i fondi UE

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i fondi UE
Notiziario Trimestrale
della Cassa di Previdenza dei Biologi
Anno 6 - Numero 4/2015
Con la Legge di
Stabilità 2016
i fondi UE diventano
accessibili
ai professionisti
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale -70%- Roma /Aut. GIPA/C/RM//05/2011
sommario
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formazione ENPAB
ENPAB: Formazione e nuove competenze professionali
per incrementare i nostri redditi
Notiziario Trimestrale della Cassa di Previdenza dei Biologi
Anno 6 - Numero 4 • Ottobre/Dicembre 2015
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 464/2010 del 6 Dicembre 2010
presso l’Ospedale “A. Perrino”- Asl Brindisi
Fondi UE 2020 per i professionisti
Adipochine: un possibile bersaglio
per la cura dell’obesità
Daria Cipollone et.al.
l’ABC del fisco
Regime forfettario per i minimi,
come si mofidica con la nuova legge di Stabilità
Claudio Pisano
Ufficio Stampa
Rosa Maria Serrao - [email protected]
Le competenze. Cosa sono, come rilevarle,
come si utilizzano nell’orientamento
Stampa
Fotolito Moggio - Strada Galli, 5 - Villa Adriana (Tivoli)
[email protected]
Tel. 0774.381922 - 0774.382426 - Fax 0774.509504
Il modello sociale italiano e il gap
del sistema contributivo
Francesco Torre
Associato all’USPI
Unione Stampa
Periodica Italiana
Elezioni ENPAB: la partecipazione al voto ha rilevato
un interesse crescente per l’Ente di Previdenza e
Assistenza dei Biologi
Consiglio di Amministrazione
Consiglio di Indirizzo Generale
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ENPAB news
finito di stampare gennaio 2016
Il nuovo CdA e il nuovo Cig
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29
professione oggi
Grafica e impaginazione
Claudia Petracchi - [email protected]
speciale elezioni
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ricerca
ENPAB
Via di Porta Lavernale, 12 - 00153 Roma
Tel. 06.4554.7011 - Fax 06.4554.7036
mail: [email protected] - [email protected]
web: www.enpab.it
Il voto online: celerità, economia, certezza
Massimo Opromolla
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europa
Hanno collaborato
Massimo Opromolla, Daria Cipollone, Tania Di Raimo,
Gabriella Azzara, Mariangela Corsi, Vincenza Rita Lo Vasco,
Claudio Pisano, Rita Businaro, Francesco Torre,
Paola Salgarelli, Daria Ceccarelli.
l’opinione
La nostra FAD. Come funziona
Tirocinio Pratico in ambito Clinico - Endocrinologico
Direttore Responsabile
Sergio Nunziante
saluto del presidente
Nasce la Rete dei Biologi Nutrizionisti sul comportamento
alimentare in Italia
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l’angolo dei biologi
19 voci
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3
Per una corretta alimentazione ed
un adeguato esercizio fisico
E’ Buono - A mangiar bene si impara da piccoli
Star bene con leggerezza
In ricordo di Sergio Pacini
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rassegna stampa
La libera professione equiparata all’impresa,
con la legge di Stabilità 2016
i Fondi UE diventano ‘accessibili’
A cura di Daria Ceccarelli
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contatti ENPAB
1
Saluto del Presidente
Cara Collega, Caro Collega,
è certamente un onore il riconoscimento
che tanti di Voi hanno voluto formulare nei
miei riguardi ed è senza dubbio un percorso
che non intendo affrontare in solitudine.
Abbiamo trascorso un anno importante
che ci ha consentito di viaggiare sul territorio
e incontrare tanti Biologi. Il 2016 sarà dedicato ancora di più alla cultura previdenziale, al comprendere come i nostri contributi
E’ ancora tanto il lavoro da fare per rendere la nostra categoria più coesa, e dunque
forte interlocutrice, nei luoghi del potere decisionale che programma il futuro politico
ed economico di tutti i professionisti.
Sarà un anno legato all’alfabetizzazione
della cultura fiscale, perché ognuno possa
svolgere il suo lavoro con consapevolezza,
e alla formazione per dare a ciascuno di voi
sempre maggiori competenze.
non sono una tassa da versare ma il frutto
Credo che una comunicazione semplice
del nostro lavoro e la costruzione del nostro
e vera possa trovare una maggiore attenzio-
futuro. Sarà un anno in cui dedicheremo
ne nella vita di un libero professionista (co-
molte energie per l’educazione alla legalità
me tutti gli iscritti all’Enpab) il cui tempo è
e alla comprensione del “valore” che ha
sempre più prezioso. Per questo vi ringrazio
emettere una fattura con parcelle dignitose.
per quanto potrete fare, ma soprattutto se
L’indagine che abbiamo realizzato nel
mese di maggio ci ha fornito una panoramica della nostra professione con molti punti
vorrete accettare di darci un prezioso contributo per una sempre più partecipata gestione della nostra previdenza.
di criticità. Partendo proprio da questi dati
Un saluto affettuoso e soprattutto un augu-
considero che un feedback costante con tutti
rio di uno splendido 2016,
i colleghi sia la base su cui costruire le politiche previdenziali del prossimo futuro.
2
Tiziana Stallone
l’opinione
Massimo Opromolla
Direttore Generale ENPAB
Il voto online:
celerità, economia, certezza
I
l 26 ottobre scorso si sono concluse le operazioni
di voto per l’elezione ed il
rinnovo dei componenti
gli Organismi istituzionali
dell’Ente di previdenza.
Possiamo trarre un primo dato
dall’esperienza dell’adozione per la prima volta per l’Enpab della procedura di voto on line, partendo da una breve ricostruzione storica dei fatti
che l’hanno caratterizzata e
sostanzialmente condizionato
il dilatare dei tempi di definizione del rinnovamento del
Consiglio di Indirizzo Generale
e del Consiglio di Amministrazione.
Rispetto all’innovazione e all’introduzione della procedura
di voto on line erano state manifestate delle legittime contrarietà da parte di alcuni iscritti
all’Ente di previdenza, che proprio in quanto direttamente
interessati alla regolarità della
procedura di voto - avevano
espresso qualche dubbio sul-
l’affidabilità del sistema elettorale. La preoccupazione principe, manifestata con la proposizione di un primo e poi di
un secondo e di un terzo ricorso giudiziario - che, mi ripeto, in un Paese democratico
è più che legittimo considerato che è la stessa Carta Costituzionale che assicura il diritto ad ottenere un giudizio terzo della magistratura laddove
si ritiene di essere leso, anche
solo potenzialmente, in un
proprio diritto, per di più allo
stesso modo costituzionalmente garantito - è circoscrivibile nella incertezza della personalità del voto e della segretezza dello stesso, laddove si
paventavano potenziali “influenze” sul Biologo votante
al momento dell’esercizio del
voto.
La magistratura ha avuto un ripensamento sulla problematica sollevata dagli iscritti: ad un
primo accoglimento del ricorso e quindi ad una prima vali-
dazione di ammissibilità delle
preoccupazioni manifestate
dai Biologi ricorrenti, il Collegio giudicante e successivamente nuovamente anche i
Giudici monocratici hanno
espresso un giudizio di perfetta coerenza e legittimità del sistema di voto on line adottato
dall’Ente di previdenza. Il che
se, da un lato, conferma che le
perplessità degli iscritti ricorrenti non erano peregrine,
dall’altro rafforza la piena robustezza e garanzia del sistema di voto on line, il cui processo è stato analizzato punto
per punto, non una ma due,
tre e fino a quattro volte dai
diversi Giudici del Tribunale di
Roma. La conclusione dei Giudici di merito è riassumibile
nella inammissibilità della richiesta di annullamento del
processo elettorale on line laddove è stato dimostrato che la
procedura garantisce tecnicamente ed incontrovertibilmente l’univocità del voto senza
3
l’opinione
associazione
al votante; assicura la certezza del voto
escludendo ipotesi di malevoli intrusioni nel sistema elettorale e quindi di illegittime intromissioni - la procedura, infatti, proprio perché elettronica
è sempre oggettivamente monitorabile, il che rende certa la
verifica anche ex post ed anche giudiziaria, in ipotesi di
denunciata criticità -; salvaguarda il Biologo al momento
dell’esercizio del diritto di voto, rimettendo a lui e quindi
alla sua responsabilità il libero,
incondizionato e, quindi, legittimo esercizio dello stesso. Tenuto conto di tutti questi elementi e condizioni di certezza
e garanzia e robustezza del sistema elettorale on line, i Giudici hanno ritenuto inammissibile un diverso pronunciamento nella misura in cui solo
eventuali situazioni patologiche - seppur potenzialmente
verificabili - dipenderebbero
esclusivamente dalla intenzionalità del singolo votante che,
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nel momento stesso in cui
consapevolmente viola i principi inderogabili del libero
esercizio del diritto di voto,
commette esso stesso una infrazione normativa punibile
per espressa disposizione di
legge.
Il risultato delle procedure elettorali, quindi l’oggettiva esperienza delle votazioni, hanno
di fatto e sostanzialmente
confermato la giustezza dei
pronunciamenti dei Giudici di
merito.
Nel pieno rispetto delle procedure dettate dallo Statuto
dell’Ente e dal Regolamento
elettorale, ciascun iscritto
avente diritto al voto ha potuto liberamente esercitare il proprio voto, autenticandosi prima con l’accesso all’area riservata, successivamente autenticandosi una seconda volta
con la digitazione del PIN individuale elezioni e da ultimo
esprimendo le proprie preferenze. Ciascuno ha potuto
scaricare il proprio certificato
di voto. Non sono state registrate criticità per chi aveva
smarrito il proprio PIN Elezione e ha potuto - in tempo reale - richiedere la rigenerazione
di uno nuovo. Tutte le procedure di controllo hanno funzionato alla perfezione ed è
stato assicurato un legittimo
processo elettorale che ha portato - con un ritardo giustificato dalla tranquillità in termini
di assoluta garanzia di chi aveva manifestato le proprie perplessità - al rinnovo dei Biologi
che oggi sono insediati nelle
cariche del Consiglio di Indirizzo Generale, nel Consiglio
di amministrazione e nel Collegio Sindacale.
La cartina di tornasole è l’assenza di ricorsi avverso la procedura elettorale che ciascun
avente diritto avrebbe potuto
proporre alla Commissione
elettorale nel termine dei venti
giorni dalla pubblicazione del
decreto di proclamazione degli
eletti.
Dal lato dei benefici per l’Ente,
la procedura delle elezioni on
line ha assicurato celerità in
termini di definizione, economia in termini di spesa, certezza in termini di risultati.
Concludendo, senza alcun
dubbio è quasi d’obbligo affermare che l’esperienza del voto
on line è stata più che positiva
ed è auspicabile - proprio per le
richiamate ragioni di celerità,
economicità e certezza che la
caratterizzano - che la stessa
rappresentasse il futuro unico
di tutte le procedure elettorali.
speciale elezioni
Il nuovo CdA e il nuovo Cig
Elezioni ENPAB: la partecipazione al voto ha rilevato
un interesse crescente per l’Ente di Previdenza e
Assistenza dei Biologi
L
a soddisfazione per la percentuale dei
votanti ha rappresentato il giusto riconoscimento del più profondo coinvolgimento dei Biologi iscritti alla Cassa. Ha
votato, infatti, oltre il 24% dell’elettorato. Hanno votato 3.232 elettori per il CdA e 3.231
elettori per il Cig. In seconda convocazione
hanno partecipato 3.261 votanti.
Si è trattato di un esercizio di democrazia partecipata – è stato il commento del Presidente
uscente Sergio Nunziante - la categoria dei biologi ha votato autenticamente i propri candidati.
La qualità dei voti espressi ha dimostrato coinvolgimento, consapevolezza, progettualità e visione del futuro dell’Ente. Tanti biologi hanno
condiviso sui social network le loro motivazioni di voto, hanno sollecitato i distratti partecipando attivamente alla tornata elettorale.
Nel clima di fiducia e spirito di collaborazione,
i componenti del nuovo Consiglio di Amministrazione e del Consiglio di Indirizzo Generale
si sono riuniti in un weekend di ritiro per dibattere congiuntamente sulle future strategie
dell’Ente.
Il CdA dell’Ente, nella seduta di sabato 12 dicembre, ha eletto all’unanimità Tiziana Stallone
Presidente dell’Enpab, la Cassa di previdenza e
assistenza a favore dei Biologi.
Il Vicepresidente del Consiglio di Amministrazione è Giovanbattista Petrillo, con una vasta esperienza politico amministrativa in qualità di Consigliere presso il Comune di Caserta e
presso il Consorzio Idrico Terra di Lavoro di
Caserta. Già Presidente del Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Laboratori di analisi Overlab srl e Consigliere Cig Enpab.
Il Coordinatore del Consiglio di Indirizzo Generale è Sergio Nunziante che ha presieduto
l’Enpab fin dal 2009 maturando una vasta
esperienza in campo previdenziale.
Il nuovo segretario del Cig è Michele Ettorre,
vicepresidente uscente dell’ENPAB e consigliere comunale a Statte (TA), vicepresidente della
Lega Tumori di Taranto, e docente a contratto
di Biochimica e Biochimica Ambientale all’Università della Basilicata.
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speciale elezioni
Consiglio di Amministrazione
Tiziana Stallone
[email protected]
Presidente ENPAB. 43 anni, laureata in Scienze biologiche e in Scienza della nutrizione umana, ha un dottorato di Ricerca in Anatomia e un master di II livello in
Dietetica e nutrizione clinica applicata. Già assistente nella Facoltà di Medicina e
Chirurgia, Univ. La Sapienza di Roma, docente e membro di commissioni di esame
e autore di più di 40 pubblicazioni scientifiche sull’anatomo-fisiologia degli organi
parenchimatosi, per riviste internazionali, nazionali e congressi. Collabora con il
CLM in Scienza della Nutrizione Umana, Univ. Tor Vergata di Roma ed è docente
nel Master di II Livello in Nutrizione, Nutraceutica e Dietetica Applicata, Univ. di
Camerino. Ha lavorato come coordinatore della Commissione lavoro ENPAB portando avanti numerosi progetti di formazione e assistenza. Divulgatore scientifico
ed esperto Rai in diversi programmi televisivi quali: Occhio alla spesa, Uno Mattina
talk, Uno Mattina storie vere, Uno Mattina verde, Geo&Geo. Co-autore e co-conduttore del programma di nutrizione e benessere “La Dolce Linea”, Webradio Rai.
Direttore responsabile del quotidiano on-line a carattere scientifico «La Scuola di
Ancel Nutrizione – Informazione – Prevenzione». Relatrice in numerosi convegni e
corsi di formazione sulla nutrizione applicata e sul comportamento alimentare.
Giovambattista Petrillo
[email protected]
Vicepresidente ENPAB. Già Consigliere Comune Caserta, Consigliere Amministrazione Consorzio Idrico Terra di Lavoro( CE). Presidente Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Laboratori di analisi Overlab srl.
Già Consigliere Cig Enpab. CAMPANIA
Maria Grazia Micieli
[email protected]
Direttore di laboratorio di Analisi Ambientali accreditato. Consulente ambientale.
Già Consigliere Consiglio Nazionale e Consiglio ONB.
Già Delegato provinciale ONB Siracusa. Presidente S.I.B.A. (Società Italiana Biologia Applicata). SICILIA
Santo Altomari
Già Consigliere Tesoriere Consiglio Nazionale ONB.
Già Consigliere Cig Enpab. CALABRIA
[email protected]
Salvatore Scognamiglio
[email protected]
Giornalista pubblicista, Già Assessore Comune di Napoli (Igiene e Sanità, Servizi
Sociali). Consigliere Amministrazione scuola formazione Stoà. Già Consigliere
Amministrazione USL Napoli.
Già Consigliere Cig Enpab. CAMPANIA
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speciale elezioni
Consiglio di Indirizzo Generale
Sergio Nunziante
[email protected]
Coordinatore Cig. Già Presidente ENPAB dal 2009; Vice Presidente Enpab dal
1997 al 2009. SICILIA
Marina Baldi
[email protected]
Responsabile della sezione di Genetica Forense, Laboratorio Genoma. Amministratore Unico della Società Consultorio di Genetica s.r.l.
Docente di Genetica Forense in numerosi Master, Consulente d’Ufficio e di Parte in
numerosi procedimenti penali e civili in tutti i tribunali italiani per la Biologia Forense.
