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 INTERNET FESTIVAL 2 DOMANDE 2 SU CULTURE IS SMARTER
FRANCESCO GAGLIANESE-ANITI-IMPRESA SOCIALE
1 - Una delle sfide più grandi per chi opera nel settore dell'innovazione culturale è quella di dover innescare
un cambiamento di modi operandi, per arrivare a lavorare efficientemente in rete. Rete che vede l'ascolto e lo
scambio di competenze, strumenti e risorse come motore d'innovazione. Come si superano i campanilismi nel
lavoro per la salvaguardia e la valorizzazione del bene comune?
La cultura ha avuto e continua ad avere in Italia un ruolo controverso. Per molto tempo è stata vista come un
settore dell’economia poco produttivo. Oggi è unanimemente riconosciuta come fattore di sviluppo sociale ed
economico del territorio. Quello che è cambiato è che oggi c’è una crescente consapevolezza del fatto che la
cultura è sempre più integrata in tutte le dimensioni del nostro vivere quotidiano, e che c’è un legame molto
forte tra il livello di partecipazione culturale attiva delle persone e la capacità della cultura di generare valore
economico e sociale.
Il Prof. Pierluigi Sacco attribuisce al settore culturale tre diverse etichette, che corrispondono ad altrettanti
differenti modi di intendere la cultura nel corso del tempo:
−
Cultura 1.0. La forma più conosciuta in Italia e nel mondo come Mecenatismo. Ricchi nobili che
sostenevano opere culturali per dar lustro alla propria famiglia e città. Cultura accessibile a pochi. La
rivoluzione industriale, lo stato moderno hanno portato alla nascita di un mecenatismo pubblico che rendeva
la cultura accessibile a tutti. Un elemento rimane costante, la cultura non produce profitti, ma assorbe
risorse.
−
Cultura2.0. Lo sviluppo della tecnologia ha cambiato il punto di osservazione sulla cultura e ci si è accorti
della possibilità di produrre profitto attraverso la cultura. Nasce così l’industria culturale e creativa. Si tratta
di un punto di vista nuovo, il settore culturale viene visto non più come un mero raccoglitore di risorse
esterne, ma come un settore dell’economia in grado di produrre profitto.
−
Cultura 3.0. Sebbene non è da molto che si parla di Cultura 2.0, i rapidi cambiamenti tecnologici e sociali
del nostro tempo stanno introducendo una nuova fase di transizione che il Prof. Pierluigi Sacco chiama
Cultura 3.0. L’innovazione tecnologica non soltanto ha aumentato la domanda culturale, ma ha
completamente cambiato il modo con cui ci si approccia alla cultura. Non esiste più la distinzione tra
consumatori e produttori, essendo questi ruoli oggi sempre più intercambiabili. Oggi chi ascolta musica può
facilmente produrla, chi legge un testo può farlo suo modificarlo e/o produrne un altro. L’utente non è più
passivo ma attivo.
La Cultura 3.0 è appunto il modello emergente di organizzazione della produzione e della disseminazione della
cultura. La tecnologia ha giocato un ruolo rilevante consentendo la creazione di comunità che operano insieme,
producono e lavorano sulla Cultura. Pioniere tecnologiche in materia sono state piattaforme come Wikipedia,
Facebook, Google. Si è passati da Enciclopedia cartacee, tomi difficili da tenere in mano per un bambino, a
portali, cui ognuno contribuisce ad arricchire, con una piccola porzione del proprio sapere, giorno per giorno. La
Associazione ANITI -­‐ Impresa Sociale Sede Rende: Via G. Rossini, 155/E – 87036 Rende (CS) | Telefono : +39 984/838536 | Fax : +39 984/838536 Sede Reggio Calabria: Via Spagnolio, 30 – 89128 Reggio Calabria | Telefono : +39 965/811742 | Fax : +39 965/811742 Web: www.aniti.eu | Email: [email protected] | [email protected] | Posta Certificata: [email protected] | Skype: associazione.aniti Partita IVA n. 02735380806 Tecnologia ha cambiato il modus operandi a livello culturale favorendo l’affermarsi della pop economy o
economia partecipativa, prima, e di pratiche di innovazione sociale, poi. Quest’ultime mettono al centro le
persone che collaborando, attraverso il supporto della tecnologia, fanno nascere nuovi processi e idee che
risolvono problemi sociali. Si viene a creare, così, un empowerment delle comunità locali che si attivano in
prima persona. Questo è il mondo dell’Innovazione Sociale, che ingloba la definizione di Cultura 3.0 di Sacco e
che pervade ormai in maniera capillare Oriente e Occidente indistintamente. Numerosi progetti creativi nascono
e si sviluppano grazie alla collaborazione on line di più persone (crowdsourcing). Seguendo questo approccio i
progetti trovano anche le risorse per essere sostenuti. Si rompe l’immobilismo, la dicotomia pubblico-privato e
il finanziatore dei progetti culturali diventa la collettività (crowdfunding), attraverso il micro-finanziamento
collaborativo. In Italia esistono numerosi portali dedicati esclusivamente al mondo culturale che sostengono,
sulla base di questi principi, la realizzazione di progetti cinematografici, musicali, e altri portali generici che
hanno sostenuto festival di letteratura, di giornalismo ed ora anche borse di studio per progetti di ricerca.
