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SEGNALAZIONI E RECENSIONI
RECENSIONI
Mauro Mellini “Processo al capomandamento”
- Kafka e i pentiti nel paese di Pirandello I libri de “Il Giusto Processo”
Direttore responsabile Giancarlo Lehner, ottobre 2003, pagg. 173
E’ encomiabile l’impegno dell’A. ispirato dal fine di far conoscere i casi giudiziari
controversi, conclusisi con una condanna certamente non in linea con gli aspetti probatori
assunti nel processo e, peggio ancora, tralasciando accertamenti essenziali ai fini della
decisione.
Nel rivisitare con scrupolo e con metodo certosino le numerose ingiustizie che
contraddistinguono alcuni processi nostrani, l’A. si prefigge lo scopo di dimostrare le tante
anomalie dovute alla mala erba del “pentitismo” sistema di aborrire perché fonte di perversa
deviazione dalla Verità.
Il caso giudiziario descritto da Mauro Mellini è davvero emblematico, a motivo delle
molteplici sfumature pirandelliane che presenta, in un ambiente difficile quale è quello della
Sicilia più retrograda, in cui giocano un ruolo determinante l’omertà, la menzogna e la
calunnia.
Giuseppe Renna, un odontotecnico di Siciliana è accusato di essere il Capomandamento
di “Casa Nostra”, e di aver avuto un ruolo di concorrente in un omicidio.
È ritenuta dagli inquirenti persona sospetta, a seguito di una lettere anonima e per alcune
popolazioni, da parte di un confidente dei Carabinieri.
Un secondo pentito, nel rendersi conto che il Renna aveva un alibi incrollabile che
escludeva la sua partecipazione all’omicidio, si è poi visto costretto a cambiare la versione
dei fatti, sostenendo che il Renna aveva invece partecipato ad una riunione di mafiosi.
Malgrado il primo pentito fosse stato alla fine smascherato e condannato per calunnia,
il Renna è tuttavia ritenuto in parte attendibile dai giudici, essendo stati presi in esame
“globalmente” (SIC!) le sue affermazioni.
L’A. con una critica serrata dimostra le tante incongruenze dell’assunto accusatorio,
denunciando le pecche e le carenze di quello che è ancora un “ingiusto processo”, malgrado
gli aggiustamenti legislativi e costituzionali dell’ultima ora.
L’A. fa una amara constatazione:
la crisi della Giustizia non potrà aver fine finché verrà percorsa la strada impervia del
giustizialismo e se si privilegerà il sospetto e la presunzione, in contrapposizione a uno
schema che deve invece prevedere una severa logica giudiziaria.
Particolare interesse, sotto l’aspetto giuridico merita la trattazione dell’argomento
relativo alla distinzione tra i concetti di “attendibilità” e “credibilità”.
La storia di Giuseppe Renna è molto istruttiva, soprattutto per i giovani avvocati che si
affacciano alla ribalta dell’agone penale.
Essi, ancora lontani dalle tante incongruenze e dissonanze della vita forense,
troveranno nel libro di Mauro Mellini nuova linfa per rafforzare i puri ideali di Verità e
Giustizia.
Giovanni Cipollone
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Teresa Assensio Brugiatelli "Il Giardino degli aranci”
un libro da leggere
Teresa Assensio-Brugiatelli, che oltre ad essere un ottimo avvocato è stata per anni
apprezzato Presidente dell’Associazione Donne Giuriste, mi ha chiesto di presentare il suo
libro “il Giardino degli Aranci”, edito da Sovera.
L’ho fatto volentieri affascinato dalla sua prosa e dai soggetti descritti nei tre racconti.
Così, in una sala gremita, ho avuto l’onore di sottolineare la forza dei personaggi e la
palpitante rappresentazione delle loro sensazioni e dell’ambiente nel quale si agitano: dalla
sensuale, primitiva, violenta Lorenza al vecchio Giudice che, arrivato alla fine, ripercorre la
sua vita e si pone mille interrogativi; alla vicenda di Nando che, come tanti italiani, dopo
l’8 settembre 1943, si trova solo, sbandato, senza ordini.
Mi sono soffermato particolarmente sul racconto “l’insonnia di un vecchio magistrato”
che ha colpito la mia sensibilità di vecchio avvocato. Ho sottolineato l’attualità e la bellezza
del racconto nel quale il protagonista, un giudice appunto, diventa l’emblema degli anziani
che affrontano il peso della solitudine, il tormento dei ricordi, la mancanza di un futuro.
Ho sottolineato anche la toccante bellezza delle pagine nelle quali la Assensio-Brugiatelli
descrive la grande casa immersa nel buio, la finestra dalla quale penetra il bagliore spettrale
della luna, il vecchio magistrato che si aggira attanagliato dall’insonnia, evoca parenti
scomparsi e si interroga sulle decisioni adottate nel corso della carriera.
Ho concluso affermando che esempi come quello di Teresa Assensio-Brugiatelli costituiscono motivo di orgoglio per l’Avvocatura che spesso si cimenta con successo nella letteratura
ed in altre manifestazioni artistiche.
Alessandro Cassiani
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