Relazione illustrativa

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Relazione illustrativa
H2OSBEST
PROGETTAZIONE DEL NUOVO PARCO DELLE CAVE DI BALANGERO E
CORIO
Relazione illustrativa
1 INDICE
Introduzione…………………………………………….p.3
Il contesto……………………………………………… p.4
Lungo lʼasse…………………………………………….p.4
La cittadella dellʼartigianato…………………………...p.5
Cestelli…………………………………………………..p.6
Attività agricola…………………………………………p.7
le serre fotovoltaiche e bioclimatiche………………..p.8
Ristrutturazione degli ex capannoni industriali………p.9
2 YOU HAVE A FUTURE IN COMMON USE
Per molti decenni la cava ha rappresentato un elemento identitario per le
popolazioni che circondano il territorio.
In seguito alla chiusura dellʼamiantifera, la cava è comunque rimasta un
elemento di coesione, seppur non fisicamente, data lʼinaccessibilità dellʼarea,
almeno come memoria storica e visiva.
Il progetto per il parco delle cave di Balangero e Corio, si propone di restituire
nuovamente questo territorio alle comunità limitrofe, non soltanto
permettendone il “transito”, ma creando un “paesaggio del lavoro”, in cui le
attività inserite comportino un processo di riappropriazione tramite la
rivalutazione delle risorse offerte dal territorio.
Questo processo comporterebbe un mutuo scambio per le parti, da un lato le
comunità otterrebbero dei vantaggi materiali, dallʼaltro il sito verrebbe
conservato dal pericolo di nuove riappropriazioni speculativo/distruttive; si
formerebbe una particolare ecologia della coltivazione e una prudente
gestione o conservazione dellʼarea.
Allo stesso tempo non si intende assolutamente riservare questa fruizione alle
sole comunità locali ma affidare loro il compito di rigenerazione. Grazie al
grande potenziale offerto dalla suggestività del sito e dalla sua collocazione ai
piedi di una vallata incontaminata, si è proposto di affidargli il ruolo di nucleo
per lo sviluppo dellʼintera regione montuosa.
3 IL CONTESTO
Le valli di Lanzo si presentano come una eccezione rispetto a buona parte del
territorio della provincia di Torino; particolarmente percepibile lungo il tragitto
attraverso la zona pianeggiante a nord-ovest, è lʼimpressione che durante il
corso degli anni ci sia stato un indebolimento del legame tra cultura e territorio
(deterritorializzazione), dovuto alla sempre maggiore focalizzazione verso il
capoluogo. Tale processo ha comportato una progressiva perdita delle attività
caratteristiche ed una alienazione del paesaggio.
La deterritorializzazione è venuta a marcare anche altre zone diverse da
quella della pianura Padana dove era favorevole lʼinserimento di strutture
industriali ed infrastrutture; un esempio è la val di Susa, dove la presenza di
flussi come la ferrovia e lʼautostrada hanno definito un distaccamento dal
territorio.
Come si è detto diversa situazione si trova nelle valli di Lanzo, dove soltanto a
guardare unʼimmagine satellitare si riconosce una uniformità del tessuto
naturale, con conseguente adattamento di ogni intervento umano. I mestieri si
rifanno alla tipicità del luogo esprimendone la vera essenza. A conferma di ciò
è la nomea riconosciuta, anche al di fuori della regione, della qualità dei
prodotti tradizionali della vallata. La lavorazione artigianale ricopre ancora
buona parte delle attività presenti, producendo un sapere trasmesso nel corso
dei decenni troppo prezioso per essere perduto.
Proprio questo connubio tra lavorazione artigianato e natura incontaminata
rende le valli una possibile meta per un turismo responsabile e fornisce la
possibilità di diventare sempre di più una zona di produzione “eccellente”.
Per amplificare maggiormente questa qualità le singole attività hanno bisogno
di confrontarsi tra loro e di relazionarsi con un contesto più ampio, per non
dire globale, scambiando i saperi con lʼesterno e formando nuove generazioni.
La cava secondo il progetto verrebbe a svolgere proprio il ruolo di coagulatore
di queste attività artigianali e tramite per i rapporti con lʼesterno.
