Graziano Battistini....uomo da Tour

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GRAZIANO BATTISTINI: UOMO DA TOUR
Il racconto dedicato a Graziano Battistini trasmoda dalle origini natali, dal suo piccolo borgo che
comunque è bene citare. Figlio di una terra di confine, che non è più Liguria e non ancora
Toscana. Discendente della Lunigiana bagnata dalla Magra, proprio la Magra, al femminile.
Fosdinovo, frazione Pulica, provincia di Massa Carrara, accanto ad Aulla, Carrara, Castelnuovo
Magra, Fivizzano, Ortonovo, Sarzana. Conterraneo di personaggi noti, come lo scultore Felice
Vatteroni e il cantante – autore Toto Cutugno.
Uno squarcio d’Italia bello, da vedere, assaporare, ricordare, nella maniera in cui non
dobbiamo cancellare il nostro protagonista, d’altronde è il nostro mestiere che ci porta a
fagocitare, digerire e rigurgitare decine di atleti, tutti illustri e degni di una nobile menzione.
Battistini fu un corridore forte e sfortunato, alfiere di un’Italia sportiva colma di talenti. Aveva le
stigmate del campione. Tenace. Scaltro. Intelligente. Forte in salita. Con ottime doti di recupero.
Eberardo Pavesi lo seguì, lo vide vincere La Ruota d’Oro nel 1957 e la San Pellegrino l’anno
successivo (vero e proprio Giro d’Italia dei puri) accogliendolo nella sua Legnano. Alfredo Binda
lo adocchiò, comprendendone le qualità, e lo portò al Tour del 1960. Ruota d’Oro e San
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Pellegrino, Pavesi e la Legnano, Binda e il Tour sono indizi sufficienti per etichettare un
corridore, un talento, con un marchio chiaro: “futuro campione”. E Battistini avrebbe potuto
diventarlo un “campione”, a pieno titolo, invece si fermò un gradino sotto, un po’ come Vito
Favero, oppure Diego Ronchini, o meglio Guido Carlesi (più veloce e dunque vincente).
Diverso, quasi opposto a Massignan, ma entrambi per certi versi simili e inespressi, sebbene in
salita, con caratteristiche differenti, volassero e un grande Giro lo sfiorarono entrambi. Avrebbe
dovuto succedere a Nencini e Baldini, che mantennero vivo il dopo Coppi, anticipando di un
lustro l’epoca che fu di Balma Mion, Zilioli, Adorni, Taccone, Motta, Gimondi, Dancelli, Bitossi,
eccetera. Ometto, volontariamente, di citare il povero Venturelli, del quale offrirò un piccolo
accenno più avanti. Nel 1960 il futuro era suo, nel 1963 ormai il buono era passato. Il ciclismo
non ammette repliche e non consente ritardi: il treno giusto passa una volta, al massimo due.
La locomotiva del successo si fermò a Fosdinovo, Graziano salì e presto ridiscese. Continuò
cercando la redenzione senza smaniare. Privo di cattiveria, con quell’ottimo carattere che alla
fine divenne il suo freno, il suo cilicio penitenziale.
La storia di Battistini meriterebbe molto più di un semplice cammeo imperniato su un paio di
cartelle scritte con il cuore ma prive di sufficiente cognizione di causa. Bisognerebbe averlo
conosciuto, poter raccogliere impressioni, testimonianze, ma sforeremmo. Ci concentriamo
dunque su un Tour de France, quello del 1960, che per i colori italiani ebbe un sapore
dolcissimo. Vinse Nencini, Battistini concluse secondo, lontano 5’ e 02” dalla maglia gialla. Fu
secondo nella speciale classifica a punti (governata da pel di carota Jean Graczyk). Terzo nella
graduatoria del Gran Premio della Montagna (primo Massignan, e secondo Marcel Rohrbach).
