Artèresistenza
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Artèresistenza
I colori della libertà UN IMPEGNO MORALE E CIVILE CONSAPEVOLE DELLA PROPRIA STORIA Con piacere mettiamo in rilievo l’impegno dell’Anpi del Trentino e degli artisti che hanno risposto concretamente all’appello lanciato dall’Associazione per una presenza creativa ampia e autorevole in occasione del settantesimo della liberazione dal nazifascismo. L’arte e in generale la cultura sono protagoniste indispensabili nella costruzione di una società libera e forte, che sappia difendere le peculiarità democratiche e di autogoverno della nostra terra. Non è un caso che un territorio così piccolo come il nostro abbia voluto investire in modo rilevante nelle iniziative e nelle istituzioni culturali, identificandole in un prezioso presidio che non deve mai venir meno. Anche il dovere della memoria si compie realizzando nel presente una società libera e accogliente, una società che mette al primo posto la persona con i suoi diritti e le sue responsabilità. Il richiamo dell’arte è esplicito proprio nella varietà delle sue immagini e delle sue visioni, metafora della società che vogliamo, aperta e insieme consapevole della propria storia e dei propri valori. L’Anpi del Trentino nell’ambito delle iniziative per il settantesimo anniversario della Resistenza si è impegnata a promuovere una progettualità condivisa con tutte le istituzioni e le forze disponibili in grado di coinvolgere la cultura, la scuola, le nuove generazioni. Pittura, scultura, video, teatro, ricerca storica andranno ad aggiungersi alle manifestazioni tradizionali, con lo sforzo di un coordinamento anche con la Provincia di Bolzano. Riserveremo particolare attenzione a costruire un ponte culturale fra scuole superiori intitolate alla Rosa Bianca e scuole superiori di Monaco sul significato di Dachau - Resistenze Europee - Rosa Bianca, in relazione all’attualità e al futuro della nuova Europa. Questa mostra si distingue per l’ampiezza e per la qualità dei contributi e rappresenta una tappa significativa del cammino che vogliamo percorrere. Da queste opere arriva il profumo e il colore della libertà e della giustizia, di chi ha sofferto e di chi ha sperato, di chi è morto e di chi ha esultato e ancor di più di chi non resta indifferente oggi di fronte al richiamo dell’impegno morale e civile per la democrazia. Ugo Rossi Presidente della Provincia autonoma di Trento Sandro Schmid Presidente A.N.P.I. del Trentino Artèresistenza NEL SETTANTESIMO DELLA LIBERAZIONE L’ARTE PER LA GIUSTIZIA E LA LIBERTÀ Mario Cossali Renzo Francescotti Ciò che sorprende e fa meditare è il fatto che i ventidue mesi della lotta di Resistenza (un periodo brevissimo quanto folgorante) abbiano prodotto, e continuino a farlo, un patrimonio culturale e creativo così imponente che è alimentato dal contributo di tutte le arti, dalla pittura e dalla scultura, dalla poesia al racconto e al romanzo, fino al teatro e al cinema. Si tratta di qualcosa che non ha precedenti, qualcosa di unico nella nostra storia, che ad esempio letteralmente surclassa ciò che ha prodotto in termini di arte e letteratura un periodo pur così determinante, durato un arco storico di alcuni decenni, come è stato il Risorgimento. Quali le ragioni? Si potrebbe disquisirne a lungo. Nel modo più sintetico diciamo che evidentemente la Resistenza concentra in sé tanti avvenimenti collettivi e individuali, tanta storia nazionale e internazionale, tanti sogni di libertà e tante tragiche repressioni, tanti accadimenti nuovi quali la partecipazione delle donne per la prima volta nella storia italiana, come nessun altro periodo storico precedente. E a distanza di settant’anni questa eredità così drammaticamente incisa nella mente e nel sangue continua ad essere viva e produttiva. Fertile (per molti, sorprendentemente) anche tra i giovani d’oggi, troppo spesso liquidati sotto le accuse di individualismo edonistico, indifferenza e disimpegno, fertile tra gli artisti (farfalle dalle antenne particolarmente vibranti) che sulla Resistenza ci hanno regalato opere indimenticabili. Capolavori cinematogra- fici come, per citarne alcuni, “Roma città aperta” (1945) e “Paisà” (1946) di Roberto Rossellini, “Arrivederci ragazzi” (1987) di Louis Malle, “L’Agnese va a morire”, di Giuliano Montaldo (1976), “L’uomo che verrà“ (2009) di Giorgio Diritti. Sul clima e le