LUNGO LʼASSE
La volontà di ricreare un discorso comunitario e quella di generare un centro
per la promozione dellʼartigianato locale hanno portato ad una decisione
progettuale riguardante il rafforzamento dellʼinteresse verso quelle zone del
parco poste a sud ed ovest.
Osservando la planimetria del sito è possibile riscontrare la delineazione di un
asse netto che partendo dal fondo valle porta lʼocchio del visitatore proprio su
quellʼelemento travolgente che è il profilo a gradonate dellʼintervento umano
sulla struttura di una semplice collina.
4 La drammaticità è rafforzata dal notevole dislivello tra il punto più alto della
cava (+830m) e lʼingresso (+530m), la risalita è interrotta soltanto dalla
presenza del nucleo di capannoni per la lavorazione e dalla palazzina storica.
Lʼattrazione verso questa enorme buca è inarrestabile, questo è lʼeffetto del
visitatore che giunge per la prima volta sul sito, tutto il resto rimane sospeso,
come se si aspettasse che da un attimo allʼaltro riprendesse il cigolio titanico
delle macchine di estrazione; questo posto è pieno di memoria storica e la fa
rivivere pure in chi questo luogo non lʼha vissuto.
Ogni intervento prodotto romperebbe questo magico effetto, distraendo il
visitatore, non tanto sulla scala dellʼimportanza gerarchica, quanto nel fastidio
per lo stridore di un tentato assalto allʼOlimpo.
Il percorso del parco parte da questo punto, lo stesso ingresso utilizzato dai
minatori. A questo livello sono presenti i parcheggi divisi su tre terrazzamenti,
e circondati da un anello stradale che permette la circolazione delle vetture.
Da questo punto non è più possibile andare avanti se non con bici o a piedi.
Al tracciato rigido e lineare, realizzato durante il periodo di attività
dellʼindustria, per facilitare i collegamenti con le zone di produzione, si è scelto
un che permetta la processionalità, lʼorganizzazione delle successioni.
Attraverso il percorso si perde il contatto diretto con la cava, ci si ritrova
immersi allʼinterno della natura, fino allʼarrivo in una zona in cui sono disperse
varie strutture.
LA CITTADELLA DELLʼARTIGIANATO
Lʼintervento in questo punto del parco consiste semplicemente nella
ristrutturazione a basso impatto, restituendo al massimo lʼaspetto originario
degli edifici.
La palazzina storica e la palazzina per uffici (i due edifici storici)
Lʼintento è quello di ricreare una sorta di piccolo villaggio dove vengono creati
giardini come elementi divisori tra i diversi edifici.
Le funzioni assegnate a questa zona sono quella di scuola dellʼartigianato,
laboratori per la lavorazione artigianale, uffici, caffetteria, sala espositiva.
La scuola dellʼartigianato viene promossa con il contributo per la regione
Piemonte. Secondo quanto stabilito dallʼart. 15 Legge regionale 14 gennaio
2009, n. 1: Testo unico in materia di artigianato, la Regione Piemonte
favorisce la realizzazione di programmi di addestramento tecnico-pratico
ulteriori a quelli previsti nei piani regionali di formazione professionale, rivolti
alla trasmissione delle conoscenze tecniche, delle competenze e delle abilità
di lavoro manuale.
Verrà creata una bottega scuola, collegata direttamente con un ufficio di
promozione delle attività artigianali locali. Verranno proposti corsi
professionalizzanti effettuati con tecniche tradizionali. Lʼaccostamento della
scuola con una struttura trainante come lʼecomuseo, permetterà lo sviluppo di
un grande interesse anche al di fuori del territorio regionale, attirando figure
5 professionali provenienti da fuori con lʼintento di apprendere nuove tecniche e
per formare nuove generazioni di artigiani.
Le aule per le lezioni teoriche e lʼufficio per la promozione delle attività locali
saranno locati allʼinterno della Palazzina storica, mentre i laboratori saranno
disposti allʼinterno degli altri capannoni. La lavorazione sarà aperta anche a
personale esterno che ne dovesse fare richiesta.
