17 Luglio - Partito Repubblicano Italiano
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17 Luglio - Partito Repubblicano Italiano
Quotidiano del Partito Repubblicano Italiano fondato nel 1921 Anno XCIV - N°128 - Venerdì 17 luglio 2015 - Euro 1,00 Crescita ed investimenti L’austerità non è più rivoluzionaria Radicali liberi Un’Europa senza respiro Questione democratica I L’ Vittorie Tsipras ad Atene perdute N on pensiamo affatto che l’Unione europea abbia ottenuto una qualche vittoria per il voto del parlamento di Atene con cui il premier greco Tsipras è riuscito a far passare l’accordo negoziato a Bruxelles. Ci sembra quasi impossibile ragionare in termini di chi vince e chi ha perso in una vicenda simile, non siamo in guerra e nemmeno giochiamo una partita di poker. Abbiamo di fronte invece un problema molto serio che riguarda l’Europa, dove da una parte un’area economica non riesce a crescere come si era ripromessa, dall’altra, dei paesi sono in gravi difficoltà e patiscono più di altri la crisi e la stagnazione che si abbatte sul continente, la Grecia è uno di questi. Sono due questioni molto diverse fra loro le politiche economiche ritenute necessarie a ridare fiato all’Europa e i patti fra Stati che devono essere rispettati. Purtroppo le une dipendono dagli altri e se gli accordi presi sono stati sbagliati, si sono rivelati inadeguati o anche soltanto sono divenuti obsoleti, rischiamo un corto circuito in cui resteremo impigliati tutti. Per questo non ha alcun senso stare dalla parte di Schaeuble o da quella di Varoufakis, perché in uno scontro come questo si va ad un passo dalla dissoluzione della comunità europea e ne usciremo tutti con le ossa rotte. In un’intervista al Corriere della Sera di giovedì scorso Omar Issing constata amaramente come l’Europa sia riuscita a fare l’opposto di quello che voleva, inasprendo i rapporti tra Paesi, invece di migliorarli. ,Senza bisogno di disquisire di questione economiche, con questa sola dichiarazione, è chiaro che l’Europa ha già fallito. Hanno fallito i tedeschi, i greci, i francesi e tutti gli altri noi inclusi. Dopo 15 anni di moneta unica e un processo unitario che si perde nella seconda metà del secolo scorso, vi è ancora la possibilità di una nuova ripartenza europea? Questa è la domanda che ci preoccupa, perché è inutile varare un piano di risanamento finanziario come quello di Tsipras se poi egli è il primo a non crederci. Segue a Pagina 4 l Presidente Mattarella, intervenuto in occasione delle celebrazioni per i 50 anni del Traforo del Monte Bianco. Ha detto che “solo rigore e austerity soffocheranno la Ue”. In un messaggio inviato al presidente della Società italiana per azioni per il Traforo del Monte Bianco, ambasciatore Riccardo Sessa, Mattarella scrive che L’Europa rischia di soffocare se un eccesso di misure di austerità economica prevarrà su crescita e investimenti, Parole che si rifanno alle difficoltà attuali dell’edificio europeo e alla crisi di credibilità che lo affligge. E che arrivano il giorno dopo il voto del Parlamento greco, che ha approvato le misure di salvataggio dell’Eurogruppo. Il presidente mette in guardia contro le conseguenze di una politica che segua solo l’austerità economica, senza progettualità: “Se si è avari di investimenti strategici - scrive il presidente - facendo prevalere l’interpretazione più restrittiva dell’austerity economica, alla nostra Europa mancherà il respiro. Non dobbiamo mai dimenticare che l’Europa unita è un ideale, e non soltanto uno spazio dove far competere interessi diversi, spingendoli talvolta fino al punto di creare fratture e gravi diseguaglianze sociali. L’Europa divisa sarà più debole, perché i conflitti ci fanno ripiegare su noi stessi”. Si riporta di seguito il comunicato sottoposto all’attenzione del Consiglio Nazionale del 4 luglio u.s. Il Pri, il suo prestigio ed il suo futuro L'Autorevolezza della direzione nazionale del Pri, e l'Autorità che conseguentemente ne discende, non è e non sarà mai condizionata, e tanto meno potrà essere disconosciuta, da chicchessia. È il consiglio nazionale il solo organo statutario che può revocare il mandato politico e le prerogative statutarie assegnate alla direzione. La direzione nazionale procederà alla valutazione di tutte le iniziative e di tutti i proponimenti, da