Con uno sguardo alle richieste dei prodotti legati al

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Con uno sguardo alle richieste dei prodotti legati al
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news
News dal Ministero...
ULTIMI
AGGIORNAMENTI
SU DISPOSIZIONI
SPECIFICHE
DEL MINISTERO
DELLA SALUTE
PER INGREDIENTI
DI DERIVAZIONE
VEGETALE
S
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Il campo degli integratori alimentari
comprende oggi in un unico contesto
normativo sia prodotti con valenza nutrizionale che fisiologica. In questi possono essere presenti anche ingredienti
vegetali, che devono comunque offrire
adeguate garanzie in termini di sicurezza d’uso e possibilità di autogestione
sulla base delle indicazioni riportate in
etichetta.
Recentemente il Gruppo di esperti, istituito nell’ambito della Commissione consultiva, ha inserito nell’elenco delle piante
non ammesse nel settore degli integratori
alimentari i seguenti estratti:
• BACOPA MONNIERI
• BOEHRAVIA DIFFUSA
• HOODIA GORGONI
• LARREA MEXICANA, LARREA TRIDENTATA, LARREA DIVARICATA
(CHAPARRAL)
• LEUZEA CARTHAMOIDES (RHA
PONTICUM)
• PELARGONIUM SIDOIDES
• POLYGONATUM SIBIRICUM
Il Gruppo, infine, ha espresso parere negativo anche circa la possibilità di impiego
di MUCO DI LUMACA e FATTORE INTRINSECO quali ingredienti di integratori
alimentari.
ospensione della vendita di integratori alimentari a base di Cimicifuga Racemosa
La Cimicifuga Racemosa rizoma è inclusa attualmente in Italia nella lista delle erbe ammesse nel settore degli integratori alimentari. A seguito della notifica di allerta proveniente dalla Finlandia riguardo l’utilizzo di Cimicifuga Racemosa
negli integratori alimentari, e in seguito alla valutazione di Organismi internazionali come l’EMEA e l’HMPC che hanno
evidenziato come l’azione di tale pianta possa essere tossica per il fegato, il Ministero della Salute ha richiesto, tramite la
circolare n. 600.12/28754 del 7 Agosto 2006 alle associazioni di categoria di intervenire per la sospensione in via cautelativa della commercializzazione dei prodotti contenenti Cimicifuga Racemosa rizoma, attivando le procedure di ritiro dei prodotti
dal mercato. In attesa di ulteriori approfondimenti da parte dell’Istituto Superiore di Sanità circa la sicurezza d’uso di tale sostanza, vi
comunichiamo che Erba Vita ha sospeso la commercializzazione dei seguenti prodotti: Happy Age capsule, Happy Age gocce, Cimicifuga capsule, Cimicifuga rizoma TT. Ricordiamo che per il ritiro cautelativo dei suddetti prodotti è sufficiente riporre i prodotti
menzionati in una scatola chiusa contrassegnata da un apposito cartello riportante la dizione “merce in attesa di ritiro”. Tale procedura
è in ottemperanza alle “Linee guida per la gestione operativa del sistema di allerta per alimenti destinati al consumo umano” del Ministero della Salute come ribadito da Circolare Ministeriale (Prot. 29361/P) del 14 agosto 2006. Dal 1 Settembre 2006 è disponibile la
nuova formulazione di Happy Age capsule, Happy Age gocce, non contenente Cimicifuga racemosa.
GSE
P
news
Siamo venuti a conoscenza che, durante il mese di Agosto, potrebbe aver ricevuto una
lettera in tono minaccioso da parte dell’avvocato Gazzola, incaricato dalla ditta Prodeco
Pharma, nella quale si minaccia di incorrere in sanzioni pecuniarie in caso di commercializzazione di prodotti recanti il marchio GSE e si pretende, in modo arbitrario, una vostra
risposta entro 3 giorni dal momento della ricezione. Alla luce di quanto sopra, con la presente La informiamo che Prodeco Pharma ha fatto causa ad Erba Vita per la dicitura “GSE”
posta sulle confezioni della linea Fitoseptic, linea a base di estratto di semi di pompelmo. Prodeco Pharma, ritenendo la sigla GSE
(Grapefruit seed extract) di loro invenzione, ha depositato tale sigla presso l’ufficio italiano Marchi e Brevetti nonostante GSE
sia solamente abbreviazione e sinonimo, adottato dalla comunità scientifica internazionale, di GRAPEFRUIT SEED EXTRACT
- estratto di semi di pompelmo - e utilizzata comunemente per indicare tale estratto. Riteniamo inoltre che, tale dicitura, debba essere di libero utilizzo per tutte le aziende, ma purtroppo, il tribunale di Venezia, dovendo prendere una decisione in modo rapido ed
essendo la pratica della Prodeco Pharma una richiesta di urgenza, ha deciso di affidare a loro la titolarità di detta sigla per l’Italia.
Pur non condividendo tale decisione, al momento abbiamo preso atto della sentenza ed effettuato tutte le procedure di ritiro presso
i clienti che hanno acquistato i prodotti della linea Fitoseptic recante il marchio GSE e sostituendoli con confezioni prive di tale
sigla. Se non ha mai acquistato in precedenza prodotti facenti parte della linea Fitoseptic, non gli è stata inviata comunicazione
alcuna, non essendo noi a conoscenza delle intenzioni di Prodeco Pharma, di inviare la suddetta lettera a tutti i clienti Erba Vita attingendo, probabilmente, i nominativi dalla sezione “Punti vendita” del nostro sito internet. Indipendentemente dal fatto che abbia
acquistato o meno la linea Fitoseptic tutto ciò potrebbe crearle dei problemi anche per prodotti di altre aziende recanti la sigla GSE.
Non comprendiamo e riteniamo gravemente scorretto questo accanirsi non solo contro di noi ma anche contro la nostra clientela con
toni minacciosi e, sopratutto, in un momento in cui, causa chiusura estiva, eravamo impossibilitati a fornire tutte le delucidazioni
del caso ed un’adeguata assistenza. Pensiamo fosse giusto informarvi della situazione.
