17 Luglio - Partito Repubblicano Italiano

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17 Luglio - Partito Repubblicano Italiano
Quotidiano del Partito Repubblicano Italiano fondato nel 1921
Anno XCIV - N°128 - Venerdì 17 luglio 2015 - Euro 1,00
Crescita ed investimenti L’austerità non è più rivoluzionaria
Radicali liberi
Un’Europa senza respiro Questione
democratica
I
L’
Vittorie
Tsipras ad Atene
perdute
N
on pensiamo affatto che l’Unione europea abbia ottenuto
una qualche vittoria per il voto
del parlamento di Atene con cui il
premier greco Tsipras è riuscito a far
passare l’accordo negoziato a Bruxelles.
Ci sembra quasi impossibile ragionare
in termini di chi vince e chi ha perso in
una vicenda simile, non siamo in guerra
e nemmeno giochiamo una partita di
poker. Abbiamo di fronte invece un
problema molto serio che riguarda l’Europa, dove da una parte un’area economica non riesce a crescere come si era
ripromessa, dall’altra, dei paesi sono in
gravi difficoltà e patiscono più di altri la
crisi e la stagnazione che si abbatte sul
continente, la Grecia è uno di questi.
Sono due questioni molto diverse fra
loro le politiche economiche ritenute
necessarie a ridare fiato all’Europa e i
patti fra Stati che devono essere rispettati. Purtroppo le une dipendono dagli
altri e se gli accordi presi sono stati sbagliati, si sono rivelati inadeguati o anche
soltanto sono divenuti obsoleti, rischiamo un corto circuito in cui resteremo
impigliati tutti. Per questo non ha alcun
senso stare dalla parte di Schaeuble o da
quella di Varoufakis, perché in uno
scontro come questo si va ad un passo
dalla dissoluzione della comunità europea e ne usciremo tutti con le ossa rotte.
In un’intervista al Corriere della Sera di
giovedì scorso Omar Issing constata
amaramente come l’Europa sia riuscita
a fare l’opposto di quello che voleva,
inasprendo i rapporti tra Paesi, invece di
migliorarli. ,Senza bisogno di disquisire di questione economiche, con questa
sola dichiarazione, è chiaro che l’Europa ha già fallito. Hanno fallito i tedeschi, i greci, i francesi e tutti gli altri noi
inclusi. Dopo 15 anni di moneta unica e
un processo unitario che si perde nella
seconda metà del secolo scorso, vi è
ancora la possibilità di una nuova ripartenza europea? Questa è la domanda
che ci preoccupa, perché è inutile varare
un piano di risanamento finanziario come quello di Tsipras se poi egli è il
primo a non crederci. Segue a Pagina 4
l Presidente Mattarella, intervenuto in occasione delle celebrazioni
per i 50 anni del Traforo del Monte Bianco. Ha detto che “solo rigore e
austerity soffocheranno la Ue”. In un
messaggio inviato al presidente della
Società italiana per azioni per il Traforo
del Monte Bianco, ambasciatore Riccardo Sessa, Mattarella scrive che L’Europa rischia di soffocare se un eccesso di misure di austerità economica prevarrà su crescita e investimenti, Parole
che si rifanno alle difficoltà attuali dell’edificio europeo e alla crisi di credibilità che lo affligge. E che arrivano il
giorno dopo il voto del Parlamento greco, che ha approvato le misure di salvataggio dell’Eurogruppo. Il presidente
mette in guardia contro le conseguenze
di una politica che segua solo l’austerità
economica, senza progettualità: “Se si è
avari di investimenti strategici - scrive
il presidente - facendo prevalere l’interpretazione più restrittiva dell’austerity
economica, alla nostra Europa mancherà il respiro. Non dobbiamo mai dimenticare che l’Europa unita è un ideale, e
non soltanto uno spazio dove far competere interessi diversi, spingendoli
talvolta fino al punto di creare fratture e
gravi diseguaglianze sociali. L’Europa
divisa sarà più debole, perché i conflitti
ci fanno ripiegare su noi stessi”.
Si riporta di seguito il comunicato
sottoposto all’attenzione del Consiglio Nazionale del 4 luglio u.s.
