i fondi UE
Transcript
i fondi UE
Notiziario Trimestrale della Cassa di Previdenza dei Biologi Anno 6 - Numero 4/2015 Con la Legge di Stabilità 2016 i fondi UE diventano accessibili ai professionisti Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale -70%- Roma /Aut. GIPA/C/RM//05/2011 sommario 9 formazione ENPAB ENPAB: Formazione e nuove competenze professionali per incrementare i nostri redditi Notiziario Trimestrale della Cassa di Previdenza dei Biologi Anno 6 - Numero 4 • Ottobre/Dicembre 2015 Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 464/2010 del 6 Dicembre 2010 presso l’Ospedale “A. Perrino”- Asl Brindisi Fondi UE 2020 per i professionisti Adipochine: un possibile bersaglio per la cura dell’obesità Daria Cipollone et.al. l’ABC del fisco Regime forfettario per i minimi, come si mofidica con la nuova legge di Stabilità Claudio Pisano Ufficio Stampa Rosa Maria Serrao - [email protected] Le competenze. Cosa sono, come rilevarle, come si utilizzano nell’orientamento Stampa Fotolito Moggio - Strada Galli, 5 - Villa Adriana (Tivoli) [email protected] Tel. 0774.381922 - 0774.382426 - Fax 0774.509504 Il modello sociale italiano e il gap del sistema contributivo Francesco Torre Associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana Elezioni ENPAB: la partecipazione al voto ha rilevato un interesse crescente per l’Ente di Previdenza e Assistenza dei Biologi Consiglio di Amministrazione Consiglio di Indirizzo Generale 39 ENPAB news finito di stampare gennaio 2016 Il nuovo CdA e il nuovo Cig 26 29 professione oggi Grafica e impaginazione Claudia Petracchi - [email protected] speciale elezioni 18 ricerca ENPAB Via di Porta Lavernale, 12 - 00153 Roma Tel. 06.4554.7011 - Fax 06.4554.7036 mail: [email protected] - [email protected] web: www.enpab.it Il voto online: celerità, economia, certezza Massimo Opromolla 16 europa Hanno collaborato Massimo Opromolla, Daria Cipollone, Tania Di Raimo, Gabriella Azzara, Mariangela Corsi, Vincenza Rita Lo Vasco, Claudio Pisano, Rita Businaro, Francesco Torre, Paola Salgarelli, Daria Ceccarelli. l’opinione La nostra FAD. Come funziona Tirocinio Pratico in ambito Clinico - Endocrinologico Direttore Responsabile Sergio Nunziante saluto del presidente Nasce la Rete dei Biologi Nutrizionisti sul comportamento alimentare in Italia 41 l’angolo dei biologi 19 voci 2 3 Per una corretta alimentazione ed un adeguato esercizio fisico E’ Buono - A mangiar bene si impara da piccoli Star bene con leggerezza In ricordo di Sergio Pacini 5 45 rassegna stampa La libera professione equiparata all’impresa, con la legge di Stabilità 2016 i Fondi UE diventano ‘accessibili’ A cura di Daria Ceccarelli 48 contatti ENPAB 1 Saluto del Presidente Cara Collega, Caro Collega, è certamente un onore il riconoscimento che tanti di Voi hanno voluto formulare nei miei riguardi ed è senza dubbio un percorso che non intendo affrontare in solitudine. Abbiamo trascorso un anno importante che ci ha consentito di viaggiare sul territorio e incontrare tanti Biologi. Il 2016 sarà dedicato ancora di più alla cultura previdenziale, al comprendere come i nostri contributi E’ ancora tanto il lavoro da fare per rendere la nostra categoria più coesa, e dunque forte interlocutrice, nei luoghi del potere decisionale che programma il futuro politico ed economico di tutti i professionisti. Sarà un anno legato all’alfabetizzazione della cultura fiscale, perché ognuno possa svolgere il suo lavoro con consapevolezza, e alla formazione per dare a ciascuno di voi sempre maggiori competenze. non sono una tassa da versare ma il frutto Credo che una comunicazione semplice del nostro lavoro e la costruzione del nostro e vera possa trovare una maggiore attenzio- futuro. Sarà un anno in cui dedicheremo ne nella vita di un libero professionista (co- molte energie per l’educazione alla legalità me tutti gli iscritti all’Enpab) il cui tempo è e alla comprensione del “valore” che ha sempre più prezioso. Per questo vi ringrazio emettere una fattura con parcelle dignitose. per quanto potrete fare, ma soprattutto se L’indagine che abbiamo realizzato nel mese di maggio ci ha fornito una panoramica della nostra professione con molti punti vorrete accettare di darci un prezioso contributo per una sempre più partecipata gestione della nostra previdenza. di criticità. Partendo proprio da questi dati Un saluto affettuoso e soprattutto un augu- considero che un feedback costante con tutti rio di uno splendido 2016, i colleghi sia la base su cui costruire le politiche previdenziali del prossimo futuro. 2 Tiziana Stallone l’opinione Massimo Opromolla Direttore Generale ENPAB Il voto online: celerità, economia, certezza I l 26 ottobre scorso si sono concluse le operazioni di voto per l’elezione ed il rinnovo dei componenti gli Organismi istituzionali dell’Ente di previdenza. Possiamo trarre un primo dato dall’esperienza dell’adozione per la prima volta per l’Enpab della procedura di voto on line, partendo da una breve ricostruzione storica dei fatti che l’hanno caratterizzata e sostanzialmente condizionato il dilatare dei tempi di definizione del rinnovamento del Consiglio di Indirizzo Generale e del Consiglio di Amministrazione. Rispetto all’innovazione e all’introduzione della procedura di voto on line erano state manifestate delle legittime contrarietà da parte di alcuni iscritti all’Ente di previdenza, che proprio in quanto direttamente interessati alla regolarità della procedura di voto - avevano espresso qualche dubbio sul- l’affidabilità del sistema elettorale. La preoccupazione principe, manifestata con la proposizione di un primo e poi di un secondo e di un terzo ricorso giudiziario - che, mi ripeto, in un Paese democratico è più che legittimo considerato che è la stessa Carta Costituzionale che assicura il diritto ad ottenere un giudizio terzo della magistratura laddove si ritiene di essere leso, anche solo potenzialmente, in un proprio diritto, per di più allo stesso modo costituzionalmente garantito - è circoscrivibile nella incertezza della personalità del voto e della segretezza dello stesso, laddove si paventavano potenziali “influenze” sul Biologo votante al momento dell’esercizio del voto. La magistratura ha avuto un ripensamento sulla problematica sollevata dagli iscritti: ad un primo accoglimento del ricorso e quindi ad una prima vali- dazione di ammissibilità delle preoccupazioni manifestate dai Biologi ricorrenti, il Collegio giudicante e successivamente nuovamente anche i Giudici monocratici hanno espresso un giudizio di perfetta coerenza e legittimità del sistema di voto on line adottato dall’Ente di previdenza. Il che se, da un lato, conferma che le perplessità degli iscritti ricorrenti non erano peregrine, dall’altro rafforza la piena robustezza e garanzia del sistema di voto on line, il cui processo è stato analizzato punto per punto, non una ma due, tre e fino a quattro volte dai diversi Giudici del Tribunale di Roma. La conclusione dei Giudici di merito è riassumibile nella inammissibilità della richiesta di annullamento del processo elettorale on line laddove è stato dimostrato che la procedura garantisce tecnicamente ed incontrovertibilmente l’univocità del voto senza 3 l’opinione associazione al votante; assicura la certezza del voto escludendo ipotesi di malevoli intrusioni nel sistema elettorale e quindi di illegittime intromissioni - la procedura, infatti, proprio perché elettronica è sempre oggettivamente monitorabile, il che rende certa la verifica anche ex post ed anche giudiziaria, in ipotesi di denunciata criticità -; salvaguarda il Biologo al momento dell’esercizio del diritto di voto, rimettendo a lui e quindi alla sua responsabilità il libero, incondizionato e, quindi, legittimo esercizio dello stesso. Tenuto conto di tutti questi elementi e condizioni di certezza e garanzia e robustezza del sistema elettorale on line, i Giudici hanno ritenuto inammissibile un diverso pronunciamento nella misura in cui solo eventuali situazioni patologiche - seppur potenzialmente verificabili - dipenderebbero esclusivamente dalla intenzionalità del singolo votante che, 4 nel momento stesso in cui consapevolmente viola i principi inderogabili del libero esercizio del diritto di voto, commette esso stesso una infrazione normativa punibile per espressa disposizione di legge. Il risultato delle procedure elettorali, quindi l’oggettiva esperienza delle votazioni, hanno di fatto e sostanzialmente confermato la giustezza dei pronunciamenti dei Giudici di merito. Nel pieno rispetto delle procedure dettate dallo Statuto dell’Ente e dal Regolamento elettorale, ciascun iscritto avente diritto al voto ha potuto liberamente esercitare il proprio voto, autenticandosi prima con l’accesso all’area riservata, successivamente autenticandosi una seconda volta con la digitazione del PIN individuale elezioni e da ultimo esprimendo le proprie preferenze. Ciascuno ha potuto scaricare il proprio certificato di voto. Non sono state registrate criticità per chi aveva smarrito il proprio PIN Elezione e ha potuto - in tempo reale - richiedere la rigenerazione di uno nuovo. Tutte le procedure di controllo hanno funzionato alla perfezione ed è stato assicurato un legittimo processo elettorale che ha portato - con un ritardo giustificato dalla tranquillità in termini di assoluta garanzia di chi aveva manifestato le proprie perplessità - al rinnovo dei Biologi che oggi sono insediati nelle cariche del Consiglio di Indirizzo Generale, nel Consiglio di amministrazione e nel Collegio Sindacale. La cartina di tornasole è l’assenza di ricorsi avverso la procedura elettorale che ciascun avente diritto avrebbe potuto proporre alla Commissione elettorale nel termine dei venti giorni dalla pubblicazione del decreto di proclamazione degli eletti. Dal lato dei benefici per l’Ente, la procedura delle elezioni on line ha assicurato celerità in termini di definizione, economia in termini di spesa, certezza in termini di risultati. Concludendo, senza alcun dubbio è quasi d’obbligo affermare che l’esperienza del voto on line è stata più che positiva ed è auspicabile - proprio per le richiamate ragioni di celerità, economicità e certezza che la caratterizzano - che la stessa rappresentasse il futuro unico di tutte le procedure elettorali. speciale elezioni Il nuovo CdA e il nuovo Cig Elezioni ENPAB: la partecipazione al voto ha rilevato un interesse crescente per l’Ente di Previdenza e Assistenza dei Biologi L a soddisfazione per la percentuale dei votanti ha rappresentato il giusto riconoscimento del più profondo coinvolgimento dei Biologi iscritti alla Cassa. Ha votato, infatti, oltre il 24% dell’elettorato. Hanno votato 3.232 elettori per il CdA e 3.231 elettori per il Cig. In seconda convocazione hanno partecipato 3.261 votanti. Si è trattato di un esercizio di democrazia partecipata – è stato il commento del Presidente uscente Sergio Nunziante - la categoria dei biologi ha votato autenticamente i propri candidati. La qualità dei voti espressi ha dimostrato coinvolgimento, consapevolezza, progettualità e visione del futuro dell’Ente. Tanti biologi hanno condiviso sui social network le loro motivazioni di voto, hanno sollecitato i distratti partecipando attivamente alla tornata elettorale. Nel clima di fiducia e spirito di collaborazione, i componenti del nuovo Consiglio di Amministrazione e del Consiglio di Indirizzo Generale si sono riuniti in un weekend di ritiro per dibattere congiuntamente sulle future strategie dell’Ente. Il CdA dell’Ente, nella seduta di sabato 12 dicembre, ha eletto all’unanimità Tiziana Stallone Presidente dell’Enpab, la Cassa di previdenza e assistenza a favore dei Biologi. Il Vicepresidente del Consiglio di Amministrazione è Giovanbattista Petrillo, con una vasta esperienza politico amministrativa in qualità di Consigliere presso il Comune di Caserta e presso il Consorzio Idrico Terra di Lavoro di Caserta. Già Presidente del Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Laboratori di analisi Overlab srl e Consigliere Cig Enpab. Il Coordinatore del Consiglio di Indirizzo Generale è Sergio Nunziante che ha presieduto l’Enpab fin dal 2009 maturando una vasta esperienza in campo previdenziale. Il nuovo segretario del Cig è Michele Ettorre, vicepresidente uscente dell’ENPAB e consigliere comunale a Statte (TA), vicepresidente della Lega Tumori di Taranto, e docente a contratto di Biochimica e Biochimica Ambientale all’Università della Basilicata. 5 speciale elezioni Consiglio di Amministrazione Tiziana Stallone [email protected] Presidente ENPAB. 43 anni, laureata in Scienze biologiche e in Scienza della nutrizione umana, ha un dottorato di Ricerca in Anatomia e un master di II livello in Dietetica e nutrizione clinica applicata. Già assistente nella Facoltà di Medicina e Chirurgia, Univ. La Sapienza di Roma, docente e membro di commissioni di esame e autore di più di 40 pubblicazioni scientifiche sull’anatomo-fisiologia degli organi parenchimatosi, per riviste internazionali, nazionali e congressi. Collabora con il CLM in Scienza della Nutrizione Umana, Univ. Tor Vergata di Roma ed è docente nel Master di II Livello in Nutrizione, Nutraceutica e Dietetica Applicata, Univ. di Camerino. Ha lavorato come coordinatore della Commissione lavoro ENPAB portando avanti numerosi progetti di formazione e assistenza. Divulgatore scientifico ed esperto Rai in diversi programmi televisivi quali: Occhio alla spesa, Uno Mattina talk, Uno Mattina storie vere, Uno Mattina verde, Geo&Geo. Co-autore e co-conduttore del programma di nutrizione e benessere “La Dolce Linea”, Webradio Rai. Direttore responsabile del quotidiano on-line a carattere scientifico «La Scuola di Ancel Nutrizione – Informazione – Prevenzione». Relatrice in numerosi convegni e corsi di formazione sulla nutrizione applicata e sul comportamento alimentare. Giovambattista Petrillo [email protected] Vicepresidente ENPAB. Già Consigliere Comune Caserta, Consigliere Amministrazione Consorzio Idrico Terra di Lavoro( CE). Presidente Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Laboratori di analisi Overlab srl. Già Consigliere Cig Enpab. CAMPANIA Maria Grazia Micieli [email protected] Direttore di laboratorio di Analisi Ambientali accreditato. Consulente ambientale. Già Consigliere Consiglio Nazionale e Consiglio ONB. Già Delegato provinciale ONB Siracusa. Presidente S.I.B.A. (Società Italiana Biologia Applicata). SICILIA Santo Altomari Già Consigliere Tesoriere Consiglio Nazionale ONB. Già Consigliere Cig Enpab. CALABRIA [email protected] Salvatore Scognamiglio [email protected] Giornalista pubblicista, Già Assessore Comune di Napoli (Igiene e Sanità, Servizi Sociali). Consigliere Amministrazione scuola formazione Stoà. Già Consigliere Amministrazione USL Napoli. Già Consigliere Cig Enpab. CAMPANIA 6 speciale elezioni Consiglio di Indirizzo Generale Sergio Nunziante [email protected] Coordinatore Cig. Già Presidente ENPAB dal 2009; Vice Presidente Enpab dal 1997 al 2009. SICILIA Marina Baldi [email protected] Responsabile della sezione di Genetica Forense, Laboratorio Genoma. Amministratore Unico della Società Consultorio di Genetica s.r.l. Docente di Genetica Forense in numerosi Master, Consulente d’Ufficio e di Parte in numerosi procedimenti penali e civili in tutti i tribunali italiani per la Biologia Forense. LAZIO Anna Boselli (detta Milvia) [email protected] Professore a contratto Università Padova, Consigliera comunale Padova. Già Deputata IX Commissione (lavori pubblici) VIII Commissione (ambiente,territorio e lavori pubblici). Assessora Comune di Padova, Presidente Consiglio Comunale Padova, Consigliere Comunale Padova con delega a Politiche Pace e Pari Opportunità. VENETO Casaccia Roberto [email protected] Docente nel Corso di perfezionamento in “Biologia della Nutrizione” presso l’Università degli Studi “A. Moro” di Bari, Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Scienze Farmacologiche. Autore di numerosi articoli e pubblicazioni nel campo della nutrizione. Laura Cutini [email protected] Consigliere di Amministrazione Azienda Farmaceutica Comunale Grosseto. Già Consigliere nazionale ONB. Presidente Argentario Approdi, Comune Argentario. Consigliere Provinciale Provincia Grosseto. Consigliere di Amministrazione Banca di Credito Cooperativo della Maremma. Già Consigliere Cig Enpab. TOSCANA Michele Ettorre [email protected] Già Vice Presidente Enpab dal 2009. Già Delegato provinciale Taranto ONB. Già Consigliere Comunale Statte (TA). Vice Presidente Lega Tumori Taranto. Università Basilicata, docente a contratto di Biochimica e Biochimica Ambientale. PUGLIA Valentina Galiazzo [email protected] Direttore del Laboratorio di analisi “Solito” di Taranto. Laureata in biotecnologie mediche e farmaceutiche. Seconda laurea in Scienze Biologiche. Specializzata in Biochimica Clinica. Autrice di diverse pubblicazioni scientifiche. PUGLIA 7 speciale elezioni Consiglio di Indirizzo Generale Emilio Gatto [email protected] Già Presidente Consiglio Comunale Agropoli (SA). Già Consigliere CdA Enpab. CAMPANIA Enrico La Mura [email protected] Direttore Tecnico di Laboratorio, Consigliere comunale, con delega allo sport, dal 1994 al 1999 presso il Comune di Pompei. Già Consigliere Cig Enpab. CAMPANIA Ciriaco Rago Già Consigliere Consiglio Nazionale ONB. Già Consigliere Cig Enpab. CAMPANIA [email protected] Massimo Sorrenti [email protected] Studio di Consulenza Ambientale. Consulenza, formazione e Auditing per Sistemi di Gestione Aziendale per le aziende che intendono ottenere le varie certificazioni volontarie (Qualità, Ambiente, IFS, BRC); tecnico competente in Acustica Ambientale. SICILIA Nicola Tafuri [email protected] Già Consigliere e Vice Presidente ONB. Presidente Associazione “Ilbiologo.it”. CAMPANIA Antonio Torrisi (detto Nello) [email protected] Università di Catania, docente a contratto di Microbiologia Generale e Clinica, Analisi Microbiologica degli Alimenti. Già Sindaco Comune Mascalucia (CT). Presidente CUS Catania. Già Delegato provinciale Catania ONB. Già Consigliere CdA e Cig Enpab. SICILIA Angelina Zambrano [email protected] Già Consigliere Consiglio Nazionale ONB. Già Delegato provinciale ONB Salerno. Già Sindaco ENPAB. CAMPANIA 8 formazione ENPAB ENPAB: Formazione e nuove competenze professionali per incrementare i nostri redditi L a formazione costituisce senza dubbio un motore di cambiamento e di innovazione molto forte, anche di qualificazione delle stesse associazioni di rappresentanza professionale. Però la sola attività formativa non è sufficiente a raggiungere gli obiettivi senza una conoscenza profonda delle criticità espresse dalla professione del biologo. Uno dei principali fattori di trasformazione della professione è costituito dalla globalizzazione dei saperi e dei mercati che implica un’accentuata trasformazione dei rapporti tra formazione di base, formazione permanente e professioni e una differente organizzazione del lavoro. Per dare una chiara risposta alla domanda «chi è il Biologo oggi?» e lavorare per questa nuova dimensione della professione bisogna incrementare le reti professionali, sia sulle competenze che sul lavoro. L’Enpab si prefigge di dare risposte concrete. E lo può fare attuando dei focus group gestiti su due moduli, il primo di ascolto e il secondo di proposte. Su questi temi, e sulla base di una maggiore conoscenza delle opportunità offerte oggi dal sistema del lavoro, bisogna ripartire collocando “nuovamente” la cassa previdenziale come “soggetto attivo” di un processo fortemente innovativo. La professione del biologo è certamente eclettica con una metamorfosi in atto. Il biologo è impegnato nei laboratori, negli studi professionali ma è anche sensibilmente in crescita all’aperto, nella libera professione che lo caratterizza per le consulenze alle imprese, alla ricerca ambientale, alla sicurezza alimentare. Attraverso il biology forum – la piattaforma d’incontro tra professionisti realizzata da Enpab sono emerse alcune criticità di fondo non facilmente percepibili. 