piano regionale delle politiche sociali

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piano regionale delle politiche sociali
REGIONE PUGLIA
Assessorato Sanità e Servizi Sociali
Settore Servizi Sociali
PIANO REGIONALE DELLE POLITICHE
SOCIALI
“Interventi e Servizi Sociali in Puglia”
(approvato con Del. G.R. n. 1104/2004 in attuazione della l.r. 25
agosto 2003 n. 17)
Estratto del Cap. IV del Piano
Capitolo IV
Le azioni di sistema
(…)
4.2.1 I profili professionali sociali
Il quadro di riferimento delle professioni sociali appare oggi particolarmente complesso e ciò
per un duplice ordine di motivi: in primo luogo, l’aspirazione degli operatori ad ottenere un
formale riconoscimento di professionalità si scontra con la mancanza di visibilità nei confronti
dell’opinione pubblica e con una situazione di precarietà e sottovalutazione negli inquadramenti
contrattuali; in secondo luogo, la riforma del sistema formativo, che ha elevato l'obbligo
scolastico, diversificato la gamma dei corsi professionali regionali e della formazione
permanente, ampliato l’offerta delle università (laurea triennale, specialistica, master), ha reso
ancor più complesso il quadro di riferimento dei percorsi professionali. Si assiste, infatti, ad una
proliferazione di qualifiche e titoli (validi a livello nazionale ovvero spendibili solo in ambito
regionale) che porta con sé il rischio di una pericolosa frantumazione del mercato del lavoro.
A fronte di un quadro tanto disomogeneo e frammentario vi è la consapevolezza di essere
protagonisti (non semplici spettatori) di una vera e propria rivoluzione delle politiche sociali. Nel
sistema di welfare delineato a partire dalla l. n. 328/20001, gli operatori rappresentano il punto
cardine della riforma e si candidano ad assumere un ruolo sempre più centrale e determinante.
A loro sono affidati compiti ampi e densi di responsabilità, ascrivibili tanto a professioni
consolidate quanto a figure emergenti.
L’offerta formativa attualmente disponibile sul territorio pugliese nei diversi ambiti del
lavoro sociale è molto vasta e articolata. Gli istituti d’istruzione secondaria professionale per i
servizi sociali sono capillarmente diffusi in tutte le Province.
Per quanto riguarda l’offerta formativa specialistica, tra gli altri soggetti erogatori è
possibile individuare i seguenti:
- l’Università degli Studi di Bari, l’Università degli Studi di Lecce e la LUMSA (Libera Università
degli Studi Maria SS. Assunta), con sede a Taranto, hanno istituito corsi di laurea triennali in
Servizio Sociale, recuperando e valorizzando il lascito dei precedenti Diplomi Universitari:
questi danno accesso all’esame di Stato per la professione di “assistente sociale”;
- presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Lecce sono attivi, inoltre, i
corsi di laurea triennale in “Sociologia” e per “Educatori” ed il corso di laurea specialistica in
“Scienze Pedagogiche”; inoltre a Bari è attivo il corso in “Scienze e tecniche psicologiche”. A
questi vanno aggiunti vari indirizzi di studio istituiti presso le Facoltà di Medicina e Chirurgia a
prevalente vocazione sanitaria, ma dai contenuti affini rispetto alla materia sociale.
Per quanto concerne i bienni specialistici, è già stato attivato il corso in “Scienze per la
progettazione e organizzazione dei servizi sociali” (Università di Lecce), mentre è in via
d’istituzione presso la Facoltà di Scienze Politiche di Bari la laurea specialistica in “Politiche per
i servizi sociali”.
Meno ricca e consolidata appare l’offerta di occasioni formative post-laurea. Si segnalano, in
particolare presso l’Università di Bari, un Corso di Alta Formazione in “Politiche Europee per lo
sviluppo, impresa sociale ed economia solidale”, un Master di I° Livello per “Esperto in
1
L.328/2000, prevede, tra i punti qualificanti del sistema integrato di interventi e servizi sociali:
1) la chiara definizione dei profili professionali
2) l’elaborazione dei piani di studi della prima formazione, nonché gli indirizzi per l’aggiornamento e la
formazione continua degli operatori.
problematiche socio-sanitarie della popolazione” e un Master di II° Livello per “Esperti in
progettazione e valutazione d’interventi a sostegno della genitorialità”. A Lecce è istituito il
Master in “Pedagogia interculturale e dimensione europea dell’educazione”.