Il Pri, il suo prestigio
ed il suo futuro
L'Autorevolezza della direzione nazionale del Pri, e l'Autorità che conseguentemente ne discende, non è e non
sarà mai condizionata, e tanto meno
potrà essere disconosciuta, da chicchessia. È il consiglio nazionale il solo
organo statutario che può revocare il
mandato politico e le prerogative statutarie assegnate alla direzione. La
direzione nazionale procederà alla valutazione di tutte le iniziative e di tutti
i proponimenti, da chiunque attivati,
che possano comportare un depauperamento e/o un degrado politico, o istituzionale del partito. Segue a Pagina 4
Condizioni irricevibili Un appuntamento per revisionare i trattati
Mai smettere di pensare al domani
Di Niccolò Rinaldi
C
he votare su un testo tecnico
materia di negoziato non fosse
una grande idea si sapeva - e lo
scrissi. Che qualunque esito ci fosse
stato, data per scontata comunque la
vittoria dei sì, non avrebbe risolto nulla,
pure. Oggi, guarda caso, Tsipras si
guarda bene dal far votare non la proposta della troika ma quanto ha concordato lui. Ma se ad Atene volano gli stracci,
costà a Bruxelles non ci si diverte. Gli
europei creditori, tra i quali l’Italia, pur
sapendo che i loro soldi non li vedranno
mai, si sono rassegnati a sganciare altri
aiuti, più di quanto pensavano. Mentre
la Grecia ha accettato condizioni che
fino a poco fa riteneva irricevibili, misure che compromettono la crescita e
dunque non danno futuro, ma anche
misure che avrebbe dovuto decidere da
sola già da tempo, compreso un governo progressista come quello di Tsipras a partire dall’innalzamento dell’età pensionabile, perché non si capisce come
un lavoratore greco possa andare in
pensione molto prima di un tedesco o di
un italiano, della tassare gli armatori, o
della fine degli sconti per le benestanti
isole del turismo. Alla fine conta solo
una cosa: i greci restano poveri, dall’euro non si esce, i mercati respirano, la
partita sul dare e avere proseguirà fra
mille altri vertici. Un lieto fine del cavolo, con l’Europa che rimanda ancora
una volta l’appuntamento con la revisione dei suoi trattati per creare come unica soluzione strutturale un bilancio e un
quadro generale del welfare federali,
sottraendo sovranità a governi litigiosi
che non si sopportano più. C’è di più:
dietro l’accordo spunta un’organizzazione che qualche sprovveduto dava per
morta, ma che è più pimpante di prima:
la NATO. Senza l’appartenenza atlantica, la Grecia, con la sua importanza geopolitica, avrebbe fatto la fine che la
Germania ormai gli aveva confezionato.
Ma gli americani, una volta di più, hanno fatto sentire la loro voce nei disordinati affari europei, hanno piegato Berlino, hanno imposto - e in modo trasparente lo dissero subito - una visione per
la quale la Grecia deve essere “dentro”,
a ogni costo. Segue a Pagina 4
intervista del presidente della
Camera Laura Boldrini al
Corriere della sera del 15 luglio contiene molti aspetti interessanti e
di buon senso. Non c’è dubbio alcuno ad
esempio che la reazione dei padri fondatori dell’Unione europea se sapessero
che, di fronte a uno Stato in difficoltà,
altri propongono di espellerlo, sarebbe
furiosa. Altrettanto nel caso di chi vuole
costruire muri per tenere fuori gli immigrati dall’Europa, mentre magari su chi
invoca la pena di morte, consentiteci di
stendere un velo, per questioni affettive.
È certo che il presidente Boldrini ha ragione quando dice che l’Europa non si
può reggere solo sull’unione monetaria.
Il problema è se l’occasione dell’unione
politica non sia già stata sprecata, visto
che non a Ventotene, ma i governi democratici europei che hanno lavorato
per quel risultato, gli Stati uniti d’Europa hanno posto tutti come veicolo la
moneta unica per arrivarci. Il giorno che
salta la moneta unica chi può assicurarci
ci sia ancora una qualche occasione da
sfruttare? Del resto la stessa presidente
dice le cose con estrema chiarezza. per
cui, se di fronte alle difficoltà della Grecia, che rappresenta solo il 2% del Pil
dell’Ue, si rischia di naufragare, vuol
dire che siamo vulnerabili e che l’Europa è debole. Poi anche noi pensiamo
come il presidente Boldrini che “il rigore miope rischia di disgregare l’Europa”,
non vorremmo solo che lo spandi e
spendi che ha preceduto il rigore, abbia
avuto effetti tali da rendere possibile una
ripresa. L’America sa crescere moltissimo in debito, perché quali crisi si debbano affrontare l’economia respira sempre,
quando da noi soffoca facilmente. Troppo Stato, questa è la principale differenza fra gli Usa e noi, a parte le risorse
energetiche che gli americani hanno noi
meno. Anzi a dir la verità molte risorse
noi europei le abbiamo finite, perché
avevamo le colonie una volta a sostenerci. Piuttosto Boldrini è sicura che la
Grecia abbia già fatte molte delle cose
che la Troika le ha chiesto noi abbiamo
qualche dubbio ma insomma su tutto
questo staremo a vedere anche grazie
alle scelte di Tsipras a che punto siamo.
