La leggenda dei monti Pallidi

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La leggenda dei monti Pallidi
La leggenda dei monti Pallidi
Forse non tutti sanno che le Dolomiti vengono chiamate anche Monti Pallidi a
seguito di un prodigioso incantesimo avvenuto ai tempi dell'antico Regno delle
Dolomiti, quando la roccia delle montagne aveva lo stesso colore delle Alpi.
Tale regno era ricoperto di prati fioriti, boschi lussureggianti e laghi incantati.
Ovunque si poteva respirare aria di felicità e armonia meno che nel castello
reale…
C'ERA UNA VOLTA un
figlio di re il quale regno si
trovava nelle Alpi Orientali.
Da anni lo tormentava un
desiderio sì forte da diventar
malattia: andare sulla luna. Un
giorno durante una caccia si
perse e si trovò a sera su un
altopiano
di
rododendri,
decise di passarvi la notte e si addormentò subito per la
stanchezza. Sognò d’esser su un prato ricoperto di fiori
bianchi a lui sconosciuti e parlar con una bellissima ragazza
straniera, lui aveva i rododendri che le offrì e parlò del suo
paese, lei gli disse di esser la figlia del re della Luna. A queste
parole si svegliò e vedendo solo la luna alta nel cielo come
sempre, si rattristò. –ah, potessi incontrarla davvero..- e nei
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pensieri raccolse un mazzo di fiori. A quel punto gli giunse un
suono di voci che capì provenire da una rupe dritta come una
torre, la cui punta spariva in una nuvola. Cominciò curioso la
rampicata e quando entrò nella nube fu nel buio e dovette
procedere a tentoni, così urtò qualcosa: una porta si aprì e
trovò due vecchi. Dopo la sorpresa fecero amicizia e dissero di
esser abitanti della luna e di poterlo portar con loro, però
avvertirono che tutto lassù era bianco e occhi non abituati col
tempo diventavano ciechi; come per un abitante di lì viver
sulla terra senza quella lucentezza avrebbe portato nostalgia
mortale. La nuvola mentre parlavano si era sollevata, era
arrivata fin lassù e i 3 si salutarono. Il principe venne accolto
a corte e riconobbe nella figlia del re la fanciulla del suo
sogno, alla quale diede i rododendri. Stette sulla luna a lungo,
ma gli occhi cominciarono a bruciare e dovette tornar sulla
terra, portando però con se la figlia del re della Luna in sposa.
Lei portò dalla luna i fiori del suo mondo, che col tempo si
diffusero su tutte le Alpi, furono chiamati “stelle alpine”. Col
passar del tempo, però, la nostalgia la assalì, e divenne sì
fragile da dover tornare a casa, con disperazione del principe.
In lui rinacque la passione per la luna, tanto che cominciò ad
abitare sulle cime dei monti per esserle più vicino.
Un giorno un temporale lo costrinse a rifugiarsi in una
caverna dove incontrò un omino alto tre palmi, con barba
lunga e corona d’oro. Era il re dei Salvani, Re Laurino, del
popolo delle regioni orientali che era stato sconfitto in guerra
e che non aveva trovato più un territorio dove stare. Al
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racconto delle sventure del principe egli rispose: -posso
aiutarti, e tu in cambio lascerai viver sulle montagne il mio
popolo- Patto fatto: il nano radunò il suo popolo disperso e si
adattarono sulle più alte cime e, la prima notte di luna piena
si misero al lavoro: dalle cime, appena la luna sorse, a
gruppetti cominciarono a lavorare, si vedeva solo far strani
movimenti come se afferrassero qualcosa di invisibile... dopo
molto tempo ai loro piedi si formò un gomitolo luminoso,
avevano filato i raggi della luna. Finito questo, tirarono i fili
giù per il pendio e attorno
al monte, tessendo l'intera
montagna.
Quando ebbero finito,
tutto fu luminosamente
bianco. Il principe felice
poté riportare sulla terra la
sua amata, che non soffrì più di nostalgia.
I monti pallidi ci sono ancora, si chiamano Dolomiti. Il regno
è finito da tempo, ma i piccoli Salvani abitano tuttora nelle
macchie, nelle caverne, nelle foreste.
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