Proverbi 27, 23 - chiesa battista sarzana

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Proverbi 27, 23 - chiesa battista sarzana
Predicazioni di Marco Soranno
Guarda di conoscere bene lo stato delle tue pecore, abbi gran cura delle tue
mandrie (Proverbi 27,23).
Care sorelle e fratelli,
La predicazione di oggi vuole considerare l’importanza di vivere [e lasciar vivere] il
pastorato evangelico in modo concreto e costruttivo.
Sì, perché se il pastore ha degli impegni precisi dinanzi a Dio, è altresì opportuno
che le pecore del gregge lo mettano in grado di svolgere il suo incarico nel miglior
modo possibile; Infatti, i membri di Chiesa sono chiamati a ben rapportarsi coi loro
pastori (Ebrei 13,7;13,17) affinché i conduttori lavorino di buon animo (1Pietro 5,2).
Chi è chiamato da Dio al pastorato, deve conoscere bene lo stato delle sue pecore,
senza trascurarle. Sì perché il benessere del Gregge di Cristo dipende dal tipo di
cibo spirituale che il pastore dà mediante sermoni e studi biblici, e la cura d’anime
che egli svolge in varie circostanze.
Le due istanze del versetto per la predicazione richiedono brevi considerazioni:
Conoscere bene lo stato delle pecore? In che modo? Vivendo la comunità non come
animatori teologici o predicatori di professione, ma da servi inutili (Luca 17,10) ossia
persone animate dall’amore di Cristo per le pecore loro affidategli, senza escluderne
alcuna perché “poco praticante” o “problematica” (cf. Ecclesiaste 1,15b; Sofonia
3,19). I membri di Chiesa dal canto loro, debbono saper esternare la loro condizione
senza ridurla ai minimi termini della vita di Chiesa, poiché è nella quotidianità che
siamo discepoli di Cristo. Il pastore non deve avere “gelosia da pulpito” ma dev’essere
pronto a valorizzare i doni dei cristiani con cui è in comunione. Vi sono pecore che non
ne vogliono sapere di esporsi, di farsi1
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Predicazioni di Marco Soranno
conoscere, e questo non è una cosa buona: siamo d’accordo che il pastore non ha
potestà di essere mediatore tra noi e Dio, ma il suo ufficio è comunque importante
per aiutarci a vivere meglio il nostro rapporto con il Signore Iddio.
Aver cura delle mandrie? Come è possibile? Inevitabile mi pare il riferimento alla
cura d’anime, che caratterizza il lavoro del pastore. Va fatta una doverosa
considerazione: Se ci rapportiamo con il pastore solo ed esclusivamente in
occasione del culto nel Giorno del Signore, come si può essere pienamente
“Chiesa”? istituendo i ministeri nella Chiesa, il Signore Gesù ha dato dei doni agli
uomini (Efesini 4,8) e tali doni non vanno trascurati. Non vorrei si corresse il rischio
di assimilare il pastore come qualcosa di assodato della nostra identità evangelica,
trascurando quanta fatica comporti essere conduttore di Chiesa.
Uno dei punti di forza del Protestantesimo è proprio l’affermazione del sacerdozio
universale di tutti i cristiani. Noi evangelici non sminuiamo il ministero ecclesiastico
ma riconosciamo che ogni membro di Chiesa è sacerdote di sé stesso, senza
operare la distinzione tra clero e laicato. Tutti sono ministri di Dio, ma non tutti
hanno i doni di predicazione della Parola e conduzione della Chiesa, poiché il
Signore ha dato alcuni come pastori (Efesini 4,11). Ritengo che non bisogna
delegare ai pastori il nostro zelo per il Signore, ma rendiamoci utili e mettiamoli in
condizione di farci conoscere quanto a bisogni e soprattutto al nostro bisogno di
crescere nella fede.
Carissimi, viviamo la Chiesa di Gesù Cristo con gioia e consapevolezza di vivere i
doni e i ministeri come una naturale necessità per la crescita del popolo di Dio. Il
pastore non sia orpello né fardello, ma dono che Dio ci elargisce lungo il nostro
cammino di fede.
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