Più difficile capire invece l’affermazione del presidente della Camera quando
dice che in una democrazia è importante
riscontrate tutte le componenti politiche.
“Una destra moderata, una destra più
radicale, una sinistra e una sinistra più
sinistra”, Segue a Pagina 4
La Voce Repubblicana on
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Venerdì 17 luglio 2015
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Le lagrime di Ma che è successo
De Vincenti
alla Tirreno Power?
Una leggina
creata ad hoc
I
Q
l viceministro De Vincenti aveva
pianto anche lui come il ministro
Fornero ma in un contesto affatto
diverso. Il governo tramite il suo ministro non aveva mazzolato i vecchietti,
ma era riuscito a salvare una fabbrica la ex Irisbus di Valle Ufita - che consentirà all'Italia di mantenere una discreta
produzione di autobus, cioè di mezzi ad
alto valore aggiunto utili come il pane
nelle nostre città e soprattutto evitato
che 300 operai finissero in mezzo a una
strada o a carico della collettività per
chissà quanti anni e tutto questo era stato ottenuto in una realtà ad alta disoccupazione come la provincia di Avellino.
E poi era scoppiato in lacrime, le lacrime per una grande battaglia combattuta
in solitudine da De Vincenti e dagli operai. Agli italiani delle fabbriche non
gliene importa poi granché tranne di
quella dove lavorano. Avete letto o visto
da qualche parte la storia di questi 300
operai e della loro fabbrica di autobus?
Nessuno se n'è occupato neanche i politici locali e persino per il sindacato si è
trattato di un caso minore, Le lacrime di
De Vincenti. erano una lezione per l'Italia, dura da apprendere. Ci sono uomini
al governo che danno tutto se stessi per
ottenere dei risultati utili alla collettività
e pure la collettività se ne frega.
P
ossibile che lo stesso viceministro dello Sviluppo Economico
del governo Monti, Claudio De Vincenti, ora sottosegretario di
Renzi, si adoperasse per suggerire la strada a Tirreno Power per
come aggirare la prescrizione che impone la copertura del carbone? Le
frasi dei dirigenti dei ministeri sono rivelatrici: “Se si volesse fare una
cosa pulita”, “Questa pulita non potrà mai essere, meno sporca
…”.Oppure “Abbiamo una porcata da fare in trenta minuti, scritta da
loro, dallo Sviluppo Economico”. Vai a capire se si tratta di senso di
colpa o sarcasmo. “Mi sputerei in faccia da solo”. Fino a un riferimento
che potrebbe essere diretto all’Ilva: “Stiamo scrivendo un’altra norma
porcata … c’ho un conato”. Dal rapporto del Noe emergerebbero gli
appoggi della società Tirreno Power, fino a pochi anni fa controllata da
Sorgenia che faceva capo al Gruppo De Benedetti e ora è passata a Gaz
de France. Ecco una conversazione tra Massimiliano Salvi, direttore di
Tirreno Power, e due dirigenti del ministero dell’Ambiente si parla dell’ex ministro della Giustizia oggi avvocato di Tirreno Power: “La Severino mi dice … in questo Paese i governatori possono fare quello che
vogliono… pure De Vincenti ieri mi dice … ma non si può fare un esposto al Csm? Non si può fare aprire un’indagine al ministero della
Giustizia …”. Secondo i pm dunque De Vincenzi si occupava di una
centrale responsabile della morte di centinaia di persone e con i dirigenti ipotizzava di perseguire i magistrati. “A un certo punto sembra che il
tentativo delle istituzioni di “dare una mano” a Tirreno Power con una
norma ad hoc diventi concreto. L’avvocato Severino si sarebbe dato un
sacco da fare, incontrando il ministro Guidi. Le ironie si sprecano:
“Deve andare dal ministro”, “Dalla Severino?”, “Dalla Guidi con la
Severino”. E poi: “Meno male che è il ministero dell’Ambiente”. Ci
sarebbe dentro anche Claudio Burlando. “Su Tirreno pare esserci un
buon allineamento … Claudio ha fissato una riunione”. Burlando e il
suo dirigente Gabriella Minervini, si lamentano addirittura che i pareri
dei tecnici rinforzerebbero “tantissimo la posizione del pm”. Allora assessore Renzo Guccinelli convoca i “comuni che fanno le bizze”.
