Formula 1 green - I save my planet
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Formula 1 green - I save my planet
FORMULA 1 GREEN A cura di Angelo MAZZEI A.A. 2015-2016 Gli effetti dell’inquinamento provenienti dalle attività antropiche stanno gravando profondamente sulla qualità ambientale del nostro pianeta. Il livello di sostanze tossiche presenti nell’aria, l’aumento della CO2 atmosferica, lo sfruttamento di giacimenti minerari e tutte le attività che modificano gli equilibri del nostro pianeta non possono più passare inosservate agli occhi dell’opinione pubblica. Ognuno di noi, in ogni settore, dovrebbe dare il suo contributo. Infatti la necessità di ridurre le emissioni di CO2 e di altre sostanze inquinanti ha coinvolto anche la massima competizione mondiale di automobilismo ovvero la Formula 1. Il 2014, in particolare, sarà ricordato per l’introduzione di notevoli modifiche riguardanti il motore, l’assetto aereodinamico e il carburante. Tutto ciò è stato fatto per avere un minore impatto sull’inquinamento ambientale e, allo stesso tempo, delle prestazioni ancora più elevate. L’iter che ha condotto all’introduzione di tali modifiche è piuttosto lungo. Già nel 2006 l’ex presidente della FIA, Max Mosley, aveva gettato le basi per definire i nuovi parametri che, negli anni successivi, avrebbero dovuto guidare le case costruttrici automobilistiche a produrre veicoli “green”. Il principale problema affrontato dagli ingegneri è stato l’eccessivo consumo di carburante poiché, inizialmente, il loro unico interesse era finalizzato a ridurre il peso dell’auto trascurando totalmente concetti quali la spesa economica e l’impatto ecologico. Le monoposto alternano accelerazioni esplosive a brusche frenate e, per sostenere queste prestazioni, i motori di vecchia generazione da 2400cc V8 percorrevano circa 1,5-1,7 km/l; inoltre milioni di dollari, ogni anno, venivano spesi per aumentare le performance e il numero di giri del motori non interessandosi degli eventuali consumi. Così la FIA ha indirizzato i settori di ricerca dei vari team al mondo dell’ibrido. Infatti nel 2009, per la prima volta, una macchina di Formula 1 è stata equipaggiata con il KERS (acronimo di Kinetic Energy Recovery System: “sistema di recupero dell'energia cinetica”). Esso è un dispositivo elettromeccanico atto a recuperare parte dell'energia cinetica di un veicolo durante la fase di frenata e a trasformarla in energia meccanica o elettrica 1 nuovamente spendibile per la trazione del veicolo o per l'alimentazione dei suoi dispositivi elettronici. Nonostante il forte interesse della FIA ai fini dell'introduzione del KERS, nel 2012 questa tecnologia è stata considerata poco efficiente e fortemente costosa dai piccoli team, che hanno continuato a farne a meno nella progettazione delle loro vetture. Nel 2014 la revisione del KERS, con l'entrata in vigore dei nuovi regolamenti sui motori 6 cilindri sovralimentati, ha segnato una svolta molto importante. L’ERS di oggi porta il concetto di KERS ad un altro livello, combinando il doppio della potenza con una performance circa dieci volte maggiore. L’ERS è composto da due gruppi elettrogeni a motore (MGU-K e MGU-H), oltre a un accumulatore di energia (ES) e l'elettronica di controllo. I gruppi generatori motore convertono energia meccanica e termica in energia elettrica e viceversa. MGU-K (dove la 'K' sta per cinetica) funziona come una versione maggiorata del precedente KERS, convertendo l'energia cinetica generata in frenata in energia elettrica (piuttosto che essa fugga sotto forma di calore) e cosi agisce anche come un motore in accelerazione, tornando fino a 120kW (circa 160bhp) di alimentazione al motore. MGU-H (in cui la 'h' significa “heat”) è un sistema di recupero energetico connesso al turbocompressore del motore e converte l’energia termica derivante dai gas di scarico in energia elettrica. L'energia può quindi essere utilizzata per alimentare il MGU-K (e quindi restituito al motore) oppure essere conservata negli accumulatori di energia (ES) per un uso successivo. A differenza della MGU-K, che è limitata al recupero 2MJ di