chiunque attivati, che possano comportare un depauperamento e/o un degrado politico, o istituzionale del partito. Segue a Pagina 4 Condizioni irricevibili Un appuntamento per revisionare i trattati Mai smettere di pensare al domani Di Niccolò Rinaldi C he votare su un testo tecnico materia di negoziato non fosse una grande idea si sapeva - e lo scrissi. Che qualunque esito ci fosse stato, data per scontata comunque la vittoria dei sì, non avrebbe risolto nulla, pure. Oggi, guarda caso, Tsipras si guarda bene dal far votare non la proposta della troika ma quanto ha concordato lui. Ma se ad Atene volano gli stracci, costà a Bruxelles non ci si diverte. Gli europei creditori, tra i quali l’Italia, pur sapendo che i loro soldi non li vedranno mai, si sono rassegnati a sganciare altri aiuti, più di quanto pensavano. Mentre la Grecia ha accettato condizioni che fino a poco fa riteneva irricevibili, misure che compromettono la crescita e dunque non danno futuro, ma anche misure che avrebbe dovuto decidere da sola già da tempo, compreso un governo progressista come quello di Tsipras a partire dall’innalzamento dell’età pensionabile, perché non si capisce come un lavoratore greco possa andare in pensione molto prima di un tedesco o di un italiano, della tassare gli armatori, o della fine degli sconti per le benestanti isole del turismo. Alla fine conta solo una cosa: i greci restano poveri, dall’euro non si esce, i mercati respirano, la partita sul dare e avere proseguirà fra mille altri vertici. Un lieto fine del cavolo, con l’Europa che rimanda ancora una volta l’appuntamento con la revisione dei suoi trattati per creare come unica soluzione strutturale un bilancio e un quadro generale del welfare federali, sottraendo sovranità a governi litigiosi che non si sopportano più. C’è di più: dietro l’accordo spunta un’organizzazione che qualche sprovveduto dava per morta, ma che è più pimpante di prima: la NATO. Senza l’appartenenza atlantica, la Grecia, con la sua importanza geopolitica, avrebbe fatto la fine che la Germania ormai gli aveva confezionato. Ma gli americani, una volta di più, hanno fatto sentire la loro voce nei disordinati affari europei, hanno piegato Berlino, hanno imposto - e in modo trasparente lo dissero subito - una visione per la quale la Grecia deve essere “dentro”, a ogni costo. Segue a Pagina 4 intervista del presidente della Camera Laura Boldrini al Corriere della sera del 15 luglio contiene molti aspetti interessanti e di buon senso. Non c’è dubbio alcuno ad esempio che la reazione dei padri fondatori dell’Unione europea se sapessero che, di fronte a uno Stato in difficoltà, altri propongono di espellerlo, sarebbe furiosa. Altrettanto nel caso di chi vuole costruire muri per tenere fuori gli immigrati dall’Europa, mentre magari su chi invoca la pena di morte, consentiteci di stendere un velo, per questioni affettive. È certo che il presidente Boldrini ha ragione quando dice che l’Europa non si può reggere solo sull’unione monetaria. Il problema è se l’occasione dell’unione politica non sia già stata sprecata, visto che non a Ventotene, ma i governi democratici europei che hanno lavorato per quel risultato, gli Stati uniti d’Europa hanno posto tutti come veicolo la moneta unica per arrivarci. Il giorno che salta la moneta unica chi può assicurarci ci sia ancora una qualche occasione da sfruttare? Del resto la stessa presidente dice le cose con estrema chiarezza. per cui, se di fronte alle difficoltà della Grecia, che rappresenta solo il 2% del Pil dell’Ue, si rischia di naufragare, vuol dire che siamo vulnerabili e che l’Europa è debole. Poi anche noi pensiamo come il presidente Boldrini che “il rigore miope rischia di disgregare l’Europa”, non vorremmo solo che lo spandi e spendi che ha preceduto il rigore, abbia avuto effetti tali da rendere possibile una ripresa. L’America sa crescere moltissimo in debito, perché quali crisi si debbano affrontare l’economia respira sempre, quando da noi soffoca facilmente. Troppo Stato, questa è la principale differenza fra gli Usa e noi, a parte le risorse energetiche che gli americani hanno noi meno. Anzi a dir la verità molte risorse noi europei le abbiamo finite, perché avevamo le colonie una volta a sostenerci. Piuttosto Boldrini è sicura che la Grecia abbia già fatte molte delle