file - Museo dell`automobile
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SULLA STORIA DEL KLAXON Da quando l’uomo è apparso sulla terra, ha fatto rumore. “In principio era il Verbo”, e il verbo è parola, dunque suono, perciò anche rumore. Ed è anche nella natura propria all’uomo: chi non ha mai visto l’espressione di assoluta felicità del bambino che gioca sbattendo uno contro l’altro i coperchi delle pentole di mamma? (Che nella propensione alla guerra, tipica dell’uomo, ci sia anche questo amore del rumore, identificato con la potenza, più botti si fanno più si è potenti e temuti?) Nell’automobile dunque non poteva mancare un aggeggio che permettesse di produrre intenzionalmente rumore. Questo aggeggio è il clacson, o meglio Klaxon, così chiamato per quel frequente meccanismo linguistico per cui il nome di un oggetto viene comunemente chiamato con il nome della ditta che più l’ha diffuso nel mondo (come il fazzoletto di carta che tutti chiamiamo Kleenex). Infatti Klaxon era il nome della ditta americana di Newark, produttrice del primo avvisatore acustico elettrico proposto con successo in sostituzione della tromba. Ne vediamo in queste pagine una pubblicità del 1921, fatta dalla filiale con sede a Parigi (ill. 1-2). La Klaxon iniziò la commercializzazione del suo dispositivo nel 1914, probabilmente rilevando un brevetto depositato nel 1908 da parte dell’inventore americano Miller Reese Hutchinson. Si trattava di un congegno con diaframma metallico a pulsante centrale, che veniva azionato da una camma dentata, messa in moto da un motore elettrico. Produceva in suono che onomatopeicamente può essere reso con la parola “ca –uu-ga”. E prima? Prima c’era la tromba. Tromba per dire poco: anche sirena, fischietto, cornetto, campana, vibratore. Venne prodotto di tutto, utilizzando le più diverse fonti di energia, l’aria, il gas di scarico, la manovella, il vapore o la facilmente accessibile forza muscolare. Dunque fino alla prima guerra mondiale circa si utilizzarono campane, sirene e trombe. Le campane, abbastanza sonore, dovevano essere picchiate dallo chauffeur con una specia di martello. Le sirene si basavano invece su una pompa centrifuga ad aria compressa che, attraverso un sistema di valvole, regolava la velocità del passaggio dell’aria, e di conseguenza il sibilo. Vennero presto limitate ai mezzi di soccorso, perché non le sopportava nessuno. Sul ricchissimo catalogo 1908 della ditta parigina “Auto-Omnia. Fournitures générales pour Automobiles” (di cui aveva la distribuzione in Italia Roberto Soldati, a Torino), è proposta una varietà incredibile di sireme e trombe. Dalla “Sirène Auto Omnia”, (fig. 3/1) udibile a 9 chilometri di distanza, che non è poco, a frizione, azionata dal volano del motore, al “Cornetto Sphinx”, da applicare sul parafango, allo “Sphénophone”, (fig. 3/2) tromba da applicarsi “controvento”, dall’insieme grazioso e dalla facile manutenzione. I suoni, dice la didascalia, “vengono prodotti in maniera razionale e senza ostruzioni, le onde sonore sono nette e pulite, e soprattutto di grande portata, qualunque sia la velocità della vettura”. Le pagine successive sono un fiorire di forme per qualunque esigenza e qualsivoglia moda. Sono quasi tutti avvisatori pneumatici, ossia trombe azionate a mano per mezzo di una pera di gomma (vedi fig. 3/3, ¾ , 3/5, 3/6 ecc.). Tra i tanti modelli ve ne era anche uno, “Sirène La Foudre pour Motocyclettes et Voitures”, sempre pneumatico ma azionato dal gas di scarico. Era da montarsi infatti sul tubo di scappamento, e non ebbe grande successo. Più diffuso tra l’alta borghesia il “Cornet Cor de Chasse”, che a soli 35 franchi riproduceva il segnale della caccia al cervo o alla volpe, indirizzato ai veri automobilisti sportivi. In Italia, negli anni dieci, le migliori