Marzo 2013 .pub
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O T S E S I D SEI A cura del Comitato di Redazione, con supervisione della prof. Rita Gaviraghi e N°6 con la straordinaria Destinatario sconosciuto’ collaborazione di Nelson Marzo 2013 [email protected] [email protected] Giaretta (5BI) per Cari amici lettori, l’impostazione grafica Sommario: DESTINATARIO SCONOSCIUTO Pag. 1 WHAT’S THE BUZZ TO MY HEART? Pag. 2 IL SIMPOSIO Pag.3 A TUTTO SPORT! Pag.3 A TUTTO SPORT! Intervista 1 Pag.4 A TUTTO SPORT! Intervista 2 Pag.4 in seguito alla recente rappresentazione teatrale di alcuni nostri amici e insegnanti, vi propongo qui di seguito la recensione del romanzo epistolare ‘Destinatario sconosciuto’ da cui sono state tratte le lettere lette durante la recita. La narrazione si articola in diciannove lettere, scritte tra il Novembre 1932 e il Marzo 1934. I due autori sono gli amici Max Eistenstein, americano di origine VIOLENZA SULLE Pag.6 DONNE ebrea, e Martin Sculze, tedesco. I due sono proprietari a San Francisco di una galleria d’arte. In seguito al trasferimento in Germania di Sculze, Max inizia ad inviargli delle lettere per tenerlo al corrente degli affari e dirgli quanto gli manca il suo caro amico. A TUTTO SPORT! Intervista 3 Anno V Pag.5 Le prime lettere di Martin fanno trasparire che in Germania la situazione non è delle migliori, in quanto il Paese è distrutto dalla Prima Guerra Mondiale; lui viene infatti considerato un milionario americano grazie alla sfarzosa villa che ha acquistato con il guadagno della galleria. Quando incomincia l’ascesa al potere di Hitler Martin, inizialmente, esprime i suoi dubbi su quell’uomo divenuto da poco capo effettivo del governo e del Terzo Reich; un uomo che è come una «scossa elettrica», energico come lo può essere solo un grande oratore e fanatico. Tuttavia, in seguito, sembra invaghirsene e riferisce che in tutta la Germania la gente ha ricominciato a sperare e si augura una rapida ripresa economica. Max è però restio ad affidarsi completamente alle parole dell’amico a causa di alcune testimonianze di Ebrei, riusciti a scappare dall’Europa, che hanno assistito ad atti barbari nei confronti dei loro connazionali. Max, accecato dall’ira, decide di usare le lettere come mezzo di vendetta: queste riportano informazioni circa il tempo atmosferico, indicazioni di precise misure di alcuni qua- La risposta di Martin è intrisa, però, di profondo odio SCHEDA nei confronti degli Ebrei che «devono soffrire perché milioni vengano sal- Autore: Kressmann Taylor vati». Titolo: destinatario sconosciuto Avendo ora acquisito una Anno: 1938 posizione di rilievo nella Genere: Romanzo Epistolare società, Martin prega l’amico di interrompere la loro corrispondenza e limidri e in particolare riferitarsi ad inviargli le fatture e menti alla «nostra nonna», le ricevute bancarie. lasciando sottintendere Max ignora però la richiesta, che i due sono accomunati dopo aver saputo che sua dalle medesime origini e sorella, in Germania per una stanno utilizzando un cotournée teatrale, è in perico- dice per comunicare. lo; i suoi sospetti si dimostraLe lettere da Monaco a no fondati quando una letteSan Francisco diventano ra indirizzata alla donna torsempre più brevi e permena al mittente con la scritta ate dal panico: Martin “destinatario sconosciuto”; chiede a Max di fermarsi: Max chiede quindi all’amico «Mio Dio, Max, lo sai queldi aiutarla a fuggire. lo che stai facendo? ... In una successiva lettera, Queste lettere che hai Max scopre che l’uomo se ne mandato ... non ti sfiora è lavato le mani, consegnan- nemmeno l'idea che mi dola di fatto nelle mani delle stai rovinando? Ti sconSS. giuro, Max, basta, basta! Fermati fintanto che io Numero 6 Pagina 2 Sei di Sesto_Marzo 2013 posso ancora essere salvato». Inutile. Max continua imperterrito: l’ultima lettera inviata torna indietro recando il timbro unbekannt adressat (destinatario sconosciuto). Il 27 Gennaio 1945, i cancelli di Auschwitz furono abbattuti e successivamente anche quelli di molti altri campi di concentramento; per far sì che questi eventi non accadano di nuovo, il Parlamento Italiano ha emanato la legge 20 Luglio 2000, n. 211, per ricordare le vittime dell’Olocausto. “Ogni tempo ha il suo fascismo. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando e distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti sottili modi la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine” (Primo Levi) Garavello Andrea 3AFM Ecco ai lettori del Sei un dolce pensiero tra San Valentino, Festa della Donna e Primavera da Marica Fanny Melis, 5BP What’s the buzz to my heart? E’ quando il resto del mondo Ma non m’importa perché se ne va che vedo chi tiene a me, il mio cuore sa cosa mi succede e fu quando notai che tu non mi anche se non vuole ancora dirmelo. voltavi le spalle, che i miei occhi brillarono ed il mio cuore Aspetterò, ma l’attesa mi iniziò a palpitare come fosse impazzito. Rende folle: vorrei sapere già ora Che cosa sente il mio cuore, Mi chiesi cosa mi succedeva, ma spero che prima o poi me lo dica. non capivo il perché di quella reazione strana che Non so però se anche a te succede, so che mi viene quando ti vedo. se anche tu hai questa sensazione… solo tu, con l’aiuto del tempo, me lo dirai . Numero 6 Sei di Sesto_Marzo 2013 Pagina 3 RAGAZZI, DIVERTIAMOCI LEGGENDO! Il Simposio è un simpatico incontro nel quale discutere di un libro letto, in modo piacevole e senza obblighi. Noi ragazzi possiamo ascoltare le idee e le opinioni più mature degli insegnanti e degli ex alunni, le quali ci permettono di capire in modo migliore il libro e di approfondire le nostre conoscenze personali. E' poi sempre interessante andare oltre le apparenze di qualsiasi cosa e questa bella iniziativa serve proprio a questo, cerca infatti di far emergere tutto ciò che si nasconde dietro le pagine di un libro, che subito può sembrare molto semplice anche se in realtà può non esserlo. Abbiamo il piacere di avere spesso ai ritrovi il fratello della professoressa Gaviraghi, che non è un professore o uno studente, ma alimenta la discussione con commenti e curiosità sempre interessanti. Il clima è ottimo per l'ascolto, ma è molto divertente e conviviale grazie anche al simpatico Giovanni che ci delizia con le prelibatezze del bar. La riunione non è limitata ai lettori più esperti, bensì è un momento in cui si può dialogare, confrontarsi e esporre le proprie idee senza alcun timore dei giudizi altrui; è un momento dove tutti ascoltano gli interventi di tutti con interesse e qualsiasi idea venga proposta è sempre apprezzata. Le diverse opinioni su uno stesso libro rendono il dibattito interessante e non banale, ognuno può imparare dagli altri e nel frattempo gustarsi una buonissima pizza! Le opere proposte sono, nella maggior parte dei casi, leggere e scorrevoli, in modo da permettere ai ragazzi di tutte le età di leggerle con divertimento. La prossima lettura sarà Tre uomini in barca, un simpatico romanzo inglese che mette molta allegria! Le battute sono ben accette, attirano l’attenzione di tutti e scatenano risate spontanee. All'ultimo incontro erano presenti una trentina di ragazzi, ma spero che questo bel modo di relazionarsi e coltivare la passione per la lettura possa prendere più piede. L'invito al prossimo ritrovo (venerdì 5 aprile) è aperto a tutti, appassionati e meno! di Giada Savini, 1AL A TUTTO SPORT! Ancora e sempre interviste sportive! Due giocatori di basket, desiderosi di emulare i grandi campioni dell’NBA. E un giocatore di hockey su pista, uno sport che non avevamo mai trattato. Va rilevato che le interviste sono state condotte da nuovi e promettenti giornalisti della nostra redazione: Luca Rubin (2AL) per Matteo Fuccaro (basket, 2AL) e Mia Tessarolo e Lucia Brigiati (sempre 2AL) per Ivan Brusa (hockey su pista, 2AI); la Redazione ha realizzato quella di Gabriele Padovani, lo sportivo più piccolo, di 1AL (tra l’altro uno studente ‘anticipatario’ del 1999!) Numero 6 Sei di Sesto_Marzo 2013 Pagina 4 Sognando l’NBA’: Matteo Fuccaro, cestista del Basket Sempione, Casorate. L:uca Rubin: Come hai conosciuto questo sport? M:atteo Fuccaro: Questo sport l'ho conosciuto in seconda elementare, quando ho cominciato a seguire molte partite del NBA in TV. Sono andato in palestra a Cimbro per verificare all'atto pratico se mi piaceva ed è cominciato come un divertimento e un gioco. Attraverso la squadra di Cimbro ho iniziato a fare dei piccoli tornei e campionati con il CSI, ottenendo buoni risultati. L: giochiamo in casa sono sempre il giovedì alle 21:00. L: M: Secondo me, i migliori sport sono quelli di squadra perché ti fanno conoscere nuove persone, impari ad interagire e a stare con gli altri. Impari a fare gioco in un gruppo, insomma.. Sai di non essere in campo da solo e di poter contare su altri quattro compagni. Cosa ti appassiona? L: M: Questo sport mi appassiona perché è un gioco intelligente e ti impone di ragionare velocemente e di mettere in atto i vari schemi di gioco, che non è sempre facile e infatti non sempre ci riesci. E' uno sport di movimento per il quale hai bisogno di continuo e costante allenamento fisico. L: Riesci ad unire allenamento e studio? M: Con un po' di organizzazione si riesce a fare tutto! Tenendo conto che mi alleno tre volte a settimana verso sera dalle 19:00 alle 20:30, ho il pomeriggio libero per fare i compiti. Le partite sono solitamente al sabato e quando Perché hai scelto uno sport di squadra? Pratichi altri sport? M: A livello agonistico pratico solo il basket, ma capita a scuola o in oratorio di giocare a calcio e devo dire che me la cavo. L: Hai un sogno nel campo dello sport? M: Tutti hanno un sogno nel cassetto, il mio è quello di poter giocare, almeno una volta, con i migliori giocatori. Mi piacerebbe andare a visitare Los Angeles, ma soprattutto vedere una partita dei Los Angeles Lakers e…chissà mai, di incontrare anche Kobie Briant ‘Col basket ho imparato l’amicizia’: Gabriele Padovani, cestista del Nelson Somma . Redazione: Come hai conosciuto questo sport? Gabriele Padovani: Ho conosciuto il basket perché mio papà ci giocava e io andavo alle sue partite, poi ogni tanto prendevo in mano un pallone e provavo a tirare a canestro. Quali sono gli aspetti della tua disciplina che ti emozionano di più? R: G: mi piace soprattutto il fatto che sia un gioco di squadra e che ho bisogno dei compagni per poter vincere. Non senti l’esigenza di essere protagonista invece che dedicarti ad uno sport di squadra? tua carriera? G: Il momento più emozionante della mia carriera? …mmh, non saprei proprio a cosa pensare... Sicuramente però quello più importante é quando sono venuti a giocare con noi (Nelson Somma) i ragazzi di un’altra squadra (Basket Sempione, Casorate). Lì non solo abbiamo avuto nuovi amici, ma anche abbiamo imparato a relazionarci di più come squadra. Tra i ricordi più belli conservo anche quello del Join the game, un torneo 3 contro 3 che si svolge ogni anno, quando io e 3 miei compagni siamo arrivati in semi-finale del tutto inaspettatamente! R: G: No, sinceramente non l'ho mai sentita, forse perché non sono stato abituato ad essere il "protagonista". R: Qual è stato il momento più emozionante della R: Sogni e speranze per il futuro? G: L'unica cosa che spero é di rimanere con la stessa squadra che ho quest'anno, perché mi sono trovato molto bene sia come compagni che come allenatore. Numero 6 Sei di Sesto_Marzo 2013 R: Quante volte ti alleni a settimana? Gabriele Padovani: Mi alleno 3 volte alla settimana, ogni allenamento dura un’ora e mezza. Come sei riuscito fino ad ora a conciliare lo sport con lo studio? R: G: Non saprei... direi che il tempo sono sempre riuscito a trovarlo, soprattutto organizzandomi in anticipo. Io torno a casa alle 2, mangio e poi mi metto a studiare per un paio di ore...