cose che la Troika le ha chiesto noi abbiamo qualche dubbio ma insomma su tutto questo staremo a vedere anche grazie alle scelte di Tsipras a che punto siamo. Più difficile capire invece l’affermazione del presidente della Camera quando dice che in una democrazia è importante riscontrate tutte le componenti politiche. “Una destra moderata, una destra più radicale, una sinistra e una sinistra più sinistra”, Segue a Pagina 4 La Voce Repubblicana on on--line Venerdì 17 luglio 2015 2 Le lagrime di Ma che è successo De Vincenti alla Tirreno Power? Una leggina creata ad hoc I Q l viceministro De Vincenti aveva pianto anche lui come il ministro Fornero ma in un contesto affatto diverso. Il governo tramite il suo ministro non aveva mazzolato i vecchietti, ma era riuscito a salvare una fabbrica la ex Irisbus di Valle Ufita - che consentirà all'Italia di mantenere una discreta produzione di autobus, cioè di mezzi ad alto valore aggiunto utili come il pane nelle nostre città e soprattutto evitato che 300 operai finissero in mezzo a una strada o a carico della collettività per chissà quanti anni e tutto questo era stato ottenuto in una realtà ad alta disoccupazione come la provincia di Avellino. E poi era scoppiato in lacrime, le lacrime per una grande battaglia combattuta in solitudine da De Vincenti e dagli operai. Agli italiani delle fabbriche non gliene importa poi granché tranne di quella dove lavorano. Avete letto o visto da qualche parte la storia di questi 300 operai e della loro fabbrica di autobus? Nessuno se n'è occupato neanche i politici locali e persino per il sindacato si è trattato di un caso minore, Le lacrime di De Vincenti. erano una lezione per l'Italia, dura da apprendere. Ci sono uomini al governo che danno tutto se stessi per ottenere dei risultati utili alla collettività e pure la collettività se ne frega. P ossibile che lo stesso viceministro dello Sviluppo Economico del governo Monti, Claudio De Vincenti, ora sottosegretario di Renzi, si adoperasse per suggerire la strada a Tirreno Power per come aggirare la prescrizione che impone la copertura del carbone? Le frasi dei dirigenti dei ministeri sono rivelatrici: “Se si volesse fare una cosa pulita”, “Questa pulita non potrà mai essere, meno sporca …”.Oppure “Abbiamo una porcata da fare in trenta minuti, scritta da loro, dallo Sviluppo Economico”. Vai a capire se si tratta di senso di colpa o sarcasmo. “Mi sputerei in faccia da solo”. Fino a un riferimento che potrebbe essere diretto all’Ilva: “Stiamo scrivendo un’altra norma porcata … c’ho un conato”. Dal rapporto del Noe emergerebbero gli appoggi della società Tirreno Power, fino a pochi anni fa controllata da Sorgenia che faceva capo al Gruppo De Benedetti e ora è passata a Gaz de France. Ecco una conversazione tra Massimiliano Salvi, direttore di Tirreno Power, e due dirigenti del ministero dell’Ambiente si parla dell’ex ministro della Giustizia oggi avvocato di Tirreno Power: “La Severino mi dice … in questo Paese i governatori possono fare quello che vogliono… pure De Vincenti ieri mi dice … ma non si può fare un esposto al Csm? Non si può fare aprire un’indagine al ministero della Giustizia …”. Secondo i pm dunque De Vincenzi si occupava di una centrale responsabile della morte di centinaia di persone e con i dirigenti ipotizzava di perseguire i magistrati. “A un certo punto sembra che il tentativo delle istituzioni di “dare una mano” a Tirreno Power con una norma ad hoc diventi concreto. L’avvocato Severino si sarebbe dato un sacco da fare, incontrando il ministro Guidi. Le ironie si sprecano: “Deve andare dal ministro”, “Dalla Severino?”, “Dalla Guidi con la Severino”. E poi: “Meno male che è il ministero dell’Ambiente”. Ci sarebbe dentro anche Claudio Burlando. “Su Tirreno pare esserci un buon allineamento … Claudio ha fissato una riunione”. Burlando e il suo dirigente Gabriella Minervini, si lamentano addirittura che i pareri dei tecnici rinforzerebbero “tantissimo la posizione del pm”. Allora assessore Renzo Guccinelli convoca i “comuni che fanno le bizze”. uei furbacchioni dei carabinieri del Nucleo operativo economico di Genova, mica si fanno fregare hanno piazzato cimici dappertutto. Così si possono ascoltare le conversazioni dove si parla liberamente di quella "leggina" creata ad hoc al dicastero dello Sviluppo