La voce del popolo, 15. 5. 2015

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La voce del popolo, 15. 5. 2015
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Interni & ESTERI
venerdì
15 maggio 2015
Al Drama Festival di
Lubiana, in occasione
del 2 giugno, sarà
allestito lo spettacolo
nato bilingue «Trieste
una città in guerra», che
assume una valenza
culturale e politica
“Molto corti quelli italiani, biblici
quelli sloveni”, ha affermato
Pison.
«Un vestito su misura per Lady Gaga»
di Christiana Babić
LUBIANA | “Ci sono barriere che
non hanno motivo di esistere,
ad esempio quelle linguistiche”.
Così l’Ambasciatore d’Italia in
Slovenia, Rossella Franchini
Sherifis, concludendo il suo
intervento all’Assemblea del
Forum italo-sloveno svoltasi
all’IIC di Lubiana, “realtà che
in tre anni ha saputo rendere
sempre più vasto il circolo
di persone interessate a dare
un impulso agli sforzi che
si sommano superando le
barriere”, e che in tre anni di
attività “ha dato tanti motivi di
soddisfazione” impostando il
lavoro nella piena importanza
della comunicazione. Una
comunicazione che sarebbe bello
un giorno potesse essere tra
“poliglotti passivi”, come piace
immaginare in un prossimo
futuro i cittadini europei a Igor
Pison. “Ognuno che parla nella
propria lingua e l’altro che lo
capisce e che poi a sua volta
parla nella sua essendo capito”.
Quasi una prova di questa
immagine il regista Pison l’ha
messa in scena l’anno scorso.
L’occasione per farlo gli è stata
data da una collaborazione tra
il “Rossetti”, Teatro Stabile del
Friuli Venezia Giulia, e il Teatro
Stabile Sloveno di Trieste, uno
spettacolo nato bilingue che sarà
allestito a Lubiana in occasione
del 2 giugno: “Trieste, una città
in guerra”.
“Questo spettacolo ha in sé un
esperimento artistico: è bilingue
a intermittenza, parlato e scritto”.
Il presidente del “Rossetti”, Miloš
|| Miloš Budin, Rossella Franchini Sherifis e Breda Pahor
Le barriere che non hanno
motivo di esistere
|| Igor Pison
Budin, sottolinea la dimensione
artistica della piece, e poi
ammette: “Certo, c’è anche un
significato politico-culturale, ma
era importante non schiacciare
il significato artistico. Pensiamo
di averes realizzato un bellissimo
risultato: abbiamo fatto sì che
entrambe le lingue siano recitate
in entrambi i Teatri, dove lo
spettacolo è stato inserito nel
repertorio e nell’abbonamento.
Fino a relativamente poco tempo
fa sarebbe stato molto difficile, se
non impossibile farlo”. Concorde
la direttrice del TSS, Breda
Pahor, che riporta alla memoria
la “battaglia dei sopratitoli” che
all’epoca seguiva da redattrice
culturale del Primorski dnevnik.
“Il TSS è un Teatro specifico,
una delle sue funzioni di
fondo è curare la lingua, ma
un’altra altrettanto importante
è fare mediazione culturale. Per
poterlo fare non deve chiudersi,
possiamo poi discutere sulle fasi
dell’apertura”, ha detto la Pahor
in sede di presentazione di uno
spettacolo del quale i sopratitoli
sono parte integrante, anzi senza
i quali – ha sottolineato il regista
Igor Pison – “non può fare a
meno, anche perché ci sono attori
che non capiscono la lingua degli
altri”. Ma non è soltanto una
questione di lingue. Da quanto ha
spiegato il regista sono proprio i
modi di lavorare a essere diversi.
A partire dai tempi del teatro.
Ma veniamo allo spettacolo
che sarà allestito a Lubiana
nell’ambito del “Drama Festival
2015”, appunto in occasione
della Festa della Repubblica
Italiana. “È stato come cucire un
vestito su misura per Lady Gaga”,
ha detto Pison raccontando la
nascita della pièce che mette
insieme due lavori recentissimi
scritti tra la fine del 2013 e il
2014. Gli autori sono infatti
i: Marko Sošič (Kakor v snu/
Come nel sonno, traduzione di
Laura Zgubin) e Carlo Tolazzi
(Farina, castagne e gesso: il
pane dell’attesa). “Mentre
scrivevano non sapevano cosa
scrivesse l’altro e non c’erano
limiti prestabiliti, per fortuna se
li sono messi da soli”. ha detto
il regista, che ha puntualizzato:
“Avevamo dunque due testi, in
due lingue diverse, sulla Prima
guerra mondiale, dovevamo
unirli e fare un’operazione che
fosse politicamente opportuna.
Soltanto una volta conclusi e letti
abbiamo deciso che il testo di
Sošič avrebbe fatto da cornice del
racconto, perché narra la vita in
trincea e cerca di dare risposte a
domande sul senso della guerra,
mentre quello di Tolazzi racconta
le vicende di una città, Trieste
appunto”.
Di fronte alla presentazione
di uno spettacolo con queste
caratteristiche impossibile
non porsi una domanda sul
“politically correct”. A farlo
presente è stato ancora Pison, che
ha chiarito: “Non abbiamo voluto
usare il bilancino, tanto che lo
spettacolo inizia e finisce con
un lungo monologo in sloveno.
Abbiamo rispettato in ugual
modo entrambe le lingue senza
però cadere nella situazione
di giustificare la presenza
dell’italiano o dello sloveno. La
storia – ha sottolineato – è più
importante, e questo, a Trieste,
è stato accettato bene dai due
pubblici”.
L’omaggio del presidente
alle vittime del dopoguerra
Kolinda GrabarKitarović ha deposto
corone a Bleiburg,
Macelj e Tezno
ZAGABRIA | Il presidente della
Repubblica di Croazia Kolinda
Grabar Kitarović ha acceso ieri
candele e posto corone di fiori
ai piedi del monumento a
Bleiburg, nonché a Macelj
e a Tezno, rendendo così
omaggio alle vittime dei tragici
avvenimenti del maggio 1945.
“La fine della Seconda guerra
mondiale e la vittoria sul
nazismo, alla quale ha dato
un grande contributo il popolo
croato, segnò l’inizio di uno dei
capitoli più tragici della nostra
storia. Nei mesi successivi alla
guerra furono uccisi o morirono
di stenti e maltrattamenti
tantissimi soldati e civili fatti
prigionieri. Il numero esatto
non lo conosciamo neanche
oggi, dal momento che le
vittime perirono in centinaia
di luoghi diversi, sul territorio
di alcuni Stati, senza processo
e senza la possibilità di una
dignitosa sepoltura”, è stato
il messaggio del presidente. Il
capo dello Stato ha aggiunto di
avere l’obbligo di condannare
moralmente un regime che
perseguitava e uccideva la
gente: “Il crimine non può
essere giustificato su base
ideologica”.
|| Kolinda Grabar-Kitarović a Bleiburg