olicosanoli efficaci nelle dislipidemie in corso dello studio e, anzi, sono moderatamente migliorati per
quanto attiene a tutti i tipi di colesterolo. A conclusione dello
diabetici
a cura della dott.ssa Alice Caroscioli
Il diabete e l’ipercolesterolemia sono fra i maggiori fattori di rischio coronarico; il rischio
coronario fra le persone con diabete è maggiore rispetto ai non
diabetici. Fra le persone diabetiche il maggiore obbiettivo nel
controllo delle dislipidemie è quello di ridurre i livelli di lipoproteine a bassa densità (il colesterolo LDL). I policosanoli, sostanze purificate estratte dalla cera della canna da zucchero (Saccarum Officinarum), hanno la proprietà di abbassare i livelli di
colesterolo LD e di inibire l’aggregazione piastrinica. Precedenti
studi di breve durata hanno indicato l’efficacia e la tollerabilità
dell’assunzione di 10 mg/die di policosanoli in pazienti con diabete di tipo 2, ma non risulta essere stato ancora realizzato alcun
studio sugli effetti del trattamento a lungo termine e sui più bassi
dosaggi che mantengano un’azione efficace. E’ stato quindi intrapreso uno studio finalizzato a studiare l’efficacia, la sicurezza
e la tollerabilità della somministrazione a lungo termine di policosanoli in pazienti con diabete di tipo 2. Dopo cinque settimane
di una dieta ipocolesterolemica di base, 239 pazienti con diabete di tipo 2 sono stati randomizzati per ricevere 5 mg/die di
policosanoli o placebo per due anni. L’analisi statistica è stata
realizzata su base ITT (Intentino-to-treat). Le caratteristiche dei
due gruppi di trattamento all’inizio dello studio (baseline) erano
simili. Dopo un anno di sperimentazione i policosanoli hanno
ridotto significativamente (p<0.0001 rispetto alla baseline e rispetto al placebo) il colesterolo LDL (del 21.1%), il colesterolo
totale (17.5%) e i trigliceridi (16,0 %); mentre hanno incrementato (p<0.01 rispetto alla baseline e rispetto al placebo) i livelli
delle lipoproteine ad alta densità (colesterolo HDL) del 10.7%.
Gli effetti del trattamento attivo sui trigliceridi, sul colesterolo
LDL, su quello HDL e su quello totale si sono mantenuti nel
studio i policosanoli avevano abbassato (p<0.0001 rispetto alla
baseline e al placebo) il colesterolo LDL (del 29.5%), il colesterolo totale (21.9 %) e i trigliceridi TG (16.9%), mentre avevano
incrementato il colesteroli HDL (p<0.0001 rispetto alla baseline e al placebo). Di 239 pazienti assegnati random allo studio,
63 (26.4%) hanno interrotto lo studio: 43 dei 120 pazienti del
gruppo placebo (35.8%) e 20 dei 119 pazienti del gruppo con
policosanoli (16.8%). Fra questi pazienti, 35 (28 con placebo e 7
con policosanoli) si sono ritirati dallo studio per effetti avversi.
La frequenza degli eventi avversi seri, prevalentemente di tipo
vascolare, nei pazienti trattati con policosanoli (6 di 119: 5%) era
inferiore a quella del gruppo placebo, sono deceduti durante lo
studio (quattro di questi per infarto miocardico). Sul piano della
sicurezza, non sono stati osservati danni correlati all’assunzione
dei policosanoli, specialmente relativamente al controllo della
glicemia. È stata invece osservata una riduzione della pressione
sistolica e diastolica nei pazienti con policosanoli (rispetto al
placebo). La frequenza con cui i pazienti segnalavano disturbi
lievi e/o moderati era simile nel gruppo con policosanoli e con
placebo. Secondo i ricercatori, i risultati dello studio dimostrano
la sicurezza, la buona tollerabilità e l’efficacia dei policosanoli
nel trattamento a lungo termine delle dislipidemie in persone con
diabete di tipo 2.
Ricerca realizzata da associati : Center of Natural products, National
Center for Scientific Research, Cuba. Mas R, Castano G, Fernandez L,
Lopez E, Mesa M, Alvarez E, Mendoza S. Long-term effects of policosanol on older patients with Type “
diabetes. Asia Pac J Clin Nutr.
2004; 13 (suppl): S101.
Policosanoli presenti nella
nuova formula Sterol Stop
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osservatorio
Insonnia
a cura della dott.ssa Antonietta Antonini
L’insonnia è un disturbo
caratterizzato da una durata del sonno insufficiente e/o una continuità del
sonno alterata da risvegli.
L’insonnia
rappresenta
uno dei disturbi più frequenti negli stati uniti e
nell’europa occidentale.
Circa un terzo della popolazione mondiale e, in
italia, circa 12 milioni (ovvero circa il 15-20%) di
persone soffrono di questo
disturbo.
L’insonnia aumenta con
l’età (dopo i 60-65 anni),
mentre il sesso più colpito sembra essere quello
femminile.
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COSA È IL SONNO
Il sonno è essenziale per l’uomo e rappresenta
un meccanismo di protezione contro i danni da
eccessivo affaticamento. Si ritiene inoltre che,
oltre a consentire il riposo e il recupero delle energie perse durante le varie attività della giornata, il sonno abbia un ruolo attivo nello sviluppo mentale dell’individuo, favorendo la crescita
psichica e le capacità creative. Vi sono peraltro
molte altre funzioni caratteristiche del dormire:
il metabolismo (soprattutto nella fase REM) aumenta, aiutando così l’organismo a immagazzinare energia; l’apparato renale e il fegato eliminano le tossine più efficacemente di quando si è
svegli; il sistema immunitario produce più anticorpi; il midollo osseo “fabbrica” globuli rossi
in gran numero; l’ormone somatotropo (quello
della crescita) viene escreto in quantità considerevoli. Quando dormiamo, inoltre, il cervello
non riposa: elabora gli stimoli raccolti nel corso
della giornata, organizza un proprio sistema
di archiviazione dei dati ed elimina quelli ritenuti superflui. Predispone in pratica l’attività
cerebrale allo stato di veglia, in modo che sia
possibile utilizzare tutto il bagaglio di nozioni
raccolte per elaborare idee, intuizioni, strategie
e tutto ciò che consente all’individuo di lavorare
ed esprimere il meglio di sé nei confronti della
realtà. Il sonno è, quindi, un processo in continuità con la veglia, biologicamente necessario per consentire all’organismo di adattarsi
all’ambiente circostante. Si comprende perciò
come tutto ciò che altera l’equilibrio sonnoveglia diventa fonte di disagio per l’individuo,
con pesanti ricadute sulle sue attività quotidiane
come sonnolenza, difficoltà di concentrazione,
nervosismo. Il sonno si compone di quattro fasi
che si ripetono varie volte durante la notte: due
sono caratterizzate da un sonno leggero; le altre da un sonno più profondo ed è soprattutto da
queste ultime che dipende la qualità del dormire;
vi è poi una quinta fase molto importante chiamata “fase REM” (Rapid Eyes Movement,
movimenti oculari rapidi) durante la quale le informazioni, le impressioni, gli avvenimenti del
giorno precedente vengono ricapitolate, raccolte
e ordinate dal cervello. Si tratta dunque di una
fase del sonno in cui si memorizza, si ordina e
addirittura si impara selezionando le esperienze
del giorno, immagazzinando le più importanti
ed eliminando le altre.
