultura nel mondo intero dimostrando a tutti che, nonostante le asperità, le migliori tradizioni del nostro Paese sono indistruttibili. www.osteriafrancescana.it Marichele BRUSA 81 ITALIANI NEL MONDO ARTE INTERVISTE Chef Massimo Bottura sings “Come to Italy with US!” MODENA. In 1986 Massimo Bottura he took over a trattoria on the outskirts of Modena. Little did he know what this almost caprious gesture would lead to. At “Trattoria del Campazzo” Bottura learned Modenese traditions from the “rezdora” Lidia Cristoni. During the early years at Campazzo, Bottura apprenticed himself to chef Gorge Cogny to build his culinary foundations, a combination of regional Italian cooking and classical French training. In November of 1993 Bottura received a surprise visit from three-star Michelin chef Alain Ducasse. He was then invited to work as an apprentice with Ducasse at Louis XV in Montecarlo . From Ducasse he perfected his culinary skills as well as learned the value of the Mediterranean ingredients and how to reinterpret the classics. After a brief period in NYC, he returned to Modena to open Osteria Francescana in 1995. Located in the medieval center of Modena, Bottura focused on a contemporary Italian cuisine that coudl be called: “Tradition in evolution”. The restaurant was awarded its first Michelin star in 2002, his seond four years later and the coveted third Michelin star in November 2011. Osteria Francescana was voted the best restaurant in Italy for the 3rd year running. Osteria Francescana was close to perfection with the highest rating ever awarded (19.75/20) from the Espresso restaurant guide. 2011 was an incredible year for Osteria Francescana and the chef Massimo Botura. In January he received the “Grand Prix de l’Art” from the International Academy of Cooking in Paris. He was then awarded with the “Medaglia d’Oro” from the city of Modena for his contributions to the Arts and the Culture. Later that spring he was awarded “Chef’s Choice” from the World’s 50 Best Restaurants guide and placed 4th 82 in the world for International ranking. And at the close of the year, 16 years after his humble beginnings at the Trattoria del Campazzo, he received his third Michelin star. In 2012, according to The Daily Meal and its list of the 101 restaurants, Osteria Francescana was the best restaurant of Europe and Massimo Bottura was the International Chef of 2012. In April 2013, Osteria Francescana placed at 3rd in the ranking of the World’s 50 Best Restaurants. Massimo Bottura is on the council of the Basque Culinary Center, the International University of Gastronomy founded by Ferran Adrià. The chef is an active member of the restaurant association “ Le Soste “ as well as “Les Grandes Tables du Monde”. Chef, can give us the definition of its cuisine? “My cooking style is minimalist and contemporary. Every dish from the menù comes from an idea. It can be an idea about color, music, the landscape, a memory, an experience or cultural contamination. My kitchen is about territory and tradition, but Tradition seen from 10 km away. Traditions should not be sealed in a glass case in a museum of natural history because our culinary traditions are the result of successful experiments. Thus to keep our traditions alive they need to be in continual evolution. I am a big suporter of locally sources products. I must thank again and again the heroic artisans who provide us with only the best ingredients.” What are the values and the traditions of the Italian cuisine that you brought recently to NYC, Washington and LA during the three events dedicated to the Italian Culture in America? “We presented a project: “Come to Italy with US” which is a journey to discover the wonders of our Italian products: from Sicily to Tuscany, from Veneto to Emilia Romagna, from our seas to our mountains. A journey to fall in love once again with