Cari amici studenti, cari ospiti,, come ogni anno, il giorno dell
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Cari amici studenti, cari ospiti,, come ogni anno, il giorno dell
Cari amici studenti, cari ospiti,, come ogni anno, il giorno dell’inaugurazione della nostra scuola è anche l’occasione per me di lasciarvi alcune riflessioni , spero utili, per un anno impegnativo di studio che so quanto costa alla maggior parte di voi, già oberati dal lavoro professionale, dalla famiglia e dai problemi che ogni giorno porta con se. Queste conversazioni d’inizio anno accademico, hanno una comune linea logica: vogliono mettere in evidenza come la scuola vuole educarvi a scoprire la ricchezza per la nostra vita dell’annuncio cristiano (il tema pastorale per quest’anno nella nostra diocesi è proprio “Educare alla vita come vocazione“). Lo scorso anno, se ricordate, abbiamo parlato di Cristo “luce da luce” e come questa luce della sapienza divina di cui cerchiamo di scoprirne i riflessi anche con questi studi, vuole illuminare la nostra vita. La nostra fede è un dono ricchissimo di Dio che avvolge e penetra la vita dell’uomo in ogni sua manifestazione: Dio ci ha creati e sa come siamo fatti, conosce intimamente la verità più profonda di ogn’uno di noi, ci ha fatti a sua immagine e pertanto ci ha prospettato come salire verso la sua perfezione a cui siamo chiamati: “siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro”. Questa prospettiva è stata chiamata dal filosofo francese Jacques Maritain “umanesimo integrale”, come scoperta nel pensiero cristiano di una strada per l’uomo per raggiungere la sua massima espansione e la sua piena maturazione. L’umanesimo cristiano è dunque un Umanesimo Integrale, cioè valorizzazione dell'uomo in termini di integralità antropologica, di valorizzazione della integralità della sua persona. Maritain sosteneva a ragione che questo umanesimo proposto dal cristianesimo è un un " ideale storico concreto ", perché Cristo è entrato nella storia e nella nostra storia individuale. Non lasciamoci fuorviare da chi sostiene anche oggi, da scrittori di formazione laica molto presenti nei nostri media, che l’umanesimo cristiano sia una categoria metastorica, cioè che trascenda l’uomo e pertanto non potrà mai coinvolgerlo realmente: in Cristo il Dio trascendente si è fatto uomo, ha assunto nella storia la nostra umanità integralmente, si è coinvolto con la nostra limitatezza per coinvolgerci in un progetto di maturazione umana impensabile fino a quel momento. Scriveva il Cardinal Henri Marie De Lubac, uno dei maggiori teologi del XX secolo, che Cristo non è solo un persona storica determinata, ma anche il Verbo per mezzo del quale tutto è stato fatto, “Colui che è quindi la consistenza ontologica ultima di tutto”, e cioè il senso più profondo dell'essere e dell’essere umano in particolare. Perciò scriveva ancora il card. De Lubac Cristo è la "infinita pax" che tutto riassume in se. Sono andato a sbirciare qua e la il pensiero degli umanisti cristiani del passato: nomi importanti come, per citarne alcuni, Nicolò Cusano, San Tommaso Moro, Erasmo da Rotterdam e mi sono imbattuto in una citazione di Pico della Mirandola, che non avrei posto tra i pensatori dell’umanesimo cristiano, il quale pur cercando una pienezza di sviluppo umano ad un livello puramente naturale, doveva ammettere che - cito: "Solo Cristo è colui attraverso il quale la carne può avere accesso al Verbo” Cristo, sostanzialmente vuole dire Pico è l’unica via per la piena espansione o maturazione della nostra umanità (la carne da lui assunta) e solo attraverso di lui per l’uomo è possibile raggiungere la pienezza dell’essere, che è Dio. Proprio per aiutarvi a sostenere le argomentazioni di quella lobby anticristiana, oggi molto attiva, sostenuta da certi nomi noti del giornalismo e della saggistica, che vorrebbero ridurre il Cristo, e di conseguenza la proposta cristiana sull’uomo, a semplice fenomeno umano, un Cristo fatto diventare Figlio di Dio dai suoi discepoli, Paolo in particolare, e poi dall’imperatore Costantino promotore del concilio di Nicea, ho scelto come tema di una delle nostre conferenze di approfondimento la “Coscienza che Cristo ebbe di se (figlio dell’uomo e figlio di Dio) e la coscienza della sua divinità nella prima Chiesa ben prima di Nicea. Avremo