CESTELLI
Figg. 3-4 coltivazione verticale; schema del sistema di irrigazione
I “cestelli” sono elementi cilindrici che presentano una struttura reticolare in
acciaio riciclato dagli scarti del capannone che non è stato possibile
recuperare, vista la situazione critica dellʼintera struttura. Sono suddivisi in tre
tipologie, dalle dimensioni derivanti dai silos esistenti nel parco. Queste
strutture oltre a derivare da processi di riciclaggio sono sormontati da un
sistema di pannelli fotovoltaici, collocati allʼinterno dello schema urbano del
parco. Il cestello più piccolo di 10 metri di diametro,suddiviso in tre piani,
praticabili grazie alla presenza di scale circolari, svolge una funzione
maggiormente scenografica, divenendo allo stesso tempo un occasione per
sviluppare allʼinterno o sullʼesterno attività di promozione. Il posizionamento di
tali strutture avviene in punti specifici del territorio del parco, quali punti
panoramici, di snodo tra i diversi sentieri, postazioni tattiche. Sfruttando il
carattere di folie del cestello, il visitatore può interagire con il costruito e
6 attraverso questo percepire lo spazio esterno in maniere differenti.
Altra tipologia, altre dimensioni, infatti, per il cestello intermedio di 15 metri di
diametro, è prevista lʼassegnazione di funzioni quali la piazza, un luogo
dʼincontro e di riparo, sia dal caldo che dal freddo. Allʼintero di queste strutture,
infatti, viene a ricrearsi un microclima particolare grazie alla copertura laterale
e superiore, questo comporterà un ambiente ombreggiato e fresco durante il
periodo estivo, mentre in inverno fungerà da accumulatore di calore,
rendendo la sosta in questi spazi in entrambi i casi. Un altro possibile utilizzo
potrebbe essere quello di rimessaggio per i mezzi utilizzati per il controllo del
territorio, o di ricovero per i pascoli proteggendo gli animali durante la notte.
Lʼultima tipologia è quella di dimensioni maggiori, qui il diametro raggiunge i
20 metri. Tali elementi saranno quelli presenti maggiormente sullʼintera area.
Concentrati principalmente a sud-ovest dei capannoni, laddove era stata
pensata la dislocazione dei campi fotovoltaici. Lʼidea di progetto consiste
nellʼintegrare la funzione energetica richiesta dal fotovoltaico ad unʼaltra
maggiormente sensibile allʼaspetto di risanamento ambientale e sociale.
.Lʼarea prescelta per il posizionamento dei cestelli è unʼarea priva di
vegetazione adattata per lʼutilizzo nella produzione energetica. Lʼintervento
previsto precedentemente, comportava un forte impatto ambientale, sia per
lʼimpossibilità di usufruire ulteriormente del terreno sottostante, sia per la
mancata integrazione con il contesto. La nostra proposta riguarda la
possibilità di ricucire questa ferita, attraverso elementi rigenerativi per la
natura, i cestelli appunto. Questi sono considerati come dei catalizzatori per la
ricrescita naturale, delle zone particolarmente colpite dallʼintervento umano.
Quando anche la natura circostante avrà rinforzato lʼ ecosistema, sarà
possibile spostare tali strutture in altre zone.
Un esempio di tale meccanismo è legato alla produzione di compost
allʼinterno dei cestelli, sia come sottoprodotto della coltivazione effettuata in
situ, sia come derivante dalla raccolta di rifiuti organici prodotti dalla comunità.
Il compost generato viene successivamente riutilizzato come fertilizzante per i
terreni circostanti.
Naturalmente viene mantenuta anche la produzione energetica grazie
allʼinserimento sulla copertura di pannelli fotovoltaici, che insieme alle
superfici poste sulle falde dei tetti dei capannoni produrranno la stessa
quantità di energia prevista dal piano di intenti della commissione
organizzatrice del bando.
Come precedentemente accennato, si vuole creare anche unʼaltra attività
tramite le strutture metalliche, lʼagricoltura.
7 ATTIVITAʼ AGRICOLA
La soluzione adottata per effettuare la coltivazione di piante ortofrutticole su
un terreno non adatto a questa funzione è stata quella di svilupparla in
verticale. Il rivestimento esterno ed interno, costituito da rete metallica, funge
da supporto per lʼinserimento di piante rampicanti.
