La figura di Aronte è strettamente legata alla storia e

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La figura di Aronte è strettamente legata alla storia e
Le leggende Apuane a cura di Stefano Pucci - www.stefanopucci.it
La figura di Aronte è strettamente legata alla storia e alla geografia
delle Alpi Apuane e allo stesso tempo è divenuta così leggendaria,
che ha dato nome al primo rifugio costruito sulle Alpi Apuane, inaugurato
il 18 Maggio 1902 e situato nei pressi del passo della Focolaccia. Aronte
è il primo personaggio Carrarese di cui abbiano scritto gli storici
dell’antichità, tra i quali ricordiamo Lucano Anneo Marco nel poema
epico “Farsaglia” e anche Fazio degli Uberti nel poema allegorico il
“Dittamondo”, dove rivela di avere visitato il monte e la grotta nel
canale dei Fantiscritti, dove abitava Aronte, che tutti consideravano un indovino.
Era di origine Etrusca, come dimostra il suo nome originario Aruns, e fu chiamato
a Roma con altri indovini per spiegare alcuni misteriosi eventi che si erano
manifestati e ai quali veniva attribuita particolare importanza. Aronte, esaminando
le viscere di un toro immolato, presagì le sciagure che si sarebbero abbattute su
Roma, come la guerra civile e la vittoria finale di Cesare su Pompeo suo rivale.
Dante lo ricorda nel xx canto dell’Inferno:
Aronta è quei ch’al ventre li s’atterga,
che ne’ monti di Luni, dove ronca
lo Carrarese, che di sotto alberga,
ebbe tra bianchi marmi la spelonca
per sua dimora; onde a guardar le stelle
E’l mar non gli era la veduta tronca.
Pare che Dante fosse a conoscenza delle antiche leggende locali che indicavano
fra i monti di Carrara una spelonca, chiamata appunto la grotta di Aronte, dove
abitava un indovino Etrusco; un uomo saggio che testimoniava nei secoli il nascere
e tramontare di ogni vicenda umana. Secondo una leggenda raccolta da Vincenzo
Giannarelli, Aronte fu un gigante che aveva il compito di difendere le Apuane dagli
attacchi dei nemici che provenivano dal mare. Quando i primi cavatori salirono
sui monti per estrarre il marmo e ferire la montagna, Aronte scese a valle per
impedire agli uomini di rovinare le belle montagne. Il gigante incontrò una giovane
fanciulla e se ne innamorò, ma lei lo respinse; allora Aronte disperato risalì sulla
montagna e morì di dolore. Fu così che da quel giorno tutti i monti delle Apuane
vollero dimostrare la loro inimicizia alla gente che abitava sulla costa e voltarono
verso il mare le loro pareti più scoscese e inaccessibili.
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Vi è un’altra leggenda legata alla figura di questo indovino:
Quella di Aronte e la Sirena. Una antica storia popolare
racconta di una Sirena che un giorno affiorò dalle acque
nella zona di Punta Bianca e vide davanti a sé le Alpi Apuane,
così alte e belle che desiderò salirle. Nuotò fino alla foce
del Carrione e lo risalì fino alla grotta dei Fantiscritti davanti
alla quale stava un giovane bellissimo. Alla Sirena piacque
molto quel luogo e si innamorò subito del giovane Aronte
al quale chiese se poteva rimanere. Aronte ne fu molto contento e visse insieme
alla Sirena molti anni felici. Ma come si sa il tempo passa in fretta per gli esseri
umani che invecchiano presto; per le Sirene, invece, il tempo non trascorre e per
loro la vecchiaia non esiste. E ovvio quindi che la Sirena incominciasse ad annoiarsi
fra la solitudine di quelle montagne, dovendo sempre badare ad Aronte ormai
divenuto vecchio. Un giorno la madre di tutte le Sirene riuscì a sapere che sua
figlia non era morta ma viveva con un uomo anziano sulle montagne di Carrara.
Subito ordinò ad un pesce di andare a recuperare sua figlia e riportarla a casa.
Anche il pesce risalì il torrente e si presentò alla grotta; la Sirena obbedì senza
porre nessuna resistenza e non pensò nemmeno di salutare il suo vecchio compagno.
Mentre scendevano il torrente Carrione, in prossimità dell’antico ponte delle
lacrime, Giove che dimorava sul monte Sagro, vide ciò che stava succedendo e
scese in fretta nel torrente per fermare la fuggitiva. Chiese alla Sirena perché
voleva lasciare Aronte a lui molto caro. La Sirena disse che Aronte era ormai molto
vecchio e non aveva più bisogno di lei. Così Giove si arrabbiò molto e trasformò
la Sirena e il pesce in una statua di marmo che si può vedere ancora oggi, nella
città di Carrara.