uei furbacchioni dei carabinieri del Nucleo operativo economico di Genova,
mica si fanno fregare hanno piazzato cimici dappertutto. Così si possono ascoltare le
conversazioni dove si parla liberamente di quella "leggina" creata ad hoc al dicastero dello Sviluppo economico per aiutare la società partecipata dalla società francese Gas de France e dall'italiana Sorgenia, la holding energetica fondata e controllata dalla famiglia De Benedetti fino
allo scorso marzo, che detiene la centrale di
Vado Ligure i cui fumi, secondo la procura di
Savona, hanno provocato la morte di migliaia di
persone. Tirreno Power si difende "se si fosse
proceduto al riavvio degli impianti, sin da subito si sarebbe potuto garantire una sostanziale
riduzione delle emissioni". Il governo Renzi
allora passa all’azione. Secondo gli investigatori che "a un certo punto sembra che il tentativo
da parte delle istituzioni di 'dare una mano' a
Tirreno Power con la norma ad hoc diventi concreto tanto che dalla seguente ambientale emerge come gli uffici del ministero dell'Ambiente
siano interessati ad apporre le modifiche di
competenza ad una bozza di testo che evidentemente è stata redatta dal ministero dell'Sviluppo
economico”. E qui che entra in campo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio De Vincenti. Il sottosegretario "si adopera" per
"suggerire la strada a Tirreno Power per aggirare le prescrizioni" ambientali. Con lui il ministro Guidi. Scusate, ma cosa ci sarebbe di male?
Meglio la
tortura
Dei buoni sconto
per il sindaco
Clonate
Marino
R
V
iepilogando, la capitale con Nieri ha perso il
vicesindaco. Prima si era dimesso il segretario
generale del Compidoglio Liborio Iudicello, e
del collaboratore di Marino Mattia Stella. Prima ancora aveva abbandonato l'assessore alla Casa Daniele
Ozzimo insieme al ritiro dell’assessore ai Trasporti
Improta, senza contare il presidente dell'assemblea
capitolina Mirko Coratti e dei diversi consiglieri finiti
in manette. Per cui c’è poco da fare gli indifferenti,.
Marino ora dovrà necessariamente mettersi ad arzigogolare per aprire la 'fase 2' della sua giunta, mettendo
mano alla squadra di assessori e trovando un sostituto
per la poltrona a lui più vicina. Potesse clonarsi. Questa stupida scienza non gli consente tanto, ma solo
quella, la clonazione, sarebbe la cosa giusta da fare,
trovarsi con un altro se stesso in ogni posto reso vacante in modo da essere sicuro di non venir lasciato
una seconda volta. E qui che gli è arrivata la notizia
che ha fatto trasecolare l’ottimo sindaco. Visto che Sel
ti ha messo nuovamente nei guai, Sel ti vuole aiutare.
Per salvare l'alleanza che due anni fa ha riportato il
centrosinistra in Campidoglio e pure al governo della
Regione Lazio, si è offerto niente di meno che Nichi
Vendola. Da questo momento Sel è in appoggio esterno alla giunta Marino. Il sindaco faccia i nomi, indichi
con quale esecutivo vuole andare avanti e su quale
programma. Se poi il pacchetto complessivo convincerà l'ala sinistra della coalizione, allora ecco che lo
stesso leader di Sel sarà pronto ad entrare in giunta
con una delega pesante e si parla già di quello che
Vendola può interpretare al meglio, la Cultura. Marino è lusingato volato a Losanna per la riunione del
Cio ha citato commosso Ernesto Guevara, “la più
grande dote di un rivoluzionario è studiare”. Il Che si
riferiva alle tattiche di guerriglia ma non importa.
oma di questi tempi è così, una città
che viene giù a pezzi uno alla volta.
Ieri un bambino muore cadendo negli
ascensori della metro, oggi un gioielliere viene massacrato a pugni e calci nella sua gioielleria. Tutto questo mentre in comune si discute di quali migliorie possa recare un rimpasto
ad una giunta che viene descritta come infiltrata dalla mafia. La città è al collasso, si
muore ammazzati, e la macchina amministrativa è paralizzata al punto che è diventato anche difficile riuscire a pulire le strade. “Il sistema mafioso si è realizzato secondo schemi
e copioni non intaccati dal cambio di amministrazione”, scrivono i prefetti. Puoi stupirti se
il vicesindaco di Sel Luigi Nieri ha sbroccato?
Semmai è surreale che Marino non senta il
dover di dimettersi. Al contrario, Marino cerca di blindarsi. Le pensa tutte pur di restare in
Campidoglio, persino a quella di commissariarsi. Già c’è il prefetto Gabrielli a cui sarò
affidata tutta la gestione del Giubileo, il rapporto di garante con i ministeri, la scelta dei
commissari della struttura amministrativa,
come scritto nella relazione. Ma Marino pensa anche al suo assessore alla legalità Alfonso
Sabella, come vice sindaco al posto di Nieri.
