Il pianeta alla deriva

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Il pianeta alla deriva
IL GIORNALE
DI VICENZA
Lunedì
6 Marzo 2006
13
La chiocciola di “Slow Food”
ha 83 mila soci
In contrapposizione ai fast food dominanti, terreno della
fretta e della superficialità, la chiocciola, con la sua
proverbiale lentezza, è il simbolo di un mangiare... lento e
meditato. Ecco il motivo della scelta del nome Slow Food.
L’associazione ha 83 mila iscritti con sedi in Italia,
Francia, Usa, Germania, Regno Unito, Svizzera
e Giappone oltre a rappresentanze in 122
Paesi. Le sedi si chiamano Condotte in
Italia e Convivium negli altri Paesi. In tutto
sono 800 i Convivia
nel mondo, comprese le 350
Condotte italiane.
La Terra sta perdendo i pezzi
Agricoltura, alimentazione, ambiente
In venti anni, secondo un rapporto Fao citato da Petrini, la
Terra ha perso due barriere coralline su quattro, tre foreste
di mangrovie (nella foto, una pianta) su cinque. Non solo. Il
terreno perde humus ed energia.
La chimica assorbita dai terreni in dieci anni (1985 - 1995)
è pari a tutti i prodotti chimici finiti nel terreno nei cento anni
precedenti (1885 - 1985). La richiesta di acqua potabile è
raddoppiata in 40 anni.
Sono le “tre A” che caratterizzano la facoltà di Agraria
dell’università di Padova. Nella foto, il palazzo del
“Pentagono” di Agraria nel complesso di Legnaro, vicino a
Padova, e il preside, il vicentino professor Raffaele Cavalli,
che ha recentemente organizzato l’incontro - dibattito
tra Carlo Petrini, due professori, e gli studenti. Cavalli ha
ricordato il valore economico, anzi “ecumenico” del cibo.
“Un eroe
del nostro
tempo”
Carlo Petrini,
anzi “Carlin”
come è
chiamato
familiarmente,
è nato a Bra
in provincia
di Cuneo il 22
giugno 1949.
Si interessa di
gastronomia
dal 1977. Ha
collaborato
alla nascita
del “Gambero
Rosso”, ha
fondato l’Arcigola
nel 1986 e nel
1989 ha dato vita a
Parigi al movimento
internazionale
“Slow Food”, di cui è
presidente da sempre.
Ideatore di grandi
manifestazioni come
“Cheese”, il “Salone
del Gusto” e “Terra
Madre”, nel 2004 “Time
magazine” d’Europa l’ha
indicato come uno degli
“eroi del nostro tempo”.
“Slow Food” propugna
un modello di agricoltura
sostenibile.
Un incontro con Carlin Petrini attorno
al suo ultimo libro. «Gli squilibri della
Terra si aggravano sempre di più. Fra tre
secoli rischiamo l’estinzione. E la produzione
del cibo, una filiera in cui è impegnato il 65%
degli umani, ha le maggiori responsabilità»
Gastronomia, economia
& etica
Foto Archivio Slow Food
“Buono, pulito e
giusto” non è solo
il titolo dell’ultimo
libro di Petrini,
ma è anche la
summa della
filosofia di Slow
Food. I principi
della “nuova
gastronomia”
non possono
essere disgiunti,
secondo l’autore,
da una riflessione
economica e da
una meditazione
etica. Sono
tre campi
interdipendenti.
Il peperone d’Olanda
La spinta a far nascere Slow Food giunse
quando Petrini scoprì che nelle serre dell’Astigiano, celebri per la produzione del peperone
locale, si coltivavano i tulipani, mentre i peperoni venivano importati in
Piemonte dall’Olanda. Un
mondo capovolto
da correggere.
«Distrutta la pesca sul Lago Vittoria. In India
si sono eliminate foreste di mangrovie su 2000
chilometri di rive per coltivare gamberetti.
Si è avvelenata l’acqua e distrutta l’economia
dei locali. Senza più alberi a frenarlo, lo
Tsunami ha seminato terrore».
“E si produce cibo
per 12 miliardi di persone”
IL PIANETA ALLA
DERIVA
di Antonio Di Lorenzo
U
Economia di relazione
Il professor Francesco Favotto,
docente a Economia a Padova e
per sei anni preside della
facoltà. «Slow Food
dimostra di essere
uno straordinario
strumento di
marketing, perché
risveglia segmenti
di desiderio e li
reinserisce nel
territorio. Il prodotto
gastronomico
diventa, così,
un protagonista
dell’economia
di relazione
e non solo
dell’economia
di scambio
tra denaro e
merce».