the quality of our ingredietns, the braveur of our artisans and the variety of our traditions.” So, in your opinion exists a relationship between the art and the cuisine? “Art comes from the deepest human desire to create. It is the result of a complex creative process. I’m not an artist and I want to underline this concept. I am an artisan but I am influenced by culture: both the world around me and the creative proces of artists, musicians, and writers. In my opionon Culture is the motivational force the evolution of the contemporary kitchen. Recipes are the synthesis of an idea, a technique, knowledge and humility. Recipes can be social gestures and they can be conceptual ideas. Recipes can be a travelog or a diary of one’s life. They can transport you from Modena to Thailand in an instant or make reference to history. Never underestimate the power of food. It is not only life-giving but can be transformative. As I learned new techniques and I learned to know myself better, my kitchen has evolved deepening the concepts of irony and trying to break down barriers and prejudices. My collegues from Denmark, NY, Paris, Italy, South Africa, Australia, or Germany are demanding their own identity in the world of cooking moving the attention from an institutional and lavish cuisine to seasonal, fresh and emotional cuisine connected to their territory and their soul. In the future Italian kitchen will tell the story of each and every unique artisan. The kitchen will value the cultural iden- tity of each region, district and village.” Massimo Bottura is famous around the world for his unique take on Tradition in evolution. Emilian traditions and products from Traditional Balsamic Vinegar from Modena and Parmigiano Reggiano cheese are praised but not only. Ingredients from the entire penninsula, from the island of Siciliy to the Gulf of Naples, from the Adriatic sea along the Po River to Piedmont, over the Emilian-Tuscan Appenines to Tuscany and Ligura, bring his recipes to life with unique landscapes and folklore known only to Italy. “Come to Italy with US” was more than just a series of culinary events, but call to re-discover the beauty and pageantry of a country that has influenced the world 83 with its rich culinary heritage. In fact, The Huffington Post , famed online news founded by Arianna Huffington, reached the chef while he was in Washington, DC for the Year of the Italian Culture in the United States. Bottura expressed his views that “Italian culture and culinary heritage are one and the same.. Made in Italy not only a link to our past but the key to the future.” Important messages like these create hope and encouragment for the next generation of chefs, farmers, cheesemakers, winemakers, and artisans. Thanks to a protagonist like Massimo Bottura Italian culture shines around the world and despite the difficulties, the best traditions of our country are unbreakable. ITALIANI NEL MONDO COLLEZIONISMO Foto tratte dalla collezione privata di Gino Borlandi. 86 Dai Grand Hotel della Belle Epoque alle antiche dimore della nobilità di Arianna CARACCIOLO [email protected] L’affascinante ricerca del collezionismo d’Epoca e specificatamente dello strumento di richiamo di un tempo ormai lontano, l’originale Campanello, a movimento meccanico, fa parte ormai di un oggetto raro, ricercato dal collezionista e di difficile reperibilità. La trattazione dell’argomento, essendo tali opere di varie foggie e destinate ad usi diversi, sarebbe sicuramente meno dispersivo scegliere un filone e non discostarsene troppo. Sicuramente però, l’interesse, la fantasia e lo stimolo di ogni collezionista è tale per cui ogni collezione è sempre più aderente al gusto e alla personalità del suo proprietario. Dal Campanello dal suono gentile per il richiamo della dama di compagnia a quello imperioso del modello da scrivania. E’ curioso