Il verbo possum: “potere” I nomi neutri della terza declinazione

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Il verbo possum: “potere” I nomi neutri della terza declinazione
Lezioni 15 e 16 – 2 e 3 dicembre 2010
Morfologia
• Il verbo possum
• I nomi neutri della III declinazione
• Gli aggettivi della seconda classe
• Gli avverbi derivati dagli aggettivi della II classe
Sintassi
• La subordinazione
• La subiordinata causale
• Gli aggettivi sostantivati
Il verbo possum: “potere”
Il verbo possum è un composto di sum cui si è saldato il prefisso potis, e significa “potere”, nel
senso di “essere in grado / capace di…”; se è usato assolutamente, cioè senza infinito, significa
“aver potere, forza, efficacia / valere”. Solitamente completa il suo nucleo con l’infinito, e significa
“potere”
Dall’unione del prefisso con le voci del verbo sum sono scaturiti mutamenti fonetici che possiamo
operativamente semplificare in questo modo:
• davanti a vocale troveremo pot-,
• davanti a consonante troveremo pos-.
Per il suo significato, il verbo possum è privo di imperativo.
Indicativo presente
Indicativo imperfetto
Indicativo futuro
Infinito presente
possum
poteram
potero
posse potere
posso
potevo
potrò
potes
poteras
poteris
potest
poterat
poterit
possumus
poteramus
poterimus
potestis
poteratis
poteritis
possunt
poterant
poterunt
I nomi neutri della terza declinazione
Il tema dei nomi neutri della terza declinazione può terminare, come i maschili e i femminili, in
consonante o in vocale –i.
La flessione è caratterizzata dai tratti distintivi del neutro presenti anche nella seconda declinazione
(e, come vedremo, anche nella quarta):
• i casi diretti (nominativo, accusativo e vocativo) sono uguali tra loro, sia al singolare che al
plurale;
• la desinenza dei casi retti del plurale è –a;
1
• le desinenze dei casi obliqui sono uguali a quelle dei maschili e femminili.
Il nominativo, accusativo e vocativo singolare dei nomi neutri coincidono con il puro tema
nominale. Negli altri casi al tema si aggiunge la desinenza; l’incontro tra tema e desinenza può dare
luogo, come per i maschili e femminili, a variazioni fonetiche.
Temi neutri in consonante: aequor, aequoris, “la distesa”
Per memorizzare le desinenze può essere utile imparare la declinazione di un nome che non
presenta variazioni fonetiche: il sostantivo neutro aequor, aequoris, che indica una distesa piatta, sia
essa di terra, “la pianura”, o di acqua, “il mare”. In entrambi i casi si tratta di un termine del lessico
alto.
Questo sostantivo esce in consonante liquida (-r) e non si verifica nessun cambiamento nel corso
della declinazione.
N.
G.
D.
Acc.
V.
Abl.
Singolare
aequor
aequoris
aequori
aequor
aequor
aequore
Plurale
aequora
aequorum
aequoribus
aequora
aequora
aequoribus
Temi neutri in consonante con variazioni fonetiche
Nei nomi in sibilante, la –s con cui termina il tema, quando nel corso della declinazione si trova in
posizione intervocalica, subisce il fenomeno del rotacismo (cfr. box a p. ***) e diventa –r.
I neutri in sibilante si ripartiscono in due gruppi: il tipo –us, -ŏris e il tipo us, ĕris
Corpus, corporis, “il corpo”
N.
G.
D.
Acc.
V.
Abl.
Singolare
corpus (< corpos)
corpŏr-is
corpŏr-i
corpus (< corpos)
corpus (< corpos)
corpŏr-e
Plurale
corpŏr-a
corpŏr-um
corpŏr-ibus
corpŏr-a
corpŏr-a
corpŏr-ibus
Genus, generis, “il genere”
N.
G.
D.
Acc.
V.
Abl.
