PARTITO DEMOCRATICO: UN TAVOLO PER ROMA
Transcript
PARTITO DEMOCRATICO: UN TAVOLO PER ROMA
PARTITO DEMOCRATICO: UN TAVOLO PER ROMA – Politiche Sociali Relazione di sintesi, Roma 13 novembre 2016 Il dato sociale Roma vive una dimensione sociale che richiede strumenti amministrativi e politici ordinari e straordinari, una pianificazione partecipata degli interventi e una lettura statistica dei vecchi e nuovi bisogni. Secondo il rapporto sulla povertà, redatto dalla Comunità di Sant'Egidio e relativo a dati 2013, a Roma sono 80mila le persone disabili e più di 100mila i non autosufficienti. L’assenza di risposte pubbliche personalizzate, il “fai da te” familiare e una spesa sociale che non risponde alla reale domanda territoriale comporta che il lavoro di cura poggia per il 40% sulle famiglie. Non si coglie, ed è drammatico, che dopo la perdita del lavoro la disabilità, intesa come non autosufficienza, è la seconda causa di povertà tra le famiglie. Dall’Annuario Statistico 2015 di Roma, sugli oltre 2milioni e 872mila residenti nella Capitale, i dati fotografano una popolazione migrante pari al 12,7%, una popolazione giovanile fino a 14 anni pari al 13,5%, una popolazione attiva 15-64 anni pari al 64,8% ed una popolazione over 65 pari a 21,6%: la differenza tra i nati e i morti ci parla di una città in decremento numerico e in cui sale l’indice di vecchiaia. Tra gli anziani spesso, oltre al presentarsi di malattie cronico degenerative dovute all’allungamento dell'età, è palese il tema della mononuclearità familiare. La crisi economica, che colpisce anche la nostra città con un tasso di disoccupazione pari all’11,3%, investe il 40% dei nuclei familiari romani e la povertà assoluta coinvolge ad oggi più di 30mila minori. A questi dati si aggiungano criticità storiche che la nostra città ospita: oltre 7mila persone di etnia rom che risiedono in campi oramai obsoleti, fatiscenti ed insicuri, e un numero imprecisato tra le 8 e le 12mila persone senza fissa dimora. In una città in cui gli sfratti continuano ad essere all'ordine del giorno e sono per la quasi totalità legati a motivi di morosità, l’attuale Amministrazione ha pensato bene di non delegare nessun Assessore comunale al tema della Casa e dell’Emergenza Abitativa. A questo quadro si aggiunga che negli ultimi vent’anni anni la città si è andata strutturando oltre i confini del Grande Raccordo Anulare: a ridosso del GRA infatti vivono tra le 800mila e 1milione di persone. Si tratta di cittadini che non hanno sul loro territorio strutture ospedaliere, ma che anzi combattono ogni giorno con Asl e servizi pubblici sociali dislocati troppo lontani dalla propria abitazione. Se a questo dato aggiungiamo la non equità della spesa sociale nei municipi, che si affida allo storico e non alla reale quantità di domanda sociale che viene dal territorio, ci si rende conto che esiste una città di serie A e una città di serie B. L'ignoranza come danno Se vogliamo essere credibili come partito Democratico di Roma, è da questa fotografia che dobbiamo partire per proporci come alternativa al Movimento Cinque Stelle che, ad oggi, oltre a palesare ignoranza sul tema non sembra neanche capire quanto è pericoloso non partire dall’analisi demografica e sociale della città. L’inesperienza in questo caso e l’incapacità di confrontarsi con le opposizioni sono già il danno maggiore che la Roma Sociale poteva evitarsi. Quello che doveva essere il cambiamento realizzato attraverso la trasparenza e la partecipazione dei cittadini si sta invece rivelando una politica autoreferenziale che ancora oggi non ha palesato una visione della città. E oggi il PD? Saremmo sciocchi se non evidenziassimo l’aiuto di cui hanno bisogno i nostri eletti nei Municipi e al Comune di Roma. Non perché non siano capaci di capire i problemi della città, ma perché sono numericamente pochi per condurre con l’energia necessaria battaglie di opposizione su tutti i temi. Un’opposizione che, per inciso ricordiamolo, il Partito Democratico non esercita strillando, ma presentando efficaci proposte alla città, ai suoi territori, ai suoi cittadini. Non dobbiamo come dice qualcuno imparare a fare opposizione, ma dobbiamo metterci in testa che in questa fase c'è la necessità di una linea unitaria, sia in Comune che nei Municipi, che ribadisca il PD come alternativa all’asse ormai eveidente Movimento Cinque Stelle - destra romana. Tre, a nostro parere, sono gli assi di questa linea unitaria sulle politiche sociali. 