Splendido dominatore delle frazioni da Lorient ad Angers (244 chilometri) dove anticipò di
quattro secondi un manipolo d’assatanati inseguitori con Darrigade, Bruni, Graczyk, De Roo,
Defilippis, Geldermans, eccetera, e della Gap Briancon (con Vars e Izoard) chiusa in parata al
fianco di Imerio Massignan. Poi si piazzò spesso e volentieri: secondo a Limoges, al termine di
una frazione trionfale per il tricolore: primo Defilippis, secondo con lo stesso tempo Graziano e
terzo a 11” Pambianco. Terzo a Pau (alle spalle di Roger Rivière e Gastone Nencini) dopo aver
scalato al comando Soulor e Aubisque. Secondo ad Aix les Bains (primo Graczyk), tappone con
Lautaret, Luitel e Granier. Completò da protagonista la spedizione pilotata da Binda e composta
da: Baffi, Baldini, Battistini, Brandolini, Bruni, Casati, Defilippis, Fabbri, Falaschi, Ferlenghi,
Massignan, Nencini, Pambianco e Sabbadin, con un sorprendente secondo posto finale che era
molto più di un buon viatico. Alfredo Binda, occhio di lince, ancora una volta, vide benissimo.
Non possiamo però, in questa sede, tacere il dramma che colpì in quel Tour Roger Rivière
lungo la discesa del col du Perjuret, durante la quattordicesima frazione, da Millau ad Avignone
(al traguardo s’impose Martin Van Geneugden). Rivière (già tre volte Campione del Mondo
dell’Inseguimento su pista nel 1957, 1958 e 1959 e 4° al Tour de France 1959) cadde in un
burrone, mentre tentava di seguire Gastone Nencini nel toboga di una discesa difficile ma non
impossibile. Terminò in modo disastroso la carriera di uno straordinario ventiquattrenne che
certamente sarebbe diventato l’alter ego di Jacques Anquetil. Subì lesioni gravissime alla
colonna vertebrale e visse, tra mille traversie, menomato fino al 1976, quando si spense minato
da un terribile cancro alla laringe (Roger Rivière, Saint Etienne 23 febbraio 1936 – Saint
Galmier 1° aprile 1976).
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Il ciclismo nuovo, in Italia, sembrava sul punto d’esplodere. Se Nencini, a trent’anni, s’avviava
verso il dorato tramonto sportivo, e il formidabile Baldini risultava punito da un fisico esplosivo
ma in perenne conflitto con la bilancia, i ciclofili potevano scommettere tesori sulle fortune di
Battistini e Venturelli. Malgrado Romeo avesse come bagaglio un carattere ribelle inversamente
proporzionale alla classe cui era dotato, Graziano diventava l’atteso corridore tagliato apposta
per le gare a tappe. Purtroppo il Tour de France 1960 fu l’isolato talismano della sua carriera. Il
punto focale. Il cardine della storia. Fu una grande vittoria, a dispetto del piazzamento, che non
ebbe eredi degni delle premesse (anche il buonissimo Giro d’Italia 1962 impallidisce al cospetto
di quel Tour).
Dopo un 1961 trascorso tra poche luci, come la tappa di Campobasso al Gran Premio
Ciclomotoristico, e parecchie ombre (un Tour preparato alla grande e neppure iniziato), parve
che nel 1962 il trampolino lo rilanciasse verso l’empireo. Non fu così, malgrado il Giro d’Italia
fosse iniziato sotto ai migliori auspici: tappa e maglia a Sestri Levante. Quindi dopo un periodo
d’interregno di Suarez, Meco e Desmet, ecco che Graziano lasciò il segno sulle Dolomiti: tornò
leader sul Rolle (tappa a Meco in una giornata di tregenda) per confermarsi padrone del vapore
in vetta all’Aprica e a Pian dei Resinelli. La genesi delle grandi gare a tappe non è solo
costellata da salite, ma pure da mirabolanti imboscate. Successe nel 1962, verso Casale
Monferrato, allorquando un giovanissimo canavesano, in forze alla Carpano, tale Franco Balma
Mion, fu capace del primo golpe di una carriera imbottita d’intelligenza. Si scrisse e si disse che
l’arrivo di Frabosa Soprana e le successive due frazioni valdostane, avrebbero rimesso le cose
al loro posto e i ragazzi verdi ramarro di Eberardo Pavesi, leggete Battistini e Massignan,
restavano i favoriti della Gara Rosa. Invece... Il glaciale Balma Mion divenne insuperabile. Gli
avversari saltarono. Anche Defilippis, capitano sulla carta della compagine bianconera, dovette
rinunciare ai sogni di vittoria finale, convertendosi allo scomodo ruolo di spalla del giovane
capitano. E i legnanesi capitolarono (alla fine 2° Massignan a 3’ e 57” e 8° Battistini a 8’05”).