trombe venivano costruite dai Fratelli Fausto e Pietro Carello di Torino, già internazionalmente noti per la produzione di fari e fanali. Sul loro “Listino Trombe” del 1912, venivano illustrate la “Tromba Tipo Side”, a suono profondo e prolungato, “indispensabile per vetture potenti, vetture veloci e da grande turismo”, la “Tipo Hunting”, dal tono grave e potente, e anche tra le più care (58,50 lire), e le due cornette “Modello Alarm”, indispensabile sul “taxy”, e “Modello Side”, “l’unica tromba che collega tutti i vantaggi sotto qualsiasi rapporto di un perfetto mezzo di segnalazione” (fig. 4, 4/1, 4/2). Un singolare segnale acustico fu il fischietto ad esplosione o a decompressione, in uso per il primo ventennio del secolo. Il più famoso era il fischietto “Gabriel”, brevettato nel 1905. Veniva applicato sul sistema di scarico dell’auto, prima della marmitta. Una derivazione ad apertura comandata deviava i gas caldi di scarico verso il congegno. Sembra che sia stato il primo avvisatore in grado di produrre non soltanto fischi, strombazzate o altro, bensì anche melodie intere! D’altronde la Ditta “Filogamo Materiale ed Accessori per Automobili”, di Torino, aveva inserito nel proprio catalogo 1910/1911 una pagina pubblicitaria sull’”Auto-Musica”, (Fig. 5/1), una delle cose più curiose che mente umana abbia immaginato. Una trombetta a pera che poteva essere inclinata in tre diverse posizioni e che dava origine a suoni diversi a seconda della posizione. Tali suoni, combinati insieme, producevano splendide melodie! Infatti lo slogan recitava “Inutile d’etre musicien”, è superfluo essere musicisti, non serve, l’importante è avere la pera oscillante. C’era una versione anche per la bicicletta, perché non sarebbe stato giusto escludere i ciclisti da questa opportunità. E se uno non conosceva la musica…mais voilà, tutto ridiventava semplice con la “petite Méthode”, libriccino che veniva venduto con l’apparecchio ed insegnava i rudimenti. Se la cosa ci sembra ridicola, non sarà male ricordare che negli anni sessanta/settanta erano in commercio (anche se non omologate in Italia) trombe elettropneumatiche musicali per automobili, con le quali era possibile ascoltare “La Cucaracha”, la “Marcia Nuziale”, “Lili Marlene”, “Quando…quando…quando”, e naturalmente “’O Sole mio”. E se vogliamo chiudere con la rassegna musicale, un ultimo aneddoto. Nel 1919 la Fiat adottò sui suoi modelli l’avvisatore elettrico “Sparton”, della Sparks Withington Company di Jackson Michigan (vedi fig. 12). Nello stesso anno, in America, cominciava il proibizionismo, ossia il divieto, per legge dello Stato, di commerciare e consumare bevande alcoliche. Un clacson Sparton a quattro note emetteva un motivetto antiproibizionista, “How dry I am” (“Quanto mi sento a secco”), di grande successo fino all’abrogazione del divieto. Per restare a Filogamo, catalogo 1910, venivano offerte innumerevoli trombe a pera, anche una denominata “Pétard”, un’altra “Python-taxi” seguita da tutta la serie di “Cornet Boa”, “Cornet Serpent” ecc; una chiamata “L’infernal”; quindi vi erano i “testophones”, trombette automatiche in grado di emettere suoni diversi ad ogni pressione della pompetta; e compaiono anche i primi “Klaxon” (vedi foto 11, Ford T 1916 Museo Biscaretti), di cui si dice, in elegante francese: “Il Klaxon emette un suono del tutto nuovo, dal carattere molto allarmante, paragonabile ad un ordine a cui si obbedisce d’impulso”. La ricchezza del catalogo Filogamo non era una rarità. Nello stesso arco di anni, la Ditta francese Mestre & Blatgé offriva 59 differenti modelli di trombe! Le più appariscenti erano quelle la cui parte terminale riproduceva le fattezze di un serpente. Ciò aveva una spiegazione pratica. Una tromba troppo lunga, infatti, sarebbe stata di difficoltosa installazione. La