Cosa sapere su tuo figlio 6-7 anni vol 7

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Cosa sapere su tuo figlio 6-7 anni vol 7
INDICE
7 Prefazione
(di Ubiratan D’Ambrosio)
9 Introduzione
13 Capitolo 1
La famiglia
• Genitori • Genitori e figli in età di latenza • Fratelli
e sorelle • Rivalità tra fratelli • Nonni • Famiglia estesa
• Separazioni in famiglia • Nuove famiglie • Sottoinsiemi
familiari • Modelli alternativi
43 Capitolo 2
Il gioco
• Gioco e apprendimento • Il cortile della scuola •
Giocare a casa • Giocare da soli • Confine fra realtà e
finzione nel gioco • Rompicapo e storie vere
57 Capitolo 3
Il bambino di otto e nove anni e la letteratura
• Racconti di bambini • Umorismo
65 Capitolo 4
Preoccupazioni e paure
• Preoccupazioni in famiglia • Vita e morte • Ansie segrete
e paure nascoste • Gestire cambiamenti e transizioni
ordinarie
75 Capitolo 5
Premi e punizioni
• Sistemi di premi in classe • Premi e punizioni a casa
79 Capitolo 6
Relazioni
• Essere consapevoli delle differenze • Bisogni speciali •
Talenti particolari • Maschi e femmine • Etnia, religione
e appartenenza culturale • Bullismo • Linguaggio e
sessualità
93 Capitolo 7
Il consumatore di otto e nove anni
• Merchandising • Tecnologia digitale • Dieta ed esercizio
fisico
99 Capitolo 8
Conclusioni
• Continuare a crescere
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
Che cosa caratterizza in modo particolare l’ottavo e il nono
anno di vita? Che cosa possono aspettarsi genitori e insegnanti
dai bambini di questa fascia d’età? In che cosa differiscono i
bambini di otto anni dai loro fratelli di dieci o dai fratellini e
dalle sorelline di sei?
L’osservazione di una certa fascia d’età non può certo
considerarsi una scienza esatta. All’interno di un gruppo di
bambini di otto o nove anni vi sarà un’enorme eterogeneità
in termini di maturità fisica, emotiva e psicologica. Fra gli
«otto anni appena compiuti» e i «quasi dieci», in ogni singolo
bambino hanno luogo una gran quantità di cambiamenti e un
enorme sviluppo. Il libro, dunque, offrirà inevitabilmente un
quadro costituito da generalizzazioni; un quadro sulla falsariga
del quale «misurare» il singolo bambino di otto o nove anni
di nostra conoscenza, che lo facciamo in qualità di genitori,
parenti, amici o educatori. Oltre a fornire un sunto di quelle
che potrebbero essere considerate le «normali» caratteristiche
di questo stadio di sviluppo, poi, ciascun capitolo prenderà
in esame alcuni dei fattori complicanti e delle possibili varianti per quel che riguarda l’esperienza e lo sviluppo del
bambino.
Si tratta qui di quel periodo dell’infanzia che si suole definire
«latenza», periodo nel quale i bambini, acquietandosi in parte
la turbolenza e la passione dei primi anni, rivolgono la propria
attenzione al mondo esterno. La dipendenza assoluta dalla
famiglia va gradualmente diminuendo via via che il bambino
sviluppa le proprie relazioni fuori casa e si confronta con una
varietà di nuovi compiti e di nuove sfide. A questo punto la
scuola, che pure è già entrata a far parte della vita del bambino
da circa tre anni, si trasforma per alcuni versi in qualcosa di un
po’ più formalizzato: il passaggio tra il primo e il secondo ciclo
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COSA SAPERE SU TUO FIGLIO DI 8-9 ANNI
della scuola primaria,1 che nel Regno Unito avviene all’età di
sette anni, è uno dei molti momenti di transizione significativi
che segnano la carriera scolastica del bambino.
Il tema dell’identità travalica ora i confini della famiglia.
Il bambino cessa di essere semplicemente il figlio dei propri
genitori, per divenire un individuo che sente di definirsi in
modo più complesso. I bambini non si descrivono soltanto
attraverso il proprio nome, ma anche attraverso la scuola
che frequentano, l’anno di età, il quartiere in cui vivono, la
squadra per cui tifano e, magari, anche attraverso il proprio
gruppo di amici.