come relatore il preside dell’Istituto Teologico Marchigiano. L’umanesimo, come dottrina sull’uomo che promana dall’annuncio cristiano, proietta l’uomo dunque ben aldilà della sua finitezza, lo proietta verso l’infinito di Dio. Dio reclama il cuore e la mente dell’uomo che nella sua risposta vede dilatato il suo cuore e la sua mente verso l’infinito. Recita il salmo 118 al versetto 32: “Corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio cuore” Questi studi che oggi iniziano vi dischiuderanno anche questo nuovo orizzonte, scoprirete che il messaggio di Cristo è anche umanesimo, valorizzazione integrale della nostra umanità, traccia per il vivere umano suggerita attraverso la Chiesa dallo stesso Creatore che conosce l’uomo e sa di cosa è fatto; per questo Paolo VI ha potuto dire che la Chiesa è esperta di umanità. E’ ancora il salmo 32 al versetto 15 che ricorda agli uomini che “lui solo (Dio), ha plasmato il loro cuore e comprende tutte le loro opere”. Quando il cristiano proclama la fede di Dio, il Logos creatore, che ha assunto in se anche la natura dell’uomo, allora ogni uomo, in virtù di questo evento, viene innalzato ad una grandezza che nessuna proposta di umanesimo potrà mai immaginare. Ogni uomo, non è più solo icona di Dio, ma la sua natura è condivisa con Dio. Allora è comprensibile come l'umanesimo cristiano abbia una grande attenzione e quasi entusiasmo per la dignità dell'uomo. San Leone Magno in una omelia di Natale esclamava : “agnosce cristiane dignitatem tuam” (riconosci cristiano la tua dignità). L'uomo è visto nella sua originaria grandezza, velata e talvolta deturpata, ma mai cancellata dal male, tanto che anche il salmo 8 dice a Dio: “hai fatto (l’uomo) poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi” . La dignità dell’uomo infatti nell’ottica cristiana si svela anche nella nobiltà della sua capacità di operare, nel suo lavoro con cui risponde al mandato del Creatore di dominare la natura della quale è stato fatto signore. Questo non significa però , come si ritiene dall’umanesimo laico , che l'uomo sia capace di inventare la propria umanità mediante il lavoro o mediante la scienza. Di queste cose sentirete parlare anche in un’altra delle conferenze programmate per questo anno: “Il lavoro ed l‘impresa nell’ottica dell’umanesimo cristiano”, sarà il tema che svolgerà un professore dell’Università di Bologna, conosciuto a Fabriano, il prof Sergio Belardinelli, docente di Sociologia politica e sociologia dei processi culturali. Il mondo contemporaneo, che è anche il mondo della comunicazione, ci consente di incrociare, almeno attraverso i media, altre proposte di umanesimo ispirate dalla cultura laica, non cristiana. Anche questi umanesimi pongono l’uomo al centro della loro visione della vita, ma privati di qualsiasi riferimento di trascendenza, l’uomo rimane circoscritto nei suoi limiti. L’umanesimo laico moderno e post-moderno si può dire che nasca nel 1957 da Julian Huxley, un biologo e naturalista, che è stato anche Direttore Generale dell’UNESCO nei primi anni, il quale nel suo libro intitolato “Nuove botti per un nuovo vino “ lanciò un suo progetto per un nuovo umanesimo che chiamò ”transumanesimo”. Secondo Huxley, l’uomo del nostro tempo, il transumanista, per effetto del progresso scientifico e tecnico, specie nel campo della biologia e delle sue branche di ricerca e di applicazione è ormai in grado di prendere direttamente in mano il proprio destino e di determinarlo sulla base delle proprie conoscenze e della propria autocoscienza. Fino ad allora, la cultura umanista laica, era fondata sui concetti darwiniani della causalità e dell’evoluzione spinta dall’adattamento. Hauxely azzera completamente questi concetti, l’uomo ha raggiunto ormai la pienezza dell’evoluzione, l’umanità è consapevole della propria evoluzione e dispone dei mezzi tecnici per poter dire che ormai può fare da sola perché ha la capacità tecnica di produrre il proprio mondo, il proprio futuro. Scriveva Huxly: ““Questa nuova autocoscienza del cosmo e dell’universo, è arrivata ad una nuova conoscenza che negli ultimi secoli è stata affermata da psicologi, biologi ed altri scienziati. Questa nuova conoscenza ha definito la responsabilità e il destino dell’uomo oggi.”