energia per giro, il MGU-H è illimitato. Un massimo di 4MJ al giro può essere restituito al MGU-K e da lì alla trasmissione - che è dieci volte più di quanto fosse possibile con il KERS. Ciò 2 significa che i piloti abbiano accesso a 120 KW addizionali. L’aerodinamica ha giocato un altro ruolo fondamentale. Le dimensioni e le macchine sono state notevolmente riviste dagli ingegneri in modo da avere un minor attrito possibile con l’aria e consentire allo stesso tempo leggerezza, resistenza e molta aderenza. In definitiva, il nuovo regolamento prevede l’impiego di 100 kg di carburante per gara. Mediante le nuove tecnologie i consumi sono stati ridotti più del 30%, come è stato dimostrato nel Gp della Malesia nel 2014 in cui Louis Hamilton con la Mercedes-AMG W05 utilizzò 91 kg (121 litri) con un consumo medio di 2,52 km/l. Ulteriori modificazioni al regolamento hanno notevolmente ridotto altri “sprechi” di questo mondo. In primis è stato modificato il numero di motori a 3 disposizione per ogni campionato, infatti si è passati a un limite di 5 motori per stagione. In questo modo si è tagliata notevolmente la spesa per produrre un motore per ogni gara (come in precedenza), andando anche ad agire sull’inquinamento prodotto dalla rete dell’indotto che li fornisce. Riguardo l’impatto ambientale l’uso di biocombustibili potrebbe rappresentare un’ulteriore alternativa. Già nel 2010 la Ferrari e il suo fornitore di carburante Shell hanno sviluppato una miscela che contiene etanolo cellulosico per fornire la componente di ossigeno al carburante. Con questa nuova miscela di etanolo cellulosico, le Ferrari di Fernando Alonso e Felipe Massa hanno concluso la gara guadagnando il primo e il secondo posto nella gara svoltasi in Bahrain. Le Ferrari hanno impiegato solo una piccola percentuale di etanolo rispetto al 85 per cento utilizzato in altre competizioni come la 24 ore di Le Mans. L'etanolo cellulosico è stato prodotto vicino a Ottawa in Canada utilizzando paglia di grano che è stato coltivato nelle vicinanze ed è identico all’etanolo ma può offrire fino al 90% in meno di emissioni di CO2 rispetto alla benzina. Si tratta di una parte fondamentale del programma di investimenti e sviluppo strategico della Shell in biocarburanti sostenibili. Purtroppo i costi di produzione e i contratti presenti tra le industrie fornitrici di carburanti hanno ostacolato l’impiego di questi biocombustibili in queste competizioni. In futuro, se l’innovazione tecnologica riuscirà a diminuire i costi di produzione, potrebbe diventare un’ottima alternativa. Parallelamente alla ricerca di innovazioni, per rendere la Formula 1 meno inquinante possibile, è nata una serie automobilistica ideata dalla Federazione Internazionale dell'Automobile (FIA) dedicata a veicoli spinti da motori elettrici, ovvero la Formula E. La categoria è stata ideata nel 2012, mentre l'avvio del campionato inaugurale è stato il 13 settembre 2014. Tale campionato è disputato da 10 team e le auto sono tutte uguali e nascono dalla collaborazione di Dallara, McLaren, Williams, Renault e Michelin. Queste monoposto sono completamente ecologiche e perciò la maggior parte dei circuiti sono urbani; dislocati tra le capitali mondiali. La nascita di questo nuovo genere di gara sportiva ha anche altre finalità oltre a quella dell’agonismo e del divertimento; infatti il perfezionamento di queste auto e della loro tecnologia ha ed avrà un grosso ruolo come rampa di lancio di eventuali macchine elettriche del futuro. Un esempio è quello delle batterie a volano sviluppate dalla Williams per la 4 Formula 1 che successivamente sono state applicate agli autobus londinesi, diminuendo il consumo di carburante del circa 30%. Ovviamente sorge spontaneo domandarsi: riuscirà la Formula E a eguagliare e sostituire la Formula 1? Sarà in grado di attirare il pubblico? Quale spettacolo fornirà? Queste sono domande lecite alle quali sono state date parzialmente delle risposte. La Formula E ha sicuramente appassionato e interessato un pubblico diverso da quello abituato ai motori ruggenti della F1 e certamente un pubblico più giovane, cosi da