9 formazione ENPAB • Innanzitutto la poca conoscenza di sé, degli spazi occupati, delle competenze e del livello professionale raggiunto - e ancora percorribile - per rispondere alle attese di una professione dinamica e moderna. • La poca propensione a relazionarsi con il proprio ambiente professionale, sia per mancanza di occasioni di relazioni che per mancanza di contatti personali con i colleghi. • L’assoluta distorsione che l’ambiente esterno ha del biologo professionista. Per rispondere a queste criticità l’Enpab ha ritenuto procedere sui tre fronti, ben individuati, e dare gli strumenti ai propri iscritti per superarle. I tre gradi di azione saranno dunque concentrati per trovare soluzioni alle problematiche emerse. 1) Una prima proposta per l’anno appena cominciato va nella direzione di istituire un sistema organico di formazione con l’obiettivo di organizzare eventi formativi partecipati a cui i biologi possano far riferimento per acquisire conoscenze e competenze operative. Un plusvalore rispetto ai crediti ECM così come sono stati concepiti finora. 10 L’ENPAB sta progettando interventi in questa direzione e la risposta da parte dei colleghi dimostra che siamo stati capaci di interpretare correttamente le criticità attuali, non limitandoci a sopperire a bisogni presenti, bensì a individuare bisogni emergenti per soddisfare i quali è necessario progettare il futuro. Punto di partenza del percorso formativo è dunque analizzare quali sono le prospettive per la figura del biologo, come essa si dovrebbe evolvere per essere coerente con le esigenze del settore e le attese degli stakeholder istituzionali e di mercato, nonché individuare le competenze e le attività che dovrebbe svolgere per rispondere a tali aspettative. Nel far emergere i bisogni della professione è necessario rispondere concretamente alle necessità dei biologi. 2) Attraverso incontri sul territorio e le nuove piattaforme tecnologiche che sta mettendo in atto l’Enpab organizzerà occasioni di confronto, spazi aperti sulla professione, opportunità di conoscersi e di conoscere altri colleghi, altre esperienze, altri territori che non siano necessariamente collegati con la professione ma che vanno sicuramente nella direzione di se stessi, dei propri obiettivi, delle proprie aspettative. 3) La naturale evoluzione della formazione porta tra l’altro all’erogazione telematica di competenze. Per questo motivo l’ENPAB si è dotata di nuove tecnologie in grado di strutturare una formazione moderna la cui fruizione è possibile nel luogo e nel momento a noi più comodi. Ovviamente non basta avere contenuti da erogare e una piattaforma telematica per diffonderli. È necessario avere un “sistema” teorico che permetta di organizzare la comunicazione della conoscenza, secondo criteri in grado di massimizzarne l’efficienza e l’efficacia. In altri termini, bisogna progettare il “perché” e il “come” della formazione tenendo presente le specifiche esigenze dei biologi e ricordando che tali esigenze mutano con il rapido mutare del contesto sociale in cui operano. Per l’Ente è imprescindibile un contatto costante con gli iscritti non solo per acquisire le informazioni sulle attività, sulle problematiche e sulle nuove esigenze professionali ma anche come consolidamento delle attività che la Cassa continua a portare avanti per incrementare quei vasi comunicanti che fanno della professione e della previdenza l’unico e chiaro obiettivo. formazione ENPAB Nasce la Rete dei Biologi Nutrizionisti sul comportamento alimentare in Italia Indagine sulle abitudini alimentari e incidenza sulla dipendenza da cibo degli italiani che si rivolgono ai nutrizionisti L a Rete ENPAB-Fondazione BRF, è sorta da un accordo tra ENPAB e la Fondazione BRF – l’Istituto per la ricerca scientifica in psichiatria e neuroscienze - al fine di effettuare studi, rilievi e valutazioni di carattere scientifico sui soggetti in trattamento nutrizionale presso gli studi professionali dei biologi nutrizionisti iscritti ENPAB che aderiranno all’iniziativa. Si tratta del primo studio scientifico sul comportamento alimentare in Italia che prevede oltre la diffusione dei risultati e dell’interpretazione degli studi anche la preparazione di corsi, seminari, convegni e quant’altro potrà rivelarsi utile alla diffusione dello stato dell’arte nell’ambito del comportamento alimentare e alla crescita scientifica, culturale e professionale dei biologi nutrizionisti. La Rete sarà costituita dagli studi libero-professionali dei nutrizionisti che contribuiranno ad arricchire gli altri componenti del network con le proprie esperienze. Le finalità del Network • Favorire l’aggiornamento professionale sui temi del comportamento alimentare, della psiconutrizione, sulla correlazione tra alimentazione e disturbi della condotta alimentare, disturbi dell’umore, struttura temperamentale, e più genericamente sui temi correlati alla nutrizione e alla condizione psicologica dei soggetti. • Contribuire alla interdisciplinarietà nel campo della nutrizione e del comportamento alimentare, favorendo il confronto tra diversi professionisti quali: biologi nutrizionisti, psichiatri, psicologi, bioingegneri, esperti della comunicazione. • Promuovere delle indagini all’interno degli studi libero professionali, volte allo studio del comportamento alimentare. • Curare pubblicazioni scientifiche derivate dalle indagini della Rete ENPAB - Fondazione BRF. • Promuovere la stesura di linee guida pratiche e scientificamente validate, che sosterranno i biologi nutrizionisti e gli altri specialisti afferenti, nello svolgere la loro professione con l’arricchimento di nuove competenze. • Creare un “modus operandi” scientificamente validato nell’ambito della nutrizione alla luce di parametri di ordine psicologico-comportamentali. Le modalità di adesione I biologi nutrizionisti aderiranno alla Rete attraverso una regolare richiesta d’iscrizione e una formazione alla rilevazione dei dati oltre che a un approccio multidisciplinare al problema. • L’iscrizione all’osservatorio avrà durata annuale e potrà essere rinnovata ogni anno. • I biologi aderenti alla Rete saranno riconoscibili attraverso un attestato che potranno esporre nel loro studio. • Gli aderenti alla Rete potranno collaborare alle indagini promosse dal comitato scientifico della BRF e approvate dal comitato etico competente. • Tutti i pazienti partecipanti alle indagini daranno il loro consenso informato. • I biologi che aderiranno alla Re11 formazione ENPAB te entreranno in un network di aggiornamento professionale che consentirà loro di acquisire nuove competenze, spendibili nell’attività professionale. • L’aggiornamento e le interazioni nel network di professionisti aderenti alla Rete, avverrà tramite piattaforma FAD dell’ENPAB e tramite i canali della Fondazione BRF. Il progetto, i cui responsabili sono il Prof. Armando Piccinni Presidente della Fondazione BRF e la Dottoressa Tiziana Stallone Presidente Enpab, ha la finalità di indagare, nei soggetti che si rivolgono al biologo nutrizionista, la presenza di disturbi dell’umore anche sfumati o sottosoglia, di comportamenti alimentari ascrivibili ai disturbi della condotta alimentare e di valutare la presenza e l’incidenza della dipendenza dal cibo, sarà indagata inoltre la struttura temperamentale che sarà correlata con i diversi tipi di comportamento alimentare. L’indagine sarà effettuata attraverso la somministrazione di semplici questionari di autovalutazione ai soggetti che daranno il loro consenso informato allo studio. I questionari saranno elaborati e/o selezionati dal Comitato scientifico della Fondazione BRF. Il progetto ha, in definitiva, la finalità di indagare la presenza della Food Addiction e la sua correlazione con i disturbi del tono dell’umore, della condotta ali- mentare, e del temperamento in un campione di soggetti in trattamento nutrizionale in Italia. I risultati saranno oggetto di pubblicazioni scientifiche e potranno essere di utilità per la stesura di linee guida utili all’attività libero professionale dei biologi nutrizionisti. Fasi operative Distribuzione dei questionari, foglio di consenso informato ecc. Ricevimento dei questionari compilati presso un centro unico raccolta dati. Creazione di un data-base ad hoc. Inserimento dei dati. Analisi statistica dei dati. Stesura dei risultati finali. Stesura e pubblicazione di lavori scientifici. La nostra FAD. Come funziona L a formazione a distanza (FAD), detta anche formazione e-learning, è un metodo d’insegnamento che permette di trasferire conoscenze ed esperienze tramite la Rete. Questo metodo consente di offrire corsi di formazione su argomenti specifici online. É sufficiente una connessione internet per annullare le distanze che ostacolano lo sviluppo 12 di nuove conoscenze e competenze. Si accede da ogni strumento in rete (smartphone, Pc, tablet). L’Enpab ha deciso di introdurre questa modalità innovativa per la formazione professionale dei propri Biologi. Una tecnologia di avanguardia, basata sulla videocomunicazione ad alta definizione e sull’utilizzo di un video portale dedicato alla registrazione delle lezioni. formazione ENPAB Corsi disponibili Una volta collegati all’indirizzo (fad.enpab.it) si possono visionare tutti i corsi accessibili agli iscritti Enpab. Alcuni corsi risultano aperti a tutti (OPEN), ossia non necessitano di alcuna chiave di iscrizione. Altri, invece, sono stati concepiti per specifici progetti e rispondono quindi alle necessità del gruppo di biologi che partecipa al progetto. In quest’ultimo caso è richiesta una speciale chiave d’iscrizione (RISERVATA) per potervi accedere. Accesso alla FAD Per accedere alla FAD, si può creare facilmente un account in pochi minuti. L’accesso ai corsi può essere regolato da chiavi di accesso, necessarie solo all’atto dell’iscrizione. Per creare l’account compilare il form Nuovo account con i propri dati. 1) Ti verrà spedita una email all’indirizzo da te fornito. 2) Leggi l’email e clicca sul link presente nel corpo del messaggio. 3) Dopo aver confermato il tuo account, sarai autenticato dal sistema. 4) Una volta autenticato, potrai scegliere a quale corso iscriverti. 5) Se ti verrà richiesta una chiave di iscrizione, usa la chiave fornita dal docente del corso o dall’Enpab. 6) Una volta iscritto al corso potrai frequentarlo autenticandoti con il tuo account. 13 formazione ENPAB Tirocinio Pratico in ambito Clinico - Endocrinologico presso l’Ospedale “A. Perrino”- Asl Brindisi L ’OMS ha riconosciuto negli stili di vita inappropriati le condizioni alla base delle patologie cronico-degenerative più diffuse nella nostra società: le malattie metaboliche e quelle cardio-vascolari. In Italia a partire dagli anni ‘90, l’aspettativa di vita in buona salute ha subito un marcato rallentamento, con un incremento proporzionalmente maggiore dell’aspettativa di vita in salute compromessa. Più del 37% dei ricoveri ordinari e del 49% delle giornate di degenza sono a carico di persone anziane con elevata comorbilità e disabilità. L’aumento della vita media è accompagnato da un parallelo aumento di patologie croniche e disabilità, che incidono in modo significativo sullo stato di sa- 14 lute della popolazione e sulla spesa sanitaria del Paese. Lo sviluppo di interventi preventivi e terapeutici innovativi, capaci di aumentare la sopravvivenza libera da malattia rappresenta oggi una delle maggiori sfide per il sistema sanitario. La complessità delle malattie metaboliche implica che la diagnosi, la prevenzione, lo sviluppo tecnologico per la corretta gestione delle stesse e le terapie siano il frutto di un approccio multidisciplinare che vede coinvolti come attori professionisti sanitari di discipline diverse. Tuttavia, la crescita esponenziale dei costi nel mondo sanitario e i tagli finanziari cui quest’ultimo è oggi sottoposto, obbligano ad un costante uso oculato delle risorse, oltre che ad una attenta verifica degli outcome clinici. È in questa logica di miglioramento continuo delle prestazioni, in cui si rende da una parte necessaria l’applicazione dell’Evidence Based Medicine e dall’altra la razionalizzazione delle risorse economiche, che emerge il bisogno di formulare chiari e ben delineati percorsi assistenziali. formazione ENPAB Il percorso assistenziale è l’itinerario che una persona affetta da una patologia percorre all’interno del sistema sanitario. Pertanto, benché il processo di cura possa essere analizzato a un singolo livello assistenziale (solo ospedale o solo territorio), la strutturazione ottimale del percorso assistenziale è la visione del processo diagnosticoterapeutico (e preventivo) nel suo complesso, comprendendo entrambi i livelli assistenziali e integrandoli con l’ambito sociale. Tutto questo è di ampia rilevanza in ambito di patologie croniche, come lo sono la maggior parte delle patologie endocrine, metaboliche e nutrizionali. L’attività offerta in campo endocrino-metaboliconutrizionale da parte dell’ASL BR comprende interventi diagnostico-terapeutici, generici e specialistici, realizzati nelle varie strutture, dislocate sia a livello territoriale che ospedaliero. La rete endocrino-metabolica-nutrizionale della ASL BR, che è coordinata dall’UOC di endocrinologia, malattie metaboliche, dietetica e nutrizione clinica del P.O. “A. Perrino”, si pone l’obiettivo di creare una strutturazione assistenziale che permetta di ottimizzare i livelli di prestazioni in toto, la collaborazione e l’interazione produttiva tra gli operatori della rete, con una omogeneità di intervento che assicuri all’utenza qualità ed efficienza assistenziale, garantendo il miglioramento dello stato di salute e della qualità di vita. Il biologo nutrizionista, quale professionista operante nel settore sanitario, può rivestire un ruolo importante nell’attuazione dei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA), con partico- lare riferimento a quelli per obesità e malattie metaboliche, in collaborazione con le altre figure coinvolte (MMG, PLS, endocrinologo, nutrizionista clinico, dietista, infermiere). Gli ambiti d’intervento in cui il biologo può operare e che concorreranno all’implementazione dell’efficacia e dell’efficienza assistenziale preventivo-diagnostico-terapeutica sono: • prevenzione primaria nutrizionale; • rinforzo motivazionale di cambiamento positivo di stile di vita (sviluppo dell’empowerment del paziente); • produzione di materiale formativo educativocomportamentale (divulgativo), avendo come riferimento le più importanti riviste scientifiche del settore; • rapporti di collaborazione con MMG e PLS; • gestione dei dati per favorire una corretta informatizzazione dei centri della rete endocrino-metabolica-nutrizionale della ASL; • confronto e valutazione dell’omogeneità dei dati all’interno della Rete endocrinologica. Pertanto l’ENPAB, in occasione del Convegno “Data Management e Prevenzione Primaria in materia di nutrizione e malattie endocrino-metaboliche”, che si è tenuto a Brindisi il 17 dicembre 2015, ha organizzato un tirocinio formativo per di Biologi Nutrizionisti idonei allo svolgimento di attività pratica in materia di: 1) Prevenzione primaria, secondaria e stile di vita in campo di nutrizione e malattie endocrino-metaboliche; 2) Raccolta dati e data management in materia di nutrizione e malattie endocrinometaboliche. che si terrà presso l’U.O. di Endocrinologia dell’Ospedale “A. PERRINO”, S.S. 7 per Mesagne – Brindisi entro il primo semestre 2016. Tale tirocinio si svilupperà in un periodo non inferiore a tre mesi per un totale non inferiore a 150 ore, ed impegnerà un totale di 8 Biologi suddivisi in 4 gruppi da 2 componenti ciascuno. 