Le speranze di una scintillante carriera iniziarono ad affievolirsi. Battistini divenne una
promessa inespressa, un campione senza palmares. Mancava sempre un birillo allo strike.
Cambiò aria, squadra. Mutò preparazione e attese. Si rimise mille volte in discussione. Nel
biennio 1963 e 1964 cavalcò telai Paratella vestendo il rosso blu della piemontese Ibac
(letteralmente Industria Biellese Abbigliamento Caucino) diretta da Pino Favero, rimediando in
pagella, tra mille problemi fisici, un sei di stima. Poi vestì la nuova flanella della Vittadello, con
Udillo Badoer, Gianfranco Dal Corso e Dante Tagliari calienti in ammiraglia. Battistini ritrovò,
parzialmente, la sua classe, riuscendo a ritagliarsi discrete pagine di gloria, una su tutte in vetta
allo Stelvio, innevato (dove tagliò il traguardo a piedi, sorreggendo sulle spalle la bicicletta), nel
Giro di Italia 1965, quello di Vittorio Adorni per intenderci. Ma il lasciapassare verso i vertici
s’era sgualcito. Graziano non s’illuse. Comprese il valore del suo compito e con grande dignità
gareggiò fino al 1968, chiudendo, decorosamente, con la maglia della Pepsi Cola. Tornò poi
nella sua terra con un carico di racconti fantastico. Ricco d’immagini custodite in un contenitore
enorme: quello della memoria. Quella anamnesi che spesso s’arrabbia quando cerchi di
stringerla alle corde e ottenere il flashback preciso di un corridore forte e leale. Taciturno e
serio, che un giorno si pensava potesse fare saltare il banco al Tour oppure al Giro.
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Oggi, giugno 2012, tutto è finito da un pezzo e un vecchio adagio cita: chi muore giace e chi
vive si dà pace. Graziano fece buon viso a cattivo gioco e si diede pace per una carriera che
avrebbe potuto, e dovuto, donargli maggior fama e importanti successi. Oggi purtroppo giace,
avvolto nel silenzio di Baccano d’Arcola, all’ombra delle Alpi Apuane, e dai ricordi di chi lo ha
stimato e gli ha voluto bene.
LA SCHEDA
Nacque a Pulica di Fosdinovo (Massa e Carrara) il 12 maggio 1936
Deceduto a Baccano d’Arcola (La Spezia) il 22 gennaio 1994
Passista scalatore. Professionista dal 1959 al 1968.
7 successi.
ANNO SQUADRA
1959 Legnano
1960 Legnano
1961 Legnano
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1962 Legnano
1963 Ibac
1964 Ibac
1965 Vittadello
1966 Vittadello
1967 Vittadello
1968 Pepsi Cola
VITTORIE:
1960 Prima Prova del Trofeo Uvi a Lugagnano Val d’Arda altrimenti detto Gran Premio Saice
1960 Tappa Angers Tour de France
1960 Tappa Briancon Tour de France
1960 Coppa Sabatini
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1961 Tappa Campobasso Gran Premio Ciclomotoristico
1962 Tappa Sestri Levante Giro d’Italia
1965 Tappa Passo dello Stelvio Giro d’Italia
NOTA: in carriera ha vestito per 4 giorni la Maglia Rosa al Giro d’Italia 1962, dopo le frazioni di
Sestri Levante, quindi Passo Rolle, Aprica e Pian dei Resinelli, per poi cederla a Franco Balma
Mion al termine della Lecco Casale Monferrato
PRESENZE AI CAMPIONATI DEL MONDO SU STRADA:
1960: 13° a Karl Marx Stadt, Circuito del Sachsenring. (1° Van Looy, 2° Darrigade, 3° Cerami,
