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SUPPLEMENTO A
N. 10 OTTOBRE 2009 - Direttore Renata Polverini
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comma 1, DCB Roma
n. 3
periodico
a cura di
Trecentomila richieste. Quasi la metà è sanata attraverso patronati e associazioni
Badanti, bilancio di una sanatoria
di Luciano Lagamba *
Alla fine di tutto il percorso, è possibile dire che
la procedura di regolarizzazione delle lavoratrici
e dei lavoratori addetti ai servizi di cura domiciliare e di assistenza sia stata coronata da un
certo successo, anche se, con ogni probabilità,
non sono ancora emerse tutte la situazioni irregolari.
La nostra confederazione sindacale, come si può
evincere dai resoconti delle audizioni parlamentari in occasione del cosiddetto decreto anticrisi, è stata fra i primi soggetti a sostenere la
necessità di avviare una procedura di regolarizzazione del lavoro domestico e di assistenza agli anziani e alle persone non autosufficienti.
Da un monitoraggio presso le strutture territoriali del Sei Ugl appariva infatti chiaro che si era
davanti ad un fenomeno particolarmente esteso, con rapporti di lavoro sostanzialmente in
nero ed evidentemente soggetti alla particolare
congiuntura finanziaria caratterizzata da una diffusa crisi economica, a fronte di un servizio fondamentale per la tenuta del welfare familiare.
Per comprendere il ruolo sempre più centrale
che stanno ricoprendo nella nostra società le
collaboratrici domestiche e le badanti è sufficiente richiamare alla memoria quanto accaduto
all’indomani del tragico terremoto che ha colpito l’aquilano nello scorso aprile. Chi, come noi,
ha visitato le tendopoli montate per affrontare
l’emergenza immediata, ha potuto vedere
come per tantissimi anziani l’unica compagnia
era quella di una badante, spesso extracomunitaria e, per questo, a rischio espulsione per la
conseguente perdita del posto del lavoro.
Per questo, il Sei Ugl ha sollecitato la confederazione affinché si facesse promotrice di una iniziativa a sostegno della emersione dal lavoro
nero delle migliaia di badanti e di collaboratrici
domestiche.
Il Parlamento ha da subito manifestato una particolare attenzione alla questione, come anche
il governo, nello specifico il ministro Maurizio
Sacconi che si è adoperato per trovare una soluzione tecnica ad una questione che è al tempo
stesso economica e sociale.
È stato così inserito un emendamento che ha
portato all’avvio della procedura di regolarizzazione di tutti i lavoratori italiani, comunitari ed
extracomunitari impiegati nella cura della non
autosufficienza e della casa.
Stime iniziali avevano fissato in 500mila il numero dei lavoratori interessati dal processo di emersione.
A conti fatti, le domande presentate sono state
poco meno di 300mila, al di sotto delle attese,
quindi, ma sempre un numero soddisfacente
soprattutto se consideriamo alcuni aspetti che
andremo ad analizzare.
In totale, a fronte di 351.219 moduli scaricati, le
domande effettivamente inviate sono state
294.744, di cui 180.408 (pari al 61,2%) per collaboratrici familiari e 114.336 per le badanti.
Per effetto della presentazione delle domande,
nello casse dello Stato sono entrati 147.372.000
euro ai quali si aggiungono oltre 353mila euro
di spese di spedizione.
Sotto l’aspetto strettamente economico, l’operazione è stata quindi un successo che porterà
benefici progressivi per l’Inps: chi oggi è emerso, al termine della procedura diverrà un
soggetto al quale saranno versati regolari contributi.
È difficile stimare l’ammontare di nuove entrate
per l’Inps. Se comunque si ipotizza che i quasi
300mila lavoratori emersi siano occupati per
venti ore a settimana ed una paga oraria di 6,5
euro per ora si a circa 412 milioni di euro di
nuove entrate all’anno.
Chi aveva criticato l’operazione di emersione a-
veva posto l’attenzione sul fatto che per molti
cittadini stranieri non comunitari sarebbe stato
facile trovare un datore di lavoro disponibile ad
assumerli come colf o badante salvo poi licenziarli nel momento in cui la pratica avrebbe avuto buon fine.