Per poter essere giudicato patologico questo
disturbo si deve presentare almeno 3 volte la
settimana per almeno un mese. L’insonnia
non è una malattia univoca ma si presenta in
tanti modi diversi, ecco perché clinicamente
viene classificata tenendo conto di almeno tre
parametri: la sua durata, le possibili cause e
la tipologia.
Durata: varia da paziente a paziente e può
subire modificazioni nel corso della vita di
uno stesso individuo.
Occasionale: episodi isolati, che durano solo
alcuni giorni, e sono generalmente associati
ad eventi particolarmente stressanti.
Transitoria: dura meno di tre settimane, si
risolve spontaneamente o con l’aiuto farmacologico
Cronica: quando si protrae per più di un
mese, deve essere risolta con un intervento
terapeutico
CAUSE DELL’INSONNIA
Primaria o non organica: quando il paziente è
sano e non ci sono cause apparenti che giustifichino
l’insonnia. Tra le insonnie primarie ricordiamo:
Insonnia psicofisiologica: deriva da una generica
tensione emotiva; Insonnia da errata percezione
del sonno (pseudo-insonnia): deriva da una percezione soggettiva del disturbo del sonno senza
apparenti reperti di alterazione oggettiva; Insonnia
idiopatica (insonnia a insorgenza infantile): dipende
da un’incapacità di avere un sonno soddisfacente,
in genere sin dalla nascita, a causa di un’inadeguata
regolazione del sistema sonno-veglia;
Secondaria: quando è possibile identificare sia
cause fisiche che psichiche del disturbo; in genere,
se adeguatamente trattate, evolvono in risultati positivi. Fanno parte delle insonnie secondarie: Insonnia
associata a disturbi psichiatrici (ansia, depressione,
schizofrenia, morbo di Parkinson); Insonnia da
farmaci (alcool, psicostimolanti, broncodilatatori,
anticolinergici, insulina, ormone tiroideo T4, contraccettivi orali, antistaminici, FANS, corticosteroidi, antiparkinsoniani, antipertensivi, antiepilettici,
litio, antipsicotici, antidepressivi, ipnotici); Insonnia
da inadeguata igiene da sonno; Insonnia da assunzione di cibo e bevande (night-eating syndrome);
Insonnia da altitudine; Insonnia da allergia alimentare; Sindrome della gamba senza riposo (restless leg
syndrome); Insonnia da alterazione del ritmo circadiano sonno-veglia, come ad esempio il cambio di
fuso orario (jet-lag) o dei turni di lavoro (sindrome
da turnisti); Movimenti periodici del sonno; Malattie organiche che portano a disturbi respiratori, dolori articolari e muscolari, cardiopatie, ulcera, ecc.
Iniziale: quando il paziente fatica ad addormentarsi, in genere a
causa di ansie o paure eccessive.
Centrale: caratterizzata da frequenti e sostenuti risvegli durante
la notte, il problema quindi è il
mantenimento del sonno.
Terminale: caratterizzata da risveglio mattutino precoce, spesso
associata a sindromi depressive.
Ognuna delle tre tipologie può
essere occasionale, transitoria o
cronica.
ESTRATTI VEGETALI
NELLA CURA DELL’INSONNIA
Un aiuto per la cura dell’insonnia ci viene dall’assunzione
di estratti vegetali che possiedono principalmente attività
sedativa, ansiolitica, ipnoinducente, portando ad una riduzione del tempo di addormentamento e miglioramento
della qualità del sonno. I principali estratti vegetali utilizzati nell’insonnia sono la Valeriana (Valeriana officinalis)
radice, l’Escolzia (Eschscholtzia californica) sommità, la
Passiflora (Passiflora incarnata) parti aeree, la Griffonia
(Griffonia simplicifolia) semi, la Lavanda (Lavandula
angustifolia) sommità fiorite, la Melissa (Melissa officinalis) foglie. Di fondamentale importanza sono i titoli degli estratti menzionati: per la Valeriana è bene
utilizzare un estratto secco titolato al 0.8% in acidi
valerenici, per l’Escolzia al 0.35% in protopina e per
la Griffonia al 95% in 5-idrossitriptofano.
osservatorio
TIPI
DI INSONNIA
ALCUNI CONSIGLI PRATICI PER LA PREVENZIONE DELL’INSONNIA
L’assunzione di farmaci è solo l’ultimo rimedio, a cui ricorrere solo in caso di una forma di insonnia cronica diagnosticata da un medico specialista.
Per recuperare in breve tempo un buon sonno naturale, spesso la prevenzione è molto importante, a iniziare da corretti stili di vita, sia comportamentali che alimentari: coricarsi e alzarsi sempre alla stessa ora, anche il sabato e la domenica; eliminare i sonnellini durante il giorno; limitare,
nelle ore precedenti il sonno, attività che eccitano l’organismo come lo studio intenso o attività fisiche impegnative; cercare di fare sport nel corso
della giornata: una attività fisica sostenuta, infatti, aumenta la durata della fase del sonno lento profondo e migliora la qualità del sonno (tuttavia è
preferibile praticare sport durante il giorno, evitando l’attività fisica prima di andare a letto); non restare nel letto se non si ha sonno; andare a letto
solo per dormire e quando si ha sonno; altre attività come mangiare, leggere o guardare la televisione non devono essere fatte a letto; evitare cene
troppo abbondanti, con eccessivo consumo di alcolici; evitare l’assunzione di sostanze stimolanti (come the, caffè o coca cola); ridurre la quantità
di sale (sodio) negli alimenti che compongono il pasto serale, un’eccessiva assunzione di sale promuove uno scambio con l’acqua (dal sangue alle
cellule e viceversa) e sovraccarica il lavoro cardiocircolatorio durante la notte, costringendo a frequenti risvegli per la sete che ne consegue (nel
tentativo di compensare); limitare il consumo di cibi grassi che impegnano la digestione; eliminare la carne dal pasto serale: nella carne è presente
un aminoacido, la tirosina, che interviene come stimolante dei processi mentali; il pasto serale dovrebbe essere vegetariano e ricco di amidi (pasta
e riso). Insieme alle banane questi alimenti sono ricchi di un precursore della serotonina, sostanza che a livello cerebrale induce il sonno ed ha
effetto sedativo.
