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Rassegna Stampa Martedì 30 giugno 2009 TREVISO Martedì 30 giugno, pag. 2 Cariche esplosive per cercare l’oro nero Via libera alla campagna di esplorazione: in preallarme i paesi interessati La Provincia dà il via libera per la ricerca di petrolio e idrocarburi nel trevigiano. Dopo il tira e molla di inizio anno la Celtique Energie Petroleum Ltd, società londinese con sedi italiane tra Ferrara e Matera, nei prossimi giorni potrà iniziare l’attività esplorativa “di acquisizione sismica” all’interno del progetto denominato “Carità”. L’obiettivo è quello di passare al setaccio il sottosuolo di 35 comuni della Marca alla ricerca di giacimenti di idrocarburi non ancora sfruttati realizzando, in seconda battuta, dei pozzi esplorativi profondi sino a quattro chilometri. Per la prima parte della ricerca la commissione per la Valutazione di impatto ambientale, riunitasi una settimana fa, ha deciso di non chiedere ulteriori studi e di evitare la procedura di Via per le indagini geologiche mostrando, di fatto, il disco verde al progetto di screening che la società londinese ha presentato a metà marzo, dopo una richiesta di “migliore definizione” da parte della Provincia. Le ispezioni dovrebbero durare circa sei mesi, su un’area che da Conegliano a Monastier, sino a Vedelago e Montebelluna, si estende per circa 530 chilometri quadrati. Il procedimento era stato avviato all’inizio del 2007 presso il Ministero dello Sviluppo economico e dopo le iniziali perplessità, ora è arrivato un primo via libera che consente la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi a ridosso di una zona che la Celtique definisce “molto interessante”. «Nella pianura padano veneta l’attività di ricerca è sempre stata molto più modesta che nel resto dell’Italia settentrionale. I primi pozzi esplorativi risalgono agli anni ’30 (Sacile), mentre la prima scoperta significativa risale al 1974 con il campo di Cavalletto – si legge nello studio ambientale – in questa parte sono stati scoperti sei giacimenti a idrocarburi gassosi (Anzano, Cavalletto, Conegliano, Sant’Antonio, Nervesa e Arcade) tutti concentrati nell’area di istanza di permesso di ricerca». Nei prossimi giorni, quindi, dovrebbe iniziare la raccolta di dati attraverso la riflessione di onde sismiche captate dai ricevitori e originate da diversi strumenti che si potranno incrociare lungo le strade della Marca: la massa battente, installata su mezzi agricoli, il “Vibroseis”, mezzo pesante dotato di una piastra vibrante da appoggiare al suolo; e il metodo esplosivo, con la detonazione di cariche dentro pozzetti di scoppio a una profondità massima di 40 metri. Gli abitanti verranno avvisati in anticipo e la Provincia ha chiesto di mantenere “un’adeguata distanza dalle costruzioni”. La prima fase servirà per individuare i siti sensibili dove realizzare i pozzi esplorativi profondi sino a 4 chilometri e indagare più in profondità. Ma questo è un altro capitolo. «Una volta individuati i siti – scrive il presidente della commissione per la Valutazione di impatto ambientale, Carlo Rapicavoli – si ritiene necessario assoggettare a procedura Via le attività relative alla realizzazione dei pozzi esplorativi». Insomma, per ora si ricerca, poi serviranno nuovi studi. Mauro Favaro I test in trentacinque comuni La Provincia ha deciso che la Celtique Energie Petroleum può iniziare la ricerca di petrolio e idrocarburi nel trevigiano. L’attività esplorativa è alle porte. L’indagine si estenderà su un’area di 530 chilometri quadrati e comprende 35 comuni. Questi i paesi che verranno passati al setaccio: Arcade, Breda di Piave, Carbonera, Casale sul Sile, Casier, Cimadolmo, Codognè, Conegliano, Fontanelle, Giavera, Istrana, Mareno di Piave, Maserada, Monastier, Montebelluna, Nervesa, Ormelle, Paese, Ponte di Piave, Ponzano, Povegliano, Roncade, San Biagio di Callalta, Santa Lucia di Piave, San Vendemiano, San Polo di Piave, Silea, Spresiano, Susegana, Trevignano, Treviso, Vazzola, Vedelago, Villorba e Volpago del Montello. Martedì 30 giugno, pag. 26 Martedì 30 giugno, pag. 16 Parte la corsa al petrolio Da oggi iniziano i sondaggi Al setaccio 259 chilometri Federico Cipolla La Provincia ha autorizzato le analisi del terreno Accertamenti condotti dalla londinese Celtique Energy Nulla osta della Via Scatta lo screening in 35 comuni trevigiani Parte la corsa all’oro nero nella Marca. La Provincia ha autorizzato con decreto la Celtique Petroleum Energy a compiere analisi su un’area che va da Conegliano a Roncade, da Trevignano e Oderzo (35 comuni interessati), per cercare il petrolio. Il progetto «Carità» della società londinese prende ufficialmente il via da oggi. Secondo la Celtique Petroleum ci sono ottime possibilità di trovare un «sistema petrolifero completo» nel sottosuolo di 35 comuni trevigiani, in un’area vasta 259 chilometri quadrati. La commissione Via ha emesso il 23 giugno un decreto che autorizza la società a compiere il primo screening: nel dettaglio si tratta di collocare alcuni sensori in tutta l’area individuata. Dal risultato che ne deriverà i tecnici della società londinese decideranno poi se proseguire con le analisi. La commissione provinciale Via ha autorizzato solo la prima parte dell’intervento; nel caso in cui si rivelassero necessarie le trivellazioni, i progetti dovrebbero tornare in mano ai commissari. «E’ stato deciso così perché in questa fase non ci sarà alcun impatto ambientale - ha spiegato il presidente della provincia Leonardo Muraro - per il resto invece l’analisi andrà approfondita e richiede una procedure diversa». Secondo il progetto della Celtique Petroleum, la ricerca dell’oro nero della Marca durerà sei anni. Il primo obiettivo della società con sede operativa in Charlotte Street, a Londra, è verificare con i sensori la possibile presenza di idrocarburi e in un secondo momento con le trivellazioni verificare che vi sia un giacimento di petrolio (ma anche metano, butano ed etano) sotto la provincia di Treviso. Se il progetto Carità (cosi è stata denominata la campagna di ricerca) darà buon esito, solo allora potranno intervenire le multinazionali del petrolio. Tra tutte la Avista Capital Partners, principale finanziatrice della caccia all’oro nero. Martedì 30 giugno, pag. 7 Inceneritori, è battaglia fra tecnici Ieri in municipio a Silea la task force comunale: obiettivo "smontare" il progetto di Unindustria Silea Si concretizza a Silea l’entrata in campo della task force di esperti che farà muro contro i disegni di Unindustria che prevedono la realizzazione di due inceneritori, uno dei quali nel territorio amministrato da