Incontro
fra saperi
L’incontro
fra saperi
universitari, quelli
dei cuochi e quelli
dei contadini
è lo snodo del
futuro e, per
questo motivo,
sarà al centro di
“Terra Madre”
che a ottobre
aprirà i battenti a
Torino. Saranno
rappresentate
400 università,
2.500 cuochi e
2.500 Comunità
del cibo del
Pianeta.
Nella foto un
contadino
giapponese in
una risaia.
inviato a Legnaro (Padova)
sa toni apocalittici e davvero non lo si può definire un muoiono di fame. No, qualcosa non va.
integrato, secondo l’antinomia ideata quarant’anni
Che fare? Se lo chiedeva Lenin e se lo chiede anche Carlin.
fa da Umberto Eco. Ma dai tempi in cui scriveva sul Il quale, anziché fare “un passo in avanti e due indietro” co“Gambero Rosso”, supplemento de “Il Manifesto”, e me il rivoluzionario russo, cerca il modo per far compiere a
aveva ideato l’Arcigola, adesso lo onorano e lo ascoltano nelle tutti un solo passo, ma decisamente in avanti. Il suo slogan è:
aule universitarie. I tempi cambiano. Lui quando parla è tra- «Stiamo dalla parte del nostro cordone ombelicale». Un modo
sversale ai saperi, come dev’essere chi si occupa di gastrono- colorito per spiegare un concetto semplice, anche questo tramia. Ma non discetta di ricette né si interessa di sapori perdu- sversale: nel tempo della Rete per antonomasia, di Internet,
ti: nel suo discorso di gastronomo entrano l’economia e l’etica, «dev’essere creata un’altra Rete che genera una globalizzazione
la storia di Fernand Braudel e l’antropologia di Claude Lévi virtuosa». È una rete di rapporti veri, non virtuali che già sta
- Strauss, le statistiche apocalittiche della Fao e le critiche al crescendo. È il concetto di fare squadra che prende corpo,ma
Fondo monetario internazionale.
stavolta a scendere in campo sono i giocatori che di solito non
Non è tenero, Carlin Petrini: se la prende con la finan- si incontrano nello stesso campionato: 2.500 Comunità del Ciza che ha imposto le colture intensive di gamberetti in In- bo da tutto il pianeta, contadini, 2.500 cuochi e 400 università.
dia, centrando tre risultati in un colpo solo: ha desertificato Saranno loro gli attori di “Terra Madre”, la grande rassegna
2000 chilometri di coste dalle mangrovie (lo tsunami ringra- in programma a Torino in ottobre, che vive proprio di questa
zia) per fare posto alle vasche di allevamento; ha avvelenato le contaminazione, di questo incrocio di saperi. Ecco la nuova
specie di pesci per due chilometri dalle coste, per colpa dell’ac- parola d’ordine: «Il dialogo tra saperi tradizionali, quelli dei
qua dolce travasata regolarmente in mare; ha distrutto l’eco- contadini, quelli dei cuochi e quelli delle università sarà la salnomia dei locali basata, appunto, sulla pesca.
vezza del pianeta. Non ci devono essere più produttori e consuNon basta. Nel lago Vittoria, grande poco meno di tutta matori, ma tutti co-produttori attraverso la cultura. Ci potrel’Austria, gli stessi economisti hanno deciso di far crescere il mo salvare solo se il concetto di sviluppo economico nella propesce persico del Nilo. Facile guadagno, ma pagato caro
duzione del cibo sarà opposto rispetto a questo, in cui
anche a migliaia di chilometri di distanza. Delle tremipassa la merce ma non contano le persone».
la specie di pesci che vivevano nei quasi 70 mila chiUn sogno rivoluzionario? Forse. Ma, insegnalometri quadrati del maxi - lago africano, a 40 anni di
va Aurelio Peccei, non c’è niente di più concreto
distanza ne sono rimaste solo 50. E i pescatori dell’itadell’utopia. Petrini lancia questa grande scomlianissimo lago Trasimeno, che da secoli pescano il
messa - tutta trasversale - sulla cultura come
pesce persico e vivono di questo commercio, non hanmotore di un nuovo sviluppo, che deve essere
no più clienti, perché anche il mercato italiano è invaeconomicamente ed ecologicamente sostenibile.