definire strumento musicale un oggetto che nella sua funzione non ha certo la pretesa di fare musica. Eppure il campanello lo è, anche se sarebbe più appropriato chiamarlo “strumento di richiamo”. I Campanelli di servizio risalgono a centinaia o forse migliaia di anni fa. Sono stati ritrovati nelle tombe degli antichi Egizi. Non esisteva casa di una certa importanza in Europa durante il Medio Evo che non ne possedesse uno. Le famiglie nobili inizialmente usavano piccoli campanelli chiamati “da Té” in argento molto elaborati per il richiamo dei servitori. Successivamente gli strumenti di richiamo si svilupparono in campanello da tavole con forme maggiorate rispetto ai precedenti. Questa pubblicazione aprirà nuove prospettive sull’affascinante mondo, carente di letteratura di uno dei primi strumenti di richiamo. I Grandi Hotel della “Belle 87 ITALIANI NEL MONDO COLLEZIONISMO Epoque” avevano in bella mostra sui banchi della Reception i famosi Campanelli che si azionano con il palmo della mano. Così come quelli detti “da scrittoio” che comprendono i calamai per l’inchiostro muniti di coperchi di foggia artistica. L’impugnatura e i pulsanti sono spesso in materiali pregiati come: smalti, pietre dure, avori, ecc. Queste opere, sovente figurate con personaggi mitologici, animali, putti ed eleganti figure femminili, alcune di rara bellezza, fusioni in bronzo con lumeggiature in oro, impreziosite con filigrana, cristalli, smalti, pietre dure e madreperla. Su alcune, sono incisi o scolpiti a sbalzo decori rappresentanti tralci di fiori, scene di caccia e di guerra, insegne e stemmi di famiglia. I materiali più usati per la loro costruzione sono il bronzo e lo stagno (si è sempre creduto che questo metallo rendesse il suono più argentino) anche se non mancano oggetti realizzati in oro, vetro, argento e porcellana. Nei Secoli scorsi, il campanello veniva utilizzato dalla nobiltà e dalla ricca borghesia per chiamare la servitù, pure essendo piccoli oggetti, gli esemplari di questo periodo, sono preziosi per le loro elaborazioni artistiche. All’epoca i più noti artigiani di questi piccoli capolavori, li dotavano di movimenti meccanici molto ingegnosi, firmando e segnando le loro opere. La datazione di ogni opera può risultare a volte approssimativa ed in contrasto con quella denunciata dall’insieme delle caratteristiche dell’oggetto stesso. A Venezia, Firenze, Parigi e Londra sorsero le più importanti botteghe di questi particolari artisti, “il lavoro dei quali doveva essere misurato secondo lo stesso metro di quello del pittore e dello scultore”, ideale che stravolgeva il pensiero che per secoli e fino a quel momento aveva distanziato l’artista delle Arti Maggiori dall’artigiano delle Arti Minori. A volte la creazione di alcuni di questi piccoli gioielli, necessitava di una stretta collaborazione fra lo scultore e laArtigiano per lo studio e la realizzazione di rare e vere opere d’arte. La collezione proposta è il risultato di una instancabile ed amorevole ricerca che dura da oltre dieci lustri. Questa collezione vuole essere la testimonianza di un passato ormai lontano e importante per raccontarci la storia dei grandi alberghi e della nobiltà che ha dato lustro e cultura alla vita contemporanea. www.campanelli-antichi.com Mr. GONY 88 Il Magazine Il Foglio Italiano presenta il XIII PREMIO Giugno 2014 - Hotel de Paris www.iliomasprone.com [email protected] (ore 20 aperitivo, ore 21 dinner gala) ITALIANI NEL MONDO COLLEZIONISMO Des Grands Hotel de la Belle Epoquè aux antiques demeures de la noblesse Souvenirs de temps lointains et de sons antiques La passionante recherche du collectionnisme d’époque, en particulier celle de la recherche de l’objet qui rappelle une époque lointaine : la «Sonnette», objet désormais pratiquement introuvable réservé aux collectionnistes, était utilisée à la Réception des grands hôtels