Si tratta di un argomento spinoso e complesso
che la nostra organizzazione non ha assolutamente sottovalutato, tanto che aveva a suo
tempo presentato la richiesta di sanare tutte le
posizioni lavorative derivanti dai famosi click day
che non aveva ottenuto una risposta per la lentezza dell’iter burocratico.
Il legislatore, comunque, ha inteso limitare la
procedura di emersione alle sole figure di collaboratore domestico e di badante per cui è ora
significativo cercare di capire se e quanto potrebbe presentarsi il rischio evidenziato sopra,
quello cioè di sanatorie fittizie.
Sul complesso delle domande presentate, il
49,2% proviene da soggetti accreditati: associazioni e patronati (137.160), comuni (3.238) e
consulenti del lavoro (4.673). Si tratta di operatori professionali rispetto ai quali è facile immaginare che nella stragrande maggioranza dei
casi si è rispettata la normativa alla lettera e non
si è assolutamente favorito un uso abnorme
dello strumento della regolarizzazione.
Diverso il discorso che si può per il restante
50,8% dei casi: si tratta di 149.670 domande inoltrate da soggetti privati. Senza voler fare un
processo alle intenzioni, sarà comunque impor-
tante garantire in questo caso una particolare attenzione nel disbrigo della pratica per evitare
principalmente che il cittadino straniero ricada
immediatamente in una situazione di disagio economico e di irregolarità contributiva.
Si diceva all’inizio che siamo davanti a dei risultati comunque soddisfacenti. Circa 300mila domande sono un buon risultato; se però andiamo
a leggere i dati con attenzione possiamo renderci conto che, con ogni probabilità, la lotta all’elusione fiscale e contributiva non è affatto
conclusa, in quanto restano in nero migliaia di
lavoratrici e di lavoratori italiani e comunitari.
Delle 294.744 domande presentate, il 70,57%
(pari a 207.999 unità) interessa sicuramente lavoratori extracomunitari di dieci nazionalità, con
Ucraina e Marocco rispettivamente a 37.178 e
36.112 domande inviate.
Il Ministero dell’Interno non ha ancora fornito ad
oggi un dato disaggregato per il restante
29,43%; è possibile ipotizzare che larga parte
delle oltre 86mila domande presentate interessino sempre cittadini extracomunitari – fra le
prime dieci nazionalità, ad esempio, non vi sono
le Filippine, dalle quali pure provengono molti
collaboratori domestici - e, in misura minore, cittadini stranieri provenienti dalla Romania, dalla
Bulgaria e dalla Polonia.
Tutte queste considerazioni, quindi, ci confortano sui risultati ottenuti finora, ma ci spingono
anche a chiedere al governo di valutare l’ipotesi
di una riapertura dei termini della procedura di
regolarizzazione da estendere eventualmente a
chi, pur non impiegato nei lavori di cura della
casa e della non autosufficienza, aveva a suo
tempo presentato domanda durante i click day,
in quanto si tratta di posizioni lavorative spesso
fondamentali per le aziende soprattutto in certi
settori produttivi, come, ad esempio, la manifattura e l’agroalimentare.
* Presidente Sei Ugl
Mortalità sulle strade italiane: numeri da capogiro
di Eugenio Cardi *
C’è una guerra in atto nel nostro paese, una
guerra invisibile, di cui raramente se ne parla.
Con tanto di vittime, tutte vere e tante. Circa
5.100 l’anno (stima 2007). Una vera ecatombe.
Ci riferiamo ovviamente ai morti che ogni anno
siamo costretti a contare sulle nostre strade, vittime di incidenti e di spericolatezza stradale.
Ragionando su numeri di questo genere viene
spontaneo pensare che il tema meriterebbe un
po’ più d’attenzione, ed invece sembra essere
una materia che non appassiona nessuno, forse
per via della notoria ed atavica passione degli
italiani verso l’automobile (siamo il paese europeo in cui ne circolano di più in relazione al numero di abitanti) e che, evidentemente, fa passare in secondo piano ogni aspetto negativo
del fenomeno.
Eppure la controindicazione principale – oltre
all’altra grave problema dell’inquinamento –
non è da prendere sottogamba: secondo gli ultimi dati disponibili, e così come sopra riportato, sono circa 5.100 i morti che ogni hanno
abbiamo sulle strade, senza poi contare quelle
centinaia di migliaia di persone che restano in
vita ma riportando gravi invalidità.