1. La collaborazione istituzionale tra Regione e Comune Grazie all’approvazione della Legge Regionale di riordino dei Servizi Sociali, approvata poche settimane fa dalla Regione Lazio e che declina finalmente la Legge Nazionale 328/00 sull’organizzazione dei servizi e l’integrazione socio-sanitaria, Roma deve farsi carico immediatamente di chiedere un nuovo Piano Sociale Cittadino: un piano che, realizzando concretamente la partecipazione, riunisca intorno ad un tavolo l’ente locale, i Municipi, le Asl, gli enti di terzo settore, l’associazionismo, il mondo del volontariato, i sindacati e se vogliamo anche la scuola e le realtà sportive della città. Un piano Sociale quindi che aiuti la città a raggiungere i seguenti obiettivi: l’applicazione della strategia europea di inclusione della popolazione rom, il superamento della Delibera di Giunta 355/2012 sulla assistenza domiciliare agli anziani e ai disabili, la predisposizione di protocolli di intesa che aprano la porta ai budget di salute, ai progetti personalizzati di intervento e all’integrazione socio-sanitaria (questo anche alla luce del ridisegno delle asl stesse realizzato dalla Regione Lazio). Un piano che inoltre realizzi una rete di sostegno alle vecchie e nuove dipendenze (dalle sostanze al gioco), evitando che vada disperso quel finanziamento regionale pari a 3 milioni di euro previsto per il biennio 2015-2016 per la città di Roma. Un piano che infine recuperi quanto già progettato dalla precedente Amministrazione sull’uso sociale dei centri anziani: nella nostra città sono 149 le strutture sociali rivolte alla terza età che ad oggi svolgono meramente un ruolo ludico-ricreativo e che invece si configurerebbero meglio come presidi sociali aperti al territorio. Un piano che superi anche criticità avanzate durante la nostra Amministrazione: il superamento della Delibera di Giunta 140/2015 sul patrimonio indisponibile di Roma Capitale per la garanzia di un suo uso sociale e uno stop chiaro alle gare al massimo ribasso per i servizi sociali per un più opportuno “massimo valore sociale” delle progettualità. La legge regionale è un’ottima opportunità ed è nel quadro del futuro, e speriamo prossimo, Piano Sociale della città che il PD Roma, tramite i suoi eletti, deve farsi protagonista nella programmazione degli interventi, nel welfare di comunità, nelle azioni di contrasto e prevenzione del diffuso disagio sociale. Fondamentale sarà tuttavia la stesura del Piano Regionale che ci attendiamo per i primi di dicembre 2016 ed il bilancio previsionale 2017 che l’Amministrazione Raggi ha promesso per la fine dell’anno. 2. La qualità del personale sociale Il PD Roma, tramite i suoi eletti, ha perso sul confronto richiesto in Aula relativamente all’assunzione delle assistenti sociali: la nostra mozione che chiedeva di rafforzare la pianta organica di Roma Capitale con l’inserimento di figure professionali utili alla presa in carico del cittadino in difficoltà è stata bocciata dalla maggioranza, sia nei municipi che in aula Giulio Cesare. La stessa rotazione dei dirigenti, in atto in queste ore, restituisce al Dipartimento Politiche Sociali apicalità che nella vita precedente hanno avuto ruolo estranei al mondo del sociale, come ad esempio essere stati dirigenti della Polizia Municipale. La diversa organizzazione delle UOSECS municipali, la mancanza di una cognizione di causa di quanto siano importanti le professionalità giuste al posto giusto e la mancata valorizzazione delle assistenti sociali, ci restituisce una difficoltà in più: il depauperamento professionale di tanti e l’insufficienza di strumenti adeguati per predisporre le azioni sociali che servono a Roma. Sulle professionalità sociali, il Pd Roma deve rimanere in campo. 3. L'equità di bilancio Da una ricerca statistica prodotta dall’Associazione di cultura politica e di governo PRODEMOS emerge che a Roma i cittadini romani non sono tutti uguali. L’analisi della distribuzione della spesa sociale nei municipi, e per indici ponderati e per euro pro capite, ci restituisce una città non equa perché distribuisce i fondi non in base al bisogno e alla lettura demografica, ma solo secondo la cosiddetta spesa storica. Un tentativo fruttuoso di invertire la rotta era stato promosso e realizzato nella scorsa consilitaura dall’Assessore al Bilancio, Silvia Scozzese, predisponendo un tavolo di confronto con i Municipi nella stesura dell’ultimo bilancio. Ad oggi la nuova Amministrazione non sappiamo quale linea adotterà per la predisposizione del Bilancio Previsionale 2017 (da attendersi, speriamo, entro la fine dell’anno 2016). Il nostro coraggio si vedrà qua, su questa sfida, così come la nostra capacità di invertire la rotta: tenere la linea di una distribuzione della spesa sociale che tenga conto dell’analisi demografica, della domanda e del bisogno territoriale. Da Roma a Renzi Pur non avendo - o avendo - votato tanti di noi Matteo Renzi a Segretario nazionale del PD alle ultime primarie, riconosciamo lo sforzo dei nostri parlamentari e del nostro Governo che hanno portato dopo anni di silenzio e assenza in Parlamento tanti temi relativi alle Politiche Sociali. A loro dobbiamo la legge sul "Dopo di Noi", il finanziamento della vita indipendente per le persone con disabilità nell’ultima Legge di Stabilità, l’aumento e la stabilizzazione del Fondo sulla non autosufficienza e l’avvio di una politica di contrasto alla povertà con il provvedimento del SIA. Tante cose sono certamente da migliorare, ma la direzione è quella giusta. Questa è peraltro la sede per dire: “facciamo di più”. Al nostra Parlamento e al nostro Governo chiediamo di far approdare presto nelle aule deputate una legge sulla non autosufficienza e concludere l’iter sulla riforma del terzo settore. L’appello finale a tutti noi, dopo una domenica passata a confrontarci qua dentro, è che non dobbiamo avere paura di fare politica e di politicizzare le nostre battaglie: i forum vadano sui territori e riaprano a livello municipale le vertenze cittadine e nazionali.