Quando tutto va bene, quando, cioè, le esperienze precedenti gli hanno dato solide fondamenta sulle quali continuare
a costruire, il bambino dedica questi anni di «latenza» a
raggiungere la padronanza di nuove abilità e ad accumulare
conoscenze. I bambini stanno scoprendo il mondo reale e, nello
stesso tempo, si concedono incursioni nel mondo della fantasia,
della magia e del mistero. A quest’età stanno sviluppando il
senso di che cosa sia giusto e che cosa sbagliato, e potrebbero
cominciare a preoccuparsi molto di problemi legati all’idea di
giustizia. Capita spesso, dunque, che vedano il mondo diviso
in «buoni» e «cattivi» e che mostrino una spiccata preferenza
per le storie a lieto fine e nelle quali il bene trionfa sul male. I
bambini che si trovano in questo stadio di sviluppo si mostrano
assai attratti da cause quali la protezione delle specie animali
in pericolo e potrebbero appassionarsi a tematiche ecologiste
quali il risparmio energetico o il riciclaggio dei rifiuti. Essi
hanno bisogno di sapere che sono in grado di contare qualcosa e potrebbero sentirsi sopraffatti da alcune delle verità più
dure della vita.
In genere i bambini di quest’età godono a fare collezione di
oggetti, sia che si tratti di figurine di qualche genere, di carte
dei Power Ranger o di accessori delle Bratz. Tali collezioni
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In Italia, oggi, la scuola primaria risulta essere divisa in tre cicli didattici:
il 1° ciclo che comprende la 1a classe, il 2° ciclo che comprende la 2a e la
3a e il 3° ciclo che comprende la 4a e la 5a [N.d.T.].
INTRODUZIONE
fungono anche da catalizzatori per una certa dose di rivalità e
di competizione, nonché come arena dove mettere alla prova
il valore relativo e sviluppare le abilità connesse alla contrattazione. I bambini reagiscono con entusiasmo al fatto di ricevere
in premio spillette o adesivi e si giovano particolarmente di
lodi e riconoscimenti.
Per quel che riguarda lo sviluppo fisico, fra i bambini
di otto e nove anni esiste una grande eterogeneità. Alcuni
cominciano a «spigare» e sembrano non vedere l’ora di approdare all’adolescenza. Altri, invece, mantengono ancora i
visetti tondi e l’aria infantile. Può capitare che a nove anni
qualche bambina abbia le prime mestruazioni, sebbene a tale
manifestazione di maturità fisica difficilmente corrisponda un
pari sviluppo emotivo o psicologico. Nella maggior parte dei
casi, questa è una fascia d’età nella quale bambine e bambini
scelgono di fare amicizia con altri dello stesso sesso e sono
intolleranti verso il sesso opposto.
I capitoli a seguire prenderanno in esame aspetti dello
sviluppo dei bambini di otto e nove anni accompagnandoli
con esempi tratti da esperienze reali calate in diversi contesti
familiari, scolastici e di comunità, sebbene, ovviamente, nomi
e dati identificativi siano di fantasia.
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PREMI E PUNIZIONI
Solitamente, i bambini di otto e nove anni sono ansiosi di
compiacere e preoccupati di non deludere gli adulti che per
loro sono importanti. La scuola fa leva su tali caratteristiche,
costruendo sistemi elaborati di premi e punizioni, ponendo,
laddove è possibile, l’accento sulla ricompensa. La maggior
parte delle classi sono luoghi assai competitivi, nei quali i
bambini ricevono lodi e ricompense per i compiti ben fatti e la
buona condotta. Compiti mediocri e cattiva condotta attirano
sui bambini il biasimo dell’insegnante e, magari, la perdita di
qualche privilegio.
La maggior parte delle scuole ha un sistema a punti o a base
di adesivi-premio che permette a ciascun bambino di guadagnarsi un premio. Tale premio può consistere in qualcosa di
concreto come una caramella, una matita o un giochino oppure
nel diritto di scelta quando si tratta di decidere un’attività «a
piacere».
