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STUDIO DI TERAPIE A MEDIAZIONE CORPOREA
Testo redatto da Lorenzo Perucchi – Terapeuta psico-corporeo – Salita San Biagio 15 - 6600 Muralto
tel. 079 929 98 05 www.lorenzoperucchi.ch - [email protected]
« E’ vero che non sei responsabile di quello
che sei, ma sei responsabile di quello che fai
di ciò che sei. »
Jean Paul Sartre
Ho vissuto molti anni con l’ambizione di voler cambiare il mondo e le persone che mi circondavano
senza tenere in considerazione il fatto di cambiare qualcosa dentro di me. Avevo l’attitudine di
voler “salvare il mondo” e gli “altri”. Ho preso consapevolezza di questo una quindicina di anni fa
quando ho avuto una profonda crisi personale ed esistenziale. Ho iniziato a pormi molte domande
rispetto alla mia esistenza e alla mia storia personale…chi sono?
Ho iniziato ad intraprendere un lavoro terapeutico psico-corporeo su di me. Le mie resistenze, la
mia armatura caratteriale, piano piano hanno iniziato a sgretolarsi e ho iniziato a dare un nuovo
sguardo al mondo.
Oggi quando mi trovo di fronte ad una persona, un amico, un cliente o un terapeuta, non ho di
fronte una tabula rasa, qualcuno di cui non capisco niente. Ho di fronte qualcuno, una donna o un
uomo, che mi sta portando, con ogni cellula del suo corpo, un messaggio che racconta la sua
esperienza di vita, se solo questo lo sto ad ascoltare.
Il pre-requisito necessario per un terapeuta è entrare prima di tutto empaticamente in contatto con se
stesso e con la propria storia. Se sono in contatto con me stesso, avrò la possibilità di entrare in
contatto con qualcun altro, …forse… talvolta.
Wilhelm Reich, medico allievo di Freud, è stato il fondatore dell’approccio psico-corporeo, con
quest’approccio Reich ha superato il puritano tabu del contatto tra terapista e cliente. Un tabu
comprensibile per gli anni 30, poiché Freud aveva “annusato” di quanto ci potesse esserci di
patologico tra cliente e terapeuta; poteva esserci, ma dove c’era scritto che doveva esserci?
Con l’approccio psico-corporeo entra in gioco il contatto visivo e corporeo, l’umanizzazione del
terapeuta. È basilare per il terapeuta essere se stesso e avere un dialogo autentico con il cliente.
È basilare uscire dalla credenza che noi quando abbiamo fatto la nostra terapia personale ne
usciamo belli e sani o addirittura sovra-umani. È comprendere che la principale arma che noi
abbiamo per accompagnare la persona è essere noi stessi e attivare un dialogo autentico.
In questo senso la grande rivoluzione in psicologia è stata portata avanti da Carl Rogers, egli ha
modificato radicalmente il rapporto terapeuta-cliente perché ha detto che deve esserci un dialogo.
Non c’è nulla che il terapista deve insegnare al suo cliente, semplicemente è un compagno di
viaggio, che lo accompagna dove il cliente vuole e ha bisogno di andare, e non dove il terapeuta
pensi sia giusto che il cliente vada. In questa visione umanistica l’approccio psico-corporeo è una
terapia centrata-sul-cliente.
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L’oggetto che tratto quotidianamente nel mio studio è il mal-essere dell’individuo che a seconda
della persona e delle circostanze, si manifesta nell’ambito psicologico, esistenziale, affettivo,
sessuale, somatico, relazionale o sociale. Il lavoro che propongo consiste principalmente
nell’accompagnare la persona a trovare gli strumenti che le permettano di evolvere verso uno stato
di ben-essere, in un approccio olistico/umanistico.
La visione umanistica delle terapia psico-corporea è legata al concetto del “qui ed ora” che porta
l’attenzione a ciò che l’individuo vive “interiormente” come luogo antagonistico o complementare
a ciò che è detto e che si manifesta “esteriormente”. Questo percorso d’unificazione possibile si
traduce in una riconciliazione dell’essere.
Il buon svolgimento di una terapia psico-corporea dipende anche dalla qualità relazionale e dalla
fiducia che si crea tra il cliente e il terapeuta.
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La terapia della Gestalt
« Ogni volta che avviene qualcosa di
reale ... questo mi commuove
profondamente.»