Il bollino blu dell’antimafia alla giunta. Orfini
che ha ascoltato l’idea preferirebbe Sabella in
un ruolo da “super-tecnico”, nel ridisegno
della giunta. Tra Gabrielli e Sabella, a Marino
resterebbe giusto il ruolo di tagliare i nastri
alle inaugurazioni. Ma comunque un vicesindaco ci vuole. Solo che sembra preferiscano
la tortura piuttosto di fare il vice di Marino.
isto che però con la fretta i gattini nascono
ciechi, i vertici capitolini non hanno nemmeno
cominciato a discutere dei temi programmatici, figuriamoci di eventuali rimpasti. Poi che questioni,
è il sindaco al limite a dover stabilire se la squadra va
innovata o meno e Marino ogni questione attinente
all’innovazione appare
infastidirlo. C’è chi sostiene che Marino vorrebbe persino ignorare le dimissioni del vicesindaco.
Purché non si dimetta lui
si dimettesse chi gli pare.
Nel caso si potrebbe pensare su Lorenza Bonaccorsi. La quale appena le
hanno detto che si era
fatto il suo nome quasi stava per buttarsi dalla finestra.
Iscritta alla Fgci dal 1983, Lorenza Bonaccorsi ha seguito tutta la trasformazione del Pci in Pds, la fine della prima repubblica, la nascita dei DS e del PD. Ha
partecipato a Prossima Fermata Italia alla Stazione Leopolda di Firenze ed è stata una delle più convinte sostenitrici della battaglia per la rottamazione e il cambiamento, un tormentone vero e proprio. Ma l’idea di
trovarsi accanto a Marino sarebbe troppo anche per una
con il suo curriculum. Poi in verità Marino al momento
cerca solo volontari per pulire le strade. Un’operazione
straordinaria operazione, sei un ministro che chiede un
appuntamento al sindaco, quello ti riceve e ti mette uno
scopettone in mano e vai con i selfie. Non c'è nessuna
preoccupazione per quello che sta accadendo. Il sindaco è sereno. Gli continuano ad arrivare a casa proiettili
dentro buste anonime e lui le apre sempre con meticol osità sperano di ricever e dei buoni sconto.
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Venerdì 17 luglio 2015
Perché non ricordiamo Solone Il saggio greco che precedette la tirannide
Una visione più mitologia che economica
B
rutto segno quando si ritiene di poter accusare l’Europa ricorrendo a Solone. È vero che fu Solone, uomo probo, poeta e umanista, come lo ha ricordato
Roberto Petrini su “Repubblica” martedì scorso a succedere
allo spietato Dracone, ma Dracone è dubbio che si fosse occupato di economia in senso stretto. La costituzione timocratica in senso proprio potrebbe essere attribuita a Clistene più
avanti nella storia greca. Il codice delle leggi di Dracone ricordato per la loro particolare severità sono più tese all’incardinamento giuridico di una società in espansione. La pena
di morte che puniva anche per piccole infrazioni era esemplare in questo senso. Così come misura politica più che economica quella per la quale ogni debitore, il cui stato sociale
fosse inferiore a quello del suo creditore, ne diventava automaticamente schiavo, quando la punizione era più lieve se
chi aveva contratto debiti lo aveva fatto nei confronti di una
persona di classe inferiore. Dracone rappresenta la Grecia
aristocratica che si tutela per se stessa non è cosa facilissima
trovare paragoni nelle società moderne, al limite bisogna
rifarsi all’assolutismo. Il VI secolo a.C è ancora un’età arcaica le informazioni scarseggiano, le analisi pure, la storia della Grecia antica è già difficile da ricostruire ai tempi di Alessandro Magno tre secoli dopo, quando qui siamo alla calata
dei Dori sul Peloponneso. Di sicuro il successivo Solone si
occupò più direttamente di economia, riformò il censo, limitò il lusso e ritenne di punire la disoccupazione volontaria. E
Solone si occupò anche del peso dei debiti che opprimevano
le classi povere ateniesi. La sua "seisachtheia", con cui si
voleva abbattere proprio il peso debito, per dirla con un linguaggio contemporanea, fu uno dei primi tentativi di svalutazione della moneta, ben del 30 per cento per cui con l’argento equivalente di 73 vecchie monete Atene ne coniò almeno cento. In questo modo nel 594 avanti Cristo i debiti
divennero sopportabili. Non ce la sentiremmo però di titolare
Plutarco, per il quale i debitori furono grandemente avvantaggiati quando i creditori non perdevano nulla, come un
fermo esempio di analista economico. Comunque Solone, si
spinse oltre con l’abolizione delle ipoteche. I deboli ne furono protetti, sicuro, ma il credito si restrinse. Staremmo molto
prudenti nell’asserire, come fa Petrini a cuor leggero che “il
bilancio di Solone, al termine dei suoi giorni, fu sereno e
soddisfatto”. Non abbiamo dubbi sull'ideale di Solone. Egli
cercò di realizzare nelle sue riforme costituzionali un principio di buon ordinamento, in modo da ridimensionare il potere e l'arbitrio indiscriminato degli aristocratici. Ma il suo
tentativo non scalfì certo il potere effettivo dalle mani dei
ricchi e medî proprietarî. Mercanti ed armatori, che stavano
emergendo furono favoriti dalle sue leggi, e se vogliamo
possiamo riconoscergli il merito di un avviamento democratico dell’economia, ma la riforma da lui sostenuta non interveniva sulle disuguaglianze economiche, non prevedeva ridistribuzioni di terre e soprattutto non colpiva i privilegi dei
più ricchi, i quali ne rimasero avversari, visto che non avevano gradito la partecipazione dei ceti poveri alla vita politica.