Un comportamento scorretto — la mancanza di concentrazione, il chiacchierare o un bisticcio — possono essere puniti
sottraendo punti o con una sanzione immediata come la perdita
del diritto di fare ricreazione. I bambini di otto e nove anni
afferrano velocemente le regole di questo genere di sistema
e i più pronti le manipolano facilmente. Altri saranno scoraggiati dal fatto di non riuscire mai a raggiungere il vertice della
piramide dei riconoscimenti o di perdere più punti di quanti
ne guadagnano.
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COSA SAPERE SU TUO FIGLIO DI 8-9 ANNI
È difficile negare come sistemi di questo tipo perdano nel
tempo la loro efficacia. Come ogni altra moneta, anche gli
adesivi-premio si svalutano, se concessi troppo facilmente.
Sistemi di premi in classe
Per i bambini di sette anni si adotta solitamente un «sistema di premi» per il quale l’intera classe lavora insieme per
conseguire un riconoscimento. Molto raramente i bambini di
questa età vengono separati dal gruppo. Una versione creativa
del sistema è quella nella quale l’insegnante dà ai bambini
una biglia ogni volta che ha motivo di lodarli e tutte le biglie
vengono accumulate in un barattolo. Quando il barattolo è
pieno, l’intera classe riceve un premio. Quando si tratta di
bambini fra gli otto e i nove anni, però, questo sistema lascia
il posto a uno nel quale i bambini sono incoraggiati a essere
più competitivi, sia con se stessi sia con gli altri, come negli
esempi che seguono.
Osservazioni
In una classe di bambini fra gli otto e i nove anni, il
sistema degli adesivi-premio prevedeva di completare
una tessera (un po’come una carta fedeltà di un negozio
del centro). Una bambina esultò quando si accorse di
aver completato la tessera e di poter quindi pescare una
ricompensa dal sacco dei premi. La maestra la esortò a
scegliere qualcosa ma non si accorse dell’espressione
costernata della bambina quando nessuno si complimentò né mostrò alcun interesse per il premio che
aveva scelto. Nella stessa classe, è interessante vedere
le diverse reazioni di fronte alla prospettiva di poter
scegliere un premio: alcuni bambini sbandieravano
il loro trofeo per gongolare alle spalle dei compagni,
mentre altri lo prendevano quasi di nascosto per nasconderlo subito dopo nella cartella o nella tasca del
cappotto. Ogni bambino ha un motivo differente per
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PREMI E PUNIZIONI
reagire in un certo modo. Alcuni sono veramente orgogliosi, altri trionfanti con condiscendenza. I bambini
che nascondono il bottino forse temono l’invidia degli
altri, hanno paura che qualcuno rubi loro il premio
oppure si sentono proprio a disagio ad averlo vinto.
Lo meritavano davvero? Hanno barato? Qualcun altro
lo meritava più di loro?
In un’altra classe di bambini della stessa età l’insegnante trascriveva i nomi alla lavagna. La colonna di
destra era per i bambini che avevano fatto qualcosa
di buono, quella di sinistra per quelli che avevano
fatto male qualcosa o che si erano comportati male.
Se il tuo nome appariva due volte sulla colonna di
sinistra, ricevevi una punizione di qualche tipo, come
la perdita del diritto a fare ricreazione o un’incombenza, come riordinare l’aula alla fine della lezione.
È chiaro come questo sistema rifletta l’idea biblica di
«separare le pecore dai capri» come pure il mondo del
calcio, dove un cartellino giallo è un avvertimento e il
secondo si trasforma in un cartellino rosso che segna
l’espulsione. Di quando in quando, la maestra attirava
l’attenzione sulla lavagna sottolineando quali bambini
avessero ricevuto un primo avvertimento e quale fosse
l’andamento generale delle due colonne. Un elemento
positivo appare il fatto che i nomi venissero cancellati
alla fine di ogni giornata, in modo che ogni mattina
era un nuovo inizio. I bambini sembravano reagire
molto bene a questo sistema estremamente visuale di
«avvertimento pubblico», ma è preoccupante il fatto
che l’accento fosse messo molto più sull’elenco dei
cattivi che non su quello dei buoni. A nessuno pareva
importare più di tanto quando un nome veniva aggiunto
sulla colonna di destra.