5
focus
Capelli
in autunno
Rinforziamo i capelli e blocchiamo la caduta
a cura della dott.ssa Antonietta Antonini
Struttura del capello
Il capello è una formazione cornea
della pelle; le sue cellule hanno la
stessa natura di questa, ma invece
di crescere orizzontalmente, lo
fanno in senso verticale. La sua
esistenza risponde non tanto a
una necessità ornamentale, quanto
utilitaristica: infatti protegge dal
freddo, dal caldo, ed è capace di
attenuare eventuali urti sulla parte
più delicata del corpo. Lo spessore,
la forma, il colore del capello variano a seconda dell’individuo e della
razza, e per ragioni d’età è soggetto
a trasformazioni. In un solo capello
si trovano due parti ben distinte:
1.Una visibile, lo stelo, formato da
una successione di cellule morte
che finiscono nel vertice e di lunghezza che può talvolta sorpassare
il metro.
2.Una invisibile, la radice, formata
da un sottilissimo strato di cellule viventi, che costituiscono l’inizio dello stelo, e che, dall’ingrossamento
che presentano alla base ricevono
il nome di Bulbo Pilifero che è in-
6
caricato, per il contatto con i vasi
sanguigni, del nutrimento e della
crescita di tutta l’unità. Questa radice si trova nel Follicolo Pilifero
che ha forma di fungo e al quale
si adatta perfettamente il bulbo. Il
fondo di questa cavità epidermica,
a livello dell’ipoderma, forma la
Papilla, collegamento vascolare,
nervoso e vitale tra capello e pelle,
fino al punto in cui, se la papilla
viene distrutta, mai più nascerà da
questo follicolo un altro capello.
Dentro il follicolo, il piccolo tratto
del capello che costituisce la radice, si muove liberamente, senza
attaccarsi a nessuna parete, trattenuto soltanto, in profondità dalla
connessione papillare. Il follicolo
pilifero si completa con i seguenti
annessi: Sacca Fibrosa (involucro esterno), Ghiandola Sebacea,
Muscolo Erettore, Nervi Follicolari. Ogni follicolo si serve di una
ghiandola sebacea, situata sufficientemente in superficie, che
funzionando correttamente dà
lucentezza al capello.
La Cheratina - Come sopra accennato, le cellule del bulbo sono
cellule vive che, per formare lo stelo, vanno incontro ad un processo
di “morte programmata”: le cellule subiscono un processo di “cheratinizzazione” (sviluppo intenso di cheratina, che va ad occupare
praticamente l’intero spazio intracellulare) che le porta alla morte e
le conduce ad assumere una struttura finale particolare (la cheratina
può infatti assumere forme più o meno tenaci: sono di cheratina la
lana, le unghie, le corna e gli artigli degli animali). La cheratina è una
struttura proteica originata dalla polimerizzazione di varie catene di
amminoacidi che poi vengono legate fra loro attraverso amminoacidi
quali la cisteina per dare solidità al tutto: perché avvenga tale processo
è necessaria la presenza di specifici enzimi contenenti Rame.
Ciclo vitale del capello
La vita del capello è divisa in 3 fasi: Queste tre fasi sono definite Anagen (nascita e crescita), Catagen (quiescenza) e Telogen
(caduta), e hanno un ritmo che subisce le influenze delle stagioni
e varia notevolmente da individuo a individuo. Se il follicolo che
ha alimentato il capello fino a qualche mese prima è sano, nel
momento della caduta ha già cominciato a produrne un altro che
entro breve tempo lo sostituirà. L’uomo con una capigliatura sana
presenta capelli che attraversano tutte e tre le fasi evitando così la
calvizie ogni qual volta il capello si rinnova.
ANAGEN è la fase della crescita in cui la matrice produce le cellule che costituiscono il capello, la durata di questa fase varia in
media da 3 a 6 anni, nella donna può arrivare fino a 7. CATAGEN
è la fase in cui la produzione cellulare si arresta e il capello cessa
di crescere; il follicolo resta a “riposo”. Il capello rimane nel follicolo senza crescere né cadere. Nella fase TELOGEN il capello
cade e il follicolo, ormai inattivo, è avvolto in un sacchetto connettivale che lo proteggerà fino alla nuova fase di crescita, tre
mesi dopo. In una capigliatura sana di un giovane adulto si riscontrano mediamente l’85% di capelli in fase anagen, il 5% in
fase catagen, il 10% in fase telogen.
Capelli e sole
focus
In estate quando maggiormente si è esposti ad agenti esterni come il sole, la salsedine, il vento, la sabbia, l’acqua salata (o il cloro),
i capelli possono essere danneggiati. Un’esposizione eccessiva ai raggi ultravioletti induce infatti modificazioni nel ciclo di vita dei
capelli a livello del bulbo pilifero, dove le cellule vanno incontro ad una morte più rapida. In pratica si accorcia la vita del singolo
capello che passa rapidamente dalla fase Anagen a quella Telogen. I raggi ultravioletti oltre a danneggiare il bulbo pilifero aggrediscono anche il fusto dei capelli sfibrandolo e, se la chioma è tinta, l’effetto è ancora maggiore: infatti le sostanze chimiche applicate
per colorare i capelli agiscono alterando le catene polipeptidiche ed i legami che tengono unite le fibre di cheratina, alterando o
addirittura eliminando la cuticola protettiva esterna. I capelli diventano meno robusti e l’azione combinata di sole ed acqua di mare,
aggrava la situazione.
La salsedine tende ad “asciugare” il sebo che lubrifica il capello disidratandolo; il capello può diventare secco e stopposo.
Inoltre una scarsa umidità ambientale (umidità relativa inferiore al 55%) è nociva per i capelli. La permanenza per esempio in locali
dotati di impianto di aria condizionata, specie in estate, può costituire un fattore che, sommandosi all’effetto dell’esposizione al
sole, concorre a indebolirli. Potenzialmente dannosa non è solo l’esposizione al sole “intenzionale” ma anche quella involontaria cui
andiamo incontro nel corso della giornata, per esempio durante una passeggiata. Proprio come avviene per la pelle. Occorre quindi
tenere conto dell’intera durata di esposizione al sole e non solo dei momenti in cui si cerca volutamente l’abbronzatura.
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i risultati sono assicurati
Alcune regole
Per prevenire che i capelli si sfibrino e perdano lucentezza, basta seguire alcune semplicissime
plicissime
cissime regole:
■ Assicurare al nostro organismo il giusto apporto di sostanze nutrienti quali le vitamine
mine
ine (in particolare la C e la E), acidi grassi, sali minerali e oligoelementi (rame, zinco, selenio);
■ Mangiare frutta, verdura e bere molto per contrastare la disidratazione cutanea dovuta ai raggi solari ed alle alte temperature;
■ Proteggere il capo dal sole indossando cappelli, bandane o foulard;
■ Tenere in spiaggia i capelli legati, per ridurre l’esposizione diretta del sole ed evitare che il vento e la sabbia li aggroviglino;
■ Applicare oli protettivi durante l’esposizione diretta alla luce solare; vanno bene oli vegetali come il germe di grano o il mandorle dolci, che mantengono idratate le fibre e prevengono la formazione delle doppie punte;
■ Al mare sciacquare i capelli con abbondante acqua dolce per eliminare il sale, la sabbia ed il sudore depositati tra le fibre;
■ Utilizzare per il lavaggio dei capelli uno shampoo delicato, non aggressivo; dopo lo shampoo è meglio applicare un balsamo che permette una facile
pettinabilità senza spezzare le fibre;
■ Applicare una maschera per capelli una volta alla settimana, in grado di ristrutturare le fibre cheratiniche del capello, nutrendo in profondità e proteggendo i capelli dagli agenti esterni.