4° Massignan, 5° Poulidor eccetera…) Curiosità: la Nazionale Italiana al Mondiale su strada
1960 e relativi numeri di gara: 62 BATTISTINI, 63 Brugnami, 64 Carlesi, 65 Defilippis, 68
Massignan, 69 Nencini, 70 Pambianco e 71 Ronchini
PIAZZAMENTI DI RILIEVO:
1959 2° tappa Vasto Giro d’Italia
1959 3° tappa Courmayeur Giro d’Italia
1959 2° Gran Premio di Alto Ceccato
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1959 3° Coppa Sabatini
1959 5° Giro del Ticino
1959 5° Gran Premio Industria e Commercio a Quarrata
1960 2° tappa Limoges Tour de France
1960 2° tappa Aix les Bains Tour de France
1960 3° tappa Pau Tour de France
1960 2° Gran Premio Grundig
1960 2° tappa Belluno Giro d’Italia
1960 2° Tour de France Classifica Finale
1960 4° Coppa Agostoni
1960 4° Giro di Campania
1960 5° Milano Torino
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1960 6° Gran Premio Brasschaat a Cronometro Individuale
1960 7° Campionato Italiano su strada
1960 8° Gran Premio di Lugano a Cronometro Individuale
1961 2° Gran Premio Ciclomotoristico Classifica Finale
1961 2° tappa Belfort Tour de France
1961 3° cronotappa Versailles Tour de France
1961 2° tappa tre Giorni del Sud
1961 5° Giro di Lombardia
1961 5° Giro della Provincia di Reggio Calabria
1961 5° Mentone Roma Classifica Finale
1961 6° Gran Premio di Castrocaro a Cronometro Individuale
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1961 7° Coppa Agostoni
1961 7° Tre Giorni del Sud Classifica Finale
1961 9° Giro dell’Emilia
1961 9° Giro di Romandia Classifica Finale
1962 3° tappa Scalo Giro d’Italia
1962 3° Giro del Piemonte
1962 4° Giro di Romandia Classifica Finale
1962 7° Giro di Sardegna Classifica Finale
1963 2° Coppa Placci
1963 3° tappa Campobasso Giro d’Italia
1963 3° tappa Lumezzane Giro d’Italia
1963 3° Giro della Provincia di Reggio Calabria
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1963 3° Coppa Agostoni
1963 4° Milano Vignola
1963 4° Gran Premio Città di Meda
1963 5° Giro del Ticino
1963 6° Giro di Sardegna Classifica Finale
1963 7° Giro di Campania
1963 7° Giro del Veneto
1963 8° Tre Valli Varesine
1964 2° Coppa Sabatini a Peccioli
1964 3° tappa Cuneo Giro d’Italia
1964 4° Giro di Campania
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1964 4° Gran Premio di Ponzano Magra
1965 2° Coppa Sabatini a Peccioli
1965 4° Trofeo Matteotti a Pescara
1965 5° Trofeo Cougnet Classifica Finale a Punteggio
1965 6° La Corsa di Coppi
1965 6° Gran Premio di Montelupo
1965 8° pari merito al Campionato Italiano
1965 9° Giro d’Abruzzo
1966 3° Trofeo Laigueglia
1966 3° Gran Premio Saint Raphael
1966 4° Giro d’Abruzzo
1966 6° Milano Torino
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1966 7° Gran Premio di Camaiore
1966 8° Gran Premio di Montelupo
1966 15° Giro di Svizzera Classifica Finale
1967 4° Marina di Massa Pian della Fioba
1967 4° Trofeo Colzani a Cabiate
1967 5° Giro del Piemonte
1967 5° Gran Premio di Camaiore
1967 6° Milano Torino
1967 9° Giro di Sardegna Classifica Finale
1968 4° Coppa Sabatini a Peccioli
1968 10° Gran Premio Campagnolo a Vicenza
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PARTECIPAZIONI E PIAZZAMENTI AL TOUR DE FRANCE:
