scarica il pdf dell`articolo completo
Transcript
scarica il pdf dell`articolo completo
www.informatoreagrario.it Edizioni L’Informatore Agrario Tutti i diritti riservati, a norma della Legge sul Diritto d’Autore e le sue successive modificazioni. Ogni utilizzo di quest’opera per usi diversi da quello personale e privato è tassativamente vietato. Edizioni L’Informatore Agrario S.r.l. non potrà comunque essere ritenuta responsabile per eventuali malfunzionamenti e/o danni di qualsiasi natura connessi all’uso dell’opera. © 2010 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.r.l. L’ALLEVAMENTO SEMIBRADO DEL MAIALE ▸ CALABRIA I PRODOTTI DELLA TERRA Il Suino nero calabrese una razza da salvare L a trasformazione della carne suina in salumi è un’arte che i calabresi praticano da millenni e questi prodotti sono ancora oggi una componente ricorrente nelle consuetudini alimentari e gastronomiche regionali, riuscendo a soddisfare anche i consumatori più qualificati ed esigenti. Tuttavia il modo migliore per rendersi conto del livello qualitativo di questi salumi è quello diretto, scoprendoli di persona, magari visitando i produttori o gustandoli in agriturismo. A questo proposito troverete qualche suggerimento a pag. 43, ma ciò di cui più vogliamo parlare in questo articolo è l’animale da cui tanti prelibati salumi calabresi derivano. È un maiale tipico della regione: il Suino nero calabrese. di MANUELA LACARIA e FRANCESCO MONACO La Calabria vanta molti salumi che derivano da un maiale dall’ottima carne, ma a rischio di estinzione, il Suino nero calabrese. Tenuto allo stato semibrado, il suo allevamento è utile per l’ambiente e poco costoso RISCHIO DI ESTINZIONE Attualmente in Calabria sono stati censiti circa 2.560 suini allevati e 102 allevamenti, di cui 48 iscritti al Registro anagrafico nazionale, che raccoglie gli allevamenti di animali autoctoni che seguono uno specifico disciplinare. Il Suino nero calabrese, che ha origini antiche ed è perfettamente adattato agli ambienti più poveri della regione, ha subìto negli anni Settanta un forte decremento, rischiando l’estinzione. Ne abbiamo già parlato nel numero 3/2010 di Origine (Capocollo e ’nduja della Calabria), ma l’argomento merita di essere approfondito, sia per contribuire a fare conoscere questo suino e quindi a scongiurarne la scomparsa, sia per le sue interessantissime caratteri4/2010 - © 2010 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.r.l. 41 stiche. Di questa razza vogliamo ricordare l’attitudine materna della scrofa, il forte vigore sessuale del maschio, la rusticità che la rende resistente, la capacità di valorizzare alimenti poveri, l’adattabilità al pascolo e la qualità delle carni. Essendo in grado di utilizzare le più svariate risorse alimentari, questo suino viene allevato allo stato semibrado e produce una carne dalle eccellenti qualità organolettiche, ottima per il consumo fresco e particolarmente adatta alla trasformazione per la produzione di salumi tipici, anche a denominazione di origine protetta (dop). La carne è di colore roseo e presenta un contenuto di umidità inferiore ad altre razze. Il lardo sottocutaneo, molto compatto, ha colore rosato e uno spessore medio, sul dorso, di circa 4 cm quando l’animale pesa 150 kg. ALLEVAMENTO SEMIBRADO Il tipo di allevamento in grado di esaltare al meglio le potenzialità del Suino nero calabrese è quello semibrado, che permette all’animale di essere in parte libero di razzolare ma anche di poter contare su ricoveri. Si tratta di un metodo a basso impatto ambientale in cui i ricoveri sono prefabbricati e le recinzioni mobili per agevolare il trasferimento degli animali e la rotazione degli appezzamenti. Utilizzando questa tecnica, non sono più necessari grandi capannoni tecnologici ma solo recinzioni e capannine modulari e ciò comporta un notevole abbassamento dei costi iniziali di investimento. Come detto, la tipologia di allevamento semibrado permette di realizzare un’attività produttiva a