LAZIO
Anna Boselli (detta Milvia)
[email protected]
Professore a contratto Università Padova, Consigliera comunale Padova. Già Deputata
IX Commissione (lavori pubblici) VIII Commissione (ambiente,territorio e lavori pubblici). Assessora Comune di Padova, Presidente Consiglio Comunale Padova, Consigliere Comunale Padova con delega a Politiche Pace e Pari Opportunità. VENETO
Casaccia Roberto
[email protected]
Docente nel Corso di perfezionamento in “Biologia della Nutrizione” presso l’Università degli Studi “A. Moro” di Bari, Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e
Scienze Farmacologiche. Autore di numerosi articoli e pubblicazioni nel campo della
nutrizione.
Laura Cutini
[email protected]
Consigliere di Amministrazione Azienda Farmaceutica Comunale Grosseto. Già
Consigliere nazionale ONB. Presidente Argentario Approdi, Comune Argentario.
Consigliere Provinciale Provincia Grosseto. Consigliere di Amministrazione Banca
di Credito Cooperativo della Maremma. Già Consigliere Cig Enpab. TOSCANA
Michele Ettorre
[email protected]
Già Vice Presidente Enpab dal 2009. Già Delegato provinciale Taranto ONB. Già
Consigliere Comunale Statte (TA). Vice Presidente Lega Tumori Taranto. Università
Basilicata, docente a contratto di Biochimica e Biochimica Ambientale. PUGLIA
Valentina Galiazzo
[email protected]
Direttore del Laboratorio di analisi “Solito” di Taranto. Laureata in biotecnologie mediche e farmaceutiche. Seconda laurea in Scienze Biologiche. Specializzata in Biochimica Clinica. Autrice di diverse pubblicazioni scientifiche. PUGLIA
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speciale elezioni
Consiglio di Indirizzo Generale
Emilio Gatto
[email protected]
Già Presidente Consiglio Comunale Agropoli (SA). Già Consigliere CdA Enpab.
CAMPANIA
Enrico La Mura
[email protected]
Direttore Tecnico di Laboratorio, Consigliere comunale, con delega allo sport, dal
1994 al 1999 presso il Comune di Pompei. Già Consigliere Cig Enpab. CAMPANIA
Ciriaco Rago
Già Consigliere Consiglio Nazionale ONB.
Già Consigliere Cig Enpab. CAMPANIA
[email protected]
Massimo Sorrenti
[email protected]
Studio di Consulenza Ambientale. Consulenza, formazione e Auditing per Sistemi di Gestione Aziendale per le aziende che intendono ottenere le varie certificazioni volontarie (Qualità, Ambiente, IFS, BRC); tecnico competente in Acustica
Ambientale. SICILIA
Nicola Tafuri
[email protected]
Già Consigliere e Vice Presidente ONB. Presidente Associazione “Ilbiologo.it”.
CAMPANIA
Antonio Torrisi (detto Nello)
[email protected]
Università di Catania, docente a contratto di Microbiologia Generale e Clinica,
Analisi Microbiologica degli Alimenti. Già Sindaco Comune Mascalucia (CT). Presidente CUS Catania. Già Delegato provinciale Catania ONB. Già Consigliere CdA
e Cig Enpab. SICILIA
Angelina Zambrano
[email protected]
Già Consigliere Consiglio Nazionale ONB. Già Delegato provinciale ONB Salerno.
Già Sindaco ENPAB. CAMPANIA
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formazione ENPAB
ENPAB: Formazione e nuove competenze
professionali per incrementare i nostri redditi
L
a formazione costituisce
senza dubbio un motore
di cambiamento e di innovazione molto forte,
anche di qualificazione delle
stesse associazioni di rappresentanza professionale. Però la sola
attività formativa non è sufficiente a raggiungere gli obiettivi
senza una conoscenza profonda
delle criticità espresse dalla professione del biologo.
Uno dei principali fattori di trasformazione della professione è
costituito dalla globalizzazione
dei saperi e dei mercati che implica un’accentuata trasformazione dei rapporti tra formazione
di base, formazione permanente
e professioni e una differente organizzazione del lavoro.
Per dare una chiara risposta alla
domanda «chi è il Biologo oggi?»
e lavorare per questa nuova dimensione della professione bisogna incrementare le reti professionali, sia sulle competenze che
sul lavoro.
L’Enpab si prefigge di dare risposte concrete. E lo può fare attuando dei focus group gestiti su
due moduli, il primo di ascolto e
il secondo di proposte.
Su questi temi, e sulla base di
una maggiore conoscenza delle
opportunità offerte oggi dal sistema del lavoro, bisogna ripartire collocando “nuovamente” la
cassa previdenziale come “soggetto attivo” di un processo fortemente innovativo.
La professione del biologo è certamente eclettica con una metamorfosi in atto. Il biologo è impegnato nei laboratori, negli
studi professionali ma è anche
sensibilmente in crescita all’aperto, nella libera professione
che lo caratterizza per le consulenze alle imprese, alla ricerca
ambientale, alla sicurezza alimentare.
Attraverso il biology forum – la
piattaforma d’incontro tra professionisti realizzata da Enpab sono emerse alcune criticità di
fondo non facilmente percepibili.
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formazione ENPAB
• Innanzitutto la poca conoscenza di sé, degli spazi occupati,
delle competenze e del livello
professionale raggiunto - e ancora percorribile - per rispondere alle attese di una professione
dinamica e moderna.
• La poca propensione a relazionarsi con il proprio ambiente
professionale, sia per mancanza di occasioni di relazioni che
per mancanza di contatti personali con i colleghi.
• L’assoluta distorsione che l’ambiente esterno ha del biologo
professionista.
Per rispondere a queste criticità
l’Enpab ha ritenuto procedere sui
tre fronti, ben individuati, e dare
gli strumenti ai propri iscritti per
superarle.
I tre gradi di azione saranno
dunque concentrati per trovare
soluzioni alle problematiche
emerse.
1) Una prima proposta per l’anno appena cominciato va nella direzione di istituire un sistema organico di formazione
con l’obiettivo di organizzare
eventi formativi partecipati a
cui i biologi possano far riferimento per acquisire conoscenze e competenze operative. Un plusvalore rispetto ai
crediti ECM così come sono
stati concepiti finora.
10
L’ENPAB sta progettando interventi in questa direzione e
la risposta da parte dei colleghi dimostra che siamo stati
capaci di interpretare correttamente le criticità attuali,
non limitandoci a sopperire a
bisogni presenti, bensì a individuare bisogni emergenti per
soddisfare i quali è necessario
progettare il futuro.
Punto di partenza del percorso formativo è dunque analizzare quali sono le prospettive per la figura del biologo,
come essa si dovrebbe evolvere per essere coerente con
le esigenze del settore e le attese degli stakeholder istituzionali e di mercato, nonché
individuare le competenze e
le attività che dovrebbe svolgere per rispondere a tali
aspettative.
Nel far emergere i bisogni
della professione è necessario
rispondere concretamente alle necessità dei biologi.
2) Attraverso incontri sul territorio e le nuove piattaforme
tecnologiche che sta mettendo in atto l’Enpab organizzerà occasioni di confronto,
spazi aperti sulla professione,
opportunità di conoscersi e
di conoscere altri colleghi, altre esperienze, altri territori
che non siano necessariamente collegati con la professione ma che vanno sicuramente nella direzione di se
stessi, dei propri obiettivi,
delle proprie aspettative.
3) La naturale evoluzione della
formazione porta tra l’altro all’erogazione telematica di
competenze. Per questo motivo l’ENPAB si è dotata di
nuove tecnologie in grado di
strutturare una formazione
moderna la cui fruizione è
possibile nel luogo e nel momento a noi più comodi. Ovviamente non basta avere
contenuti da erogare e una
piattaforma telematica per diffonderli. È necessario avere un
“sistema” teorico che permetta di organizzare la comunicazione della conoscenza, secondo criteri in grado di massimizzarne l’efficienza e l’efficacia. In altri termini, bisogna
progettare il “perché” e il “come” della formazione tenendo presente le specifiche esigenze dei biologi e ricordando
che tali esigenze mutano con
il rapido mutare del contesto
sociale in cui operano.
Per l’Ente è imprescindibile un
contatto costante con gli iscritti
non solo per acquisire le informazioni sulle attività, sulle problematiche e sulle nuove esigenze professionali ma anche come
consolidamento delle attività che
la Cassa continua a portare
avanti per incrementare quei vasi
comunicanti che fanno della professione e della previdenza l’unico e chiaro obiettivo.
formazione ENPAB
Nasce la Rete
dei Biologi Nutrizionisti
sul comportamento
alimentare in Italia
Indagine sulle abitudini alimentari
e incidenza sulla dipendenza
da cibo degli italiani che
si rivolgono ai nutrizionisti
L
a Rete ENPAB-Fondazione BRF, è sorta da un accordo tra ENPAB e la Fondazione BRF – l’Istituto per
la ricerca scientifica in psichiatria e
neuroscienze - al fine di effettuare
studi, rilievi e valutazioni di carattere scientifico sui soggetti in trattamento nutrizionale presso gli
studi professionali dei biologi nutrizionisti iscritti ENPAB che aderiranno all’iniziativa. Si tratta del
primo studio scientifico sul comportamento alimentare in Italia
che prevede oltre la diffusione dei
risultati e dell’interpretazione degli
studi anche la preparazione di corsi, seminari, convegni e quant’altro
potrà rivelarsi utile alla diffusione
dello stato dell’arte nell’ambito del
comportamento alimentare e alla
crescita scientifica, culturale e professionale dei biologi nutrizionisti.
La Rete sarà costituita dagli studi
libero-professionali dei nutrizionisti che contribuiranno ad arricchire gli altri componenti del network
con le proprie esperienze.
Le finalità del Network
• Favorire l’aggiornamento professionale sui temi del comportamento alimentare, della psiconutrizione, sulla correlazione
tra alimentazione e disturbi
della condotta alimentare, disturbi dell’umore, struttura
temperamentale, e più genericamente sui temi correlati alla
nutrizione e alla condizione
psicologica dei soggetti.
• Contribuire alla interdisciplinarietà nel campo della nutrizione
e del comportamento alimentare, favorendo il confronto tra
diversi professionisti quali: biologi nutrizionisti, psichiatri,
psicologi, bioingegneri, esperti
della comunicazione.
• Promuovere delle indagini all’interno degli studi libero professionali, volte allo studio del
comportamento alimentare.
• Curare pubblicazioni scientifiche derivate dalle indagini della
Rete ENPAB - Fondazione BRF.
• Promuovere la stesura di linee
guida pratiche e scientificamente validate, che sosterranno i biologi nutrizionisti e gli
altri specialisti afferenti, nello
svolgere la loro professione con
l’arricchimento di nuove competenze.
• Creare un “modus operandi”
scientificamente validato nell’ambito della nutrizione alla
luce di parametri di ordine psicologico-comportamentali.
Le modalità di adesione
I biologi nutrizionisti aderiranno
alla Rete attraverso una regolare richiesta d’iscrizione e una formazione alla rilevazione dei dati oltre
che a un approccio multidisciplinare al problema.
• L’iscrizione all’osservatorio avrà
durata annuale e potrà essere
rinnovata ogni anno.
• I biologi aderenti alla Rete saranno riconoscibili attraverso
un attestato che potranno
esporre nel loro studio.
• Gli aderenti alla Rete potranno
collaborare alle indagini promosse dal comitato scientifico
della BRF e approvate dal comitato etico competente.
• Tutti i pazienti partecipanti alle
indagini daranno il loro consenso informato.
• I biologi che aderiranno alla Re11
formazione ENPAB
te entreranno in un network di
aggiornamento professionale
che consentirà loro di acquisire nuove competenze, spendibili nell’attività professionale.
• L’aggiornamento e le interazioni nel network di professionisti
aderenti alla Rete, avverrà tramite piattaforma FAD dell’ENPAB e tramite i canali della
Fondazione BRF.
Il progetto, i cui responsabili sono il Prof. Armando Piccinni Presidente della Fondazione BRF
e la Dottoressa Tiziana Stallone Presidente Enpab, ha la finalità
di indagare, nei soggetti che si rivolgono al biologo nutrizionista,
la presenza di disturbi dell’umore
anche sfumati o sottosoglia, di
comportamenti alimentari ascrivibili ai disturbi della condotta
alimentare e di valutare la presenza e l’incidenza della dipendenza
dal cibo, sarà indagata inoltre la
struttura temperamentale che sarà correlata con i diversi tipi di
comportamento alimentare.
L’indagine sarà effettuata attraverso la somministrazione di semplici questionari di autovalutazione ai soggetti che daranno il loro
consenso informato allo studio.
I questionari saranno elaborati
e/o selezionati dal Comitato
scientifico della Fondazione BRF.
Il progetto ha, in definitiva, la finalità di indagare la presenza della Food Addiction e la sua correlazione con i disturbi del tono
dell’umore, della condotta ali-
mentare, e del temperamento in
un campione di soggetti in trattamento nutrizionale in Italia.
I risultati saranno oggetto di pubblicazioni scientifiche e potranno
essere di utilità per la stesura di
linee guida utili all’attività libero
professionale dei biologi nutrizionisti.
Fasi operative
Distribuzione dei questionari, foglio di consenso informato ecc.
Ricevimento dei questionari compilati presso un centro unico raccolta dati.
Creazione di un data-base ad hoc.
Inserimento dei dati. Analisi statistica dei dati. Stesura dei risultati
finali. Stesura e pubblicazione di
lavori scientifici.
La nostra FAD. Come funziona
L
a formazione a distanza (FAD), detta
anche formazione e-learning, è un metodo d’insegnamento che permette di
trasferire conoscenze ed esperienze tramite la Rete. Questo metodo consente di offrire corsi di formazione su argomenti specifici
online.
É sufficiente una connessione internet per annullare le distanze che ostacolano lo sviluppo
12
di nuove conoscenze e competenze. Si accede
da ogni strumento in rete (smartphone, Pc, tablet).
L’Enpab ha deciso di introdurre questa modalità innovativa per la formazione professionale
dei propri Biologi. Una tecnologia di avanguardia, basata sulla videocomunicazione ad alta
definizione e sull’utilizzo di un video portale
dedicato alla registrazione delle lezioni.
formazione ENPAB
Corsi disponibili
Una volta collegati all’indirizzo (fad.enpab.it)
si possono visionare tutti i corsi accessibili
agli iscritti Enpab. Alcuni corsi risultano aperti a tutti (OPEN), ossia non necessitano di alcuna chiave di iscrizione. Altri, invece, sono
stati concepiti per specifici progetti e rispondono quindi alle necessità del gruppo di biologi che partecipa al progetto. In quest’ultimo
caso è richiesta una speciale chiave d’iscrizione (RISERVATA) per potervi accedere.
Accesso alla FAD
Per accedere alla FAD, si può creare facilmente un
account in pochi minuti. L’accesso ai corsi può essere regolato da chiavi di accesso, necessarie solo
all’atto dell’iscrizione. Per creare l’account compilare il form Nuovo account con i propri dati.
1) Ti verrà spedita una email all’indirizzo da te fornito.
2) Leggi l’email e clicca sul link presente nel corpo del messaggio.
3) Dopo aver confermato il tuo account, sarai autenticato dal sistema.
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13
formazione ENPAB
Tirocinio Pratico in ambito
Clinico - Endocrinologico
presso l’Ospedale “A. Perrino”- Asl Brindisi
L
’OMS ha riconosciuto negli stili di vita inappropriati le condizioni alla base delle patologie cronico-degenerative più diffuse nella nostra società: le malattie metaboliche e quelle
cardio-vascolari.
In Italia a partire dagli anni ‘90, l’aspettativa di vita
in buona salute ha subito un marcato rallentamento,
con un incremento proporzionalmente maggiore dell’aspettativa di vita in salute compromessa. Più del
37% dei ricoveri ordinari e del 49% delle giornate di
degenza sono a carico di persone anziane con elevata comorbilità e disabilità.
L’aumento della vita media è accompagnato da un
parallelo aumento di patologie croniche e disabilità,
che incidono in modo significativo sullo stato di sa-
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lute della popolazione e sulla spesa sanitaria del Paese. Lo sviluppo di interventi preventivi e terapeutici
innovativi, capaci di aumentare la sopravvivenza libera da malattia rappresenta oggi una delle maggiori
sfide per il sistema sanitario.