et dans les bureaux pour appeler le personnel. Toutes les réceptions des grands hôtels de la «Belle Epoque» possédaient une sonnette mise évidence sur le comptoir et elle était actionnée par petits coups de la paume de la main. Les sonnettes appelées «de bureau» comprenaient un encrier muni d’un couvercle en hêtre finement décoré. La poignée et les poussoirs étaient souvent en matériaux précieux tels que : émail, pierres 90 dures, ivoire… Ces objets représentent fréquemment des personnages mythologiques, amours, animaux, figures féminines, artistiquement représentés en filigrane sur de riches fusions en bronze et rehauts en or, que l’application de cristal, émail, pierre dure et nacre rendaient précieuses. Le manteau peut être orné d’incisions, de sculptures en bosselages ITALIANI NEL MONDO COLLEZIONISMO représentant des rameaux de fleurs, des scènes de chasse et de guerre, des emblèmes ou des blasons de famille. Le bronze et l’étain sont les matériaux les plus utilisés pour leur fabrication (on a toujours cru que l’étain produisait un son plus argentin), même si nombreux de ces objets sont fabriqués en or, en argent, en verre et en porcelaine. Durant la période de la Renaissance, la sonnette était utilisée par la noblesse et la bourgeoisie pour appeler la servitude et les exemplaires de cette période, de dimensions réduites, sont souvent considérés comme des objets précieux. Les artisans plus célèbres de cette époque qui créaient des sonnettes dotée d’un mouvement mécanique très ingénieux, signaient ou paraphaient leurs oeuvres. Venise, Florence, Paris, Londres voient surgir des ateliers importants de ces nouveaux artistes dont «le travail devait être évalué de la même manière que celui du peintre ou du sculpteur», idéal qui bouleversait la pensée de plusieurs siècles qui, jusque là, avait différencié l’artiste des Arts Majeurs de l’artisan des Arts Mineurs. La production limitée de ces objets nécessitait une étroite collaboration entre le sculpteur et l’artisan pour l’étude et la création de ces rares et véritables chefs-d’oeuvre. La collection, offerte dans cette précieuse édition «Mosè’ Edizioni», est le résultat d’une longue et patiente recherche qui dure depuis plus de 10 lustres. Ce volume veut rendre hommage à une époque désormais lointaine et raconter l’histoire de la Noblesse et des Grands Hôtels qui a illuminé et enrichi notre culture contemporaine. www.campanelli-antichi.com 92 ROYAL HOTEL_MARIE CLAIRE 215x270.qxd 20/01/2011 16.05 Pagina 1 Colophon Numero 143 • Giugno 2013 Magazine per gli Italiani nel Mondo fondato nel Principato di Monaco nel 1997 Direttore Responsabile: ILIO MASPRONE ([email protected]) Vice Direttore: Silvana RIVELLA ([email protected]) Direzione Editoriale: Renata RIVELLA ([email protected]) Collaboratori Maria Rebecca BALLESTRA ([email protected]) • Paolo L. BONAVERI ([email protected]) Arianna CARACCIOLO ([email protected]) • Martina CHIELLA ([email protected]) Tiziana DANZO ([email protected]) • Feliciana DI SPIRITO ([email protected]) Ely GALLEANI ([email protected]) • Cristina GRIFONI ([email protected]) Alessandra LUTI ([email protected]) • Lea PERICOLI ([email protected]) Veronica SENATORE ([email protected]) • Chiara TRUSSONI ([email protected]) Silvia ZANCHI ([email protected]) • Claudio ZENI ([email protected]) Dall’estero ATENE Angelo SARACINI ([email protected]) BERLINO Gherardo UGOLINI ([email protected]) BRUXELLES Matteo MANZONETTO ([email protected]) GINEVRA Susanna GORGA ([email protected]) LONDRA Maureen AUDETTO ([email protected]) PARIGI Stephanie DONKER ([email protected]) Collaboratori alla Fotografia PEPE’ • Luca LOMBARDI • Samantha ROSSO • Pier Tommaso PAGLIONI ______________________________________________________________________________________________ Editing ILIO MASPRONE 18012 Bordighera (IM) • Via dei Colli 49 • Tel e Fax (+39) 0184.266433 • Mobile (+39) 335.327111 www.iliomasprone.com International Public Relation: Marichele BRUSA ([email protected]) Direzione Commerciale: Romeo ZUNINO ([email protected]) • Costanzo CREMONESI ([email protected]) Concessionaria pubblicità: S.C. ARTE&TURISMO • Sanremo (Italia) • Tel. e Fax (+39) 0184.266433 • Mobile 335.327111 _______________________________________________ Registrazione Tribunale di Sanremo (IM) - Italia - N° 897 del 10/04/1998 - Abbonamento Postale 45% Comma20/B Art.2 Legge 662/96 Filiale di Imperia - Italia SERVIZIO ABBONAMENTI: Bordighera IM - Via dei Colli 49 - Tel. e Fax (+39) 0184.266433 - Prezzo di Copertina € 10 Abbonamenti: Italia € 50 - Europa € 100 - Extra Europa € 150 - Anno 2013 n° 4 Edizioni Autorizzazione Principato di Monaco - Ministero di Stato N°98 - 492 RB/CG 28/05/1998 Distribuzione: Principato di Monaco/Milano/Roma/Atene/Bruxelles/Ginevra/Berlino/Londra/Madrid/Parigi Stampa: Tipolitografia Bellugi - Vallecrosia (IM) 94 U Lo trovate qui... MONTE-CARLO e COSTA AZZURRA • Ambasciata d’Italia e Com.It.Es 17, Av. de l’Annonciade • A.II.M 17, Av de l’Annonciade • Monte Carlo Country Club 155, Av Princesse Grace • Banque EFG 21, Av d’Ostende • Yacht Club Monaco 1, Quai Antoine • Palais d’Europa Place de Moulins • Banque Edmond de Rothschild Les Terrasses 2, Av de Monte Carlo • Compagnie Monegasque de Banque 23, Av. de la Costa • HSBC Private Bank 15/17, Av. D’Ostende • Banque BNP Paribas Private 15/17, Av. D’Ostende • Banque du Gothard 15/17, Av. D’Ostende • CFM 11, Bd Albert Premier • Credit Lyonnais 1, Av. des Citroniers • Grimaldi Forum 10, Av Princesse Grace • SG Private Banking, 11 Avenue de Grande Bretagne • Banque du Luxemburg 8, Av. de Grande Gretagne • Banque UBS 10/12, Quai Antoine I • Immobiliare Dotta 5 bis, Av Princesse Alice • Montecarlo • Ristorante Amici Miei 16, Quai Jean Charles Rey Fontvieille • Restaurant Lorenzo 7, Av. Princesse Grace • Restaurant Il Terrazzino 2, Rue des Iris • La Casa del Gelato 42, Quai Jean Charles Rey Fontvieille • La Perla Monte Carlo Palace Bd. des Moulins • Hotel de Paris, Place du Casino • Hotel Ambassador 10, Av Prince Pierre • Ristorante La Rosa dei Venti Plage du Larvotto • Stars & Bar 6, Quai Antoine I • Ristorante La Vecchia Firenze 4, Av Prince Pierre • Ristorante La Vecchia Firenze2 - 25, Bd Albert I • Ristorante Sans Souci 42, Bd d’Italie • Casa del Caffé Av. de la Costa • Ristorante Al Vecchio Forno 39, Quai Bonaparte Menton • Hair Stylist Coppola 4, Av. de Grande Bretagne • Athos Palace (Fontvieille) • RM Autosport Av. de l’Annonciade Prince Pierre • Montecarlo Royal Motors 14, Quai Jean Charles Rey 10 • Radio Monte Carlo, 8 Quai Jean Charles Rey ITALIA • Hotel Royal Sanremo • Victory Morgana Bay Sanremo • Spinnaker Sanremo • Carlo Ramello Sanremo • Grand Hotel del Mare Bordighera • Grand Hotel Alassio • Hotel Una Scandinavia Milano • Hotel Savoy Bibione (VE) • Banca Intesa San Paolo Bordighera • La Casa del Caffè Bordighera • Eremita Bordighera • Benetton Uomo Bordighera • Stefanel Bordighera • Studio Palmero Bordighera • Farmacia Centrale Bordighera EUROPA - BERLINO, BRUXELLES; GINEVRA; LONDRA; MADRID; PARIGI • Ambasciate Italiane • Consolati Generali • Camere di Commercio Italiane • Com. It. Es (Comitati Italiani Estero) • Associazioni Dante Alighieri • Istituti di Cultura Italiani • Associazioni Italiane Regioni d’Italia 96 MAGAZINE PER GLI ITALIANI NEL MONDO N° 143 • Giugno 2013 • 10€ I L F O G L I O I T A L I A N O • A N N O XVII • Anno XVII • n°2 • www.iliomasprone.com • Sped. in Abb. Post. 45% comma 20/b art. 2 Legge 662/96 • Filiale Poste Imperia N° 2 MASSIMO BOTTURA: Big Chef big man The charming violinist Natasha Korsakova MonteCarlo Un Seul Grand Projet: la Paix Ma che bella crociera a bordo della MSC Lirica Monte-Carlo • Atene • Berlino • Bruxelles • Ginevra • Londra • Madrid • Milano • Parigi • Roma