Accanto all’offerta universitaria, sussiste un articolato sistema di corsi di formazione
professionale erogati da una grande varietà di soggetti: dagli enti locali (i Comuni, le Province –
che in questo ambito operano tradizionalmente - la Regione), agli attori del Terzo settore
(consorzi d’imprese sociali, centrali cooperative, singole ONLUS e associazioni, ecc.), ai soggetti
privati (scuole, agenzie ed enti di formazione). Ciò costituisce senza dubbio un notevole
patrimonio di saperi e di esperienze che non va frustrato o disperso. Tuttavia, alla già
denunciata assenza di riflessività sulle pratiche formative si aggiunge un’evidente carenza di
coordinamento e di armonizzazione tra le diverse proposte, che rischia di contribuire alla
proliferazione di profili professionali improbabili, dagli incerti contenuti e, soprattutto, poco
coerenti con l’obiettivo dell’integrazione con il sistema dei servizi sociali.
Per far fronte a questi nodi problematici, nonché al fine di dare traduzione operativa ai
principi strategici sopra specificati, la Regione - anche in ottemperanza alla l. r. n. 17/2003, art.
15, comma 2 lett. q – istituisce presso l’Osservatorio regionale per le politiche sociali – di cui
all’art. 11, comma 4, della l.r. n. 17/2003 - un Tavolo di Concertazione tra i soggetti a diverso
titolo protagonisti dei processi di formazione e aggiornamento degli operatori sociali: le Province
(le cui competenze nell’ambito in parola sono specificate al comma 1, lett. d, dell’art. 14 della
l. r. 17/2003), i rappresentanti dei corsi di laurea e post-laurea attivati presso le Università
presenti sul territorio regionale, i Centri di Servizi Amministrativi (già Provveditorati agli Studi),
gli Ordini delle professioni sociali, nonché i Soggetti pubblici, privati e del Terzo Settore di
comprovata esperienza in materia di formazione e aggiornamento delle risorse umane in campo
sociale, ed i rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali.
Il Tavolo di Concertazione potrà contribuire, in particolare:
¾ alla catalogazione e al monitoraggio dell’offerta formativa esistente in ambito
regionale;
¾ al coordinamento degli interventi di formazione e aggiornamento promossi dai diversi
soggetti sul territorio regionale;
¾ alla definizione degli standard formativi minimi (di carattere quantitativo e qualitativo)
per il riconoscimento degli specifici profili professionali in ambito sociale;
¾ all’armonizzazione e all’integrazione tra sistema formativo e sistema dei servizi sociali,
al fine dell’adeguamento dell’offerta di competenze e figure professionali alla
domanda e ai bisogni emergenti;
¾ alla progettazione d’interventi formativi attraverso accordi e protocolli d’intesa con i
soggetti erogatori della formazione;
¾ alla progettazione di cicli di aggiornamento professionale a beneficio del personale di
ogni livello operante all’interno del sistema dei servizi socio-assistenziali e sociosanitari, sia nei ranghi amministrativi sia nella sfera del Terzo settore e dei servizi
privati;
¾ al monitoraggio e alla valutazione della qualità degli interventi formativi, previa
definizione di criteri e strumenti opportuni;
¾ alla riflessione tecnico-scientifica sul tema della formazione e sui processi innovativi ad
esso legati.
Il Tavolo di Concertazione dovrà operare secondo lo spirito dei principi strategici enunciati
(integrazione, sviluppo della cittadinanza attiva, logica di rete, ricerca), salvaguardando la
centralità degli attori istituzionali (in primis, l’Università) nell’intero sistema formativo e
armonizzando quest’ultimo agli standard in corso di definizione in ambito europeo.
L’attività del Tavolo di Concertazione si sviluppa all’interno del Centro di Documentazione
regionale, di cui all’art. 11 comma 3 della l.r. n. 17/2003, che opera quale centro di raccolta ed
elaborazione di dati su tutte le problematiche sociali: il lavoro del Tavolo di Concertazione
consentirà di garantire il necessario supporto tecnico all’Osservatorio Regionale per le politiche
sociali, con particolare riferimento al recepimento degli indirizzi nazionali e alla ulteriore
definizione regionale dei profili professionali sociali e della offerta di percorsi formativi dedicati
alla formazione di tali profili.
Allo stato attuale il presente Piano Regionale delle Politiche Sociali prende atto delle figure
professionali sociali di rilievo nazionale, cioè quelle che sono riconosciute da norme dello
Stato italiano inerenti l’assetto dei servizi sociali e socio-sanitari2:
- OSS operatore socio-sanitario, livello di base a cui si accede dopo l’istruzione primaria, che
sostituisce gli altri profili per l’assistenza di base (OTA e OSA ad esempio);
- Assistente sociale, laurea tre anni e biennio di specializzazione;
- Educatore professionale, laurea tre anni distinta per il settore sociale e il settore sanitario;
- Psicologo, laurea tre anni e biennio di specializzazione;
- Pedagogista, laurea quadriennale o laurea specialistica;
- Sociologo, laurea tre anni e biennio di specializzazione.