15 europa Fondi UE 2020 per i professionisti Il “Piano d’azione europeo per le libere professioni” messo a punto dalla Commissione Europea prevede l’assimilazione dei professionisti agli imprenditori. Anche i professionisti potranno accedere ai Fondi strutturali europei, finora riservati solo alle imprese, Horizon 2020 e COSME. Questo significa che i professionisti potranno accedere agli 80 miliardi di fondi Horizon 2020 per la ricerca e l’innovazione e ai 2,4 miliardi di fondi COSME per la competitività e la crescita economica. Piano d’azione UE per i professionisti Aprire ai professionisti le agevolazioni per le imprese andando a valorizzare un giro d’affari di quasi 600 miliardi di euro che dà lavoro a 11 milioni di persone (dati 2010). I fondi strutturali gestiti a livello nazionale o regionale, così come quelli gestiti direttamente da Bruxelles, saranno messi a disposizione anche dei professionisti. I liberi professionisti saranno destinatari di qualunque tipo di fondo europeo Oltre a prevedere l’assimilazione dei professionisti agli imprenditori, il Piano prevede anche il lancio di alcune iniziative volte ad insegnare ai professionisti come beneficiare dei fondi UE. Inoltre, per sostenere le attività dei liberi professionisti sono 16 state definite alcune specifiche linee d’azione: formazione all’imprenditorialità con l’organizzazione di una piattaforma in grado di mettere in contatto università e liberi professionisti che coinvolga anche le associazioni di imprese e l’avvio di iniziative mirate per la diffusione delle competenze riguardo alla gestione di impresa da parte dei liberi professionisti, anche creando sinergie con iniziative già esistenti; accesso ai mercati, ad esempio con l’apertura della Rete Enterprise Europe Network ai liberi professionisti e con la possibilità per gli stessi di avere a propria disposizione i centri per le piccole e medie imprese nei Paesi terzi; riduzione degli oneri amministrativi; accesso al credito; rafforzamento della partecipazione e della rappresentanza a livello europeo. europa Bandi Horizon 2020 e COSME Da quest’anno, le PMI possono accedere alle linee di finanziamento agevolato previste dai nuovi Fondi Europei: i programmi UE Horizon 2020 e COSME che offrono una grossa opportunità di sostegno agli investimenti in innovazione, ricerca e internazionalizzazione a beneficio della competitività. Vediamo di seguito le informazioni utili per accedere ai bandi: Horizon 2020 Horizon 2020 è il nuovo programma UE che finanzia le attività di Ricerca e Innovazione dopo quello FP7: rispetto a quelli passati, copre tutte le fasi di progetto - dallo sviluppo dell’idea all’approdo sul mercato, con un’attenzione particolare all’impatto sulla società di quanto realizzato grazie ai finanziamenti. In vigore dal 1° gennaio - (avvio dei bandi dal primo marzo) - si articola in tre priorità, Excellent Science, Industrial Leadership (compresa l’innovazione nelle PMI), Societal Challenges, con la dotazione finanziaria più robusta di sempre: 80 miliardi da tradursi in bandi accessibili a chiunque. La novità è che la Commissione Europea potrà riorientare parte dei finanziamenti con la revisione di metà percorso, in base ai bisogni o ai risultati al momento ottenuti. Inoltre, si lavora all’integrazione con i fondi strutturali per concentrare le risorse regionali sui progetti di Ricerca, combinando gli obiettivi dei due programmi. COSME Il Programma COSME 2014-2020 per la Competitività di imprese e PMI opera in continuità con il Programma quadro 2007-2013 CIP (Programme for the Competitiveness of enterprises and SMEs) ma semplifica le procedure per accedere ai finanziamenti e il ricorso agli strumenti finanziari. L’obiettivo è creare un ambiente favorevole alla nascita e crescita delle PMI per promuovere l’imprenditorialità facilitando l’accesso al credito e l’internazionalizzazione. Il budget è di circa 2,3 miliardi di euro, il 60% dei quali destinato agli strumenti finanziari previsti dall’obiettivo “Accesso al credito”. La programmazione è annuale e ha già prodotto bandi in ambito competitività europea, internazionalizzazione e cluster per PMI e Turismo. Possono accedere ai bandi imprenditori già attivi sul mercato, in particolare PMI (accesso semplificato a fondi per sviluppo, consolidamento o crescita del business); aspiranti imprenditori (sostegno nella realizzazione dei progetti d’impresa); pubbliche amministrazioni (strumenti per migliorare le condizioni per fare impresa). Strumenti finanziari I finanziamenti dei due programmi sono complementari in quanto a categorie di imprese o progetti beneficiari, simmetrici in quanto a strumenti utilizzati. Accesso al credito, garanzie sui prestiti alle PMI, prestiti diretti, garanzie a intermediari finanziari che concederanno i prestiti, combinazioni di prestiti e garanzie, garanzie o COSME per i progetti più piccoli e l’altra in quello di Horizon 2020 per i progetti più grandi, che si attiveranno in base a due criteri: entità del finanziamento e grado di innovazione del progetto. COSME predilige progetti orientati alla crescita, Horizon 2020 all’innovazione e ricerca. Equity per sostenere fondi d’investimento che forniscano capitale di rischio (venture o mezzanine) al sistema produttivo. A seconda del tipo di impresa si attiva l’uno o l’altro programma: COSME guarda ai progetti di investimento in imprese che hanno già superato la fase iniziale di sviluppo e desiderano espandere la propria attività (growth stage), Horizon 2020 a quelle innovative in fase iniziale di sviluppo (early stage). 17 ricerca Adipochine: un possibile bersaglio per la cura dell’obesità Daria Cipollone1 Tania Di Raimo1 Gabriella Azzara1 Mariangela Corsi Vincenza Rita Lo Vasco2 Rita Businaro1 Le Adipochine Lo sviluppo socio economico dei paesi industrializzati è stato accompagnato da cambiamenti nello stile di vita che è diventato sempre più sedentario, e sono cambiate le abitudini alimentari con una preferenza per i cibi ricchi di zuccheri e di grassi; il tutto si è tradotto in un drammatico aumento dell’obesità. Tra il 2008 e il 2014, il numero degli obesi è aumentato da 1,4 a 2 bilioni di adulti e le previsioni statistiche indicano che questi numeri sono destinati a salire [1]. L’obesità è associata ad un’alterazione dell’equilibrio metabolico. Si accompagna a insulino-resistenza, dislipidemia, compromessa regolazione della pressione sanguigna, ipertrigliceridemia, bassi livelli di colesterolo HDL. La combinazione di questi parametri rappresenta una condizione preclinica nota come sindrome metabolica (Sindrome X o sindrome di Raven) e rappresenta il più importante fattore di rischio per le patologie cardiovascolari, per il diabete, per le patologie croniche del fegato e per il cancro [2-4]. Negli ultimi anni, è emerso che l’obesità è caratterizzata da uno stato infiammatorio cronico sistemico di basso grado, che rappresenta la base patologica per le complicazioni metaboliche indotte dall’obesità [5], ciò si manifesta con cambiamenti nella concentrazione di diversi mediatori chiamati adipochine. 1 2 18 Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Medico-Chirurgiche, Sapienza Università di Roma. Dipartimento Organi di Senso, Sapienza Università di Roma. ricerca Le adipochine sono prodotte prevalentemente dal tessuto adiposo bianco (white adipose tissue WAT) e si comportano da mediatori chimici fra i differenti organi quali l’encefalo, il fegato, il cuore, il tessuto muscolare sia scheletrico che cardiaco, comunicando agli organi lo stato nutrizionale dell’organismo. Le adipochine hanno sia funzione pro-infiammatoria che anti-infiammatoria e quando sopravviene l’obesità, è proprio uno sbilanciamento nell’espressione delle adipochine a contribuire all’insorgenza delle complicanze legate all’obesità. Le cause e i meccanismi che inducono lo stato infiammatorio associato all’obesità non sono ancora completamente noti, comunque la disfunzione dei pathways biochimici che coinvolgono le adipochine sono stati riconosciuti come fattori eziologici chiave per le patologie indotte dall’obesità e sembrano rappresentare il legame fra obesità, infiammazione e sindrome metabolica. Inoltre, recentemente è stato evidenziato che le adipochine pro-infiammatorie sono cruciali nell’innescamento di processi fisiopatologici legati all’eccesso di grasso. Il tessuto adiposo Gli studi degli ultimi 20 anni hanno mostrato che il tessuto adiposo non svolge unicamente funzioni trofiche e meccaniche, ma è in realtà un organo con funzioni endocrine, che secerne molecole bioattive e svolge un ruolo chiave nell’insorgenza delle patologie legate allo stile di vita [6]. Nell’uomo ci sono due tipi di tessuto adiposo: il tessuto adiposo bianco e il tessuto adiposo bruno. Questi hanno diversa composizione e localizzazione, ma insieme costituiscono l’organo adiposo. Depositi di tessuto adiposo sottocutaneo viscerale bianco, costituiscono la stragrande maggioranza dell’organo adiposo nell’adulto normale. Il tessuto adiposo bruno è meno comune e si trova nella regione sopraclavicolare, laterocervicale, paravertebrale e mediastinica. I tipi cellulari principali, sono gli adipociti bianchi o bruni. Quelli bianchi hanno il ruolo tradizionale di riserva di molecole ad alta energia, mentre quelli bruni sono coinvolti nella termoregolazione. Oltre agli adipociti, nel tessuto adiposo bianco troviamo altri tipi cellulari: pre-adipociti, fibroblasti, cellule vascolari e cellule a funzione immunitaria quali macrofagi e cellule T che giocano ruoli importanti nella determinazione dello stato immunitario del tessuto adiposo [7-8]. Obesità e infiammazione Nei soggetti obesi si ha l’aumento del tessuto adiposo bianco determinato da un aumento delle dimensioni degli adipociti (ipertrofia degli adipociti) dovuto all’accumulo di un eccesso di trigliceridi al loro interno [9]. Recentemente, è stato dimostrato che l’aumento della massa grassa dovuto ad una sovralimentazione potrebbe anche essere causato da un aumento del Tessuto adiposo bianco 19 ricerca numero degli adipociti (iperplasia), ma ciò accadrebbe unicamente nel grasso sottocutaneo delle regioni inferiori del corpo e non in quelle delle regioni superiori [10]. In ogni caso, l’aumento del tessuto adiposo, porta ad un eccessivo rilascio di acidi grassi liberi da parte degli adipociti. Queste molecole mentre in condizioni normali sono trasportate verso altri tessuti ed usati come fonte di energia, in condizioni di obesità entrano direttamente nel fegato attraverso il sistema portale ed aumentano i livelli di acidi grassi liberi inducendo un aumento della sintesi dei lipidi, gluconeogenesi ed insulino-resistenza nel fegato. Livelli elevati di acidi grassi liberi possono causare insulino-resistenza periferica sia negli animali che nell’uomo [11-12]. Queste alterazioni incidono sul funzionamento del tessuto adiposo e inducono cambiamenti nel microambiente che contribuiscono al reclutamento di cellule infiammatorie che colonizzano il tessuto adiposo portando ad uno stato di infiammazione cronica di basso grado. [13-18]. Gli acidi grassi liberi si legano al toll like receptor-4 (TLR-4) e stimolano la produzione di citochine da parte dei macrofagi inducendo l’infiammazione, che contribuisce alle complicazioni metaboliche associate all’obesità [19-20]. L’attivazione di TLR-4 attraverso una serie di meccanismi che coinvolgono il complesso NFkB, induce l’espressione di geni pro-infiammatori codificanti per citochine e chemochine [21-23]. Il tessuto adiposo metabolicamente disfunzionale è anche caratterizzato da un maggior numero di adipociti che vanno incontro a necrosi, e di macrofagi che si distribuiscono a corona intorno alle cellule in apoptosi [7, 24-25]. Normalmente il tessuto adiposo contiene tra il 5% e il 10% di macrofagi, ma in condizioni di obesità questa percentuale può raggiungere il 50%. La presenza di macrofagi ha fornito una spiegazione all’origine delle diverse citochine derivate 20 dal tessuto adiposo ed ha anche dimostrato la stretta correlazione tra l’infiammazione sistemica di basso grado e l’obesità [7, 6]. E’ stato dimostrato che il decremento dei macrofagi si traduce in un decremento della secrezione di citochine infiammatorie nel tessuto adiposo e in una maggiore sensibilità all’insulina in topi obesi messi a dieta ipocalorica [26-27]. Inoltre, in soggetti obesi la perdita di peso riduce nel tessuto adiposo il numero dei macrofagi e l’espressione di geni pro-infiammatori [28-29]. La secrezione delle Adipochine da parte del tessuto adiposo Recenti studi hanno dimostrato che il tessuto adiposo, con i diversi tipi cellulari da cui è costituito, sintetizza e secerne diverse citochine e ormoni, indicati collettivamente come adipochine; molecole coinvolte nel controllo del metabolismo energetico [30-33]. Da un punto di vista funzionale, le adipochine sono molecole polivalenti a funzione sia paracrina che endocrina, coinvolte in un ampio numero di processi sia fisiologici che patologici: esse giocano un ruolo importante nella risposta immunitaria e nell’infiammazione, ma anche nel metabolismo del glucosio, nella sensibilità all’insulina, nell’ipertensione, nell’adesione cellulare, nella crescita e nella funzione vascolare, nell’adipogenesi e nella morfogenesi ossea, nella crescita, nel metabolismo lipidico, nella regolazione dell’appetito e della sazietà e in altri processi biologici [2, 34-39]. ricerca Queste molecole sono responsabili della comunicazione tra tessuto adiposo, muscolare, ghiandole surrenali e sistema nervoso. Attualmente, sono note oltre 600 adipochine [33-39] e l’intero sistema è complesso ma, date le loro numerose funzioni, è evidente l’importanza del loro ruolo in molti processi sia fisiologici che patologici [2, 38]. L’eccessiva adiposità e le disfunzioni adipocitiche contribuiscono allo sviluppo di diverse patologie metaboliche attraverso l’alterazione del metabolismo lipidico e del glucosio inducendo uno stato infiammatorio cronico [40-41]. In condizioni di obesità, il tessuto adiposo genera grosse quantità di fattori pro-infiammatori, inclusa la leptina, resistina, retinol binding protein (RBP4) e nicotinammide fosforibosil trasferasi (NAMPT), mentre nel tessuto adiposo sano sono prodotte in prevalenza adipochine anti-infiammatorie quali l’adiponettina. Le adipochine possono avere un ruolo rilevante quali strumenti terapeutici o come bersaglio per il trattamento delle patologie collegate all’obesità. Le terapie per l’obesità Oggi, le terapie contro l’obesità sono basate su un approccio multidisciplinare che include cambiamenti dello stile di vita, come diete ipocaloriche, aumento dell’attività fisica, ed interventi psicologici. Quando i cambiamenti nello stile di vita non sono sufficienti per perdere peso, si rende necessaria una terapia farmacologica. Attualmente però, solo poche molecole sono disponibili sul mercato per il trattamento dell’obesità: Orlistat, Lorcaserina e la combinazione fentermina/topiramato [42-44]. L’Orlistat riduce l’assorbimento lipidico e conseguentemente, la digestione dei grassi mediante l’inibizione della lipasi pancreatica. La Lorcaserina è un antagonista dei recettori per la serotonina. La fentermina è una molecola psicostimo- lante indicata per la perdita di peso a breve termine in adulti obesi o in sovrappeso. Agisce incrementando la norepinefrina nell’ipotalamo. La fentermina in associazione con il topiramato, è usata anche per il trattamento a lungo termine dell’obesità. Il topiramato è inoltre indicato per la prevenzione delle emicranie addominali e per il trattamento dei disturbi convulsivi. Il meccanismo di azione di questo farmaco non è completamente conosciuto, ma è noto che agisce attraverso i recettori GABA. Un’altra molecola per la cura dell’obesità è il Rimonabant, un inibitore per il recettore 1 per i cannabinoidi (CB1) che riduce l’assunzione di cibo e il peso corporeo [43]. L’obesità porta ad un’eccessiva produzione di endocannabinoidi da parte degli adipociti. Gli endocannabinoidi inducono una disfunzione del comportamento alimentare che genera un continuo bisogno di cibo. Diversi antagonisti dei recettori per gli endocannabinoidi sono stati sviluppati per il trattamento dell’obesità inclusi il rimonabant, taranabant e surinabant. Queste molecole sono efficaci nel ridurre l’assunzione di cibo; così come l’adiposità addominale e i fattori di rischio cardiometabolici [45]. Studi sul meccanismo d’azione del rimonabant hanno mostrato che blocca il recettore 1 per gli endocannabinoidi interferendo con l’azione della leptina [46]. Questa molecola è stata ritirata però dal mercato nel 2008 per via degli effetti collaterali neuropsichiatrici. Un’elevata percentuale dei pazienti trattati con il rimonabant hanno sofferto di depressione, ansia, agitazione psicomotoria e disturbi del sonno. Uno studio ha riportato due casi di suicidio portato a termine e 74 casi di istinti suicidiari durante il trattamento con il