Risultati medi di un test di autovalutazione con il trattamento anti-caduta trifase contro placebo, condotto su 40 soggetti con Defluvium Telogenico
(perdita temporanea ed eccessiva di capelli) per 3 mesi
incremento %
incremento %
70
60
50
40
30
20
10
0
70
60
50
40
30
20
10
0
CRESCITA +27%
1
crescita
placebo
2
3
mesi
incremento %
70
60
50
40
30
20
10
0
CADUTA -82%
1
caduta
placebo
2
3
mesi
SPESSORE DEL
FUSTO +42%
1
2
3
mesi
spessore del fusto
placebo
7
focus
Stress da rientro
a cura della dott.ssa Deborah Padovan
Come rientrare nella quotidianità
senza disperdere i benefici dell’effetto
vacanza
Gli esperti consigliano di seguire alcune regole
Il “dopo vacanza” è generalmente un momento
carico di stress, perché, dopo un periodo in
cui abbiamo vissuto nella massima libertà e
divertimento, giungiamo impreparati alla ripresa
del ritmo e della responsabilità quotidiane, e si
devono affrontare le solite dinamiche lavorative,
lo stress, il traffico. Dopo il rientro dalle vacanze,
situazione in cui si vive in totale libertà, senza
orari, dedicandosi al divertimento, al relax e allo
svago, l’impatto con la realtà può essere fonte di
grande stress, e la difficoltà nell’affrontare questo
cambiamento per riadattarsi alla quotidianità
scatena la “depressione settembrina”. Gli esperti
lo chiamano “stress da rientro” e, secondo i
sondaggi, a settembre colpisce due italiani su
tre.
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Per evitare o perlomeno limitare lo “stress da
rientro”, gli esperti consigliano di seguire alcune
regole:
• è importante, per prima cosa, prepararsi in
anticipo e in modo progressivo al rientro in città
e programmare qualche giorno di riposo, prima
della data effettiva del rientro. In questo modo
si dà modo all’organismo di metabolizzare il
cambiamento.
• ricominciare per gradi e prendersi piccole
pause, puntando su piccoli obiettivi, evitando
di fare progetti importanti e sovraccaricarsi di
impegni di lavoro.
• non cominciare diete drastiche per smaltire
il sovrappeso accumulato durante l’estate, per
disintossicarsi bastano pochi accorgimenti:
eliminare alcolici e grassi privilegiando frutta e
verdura.
• muoversi perchè lo sport all’aria aperta è un
buon antidoto a stress e cattivo umore, in quanto
regala uno stato di benessere generalizzato.
• pensare positivo, mantenendo vivi i ricordi
piacevoli della vacanza ma focalizzando
l’attenzione anche sugli aspetti positivi del
rientro in città: ritrovare gli amici, per esempio.
• ricominciare a prendersi cura di se stessi,
riportando alla giusta idratazione la pelle
disidratata dal sole, assumendo integratori
ad effetto antiossidante, facendo passeggiate
rilassanti e salutari all’aria aperta, che fanno
bene non solo al cuore, ai muscoli e ai polmoni,
ma anche alla pelle e al cervello.
Il disturbo
del 3° millennio
all’azione stimolante che produce la caffeina.
L’Eleuterococco, inoltre, come abbiamo già
accennato, potenzia le difese immunitarie, e
ne combatte il calo che spesso è associato allo
stress.
Maca - Nella Maca sono contenute sostanze
di tipo alcaloide, che sono in grado di agire
a livello dell’asse ipotalamo-ipofisi. Questo
giustificherebbe l’azione stimolante sulle
ghiandole surrenali attribuita alla Maca ed il
relativo effetto energizzante. La radice della
Maca incrementa le capacità di concentrazione,
favorisce la lucidità mentale, stimola l’attività
cerebrale e la memoria. Poiché queste sue
proprietà toniche ed energetiche sul sistema
nervoso centrale non sono legate ad un contenuto
di caffeina, ma ad un migliorato rendimento
energetico, la Maca può essere assunta a tutte
le età, dagli atleti e anche da soggetti debilitati.
Il suo impiego, infatti, si è rivelato utile per
chi soffre di sindrome da stanchezza cronica
e depressione, per chi svolge un’attività
intellettuale impegnativa, in convalescenza o
per superare momenti di particolare stress psicofisico.
Rhodiola rosea - Per ottenere i benefici attesi
dall’assunzione dell’estratto di Rhodiola rosea,
è necessario utilizzare unicamente la specie
originale rosea che è quella la cui attività è stata
scientificamente dimostrata per gli scopi a noi
noti e le cui sicurezza ed efficacia terapeutica sono
state clinicamente testate sull’uomo. Inoltre solo
la specie rosea contiene i principi attivi (rosavin,
rosarin e rosin) responsabili dell’azione, oltre
ai salidrosidi, contenuti invece in tutte le specie
di Rhodiola. L’utilizzo, infatti, del salidroside
o del contenuto totale di polifenoli come
indicatori della standardizzazione per l’estratto
di Rhodiola rosea non è per nulla indicativo ed
apre la porta a possibili errate identificazioni.
Dalle evidenze sperimentali è emerso come
questa radice possa essere considerata molto più
di un semplice adattogeno in virtù dell’efficacia
terapeutica mostrata in molti ambiti. L’azione
della Rhodiola sembra coinvolgere la serotonina,
ovvero una molecola che riveste un ruolo di
primaria importanza in numerosissimi processi,
tra i quali ricordiamo la regolazione dei toni
dell’umore. La Rhodiola inibisce l’inattivazione
della serotonina, e stimola il trasporto del
precursore della molecola della serotonina, il 5idrossitriptofano (5-HTP), attraverso la barriera
emato-encefalica. La somministrazione di
M
I sintomi più comuni dello stress da rientro
sono ansia, cefalea, sonnolenza, turbe
dell’umore, stanchezza, tensione nervosa,
difficoltà a riprendere il normale ritmo di
lavoro e a mantenere la concentrazione
necessaria.