Solone celebrò enormemente il suo operato e tuttavia dovette
rifugiarsi all’estero perché si era attirato comunque l'ira di
tutte le parti sociali, un segno di imparzialità non di equilibrio, tanto che i disordini sociali sconvolsero presto Atene
aprendo la strada alla tirannide di Pisistrato. Non è così
drammatico allora se nel confronto serrato fra la Grecia a
l’Unione europea ci si è dimenticati di Solone. Meglio non
farsi troppe illusioni e guardare alla storia soprattutto quella
remota, con un margine di dubbio. Per cui se vogliamo dire
che la Germania sbaglia, parliamo di quello che conosciamo
veramente, lasciando perdere personaggi eventi che quasi
sconfinano con la mitologia più che con l’economia.
Le due
velocità
Il Dottor
Stranamore
W
S
olfgang Schäuble il responsabile delle Finanze tedesche si è convinto in fretta che per la Grecia la
vita sarebbe stata migliore, o meno peggio, fuori
dall’euro, tanto che nei vertici di Bruxelles, dello scorso
weekend circolava il documento elaborato dal suo ministero
nel quale si ipotizzava la Grexit. Schäuble è considerato il vol-
to cinico e spietato di Berlino, quello che Syriza disegnava
sopra una divisa da paracadutista delle ss. È vero che il personaggio non abbia un buon carattere. Magari anche l’attentato
che lo ha condotto su una sedia a rotelle non lo ha aiutato, tutto quello che volete, ma se c’è uno convinto nell’Europa e nell’euro è l’ex collaboratore di Khol, sostenitore della
partnership con Mitterand. È vero che insieme a Carl Lamers,
Schäuble sostenne la dottrina della “geometria variabile”, sulla
base della quale i diversi Paesi avrebbero partecipato in misura
differenziata all’integrazione europea. La moneta unica sarebbe dovuta iniziata da Germania, Francia, Olanda, Belgio, Lussemburgo. Era il tema delle due velocità che da noi si conosceva principalmente per gli attacchi del ministro olandese Zalm
all’Italia. Allora i tedeschi erano paciosi, visto che l’euro era la
loro creatura, lasciavano fare il lavoro sporco agli olandesi. E
pure persero la partita, ci si imbarcò tutti nella moneta unica
allegramente, e vai a trovare i gradi di omogeneità, per restarci. Competitività dei Paesi, solidità delle finanze pubbliche,
controllo democratico dei parlamenti nazionali, che altro?