Da due anni operano anche io nel complesso campo dell'Innovazione Sociale e mi rendo sempre più conto che
la parola chiave è collaborazione, forse un’utopia, ma per usare le parole di Olivetti “Spesso il termine utopia è
la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia , capacità o coraggio di fare… un sogno
sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte… solo allora diventa un proposito… cioè
qualcosa di infinitamente più grande”.
RisorgiMenti.Lab, il progetto di cui faccio parte, nasce con l’ambizione di aiutare le persone a sviluppare la
capacità di ripensare ai propri bisogni come qualcosa dai quali partire, per intervenire e trovarvi soluzione,
mobilitando l’intelligenza collettiva, le risorse (materiali e immateriali) e la volontà di persone comuni di «agire
e trasformare».
Un’ambizione diventata possibile e bella da realizzare. Semplice e, proprio in virtù di questa sua semplicità
concessa anche grazie alle moderne tecnologie del web, accessibile e in grado di scardinare vecchi e nuovi
pessimismi paralizzanti. Un percorso quello di RisorgiMenti che si snoda tra diversi territori e a partire
dall’osservazione partecipante della vita di comunità: all’interno di un paese, una città, un quartiere,
un'università, una scuola, luoghi di socialità e di scambi relazionali, dimensioni ideali per praticare le forme ed i
metodi dell'Innovazione Sociale, e migliorare il benessere di tutti.
Quindi in pratica la domanda che mi è stata posta non è altro che un po' la mission di RisorgiMenti. Riuscire a
realizzare il cambiamento, il salto verso un nuovo modus operandi è realmente complesso e presuppone una
forte azione di rottura delle dinamiche e dei meccanismi classici di azione. Le azioni necessarie a provocare la
nascita di questi percorsi possiamo definirli shock culturali e partecipativi. Significa introdurre degli elementi
che tendono a spiazzare e mettere le persone di fronte all’incapacità di rispondere. Lasciarle senza parole.
Avviare dei percorsi innovativi per rispondere ai problemi. Innovare, però, non significa rompere con il passato,
e solamente tecnologia. Non possiamo dimenticare che passato, presente e futuro sono legati da un filo
importantissimo con le persone con le tradizioni, i valori, i saperi collettivi che esse portano. Proprio per questo
citando Settis che cita Burke ““Forgiare idee e regole per il futuro “richiede un tempo molto più lungo dello
spazio di una vita”, anzi esige “collaborazione non solo tra i vivi, ma anche tra i vivi, i morti e chi deve
Associazione ANITI -­‐ Impresa Sociale Sede Rende: Via G. Rossini, 155/E – 87036 Rende (CS) | Telefono : +39 984/838536 | Fax : +39 984/838536 Sede Reggio Calabria: Via Spagnolio, 30 – 89128 Reggio Calabria | Telefono : +39 965/811742 | Fax : +39 965/811742 Web: www.aniti.eu | Email: [email protected] | [email protected] | Posta Certificata: [email protected] | Skype: associazione.aniti Partita IVA n. 02735380806 ancora nascere” “”1. Per innovare, non bisogna dimenticare il passato, ma produrre conoscenza. La base di una
agire comunitario di olivettiana memoria è produrre conoscenza nelle comunità locali. Il cuore delle Comunità è
costituito dal sapere e dalla cultura. Per diffondere conoscenza è necessario produrre narrazioni condivise,
partecipate. Il percorso che i ragazzi di A di Città di Rosarno, ad esempio, va in questa direzione costruire un
libro di comunità a più mani e a più voci per costruire conoscenza e accrescere la sua capacità di azione dei
cittadini.