Friedrich Perls
La Gestalt terapia si inserisce tra le terapie umanistiche. Nasce a New York nel 1950 circa, dalle
intuizioni di Friedrich Perls, psicanalista ebreo tedesco, emigrato negli Anni Quaranta, per motivi
razziali, in Sudafrica e poi negli Stati Uniti.
La terapia della Gestalt è una sintesi di molte correnti di pensiero, e può essere collocata all'incrocio
fra varie altre teorie già esistenti: dalla psicoanalisi alle terapie psico-corporee di ispirazione
reichiana, dallo psicodramma ai gruppi di incontro, dall'approccio fenomenologico a quello
esistenziale, fino ad arrivare alle filosofie orientali.
Il termine "Gestalt" rimanda alla nozione di struttura e di totalità.
Lo scopo della Gestalt e' di far scoprire alla persona la "sua propria forma", il suo modello, il suo
funzionamento e la sua interezza: integrare le parti che le appartengono. In questo modo la persona
può far emergere liberamente le proprie potenzialità, fino a quel momento rimaste nascoste.
Una caratteristica fondamentale consiste nel metodo operativo, che si fonda prevalentemente
sull'esperienza nel “qui ed ora” in relazione al proprio vissuto e alla capacità di cambiarne la
percezione. La terapia mira al mantenimento e allo sviluppo del benessere fisico, mentale e sociale.
Il metodo della Gestalt utilizza una griglia di lettura chiamata ciclo del contatto, che permette di
osservare l’esperienza della persona rispetto al contatto, o al contrario in quale momento vi è stata
un’interruzione nel contatto. Sovente, in quest’ultimo punto, trattasi di una sofferenza profonda: si
evita il contatto poiché doloroso. In Gestalt viene proposto alla persona di incontrare questo dolore
e insieme al terapeuta trovare i mezzi per creare un assestamento adeguato per “farla finita” con
quest’anziana ferita; chiameremo questo processo ajustement créateur. Attraverso le differenti
sedute cercheremo di trovare, di ri-inventare un nuovo modo di essere al quotidiano.
Ogni piccolo cambiamento viene vissuto come un’esperienza viva e unica. La persona prende
consapevolezza del proprio essere non mediante delle comprensioni intellettuali e razionali ma
attraverso una comprensione di tipo fenomenologico, dove sono incluse sia le emozioni che le
esperienze corporee, come pure il senso e significato che può esserci rispetto alla propria storia
personale e/o esistenziale.
Quando i clienti raccontavano a Perls le loro difficoltà, le proprie sofferenze, egli li interrompeva:
“si d’accordo, ma cosa senti nel tuo corpo?”. Non significava che non dava importanza alle parole,
bensì li ascoltava chiedendo ulteriormente: “…e nel tuo corpo come risuonano queste parole?”
Da questo processo d’ascolto della parola e del corpo rispetto al proprio vissuto, può nascere
un’importante riunificazione tra il mentale che pensa e il corpo che agisce.
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L’Integrazione Posturale Psicoterapeutica (IPP)
Coltivare l’essere che siamo, dandoci
l’opportunità di accrescere la consapevolezza
nel relazionarci all’altro e al mondo, in un
esperienza per conoscere meglio noi stessi
Lorenzo Perucchi
Il quadro teorico dell’Integrazione Posturale Psicoterapeutica1,
scientificamente a livello internazionale, comprende i seguenti concetti:
metodo
riconosciuto
1) La Gestalt terapia di Fritz Perls: la visione umanistica e il concetto legato al “qui ed ora”, dove la
creatività è un prezioso supporto nella gestione di situazioni conflittuali, nei turbamenti e nelle
divisioni interiori;
2) I concetti elaborati da C.G. Jung:
- l’inconscio personale e collettivo e gli archetipi: l’Animus, l’Anima, l’Ombra , il Sé
- il presupposto della reale esistenza dell’anima
- il processo d’individuazione
- la sofferenza psichica è considerata un passaggio nel processo d’individuazione dell’essere
umano e non è ridotta ad una patologia.
3) La concezione del corpo come memoria vivente dell’eredità famigliare e luogo dove sono iscritte
le ferite nascoste e la sofferenza ereditata e che hanno generato: la corazza muscolare e caratteriale
di Wilhelm Reich.