Dalla ricerca Erba Vita è nato Antistress,
integratore alimentare che rilassa senza
provocare sonnolenza, risolleva l’umore
e favorisce la concentrazione e l’acutezza
mentale. Gli estratti vegetali utilizzati per
il riadattamento a situazioni di stress o per
migliorare il tono dell’umore sono:
Eleuterococco - L’Eleuterococco è una
pianta adattogena, antistress ed antifatica, si
impiega nell’astenia, nell’ipotensione, nella
convalescenza, aumenta le difese immunitarie,
è indicato nei periodi di ridotta capacità di
rendimento e di concentrazione, in caso di
esami, come profilassi nell’influenza e nelle
turbe della senescenza. L’Eleuterococco stimola
le ghiandole surrenali ed il sistema nervoso, è
diffusamente somministrato anche agli anziani
per ritardare gli effetti dell’invecchiamento.
La
più
importante
caratteristica
dell’Eleuterococco è quella di aumentare la
resistenza del corpo allo stress che attacca
quotidianamente il nostro organismo.
L’Eleuterococco, in quanto tonico adattogeno,
fornisce “carburante” alle ghiandole surrenali,
permettendo loro di funzionare in condizioni
ottimali quando sono attaccate dallo stress; è
stato infatti dimostrato che l’Eleuterococco
aumenta l’acutezza mentale senza avere come
conseguenza sgradita i bruschi cali successivi
E
R
focus
estratto di Rhodiola rosea è in grado di esercitare un effetto stimolante nei
confronti dell’attività mentale, migliorando la concentrazione, la lucidità
ed il potenziale mnemonico.
Zizyphus Jujuba - La Zizyphus Jujuba è una delle piante ad effetto
ansiolitico e sedativo-ipnotico più comunemente prescritte nella
Medicina Tradizionale Cinese, e a questo scopo si impiegano soprattutto
i semi, impiegati per il trattamento dell’insonnia e sintomatologie ad essa
correlate, come ansia, palpitazioni, risvegli notturni frequenti. L’effetto
ansiolitico esplicato dalla Zizyphus Jujuba è legato alla decremento
di attività del sistema monoaminergico, che comporta un decremento
dei livelli di neurotrasmettitori amminici centrali. Infatti l’accumulo di
questi mediatori e la stimolazione dei rispettivi recettori, comporta una
sovreccitazione del sistema nervoso centrale, con conseguente comparsa
a livello comportamentale di iperattività, agitazione, insonnia e ansia. Da
numerosi studi scientifici è stato evidenziato che responsabili degli effetti
osservati dopo assunzione di Zizyphus Jujuba sono alcuni alcaloidi,
flavoni glicosidici come la jujuboside A e B, e triterpeni quali acido
ziziberanalico, acido oleanonico, acido ursolonico.
L-teanina - La L-teanina è un derivato dell’acido glutammico,
uno degli aminoacidi fondamentali per un buon funzionamento
del sistema nervoso centrale perché precursore della biosintesi
dell’acido gamma-aminobutirrico (GABA), un importante
neurotrasmettitore ad azione inibitoria centrale. Evidenze
scientifiche dimostrano che L-teanina implementa i livelli di
dopamina e serotonina, che sono coinvolti in maniera più o meno
diretta nel controllo e nella regolazione del comportamento, dei
processi cognitivi e soprattutto delle emozioni. La L-teanina
stimola direttamente la produzione di onde cerebrali alfa,
responsabili di un profondo stato di rilassamento, mantenendo
contemporaneamente il cosiddetto “stato di allerta”. Promuove
il rilassamento, favorisce la concentrazione e i processi cognitivi,
combatte lo stress, depressione, attacchi di panico, ansia ed
insonnia. L-teanina incrementa i livelli di GABA, responsabile
di procurare al soggetto una sensazione di rilassamento e di
creare il cosiddetto “senso di benessere”, e genera un effetto
significativo sul rilascio di dopamina e serotonina, strettamente
correlate alle capacità mnemoniche e di apprendimento. La Lteanina non provoca sonnolenza, quindi offre la possibilità di
avere rilassamento senza sedazione.
Griffonia - L’attività della Griffonia è legata alla presenza
del 5-HTP (5 idrossitriptofano), precursore della serotonina
(5-idrossitriptamina), importantissimo neurotrasmettitore,
coinvolto in varie funzioni fisiologiche, tra le quali la funzione
del sonno, dell’umore e dell’appetito. Spesso un calo della
concentrazione di serotonina è correlato ad uno stato di
depressione. Numerosi studi hanno evidenziato l’azione
antidepressiva del 5-HTP, in quanto in grado di attraversare la
barriera emato-encefalica per essere convertito in serotonina.
Il 5-HTP contenuto nella Griffonia viene trasformato perciò
mediante un naturale processo in serotonina, ma non si lega
chimicamente ai recettori, a differenza di farmaci simili di
sintesi, per cui non si accumulo. A livello del sistema nervoso
centrale l’effetto provocato è un miglioramento dell’umore, e
anche un’inibizione del senso di fame.
Z
L
G
G
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marketing
LA FILOSOFIA del category management
Mar
ke
ting
a cura del dott. David Bologna
Strategie del
category management
Il category management è una tecnica
espositiva nata molti anni fa nel mass-market,
e parte da un semplice assunto: effettuare
l’analisi dei bisogni che generano le tipologie
d’acquisto per orientare meglio il punto
vendita alla soddisfazione delle necessità
del consumatore e agire di conseguenza,
spostando l’attenzione dai prodotti ai bisogni
che questi sono in grado di affrontare e
risolvere.
E non si tratta solo di copiare una modalità
di mass market perché nel punto vendita
del settore del naturale il consumatore ha
in più il vantaggio dato dall’attenzione del
professionista della salute, dalla capacità,
cioè, che esso ha di assistere il cliente nelle
sue scelte orientandolo per il bene della sua
salute, raccomandando modalità e tempi di
assunzione e di utilizzo dei prodotti.
Trasferire il category management senza un
preciso schema sarebbe però un errore.
A priori è neccessario pianificare questa
attività sulla base di precise e dettagliate
conoscenze: innanzitutto approfondire
l’esame del bacino di utenza (i clienti, l’età e
il sesso, la propensione di consumi ai prodotti,
etc), quindi gli spazi espositivi, poi valutare la
stagionalità e, infine, decidere quali categorie
sviluppare. Sono questi i processi preliminari
che permettono di fare assumere al punto
vendita un ruolo più vicino alle esigenze
della propria clientela.