e non c’è convergenza tra Paesi europei. si pregiudica l’intera costruzione che verrà portata al fallimento. Molto meglio tagliare il braccio che si agita inutilmente. Lo avete visto in azione queste ultime
settimane. “Il governo greco ha distrutto tutta la fiducia
dei partner europei”, ha dichiarato durante una conferenza sulla crisi a Berlino organizzata dalla Fondazione
Konrad Adenauer. Il governo di Atene non ha una
“roadmap”, non spiega le proprie proposte e soprattutto
non dice la verità ai suoi cittadini. Nessuno riesce a capire ciò che il governo greco vuole. Poi non gli piacciono i
politici greci nel loro complesso incapaci di capire i loro
problemi. Caduto Kohl, il suo mentore, Schäuble avrebbe dovuto diventare il numero uno della Cdu, solo che
Angela Merkel mostrò tutte le sue doti politiche. Gli si
mise di traverso impedendone la candidatura a presidente
federale. Poi, però, una volta datogli il colpo lo ha voluto
nel suo governo, dal 2005, ministro degli Interni, e dal
2009, alle Finanze. Meglio stingere Schäuble al petto che
lasciarlo vagare chissà dove. Il rapporto fra i due è intenso. Fu Schäuble il vero architetto della riunificazione
della Germania federale con la Repubblica democratica
tedesca. Lui a pronunciare nel 1991 il discorso al Bundestag dove convinse la maggioranza a ratificare lo spostamento della capitale tedesca da Bonn a Berlino. Dopo la
sconfitta elettorale della Cdu nel 1998, diventa presidente del partito e subisce il trauma per le irregolarità finanziarie in cui viene coinvolto Kohl. Si, potrebbe anche
essere che Schäuble sia un uomo con motivi profondi di
rancore. È costretto da decenni su una sedia a rotelle, ha
subito dei rovesci politici tali da limitare le ambizioni
della sua carriera, e si trova costretto a fare da cane da
guardia al suo paese. E pure tutto questo non basta a farne un Dottor Stranamore. Merkel sa benissimo che il suo
ministro risponde solo alla volontà del popolo tedesco.
3
Sepolto tra gli scaffali
“L
e vite parallele” di Plutarco, scritte tra il 96 ed il 120
dopo Cristo sono opera
talmente famosa che potete scaricarle
persino da internet. Eppure per secoli
furono quasi dimenticate nell'occidente
cristiano. Cominciarono a riaffiorare tra
il Quattrocento e l'inizio del Cinquecento grazie agli umanisti a cui piaceva l’idea del confronto e delle similitudini fra
grandi personalità del passato. Ancora
nell’800 erano di grande divulgazione,
tanto da essere la principale lettura del
generale Bonaparte. A Plutarco non interessava per nessuna ragione diventare
una qualche fonte storica. Era affascinato invece dai comportamenti e il carattere dei suoi personaggi. Non c’è teoria che regge di fronte alla forza della
psiche. Plutarco non resisteva all’idea di
comparare un greco ad un romano, quasi fossero i secondi continuatori dei primi, o semplici copie degli originali. A
volte era così, ma a volte anche la copia
superava l’originale. Plutarco cerca
sempre di attenersi all’obiettivo della
realtà senza infingimenti di sorta, la morale nasce da qui, dal desiderio di convincere i padroni romani di rispettare
quei Greci che a sua tempo dominarono
il mondo. Chi cerca invece di ricostruire
dalla “vite” dati storiografici e magari
persino socio economici, va fuori strada.
Fondata nel 1921
Francesco Nucara
Direttore responsabile
Autorizzazione Tribunale di Roma
n. 290 del 31/12/2014
Società Editrice: Edera 2013
Società Cooperativa Giornalistica
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(Specificare causale del versamento)
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La Voce Repubblicana on
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Venerdì 17 luglio 2015
L’obiettivo di un benessere sociale più diffuso
Il Risorgimento Mazziniano
Di Pino Melandri
I
l sociale rappresenta il cuore del programma del Nuovo Risorgimento Italiano che rivolge grande attenzione alle categorie più svantaggiate. A cominciare dai pensionati: ovviamente non certo di quei fortunati che godono delle
cosiddette 'pensioni d'oro', ma dei tantissimi che sono obbligati a vivere l'ultima
stagione della vita con pochi euro, a fronte di una lunga vita spesa per il lavoro. È
arrivato il momento di dare un segnale forte per consentire una serena e decorosa tranquillità, innalzando immediatamente le pensioni minime a mille
euro al mese. La povertà infatti non è qualcosa di astratto, che si legge solo sui
giornali, ma giusto appena dietro l'angolo, che si tocca con mano. Ecco perché,
secondo i principi della solidarietà, è necessario dare una mano agli anziani in
difficoltà, soprattutto di quelli che - diversamente da più giovani - non sarebbero
in grado neanche volendo di 'arrotondare' con qualche lavoretto in nero. Non tutti
infatti godono di buone condizioni di salute e, in molti casi, la pensione è l'unica
reale fonte di sostentamento.