Silvano Piazza. Tre mesi e 138mila euro stanziati a disposizione di un’iniziativa che vanta, a quanto pare, il primato italiano assoluto. La formazione: Umberto Bellucco, Stefano Montanari, Edoardo Manetti, Guido Salvi. Gli scienziati si sono presentati ieri mattina in municipio per ufficializzare il proprio impegno professionale diretto a smontare il progetto. Sono tra i massimi esperti mondiali del settore e con le proprie analisi e le rispettive competenze, contrasteranno i pareri dei tecnici che, in Commissione Via, valuteranno la possibile realizzazione dell’impianto nel feudo Piazza. «Mi piace pensare sia una grande opportunità anche a livello provinciale per informare i cittadini e le autorità. Se sarà necessario, troverò altri fondi affinché anche gli altri Comuni possano beneficiarne, a cominciare da quelli limitrofi, con i quali ho già instaurato dei buoni rapporti. Mi voglio preoccupare anche per Treviso, che finora invece ha dormito». Bellucco, uno dei massimi esperti in chimica a livello mondiale, sottolinea subito come sia fondamentale ribaltare l’iter sistematicamente adottato in Italia di far presentare dai privati proposte “libere” alle Regioni. «E’ necessario che siano invece le istituzioni a dare le necessarie direttive per le eventuali realizzazioni di impianti del genere, predisponendo un apposito piano. Il nostro compito sarà quello di verificare in modo critico il progetto di Unindustria, tenendo ben presenti le cosiddette ‘condizioni al contorno’, cioè non solo le caratteristiche tecnico impiantistiche, funzionali, gestionali, di ricaduta al suolo e di garanzia che lo contraddistinguono, ma anche il contesto morfologico, ambientale e culturale sul quale la realizzazione andrebbe ad influire». «E per favore, non chiamatelo termovalorizzatore – puntualizza acceso Montanari, sostenuto dai tre colleghi – perché la Comunità Europea ci ha espressamente vietato di usare questo termine, non solo inappropriato, ma proprio sbagliato. Noi italiani siamo gli unici ad usarlo, facendo delle pessime figure, manipolati da chi vorrebbe indorarci la pillola». Dal 2005, Montanari è a capo di un’unità di ricerca denominata Nanopathology voluta dalla CE e, anche a tal proposito, lo studioso precisa che «è assolutamente certo che i fumi di un inceneritore producano nanoparticelle tossiche, come è certo che queste nuocciano in modo permanente alla salute». Non si tratta di ipotesi o catastrofismi, quindi, e Piazza spera di poter allargare lo studio alla valutazione di tutte le possibili soluzioni alternative all’inceneritore. «Sfruttando il confronto delle quattro grandi teste che lavorano in questo eccezionale team, potremo dare un esempio al resto d’Italia» perché tra l’altro, come puntualizza Montanari, «è dal 1979 che negli Usa non si costruiscono più inceneritori». Aldina Vincenzi Martedì 30 giugno, pag. 10 RIESE PIO X A Vallà torna la paura Il fortunale blocca la sagra Riese Pio X L’altra sera un fortunale si è abbattuto anche sulla castellana riportando in auge antiche paure tra la gente della zona. In particolare a Vallà di Riese si sono vissuti momenti di paura nel corso della sagra, voluta nonostante quello che è recentemente successo. E proprio il ricordo della tromba d’aria del sei giugno ha aleggiato per qualche minuto sui presenti alla manifestazione. Manifestazione che alla fine è stata sospesa più per precauzione che per altro. Fortunatamente alla fine i danni si sono rivelati pressochè inesistenti, anche se la festa è stata rovinata e la gente ha dovuto abbandonare in tutta fretta il campo. Per la cronaca glòi organizzatori hanno deciso di posticipare alla prossima domenica il gran finale della sgara stessa. Un modo forse per esorcizzare la paura e cercare di guardare con fiducia al domani e a quanto aspertta i cittadini di vallà in fatto di ricostruzione delle loro abitazioni. Nella Castellana ci sono state tre ore di interventi, dalle 22 all’una per i vigili del fuoco di Castelfranco a causa del fortunale. Fortunatamente non ci sono da registrare danni particolari alle abitazioni se non qualche ramo abbattuto e qualche scantinato allagato nelle zone di Castelfranco, S.Andrea, Vedelago, Fanzolo, Castello di Godego. Martedì 30 giugno, pag. 12 Sernaglia affonda di nuovo: «Fermate il dissesto» Il diluvio di domenica sera, abbattutosi su Farra, ha spinto acqua e fango in diverse abitazioni del paese, "vittima" di un rischio idraluco costante Sernaglia della Battaglia Un fiume di acqua e fango all’improvviso domenica sera si è abbattuto sul territorio di Sernaglia, tornata a fare i conti con il dissesseto idrogeologico del territorio. E a pagarne le conseguenze, ancora una volta, i cittadini. Oltre un metro e mezzo d’acqua in diversi garage e abitazioni di via Farra, di via Croce nella parte che va verso via Letteria, e in via Patean. Strade chiuse, Vigili del fuoco in azione fino alle 2 di notte, amministratori e polizia locale attivi e in sopralluogo. «Nella serata di domenica - spiega il neo sindaco Sonia Fregolent - un nubifragio si è abbattuto sul territorio del Comune di Farra di Soligo, che confluisce nel bacino scolante del nostro Comune. Nel territorio sernagliese si son verificate esondazioni in più parti del territorio, colpendo punti critici già noti all’Amministrazione comunale. Abbiamo già contattato gli organi competenti, in particolare il Consorzio di bonifica per gli interventi urgenti di competenza, con particolare attenzione alla tutela dell’incolumità delle persone». Insomma il territorio ancora una volta ha gridato aiuto. Perchè quel che è andato in scena domenica è semplicemente la dimostrazione che tutto il sistema di scolo delle acque meteoriche del territorio è al collasso e va rivisto, adeguato a un clima che eccezionale non si può più definire, a un’urbanizzazione che ha reso impermeabile il suolo, a una modifica delle colture e a uno sfruttamento intensivo delle aree agricole che nel corso degli anni ha portato alla sistematica eliminazione di scoline, fossi e zone erborate che hanno sempre mitigato e trattenuto l'acqua allungandone i tempi di deflusso. E proprio dai campi, come dalle colline, l’acqua domenica continuava a defluire trasformando le strade sterrate in veri e propri alvei. «È in programma a breve un consiglio comunale sui problemi connessi al rischio idraulico, sugli interventi urgenti finalizzati a scongiurare il ripetersi di situazioni critiche - afferma Fregolent -. Altro versante è quello della verifica dei regolamenti locali, di concerto con i Comuni limitrofi per assicurare in via preventiva ogni azione utile a migliorare l’assetto idraulico sul territorio. Si sta