La complessità delle malattie metaboliche implica
che la diagnosi, la prevenzione, lo sviluppo tecnologico per la corretta gestione delle stesse e le terapie
siano il frutto di un approccio multidisciplinare che
vede coinvolti come attori professionisti sanitari di
discipline diverse.
Tuttavia, la crescita esponenziale dei costi nel mondo sanitario e i tagli finanziari cui quest’ultimo è oggi
sottoposto, obbligano ad un costante uso oculato
delle risorse, oltre che ad una attenta verifica degli
outcome clinici.
È in questa logica di miglioramento continuo delle
prestazioni, in cui si rende da una parte necessaria
l’applicazione dell’Evidence Based Medicine e dall’altra la razionalizzazione delle risorse economiche,
che emerge il bisogno di formulare chiari e ben delineati percorsi assistenziali.
formazione ENPAB
Il percorso assistenziale è l’itinerario che una persona affetta da una patologia percorre all’interno
del sistema sanitario. Pertanto, benché il processo di cura possa essere analizzato a un singolo
livello assistenziale (solo ospedale o solo territorio), la strutturazione ottimale del percorso assistenziale è la visione del processo diagnosticoterapeutico (e preventivo) nel suo complesso,
comprendendo entrambi i livelli assistenziali e integrandoli con l’ambito sociale. Tutto questo è di
ampia rilevanza in ambito di patologie croniche,
come lo sono la maggior parte delle patologie endocrine, metaboliche e nutrizionali.
L’attività offerta in campo endocrino-metaboliconutrizionale da parte dell’ASL BR comprende interventi diagnostico-terapeutici, generici e specialistici, realizzati nelle varie strutture, dislocate
sia a livello territoriale che ospedaliero.
La rete endocrino-metabolica-nutrizionale della
ASL BR, che è coordinata dall’UOC di endocrinologia, malattie metaboliche, dietetica e nutrizione clinica del P.O. “A. Perrino”, si pone l’obiettivo di creare una strutturazione assistenziale che
permetta di ottimizzare i livelli di prestazioni in
toto, la collaborazione e l’interazione produttiva
tra gli operatori della rete, con una omogeneità
di intervento che assicuri all’utenza qualità ed efficienza assistenziale, garantendo il miglioramento dello stato di salute e della qualità di vita.
Il biologo nutrizionista, quale professionista operante nel settore sanitario, può rivestire un ruolo
importante nell’attuazione dei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA), con partico-
lare riferimento a quelli per obesità e malattie metaboliche, in collaborazione con le altre figure
coinvolte (MMG, PLS, endocrinologo, nutrizionista clinico, dietista, infermiere).
Gli ambiti d’intervento in cui il biologo può operare e che concorreranno all’implementazione
dell’efficacia e dell’efficienza assistenziale preventivo-diagnostico-terapeutica sono:
• prevenzione primaria nutrizionale;
• rinforzo motivazionale di cambiamento positivo di stile di vita (sviluppo dell’empowerment
del paziente);
• produzione di materiale formativo educativocomportamentale (divulgativo), avendo come
riferimento le più importanti riviste scientifiche
del settore;
• rapporti di collaborazione con MMG e PLS;
• gestione dei dati per favorire una corretta informatizzazione dei centri della rete endocrino-metabolica-nutrizionale della ASL;
• confronto e valutazione dell’omogeneità dei
dati all’interno della Rete endocrinologica.
Pertanto l’ENPAB, in occasione del Convegno
“Data Management e Prevenzione Primaria in
materia di nutrizione e malattie endocrino-metaboliche”, che si è tenuto a Brindisi il 17 dicembre 2015, ha organizzato un tirocinio formativo
per di Biologi Nutrizionisti idonei allo svolgimento di attività pratica in materia di:
1) Prevenzione primaria, secondaria e stile
di vita in campo di nutrizione e malattie
endocrino-metaboliche;
2) Raccolta dati e data management in materia di nutrizione e malattie endocrinometaboliche.
che si terrà presso l’U.O. di Endocrinologia dell’Ospedale “A. PERRINO”, S.S. 7 per Mesagne –
Brindisi entro il primo semestre 2016.
Tale tirocinio si svilupperà in un periodo non inferiore a tre mesi per un totale non inferiore a 150
ore, ed impegnerà un totale di 8 Biologi suddivisi
in 4 gruppi da 2 componenti ciascuno.
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europa
Fondi UE 2020
per i professionisti
Il “Piano d’azione europeo per le libere professioni” messo a punto dalla
Commissione Europea prevede l’assimilazione dei professionisti agli imprenditori.
Anche i professionisti potranno accedere ai Fondi strutturali europei,
finora riservati solo alle imprese, Horizon 2020 e COSME.
Questo significa che i professionisti potranno accedere agli 80 miliardi
di fondi Horizon 2020 per la ricerca e l’innovazione e ai 2,4 miliardi
di fondi COSME per la competitività e la crescita economica.
Piano d’azione UE per i professionisti
Aprire ai professionisti le agevolazioni per le imprese andando a valorizzare un giro d’affari di
quasi 600 miliardi di euro che dà lavoro a 11 milioni di persone (dati 2010). I fondi strutturali gestiti
a livello nazionale o regionale, così come quelli
gestiti direttamente da Bruxelles, saranno messi a
disposizione anche dei professionisti.
I liberi professionisti saranno destinatari di
qualunque tipo di fondo europeo
Oltre a prevedere l’assimilazione dei professionisti
agli imprenditori, il Piano prevede anche il lancio
di alcune iniziative volte ad insegnare ai professionisti come beneficiare dei fondi UE. Inoltre, per
sostenere le attività dei liberi professionisti sono
16
state definite alcune specifiche linee d’azione: formazione all’imprenditorialità con l’organizzazione
di una piattaforma in grado di mettere in contatto
università e liberi professionisti che coinvolga anche le associazioni di imprese e l’avvio di iniziative
mirate per la diffusione delle competenze riguardo
alla gestione di impresa da parte dei liberi professionisti, anche creando sinergie con iniziative già
esistenti; accesso ai mercati, ad esempio con
l’apertura della Rete Enterprise Europe Network ai
liberi professionisti e con la possibilità per gli stessi di avere a propria disposizione i centri per le piccole e medie imprese nei Paesi terzi; riduzione degli oneri amministrativi; accesso al credito; rafforzamento della partecipazione e della rappresentanza a livello europeo.
europa
Bandi Horizon 2020 e COSME
Da quest’anno, le PMI possono accedere alle linee di finanziamento agevolato previste
dai nuovi Fondi Europei: i programmi UE Horizon 2020 e COSME che offrono una grossa opportunità di sostegno agli investimenti in innovazione, ricerca e internazionalizzazione a beneficio della competitività.
Vediamo di seguito le informazioni utili per accedere ai bandi:
Horizon 2020
Horizon 2020 è il nuovo programma UE che finanzia le attività di Ricerca e Innovazione dopo
quello FP7: rispetto a quelli passati, copre tutte
le fasi di progetto - dallo sviluppo dell’idea all’approdo sul mercato, con un’attenzione particolare all’impatto sulla società di quanto realizzato grazie ai finanziamenti.
In vigore dal 1° gennaio - (avvio dei bandi dal
primo marzo) - si articola in tre priorità, Excellent Science, Industrial Leadership (compresa
l’innovazione nelle PMI), Societal Challenges,
con la dotazione finanziaria più robusta di sempre: 80 miliardi da tradursi in bandi accessibili a
chiunque. La novità è che la Commissione Europea potrà riorientare parte dei finanziamenti
con la revisione di metà percorso, in base ai bisogni o ai risultati al momento ottenuti. Inoltre,
si lavora all’integrazione con i fondi strutturali
per concentrare le risorse regionali sui progetti
di Ricerca,
combinando gli obiettivi dei due programmi.
COSME
Il Programma COSME 2014-2020 per la Competitività
di imprese e PMI opera in continuità con il Programma
quadro 2007-2013 CIP (Programme for the Competitiveness of enterprises and SMEs) ma semplifica le procedure per accedere ai finanziamenti e il ricorso agli
strumenti finanziari. L’obiettivo è creare un ambiente
favorevole alla nascita e crescita delle PMI per promuovere l’imprenditorialità facilitando l’accesso al credito e l’internazionalizzazione.
Il budget è di circa 2,3 miliardi di euro, il 60% dei quali
destinato agli strumenti finanziari previsti dall’obiettivo “Accesso al credito”. La programmazione è annuale e ha già prodotto bandi in ambito competitività europea, internazionalizzazione e cluster per PMI e Turismo. Possono accedere ai bandi imprenditori già attivi
sul mercato, in particolare PMI (accesso semplificato a
fondi per sviluppo, consolidamento o crescita del business); aspiranti imprenditori (sostegno nella realizzazione dei progetti d’impresa); pubbliche amministrazioni (strumenti per migliorare le condizioni per fare
impresa).
Strumenti finanziari
I finanziamenti dei due programmi sono complementari in quanto a categorie di imprese o progetti beneficiari, simmetrici in quanto a strumenti utilizzati. Accesso al credito, garanzie sui prestiti alle PMI, prestiti
diretti, garanzie a intermediari finanziari che concederanno i prestiti, combinazioni di prestiti e garanzie,
garanzie o COSME per i progetti più piccoli e l’altra in
quello di Horizon 2020 per i progetti più grandi, che si
attiveranno in base a due criteri: entità del finanziamento e grado di innovazione del progetto. COSME
predilige progetti orientati alla crescita, Horizon 2020
all’innovazione e ricerca. Equity per sostenere fondi
d’investimento che forniscano capitale di rischio (venture o mezzanine) al sistema produttivo. A seconda
del tipo di impresa si attiva l’uno o l’altro programma:
COSME guarda ai progetti di investimento in imprese
che hanno già superato la fase iniziale di sviluppo e
desiderano espandere la propria attività (growth stage), Horizon 2020 a quelle innovative in fase iniziale
di sviluppo (early stage).
17
ricerca
Adipochine:
un possibile bersaglio
per la cura dell’obesità
Daria Cipollone1
Tania Di Raimo1
Gabriella Azzara1
Mariangela Corsi
Vincenza Rita Lo Vasco2
Rita Businaro1
Le Adipochine
Lo sviluppo socio economico dei paesi industrializzati è stato accompagnato da cambiamenti nello stile di vita che è diventato sempre più sedentario, e sono cambiate le abitudini alimentari con una preferenza per i cibi
ricchi di zuccheri e di grassi; il tutto si è tradotto in un drammatico aumento dell’obesità. Tra il 2008 e il 2014, il numero degli obesi è aumentato da 1,4 a 2 bilioni di adulti e
le previsioni statistiche indicano che questi
numeri sono destinati a salire [1].
L’obesità è associata ad un’alterazione dell’equilibrio metabolico. Si accompagna a insulino-resistenza, dislipidemia, compromessa regolazione della pressione sanguigna,
ipertrigliceridemia, bassi livelli di colesterolo
HDL. La combinazione di questi parametri
rappresenta una condizione preclinica nota
come sindrome metabolica (Sindrome X o
sindrome di Raven) e rappresenta il più importante fattore di rischio per le patologie
cardiovascolari, per il diabete, per le patologie croniche del fegato e per il cancro [2-4].
Negli ultimi anni, è emerso che l’obesità è
caratterizzata da uno stato infiammatorio
cronico sistemico di basso grado, che rappresenta la base patologica per le complicazioni metaboliche indotte dall’obesità [5],
ciò si manifesta con cambiamenti nella
concentrazione di diversi mediatori chiamati adipochine.
1
2
18
Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Medico-Chirurgiche, Sapienza Università di Roma.
Dipartimento Organi di Senso, Sapienza Università di Roma.
ricerca
Le adipochine sono prodotte prevalentemente
dal tessuto adiposo bianco (white adipose tissue WAT) e si comportano da mediatori chimici fra i differenti organi quali l’encefalo, il fegato, il cuore, il tessuto muscolare sia scheletrico
che cardiaco, comunicando agli organi lo stato
nutrizionale dell’organismo. Le adipochine hanno sia funzione pro-infiammatoria che anti-infiammatoria e quando sopravviene l’obesità, è
proprio uno sbilanciamento nell’espressione
delle adipochine a contribuire all’insorgenza
delle complicanze legate all’obesità.
Le cause e i meccanismi che inducono lo stato
infiammatorio associato all’obesità non sono
ancora completamente noti, comunque la disfunzione dei pathways biochimici che coinvolgono le adipochine sono stati riconosciuti come fattori eziologici chiave per le patologie indotte dall’obesità e sembrano rappresentare il
legame fra obesità, infiammazione e sindrome
metabolica. Inoltre, recentemente è stato evidenziato che le adipochine pro-infiammatorie
sono cruciali nell’innescamento di processi fisiopatologici legati all’eccesso di grasso.
Il tessuto adiposo
Gli studi degli ultimi 20 anni hanno mostrato
che il tessuto adiposo non svolge unicamente
funzioni trofiche e meccaniche, ma è in realtà
un organo con funzioni endocrine, che secerne
molecole bioattive e svolge un ruolo chiave
nell’insorgenza delle patologie legate allo stile
di vita [6].
Nell’uomo ci sono due tipi di tessuto adiposo:
il tessuto adiposo bianco e il tessuto adiposo
bruno. Questi hanno diversa composizione e
localizzazione, ma insieme costituiscono l’organo adiposo. Depositi di tessuto adiposo sottocutaneo viscerale bianco, costituiscono la stragrande maggioranza dell’organo adiposo nell’adulto normale. Il tessuto adiposo bruno è
meno comune e si trova nella regione sopraclavicolare, laterocervicale, paravertebrale e mediastinica. I tipi cellulari principali, sono gli adipociti bianchi o bruni. Quelli bianchi hanno il ruolo tradizionale di riserva di molecole ad alta
energia, mentre quelli bruni sono coinvolti nella
termoregolazione. Oltre agli adipociti, nel tessuto adiposo bianco troviamo altri tipi cellulari:
pre-adipociti, fibroblasti, cellule vascolari e cellule a funzione immunitaria quali macrofagi e
cellule T che giocano ruoli importanti nella determinazione dello stato immunitario del tessuto adiposo [7-8].
Obesità e infiammazione
Nei soggetti obesi si ha l’aumento del tessuto
adiposo bianco determinato da un aumento
delle dimensioni degli adipociti (ipertrofia degli
adipociti) dovuto all’accumulo di un eccesso di
trigliceridi al loro interno [9]. Recentemente, è
stato dimostrato che l’aumento della massa
grassa dovuto ad una sovralimentazione potrebbe anche essere causato da un aumento del
Tessuto adiposo bianco
19
ricerca
numero degli adipociti (iperplasia), ma ciò accadrebbe unicamente nel grasso sottocutaneo
delle regioni inferiori del corpo e non in quelle
delle regioni superiori [10]. In ogni caso, l’aumento del tessuto adiposo, porta ad un eccessivo rilascio di acidi grassi liberi da parte degli
adipociti. Queste molecole mentre in condizioni normali sono trasportate verso altri tessuti ed
usati come fonte di energia, in condizioni di
obesità entrano direttamente nel fegato attraverso il sistema portale ed aumentano i livelli di
acidi grassi liberi inducendo un aumento della
sintesi dei lipidi, gluconeogenesi ed insulino-resistenza nel fegato. Livelli elevati di acidi grassi
liberi possono causare insulino-resistenza periferica sia negli animali che nell’uomo [11-12].
Queste alterazioni incidono sul funzionamento
del tessuto adiposo e inducono cambiamenti
nel microambiente che contribuiscono al reclutamento di cellule infiammatorie che colonizzano il tessuto adiposo portando ad uno stato di
infiammazione cronica di basso grado. [13-18].
Gli acidi grassi liberi si legano al toll like receptor-4 (TLR-4) e stimolano la produzione di citochine da parte dei macrofagi inducendo l’infiammazione, che contribuisce alle complicazioni metaboliche associate all’obesità [19-20].
L’attivazione di TLR-4 attraverso una serie di
meccanismi che coinvolgono il complesso
NFkB, induce l’espressione di geni pro-infiammatori codificanti per citochine e chemochine
[21-23].