È difficile immaginare una classe portata avanti senza l’ausilio di alcun sistema di debiti e crediti, ma gli esempi precedenti
servono forse a dimostrare quanto tali sistemi possano perdere
di efficacia se sono gestiti senza criterio. I bambini possono
essere avidi, e di sicuro sono competitivi, ma a otto e nove anni
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COSA SAPERE SU TUO FIGLIO DI 8-9 ANNI
sono più interessati all’equità e, di solito, sono molto sensibili
alle lodi e al pericolo di scontentare qualcuno.
Premi e punizioni a casa
Le famiglie hanno stili e tradizioni diverse quando si tratta
di dare delle regole ai figli. Alcuni genitori ritengono sufficiente lodare i figli quando si comportano bene ed esprimere
disapprovazione quando si comportano male. Ovviamente, le
reazioni alle lodi variano enormemente da un bambino all’altro
e ad alcuni importa più che ad altri di dispiacere ai genitori.
Alcune famiglie ricorrono a sistemi non molto diversi da
quelli sopradescritti per le classi, dove i bambini guadagnano
ricompense e perdono privilegi. I genitori sono coinvolti in
estenuanti trattative sul tempo da passare al computer o davanti
alla televisione. L’ora di andare a dormire è forse il più comune
fra i punti dolenti, specialmente quando vi sono più fratelli
che rivaleggiano per la posizione. In certi gruppi, poi, dire di
«essere in punizione» o di non poter toccare i videogiochi per
una settimana fa guadagnare punti agli occhi dei pari! Proprio
come in classe, il sistema di premi e punizioni può diventare
talmente distante dall’esperienza emotiva (del bambino e del
genitore) da diventare un mero esercizio di contrattazione. I
bambini di otto e nove anni hanno certamente un senso della
giustizia molto sviluppato. «Però non è giusto!» è il loro ritornello preferito. Di solito sono svelti a lamentarsi se pensano
di essere stati trattati ingiustamente ricorrendo a paragoni su
quello che fratelli e amici sono autorizzati a fare. Non esiste un
modo infallibile di dare delle regole a bambini di otto o nove
anni indisciplinati o irriguardosi, ma i genitori che si sforzano
di entrare in contatto con l’esperienza emotiva del figlio e di
capire che cosa ne guida i comportamenti hanno maggiori
probabilità di farcela. Ai bambini servono dei confini e la
consapevolezza delle conseguenze, però hanno anche bisogno
di sapere che il loro comportamento produce un effetto e che
a qualcuno interessa ciò che fanno.
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RELAZIONI
Essere consapevoli delle differenze
A otto o nove anni, i bambini cominciano ormai ad avere
un’idea piuttosto chiara di quale sia il loro posto in famiglia
e nella comunità. I bambini fra gli otto e i nove anni sono
sempre più consapevoli delle differenze fra loro e gli altri.
Cominciano a formarsi un’opinione su chi è più intelligente
di chi, chi è il migliore nel disegno, in matematica, nello sport,
nella scrittura e così via. Consolidano pure le loro opinioni su
quale sia il loro posto. Molti sono venuti a patti con il fatto di
non essere «i migliori» in nulla ma, almeno si spera, trovano
conforto nel conoscere quali sono i loro punti di forza. Per
una piccola minoranza, il paragone con gli altri costituisce un
processo molto difficile. Dover riconoscere che non si è particolarmente bravi in nulla è già abbastanza doloroso di per sé,
se poi un bambino ha anche relazioni insoddisfacenti a casa e
a scuola non riesce a fare amicizia, la situazione può risultare
intollerabile. Sono questi i casi in cui un bambino può ricorrere
a delle strategie per scaricare queste sensazioni sgradite. Tali
strategie possono sfociare in aggressioni palesi o velate a se
stessi o ad altri bambini.