Singolare
genus (<genos)
genĕr-is
genĕr-i
genus (<genos)
genus (<genos)
genĕr-e
Plurale
genĕr-a
genĕr-um
genĕr-ibus
genĕr-a
genĕr-a
genĕr-ibus
2
Attenzione:
•
•
Nel tipo corpus, oris il tema finisce in –os per tutta la flessione; nei casi diretti la –o si è chiusa
in –u.
Nel tipo genus, eris il tema è invece caratterizzato dall’alternanza vocalica e / o (che abbiamo
già osservato in altre forme), col vocalismo –o- ai casi diretti del singolare e il vocalismo –e- in
tutti gli altri casi.
Quasi tutti i temi neutri in nasale sono formati tramite il suffisso strumentale –men, che presenta
un’alternanza vocalica e / i (apofonia latina, come il tipo comes, comitis). Presentiamo lo schema
del sostantivo flumen, flumĭnis, “il fiume” (formato dal suffisso e dalla radice di fluo, che significa
“scorrere”):
N.
G.
D.
Acc.
V.
Abl.
Singolare
flumen
flumĭn-is
flumĭn-i
flumen
flumen
flumĭn-e
plurale
flumĭn-a
flumĭn-um
flumĭn-ibus
flumĭn-a
flumĭn-a
flumĭn-ibus
Altri nomi presentano variazioni meno complesse:
• nei temi neutri che terminano con due consonanti l’ultima cade nei casi diretti: per esempio, dal
tema oss, per caduta della seconda –s, abbiamo una flessione os, ossis,…;
• nei temi neutri che terminano in dentale, la dentale cade nei casi diretti: per esempio, dal tema
lact, per caduta della –t avremo una flessione lac, lactis,….
Temi neutri in vocale
Anche i temi neutri in vocale, come quelli in consonante, terminano in –i. Tuttavia nei casi diretti
del singolare essa ha subito variazioni:
• in un gruppo si è trasformata in –e: dal tema mari , “il mare”, abbiamo mare;
• nei nomi trisillabici terminanti in –ali e –ari la –i è caduta: dal tema animali, “l’essere
animato”, abbiamo un sostantivo animal.
Nel resto della declinazione, la –i si è sempre mantenuta: davanti a –i della desinenza si è contratta;
resta invece visibile davanti alla desinenza dei casi diretti del plurale, che pertanto terminano in –ia
(es. mari-a) e nel genitivo plurale, che termina in –ium (es. mari-um).
L’ablativo singolare, che deriva da un’originaria desinenza –id, termina in –i (es. mare non si è
assimilato all’ablativo alla –e dei temi in consonante, altrimenti si sarebbe confuso coi casi diretti).
N.
G.
Singolare
mare (< mari)
maris (< mari-is)
D.
mari (< mari-i)
Acc.
mare (< mari)
animal (< animali)
animalis
(< animal-is)
animali
(< animal-i)
animal (< animali)
plurale
mari-a
mari-um
animali-a
animali-um
maribus
(< mari-ibus)
mari-a
animalibus
(< animali-ibus)
animali-a
3
V.
Abl.
mare (< mari)
mari (< mari-id)
animal (< animali)
animali
(< animal-id)
mari-a
maribus
(< mari-ibus)
animali-a
animalibus
(< animali-ibus)
Operativamente:
I nomi neutri in –al, -ar e –e hanno:
l’ablativo singolare in –i (quindi omografo al dativo);
i casi retti del plurale in –ia;
il genitivo plurale in –ium.
La declinazione dei nomi greci
Il latino in epoca arcaica ha importato dal greco moltissime parole: le ha adattate agli schemi delle
proprie declinazioni, dando loro una fisionomia latina. Generalmente i nomi della terza declinazione
greca, a partire dal loro accusativo in –a sono stati assimilati alla prima declinazione.
In epoca tardo repubblicana e imperiale, molti nomi vengono importati traslitterando le desinenza
greche. Ciò vale soprattutto per i nomi propri. Così troviamo alcuni nomi, come ad esempio Plato,
Platonis o Iuno, Iunonis, che appartengono regolarmente alla terza declinazione; altri invece
presentano anche desinenza greche, estranee allo schema latino, come ad esempio Socrates,
Socratis o Calypso, Calypsus.