. Non è più ormai importante sapere come e perché l’uomo sia diventato homo sapiens, è importante sapere che la sapienza lo rende capace di costruire e determinare la propria vita e il proprio futuro secondo la propria volontà. E’ stato anche detto che l’uomo è ormai “capax dei” “capace di operare come Dio, anzi di essere egli stesso Dio, ma in senso tecnologico e assolutamente ateo. E’ la tentazione di Adamo che di tanto in tanto viene riproposta dall’uomo: diventare simile a Dio per sostituirsi a Lui, secondo un progetto proprio, per propria determinazione. E’ evidente il pericolo intrinseco di questa presunta autoconsapevolezza. Ancora una volta il frutto proibito che porta alla morte. Scriveva ancora Huxley “Bisogna distruggere le idee e le sue istituzioni che impediscono di realizzare il vero destino dell’uomo “. Ecco infatti la destrutturazione della famiglia, la mancanza di fedeltà reciproca, l’aborto, la non educazione dei figli, la mancanza di lealtà come sistema, tutto un mondo morale è stato distrutto. Siamo sostanzialmente in una new age – Huxley diventa di fatto il fondatore, oltre che del “transumanesimo”, anche dello spirito della new age – l’uomo può costruire da sé destino e storia, in una situazione in cui si può impadronire, per mezzo della scienza, della natura e sperare di realizzare persino il sogno dell’immortalità. Scriveva in modo un po’ inquietante, negli anni ’80, Max More (il fondatore di quella scuola di pensiero derivata dallo stesso Transumanesimo, denominata Estropia), che il Transumanesimo è "una classe di filosofie che cercano di guidarci verso una condizione postumana”. Questo tentativo di andare oltre l’umano, pur se con mezzi tecnologici, è quasi una religione scientista post-cristiana, più che lo sviluppo delle scienze naturali. Non sfugge il parallelismo con l’umanesimo cristiano, pur se con parametri e categorie totalmente diversi: anche qui la figura dell’uomo è centrale, anche qui l’uomo vuole superare la propria finitezza e fa tentativi in questo senso attraverso la scienza e la tecnologia che diventa la nuova liturgia e mezzo di presunta salvezza. Anche inquest contesto l’uomo vuole essere come Dio, ma secondo un proprio presuntuoso e pericoloso progetto; anche il transumanista cerca qualcosa che richiama la vita eterna, ma intesa in senso assolutamente materialistico: la cerca attraverso la ricerca scientifica e, se non vi riesce, attraverso la new age che diventa per questa aspirazione il supporto psudospirituale senza un Dio trascendente in quanto anche l’uomo tecnologico si è reso conto di avere in se qualcosa che non può ricondurre a parametri sperimentali e misurabili. Infatti la new age, una volta resasi conto di non poter evitare la morte, propone una vita eterna fatta di reincarnazioni puramente materiali e mondane. Il transumanesimo con la new age che ha generato sono le forme di umanesimo laico più attuali, ma recentemente abbiamo visto altre proposte sull’uomo che hanno goduto uno spazio breve di celebrità, come la bitgeneration, i figli dei fiori, che hanno inseguito negli anni sessanta ed i primi del ’70 il sogno di ricreare l’Eden perduto in termini puramente materialistici fatti di droga e di sesso, si dichiarò anche allora che “Dio era morto”. Tutte queste proposte hanno in comune una eccessiva presunzione sulle capacità dell’uomo, una fede sull’assolutezza della scienza, fede del resto mal riposta proprio perché è nella natura della scienza avere la percezione dei propri limiti, percezione che la spinge di volta in volta verso nuovi traguardi. Tutte queste proposte di umanesimo laico sono tutte immanentiste, escludendo cioè a priori un Dio trascendente che sia il parametro ultimo per un’etica possibile e certa. Per l’umanesimo laico, il singolo uomo è riferimento ultimo per ogni atto etico, il che significa che tolta un’eventuale spontanea filantropia, solo il tornaconto del singolo diventa sinonimo di bene. Questa impossibilità di riferimenti etici certi è un evidente pericolo anche per l’evoluzione della scienza che, essendo vista in termini assolutistici, non accetta limiti nella ricerca e nella sperimentazione anche se questo dovesse danneggiare lo stesso uomo. Come non esiste etica certa, per le stesse motivazioni non può esistere per l’umanista laico verità certa. Il che da origine a quel relativismo definito nuova dittatura dello spirito, in quanto esso pone un