PALAZZO ODESCALCHI

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PALAZZO ODESCALCHI
PALAZZO ODESCALCHI
STATO DI CONSERVAZIONE
L’intervento di restauro della facciata di Palazzo Odescalchi si è articolato con
metodologie e sistemi tecnici diversi, nel rispetto dei differenti materiali costitutivi
dell’opera ed in funzione del loro diverso stato di conservazione.
I materiali compositivi dell’ampia facciata, infatti, furono posti in opera nel corso di due
differenti fasi lavorative: quella originaria e quella di ampliamento. Durante la seconda
fase, alcuni materiali furono ripresentati in maniera analoga a quella originaria, come ad
esempio il travertino; per il paramento in cortina, invece, si decise di realizzare una finta
cortina raccordata cromaticamente con quella originale in laterizi. In entrambi i casi, lo
stato di conservazione degli interventi originari appare differente da quello delle
integrazioni successive. Nelle zone in travertino, infatti, si è potuto notare che gli elementi
inseriti successivamente presentavano una colorazione più chiara e un numero maggiore
di cavità richiuse. Più evidente era, inoltre, la differenza tra la cortina vera e quella finta,
poiché lo stato di conservazione era strettamente correlato con la natura dei materiali.
Il degrado della facciata era caratterizzato, visibilmente, da un denso strato di sporco
costituito in massima parte da depositi di particellato. L’inquinamento atmosferico, ricco di
agenti inquinanti e di polveri che si depositano sulle superfici, è spesso la principale causa
dei fenomeni di degrado nelle facciate urbane.
La sedimentazione dello sporco aveva determinato, sulla superficie lapidea della facciata
del Palazzo, la formazione di stratificazioni che in presenza di umidità hanno dato inizio a
fenomeni di carbonatazione, con formazione di incrostazioni di colore nero.
Nelle porzioni rifinite ad intonaco erano, invece, evidenti fenomeni di dilavamento e di
corrosione degli strati superficiali, dovuti all’azione meccanica delle piogge battenti
combinate con l’attacco del carbonato di calcio da parte degli acidi presenti nell’acqua
piovana.
La cattiva funzionalità dei canali di scolo delle acque piovane ha determinato con il
passare del tempo, ristagni di acque meteoriche con infiltrazioni all’interno della muratura
e formazione di microflora.
Anche se non erano presenti dissesti di tipo strutturale, le disomogeneità nella
distribuzione dei carichi, le sollecitazioni meccaniche dovute in parte al traffico
automobilistico - metropolitano, e i limitati cedimenti del terreno hanno provocato lesioni e
fratture localizzate nei due balconi che sormontavano i portoni d’ingresso.
INTERVENTI DI RESTAURO
Cornicione e paraste in stucco
Dopo aver eseguito il preconsolidamento localizzato mediante imbibizione a pennello delle
parti decoese con latte di calce e Primal AC33, è stato eseguita la pulitura del cornicione e
delle paraste con idropulitrice ad acqua calda a bassa pressione. Tale apparecchiatura ha
consentito di sciogliere il denso strato di sostanze grasse presente sulla superficie
originale, senza intaccarla.
Il ristabilimento della coesione degli strati preparatori (consolidamento) è stato attuato in
una fase successiva, mediante infiltrazioni di resine acriliche in bassa percentuale nelle
microfratture, e con malte idrauliche desalinizzate opportunamente miscelate nei distacchi
più profondi.
Il consolidamento di frammenti in pericolo di caduta è stato eseguito mediante l’incollaggio
con resine acriliche e l’inserzione di perni in acciaio inossidabile nelle zone in cui, per
l’eccessivo peso dei frammenti, il solo adesivo era insufficiente.
Dopo aver verificato e rimosso meccanicamente le vecchie stuccature non idonee, si è
proceduto con la stuccatura a livello di cadute degli strati di intonaco, utilizzando una malta
composta da polvere di marmo e calce idraulica desalinizzata in proporzione 3 a 1,
opportunamente applicata e lavorata.
In diverse zone, soprattutto del cornicione, erano mancanti porzioni di stucco che sono
state ricostruite creando un’armatura sagomata in materiale inerte, successivamente
colmata con malta idraulica desalinizzata ed inerti analoghi a quelli usati per le stuccature
ordinarie.