Attraverso la copertura e la protezione dagli agenti atmosferici dovuta alla
presenza delle reti con la relativa vegetazione verso lʼesterno, è possibile
ricreare un microclima interno adatto alla coltivazione di piante non soltanto
autoctone.
vantaggi dellʼagricoltura verticale
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Nellʼagricoltura verticale la produzione annuale di colture indoor, dove
1 ettaro equivale a seconda delle colture 4-6 ettari allʼaperto.
Nellʼagricoltura verticale tutti i prodotti alimentari potrebbero essere
coltivati senza erbicidi, pesticidi e fertilizzanti.
Lʼagricoltura verticale può convertire le acque scure e grigie in acqua
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potabile rendendola nuovamente disponibile.
Lʼagricoltura verticale restituisce terreni agricoli per la natura
ripristinando le funzioni degli ecosistemi naturali.
Lʼagricoltura verticale riduce notevolmente lʼincidenza di molte malattie
infettive trasmesse in campo agricolo
Dallʼagricoltura verticale si può trarre energia elettrica generata dal
metano del compostaggio non utilizzabile da piante e animali.
Lʼagricoltura verticale riduce drasticamente lʼuso di combustibile per
trattori ed altri macchinari agricoli.
Lʼagricoltura verticale può creare nuove opportunità di occupazione.
LE SERRE FOTOVOLTAICHE
Un altro tipo di coltivazione sarà quella effettuata allʼinterno delle serre
fotovoltaiche presenti allʼultimo piano degli ex capannoni industriali.
Le serre possiedono diverse caratteristiche se si presentano come
particolarmente favorevoli ad un impianto fotovoltaico, ovvero :
- corretta esposizione allʼirradiazione solare;
- vaste superfici disponibili.
Questo innovativo modo di congiungere il mondo delle energie alternative con
lʼagricoltura risolve così il notevole problema legato ai consumi energetici
legati alla produzione serricola. Lʼenergia elettrica prodotta dagli impianti può
essere, infatti, utilizzata allʼinterno della serra per operazioni come : la
climatizzazione, il controllo, lʼirrigazione e così via.
Da un punto di vista strettamente legato al vivaismo, invece, è giusto
sottolineare che esistono molte tipologie di colture che necessitano di sistemi
di ombreggiatura, per cui il posizionamento di impianti fotovoltaici risulta un
ottimo investimento, funzionale e pratico, per una moltitudine di aspetti.
I vantaggi generati dalla realizzazione e dallʼutilizzo di serre fotovoltaiche sono
quindi numerosi e sono soprattutto legati a diversi aspetti, come :
‐ sviluppo di vasti impianti evitando la sottrazione di terreni per le attività
agricole;
‐ possibilità di accedere alla tariffa massima prevista dal Conto Energia
(0,44 €/kWh);
‐ svolgimento di un iter per lʼautorizzazione più rapido rispetto a quello
previsto per i normali impianti;
‐ maggiore possibilità di creare occupazione;
‐ capacità di rendere la struttura energeticamente indipendente, nonché
di immettere il surplus di elettricità in rete.
Per quanto riguarda lʼambiente si avrà un minor impatto quantificato in
mancate emissioni di CO2 pari a 15000 t e in 6500 t. di petrolio
risparmiato in 20 anni per la produzione elettrica.
9 Le serre essendo, inoltre, integrate alla restante parte dei capannoni
svolgono pure la funzione di serra bioclimatica. Lʼapporto di calore
accumulato allʼinterno di questi ambienti, viene scambiato con i piani
inferiori causando un notevole risparmio dei consumi energetici. Durante i
mesi estivi tale calore verrà scambiato soltanto con lʼesterno grazie alla
completa apertura delle finestrature sulle coperture.
RISTRUTTURAZIONE DEGLI EX CAPANNONI INDUSTRIALI
Lʼinserimento delle serre allʼinterno degli ex capannoni per la lavorazione
dellʼamianto, fa parte di un piano più ampio di ristrutturazione di questi
ultimi.
Il primo intento è stato quello di mantenere la suddivisione delle tre macro
porzioni di costruito, ossia, gli stabilimenti precedentemente ristrutturati, il
grande corpo centrale, la struttura avanzata.