Le cause principali degli incidenti stradali sono
già molto conosciute (eccessiva velocità, distrazione, guida in stato di ubriachezza o sotto
l’effetto di psicofarmaci o stupefacenti vari); il
Governo ha introdotto varie misure per arginare tale terribile fenomeno (patente a punti,
forte aumento di sanzioni per guida sotto l’effetto di sostanze psicotrope, arrivando perfino
a contemplare pene detentive) eppure, nonostante ciò, non si riesce a far diminuire drasticamente tale immane tragedia, che miete vittime
e dolore con incredibile normalità e con dati record come nessun altro in Europa.
L’Ugl, con la presenza del segretario generale,
Renata Polverini, ha partecipato all’iniziativa
della Fondazione dell’Ania (Associazione Nazionale Imprese d’Assicurazione), per sensibilizzare l’opinione pubblica su tale problema di
così vasta portata, ha deciso di scendere in
campo con una particolare iniziativa simbolica,
denominata “Io dissuado”: lo scorso 11 ottobre
infatti, ha fatto “sdraiare” in terra al Circo Massimo, nel pieno centro cittadino della capitale,
ben 5.100 persone, l’esatto ammontare del numero delle vittime di incidenti stradali del solo
2007. Attraverso tale figura simbolica, il “dissuasore”, si è voluto inviare la stessa popolazione, fatta di persone comunissime, ad essere
testimonial di una campagna contro la velocità
e contro la guida in stato di ebbrezza.
La regia di tale particolare spettacolo scenografico (intenso e di grande impatto emotivo) è
stata curata dallo coreografo di massa Nikos Lagousakos. L’iniziativa ha riscosso molto successo, e la manifestazione così indetta (e riuscita
perfettamente anche grazie ai 5.100 volontari
sensibili al tema e resisi disponibili a trascorrere
una certa parte della loro domenica scomodamente sdraiati in terra) ha sortito lo scopo ricer-
cato, ovvero ha posto (almeno per qualche
giorno) l’accento su tale grave e poco considerato fenomeno, con la speranza che l’effetto
principale di tale particolare manifestazione
possa essere davvero quello di rendere tutti
più consapevoli dei pericoli connessi alla guida
e che possa far aumentare considerevolmente
l’educazione stradale, il rispetto per i pedoni,
per gli accessi per le persone portatrici di handicap, ecc.
Altro importante appuntamento è la GIORNATA MONDIALE DEL RICORDO DELLE VITTIME DELLA STRADA, organizzata a Bologna
(per il 15 novembre 2009) a cura della “AIFVS
onlus”, Associazione Italiana Familiari e Vittime
della Strada, associazione che dal 1998 ha l’obbiettivo di fermare la strage stradale e dare giustizia e supporto ai superstiti e ai familiari delle
vittime della strada. La “AIFVS Onlus” è presente sull’intero territorio nazionale e si avvale
esclusivamente dell’opera di volontari. Fornisce
sostegno legale, psicologico e relazionale ai familiari di vittime ed invalidi.
A Bologna la giornata della memoria si aprirà
con una S. Messa in ricordo delle vittime della
strada e proseguirà nel pomeriggio dove, in
particolare i ragazzi delle scuole, potranno trovare numerosi stand e postazioni a loro dedicate per imparare, divertirsi, informarsi e confrontarsi. La giornata si chiuderà con il saluto
dell'AIFVS e con un breve spettacolo.
* Responsabile Osservatorio Ugl
sui fenomeni sociali
ottobre 2009
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INTOLLERANZA SOCIALE
C’erano una volta la proverbiale accoglienza dell’italiano medio ed una certa mitezza d’animo:
dove sono andate? Cosa sta accadendo nella società italiana negli ultimi tempi? Perché tutta questa violenza gratuita, contro immigrati, omosessuali, ebrei, clochard, portatori di handicap? Da
cosa deriva tanta violenza contro chiunque venga
identificato quale “diverso”?