4) L’integrazione posturale di Jack Painter, sintesi della terapia della Gestalt e del tocco terapeutico
in profondità: stimolazione delle fasce muscolari.
5) Il movimento rigeneratore del maestro Nogushi: pratica che permette di prendere contatto con il
proprio movimento originario nella sua vitalità.
6) La visualizzazione creativa guidata che utilizza le risorse dell’inconscio e il potenziale
dell’immaginazione attiva.
1
L’integrazione Posturale Psicoterapeutica (IPP) nasce da differenti correnti di psicoterapia e da differenti terapie
corporee legate al tocco in profondità e al movimento. Nella sua specificità il metodo è stato adottato in Francia da
Claude Vaux e Eliane Jung-Fliegans dell’IFCC di Strasburgo www.ifcc-psychothérapie.fr . Il metodo dell’IPP è stato
riconosciuto scientificamente dal comitato scientifico internazionale di psicoterapia www.europsyche.org
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L’importanza delle sensazioni corporee
Durante una seduta accompagno e propongo spesso alla persona a rimanere consapevole di se stessa
nelle sue sensazioni corporee.
Questo invito a volte è verbale: Che cosa senti? E questo invito diventa anche corporeo con il tocco
in profondità. Si tratta di una stimolazione delle fasce muscolari dove la persona è sollecitata
attivamente a partecipare al proprio processo.: la persona è invitata ad esprimersi e a cosa sente
quando riceve il tocco corporeo.
Tenendo conto dell’importanza del transfert e del contro-transfert nel senso freudiano del termine, il
terapeuta condivide di tanto in tanto le proprie sensazioni corporee ed emozionali, secondo il
modello di alcune scuole gestaltiche. Questo modo d’intervenire con il cliente umanizza la
relazione terapeutica, all’interno di un quadro relazionale terapeutico che si situa fra soggetto e
soggetto o meglio ancora fra individuo e individuo.
Se per il terapeuta diventa difficile esprimersi nelle proprie sensazioni ed emozioni è un segno
possibile di un controtransfert troppo importante che richiede la supervisione.
La capacità di esprimersi nelle proprie sensazione nel qui ed ora, offre progressivamente
all’individuo la possibilità di uscire da un “chiusura” mentale o emozionale e quindi ritornare a se
stesso nel qui ed ora. Questo contatto con il presente è réparateur: per la persona si apre una nuova
finestra, ha la possibilità di avere una nuova percezione di se stesso e dare un nuovo sguardo al
mondo e alla propria vita.
Pratica del metodo
L’originalità dell’IPP risiede nel fatto di poter lavorare in una prospettiva olistica dell’essere
umano. La seduta individuale dura 1h e 30 min., i primi venti minuti sono utilizzati alla parola,
all’ascolto. Si tratta di un ascolto attivo, sostenuto se necessario da un approccio gestaltico classico
che integra le parti che appartengono all’individuo. L’obiettivo di questa prima parte della seduta è
di permettere alla persona de procedere secondo il suo ritmo e i propri bisogni, ed eventualmente
esprimere le sue aspettative nelle proprie difficoltà. Il più delle volte si tratta di un’espressione di
tipo verbale o emozionale.
Il secondo tempo della seduta, riguarda il tocco delle fasce muscolare, ed inizia con una lettura del
corpo preliminare. La persona è invitata a spogliarsi conservando la biancheria intima. La lettura
del corpo prende la seguente forma:
-
la persona è invitata a rimanere in contatto con se stessa, alle proprie emozioni e sensazioni,
in piedi davanti allo sguardo del terapeuta. Con il tempo la lettura del corpo prende forza e
significato per la persona: a piccoli passi, la persona acquisisce una libertà di essere se
stessa, con se stessa, in tranquillità con lo sguardo dell’altro.
-
è compiuta una lettura del corpo che lascia grande spazio alla creatività: dialogo fra le
differenti parti del corpo, esagerazione e intensificazioni delle posture o del movimento
corporeo integrando i ricordi, le emozioni che possono apparire.
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Il contratto corporeo
Per definire il contratto corporeo, il terapeuta domanda alla persona di sdraiarsi sulla schiena, su di
un materasso posato al suolo e copre la persona con un lenzuolo o una coperta.