Il nostro paese e la Calabria hanno bisogno di più narrazioni condivise, che scioccano e sorprendono le persone,
che lasciano senza fiato, ma solo in un primo momento perché poi le vedi percorse da un fremito e agitate:
scoprono di aver dentro una forza non credevano di avere. Capita spesso di trovarmi tra le persone a raccontare
l’idea di RisorgiMenti e osservare queste reazioni. Ultimamente condivido questo compito con Maria ed
insieme la raccontiamo agli studenti dell’Università della Calabria. La prima reazione ala racconto è quella che
ti aspetti: silenzio. Chiedi pareri, opinioni e ancora: silenzio. Finché preso da un po’ di sconforto lo interrompi
tu, narrandoti e la seconda narrazione, più personale, abbatte le barriere e inaspettatamente vengono fuori idee
e voglia di partecipare. Vedi le persone reagire con una inaspettata voglia di partecipare, e una lucina illuminare
gli occhi. Così Maria torna a casa e riflette, riflette e parafrasando Franklin le viene fuori il motto: Coinvolgimi
e io partecipo! Gli studenti non hanno voglia di partecipare: falso! "Dimmi e io dimentico, mostrami e io
ricordo, coinvolgimi e io imparo". Diceva così Benjamin Franklin e noi, parafrasando, lanciamo il nostro motto
(anzi hashtag) #coinvolgimieiopartecipo. Le persone hanno bisogno di essere coinvolte e bisogno di
conoscenza non orientata esclusivamente al mercato del lavoro. Bisogna formare le persone perché perseguano
il Bene comune. Citando nuovamente Settis, “Bene Comune vuol dire coltivare una visione lungimirante, vuol
dire investire sul futuro, vuol dire preoccuparsi della comunità dei cittadini, vuol dire anteporre l’interesse a
lungo termine di tutti all’immediato profitto di pochi, vuol dire prestare prioritaria attenzione ai giovani alla
loro formazione e alle loro necessità.”
La narrazione e la produzione di conoscenza da sole non sono però sufficienti. La produzione di innovazioni
culturali sono percorsi lunghi che prevedono l’autoregolazione delle comunità locali, ma la partecipazioni delle
istituzioni è fondamentale. Sono, infatti, attori che influiscono nel bene e nel male. Innanzitutto perché sono
responsabili delle politiche di sviluppo del territorio. Ho lavorato per un po’ nelle Istituzione Locali. La cosa
che notavo è che si parlava di Sviluppo, in maniera burocratica, ma mai di persone. Un po’ come provare a
preparare la minestra senza gli ortaggi. Questo approccio è anche estremamente campanilistico ogni istituzione
guarda esclusivamente al proprio territorio, come se non esistessero gli altri. Un approccio burocratico alle
politiche di sviluppo che cammina, insieme alla rincorsa al finanziamento pubblico. Ci sono 150 bandi ne becco
5 da due milioni di euro e ho risolto il problema di bilancio del mio comune /associazione/ impresa. Per
produrre innovazione culturale e sociale innanzitutto bisogna partire dal presupposto della rete e dall’obiettivo.
Non inseguo il finanziamento, ma costruisco un percorso per realizzare una visione di sviluppo. Le
amministrazioni devono supportare le comunità locali con le competenze tecniche e calarsi nei processi
partendo dai bisogni.
1 Edmund
Burke “Reflections on the Revolution in France”, 1790 riportata da Salvatore Settis nel suo libro “Azione popolare – Cittadini
per il bene comune” Associazione ANITI -­‐ Impresa Sociale Sede Rende: Via G. Rossini, 155/E – 87036 Rende (CS) | Telefono : +39 984/838536 | Fax : +39 984/838536 Sede Reggio Calabria: Via Spagnolio, 30 – 89128 Reggio Calabria | Telefono : +39 965/811742 | Fax : +39 965/811742 Web: www.aniti.eu | Email: [email protected] | [email protected] | Posta Certificata: [email protected] | Skype: associazione.aniti Partita IVA n. 02735380806 Lavorare secondo questo sentiero, cercando di praticare la via dura dell’Innovazione Sociale e della
collaborazione costituisce un anticorpo forte al localismo e ai campanilismi di qualsiasi sorta. Le comunità che
lavorano insieme ai bisogni nel momento in cui scoprono la forza della collaborazione supera la logica del “mio
giardino”. Si avviano percorsi di empowerment e di cittadinanza attiva che educano le persone, le abilitano a
muoversi verso il bene comune. Credo che questo non sia utopico, ma una realtà che va perseguita. Già i
Comuni Italiani nel ‘500 (periodo di contrapposizione dura tra territori) avevano una narrazione comune sul
decoro urbano e svilupparono una logica condivisa e delle leggi simili. La conoscenza supera i limiti del
campanile, quando una narrazione in questo caso del bello viene condivisa si crea consenso intorno alla stessa.