vagliando anche la possibilità di ordinanze urgenti a carico di situazioni di non conformità rilevate sul territorio, anche in area privata, che sono concausa dei fenomeni di allagamento. Ringrazio il collega di Farra per il senso di responsabilità manifestato, venendo lui stesso a verificare la situazione». Giuseppe Nardi a Sernaglia ci è corso subito, dopo aver visto tutta quell’acqua che tracimava dai campi e dai fiumi posti a confine e che correva giuù dalle colline. «Ho preso atto del problema spiega - e ho già manifestato al sindaco di Sernaglia tutta la disponibilità della mia amministrazione per affrontare insieme questo problema». E oggi si inizia la solita trafila: conta e segnalazione dei danni, richiesta dello stato di calamità alla Regione. In attesa della prossima pioggia. Manuela Collodet Martedì 30 giugno, pag. 23 FANZOLO Devastati dal vento cinquanta campi coltivati a tabacco VEDELAGO. Pioggia evento hanno fatto fare gli strordinari domenica sera ai vigili del fuoco. A Fanzolo sono andati completamente distrutti cinquanta campi coltivati a tabacco che si stavano riprendendo dopo la tromba d’aria dello scorso 6 giugno. Danni anche a numerosi vigneti, orti e campi coltivati a mais. In via San Francesco i vigili del fuoco sono dovuti intervenire nuovamente per ripristinare la copertura dell’abitazione di Angelo Bosa, ripristinata dopo la tromba d’aria del 6 giugno e danneggiata domenica dal vento. Alberi sono caduti in via Unione e davanti al ristorante Antica Postumia. Allagato anche il sottopasso di via Montegrappa a Fanzolo, per l’intasamento degli scarichi dovuto alle foglie. Stessa situazione a Sant’Andrea oltre il Muson, centro allagato con 15 centrimetri di acqua, che fortunatamente non è entrata nelle abitazioni e negozi: gli scarichi otturati dalle foglie che non facevano defluire l’acqua piovana caduta a volontà. Con i vigili del fuoco è intervenuta la ditta incaricata dal Comune. (Dario Guerra) Martedì 30 giugno, pag. 28 Pioggia e vento hanno sferzato i due paesi domenica sera. L’ira dei residenti: «Consorzio sotto accusa» Abitazioni invase da un fiume di fango Il torrente Patean fuori dagli argini: inondandate le strade di Sernaglia e Farra di Salima Barzanti SERNAGLIA. Tracima il Patean e un fiume di acqua e fango inonda le strade e le case di Sernaglia. C’è chi, per rientrare nella propria abitazione, ha dovuto farlo dalla finestra e chi si è svegliato con 70 centimetri d’acqua nel soggiorno. E’ il risultato della forte pioggia (in un’ora sono caduti 150 millimetri d’acqua) che si è abbattuta su Sernaglia e Farra di Soligo tra le 21 e le 22 di domenica. Particolarmente colpiti via Patean, via Busche, via Croce e via Lettiera a Sernaglia e via Farra e via Sernaglia, la strada che collega i due comuni. Sul posto i vigili del fuoco. «Eravamo fuori casa e per rientrare abbiamo dovuto farlo dalla finestra - spiegano i coniugi Livio Carnielli e Carla Casagrande che abitano al civico 55 di via Croce - ora stiamo portando fuori divani, sedie, tappeti, addirittura i piatti che erano dentro la credenza in taverna sono sporchi di fango, tanto alta era l’acqua. Il problema è il fango che per mesi non andrà via. Ci auguriamo che al più presto facciano gli interventi che servono. Forse in parte il problema è dovuto alle nuove costruzioni, con la cementificazione anche a monte». «Certo ieri sera la pioggia era forte, ma il problema potrebbe essere legato anche ai tanti canali di scolo dei campi che sono stati chiusi e quindi la portata del torrente non è più adeguata» aggiunge Francesco Zanardo. Anche l’abitazione di Sandro Quaglio, al civico 71 di via Busche, è andata sott’acqua. «Siamo come i terremotati - dice - abbiamo portato in cortile tutto, dai mobili ai tappeti. Domenica stavo sul divano a guardare la tv e a un certo punto mi sono alzato e avevo l’acqua che mi arrivata alle ginocchia. Saranno stati 70 centimetri. Sembrava di avere un torrente in casa che arrivava dalla strada poi è saltata la corrente. Certo la pioggia era forte, ma non puliscono i fossati, anche questo è un problema. I danni? Io spero che paghi il comune, visto che l’acqua mi arrivava dalla strada». Anche via Patean, in centro a Sernaglia, è diventato un fiume in piena. «Avevo 30 centimetri di acqua dentro casa, è persino entrata nella Punto che avevo in garage - afferma Maria Toniolo che abita al civico 27 - acqua e fango nel ripostiglio, nella taverna, nella stanza da lavoro, nella caldaia. I tutta la mattina che cerco di pulire, vorrei chiamare un’impresa di pulizia, ma se devo pagare io allora no». Proprio all’altezza di via Patean due torrenti si incontrano, il Patean e il Gavada, e domenica l’acqua è uscita proprio dal ponte, riversandosi sulla strada, sui cortili ed entrando nelle abitazioni. «L’acqua e il fango sono entrati in casa, nella cantinetta e nel garage dove abbiamo il tosaerba, il trattorino e le macchine. Non ci siamo accorti e non abbiamo fatto in tempo a spostarle, vedremo se ripartiranno - racconta Maria Rosa Bressan che abita con il marito Mario Franco al civico 33 -. Sarebbe opportuno pulire più spesso i canali, magari l’acqua si sarebbe fermata in cortile. E pensare che proprio nei prossimi giorni ho la scadenza della bolletta del consorzio Brentella. I danni? Non so ancora a quanto ammontano, ma non so chi li pagherà». Martedì 30 giugno, pag. 23 Maltempo. Gran lavoro domenica sera per vigili del fuoco chiamati a tagliare piante e prosciugare case Paura alla sagra: albero sfonda due auto Salvi due anziani chiusi nell’abitacolo per ripararsi da pioggia e vento di Silvia Trentin ALTIVOLE. Attimi di paura domenica sera a Caselle durante la sagra paesana. Pioggia e forti raffiche di vento hanno fatto cadere due alberi. Uno è finito sull’auto di due anziani che stavano aspettando in auto che smettesse di piovere. I due anziani che avevano trovato rifugio nella loro Ford Fiesta in attesa che smettesse di piovere, sono usciti incolumi: senza perdersi d’animo, nonostante si siano visti crollare sull’auto uno dei grossi alberi che costeggiano il viale che porta al cimitero, sono usciti dall’auto facendosi largo tra i rami. I danni alla vettura e a quella vicina, una Fiat Croma, non sono ingenti. Gli alberi si sono appoggiati alle auto e quello che ha investito la seconda sarebbe stato anche frenato da alcuni arbusti che crescono dall’altra parte del fossato che divide la carreggiata dal parcheggio dove sostavano le vetture. Ad accorgersi di quello che era successo sono state le persone presenti alla sagra: appena la pioggia ha dato un po’ di tregua la gente che verso le 21.30 affollava il tendone allestito per la