Egli invita la persona a restare in contatto con se stessa e alle proprie sensazioni:
-
in un primo momento il terapeuta riformula alla persona ciò che ha sentito durante la prima
parte della seduta. Il più delle volte è un momento dove la persona ha la possibilità di
precisare ancora meglio le sue difficoltà e la sua sofferenza.
-
in un secondo tempo il terapeuta invita la persona a condividere le proprie sensazioni
corporee e a nominare una sensazione corporea presente che lo disturba maggiormente
In questa fase il terapeuta non induce in nessun caso che la persona faccia delle associazioni
coscienti fra le sue difficoltà e le sue sensazioni corporee. Egli evoca semplicemente che vi può
essere questa possibilità.
Il terapeuta propone di formulare un cambiamento desiderato nella propria sensazione corporea, per
esempio:
Se hai la possibilità di cambiare una sensazione corporea, quale cambieresti e in che maniera?
Il ventre, cambierei la tensione del mio ventre
Come vorresti sentire il tuo ventre?
Desidererei che le tensioni del mio ventre spariscono
Se le sensazioni del ventre spariscono, come sarà la sensazione del tuo ventre?
Più leggera, più distesa
Questa forma di contratto corporeo evidenzia le aspettative della persona rispetto ad uno stato
preciso nelle sensazioni corporee nel qui ed ora.
Le fasi del contatto corporeo – Il tocco terapeutico
Fase del pre contatto
Seduto di fianco, il terapeuta propone al soggetto di lasciarsi accompagnare verbalmente attraverso
le seguenti tappe:
-
restare all’ascolto delle sensazioni corporee interne; sentire fisicamente il contatto con il
lenzuolo, il materasso sul quale è sdraiato
-
sentire la presenza di tutta la sala, del locale in cui si trova (suolo, soffitto, muri), i limiti
dello spazio e la presenza del terapeuta al suo fianco con la sua voce.
Durante i differenti momenti di questa fase, il soggetto è invitato nello stesso tempo a sentirsi libero
nei suoi movimenti, a parlare, a muoversi, respirare più profondamente, sbadigliare ecc… tanto
quanto se ne sente il bisogno.
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Fase della frontiera contatto e del contatto
Il terapeuta si esprime prima di entrare in contatto con il soggetto: “poso la mia mano sul tuo
ventre”, il terapeuta quindi posa le sue mani sul ventre del soggetto il quale ha la possibilità di
sviluppare una consapevolezza della frontiera-contatto fra la sua interiorità e la sua esteriorità.
Fase del contatto completo
Il terapeuta invita il soggetto a prolungarsi consapevolmente nelle sue mani ed egli esprime che fa
la stessa cosa: “mi prolungo nel tuo corpo”. Questa forma di tocco senza aspettative specifiche, è un
tocco di semplice presenza.
Fase della separazione
Mantenendo le mani posate, il terapeuta propone al soggetto di ritirarsi consapevolmente dal
prolungamento e di riprendere i limiti abituali del proprio corpo.
Queste differenti fasi permettono di verificare o no l’alleanza terapeutica che è la sola che permette
la tappa successiva: la stimolazione delle fasce muscolari.
Le toucher en thérapie psycho corporel est donc une approche intégrative de l’être qui inclut les
aspects somatiques, psychologiques et relationnels, qui prend en compte le personnel et le collectif.
Cette approche rassemble tous les aspects de l’individu pour qu’il puisse se vivre dans sa globalité
à travers son expérience et la relation thérapeutique2.
Il tocco corporeo che esegue il terapeuta psico-corporeo non è un passaggio all’atto, bensì une mise
en action. È importante precisare questo aspetto, poiché in alcuni approcci, si considera il tocco
corporeo non appartenere all’ambito terapeutico. Une mise en action de quoi? È ciò che esporrò qui
di seguito.
La stimolazione delle fasce muscolari
La pratica dell’IPP richiede un’etica rigorosa nel rispetto umano della persona. Le difficoltà di
questa pratica risiedono nella precisione, da parte del terapeuta, nelle stimolazione delle fasce
muscolari. Il terapeuta mette confronto il soggetto alle proprie sensazioni corporee, ai vissuti e alle
proprie tensioni. Questo confronto significa
2
-
a volte per il soggetto di conoscere e rispettare i propri limiti in modo che egli possa
accompagnare consapevolmente le stimolazioni. Per questo il terapeuta deve avere la
formazione necessaria, come pure un importante percorso personale di terapia. Egli deve
essere in chiaro sulla questione del sadomasochismo e della propria violenza.