Per questi nomi, la cosa migliore è controllare la flessione sul dizionario.
Particolarità della terza declinazione
•
Alcuni nomi hanno solo il plurale (pluralia tantum):
fores, ium, f.
la porta
moenia, ium, n.
le mura della città (come vedi è plurale anche in italiano)
Manes, ium, m.
i Mani (cioè le anime dei morti, venerate come divinità protettrici
della famiglia)
Penates, ium, m.
i Penati (cioè le divinità protettrici della città)
•
Possono avere significato diverso al singolare e al plurale diversi nomi, di cui segnaliamo i più
frequenti:
aedes, is, f.
il tempio
aedes, ium
l’edificio
finis, is, m.
il fine, la fine
fines, ium
i confini, il territorio
pars, partis, f.
la parte
partes, ium le fazioni, i partiti
ops, opis, f.
l’aiuto
opes, ium
le ricchezze, i mezzi economici
•
Alcuni nomi hanno una storia fonetica complessa, e hanno un nominativo anomalo rispetto al
resto della declinazione, che è regolare. Segnaliamo i più frequenti:
caro, carnis, f., “la carne”
Iuppiter, Iovis, m., “Giove” (ha ovviamente solo il singolare. Il vocativo è Iuppiter)
nix, nivis, f., “la neve”
senex, senis, m., “il vecchio”
Fra i neutri, segnaliamo:
caput, capitis, “la testa, il capo”
iter, itineris, “la via, il viaggio”; segnaliamo l’espressione idiomatica del lessico militare magnis
itineribus, “a tappe forzate”.
4
•
Alcuni nomi presentano anomalie nella declinazione:
bos, bovis, “il bue”, ha il genitivo plurale boum e il dativo e l’ablativo plurale bubus o bobus.
•
In alcuni nomi con tema in vocale è possibile trovare una forma arcaica di accusativo in –im e
una di ablativo in -i. Segnaliamo i più frequenti:
turris, turris, f., “la torre”
navis, navis, f.
, “la nave”
sitis, sitis, f., “
la sete”
•
Vis, f., “la forza”, è difettivo: mancano infatti il genitivo e il dativo singolare. Al plurale la –s
intervocalica ha subito il rotacismo: vires (< vises).
Esercizio
Risali al nominativo
Limina, temporibus, vulnere, melli, maria, fines, dictionum, latera, germinum, semini, sideribus,
ambitionis, tellure, longitudini, facinora, nemora
Esercizio
1. In corde facit amor incendium (Plaut.) 2. Novo spargebat lumine terras / Aurora (Verg.) 3.
Corpus in lumine umbram facit (Quint.) 4. Quemadmodum minuta lumina stellarum claritas solis
obscurat, sic dolores, molestias, iniurias virtus magnitudine sua elidit atque opprimit (Sen.) 5.
Cassivelaunus pecora atque homines ex agris in silvas compellebat (Caes.) 6. Litora a Caesare
tenebantur (Caes.) 7. Facinus est vincire civem Romanum, scelus verberare, prope parricidium
necare (Cic.) 8. Caesar ab opere legiones rovocat (Caes.) 9. Pecuniae a municipiis exiguntur, e fanis
tolluntur: divina humanaque iura permiscentur (Caes.) 10. Indignum facinus facis, et malum (Plaut.)
11. Propter frigora frumenta in agris matura non erant (Caes.) 12. Nec frigus metuo neque ventum
neque grandinem (Plaut.)
Gli aggettivi della seconda classe
Un nutrito gruppo di aggettivi segue la terza declinazione: formano pertanto la seconda (e ultima)
classe degli aggettivi latini. Sono originariamente temi in vocale, e questo rende ragione delle
caratteristiche che distinguono la flessione nominale da quella di questi aggettivi:
• ablativo singolare in -i
• genitivo plurale in -ium
• nominativo, accusativo, vocativo neutro plurale in –ia
Si dividono in tre gruppi:
-
-
-
quelli che hanno sviluppato un nominativo per ogni genere; di questi aggettivi troviamo sul
dizionario i tre nominativi (maschile, femminile e neutro): per questo sono chiamati
aggettivi a tre uscite;
quelli che hanno sviluppato un nominativo per il maschile / femminile, e uno diverso per il
neutro; di questi troviamo sul dizionario i due nominativi: per questo sono chiamati
aggettivi a due uscite;
quelli che hanno sviluppato un solo nominativo per tutti e tre i generi; di questi troviamo sul
dizionario il nominativo e il genitivo: per questo sono chiamati aggettivi a una uscita.