Inoltre, il presente Piano Regionale delle Politiche Sociali prende atto delle figure
professionali presenti sul territorio regionale, per le quali è ancora in via di definizione
l’equiparazione del titolo ed il profilo professionale:
- pedagogista, laurea quadriennale;
- laureati in scienze dell’educazione, laurea quadriennale.
E’ necessario, tuttavia - pur nelle more della definizione a livello nazionale dei nuovi profili
professionali sociali - che tutti i Comuni ed i soggetti promotori dei Piani Sociali di Zona
affianchino al lavoro di elaborazione delle scelte prioritarie di programmazione sociale relative
alle tipologie dei servizi da garantire, ai criteri e alle modalità per l’accesso ai servizi, ai nuovi
assetti organizzativi dei servizi sociali negli ambiti territoriali, anche una verifica sul fabbisogno
di nuove competenze specialistiche e di risorse umane dotate di un profilo professionale
funzionale alle necessità relative al mix di servizi che si vuole porre in essere.
Allo stato attuale, e solo a titolo esemplificativo, è possibile individuare tre livelli nel
sistema delle professioni sociali:
1. Progettisti, dirigenti e coordinatori delle politiche sociali, figure tecniche per il
coordinamento e la gestione degli interventi e dei servizi sociali a livello di ambito
territoriale (in possesso di laurea triennale/specialistica e di un corso almeno annuale di
livello post-laurea – master, corso di specializzazione o di alta formazione). Tra i profili
individuabili vi sono il Manager degli enti che erogano servizi alla persona, il Progettista dei
servizi, l’agente di sviluppo per il welfare locale, il Coordinatore/responsabile del Settore
Servizi Sociali nei Comuni, il Responsabile della qualità nell’ambito dei servizi sociali, il
progettista e gestore dei sistemi informativi sociali.
2. Operatori professionali in ambito socio-assistenziale (titolari di diploma di tecnico dei servizi
sociali ovvero di laurea triennale e/o specialistica), tra cui è possibile distinguere tra
operatori e tecnici dell’area del welfare d’accesso, operatori e tecnici dell’area educativa,
operatori e tecnici dell’area della mediazione culturale e dell’inserimento lavorativo. Tra i
profili individuabili vi sono il Promotore o Antenna sociale, l’operatore di segretariato
sociale, l’assistente sociale,
l’educatore per l’infanzia, l’educatore professionale,
l’animatore sociale, il mediatore culturale, l’operatore dell’inserimento lavorativo, l’esperto
in relazioni di aiuto (counsellor), il mediatore familiare.
3. Operatori di base (con un diploma di Scuola media superiore nell’area del servizio sociale
e/o con un corso di formazione professionale rientrante negli standard individuati dal Tavolo
di Concertazione). Tra i profili individuabili vi sono l’Assistente familiare o Assistente di base
alla persona e alla famiglia, l’Operatore socio-assistenziale (OSA), l’Operatore socio-sanitario
2
ISFOL “Norme Nazionali” Rapporto di ricerca a cura di Studio Come, 2001. Ora in ISFOL-DPSP
MinWelfare, Figure professionali per il sociale: scenario di riferimento e prospettive di sviluppo.
Rapporto finale della ricerca finanziata nell’ambito Progetto Operativo “Azioni di sistema per favorire
l’integrazione tra le politiche sociali e le politiche del lavoro nell’ambito di riforma dell’assistenza”, Asse
B, Misura B 1, Ob.3 – 2000-2006.
(OSS) che unifica le competenze prevalentemente sociali dell’assistente di base e le
competenze prevalentemente sanitarie dell’operatore tecnico addetto all’assistenza (OTA).
La forte differenziazione tra figure professionali è allo stato attuale presente nelle diverse
posizioni lavorative degli operatori sociali impiegati nei servizi esistenti ed è presente nei diversi
livelli di offerta formativa garantita anche in Puglia; peraltro, per alcuni profili, si tratta di una
differenziazione auspicabile per migliorare la dotazione di risorse umane per l’erogazione di
servizi più qualificati.
Sarà impegno della Regione Puglia quello di pervenire al riconoscimento di un insieme di
profili professionali, con il supporto del Tavolo di Concertazione di cui sopra, capace di
promuovere una razionalizzazione dell’offerta formativa, ma anche un completamento della
stessa, nonché di garantire la necessaria ricchezza di competenze specialistiche e abilità
professionali da porre al servizio del sistema integrato delle politiche sociali e sociosanitarie.
(…)