10
Il category management è oggi, sicuramente, una reale soluzione per il punto vendita,
che si pone l’obiettivo di migliorare l’offerta ai consumatori, attraverso lo sviluppo
del processo di differenziazione, ottenuto diversificando l’assortimento rispetto ai
rivali per mezzo della ridefinizione delle 6 leve del “retail mix” (prezzo, allocazione
dello spazio, promozione, assortimento, presenza della marca privata) per formato
e per area/mercato. Ciò richiede che il punto vendita ponga al centro della proprie
azioni l’attività di marketing. Adottare il category management significa realizzare
una gestione dell’attività per segmenti di consumo e per categorie merceologiche.
TECNICA ESPOSITIVA
E’ necessario costruire un’offerta che ben evidenzi le categorie merceologiche
proposte. un esempio di esposizione in cui le regole del category si uniscono a quelle
del merchandising prevede che oltre alla vicinanza di prodotti complementari si
identifichino anche le regole di una buona visibilità dei prodotti. E’ meglio creare
le cosiddette “macchie di colore” unendo diverse confezioni dello stesso prodotto in
sequenza e in profondità in modo da attrarre l’attenzione visiva del cliente. Il category
inoltre ha la finalità di contribuire a vivacizzare il punto vendita, anche attraverso
l’utilizzo di altre tecniche: indurre il cliente a percorrere tutto il punto vendita, puntare
a mantenere alta l’attenzione oltre che con la disposizione anche con i toni di luce e
di colore. Sono importanti altri strumenti di comunicazione come i cartelli vetrina, gli
espositori e altri materiali di merchandising.
LE TECNICHE della vendita visiva
Una regola fondamentale di questa modalità di gestione del punto vendita consiste
nel porre nella stessa area espositiva prodotti tra loro complementari e non
necessariamente appartenenti ad una medesima categoria merceologica o destinati
ad assolvere al medesimo bisogno del consumatore. Risaltare meglio l’offerta
merceologica basandosi su efficaci aggregazioni di prodotti di categorie diverse ma
complementari significa considerare che ogni settore e ogni famiglia merceologica ha
una propria funzionalità. L’abilità commerciale consiste nella capacità di far risaltare
meglio l’offerta merceologica: la vendita visiva si fonda su efficaci aggregazioni
merceologiche. Le aggregazioni merceologiche hanno lo scopo di presentare l’offerta
nel modo più coerente e fruibile: facilitano la ricerca dei prodotti nei punti dove è
più logico trovarli. Le esigenze di acquisto sono quindi i veri motivi che devono
guidare l’organizzazione dell’offerta, portando a pre-selezionare i prodotti esposti per
la vendita e a organizzarli in insiemi omogenei o concettuali. L’utilizzo di ogni spazio
del punto vendita ha lo scopo di favorire l’approccio con il cliente e metterlo a suo
agio nell’immediata e facile scelta del prodotto.
Alcuni semplici SUGGERIMENTI
Prima di tutto è necessaria una, seppur sommaria, analisi della clientela, del bacino
d’utenza, della concorrenza per stabilire l’utilità di esporre prodotti o classi di
prodotti e in quale quantità. I prodotti ad acquisto emozionale (es. antistress) possono
essere posizionati nei pressi del banco, mentre gli articoli ad acquisto programmato
possono occupare una posizione meno visibile; la dermocosmesi invece andrà messa
in posizione molto visibile, possibilmente di fronte l’ingresso. Nell’ambito dello
scaffale, i prodotti più ingombranti dovranno essere posizionati nei piani più bassi o
comunque alla destra del ripiano secondo il senso di avvicinamento del cliente. Non
dimentichiamo che esiste l’estetica del’esposizione per rendere i prodotti più attraenti;
cerchiamo di armonizzare il mix cromatico delle confezioni presenti sui ripiani. Le
pareti espositive caratterizzate da immagini retro illuminate sono uno straordinario
mezzo di esposizione e comunicazione. La suggestione esercitata da tre fattori quali
la luce, il colore e l’immagine riuniti in maniera complementare, contribuiscono in
modo determinante a invogliare il cliente all’acquisto di un prodotto che viene così
valorizzato al massimo.
punto freddo o area di corsa:
è l’area susseguente all’ingresso, poiché il
consumatore tende a superarla di corsa deve
necessariamente essere resa espositivamente
attraente per supportare l’uniformità del
sistema e per fa sì che il consumatore/cliente
vi si soffermi;
punto tiepido:
è la parte lontana dai punti assistiti che
richiede, anch’essa, l’ottimizzazione; questa è
l’area più specificatamente dedicata ai prodotti
parafamaceutici;
punto caldo:
è la parte prossima al banco o immediatamente
alle sue spalle, e definisce il punto di maggior
attrazione visiva naturale ell’ambito del
sistema, vera e propria calamita degli sguardi
di tutti coloro che si trovano in attesa;
punto bollente:
la cassa e le zone limitrofe.
Quanto appena detto proviene da studi
approfonditi basati sulla definizione dei livelli
di vendibilità, la cui conoscenza permette
l’ottimizzazione, in termini di redditività,
dell’esposizione. anche lo scaffale, inteso
come unità che va a comporre il layout, ha
il suo punto centrale di attrazione naturale,
rappresentato dai due livelli centrali per
il libero servizio posti ad altezza occhio e
braccio che andranno utilizzati, con attenzione
alle strategie aziendali, per incrementare
l’immagine di servizio del punto di vendita. Il
parametro della redditività non potrà, pertanto,
essere l’unico valido, ma si dovrà considerare
il bisogno del cliente, ed esporre perciò anche
prodotti di richiesta naturale che garantiscono
quell’immagine di cui si è detto in precedenza.
E’ necessario inoltre avere l’accortezza di
ruotare le categorie con una certa frequenza
allo scopo di offrire una immagine fresca e
rinnovata del punto vendita mediante una
sempre più accurata programmazione.
Scaffale senza category
marketing
I punti
di maggior
attrazione
Scaffale con category
controllo del peso
• suggerire o facilitare
eventuali altri acquisti
non programmati
Obiettivi
del
category
• mettere in evidenza tutti
i settori e le categorie di
offerta
• migliorare il ricordo del
punto vendita
• rendere complementari
diversi prodotti
proponendoli insieme
• fidelizzare il maggior
numero di consumatori
• ottimizzare
la redditività
dell’esposizione
• incrementare il profitto
energia tono
disturbi di stagione
Mar
ke
ting
11
speciale
Conosci il tuo Cliente - Ia parte
a cura del dott. Wilmer Zanghirati Urbanaz
La soddisfazione del Cliente passa attraverso
la conoscenza delle costituzioni umane
Con uno sguardo alle richieste dei prodotti legati al controllo del peso comincia la
prima parte del nostro viaggio sulla conoscenza dei biotipi. Nelle prossime puntate
vedremo come il professionista della salute puo’ esprimere la propria competenza di
fronte alle richieste dei prodotti per risolvere patologie invernali.