sagra, è corsa fuori per raggiungere l’auto e tornarsene a casa. E’ così che qualcuno ha visto i due anziani tentare di farsi strada tra i rami. Fortunatamente questa nuova ondata di maltempo che ha investito la zona della frazione di Caselle, già abbondantemente colpita, anche se in modo minore, dalla tromba d’aria che ha spazzato Vallà il 6 giugno scorso, non ha causato grossi danni né a cose né a persone, ma quando il cielo si è coperto di nuvoloni neri carichi di pioggia rischiarati a tratti da lampi davvero sinistri, qualcuno aveva preferito battere in ritirata. Di questi tempi, soprattutto in queste zone della Castellana, quando la pioggia arriva in modo così violento, il pensiero torna alla tromba d’aria di Vallà. alla sagra di Caselle domenica sera sono arrivati anche i vigili del fuoco di Montebelluna che hanno lavorato fino a mezzanotte per mettere in sicurezza i due alberi caduti. Ma gli interventi per il maltempo hanno tenuto occupati i pompieri fino a tarda notte nella zona tra Montebelluna, Altivole e Castelfranco dove si sono registrati vari allagamenti. E anche a Vallà la serata finale della sagra paesana è saltata a causa del maltempo. L’area dove era stato allestito il tendone è sterrata e con la pioggia battente di domenica sera si è completamente allagata. E’ stato interrotto il servizio di ristorazione ed è saltata anche l’estrazione dei premi della lotteria. E non è mancato qualche momento di terrore all’idea che si stesse rivivendo la tragica esperienza vissuta il 6 giugno scorso dopo la devastazione lasciata dal passaggio della tromba d’aria. Nonostante la tragedia il paese aveva deciso di non rinunciare alla sagra: per due settimane la festa paesana è diventata un motivo di svago, ma anche un modo per raccogliere fondi pro ricostruzione. E gli organizzatori della festa, dopo tutti gli sforzi messi in campo, non ci stanno a vedersi rovinata proprio la serata finale e hanno deciso di posticipare i festeggiamenti. Domenica 4 luglio a Vallà sarà ancora festa. Martedì 30 giugno, pag. 5 edizione NAZIONALE Residenti in Veneto, uno su 5 sarà straniero Il costante aumento dell’immigrazione porterà a raddoppiare le presenze nei prossimi vent’anni Mogliano (Treviso) NOSTRO SERVIZIO Su una popolazione veneta che si avvia a raggiungere quota cinque milioni, gli stranieri residenti nelle 7 province della regione sono oltre 460 mila (uno ogni 13 abitanti), ma nel giro di vent’anni in Veneto un abitante su cinque sarà straniero. E c’è poi il fenomeno del sommerso: stime attendibili parlano di presenze superiori al mezzo milione se si tiene conto degli irregolari e di coloro che sono solo domiciliati (circa 50 mila persone). Dati che hanno fatto da sfondo alla presentazione del rapporto 2009 dell’immigrazione in Veneto, ieri a Villa Braida di Mogliano, per iniziativa dell'Osservatorio regionale sull'immigrazione. Hanno snocciolato cifre e grafici Oscar De Bona, assessore regionale alle Politiche migratorie, e i due dirigenti di Veneto Lavoro Sergio Rosato e Bruno Anastasia. La presenza straniera è divenuta rilevante soprattutto negli ultimi vent’anni ed ha conosciuto una forte accelerazione a partire dal 2002, l’anno caratterizzato dalla «grande regolarizzazione» degli immigrati. Da allora la popolazione straniera regolarmente residente in regione è più che raddoppiata. L'incidenza percentuale degli stranieri sul totale dei residenti ha conosciuto un crescendo costante: era al di sotto del 4% fino al 2001, è poi raddoppiata raggiungendo l'8,4% nel 2007; l'anno scorso è arrivata al 9% mentre per la fine del 2009 sarà toccata e superata la fatidica quota 10%, uno straniero ogni dieci abitanti. La popolazione immigrata è concentrata nelle aree a maggior sviluppo industriale dove c’è più occupazione. Treviso, Verona e Vicenza sono le province "più foreste" in particolare nei comuni della Pedemontana e nelle aree con aziende della concia, della scarpa sportiva e del legno. Ad Arzignano, centro vicentino ad alta industrializzazione, il 20% degli abitanti è straniero. Ma sul fronte occupazione c’è da registrare anche che proprio i non italiani sono i più colpiti dalla crisi: da gennaio a giugno su 83 mila lavoratori che hanno perso il posto oltre 23 mila sono stranieri (più di uno su quattro). L'Osservatorio sull'immigrazione della Regione ha poi fornito interessanti dati anche sul lavoro: nel 2008 gli stranieri occupati in Veneto sono risultati 214 mila, pari al 9,9% del numero complessivo della forza lavoro regionale. Il tasso di occupazione (per la classe d'età 15-64 anni) è risultato del 68,5% , superiore a quello rilevato per i lavoratori italiani che è stato del 66,2%. Le persone straniere in cerca di occupazione l'anno scorso sono risultate 21 mila, il 26,5% del totale, mentre il tasso di disoccupazione era dell'8,9% contro il 2,9% degli italiani. Gli stranieri in Veneto per oltre la metà sono di origine Europea (Romania, Albania e altri paesi Bancanici, seguono gli immigrati del Marocco, Ghana, Senegal, Bangladesh, Cina, India, Perù, Brasile. Nelle scuole venete gli alunni stranieri sono sempre più numerosi. Nell'anno scolastico 1998-1999 gli iscritti sono stati 9 mila gli iscritti, mentre nell'anno scolastico 2008-2009 da poco concluso è stato raggiunto il numero record di 76 mila. Nello Duprè Martedì 30 giugno, pag. 5 edizione NAZIONALE L’ASSESSORE REGIONALE DE BONA «Mezzo milione di persone da integrare e ci stiamo riuscendo» MOGLIANO - (n.d.) «Stiamo raccogliendo i frutti dello studio sull’immigrazione nel Veneto fatto insieme alle comunità straniere». Oscar De Bona, assessore regionale all'immigrazione, è ottimista sul governo dei flussi: regolarizzazione, accoglienza, integrazione, lavoro, istruzione e casa. «I problemi che comporta la presenza di circa mezzo milione di stranieri in Veneto - aggiunge De Bona - richiedono una strategia ad ampio raggio sulle soluzioni da adottare, col coinvolgimento di tutti». L'assessore ha poi spiegato che alcune etnie collaborano molto (senegalesi e ghanesi su tutti) e vogliono anche tornare in Patria «mentre altre, come i cinesi, non ne vogliono proprio sapere». «Nel 2008 è stato affrontato il tema della sicurezza, quest'anno quello legato alla giustizia e all’istruzione dei minori stranieri - aggiunge De Bona - Nel 2010 parleremo della qualità della vita nelle comunità straniere. Ricordo che ai nostri enti locali (Province e Comuni) abbiamo affiancato le 64 associazioni straniere iscritte regolarmente all'Albo del volontariato. Queste associazioni, che dispongono di un finanziamento di 200 mila euro, sono chiamate a dare un contributo concreto alla soluzione dei problemi