rimonabant. Tutti questi farmaci mostrano importanti effetti collaterali e garantiscono un successo a lungo termine limitato. La maggior parte delle persone che perdono peso mediante l’uso di questi farmaci, lo riguadagnano nel giro di 1 anno e quasi tutti nel giro di 21 ricerca 5 anni [47]. Riguardo alla perdita di peso, la chirurgia bariatrica è molto più efficace quali il by pass Roux-en-Y o il bandeggio gastrico [48-49], ma l’uso è consigliato a soggetti con obesità grave e implica complicazioni e frequenti bisogni di re-intervenire chirurgicamente [50]. Spesso i pazienti obesi necessitano di molecole per il trattamento di patologie legate all’obesità, quali diabete e ipertensione anche se la prima terapia per la cura di queste patologie è la perdita di peso. Verosimilmente, il fallimento delle terapie mirate alla cura dell’obesità risiede nel fatto che i fattori patogenetici che interessano l’assunzione di calorie e la spesa metabolica non possono essere aggrediti in modo diretto [48-51]. La comprensione del ruolo delle adipochine, ha prodotto un insieme di informazioni che hanno aperto grandi opportunità per nuovi avanzamenti terapeutici. Numerosi studi clinici hanno mostrato che molte molecole usate nella terapia, modulano la secrezione di adipochine. Ad esempio, peroxisome proliferator-activated receptor-alfa (PPAR-alfa) è un recettore nucleare che funziona come fattore di trascrizione. I suoi agonisti, che sono usati per il trattamento del diabete di tipo 2, aumentano la secrezione di adiponettina, mentre riducono l’espressione della resistina [52-53]. Le statine usate per il trattamento delle dislipidemie determinano un incremento della secrezione di adiponettina e riducono il livello di interleuchina-6 (IL-6) [5455]. I pazienti trattati con atorvastatina mostrano ridotti livelli di leptina [56]. I farmaci sensibilizzanti all’insulina, i tiazolidindioni (TZD), probabilmente mediano almeno parte del loro effetto attraverso la adiponettina, poiché aumentano il livello plasmatico di questa adipochina anti-infiammatoria sia in soggetti con sensibilità all’insulina normale, sia in soggetti affetti da diabete di tipo 2 [57]. Al contrario, diversi ormoni associati all’insulino-resi22 stenza e all’obesità, comprese le catecolammine, insulina, glucocorticoidi, TNF-alfa e IL-6 regolano l’espressione delle adipochine e la secrezione di grasso in cellule coltivate in vitro [58]. Inoltre, deve essere sottolineato che una modulazione dei livelli di adipochine si ottiene attraverso il cambiamento dello stile di vita [59]. L’effetto benefico dell’attività fisica è dovuta prevalentemente alla riduzione dello stress ossidativo e all’incremento dei segnali adrenergici. L’esercizio fisico in particolare, promuove l’ossidazione degli acidi grassi, attraverso la riduzione della resistenza all’insulina. L’esercizio aerobico costante induce un decremento delle adipochine e delle citochine infiammatorie (CRP, TNFalfa, IL-6) e incrementa i livelli di IL-10 e adiponectina. La maggior parte degli studi sulle adipochine, dalla loro scoperta ad oggi, mirano alla comprensione di una loro possibile applicazione nel trattamento dell’obesità e dei disordini metabolici [39, 60-61]. Da questo punto di vista, le adipochine più studiate sono la leptina e l’adiponettina. ricerca Leptina Al momento, la leptina ricombinante e il suo analogo la metroleptina, sono disponibili per il trattamento del deficit congenito di leptina e per la cura della lipodistrofia sia in Giappone che negli USA [39, 62]. La metroleptina è usata anche per il trattamento del diabete e/o per l’ipetrigliceridemia in pazienti con rare forme di lipodistrofia congenita [63] e ne è stato proposto l’uso anche per la cura della sindrome di Rabson-Mendenhall [64-65]. Inoltre, vari analoghi della leptina hanno dimostrato di incrementarne l’efficacia e di portare ad un incremento della perdita di peso in topi nutriti con una dieta ad elevato contenuto di grassi [66]. Adiponettina L’adiponettina potrebbe essere il principale esempio del potenziale uso delle adipochine nel trattamento dell’obesità e delle patologie metaboliche associate all’obesità. Molti studi hanno dimostrato che la somministrazione di adiponettina ricombinante induce un incremento della sensibilità all’insulina, un aumento della secrezione di insulina ed effetti benefici sul peso corporeo e sull’iperglicemia [67,57]. L’adiponettina esercita i suoi effetti insulino-sensibilizzanti attraverso il legame ai suoi recettori, ciò porta all’attivazione di AMPK, PPAR-alfa e alla modulazione di altre reazioni biochimiche non ancora note [68]. Nel’insulino-resistenza legata all’obesità, sia l’adiponettina sia i suoi recettori, sono coinvolti nell’insulino-resistenza e questo porta all’attivazione di reazioni biochimiche coinvolte nella regolazione del metabolismo. Una terapia per l’insulino-resistenza legata all’obesità potrebbe proprio andare ad agire a questi livelli [34]. Un recente studio non sembra aver dimostrato che l’adiponettina ricombinante abbia effetti sui livelli di glucosio, Hba1c, sui livelli dei lipidi nel plasma o sul peso corporeo [69]. Comunque, questa inefficacia in animali da esperimento affetti da diabete di tipo 2 nel ridurre i livelli plasmatici di glucosio, potrebbe essere legata all’inefficacia dell’adiponettina ricombinante [69]. Molto recentemente OkadaIwabu e collaboratori, hanno riportato la produzione di una piccola molecola agonista per il recettore dell’adiponettina. La molecola è attiva per uso orale. Ed è stata chiamata AdipoRon. Questa molecola si lega ai recettori per l’adiponettina e migliora la resistenza all’insulina e l’intolleranza al glucosio nei topi. AdipoRon migliora e prolunga le aspettative di vita di topi db/db nutriti con una dieta ad elevato contenuto di grassi. [70-71]. Nel 2013 Chen, ha analizzato le interazioni molecolari dell’adiponettina e le proprietà topologiche delle reazioni biochimiche nelle quali è coinvolta, attraverso un software gratuito Hub Object Analyzer (Hubba) [68]. Il metodo Hubba facilita la delucidazione delle correlazioni biochimiche dell’adiponettina e sarà utile per l’identificazione di molecole chiave, ma molti sforzi sono ancora necessari per distinguere tra interazioni molecolari funzionali e non. Conclusioni L’obesità e le sue complicazioni hanno raggiunto proporzioni epidemiche e sollevato il bisogno dello sviluppo di trattamenti farmacologici. E’ molto importante cercare nuove molecole che agiscano sui meccanismi che si trovano alla base della patogenesi dell’obesità e la razionale manipolazione delle adipochine sta diventando un approccio promettente per la terapia dell’obesità e delle patologie metaboliche ad essa associate. La maggior parte delle adipochine sembrano essere coinvolte nell’eziopatogenesi della sindrome metabolica e sono certamente marcatori biochimici predittivi e prognostici. Comunque, ulteriori studi sono necessari per delucidare il loro possibile uso nelle terapie per l’obesità e per adottare una strategia al fine di ribilanciarne la produzione in soggetti obesi. 23 ricerca Riferimenti: 1. http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs311/en/ 2. Blüher M (2009) Adipose tissue dysfunction in obesity. Exp Clin Endocrinol Diabetes 117: 241-250. 3. LeRoith D, Novosyadlyy R, Gallagher EJ, Lann D, Vijayakumar A, et al. (2008) Obesity and type 2 diabetes are associated with an increased risk of developing cancer and a worse prognosis; epidemiological and mechanistic evidence. Exp Clin Endocrinol Diabetes 116 Suppl 1: S4-6. 4. Booth FW, Roberts CK, Laye MJ (2012) Lack of exercise is a major cause of chronic diseases. Compr Physiol 2: 1143-1211. 5. Hotamisligil GS (2006) Inflammation and metabolic disorders. Nature 444: 860-867. 6. Galic S, Oakhill JS, Steinberg GR (2010) Adipose tissue as an endocrine organ. Mol Cell Endocrinol 316: 129139. 7. Weisberg SP, McCann D, Desai M, Rosenbaum M, Leibel RL, et al. (2003) Obesity is associated with macrophage accumulation in adipose tissue. J Clin Invest 112: 1796-1808. 8. Ferrante AW Jr (2007) Obesity-induced inflammation: a metabolic dialogue in the language of inflammation. J Intern Med 262: 408-414. 9. Hausman DB, DiGirolamo M, Bartness TJ, Hausman GJ, Martin RJ (2001) The biology of white adipocyte proliferation. Obes Rev 2: 239-254. 10. Tchoukalova YD, Votruba SB, Tchkonia T, Giorgadze N, Kirkland JL, et al. (2010) Regional differences in cellular mechanisms of adipose tissue gain with overfeeding. Proc Natl Acad Sci U S A 107: 18226-18231. 11. Boden G (2008) Obesity and free fatty acids. Endocrinol Metab Clin North Am 37: 635-646, viii-ix. 12. Perseghin G, Ghosh S, Gerow K, Shulman GI (1997) Metabolic defects in lean nondiabetic offspring of NIDDM parents: a cross-sectional study. Diabetes 46: 1001-1009. 13. Nakamura K, Fuster JJ, Walsh K (2014) Adipokines: a link between obesity and cardiovascular disease. J Cardiol 63: 250-259. 24 14. Hirsch J (1976) Editorial: The adiposecell hypothesis. N Engl J Med 295: 389-390. 15. Faust IM, Johnson PR, Stern JS, Hirsch J (1978) Diet-induced adipocyte number increase in adult rats: a new model of obesity. Am J Physiol 235: E279-286. 16. Engfeldt P, Arner P (1988) Lipolysis in human adipocytes, effects of cell size, age and of regional differences. Horm Metab Res Suppl 19: 26-29. 17. Fantuzzi G (2005) Adipose tissue, adipokines, and inflammation. J Allergy Clin Immunol 115: 911-919. 18. Tilg H, Moschen AR (2006) Adipocytokines: mediators linking adipose tissue, inflammation and immunity. Nat Rev Immunol 6: 772-783. 19. Shi H, Kokoeva MV, Inouye K, Tzameli I, Yin H, et al. (2006) TLR4 links innate immunity and fatty acid-induced insulin resistance. J Clin Invest 116: 3015-3025. 20. Suganami T, Nishida J, Ogawa Y (2005) A Paracrine loop between adipocytes and macrophages aggravates inflammatory changes: role of free fatty acids and tumor necrosis factor alpha. Arterioscler Thromb Vasc Biol 25: 2062-2068. 21. Medzhitov R (2001) Toll-like receptors and innate immunity. Nat Rev Immunol 1: 135-145. 22. Savva A, Roger T (2013) Targeting toll-like receptors: promising therapeutic strategies for the management of sepsis-associated pathology and infectious diseases. Front Immunol 4: 387. 23. Zuany-Amorim C, Hastewell J, Walker C (2002) Toll-like receptors as potential therapeutic targets for multiple diseases. Nat Rev Drug Discov 1: 797807. 24. Cinti S, Mitchell G, Barbatelli G, Murano I, Ceresi E, et al. (2005) Adipocyte death defines macrophage localization and function in adipose tissue of obese mice and humans. J Lipid Res 46: 2347-2355. 25. Murano I, Barbatelli G, Parisani V, Latini C, Muzzonigro G, et al. (2008) Dead adipocytes, detected as crownlike structures, are prevalent in visceral fat depots of genetically obese mice. J Lipid Res 49: 1562-1568. 26. Nomiyama T, Perez-Tilve D, Ogawa D, 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. Gizard F, Zhao Y, et al. (2007) Osteopontin mediates obesity-induced adipose tissue macrophage infiltration and insulin resistance in mice. J Clin Invest 117: 2877-2888. Feng B, Jiao P, Nie Y, Kim T, Jun D, et al. (2011) Clodronate liposomes improve metabolic profile and reduce visceral adipose macrophage content in diet-induced obese mice. PLoS One 6: e24358. Clément K, Viguerie N, Poitou C, Carette C, Pelloux V, et al. (2004) Weight loss regulates inflammationrelated genes in white adipose tissue of obese subjects. FASEB J 18: 16571669. Cancello R, Henegar C, Viguerie N, Taleb S, Poitou C, et al. (2005) Reduction of macrophage infiltration and chemoattractant gene expression changes in white adipose tissue of morbidly obese subjects after surgeryinduced weight loss. Diabetes 54: 2277-2286. Holst D, Grimaldi PA (2002) New factors in the regulation of adipose differentiation and metabolism. Curr Opin Lipidol 13: 241-245. Barseghian A, Gawande D, Bajaj M (2011) Adiponectin and vulnerable atherosclerotic plaques. J Am Coll Cardiol 57: 761-770. Leal Vde O, Mafra D (2013) Adipokines in obesity. Clin Chim Acta 419: 87-94. Lehr S, Hartwig S, Sell H (2012) Adipokines: a treasure trove for the discovery of biomarkers for metabolic disorders. Proteomics Clin Appl 6: 91-101. Caselli C (2014) Role of adiponectin system in insulin resistance. Mol Genet Metab 113: 155-160. Matsuzawa Y (2006) The metabolic syndrome and adipocytokines. FEBS Lett 580: 2917-2921. Lau DC, Dhillon B, Yan H, Szmitko PE, Verma S (2005) Adipokines: molecular links between obesity and atheroslcerosis. Am J Physiol Heart Circ Physiol 288: H2031-2041. Lago F, Dieguez C, Gómez-Reino J, Gualillo O (2007) Adipokines as emerging mediators of immune response and inflammation. Nat Clin Pract Rheumatol 3: 716-724. Catalán V, Gómez-Ambrosi J, Rodrí- ricerca 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. guez A, Salvador J, Frühbeck G (2009) Adipokines in the treatment of diabetes mellitus and obesity. Expert Opin Pharmacother 10: 239-254. Blüher M, Mantzoros CS2 (2015) From leptin to other adipokines in health and disease: facts and expectations at the beginning of the 21st century. Metabolism 64: 131-145. Hauner H (2005) Secretory factors from human adipose tissue and their functional role. Proc Nutr Soc 64: 163-169. Halberg N, Wernstedt-Asterholm I, Scherer PE (2008) The adipocyte as an endocrine cell. Endocrinol Metab Clin North Am 37: 753-768, x-xi. Hurt RT, Edakkanambeth Varayil J, Ebbert JO (2014) New pharmacological treatments for the management of obesity. Curr Gastroenterol Rep 16: 394. Bray GA (2014) Medical treatment of obesity: the past, the present and the future. Best Pract Res Clin Gastroenterol 28: 665-684. Bray GA, Ryan DH (2014) Update on obesity pharmacotherapy. Ann N Y Acad Sci 1311: 1-13. Viveros MP (2008) Critical role of the endocannabinoid system in the regulation of food intake and energy metabolism, with phylogenetic, developmental, and pathophysiological implications. Endocr Metab Immune Disord Drug Targets 8: 220-230. Li Z, Schmidt SF, Friedman JM (2013) Developmental role for endocannabinoid signaling in regulating glucose metabolism and growth. Diabetes 62: 2359-2367. Wadden TA (1993) Treatment of obesity by moderate and severe caloric restriction. Results of clinical research trials. Ann Intern Med 119: 688-693. Sjöström L, Narbro K, Sjöström CD, Karason K, Larsson B, et al. (2007) Effects of bariatric surgery on mortality in Swedish obese subjects. N Engl J Med 357: 741-752. Kral JG, Näslund E (2007) Surgical treatment of obesity. Nat Clin Pract Endocrinol Metab 3: 574-583. Melnikova I, Wages D (2006) Antiobesity therapies. Nat Rev Drug Discov 5: 369-370. 51. Sharma AM, Padwal R (2010) Obesity is a sign - over-eating is a symptom: an aetiological framework for the assessment and management of obesity. Obes Rev 11: 362-370. 52. Li P, Shibata R, Unno K, Shimano M, Furukawa M, et al. (2010) Evidence for the importance of adiponectin in the cardioprotective effects of pioglitazone. Hypertension 55: 69-75. 53. Chung SS, Choi HH, Cho YM, Lee HK, Park KS (2006) Sp1 mediates repression of the resistin gene by PPARgamma agonists in 3T3-L1 adipocytes. Biochem Biophys Res Commun 348: 253-258. 54. Saito S (2008) Increased adiponectin synthesis in the visceral adipose tissue in men with coronary artery disease treated with pravastatin: a role of the attenuation of oxidative stress. Atherosclerosis 199: 378-383. 55. Yin X, Tu L, Yang H (2007) Effect of simvastatin on IL-6 and adiponectin secretion and mRNA expression in 3T3-L1 adipocytes. J Huazhong Univ Sci Technolog Med Sci 27: 248-251. 56. Takahashi Y (2012) Prospective, randomized, single-blind comparison of effects of 6 months' treatment with atorvastatin versus pravastatin on leptin and angiogenic factors in patients with coronary artery disease. Heart Vessels 27: 337-343. 57. Turer AT, Scherer PE (2012) Adiponectin: mechanistic insights and clinical implications. Diabetologia 55: 23192326. 58. Fasshauer M, Klein J, Neumann S, Eszlinger M, Paschke R (2002) Hormonal regulation of adiponectin gene expression in 3T3-L1 adipocytes. Biochem Biophys Res Commun 290: 1084-1089. 59. Sakurai T, Ogasawara J, Kizaki T, Sato S, Ishibashi Y, et al. (2013) The effects of exercise training on obesity-induced dysregulated expression of adipokines in white adipose tissue. Int J Endocrinol 2013: 801743. 60. Halaas JL, Gajiwala KS, Maffei M, Cohen SL, Chait BT, et al. (1995) Weight-reducing effects of the plasma protein encoded by the obese gene. Science 269: 543-546. 61. Farooqi IS, Matarese G, Lord GM, Ke- 62. 63. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. 71. ogh JM, Lawrence E, et al. (2002) Beneficial effects of leptin on obesity, T cell hyporesponsiveness, and neuroendocrine/metabolic dysfunction of human congenital leptin deficiency. J Clin Invest 110: 1093-1103. Foo JP, Mantzoros CS (2012) Leptin in congenital or HIV-associated lipodystrophy and metabolic syndrome: a need for more mechanistic studies and large, randomized, placebo-controlled trials. Metabolism 61: 13311336. Chou K, Perry CM (2013) Metreleptin: first global approval. Drugs 73: 989-97. Brown RJ, Cochran E, Gorden P (2013) Metreleptin improves blood glucose in patients with insulin receptor mutations. J Clin Endocrinol Metab 98: E1749-1756. Paruthi J, Gill N, Mantzoros CS (2013) Adipokines in the HIV/HAART-associated lipodystrophy syndrome. Metabolism 62: 1199-1205. Müller TD, Sullivan LM, Habegger K, Yi CX, Kabra D, et al. (2012) Restoration of leptin responsiveness in dietinduced obese mice using an optimized leptin analog in combination with exendin-4 or FGF21. J Pept Sci 18: 383-393. Okamoto M, Ohara-Imaizumi M, Kubota N, Hashimoto S, Eto K, et al. (2008) Adiponectin induces insulin secretion in vitro and in vivo at a low glucose concentration. Diabetologia 51: 827-835. Chen X (2013) Target network analysis of adiponectin, a multifaceted adipokine. J Cell Biochem 114: 11451152. Tullin S, Sams A, Brandt J, Dahl K, Gong W, et al. (2012) Recombinant adiponectin does not lower plasma glucose in animal models of type 2 diabetes. PLoS One 7: e44270. Okada-Iwabu M, Yamauchi T, Iwabu M, Honma T, Hamagami K, et al. (2013) A small-molecule AdipoR agonist for type 2 diabetes and short life in obesity. Nature 503: 493-499. Okada-Iwabu M, Yamauchi T, Kadowaki T (2012) New drug targets for the metabolic syndrome and obesity. Nihon Rinsho 70 Suppl 8: 372-377. 