Gli aggettivi a due uscite: omnis, omne “tutto, ogni”
Quelli di gran lunga più numerosi sono gli aggettivi a due uscite. Il tema vocalico è trasparente: il
nominativo è –is per il maschile e il femminile, -e per il neutro (come nei sostantivi).
5
N.
G.
D.
Acc.
V.
Abl.
Singolare
Maschile
/femminile
omnis
omnis
omni
omnem
omnis
omni
Plurale
Maschile
/femminile
omnes
omnium
omnibus
omnes
omnes
omnibus
Neutro
omne
omnis
omni
omne
omne
omni
Neutro
omnia
omnium
omnibus
omnia
omnia
omnibus
Gli aggettivi a una una uscita: felix, felicis, “fortunato”
Meno numerosi, ma abbastanza frequenti sono gli aggettivi come felix, felicis, che hanno sviluppato
un solo nominativo per tutti e tre i generi.
Si presentano come temi in consonante. La –s tipica del nominativo singolare del maschile /
femminile si è estesa anche al neutro, motivo per cui i due nominativi vengono a coincidere.
Nel corso della declinazione, però, il neutro segue le regole generali di questo genere: ha cioè la
desinenza dei casi retti uguale, che al plurale è –ia.
N.
G.
D.
Acc.
V.
Abl.
Singolare
Maschile
/femminile
felix
felicis
felici
felicem
felix
felici
Plurale
Maschile
/femminile
felices
felicium
felicibus
felices
felices
felicibus
Neutro
felix
felicis
felici
felix
felix
felici
Neutro
felicia
felicium
felicibus
felicia
felicia
felicibus
Gli aggettivi a tre uscite: acer, acris, acre, “strenuo”
Gli aggettivi a tre uscite sono pochissimi (13 in tutto): si presentano come temi in –r; tra il
nominativo maschile singolare e tutte le altre forme c’è una variazione apofonica, come quella di
pater, patris. La declinazione del maschile e del femminile si differenzia solo al nominativo e al
vocativo singolare (quello del femminile è sigmatico). Il neutro segue le sue regole.
N.
G.
D.
Acc.
V.
Abl.
Singolare
Maschile
acer
acris
acri
acrem
acer
acri
Femminile
acris
acris
acri
acrem
acris
acri
Neutro
acre
acris
acri
acre
acre
acri
Plurale
Maschile
acres
acrium
acribus
acres
acres
acribus
Femminile
acres
acrium
acribus
acres
acres
acribus
Neutro
acria
acrium
acribus
acria
acria
acribus
Attenzione:
• Negli aggettivi a una uscita non è infrequente trovare forme di genitivo in –um e di ablativo in –
e.
6
•
•
Negli aggettivi a tre uscite si sono sviluppati nominativi in –is anche per il maschile: ad esempio
salubris al maschile accanto a saluber, “salubre”.
Segnaliamo l’aggettivo a una uscita vetus, veteris, “vecchio”, e l’aggettivo a tre uscite celer,
celeris, celere, che sono molto frequenti e hanno sempre il genitivo plurale in –um.
Concordanze
Attenzione alle desinenze! Es.:
Milites probi duci parent.
Altro esempio:
Disciplina consuetudo bono militi est.
Esercizio
1. Impedimentum grave et periculosum ignorantiă nostră est. (Bern. Claraev.) 2.. Titus Sempronius
Gracchus incredibili celeritate ab Amphissā Pellam pervenit. (Liv.) 3. Diis caelestibus nonnullae
arbores sacrae erant: myrtus Veneri, laurus Apollini, procēră pōpulus Herculi. (Phaedr.) 4. Flumen
Arar per fines Haeduorum et Sequanorum in Rhodanum influit incredibili lenitate. (Caes.) 5.