Il tessuto adiposo metabolicamente disfunzionale è anche caratterizzato da un maggior numero di adipociti che vanno incontro a necrosi,
e di macrofagi che si distribuiscono a corona intorno alle cellule in apoptosi [7, 24-25]. Normalmente il tessuto adiposo contiene tra il 5%
e il 10% di macrofagi, ma in condizioni di obesità questa percentuale può raggiungere il 50%.
La presenza di macrofagi ha fornito una spiegazione all’origine delle diverse citochine derivate
20
dal tessuto adiposo ed ha anche dimostrato la
stretta correlazione tra l’infiammazione sistemica di basso grado e l’obesità [7, 6].
E’ stato dimostrato che il decremento dei macrofagi si traduce in un decremento della secrezione di citochine infiammatorie nel tessuto adiposo e in una maggiore sensibilità all’insulina in
topi obesi messi a dieta ipocalorica [26-27]. Inoltre, in soggetti obesi la perdita di peso riduce nel
tessuto adiposo il numero dei macrofagi e
l’espressione di geni pro-infiammatori [28-29].
La secrezione delle Adipochine da parte
del tessuto adiposo
Recenti studi hanno dimostrato che il tessuto
adiposo, con i diversi tipi cellulari da cui è costituito, sintetizza e secerne diverse citochine e
ormoni, indicati collettivamente come adipochine; molecole coinvolte nel controllo del metabolismo energetico [30-33]. Da un punto di vista funzionale, le adipochine sono molecole
polivalenti a funzione sia paracrina che endocrina, coinvolte in un ampio numero di processi
sia fisiologici che patologici: esse giocano un
ruolo importante nella risposta immunitaria e
nell’infiammazione, ma anche nel metabolismo
del glucosio, nella sensibilità all’insulina, nell’ipertensione, nell’adesione cellulare, nella crescita e nella funzione vascolare, nell’adipogenesi e nella morfogenesi ossea, nella crescita, nel
metabolismo lipidico, nella regolazione dell’appetito e della sazietà e in altri processi biologici
[2, 34-39].
ricerca
Queste molecole sono responsabili della comunicazione tra tessuto adiposo, muscolare,
ghiandole surrenali e sistema nervoso. Attualmente, sono note oltre 600 adipochine [33-39]
e l’intero sistema è complesso ma, date le loro
numerose funzioni, è evidente l’importanza del
loro ruolo in molti processi sia fisiologici che
patologici [2, 38]. L’eccessiva adiposità e le disfunzioni adipocitiche contribuiscono allo sviluppo di diverse patologie metaboliche attraverso l’alterazione del metabolismo lipidico e del
glucosio inducendo uno stato infiammatorio
cronico [40-41].
In condizioni di obesità, il tessuto adiposo genera grosse quantità di fattori pro-infiammatori,
inclusa la leptina, resistina, retinol binding protein (RBP4) e nicotinammide fosforibosil trasferasi (NAMPT), mentre nel tessuto adiposo sano
sono prodotte in prevalenza adipochine anti-infiammatorie quali l’adiponettina.
Le adipochine possono avere un ruolo rilevante
quali strumenti terapeutici o come bersaglio
per il trattamento delle patologie collegate all’obesità.
Le terapie per l’obesità
Oggi, le terapie contro l’obesità sono basate su
un approccio multidisciplinare che include cambiamenti dello stile di vita, come diete ipocaloriche, aumento dell’attività fisica, ed interventi
psicologici. Quando i cambiamenti nello stile di
vita non sono sufficienti per perdere peso, si
rende necessaria una terapia farmacologica. Attualmente però, solo poche molecole sono disponibili sul mercato per il trattamento dell’obesità: Orlistat, Lorcaserina e la combinazione
fentermina/topiramato [42-44].
L’Orlistat riduce l’assorbimento lipidico e conseguentemente, la digestione dei grassi mediante
l’inibizione della lipasi pancreatica. La Lorcaserina è un antagonista dei recettori per la serotonina. La fentermina è una molecola psicostimo-
lante indicata per la perdita di peso a breve termine in adulti obesi o in sovrappeso. Agisce incrementando la norepinefrina nell’ipotalamo. La
fentermina in associazione con il topiramato, è
usata anche per il trattamento a lungo termine
dell’obesità. Il topiramato è inoltre indicato per
la prevenzione delle emicranie addominali e per
il trattamento dei disturbi convulsivi. Il meccanismo di azione di questo farmaco non è completamente conosciuto, ma è noto che agisce
attraverso i recettori GABA. Un’altra molecola
per la cura dell’obesità è il Rimonabant, un inibitore per il recettore 1 per i cannabinoidi (CB1)
che riduce l’assunzione di cibo e il peso corporeo [43]. L’obesità porta ad un’eccessiva produzione di endocannabinoidi da parte degli adipociti. Gli endocannabinoidi inducono una disfunzione del comportamento alimentare che genera
un continuo bisogno di cibo. Diversi antagonisti
dei recettori per gli endocannabinoidi sono stati
sviluppati per il trattamento dell’obesità inclusi il
rimonabant, taranabant e surinabant. Queste
molecole sono efficaci nel ridurre l’assunzione
di cibo; così come l’adiposità addominale e i fattori di rischio cardiometabolici [45]. Studi sul
meccanismo d’azione del rimonabant hanno
mostrato che blocca il recettore 1 per gli endocannabinoidi interferendo con l’azione della leptina [46]. Questa molecola è stata ritirata però
dal mercato nel 2008 per via degli effetti collaterali neuropsichiatrici. Un’elevata percentuale dei
pazienti trattati con il rimonabant hanno sofferto di depressione, ansia, agitazione psicomotoria e disturbi del sonno. Uno studio ha riportato
due casi di suicidio portato a termine e 74 casi
di istinti suicidiari durante il trattamento con il
rimonabant. Tutti questi farmaci mostrano importanti effetti collaterali e garantiscono un successo a lungo termine limitato.
La maggior parte delle persone che perdono peso mediante l’uso di questi farmaci, lo riguadagnano nel giro di 1 anno e quasi tutti nel giro di
21
ricerca
5 anni [47]. Riguardo alla perdita di peso, la chirurgia bariatrica è molto più efficace quali il by
pass Roux-en-Y o il bandeggio gastrico [48-49],
ma l’uso è consigliato a soggetti con obesità
grave e implica complicazioni e frequenti bisogni di re-intervenire chirurgicamente [50].
Spesso i pazienti obesi necessitano di molecole
per il trattamento di patologie legate all’obesità,
quali diabete e ipertensione anche se la prima
terapia per la cura di queste patologie è la perdita di peso. Verosimilmente, il fallimento delle
terapie mirate alla cura dell’obesità risiede nel
fatto che i fattori patogenetici che interessano
l’assunzione di calorie e la spesa metabolica
non possono essere aggrediti in modo diretto
[48-51].
La comprensione del ruolo delle adipochine, ha
prodotto un insieme di informazioni che hanno
aperto grandi opportunità per nuovi avanzamenti terapeutici. Numerosi studi clinici hanno
mostrato che molte molecole usate nella terapia, modulano la secrezione di adipochine. Ad
esempio, peroxisome proliferator-activated receptor-alfa (PPAR-alfa) è un recettore nucleare
che funziona come fattore di trascrizione. I suoi
agonisti, che sono usati per il trattamento del
diabete di tipo 2, aumentano la secrezione di
adiponettina, mentre riducono l’espressione
della resistina [52-53]. Le statine usate per il
trattamento delle dislipidemie determinano un
incremento della secrezione di adiponettina e
riducono il livello di interleuchina-6 (IL-6) [5455]. I pazienti trattati con atorvastatina mostrano ridotti livelli di leptina [56].
I farmaci sensibilizzanti all’insulina, i tiazolidindioni (TZD), probabilmente mediano almeno
parte del loro effetto attraverso la adiponettina,
poiché aumentano il livello plasmatico di questa adipochina anti-infiammatoria sia in soggetti con sensibilità all’insulina normale, sia in
soggetti affetti da diabete di tipo 2 [57]. Al contrario, diversi ormoni associati all’insulino-resi22
stenza e all’obesità, comprese le catecolammine, insulina, glucocorticoidi, TNF-alfa e IL-6 regolano l’espressione delle adipochine e la secrezione di grasso in cellule coltivate in vitro [58].
Inoltre, deve essere sottolineato che una modulazione dei livelli di adipochine si ottiene attraverso il cambiamento dello stile di vita [59].
L’effetto benefico dell’attività fisica è dovuta
prevalentemente alla riduzione dello stress ossidativo e all’incremento dei segnali adrenergici.
L’esercizio fisico in particolare, promuove l’ossidazione degli acidi grassi, attraverso la riduzione della resistenza all’insulina. L’esercizio aerobico costante induce un decremento delle adipochine e delle citochine infiammatorie (CRP,
TNFalfa, IL-6) e incrementa i livelli di IL-10 e
adiponectina.
La maggior parte degli studi sulle adipochine,
dalla loro scoperta ad oggi, mirano alla comprensione di una loro possibile applicazione nel
trattamento dell’obesità e dei disordini metabolici [39, 60-61]. Da questo punto di vista, le adipochine più studiate sono la leptina e l’adiponettina.
ricerca
Leptina
Al momento, la leptina ricombinante e il suo analogo la metroleptina, sono disponibili per il trattamento del deficit congenito di leptina e per la cura
della lipodistrofia sia in Giappone che negli USA
[39, 62]. La metroleptina è usata anche per il trattamento del diabete e/o per l’ipetrigliceridemia in pazienti con rare forme di lipodistrofia congenita [63]
e ne è stato proposto l’uso anche per la cura della
sindrome di Rabson-Mendenhall [64-65]. Inoltre,
vari analoghi della leptina hanno dimostrato di incrementarne l’efficacia e di portare ad un incremento della perdita di peso in topi nutriti con una
dieta ad elevato contenuto di grassi [66].
Adiponettina
L’adiponettina potrebbe essere il principale esempio del potenziale uso delle adipochine nel trattamento dell’obesità e delle patologie metaboliche
associate all’obesità. Molti studi hanno dimostrato
che la somministrazione di adiponettina ricombinante induce un incremento della sensibilità all’insulina, un aumento della secrezione di insulina ed
effetti benefici sul peso corporeo e sull’iperglicemia
[67,57]. L’adiponettina esercita i suoi effetti insulino-sensibilizzanti attraverso il legame ai suoi recettori, ciò porta all’attivazione di AMPK, PPAR-alfa e
alla modulazione di altre reazioni biochimiche non
ancora note [68]. Nel’insulino-resistenza legata
all’obesità, sia l’adiponettina sia i suoi recettori, sono coinvolti nell’insulino-resistenza e questo porta
all’attivazione di reazioni biochimiche coinvolte
nella regolazione del metabolismo. Una terapia per
l’insulino-resistenza legata all’obesità potrebbe proprio andare ad agire a questi livelli [34].
Un recente studio non sembra aver dimostrato che
l’adiponettina ricombinante abbia effetti sui livelli
di glucosio, Hba1c, sui livelli dei lipidi nel plasma o
sul peso corporeo [69]. Comunque, questa inefficacia in animali da esperimento affetti da diabete di
tipo 2 nel ridurre i livelli plasmatici di glucosio, potrebbe essere legata all’inefficacia dell’adiponettina
ricombinante [69]. Molto recentemente OkadaIwabu e collaboratori, hanno riportato la produzione di una piccola molecola agonista per il recettore
dell’adiponettina. La molecola è attiva per uso orale. Ed è stata chiamata AdipoRon. Questa molecola si lega ai recettori per l’adiponettina e migliora la
resistenza all’insulina e l’intolleranza al glucosio
nei topi. AdipoRon migliora e prolunga le aspettative di vita di topi db/db nutriti con una dieta ad elevato contenuto di grassi. [70-71].
Nel 2013 Chen, ha analizzato le interazioni molecolari dell’adiponettina e le proprietà topologiche
delle reazioni biochimiche nelle quali è coinvolta,
attraverso un software gratuito Hub Object Analyzer (Hubba) [68]. Il metodo Hubba facilita la delucidazione delle correlazioni biochimiche dell’adiponettina e sarà utile per l’identificazione di molecole
chiave, ma molti sforzi sono ancora necessari per
distinguere tra interazioni molecolari funzionali e
non.
Conclusioni
L’obesità e le sue complicazioni hanno raggiunto
proporzioni epidemiche e sollevato il bisogno dello
sviluppo di trattamenti farmacologici. E’ molto importante cercare nuove molecole che agiscano sui
meccanismi che si trovano alla base della patogenesi dell’obesità e la razionale manipolazione delle
adipochine sta diventando un approccio promettente per la terapia dell’obesità e delle patologie
metaboliche ad essa associate.
La maggior parte delle adipochine sembrano essere
coinvolte nell’eziopatogenesi della sindrome metabolica e sono certamente marcatori biochimici predittivi e prognostici. Comunque, ulteriori studi sono necessari per delucidare il loro possibile uso
nelle terapie per l’obesità e per adottare una strategia al fine di ribilanciarne la produzione in soggetti
obesi.
23
ricerca
Riferimenti:
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are associated with an increased risk
of developing cancer and a worse prognosis; epidemiological and mechanistic evidence. Exp Clin Endocrinol
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25
l’ABC del fisco
Claudio Pisano
Dottore Commercialista
Regime forfettario
per i minimi, come si
modifica con la nuova
legge di Stabilità
I
l regime fiscale di professionisti e imprese
di piccole dimensioni - introdotto dalla legge di Stabilità per il 2015 (legge n.
190/2014) ma, di fatto, mai veramente entrato a regime - subisce una radicale trasformazione.
Infatti, con la legge di Stabilità per il 2016, si
assiste ad un completo stravolgimento delle
norme al fine di rendere più vantaggiosa l’adesione a tale regime forfettario che nel suo primo
anno di vita non ha avuto grossi riscontri.
Le regole introdotte dal 1° gennaio 2015
Con la legge di Stabilità 2015, la situazione è
radicalmente cambiata. Infatti, a partire dal 1°
gennaio 2015, è stato introdotto un nuovo regime forfettario che sostituisce il:
• regime forfettario per le nuove iniziative produttive - c.d. “forfettino” (art. 13, legge n.
388/2000);
• regime per l’imprenditoria giovanile e i lavoratori in mobilità (art. 27, D.L. n. 98/2011);
• vecchio regime dei minimi (art. 1, commi da
96 a 115 e 117, legge n. 244/2007).
Tale nuovo regime è stato riservato ai contribuenti persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni se, al contempo, nell’anno
precedente:
26
a) hanno conseguito ricavi ovvero hanno percepito compensi, ragguagliati ad anno, non
superiori a determinati limiti (indicati nell’allegato n. 4 annesso alla legge n.
190/2014);
b) hanno sostenuto spese per un ammontare
complessivamente non superiore a 5.000
euro lordi per lavoro accessorio per lavoratori dipendenti, collaboratori anche assunti
secondo la modalità riconducibile a un progetto;
c) il costo complessivo, al lordo degli ammortamenti, dei beni strumentali alla chiusura
dell’esercizio non supera 20.000 euro;
d) siano prevalenti i redditi conseguiti nell’attività d’impresa, dell’arte o della professione rispetto a quelli eventualmente percepiti
come redditi di lavoro dipendente e assimilati; la verifica della suddetta prevalenza
non è, comunque, rilevante se il rapporto
di lavoro è cessato o la somma dei redditi
d’impresa, dell’arte o professione e di lavoro dipendente o assimilato non eccede
l’importo di 20.000 euro.
Sul reddito imponibile, si applica un’imposta
sostitutiva dell’imposta sui redditi, delle addizionali regionali e comunali e dell’IRAP, pari al
15%.
l’ABC del fisco
Le novità dal 2016
Il regime previsto dalla legge n. 190/2014 non
ha riscosso molto successo, anzi è stato oggetto di molte critiche tanto da “costringere” il Legislatore a tornare sui suoi passi già a poche
settimane dal suo esordio.
Infatti, con il decreto Milleproroghe (D.L. n.
192/2014) l’abrogazione del vecchio regime
previsto dal D.L. n. 98/2011 è slittata di un anno (quindi dal 1° gennaio 2016).
Ora, però, si rivedono completamente le regole
di funzionamento del regime forfettario.