2 - E come si reinstaura la fiducia tra cittadini -abbiamo parlato di cultura del dono, di crowdfunding e di
baratto, tutte cose per cui il fidarsi del prossimo è conditio sine qua non- in territori segnati da decenni di
assenza di politiche di sviluppo e di tutela di ambiente, salute e legalità?
La risposta alla seconda domanda non è altro che il continuare il discorso intrapreso con la prima.
Ricapitolando partecipazione, shock culturali e narrazione sono alla base per la creazioni di percorsi di
Innovazione Sociale. La logica della condivisione, del bene comune, della sharing economy e di RisorgiMenti è
proprio questa: mettiamo in circolo le nostre idee, sciocchiamo chi ci ascolta e otterremo l’effetto Franklin
#coinvolgimieiopartecipo. È proprio da questi shock continui in tutte le fasi della vita che si può istaurare la
fiducia tra i cittadini. La risposta sarà forte anche nei territori segnati di assenza di politiche pubbliche di
sviluppo e di tutela di ambiente, salute e legalità.
Se è vero come dice Pier Luigi Celli che la fiducia, è la misura delle nostre aspettative nei confronti dei
comportamenti degli altri. L’unico modo per generare fiducia è agire sui propri comportamenti e pertanto
mettere in campo una narrazione di se stessi, del proprio lavoro e degli altri il più possibile trasparente. Non
nascondersi mai. Lasciare gli altri senza fiato. E’ questo il principio che sta dietro RisorgiMenti, i cui strumenti
dal crowdfunding al baratto, poggiano le basi sulla fiducia, che è conditio sine qua non. La fiducia si costruisce
e non è data. In fondo tutti i rapporti tra esseri umani sono fondati sulla fiducia, le relazioni personali come
quelle sociali. Creare fiducia non è impossibile anzi… parliamo di persone, non di spostare montagne. Se è
possibile creare relazioni fiduciarie nei rapporti personali perché non in quelle sociali.
Più che asserire che sia possibile è necessario però raccontare alcune esperienze che lo dimostrano.
Farò tre esempi, frutto dell’esperienze che ho potuto osservare lavorando su RisorgiMenti. Il primo ancora una
volta è il caso A di Città. A Rosarno, cittadina calabrese, venuta alla ribalta nazionale per la rivolta dei migranti
nel 2010, da tre anni, è nata un’esperienza di partecipazione civica attraverso percorsi di Rigenarazione Urbana.
La cosa molto carina è che il tutto nasce da ragazzi del luogo che hanno scelto reti lunghe (studenti, artisti ecc) e
corte (associazioni, istituzioni, studenti, ecc) per sperimentare in forma collaborativa azioni di partecipazione
civica e arte urbana. La sfida è riuscita perché, con un’azione certosina e con shock culturali costanti, gli
abitanti, sono stati coinvolti in prima persona nella rigenerazione del quartieri. Sono stati creati spazi collettivi,
provvisti di panchine, luoghi per giocare e orti urbani. Le persone all’inizio ostili e diffidenti oggi vedono in A
di Città e nelle loro quartiere il futuro. I ragazzi di A di Città saranno forse diventati caffè dipendenti, perché
hanno dovuto parlare con ogni signor@ nel quartiere ed ad accettare centinaia di caffè, ma sicuramente hanno
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il crowdfunding. Questa è una delle tante storie di cui L’Italia di oggi è ricca. Le Social Street sono l’esempio
più noto di un fenomeno che percorrere l’Italia da Nord a Sud, una rivisitazione moderna delle comunità di
quartiere.