basso impatto ambientale, ad esempio attraverso il riuso di materiali inutilizzati e di difficile smaltimento e grazie allo sfruttamento del potenziale produttivo di aree marginali, soprattutto boschive, collinari e montane, utile anche ad assicurare la presenza dell’uomo in zone spesso abbandonate e ad alto rischio ambientale. Specialità di Acri (Cosenza), salume con utilizzo di carne di salsiccia in intestino cieco 140 kg e oltre è adatto per la produzione di salumi e di altri prodotti tipici. Tra i principali prodotti suinicoli calabresi sono da ricordare la soppressata, che deriva dalla carne del prosciutto e della spalla, il capocollo ottenuto dalla parte superiore del lombo disossato e con uno strato di circa 3-4 mm di grasso, la salsiccia prodotta partendo da spalla e sottocostola, la pancetta dal sottocostato inferiore con cotenna, il prosciutto naturalmente dalla coscia e il lardo derivato dalla parte dorsale. Tra i prodotti secondari che si possono ottenere dalla carcassa (i contadini dicono infatti che «del maiale non si butta niente») ecco il guanciale (parte del maiale tra testa e collo), i ciccioli o «scarafuogli» (prodotti da scarti del maiale fatti bollire nella «caddhara», grosso pen- VALORIZZARE E PROTEGGERE LA RAZZA La Regione Calabria, attraverso il Centro sperimentale dimostrativo per la salvaguardia e la valorizzazione del Suino nero calabrese, dell’Agenzia regionale per lo sviluppo e per i servizi in agricoltura (Arssa - [email protected]; tel. 0984.950870), si occupa della conservazione, della riproduzione, della diffusione e della valorizzazione del Nero calabrese. Il Centro è la struttura di supporto regionale per le attività del settore suinicolo, che attua prove sperimentali che vanno dall’allevamento alla trasformazione per la tipizzazione della salumeria calabrese. Grazie al suo impegno, non solo si è scongiurata l’estinzione di una razza, ma I ricoveri dei suini allo stato semibrado ottenuti riciclando materiali inutilizzati UN LUNGO ELENCO DI SALUMI SOPRAFFINI Il suino di 30-50 kg è molto utilizzato per la produzione di porchette, quello di 110-130 kg per il consumo di carne fresca da macelleria, mentre quello di 42 tolone di rame, in acqua e sale per sciogliere il grasso), la gelatina (testa, coda, cotiche, piedi e altri pezzi di scarto), la ’nduja (spalmabile, con molto peperoncino), il cotechino (insaccato a base di carne, lardo, cotenna e spezie), il sanguinaccio (particolare crema dolce prodotta con sangue di maiale, zucchero, pinoli, mandorle, noci, uva passa, vino cotto e cioccolato fondente). Sia i salumi che le produzioni minori sono conditi con ingredienti naturali. Sale, in primo luogo, poi pepe dolce, peperoncino piccante, pepe nero, sia intero che macinato, finocchio selvatico. Quanto al Suino nero calabrese è tra quelli autorizzati per la produzione dei quattro salumi a denominazione di origine protetta della regione: Salsiccia, Soppressata, Pancetta e Capocollo di Calabria, tutti certificati dal Consorzio di tutela dei salumi di Calabria a dop. - 4/2010 © 2010 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.r.l. Antonio Gencarelli, presidente della Cooperativa agricola Suino nero, prepara le «frittole», piatto tipico a base di frattaglie bollite si è contribuito alla nascita di numerose imprese agrozootecniche, sia in Calabria sia in altre regioni. UNA COOPERATIVA VOLUTA DA BREGANTINI La cooperativa Valle del Bonamico (www. valledelbonamico.it) è nata nel 1995 con il sostegno di Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri-Gerace dal 2004 al 2007 (oggi è arcivescovo della diocesi di Campobasso-Boiano), che ne è presidente onorario. Il nucleo originario della cooperativa è costituito prevalentemente da famiglie di pastori di San Luca e di Platì (Reggio Calabria). La cooperativa impegna oltre 500 braccianti, molti dei quali ex detenuti, e punta a realizzare aziende «sane», che possano rappresentare un volano per lo sviluppo della zona e l’integrazione