In concreto, i punti su cui si interviene sono i
seguenti:
• viene eliminata la lettera d) dell’art. 1, comma 54, legge n. 190/2014, che vietava l’accesso al regime agevolato se l’importo dei
redditi di lavoro dipendente e assimilato,
eventualmente percepiti nell’anno precedente
a quello di applicazione del nuovo regime era
pari o superiore alla misura dei redditi d’impresa o professionali conseguiti nel medesimo anno e se la somma delle diverse fattispecie reddituali eccedeva l’importo di
20.000 euro;
• viene inserita la lettera d-bis) all’art. 1, comma 57, con cui si dispone che sono esclusi
dal regime i soggetti che nell’anno precedente hanno percepito redditi di lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, eccedenti l’importo di 30.000 euro; la verifica di tale soglia è irrilevante se il
rapporto di lavoro è cessato;
• viene modificato il comma 65, con la riduzione dal 15% al 5% della misura ordinaria
dell’aliquota d’imposta, per i primi cinque
anni di attività (in precedenza, per i due anni
successivi al primo era prevista la riduzione
di 1/3 del reddito);
• vengono rivisti, al rialzo, i limiti di ricavi e
compensi indicati nell’allegato 4, annesso alla legge n. 190/2014, al di sotto dei quali i
contribuenti esercenti impresa, arti e professioni possono accedere e permanere nel nuovo regime, fermo restando il rispetto di tutti
gli altri requisiti di legge.
In sintesi
Dal 2016, le soglie di ricavi e compensi sono
generalmente incrementate di 10.000 euro
mentre, per quanto concerne le attività svolte
dagli esercenti arti e professioni e altre attività
(n. 8 dell’allegato 4 alla legge n. 190/2014) la
soglia è aumentata di 15.000 euro.
27
professione oggi
Esempio
Alcuni esempi possono aiutare a capire meglio
l’impatto delle nuove regole.
1) Si supponga un contribuente che inizia l’attività a gennaio 2016 e che nel periodo d’imposta 2015 ha percepito redditi di lavoro dipendente per 25.000 euro.
In tal caso, il contribuente, al verificarsi di tutte
le altre condizioni di legge, potrà optare per il re-
28
gime agevolato e fruire dell’imposta sostitutiva
del 5%.
Invece, con le regole in vigore nel 2015, non
avrebbe potuto accedere al regime agevolato (infatti il limite di cui sopra era fissato a 20.000).
2) 15.000 euro di compensi, coefficiente di redditività 78% = 11.700 – 1000 cassa di previdenza=10.700 riduzione imposta sostitutiva
di 1/3 = 10700*5%= 535 euro.
professione oggi
Le competenze
Cosa sono,
come rilevarle,
come si utilizzano
nell’orientamento
I
termini competenza e competenze sono diventati di uso molto comune nella formazione
e nell’orientamento, ma non c’è un accordo
univoco sul loro significato. Lo scopo di questo articolo - tratto dal sito www.orientamento.it
realizzato da Leonardo Evangelista per chi si occupa di orientamento, formazione e psicologia - è discutere le implicazioni per l’orientamento dei due
approcci più comuni, che hanno avuto origine rispettivamente negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.
2. Competenza, singolare non numerabile
Il termine ‘competente’ nel suo significato di ‘capace di svolgere bene un determinato compito o professione’ non crea difficoltà interpretative. Con
questo termine si intende valorizzare quello che
una persona sa fare, indipendentemente da come
lo ha imparato. Si valorizza cioè l’apprendimento
non formale in contrapposizione ad esempio a diploma, laurea, qualifica ottenuta attraverso un corso di studi. In questo accezione il termine ‘competenza’ (usato sempre al singolare) indica ‘quella generica qualità, non meglio specificata, posseduta
una persona che si dimostra competente’.
Il punto che crea difficoltà è invece come individuare una persona competente.
3. Due modi per individuare una persona
competente
Quando esaminiamo una persona mentre lavora,
vediamo come alcune delle sue caratteristiche personali (conoscenze, capacità tecniche e trasversali,
atteggiamenti, personalità, etc.) determinano la sua
prestazione lavorativa (in inglese performance).
Figura 1
Per individuare una persona competente, possiamo
focalizzarci su due aspetti diversi:
• esaminare se la persona ha le caratteristiche personali da cui dipende secondo noi una prestazione lavorativa di buon livello. Ci focalizziamo
cioè sulle caratteristiche personali, riportate nel
29
professione oggi
disegno nella parte sinistra. Questa impostazione può essere chiamata ‘approccio americano alla competenza’ perché è stata sviluppata negli
Stati Uniti da McClelland, Boyatzis e altri. Viene
di solito utilizzata quando, come ad esempio
nella selezione del personale, non è possibile
osservare direttamente una persona svolgere una
determinata attività.
• Osservare la persona mentre svolge determinati
compiti lavorativi, e verificare se riesce a svolgerli secondo parametri ottimali predefiniti. Ci
focalizziamo qui sul livello della prestazione nei
diversi compiti (tasks) che caratterizzano una
determinata attività (job), riportati nel disegno
sulla destra. Questa impostazione può essere
definita come ‘approccio inglese alla competenza’ perché è utilizzata nel Regno Unito nell’ambito del National Vocational Qualification per il
riconoscimento di qualifiche a persone che già
lavorano. Questo approccio viene di solito utilizzato quando è possibile osservare direttamente la persona mentre svolge una determinata attività. In questo approccio possono essere
esaminate anche alcune caratteristiche personali
(per esempio le conoscenze tecniche) perché
questo rende più rapido e affidabile il processo
di analisi, anche se tali caratteristiche personali
sono in genere sempre collegate a un determinato compito lavorativo (ad esempio ‘Sulla base
di quali criteri scegli i tuoi utensili per lavorare
legno stagionato?’).
L’approccio americano ha due limiti principali:
• Le caratteristiche personali sono chiamate competenze, e così abbiamo che la competenza dipende dalle competenze. Lo stesso termine
competenza viene utilizzato per indicare elementi di natura diversa, creando così un numero infinito di malintesi.
• Osservare una prestazione è di solito un metodo più affidabile per giudicare la competenza di
una persona rispetto a un sistema che richiede
di definire una serie di caratteristiche personali
da cui dipende una buona prestazione lavorativa e verificare la loro presenza e quantità nella
persona. Ad esempio un’intervista di asses30
sment secondo l’approccio americano sarà basata su domande del tipo: «Che cosa è importante per lei sul lavoro?»; «Quali pensa che siano i suoi punti forti e deboli?»; «Quali strategie
adotta contro lo stress?». Oppure, seguendo le
modalità della BEI Behavioral Event Interview di
McClelland: «Mi descriva il peggior progetto a
cui ha lavorato»; «Mi descriva un periodo in cui
è stato costretto a collaborare con qualcuno
che non le andava a genio»; «Mi racconti un risultato positivo che ha ottenuto lavorando in
un team». Al contrario un’intervista condotta
secondo l’approccio inglese, ad esempio per valutare la professionalità di un operatore nello
svolgimento di colloqui di orientamento sarà
basata su domande del tipo: «Quali sono le fasi
principali di un colloquio?»; «In un colloquio, in
che modo spiega il suo ruolo/spiega in che modo è assicurata la privacy dei dati raccolti/segnala che il tempo è limitato/chiede permesso
di prendere appunti/segnala che il tempo è quasi terminato/termina il colloquio?»; «Quali autori o teorie segue quando svolge colloqui?»;
«Quali possono essere le principali difficoltà nel
condurre colloqui? In che modo le affronta?». E’
chiaro che svolgere un assessment secondo
l’approccio inglese è assai più preciso.
Genesi ed evoluzione dei due approcci sono spiegati in dettaglio di seguito.
4. Le competenze nell’approccio americano
Nell’approccio americano col termine competenza
(sostantivo numerabile, usato di solito al plurale)
si indica (definizione n.1.a.):
• ogni caratteristica personale che (di solito combinata assieme ad altre) permette lo svolgimento eccellente di una specifica mansione in una
determinata impresa.
Possono ad esempio essere considerate competenze: conoscenze, capacità trasversali, capacità tecniche, tratti caratteriali, atteggiamenti, attitudini,
credenze di autoefficacia, autostima, etc. Si considerano competenze anche caratteristiche di natura
fisica quali ad esempio tempo di reazione e acutezza visiva.
professione oggi
In questa accezione le competenze sono le cause
‘a monte’, che precedono e rendono possibile la
buona prestazione lavorativa. Vale la pena di evidenziare che in questa definizione le competenze
non sono elementi ‘reali’ allo stesso modo di caratteristiche personali quali capacità e interessi. Il termine ‘competenza’ è solo un termine generico e
sovraordinato (un’etichetta) utilizzato per indicare,
fra tutte le possibili caratteristiche personali esistenti, quelle di volta in volta ritenute significative.
Il termine permette di riferirsi a tali fattori senza
doverli ogni volta elencare.
I fattori (cioè le competenze) solitamente individuati da questo modello possono essere suddivisi
in tre grandi categorie:
• le conoscenze, cioè i saperi di natura tecnica
(es: come si salda a stagno) e generale (es: che
cos’è un contratto di lavoro);
• le capacità di ordine tecnico (es: saper saldare a
stagno) o trasversale (es: saper comunicare in
maniera efficace);
• altre caratteristiche personali (ad esempio tratti
caratteriali, interessi e valori professionali, attitudini, acutezza visiva, etc.).
Storicamente questa impostazione deriva come già
detto dal lavoro dallo psicologo e consulente americano David McClelland che in un articolo del
1973 afferma che i test di attitudine allo studio e di
cultura scolastica e i titoli di studio non sono in
grado di predire il successo professionale. McClelland avvia così un filone di studi volti a individuare
quali fossero gli ‘altri fattori’. Negli anni ’60 la psicologia americana dedicava pochissima attenzione
ai tratti di personalità e l’articolo di McClelland ha
il merito di indicare questa nuova direzione di indagine. La sua impostazione ha avuto un forte impatto nelle modalità di gestione del personale, dando origine a pratiche quali la formazione e la gestione del personale per competenze, e si è diffuso
anche in Paesi non anglosassoni quali ad esempio
la Francia.
Vale la pena di notare che McClelland intende
identificare solo le caratteristiche che assicurano
una prestazione eccellente e che le competenze
identificate sono ‘mansione e impresa specifiche’,
vale a dire sono definite ed esistono solo con riferimento a una specifica mansione lavorativa svolta
all’interno di una determinata impresa. Ad esempio
la capacità di parlare il tedesco per McClelland è
una competenza solo se costituisce un elemento
essenziale per l’efficace svolgimento di un determinato ruolo in una determinata impresa. Per McClelland esistono così un gran numero di costellazioni
di competenze (‘competency models’) ciascuna di
esse relativa a una mansione e a una impresa determinata.
Nel 1981 Richard Boyatzis, un collaboratore di
McClelland, passa in rassegna alla ricerca di elementi comuni le competenze individuate nelle centinaia
di costellazioni di competenze messe a punto fino
allora, e, alla ricerca di una definizione che possa includerle tutte, definisce la competenza come:
«una caratteristica intrinseca di un individuo causalmente collegata a una performance efficace o
superiore nella mansione» quali ad esempio ‘motivazioni, tratti, abilità, aspetti della propria immagine di sé, conoscenze’. Nel suo lavoro inoltre Boyatzis individua un nucleo di competenze trasversali che tutti i managers eccellenti, qualunque sia il
loro contesto lavorativo, tendono ad avere.
Anche se per Boyatzis le competenze rimangono
comunque mansione e impresa specifiche, la sua
definizione estremamente ampia apre la strada (nel
bene e nel male) al concetto di competenza come
un generico attributo personale slegato da un contesto lavorativo specifico, anche se pur sempre collegato a una ‘effective or superior performance’.
In questa accezione possiamo definire la competenza come (definizione 1.b.):
• ogni caratteristica personale che (di solito combinata assieme ad altre) può dar luogo a una
generica buona prestazione lavorativa.
La 1.a. e la 1.b. sono le definizioni classiche utilizzata nella gestione delle risorse umane e nella formazione aziendale. Negli ultimi anni si è diffusa in
Italia, negli ambiti dell’orientamento, dell’istruzione e della formazione non aziendale una ulteriore
variante dove manca il riferimento alla buona prestazione lavorativa. In questo caso per competenza
si intende (definizione 1.c.):
31
professione oggi
• ogni caratteristica personale genericamente utilizzabile sul lavoro, indipendentemente dal contesto di lavoro e dal livello di prestazione ottenibile col suo utilizzo.
In questa impostazione ‘aggiornata’ le competenze
finiscono per indicare tutte quelle caratteristiche
personali genericamente utilizzabili sul lavoro, indipendentemente dal contesto di lavoro e dal livello
di prestazione ottenibile col loro utilizzo. Il riferimento alla buona prestazione lavorativa è andato
perso perché molte delle persone in percorsi di
istruzione, formazione o in orientamento sono ancora lontane da un contesto lavorativo (e dunque
la qualità della loro prestazione lavorativa non è
misurabile né prevedibile) o non sono necessariamente in grado di assicurare prestazioni lavorative
di buon livello. Così le competenze, indipendentemente dal livello di prestazione che riescono ad assicurare, sono diventate semplicemente le risorse
personali da utilizzare sul lavoro.
Elaborare un profilo di competenze diventa allora
semplicemente elaborare un inventario ‘statico’ di
quei fattori posseduti dalla persona (le risorse personali) che il consulente, sulla base delle proprie
teorie di riferimento, ritiene utilizzabili per l’attività
lavorativa. Dell’impostazione iniziale rimane però
l’idea che la prestazione lavorativa dipende non solo dall’intelligenza generale e dalle conoscenze tecniche, ma anche da altri elementi quali ad esempio
tratti e valori personali.
Riassumendo, il significato del termine competenza
si è trasformato nel tempo: inizialmente si trattava
di un fattore personale che permette una eccellente
prestazione lavorativa in una specifica mansione
svolta all’interno di una specifica organizzazione
(definizione 1.a.), poi un fattore che può permettere una generica buona prestazione lavorativa (definizione 1.b.), poi ancora un fattore semplicemente
utilizzabile sul lavoro (definizione 1.c.).
Tutte le definizioni dell’approccio di derivazione
americana hanno alcune caratteristiche comuni che
vale la pena evidenziare.
1. I fattori a cui è possibile riferirsi col termine
competenza non sono omogenei. Ad esempio
un sapere tecnico e un interesse professionale
32
sono entrambi definibili come competenze, ma
hanno natura e effetto sulla prestazione lavorativa assai diversi, perciò per evitare malintesi
conviene sempre, quando possibile, indicare il
nome del fattore piuttosto che utilizzare il generico termine competenza. Ad esempio parlare
di competenze di natura tecnica non permette
di capire se ci riferiamo a un sapere (cioè una
conoscenza acquisita) o a una capacità (cioè a
un effettivo essere in grado di svolgere un determinato compito di natura tecnica). E ugualmente affermare che vogliamo ‘sviluppare le
competenze’ non permette di capire a quali fattori ci riferiamo e di conseguenza che tipo di attività formative siano necessarie.
2. Non è possibile mettere sullo stesso piano fattori e competenze, ad esempio non è possibile
dire ‘Per ogni persona saranno rilevate capacità,
attitudini, esperienze e competenze’ perché capacità, attitudini e esperienze sono già competenze.
3. Un limite logico della definizione 1.b e 1.c. è
che alcune competenze inglobano altre competenze. Ad esempio le capacità tecniche inglobano le conoscenze tecniche, perché senza conoscenze tecniche non sono possibili capacità
tecniche.
Negli anni l’approccio ‘americano’ alla competenza
ha saputo inglobare vari sviluppi teorici provenienti
dallo studio della personalità e della cognizione. Ad
esempio è stato possibile inserire senza difficoltà
nel modello (fra le capacità trasversali o le altre caratteristiche personali) la metacognizione, l’autostima e il senso di autoefficacia, l’intelligenza emotiva.
Rientra all’interno dell’approccio americano anche
il cosiddetto ‘modello ISFOL delle competenze’
(ISFOL 1998), che distingue fra:
• competenze di base: conoscenze di carattere generale e capacità tecniche fondamentali per l’occupabilità e il diritto di cittadinanza che tutti i
cittadini dovrebbero avere, quali ad esempio parlare inglese, saper usare un computer, saper cercare lavoro, sapere analizzare il funzionamento
di un’impresa e conoscenze relative al diritto del
lavoro e sindacale;
professione oggi
• trasversali: capacità trasversali, vale a dire non
connesse a una specifica attività o posizione lavorativa, e che possono essere pertanto applicate in più ambiti lavorativi e di vita. Le competenze trasversali identificate da ISFOL sono: diagnosticare, relazionarsi, affrontare;
• professionali: l’insieme delle conoscenze e delle
capacità connesse all’esercizio efficace di determinate attività professionali nei diversi comparti/settori; sono costituite dalle conoscenze (i ‘saperi’) e dalle tecniche operative ‘specifiche’ di
una certa attività professionale che il soggetto
deve presidiare per poter ‘agire con competenza’.