25 l’ABC del fisco Claudio Pisano Dottore Commercialista Regime forfettario per i minimi, come si modifica con la nuova legge di Stabilità I l regime fiscale di professionisti e imprese di piccole dimensioni - introdotto dalla legge di Stabilità per il 2015 (legge n. 190/2014) ma, di fatto, mai veramente entrato a regime - subisce una radicale trasformazione. Infatti, con la legge di Stabilità per il 2016, si assiste ad un completo stravolgimento delle norme al fine di rendere più vantaggiosa l’adesione a tale regime forfettario che nel suo primo anno di vita non ha avuto grossi riscontri. Le regole introdotte dal 1° gennaio 2015 Con la legge di Stabilità 2015, la situazione è radicalmente cambiata. Infatti, a partire dal 1° gennaio 2015, è stato introdotto un nuovo regime forfettario che sostituisce il: • regime forfettario per le nuove iniziative produttive - c.d. “forfettino” (art. 13, legge n. 388/2000); • regime per l’imprenditoria giovanile e i lavoratori in mobilità (art. 27, D.L. n. 98/2011); • vecchio regime dei minimi (art. 1, commi da 96 a 115 e 117, legge n. 244/2007). Tale nuovo regime è stato riservato ai contribuenti persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni se, al contempo, nell’anno precedente: 26 a) hanno conseguito ricavi ovvero hanno percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a determinati limiti (indicati nell’allegato n. 4 annesso alla legge n. 190/2014); b) hanno sostenuto spese per un ammontare complessivamente non superiore a 5.000 euro lordi per lavoro accessorio per lavoratori dipendenti, collaboratori anche assunti secondo la modalità riconducibile a un progetto; c) il costo complessivo, al lordo degli ammortamenti, dei beni strumentali alla chiusura dell’esercizio non supera 20.000 euro; d) siano prevalenti i redditi conseguiti nell’attività d’impresa, dell’arte o della professione rispetto a quelli eventualmente percepiti come redditi di lavoro dipendente e assimilati; la verifica della suddetta prevalenza non è, comunque, rilevante se il rapporto di lavoro è cessato o la somma dei redditi d’impresa, dell’arte o professione e di lavoro dipendente o assimilato non eccede l’importo di 20.000 euro. Sul reddito imponibile, si applica un’imposta sostitutiva dell’imposta sui redditi, delle addizionali regionali e comunali e dell’IRAP, pari al 15%. l’ABC del fisco Le novità dal 2016 Il regime previsto dalla legge n. 190/2014 non ha riscosso molto successo, anzi è stato oggetto di molte critiche tanto da “costringere” il Legislatore a tornare sui suoi passi già a poche settimane dal suo esordio. Infatti, con il decreto Milleproroghe (D.L. n. 192/2014) l’abrogazione del vecchio regime previsto dal D.L. n. 98/2011 è slittata di un anno (quindi dal 1° gennaio 2016). Ora, però, si rivedono completamente le regole di funzionamento del regime forfettario. In concreto, i punti su cui si interviene sono i seguenti: • viene eliminata la lettera d) dell’art. 1, comma 54, legge n. 190/2014, che vietava l’accesso al regime agevolato se l’importo dei redditi di lavoro dipendente e assimilato, eventualmente percepiti nell’anno precedente a quello di applicazione del nuovo regime era pari o superiore alla misura dei redditi d’impresa o professionali conseguiti nel medesimo anno e se la somma delle diverse fattispecie reddituali eccedeva l’importo di 20.000 euro; • viene inserita la lettera d-bis) all’art. 1, comma 57, con cui si dispone che sono esclusi dal regime i soggetti che nell’anno precedente hanno percepito redditi di lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, eccedenti l’importo di 30.000 euro; la verifica di tale soglia è irrilevante se il rapporto di lavoro è cessato; • viene modificato il comma 65, con la riduzione dal 15% al 5% della misura ordinaria dell’aliquota d’imposta, per i primi cinque anni di attività (in precedenza, per i due anni successivi al primo era prevista la riduzione di 1/3 del reddito); • vengono rivisti, al rialzo, i limiti di ricavi e compensi indicati nell’allegato 4, annesso alla legge n. 190/2014, al di sotto dei quali i contribuenti esercenti impresa, arti e professioni possono accedere e permanere nel nuovo regime, fermo restando il rispetto di tutti gli altri requisiti di legge. In sintesi Dal 2016, le soglie di ricavi e compensi sono generalmente incrementate di 10.000 euro mentre, per quanto concerne le attività svolte dagli esercenti arti e professioni e altre attività (n. 8 dell’allegato 4 alla legge n. 190/2014) la soglia è aumentata di 15.000 euro. 27 professione oggi Esempio Alcuni esempi possono aiutare a capire meglio l’impatto delle nuove regole. 1) Si supponga un contribuente che inizia l’attività a gennaio 2016 e che nel periodo d’imposta 2015 ha percepito redditi di lavoro dipendente per 25.000 euro. In tal caso, il contribuente, al verificarsi di tutte le altre condizioni di legge, potrà optare per il re- 28 gime agevolato e fruire dell’imposta sostitutiva del 5%. Invece, con le regole in vigore nel 2015, non avrebbe potuto accedere al regime agevolato (infatti il limite di cui sopra era fissato a 20.000). 2) 15.000 euro di compensi, coefficiente di redditività 78% = 11.700 – 1000 cassa di previdenza=10.700 riduzione imposta sostitutiva di 1/3 = 10700*5%= 535 euro. professione oggi Le competenze Cosa sono, come rilevarle, come si utilizzano nell’orientamento I termini competenza e competenze sono diventati di uso molto comune nella formazione e nell’orientamento, ma non c’è un accordo univoco sul loro significato. Lo scopo di questo articolo - tratto dal sito www.orientamento.it realizzato da Leonardo Evangelista per chi si occupa di orientamento, formazione e psicologia - è discutere le implicazioni per l’orientamento dei due approcci più comuni, che hanno avuto origine rispettivamente negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. 2. Competenza, singolare non numerabile Il termine ‘competente’ nel suo significato di ‘capace di svolgere bene un determinato compito o professione’ non crea difficoltà interpretative. Con questo termine si intende valorizzare quello che una persona sa fare, indipendentemente da come lo ha imparato. Si valorizza cioè l’apprendimento non formale in contrapposizione ad esempio a diploma, laurea, qualifica ottenuta attraverso un corso di studi. In questo accezione il termine ‘competenza’ (usato sempre al singolare) indica ‘quella generica qualità, non meglio specificata, posseduta una persona che si dimostra competente’. Il punto che crea difficoltà è invece come individuare una persona competente. 3. Due modi per individuare una persona competente Quando esaminiamo una persona mentre lavora, vediamo come alcune delle sue caratteristiche personali (conoscenze, capacità tecniche e trasversali, atteggiamenti, personalità, etc.) determinano la sua prestazione lavorativa (in inglese performance). Figura 1 Per individuare una persona competente, possiamo focalizzarci su due aspetti diversi: • esaminare se la persona ha le caratteristiche personali da cui dipende secondo noi una prestazione lavorativa di buon livello. Ci focalizziamo cioè sulle caratteristiche personali, riportate nel 29 professione oggi disegno nella parte sinistra. Questa impostazione può essere chiamata ‘approccio americano alla competenza’ perché è stata sviluppata negli Stati Uniti da McClelland, Boyatzis e altri. Viene di solito utilizzata quando, come ad esempio nella selezione del personale, non è possibile osservare direttamente una persona svolgere una determinata attività. • Osservare la persona mentre svolge determinati compiti lavorativi, e verificare se riesce a svolgerli secondo parametri ottimali predefiniti. Ci focalizziamo qui sul livello della prestazione nei diversi compiti (tasks) che caratterizzano una determinata attività (job), riportati nel disegno sulla destra. Questa impostazione può essere definita come ‘approccio inglese alla competenza’ perché è utilizzata nel Regno Unito nell’ambito del National Vocational Qualification per il riconoscimento di qualifiche a persone che già lavorano. Questo approccio viene di solito utilizzato quando è possibile osservare direttamente la persona mentre svolge una determinata attività. In questo approccio possono essere esaminate anche alcune caratteristiche personali (per esempio le conoscenze tecniche) perché questo rende più rapido e affidabile il processo di analisi, anche se tali caratteristiche personali sono in genere sempre collegate a un determinato compito lavorativo (ad esempio ‘Sulla base di quali criteri scegli i tuoi utensili per lavorare legno stagionato?’). L’approccio americano ha due limiti principali: • Le caratteristiche personali sono chiamate competenze, e così abbiamo che la competenza dipende dalle competenze. Lo stesso termine competenza viene utilizzato per indicare elementi di natura diversa, creando così un numero infinito di malintesi. • Osservare una prestazione è di solito un metodo più affidabile per giudicare la competenza di una persona rispetto a un sistema che richiede di definire una serie di caratteristiche personali da cui dipende una buona prestazione lavorativa e verificare la loro presenza e quantità nella persona. Ad esempio un’intervista di asses30 sment secondo l’approccio americano sarà basata su domande del tipo: «Che cosa è importante per lei sul lavoro?»; «Quali pensa che siano i suoi punti forti e deboli?»; «Quali strategie adotta contro lo stress?». Oppure, seguendo le modalità della BEI Behavioral Event Interview di McClelland: «Mi descriva il peggior progetto a cui ha lavorato»; «Mi descriva un periodo in cui è stato costretto a collaborare con qualcuno che non le andava a genio»; «Mi racconti un risultato positivo che ha ottenuto lavorando in un team». Al contrario un’intervista condotta secondo l’approccio inglese, ad esempio per valutare la professionalità di un operatore nello svolgimento di colloqui di orientamento sarà basata su domande del tipo: «Quali sono le fasi principali di un colloquio?»; «In un colloquio, in che modo spiega il suo ruolo/spiega in che modo è assicurata la privacy dei dati raccolti/segnala che il tempo è limitato/chiede permesso di prendere appunti/segnala che il tempo è quasi terminato/termina il colloquio?»; «Quali autori o teorie segue quando svolge colloqui?»; «Quali possono essere le principali difficoltà nel condurre colloqui? In che modo le affronta?». E’ chiaro che svolgere un assessment secondo l’approccio inglese è assai più preciso. Genesi ed evoluzione dei due approcci sono spiegati in dettaglio di seguito. 4. Le competenze nell’approccio americano Nell’approccio americano col termine competenza (sostantivo numerabile, usato di solito al plurale) si indica (definizione n.1.a.): • ogni caratteristica personale che (di solito combinata assieme ad altre) permette lo svolgimento eccellente di una specifica mansione in una determinata impresa. Possono ad esempio essere considerate competenze: conoscenze, capacità trasversali, capacità tecniche, tratti caratteriali, atteggiamenti, attitudini, credenze di autoefficacia, autostima, etc. Si considerano competenze anche caratteristiche di natura fisica quali ad esempio tempo di reazione e acutezza visiva. professione oggi In questa accezione le competenze sono le cause ‘a monte’, che precedono e rendono possibile la buona prestazione lavorativa. Vale la pena di evidenziare che in questa definizione le competenze non sono elementi ‘reali’ allo stesso modo di caratteristiche personali quali capacità e interessi. Il termine ‘competenza’ è solo un termine generico e sovraordinato (un’etichetta) utilizzato per indicare, fra tutte le possibili caratteristiche personali esistenti, quelle di volta in volta ritenute significative. Il termine permette di riferirsi a tali fattori senza doverli ogni volta elencare. I fattori (cioè le competenze) solitamente individuati da questo modello possono essere suddivisi in tre grandi categorie: • le conoscenze, cioè i saperi di natura tecnica (es: come si salda a stagno) e generale (es: che cos’è un contratto di lavoro); • le capacità di ordine tecnico (es: saper saldare a stagno) o trasversale (es: saper comunicare in maniera efficace); • altre caratteristiche personali (ad esempio tratti caratteriali, interessi e valori professionali, attitudini, acutezza visiva, etc.). Storicamente questa impostazione deriva come già detto dal lavoro dallo psicologo e consulente americano David McClelland che in un articolo del 1973 afferma che i test di attitudine allo studio e di cultura scolastica e i titoli di studio non sono in grado di predire il successo professionale. McClelland avvia così un filone di studi volti a individuare quali fossero gli ‘altri fattori’. Negli anni ’60 la psicologia americana dedicava pochissima attenzione ai tratti di personalità e l’articolo di McClelland ha il merito di indicare questa nuova direzione di indagine. La sua impostazione ha avuto un forte impatto nelle modalità di gestione del personale, dando origine a pratiche quali la formazione e la gestione del personale per competenze, e si è diffuso anche in Paesi non anglosassoni quali ad esempio la Francia. Vale la pena di notare che McClelland intende identificare solo le caratteristiche che assicurano una prestazione eccellente e che le competenze identificate sono ‘mansione e impresa specifiche’, vale a dire sono definite ed esistono solo con riferimento a una specifica mansione lavorativa svolta all’interno di una determinata impresa. Ad esempio la capacità di parlare il tedesco per McClelland è una competenza solo se costituisce un elemento essenziale per l’efficace svolgimento di un determinato ruolo in una determinata impresa. Per McClelland esistono così un gran numero di costellazioni di competenze (‘competency models’) ciascuna di esse relativa a una mansione e a una impresa determinata. Nel 1981 Richard Boyatzis, un collaboratore di McClelland, passa in rassegna alla ricerca di elementi comuni le competenze individuate nelle centinaia di costellazioni di competenze messe a punto fino allora, e, alla ricerca di una definizione che possa includerle tutte, definisce la competenza come: «una caratteristica intrinseca di un individuo causalmente collegata a una performance efficace o superiore nella mansione» quali ad esempio ‘motivazioni, tratti, abilità, aspetti della propria immagine di sé, conoscenze’. Nel suo lavoro inoltre Boyatzis individua un nucleo di competenze trasversali che tutti i managers eccellenti, qualunque sia il loro contesto lavorativo, tendono ad avere. Anche se per Boyatzis le competenze rimangono comunque mansione e impresa specifiche, la sua definizione estremamente ampia apre la strada (nel bene e nel male) al concetto di competenza come un generico attributo personale slegato da un contesto lavorativo specifico, anche se pur sempre collegato a una ‘effective or superior performance’. In questa accezione possiamo definire la competenza come (definizione 1.b.): • ogni caratteristica personale che (di solito combinata assieme ad altre) può dar luogo a una generica buona prestazione lavorativa. La 1.a. e la 1.b. sono le definizioni classiche utilizzata nella gestione delle risorse umane e nella formazione aziendale. Negli ultimi anni si è diffusa in Italia, negli ambiti dell’orientamento, dell’istruzione e della formazione non aziendale una ulteriore variante dove manca il riferimento alla buona prestazione lavorativa. In questo caso per competenza si intende (definizione 1.c.): 31 professione oggi • ogni caratteristica personale genericamente utilizzabile sul lavoro, indipendentemente dal contesto di lavoro e dal livello di prestazione ottenibile col suo utilizzo. In questa impostazione ‘aggiornata’ le competenze finiscono per indicare tutte quelle caratteristiche personali genericamente utilizzabili sul lavoro, indipendentemente dal contesto di lavoro e dal livello di prestazione ottenibile col loro utilizzo. Il riferimento alla buona prestazione lavorativa è andato perso perché molte delle persone in percorsi di istruzione, formazione o in orientamento sono ancora lontane da un contesto lavorativo (e dunque la qualità della loro prestazione lavorativa non è misurabile né prevedibile) o non sono necessariamente in grado di assicurare prestazioni lavorative di buon livello. Così le competenze, indipendentemente dal livello di prestazione che riescono ad assicurare, sono diventate semplicemente le risorse personali da utilizzare sul lavoro. Elaborare un profilo di competenze diventa allora semplicemente elaborare un inventario ‘statico’ di quei fattori posseduti dalla persona (le risorse personali) che il consulente, sulla base delle proprie teorie di riferimento, ritiene utilizzabili per l’attività lavorativa. Dell’impostazione iniziale rimane però l’idea che la prestazione lavorativa dipende non solo dall’intelligenza generale e dalle conoscenze tecniche, ma anche da altri elementi quali ad esempio tratti e valori personali. Riassumendo, il significato del termine competenza si è trasformato nel tempo: inizialmente si trattava di un fattore personale che permette una eccellente prestazione lavorativa in una specifica mansione svolta all’interno di una specifica organizzazione (definizione 1.a.), poi un fattore che può permettere una generica buona prestazione lavorativa (definizione 1.b.), poi ancora un fattore semplicemente utilizzabile sul lavoro (definizione 1.c.). Tutte le definizioni dell’approccio di derivazione americana hanno alcune caratteristiche comuni che vale la pena evidenziare. 