delle persone in difficoltà nel territorio. La cooperativa, che produce piccoli frutti, olio e formaggio, sta puntando sull’allevamento del Suino nero che vive allo stato brado in Aspromonte per ottenere una produzione di carni e insaccati tipici di elevata qualità che possano coniugare genuinità a un sapore eccellente. I soggetti allevati hanno una caratteristica anatomica che permette di distinguerli da altri suini: due appendici pendule sotto la gola, dette in dialetto «margari». «Da qualche anno, il nostro lavoro tenace e appassionato – dice Natale Bianchi, presidente della cooperativa − ha cominciato a dare qualche risultato anche fuori regione, specialmente in Toscana: l’antica macelleria Fracassi di Simone Fracassi di Arezzo ci ha scelti quali fornitori di prosciutti da stagionatura sia per la qualità della nostra carne che per la buona pezzatura della coscia; il salumificio Gerini di Pontassieve (Firenze) sta sviluppando una specifica linea di «nero» con i nostri maiali sia nel fresco che per i salumi. La Larderia Fausto Guadagni di Colonnata, (Massa Carrara), per il suo nuovo tipo di lardo denominato LardoPic, per il quale usa maiali autoctoni della Calabria, ha scelto proprio il nostro suino come materia prima. Ora speriamo nel successo di queste prime positive opportunità». AD ACRI 12 ALLEVATORI PER IL NERO Un’altra delle realtà di cui vale la pena parlare è la Cooperativa agricola Suino nero di Calabria, nata nel 2009 e costituita da 12 allevatori. La presiede Antonio Gencarelli, insegnante di professione ma che proviene da un’antica famiglia di norcini e ha deciso di tornare alle tradizioni. «Abbiamo intrapreso questa iniziativa – racconta − per la passione verso quelle attività produttive che permettono di operare a stretto contatto con la terra, i boschi, l’armonia della natura e perché crediamo molto nelle potenzialità delle nostre specificità e identità, a partire dalle produzioni agroalimentari, attraverso le quali si può essere competitivi sui mercati in quanto prodotti unici al mondo. Tutti i nostri suini sono allevati allo stato semibrado, in terreni con bosco e seminativi». Quali sono gli obiettivi della cooperativa? «Produrre carni e insaccati di alta qualità garantiti da un rigido disciplinare interno. Nel medio periodo cercheremo anche di ottenere dall’Unione Europea un marchio che certifichi la provenienza della carne e il processo produttivo, assicurando così la rintracciabilità delle produzioni». Attualmente si sta lavorando anche per ampliare la filiera coinvolgendo altri operatori del settore presenti nella regione, in modo da produrre quantità tali da ridurre i costi e potere così assicurare una produzione che possa avere interesse commerciale. Manuela Lacaria Francesco Monaco Direttore Centro sperimentale dimostrativo per la salvaguardia e la valorizzazione del Suino nero calabrese INFO Dove mangiare piatti a base di Suino nero calabrese • Agriturismo Val Calamo (con possibilità di alloggio) - C.da Santa Zaccheria - Acri (CS) - Tel. 0984.941287 - Cell. 329.7235573 • Bed & Breakfast A Costarella (con possibilità di alloggio) Via 4 Novembre, 19 - Acri (CS) - Tel. e fax 0984.954016 Cell. 360.855634 • Azienda agricola AgriRiggio (salumificio e agriturismo) - Via Fucilari, 2 Lazzaro di Motta San Giovanni (RC) - Tel. 0965.712304 Cell. 339.8117506 - [email protected] Dove comprare carne e salumi di Suino nero • Azienda agro-pastorale Arena - Via Aldo Moro, 500 - Acri (CS) Tel. 0984.950068 - Cell. 340.6165197 • Azienda agricola Pascoli Verdi - Via Vincenzo Padula, 198 - Acri (CS) Cell. 360.645153 • Azienda agricola e di trasformazione di Romano Nicola C.da Giamberga, 4 - Acri (CS) - Cell. 349.1730353 • Al Borgo - Via Borgo, 49 - Bova (RC) - Cell. 338.9006739 • Azienda agricola San Leo - Loc. San Leo - Bova (RC) - Cell. 333.2837718 • Franco Ferraro - Via Lurio, 23 - Palizzi (RC) - Cell. 340.4864853 [email protected] 4/2010 © 2010 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.r.l. 43