Billy era un ragazzino di otto anni, piccolo di statura,
con capelli biondi ispidi e occhiali spessi. Era uno che
imparava con lentezza: dal suo arrivo in quella classe
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COSA SAPERE SU TUO FIGLIO DI 8-9 ANNI
aveva fatto qualche progresso in lettura ma la sua
scrittura era decisamente insufficiente. Aveva difficoltà a
tenere in mano la matita e non riusciva a scrivere dentro
le righe. La maestra desiderava incoraggiarlo e lo lodava non appena possibile. Non riusciva però a spiegarsi
come mai ciò non sembrasse fargli piacere; distoglieva
lo sguardo, strascicava i piedi sotto il banco e copriva
il compito con il braccio. Quando un giorno riuscì a
fare un componimento decente sul tema «le balene», lei
colse l’opportunità per mostrare il quaderno a tutta la
classe, invitando i bambini ad applaudirlo per essersi
guadagnato un adesivo dorato.1 Billy si fece rosso in
viso e, sebbene accettasse l’adesivo, non se lo appuntò
sulla maglia. Quando il giorno successivo la maestra
trovò il compito di Billy nel cestino, strappato in due,
ne rimase sconvolta. Non aveva capito che un bambino
con così scarsa autostima trova a volte intollerabili le
lodi. Se, infatti, non vibra di un intimo orgoglio per il
lavoro svolto, il bambino può finire con il sentirsi ancora
più umiliato. Billy non era riuscito a esprimere i propri
sentimenti alla maestra e perciò aveva trasferito la
propria frustrazione sul compito, stracciandolo.
Il comportamento di Jason era molto diverso. A prima
vista, sembrava che non gli interessasse di come apparivano i suoi compiti. Quando l’insegnante cercava di
aiutarlo, saltellava da un piede all’altro sostenendo di
aver capito benissimo: «Sì, sì, d’accordo…». Sembrava
non cogliere la differenza di qualità che esisteva fra
il suo lavoro e quello degli amici più prossimi. Aveva
difficoltà a leggere e a scrivere, ma era «sveglio», e
divertiva la classe facendo il buffone, specialmente
quando a controllarla c’era un ausiliario o un supplente. Agli altri bambini piaceva questo aspetto del
suo comportamento e, d’altra parte, erano profondamente irritati da un’altra sua abitudine: egli trovava
estremamente difficile concentrarsi sul proprio lavoro
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Il riferimento è al sistema di premi e punizioni che vige nelle scuole primarie britanniche, analizzato nel capitolo precedente [N.d.T.].
RELAZIONI
e dunque non faceva altro che allungarsi sul banco con
la matita per fare un veloce scarabocchio sul quaderno
del compagno.
Alle volte trovava una scusa per attraversare l’aula da
un capo all’altro, fermandosi a ogni banco per ridere
del compito di qualcuno o per accartocciarlo fulmineamente e poi esclamare: «Oh, scusa!». Il legittimo
proprietario del compito sciupato si rivolgeva allora
all’insegnante, che, a sua volta, minacciava Jason
di punirlo e incoraggiava la vittima a cancellare lo
scarabocchio o a ricominciare daccapo. Sembrava
alquanto ingiusto, ma l’insegnante non sapeva proprio
«che pesci pigliare» per controllare quel volubile,
adorabile mascalzone.
In circostanze simili Miriam si comportava in un
modo ancora diverso. Sembrava bere avidamente ogni
complimento che usciva dalla bocca della maestra
e, se non c’erano complimenti in vista, girava per la
classe chiedendo ai compagni di lodare il suo lavoro.
Alla fine di ogni lezione domandava all’insegnante un
adesivo premio e, se lei glielo rifiutava, si rivolgeva
all’insegnante di sostegno. Qualche settimana prima
delle vacanze di Natale, cominciò a verificarsi un
fenomeno strano e inquietante: i quaderni sparivano
da sotto i banchi. In un primo momento la maestra
attribuì il fatto alla trascuratezza e chiese a tutti di
dedicare un po’di tempo a riordinare l’aula. Nonostante
ciò, fu presto chiaro che c’era qualcuno che rubava
i quaderni. L’insegnante provò a parlare alla classe
e, poiché la situazione non accennava a migliorare,
si rivolse al dirigente scolastico. Venne mandata una
lettera alle famiglie. Qualche giorno dopo, la madre
di Miriam si recò a scuola per un colloquio con il
dirigente scolastico. Era molto turbata e arrabbiata.
Riferì di aver pensato che vi fosse qualcosa di strano nel
comportamento della figlia e di aver pertanto deciso di
dare un’occhiata nella sua camera: sotto il letto della
bambina aveva trovato un mucchietto di quaderni. Alla
fine, Miriam aveva ammesso di averli presi perché era
invidiosa dei bambini intelligenti.