Altitudo muri atque turrium et multitudo tormentorum omnem belli administrationem tardabant.
(Caes.) 6. Hadriano succedit Titus Antoninus Fulvius, Pius nominatus, genere claro, vir insignis.
(Eutr.) 7. Non accipimus brevem vitam, sed facimus. (Sen.) 8. Nos patriae fines et dulciă linquimus
arvă. (Verg.) 9. Iră furor brevis est. (Hor.) 10. Amici regis Ptolomei clam Achillam, praefectum
regium, singulari hominem audaciā, et Lucium Septimium, tribunum militum, in Aegyptum mittunt.
(Caes.)
Esercizio
1. Cotta ad infirmitatem laterum perscienter omnem contentionem remittebat. (Cic.) 2. Quomodo
erit corpus, non dico ad annum, sed ad vesperum? (Cic.) 3. Dux ad famam belli novas legiones
scribebat. (Liv.) 4. Iugurtha hostium iter explorat et ex opportunite loci vincere sperat. (Sall.) 5.
Plebs ex fame laborabat, sed nulla erat culpa ex principe. (Tac.) 6. Fortuna adversum virum fortem
ac contumacem vim suam intendit: ignem adhibet in Mucio, paupertatem in Fabricio, exilium in
Rutilio, tormenta in Regulo, venenum in Socrate, mortem in Catone. (Sen.) 7. Dux milites aliquot
ad praesidium urbis relinquebat. 8. Ex adulescentia, Trebati, in amicitia et fide mea eras. (Cic.) 9.
Caesaris oratio mirum in modum convertit omnium militum mentes. (Caes.) 10. Indutiomarus
Caesari dicit: “Ab amicitia populi Romani non deficiemus”. (Caes.)
Gli avverbi derivati dagli aggettivi della seconda classe
Dagli aggettivi della seconda classe derivano degli avverbi. Essi si formano aggiungendo al tema
dell’aggettivo il suffisso -iter.
Ad esempio, dall’aggettivo acer , che deriva dal tema acr- (come desumiamo dal genitivo singolare
acr-is), si forma l’avverbio acriter. Altro esempio: felix < tema felic- = avverbio feliciter.
• Se il tema esce in -ant-, -ent-, -ert-, l’avverbio si forma aggiungendo –er:
sapiens < tema sapient- = avverbio sapienter.
• Dagli aggettivi difficilis, e; audax, audacis e dall’indeclinabile nequam derivano le forme
avverbiali difficulter, audacter e nequiter.
• Molto frequente l’avverbio facile, derivato da facilis, facile.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
7
La subordinazione: la proposizione causale
Osserviamo le seguenti frasi:
a) Multis servis Sempronius Gracchus praemia tribuit, propter insignem in pugna virtutem.
b) Valerius Maximus Cimbros Teutonosque laudat, quod fidem societatis servant.
La frase B è una frase complessa, costituita da due proposizioni, collegate tra loro mediante la
congiunzione quod: essa ha funzione subordinante ed esprime una relazione di tipo causale
rispetto alla frase reggente.
La presenza di quod segnala che sta cominciando una nuova frase, una causale, nella quale verremo
a conoscenza del motivo della lode di Valerio Massimo.
Il verbo della subordinata causale, servant, è alla terza persona plurale: il soggetto non può essere
quindi Valerio Massimo; non ci sono però nominativi plurali; desumiamo pertanto il nuovo
soggetto ricavandolo a senso dalla principale: se deve essere plurale, si tratta dei Cimbri e dei
Teutoni.
Traduzione: "Valerio Massimo loda i Cimbri e i Teutoni perché mantengono tenacemente la fedeltà
dell’alleanza (o meglio: gli obblighi di fedeltà propri dell’alleanza)".