Ritornando all’esempio Università della Calabria, potrà sembrare paradossale, ma l’idea che più piace agli
studenti e ai docenti è la banca del tempo e del baratto. Lo strumento in cui la fiducia negli altri è massima.
Ottenere la disponibilità degli studenti ad utilizzarla non è stato semplice. Mesi di ascolto, dialogo, chiacchierate
tra i banchi ci hanno permesso di creare fiducia. Non abbiamo parlato loro da professori, ma ci siamo messi in
gioco mostrando anche le nostre debolezze. Sicuramente è stato più semplice perché il baratto e la banca del
tempo, sono uno strumento tecnologico, ma una pratica che in realtà appartiene alla nostra tradizione culturale.
I contadini, le comunità locali così regolavano gli scambi.
L’ultimo esempio è ambientato a Lamezia Terme. Trame, il primo e unico Festival dei Libri sulle Mafie, in
assenza di finanziamento pubblico ha chiamato a raccolta la sua community per raccogliere la somma necessaria
per realizzarlo. Ha raccolto circa 10.000 €, da quella che è ormai una community per la legalità. Il territorio ha
dato grande fiducia all’organizzazione del Festival, ma c’è da dire che molti ragazzi della città sono volontari di
Trame, così come molti cittadini. Quando il festival ha corso il rischio, di non esser realizzato i volontari si sono
mobilitati e si sono mossi in prima persona. Una comunità che si riconosce in valori comuni, istaura un
rapporto tale di fiducia che il crowdfunding non spaventa più. Certo tre esempi non costituiscono la prova che al
Sud esiste capitale sociale, ma di certo di può dire che esiste la possibilità di creare legami di fiducia positivi.
Ho parlato sino ad ora di gruppi che si autorganizzano, ma è impossibile che essi non entrino in contatto con le
istituzioni e le organizzazioni più grandi. Questi ultimi hanno un ruolo determinante per risolvere i conflitti a
livello locale e favorire la realizzazione di politiche di sviluppo. Un sistema adeguato di Governance, favorisce
lo sviluppo di legami fiduciari e rende più facile la realizzazione di pratiche di innovazione sociale. È
importante, però che le istituzioni non si sentano in diritto di svuotare le di senso azioni locali. Non devono
porsi come coloro che dicono come e cosa fare. Questo significa che le norme vanno adattate ai contesti. Il
legislatore non può porsi in maniera acritica, ma deve cercare di comprendere i processi avviati e favorirli. Ad,
esempio se il rappresentante di un’Amministrazione locale distrugge la panchina realizzata dai cittadini perché
non conforme ai requisiti di legge, questi distrugge insieme alla panchina la fiducia che un’azione di auto
costruzione implica. Le amministrazioni locali, e quelle statali devono essere in grado di mettere a disposizione
le proprie competenze per evitare il sorgere di problemi normativi non per causare lo svuotamento di un’azione
di partecipazione. La semplificazione normativa e la capacità del legislatore di cogliere i bisogni e le istanze del
territorio sono un presupposto fondamentale per lo sviluppo di pratiche di innovazione sociale e
conseguentemente di capitale sociale. L’altro elemento fondamentale per creare fiducia nelle comunità locali è il
monitoraggio delle azioni. Qual è l’impatto sociale dell’azione? È stato realizzato quanto programmato? Ha
colto i bisogni sociali del territorio? Una buona valutazione ha maggior effetto se è partecipata, se a valutare
l’intervento sono gli stessi cittadini che lo hanno realizzato. Sono persone che non hanno subito l’intervento, ma
hanno contribuito a realizzarlo. Questo tipo di valutazione, non delegata a terzi, rende i cittadini, doppiamente
responsabili. Si passa così da una società di servizi, in cui i cittadini aspettano i servizi ad una società di
comunità, in cui partecipano alla realizzazione degli interventi e li valutano. La fiducia in queste società è un
presupposto, ma anche una conseguenza.
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conseguenza la valorizzazione del patrimonio culturale ed aiutano le persone e le istituzioni a guardare con
occhi diversi la realtà e a partire dai bisogni. Spesso non dipende solo da che lato guardi la realtà, ma anche da
che altezza lo guardi. (50 cm? Avete mai provato?). Le buone politiche, le azioni che creano fiducia partono da
questi presupposti. #coinvolgimieiopartecipo. Crei fiducia, se crei empowerment delle comunità locali.
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