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COSA SAPERE SU TUO FIGLIO DI 8-9 ANNI
Bisogni speciali
Con l’espressione «bisogni speciali» si suole indicare una
vasta gamma di problemi di sviluppo: cognitivi, comportamentali ed emotivi. Alcuni sono di origine genetica, altri di origine
organica e altri ancora di origine ambientale. In media, in una
classe, si possono evidenziare vari tipi di «bisogni speciali». È
probabile che vi siano uno o due bambini cui è stata diagnosticata
la Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) e
magari uno o due con la sindrome di Asperger o con un’altra
malattia dello spettro autistico. Se si tratta di una «scuola designata» (designated school),2 potrebbero esservi anche bambini
con disabilità quali la paralisi cerebrale, la distrofia muscolare
o la sindrome di Down.
Come con qualunque «differenza», la familiarità aiuta a
mitigare paura e pregiudizi. Il modo in cui ciascun bambino si
relaziona al compagno con bisogni speciali dipende tanto dalle
precedenti esperienze e dall’atteggiamento dei genitori, quanto
da aspetti assai meno tangibili del suo mondo interiore. Alcuni
bambini amano badare al compagno in sedia a rotelle. È come
se racchiudessero tutta la loro vulnerabilità e la loro debolezza
nel bambino disabile e poi se ne prendessero cura badando a
lui. Molto, ovviamente, dipende anche dal mondo interiore
del bambino con bisogni speciali. Alcuni di questi sono rosi
dall’invidia e dal risentimento, il che impedisce loro di stringere
normali rapporti d’amicizia con i compagni «normodotati».
Altri sembrano «angioletti», non si lamentano mai e soffocano
perennemente i sentimenti di invidia e di ostilità.
In Cosa sapere su tuo figlio con bisogni educativi speciali,
Pamela Bartram (2009) analizza dettagliatamente il problema
e offre esempi di come instaurare «un legame emotivo vivace». Qualche bambino potrebbe non riuscire a convivere con
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Si tratta di una scuola adatta alla fascia di età, alle capacità e ai bisogni di
un determinato bambino che si trovi nella zona di residenza. Se nella stessa
area vi sono più scuole con le stesse caratteristiche, risulterà «designata»
quella più vicina all’abitazione e con posti disponibili [N.d.T.].
RELAZIONI
la disabilità e mostrare un comportamento che, nel migliore
dei casi descriveremmo come insensibile, e nel peggiore, crudele. Potrebbe trattarsi di individui che semplicemente non
riescono ad affrontare la realtà del dolore e della sofferenza e
la cui unica preoccupazione consiste nel prenderne le distanze
o nell’aggredirla. Un tale atteggiamento non è frequente, però
può capitare sia fra pari, sia quando c’è un genitore disabile,
come nell’esempio che segue.
Al padre di Steven venne diagnosticata la sclerosi
multipla quando il bambino aveva solo sei anni. In
un primo tempo, si notava appena e a Steven venne
semplicemente detto che il papà non stava bene e che
non avrebbe più potuto fare quelle cose che facevano
insieme, come ad esempio far volare l’aquilone nel
parco. Tre anni più tardi, le condizioni del padre erano
assai peggiorate e lui era molto depresso. La madre di
Steven era esausta e preoccupata per le finanze familiari e tuttavia determinata a guardare il lato positivo
delle cose. Si aspettava che Steven fosse affettuoso
con suo padre e che non si lamentasse per i limiti che
la malattia aveva imposto alle loro esistenze. Steven,
però, era pieno di rabbia e si tratteneva a stento quando suo padre gli chiedeva di salire al piano superiore
per prendergli le ciabatte. Avrebbe voluto gridargli di
alzarsi e andarsele a prendere da solo. Disprezzava
quella che considerava l’autocommiserazione del padre. Perché mai gli era toccato un padre invalido? Si
sorprendeva a immaginare la sensazione che avrebbe
provato a fargli volare via le stampelle a furia di calci
e questo pensiero ricorrente lo faceva sentire talmente
in colpa e pieno di disgusto per se stesso che non ci
dormiva la notte.
Fortunatamente intervenne la nonna. Aveva capito che
Steven aveva preso su di sé tutta la rabbia che sua
figlia e suo genero non riuscivano ad ammettere. Si
rendeva conto che Steven soffriva per la mancanza di
un modello di riferimento maschile pieno di vitalità e
per la paura di cadere anche lui preda della malattia.