C’è qualcosa che si è rotto a livello sociale, e che
non va trascurato; infatti non si è più davanti ad un
unico caso sporadico figlio di spicciola delinquente
ottusità, ma si percepisce una certa sensazione
che alle spalle di tutto ci sia un chiaro intento di
voler diffondere disordine, paura e timore.
Atti di violenza, di razzismo e di intolleranza verso
il prossimo sono una spia molto seria dei guasti di
questa società, campanello d’allarme di una possibile deriva di ignorante fanatismo che va frenata
per tempo e molto presto, prima che pericolosamente si allarghi a macchia d’olio.
Nel solo periodo estivo del 2008 infatti, abbiamo
avuto almeno sei casi di aggressioni razziste e xenofobe con casi molto gravi, come quello del
maggio 2008 dove gli abitanti del rione Ponticelli,
a Napoli, hanno assaltato il campo nomadi dopo
che una rom era stata accusata del tentato rapimento di una bambina. Solo pochi giorni dopo,
abbiamo assistito a Roma alla distruzione delle vetrine di alcuni negozi gestiti da immigrati bengalesi e senegalesi nel quartiere del Pigneto, compiuta da parte di una ventina di uomini col volto
coperto.
Ma ovviamente è un fenomeno che non riguarda
solo il Sud d’Italia, ma anche e soprattutto il Nord,
come quanto avvenuto a Milano il 7 luglio 2008,
dove un giovane di 15 anni, di origine cingalese,
è stato aggredito in un locale e poi picchiato in
strada da tre italiani, o come quanto purtroppo accaduto a Milano il 14 settembre dello stesso anno
ad Abdul Guibre, italiano di soli 19 anni originario
del Burkina Faso, assalito vicino alla Stazione Centrale ed ucciso a bastonate da padre e figlio, proprietari di furgone bar, dopo il furto di alcuni biscotti. Ma tale preoccupante ed inquietante fenomeno non coinvolge soltanto gli immigrati; a
farne le spese infatti, sono spesso anche gli esponenti di altre categorie di presunta diversità, così
come, ultimamente, gli omosessuali. Solo tra il 20
agosto e il 10 settembre di quest’anno infatti, in
meno di un mese, sono avvenuti ben quattro casi
di aggressione fisica: il 22 agosto viene aggredita
a coltellate, a Roma, una coppia omosessuale, così
come avviene a Rimini il 24 agosto successivo e a
Napoli il 20 agosto; a Firenze poi, la notte del 9
settembre, viene aggredito all’uscita di un locale
gay un ragazzo di 26 anni.
Il preoccupante fenomeno in atto nel nostro paese
non finisce qui. Nel mirino non ci sono solo gli immigrati o i gay, ma anche gli ebrei (basti per tutti
l’aggressione avvenuta a danno dell’esponente
della comunità ebraica milanese Yasha Reibman),
i clochard (come la terribile disavventura subita a
Rimini nello scorso novembre dallo sfortunato senzatetto Andrea Severi, sul quale fu versata una tanica di benzina con l’intento di dargli fuoco) o i
portatori di handicap, come accaduto a Porde-
none nello scorso marzo quando un gruppuscolo
di 3 persone ha pensato bene di prendere a calci
e pugni un uomo di 30 anni disagiato psichico.
Come è possibile quindi constatare, la situazione
non è semplice e necessita di una analisi complessiva e di una riflessione seria da parte di tutti:
istituzioni, parti sociali, semplici cittadini.
Le cause di tale inquietante e preoccupante fenomeno sono certamente tante, ma ne metterei in
luce una in particolare: ovvero, la situazione socioeconomica che attraversa il nostro paese (e non
solo) in questo particolare momento storico: infatti, in momenti di difficoltà, soprattutto quando
particolari ceti sociali percepiscono sulla propria
pelle un senso profondo di frustrazione (legato alla
perdita del lavoro, al caro-vita o a tensioni sociali)
determinati gruppi umani variamente identificabili
(ebrei, neri, omosessuali, immigrati) vengono
presi di mira come la causa vera e prima del problema.
Ma non solo. Affianco alla causa primaria già citata, ne esiste un’altra certamente del tutto italiana: rispetto a molti altri paesi europei infatti
(Francia, Germania, Inghilterra) scontiamo certamente un ritardo storico in relazione al fenomeno
dell’immigrazione, già presente negli altri paese
su citati in misure massicce già da 20 o 30 anni ed
invece fattore sociale relativamente recente qui da
noi. Basti pensare che gli immigrati in Italia negli
anni ’70 erano solo 170.000 circa, mentre oggi si
sfiorano i 4 milioni di presenze.
