La trama Falstaff scrive identiche lettere d`amore alla signora Alice

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La trama Falstaff scrive identiche lettere d`amore alla signora Alice
La trama
Falstaff scrive identiche lettere d'amore alla signora Alice Ford e alla
signora Meg Page, mogli di due ricchi borghesi di Windsor. Le due
donne, con l'aiuto della signora Quickly, decidono di dargli una lezione:
al primo appuntamento il grassone finisce in una cesta di panni sporchi
e viene gettato nel Tamigi; al secondo, nella foresta di Windsor, è
assalito da una schiera di finte fate e di finti folletti e riceve una
solenne bastonatura. Alla vicenda di Falstaff s’intreccia quella di
Nannetta, figlia di Ford, costretta dal padre a sposare il dottor Cajus,
mentre la ragazza è innamorata del giovane Fenton. Alice promette a
sua figlia che riuscirà a sistemare le cose e, aiutata dalla signora
Quickly, si befferà di suo marito e del povero dottor Cajus, il quale sarà
costretto a ritornarsene in Francia… con le “pive nel sacco”.
“La più bella farsa del mondo”: semplice e veritiera definizione con cui
da secoli ci si riferisce a "Le allegre comari di Windsor", uno dei più
fortunati testi comici di Shakespeare. Una commedia, se si preferisce,
la cui lontana origine si dissolve in quell'alone fra aneddoto e leggenda
che sempre arride alle opere nate per conquistare il favore popolare. Si
vuole, infatti, scorgere nel testo la geniale e briosa risposta con cui
Shakespeare rende ossequio alla regina Elisabetta desiderosa di
vedere il corpulento e smargiasso Falstaff - l'immortale Falstaff
dell'"Enrico IV" - impigliato in trame amorose.
“Le allegre comari di Windsor” è un gioco frenetico e farsesco di
equivoci, scambi di persone, tradimenti, beffe reciproche in cui
campeggia il desiderio di Falstaff: “Vorrei che il mondo intero fosse
ingannato, poiché io sono stato ingannato”. Il suo è il desiderio
mimetico, quella spirale che, a partire dal desiderio dell’essere di un
altro innesca un conflitto la cui violenza è domata solo sporadicamente
mediante il sacrificio di una vittima designata, il capro espiatorio.
Falstaff, e la sua grassezza, sembra essere la vittima sacrificale di una
comunità in crisi. C’è un moralismo aspro, un rigore severo che esige la
pena ed esclude il perdono negli intrighi di lady Meg e lady Alice, le due
comari di Windsor che intendono svelare le colpe e la stoltezza degli
uomini e ad un tempo punirle duramente, infliggere il castigo morale a
un vecchio “mal vissuto” per dirla col Manzoni. Le loro beffe non sono
dissimili nella sostanza e nello scopo dalla grande beffa che gioca il
Duca in “Misura per Misura” e gli abitanti di Windsor sono qui tutti
ingannatori, traditori, truffatori, sciocchi, libertini, in tutto simili alla
corrotta popolazione che abita la Vienna/Londra di “Measure for
Measure” o, comunque, di un’altra città della nostra epoca.