La figlia non voleva che esprimesse questi suoi pen83
COSA SAPERE SU TUO FIGLIO DI 8-9 ANNI
sieri ad alta voce, ma lei non si dette per vinta. Ciò
aiutò Steven a sentire che qualcuno capiva in parte
quello che provava. Riuscì pertanto a essere meno
critico nei confronti del padre e, con il tempo, anche
a trovare un modo per godere ancora della reciproca
compagnia.
Talenti particolari
Alcuni genitori dedicano una gran quantità di tempo, di
energie e di denaro ad aumentare le probabilità dei loro figli di
sfondare in un determinato campo. Laddove vi sia un talento
o un’attitudine, è comune vedere genitori che mettono in secondo piano aspetti della loro vita per assicurarsi che il figlio
riceva tutto l’aiuto possibile per raggiungere la mèta. Sia che
le potenzialità del bambino abbiano a che fare con il nuoto,
con la danza, con il pattinaggio su ghiaccio, con la guida dei
go-kart o con uno strumento musicale, i sacrifici sono grosso
modo i medesimi.
Tale ricerca spasmodica del successo può essere una necessità, in alcuni campi, però può anche portare delle distorsioni
nella vita familiare e comporta rischi enormi. Se il bambino
diventa un grande pianista, rappresenta il proprio Paese alle
Olimpiadi o gioca nella nazionale, allora sembrerà ne sia valsa
la pena. Ma sono sempre esistiti genitori che spingono avanti
figli relativamente privi di talento. Vi sono scuole di recitazione
o di danza che sembrano esistere più per soddisfare le ambizioni dei genitori che per far divertire i figli. L’attuale diffusa
ossessione per la fama e per la celebrità porta molte famiglie a
incanalare le proprie speranze verso traguardi irraggiungibili.
Porta anche molti bambini a mettere la fama al primo posto.
Non è affatto facile, ma i genitori che riescono a bilanciare la
ricerca del successo in un certo campo con una normale vita
familiare sono probabilmente quelli che aiutano meglio i figli
a mantenere il contatto con la realtà e a imparare a gestire il
dispiacere del fallimento così come il brivido del successo.
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RELAZIONI
Maschi e femmine
A questo stadio dello sviluppo infantile, maschi e femmine
tendono a non tollerarsi a vicenda. I maschi pensano che le
femmine siano deboli o stupide e le femmine che i maschi siano
rozzi o insensibili. A un gruppo di bambini, fotografati per l’albo
della scuola, è stato chiesto di descriversi brevemente, di nominare i loro amici e di elencare «gusti e disgusti». È interessante
vedere come tutte le bambine abbiano scelto come amiche altre
bambine e come interessi gli animali o la collezione di accessori
della Barbie ® e come, al contrario, i bambini abbiano scelto
altri bambini come amici e, come hobby, lo sport o il tifo per la
squadra del cuore. Esistono ovviamente delle eccezioni a questa
regola. Alcuni bambini e bambine si tengono accuratamente
alla larga gli uni dagli altri quando sono a scuola sotto gli occhi
degli amici dello stesso sesso, ma poi si riuniscono sotto casa
la sera o nei fine settimana. Può capitare che cugini, maschi
e femmine, si ignorino a scuola ma giochino allegramente
fra loro quando le famiglie si riuniscono durante le feste. Vi
sono anche bambine e bambini che non aderiscono al genere
e fanno dichiaratamente gruppo con l’altro sesso. L’esempio
più comune è quello della ragazzina che desidera ardentemente
essere accettata dalla squadra di calcio dei maschi. Se è abbastanza brava, può anche essere accettata, ma in quel caso verrà
probabilmente rifiutata dalle altre bambine. Allo stesso modo,
vi sono maschi che preferiscono la più tranquilla compagnia
delle femmine, e in ogni classe vi sarà probabilmente almeno
una coppia «mista» che sembra inseparabile.
Etnia, religione e appartenenza culturale
I bambini di otto e nove anni si rendono ormai conto delle
differenze etniche, culturali, di lingua e di religione. La loro
comprensione della complessità della differenza fra le persone,
però, non è ancora ben sviluppata e può accadere che i confini
vengano tracciati in maniera brutale. Hassan parlava delle sue
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