Ad una semplice richiesta: “mi consiglia qualcosa per
dimagrire?”, è naturale che, in base alla nostra esperienza,
poniamo alcune domande al nostro cliente, onde poter conoscere
le sue abitudini alimentari e poter consigliare il prodotto a lui più
appropriato. Infatti, nell’ultimo quarto di secolo, da quando si
sono andati diffondendo i prodotti preconfezionati di derivazione
erboristica, che oggi conosciamo come “Integratori alimentari”,
diverse tipologie di composizioni si sono, via, via, rese disponibili
per l’esigenza della perdita di peso. Ogni due-tre anni, un nuovo
ingrediente ha fatto la sua comparsa sul mercato, spesso con
la promessa di essere la “soluzione definitiva” all’esigenza del
perdere peso; ognuna di queste nuove “promesse” racchiude,
ancor oggi, delle sue particolari peculiarità ed è assai difficile
poter definire quale sia la “migliore” in assoluto. Sono,
inizialmente, apparsi, prodotti che si potrebbero definire “storici”
e che, ancor oggi, sono presenti sul mercato: come quelli che
riuniscono l’azione lassativo-irritante con quella di promozione
della funzione tiroidea, successivamente, è stato il momento
delle diverse fibre dietetiche che, pur con variegate peculiarità, permettono di evocare una loro azione “saziante” e/o di riduzione
della capacità di assimilazione dei nutrienti da parte dei villi intestinali; poi è stata la volta degli “anti-metabolici”, in grado di
decurtare la quota di zuccheri semplici assorbibili a livello intestinale, successivamente, secondo un modello più “francese”, si sono
andate affermando le composizioni a base di piante diuretico-drenante, che, ancor oggi, continuano a tener banco. Onde arricchire
l’offerta, nell’ultimo decennio del secolo scorso, con l’introduzione di ingredienti di natura “nutraceutica”, si son andati diffondendo
ingredienti più “specializzati” che, al confine tra l’azione salutistica e l’attività terapeutica, hanno, sempre più, catturato la nostra
attenzione, pur senza risolvere il problema nella sua globalità.
Sono apparsi cartelli vetrina con “testimonial” femminili d’eccellenza, il Ministero della Salute si è preoccupato di emanare una
circolare specifica, ma, nonostante tutto, la “soluzione definitiva” sembra ben lungi dall’essere trovata.
Eppure tutti questi ingredienti sono più che degni di essere presi in considerazione dal professionista della salute, nessuno è
“migliore” dell’altro.
12
Una fotografia storica (Conferenza di Teheran, Novembre 1943) mette in
risalto come i tre statisti che si ritrovarono per determinare le sorti della
guerra (e dell’intera umanità), fossero di tre costituzioni ben differenti tra
di loro e, che, a posteriori, poterono darci anche una giustificazione sui loro
differenti comportamenti.
Ebbene, i tre protagonisti della conferenza di Teheran, oltre all’aspetto
completamente diverso, avevano, pure, un differente modo di metabolizzare
il cibo e, soprattutto, di presentare, o meno, un sovrappeso.
Che dire di un soggetto come Churchill, di costituzione brevilineoastenica, caratterizzato da un’obesità “fisiologica”, che, grazie ad
un intestino particolarmente “lungo”, ha una spiccata propensione
ad assimilare qualunque nutriente venga assunto; infatti l’apparato
digerente del brevilineo-astenico tende ad assimilare tutto, senza
eccezione alcuna: assimila e, soprattutto, deposita TUTTO (essendo
un individuo con una particolare tendenza all’imbibimento tissutale),
senza discriminare se una certa sostanza debba essere escreta o
assimilata.
Essendo un individuo caratterizzato da un’ipo-endocrinia generale, presenta
una tiroide piuttosto deficitaria che, pur ben conformata, tende a rallentare
le proprie funzioni; con un funzionamento in maniera ridotta.
Esperienze condotte su soggetti brevilineo-astenici hanno portato, ad
esempio, anche alla conclusione che la somministrazione di sali di calcio
porta, sì, alla loro assimilazione, senza, però, una reale utilizzazione.
Il brevilineo-astenico ha bisogno dei “suoi tempi” e, talvolta, aumentando
le sollecitazioni e gli stimoli esterni, si ottiene, solamente, di rallentarlo
ulteriormente.
Quanto potrà essere utile per un cliente brevilineoastenico l’utilizzo di un integratore che stimoli
fortemente la funzione tiroidea, quando il soggetto
può, invece, subire un rallentamento endocrino?
Potrà forse giovare una composizione che sia in grado
di promuovere l’attivazione di catene metaboliche,
come nel caso della ritrasformazione del pannicolo
adiposo in zuccheri, quando ci troviamo di fronte ad
un soggetto dal forte imbibimento tissutale?
Probabilmente, per soddisfare un brevilineo-astenico,
ci potremmo giovare di composizioni che presentino
una spiccata azione di “drenaggio” tissutale, senza
avere, peraltro, una marcata azione diuretica,
privilegiando, però, un “drenante linfatico”. Forse su
questa tipologia di soggetto, e soprattutto su questo
biotipo, i “vecchi” sazianti a base di fibre dietetiche
hanno, ancora, una loro forte ragione d’essere! Non
di meno, saranno da valorizzare quegli estratti del
Fagiolo che riducono la scissione degli zuccheri
complessi in zuccheri semplici, permettendo, così,
di “presentare” una minor quota di carboidrati
assimilabili al cospetto del “lungo” intestino del
“brevilineo-astenico”.
Non si deve pensare che gli aspetti relativi alla
valutazione del biotipo umano debbano rimanere
circoscritti agli ambiti professionali della
medicina omeopatica; o della medicina olistica,
più in generale; chiunque operi nell’ambito del
benessere e dei prodotti a valenza salutistica
può valorizzare questo aspetto, volto si alla
conoscenza dell’individuo, ma, soprattutto, a
soddisfare le esigenze del nostro cliente e alla sua
fidelizzazione.
speciale
Con una schiera così vasta di ingredienti utilizzati negli integratori, come
può fare il professionista della salute a rispondere alla canonica domanda
del cliente: “mi può consigliare qualcosa per dimagrire”?
Come può districarsi, fra le centinaia di prodotti che vengono proposti dalle
aziende erboristiche?
Ma, soprattutto, come può scegliere in modo da soddisfare una richiesta
così specifica, in modo ottenere la fidelizzazione del cliente?
Indubbiamente, il primo aspetto, il più istintivo, ma del quale, talvolta,
ci dimentichiamo è…….. osservare il nostro cliente! Non importa tanto
il tipo di abbigliamento, quanto, piuttosto, com’è conformato il suo
viso, il suo collo, il suo busto, le gambe e, perché no, le caviglie.
brevilineo-astenico
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