Tale divisione permette di mantenere una certa autonomia tra i diversi
blocchi ed inoltre di sfruttare in maniera ottimale lʼutilizzo della vastissima
superficie a disposizione, andando ad assegnare funzioni specifiche ad
ogni elemento.
Le basse strutture disposte orizzontalmente sembrano concedersi
perfettamente ad ospitare manifestazioni di carattere espositivo o di grandi
raduni. Lʼampia superficie completamente libera da ostacoli strutturali,
lʼassenza di dispersione grazie ai soffitti relativamente bassi, uniti al fatto
di non mostrare una particolare qualità architettonica e neanche la
possibilità di produrne successivamente attraverso azioni di riqualifica,
fanno pensare ad un possibile impiego come area fieristica (attività
saltuaria) e di mercato ortofrutticolo (attività permanente).
Diversa è la situazione per le strutture del blocco centrale. Queste offrono
un grande potenziale qualitativo, sia relativamente al posizionamento di
dominio verso il territorio e alle altre strutture, sia riguardo la possibile
creazione di spazi di grande fascino.
Per questo motivo si vuole proporre lʼinserimento delle strutture museali in
questo edificio, apportando una divisione in tre piani.
le motivazioni che portano al risultato finale rappresentato nelle tavole di
concorso
sono
varie,
concernenti
la
parte
concettuale
e
funzionale/tecnologica dellʼarchitettura.
Innanzitutto, si è tenuto conto del processo indispensabile per la riqualifica
di tale struttura contaminata.
La bonifica comporta uno smantellamento e conseguente asportazione
delle parti contaminate. Partendo da questo concetto basilare si fonda la
convinzione di voler creare un intervento veritiero.
Non vengono perciò effettuate delle azioni a ricoprire e nascondere, bensì
a mostrare e sollecitare lʼesistente, o meglio il rimanente. Lo scheletro
10 strutturale viene mantenuto a vista, rafforzato da ulteriori pilastri per
sorreggere le aggiunte necessarie ad una corretta funzionalità degli spazi.
Unʼapertura totale al piano terreno vuole restituire il carattere di
accoglienza dellʼintero parco, oltre a simboleggiare un distaccamento dal
terreno a lungo martoriato dallʼazione estrattiva dellʼuomo.
Lʼedificio poggia esilmente a terra evitando così ulteriori scavi, non
compatibili con la situazione geologica del sito. La scatola ottenuta viene
mantenuta, laddove è possibile, trasparente. Grandi superfici vetrate
permettono una visione totale degli interni, mostrando tutte le attività
presenti allʼinterno. La posizione dominante sulla vallata antistante
concede visibilità verso questʼultima e di riflesso il museo si mostra in tutta
la sua azione, orgoglioso per la riscoperta centralità.
Non più fautore di unʼattività speculativa/distruttiva, bensì principe di un
apporto positivo/rigenerativo del territorio.
In relazione a questa apertura si è pensato di collegare in maniera
organica il pian terreno con la natura circostante, permettendo alla
vegetazione di entrare al suo interno. La vegetazione nativa che ha saputo
adattarsi alla presenza dellʼuomo.
Questa penetrazione sembra poi risalire verso lʼalto ed esplodere nella
rigogliosità delle serre allʼultimo piano.
Le parti dove avvengono le funzioni legate alla struttura museale e ai
laboratori di ricerca, che necessitano di una luce diffusa e non diretta,
vengono regolati dai frangisole posti verticalmente che hanno il compito di
direzionare la luce solare verso lʼalto.
Questi ambienti ospitano attività quali, laboratori, uffici, aule studio, librerie,
sale conferenze, tutte poste al primo piano.
Gli elementi di connessione verticale sono rappresentati da vuoti che
partono dal livello serre per raggiungere il terreno trasformandosi in spazi
vetrati di servizio.
Tali connessioni servono anche a convogliare i flussi di calore verso le
restanti aree, costituendo un notevole apporto al risparmio di consumo
energetico come precedentemente accennato.
I valori stimati per questa soluzione mostrano un 40% di possibili risparmi
sul totale dei consumi annui. Con questa situazione, in aggiunta alla
produzione di energia elettrica generata dai pannelli fotovoltaici presenti
sul tetto viene a delinearsi la possibilità di ottenere un edificio a consumo
zero.