economico per aiutare la società partecipata dalla società francese Gas de France e dall'italiana Sorgenia, la holding energetica fondata e controllata dalla famiglia De Benedetti fino allo scorso marzo, che detiene la centrale di Vado Ligure i cui fumi, secondo la procura di Savona, hanno provocato la morte di migliaia di persone. Tirreno Power si difende "se si fosse proceduto al riavvio degli impianti, sin da subito si sarebbe potuto garantire una sostanziale riduzione delle emissioni". Il governo Renzi allora passa all’azione. Secondo gli investigatori che "a un certo punto sembra che il tentativo da parte delle istituzioni di 'dare una mano' a Tirreno Power con la norma ad hoc diventi concreto tanto che dalla seguente ambientale emerge come gli uffici del ministero dell'Ambiente siano interessati ad apporre le modifiche di competenza ad una bozza di testo che evidentemente è stata redatta dal ministero dell'Sviluppo economico”. E qui che entra in campo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio De Vincenti. Il sottosegretario "si adopera" per "suggerire la strada a Tirreno Power per aggirare le prescrizioni" ambientali. Con lui il ministro Guidi. Scusate, ma cosa ci sarebbe di male? Meglio la tortura Dei buoni sconto per il sindaco Clonate Marino R V iepilogando, la capitale con Nieri ha perso il vicesindaco. Prima si era dimesso il segretario generale del Compidoglio Liborio Iudicello, e del collaboratore di Marino Mattia Stella. Prima ancora aveva abbandonato l'assessore alla Casa Daniele Ozzimo insieme al ritiro dell’assessore ai Trasporti Improta, senza contare il presidente dell'assemblea capitolina Mirko Coratti e dei diversi consiglieri finiti in manette. Per cui c’è poco da fare gli indifferenti,. Marino ora dovrà necessariamente mettersi ad arzigogolare per aprire la 'fase 2' della sua giunta, mettendo mano alla squadra di assessori e trovando un sostituto per la poltrona a lui più vicina. Potesse clonarsi. Questa stupida scienza non gli consente tanto, ma solo quella, la clonazione, sarebbe la cosa giusta da fare, trovarsi con un altro se stesso in ogni posto reso vacante in modo da essere sicuro di non venir lasciato una seconda volta. E qui che gli è arrivata la notizia che ha fatto trasecolare l’ottimo sindaco. Visto che Sel ti ha messo nuovamente nei guai, Sel ti vuole aiutare. Per salvare l'alleanza che due anni fa ha riportato il centrosinistra in Campidoglio e pure al governo della Regione Lazio, si è offerto niente di meno che Nichi Vendola. Da questo momento Sel è in appoggio esterno alla giunta Marino. Il sindaco faccia i nomi, indichi con quale esecutivo vuole andare avanti e su quale programma. Se poi il pacchetto complessivo convincerà l'ala sinistra della coalizione, allora ecco che lo stesso leader di Sel sarà pronto ad entrare in giunta con una delega pesante e si parla già di quello che Vendola può interpretare al meglio, la Cultura. Marino è lusingato volato a Losanna per la riunione del Cio ha citato commosso Ernesto Guevara, “la più grande dote di un rivoluzionario è studiare”. Il Che si riferiva alle tattiche di guerriglia ma non importa. oma di questi tempi è così, una città che viene giù a pezzi uno alla volta. Ieri un bambino muore cadendo negli ascensori della metro, oggi un gioielliere viene massacrato a pugni e calci nella sua gioielleria. Tutto questo mentre in comune si discute di quali migliorie possa recare un rimpasto ad una giunta che viene descritta come infiltrata dalla mafia. La città è al collasso, si muore ammazzati, e la macchina amministrativa è paralizzata al punto che è diventato anche difficile riuscire a pulire le strade. “Il sistema mafioso si è realizzato secondo schemi e copioni non intaccati dal cambio di amministrazione”, scrivono i prefetti. Puoi stupirti se il vicesindaco di Sel Luigi Nieri ha sbroccato? Semmai è surreale che Marino non senta il dover di dimettersi. Al contrario, Marino cerca di blindarsi. Le pensa tutte pur di restare in Campidoglio, persino a quella di commissariarsi. Già c’è il prefetto Gabrielli a cui sarò affidata tutta la gestione del Giubileo, il rapporto di garante con i ministeri, la scelta dei commissari della struttura amministrativa, come scritto nella relazione. Ma Marino pensa anche al suo assessore alla legalità Alfonso