Scosse sismiche

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Scosse sismiche
I ARMENIA / PER IL GEOFISICO ENZO BOSCHI
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Scosse sismiche «tropo» fora'
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Calcoli sconvolti per difetto. CIosa si ifatto in Italia
I
Articolo di
Enzo Boschi
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Il catastrofico terremoto che ha colpito
l'Armenia ci propone ancora una volta i
problemi e gli interrogativi di sempre. Che
cos'è un terremoto? E' possibile prevederlo?
Precisiamo subito che i terremoti non sono fenomeni casuali, cioè fenomeni che
awengono in modo erratico. Hanno delle
cause e ben precise, in linea di principio
note e si verificano sempre nelle stesse
zone ormai ben identificate. Un terremoto
consiste nella liberazione dell'energia
elastica accumulata nel corso del tempo
nelle rocce della Litosfera, lo strato rigido,
spesso un centinaio di chilometri. che delimita e contiene la Terra. La Litosfera non
va però intesa come un guscio compatto: A
frammentata in un certo numero di placche che, a causa della dinamica interna
del pianeta, tendono a muoversi le une rispetto alle altre. Questo produce accumulo di tensioni lungo i margini delle placche
stesse. Quando le tensioni superano la resistenza delle rocce si ha una frattura e un
rapidissimo scorrimento. A questo 6 associata una liberazione di energia sotto forma di onde meccaniche: il terremoto.
Malgrado tutto questo, i terremoti appaiono come fenomeni casuali. Cib B dovuto
alla nostra attuale incapacità di controllare con sufficiente dettaglio l'evoluzione
dell'imma~azzinamento dell'energia di
deformazione nella zona focale.
Si delineano cosi i due approcci estremi al
problema della previsione: quello prpbabilistico e quello deterministico.
Nella sua forma estrema l'approccio probabilistico rinuncia ad ogni informazione
presente e si basa solo sulla storia sismica passata. sintetizzata in un catalogo degli eventi. Dalla maggiore'o minore frequenza di crisi importanti in un certo luogo
e in un certo intervallo di tempo si giunge a
stimare la probabilità che entro un certo
periodo di tempo in quel luogo si possa
ripresentare una nuova crisi sismica importante. Pur non entrando nel problema
delle cause e della loro evoluzione, questo approccio assume un'ipotesi generale
e cioè che le stesse cause che hanno agito
nel passato agiranno anche nel futuro. Più
precisamente, I'approccio probabilistico
si basa sul presupposto che, in una data
regione, i terremoti avvengano in successione con un carattere statistico che si
mantiene costante nel tempo. Per esempio, se è possibile individuare nella successione un periodo di ricorrenza predominante, si potrà prevedere statisticamente la futura attivitA sismica della regione.
Questo non consentirà di stabilire quando
si verificherà il prossimo terremoto. Permette comunque I'individuazione delle zone sismiche e il loro grado di sismicità.
Il secondo approccio, quello che abbiamo
chiamato deterministico, ha come sua forma estrema la capacità non solo di prevedere dove e come una certa crisi si manifesterà. ma anche quando essa si manifesterà. Questo implica la conoscenza com-
pleta del meccanismo del fenomeno e una
grande quantlt8 di informazioni in tempo
reale su tutte le sue carattefistiche. E'
chiaro che questo obiettivo si potrà raggiungere solo con reti di sensori per ogni
grandezza fisica che entra nel problema.
Queste reti dovranno essere a maglia sufficientemente fitta, elemento che implica
un notevole sforzo scientifico e organizzativo. Questo sforzo è stato c o m ~ i u t oin maniera encomiabile dai giapponesi che
stanno utilizzando tutte le possibilitA della
moderna tecnologia per sviluppare un sistema di studio dell'evento sismico e dei
suoi fenomeni precursori che non ha
uguali nel mondo. Ancora i giapponesi
previsioni vere e proprie non ne hanno fatte. Hanno tuttavia raccolto una tale mole di
informazioni sul comportamento delle loro
zone sismiche che senz'altro prima o poi
otterranno importanti successi. Inoltre la
conoscenza conseguita sulla sismicità del
loro territorio consente fin d'ora scelte mirate e calibrate, cioè senza inutile dispendio di risorse, e per realizzare opere di
prevenzione. Un importante programma
di previsione è in via di sviluppo anche in
California, anch'essa zona ad altissimo rischio sismico. Pur non avendo la dimensione del programma giapponese, anche
quello americano porter8 indubbiamente
a risultati considerevoli specialmente per
quanto concerne gli aspetti fisici fondamentali del problema. In Italia, che dopo
Usa e Giappone B il paese sismico a maggior sviluppo industriale, nel campo della
previsione dei terremoti si fa pochissimo.
Dopo il terremoto dell'lrplnia del 1980, I'lstituto nazionale di geofisica ha realizzato, su incarico del ministero della Protezione civile, una rete sismica costituita da
un centinaio di stazioni che copre tutto il
territorio nazionale. Con essa si possono
avere informazioni su ogni scossa sismica
che colpisca il nostro paese, in tempo reale onde predisporre tempestivamente gli
eventuali interventi di emergenza. Tale rete non A perb sufficiente per la previsione.
Tutti i progetti di previsione presentati finora non sono mai stati finanziati. Un'ultima annotazione sul terremoto armeno. E'
-troppo>>grande.>.Secondo le nostre informazioni, il terremoto massimo aspettabile
in quella zona avrebbe dovuto essere non
superiore a 6 di magnitudo Richter. Invece
è stato di magnitudo 7: in termini di energia, trentavolte piu grande. Questo porta a
dubitare del livello della nostra comprensione del fenomeno sismico. La zona armena è molto fratturata, non omogenea,
cioè non in grado di accumulare quantità
di energia tanto rilevanti da generare, poi,
magnitudo 7. Pertanto, o non conosciamo
abbastanza bene la zona armena o i processi di caricamento delle zone sismiche
possono essere diversi da come li abbiamo finora immaginati. Speriamo nei prossimi giorni di sciogliere questi dubbi, che
sono importanti anche per capire la sismicitA italiana.
Presidente deli'lstituto nazionale d l geofisica e del settore sismico della commissione -Grandi rischi..