-
a volte evitare di incontrare le tensioni per paura delle reazioni o delle espressioni
emozionali che possono emergere, ed essere in alcuni casi di grande intensità.
La place du corps en psychothérapie, actes du colloque, intervento di Michel Claverie, Strasbourg octobre 2002, pag.
28. www.aetpr-psychtherapie.org
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- Fa male - Vengo da te per essere sollevato dalla mia sofferenza e “tu mi fai male” Quale è il senso di provare dolore nel proprio corpo dal momento in cui si viene dal terapeuta per
cercare l’aiuto necessario là dove “fa male” nella propria vita?
Nel contatto con le tensioni inscritte nelle fasce muscolari, il soggetto risponde nella maggior parte
dei casi attraverso dei comportamenti di fuga, di opposizione, di rifiuto o d’immobilità. La sua
corazza muscolare e caratteriale3 reagisce come nella vita, per esempio di fronte ad un’aggressione.
Il cammino terapeutico permette di prendere consapevolezza di questo modo di reazione che va
progressivamente a chiarire il soggetto sul modo di come “tratta” la propria sofferenza. Poiché
inizia ad integrare il metodo, il suo comportamento reattivo e proiettivo si trasforma in un’attitudine
di responsabilità.
A questo punto il soggetto integra le sensazioni di dolore delle proprie fasce muscolari e le
riconosce come sue.
Questo tipo d’accompagnamento terapeutico permette consapevolezza nella relazione con le proprie
sensazioni corporee. La metafora del cavallo e del cavaliere traducono bene questa trasformazione:
se il soggetto subisce le stimolazioni delle fasce muscolare, è come se fosse a lato, di fianco del
cavallo. Egli vorrebbe fuggire, rivoltarsi o contrarsi per controllare ciò che succede e ciò che sente.
Quando egli inizia ad accompagnare il suo lavoro corporeo, è come se montasse sul proprio cavallo
(il suo corpo) e prendere le redini in mano per condurlo. Egli si rende conto che non è il tocco del
terapeuta che crea il dolore ma che questo tocco in profondità rivela delle tensioni già iscritte nelle
proprie fasce muscolari. Egli ha così accesso con consapevolezza alla propria “corazza” e le sue
sensazioni appaiono come l’eco del dolore e della sofferenza nella propria vita. A questo punto un
legame fra mente e corpo si stabilisce e quando spontaneamente “le lâcher-prise”, mollare la presa,
l’abbandonarsi si verificano, ciò è accompagnato da una liberazione emotiva profonda rimossa
probabilmente da lungo tempo. A questo momento il soggetto non reagisce più per o contro la
propria sofferenza, egli si riconcilia con la parte che gli appartiene. Questo processo d’integrazione
gioca un ruolo essenziale, rendendo ora disponibile l’energia che prima era bloccata nelle difese
muscolari e caratteriali. Questa trasformazione che molti realizzano durante il corso delle sedute
modificano profondamente tre aspetti:
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La corazza muscolare è l'insieme delle contrazioni muscolari croniche, automatiche ed involontarie che un individuo
sviluppa per difendersi dalle proprie emozioni, in particolare ansia, rabbia, eccitazione sessuale ed è funzionalmente
identica alla corazza caratteriale.
La corazza caratteriale è costituita da tutti gli atteggiamenti che la persona, in modo automatico ed inconscio, pone in
essere per difendersi dall'ansia e da altre emozioni percepite come spiacevoli. Il risultato ultimo porta alla rigidità, alla
mancanza di vero contatto e ad una sensazione di vuoto interiore. E' funzionalmente identica alla corazza muscolare.
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la relazione che hanno con il loro corpo: abitano meglio e più completamente il proprio
corpo;
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la relazione che hanno con la propria sofferenza e le prove incontrate avendo vissuto
l’esperienza di trasformazione o di meglio accettare una sensazione fisica dolorosa grazie
all’espressione emozionale, corporea e fisica;
-
Il dissolvimento della corazza permetterà alla persona di riappropriarsi di quelle
caratteristiche di serietà, onestà, vigore, impegno e soddisfazione nella propria vita affettiva
come in quella lavorativa e sociale. Sarà in grado di affrontare le vicissitudini della propria
vita e rispondere al mondo in maniera fluida, spontanea e creativa , mentre prima,
imprigionato nella sua corazza, viveva una vita improntata alla fuga dall'essenziale, alla
superficialità, alla tendenza a mentire, all'impotenza, alla frigidità, alla promiscuità...