dell'integrazione degli stranieri. I risultati finora ottenuti sono incoraggianti, anche su un aspetto difficile come quello dei problemi legati alla crisi economica che stiamo attraversando. I riflessi sull'occupazione anche per gli stranieri è monitorata dall'Osservatorio e ci sono le premesse per affrontare i casi più difficili». Un settore in crescita è quello agricolo: su 50 mila occupati quasi 9 mila sono stranieri (7 mila stagionali e 2 mila fissi). La comunità rumena, che è quella più numerosa con 76.861 unità (il 19% degli stranieri) vede il 12% impegnato in agricoltura; seguono i marocchini (49.653 unità censite) e gli albanesi (37.798). Martedì 30 giugno, pag. 9 La regione è seconda solo alla Lombardia per presenza di immigrati In Veneto stranieri al 9% Sono 404.000, tra vent’anni saranno più del doppio di Daniele Pajar VENEZIA. Il Veneto, con quasi 404 mila presenze (9% della popolazione), è la regione più popolata da immigrati d’Italia, dopo la Lombardia. Il dato emerge dal Rapporto 2009 dell’Osservatorio, primo in Italia, istituito sei anni fa, della Regione Veneto. Un dato importante e destinato a crescere tanto che tra vent’anni potrà arrivare al 19%, raddoppiando. Ma l’emergenza vera non sono gli arrivi ma quegli immigrati regolari che, per la crisi, hanno perso il lavoro, sopratutto nel manifatturiero. L’assessore ai Flussi migratori Oscar De Bona ha le idee molto chiare in merito: «Se abbiamo 30mila immigrati (15% circa), su 205mila occupati, che sono in mobilità è chiaro che prima di stabilire nuove quote d’ingresso dovremo trovare il modo di riconvertire questi lavoratori» sostiene. «Sono un patrimonio - ha detto De Bona - a cui va data la priorità: perché parlano bene l’italiano, conoscono le leggi, hanno un alloggio e molti hanno figli nati qui». E non è tutto: ci sono «etnie con le quali abbiamo un ottimo rapporto ma che tenderebbero a rientrare al paese d’origine, tipo senegalesi o ghanesi (2% e 3% sul totale immigrati) che collaborano anche negli scambi commerciali. Altre etnie invece ci creano qualche problema e paiono invece molto poco interessate a rientrare in patria, in particolare i cinesi (5% sul totale degli immigrati)». Per De Bona, nel rapporto 2010 si vedrà come stanno le cose perché «il dato odierno è privo degli effetti della crisi internazionale anche se dei segnali ci sono». A illustrare i dati dello studio il direttore di Veneto Lavoro Sergio Rosato e il responsabile dell’Osservatorio Bruno Anastasia. Tra i numeri spicca un 20% relativo all’immigrazione sommersa che fa salire il numero dei non italiani sul territorio a circa 500mila. Treviso, Vicenza e Verona restano i territori maggiormente attrattivi per chi decide di raggiungere il Nordest: la Marca trevigiana nello specifico è la provincia veneta con il maggior numero di immigrati (circa 78 mila a inizio 2008). Sul fronte delle presenze il 19% della quota è composta da rumeni, seguono marocchini (12%) e albanesi (9%). In crescita anche i matrimoni: gli arrivi di immigrati, tra i due sessi, sono equilibrati ma sono spesso uomini veneti che sposano donne straniere (9,6%), il contrario accade in meno del 2% dei casi, infine l’8% delle celebrazioni avviene quando entrambi i membri della coppia sono immigrati (il 20% dei matrimoni si consuma tra stranieri); 76 mila gli alunni stranieri. Martedì 30 giugno, pag. 27 Martedì 30 giugno, pag. 22 IL CASO A ZERO BRANCO «La giunta Sagramora non voleva la Mestrinaro» ZERO BRANCO. «L’amministrazione Sagramora si è sempre dimostrata contraria alla realizzazione di un impianto come quello della Mestrinaro. Il fatto che non fosse ancora stato firmato l’incarico all’avvocato Munari non sta a significare un atto di menefreghismo». Sul dibattito relativo al ricorso contro l’ampliamento della Mestrinaro interviene l’ex assessore Alberto Andreatta che cerca di fare chiarezza sulla posizione dell’amministrazione Sagramora. Ad una prima riunione dei capigruppo arriva la decisione condivisa di procedere con un ricorso al Tar. Poi la giunta individua lo studio Munari per seguire la pratica. E’ lo stesso professionista che si prende tempo fino al 18 giugno per analizzare le carte e presentare il ricorso entro il 28 giugno, 60 giorni dopo la pubblicazione della delibera regionale sul Bur. L’esito delle elezioni ha costretto la vecchia amministrazione a lasciare la pratica in itinere. (ru.b.) Martedì 30 giugno, pag. 24 Guerra tra olivicoltori La Montelliana all’arrembaggio MONTEBELLUNA. La cooperativa agricola Montelliana mette il naso nella olivocoltura e provoca l’irritazione di Ato e Tapa Olearia, l’associazione che riunisce i coltivatori di olivi dall’Alto Trevigiano. E così anzichè una possibile collaborazione rischia di nascere una guerra. Di mezzo c’è un file di indirizzi finito sottobanco nelle mani della Montelliana e servito a mandare una lettera ai produttori trevigiani di olio per invitarli a un incontro formativo tenuto venerdì scorso a Mercato Vecchio. A rivelare quanto sta accadendo un comunicato nel bollettino di Tapa Olearia, che riunisce 600 soci. Dice: «Siamo venuti a conoscenza che tutti i soci hanno ricevuto per posta un invito da parte della cooperativa agricola Montelliana con offerte di acquisto di materiali e prodotti per olivoltura. Garantiamo che nè Tapa nè Ato hanno mai fornito alcun elenco o file dei propri soci. Pertanto ci dissociamo da tale iniziativa, provvederemo a chiarire come tale elenco sia stato fornito. Diffidiamo la cooperativa agricola Montelliana a utilizzare ulteriormente gli indirizzi dei soci, ci riserviamo ogni diritto di procedere per vie legali nei tempi e nei modi opportuni». Montelliana ha deciso di offrire uno sconto del 10% su materiali e prodotti per olivocoltura e mettere a disposizione un tecnico per l’assistenza. In pratica voleva entrare nel mercato. «Tutto è nato quando il direttore della Montelliana è venuto a trovarci per proporci forme di collaborazione - spiega Franco Vettoretti, presidente di Tapa Olearia - Avevo risposto che collaboriamo con tutti. Ma poi voleva gli indirizzi dei soci, richiesta respinta perchè non lo forniamo a nessuno. Eravamo rimasti d’accordo che di saremmo ritrovati, invece poi è arrivata una lettera a tutti i soci con le offerte da parte della Montelliana, poi una ulteriore lettera, questa volta però non a tutti, per invitarli a un incontro. Quegli indirizzi non potevano averli che da un file che qualcuno deve aver passato loro. Abbiamo chiesto da chi lo avessero avuto, ma non hanno voluto dirci niente. Abbiamo scoperto di avere una finestra aperta e non sappiamo come chiuderla. Intanto abbiamo diffidato la Montelliana». (e.f.) Martedì 