Lʼultima parte di presente allʼinterno del complesso degli ex capannoni
industriali è quella relativa al blocco avanzato. Questo si trova su un livello
inferiore rispetto alle altre strutture perciò non necessita della rampa di
accesso presente invece di fronte allʼedificio centrale.
La natura compatta del volume e la presenza di vari livelli al suo interno lo
rendono adeguato per lʼinserimento delle strutture ricettive, quali albergo,
ristorante, caffetteria, residence per gli studenti della scuola dellʼartigianato.
Qui la facciata, volendo mantenere comunque la caratteristica di
trasparenza, viene trattata in maniera diversa.
11 Le aperture al pian terreno sono costituite da semplici porte vetrate, invece,
del vuoto realizzato al livello del museo, per una questione funzionale,
dato che verranno svolte attività che necessitano di un comfort climatico
maggiore.
Inoltre la presenza di funzioni ricettive come quella alberghiera, richiedono
un alto livello di privacy, così la semplice schermatura con lamelle
dʼacciaio viene sostituita con pannelli in legno che possano oscurare
completamente lʼambiente interno.
Infine allʼultimo piano delle strutture ricettive il progetto prevede la zona di
ristorazione, collegata direttamente con le serre fotovoltaiche, dalle quali
derivano i prodotti biologici del ristorante.
Percorso cava
Proseguendo sul nuovo percorso ciclo-pedonale, che passa davanti alla
cittadella dellʼArtigianato e ai nuovi capannoni, si giunge ai piedi della cava.
In questa prima zona il progetto prevede la sistemazione delle gallerie
storiche, unʻelemento reinterpretato e trasformato in maniera tale da renderlo
accessibile e fruibile ai visitatori.
Dalle gallerie si accede alla cava, raggiungendo uno dei gradoni, ad una
quota in cui è possibile apprezzare in maniera totale le dimensioni della cava,
ottenendo così forti suggestioni.
Un percorso questo che si sviluppa intorno a tutta la cava, e che si presenta
come un doppio binario, in cui il percorso inizia da una galleria, per terminare
in unʼaltra, seguendo il profilo dei gradoni per circa 1800 metri.
I due percorsi che rappresentano il doppio binario vengono differenziati
altimetricamente, per garantire una migliore accessibilità del sito:
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il primo percorso addossato alle pareti, supera i dislivelli tra un gradone
e lʼaltro in alcuni punti, attraverso una serie di rampe.
Il secondo percorso invece mantenendo una percentuale della rampa
pari allʼ8% offre unʼaccessibilità totale anche ai visitatori disabili.
La criticità del territorio riguardante la contaminazione delle polveri
aerodisperse viene superata grazie ad un intervento con un impatto minimo
sul contesto.
12 Sfruttando i vincoli derivanti dalla condizione avversa del sito si è potuto
studiare un meccanismo, che si diversifica dalla normale passeggiata,
ottenendo un risultato altamente scenografico, che non intende intaccare la
magnificenza della cava, bensì integrarsi con essa come elemento naturale.
Tale effetto è realizzato attraverso lʼutilizzo di un sistema di nebulizzatori, che
producendo una nube di vapore acqueo causano la ricaduta delle particelle di
amianto verso il terreno.
Questo sistema di nebulizzazione
produce unʼalta concentrazione di
goccioline nebulizzate da 10 micron che hanno la capacità di attrarre e
sopprimere le particelle di polvere PM10 e più piccole.
Il sistema può rimuovere efficacemente particelle di polveri respirabili da 0,1 a
1000 micron, la polvere circondata da una densa nebbia ha poche possibilità
di fuga.
Il sistema dei nebulizzatori cessa di funzionare allʼinterno delle aree protette,
dove in passato venivano posizionate le macchine industriali, dove vengono
ricreate attraverso i cestelli dei microclimi che mantengono una percentuale di
polveri sottili accettabile.
Lungo il percorso grazie alla nebulizzazione controllata viene sollecitata la
crescita della vegetazione nativa, che viene organizzata in modo da restituire
un effetto estetico (land art).
Oltre a questi tipi di percorsi, vengono istituiti altri sentieri, che pur
mantenendo una loro originale naturalità, sono in grado di integrarsi con
lʼintero percorso land-art ( sentiero delle more).
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