I perni esistenti sono stati revisionati in modo tale da verificarne l’effettiva funzionalità;
quelli ossidati dopo essere stati puliti, sono stati trattati, sia con convertitori di ruggine, sia
con prodotti specifici che li preservano dall’ossidazione.
Il trattamento cromatico superficiale ha dovuto tenere conto della presenza nel cornicione
di “ricorsi” in travertino utilizzati, in fase costruttiva, per realizzare con facilità le
modanature. Tali zone, in origine nascoste, non potevano essere lasciate in vista.
Tuttavia, essendosi verificata una generale consunzione del materiale costruttivo che le
rendeva complanari alla superficie in stucco, si è deciso di non coprirle con lo stucco, ma
di trattarle cromaticamente insieme a quest’ultimo.
Poiché tecnicamente l’operazione era possibile solo utilizzando materiali che garantissero
una buona aderenza, sia sul travertino, che sullo stucco, sono stati impiegati prodotti a
base di polisilossanici.
Capitelli cornici finestre e cornicioni in travertino, stemmi di marmo
La pulitura degli stemmi in marmo è stata realizzata mediante applicazione di compresse
di polpa di cellulosa imbevute di soluzioni di sali inorganici (carbonato di ammonio,
bicarbonato di ammonio in soluzione satura). Dopo aver rimosso gli impacchi, si è agito
sulle zone interessate procedendo con la pulitura meccanica mediante spazzole, bisturi e
specilli; nelle zone dove erano presenti particolari addensamenti, dopo aver testato il
prodotto più idoneo all’uso, si è intervenuto con sostanze solventi a tampone.
La pulitura delle superfici in travertino, curata dalla ditta ACEP, è stata realizzata con il
sistema brevettato jos.
Nelle zone caratterizzate da frammenti in pericolo di caduta, il consolidamento e la
riadesione è stato eseguito mediante preparazione della superficie delle due interfacce e
successivo incollaggio con resine epossidiche bicomponenti; ove necessario, sono stati
inseriti perni d’acciaio inossidabile.
Gli elementi metallici, quali perni, grappe, staffe etc., sono stati prima puliti e poi trattati
con prodotti idonei a garantire l’arresto e la prevenzione dall’ossidazione.
Dopo aver rimosso meccanicamente, con martello e scalpello, tutte le stuccature che
risultavano incongrue sia per materiali che per livelli superficiali, è stata eseguita la
stuccatura delle lacune con calce idraulica desalinizzata ed inerti miscelati
opportunamente (polvere di marmo, di travertino, sabbia grigia, etc) in modo da accordarsi
cromaticamente con il travertino pulito.
Anche in questo caso, è stato necessario ricostruire le ampie zone mancanti, costruendo
delle armature in materiale inerte e procedendo con stesure successive di malta.
Dove, invece, le vecchie stuccature risultavano ancora funzionali, ma alterate nella
colorazione rispetto al travertino, è stato realizzato un accordo cromatico.
Come operazione finale, è stata eseguita l'equilibratura delle stuccature e delle
integrazioni mediante velatura ad acquarello, al fine di eliminare gli squilibri eccessivi
creatisi nel tono generale della pietra, e/o tra la pietra, le stuccature e le integrazioni.
Laterizi e finti laterizi
L’intervento di restauro ha tenuto conto, sia della differenza di materiali impiegati, sia
dell’esigenza di restituire l’unitarietà presente al momento dell’ampliamento della facciata.
Dopo aver eseguito il preconsolidamento localizzato, mediante infiltrazioni di resina nelle
parti distaccate, è stato eseguita la pulitura del cornicione e delle paraste con idropulitrice
ad acqua calda a bassa pressione. Tale apparecchiatura ha consentito di sciogliere il
denso strato di sostanze grasse presente sulla superficie originale, senza intaccarla.
In seguito alla pulitura, è stato necessario un trattamento antimicotico con idoneo prodotto;
le alghe atrofizzate, nelle zone limitrofe alle canale di deflusso delle acque meteoriche,
sono state asportate meccanicamente.
Sono stati eseguiti, pertanto, interventi localizzati di ricostruzione di parti mancanti,
ricollocando laterizi analoghi, o riproponendo la finta cortina con la malta.