(se c é una verifica anche di più). Pagina 5 Vorresti rivolgere un consiglio a tutti gli studenti del Dalla Chiesa? R: G: Io direi che il tempo per l'attività fisica non é sprecato e non solo contribuisce al mantenimento della forma ma é anche un’ottima valvola di sfogo per spezzare la solita routine. Lo sport di squadra in particolare permette di relazionarsi con gli altri e può anche costituire un buon argomento in comune di cui parlare. Penso che praticare uno sport sia una cosa molto buona. ‘Uno sport poco conosciuto, ma davvero forte!’: Ivan Brusa e l’hockey in-line Lucia &Mia: Come hai conosciuto questo sport? Ivan Brusa: Avevo all’incirca 8 anni e avevo appena smesso di giocare a calcio quando un amico mi ha proposto di andare a provare l’hockey in-line nello Skating Club Canguri Brebbia. Subito mi è piaciuto, l’ambiente era molto diverso da quello del calcio, più rilassato e tranquillo e mi sono trovato molto bene con tutti i compagni. Quali sono gli aspetti della tua disciplina che ti emozionano di più? L&M: I: L’aspetto che più mi piace dell’hockey è sicuramente la sua velocità di gioco e anche il modo in cui rende partecipe ogni giocatore. Infatti questo sport richiede un intenso lavoro fisico e i cambi di linea durante la partita avvengo all’incirca ogni minuto e mezzo: questo fa sì che tutti possano giocare. Non senti l’esigenza di essere protagonista invece che dedicarti ad uno sport di squadra? L&M: I: Sicuramente protagonisti si può essere anche in uno sport di squadra, ma non vuol dire per forza giocare da soli ed essere egoisti in campo. Anzi, solitamente un buon giocatore è quello che crea occasioni e costruisce azioni interessanti che magari portano a far fare un goal ad un compagno. L&M: Quante volte ti alleni a settimana? I: Faccio dai due ai tre allenamenti in pista al centro sportivo di Brebbia e due allenamenti in palestra, più la partita nel fine settimana. Come sei riuscito fino ad ora a conciliare lo sport con lo studio? L&M: I: L’anno scorso andavo al liceo scientifico-tecnologico ad Arona, un anno problematico per conciliare ogni impegno, dato che il campionato di serie B ci vede affrontare squadre provenienti da tutta Italia (nel nostro girone Pisa è la più lontana) e quindi le trasferte nel weekend impegnano parecchio. Quest’anno però va molto meglio, visto che qui al Dalla Chiesa, non andando a scuola il sabato, ho più tempo libero sia da dedicare allo studio sia all’hockey. Qual è stato il momento più emozionante della tua carriera? L&M: I: Quest’estate ho avuto l’opportunità di entrare nella Nazionale Italiana ed è stata sicuramente la soddisfazione più grande da quando gioco. Penso che sia l’obbiettivo di chiunque pratichi uno sport a livello agonistico, perché essere tra gli atleti più forti nella tua nazione ripaga di tutti i sacrifici fatti. E’ stato anche molto bello conoscere e poter lavorare con tutti gli atleti e gli allenatori più forti e preparati. L&M: le? Cosa hai fatto nell’esperienza in naziona- Numero Sei di Sesto_Marzo 2013 I: Dopo vari raduni estivi, svolti a Roana sull’altopiano di Asiago, a settembre abbiamo giocato contro la Nazionale Slovena in una doppia sfida dove ci ha visto entrambe le volte vincitori. Qual è stata l’emozione più bella di questa esperienza? L&M: I: L’emozione più grande l’ho avuta il giorno in cui mi è arrivata a casa la convocazione in Nazionale. Dopo la selezione che avevo fatto a Piacenza, ero molto in ansia nell’aspettare il risultato, anche se personalmente pensavo di non avercela fatta. Quindi, leggere il mio nome sul foglio della convocazione è stata una soddisfazione enorme. Pagina 6 L&M: Sogni e