Questi rettili marini, durante i loro spostamenti volti al foraggiamento
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Questi rettili marini, durante i loro spostamenti volti al foraggiamento
Riccardo Sirna * Il Centro di recupero tartarughe dell’Acquario Comunale di Grosseto Caretta caretta: dalla Maremma a Zacinto Le tartarughe marine sono rettili dall’origine antichissima, esistono infatti da 150-100 milioni di anni e durante questo sconfinato arco di tempo si sono conservate praticamente inalterate nel piano strutturale del loro organismo. Osservarle è come osservare il fascino e il mistero di un passato lontanissimo e poterle incontrare in mare, cioè nel loro habitat, è un evento che non può essere dimenticato. Purtroppo però, questi animali, un tempo presenti nei mari con popolazioni numerose, negli ultimi 50 anni hanno subito un brusco declino, tanto da essere inserite dal C.I.T.E.S. (Convention on International Trade in Endangered Species, Convenzione di Washington del 1973 sul commercio internazionale delle specie in pericolo di estinzione) fra le specie il cui commercio è vietato dagli stati firmatari (che sono 77 fra cui l’Italia). Dal 1993 l’Acquario Comunale di Grosseto partecipa, in collaborazione con istituti di ricerca nazionali, ai programmi di recupero della tartaruga marina, Caretta caretta, la specie più comune nel Mediterraneo. Nel corso della propria attività, ha recuperato e liberato oltre 150 esemplari di C. caretta. La prima tartaruga ospitata presso questa struttura giunse nell’ottobre del ’93 e fu chiamata Andrea. Era rimasta impigliata nelle reti da posta di un pescatore di Marina di Grosseto che l’aveva consegnata ad Andrea Guadagnoli affinché provvedesse a trasmetterla all’Acquario per le possibili cure di riabilitazione necessarie per lo stato di asfissia. Questi rettili marini, durante i loro spostamenti volti all’alimentazione o al raggiungimento della spiaggia di nidificazione, infatti, possono finire accidentalmente nelle reti da posta o in quelle a strascico dei pescherecci e trattenuti sott’acqua per un tempo relativamente lungo, rischiando così la morte per annegamento, essendo dotati di respirazione polmonare. Quando una tartaruga marina giunge presso l’Acquario spesso è quantomeno in stato di shock, se non addirittura ferita in maniera più o meno grave, ma comunque bisognosa di monitoraggio ed assistenza. Lo staff del Centro Recupero è composto interamente da volontari e si avvale dell’opera di due veterinari, un biologo, un naturalista e di numerosi operatori e studenti che prestano alle tartarughe le cure e le terapie necessarie alle loro patologie; è supervisionato dal sottoscritto, responsabile dell’Acquario di Grosseto. All’arrivo di una nuova tartaruga si cerca prima di tutto di conoscerne la storia: scoprire dove è stata catturata e quanto a lungo è durata la “cala” e quindi quanto tempo la tartaruga può essere rimasta sott’acqua senza possibilità di risalire in superficie a respirare. Queste informazioni sono preziose e vengono fornite dai pescatori stessi che, ormai da anni, si sono resi disponibili ad una stretta collaborazione con il Centro Recupero. Senza il loro aiuto molti degli sforzi del Centro sarebbero vani. La loro collaborazione e la tempestività nel segnalare i ritrovamenti agli operatori del Centro è tanto importante per la sopravvivenza di questa specie che l’ Acquario, il 28 giugno 2003, ha deciso di conferire loro un premio come migliori collaboratori dell'Acquario di Grosseto durante il Convegno sulla Caretta caretta tenutosi a "Riva del Sole", nel comune di Castiglion della Pescaia. Dai tempi della tartaruga Andrea, tanta acqua è passata sotto i ponti e tante tartarughe marine sono transitate nelle vasche dell’ Acquario, sono state curate e reimmesse in mare dopo l’apposizione di targhette di riconoscimento e la rilevazione di dati biometrici quali il peso, la lunghezza del carapace, ecc. che vengono inseriti in una banca dati nazionale ed internazionale per il monitoraggio di questi abitanti dei mari. Gli studi sulle abitudini alimentari, le dinamiche di migrazione, i fattori limitanti, l’impatto degli inquinanti sono fondamentali per fermare la devastazione di questa specie. Durante questi anni l’Acquario ha collaborato con l’Ente Parco Regionale della Maremma, con l’Acquario di Napoli “A. Dohrn” e con il Dott. Paolo Luschi, del Dipartimento di Etologia dell’Università degli Studi di Pisa, e si è dedicato soprattutto ad indagini sull’ecologia alimentare delle tartarughe marine attraverso l’analisi dei contenuti stomacali di individui deceduti e sottoposti ad indagine necroscopica, o a studi genetici sui loro tessuti, ma in particolare a ricerche affascinanti come quella sulle dinamiche migratorie e di orientamento delle tartarughe marine. Luschi ha scelto in questi anni 4 esemplari ospitati presso il Centro di Grosseto "Eva", "Eleonora", “Enza” ed “Honolulu” e, grazie all’apposizione sul loro carapace di apparecchi satellitari in grado di comunicare la posizione dell'animale, si è potuta seguire la rotta che percorrevano e gli spostamenti effettuati. Il trasmettitore viene fissato grazie a particolari resine, atossiche ed eliminabili con il tempo, sul carapace degli animali ed ogni 45 secondi, in stato di emersione, trasmette un segnale ad una rete di satelliti in grado di rilevarlo e ritrasmetterlo sulla terra al centro di coordinamento (Sistema Argos). In questo modo è possibile seguire i movimenti delle tartarughe praticamente ogni volta che affiorano per respirare. Questo sistema ci ha così permesso, ad esempio, di seguire “Eva” dalle nostre coste fino all’isola greca di Zacinto, luogo di frequente ovo-deposizione, in un viaggio durato ben 11 mesi. I nostri sforzi per salvare e proteggere questi animali continueranno anche nei prossimi anni con la speranza di poter un giorno assistere ad una ovo-deposizione anche sulle spiagge della nostra stupenda costa. Relazione tenuta il 1° ottobre 2009 * Direttore dell’U.O. di Dermatologia presso l’Ospedale della Misericordia di Grosseto. Direttore dell’Acquario comunale di Grosseto, Centro recupero tartarughe marine, Club subacqueo grossetano.