Sabella, come vice sindaco al posto di Nieri. Il bollino blu dell’antimafia alla giunta. Orfini che ha ascoltato l’idea preferirebbe Sabella in un ruolo da “super-tecnico”, nel ridisegno della giunta. Tra Gabrielli e Sabella, a Marino resterebbe giusto il ruolo di tagliare i nastri alle inaugurazioni. Ma comunque un vicesindaco ci vuole. Solo che sembra preferiscano la tortura piuttosto di fare il vice di Marino. isto che però con la fretta i gattini nascono ciechi, i vertici capitolini non hanno nemmeno cominciato a discutere dei temi programmatici, figuriamoci di eventuali rimpasti. Poi che questioni, è il sindaco al limite a dover stabilire se la squadra va innovata o meno e Marino ogni questione attinente all’innovazione appare infastidirlo. C’è chi sostiene che Marino vorrebbe persino ignorare le dimissioni del vicesindaco. Purché non si dimetta lui si dimettesse chi gli pare. Nel caso si potrebbe pensare su Lorenza Bonaccorsi. La quale appena le hanno detto che si era fatto il suo nome quasi stava per buttarsi dalla finestra. Iscritta alla Fgci dal 1983, Lorenza Bonaccorsi ha seguito tutta la trasformazione del Pci in Pds, la fine della prima repubblica, la nascita dei DS e del PD. Ha partecipato a Prossima Fermata Italia alla Stazione Leopolda di Firenze ed è stata una delle più convinte sostenitrici della battaglia per la rottamazione e il cambiamento, un tormentone vero e proprio. Ma l’idea di trovarsi accanto a Marino sarebbe troppo anche per una con il suo curriculum. Poi in verità Marino al momento cerca solo volontari per pulire le strade. Un’operazione straordinaria operazione, sei un ministro che chiede un appuntamento al sindaco, quello ti riceve e ti mette uno scopettone in mano e vai con i selfie. Non c'è nessuna preoccupazione per quello che sta accadendo. Il sindaco è sereno. Gli continuano ad arrivare a casa proiettili dentro buste anonime e lui le apre sempre con meticol osità sperano di ricever e dei buoni sconto. R La Voce Repubblicana on on--line Venerdì 17 luglio 2015 Perché non ricordiamo Solone Il saggio greco che precedette la tirannide Una visione più mitologia che economica B rutto segno quando si ritiene di poter accusare l’Europa ricorrendo a Solone. È vero che fu Solone, uomo probo, poeta e umanista, come lo ha ricordato Roberto Petrini su “Repubblica” martedì scorso a succedere allo spietato Dracone, ma Dracone è dubbio che si fosse occupato di economia in senso stretto. La costituzione timocratica in senso proprio potrebbe essere attribuita a Clistene più avanti nella storia greca. Il codice delle leggi di Dracone ricordato per la loro particolare severità sono più tese all’incardinamento giuridico di una società in espansione. La pena di morte che puniva anche per piccole infrazioni era esemplare in questo senso. Così come misura politica più che economica quella per la quale ogni debitore, il cui stato sociale fosse inferiore a quello del suo creditore, ne diventava automaticamente schiavo, quando la punizione era più lieve se chi aveva contratto debiti lo aveva fatto nei confronti di una persona di classe inferiore. Dracone rappresenta la Grecia aristocratica che si tutela per se stessa non è cosa facilissima trovare paragoni nelle società moderne, al limite bisogna rifarsi all’assolutismo. Il VI secolo a.C è ancora un’età arcaica le informazioni scarseggiano, le analisi pure, la storia della Grecia antica è già difficile da ricostruire ai tempi di Alessandro Magno tre secoli dopo, quando qui siamo alla calata dei Dori sul Peloponneso. Di sicuro il successivo Solone si occupò più direttamente di economia, riformò il censo, limitò il lusso e ritenne di punire la disoccupazione volontaria. E Solone si occupò anche del peso dei debiti che opprimevano le classi povere ateniesi. La sua "seisachtheia", con cui si voleva abbattere proprio il peso debito, per dirla con un linguaggio contemporanea, fu uno dei primi tentativi di svalutazione della moneta, ben del 30 per cento per cui con l’argento equivalente di 73 vecchie monete Atene ne coniò almeno cento. In questo modo nel 594 avanti Cristo i debiti divennero sopportabili. Non ce la sentiremmo però di titolare Plutarco, per il quale i debitori furono grandemente avvantaggiati quando i creditori non perdevano nulla, come un fermo esempio di analista