1. I fattori a cui è possibile riferirsi col termine competenza non sono omogenei. Ad esempio un sapere tecnico e un interesse professionale 32 sono entrambi definibili come competenze, ma hanno natura e effetto sulla prestazione lavorativa assai diversi, perciò per evitare malintesi conviene sempre, quando possibile, indicare il nome del fattore piuttosto che utilizzare il generico termine competenza. Ad esempio parlare di competenze di natura tecnica non permette di capire se ci riferiamo a un sapere (cioè una conoscenza acquisita) o a una capacità (cioè a un effettivo essere in grado di svolgere un determinato compito di natura tecnica). E ugualmente affermare che vogliamo ‘sviluppare le competenze’ non permette di capire a quali fattori ci riferiamo e di conseguenza che tipo di attività formative siano necessarie. 2. Non è possibile mettere sullo stesso piano fattori e competenze, ad esempio non è possibile dire ‘Per ogni persona saranno rilevate capacità, attitudini, esperienze e competenze’ perché capacità, attitudini e esperienze sono già competenze. 3. Un limite logico della definizione 1.b e 1.c. è che alcune competenze inglobano altre competenze. Ad esempio le capacità tecniche inglobano le conoscenze tecniche, perché senza conoscenze tecniche non sono possibili capacità tecniche. Negli anni l’approccio ‘americano’ alla competenza ha saputo inglobare vari sviluppi teorici provenienti dallo studio della personalità e della cognizione. Ad esempio è stato possibile inserire senza difficoltà nel modello (fra le capacità trasversali o le altre caratteristiche personali) la metacognizione, l’autostima e il senso di autoefficacia, l’intelligenza emotiva. Rientra all’interno dell’approccio americano anche il cosiddetto ‘modello ISFOL delle competenze’ (ISFOL 1998), che distingue fra: • competenze di base: conoscenze di carattere generale e capacità tecniche fondamentali per l’occupabilità e il diritto di cittadinanza che tutti i cittadini dovrebbero avere, quali ad esempio parlare inglese, saper usare un computer, saper cercare lavoro, sapere analizzare il funzionamento di un’impresa e conoscenze relative al diritto del lavoro e sindacale; professione oggi • trasversali: capacità trasversali, vale a dire non connesse a una specifica attività o posizione lavorativa, e che possono essere pertanto applicate in più ambiti lavorativi e di vita. Le competenze trasversali identificate da ISFOL sono: diagnosticare, relazionarsi, affrontare; • professionali: l’insieme delle conoscenze e delle capacità connesse all’esercizio efficace di determinate attività professionali nei diversi comparti/settori; sono costituite dalle conoscenze (i ‘saperi’) e dalle tecniche operative ‘specifiche’ di una certa attività professionale che il soggetto deve presidiare per poter ‘agire con competenza’. Il modello ISFOL ha due punti di debolezza: l’eterogeneità degli elementi raggruppati sotto lo stesso tipo di competenza (ad esempio col termine competenze di base sono indicate sia conoscenze che capacità trasversali) e la scelta degli elementi compresi sotto i termini competenze di base e trasversali. Ad esempio fra le competenze trasversali sono comprese solo tre capacità trasversali, ma altre potrebbero essere aggiunte. 5. Le competenze nell’approccio ‘inglese’ Nell’approccio di derivazione inglese con competenza si indica (definizione n.2): • un determinato compito lavorativo che la persona è in grado di svolgere secondo un livello predefinito. In questa accezione le competenze sono comportamenti osservabili propri di una certa mansione che la persona è in grado di svolgere secondo uno standard di prestazione prefissato. In questo caso indicare le competenze di una persona significa elencare i principali compiti lavorativi propri di una determinata mansione che la persona è in grado di svolgere. Questo approccio deriva come già detto da quello sviluppato nel Regno Unito, dove per un gran numero di professioni sono stati elaborati una serie di standard di prestazione (i ‘National Occupational Standards’) che è necessario soddisfare per essere considerati in grado di svolgere una determinata attività lavorativa. Ad esempio un operatore di orientamento dovrà essere in grado di padroneggiare un certo numero di compiti lavorativi quali ad esempio stabilire un buon contatto iniziale col cliente, interagire col cliente usando telefono e posta elettronica, aiutare il cliente a prendere decisioni, cooperare con altri servizi, etc. Nell’uso corrente in Italia, contrariamente a quanto avviene nel Regno Unito, i diversi compiti sono chiamati ‘competenze’, e così è possibile parlare ad esempio delle ‘principali competenze dell’operatore di orientamento’ riferendosi ai principali compiti operativi che questa figura deve essere in grado di svolgere. E’ chiaro come una impostazione di questo tipo permette agevolmente il riconoscimento dell’apprendimento non formale, perché enfatizza quello che una persona sa fare piuttosto che come l’ha imparato. I National Occupation Standards permettono così di ottenere qualifiche professionali (cioè essere abilitati allo svolgimento di un gran numero di professioni, fra cui consulente di orientamento) anche senza aver svolto percorsi formali di studio o formazione. Un problema evidente soprattutto con questo approccio è quanto andare in dettaglio, ad esempio i 37 compiti lavorativi identificati per gli operatori di orientamento potrebbero essere condensati o esplosi in un numero minore o maggiore di competenze. Un problema ulteriore è che in Italia non esiste un elenco di riferimento di competenze per i diversi ambiti professionali. 6. I due approcci a confronto e una sintesi Che rapporto ci sono fra i due approcci, ad esempio fra le capacità tecniche ‘americane’ e le ‘units’ britanniche (chiamate in Italia competenze)? Non corrispondono perché la ‘capacità tecnica’ dell’impostazione ‘americana’ è generica, parcellizzata e si riferisce esclusivamente al contenuto strettamente tecnico del compito, mentre le ‘units’ sono assai più ampie, legate a una mansione specifica e includono tutti gli elementi (e non solo le capacità tecniche) necessari al buon svolgimento del compito lavorativo. Ad esempio con riferimento all’attività di un receptionist nell’impostazione ‘americana’ ‘sapere utilizzare il computer’ è una competenza, mentre nell’impostazione ‘inglese’ la competenza è ‘gestire le prenotazioni’ e saper utilizzare il compu33 professione oggi ter è solo una componente della stessa. Riassumendo, nelle definizioni 1. le competenze sono le caratteristiche personali che permettono la (buona, nella definizione 1.a. e 1.b.) prestazione lavorativa, e sono indicate con nomi di caratteristiche o attributi personali. Nella definizione 2 le competenze sono le prestazioni che una persona è in grado di svolgere, e sono descritte dal verbo fare o da un sinonimo. Nel primo caso il termine è stato introdotto per prevedere una buona performance; nel secondo invece per validare una prestazione reale. Entrambe le definizioni hanno ragione di esistere, però quando leggiamo o usiamo il termine ‘competenze’ è importante avere chiaro a quale delle due definizioni ci riferiamo, perché non sono compatibili. Ad esempio creo confusione se dico: ‘Grazie alle sue competenze trasversali ha una buona competenza nella relazione di aiuto’. Possiamo riportare i significati esaminati finora in una tabella: zione che permette di riconoscere come certe e di misurare le competenze personali.L’analisi delle competenze si caratterizza come una identificazione o un accertamento a seconda dei motivi per cui viene svolta. Ad esempio nella selezione del personale si opera un accertamento perché si cerca di ottenere un profilo ‘oggettivo’ di ogni candidato per poterlo confrontare con le caratteristiche della posizione lavorativa disponibile e coi profili degli altri candidati. Lo stesso nella formazione dove confronto il livello di conoscenze e capacità tecniche personali con quelle previste nei programmi di studio. Nelle attività di identificazione le competenze sono una grandezza discreta, o ci sono o non ci sono; non interessa misurarle, ma solo rilevare la loro presenza. Il metodo più semplice per identificare molte conoscenze e capacità tecniche è l’esame del percorso formativo e professionale. Per le capacità trasversali si usa invece la descrizione da parte del cliente di episodi lavorativi o di vita. Figura 2 7. L’analisi delle competenze E’ utile distinguere fra identificazione e accertamento delle competenze. Con ‘identificazione delle competenze’ possiamo intendere un’attività che ha lo scopo semplicemente di individuare quali competenze sono possedute da una persona, senza misurarne il livello. L’‘accertamento delle competenze’ può invece essere definito come un’attività di rileva34 Nell’attività di accertamento le competenze sono invece una grandezza continua che si intende misurare in maniera il più possibile ‘oggettiva’ e a questo scopo in genere si integrano tecniche di diverso tipo. Si utilizzano non solo a tecniche di natura ‘oggettiva’ quali ad esempio test di personalità o di verifica delle conoscenze, ma si può ricorrere o addirittura basarsi anche solo su tecniche professione oggi ‘soggettive’ quali l’intervista alla persona e ai suoi colleghi o l’osservazione della persona sul lavoro. Le competenze intese come compiti lavorativi che la persona è in grado di svolgere secondo un livello predefinito (definizione 2) possono essere accertate con una serie di metodi (spesso utilizzati in maniera integrata) quali ad esempio: 1. l’osservazione della persona sul posto di lavoro; 2. simulazioni di compiti e situazioni lavorative; 3. la discussione di case studies; 4. testimonianze dei colleghi e dei supervisori; 5. l’esame di documentazione prodotta durante il lavoro; 6. l’esame di prodotti del lavoro, ad esempio organizzati in portfolio; 7. l’esame del percorso formativo e professionale pregresso. Le competenze intese come caratteristiche personali (definizioni 1) vengono invece accertate con sistemi diversi a seconda della loro natura. Le capacità di natura tecnica possono essere rilevate coi sistemi già indicati sopra. Le conoscenze di natura tecnica possono essere accertate tramite colloqui, prove scritte, l’esame di prodotti del lavoro. Le capacità trasversali e le altre caratteristiche personali quali ad esempio i tratti caratteriali e i livelli di autostima possono essere accertate con test, schede di autovalutazione, colloqui. McClelland ad esempio mette a punto una metodologia (la BEI, Behavioural Event Interview) che consiste nell’intervistare, all’interno della stessa impresa, un gruppo di dipendenti che lavorano nella media e un altro che lavora meglio della media chiedendo a entrambi di descrivere esperienze lavorative di successo e di insuccesso. Dalle interviste vengono identificati una serie di comportamenti da cui si risale alle competenze (Adams 1997). E’ chiaro che l’accertamento è in genere molto più costoso della semplice identificazione perché può richiedere l’utilizzo di più tecniche e/o di vari tipi di macchinari e/o di personale qualificato. Ad esempio possono essere necessari macchinari specifici per competenze di natura tecnica, psicologi per i test, laboratori e insegnanti di lingua per le diverse lingue, etc. Una volta accertate, le competenze possono essere riconosciute o certificate. Si parla di riconoscimento quando si ottiene un credito formativo o un passaggio di qualifica presso il soggetto (ad esempio una scuola o un datore di lavoro) che le ha accertate. Si parla invece di certificazione quando un soggetto abilitato rilascia una certificazione con l’elenco delle competenze individuate che può essere utilizzata (ad esempio per ottenere crediti formativi o avanzamenti di qualifica) anche presso soggetti diversi da quello che l’ha rilasciata. Varie normative italiane permettono il riconoscimento delle competenze soprattutto negli ambiti dell’istruzione e formazione, mentre non funziona ancora, contrariamente ad altri Paesi europei, un sistema nazionale di certificazione. 8. Orientamento e competenze Come è noto le attività di orientamento hanno l’obiettivo di aiutare le persone a costruire percorsi pienamente soddisfacenti in ambito formativo e professionale (Evangelista 2006). Si distingue fra attività di informazione orientativa (quelle condotte senza un esame approfondito delle problematiche del cliente) e attività di consulenza orientativa (quelle condotte attraverso un esame approfondito delle problematiche e delle caratteristiche del cliente, Evangelista 2006a). Una parte dei clienti che si rivolgono ai servizi di orientamento non hanno un obiettivo professionale. Secondo Parsons gli obiettivi professionali vanno individuati tenendo conto di tre grandi categorie di fattori: 1. una conoscenza delle proprie caratteristiche, e in particolare di atteggiamenti, capacità, interessi, aspirazioni, risorse, vincoli personali 2. la consapevolezza di quali sono le caratteristiche necessarie, i vantaggi e gli svantaggi, le retribuzioni, le opportunità e le prospettive nei diversi ambiti lavorativi e 3. un ragionamento sulla relazioni fra i primi due gruppi di fattori. Si discute sul significato da attribuire al ‘ragionamento’ (‘true reasoning’ nella dizione di Parsons). L’idea è che esista una corrispondenza (anche se non rigida) fra determinate caratteristiche personali e la riuscita in determinati ruoli e ambiti professio35 professione oggi nali, e che gli obiettivi professionali vadano scelti anche sulla base di tali caratteristiche. In ogni caso la posizione di Parsons, quando elenca i fattori da cui dipende la buona prestazione lavorativa, è straordinariamente moderna. Parsons infatti cita già nel 1909 quei fattori di carattere personale la cui ‘scoperta’ (nel 1973) farà la fortuna di McClelland. Così seguendo Parson, già dal 1909 gli operatori di orientamento che lavorano con persone senza un obiettivo professionale le invitano ad approfondire la conoscenza delle proprie caratteristiche personali (incluse le capacità operative, in qualunque modo acquisite). Alla luce della definizione di Parsons l’utilizzo nell’orientamento del concetto di competenza non sembrerebbe così segnare un gran passo in avanti, se non per un motivo ‘esterno’ che è la possibilità di utilizzare un linguaggio comune col mondo del lavoro e della formazione. Quale dei due approcci alla competenza (l’’americano’ o l’’inglese’) è più utile nell’orientamento? Forse il primo, per tre motivi: • perché l’approccio di derivazione inglese non è utilizzabile con persone che non hanno mai svolto un lavoro (non hanno maturato competenze nel senso di capacità di svolgere mansioni proprie di specifiche professioni); • perché una buona parte dei disoccupati adulti, pur avendo sviluppato competenze secondo la definizione ‘inglese’ cerca, per amore o per forza, un lavoro di tipo diverso. In questi casi l’approccio ‘americano’ permette di ‘spezzare’ le mansioni svolte nelle loro componenti, e valutare la possibilità del loro utilizzo in settori diversi, aumentando il numero degli obiettivi professionali perseguibili; • perché l’approccio di derivazione americana permette di valorizzare (anche agli occhi delle imprese che adottano una gestione delle risorse umane per competenze) adulti dequalificati e senza titoli di studio, attribuendo pari dignità alle capacità tecniche apprese in maniera non formale e a caratteristiche personali quali tratti caratteriali, interessi e valori professionali. Quali sono le competenze che di solito vengono ri36 levate nelle attività di orientamento con persone che mancano di un obiettivo professionale? Se esaminiamo alcune fonti italiane e straniere che riportano materiali a supporto della scelta dell’obiettivo professionale possiamo dire che le competenze rilevate sono quelle ‘americane’ e che quelle competenze più ‘popolari’ sono le conoscenze tecniche, le capacità trasversali, le capacità tecniche, gli interessi professionali e i valori professionali. Un punto da evidenziare è che nell’orientamento gli elementi che vengono rilevati sono più ampi delle ‘competenze’ come definite da McClelland (1a) e Boyatzis e Spencer e Spencer (1b). Nell’individuazione di un obiettivo professionale e di un progetto per raggiungerlo si considerano anche i vincoli di natura personale e le caratteristiche fisiche ‘statiche’, che, nelle definizioni 1a e 1b, non rientrano fra le competenze. 