Il modello ISFOL ha due punti di debolezza: l’eterogeneità degli elementi raggruppati sotto lo stesso
tipo di competenza (ad esempio col termine competenze di base sono indicate sia conoscenze che
capacità trasversali) e la scelta degli elementi compresi sotto i termini competenze di base e trasversali. Ad esempio fra le competenze trasversali sono
comprese solo tre capacità trasversali, ma altre potrebbero essere aggiunte.
5. Le competenze nell’approccio ‘inglese’
Nell’approccio di derivazione inglese con competenza si indica (definizione n.2):
• un determinato compito lavorativo che la persona è in grado di svolgere secondo un livello predefinito.
In questa accezione le competenze sono comportamenti osservabili propri di una certa mansione
che la persona è in grado di svolgere secondo uno
standard di prestazione prefissato. In questo caso
indicare le competenze di una persona significa
elencare i principali compiti lavorativi propri di una
determinata mansione che la persona è in grado di
svolgere. Questo approccio deriva come già detto
da quello sviluppato nel Regno Unito, dove per un
gran numero di professioni sono stati elaborati una
serie di standard di prestazione (i ‘National Occupational Standards’) che è necessario soddisfare
per essere considerati in grado di svolgere una determinata attività lavorativa. Ad esempio un operatore di orientamento dovrà essere in grado di padroneggiare un certo numero di compiti lavorativi
quali ad esempio stabilire un buon contatto iniziale col cliente, interagire col cliente usando telefono
e posta elettronica, aiutare il cliente a prendere decisioni, cooperare con altri servizi, etc. Nell’uso
corrente in Italia, contrariamente a quanto avviene
nel Regno Unito, i diversi compiti sono chiamati
‘competenze’, e così è possibile parlare ad esempio
delle ‘principali competenze dell’operatore di orientamento’ riferendosi ai principali compiti operativi
che questa figura deve essere in grado di svolgere.
E’ chiaro come una impostazione di questo tipo
permette agevolmente il riconoscimento dell’apprendimento non formale, perché enfatizza quello
che una persona sa fare piuttosto che come l’ha
imparato. I National Occupation Standards permettono così di ottenere qualifiche professionali
(cioè essere abilitati allo svolgimento di un gran
numero di professioni, fra cui consulente di orientamento) anche senza aver svolto percorsi formali
di studio o formazione.
Un problema evidente soprattutto con questo approccio è quanto andare in dettaglio, ad esempio i
37 compiti lavorativi identificati per gli operatori di
orientamento potrebbero essere condensati o
esplosi in un numero minore o maggiore di competenze. Un problema ulteriore è che in Italia non
esiste un elenco di riferimento di competenze per i
diversi ambiti professionali.
6. I due approcci a confronto e una sintesi
Che rapporto ci sono fra i due approcci, ad esempio fra le capacità tecniche ‘americane’ e le ‘units’
britanniche (chiamate in Italia competenze)? Non
corrispondono perché la ‘capacità tecnica’ dell’impostazione ‘americana’ è generica, parcellizzata e si
riferisce esclusivamente al contenuto strettamente
tecnico del compito, mentre le ‘units’ sono assai
più ampie, legate a una mansione specifica e includono tutti gli elementi (e non solo le capacità tecniche) necessari al buon svolgimento del compito
lavorativo. Ad esempio con riferimento all’attività
di un receptionist nell’impostazione ‘americana’
‘sapere utilizzare il computer’ è una competenza,
mentre nell’impostazione ‘inglese’ la competenza è
‘gestire le prenotazioni’ e saper utilizzare il compu33
professione oggi
ter è solo una componente della stessa.
Riassumendo, nelle definizioni 1. le competenze
sono le caratteristiche personali che permettono la
(buona, nella definizione 1.a. e 1.b.) prestazione
lavorativa, e sono indicate con nomi di caratteristiche o attributi personali. Nella definizione 2 le
competenze sono le prestazioni che una persona è
in grado di svolgere, e sono descritte dal verbo fare
o da un sinonimo. Nel primo caso il termine è stato introdotto per prevedere una buona performance; nel secondo invece per validare una prestazione
reale. Entrambe le definizioni hanno ragione di esistere, però quando leggiamo o usiamo il termine
‘competenze’ è importante avere chiaro a quale
delle due definizioni ci riferiamo, perché non sono
compatibili. Ad esempio creo confusione se dico:
‘Grazie alle sue competenze trasversali ha una buona competenza nella relazione di aiuto’.
Possiamo riportare i significati esaminati finora in
una tabella:
zione che permette di riconoscere come certe e di
misurare le competenze personali.L’analisi delle
competenze si caratterizza come una identificazione o un accertamento a seconda dei motivi per cui
viene svolta. Ad esempio nella selezione del personale si opera un accertamento perché si cerca di ottenere un profilo ‘oggettivo’ di ogni candidato per
poterlo confrontare con le caratteristiche della posizione lavorativa disponibile e coi profili degli altri
candidati. Lo stesso nella formazione dove confronto il livello di conoscenze e capacità tecniche personali con quelle previste nei programmi di studio.
Nelle attività di identificazione le competenze sono una grandezza discreta, o ci sono o non ci sono; non interessa misurarle, ma solo rilevare la loro
presenza. Il metodo più semplice per identificare
molte conoscenze e capacità tecniche è l’esame
del percorso formativo e professionale. Per le capacità trasversali si usa invece la descrizione da parte
del cliente di episodi lavorativi o di vita.
Figura 2
7. L’analisi delle competenze
E’ utile distinguere fra identificazione e accertamento delle competenze. Con ‘identificazione delle
competenze’ possiamo intendere un’attività che ha
lo scopo semplicemente di individuare quali competenze sono possedute da una persona, senza misurarne il livello. L’‘accertamento delle competenze’
può invece essere definito come un’attività di rileva34
Nell’attività di accertamento le competenze sono
invece una grandezza continua che si intende misurare in maniera il più possibile ‘oggettiva’ e a
questo scopo in genere si integrano tecniche di diverso tipo. Si utilizzano non solo a tecniche di natura ‘oggettiva’ quali ad esempio test di personalità o di verifica delle conoscenze, ma si può ricorrere o addirittura basarsi anche solo su tecniche
professione oggi
‘soggettive’ quali l’intervista alla persona e ai suoi
colleghi o l’osservazione della persona sul lavoro.
Le competenze intese come compiti lavorativi che
la persona è in grado di svolgere secondo un livello
predefinito (definizione 2) possono essere accertate con una serie di metodi (spesso utilizzati in maniera integrata) quali ad esempio:
1. l’osservazione della persona sul posto di lavoro;
2. simulazioni di compiti e situazioni lavorative;
3. la discussione di case studies;
4. testimonianze dei colleghi e dei supervisori;
5. l’esame di documentazione prodotta durante il
lavoro;
6. l’esame di prodotti del lavoro, ad esempio organizzati in portfolio;
7. l’esame del percorso formativo e professionale
pregresso.
Le competenze intese come caratteristiche personali (definizioni 1) vengono invece accertate con
sistemi diversi a seconda della loro natura. Le capacità di natura tecnica possono essere rilevate coi sistemi già indicati sopra. Le conoscenze di natura
tecnica possono essere accertate tramite colloqui,
prove scritte, l’esame di prodotti del lavoro. Le capacità trasversali e le altre caratteristiche personali
quali ad esempio i tratti caratteriali e i livelli di autostima possono essere accertate con test, schede
di autovalutazione, colloqui. McClelland ad esempio mette a punto una metodologia (la BEI, Behavioural Event Interview) che consiste nell’intervistare, all’interno della stessa impresa, un gruppo di
dipendenti che lavorano nella media e un altro che
lavora meglio della media chiedendo a entrambi di
descrivere esperienze lavorative di successo e di insuccesso. Dalle interviste vengono identificati una
serie di comportamenti da cui si risale alle competenze (Adams 1997).
E’ chiaro che l’accertamento è in genere molto più
costoso della semplice identificazione perché può
richiedere l’utilizzo di più tecniche e/o di vari tipi di
macchinari e/o di personale qualificato. Ad esempio possono essere necessari macchinari specifici
per competenze di natura tecnica, psicologi per i
test, laboratori e insegnanti di lingua per le diverse
lingue, etc.
Una volta accertate, le competenze possono essere
riconosciute o certificate. Si parla di riconoscimento quando si ottiene un credito formativo o un passaggio di qualifica presso il soggetto (ad esempio
una scuola o un datore di lavoro) che le ha accertate. Si parla invece di certificazione quando un soggetto abilitato rilascia una certificazione con l’elenco delle competenze individuate che può essere
utilizzata (ad esempio per ottenere crediti formativi
o avanzamenti di qualifica) anche presso soggetti
diversi da quello che l’ha rilasciata. Varie normative
italiane permettono il riconoscimento delle competenze soprattutto negli ambiti dell’istruzione e formazione, mentre non funziona ancora, contrariamente ad altri Paesi europei, un sistema nazionale
di certificazione.
8. Orientamento e competenze
Come è noto le attività di orientamento hanno
l’obiettivo di aiutare le persone a costruire percorsi
pienamente soddisfacenti in ambito formativo e
professionale (Evangelista 2006). Si distingue fra
attività di informazione orientativa (quelle condotte senza un esame approfondito delle problematiche del cliente) e attività di consulenza orientativa
(quelle condotte attraverso un esame approfondito
delle problematiche e delle caratteristiche del cliente, Evangelista 2006a). Una parte dei clienti che si
rivolgono ai servizi di orientamento non hanno un
obiettivo professionale. Secondo Parsons gli obiettivi professionali vanno individuati tenendo conto
di tre grandi categorie di fattori: 1. una conoscenza
delle proprie caratteristiche, e in particolare di atteggiamenti, capacità, interessi, aspirazioni, risorse,
vincoli personali 2. la consapevolezza di quali sono le caratteristiche necessarie, i vantaggi e gli
svantaggi, le retribuzioni, le opportunità e le prospettive nei diversi ambiti lavorativi e 3. un ragionamento sulla relazioni fra i primi due gruppi di
fattori.
Si discute sul significato da attribuire al ‘ragionamento’ (‘true reasoning’ nella dizione di Parsons).
L’idea è che esista una corrispondenza (anche se
non rigida) fra determinate caratteristiche personali
e la riuscita in determinati ruoli e ambiti professio35
professione oggi
nali, e che gli obiettivi professionali vadano scelti
anche sulla base di tali caratteristiche.
In ogni caso la posizione di Parsons, quando elenca i fattori da cui dipende la buona prestazione lavorativa, è straordinariamente moderna. Parsons
infatti cita già nel 1909 quei fattori di carattere personale la cui ‘scoperta’ (nel 1973) farà la fortuna di
McClelland. Così seguendo Parson, già dal 1909 gli
operatori di orientamento che lavorano con persone senza un obiettivo professionale le invitano ad
approfondire la conoscenza delle proprie caratteristiche personali (incluse le capacità operative, in
qualunque modo acquisite). Alla luce della definizione di Parsons l’utilizzo nell’orientamento del
concetto di competenza non sembrerebbe così segnare un gran passo in avanti, se non per un motivo ‘esterno’ che è la possibilità di utilizzare un linguaggio comune col mondo del lavoro e della formazione.
Quale dei due approcci alla competenza (l’’americano’ o l’’inglese’) è più utile nell’orientamento?
Forse il primo, per tre motivi:
• perché l’approccio di derivazione inglese non è
utilizzabile con persone che non hanno mai
svolto un lavoro (non hanno maturato competenze nel senso di capacità di svolgere mansioni
proprie di specifiche professioni);
• perché una buona parte dei disoccupati adulti,
pur avendo sviluppato competenze secondo la
definizione ‘inglese’ cerca, per amore o per forza, un lavoro di tipo diverso. In questi casi l’approccio ‘americano’ permette di ‘spezzare’ le
mansioni svolte nelle loro componenti, e valutare la possibilità del loro utilizzo in settori diversi,
aumentando il numero degli obiettivi professionali perseguibili;
• perché l’approccio di derivazione americana permette di valorizzare (anche agli occhi delle imprese che adottano una gestione delle risorse
umane per competenze) adulti dequalificati e
senza titoli di studio, attribuendo pari dignità alle capacità tecniche apprese in maniera non formale e a caratteristiche personali quali tratti caratteriali, interessi e valori professionali.
Quali sono le competenze che di solito vengono ri36
levate nelle attività di orientamento con persone
che mancano di un obiettivo professionale? Se esaminiamo alcune fonti italiane e straniere che riportano materiali a supporto della scelta dell’obiettivo
professionale possiamo dire che le competenze rilevate sono quelle ‘americane’ e che quelle competenze più ‘popolari’ sono le conoscenze tecniche,
le capacità trasversali, le capacità tecniche, gli interessi professionali e i valori professionali.
Un punto da evidenziare è che nell’orientamento
gli elementi che vengono rilevati sono più ampi
delle ‘competenze’ come definite da McClelland
(1a) e Boyatzis e Spencer e Spencer (1b). Nell’individuazione di un obiettivo professionale e di un
progetto per raggiungerlo si considerano anche i
vincoli di natura personale e le caratteristiche fisiche ‘statiche’, che, nelle definizioni 1a e 1b, non
rientrano fra le competenze.
9. L’analisi delle competenze
nell’orientamento
In un paragrafo precedente abbiamo visto come
l’analisi delle competenze possa essere impostata
come una identificazione o un accertamento e come questo determini i metodi di rilevazione.
Nella selezione e nella formazione l’analisi delle
competenze ha una rilevanza per così dire ‘esterna’
perché viene effettuata per poter discriminare le caratteristiche del soggetto da quelle di molti altri individui o rispetto a determinati standard, in modo
da fornire a soggetti esterni elementi utili a prendere decisioni, anche contrarie ai desideri dell’esaminato (ad esempio non assumerlo, non riconoscergli un credito formativo o una qualifica). Per questi
motivi (necessità di discrimine e possibilità che il
soggetto esaminato cerchi di ingannare i valutatori)
l’analisi delle competenze deve essere estremamente dettagliata e assume così i caratteri di un accertamento.
Nell’orientamento, al contrario, l’analisi delle competenze ha una rilevanza soprattutto ‘interna’ perché viene effettuata per permettere alla persona,
con l’assistenza del consulente, di migliorare la
consapevolezza delle proprie caratteristiche e su
questa base individuare un obiettivo professionale.
professione oggi
Per questi motivi (non necessità di misurare con
precisione i livelli delle competenze e rapporto di
piena fiducia fra cliente e consulente) l’analisi assumerà i caratteri di una identificazione e ricorrerà spesso a strumenti quali l’esame del percorso
formativo e professionale e schede di autovalutazione.
In Italia mancano e abbiamo bisogno di dispositivi
per l’accertamento e la certificazione delle competenze, ma ci sono vari motivi che sconsigliano l’accertamento e la certificazione delle competenze da
parte dei servizi che erogano orientamento:
• non tutte le persone che richiedono un servizio
di orientamento richiedono anche un accertamento e viceversa; si tratta perciò di servizi diversi che richiedono professionalità e strutture
specifiche e pertanto devono essere svolti da
soggetti diversi. L’accertamento sistematico delle
competenze con tutte le persone in orientamento che mancano di un obiettivo professionale offrirebbe inoltre un servizio ridondante in termini
di costo e di impegno del cliente;
• l’accertamento delle competenze tende a passivizzare il cliente, perché crea una situazione in
cui un esperto esamina un altro soggetto e elabora su di lui una diagnosi, mentre oggi, al contrario, è opportuno strutturare la relazione di
orientamento in modo da attivare il più possibile
il cliente;
• l’accertamento di tutte le competenze richiede
attrezzature e figure professionali che presso gli
sportelli di orientamento mancano;
• il ‘valore segnaletico’ presso le imprese di un accertamento svolto da una struttura (lo sportello
di orientamento o il centro per l’impiego) la cui
mission non è l’accertamento e la certificazione
delle competenze rischia di essere estremamente
basso.