30 giugno, pag. 22 Terraglio Est, c’è il progetto finale Casier, Veneto Strade presenta il documento CASIER. Terraglio Est, Veneto Strade presenta per la prima volta ai cittadini il progetto della bretella. L’appuntamento è per martedì 7 alle 18 nella sala riunioni della ditta Came in via Martiri della Libertà 15 a Dosson. In quell’occasione sarà chiarita da parte dei tecnici di Veneto Strade anche la procedura relativa alla valutazione di impatto ambientale del Terraglio Est. «Sarà quella l’occasione per illustrare il progetto definitivo della strada dopo l’accoglimento delle richieste di modifica da parte delle amministrazioni comunali, dei comitati e dei cittadini - spiega il presidente della Provincia Leonardo Muraro - i tecnici chiariranno anche le opere di mitigazione ambientale previste e la caratteristiche del tracciato. Dal canto loro, i cittadini potranno fare domande ai professionisti». All’incontro indetto presso la Came hanno confermato la loro presenza i sindaci di Casier, Daniela Marzullo, e Casale, Bruna Battaglion. Prevista la partecipazione anche dei rappresentanti delle amministrazioni di Preganziol e Treviso, ossia degli altri due comuni coinvolti nel progetto. Durante la riunione di martedì si discuterà anche dell’opportunità di procedere con i lavori per stralci funzionali. La priorità è la realizzazione dal tratto a sud, quello che collega il Passante di Mestre con la zona industriale di Dosson, sul quale alla vigilia dell’appuntamento elettorale si è scatenata la bagarre tra il presidente Muraro e il sindaco di Casier. Dal canto suo, il numero uno di via Battisti assicura che, una volta approvato il progetto da parte della commissione Via regionale, i lavori per realizzare il tratto a sud del Terraglio Est potrebbero iniziare già il prossimo anno. (ru.b.) Martedì 30 giugno, pag. 1 Pedemontana più vicina Consiglio di Stato assegna la gara al consorzio Sis VENEZIA. Si accelerano i tempi per la Pedemontana dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha assegnato al consorzio italo spagnolo Sis la vittoria nella gara. La giunta regionale discuterà oggi della questione e cioè l’assegnazione della vittoria agli spagnoli, ma dovrà decidere qualcosa sui tempi con i quali l’autostrada più attesa del Veneto dovrà essere costruita. Per fare sì che, come ha proclamato più volte il presidente della Regione Giancarlo Galan, si aprano in fretta i cantieri, magari entro la fine dell’anno, si dovrà decidere sul ricorso o no alla figura di un commissario che riduca al minimo i tempi. Ovviamente le procedure prevedono anche che i vincitori adempiano a loro volta sul tavolo i «quattrini» cioè le fidejussioni necessarie a mostrare la copertura finanziaria dissipando così gli ultimi dubbi sulla solidità del consorzio che si impegna in un’opera da oltre due miliardi, la più importante ma avuta sul territorio italiano. Gli uomini del Sis (il consorzio formato al 60% dagli spagnoli della Sacyr e al 40% dai torinesi della Fininc) finora hanno mostrato di non avere esitazioni ad avviare le procedure e a procurare i relativi finanziamenti dopo la vittoria che il Consiglio di Stato ha loro assegnato con la sentenza definitiva che chiude mesi di corsi e ricorsi. «Siamo pronti a partire: in pochi mesi possiamo redigere il progetto esecutivo dell’opera», dicono i responsabili del consorzio ormai dichiarato vincitore. Le motivazioni della sentenza, pubblicate a metà giugno, non lasciavano infatti possibilità alla Regione di decidere altrimenti: «E’ un obbligo per la Regione - era scritto chiaro e tondo nella sentenza - aggiudicare l’opera all’appellante». Sconfitta così in via definitiva la cordata composta da Impregilo e Pedemontana veneta spa (con l’apporto di Fincosit, Maltauro, Rizzani de Eccher, Carron, Mantovani e Serenissima costruzioni, società della Brescia Padova) si tratta di avviare in fretta i lavori. Il presidente Galan, che ha dichiarato a suo tempo di volere dare una bella spallata alla costruzione della Pedemontana prima ancora che termini il suo mandato come presidente della Regione, dovrà adesso scegliere insieme alla giunta se adottare o no la procedura commissariale, questione di cui aveva già investito il governo. Novanta chilometri tra Montecchio maggiore in provincia di Vicenza e Spresiano, la Pedemontana è una delle opere più tormentate attese e tormentate del Veneto essendo già stata inserita nel piano Regionale fin dal 1990. (a. car.) Martedì 30 giugno, pag. 11 Piano casa, raggiunto l’accordo Domani l’approvazione in Consiglio regionale VENEZIA. Piano casa: accordo raggiunto, a meno di colpi di scena dell’ultima ora. Il disegno di legge regionale proposto dalla giunta Galan sarà approvato domani dal consiglio. Grazie all’accoglimento di alcuni emendamenti presentati dall’opposizione di centrosinistra. Che, per bocca di Giovanni Gallo e Franco Frigo, ricorda «abbiamo sempre detto sì ad un piano casa che dia uno scossone all’industria edile, ma ci siamo fermamente opposti alla devastazione del territorio». Arriva quindi il cambio di rotta della giunta regionale, che accetta alcuni «limiti» chiesti dal centrosinistra. Per dirla con una battuta di Frigo, «non si potrà ampliare villa Pisani a Strà». Perché uno degli emendamenti prevede che l’ampliamento di case o edifici non residenziali non possa essere fatto nei centri storici e per gli edifici vincolati. E neanche con cambiamenti di zona. Ad esempio un laboratorio o un capannone potrà essere ingrandito solo se già in un’area destinata a fini industriali o artigianali. Rimarrà possibile dall’entrata in vigore della legge ingrandire fino al 40% la propria abitazione solo se prima casa non in centro storico. Una situazione che riguarda quasi mezzo milione di persone. Per questo tipo di opzione non occorrerà autorizzazione. Mentre per le seconde case (che in regione sono circa 400 mila), per i capannoni e altre strutture ci vorrà il permesso, entro il 30 settembre, dei consigli dei vari comuni in questione. «Abbiamo rovesciato il silenzio assenzio previsto in prima scrittura dalla legge spiegano Gallo e Frigo - che dava, tra l’altro, tempo solo fino al 30 agosto per il parere di ogni comune. Ora, in caso di mancato pronunciamento, il tutto sarà considerato un diniego». (Enrico Albertini) Martedì 30 giugno, pag. 15 Dopo il tragico epilogo del 2008, solo il vicesindaco la rilancia Ombralonga? Mai più Bastianetto vuole sostituirla con Treviso Doc Rifare l’Ombralonga? Solo Gentilini ci pensa. Rispondendo a una cronista, il vice sindaco ha fatto capire che la «sua» creatura potrebbe miracolosamente risorgere dopo il tragico epilogo dell’edizione