1960: 2° (2° nella Classifica a Punti e 3° nella classifica finale del Gran Premio della
Montagna)
la Nazionale Italiana al Tour de France 1960: 61 Baffi, 62 Baldini, 63 Battistini, 64 Brandolini, 65
Bruni, 66 Casati, 67 Defilippis, 68 Nello Fabbri, 69 Falaschi, 70 Ferlenghi, 71 Massignan, 72
Nencini, 73 Pambianco e
74 Alfredo Sabbadin
1961: ritirato durante l’11esima tappa (Torino Juan les Pins)
la Nazionale Italiana al Tour de France 1961: 1 Accordi, 2 Battistini, 3 Guido Boni, 4 Brugnami,
5 Carlesi, 6 Falaschi, 7 Favero, 8 Massignan, 9 Minieri, 10 Armando Pellegrini, 11 Pizzoglio e
12 Zamboni
1962: non si presentò alla partenza della prima tappa a Nancy
la Legnano Pirelli al Tour de France 1962: 111 Battistini, 112 Bettinelli, 113 Cervellini, 114
Emilio Ciolli, 115 Dante, 116 Fontona, 117 Galvanin, 118 Manzoni, 119 Massignan e 120
Rubagotti
1963: 18°
la Ibac mista con la Molteni al Tour de France 1963: 91 Battistini, 92 Danilo Ferrari, 93 Fontona,
94 Minetto, 95 Ottaviani, 96 Fornoni, 97 Carlesi, 98 Dante, 99 Falaschi e 100 Velucchi
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PARTECIPAZIONI E PIAZZAMENTI AL GIRO D’ITALIA:
1959: 7°
la Legnano al Giro d’Italia 1959: 81 Azzini, 82 Battistini, 83 Casati, 84 Grioni, 85 Massignan, 86
Natucci, 87 Pambianco, 88 Tamagni, 89 Tezza e 90 Zocca
1960: 20°
la Legnano al Giro d’Italia 1960: 91 Assirelli, 92 Azzini, 93 Battistini, 94 Bettinelli, 95 Casati, 96
Grioni, 97 Massignan, 98 Pambianco, 99 Pardini e 100 Tamagni
1961: 12°
la Legnano al Giro d’Italia 1961: 111 Accordi, 112 Battistini, 113 Bettinelli, 114 Brugolo, 115
Casati, 116 Cribiori, 117 Fontona, 118 Grioni, 119 Manzoni e 120 Massignan
1962: 8° (quattro giorni Maglia Rosa, come da succitata specifica)
la Legnano al Giro d’Italia 1962: 61 Accordi, 62 Battistini, 63 Bettinelli, 64 Casati, 65 Rubagotti,
66 Dante, 67 Fontona, 68 Galvanin, 69 Manzoni e 70 Massignan
1963: 9°
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la Ibac al Giro d’Italia 1963: 51 Battistini, 52 Danilo Ferrari, 53 Fontona, 54 Giorza, 55 Minetto,
56 Ottaviani, 57 Panicelli, 58 Armando Pellegrini, 59 Tramontin e 60 Zorzetti
1964: 18°
la Ibac al Giro d’Italia 1964: 41 Defilippis, 42 Battistini, 43 Soler, 44 Suarez, 45 Danilo Ferrari,
46 Liviero, 47 Renzo Baldan, 48 Ottaviani, 49 Bassi e 50 Ernesto Bono
1965: 16°
la Vittadello al Giro d’Italia 1965: 91 Andreoli, 92 Battistini, 93 Renzo Baldan, 94 Carminati, 95
Aldo Pifferi, 96 Alfredo Sabbadin, 97 Danilo Ferrari, 98 Ottaviani, 99 Meco e 100 Aristide
Baldan
1966: 16°
la Vittadello al Giro d’Italia 1966: 81 Taccone, 82 Battistini, 83 Portalupi, 84 Andreoli, 85 Aldo
Pifferi, 86 Vigna, 87 Renzo Baldan, 88 Ottaviani, 89 Knapp e 90 Polidori
1967: ritirato
la Vittadello al Giro d’Italia 1967: 121 Dancelli, 122 Andreoli, 123 Battistini, 124 Polidori, 125
Renzo Baldan, 126 Panizza, 127 Schiavon, 128 Aldo Pifferi, 129 Aldo Moser e 130 Portalupi
1968: ritirato
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la Pepsi Cola al Giro d’Italia 1968: 101 Renzo Baldan, 102 Battistini, 103 Bongioni, 104
Dancelli, 105 De Francesi, 106 Massignan, 107 Aldo Pifferi, 108 Polidori, 109 Schiavon e 110
Brand
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