Sono i dati a confermare la notizia secondo cui i pensionati sono sempre più poveri nel nostro Paese. Secondo un'indagine Istat e Inps sui trattamenti pensionistici, quasi un pensionato su due percepisce un assegno inferiore ai mille euro al
mese, mentre il 14,4% (2,4 milioni di persone) è sotto i 500 euro. In tutto sono
13,8 milioni i cittadini ai quali l'Inps paga la pensione, erogando oltre 18,5 milioni
Il Pri, il suo prestigio
ed il suo futuro
Segue da Pagina 1 La direzione nazionale, nel rigoroso rispetto della normativa statutaria, saprà individuare ed attuare tutte le iniziative ed i provvedimenti necessari ed opportuni per garantire l'efficace ed
efficiente attività del partito, che non deve essere
danneggiata da improvvidi, oltre che illegittimi proponimenti.
Segue da Pagina 1 Come è inutile stilare il piano per il rientro del debito
greco se si è convinti che sarebbe meglio una Grecia fuori dall'euro. Lo stesso vale per noi: se non crediamo più
all’Europa, quale l’abbiamo costruita e
sono Stati democratici quelli che hanno
concorso attivamente al processo in
corso e non delle dittature militari, con
che cosa intendiamo sostituirla? Perché siamo convinti con Paul Krugman che vi
sia una vita fuori dall’euro, solo che vorremmo anche capire di che tipo di vita si
tratti. Ad esempio, quella che conducevamo nella lira non ci piaceva più, Per
questo chiedemmo di aderire alla moneta unica, e il partito repubblicano, qualcuno lo ha dimenticato, più di molti altri.
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di trattamenti. La maggior parte sono pensioni di vecchiaia (9,4 milioni, il 71%
della spesa totale), al secondo posto le pensioni per i superstiti (3,8 milioni ossia il
14,9%), poi quelle assistenziali (7,9%), di invalidità (4,5%) e indennitarie (1,7%).
L'importo medio delle pensioni di vecchiaia è di 609 euro mensili, mentre quelle
di anzianità hanno un valore medio di 1.473 euro mensili, con la differenza dovuta all'anzianità contributiva molto più bassa delle pensioni di vecchiaia. Tra le
altre pensioni previdenziali, le più numerose sono quelle relative ai superstiti con
un valore medio di 534 euro mensili.
Fondamentale è portare a mille euro al mese tutte le pensioni di vecchiaia, procedendo a anche per piccoli step. Per trovare i fondi necessari, ci sono diverse strade
percorribili. Si potrebbe, per esempio, recuperare quanto la Chiesa cattolica
non ha ancora versato per l'Ici e, sin da ora, includerla nella tassazione Imu.
Secondo uno studio condotto nel 2006 dal deputato radicale Maurizio Turco, nella
casse dello Stato manca un mare di denaro: "Almeno 500 milioni all'anno". Per il
futuro dovrebbe essere logico far pagare l'Imu non solo alla Chiesa, ma anche a
partiti, sindacati e fondazioni bancarie, eliminando un assurdo privilegio a favore
di queste realtà. Ma si potrebbe anche pensare di ridurre, anche di pochissimo, la mostruosa spesa militare italiana. Secondo alcuni documenti ufficiali
della Federazione dei Verdi, nel 2013 il volume finanziario complessivo a disposizione del ministero della Difesa è pari a oltre 20 miliardi di euro. I soldi per l'aumento delle pensioni minime comporterebbero una riduzione dello 0,0005% della
spesa militare annua! In Germania, tanto per fare un esempio, la cancelliera Angela Merkel - già nel 2010 - ha ridotto le spese per armamenti di 10 miliardi.
Non sarebbe male riprendere le parole dell'amato presidente Sandro Pertini.
"Svuotare gli arsenali e riempire i granai".
Condizioni irricevibili Un appuntamento per revisionare i trattati
Mai smettere di pensare al domani
Di Niccolò Rinaldi
Segue da Pagina 1 Avevamo scritto che il caso della Grecia deve diventare il laboratorio del futuro, che non “bisogna smettere di pensare al domani”, alla sua
sostenibilità. Avevo usato il titolo inglese della canzone dei Fleetwood Mac che
piaceva a Clinton, “Don’t stop thinking abut tomorrow”. Giusto, perché finora
sembra che siano soprattutto gli americani a pensare al domani, compreso al nostro - a modo loro.
Segue da Pagina 1 qui abbiamo
una qualche difficoltà di comprensione, perché chi lo ha detto
che una democrazia debba essere
divisa fra sinistra e destra? Ci può
benissimo essere un centro, come
in Germania o in Spagna ad esempio. Poi la sinistra e la destra
radicale, a dir il vero l’hanno
messa spesso a rischio la democrazia, per cui non ne avvertiamo particolare bisogno, anche perché dove la
democrazia funziona da più di duecento anni, negli Usa, ci si è sempre preoccupati di contrastare entrambe.
Tsipras ad Atene
Radicali liberi
Vittorie
perdute
Questione
democratica