passioni della Resistenza sono stati scritti molti romanzi, tra i quali possiamo citare quelli di Elio Vittorini, Italo Calvino, Beppe Fenoglio, Giovanni Arpino, Vasco Pratolini, Giorgio Bassani, Mario Tobino, Primo Levi, Luigi Meneghello. Abbiamo letto le poesie di Salvatore Quasimodo, Umberto Saba, Alfonso Gatto, di Paul Eluard, di Franco Fortini. E, arrivando alle arti figurative, abbiamo visto i disegni e le tele di Renato Guttuso, Luigi Spazzapan, Tono Zancanaro, Antonio Pizzinato, Giulio Turcato, Emilio Vedova; tutto il mondo ha fermato lo sguardo, l’intelligenza e il cuore davanti a “Guernica”, la grande opera di Pablo Picasso. Forte il richiamo della memoria storica nelle sculture di Agenore Fabbri, Umberto Mastroianni, Ettore Colla, Giacomo Manzù con il monumento al partigiano a Bergamo (1977), il patriota impiccato a testa in giù, Augusto Murer, con il monumento alla partigiana a Venezia, sulla Riva degli Schiavoni, quella figura di donna uccisa che periodicamente emerge dalla bassa marea. Emerge come un fantasma dalla storia per scoprirsi, trepidamente vivo tra di noi. I pittori e gli scultori che, a settant’anni dalla conclusione della Lotta di Liberazione, su nostro invito, hanno creato delle opere sul tema della Resistenza e sull’impegno quotidiano per le libertà che la memoria richiede, sono l’espressione e la testimonianza che il bisogno dell’uomo di libertà, di giustizia, di solidarietà è un bisogno insopprimibile e che l’arte è in grado di testimoniare questa dimensione con una fantasia ed una generosità senza confini. Attraversa il tempo e gli anni e si confronta con la situazione storica, cioè con un’attualità nella quale la mancanza di giustizia e di dignità sociale si manifesta, in diversi gradi, nel mondo; nella quale la violenza e la sopraffazione occupano ancora oggi un posto troppo rilevante. Il tema generale è affrontato da questo folto gruppo di artisti con tecniche e con ispirazioni legate alle singole biografie culturali ed artistiche; ha permesso di raccogliere un numero di opere molto più consistente del previsto, che è arrivato per certi aspetti a costituire anche uno spaccato significativo e vivace dell’arte trentina, irrobustito dalla presenza qualificata di alcuni “esterni”, legati allo spirito generale dell’iniziativa, senza dimenticare la presenza di due maestri che non ci sono più come Aldo Schmid, teorico dell’astrazione oggettiva e il futurista Vladimiro Tulli, comandante partigiano nelle Marche. Più di cinquanta opere, la maggior parte delle quali eseguite per l’occasione, che si muovono con disinvoltura tra le tecniche più diverse, ora con la pittura (figurativa, astratta, concettuale, informale, naif), con il disegno e con l’incisione, ora con la scultura (in pietra, in bronzo, in legno, in ceramica ) vogliono essere protagoniste di una presenza che è insieme individuale e collettiva e che sottolinea con passione le possibilità, le potenzialità del gesto creativo nelle promozione e nella difesa della dignità umana a qualsiasi livello. L’arte è un linguaggio che può essere anche strumentalizzato, può essere celebrativa o addirittura servile, oggi potremmo dire asservita al mercato, ma prima o dopo trova in sé la forza di immaginare il futuro, anche interpretando le sofferenze e le tensioni del presente. Il linguaggio dell’arte sfugge sempre di più oggi a definizioni elementari, a classificazioni e si è lasciato da tempo alle spalle la rappresentazione della realtà in quanto tale, non importa se sia figurativo o aniconico, ma va sempre oltre e costruisce una visione, che ci stimola, anche con difficoltà a volte aspre da parte nostra, a entrare nello spirito del tempo. Nel nostro caso il tema rischiava di essere troppo definito, anche storicamente, ma gli artisti hanno dimostrato con le loro opere la forza della loro libertà ed è a questa libertà che ci affidiamo con fiducia. A settant’anni dalla lotta che ha liberato l’Italia e l’Europa dall’incubo del nazifascismo, pur in un tempo disperante, disperato come appare il nostro, che ci siano artisti come quelli documentati in questo catalogo ancora capaci di esprimere segni di libertà, di giustizia, di solidarietà, è una commovente espressione dello spirito di quella Resistenza in cui per dirla con Salvatore Quasimodo “gli eroi sono diventati uomini: fortuna / per la civiltà. Di questi uomini / non resti mai povera l’Italia”.