In questa esperienza le persone ritrovano, come hanno conosciuto nell’infanzia, quelle capacità e
risorse si sapersi muovere, gridare quando hanno provato dolore.
Inoltre vi è un cambiamento positivo nell’immagine inconscia del proprio corpo: la più parte delle
persone che seguono una terapia nell’integrazione posturale testimoniano una maggiore elasticità e
una maggiore fluidità.
Questo si traduce anche sul piano fisico: una maggiore consapevolezza nella gestualità e nella
tenuta corporea come pure sul piano relazionale, affettivo e sessuale.
Considero come segnale di fine percorso quando la persona ha potuto fare l’esperienza della
trasformazione e ritrovare il gusto di vivere.
Piccola bibliografia di riferimento4
Brissiaud Pierre-Ives, La face cachée de la résilience, ed. Jouvence. Genève-Bernex 2008
Desoille Robert, Teoria e pratica del sogno da svegli guidato, ed Astrolabio , Roma 1974
Ginger Serge e Anna, La Gestalt – Terapia del con-tatto emotivo, ed Mediterranee
Itsuo Tsuda, Il non-fare, Luni edizioni, Milano-Trento 1999
Itsuo Tsuda, la via della spoliazione, Luni edizioni, Milano-Trento 1999
Jung Carl Gustav, L’io e l’inconscio, ed. Bollati Boringhieri, Torino 2004
Jung Carl Gustav, volume 9*, Gli archetipi e l’inconscio collettivo, ed. Bollati Boringhieri, Torino 2005
Jung Carl Gustav, volume 9**, Aion, ed. Bollati Boringhieri, Torino 2005
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La bibliografia completa può essere richiesta a Lorenzo Perucchi
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Jung Carl Gustav, Ricordi sogni riflessioni, ed. Bur Saggi, Milano 2003
Levine Peter A., Traumi e shock emotivi, ed. Macro 2005
Lowen Alexander, Il linguaggio del corpo, Feltrinelli 2005
Painter Jack, Deep Bodywork and personal devlopment
Painter Jack, L’integration posturale: une approche corporelle holistique, ed. Schorn, Jockgrim (D)
Perls Frederik S., Teoria e Pratica della terapia della Gestalt, ed. Astrolabio Roma
Perls Frederik S., L’io, la fame, l’aggressività, ed. Franco Angeli, Milano 2007
Reich Wilhelm, L’analisi del carattere, ed. Sugarco 1994
Reich Wilhelm, La funzione dell’orgasmo, ed. Sugarco 1985
Reich Wilhelm, Ascolta, piccolo uomo, ed. Sugarco 1994
Rogers Carl R., La terapia centrata sul cliente, Ed. Meridiana 2007
La place du corps en psychothérapie, actes du colloque, intervento di Michel Claverie, Strasbourg
octobre 2002, www.aetpr-psychotherapie.org
Lorenzo Perucchi nel 2008 termina la formazione di terapeuta psico-corporeo presso l’IFCC5 di
Strasburgo ed è in attesa di conseguire la certificazione europea in psicoterapia (CEP6). È membro
dell’AETPR7 . Ha svolto il suo percorso terapeutico nell’approccio della gestalt e dell’integrazione
posturale psicoterapeutica. Ha partecipato a diversi gruppi in Svizzera, Italia e Francia nell’ambito
delle terapie a mediazione corporea, del teatro, corpo-movimento e nell’ambito dell’arte terapia, tra
cui alcuni seminari condotti da Paul Rebilliot e Jack Painter.
È laureato in Lavoro Sociale presso la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana
(bachelor of Science SUPSI in Social Work). Ha un’esperienza professionale pluriennale in
istituzioni sociali: accompagnamento dei giovani e adulti nella relazione d’aiuto. Oggi è anche
Segretario generale del Gruppo Azzardo Ticino e Prevenzione.
5
Institut de formation en thérapie psychocorporelle www.ifcc-psychotherapie.fr
Associazione Europea di Psicoterapia www.europsyche.org
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Association Européenne de Therapeutes Psychocorporels et Relationnels
www.aetpr-psychotherapie.org
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