economico. Comunque Solone, si spinse oltre con l’abolizione delle ipoteche. I deboli ne furono protetti, sicuro, ma il credito si restrinse. Staremmo molto prudenti nell’asserire, come fa Petrini a cuor leggero che “il bilancio di Solone, al termine dei suoi giorni, fu sereno e soddisfatto”. Non abbiamo dubbi sull'ideale di Solone. Egli cercò di realizzare nelle sue riforme costituzionali un principio di buon ordinamento, in modo da ridimensionare il potere e l'arbitrio indiscriminato degli aristocratici. Ma il suo tentativo non scalfì certo il potere effettivo dalle mani dei ricchi e medî proprietarî. Mercanti ed armatori, che stavano emergendo furono favoriti dalle sue leggi, e se vogliamo possiamo riconoscergli il merito di un avviamento democratico dell’economia, ma la riforma da lui sostenuta non interveniva sulle disuguaglianze economiche, non prevedeva ridistribuzioni di terre e soprattutto non colpiva i privilegi dei più ricchi, i quali ne rimasero avversari, visto che non avevano gradito la partecipazione dei ceti poveri alla vita politica. Solone celebrò enormemente il suo operato e tuttavia dovette rifugiarsi all’estero perché si era attirato comunque l'ira di tutte le parti sociali, un segno di imparzialità non di equilibrio, tanto che i disordini sociali sconvolsero presto Atene aprendo la strada alla tirannide di Pisistrato. Non è così drammatico allora se nel confronto serrato fra la Grecia a l’Unione europea ci si è dimenticati di Solone. Meglio non farsi troppe illusioni e guardare alla storia soprattutto quella remota, con un margine di dubbio. Per cui se vogliamo dire che la Germania sbaglia, parliamo di quello che conosciamo veramente, lasciando perdere personaggi eventi che quasi sconfinano con la mitologia più che con l’economia. Le due velocità Il Dottor Stranamore W S olfgang Schäuble il responsabile delle Finanze tedesche si è convinto in fretta che per la Grecia la vita sarebbe stata migliore, o meno peggio, fuori dall’euro, tanto che nei vertici di Bruxelles, dello scorso weekend circolava il documento elaborato dal suo ministero nel quale si ipotizzava la Grexit. Schäuble è considerato il vol- to cinico e spietato di Berlino, quello che Syriza disegnava sopra una divisa da paracadutista delle ss. È vero che il personaggio non abbia un buon carattere. Magari anche l’attentato che lo ha condotto su una sedia a rotelle non lo ha aiutato, tutto quello che volete, ma se c’è uno convinto nell’Europa e nell’euro è l’ex collaboratore di Khol, sostenitore della partnership con Mitterand. È vero che insieme a Carl Lamers, Schäuble sostenne la dottrina della “geometria variabile”, sulla base della quale i diversi Paesi avrebbero partecipato in misura differenziata all’integrazione europea. La moneta unica sarebbe dovuta iniziata da Germania, Francia, Olanda, Belgio, Lussemburgo. Era il tema delle due velocità che da noi si conosceva principalmente per gli attacchi del ministro olandese Zalm all’Italia. Allora i tedeschi erano paciosi, visto che l’euro era la loro creatura, lasciavano fare il lavoro sporco agli olandesi. E pure persero la partita, ci si imbarcò tutti nella moneta unica allegramente, e vai a trovare i gradi di omogeneità, per restarci. Competitività dei Paesi, solidità delle finanze pubbliche, controllo democratico dei parlamenti nazionali, che altro? e non c’è convergenza tra Paesi europei. si pregiudica l’intera costruzione che verrà portata al fallimento. Molto meglio tagliare il braccio che si agita inutilmente. Lo avete visto in azione queste ultime settimane. “Il governo greco ha distrutto tutta la fiducia dei partner europei”, ha dichiarato durante una conferenza sulla crisi a Berlino organizzata dalla Fondazione Konrad Adenauer. Il governo di Atene non ha una “roadmap”, non spiega le proprie proposte e soprattutto non dice la verità ai suoi cittadini. Nessuno riesce a capire ciò che il governo greco vuole. Poi non gli piacciono i politici greci nel loro complesso incapaci di capire i loro problemi. Caduto Kohl, il suo mentore, Schäuble avrebbe dovuto diventare il numero uno della Cdu, solo che Angela Merkel mostrò tutte le sue doti politiche. Gli si mise di traverso impedendone la candidatura a presidente federale. Poi, però, una volta datogli il colpo lo ha voluto nel suo governo, dal 2005, ministro