9. L’analisi delle competenze nell’orientamento In un paragrafo precedente abbiamo visto come l’analisi delle competenze possa essere impostata come una identificazione o un accertamento e come questo determini i metodi di rilevazione. Nella selezione e nella formazione l’analisi delle competenze ha una rilevanza per così dire ‘esterna’ perché viene effettuata per poter discriminare le caratteristiche del soggetto da quelle di molti altri individui o rispetto a determinati standard, in modo da fornire a soggetti esterni elementi utili a prendere decisioni, anche contrarie ai desideri dell’esaminato (ad esempio non assumerlo, non riconoscergli un credito formativo o una qualifica). Per questi motivi (necessità di discrimine e possibilità che il soggetto esaminato cerchi di ingannare i valutatori) l’analisi delle competenze deve essere estremamente dettagliata e assume così i caratteri di un accertamento. Nell’orientamento, al contrario, l’analisi delle competenze ha una rilevanza soprattutto ‘interna’ perché viene effettuata per permettere alla persona, con l’assistenza del consulente, di migliorare la consapevolezza delle proprie caratteristiche e su questa base individuare un obiettivo professionale. professione oggi Per questi motivi (non necessità di misurare con precisione i livelli delle competenze e rapporto di piena fiducia fra cliente e consulente) l’analisi assumerà i caratteri di una identificazione e ricorrerà spesso a strumenti quali l’esame del percorso formativo e professionale e schede di autovalutazione. In Italia mancano e abbiamo bisogno di dispositivi per l’accertamento e la certificazione delle competenze, ma ci sono vari motivi che sconsigliano l’accertamento e la certificazione delle competenze da parte dei servizi che erogano orientamento: • non tutte le persone che richiedono un servizio di orientamento richiedono anche un accertamento e viceversa; si tratta perciò di servizi diversi che richiedono professionalità e strutture specifiche e pertanto devono essere svolti da soggetti diversi. L’accertamento sistematico delle competenze con tutte le persone in orientamento che mancano di un obiettivo professionale offrirebbe inoltre un servizio ridondante in termini di costo e di impegno del cliente; • l’accertamento delle competenze tende a passivizzare il cliente, perché crea una situazione in cui un esperto esamina un altro soggetto e elabora su di lui una diagnosi, mentre oggi, al contrario, è opportuno strutturare la relazione di orientamento in modo da attivare il più possibile il cliente; • l’accertamento di tutte le competenze richiede attrezzature e figure professionali che presso gli sportelli di orientamento mancano; • il ‘valore segnaletico’ presso le imprese di un accertamento svolto da una struttura (lo sportello di orientamento o il centro per l’impiego) la cui mission non è l’accertamento e la certificazione delle competenze rischia di essere estremamente basso. Durante l’attività di orientamento con persone che mancano di un obiettivo professionale può comunque essere opportuno aiutarle a tenere traccia delle competenze identificate con apposite schede e a mettere a punto un portfolio. La pratica della registrazione delle competenze e del portfolio rispondono agli obiettivi di sensibilizzare il cliente alla necessità di una manutenzione continua della propria impiegabilità (valorizzando anche l’apprendimento in contesti non formali e lungo tutto l’arco della vita), migliorare la sua autostima, rendere più semplice un eventuale riconoscimento o certificazione delle competenze. 10. Orientamento e bilancio di competenze In Francia il bilancio di competenze è stato introdotto per legge come un dispositivo che doveva generalizzare a tutte le imprese la gestione del personale per competenze, ma ha sostanzialmente fallito il suo scopo (il bilancio ha avuto uno ‘sviluppo fragile’ e il suo ‘mantenimento istituzionale’ non è scontato, Lemoine 2002:28); al momento le imprese lo utilizzano soprattutto per negoziare dimissioni o licenziamenti (Lemoine 2002:28). Il bilancio ha avuto invece in Francia un forte sviluppo come attività per l’orientamento (due terzi dei bilanci sono fatti a giovani dai 23 anni in su senza esperienza di lavoro e a adulti in cerca di lavoro, Lemoine 2002:38); probabilmente perché, quando è stato introdotto, l’orientamento per adulti non era ancora sviluppato. Nel nostro Paese il bilancio ha avuto un’evoluzione dello stesso tipo. E’ stato introdotto con la sperimentazione condotta a metà degli anni ’90 dalla Regione Emilia Romagna, come dispositivo per la gestione del personale (Selvatici e D’Angelo 1999:23-24 e 29), e perciò per scopi diversi dall’orientamento (Selvatici e D’Angelo 1999:48-49). Il modello iniziale prevedeva prove di verifica delle conoscenze e capacità tecniche (Selvatici e D’Angelo 1999:47) e il coinvolgimento delle parti sociali per la gestione contrattata dei percorsi di carriera e delle ristrutturazioni aziendali (Selvatici e D’Angelo 1999:63). Successivamente è stato modificato nei contenuti: sono scomparse le prove di verifica e il coinvolgimento delle parti sociali, si è passati dall’accertamento all’identificazione delle competenze e il termine ‘bilancio di competenze’ ha finito per indicare (e introdurre) la consulenza di orientamento per adulti in quelle zone d’Italia dove servizi di orientamento di questo tipo non erano a regime (Evangelista 2005:58-62). 37 professione oggi Da un punto di vista teorico questa evoluzione è stata accompagnata in Italia dai saggi di Bresciani (2001) e Selvatici (2002), che hanno progettato la sperimentazione iniziale in Emilia Romagna. Bresciani (2001:22-23, vedi anche Evangelista 2001) afferma che in ambito orientativo il fine del bilancio non può essere l’accertamento e che le competenze rilevate sono quelle deboli, auto-percepite dal soggetto. Selvatici (2002:116-117, riprendendo - ma solo nel 2002- Levy-Leboyer 1993) ammette invece la legittimità, accanto al ‘bilancio per fattori’, strutturato in maniera rigida e sequenziale, di un ‘bilancio per storie’, pressoché indistinguibile (Evangelista 2006a) dal colloquio di orientamento specialistico. Anche a seguito di queste vicende, In Italia il termine ‘bilancio di competenze’ viene oggi utilizzato per indicare attività che hanno in comune la rilevazione delle competenze personali ma sono molto eterogenee per filosofia e modalità pratiche di svolgimento. Ad esempio viene utilizzato per indicare dispositivi per la valutazione dei candidati durante la selezione del personale, la valutazione del potenziale degli occupati, il riconoscimento di crediti formativi, l’incontro fra domanda e offerta di lavoro, l’individuazione di un obiettivo e la stesura di un progetto professionale durante le attività di orientamento. Il bilancio di competenze svolto in ambito orientativo si distingue dai bilanci di competenze di altro tipo perché il cliente lo richiede volontariamente e perché nel bilancio per fattori (la forma più comune di bilancio orientativo) viene dato grande spazio all’individuazione dell’obiettivo e alla stesura del progetto professionale; in ambito orientativo inoltre le competenze vengono identificate e non accertate. Al contrario in bilanci di altro tipo (es: per la selezione) la partecipazione può essere obbligata, l’obiettivo professionale (ad esempio in dispositivi per il riconoscimento di crediti formativi) c’è già o è irrilevante, la stesura del progetto professionale non viene affrontata, le competenze vengono accertate. Per questi motivi è utile differenziare il bilancio di competenze svolto in ambito orientativo dalle altre attività di bilancio o addirittura non considerarlo un servizio con una propria specificità ma semplicemente una delle possibili modalità di svolgimento del colloquio di orientamento specialistico. 11. Le competenze nella gestione delle risorse umane e nell’orientamento Figura 3 38 ENPAB news Francesco Torre Affari Generali ENPAB Il modello sociale italiano e il gap del sistema contributivo U n’avventura, mi sembra la giusta connotazione da tributare per l’analisi ai programmi della Cassa di previdenza dei biologi italiani. Ed è proprio il caso di augurare buona fortuna al sistema previdenziale nel suo complesso, dove indistintamente, le Casse di previdenza delle professioni ordinistiche, sono chiamate a rispondere della sostenibilità e della adeguatezza delle pensioni; aspettativa e speranza di ogni lavoratore che abbia la fortuna di definirsi tale; percorso e traguardo nello stesso tempo per chi è proprio il caso di dire - può vantare il primato di essere ‘ultimo arrivato’. Proprio così, la competizione vede tra i vincenti i superstiti, coloro che hanno avuto la sorte di giudicare il ben fatto volgendo lo sguardo alle proprie spalle; perché di questo si tratta, proprio della provvidenza avuta nella fase attiva del lavoro che ha posto le basi per la costruzione del pilastro previdenziale, il primo dell’ultimo ciclo di vita che introduce all’età della saggezza. Intorno a questo costrutto si impernia la progettualità che il sistema previdenziale in generale richiede: l’obiettivo è di individuare un “virtuoso” sistema di previdenza privata. Percorso parallelo e sinergico che vede protagonista istituzionale il Ministero del Welfare, che ovviamente si occupa di “salute”; gioco linguistico per trattare la medesima questione, anche se il ministro Giuliano Poletti per la verità, in una recente intervista, si è allargato con un commento esplicito: “Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21. Così - ha aggiunto il ministro - un giovane dimostra che in tre anni ha bruciato tutto e voleva arrivare”. Mentre nel nostro paese, ha spiegato Poletti, “abbiamo un problema gigantesco: il tempo. I nostri giovani arrivano al mercato del lavoro in gravissimo ritardo. Quasi tutti quelli che incontro mi dicono che si trovano a competere con ragazzi di altre nazioni che hanno sei anni meno di loro e fare la gara con chi ha sei anni di tempo in più diventa durissimo”. Quindi cambia la visione del modello sociale italiano; modello sostenibile ed efficace che si pone l’obiettivo di offrire maggiori opportunità a ciascuna persona e volto a prevenire il manifestarsi delle situazioni di bisogno. L’Enpab, nata assieme ad altre casse di previdenza con la legge 103/96, liquida le pensioni ai propri iscritti applicando il sistema di calcolo contributivo. 39 ENPAB news Ovvero, l’importo dei contributi versati viene trasformato in pensione sulla base della speranza di vita del pensionato. Il metodo è puntualmente inteso nel termine contributivo piuttosto che il sistema a capitalizzazione che attiene più correttamente al calcolo proprio delle assicurazioni private. Infatti, la pensione viene calcolata sulla base di un montante contributivo, costituito da un rendimento fittizio e da una somma determinata sulla base di una aliquota di computo, fissata dalla legge, che sostituisce i contributi effettivamente versati e non necessariamente corrisponde con l’aliquota contributiva. Diversamente dal sistema pubblico (dove certamente l’aliquota di computo non corrisponde con l’aliquota contributiva e per pagare le pensioni spende più di quanto introita), la previdenza privata, come peraltro disposto dalla legge, riconosce un rendimento pari alla variazione media quinquennale del Pil (Prodotto interno lordo) nominale, con riferimento al quinquennio antecedente l’anno da rivalutare. Pil nominale, quindi, comprensivo dell’aumento dovuto all’inflazione; rivalutazione della contribuzione operata su base composta al 31 dicembre di ogni anno, con la esclusione della contribuzione dello stesso anno. È chiaro come il sistema di calcolo contributivo avrà un equilibrio economico perenne, anche se il Pil può subire, come ha subito, drastiche riduzioni con conseguente ribasso del tasso di crescita e conseguentemente del reddito dell’assicurato, di per sé tutt’altro che costante; infatti il basso reddito dei primi anni di attività alimenta in misura trascurabile il montante contributivo, ma sono proprio gli anni più lontani, quelli che subiscono la maggiore rivalutazione, dal momento della trasformazione del montante in rendita. Non altrettanto si può dire per il sistema retributivo, ovviamente escluso dal modello adottato per le casse 103/96. Infatti esso presenta 40 uno squilibrio finanziario che potrebbe non assicurare la pensione ai nuovi iscritti. Motivo per cui il Governo, con la emanazione della Legge 335/95, ha incentivato il sistema di calcolo contributivo. Comunque sia, il sistema contributivo presenta anche il suo lato oscuro; infatti non basta a dimostrare la sostenibilità del sistema previdenziale, utile in parte a compensare la inadeguata prestazione pensionistica futura, costretta nell’imbuto del tasso di sostituzione, termine ridondante per definire semplicemente il rapporto tra la pensione ed il reddito dell’assicurato appena prima del pensionamento. Insomma, un vicolo cieco: se è vero, quindi, che il sistema contributivo assicura l’equilibrio finanziario, non è altrettanto vero che assicura la sostenibilità sociale del sistema previdenziale; infatti, le pensioni generate con il sistema contributivo sono in realtà molto basse, causa ne è, come abbiamo detto, il tasso di sostituzione, considerato “congruo” nella misura del 50%. Può essere ciò motivo di preoccupazione per la dirigenza delle Casse private? Certamente sì; e per questa ragione una attenta rilettura del sistema previdenziale accende i riflettori sulla questione certamente non secondaria, l’assistenza. L’impegno di questa Amministrazione? Continuare nel lavoro già avviato di concerto con le altre Casse di previdenza per incrementare i montanti contributivi degli iscritti e quindi garantire prestazioni accettabili e contestualmente implementare l’attività formativa ed informativa, oltre che perseguire la diffusione della cultura previdenziale sul territorio mediante la organizzazione di eventi tematici. Logica conclusione appare il sempreverde pensiero espresso nel XV secolo: “Se tu intendi la vecchiezza aver per suo cibo la sapienza, adoprati in tal modo in gioventù, che a tal vecchiezza non manchi il nutrimento”, Leonardo Da Vinci. l’angolo dei Biologi 19 voci Per una corretta alimentazione ed un adeguato esercizio fisico A cura di Stefania Agrigento, prefazione di Eugenio Del Toma; Clioedu editore 2015, 420pp., euro 48,00 Q uesto manuale ha lo scopo di fornire un supporto didattico scientificamente aggiornato e di taglio pratico ai futuri professionisti della Nutrizione. Gli argomenti trattati riguardano i temi classici su alimenti e nutrienti, fabbisogno energetico, valutazione nutrizionale, composizione corporea e approccio al paziente. Una particolare attenzione è stata data agli aspetti pratici di personalizzazione di piani nutrizionali nelle varie classi di età, in particolari momenti fisiologici come gravidanza e allattamento, nello sport e nei regimi vegetariani. L’opera si conclude con un richiamo alla sicurezza igienica degli alimenti e ad un uso corretto degli integratori. ‘19 vo- ci’ nasce da una idea di Stefania Agrigento, Biologa, specialista in Scienze della Nutrizione Umana, e si è potuta realizzare grazie alla collaborazione di numerosi specialisti, permettendo così la pubblicazione di un testo di approfondimento nutrizionale che dovrebbe far parte della biblioteca personale di tutti coloro che operano nel campo del benessere inteso in senso globale. Parte del ricavato dalla vendita di questo volume sarà devoluto all’Associazione KIM Onlus. L’Associazione Kim, nata a Roma nel 1997, interviene a sostegno di minori gravemente malati che vivono in condizioni di disagio economico e sociale e che provengono per lo più da Paesi le cui strutture sanitarie non consentono interventi terapeutici adeguati. L’organizzazione gestisce a Roma un Centro di accoglienza “La Casa di Kim” (in via di Villa Troili, all’interno del Parco Bellosguardo), dove vengono accolti e ospitati i minori e le loro mamme. Per coprire le spese di accoglienza e ospitalità l’Associazione si avvale esclusivamente di donazioni da privati cittadini, contributi da fondazioni private e attività di raccolta fondi per eventi. Le richieste dei piccoli malati provengono, ad oggi, da circa 60 Paesi del mondo e sono più di 200 i bambini che l’Associazione ha ospitato per le cure in questi anni, in un’età fra zero e 18 anni affetti da cardiopatie, tumori, leucemie, traumi di varia origine, deformazioni. 