sensibilizzare e fornire una prima prospettiva di quello che potrebbe diventare il futuro delle gare d’automobilismo. L’innovazione di queste auto, insieme agli sforzi e all'impegno verso la sostenibilità mediante l’Environmental Management System (EMS), ovvero Sistema di Gestione Ambientale, sono stati premiati con il raggiungimento del più alto livello di accreditamento ambientale dalla FIA Institute (FIAI), il corpo sostenibile della FIA. Cosi Formula E è diventato il primo campionato a ricevere il raggiungimento dell'eccellenza. L’EMS si riferisce alla gestione dei programmi ambientali della società in modo pianificato, sistematico, completo, documentato e trasparente. L'EMS sovrintende inoltre la struttura organizzativa, la pianificazione e le risorse per lo sviluppo, l'implementazione e il mantenimento di tutte le politiche rilevanti per l'attività ambientale responsabile: sono misuriate, monitorate e segnalate le 5 aree di gestione di carbonio, il consumo energetico, prestazioni ambientali, principali impatti. Da questo momento sembra FIAI e Formula E abbiano allineato le loro politiche e per utilizzare gli strumenti eccellenti che hanno a disposizione, in modo da collaborare per aprire la strada ad altre discipline del motor sport ma, più in generale, all’intera industria automobilistica. Il FIAI ha introdotto il suo programma di sostenibilità al fine di aumentare la consapevolezza della gestione ambientale nel settore sportivo dei motori, e per fornire un insieme chiaro e coerente di linee guida di buona pratica. L’“Environmental Accreditation Scheme” del FIAI si basa su standard ambientali leader a livello mondiale (come ISO 14001, EMAS, BS 8555). L'accreditamento viene assegnato a tre livelli: l'impegno per l'eccellenza, i progressi verso l'eccellenza e la realizzazione di eccellenza. Il team di gestione si impegna a garantire che la sostenibilità è parte della strategia di base. Nonostante i successi riportati da entrambe le categorie automobilistiche, ci sono ancora molti problemi da risolvere e interrogativi a cui rispondere. Le monoposto di formula E, pur non emettendo CO2 e altre sostanze nell’aria, creano comunque preoccupazioni per lo smaltimento e la produzione delle batterie. Le auto attuali sono dotate di batterie a ioni di litio, anche se quelle con ioni di alluminio sarebbero più sicure ed ecologiche, perché non forniscono la tensione sufficiente per permettere la funzionalità ed un’alta performance del motore. Lo smaltimento delle batterie a litio per il momento resta un problema: le metodiche per il riciclo del litio restano ancora costose e soprattutto non è in funzione, ancora, uno stabilimento attivo 24 ore al giorno che si dedica esclusivamente a questo trattamento. La maggior parte del litio si trova all’interno di batterie per apparecchi elettrici, per cui risulta dispendioso e poco produttivo lavorare su piccole quantità. Le batterie delle auto, anche se contenenti maggior litio riciclabile, sono presenti in minor quantità; il che non favorisce lo sviluppo di aziende dedite e specializzate in tale compito. La FIA, nel corso degli anni, ha anche favorito la ricerca nel settore delle macchine a idrogeno. L’ utilizzo dell’idrogeno come vettore energetico non ha dato i risultati sperati, soprattutto nel campo automobilistico. La produzione di tali veicoli comportava 6 una vendita a cifre spropositate, inoltre non avevano la stessa autonomia e la stessa resa delle auto elettriche. I progressi compiuti dalla Formula 1 e l’innovazione della Formula E sono due strade che, evolvendosi in parallelo, potranno dare un notevole contributo all’innovazione automobilistica. Molte ricerche condotte per il mondo del “motor sport” hanno dato il loro contributo nella vita quotidiana, perciò il denaro investito dai team nella ricerca della performance sportiva di una monoposto di Formula 1 con l’impatto ambientale di una Formula E sarà il futuro. Saranno queste auto che entusiasmeranno il pubblico, riempiranno gli autodromi e daranno anche il loro contributo per veicoli a inquinamento zero. 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