degli Interni, e dal 2009, alle Finanze. Meglio stingere Schäuble al petto che lasciarlo vagare chissà dove. Il rapporto fra i due è intenso. Fu Schäuble il vero architetto della riunificazione della Germania federale con la Repubblica democratica tedesca. Lui a pronunciare nel 1991 il discorso al Bundestag dove convinse la maggioranza a ratificare lo spostamento della capitale tedesca da Bonn a Berlino. Dopo la sconfitta elettorale della Cdu nel 1998, diventa presidente del partito e subisce il trauma per le irregolarità finanziarie in cui viene coinvolto Kohl. Si, potrebbe anche essere che Schäuble sia un uomo con motivi profondi di rancore. È costretto da decenni su una sedia a rotelle, ha subito dei rovesci politici tali da limitare le ambizioni della sua carriera, e si trova costretto a fare da cane da guardia al suo paese. E pure tutto questo non basta a farne un Dottor Stranamore. Merkel sa benissimo che il suo ministro risponde solo alla volontà del popolo tedesco. 3 Sepolto tra gli scaffali “L e vite parallele” di Plutarco, scritte tra il 96 ed il 120 dopo Cristo sono opera talmente famosa che potete scaricarle persino da internet. Eppure per secoli furono quasi dimenticate nell'occidente cristiano. Cominciarono a riaffiorare tra il Quattrocento e l'inizio del Cinquecento grazie agli umanisti a cui piaceva l’idea del confronto e delle similitudini fra grandi personalità del passato. Ancora nell’800 erano di grande divulgazione, tanto da essere la principale lettura del generale Bonaparte. A Plutarco non interessava per nessuna ragione diventare una qualche fonte storica. Era affascinato invece dai comportamenti e il carattere dei suoi personaggi. Non c’è teoria che regge di fronte alla forza della psiche. Plutarco non resisteva all’idea di comparare un greco ad un romano, quasi fossero i secondi continuatori dei primi, o semplici copie degli originali. A volte era così, ma a volte anche la copia superava l’originale. Plutarco cerca sempre di attenersi all’obiettivo della realtà senza infingimenti di sorta, la morale nasce da qui, dal desiderio di convincere i padroni romani di rispettare quei Greci che a sua tempo dominarono il mondo. Chi cerca invece di ricostruire dalla “vite” dati storiografici e magari persino socio economici, va fuori strada. Fondata nel 1921 Francesco Nucara Direttore responsabile Autorizzazione Tribunale di Roma n. 290 del 31/12/2014 Società Editrice: Edera 2013 Società Cooperativa Giornalistica Sede legale: Corso Vittorio Emanuele II, 184 Direzione e Redazione: Tel. 06/3724575 Fax 06/37890324 Indirizzo e-mail: [email protected] Abbonamenti Annuale: Euro 100,00 Sostenitore: Euro 300,00 C/c bancario: IT39Z0329601601000066545613 Intestato a “Società Cooperativa Edera 2013” (Specificare causale del versamento) Pubblicità diretta Via Euclide Turba n. 38 00195 Roma Tel. 06/3724575 La Voce Repubblicana on on--line Venerdì 17 luglio 2015 L’obiettivo di un benessere sociale più diffuso Il Risorgimento Mazziniano Di Pino Melandri I l sociale rappresenta il cuore del programma del Nuovo Risorgimento Italiano che rivolge grande attenzione alle categorie più svantaggiate. A cominciare dai pensionati: ovviamente non certo di quei fortunati che godono delle cosiddette 'pensioni d'oro', ma dei tantissimi che sono obbligati a vivere l'ultima stagione della vita con pochi euro, a fronte di una lunga vita spesa per il lavoro. È arrivato il momento di dare un segnale forte per consentire una serena e decorosa tranquillità, innalzando immediatamente le pensioni minime a mille euro al mese. La povertà infatti non è qualcosa di astratto, che si legge solo sui giornali, ma giusto appena dietro l'angolo, che si tocca con mano. Ecco perché, secondo i principi della solidarietà, è necessario dare una mano agli anziani in difficoltà, soprattutto di quelli che - diversamente da più giovani - non sarebbero in grado neanche volendo di 'arrotondare' con qualche lavoretto in nero. Non tutti infatti godono di buone condizioni di salute e, in molti casi, la pensione è l'unica reale fonte di sostentamento. Sono i dati a confermare la notizia secondo cui i pensionati sono sempre più poveri nel nostro Paese. Secondo un'indagine Istat e Inps sui trattamenti pensionistici, quasi un pensionato su due percepisce un assegno inferiore ai mille