so dal persico africano. Morale: «Questa è l’economia
Ineccepibile. Solo così, spiega, si supera la “verche sconquassa i sistemi di vita. Non è la mia».
gogna planetaria di un ecosistema che sta andando
Si sente responsabile, Petrini, e lo dice a
a ramengo e di 800 milioni di persone che non hanchiare lettere, perché il pianeta sta correnno cibo”; solo così si smetterà di produrre tudo verso l’autodistruzione e una grande relipani ad Asti e di importare dall’Olanda in
sponsabilità ce l’ha il mondo della produPiemonte i tradizionali peperoni.
zione del cibo: «Incredibile, vero? Ma è proTutto questo è possibile, insiste Carprio così. Sulla Terra il 65% delle persone è
lin, se non si perde memoria dei saperi che
legato alla filiera del cibo». A dare retta a un
stanno svanendo. Cita Levi - Strauss e parrapporto della Fao, stilato da 1.400 scienla della necessità di una “etnologia di emerziati, fra tre secoli è ipotizzabile l’estinziogenza”: «Dovremo metterci tutti in viaggio
ne della specie umana perché gli ecosistecon una telecamera e registrare quello che
mi si stanno disintegrando per colpa della
hanno da dire i vecchi nelle campagne, sulproduzione di cibo. Altro che sognare le nale montagne e sugli altipiani. Dobbiamo covi stellari di Star Trek che nel 2300 solchestruire una enciclopedia dei saperi univerClaude Levi - Strauss, antropologo
ranno gli spazi: rischiamo di lasciare sulla
sali prima che queste persone scompaiano.
92enne, citato da Petrini, sostiene
Terra solo l’impronta di noi, come quella di
Siamo l’ultima generazione che può svolche c’è bisogno di una “etnologia
Neil Armstrong sulla Luna.
gere questo compito. Il mondo rischia un
di emergenza per non perdere la
memoria e i saperi che rischiano di
Marciamo verso l’autodistruzione e
grande impoverimento se questi saperi trasparire”. «In cento anni l’umanità è
non ci accorgiamo, sostiene Petrini, che
dizionali spariranno. Il rischio è concreto:
passata da 1 a quasi 7 miliardi di
ci dev’essere qualche contraddizione nelin cento anni siamo passati da 1 miliardo
individui e tra 40 anni saremo 10
la “fabbrica del cibo” planetario se vengosulla Terra a 7 miliardi. Dobbiamo consermiliardi sul pianeta. Siamo l’ultima
no prodotti alimenti per 12 miliardi di vivare queste sapienzialità e dare loro dignigenerazione che può salvare
venti, ma gli uomini sono meno di sette mità scientifica. Questo è il nostro cordone omquesti saperi e questa tradizione».
liardi, e - di questi - 800 milioni di persone
belicale».
“Etnologia
d’emergenza”
«C’è un’unica grande verità - spiega Petrini - la
Fao sostiene che in tutto il mondo si produce cibo
per 12 miliardi di viventi, mentre sulla Terra siamo
6 miliardi e 300 milioni, e 800 milioni di persone
muoiono di fame. La sovraproduzione e la cultura
dello spreco sono una vergogna planetaria».
Un “esame”
per Carlin
Giovanni Bittante, professore
ad Agraria a Padova
ed ex preside della
facoltà per sei anni,
è stato uno dei tre
interlocutori di
Petrini. Il quale
s’è sottoposto
volentieri a
quello che lui
ha definito
un esame
universitario,
di cui ha
chiesto il voto.
E i docenti
l’hanno
accontentato:
30 e lode in
orale, 28 nello
scritto.
L’università di Scienze
Gastronomiche
Il complesso di Pollenzo, vicino Bra (nella foto),
che assieme alla sede di Colorno, vicino Parma,
dà corpo all’Università di Scienze Gastronomiche,
creata da Petrini e Slow Food. È la prima in Italia e
tra breve avrà una seconda facoltà, quella di Agro
- Ecologia Contadina.
Fra tre secoli
rischio
estinzione
per
l’umanità
In uno studio
assai serio, 1.400
scienziati della Fao,
l’organizzazione
per l’agricoltura
delle Nazioni Unite,
ipotizzano l’estinzione
della specie umana fra tre
secoli, più o meno nel tempo
in cui è ambientata la saga dei
telefilm di Star Trek (nella foto il
vulcaniano comandante Spock).
Il motivo è la progressiva
disintegrazione degli ecosistemi
sulla Terra.