speranze per il futuro? I: Quest’anno punto ad entrare ancora in Nazionale. So che sarà dura, soprattutto per i problemi che sto riscontrando al polso, ma la voglia è tanta e sapendo che la soddisfazione sarà immensa mi impegnerò al massimo. Vorresti rivolgere un consiglio a tutti gli studenti del Dalla Chiesa? L&M: I: Venite a giocare a hockey in-line perché, ve lo assicuro, è una gran figata! Non dimenticatevi però che è importante anche studiare, per creare davvero le basi del proprio futuro! E siccome marzo è stato il mese delle donne, con particolare riguardo all’8 marzo, eccovi un contributo del nostro sempre sensibile e profondo Angelo Ganci (2AL) Anche quest'anno è arrivato l'8 marzo, e con lui le tante iniziative per regalare un giorno speciale alle donne. Ma anche quest'anno, come ogni anno, ci sono donne che non hanno nulla (o poco) da festeggiare. Secondo i dati annuali dell'Osservatorio del Telefono Rosa, infatti, in Italia la piaga della violenza sulle donne è sempre più preoccupante. Nel 2012 sono 124 le donne italiane che sono state uccise. I casi di violenza sessuale e fisica sono aumentati dal 18 al 22% e si accompagnano sempre più frequentemente a violenze psicologiche, minacce e violenze economiche. C’è una domanda che non trova risposta: perché in Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa da un marito, un fidanzato, spesso compagni o ex compagni di anni di vita? Che è bestiale, inammissibile e disumano lo sanno tutti. Che dovrebbero essere condannati a vita lo pensano bene o male tutti. Ma non tutti ritengono che la violenza sulle donne sia un problema che riguarda ogni singolo individuo: dall'uomo più virtuoso di questa terra, all'anziano, al teenager. È colpa di tutti. In Italia, tanto per ricordare, fino al 1981 era in vigore l’articolo 587 del Codice Penale sul delitto d’onore (omicidio e lesione personale a causa di onore), con sconti o esenzioni sulla pena a causa dell’onore violato (cioè che esclude la responsabilità penale), e fino al 1996 (soltanto 17 anni fa) lo stupro era considerato come reato ‘solo’ contro la morale pubblica e il buon costume. Questo in Italia. In alcune zone nel resto del Mondo la situazione è anche peggiore: spose bambine all’età di 14 anni, stupri di gruppo e violenze sistematiche, mutilazioni genitali, divieto di partecipare alla vita sociale e politica, persino di mostrare il volto in pubblico, tratta sessuale. L' elenco è davvero lungo. Una storia che fece molto scalpore negli anni ‘60 è quella che ha come protagonista una donna siciliana, Franca Viola, che rifiutò il cosiddetto matrimonio riparatore. La legge italiana, infatti, ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, qualora fosse stato seguito dal cosiddetto "matrimonio riparatore", contratto tra l'accusato e la persona offesa; la violenza sessuale veniva quindi considerata oltraggio alla morale e non reato contro la persona. Franca Viola, all' epoca diciassettenne, fu rapita da uno spasimante sempre respinto, Filippo Melodia, che agì con l'aiuto di dodici amici. La ragazza fu violentata e quindi segregata per otto giorni in un casolare al di fuori del paese; fu liberata con un blitz dei carabinieri il 2 gennaio 1966. Secondo la morale del tempo, una ragazza uscita da una simile vicenda, ossia non più vergine, avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo rapitore, salvando l'onore suo e quello familiare. In caso contrario sarebbe rimasta zitella, additata come "donna svergognata". Rifiutando il matrimonio riparatore, fece condannare (per la prima volta in Italia) il suo aguzzino e i suoi complici per rapimento e violenza sessuale, diventando in Sicilia un simbolo di libertà e dignità per tutte quelle donne che dopo di lei avrebbero subito le medesime violenze e che ricevevano, dal suo esempio, il coraggio di "dire no" e rifiutare il matrimonio riparatore.