dell’anno scorso (la morte del giovane padovano Andrea Dal Cason sotto un treno merci allo scalo di Paese). Troppe polemiche, allora. Ma in municipio, l’assessore alle attività produttive Stefano Bastianetto sta lavorando a un’altra ipotesi: dare vita a un week end delle eccellenze mostrano ciò che Treviso produce in termini di enogastronomia. Una sorta, dunque, di vetrina - dove sia possibile gustare - delle specialità trevigiane. «Per me l’Ombralonga è morta e sepolta» trancia corto, preferendogli un ipotetico Treviso doc da svolgersi nell’ultimo week end di settembre. «Si tratta per ora solo di un progetto - spiega l’assessore - ma realizzare un’iniziativa, col consenso di tutti, sul modello di Friuli doc potrebbe rappresentare un bel biglietto da visita anche turistico. L’importante è che l’iniziativa, se andròà in porto, abbia una visibilità quantomeno interregionale». Diversi incontri si sono svolti sull’argomento, con il coinvolgimento anche dell’assessore alla cultura Vittorio Zanini. Coinvolti l’Ascom, la Confcommercio, la Camera di commercio, gli artigiani di Cna e Confartigianato, la Coldiretti. Ma ci vorrà ancora qualche settimana per vedere alla luce quest’idea di Bastianetto: «Serve anche la compatibilità economica - aggiunge l’assessore -. Vedremo se, nelle maglie di questo anno difficile, tra i capitoli delle attività produttive e quelli del turismo e la compartecipazione alla spesa di tutti i soggetti coinvolti, riusciremo a raggiungere il budget». Dunque, no all’Ombralonga. Almeno ufficialmente. La tragedia dello scorso ottobre ha fatto dare un taglio netto ad ogni idea di una sua riproposizione, a partire dal sindaco Giampaolo Gobbo. Ma Gentilini, al solito, va controcorrente: e lascia capire che la manifestazione, nata spontaneamente da un gruppo di persone e diventato un evento, potrebbe clamorosamente trovare nuova vita magari attraverso un comitato organizzatore. Se l’iniziativa fosse riproposta, in città c’è il rischio di una sollevazione da parte delle associazioni culturali e quelle sulla sicurezza stradale che hanno già fatto sapere di essere pronte a muoversi per impedire un nuovo scempio al centro storico. (d.f.) Martedì 30 giugno, pag. 38 Shopping di lusso nella Cru di Valdobbiadene Vigna La Rivetta Villa Sandi Il Cartizze diventa un Brut Tutti lo producono extradry. Villa Sandi, invece, con il suo Cartizze Vigna La Rivetta - tra le ultime «news» della casa vinicola di Crocetta del Montello - esce dal coro e lo fa nella versione vino spumante Brut. Meno amabile e «stucchevole» del fratello extradry (eccezionale, d’altronde, come aperitivo e vino da dessert), il Cartizze La Rivetta si presenta al palato più austero e asciutto, qualità che consentono di consumarlo a tutto pasto. Se, ovviamente, si segue la tendenza di abbinare alla cucina fresca dell’estate solamente bollicine. Giancarlo Moretti Polegato, alla guida di Villa Sandi, sta cominciando a vedere quest’anno i primi frutti del suo «lussuoso» shopping in quel di Cartizze, una superfice vitata di 106,8 ettari da mappale del Consorzio di tutela del Prosecco. Bellissime colline tra San Pietro di Barbozza e Santo Stefano di Valdobbiadene, i cui terreni vitati valgono oro, grazie alle grandi qualità della Cru Cartizze: 200 euro al metro quadro, 2 milioni di euro un ettaro. Questa la superfice che Moretti Polegato ha acquistato all’inizio del 2008, ceduta da una serie di piccoli proprietari. L’Eldorado del vitigno Prosecco in Cartizze, infatti, è suddiviso in una serie infinta di proprietà, anche se l’area è limitata a un centinaio o poco più di ettari. Ci sono Guizzetta, Case de Bisoi, Noai, Rivona, Colesel, Zanchei, Tordera, Cantine di Sotto e altri appezzamenti così variamente censiti nel mappale. Il vigneto La Rivetta, che Giancarlo Moretti Polegato da oltre un anno segue come un figlio prediletto, è al centro di questo privilegiato microcosmo del Cartizze, baciato da una perfetta combinazione di microclima dolce e terreno di origini remotissime, segnato da arenarie calcaree e argille. Il vitigno Prosecco in questa «oasi», di quella che dalla prossima vendemmia sarà la Docg più ambita d’Italia, trova evidentemente la sua esaltazione, se le bollicine che portano la brand Cartizze sono particolarmente apprezzate tra i winelovers. Il Cartizze Vigna La Rivetta ha un colore paglierino scarico, dal perlage intenso, fine e persistente. Il suo bouquet è molto fruttato, vi si evidenziano i profumi della mela golden, di frutta esotica e agrumi. Ma persistente è anche la nota floreale che rievoca fiori d’acacia e glicine, i profumi più intensi dei giardini di primavera. E questa è la stagione che esalta il verde delle colline sovrastate dal campanile di Santo Stefano, in cui ci si potrà immergere in una sorta di «buen retiro» quando Villa Sandi, come preannuncia Giancarlo Moretti Polegato, trasformerà il piccolo rustico, circondato dai vigneti de La Rivetta, in un esclusivo relais di campagna ideato per ospitare al massimo due persone. Una struttura esclusiva, che si andrà ad aggiungere alla Locanda Sandi, la bella e accogliente casa di campagna che l’azienda di Crocetta a Valdobbiadene (poco lontano dalle colline del Cartizze) ha trasformato dal 2006 in ristorante, gestito dallo chef Andrea Maccagnan, e in elegante locanda, arredata con charme da Augusta Moretti Polegato, moglie di Giancarlo. Il vecchio casolare ristrutturato è il cuore di una proprietà acquistata nel 2002 con 4 ettari di vigneti nella zona del Prosecco Doc (e domani Docg). Nella struttura è stata aperta anche una Bottega del Vino, in cui sono in vendita ovviamente tutti i prodotti di Villa Sandi, tra cui il Cartizze La Rivetta (contraddistinto da un ricercato packaging), la cui produzione sarà al «top» delle potenzialità con la vendemmia del 2012. (Cristiana Sparvoli) Martedì 30 giugno, pag. 38 Il coniglio «Made in Treviso» che piace ai francesi Lezione sula carne bianca all’Hila Day, mentre all’Hotel Fior trionfa la grigliata mista Il coniglio made in Treviso e preparato dal macellaio Bruno Bassetto stupisce anche il raffinato palato dei francesi. Gli ospiti d’Oltralpe hanno avuto modo di constatarlo nella convention organizzata dal Centro Maschi San Gaetano al Relais Monaco di Ponzano. L’occasione è stata offerta dall’Hila Day, incontro promosso dall’azienda Centro Maschi San Gaetano di Porcellengo di Paese che si occupa - in collaborazione con l’Azienda Francese Eurolap di genetica, riproduzione e allevamento di conigli. All’evento hanno partecipato Maurizio Potocnik, presidente Club Magnar Ben, il dr. Emanuel Fournier, direttore Eurolap Francia, Fabrizio Agnoletti, direttore