Il giro di vita (e di vite) di Microsoft

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Il giro di vita (e di vite) di Microsoft
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Opinioni e critiche su scienze, tecnologie e comunicazione
- Editoriali -
Il giro di vita (e di vite)
di Microsoft
di Marco Valerio Principato
Ormai il momento di voltar pagina
sulla «linea Microsoft» è segnato.
Ma ho una grande perplessità: che
effetti avrà sul sistema economico,
specie quello italiano?
All'epoca da queste parti non eravamo molto convinti della validità di Windows 7 “sul
punto”: con l'hardware di cinque anni fa in
certi casi l'aggiornamento da quel... aborto
vivente di Vista a Windows 7 poteva
richiedere anche 1220 minuti, ossia venti
ore e venti minuti.
Oggi, bisogna dirlo, con un hardware neppure troppo pretenzioso (la mia migliore
esperienza è su un computer che ho autoassemblato, costato pochi soldi, in ogni
caso), Windows 7 gira che è un amore. E il
post che ho appena linkato è del 2012,
quindi tre anni dopo i momenti di incertezza iniziali, comunque all'epoca condivisi da
tutta la Redazione.
Personalmente, quindi, sono... appena due
anni che mi “godo” un Windows 7 smooth,
come si dice in giro per i siti americani, che
gira morbido e fluente, senza intoppi. E che
ti fa Microsoft? Zac, te lo mette sulla soglia
dell'End Of Life, della fine del ciclo di vita.
Qui la vite da girare è metaforico/sinestesica, ma nella pratica lo è
molto meno...
E così, come abbiamo appena appreso,
Microsoft ha dato una bella serrata al ciclo
di vita dei suoi prodotti. E tra quelli destinati a essere etichettati come “anziani” c'è
anche Windows 7, oggi il sistema operativo
migliore, a mio personale avviso, mai uscito
dalle stanze di Redmond.
Era il 2009 quando su queste pagine
annunciavamo che il 13 luglio di quell'anno
Microsoft avrebbe iniziato a “passarlo” ai
costruttori di computer per la preinstallazione. Cinque anni fa esatti. Al confronto,
Windows XP è stato molto, ma molto più
longevo e ancora, secondo me, per certi impieghi resta il sistema operativo migliore.
Sia chiaro, abbiamo ancora cinque anni per
poterlo sfruttare decentemente e senza rischi: in questo periodo non mancheranno
gli aggiornamenti di sicurezza.
Nel frattempo, però, cambieranno tante altre cose: cambieranno le esigenze, perché
vorremo sempre di più, specie lato server;
cambierà lo sviluppo del software, che comincerà – finalmente, da una parte – a
orientarsi con decisione verso le architetture a 64 bit; cambieranno i microprocessori,
perché nel 2019, quando appunto Microsoft
tenderà ad abbandonare del tutto Windows
7, probabilmente IBM sarà riuscita a creare
i nuovi microprocessori “spintronici” a cui
sta attivamente lavorando; vorremo grafica
non più da 1920 x 1080 (o 1200) pixel, ma
vorremo il doppio, il triplo, il 3D “di serie”,
eccetera.
Il progresso tecnologico non si arresta, non
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c'è niente da fare. Si può anche concordare
con i principi filosofici di Serge Latouche,
che propone la sua teoria della “decrescita
felice” da anni ma che difficilmente, visto
come stanno le cose, potrà attecchire in un
mondo come quello delle nuove tecnologie.
La cosa che più mi preoccupa è un'altra.
Quando sentite dire che le nuove tecnologie
portano “semplicità e usabilità generali”,
salvo pochissime eccezioni, sentite una
grande panzana, come si dice a Roma. Una
bugia stratosferica. Dietro a tutta questa
evoluzione la complessità aumenta vertiginosamente: è solo nascosta meglio, più accuratamente occultata agli occhi dell'uomo
comune.
Quell'uomo comune non è “l'ignorante”,
no: può anche essere un laureato e rilaureato, Ph.D., quel che volete, ma in altre discipline, non necessariamente un ingegnere
informatico. Che magari, un giorno, per
sbarcare il lunario decide di fare il piccolo
imprenditore. Ma le piccole imprese, che
ormai costituiscono la stragrande maggioranza delle imprese italiane, come insegna
la storia dell'economia sono estremamente
restie all'adozione delle nuove tecnologie.
e un po' di navigazione Internet.
Una gestione informatizzata, ma per davvero e per intero, della propria attività, dal
marketing management in poi, sarà sempre
più una visione fantasmatica che una realtà
da abbracciare di corsa. E con essa sarà
sempre più visione fantasmatica la presenza concreta di un elemento essenziale per la
ripresa dell'economia, ormai in una fase
che è parente stretta della stagnazione, in
compagnia di lievi fenomeni deflativi: un
mix infernale.
Certamente Microsoft – e tutto il comparto
industriale a cui appartiene – non può né
fermarsi né rallentare per questo: morirebbe. Morirebbe perché si ridurrebbero i profitti e, come ha sempre sostenuto la mia docente di marketing, le imprese sane mirano
al profitto per esistere, mentre quelle che
esistono per mirare al profitto muoiono.
Perciò, pur “rosicando”, come si dice a
Roma, pur dispiacendomi per aver visto ormai molto da vicino la data di collocamento
in quiescenza di Windows 7 e di tutta la
lunga serie di prodotti che gli faranno compagnia, mi rassegno e attendo con serenità
il momento di una nuova rinascita.
Proprio questo è stato uno dei motivi scatenanti del declino economico in cui ci troviamo, il cui costo è altissimo e lo paghiamo
ancora, tutti i giorni, con pochissimo (o
nessuno) ausilio da parte di un mondo politico pieno di chiacchiere, promesse e demagogia, ma poco e niente fatti.
Che, lo so benissimo, arriverà tra un anno,
massimo due: il tempo di far stabilizzare i
successori di Windows 7 (oltre che di 8 e di
8.1, ormai si parla di 9) e far si che anche i
produttori di periferiche si allineino, e il
passaggio al successore di Windows 7 –
quale che sia – sarà inevitabile.
E con l'aumento delle complessità, che sono
complessità magari non più tecniche ma
concettuali – quelle, laddove esistono, non
si possono semplificare né occultare – ci saranno sempre meno piccole imprese disposte ad andare al di là di quello che oggi è il
fax (magari tramite PC), la posta elettronica
Il dubbio che mi resta è quello degli effetti
sull'economia. Spero vivamente di sbagliarmi.
Marco Valerio Principato
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