Dal confronto delle frasi a e b rileviamo che la relazione di causa può essere espressa o da un
sintagma nominale (nel nostro caso propter + accusativo) oppure da un’intera proposizione (nel
nostro o introdotta da quod seguito da un verbo all’indicativo).
In latino la frase causale col verbo all’indicativo può essere introdotta dalle congiunzioni
quod, quia, quoniam
Esse corrispondono dunque alle congiunzioni italiane “perché”, “poiché”, “giacché”, “dato che”
ecc.
Quando leggiamo un testo, l’operazione più utile consiste nell’individuare i verbi e nel collegarli
alla congiunzione che li introduce.
Le congiunzioni e i verbi formano infatti la struttura portante della frase complessa, cioè la frase
costituita da più proposizioni.
Attraverso la rete dei connettori capiremo sia la struttura sintattica (principali, coordinate e
subordinate, quali e quante), sia la struttura logica (creando aspettative relative al senso di quanto
poi tradurremo).
Esercizio
Sottolinea i connettori subordinanti e collegali al verbo che essi introducono.
1. Vinum incendit iras, quia calorem auget. (Sen.) 2. Quia natura mutare non potest, idcirco verae
amicitiae sempiternae sunt. (Cic.) 3. Quod hostibus adpropinquabat, consuetudine sua Caesar sex
legiones expeditas ducebat. (Caes.) 4. Noctu ambulabat in foro Themistocles, quod somnum capere
non poterat. (Cic.) 5. Catilina coniuratis ita dicit: “Quia multis et magnis tempestatibus vos
cognoscebam fortes fidosque mihi, magnum et pulchrum facinus incipere audeo”. (Sall.) 6. Bellum
populi Romani cum Iugurtha, rege Numidarum, scribere cupio, quia magnum et atrox variāque
victoriā erat. (Sall.) 7. Caesar in Illyricum contendit, quod Illyricas quoque nationes adire et
cognoscere cupiebat. (Caes.) 8. Omnes patriam suam amant, non quia magna est, sed quia sua.
(Sen.) 9. Ad hominem mors venit, non quia aegrotat, sed quia vivit. (Sen.) 10. Nos stultitia
pertinaciter tenet, quia non fortiter stultitiam repellimus. (Sen) 11. Sapiens magnus est, quia
magnum animum habet. (Sen.) 12. Beatus sum, quia cum Scipione in amicitia vivebam. (Cic.) 13.
Quintus Curius, quod primus consilia coniuratorum detegit, publice habet praemia. (Svet.) 14.
8
Contemno divitias, non quod supervacuae sed quia pusillae sunt. (Sen.) 15. Patres nostri sapientem
L. Acilium appellabant, quia prudens erat in iure civili. (Cic.)
L’aggettivo sostantivato
Quando troviamo degli aggettivi non concordati a nessun sostantivo, essi svolgono la funzione di un
sostantivo: ad esempio, “il bello della diretta”, “il nuovo che avanza”, “le stanze dei grandi e dei
piccoli”. Si tratta di aggettivi sostantivati, e in italiano li riconosciamo facilmente per la presenza
dell’articolo che li precede. In latino, come sappiamo, l’articolo non c’è: pertanto possiamo
riconoscere un aggettivo sostantivato quando esso è utilizzato senza sostantivo di riferimento.
Osserviamo queste frasi:
a. Romani crudum bellum non timent.
b. Boni patriam amant.
Il neutro sostantivato
Il latino è una lingua lessicalmente piuttosto limitata. In particolare, essa è povera di termini astratti.
Ad esempio, in italiano, in riferimento alla sfera di significato dell’aggettivo “buono”, possediamo
due sostantivi astratti, “bene” (ciò che è buono) e “bontà” (l’essere buoni); possiamo inoltre
avvalerci dell’aggettivo sostantivato “il buono”.
Il latino manca del sostantivo bonitas fino a Cicerone, e non ha un sostantivo corrispondente al
nostro “bene”. Per esprimere questo concetto usa il neutro dell’aggettivo bonus, a, um in forma
sostantivata: bonum è ciò che è buono, quindi “il bene”.
