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Italian Journal of Freshwater Ichthyology, 2014 vol. 1
Atti XIII Congresso Nazionale Associazione Italiana Ittiologi Acque Dolci – Sansepolcro (Ar)
It.J.Fresh.Ichthyol.
2014(1) : 107.
INVASIONE DEGLI ESOTICI: L’ITALIA NEL CONTESTO GLOBALE
PIER GIORGIO BIANCO
Dipartimento delle Scienze Biologiche, Sezione Zoologica, Via Mezzocannone, 8, Università
Napoli
Riassunto
Fin dall’Epoca Romana, e forse prima, i pesci sono stati l’oggetto di trasferimenti di esotici.
Questo fenomeno, in seguito, ha interessato tutti i continenti ivi comprese le isole oceaniche
remote. Ed è proprio in queste ultime, caratterizzate da una povertà di specie autoctone, che si
osservano le percentuali maggiori di specie introdotte: l’isola di Guam, presenta un 89% di
specie aliene; le Hawaii, 84%; le Isole Mauritius, 51%; ecc. I paesi percentualmente meno
soggetti all’introduzione di alieni sono quelle in via di sviluppo dove esiste anche una
notevole biodiversità ittica: il Brasile, 0,7%, su 2400 specie native; la Cambogia, 1.8% su
circa 500 native; il Perù, 2.0% su 791; la Russia 1.7% su 385; ecc. I paesi occidentali
presentano invece una elevata percentuale di alieni: USA, 7%; Giappone 14%; Germania
22%; Spagna 39%; Francia 39% ecc. l’Italia primeggia in questo contesto con un 45% di
esotici. Tra le specie più soggette ad introduzione sono soprattutto quelle commerciali: la
carpa, introdotta in 173 paesi (su 263 riconosciuti); la trota iridea, in 135; la tilapia
mossambica, in 128; la tilapia nilotica, in 119; la gambusia e la pecilia, introdotte per la lotta
antimalarica rispettivamente in 77 e 60 paesi. Tra le specie invasive recenti, la pseudorasbora
è stata introdotta in 35 paesi. Il fenomeno è comunque in progressiva espansione, nonostante
gli allarmi generali e gli studi scientifici in materia degli specialisti. Negli ultimi 4 anni i
paesi di introduzione della carpa sono passati da 154 a 173; della tilapia mossambica, da 100
a 128; della nilotica da 97 a 119; della pseudorasbora da 32 a 35, ecc. In Italia i trasferimenti
locali di specie indigene, in parte dovuti alla babilonia tassonomica preesistente, hanno
provocato modificazioni a volte radicali delle componenti autoctone. Le introduzioni più
dannose sono quelle di specie congeneriche che possono determinare l’estinzione delle forme
locali, soprattutto nei laghi, o da popolazioni “conspecifiche”, che possono modificare
l’identità genetica delle native. Concludendo, l’invasioni di specie aliene è un processo
inarrestabile e incontrollabile. Infatti, i notevoli studi scientifici nel riguardo dei danni causati
dalle introduzioni, e suggerimenti di come evitarli, ben poco è stato fatto per limitarle.
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