In tal caso, si inserisce certamente anche un fattore
di natura psicologico-culturale, quali i pregiudizi
connessi all'integralismo religioso o politico, o alla
diffusione di usanze, tradizioni, costumi e stili di
vita diversi e dissimili tra di loro, che spesso comportano una rigidità nella risposta dell'accoglienza
del diverso e del rispetto delle differenze.
Ovviamente, è assai difficile dire quale causa abbia il primato o il sopravvento sulle altre, dato che
cause storiche, economiche, sociali, culturali e psicologiche sono spesso intrecciate tra di loro in
modo indistinguibile.
Non ultimo, determinate situazioni sociali come
l'avviarsi verso una eterogeneità (etnica, religiosa,
linguistica) della composizione sociale e il forte
sviluppo della mobilità sociale (unitamente all’improvviso aumento numerico di diversi e variegati
gruppi di minoranza) non sono estranee al formarsi ed allo svilupparsi del pregiudizio stesso.
In conclusione, l’unica cosa consigliabile in questo
complicato momento di vita sociale, è quella di
non lasciarsi coinvolgere in questo difficile clima
di intolleranza e porsi fortemente dalla parte degli
“ultimi”, senza mai perdere di vista un corretto
senso di dignità e di giustezza delle questioni poste, contando al contempo sulla possibilità (e
quindi sull’obiettivo) di un pacifico vivere sociale,
addivenendo man mano ad una società civile sinceramente coesa e tollerante.
Tutto ciò perseguendo naturalmente un serio e
concreto tentativo di costruzione di nuovi modelli
di convivenza e di inclusione sociale, inaugurando
un percorso fatto di responsabilità politica, civica,
spirituale e sociale.
E. C.
Campagna nazionale per dire no al razzismo
Contro la paura
dell’altro
«L’integrazione passa anche da
piccoli gesti ed è per questo
che abbiamo voluto che a rappresentare il Sei Ugl davanti al
presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, fosse la nostra dirigente nazionale Clarisse».
A parlare è il presidente del Sei
Ugl, Luciano Lagamba, il quale
spiega il senso dell’iniziativa
che ha coinvolto circa 30 organizzazioni di diversa espressione culturale e politica. «Nei
mesi scorsi – racconta Lagamba
– abbiamo avviato una campagna di sensibilizzazione contro
il razzismo, l’indifferenza e la
paura unitamente ad altre 26
organizzazioni laiche e religiose. Si è trattata di una esperienza per molti versi unica: intorno allo stesso tavolo ci
siamo ritrovati con l’obiettivo di
fare qualcosa di concreto per
favorire l’integrazione sociale e
combattere il dilagare di atteggiamenti discriminatori nei confronti degli immigrati».
I promotori della campagna
contro il razzismo, l’indifferenza
e la paura sono stati ricevuti dal
presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, il 1° ottobre. «Abbiamo pensato che
fosse giusto inviare un segnale
alle Istituzioni facendo rappresentare il Sei Ugl dalla nostra
dirigente Clarisse».
«Avevamo dalla nostra parte –
prosegue Lagamba – soltanto
la forza delle parole e del dialogo. Siamo comunque riusciti
a fare breccia nelle coscienze
delle persone, tanto che in
poco tempo raccolto oltre
80mila firme a sostegno di un
manifesto di denuncia del razzismo e della xenofobia e nel rispetto del principio che tutti gli
esseri umani nascono liberi e in
pari dignità».
«Si tratta – insiste Lagamba – di
un piccolo gesto che però assume una particolare valenza e
significato: all’interno della nostra organizzazione c’è condivisione degli obiettivi e delle
strategie. Tutto si decide insieme, dopo una attenta valutazione degli aspetti positivi ed
eventualmente di quelli negativi. Idealmente, accanto a Cla-
risse nel momento di stringere
la mano al capo dello Stato vi
sono i tanti nostri dirigenti che
operano quotidianamente sul
territorio, tenendo i contatti con
le ambasciate e i consolati, fungendo da tramite fra il cittadino
straniere e le istituzioni italiane,
favorendo i ricongiungimenti
familiari perché la famiglia resta
il nucleo fondante della società,
contrastando ogni forma di discriminazione e di illegalità».