41 l’angolo dei Biologi E’ Buono A mangiar bene si impara da piccoli Gloria Chandanie Leone, Libromania 2015; 91 pp., euro 3,99 I ndispensabile come l’amore di una mamma: il cibo. Su di esso si fonda la nostra esistenza e da esso dipende il nostro stato di salute. Cibarsi non rappresenta soltanto un momento necessario al nostro sostentamento, ma anche un’occasione di condivisione con familiari e amici che è necessario vivere con la giusta consapevolezza. Occorre conoscere gli alimenti a nostra disposizione per poter comprendere appieno come combinarli per ottenere un’alimentazione equilibrata. La parola “dieta” dal greco dìaita, significa “stile di vita”, ma ormai, negli ultimi anni, il suo significato è stato stravolto divenendo sinonimo di regimi alimentari restrittivi. Siamo costantemente bombardati dai media che propongono diete miracolose a base di un unico alimento, diete ipocaloriche o iperproteiche capaci di provocare danni a lungo termine nel nostro organismo. Alimentarsi correttamente vuol dire adottare una dieta che sia in grado di soddisfare i bisogni fisiologici dell’organismo (sia in termini di energia, che in termini di nutrienti) dal punto di vista qualitativo e quantitativo. Cosa ci differenzia dagli animali? L’uomo non è guidato solo dall’istinto e dagli stimoli provenienti dallo stomaco, ma è in grado di “scegliere cosa mangiare”. Durante i secoli di evoluzione ha dimostrato un’elevata capacità di adattamento, che gli ha permesso di insediarsi in maniera ubiquitaria sulla Terra. I nostri antenati hanno dovuto affrontare diverse sfide evolutive per poter arrivare ad un’alimentazione che comprendesse un’ampia gamma di alimenti diversi. L’alimentazione corretta rappresenta il principio cardine su cui deve fondarsi il nostro stile di vita al fine di raggiungere un equilibrio sia fisico che mentale. Ricordo le parole della scrittrice Virginia Woolf “Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene”, citazione che delinea, in modo molto chiaro, l’importanza di una sana alimentazione nella vita di ognuno di noi. Abbiamo il dovere sociale di essere da esempio per le future generazioni. Un figlio che vede quotidianamente il proprio genitore mangiare di fretta, saltare la colazione o abbuffarsi di cibi indu42 striali ne diventerà lo specchio da adulto. La famiglia deve perciò rappresentare la culla in cui il bambino impara a conoscere e ad apprezzare, fin da piccolo, gli alimenti nella loro semplicità e nella loro capacità di influenzare la nostra salute e il nostro stato d’animo. E’ noto, infatti, l’elevato potere del cibo, come un sostituto del piacere o della gioia. A chi non è mai capitato di affrontare una giornata storta e di cercare una “dolce” o “salata” consolazione nel frigo o nella dispensa? Oppure percepire un vuoto allo stomaco a tal punto da non riuscire a bere neanche un sorso d’acqua? La scelta di ciò che mangiamo è irrimediabilmente condizionata dalla nostra psiche, ma anche dal “fattore tempo”. In una vita di stress e ritmi frenetici il cibo assume spesso la dimensione di un caffè al volo o di un panino consumato con voracità davanti al PC. Anticipare la sveglia di dieci minuti al risveglio o preparare il tavolo della colazione la sera prima, costituisce già un piccolo passo verso un’educazione alimentare più consapevole per i vostri figli, assicurando loro di consumare insieme il primo pasto della giornata. Dirigiamoci verso una scelta alimentare fondata sul benessere e sui cibi di qualità per permettere ai bambini di acquisire, con semplicità, il concetto di salute come bene prezioso. L’educazione alimentare risulta perciò essenziale fin da piccoli, perché i bambini pur affermando i propri gusti e la propria personalità si rivelano suscettibili al cambiamento delle loro abitudini, in particolar modo quando a fare da modello sono i loro genitori. Questo libro vuole essere una piccola guida di “sopravvivenza” nella “giungla alimentare” che si apprestano ad affrontare i più piccoli. Con qualche nota scientifica qua e là e qualche suggerimento che a primo impatto potrebbe risultare curioso, cercherò di guidarvi verso uno stile di vita più consapevole per voi e i vostri figli, senza mai dimenticare che il cibo è un dono a cui ognuno di noi attribuisce un suo intimo e personale significato. Bisogna conoscere per poter meglio apprezzare. Il primo passo dipende da noi. Mangiate Responsabilmente. l’angolo dei Biologi Star bene con leggerezza Paola Salgarelli e Paola Richero, Ilmiolibro self publishing 2014; 291 pp., euro 26,00 “ Stare bene con leggerezza” è un libro che raccoglie le migliori ricette del blog “QB: 2 nutrizioniste in cucina”. Il blog nasce nel 2011 da un’idea di due biologhe specializzate in Scienza dell’alimentazione (la sottoscritta e la dr.ssa Paola Richero) con lo scopo di dimostrare che si possono preparare e mangiare pietanze gradevoli senza eccedere con le calorie, premiando la salute. Il libro non è però solo questo perché in realtà racchiude un’altra storia, come una sorta di “libro nel libro”: “Stare bene con leggerezza”, infatti, è stato concepito e realizzato in un momento particolarmente difficile della mia vita. Due anni e mezzo fa mi è stata diagnosticata una leucemia acuta linfoblastica e da lì ho iniziato un lungo percorso di chemioterapie che è culminato in un trapianto di midollo da donatore non consanguineo. Perciò, nei lunghi mesi di degenza ospedaliera, mi sono dedicata alla preparazione del libro il quale mi è servito enormemente per distrarmi. E da lì ho iniziato a scegliere, sistemare, catalogare, impaginare le nostre ricette. Insieme all’affetto dei miei cari, il libro mi ha davvero aiutato a superare questi mesi in maniera relativamente serena ed ottimistica. Ha dato un senso a questo periodo di forzata inattività. Ho voluto che nel titolo ci fosse il termine “leggerezza”, che in questo caso non significa solo “povero in calorie”. È la leggerezza di spirito, la positività e l’ottimismo che aiutano a superare i momenti difficili della vita. Recentemente ho letto il testo integrale del famoso discorso che Steve Jobs ha tenuto alla Stanford University nel 2005 (quello dal quale è stata tratta la famosa frase “Stay hungry. Stay foolish”). Ad un certo punto Steve parla di “unire i puntini” della propria vita. A volte succedono dei fatti che appaiono senza senso e non correlati tra loro. Perché - cito direttamente un pezzo del discorso - “la linea che collega i puntini si vede solo dopo, guardandosi all’indietro. Però si può, si deve sempre avere fede che, in qualche modo, nel futuro, i puntini si uniranno. Si deve credere a qualcosa: al nostro ombelico, al destino, alla vita, al karma, a qualsiasi cosa. Perché credere che alla fine i puntini si uniranno ci darà la fiducia necessaria per seguire il nostro cuore anche quando questo ci porterà lontano dalle strade più sicure e scontate, e farà la differenza nella nostra vita”. Io sono tornata indietro, al periodo in cui mi sono ammalata e, unendo i puntini, ho realizzato questo progetto. Spero che la mia storia aiuti anche altre persone in situazioni simili alla mia a capire che la mente e la volontà non devono arrendersi mai. Impegnarsi in un progetto, un qualsiasi progetto, è più che mai terapeutico. Per chi se lo stesse chiedendo, volevo dire che adesso sto bene. Sono stata fortunata! Ma veniamo alle ricette del libro: ogni nostro piatto, oltre a essere gustoso, è veloce e semplice da preparare ed è inoltre accompagnato dai valori nutrizionali e spesso anche dalla foto. Gli ingredienti sono quelli tipici della nostra preziosa Dieta Mediterranea: verdura e frutta di stagione, cereali spesso integrali, pesce (soprattutto azzurro), legumi, olio d’oliva e carni (queste ultime utilizzate con parsimonia). Non mancano i dolci senza glutine e i dessert per diabetici. Per concludere, aggiungo i nostri ringraziamenti a ENPAB (in particolare alla neo-presidentessa Tiziana Stallone e al dr. Nunziante) per avere dato spazio al libro. Qualche tempo fa, in occasione di un convegno, ho avuto modo di conoscere alcuni dei biologi che lavorano per ENPAB. E ho capito ciò che già sospettavo da tempo e cioè che non avevo a che fare con un Ente astratto ma con delle persone accumunate da una spiccata sensibilità, grazie alla quale oggi ho la possibilità di parlarvi di questo progetto. Potete trovare il nostro libro, disponibile solo on-line: http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=104241. I proventi ricavati dalla vendita andranno in beneficenza alla “Fondazione progetto Ematologia” dell’ospedale di Vicenza. Paola Salgarelli 43 l’angolo dei Biologi In ricordo di Sergio Pacini L a sua ultima telefonata al gruppo di lavoro dell’ABNI è stata fatta alle 19,30 del 27 Settembre 2015. “Mi hanno chiamato, continuate il lavoro, vi richiamo appena posso… ”. Una cordata di amici è stata appesa a quel numero di telefono che non ha più richiamato, si è spento nel primo pomeriggio del 15 Ottobre 2015. Sergio Pacini, prima di tutto amico, collega e Presidente dell’ABNI dal 1999, non farà sentire più la sua voce che con determinata discrezione ha in tutti questi anni guidato i Biologi Nutrizionisti iscritti all’Associazione, e non solo: è stato presente nelle battaglie legali per la tutela della professione del “Biologo Nutrizionista” esponendosi anche in prima persona. Sicuri di non riuscire ad elencare tutti i progetti e le iniziative a cui ha preso parte ricordiamo le tappe fondamentali da lui raggiunte. Biologo, perfezionato in “Pedagogia delle Scienze della Salute”, in “Promozione e gestione della Qualità dell’Assistenza Sanitaria” e in “La Cultura dell’Impresa”, con un Master in “Nutrizione in Medicina Generale”, presente anche al pubblico più vasto di radio private, giornali e televisione su temi di grande attualità come: - “O.G.M. opportunità o pericolo per il genere umano?” - “Siamo sicuri che faccia bene mangiare tanta carne?” - “Vagando tra cibo e insulti alimentari” 44 - “Alimentazione e diete: attenzione ai falsi esperti” - “Extravergine e pesce, un concentrato di benessere” - “A scuola alimentazione o educazione alimentare?” Ha promosso iniziative a favore del Biologo Nutrizionista creando opportunità di lavoro con il progetto “inForma”, realizzato in collaborazione con la Boehringer Ingelheim Italia S.p.A. Presente sui tavoli tecnici di lavoro con la nomina di membro della Commissione Nutrizione dell’Ordine Nazionale dei Biologi, come componente del Gruppo di Lavoro per la revisione delle “Linee Guida per una Sana Alimentazione Italiana” da parte del C.R.A. e come membro della C.N.C. (Comitato Nazionale di Controllo) di I.C.E.A. - Istituto di Certificazione Etica Ambientale. Attivo per la promozione della formazione, già nel 2001 progettava, organizzava e relazionava al Corso di Perfezionamento in “Nutrizione Umana” tenutosi a S. Felice del Benaco (BS) con il Patrocinio dell’O.N.B. Il suo impegno proseguiva nel 2002 come progettista, organizzatore e relatore delle “Giornate dell’alimentazione ABNI” tenutesi a Sassone di Ciampino (Roma) sempre con il Patrocinio dell’O.N.B e con l’avvio del programma ministeriale “Educazione Continua in Medicina” (ECM), come progettista ed organizzatore, in collaborazione con altri professionisti, di numerosi corsi di formazione ed aggiornamento A.B.N.I. Fino al 2007 è stato progettista ed organizzatore del Corso di “Perfezionamento in Biologia della Nutrizione” istituito dalla Università di Bari, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali - Corso di Laurea in Scienze Biologiche, proseguendo nel 2009 con la progettazione e la realizzazione del Corso di Perfezionamento in “Nutrizione Umana” al Campus BioMedico di Roma. Forse lo immaginava, o pur non immaginando di non poter ritornare, ha lasciato un messaggio e ha fatto in modo che ciò avvenisse: “Continuate il lavoro”. Il Direttivo ricostituitosi a seguito di decisione unanime del Consiglio il 14 novembre 2015 è già impegnato a seguire la strada tracciata ed è già al lavoro per portare avanti tutto quello che il Presidente sognava e che non ha potuto realizzare. ABNI Associazione Biologi Nutrizionisti Italiani rassegna stampa A cura di Daria Ceccarelli La libera professione equiparata all’impresa, con la legge di Stabilità 2016 i Fondi UE diventano ‘accessibili’ N ella legge di Stabilità 2016 una importante novità per i professionisti. Approvato l’emendamento che recepisce la raccomandazione Ue 2003/361/Ce e che assimila la libera professione all’impresa: i liberi professionisti potranno così beneficiare dei fondi strutturali europei rientranti nella programmazione 2014/2020 - in particolare i piani operativi POR e PON del Fondo sociale europeo (Fse) e del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) oltre che il piano d’azione Un bottino da più di 70 miliardi. A tanto ammontano le risorse complessive a cui potranno avere accesso i liberi professionisti italiani a seguito dell’equiparazione alle pmi per l’accesso ai Fondi strutturali europei. Misura contenuta nel ddl Stabilità per il 2016, oggi all’approvazione definitiva del Senato e che permetterà a tutti i titolari di partita Iva di partecipare ai bandi regionali per l’accesso ai Fondi Ue. Nel dettaglio, le risorse a cui ‘Imprenditorialità 2020’ - quest’ultimo adottato dalla Commissione europea al fine di estendere ai liberi professionisti tutti i benefici riconosciuti alle Pmi (accesso facilitato al mercato, al credito e ai finanziamenti ad hoc). La norma intende adeguare l’ordinamento nazionale a quello dell’Unione Europea: secondo il diritto europeo le libere professioni rientrano nell’ampia accezione di imprese come esercenti attività economiche che producono reddito. Inoltre si intende rendere uniforme l’interpretazione delle Regioni. potranno avere accesso tutti i settori tra il 2014 e il 2020, professionisti compresi, saranno frutto della somma dei 42 mld di euro di stanziamenti comunitari, dei 24 mld di euro di co-finanziamento nazionale e dei 4,3 mld di euro di stanziamenti regionali. [...] «... il risultato raggiunto rappresenta un successo per il governo e per il Mise che, con il tavolo competitività delle libere professioni, ha sostenuto con azioni concrete le libere professioni ordinistiche che rappresentano il 13% del pil nazionale», ha sottolineato il sottosegretario allo sviluppo economico Simona Vicari. 22/12/2015, Beatrice Migliorini 45 rassegna stampa I professionisti potranno contare sui fondi strutturali europei. A consentirlo è la legge di Stabilità 2016 che riconosce loro il diritto di accedere ai soldi stanziati da Bruxelles. Secondo il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, si tratta di un «risultato straordinario che finalmente proietta i liberi professionisti italiani su una dimensione europea». Equiparazione alle Pmi nell’accesso ai fondi Ue. [...] Il passaggio alla Camera conferma la norma introdotta al Senato che apre le porte dei fondi comunitari anche al lavoro autonomo. 20/12/2015, Giovanni Parente 22/12/2015, Federica Micardi [...] Tra i provvedimenti c’è pure l’emendamento, approvato in Senato in prima lettura, che permette ai liberi professionisti di accedere ai bandi che stanziano fondi strutturali dell’Unione Europea. 21/12/2015, Francesco Di Frischia 46 Pace fatta tra liberi professionisti e Pmi. Ai fini della loro equiparazione per l’accesso ai bandi regionali per i fondi europei ecco arrivare il ddl Stabilità per il 2016 che, con l’introduzione di una norma ad hoc, intende mettere ordine su una materia da sempre in mano alle regioni. Al netto delle misure previste per i professionisti sia a livello regionale, sia a livello nazionale... infatti... quasi il 50% degli enti aveva optato per l’esclusione dei liberi professionisti dall’accesso ai bandi regionali giustificando la scelta, in mancanza di un preciso orientamento del governo sul punto, con la mancanza del requisito dell’iscrizione alla Camera di commercio. rassegna stampa Elemento ritenuto imprescindibile per la partecipazione ai bandi sulla base di un precedente orientamento del ministero dello sviluppo economico. Ecco però, che per provare ad armonizzare la situazione sul territorio... è stato costituito un tavolo di lavoro ad hoc a cui sono state chiamate a partecipare tutte le categorie, anche le non regolamentate... 07/12/2015, Beatrice Migliorini L’accesso dei professionisti ai fondi strutturali europei viene messo nero su bianco nel maxi-emendamento alla Legge di Stabilità 2016 approvato, con fiducia, dal Senato. [...] I liberi professionisti avranno libero accesso ai fondi FSE e FESR... la norma, adeguandosi all’ordinamento dell’Unione europea, equipara i liberi professionisti (indipendentemente dalla forma giuridica rivestita) alle PMI per quanto attiene la possibilità di concorrere ai fondi strutturali europei 2014-2020. 23/11/2015, Bruno Pagamici Il diritto dei professionisti di concorrere ai fondi strutturali europei 2014-2020 è messo per iscritto nella legge di Stabilità. Lo prevede un emendamento... approvato ieri dalla commissione Bilancio del Senato. La norma si basa sulla equiparazione, secondo il diritto europeo, dei liberi professionisti alle piccole e medie imprese... Il principio vale a prescindere dalla forma giuridica che i professionisti scelgono per svolgere l’attività. La misura approvata in Commissione vale sia per i fondi comunitari gestiti direttamente da Bruxelles, sia per le risorse erogate attraverso lo Stato e le Regioni. L’emendamento dovrebbe mettere fine alle difficoltà dei professionisti di attingere ai fondi strutturali europei, nonostante la presa di posizione esplicita della Commissione nella primavera 2014... E’ stato l’allora vice presidente della Commissione, Antonio Tajani, a riconoscere i professionisti tra i destinatari di politiche per la crescita, attraverso l’accesso alle risorse comunitarie, così da migliorare organizzazione, efficienza nell’offerta dei servizi e competitività. 19/11/2015, Maria Carla De Cesari 47 contatti ENPAB ORARIO DI APERTURA DEGLI UFFICI AL PUBBLICO Lunedì - Giovedì - Venerdì dalle ore 9.00 alle 13.30 Martedì - Mercoledì dalle ore 9.00 alle 13.30 e dalle ore 14.00 alle 17.00 Si informano gli iscritti che gli uffici dell'Ente forniranno informazioni telefoniche di carattere generale nei seguenti orari: dal lunedì al venerdì: dalle ore 9.00 alle ore 13.00 Tel. 06.4554.7011 - Fax 06.4554.7036 - mail: [email protected] Centralino 06.45547011 [email protected] [email protected] Per ricevere informazioni o chiarimenti dai nostri uffici su problematiche specifiche potete consultare il sito www.enpab.it nella sezione ‘Contatti’ 48 Via di Porta Lavernale, 12 - 00153 Roma Tel. 06.4554.7011 - Fax 06.4554.7036 [email protected] - [email protected] www.enpab.it