Istituto Zooprofilattico di Treviso. E grande è stato il favore riscosso dalla «lezione» di Bruno Bassetto, vero esperto della carne di coniglio che ha dato un’eccellente dimostrazione su come si può cucinare in modo gustoso e saporito questa carne bianca che ha un elevato valore nutritivo, un basso tenore di colesterolo e di sodio ed estremamente gustosa. Dopo il meeting, il menu a tavola è stato curato dallo Chef Mimmo Salerno del Relais Monaco che ha preparato piatti ovviamente a base di coniglio sfoggiando le nuove tecniche di cottura a bassa temperatura, interpretazione di una cucina moderna basata sulla tradizione. Il connubio è risultato particolarmente apprezzato dai congressisti, tanto che Bruno Bassetto è stato invitato dall’azienda francese a Gosner per presentare le varie tipologie di tagli e preparazioni del coniglio, di cui a livello europeo l’Italia rappresenta il 44% della produzione. In questo panorama la regione Veneto ha un ruolo leader, rappresentando circa il 38% della produzione nazionale. La prossima performance in provincia di Bassetto però sarà con carni bovine e di maiale, nella suntuosa grigliata che cucinerà mercoledì 1º luglio all’Hotel Fior di Castelfranco, nel corso della serata in cui si esibiranno i cantanti dell’Academy Voice e la Low Five Band. Martedì 30 giugno, pag. 38 Primavera del Prosecco Gran finale con i premi La lunga stagione della Primavera del Prosecco (cartellone di mostre enologiche dell’Altamarca) si è chiusa con la premiazione dei Vini Campione 2009 - i migliori partecipanti alle mostre - e dei giornalisti vincitori del 3º Premio Giornalistico Primavera Prosecco DOC, cerimonia che si è svolta nell’Enoteca della Scuola Enologica Cerletti di Conegliano. Le cantine premiate nelle varie categorie e tipologie di vino sono: La Farra, Andrea Da Ponte, Vinicola San Giovanni, Barichel, Cantina Produttori di Valdobbiadene, Col Vetoraz Spumanti, Rebuli Michele, Tenuta Torre Zacchei, Vigne Matte, Le Colture, Spagnol, Tanorè. Questi i vincitori del premio giornalistico: per radiotelevisioni Anna Scafuri (Rai TG1), per i quotidiani Antonella Lanfrit (Il Sole 24 Ore); agenzie web-siti internet Alessandra Moneti (Ansa nazionale); Maurizio Mestrelli (Ideale - il luogo ideale). Primo premio assoluto Anna Sandri (La Stampa) per «Le bionde del Prosecco». Cena di note al Relais Monaco.Appuntamento giovedì 2 luglio (ore 20) con «Cena di Note», quarta serata dell’itinerario gastronomico promosso dalla rivista Papageno, e ospitata all’Hotel Relais Monaco di Ponzano. La cena si divide in due momenti: quello musicale dedicato ai piaceri della buon sulle note di Rossini, Donizetti, Bizet, Bernstein e Offenbach interpretate dalla mezzosoprano Silvia Regazzo accompagnata al piano da Alessandro Tortato. Poi in tavola arriverà la cucina con le erbe nella versione dello chef del Relais Monaco, Mimmo Salerno, di Ana Ros del Ristorante «Hi a Franko» di Caporetto (Slovenia) e Andrea Stella, chef di «Dalla Libera» di Sernaglia. Costo 60,00 euro. Prenotazione obbligatoria allo 04229641. Negroamaro Antinori alla Pasina. Un leggero vino rosso il Fichimori, negroamaro Salento IGT di Tornaresca, della famiglia Antinori da scoprire giovedì 2 luglio (ore 20.45) all’Osteria alla Pasina di Dosson, in abbinamento con piatti a buffet. Costo a persona 25,00 euro, prenotazione consigliata allo 0422.382112. Barbarossa d’estate. Giovedì 2 luglio ad Arcade alle 18 apre il giardino estivo del Barbarossa di Villa Zonca, enoteca con cucina biologica (tel. 0422.484523). Inagurazione tra vino biologico con degustazioni dell’Ais e musica dal vivo. La notte delle emozioni. Piazza Cima a Conegliano 20 di giovedì 2 luglio ospita «La Notte delle Emozioni». In menu la cucina di sei ristoranti: Ca’ di Villa, Celeste, In Contrada, Gigetto La Tartare e Hotel Terme. Altre emozioni le darà ai commensalila danza di Nicoletta Pregnolato ed Alberto Bersini, campioni del mondo di tango argentino, e la moda, con la sfilata delle creazioni della stilista Patrizia Pepe, in collaborazione con il negozio Bariviera. Costo 65,00 euro. Informazioni e prenotazioni: 800 910636. Martedì 30 giugno, pag. 2 edizione di ROVIGO Domani in un convegno alla Pescheria Nuova saranno discusse le nuove strategie per diversificare la gestione dei campi Il futuro dell’agricoltura è nell’innovazione (f. br.) Ci potrebbero essere nuove prospettive di sviluppo e opportunità di lavoro se si punta sull’innovazione e sulla diversificazione. Il settore dell’investimento è l’agricoltura, il comparto che ancora in Polesine offre numeri ragguardevoli: 7mila imprese su 28mila totali, 9mila occupati che rappresentano l’8,6% del totale a fronte di una media regionale del 2,8% e del 3% nazionale. La proposta, che sarà lanciata domani a partire dalle 9.30 in Pescheria Nuova, al convegno organizzato dalla cooperativa Porto Alegre, con il patrocinio del Comune e la collaborazione della Coldiretti e della Lega Cooperative, «vuole intrecciare il mondo agricolo, quello delle cooperative sociali e del welfare in un’unica esperienza che – afferma il responsabile di Porto Alegre Carlo Zagato – possa sviluppare un nuovo metodo di lavoro che includa anche le fasce deboli, che contrasti l’emarginazione». L’agricoltura negli ultimi anni sta cambiando, sta ricercando nuove forme di reddito non solo legate alle produzioni estensive o alla mono coltura, ma, come ha spiegato anche Alberto Roncon sempre della cooperativa, anche all’accoglienza, alla promozione di marchi, alla creazione di agriturismi. Oggi sta emergendo una nuova forma di agricoltura, quella sociale, che tiene conto delle esigenze di sviluppo e di rilancio del settore e quelle relative invece alle persone disagiate che hanno difficoltà di reinserimento nel mondo del lavoro. Porto Alegre vuole mettere delle esperienze a confronto al convegno per dare anche nuovi spunti di riflessione, viste le opportunità di finanziamento che comunque arrivano dall’Unione Europea tramite la Regione. Tra i relatori Francesco Di Iacovo dell’università di Pisa, Giovanni Forte, direttore della Società della Salute della Valdera di Pisa, un rappresentante della Regione, Davide Mantovanelli della Legacoop di Verona e Giorgio Osti dell’università di Trieste. «In questo momento di crisi – ha commentato l’assessore comunale alle attività produttive Nadia Romeo – è fondamentale ripensare al ruolo dell’agricoltura e questa iniziativa offre degli spunti importanti. Istituzioni, associazioni no profit, categorie devono fare squadra e lavorare insieme per mettere a sistema e in rete le realtà che già operano nell’agricoltura sociale e per promuoverne di nuove».