Sri Lanka: da paese di emigrazione a meta di turismo
Promuovere il turismo solidale nello Sri Lanka. Questo l’oggetto della proposta che i rappresentanti del
Ciscos Ugl e del Sei-Ugl hanno portato all’ambasciatore dell’isola asiatica Eluppiti Mudiyanselage R.M
Perera. Nell’incontro, il presidente del Sei, Luciano
Lagamba, e la presidente della ong Ciscos, Patrizia
Conte del Ninno, hanno evidenziato l’importanza dei
tre protocolli firmati dall’Ugl con le istituzioni singalesi. Il primo porta la firma del ministro del Turismo
di Colombo, George Michael, e mira a promuovere
un turismo solidale che sappia comprendere gli usi e
le tradizioni locali. Il secondo protocollo siglato con il
ministro del Lavoro, Athauda Seneviratne, è volto a
favorire nello Sri Lanka tutti quei processi finalizzati a
un’immigrazione consapevole e, allo stesso tempo,
a rafforzare le politiche di integrazione in Italia. A conferma dell’impegno preso, è stato aperto un ufficio
dell’Ugl all’interno del ministero del Lavoro, nella capitale Colombo. L’ultimo protocollo, infine, è stato
firmato dal Ciscos e dal ministero del Lavoro con l’obiettivo di trovare strategie per proteggere le fasce
più deboli della società cingalese, ossia le donne e i
bambini.
«Vogliamo cambiare l’immagine dello Sri Lanka che
viene data dai media – ha detto Patrizia Conte del
Ninno – non è affatto un paese pericoloso, nemmeno
nella zona nord, dove un tempo si nascondevano i
terroristi. Quello che ho potuto conoscere è un popolo gioioso e accogliente, che, nonostante le difficili condizioni economiche, vive dignitosamente». La
presidente del Ciscos ha poi illustrato il prossimo
viaggio di otto giornalisti della Rai nello Sri Lanka, organizzato come primo passo per promuovere il turismo solidale.
L’ambasciatore ha illustrato il legame di amicizia tra i
cittadini di entrambi i paesi e ha spiegato che gli italiani costituiscono uno dei gruppi più consistenti fra i
turisti che ogni anno visitano lo Sri Lanka. In parte,
questo interesse è dovuto al fatto che fino all’83 esisteva un volo da Colombo a Londra che faceva scalo
a Roma. Poi è stato interrotto, è scoppiata la guerra,
e gran parte dei turisti ha scelto come nuova destinazione le Maldive.
«Dopo la fine del conflitto, sancita nel maggio scorso
dalla resa delle Tigri Tamil, penso sia venuto il momento di riscoprire questo meraviglioso territorio,
che abbiamo potuto visitare e ammirare personalmente» - ha commentato Lagamba - i rappresentanti
dell’Ugl si sono impegnati ad aprire un punto di informazione turistica, già in fase di allestimento, nella
sede del sindacato a via delle Botteghe Oscure. Iniziativa di particolare rilievo, se si considera che non
esistono enti e uffici di promozione del turismo per
lo Sri Lanka.
I presidenti Lagamba e Conte del Ninno hanno infine
fatto proprio il rammarico dell’ambasciatore riguardo
alla descrizione che viene data dello Sri Lanka sul sito
del Ministero degli Esteri, che definisce il paese insicuro e pericoloso, nonostante il conflitto sia terminato
da mesi. L’Italia, ha ricordato l’ambasciatore, è stata
uno dei paesi più generosi durante l’emergenza umanitaria determinatasi in seguito allo tsunami del dicembre 2004. Ben 7 milioni di dollari sono stati inviati nell’isola dell’Oceano indiano, e tutti sono stati
spesi per progetti portati a termine con successo e
senza spreco di risorse. Per tutte queste ragioni, l’ambasciatore ha apprezzato vivamente gli sforzi e l’impegno di Sei-Ugl e di Ciscos-Ugl, nel quadro delle iniziative qui descritte.