Durante l’attività di orientamento con persone che
mancano di un obiettivo professionale può comunque essere opportuno aiutarle a tenere traccia delle
competenze identificate con apposite schede e a
mettere a punto un portfolio. La pratica della registrazione delle competenze e del portfolio rispondono agli obiettivi di sensibilizzare il cliente alla
necessità di una manutenzione continua della propria impiegabilità (valorizzando anche l’apprendimento in contesti non formali e lungo tutto l’arco
della vita), migliorare la sua autostima, rendere più
semplice un eventuale riconoscimento o certificazione delle competenze.
10. Orientamento e bilancio di competenze
In Francia il bilancio di competenze è stato introdotto per legge come un dispositivo che doveva
generalizzare a tutte le imprese la gestione del personale per competenze, ma ha sostanzialmente
fallito il suo scopo (il bilancio ha avuto uno ‘sviluppo fragile’ e il suo ‘mantenimento istituzionale’
non è scontato, Lemoine 2002:28); al momento le
imprese lo utilizzano soprattutto per negoziare dimissioni o licenziamenti (Lemoine 2002:28). Il bilancio ha avuto invece in Francia un forte sviluppo
come attività per l’orientamento (due terzi dei bilanci sono fatti a giovani dai 23 anni in su senza
esperienza di lavoro e a adulti in cerca di lavoro,
Lemoine 2002:38); probabilmente perché, quando
è stato introdotto, l’orientamento per adulti non
era ancora sviluppato.
Nel nostro Paese il bilancio ha avuto un’evoluzione
dello stesso tipo. E’ stato introdotto con la sperimentazione condotta a metà degli anni ’90 dalla
Regione Emilia Romagna, come dispositivo per la
gestione del personale (Selvatici e D’Angelo
1999:23-24 e 29), e perciò per scopi diversi dall’orientamento (Selvatici e D’Angelo 1999:48-49).
Il modello iniziale prevedeva prove di verifica delle
conoscenze e capacità tecniche (Selvatici e D’Angelo 1999:47) e il coinvolgimento delle parti sociali
per la gestione contrattata dei percorsi di carriera e
delle ristrutturazioni aziendali (Selvatici e D’Angelo
1999:63). Successivamente è stato modificato nei
contenuti: sono scomparse le prove di verifica e il
coinvolgimento delle parti sociali, si è passati dall’accertamento all’identificazione delle competenze
e il termine ‘bilancio di competenze’ ha finito per
indicare (e introdurre) la consulenza di orientamento per adulti in quelle zone d’Italia dove servizi
di orientamento di questo tipo non erano a regime
(Evangelista 2005:58-62).
37
professione oggi
Da un punto di vista teorico questa evoluzione è
stata accompagnata in Italia dai saggi di Bresciani
(2001) e Selvatici (2002), che hanno progettato la
sperimentazione iniziale in Emilia Romagna. Bresciani (2001:22-23, vedi anche Evangelista 2001)
afferma che in ambito orientativo il fine del bilancio non può essere l’accertamento e che le competenze rilevate sono quelle deboli, auto-percepite
dal soggetto. Selvatici (2002:116-117, riprendendo
- ma solo nel 2002- Levy-Leboyer 1993) ammette
invece la legittimità, accanto al ‘bilancio per fattori’, strutturato in maniera rigida e sequenziale, di
un ‘bilancio per storie’, pressoché indistinguibile
(Evangelista 2006a) dal colloquio di orientamento
specialistico.
Anche a seguito di queste vicende, In Italia il termine ‘bilancio di competenze’ viene oggi utilizzato
per indicare attività che hanno in comune la rilevazione delle competenze personali ma sono molto
eterogenee per filosofia e modalità pratiche di svolgimento. Ad esempio viene utilizzato per indicare
dispositivi per la valutazione dei candidati durante
la selezione del personale, la valutazione del potenziale degli occupati, il riconoscimento di crediti
formativi, l’incontro fra domanda e offerta di lavoro, l’individuazione di un obiettivo e la stesura di
un progetto professionale durante le attività di
orientamento.
Il bilancio di competenze svolto in ambito orientativo si distingue dai bilanci di competenze di altro
tipo perché il cliente lo richiede volontariamente e
perché nel bilancio per fattori (la forma più comune di bilancio orientativo) viene dato grande spazio all’individuazione dell’obiettivo e alla stesura
del progetto professionale; in ambito orientativo
inoltre le competenze vengono identificate e non
accertate. Al contrario in bilanci di altro tipo (es:
per la selezione) la partecipazione può essere obbligata, l’obiettivo professionale (ad esempio in dispositivi per il riconoscimento di crediti formativi)
c’è già o è irrilevante, la stesura del progetto professionale non viene affrontata, le competenze
vengono accertate. Per questi motivi è utile differenziare il bilancio di competenze svolto in ambito
orientativo dalle altre attività di bilancio o addirittura non considerarlo un servizio con una propria
specificità ma semplicemente una delle possibili
modalità di svolgimento del colloquio di orientamento specialistico.
11. Le competenze nella gestione
delle risorse umane e nell’orientamento
Figura 3
38
ENPAB news
Francesco Torre
Affari Generali ENPAB
Il modello sociale italiano e
il gap del sistema contributivo
U
n’avventura, mi sembra la giusta connotazione da tributare
per l’analisi ai programmi della
Cassa di previdenza dei biologi
italiani.
Ed è proprio il caso di augurare buona fortuna al sistema previdenziale nel suo complesso, dove indistintamente, le Casse di
previdenza delle professioni ordinistiche,
sono chiamate a rispondere della sostenibilità e della adeguatezza delle pensioni;
aspettativa e speranza di ogni lavoratore
che abbia la fortuna di definirsi tale; percorso e traguardo nello stesso tempo per chi è proprio il caso di dire - può vantare il primato di essere ‘ultimo arrivato’.
Proprio così, la competizione vede tra i vincenti
i superstiti, coloro che hanno avuto la sorte di
giudicare il ben fatto volgendo lo sguardo alle
proprie spalle; perché di questo si tratta, proprio
della provvidenza avuta nella fase attiva del lavoro che ha posto le basi per la costruzione del
pilastro previdenziale, il primo dell’ultimo ciclo
di vita che introduce all’età della saggezza.
Intorno a questo costrutto si impernia la progettualità che il sistema previdenziale in generale
richiede: l’obiettivo è di individuare un “virtuoso” sistema di previdenza privata.
Percorso parallelo e sinergico che vede protagonista istituzionale il Ministero del Welfare, che
ovviamente si occupa di “salute”; gioco linguistico per trattare la medesima questione, anche
se il ministro Giuliano Poletti per la verità, in
una recente intervista, si è allargato con un
commento esplicito: “Prendere 110 e lode a 28
anni non serve a un fico, è meglio prendere 97
a 21. Così - ha aggiunto il ministro - un giovane
dimostra che in tre anni ha bruciato tutto e voleva arrivare”. Mentre nel nostro paese, ha spiegato Poletti, “abbiamo un problema gigantesco:
il tempo. I nostri giovani arrivano al mercato del
lavoro in gravissimo ritardo. Quasi tutti quelli
che incontro mi dicono che si trovano a competere con ragazzi di altre nazioni che hanno sei
anni meno di loro e fare la gara con chi ha sei
anni di tempo in più diventa durissimo”.
Quindi cambia la visione del modello sociale
italiano; modello sostenibile ed efficace che si
pone l’obiettivo di offrire maggiori opportunità
a ciascuna persona e volto a prevenire il manifestarsi delle situazioni di bisogno.
L’Enpab, nata assieme ad altre casse di previdenza con la legge 103/96, liquida le pensioni
ai propri iscritti applicando il sistema di calcolo
contributivo.
39
ENPAB news
Ovvero, l’importo dei contributi versati viene
trasformato in pensione sulla base della speranza di vita del pensionato. Il metodo è puntualmente inteso nel termine contributivo piuttosto che il sistema a capitalizzazione che attiene più correttamente al calcolo proprio delle
assicurazioni private. Infatti, la pensione viene
calcolata sulla base di un montante contributivo, costituito da un rendimento fittizio e da
una somma determinata sulla base di una aliquota di computo, fissata dalla legge, che sostituisce i contributi effettivamente versati e
non necessariamente corrisponde con l’aliquota contributiva.
Diversamente dal sistema pubblico (dove certamente l’aliquota di computo non corrisponde
con l’aliquota contributiva e per pagare le pensioni spende più di quanto introita), la previdenza privata, come peraltro disposto dalla legge, riconosce un rendimento pari alla variazione media quinquennale del Pil (Prodotto interno lordo) nominale, con riferimento al quinquennio antecedente l’anno da rivalutare. Pil
nominale, quindi, comprensivo dell’aumento
dovuto all’inflazione; rivalutazione della contribuzione operata su base composta al 31 dicembre di ogni anno, con la esclusione della
contribuzione dello stesso anno.
È chiaro come il sistema di calcolo contributivo
avrà un equilibrio economico perenne, anche
se il Pil può subire, come ha subito, drastiche
riduzioni con conseguente ribasso del tasso di
crescita e conseguentemente del reddito dell’assicurato, di per sé tutt’altro che costante;
infatti il basso reddito dei primi anni di attività
alimenta in misura trascurabile il montante
contributivo, ma sono proprio gli anni più lontani, quelli che subiscono la maggiore rivalutazione, dal momento della trasformazione del
montante in rendita.
Non altrettanto si può dire per il sistema retributivo, ovviamente escluso dal modello adottato per le casse 103/96. Infatti esso presenta
40
uno squilibrio finanziario che potrebbe non assicurare la pensione ai nuovi iscritti.
Motivo per cui il Governo, con la emanazione
della Legge 335/95, ha incentivato il sistema di
calcolo contributivo.
Comunque sia, il sistema contributivo presenta anche il suo lato oscuro; infatti non basta a
dimostrare la sostenibilità del sistema previdenziale, utile in parte a compensare la inadeguata prestazione pensionistica futura, costretta nell’imbuto del tasso di sostituzione, termine ridondante per definire semplicemente il
rapporto tra la pensione ed il reddito dell’assicurato appena prima del pensionamento.
Insomma, un vicolo cieco: se è vero, quindi,
che il sistema contributivo assicura l’equilibrio
finanziario, non è altrettanto vero che assicura
la sostenibilità sociale del sistema previdenziale; infatti, le pensioni generate con il sistema
contributivo sono in realtà molto basse, causa
ne è, come abbiamo detto, il tasso di sostituzione, considerato “congruo” nella misura del
50%. Può essere ciò motivo di preoccupazione
per la dirigenza delle Casse private? Certamente sì; e per questa ragione una attenta rilettura
del sistema previdenziale accende i riflettori
sulla questione certamente non secondaria,
l’assistenza.
L’impegno di questa Amministrazione? Continuare nel lavoro già avviato di concerto con le
altre Casse di previdenza per incrementare i
montanti contributivi degli iscritti e quindi garantire prestazioni accettabili e contestualmente implementare l’attività formativa ed informativa, oltre che perseguire la diffusione della cultura previdenziale sul territorio mediante la organizzazione di eventi tematici.
Logica conclusione appare il sempreverde pensiero espresso nel XV secolo: “Se tu intendi la
vecchiezza aver per suo cibo la sapienza, adoprati in tal modo in gioventù, che a tal vecchiezza non manchi il nutrimento”, Leonardo
Da Vinci.
l’angolo dei Biologi
19 voci
Per una corretta alimentazione ed un adeguato esercizio fisico
A cura di Stefania Agrigento, prefazione di Eugenio Del Toma;
Clioedu editore 2015, 420pp., euro 48,00
Q
uesto manuale ha lo scopo di fornire un
supporto didattico scientificamente aggiornato e di taglio pratico ai futuri professionisti della Nutrizione. Gli argomenti trattati
riguardano i temi classici su alimenti e nutrienti,
fabbisogno energetico, valutazione nutrizionale,
composizione corporea e approccio al paziente.
Una particolare attenzione è stata data agli aspetti
pratici di personalizzazione di piani nutrizionali
nelle varie classi di età, in particolari momenti fisiologici come gravidanza e allattamento, nello
sport e nei regimi vegetariani. L’opera si conclude
con un richiamo alla sicurezza igienica degli alimenti e ad un uso corretto degli integratori. ‘19 vo-
ci’ nasce da una idea di Stefania Agrigento, Biologa, specialista in Scienze della Nutrizione Umana,
e si è potuta realizzare grazie alla collaborazione
di numerosi specialisti, permettendo così la pubblicazione di un testo di approfondimento nutrizionale che dovrebbe far parte della biblioteca personale di tutti coloro che operano nel campo del
benessere inteso in senso globale.
Parte del ricavato dalla vendita
di questo volume sarà devoluto all’Associazione KIM Onlus. L’Associazione Kim, nata
a Roma nel 1997, interviene a
sostegno di minori gravemente
malati che vivono in condizioni di disagio economico e sociale e che provengono per lo
più da Paesi le cui strutture sanitarie non consentono interventi terapeutici adeguati. L’organizzazione gestisce a Roma un Centro di accoglienza
“La Casa di Kim” (in via di Villa Troili, all’interno
del Parco Bellosguardo), dove vengono accolti e
ospitati i minori e le loro mamme. Per coprire le
spese di accoglienza e ospitalità l’Associazione si
avvale esclusivamente di donazioni da privati cittadini, contributi da fondazioni private e attività di
raccolta fondi per eventi. Le richieste dei piccoli
malati provengono, ad oggi, da circa 60 Paesi del
mondo e sono più di 200 i bambini che l’Associazione ha ospitato per le cure in questi anni, in
un’età fra zero e 18 anni affetti da cardiopatie, tumori, leucemie, traumi di varia origine, deformazioni.
41
l’angolo dei Biologi
E’ Buono
A mangiar bene si impara da piccoli
Gloria Chandanie Leone, Libromania 2015; 91 pp., euro 3,99
I
ndispensabile come l’amore di una mamma: il cibo.
Su di esso si fonda la nostra esistenza e da esso dipende il nostro stato di salute. Cibarsi non rappresenta soltanto un momento necessario al nostro sostentamento, ma anche un’occasione di condivisione
con familiari e amici che è necessario vivere con la giusta consapevolezza. Occorre conoscere gli alimenti a
nostra disposizione per poter comprendere appieno come combinarli per ottenere un’alimentazione equilibrata. La parola “dieta” dal greco dìaita, significa “stile di
vita”, ma ormai, negli ultimi anni, il suo significato è
stato stravolto divenendo sinonimo di regimi alimentari
restrittivi. Siamo costantemente bombardati dai media
che propongono diete miracolose a base di un unico
alimento, diete ipocaloriche o iperproteiche capaci di
provocare danni a lungo termine nel nostro organismo.
Alimentarsi correttamente vuol dire adottare una dieta
che sia in grado di soddisfare i bisogni fisiologici dell’organismo (sia in termini di energia, che in termini di
nutrienti) dal punto di vista qualitativo e quantitativo.
Cosa ci differenzia dagli animali? L’uomo non è guidato
solo dall’istinto e dagli stimoli provenienti dallo stomaco, ma è in grado di “scegliere cosa mangiare”. Durante
i secoli di evoluzione ha dimostrato un’elevata capacità
di adattamento, che gli ha permesso di insediarsi in
maniera ubiquitaria sulla Terra. I nostri antenati hanno
dovuto affrontare diverse sfide evolutive per poter arrivare ad un’alimentazione che comprendesse un’ampia
gamma di alimenti diversi.
L’alimentazione corretta rappresenta il principio cardine su cui deve fondarsi il nostro stile di vita al fine di
raggiungere un equilibrio sia fisico che mentale. Ricordo le parole della scrittrice Virginia Woolf “Uno non
può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non
ha mangiato bene”, citazione che delinea, in modo
molto chiaro, l’importanza di una sana alimentazione
nella vita di ognuno di noi. Abbiamo il dovere sociale
di essere da esempio per le future generazioni. Un figlio
che vede quotidianamente il proprio genitore mangiare
di fretta, saltare la colazione o abbuffarsi di cibi indu42
striali ne diventerà lo specchio da adulto. La famiglia
deve perciò rappresentare la culla in cui il bambino impara a conoscere e ad apprezzare, fin da piccolo, gli
alimenti nella loro semplicità e nella loro capacità di influenzare la nostra salute e il nostro stato d’animo. E’
noto, infatti, l’elevato potere del cibo, come un sostituto del piacere o della gioia. A chi non è mai capitato
di affrontare una giornata storta e di cercare una “dolce” o “salata” consolazione nel frigo o nella dispensa?
