RECENSIONE del Prof. Giuseppe BIANCHI al libro “IL TORDO

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RECENSIONE del Prof. Giuseppe BIANCHI al libro “IL TORDO
RECENSIONE del Prof. Giuseppe BIANCHI al libro “IL TORDO INGORDO”
Nel suo libro IL TORDO INGORDO (Editrice UNI-Service), Flavio Pellis analizza, con stile
semplice, concatenato e scorrevole, con dovizia di dati e ricerche, l’origine dell’ attuale
recessione italiana, datandola al 2002; attribuendone la principale causa a due fenomeni
combinati che rappresentano il “macigno”, senza la cui rimozione in tempi rapidi, è
impensabile ipotizzare una fase di risalita, al termine della fase recessiva.
Il primo fenomeno esaminato è quello della perdita del potere d’acquisto dei redditi di
lavoratori dipendenti e pensionati (definiti redditi “fissi”), avvenuto negli ultimi 6 anni.
Questo processo è iniziato nel 2002, quando nel passaggio Lira/Euro, si è verificato un
incremento ingiustificato dei prezzi, a causa delle speculazioni e soprattutto dalla assoluta
mancanza di controlli (caso quasi unico tra i paesi europei), che ha permesso di spostare
enormi quote di risorse a vantaggio di rendite e profitti.
Il secondo fenomeno preso in esame, è quello della precarietà permanente (anch’essa
amplificata dal 2003), quale elemento “strutturale” dell’ economia italiana, che ha causato
il dramma sociale della “generazione perduta” degli attuali precari 30enni ed anche ultra
40enni, e che ora sta minacciando la prossima generazione, definita appropriatamente
“senza futuro”.
Le proposte di merito avanzate (alcune originali ed innovative), per rimediare ai guasti
provocati da entrambi i fenomeni, hanno il pregio di essere abbastanza semplici e
percorribili; a patto di trovare sia le risorse che gli strumenti di rappresentanza (politica,
sociale, istituzionale) in grado di poterli tramutare in fatti concreti e realizzabili.
Per quanto riguarda le risorse, l’autore avanza una proposta, peraltro non nuova, ma
interpretata in modo molto pragmatico.
Applicare anche in Italia le norme in vigore negli USA, per la lotta all’ Evasione Fiscale
(che prevedono anche la carcerazione per reati di evasione e truffa), la cui dimensione
finanziaria (la stima più recente è di circa 140-150 miliardi netti di euro all’anno, di
mancato introito allo stato) consentirebbe di poter disporre delle risorse necessarie per
affrontare ed iniziare a risolvere entrambe le questioni.
Il finale del libro non esclude una possibile conclusione amara: cioè che, non avvenendo
nessuna inversione di rotta (cosa peraltro niente affatto improbabile), l’Italia sia
inevitabilmente condannata ad un ineluttabile declino, a cui si può sfuggire solo chiedendo
“asilo politico a S.Marino, per restare in Italia da turista e non da suddito”.
È naturalmente una soluzione provocatoria; ma d’altronde, è assolutamente coerente con
lo spirito del libro descritto nella premessa: “gettare un macigno nello stagno”.
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Presidente dell’ ISRIL; già docente universitario (Luiss, Università “La Sapienza”,
Università di Perugia); consulente di importanti gruppi privati, amministratore di enti
pubblici (Inps, Ice); autore di numerosi volumi su argomenti attinenti le relazioni industriali.