limite alla ragione, gli impedisce di percepire il mistero. E’ allora possibile un qualche dialogo tra l’umanesimo cristiano e questo nuovo umanesimo laico? E’ molto difficile, le categorie di partenza sono troppo diverse. Io avrei voluto organizzare nella nostra scuola, in sostituzione delle abituali conferenze di approfondimento, un incontro tra cultura cattolica e cultura laica su temi condivisi, sulla falsa riga, molto semplificata viste le nostre possibilità, di quella nuova istituzione ideata dal Papa come strumento di dialogo, il cosidetto “Cortile dei Gentili” che ha avuto un primo esordio a Parigi. Sarebbe dovuto essere un ponte tra pensiero cattolico e laico, di fatto tra umanesimo cattolico e umanesimo laico, ma ho dovuto desistere per le troppe difficoltà logistiche. Speriamo che in un prossimo futuro sia possibile. Comunque questo dialogo, anche se su piani di assoluto rispetto reciproco, è difficile. Il cristiano dovrà necessariamente tenere ben salde le proprie posizioni di fede, la propria identità religiosa, in qualsiasi dialogo con il mondo laico, altrimenti la sua sarebbe una delle tante saggezze di questo mondo, molto meno interessanti per lo stesso interlocutore. Il laico a sua volta dovrà confrontare le proprie posizioni servendosi della sola ragione. La ragione allora può essere il vero terreno di incontro. Il cristiano non teme certo la ragione, sa che Dio ha creato un mondo logico, conoscibile con la ragione, la stessa fede deve poggiare su fondamenta razionali come ricorda lo stesso Paolo che dice che il culto dovuto a Dio è “logiké Latreìa”, cioè “culto razionale”, un “culto in piena consapevolezza”. Del resto il cristianesimo ha sempre attinto alla ragione, si è servito del pensiero greco, lo stesso Tommaso D’Aquino ha mutuato le categorie aristoteliche per presentare la fede. Nel dialogo possibile, il cristiano accetterà l’aiuto che le viene offerto dalla ragione, mentre il laico con lo stesso strumento dovrà accettare la possibilità del mistero. In questo intervento ho dato qua e la alcune notizie pratiche della nostra scuola che quest’anno ha alcune novità: due nuovi insegnanti laici si sono aggiunti al staff dei nostri professori: la dr.ssa Enza Maria Cela, medico ginecologo con formazione teologica all’ITM di Ancona, che insegnerà cristologia sostituendosi a Suor Benedetta, l’altro nuovo insegnante è il Dott. Marco Strona, laureato in Filosofia e con una consolidata preparazione teologica a cui è affidata la cattedra di introduzione alla filosofia e una nuova materia: la filosofia della religione. Le conferenze di approfondimento saranno cinque, i temi potrete trovarli nell’opuscolo in fondo all’aula, posso dirvi adesso che la prima conferenza è orientata alla comprensione del messaggio cristiano nell’arte, la seconda, l’ho accennata prima, riguarda un aspetto molto concreto ed attuale dell’umanesimo cristiano: il lavoro e l’impresa; a questa conferenza contiamo di invitare anche i lavoratori delle nostre aziende e gli imprenditori del circondario diocesano, la terza ha per oggetto un aspetto della teologia spirituale, sarà infatti un docente di teologia spirituale dell’Università gregoriana a presentarci la figura di Santa Teresa D’Avila e di quella manifestazione particolare della religiosità che è la mistica, la quarta conferenza ha carattere ecumenico: la spiritualità anglicana portata nella Chiesa Cattolica con l’istituzione recente degli Ordinariati Personali, infine l’ultima, anche di questa ho accennato prima, ha carattere cristologico: La coscienza che Cristo ebbe di se e la coscienza della prima Chiesa della divinità di Cristo. Nel secondo livello destinato alla formazione del clero e a quegli studenti che, una volta terminato il corso teologico di base, vogliono continuare la frequenza, il corso monografico avrà come argomento: la pastorale dei separati e dei divorziati, quattro lezioni in gennaio e febbraio, tenute da un insegnante di morale dell’ITM di Ancona. Il secondo livello proporrà anche quest’anno dei corsi opzionali di libera frequenza, brevi corsi di 3 / 4 lezioni, ma quest’anno questi corsi saranno effettuati solamente se ci sarà un congruo numero di persone interessate, per evitare di impegnare troppo gli insegnanti a fronte di un numero esiguo di partecipanti. Vi auguro un Buon Anno di studio!