Oppure percepire un vuoto allo stomaco a tal punto
da non riuscire a bere neanche un sorso d’acqua?
La scelta di ciò che mangiamo è irrimediabilmente condizionata dalla nostra psiche, ma anche dal “fattore
tempo”. In una vita di stress e ritmi frenetici il cibo assume spesso la dimensione di un caffè al volo o di un
panino consumato con voracità davanti al PC. Anticipare la sveglia di dieci minuti al risveglio o preparare il
tavolo della colazione la sera prima, costituisce già un
piccolo passo verso un’educazione alimentare più consapevole per i vostri figli, assicurando loro di consumare insieme il primo pasto della giornata.
Dirigiamoci verso una scelta alimentare fondata sul benessere e sui cibi di qualità per permettere ai bambini di
acquisire, con semplicità, il concetto di salute come bene prezioso. L’educazione alimentare risulta perciò essenziale fin da piccoli, perché i bambini pur affermando
i propri gusti e la propria personalità si rivelano suscettibili al cambiamento delle loro abitudini, in particolar
modo quando a fare da modello sono i loro genitori.
Questo libro vuole essere una piccola guida di “sopravvivenza” nella “giungla alimentare” che si apprestano
ad affrontare i più piccoli. Con qualche nota scientifica
qua e là e qualche suggerimento che a primo impatto
potrebbe risultare curioso, cercherò di guidarvi verso uno
stile di vita più consapevole per voi e i vostri figli, senza
mai dimenticare che il cibo è un dono a cui ognuno di
noi attribuisce un suo intimo e personale significato. Bisogna conoscere per poter meglio apprezzare.
Il primo passo dipende da noi. Mangiate Responsabilmente.
l’angolo dei Biologi
Star bene con leggerezza
Paola Salgarelli e Paola Richero, Ilmiolibro self publishing 2014; 291 pp., euro 26,00
“
Stare bene con leggerezza” è un
libro che raccoglie le migliori ricette del blog “QB: 2 nutrizioniste in
cucina”. Il blog nasce nel 2011 da
un’idea di due biologhe specializzate in
Scienza dell’alimentazione (la sottoscritta e la dr.ssa Paola Richero) con lo
scopo di dimostrare che si possono preparare e mangiare pietanze gradevoli
senza eccedere con le calorie, premiando la salute. Il libro non è però solo questo perché in realtà racchiude un’altra
storia, come una sorta di “libro nel libro”: “Stare bene
con leggerezza”, infatti, è stato concepito e realizzato
in un momento particolarmente difficile della mia vita.
Due anni e mezzo fa mi è stata diagnosticata una leucemia acuta linfoblastica e da lì ho iniziato un lungo
percorso di chemioterapie che è culminato in un trapianto di midollo da donatore non consanguineo. Perciò, nei lunghi mesi di degenza ospedaliera, mi sono
dedicata alla preparazione del libro il quale mi è servito
enormemente per distrarmi. E da lì ho iniziato a scegliere, sistemare, catalogare, impaginare le nostre ricette. Insieme all’affetto dei miei cari, il libro mi ha davvero
aiutato a superare questi mesi in maniera relativamente
serena ed ottimistica. Ha dato un senso a questo periodo di forzata inattività. Ho voluto che nel titolo ci
fosse il termine “leggerezza”, che in questo caso non
significa solo “povero in calorie”. È la leggerezza di spirito, la positività e l’ottimismo che aiutano a superare i
momenti difficili della vita. Recentemente ho letto il
testo integrale del famoso discorso che Steve Jobs ha
tenuto alla Stanford University nel 2005 (quello dal
quale è stata tratta la famosa frase “Stay hungry. Stay
foolish”). Ad un certo punto Steve parla di “unire i
puntini” della propria vita. A volte succedono dei fatti
che appaiono senza senso e non correlati tra loro. Perché - cito direttamente un pezzo del discorso - “la linea
che collega i puntini si vede solo dopo, guardandosi
all’indietro. Però si può, si deve sempre avere fede che,
in qualche modo, nel futuro, i puntini si uniranno.
Si deve credere a qualcosa: al nostro ombelico, al destino, alla vita, al karma, a qualsiasi cosa. Perché credere che alla fine i puntini si uniranno ci darà la fiducia necessaria
per seguire il nostro cuore anche quando
questo ci porterà lontano dalle strade più
sicure e scontate, e farà la differenza nella
nostra vita”. Io sono tornata indietro, al periodo in cui mi sono ammalata e, unendo i
puntini, ho realizzato questo progetto. Spero che la mia storia aiuti anche altre persone
in situazioni simili alla mia a capire che la
mente e la volontà non devono arrendersi mai. Impegnarsi in un progetto, un qualsiasi progetto, è più che
mai terapeutico. Per chi se lo stesse chiedendo, volevo
dire che adesso sto bene. Sono stata fortunata!
Ma veniamo alle ricette del libro: ogni nostro piatto,
oltre a essere gustoso, è veloce e semplice da preparare
ed è inoltre accompagnato dai valori nutrizionali e
spesso anche dalla foto. Gli ingredienti sono quelli tipici della nostra preziosa Dieta Mediterranea: verdura
e frutta di stagione, cereali spesso integrali, pesce (soprattutto azzurro), legumi, olio d’oliva e carni (queste
ultime utilizzate con parsimonia). Non mancano i dolci
senza glutine e i dessert per diabetici.
Per concludere, aggiungo i nostri ringraziamenti a ENPAB (in particolare alla neo-presidentessa Tiziana Stallone e al dr. Nunziante) per avere dato spazio al libro.
Qualche tempo fa, in occasione di un convegno, ho
avuto modo di conoscere alcuni dei biologi che lavorano per ENPAB. E ho capito ciò che già sospettavo
da tempo e cioè che non avevo a che fare con un Ente
astratto ma con delle persone accumunate da una spiccata sensibilità, grazie alla quale oggi ho la possibilità
di parlarvi di questo progetto.
Potete trovare il nostro libro, disponibile solo on-line:
http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=104241.
I proventi ricavati dalla vendita andranno in beneficenza alla “Fondazione progetto Ematologia” dell’ospedale
di Vicenza.
Paola Salgarelli
43
l’angolo dei Biologi
In ricordo di Sergio Pacini
L
a sua ultima telefonata al
gruppo di lavoro dell’ABNI
è stata fatta alle 19,30 del
27 Settembre 2015. “Mi
hanno chiamato, continuate il lavoro, vi richiamo appena posso…
”. Una cordata di amici è stata appesa a quel numero di telefono
che non ha più richiamato, si è
spento nel primo pomeriggio del
15 Ottobre 2015.
Sergio Pacini, prima di tutto amico, collega e Presidente dell’ABNI
dal 1999, non farà sentire più la
sua voce che con determinata discrezione ha in tutti questi anni
guidato i Biologi Nutrizionisti
iscritti all’Associazione, e non solo: è stato presente nelle battaglie
legali per la tutela della professione
del “Biologo Nutrizionista” esponendosi anche in prima persona.
Sicuri di non riuscire ad elencare
tutti i progetti e le iniziative a cui
ha preso parte ricordiamo le tappe
fondamentali da lui raggiunte.
Biologo, perfezionato in “Pedagogia delle Scienze della Salute”, in
“Promozione e gestione della
Qualità dell’Assistenza Sanitaria”
e in “La Cultura dell’Impresa”, con
un Master in “Nutrizione in Medicina Generale”, presente anche al
pubblico più vasto di radio private, giornali e televisione su temi di
grande attualità come:
- “O.G.M. opportunità o pericolo
per il genere umano?”
- “Siamo sicuri che faccia bene
mangiare tanta carne?”
- “Vagando tra cibo e insulti alimentari”
44
- “Alimentazione e diete: attenzione ai falsi esperti”
- “Extravergine e pesce, un concentrato di benessere”
- “A scuola alimentazione o educazione alimentare?”
Ha promosso iniziative a favore
del Biologo Nutrizionista creando
opportunità di lavoro con il progetto “inForma”, realizzato in collaborazione con la Boehringer Ingelheim Italia S.p.A.
Presente sui tavoli tecnici di lavoro
con la nomina di membro della
Commissione Nutrizione dell’Ordine Nazionale dei Biologi, come
componente del Gruppo di Lavoro
per la revisione delle “Linee Guida
per una Sana Alimentazione Italiana” da parte del C.R.A. e come
membro della C.N.C. (Comitato
Nazionale di Controllo) di I.C.E.A.
- Istituto di Certificazione Etica
Ambientale.
Attivo per la promozione della formazione, già nel 2001 progettava,
organizzava e relazionava al Corso
di Perfezionamento in “Nutrizione
Umana” tenutosi a S. Felice del
Benaco (BS) con il Patrocinio
dell’O.N.B.
Il suo impegno proseguiva nel
2002 come progettista, organizzatore e relatore delle “Giornate
dell’alimentazione ABNI” tenutesi
a Sassone di Ciampino (Roma)
sempre con il Patrocinio
dell’O.N.B e con l’avvio del programma ministeriale “Educazione
Continua in Medicina” (ECM),
come progettista ed organizzatore, in collaborazione con altri professionisti, di numerosi corsi di
formazione ed aggiornamento
A.B.N.I.
Fino al 2007 è stato progettista ed
organizzatore del Corso di “Perfezionamento in Biologia della Nutrizione” istituito dalla Università
di Bari, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali - Corso
di Laurea in Scienze Biologiche,
proseguendo nel 2009 con la progettazione e la realizzazione del
Corso di Perfezionamento in “Nutrizione Umana” al Campus BioMedico di Roma.
Forse lo immaginava, o pur non
immaginando di non poter ritornare, ha lasciato un messaggio e
ha fatto in modo che ciò avvenisse: “Continuate il lavoro”.
Il Direttivo ricostituitosi a seguito
di decisione unanime del Consiglio il 14 novembre 2015 è già impegnato a seguire la strada tracciata ed è già al lavoro per portare
avanti tutto quello che il Presidente sognava e che non ha potuto
realizzare.
ABNI
Associazione Biologi
Nutrizionisti Italiani
rassegna stampa
A cura di
Daria Ceccarelli
La libera professione
equiparata all’impresa,
con la legge di Stabilità 2016
i Fondi UE diventano
‘accessibili’
N
ella legge di Stabilità 2016 una
importante novità per i professionisti. Approvato l’emendamento che recepisce la raccomandazione Ue 2003/361/Ce e che assimila
la libera professione all’impresa: i liberi professionisti potranno così beneficiare dei fondi strutturali europei rientranti nella programmazione 2014/2020 - in particolare i piani
operativi POR e PON del Fondo sociale europeo (Fse) e del Fondo europeo di sviluppo
regionale (Fesr) oltre che il piano d’azione
Un bottino da più di 70 miliardi. A tanto ammontano le risorse complessive a cui potranno avere
accesso i liberi professionisti italiani a seguito
dell’equiparazione alle pmi per l’accesso ai Fondi
strutturali europei. Misura contenuta nel ddl Stabilità per il 2016, oggi all’approvazione definitiva
del Senato e che permetterà a tutti i titolari di partita Iva di partecipare ai bandi regionali per l’accesso ai Fondi Ue. Nel dettaglio, le risorse a cui
‘Imprenditorialità 2020’ - quest’ultimo adottato dalla Commissione europea al fine di
estendere ai liberi professionisti tutti i benefici
riconosciuti alle Pmi (accesso facilitato al mercato, al credito e ai finanziamenti ad hoc).
La norma intende adeguare l’ordinamento nazionale a quello dell’Unione Europea: secondo il diritto europeo le libere professioni rientrano nell’ampia accezione di imprese come
esercenti attività economiche che producono
reddito. Inoltre si intende rendere uniforme
l’interpretazione delle Regioni.
potranno avere accesso tutti i settori tra il 2014
e il 2020, professionisti compresi, saranno frutto
della somma dei 42 mld di euro di stanziamenti
comunitari, dei 24 mld di euro di co-finanziamento nazionale e dei 4,3 mld di euro di stanziamenti
regionali. [...] «... il risultato raggiunto rappresenta un successo per il governo e per il Mise che,
con il tavolo competitività delle libere professioni,
ha sostenuto con azioni concrete le libere professioni ordinistiche che rappresentano il 13% del
pil nazionale», ha sottolineato il sottosegretario
allo sviluppo economico Simona Vicari.
22/12/2015,
Beatrice Migliorini
45
rassegna stampa
I professionisti potranno contare sui fondi strutturali europei. A consentirlo è la legge di Stabilità
2016 che riconosce loro il diritto di accedere ai
soldi stanziati da Bruxelles. Secondo il presidente
di Confprofessioni, Gaetano Stella, si tratta di un
«risultato straordinario che finalmente proietta i
liberi professionisti italiani su una dimensione europea».
Equiparazione alle Pmi nell’accesso ai fondi Ue.
[...] Il passaggio alla Camera conferma la norma
introdotta al Senato che apre le porte dei fondi
comunitari anche al lavoro autonomo.
20/12/2015,
Giovanni Parente
22/12/2015,
Federica Micardi
[...] Tra i provvedimenti c’è pure l’emendamento,
approvato in Senato in prima lettura, che permette ai liberi professionisti di accedere ai bandi che
stanziano fondi strutturali dell’Unione Europea.
21/12/2015,
Francesco Di Frischia
46
Pace fatta tra liberi professionisti e Pmi. Ai fini
della loro equiparazione per l’accesso ai bandi
regionali per i fondi europei ecco arrivare il ddl
Stabilità per il 2016 che, con l’introduzione di
una norma ad hoc, intende mettere ordine su una
materia da sempre in mano alle regioni.
Al netto delle misure previste per i professionisti
sia a livello regionale, sia a livello nazionale...
infatti... quasi il 50% degli enti aveva optato per
l’esclusione dei liberi professionisti dall’accesso
ai bandi regionali giustificando la scelta, in mancanza di un preciso orientamento del governo sul
punto, con la mancanza del requisito dell’iscrizione alla Camera di commercio.
rassegna stampa
Elemento ritenuto imprescindibile per la partecipazione ai bandi sulla base di un precedente
orientamento del ministero dello sviluppo economico.
Ecco però, che per provare ad armonizzare la situazione sul territorio... è stato costituito un tavolo di lavoro ad hoc a cui sono state chiamate
a partecipare tutte le categorie, anche le non regolamentate...
07/12/2015,
Beatrice Migliorini
L’accesso dei professionisti ai fondi strutturali europei viene messo nero su bianco nel maxi-emendamento alla Legge di Stabilità 2016 approvato,
con fiducia, dal Senato.
[...] I liberi professionisti avranno libero accesso
ai fondi FSE e FESR... la norma, adeguandosi all’ordinamento dell’Unione europea, equipara i liberi professionisti (indipendentemente dalla forma giuridica rivestita) alle PMI per quanto attiene la possibilità di concorrere ai fondi strutturali
europei 2014-2020.
23/11/2015,
Bruno Pagamici
Il diritto dei professionisti di concorrere ai fondi
strutturali europei 2014-2020 è messo per iscritto
nella legge di Stabilità. Lo prevede un emendamento... approvato ieri dalla commissione Bilancio del Senato. La norma si basa sulla equiparazione, secondo il diritto europeo, dei liberi professionisti alle piccole e medie imprese... Il principio vale a prescindere dalla forma giuridica che
i professionisti scelgono per svolgere l’attività. La
misura approvata in Commissione vale sia per i
fondi comunitari gestiti direttamente da Bruxelles, sia per le risorse erogate attraverso lo Stato e
le Regioni. L’emendamento dovrebbe mettere fine
alle difficoltà dei professionisti di attingere ai fondi strutturali europei, nonostante la presa di posizione esplicita della Commissione nella primavera 2014... E’ stato l’allora vice presidente della
Commissione, Antonio Tajani, a riconoscere i
professionisti tra i destinatari di politiche per la
crescita, attraverso l’accesso alle risorse comunitarie, così da migliorare organizzazione, efficienza nell’offerta dei servizi e competitività.
19/11/2015,
Maria Carla De Cesari
47
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