si realizzava allora con un tubo flessibile, avvolgendolo in spire una o più volte. Ed ecco venir fuori il serpente. Fu tale il successo che uno dei modelli più diffusi era il Boa Constrictor, molto in voga anche in Italia (vedi foto 6, Itala 35/45 HP 1912, e foto 7, Isotta Fraschini AN 20/30 del 1909, entrambe esposte al Museo Biscaretti). Le foto 8/1 e 8/2 ci mostrano invece un avvisatore molto simile al Boa Constrictor, ed infatti funzionava nello stesso modo; all’uscita però, anziché una testa di serpente, aveva una sfera bucherellata e per questo motivo era chiamato “Testa di patata” o “Testa tonda” (le foto ritraggono la Sizaire Naudin 8 HP del 1907 esposta al Museo Biscaretti). Un vezzo della Filogamo era offrire trombe personalizzabili: si poneva all’imboccatura una reticella, su cui si poteva scrivere il nome della marca della vettura (fig. 9/1 e 9/2). Veniva inoltre offerta come “novità” una “tromba laterale a due suoni", in grado di emettere sia suoni gravi sia suoni stridenti (fig. 9/3). Tanto novità però non era, se la Panhard Levassor del 1899 ne montava una molto simile (vedi foto 10, Panhard Levassor B1 1899, Museo Biscaretti). Negli anni venti, in Italia, con il diffondersi del Klaxon elettrico, ebbero grande diffusione i prodotti della ditta Cicca, una importante fabbrica francese produttrice di accessori, che aveva trovato un nome molto appropriato per commercializzare il suo modello: “Tenore elettrico” (vedi fig. 13/1 e 13/2). La pubblicità, che si avvaleva di raccontini a piena pagina su “Auto Italiana” illustrati niente di meno che da Geo Ham, sosteneva che “il Tenor Elettrico Cicca è pure gradito ai passanti come un benefattore inapprezzabile. Esso li avverte cortesemente, gentilmente, senza spaventarli. Nessuna protesta, nessuna espressione avversa si ha udendolo; nessuno sbalzo disordinato, né cadute pericolose sull’orlo dei marciapiedi. Il passante, avvisato a tempo debito, si scosta con calma”. Questa sorta di Cynar della moderna vita automobilistica era in catalogo insieme alle cornette per motociclette, munite di attacco girevole per poter essere orientate a volontà, e ai campanelli in bronzo ed in acciaio per biciclette, di cui si costruivano un milione e mezzo di pezzi all’anno. Il Codice della Strada imponeva all’epoca suoni di intensità diversa a seconda che ci si trovasse in città o in aperta campagna. Per questo venne studiata la “Tromba Duplex”, brevettata, elettrica e a mano, che, anziché la pera, utilizzava una pompa speciale a diaframma comandata elettricamente, e che poteva funzionare anche a mano (vedi fig. 14). Intanto, in Italia e nel mondo, si moltiplicavano i produttori e i concessionari di trombe e klaxon. La E.A., della E.A.Laboratories Inc. di Broocklyn, si vantava alla fine degli anni venti di equipaggiare il 90% delle fabbriche di automobili americane e il 75% delle fabbriche del resto del mondo (fig. 15). Non rimaneva indietro neanche la tedesca Bosch, che pubblicizzava, sobriamente, una “tromba elettrica” (vedi fig. 16). Anche la Magneti Marelli aveva naturalmente in catalogo avvisatori acustici. Il suo modello di punta era il “T.U.”, di “grande penetrazione a distanza” (fig. 17). La francese Boyriven, di Neuilly sur Seine, aveva in catalogo, nel 1929, Klaxon da città e Klaxon da strada; Klaxofoni a membrana, Trombe pneumatiche e Simplicorn (fig. 18/1 e 18/2). Un’inventiva incessante per trovare il modo migliore di farsi sentire. Si direbbe che fosse stato inventato tutto l’inventabile: ma a sconcertare il mercato fu, ancora una volta, un americano, nel 1936. Brevettò un klaxon che…abbaiava. Sembra infatti che il suo problema principale fosse scacciare i gatti dalla sua strada, cosa di cui non si era ancora preoccupato nessuno. Donatella Biffignandi Museo dell’Automobile