euro al mese, mentre il 14,4% (2,4 milioni di persone) è sotto i 500 euro. In tutto sono 13,8 milioni i cittadini ai quali l'Inps paga la pensione, erogando oltre 18,5 milioni Il Pri, il suo prestigio ed il suo futuro Segue da Pagina 1 La direzione nazionale, nel rigoroso rispetto della normativa statutaria, saprà individuare ed attuare tutte le iniziative ed i provvedimenti necessari ed opportuni per garantire l'efficace ed efficiente attività del partito, che non deve essere danneggiata da improvvidi, oltre che illegittimi proponimenti. Segue da Pagina 1 Come è inutile stilare il piano per il rientro del debito greco se si è convinti che sarebbe meglio una Grecia fuori dall'euro. Lo stesso vale per noi: se non crediamo più all’Europa, quale l’abbiamo costruita e sono Stati democratici quelli che hanno concorso attivamente al processo in corso e non delle dittature militari, con che cosa intendiamo sostituirla? Perché siamo convinti con Paul Krugman che vi sia una vita fuori dall’euro, solo che vorremmo anche capire di che tipo di vita si tratti. Ad esempio, quella che conducevamo nella lira non ci piaceva più, Per questo chiedemmo di aderire alla moneta unica, e il partito repubblicano, qualcuno lo ha dimenticato, più di molti altri. 4 di trattamenti. La maggior parte sono pensioni di vecchiaia (9,4 milioni, il 71% della spesa totale), al secondo posto le pensioni per i superstiti (3,8 milioni ossia il 14,9%), poi quelle assistenziali (7,9%), di invalidità (4,5%) e indennitarie (1,7%). L'importo medio delle pensioni di vecchiaia è di 609 euro mensili, mentre quelle di anzianità hanno un valore medio di 1.473 euro mensili, con la differenza dovuta all'anzianità contributiva molto più bassa delle pensioni di vecchiaia. Tra le altre pensioni previdenziali, le più numerose sono quelle relative ai superstiti con un valore medio di 534 euro mensili. Fondamentale è portare a mille euro al mese tutte le pensioni di vecchiaia, procedendo a anche per piccoli step. Per trovare i fondi necessari, ci sono diverse strade percorribili. Si potrebbe, per esempio, recuperare quanto la Chiesa cattolica non ha ancora versato per l'Ici e, sin da ora, includerla nella tassazione Imu. Secondo uno studio condotto nel 2006 dal deputato radicale Maurizio Turco, nella casse dello Stato manca un mare di denaro: "Almeno 500 milioni all'anno". Per il futuro dovrebbe essere logico far pagare l'Imu non solo alla Chiesa, ma anche a partiti, sindacati e fondazioni bancarie, eliminando un assurdo privilegio a favore di queste realtà. Ma si potrebbe anche pensare di ridurre, anche di pochissimo, la mostruosa spesa militare italiana. Secondo alcuni documenti ufficiali della Federazione dei Verdi, nel 2013 il volume finanziario complessivo a disposizione del ministero della Difesa è pari a oltre 20 miliardi di euro. I soldi per l'aumento delle pensioni minime comporterebbero una riduzione dello 0,0005% della spesa militare annua! In Germania, tanto per fare un esempio, la cancelliera Angela Merkel - già nel 2010 - ha ridotto le spese per armamenti di 10 miliardi. Non sarebbe male riprendere le parole dell'amato presidente Sandro Pertini. "Svuotare gli arsenali e riempire i granai". Condizioni irricevibili Un appuntamento per revisionare i trattati Mai smettere di pensare al domani Di Niccolò Rinaldi Segue da Pagina 1 Avevamo scritto che il caso della Grecia deve diventare il laboratorio del futuro, che non “bisogna smettere di pensare al domani”, alla sua sostenibilità. Avevo usato il titolo inglese della canzone dei Fleetwood Mac che piaceva a Clinton, “Don’t stop thinking abut tomorrow”. Giusto, perché finora sembra che siano soprattutto gli americani a pensare al domani, compreso al nostro - a modo loro. Segue da Pagina 1 qui abbiamo una qualche difficoltà di comprensione, perché chi lo ha detto che una democrazia debba essere divisa fra sinistra e destra? Ci può benissimo essere un centro, come in Germania o in Spagna ad esempio. Poi la sinistra e la destra radicale, a dir il vero l’hanno messa spesso a rischio la democrazia, per cui non ne avvertiamo particolare bisogno, anche perché dove la democrazia funziona da più di duecento anni, negli Usa, ci si è sempre preoccupati di contrastare entrambe. Tsipras ad Atene Radicali liberi Vittorie perdute Questione democratica