Questo meccanismo linguistico per esprimere l’astrazione è piuttosto elementare. Solo quando i
Romani entreranno in contatto con la più evoluta e raffinata cultura greca sentiranno la “povertà”
della loro lingua e la sua inadeguatezza ad esprimere concetti astratti; essi allora attiveranno altri
metodi per esprimere l’astrazione, come ad esempio la suffissazione.
Il ricorso al neutro sostantivato è comunque sempre assai frequente, con una significativa differenza
d’uso: al singolare viene in particolare utilizzato per designare in astratto la qualità espressa
dall’aggettivo; al plurale per indicare un insieme di cose concrete che possiedono una determinata
qualità; in questo secondo caso, quando traduciamo possiamo in prima battuta aggiungere il
sostantivo “cosa”, per poi cercare una soluzione più appropriata.
Un esempio:
• il singolare falsum designa sia ciò che è falso, “il falso”, sia la qualità di chi è falso, cioè “la
falsità”;
• il plurale falsa indica delle concrete “cose false”, che possiamo specificare meglio con un
termine più appropriato in relazione al contesto: “false testimonianze”, “menzogne”, etc…
Esercizio
Riconosci gli aggettivi sostantivati e traduci
1. Pallida Mors pulsat pauperum tabernas. (Hor.) 2. Romani cum militibus Helvetiorum proelium
committunt, et pauci de nostris cadunt. (Caes.) 3. C. Verres in Sicilia sacra profanaque omnia et
privatim et publice spoliat. (Cic.) 4. Haedui bona civium Romanorum diripiunt. (Caes.) 5. Omnia
secundum naturam bona philosophi appellant, autem contra mala. (Cic.) 6. Cenabat Nerva cum
paucis. (Pl.) 7. Aliquando honesta utilibus cedunt. (Liv.) 8. Multa Caesarem ad bellum incitabant:
iniuria equitum Romanorum, rebellio post deditionem, tot civitatum defectio et coniuratio. (Caes.)
9. Pauca mihi in mentem veniunt. (Caes.) 10. C. Gracchus in oratione permulta in L. Pisonem turpia
ac flagitiosa dicit. (Cic.)
9
Dispositio : iperbato in dipendenza da aggettivo
Osserviamo questa frase:
Morte sua Cato mirum in libertatem amorem ostendit.
In questo caso in iperbato c’è un sintagma con preposizione.
L’iperbato innanzi tutto ci fa capire che esso non dipende dal verbo, ma dalla struttura mirum
amorem; sappiamo già del resto che anche i nomi possono reggere espansioni.
Traduzione: "Con la sua morte, Catone mostra un sorprendente amore verso la libertà".
Ecco un altro esempio:
Tribunus locum bello opportunum legit.
Come possiamo vedere, nella “scatola” dell’iperbato c’è un dativo, che dunque in questa frase non
dipende dal verbo, ma dal sintagma locum opportunum.
Traduzione: "Il tribuno sceglie un luogo adatto alla guerra".
Esercizio
1. Numidae ad pacis simulationem utilia constituunt. (Sall.) 2. Nobiles cives coniurant: Gallorum
gentem nomini Romano infestam ad bellum arcessunt. (Sall.) 3. Erat Catilinae consilium ad facinus
aptum, consilio autem lingua non deerat. (Cic.) 4. Caesar idoneum castris locum deligit. (Caes.) 5.
Hostes habebant promptum libertati aut ad mortem animum. (Tac.) 6. Suscipe cogitationem tuae
virtutis dignam. (Cic.) 7. Habe faciles in tua vota deos! (Ov.) 8. Neutram in partem propensi sumus.
(Cic.) 9. Omnes civium Romanorum iura ac libertatem sanctam apud omnes habent, Verres, neque
tua verbera, secures, cruces ad civium Romanorum supplicia paratas tollunt. (Cic.) 10. Dignum
laude virum Musa vetat mortem obire. (Hor.) 11. Aliquando natura homines in iram proclives facit.
(Sen.) 12. Dux milites suos ad proelium paratos videbat.
10